Il lievito della libertĂ
in cucina non occorre violare la legge per impastare la dolce metà e rinfornarla da mammà! A tutte le donne in cerca di un po' di pace A tutti gli uomini convinti che ogni donna sia una balia di Laura Ferraioli
L'inesorabile scorrere del tempo è percepito dall'essere umano come una condanna definitiva per la quale non esiste possibilità di ricorrere in appello ma solo la speranza di trovare un buon parrucchiere che sia esperto in tinta e colpi di sole o un chirurgo plastico che, bisturi alla mano, sia capace di stirare grinze e pieghe, senza applicare graffette di metallo o piastre di alluminio impossibili da disattivare prima del check-in aeroporto e dell'ingresso in banca. C'è chi per misurare l'alternarsi dei secondi si affida a sofisticati meccanismi capaci di resistere a qualsivoglia intemperia e di continuare a ticchettare anche dopo che li si è gettati nelle sabbie mobili e chi predilige non portare nulla intorno al polso ma compulsare nevroticamente lo schermo del cellulare per sapere a quanto ammonta il ritardo accumulato proprio a causa del fatto che non porta l'orologio. Mah! Dopodiché esistono quelli che, con aria da filosofo di una non ben definita corrente di pensiero, rinunciano volutamente a ogni sistema di misurazione e controllo dell'ora perché tanto la gente trova sempre qualcosa da fare anche se la persona attesa arriva a un appuntamento con un tale ritardo da far invidia a un treno regionale pieno zeppo di pendolari. Per quanto, a volerla dire tutta, questi ultimi individui non sempre riescono a evitare il linciaggio, specie se ad aspettarli è una donna col trucco “a tempo determinato” ovvero quello che, col passare dei secondi, finisce con lo sciogliersi e liquefarsi sul collo proprio come fa una pallina di gelato quando viene improvvidamente ficcata nel microonde e fuoriesce dalla coppetta inondando l'intero forno. Il “tic-tac” prosegue inarrestabile a prescindere dal volere di chicchessia... Il trillo del timer annuncia quando i minuti a disposizione sono scaduti: se suona quello della sveglia vuol dire che è giunto il momento di scendere dal letto, se squilla quello del fornello allora il polpettone va tolto dal fuoco mentre se strombazza quello del destino si è a un passo dal tirare le cuoia. Chi teme quest'ultimo e rifugge dunque dalla visione dello scheletro con la falce in mano e il cappuccio nero sulla testa, può, in realtà, consolarsi pensando che
perlomeno si potrà finalmente liberare dell'immancabile pendolo a cucù con l'oscena coppietta di tirolesi vestiti a festa sempre pronta a sbucar fuori come il peggiore degli incubi. E tralasciamo per dovuto rispetto nei confronti dei defunti la collezione, più o meno fasulla, di orlogini anni cinquanta che nessun erede fa mai valutare proprio nel timore che, anche a volerla rivendere, non si arrivi a coprire con il ricavato nemmeno la metà del costo dell'antiquario che ha eseguito la perizia. Ecco perchè può essere considerata una gran fortuna il fatto che nell'aldilà siano tutti troppo impegnati a smistare anime e non abbiano né voglia né giorni a disposizione per organizzare i mercatini dell'usato o del baratto. Da ciò ne consegue che, sia quando si riceve in premio la possibilità di godersi il panorama a cavalcioni di una nuvola sia quando si scopre di dover vagare in compagnia dei dannati sui carboni ardenti, di sicuro certa roba si è autorizzati a lasciarla a casa poiché non avrebbe alcun senso portarsela dietro. Quelle chance! Ma che avranno mai da lamentarsi tanto i moribondi? Boh... valli a capire! Invece, nonostante ciò, è indubitabile che, mentre del richiamo della morte, oltre che del canto del gallo al sorgere del sole, faremmo sempre tutti volentieri a meno, basta solo l'accenno del “drin-drin” per il “pronto in tavola” a far zompare chiunque sul rigido attenti, tovagliolo sotto il mento e forchetta col coltello stretti in pugno. Solo quando siamo a tavola riusciamo infatti a fregarcene più che altamente dell'idea che anche mentre mangiamo continuiamo a invecchiare. Ancor meno ci interessa sapere poi che, con ogni boccone troppo ricco di grassi, carboidrati o zuccheri, altro non facciamo che accelerare il percorso di disfacimento e distruzione del nostro corpo. Il solo obiettivo che abbiamo in testa nel portare alla bocca il cibo è il godimento e il sollazzamento dell'anima! Dinnanzi a un piatto di bucatini alla matriciana, di salsicce di maiale cotte in padella insieme ad aglio, olio, peperoncino e broccoletti o di fattuccine fresche sommerse da un quintale di ragù, di cremosa bescemella e di squisito parmigiano grattugiato non esiste cronometro che tenga. Altro che tic tac o drin drin... Gnam gnam per la bistecca e cronc cronc per le patate fritte. Eh, sì! La cucina è un luogo magico nel quale sembra sempre che nulla possa scalfirci poiché tra le sue pareti ci sentiamo al sicuro come fossimo nel ventre di una madre (o
almeno così pensiamo di essere fintanto che la futura puerpera non decide di ordinare una pizza con olive e salamino piccante o un'impepata di cozze). Nessuna coccola è d'altronde paragonabile a quelle che si ricevono a partire dal giorno in cui, salutato il biberon con la tettarella anti-colica, si passa alla cosiddetta “pappa solida” che, pur finendo per due terzi in faccia a chiunque sia tanto ingenuo da sedersi davanti al seggiolone senza coprirsi il volto con un casco di sicurezza, sa riempire lo stomaco e conciliare il sonno persino meglio di un suonatore di clavicembalo. E non esistono vizi libidinosi, atti osceni e perversioni simili a quelli sui quali riusciamo a fantasticare quando, spinti dalla fame e dal desiderio di appagare le voglie più travolgenti, ci piazziamo nel cuore della notte davanti alla porta spalancata del frigorifero. Ne sanno, del resto, qualcosa quei maschietti che, credendo di poter trarre ispirazione dalle scene girate da Mickei Rourke anni or sono, finiscono con la testa china sul gabinetto e non sanno come giustificarsi col proprio fegato per non aver intuito che le fragole intinte nella senape e le ciliegie affogate nella maionese non solo non hanno alcunché di erotico ma fanno a dir poco schifo. Poveretti... Non è poi tanto vero che quello che non strozza ingrassa: delle volte per poco non ammazza! Mai sentito parlare di squaglio di cioccolato fondente o di panna montata? A quanto pare no! Immaginando con quanto impegno avranno fatto la spesa al supermercato, sognando una notte di lussuria e di giochi erotici al limite del proibito, verrebbe voglia di regalargli l'iscrizione a un corso di cucina che spieghi loro come abbinare sedani, cetrioli e rapanelli con ketchup, vinaigrette e citronette. Il problema è trovare degli insegnanti disposti a tramandare le proprie conoscenze a chi, invece di trascrivere diligentemente sul quaderno degli appunti gli ingredienti della salsa rosa o del pesto alla genovese, se ne rimane stravaccato sulla sedia ad annotare sulla rubrica del cellulare i tanti nomi delle fanciulle a cui potrebbe proporre una cenetta casalinga a fine lezione. Invito, che si ha ovviamente l'ardire di voler rivolgere a una delle compagne di classe, giusto per verificare se, dopo tanta teoria, si è altresì pronti a sostenere gli esami di pratica o che non ci si vergogna d'indirizzare alla stessa docente, forti del pretesto di voler verificare se è poi vero che anche nelle scuole di gastronomia esistono alunni in grado di superare i propri maestri! Sesso e cibo, cibo e sesso.
Sembra impossibile poter fare a meno sia dell'uno che dell'altro così come confermato da tutti quegli autori che, dagli albori della narrativa, si sono spesso fatti dominare dalla tentazione di raccontare nel minimo dettaglio le storie amorose di donne avvinghiate dall'amante voglioso in mezzo a una stanza straripante di teglie, ciotole, padelle e fruste elettriche. Non in bagno, nello stanzino o nella cameretta degli ospiti... E nemmeno in cantina, sul terrazzo o in garage... Cucina e sempre e solo cucina... al massimo tinello! I resoconti cartacei di come far l'amore senza scompigliare le lenzuola o distruggere le molle del materasso risultano infatti tutti talmente simili tra loro dal farci finanche dubitare che siano opera di “mani” diverse. E in effetti non si capisce per quale motivo lui afferra regolarmente lei alle spalle per poi stringerla con impeto e fervore sui fianchi mentre fingono di montare insieme gli albumi per preparare una cena che prevede solo arrosto e patate o di sbattere la panna per fare un dolce il cui composto in realtà esige tutti gli ingredienti possibili e immaginabili fuorché quest'ultima. Monotonia assoluta... Che delusione acquistare un romanzo nella speranza che la sua lettura ci susciti gemiti di passione per poi renderci conto che, se la bocca un paio di volte l'abbiamo pur spalancata, è stato solo per gli sbadigli della noia. Va beh, in fondo le delusione nella vita dovrebbero essere ben altre! Al di là della finzione letteraria, certo è che ogni uomo impazzisce al pensiero di poter leccare via l'impasto del ciambellone dalle dita dell'amata che lo ha preparato, di sfiorarne i seni nudi con la mano ancora ricoperta di impasto, di baciarne le labbra velate dalla polvere di cacao e farina o di ricoprirne la schiena con la frutta fresca (eccezion fatta per quella con il nocciolo che poi non sarebbe affatto elegante sputacchiare per aria). Dall'altro lato della barricata, ogni fanciulla va a fuoco al solo pensiero del maschio che le mordicchia i lobi delle orecchie mentre lei controlla che la crema pasticcera non si attacchi sul fondo della pentola o che le infila le mani sotto il grembiulino da cucina alla ricerca dei punti G, H, I e pure L (giusto per non porre freni all'orgasmo solitamente ostacolato dal mal di testa o dal ciclo mensile). Nemmeno un letto a baldacchino con una trapunta ricoperta da una miriade di petali di rose, di azalee e orchidee ha il potere di risvegliare appetiti e desideri al pari di una tavola imbandita. Noi siamo quello che mangiamo... ma soprattutto sogniamo d'essere mangiati!
Agogniamo all'idea di farci scartare proprio come un cioccolatino ripieno di nocciole e ci piacerebbe poter essere gustati come fossimo un gelato allo zabaione o alla stracciatella! La pelle non è più l'involucro dell'anima ma il vassoio sul quale servire il nostro corpo eccitato a chi vorremmo non ne lasciasse neanche una briciola! Pur essendo consapevoli del rischio che corriamo offrendo noi stessi a chi potrebbe, a nostra insaputa, magari discendere da una tribù di cannibali, quando sentiamo il profumo di cose buone da mangiare chiudiamo tutti il cervello e apriamo le braccia in segno di resa incondizionata. Ogni essere umano lo sa, tanto quanto è consapevole dell'assunto che solo chi sa cucinare (o in alternativa, chi adora mangiare) può definirsi senza timore di smentita: “persona di potere”. Poiché il mestolo, sia esso di legno, di plastica o metallo, è lo scettro più potente che mani umane possano dire d'aver forgiato. Esso rende infatti invulnerabile qualunque pulzella riesca a entrarne in possesso e può esaudire ogni suo desiderio: il raggiungimento della fama, l'accumulo di infinite ricchezze, la felicità eterna... o molto più semplicemente l'accalappiamento di un uomo a cui chiedere di portare fuori il cane prima di andare a dormire o di pagare le bollette di luce, gas, spazzatura e telefono. Così è e così avviene da secoli e secoli ovvero da quando le nostre antenate insegnavano alle figlie, tristemente piazzate dinnanzi a camini più roventi di una sauna finlandese, i segreti per tirare una sfoglia di pasta talmente sottile da poterci guardare attraverso a occhi nudi. Il tutto ovviamente senza slogarsi entrambi i polsi, pestarsi uno o più dita sotto il peso del matterello e sfondare i vetri della cucina lanciando per aria proprio quest'ultimo a mo' di giavellotto, frisbee o boomerang (in realtà poco importa il tipo di arma utilizzata quando i danni procurati dalle aspiranti cuoche risultano tali da far impallidire il commercialista di un magnate del petrolio). Lezioni che oggi definiremmo di “alta cucina” ma che all'epoca servivano a far comprendere alle ingenue fanciulle come riuscire a schiacciare e amalgamare chili e chili di patate lessate per preparare gli gnocchi del giovedì, i quali, in caso di buon esito, potevano essere riciclati per il pranzo del venerdì e la cena del sabato pur rischiando in tal modo lancinanti contorcimenti di budella alla domenica. O che, peggio ancora, prevedevano si insegnasse loro a spennare e sgozzare polli, oche e galline, con la stessa nonchalance e grazia utilizzate nello strappare i piccoli, innocenti, petali delle margheritine di campo, da sempre dolcemente torturate nella
speranza di sciogliere l'amletico dilemma del “mi ama, non mi ama?” E per chi si chiedesse perché quest'ultima abitudine non venga mai menzionata dagli avvocati divorzisti nel corso delle cause di separazione la risposta è che essi sono evidentemente consapevoli del fatto che, pur ottenendo dai Giudici la condanna a un risarcimento da Madre Natura per le errate indicazioni fornite da alcuni membri della propria flora, sarebbe poi comunque del tutto impossibile effettuare un qualunque recupero del credito vantato. Ma questo poco centra col discorso in questione... Tornando al dunque: sono anni che generazioni di felici e appagate “casalinghe” s'impegnano, con la stessa grinta di un toro nell'arena, in un interminabile slalom tra lavabi e fornelli, a perfetta imitazione di un ufficiale dell'esercito pronto a sbucare da un fossato o a saltare giù da un elicottero per sfidare in battaglia il nemico che avanza. L'unica differenza tra le prime e i secondi è che finora il gentil sesso, perlomeno, ha sempre evitato di mettersi in testa un elmetto ricoperto di foglie secche. Stendiamo invece per amor di patria un velo pietoso su quei militari che si contrassegnano il viso con delle strisciate d'impasto nauseabondo, ottenuto prelevando dal suolo tutto ciò che in esso è solitamente presente, inclusi gli escrementi di animali che tanto piacciono ad alcuni ornitologi da quando hanno capito quanto possono imparare sulla vita e le migrazioni dei volatili proprio osservandone le feci. Donne armate non di possenti scudi, acuminate sciabole e precisissimi fucili ma di capienti ramaioli, di improponibili grembiulini rosa decorati con inutili fiocchetti e di padelle col fondo antiaderente e le pareti in alluminio anodizzato. Ogni arma viene puntualmente sfoderata con la maestria e la freddezza di un tiratore scelto al fine di centrare un obiettivo ritenuto dalle esponenti più alte in grado degli “SSC” (“Servizi Segreti Casalinghe”) assolutamente “strategico”: il raggiungimento della perfetta armonia famigliare, conquistata, manco a dirlo, attraverso la massima, piena e completa soddisfazione del “pancino” di sua maestà imperiale, il marito! Partendo, infatti, dall'assunto che non si poteva certo pretendere dal poveretto di turno che riuscisse a riempire adeguatamente i salvadanai di casa con lo stomaco vuoto e la bava alla bocca per il doloroso digiuno, schiere e frotte di mogliettine, più o meno adolescenti, si sono prodigate per far si che le proprie ricette culinarie sopravvivessero di clessidra in clessidra, di libro in libro, di forno in forno... Il tutto, dopo aver ovviamente ricevuto l'opportuno addestramento e aver sperimentato che un coniuge degnamente appagato a tavola è sicuramente più propenso a firmare una quantità considerevole di assegni in bianco o a comprare
gioielli che non siano stati ricavati fondendo i regalini trovati nelle scatole delle merendine o nel buco delle Uova di Pasqua. Perchè anche se è assai raro trovare un uomo capace di scegliere un regalo che non venga considerato un insulto dalla donna che lo riceve, non si deve mai abbandonare l'illusione che prima o poi si riuscirà a indirizzarlo verso un acquisto che sia se non altro commutabile con qualcosa di passabile. Ed è per tale motivo che alle “cuoche di casa” dovrebbe essere negato il diritto di esalare l'ultimo respiro se prima non dimostrano d'aver lasciato scritto nero su bianco il segreto per ottenere una torta al cioccolato fondente capace di far concorrenza ai dolci della pasticceria austriaca, una maionese che non inacidisca per la rabbia alla vista del tonno in scatola o un ragù di carne in grado di convincere persino un vegetariano a lanciare per aria zucchine, peperoni e pomodori per convertirsi in via definitiva a vitelli, manzi e suini. Quando si tratta di stabilire l'elenco delle priorità c'è poco da scherzare e le donne di allora lo sapevano persino meglio di quelle di oggi giorno, le quali devono sicuramente loro mille ringraziamenti per le paginette di appunti lasciate sulle mensole e nei cassetti laddove invece, per le decine di presine lavorate con i ferri o l'uncinetto, avrebbero invece, a ragion veduta, di che lamentarsi... Ma “a caval donato non si guarda in bocca” e bisogna dunque essere immensamente grati a quelle bisnonne che, dopo aver annotato sui loro piccoli block notes consigli e suggerimenti d'ogni tipo, primo fra tutti come cucinare un uovo al tegamino evitando il rogo di tutta la gallina, hanno trovato poi il tempo per suddividere tra nipoti e pronipoti i propri beni materiali. Poco contava se le cose non venivano fatte in modo propriamente equo, per cui vi era sempre un fortunato “cocchino” di famiglia al quale andavano la casa, la mobilia e l'automobile da corsa e la sfigata pecora nera alla quale rimanevano i soprammobili, la bicicletta semi arrugginita e la baita sgangherata sul cucuzzolo di una montagna abitata da soli orsi, lupi e yeti famelici... Più questioni si riusciva a risolvere in procinto dell'inevitabile dipartita e maggiori possibilità si sarebbero avute di ricevere almeno un mazzo di fiori freschi sulla tomba una volta l'anno o di non vedere il pianerottolo cosparso delle proprie ceneri nei giorni di pioggia al solo scopo di assorbire l'umidità dalle suole delle scarpe e di salvare i pavimenti di casa dal fango e dall'acqua. Le nostre antenate avevano insomma capito che non vi è eredità più preziosa del sapere e della conoscenza perché non esistono limiti a ciò che un essere umano può fare quando il cervello è in grado di posizionare correttamente le informazioni
captate e non è ostaggio di un gruppo di neuroni ribelli che si muovono come biglie fuori controllo dentro a un flipper sull'orlo del “ tilt, game over!”. Tutto ciò, chi ci ha preceduto tra i fornelli, lo aveva, a quanto pare, ben compreso... Aiutate da una super-tecnologia in grado di far sembrare la realizzazione di una torta di nozze con venti strati di creme, glasse e farce d'ogni tipo una passeggiata all'aria aperta sotto il sole primaverile, le donne del nostro presente usano i preziosi ricettari delle progenitrici come “bacchette di fate” con le quali impadronirsi delle fortezze più impenetrabili. Omettiamo invece per pura solidarietà femminile ogni commento sul destino dei giganteschi paioli per la polenta, che secondo talune antenate avrebbero dovuto finire con l'essere appesi nei camini di non si sa quali appartamenti, visto che quelli moderni al massimo hanno il forno ventilato e una stufetta a gas, che devi solo ringraziare la buona sorte se te la manda “dritta” e non fa il botto appena le riaccendi dopo la pausa della stagione estiva. Lo stesso dicasi per i corredi di pizzo, la cui stiratura è ovviamente “mission impossible” ma che fa tanto “chic” sbandierare sotto il nasino all'insù della suocera, presente o futura, poiché, che sia abbia un letto con la spalliera di legno ricoperta di intarsi raffiguranti lo stemma di famiglia o quello con quattro assi di metallo sbilenche e pronte a tranciare di netto la carotide al primo starnuto, non esite “biancheria” al mondo che possa dirsi altrettanto elegante e di buon gusto. La speranza che accomuna tutte le “aspiranti all'accasamento” è che, dopo aver visto la sontuosità della tovaglia, la raffinatezza degli asciugamani e la ricercatezza delle lenzuola ma, soprattutto, la tavola generosamente apparecchiata con portate succulenti e oltremodo saporite, il nemico a fine serata risulti talmente cotto a puntino da sembrare egli stesso una delle pietanze presenti in menù. Se poi la sua capitolazione avviene quando non è nemmeno scoccata la mezzanotte ovvero persino prima che Cenerentola possa raccontare a un'orda di ratti vestiti come bamboline di ceramica d'aver perso la scarpetta di cristallo taglia quarantadue sui gradini di marmo di un castello abitato da uno zitellone frustrato, pronto a sposare una perfetta sconosciuta pur di mettere a tacere padre brontolone e popolo ficcanaso, allora vuol dire che si è davvero imbattibili. Poco conta, in realtà, se più che prenderlo per la gola il marito lo si finisce con l'infilzare come fosse uno spiedino di salsicce, würstel e peperoni o un sandwich di verdure, frittatina e formaggio... La vittoria a fine battaglia, del resto, a qualcuno l'amaro in bocca lo deve pur lasciare e fortunatamente per i signori maschi gli scaffali delle farmacie strabordano di
pasticche per combattere l'acidità di stomaco e di bustine piene di microgranuli da sciogliere nell'acqua per lenire ulcere e coliti. Talune hanno un sapore che ricorda quello di un portacenere sporco ma se ne trovano anche di diverse con quel vago sentore di frutta che, se non altro, non spinge le budella a rivoltarsi a testa in giù o a chiedere il trasferimento in altro settore del corpo. In più, considerato che sono tutte spese che ogni contribuente può detrarre dalle tasse nell'annuale dichiarazione dei redditi e che, in caso si voglia ulteriormente risparmiare, si può chiedere al professionista di turno di poter acquistare il corrispettivo farmaco generico, c'è ben poco da lamentarsi. Eppure, nonostante sin qui, si potrebbe forse avere l'impressione di un ribaltamento di ruoli, per cui il sesso da sempre considerato debole finisce col prevalere su quello ritenuto per tradizione secolare il più forte, esistono delle tragiche circostanze in cui, con buona pace della dea Diana, la cacciatrice scopre un bel giorno d'essere diventata la cacciagione in palio a fine “battuta”. E non certo un bottino di caccia qualunque ma una vera e propria vittima della sorte avversa che si ritrova scaraventata, in men che non si dica, dal primo all'ultimo posto del podio, ossia quello abitualmente approntato riciclando in fretta e furia uno sgangheratissimo scatolone di cartone sul quale, al posto dell'incisione della posizione in classifica, campeggia la scritta “attenzione: contiene merce fragile!”. Eh, già... Dove sta scritto che gli “agnellini” non possono imparare a emettere ruggiti? Mai sentito recitare il detto “l'appetito vien mangiando”? Ebbene, che ci si creda o no, nella vita può anche capitare che, con il succedersi degli anni, vi sia chi pretenda di voler trasformare la “reginetta della casa” nel perfetto clone della propria mammina. Una badante tutto fare il cui unico scopo, secondo questa mente evidentemente malata e dunque poco lucida, dovrebbe essere quello di servire il “padrone delle mura domestiche” senza sollevare alcun lamento, emettere l'accenno di un reclamo o sbattere una sola delle proprie ciglia. Uomini, considerati a prima vista dalle aspiranti fidanzate esseri sempre condiscendenti, totalmente docili e facilmente manipolabili ma in realtà irragionevoli, pretenziosi e soggetti a forme di allucinazioni inimmaginabili. “Animali” pensanti (alcuni “più” e altri decisamente “meno”) dai quali tutto ci si aspetterebbe fuorché di vederli gettare via la maschera il giorno dopo essere rientrati dalla luna di miele per divenire seduta stante degli insopportabili rompipalle. Piattole che si vorrebbe schiacciare come fossero brufoli!
Coinquilini più pesanti di un macigno appoggiato sul diaframma o di un pianoforte piombato tra capo e collo dal quarto piano del proprio palazzo mentre si è bloccati davanti al portone d'ingresso in cerca delle chiavi di casa finite in fondo alla fodera dell'unico giaccone in tutto il guardaroba ad avere la tasca bucata. Costoro sono i rappresentanti di una nuova specie vivente ossia quella dei cosiddetti “maschi” che non si riesce a tenere a freno in alcun modo e che, di minuto in minuto, cominciano a rendere l'aria talmente irrespirabile da farti venire voglia di pagare un interprete a peso d'oro purché ti traduca una lettera da spedire fuori continente a un Comandante del “Corpo dei Marine”. Oggetto della missiva: la richiesta di poter ricevere in contrassegno due o tre maschere antigas avanzategli dall'ultima missione. Inutile qui sottolineare che il “non plus ultra” sarebbe di ricevere l'attrezzatura richiesta dalle mani di un appartenente del Corpo, specie se ha la fortuna di assomigliare anche solo di sfuggita a uno dei protagonisti dei telefilm americani divenuti famosi, prima ancora che per una recitazione degna di Premio Oscar, per gli addominali scultorei, le mascellone sporgenti e lo sguardo irresistibilmente tenebroso! Nonostante gli sforzi di mantenersi calme, serene e tranquille, alcune mogliettine arrivano persino a fantasticare su come sbarazzarsi dell'ingombrante presenza senza lasciare prove e tracce che possano essere esaminate in un laboratorio o prodotte in Tribunale. Fanciulle che normalmente si vergognano di farsi vedere dal partner senza reggiseno e cambiano colore se solo sentono nominare la parola “sesso”... Donne che svengono se qualcuno osa raccontare loro la trama di un film in cui il regista si è azzardato a descrivere cosa riescono a combinare due naufraghi su una spiaggia deserta nel momento in cui capiscono che ci vorranno dei mesi prima che qualcuno si accorga che non se li sono divorati gli squali e decida di organizzare una missione di salvataggio per andarli a cercare, che d'un tratto si ritrovano a immaginare storie d'amore con killer professionisti o spadaccini improvvisati ma comunque armati dalla punta della testa a quella dei piedi. Sogni, fatti sia a occhi chiusi nel cuore della notte sia con le palpebre spalancate in pieno orario d'ufficio, in cui gli intrepidi cavalieri non esitano a commettere il più efferato dei crimini in nome e per conto della propria amata. Per quanto, nel caso dei duellanti “fai da te”, il rischio di beccarsi una lama in pieno petto a causa di un errore di manovra è sicuramente ben più elevato di quello che può correre un esperto cecchino che, vittima dopo vittima, può già vantare a metà
carriera d'aver inciso sulla canna del fucile più stanghette di quelle tracciate a ogni compleanno dal mitico Matusalemme! Mandata al diavolo qualsivoglia promessa di sincerità e lealtà, le tristi e depresse principessine dei fornelli arrivano a giustificare nei modi più inverosimili, primi fra tutti la menopausa precoce e il pollo annegato nella peperonata mangiato a pranzo col capoufficio, il caotico risveglio con la camicia fradicia di sudore, le fiammate roventi sulle guance e il fiatone tipico di chi ha appena provato due orgasmi a distanza di sessanta secondi l'uno dall'altro. Tutto, pur di non ammettere la vera causa di cotanta agitazione psicofisica ossia l'essere rimaste avvinghiate in posizione famelica al corpo nudo dell'amanteassassino per tutta la durata del sogno. Solo lui è capace di desiderarle, di amarle, di proteggerle... Lui che non ha bisogno di parlare, di chiedere o di proporre sé stesso in alcun modo poiché tutto viene spontaneamente concesso a chi riesce ad attizzare una fiamma che scalda l'anima, che brucia la pelle sino a consumarla e che arde nel cuore senza mai spegnersi... Egli sa come sfiorarle, in quale parte dei fianchi affondare i propri polpastrelli nella morbida carne, dove stringerle per farle vibrare e sussultare ma soprattutto lui è l'unico che pare comprendere quando è giunta l'ora di togliersi dai piedi e di dissolversi nel nulla al momento del risveglio. La luna che cala sta al sole che sorge come l'amante che esce sta al marito che torna! L'importante è non farsi mai beccare... Più i compagni incalzeranno le “traditrici” chiedendo conto e ragione delle urla nel sonno, dei gemiti animaleschi e delle caldane immotivate vista sia la neve in giardino che la caldaia rotta più queste ultime dovranno sforzarsi di non avere remora alcuna nel mentire e inventare favole che sembrino scritte da un narratore candidato al Nobel per la letteratura. Storielle del tipo che in fondo tutto può succedere: persino di dover dire addio al ciclo mestruale al compimento dei trent'anni perché ogni donna è costruita a modo suo e non esiste regola che non abbia in sé una propria eccezione! Il segreto, del resto, quando si racconta “balle” è di non oltrepassare mai la soglia oltre la quale qualcuno potrebbe ravvisare i presupposti per una richiesta di “trattamento sanitario obbligatorio”.
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