Carla Ferguson Barberini
Il metodo sticazzi
Aliberti Freestyle
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Prima edizione ebook: agosto 2012 © 2011 Aliberti editore Tutti i diritti riservati
ISBN 978-88-6431-044-2
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Sticazzi: etimo e cenni storici
L’espressione sticazzi deriva dall’unione di un aggettivo dimostrativo, questi, e di un sostantivo di registro informale, cazzi. Per quanto riguarda il secondo dei due componenti dell’esclamazione, la parola cazzo, essa deriva dal latinocapìtium, diminutivo di caput, capo, dunque piccolo capo, il che evoca la forma fisica dell’organo sessuale maschile.
Oggi nel linguaggio comune il termine cazzo è inteso come volgare. Ha progressivamente ampliato il proprio raggio d’azione prestandosi a molteplici
funzioni, che sarebbe impossibile elencare integralmente, ma delle quali si intende fornire un vasto campione. Primo tra tutti gli usi quello legato alla sinonimia delle parole “nulla” o “alcunché”, ad esempio in espressioni come «non ho capito un cazzo». Il termine è spesso inteso come rafforzativo nelle proposizioni esclamative o interrogative (che cazzo vuoi?, che cazzo di caldo!) In romano contemporaneo la parola, impiegata al plurale, si adatta anche ad altri scambi dialogici, ad esempio quando inserita in espressioni come «e quanti cazzi!», volta a significare l’eccesso di pretese o di problemi con i quali il soggetto parlante è costretto a confrontarsi, o come «cazzi vari», nel qual caso il termine è sinonimo del generico “cose”. Il termine, se unito alla preposizione articolata col, può anche valere come componente cardine di una risposta negativa. Esempio: «Papà, mi accompagni a scuola?» «Col cazzo!». Una esclamazione composta di grande diffusione è: «alla faccia del cazzo!», spiritosa variante per «accidenti!». I composti del lemma sono un altro argomento di grande interesse linguistico. Con una desinenza accrescitiva si ha la costituzione della parola “cazzone” che, a differenza di quanto la logica potrebbe indurre a credere, non designa un organo sessuale maschile di grandi dimensioni, ma una persona semplice, o stravagante o poco affidabile. Con l’applicazione di un’altra desinenza si ha la formazione “cazzuto”, per lo più impiegata come aggettivo qualificativo equivalente a “in gamba” o “severo”. Numerosissimi sono poi i verbi costruiti sul sostantivo: incazzarsi, scazzare, cazzeggiare, cazziare; di questi appare superfluo illustrare puntualmente i significati, di certo noti anche al lettore meno specializzato.
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