Prenditi cura di me Cecere Maddalena A.
Copyright-2014 Cecere Maddalena A. Questo libro è un opera di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, nomi, personaggi ed eventi sono prodotto della creatività dell’autore e ogni rassomiglianza con eventi, luoghi o personaggi reali, viventi o defunte, è puramente casuale.
Alle mie amiche, quelle vecchie e quelle nuove Semplicemente grazie.
SOMMARIO
PROLOGO CAPITOLO 1 CAPITOLO 2 CAPITOLO 3 CAPITOLO 4 CAPITOLO 5 CAPITOLO 6 CAPITOLO 7 CAPITOLO 8 CAPITOLO 9 CAPITOLO 10 CAPITOLO 11 CAPITOLO 12 CAPITOLO 13 CAPITOLO 14 CAPITOLO 15 CAPITOLO 16 CAPITOLO 17 CAPITOLO 18 CAPITOLO 19 CAPITOLO 20 CAPITOLO 21 CAPITOLO 22 CAPITOLO 23
EPILOGO Ringraziamenti
PROLOGO Se il barman non la smette di fissarmi in quel modo non risponderò più delle mie azioni. Una ragazza non può indossare un vestito e un paio di tacchi senza essere molestata a vista da un tipo qualsiasi!? Gli uomini sono tutti uguali, all’inizio ti venerano e poi ti bastonano. Io purtroppo lo so per esperienza… No, non devo pensarci, non gli permetterò di rovinarmi la serata anche questa volta. Mi sposto sullo sgabello in modo da poter dare un’occhiata all’ambiente circostante. Forse avrei dovuto accettare l’invito della mia coinquilina, Martina, e uscire con lei e gli altri ma, come spesso capita, ho dato retta alle mie solite paranoie. Il problema è che, anche se ingiustamente, provo invidia nei suoi confronti per il rapporto che ha con il suo fidanzato. Sono così innamorati e devoti l’uno all’altra, io non ho mai provato tutto questo, per meglio dire, nessuno mi ha mai amato in quel modo assoluto.
Sospiro e scolo il resto del mio drink. Sono pessima, sono gelosa di una delle poche persone che tengono a me incondizionatamente, purtroppo non riesco a farne a meno. È troppo desiderare una relazione sana? A quanto pare, sì. “Cosa ci fa una ragazza come te, tutta sola di sabato sera?”. Ecco, ci mancava il coglione di turno che dice la solita frase del cavolo. Se noi donne siamo incomprensibili, gli uomini sono scontati, ripetitivi e del tutto prevedibili. Vorrei tanto ignorarlo e lasciar correre ma, purtroppo per lui, stasera sono piuttosto irritata e nessuno la passerà liscia. Mi giro pronta ad aggredire il cretino che ha appena cercato di abbordarmi e, appena poso gli occhi sull’uomo che ha preso posto sullo sgabello accanto al mio, resto senza fiato. Dopotutto, potrei anche non aggredirlo; in fondo cosa avrà mai detto di male? Ok, la sua frase non è proprio originale, ma nessuno è perfetto. L’uomo dei cliché mi fissa con i suoi penetranti occhi nocciola e con un sorriso impertinente stampato in faccia. Ma quanto è grosso questo tizio? Anche se è seduto, intuisco che è molto alto, ha delle ampie spalle, delle braccia possenti e dei pettorali muscolosi fasciati da una camicia bianca inamidata. Il sogno di ogni ragazza sana di mente insomma. “Sei muta?”, mi chiede ampliando il suo sorriso malandrino, mettendo così in mostra i suoi denti imperfettamente perfetti. “Possiamo comunicare anche a gesti sai? Ci so fare con le mani”. Tutta la magia svanisce all’istante. Questo è ancora più coglione del barista. Cosa mi aspettavo? “Non sono muta e non sono affatto interessata alle tue mani”. Continuo a fissarlo, non voglio mostrarmi
indifesa e insicura. “Non sono interessata a te, o a qualsiasi altra parte del tuo corpo, grazie”. “Cosa? Non puoi rifiutare a scatola chiusa. Possiamo andare un attimo al bagno, giusto per mostrarti quello a cui stai rinunciando”. E che cacchio, decido di uscire da sola una sera e mi ritrovo davanti l’uomo più pieno di sé di tutta l’intera galassia! “Forse non mi sono spiegata, non sono interessata indipendentemente dalla tua mercanzia”, rispondo in modo acido. Faccio per girarmi dall’altra parte e mettere fine alla discussione, quando una mano dal tocco delicato ma deciso afferra la mia. Che problemi ha questo tipo? Anzi, che problema ho io? Perché a un tratto la sua offerta di raggiungere i bagni non mi sembra poi così sconsiderata? Inizia ad accarezzare la mia mano con il pollice. Io non lo conosco, lui non mi conosce, noi ci teniamo per mano. Mi sembra giusto e logico. “Vuoi altro da bere?”, mi chiede con voce roca mentre fissa le mie labbra. Cosa mi sta succedendo? Ok, lui è un predatore abituato a raggiungere il suo obiettivo, ma io non sono la solita sprovveduta. Devo riprendermi immediatamente. “No, sono apposto così e dovrei andarmene, si è fatto tardi”. Rifiuto da bere anche se ho la gola secca e gradirei qualcosa di forte. Il petto dell’uomo si alza per poi abbassarsi lentamente. “Senti, mi sembri una ragazza sveglia e difficile da circuire, non voglio propinarti nessuna cazzata, sarò del tutto sincero. Non mi sono avvicinato a te con l’intenzione di invitarti a cena, queste cose non fanno per me; mi piaci,
hai un bel corpo, un viso niente male e ti voglio. Voglio scoparti”, puntualizza. Trattengo il fiato nell’udire quelle parole. Mi guardo intorno per assicurarmi che nessuno abbia sentito quello che questo degenerato mi ha appena detto, mi sembra di no. Ma è malato? Di sicuro ha qualche problema. “Ascoltami. Lo so, le mie parole sono troppo dirette, ma non mi piacciono molto i giri di parole. Sappi solo che non te ne pentiresti, sarebbe un giusto scambio alla pari tra due persone consenzienti…”. “Taci!”, lo interrompo. “Non so cosa ti abbia fatto pensare che avrei accettato una proposta del genere, non so che razza di idea ti sei fatto di me… Non sono una puttana”. “Non l’ho mai sostenuto”. Mi sembra realmente sorpreso dalla mia reazione. Ma con che tipo di gente si è rapportato fino a oggi? “Lascia stare, mi sono fatto prendere la mano e ho esagerato”. Restiamo per qualche secondo in silenzio a fissarci, la cosa strana è che ci teniamo ancora per mano. Si alza e tutto quello che desidero in questo momento è che si rimetta seduto. “Scusami se ti ho offesa, sono solo stato sincero. Voi donne vi lamentate sempre del contrario, ma non apprezzate veramente la sincerità”. Lascia andare la mia mano e si allontana di un passo prima che, istintivamente, chiuda le dita intorno al suo braccio. Cosa sto facendo? Perché l’ho fermato? Mi ha offesa, cavoli! Il problema è che non voglio lasciarlo andare; più ci ripenso e più ho voglia di accettare la sua proposta. Su una cosa ha ragione: è stato sincero. Mi ha detto quello che vuole, non ha cercato di raggirarmi con inutili complimenti e, cosa ancora più importante, non ha tentato di farmi ubriacare.
E se per una volta spegnessi il cervello e mi vivessi il momento? E se per una volta vivessi nel presente senza farmi condizionare dal passato, o pensare al futuro? Si gira per guardarmi, aggrotta la fronte e il suo sorriso malandrino riappare come per magia. Torna al suo posto e chiama il barman con un segno della mano. “Beviamo qualcosa, se poi cambi idea, sarò molto felice di soddisfarti”. Non ho bisogno di bere un bel niente, il dado è tratto, stasera esisto solo io e quello che voglio io. Annuisco. “Come ti chiami?”, gli chiedo tanto per fare conversazione. Se ho capito bene, a breve andremo a letto insieme, non voglio chiedergli il risultato delle sue ultime analisi o il casellario giudiziario, non sarebbe carino, ma almeno le informazioni basilari sì. Si avvicina al mio orecchio e lo sfiora con le sue labbra carnose. “Ha importanza?”, sussurra. Beh, in realtà no… o forse sì. Sono ufficialmente impazzita ed è tutta colpa di quelle labbra che sono entrate in contatto con il mio orecchio. “No?”. Mi fa l’occhiolino. “No”, conferma. “Non credi che così sia tutto più eccitante?”. Ma cosa vuole che m’importi del suo nome quando mi fissa con quegli occhi e continua a sorridere in quel modo sexy? È lui l’esperto di queste cose. Non vuole dirmi il suo nome? Ok. Tanto non lo rivedrò mai più. Il barman ci raggiunge e ordiniamo da bere. Mi prendo qualche momento per riordinare le idee e stranamente non sono assalita dai dubbi, nemmeno un misero dubbio, cosa abbastanza insolita per me.
Forse ho accettato la proposta di questo sconosciuto solo per cancellare il ricordo di un paio di giorni fa, quando ho ceduto alle lusinghe del Mostro e sono andata a casa sua… Non devo pensarci! Scuoto la testa e sorrido all’uomo senza nome. Stasera, per la prima volta da troppo tempo, farò qualcosa per me stessa senza pensare a nessun altro e sono sicura che non mi pentirò mai della decisione appena presa. È solo un piccolo passo verso quello che non ho mai avuto: la libertà.
Infatti, non ho mai dimenticato quella notte, ci penso ogni sera prima di addormentarmi. Ripenso a quel corpo perfetto, a quel sorriso malandrino, a quella voce profonda e decisa, a tutte le sensazioni sconosciute che mi ha fatto provare, a noi due nudi e uniti, ai nostri gemiti e ansiti, a quegli occhi nocciola che mi hanno stregato al primo sguardo.
CAPITOLO 1 Elisa “Sono stufa di aspettare. Buon per loro che siamo a piedi, altrimenti già me ne sarei andata”, sbraita Martina, la mia coinquilina, anzi la mia ex coinquilina visto che tra pochi giorni convolerà a nozze con l’amore della sua vita e andrà a vivere con il suo futuro marito.
Martina, Michela, Maria ed io ci troviamo all’aeroporto di Malpensa e aspettiamo l’arrivo dei ragazzi che sono andati ad Amsterdam per festeggiare l’addio al celibato di Alessandro. L’aereo è in ritardo e la mia miglior amica non la smette di urlare, ha fumato più sigarette nell’ultima ora e mezza che nei tre giorni che abbiamo passato a Londra per festeggiare il suo addio al nubilato. Marti non ha preso bene la notizia che il suo fidanzato avrebbe trascorso tre giorni insieme a Michael, Alessio, Giovanni e Andrea, suo fratello, nella capitale Olandese. Diciamo pure che ha litigato con tutti i maschi sopra elencati, per lei è una cosa inconcepibile perché pensa che i ragazzi abbiano trascinato il suo povero fidanzato nel quartiere a luci rosse. Da quello che ho capito l’idea è partita da suo fratello e questo non ha fatto altro che alimentare la sua furia poiché, al momento, lo considera per niente affidabile. “Marti, non è colpa loro”, interviene Michela, la sua futura cognata, guadagnandosi un’occhiataccia. Mandiamo sempre lei avanti quando c’è da discutere con Martina, è la più calma e pacifica e riesce nell’impresa ardua di non mandarla a quel paese. “Tuo fratello rischia molto se continua a dar retta al suo miglior amico. Lo sapevo io che non dovevamo invitarlo al matrimonio”, continua a lamentarsi. Mi porto una mano sulla bocca per sopprimere una risata. “La smetti di dire queste cavolate? Non puoi non invitare tuo fratello al tuo matrimonio. Primo: sarà lui ad accompagnarti all’altare; secondo: è il testimone dello sposo”, le ricordo. Mi guarda di traverso, spegne la sigaretta e incrocia le braccia al petto. “Tu non lo conosci perciò parli così. Andrea porta male”. Questa volta non riesco a trattenermi e scoppio a ridere seguita da Michela e
Maria. “Sì, ridete pure, intanto se il mio matrimonio va a puttane è solo colpa sua. Non fa altro che dire ad Alessandro che sta facendo una cazzate e lo invita a ripensarci almeno quattro volte al giorno”. “Ma scherza!”, afferma Maria. “Scherza un corno! Quello mi vuole rovinare la vita, giuro che lo stendo appena lo vedo. Ha anche sequestrato il telefono di Ale…”. “Ovvio, tu non facevi altro che chiamarlo”, la interrompo. Ormai tutti sappiamo che Marti è… pazza, ma è peggiorata negli ultimi sei mesi, da quando il suo fidanzato le ha chiesto di sposarlo e hanno avuto inizio i preparativi. “Scusatemi se mi preoccupo per il mio futuro e non voglio essere cornificata prima del tempo!”, urla tanto forte da attirare l’attenzione di altre persone che, come noi, aspettano qualcuno. “Ale non lo farebbe mai e lo sai”, le ricorda Michela. Martina sta per risponderle in malo modo, lo capisco dal suo sguardo letale, ma si blocca attirata da un coro di voci che urla a pieni polmoni: “Non ti sposare, Ale non ti sposare. Non ti sposareeee, Ale non ti sposare!”. Siamo tutti morti. È arrivata la nostra fine. Maria, Michela ed io ci guardiamo allarmate e terrorizzate. Qualcuno ci rimetterà gli attributi oggi, e quel qualcuno sarà il fratello poco affidabile di Marti. Sto per andare dalla mia miglior amica per cercare di calmarla, quando il mio cellulare inizia a suonare. Mi giro di spalle e frugo nella borsa alla ricerca del mio nemico numero uno. Ho sempre il terrore di leggere sul display quel numero a me così familiare. Il numero dell’uomo che non fa altro che tormentarmi. Il mio peggior incubo e la mia realtà più devastante. Con mani tremanti afferro l’oggetto
rettangolare… È lui. Il cuore inizia a pompare più veloce, le gambe mi tremano, mi gira la testa; questa è la solita reazione che ho ogni qualvolta leggo quelle cifre. Il Mostro ha ancora tutto questo potere sulla mia persona e la colpa è solo della sottoscritta. Non so quante volte io abbia cambiato il numero, ma lui riesce sempre ad averlo. “Eli, tutto bene?”. La voce di Michael mi desta dai miei pensieri e rifiuto la chiamata prima di buttare il cellulare in borsa. Il mio coinquilino mi fissa perplesso. “Chi ti ha chiamato?”. “Nessuno”, mi affretto a rispondere e dall’espressione che assume il suo viso so che ha capito. “Eli…”. “Michael, non è né il luogo né il momento adatto per parlare di questa cosa, ok? Avrai notato che Marti è una mina vagante e non ha bisogno di altre preoccupazioni”, lo interrompo. Posso gestire questa situazione da sola, adesso sono più forte. È vero, il Mostro ha ancora potere su di me, ma ho imparato a reagire e i miei amici si devono fidare di me. “Va bene, ma il discorso è solo rimandato”, risponde con voce ferma. “Vieni e aiutami a placare l’ira funesta della tua amica del cuore. A momenti ammazza Andrea”. Mi giro allarmata e… sento solo la voce di Martina, non riesco a vederla, la sua figura è nascosta dietro un uomo enorme. A prima vista quelle ampie spalle e quel corpo possente mi sembrano familiari, ma non ho mai incontrato il fratello di Martina, quindi è impossibile. “Il dio del mare”, bisbiglia Michael al mio orecchio. Fin lì c’ero arrivata da sola visto che è l’unico, tra gli uomini presenti, che non ho mai visto. “Notevole vero?”.
Più che notevole a essere sincera. Almeno il suo fondoschiena lo è, magari si gira e mi ritrovo dinnanzi uno sgorbio. Sai che delusione. “Andre”, urla Michael. “Vieni qui che ti presento l’elemento del gruppo che ancora non conosci”. Il fratello di Marti si gira e… Porca di quella miseriaccia fetente! No, non può essere. Questo è un incubo. Cazzo! Oh. My. God. Che ci fa l’uomo dei cliché davanti a me? Se non mi affretto a chiudere la bocca di sicuro vi entrerà una mosca o uno pterodattilo, più probabile. C’è da dire che lui non è da meno. Nessuno dei due si aspettava di vedere l’altro oggi. E questa come la spiego alla mia miglior amica? È mai possibile che per una volta che decido di lasciarmi andare e non pensare a niente e a nessuno, se non a me stessa, finisco per andare a letto con il fratello incasinato di Marti? Tralasciamo il fatto che da quella notte l’ho pensato spesso, soprattutto quando mi ritrovo sola nel mio letto. “Piacere, io sono Andrea, il fratello di quella svitata”, mi porge la mano che io non accenno ad afferrare continuando a fissarlo imbambolata. Devo riprendermi cazzo! Eh no, questa mossa è sleale, non può sorridermi in quel modo. Un’ondata di calore attraversa tutto il mio corpo prima di palesarsi sul mio viso facendomi arrossire. Dio, ti prego, fa che non mi abbia riconosciuta. Un momento, Martina continua a ripetermi che suo fratello è un dongiovanni seriale, sono solo un volto tra i tanti. Devo respirare e stare tranquilla.
Mi sforzo di sorridere, mi asciugo la mano sudaticcia sugli shorts di jeans e gli stringo la mano. “Piacere mio, io sono Elisa, la coinquilina di Martina”. I suoi occhi nocciola si accendono e il suo sorriso malandrino incurva la parte destra delle labbra. “Elisa”, ripete il mio nome a bassa voce ed è maledettamente sexy. Ok. Magari si ricorda di me e la situazione può rivelarsi davvero imbarazzante. “Andre smettila di fissare la mia amica in questo modo, tanto non ci casca. Non te la darà mai, inutile provarci”, lo riprende Marti. Troppo tardi. La tua amica gliela ha già data e te lo ha anche detto. Andrea si gira nella direzione di Marti, che se ne sta accoccolata tra le braccia di Alessandro, e urla: “Tu mi sottovaluti, sorellina”. Confermo. Marti sottovaluta molto suo fratello. “Eli, cazzo, di’ qualcosa”, sbraita Martina. “Amore calmati, lo sai che Andre fa così solo per farti incazzare”. Alessandro la stringe più forte a sé e sento la ormai familiare fitta di gelosia che provo quando li osservo. Lo so che non è giusto, ma non è una cosa che posso controllare. “Possiamo continuare questa discussione in macchina?”, ci richiama Michael. “Possiamo salutarti anche noi Eli, o anche tu hai perso la testa per il nostro Andrea?”. Alessio si avvicina e mi deposita un bacio sulla guancia. Saluto tutti e di comune accordo decidiamo che è arrivato il momento di recuperare le macchine dal parcheggio. In tutto questo,
convengo che è meglio non guardare Andrea, anzi è meglio che mi prepari a evitarlo. Non sarà semplice, ma devo farcela. Spero tanto che non si ricordi di me perché, in caso contrario, negherò fino alla morte.
Andrea Una delle cose che più adoro è contrariare mia sorella. Martina è facilmente provocabile e le sue eccessive reazioni sono uno spasso. Proprio per questo, quando abbiamo deciso di fare un viaggetto per l’addio al celibato, ho proposto la capitale Olandese come meta. Diciamo che la scelta è stata ben ponderata e mi sono preso la mia rivincita. Mia sorella ha rovinato a me e al mio miglior amico il weekend ad Amsterdam, senza la sua presenza molesta ci saremmo potuti divertire. Non ci fu pensiero più errato… Di certo non potevo immaginare che Alessandro, il mio futuro cognato, fosse diventato una palla al piede peggio della fidanzata. In assenza di Marti, Ale ha ben pensato di prendere il suo posto e bocciare tutte le mie proposte. Questa è la parte brutta della loro storia, si sono uniti contro di me. In sintesi, non è andata proprio come avevo pianificato e questo mi ha molto irritato. Il problema è che ogni volta che penso al passo che stanno per compiere, mi viene il panico. Ho sempre paura che uno dei due cambi idea all’ultimo minuto, o che salti fuori qualcosa che possa rimettere tutto in discussione.
Sono pazzo e paranoico? Sì, ma non riesco a scacciare questi stupidi pensieri dalla mia testa. Non sopporterei di assistere al dolore e alla disperazione di una delle due persone che amo di più al mondo. Quei due sono arrivati fino a questo punto passando dall’inferno, un inferno che hanno contribuito entrambi a creare con gli anni; non tornerebbero mai indietro, si amano troppo. Nonostante questa giusta costatazione, non riesco a scacciare via l’ansia. Dopo il weekend a dir poco deludente, arrivato all’aeroporto di Malpensa con uno stato d’animo che non è dei migliori, non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi davanti Lei. Chi è Lei? Semplicemente la ragazza che ha stregato il mio corpo in una notte. Elisa, solo oggi ho scoperto il suo nome… un nome essenziale e dolce. Non nego che, dopo quella notte, ho pensato molto a quella ragazza che mi ha affascinato in un unico incontro. Ci sono uomini che sono attratti da donne forti e determinate, non è il mio caso, io preferisco quelle docili e remissive; mi è bastato incrociare gli occhi di Elisa per capire a quale delle due categorie appartenesse. Be’, il resto della serata che abbiamo passato insieme è stata solo la conferma. Si è data a me senza remore, forse incoraggiata dal fatto che non sapeva chi fossi. Adesso la situazione è cambiata, ma una cosa è sicura… La voglio di nuovo e l’avrò. Cazzo, vivremo sotto lo stesso tetto fino al matrimonio ed io sono un uomo debole, non resisterò alla tentazione. Tra tutte le donne in circolazione, solo con una ho passato una notte vulcanica senza sapere il suo nome… Guarda caso è la miglior amica di mia sorella. Incredibile! Dallo specchietto retrovisore guardo la faccia preoccupata e tesa di Elisa, mentre continua a mangiucchiarsi le pellicine del pollice. Vederla
così in difficoltà, fa crescere la mia erezione nei pantaloni. Reazione strana e inaspettata, mai successa prima. Ho dei problemi? Sono un Grandi, ovvio che sì. Buon sangue non mente. Durante il tragitto Elisa non dice una parola, tutt’altra storia per quanto riguarda me, i futuri sposini e Michela. Sono indignato, sono stato praticamente cacciato da casa mia. Visto che siamo in tanti, le ragazze e Michael alloggeranno dalla mamma; io, Alessandro e Alessio in albergo. Mi sento vittima di una discriminazione, Michael è un uomo, poco importa che sia interessato allo stesso tipo di volatile che ha tra le gambe, dovrebbe venire anche lui in albergo con noi. Il nostro battibecco si protrae fino a quando non arriviamo a destinazione. Senza preoccuparci dei bagagli entriamo tutti in casa, tranne Giovanni e Maria che vanno via, e subito la mamma e la nonna ci raggiungono. Tutte le attenzioni sono riservate all’unica persona del gruppo che non conoscono e non hanno mai visto: Elisa. La miglior amica di mia sorella si rilassa visibilmente e regala sorrisi a tutti, tranne al sottoscritto. Non ha incrociato il mio sguardo nemmeno per sbaglio. Urge un chiarimento immediato. Se voglio raggiungere il mio obiettivo, devo fare in modo che si tranquillizzi. Se proprio devo andare via da casa mia mentre le ragazze resteranno qui, esigo che Elisa dorma nella mia camera. Voglio averla nel mio territorio, nella mia tana, nel mio rifugio. Inoltre, se mai entrassi in quella stanza accidentalmente, mentre lei è lì da sola, avrei una giustificazione tipo ‘devo prendere un paio di boxer… o anche toglierli’. Elisa nella mia camera da letto = maggiori probabilità di raggiungere il mio obiettivo.
Mentre le donne si spostano in cucina per bere qualcosa e chiacchierare, gli schiavi della situazione, io, Ale e Alessio, vanno a recuperare i bagagli. Mi sento sempre di più una vittima. Alessandro sospira afflitto. “Non voglio allontanarmi dalla mia fidanzata, voglio dormire con lei, non l’ho vista per tre giorni”, si lamenta in quel modo lagnoso e poco virile. “Pensa solo che tra quattro giorni sarà tua moglie e finalmente dormirà al tuo fianco ogni notte per il resto della tua vita”, cerca di consolarlo Alessio. Per il resto della tua vita. A sentire quelle parole, mi sale l’ansia e mi si attorcigliano le budella. Per non parlare del fatto che il mio miglior amico non si fa problemi a dire, tra le righe, che non vede l’ora di scoparsi mia sorella. Cosa deve subire un povero uomo? “Smettila di fare il pappamolle e muoviamoci a scaricare questa roba”, ordino. “Mia sorella fa tanto la donna emancipata, ma manda noi a recuperare tutti i bagagli”. “Per favore, non dire queste cose davanti a lei, o dovremo subirci un lungo monologo sulla parità dei sessi”, mi supplica Ale. Alessio scoppia a ridere, solleva una valigia e ci guarda con gli occhi spalancati. “Di chi è questa valigia?”. “Di Marti”, ipotizzo, anche se il colore rosa e la faccia di Hello Kitty stampata sul davanti sono un chiaro indizio. “Pesa un accidenti… cosa si è portata dietro?”. Alessandro si passa una mano sulla faccia. “Casa mia diventerà un mercatino dell’usato. Di sicuro avrà comprato tante cazzatine”. Martina è una di quelle persone che odia fare shopping, ma quando inizia è pericolosa. L’appartamento del mio miglior amico ormai è
irriconoscibile, prima l’arredamento era essenziale, adesso è pacchiano. Oggetti su tutte le superfici presenti, colori vivaci sparsi qua e là, bagno rosa – quando ho visto il bagno mi è quasi venuto un colpo – calamite su tutte le parti in acciaio… Un caos totale insomma. Carichi come muli ritorniamo in casa e scarichiamo tutto all’entrata, ci affrettiamo a raggiungere il gruppo delle ragazze che parlano e ridono sguaiatamente. Siamo a pochi passi dalla cucina, quando sento una mano che si chiude intorno al mio braccio, mi giro per incontrare lo sguardo serio di Alessandro. Ok, chiamatelo pure sesto senso, ma ho come la sensazione che il mio amico stia per rompermi le uova nel paniere. “Andre, Elisa è la miglior amica di Martina, i prossimi giorni saranno frenetici e, con ogni probabilità, la mia fidanzata sarà più isterica del solito”. Lo fisso accigliato, anche se ho già capito dove andrà a parare. “Ho visto come la guardavi, stai lontano da quella ragazza. Non voglio drammi in questi giorni… In poche parole: evita di provarci, tanto non te la darà”. Non me la darà? Non credo proprio, diciamo che me l’ha già data e a me non è bastata quell’unica volta e conto di fare il bis nei prossimi giorni. Ovviamente mi guardo bene dal dire queste cose ad alta voce, non voglio allarmare ulteriormente il mio amico sottomesso. “Puoi stare tranquillo…”. “Prometti”, mi interrompe. Non esiste, posso promettere che braccherò Elisa finché non cederà, ma non posso promettere che non cercherò di portarmela a letto. “Cosa ci fate lì impalati?”. Alessio torna indietro quando si accorge che ci siamo fermati.
Colgo l’occasione ghiotta e, dopo aver sorriso ad Alessandro, me ne vado in silenzio. Appena la figura di Elisa entra nel mio campo visivo, una parte del mio corpo, quella che si trova sotto la pancia e in mezzo alle gambe, si rianima. Anche se da qui non riesco a vederle, non riesco a non pensare alle sue lunghe gambe, le stesse gambe che in una notte di fuoco mi hanno stretto i fianchi. Intendiamoci, Elisa ha un bel visino, degli occhi blu strepitosi ed espressivi, delle labbra fatte per essere baciate, un nasino piccolo e proporzionato, ma le cosce sono il suo punto forte. Elisa è una figa punto. Non posso andare avanti così, non posso passare i prossimi giorni con una costante erezione che brama… Ci siamo capiti, no? Sospetto che usufruirò molte volte di quella famosa doccia gelata che poi, lasciatemelo dire, la faccenda della doccia gelata è una gran cazzata. È un modo carino per dire: “Vado in bagno per affrontare un incontro di cinque contro uno e ne uscirò vittorioso”. Ok, magari questo scontro avverrà sotto il getto dell’acqua, ma ci sarà ve lo assicuro. Elisa si ritrova a incrociare il mio sguardo e subito abbassa la testa imbarazzata, sorrido e continuo a fissarla sfacciatamente finché non mi arriva un colpo nelle costole. Bastardo! “Hai capito quello che ti ho detto poco fa?”, chiede minaccioso Alessandro. Sì e francamente non me ne frega un cazzo. “Non ho fatto niente”, mento. Se il mio sguardo esterna quello che provo, il messaggio è chiaro: io e te nudi, subito. “Ti conosco da una vita”.
“Anche io e non mi sarei mai aspettato che un giorno ti saresti fatto mettere i piedi in testa da una ragazza, eppure…”. “Taci, stronzo”. “Devo citare mia sorella?”, domando divertito prima di scoppiare a ridere. “La verità ti fa male”. “Smettila idiota!”, mi riprende. “Vedi quelle due ragazze?” indica Elisa e Michela, sua sorella. “Sono intoccabili”, conclude. “Fammi capire una cosa, tu puoi scoparti mia sorella e io non posso fare lo stesso con la tua o con la miglior amica di Marti?”. “Esatto! Comunque io non mi scopo tua sorella perché la amo. Noi facciamo l’amore. Tu, al momento, non hai intenzione di impegnarti e devi stare lontano da Michela ed Eli”. Ma quanto è diventato noioso quest’uomo? È diventato una palla al piede, una piaga, un rompipalle, uno zerbino. Mia sorella ha le sue palle in pugno e influenza le sue azioni e i suoi pensieri. “Cosa avete voi due oggi, non fate altro che fermarvi e bisbigliare”, ci richiama per l’ennesima volta Alessio. Ringrazio mentalmente il mio amico che, nel giro di pochi minuti, mi ha salvato il culo due volte.
CAPITOLO 2 Elisa
Per tutto il tempo in cui sono stata in sala con gli altri ho sentito lo sguardo del fratello di Marti addosso. La mia pelle bruciava e milioni di fastidiose formichine marciavano sul mio corpo, molte volte avrei voluto alzarmi e uscire da quella stanza per rifugiarmi in un posto sicuro e sfuggire all’esame attento di quegli occhi. Purtroppo non sono a casa mia e il massimo che ho potuto fare è chiudermi nel bagno. Appoggio i palmi sulla porcellana del lavabo e fisso la mia immagine allo specchio, all’apparenza sembra tutto a posto, peccato che mi senta agitata e sotto pressione. Non voglio che la mia amica venga a sapere che il famoso uomo misterioso con il quale ho fatto sesso mesi fa, in realtà è suo fratello. Al solo pensiero mi sento morire, ma la cosa che mi disturba di più è che… lo desidero e tanto. Quando ho incrociato per caso il suo sguardo mi sono sentita in soggezione e quel suo sorriso impertinente e strafottente ha avuto il potere di far aumentare i miei battiti cardiaci. Continuo a ripetermi che è impossibile non trovare attraente Andrea per giustificare queste strane reazioni; in fondo è vero, con il corpo robusto e forte, i lineamenti decisi ma delicati, le labbra carnose e quegli occhi intensi, l’uomo dei cliché è irresistibile. Mi sciacquo la faccia una volta più del necessario e mi decido a uscire dal bagno per tornare dagli altri. Apro la porta e per poco il mio cuore cessa di battere, appoggiato con la spalla al muro c’è Andrea. E adesso cosa faccio? Abbasso lo sguardo istintivamente e mi porto il pollice alla bocca per mangiucchiare le poche pellicine sopravvissute. “Guardami”, mi ordina con quella sua voce profonda. Subito mi ritrovo ad ubbidirgli e lui sorride soddisfatto. Sono una stupida. “Ho notato che eviti il mio sguardo, come mai?”.
Come mai? Ha veramente intenzione di giocare sporco? Bene, devo respirare e riprendermi, non gliela darò vinta facilmente. “E perché dovrei? Ti sbagli”. Le sue labbra si curvano e si stacca dal muro per avvicinarsi a me. Brutta storia. Brutta, brutta, bruttissima. “Infatti non dovresti. Non dovresti vergognarti ripensando a quello che è successo tra di noi qualche mese fa”. Giustamente, doveva ricordarselo per forza. In questo momento non me la sento di confermare la sua tesi e un’idea si fa spazio tra i miei pensieri. Lo guardo e cerco di assumere l’espressione più perplessa del mondo. “Scusami, non so di cosa tu stia parlando”. Lo so, sono poco credibile, ma è l’unica cosa che mi è venuta in mente e proverò a togliermi da questo imbarazzo con tutti i mezzi. “Non fare la furbetta con me, Elisa. A proposito, mi piace il tuo nome”. “Grazie per il complimento, ma continuo a non capire”. Perché ogni volta che pronuncia il mio nome avverto uno spasmo nel basso ventre? Si avvicina di qualche passo ed io indietreggio ritornando in bagno, non gli permetterò nemmeno di sfiorarmi, non posso garantire per le mie azioni. Potrei anche violentarlo e non mi sembra il caso, non quando siamo a casa della mia miglior amica che tra quattro giorni sposerà l’amore della sua vita. “Lascia che ti rinfreschi la memoria”. Ok, sto per svenire. “N-no, grazie”. Dalla mia risposta balbettata traspare tutto il mio disagio e la mia scarsa sicurezza. Chi voglio prendere in giro, io sono una persona estremamente insicura.
Andrea continua la sua avanzata senza togliermi gli occhi di dosso e io continuo a camminare all’ indietro per sfuggire… Non so bene a cosa. “Se non ricordo male, e credimi ricordo tutto alla perfezione, l’ultima volta ce la siamo spassata. Ti sei divertita molto, anzi, ci siamo divertiti moltissimo”. Perché in questo momento, l’unica cosa a cui riesco a pensare è ad Andrea in costume da bagno che esce dal mare tutto gocciolante? Maledetto Michael! Mi ha descritto milioni di volte questa scena per giustificare lo stupido nomignolo che gli ha affibbiato. La cosa destabilizzante è che immagino me al suo fianco mentre gli lecco il torace assaporando l’acqua salata, il che fa un tantino schifo se pensiamo a tutte le persone che urinano in quelle acque. Che schifo! “Senti, ti stai sbagliando. Questa è la prima volta che ti vedo”, continuo con il mio piano. “Cazzate!”, sbraita infastidito. “Io e te siamo andati a letto insieme e la pratica è stata piuttosto soddisfacente e appagante, non fingere di non ricordare niente”. Il suo tono sicuro mi eccita ancora di più e immagini della notte passata insieme mi investono. Devo ricompormi immediatamente e non pensare più a quella notte, non adesso almeno. “Be’, tu dici che ci conosciamo, io non mi ricordo di te. Strana situazione non trovi? Qui ci sono due opzioni plausibili per giustificare il tutto: o mi hai presa per un’altra, o sei una frana a letto e ho rimosso il ricordo di quella serata”. Qualsiasi uomo sulla faccia della terra si sarebbe offeso davanti a quelle parole, ma non l’uomo dei cliché. Lui continua a sorridere e a intimorirmi con il suo sguardo insistente ed invadente. “Con tutto il rispetto, mi sento di prendere in considerazione una terza ipotesi: tu stai negando tutto e mi stai prendendo per il culo”.
Ma quanto è pieno di sé quest’uomo? Giusto, è il fratello di Marti, non dimentichiamocelo. “Magari in questo momento sto attentando alla tua autostima ma, credimi, io non ti ho mai visto in vita mia”. Faccio una pausa ad effetto. “Oddio”, mi do un colpetto con il palmo della mano alla fronte “Ester”. Adesso il nostro caro megalomane non sorride più. “Ester?”, domanda dubbioso. “La mia sorella gemella”, spiego. Non devo ridere. Non devo ridere. Non devo ridere. Cazzo, sto per esplodere. “Ehm… Cosa? Tu…”. Annuisco. “Scusami, io… Cazzo!”, impreca a denti stretti. “OH, tranquillo, non preoccuparti. Conosco mia sorella e so che è una tipa abbastanza… leggera diciamo”. Il suo sguardo si fa duro e il sorriso abbandona del tutto il suo viso. “Cioè, lei vive la giornata…”. “Ho capito perfettamente cosa intendi”, mi interrompe con tono gelido. “Scusami ancora per il mio comportamento inopportuno”. Detto ciò, gira su se stesso e sparisce. Fisso la sua schiena allontanarsi spiazzata, in un nanosecondo il suo comportamento è cambiato radicalmente. Non è che soffre di qualche disturbo della personalità? Cosa avrò mai detto di male per scatenare una reazione del genere? Non ho tempo di riflettere oltre sull’accaduto perché, senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovo Marti a un palmo dal naso. “È successo qualcosa?”, mi fissa con il suo sguardo preoccupato. Quando mi pone questa domanda, vuole sapere se il Mostro mi
infastidisce ancora. Ovviamente rispondo sempre con un NO secco, ma mento. Non voglio che lei si preoccupi per me, soprattutto in questi giorni. “No, tutto nella norma”. Annuisce poco convinta. “Hai visto Andrea?”. Sbarro gli occhi colta alla sprovvista. Perché chiede a me se ho visto suo fratello? “Si”. Decido di risponderle nel modo più sincero ed essenziale possibile. “Ti ha detto che ha portato il tuo bagaglio in camera sua? Ti ha mostrato la stanza?”. Ormai non sento più la voce della mia miglior amica, mi sono bloccata a quel In camera sua. Dormirò in camera di Andrea. Dormirò nel suo letto, luogo dove avrà sicuramente portato tante ragazze, quindi abbastanza contagioso. Non so come prendere questa notizia perché trovo molto intimo dormire nel letto di una persona. Lo so, probabilmente se in aeroporto mi fossi trovato davanti un altro uomo e non quell’uomo, non avrei reagito così, ma la situazione non si può cambiare. “Eli sei sicura che vada tutto bene? Ti vedo strana”. “Sì! Sono un po’ stanca ma sto bene, non preoccuparti”. “Mi preoccuperò sempre per te anche se non vivremo più sotto lo stesso tetto. In verità sto pensando di prendermi un giorno libero dal matrimonio e dormire da voi”. Ma è pazza? Alessandro non glielo permetterà mai, anzi darà di matto quando Marti gli accennerà questa cosa. Devo convincerla a desistere, anche se… NO! “Non è necessario, davvero. So cavarmela da sola e poi con me c’è Michael”.
Mi stringe in uno dei suoi calorosi abbracci e mi deposita un bacio sulla guancia. “Mi mancate già. Sono contenta e triste nello stesso momento, non vorrei abbandonarvi”. “Marti, tu non ci abbandoni. Vivremo nella stessa città, qualche volta usciremo insieme, ci sentiremo tutti i giorni tramite telefono”. Annuisce, anche se sconsolata e imbronciata. “Allora, mio fratello ti ha mostrato la sua camera o no?”. “No”. “Come immaginavo, andiamo che te la faccio vedere io. Andrea è proprio un cretino, prima insiste affinché tu dorma in camera sua e poi non ti dice niente. Mah!”. Marti si stacca da me per uscire dal bagno, presumo che debba seguirla, ma non ci riesco perché, ancora una volta, non ho ascoltato tutto quello che mi ha detto la mia miglior amica. Mi sono bloccata alla parola insiste.
Andrea Ammetto che ora come ora non ho una grande opinione delle donne, per quanto mi riguarda sono solo delle puttane traditrici. Sembra brutto dirlo, ma è così. Ovviamente questo non vale per tutte, non per quanto riguarda mia nonna, mia madre, mia sorella (molto stronza ma non puttana), Michela (per come la vedo io, può anche essere lesbica. Non l’ho mai vista con un uomo) e la ragazza del bar. La sconosciuta. Ok, non ha senso visto che… abbiamo consumato subito, ma qualcosa nel suo sguardo mi ha fatto pensare che non era come tutte le altre. Posso sembrare stronzo, non voglio dire cazzate, lo sono. Non siamo
forse catalogati in questo modo dalle donne? Loro odiano essere contrariate e lungi da me inimicarmi quelle dolci creature. Sapere che ho sbagliato a giudicare in modo positivo una persona per l’ennesima volta, mi ha fatto infuriare. Non credo alla questione sorella gemella, non sono un cretino, ma io non conosco Elisa e può darsi che lei stesse parlando di sé. La cosa irrazionale è che immaginarmi la miglior amica di mia sorella con altri… Mi sto incazzando. Marcio spedito verso l’uscita pronto ad andare da Simone e scolarmi qualcosa di forte. Lo so, l’alcol non ti schiarisce le idee e non è un calmante, ma aiuta. Sto per salire in macchina quando vengo intercettato da Alessio. “Siamo arrivati da poco e già stai scappando?”. Le sue battutine del cazzo hanno stancato, ma lui non lo capisce e pensa di essere divertente. “Ho solo voglia di bere qualcosa”. “Ultimamente hai bisogno di bere qualcosa troppo spesso”, mi fa notare. Ma dove sono finiti i miei migliori amici? Ormai è chiaro che questi due sono solo delle pessime imitazioni rompipalle. “Vuoi venire anche tu? Ti farebbe bene, sai? Almeno ti rilassi un pochino”. “Dobbiamo andare in albergo per il check-in, dovrai rimandare la tua sessione di ‘affogo i dispiaceri nell’alcol’”. Dio se è esilarante. Pezzo di merda! Sto per rispondergli a tono, ma arriva Alessandro in suo aiuto. “Siete pronti? Andiamo?”. Alzo le mani al cielo spazientito e salgo in macchina seguito dai pessimi amici che mi ritrovo.
Dopo esserci annunciati in albergo e aver sistemato le nostre cose nelle camere, faccio una lunga doccia per ricompormi. Il tempo di cambiarmi e raggiungo gli altri nell’atrio per andare a cena dalla mamma. I prossimi giorni saranno una tortura, non avrò un attimo di tregua per stare da solo. Non che odi stare in compagnia, ma vorrei scegliere da solo le persone con cui stare e gli amici di mia sorella non sono il massimo. Durante la cena, tutti parlano del matrimonio per la contentezza di Marti che non fa altro che sbuffare infastidita. Io, purtroppo, non riesco a non guardare Elisa che continua a evitarmi, chiacchiera e ride con tutti tranne che con me. Non che mi interessi colloquiare con lei, voglio tutt’altra cosa. Ci ho riflettuto molto, magari Elisa non ha mentito ed io sono andato veramente a letto con sua sorella, ma questo non mi impedisce di provarci con lei. Farmi due gemelle, seppur non nello stesso momento, è pur sempre una cosa figa. Le ragazze aiutano la mamma a pulire e poi siamo tutti pronti per andare da Simone, per non fossilizzarmi solo sulla miglior amica di mia sorella, stasera ho deciso di rimorchiare una bella pollastrella da portarmi in albergo. Tutto per non fare pressione a Elisa ovviamente. Odio essere asfissiante. Appena mettiamo piede nel locale mi dirigo al bancone e, mentre gli altri cercano un tavolo da occupare, io ordino qualcosa da bere. Subito la cameriera viene da me e le chiedo un amaro, tracanno il liquido scuro tutto d’un fiato, me ne faccio portare un altro e vado dai ragazzi che, intanto, hanno trovato posto.
Non capisco come mai oggi non riesco a interagire con nessuno, per tutto il tempo in cui resto con loro, non spiccico una parola. Apro bocca solo per ordinare l’ennesimo drink. Sono piuttosto brillo quando si avvicina Laura, una ragazza che non gode di buona reputazione e che ogni qualvolta mi vede ci prova spudoratamente, per chiedermi di unirmi a lei e alle sue amiche per una partita di biliardo. Colgo al volo l’occasione per defilarmi senza offendere nessuno. Causa alcol e una grossa erezione pulsante che non mi ha abbandonato per tutto il giorno, presto mi ritrovo a limonare, davanti a tutti, con Laura o una delle sue amiche, non so dirlo per certo. La ragazza si stacca dalle mie labbra per scrutarmi in modo seducente. Questi giochetti con me non funzionano, ma lei non deve saperlo per forza. “Che ne diresti se ci appartassimo?”. Ecco, il più delle volte, non sono io quello che rimorchia, ma piuttosto quello che viene rimorchiato. Di certo non è mia intenzione offendere nessuno, così annuisco, la prendo per mano e la conduco fuori dal locale. Siamo ormai arrivati alla mia auto quando sento qualcuno chiamarmi. Alessandro. Maledizione! Cosa vuole adesso? Non mi sono nemmeno avvicinato a Michela ed Elisa, anche se avrei tanto voluto. “Dove stai andando?”, mi chiede quasi in un sussurro per non farsi sentire da Laura. Sì, alla fine ho costatato che è lei quella con cui stavo limonando e che ben presto mi scoperò. Indico con un cenno del capo la ragazza che stasera mi aiuterà ad alleviare le mie pene. “Mi sembra ovvio”. “Non mi sembra un’ottima idea”.
Nessuno lo pretende e non mi importa che lo sia. “Ale…”. Alza una mano per stoppare le mie proteste e il mio vaffanculo. “Siamo venuti tutti insieme, con due macchine, non puoi lasciarci a piedi. Per non parlare del fatto che sei sbronzo e di conseguenza non puoi metterti al volante”. “Farò guidare lei”, dico distrattamente, troppo impegnato a guardare le moine che fa Laura richiamando la mia attenzione. Stasera mi divertirò molto e in tutti i modi possibili e immaginabili. Farebbe meglio a non provocarmi oltre se domani vorrà almeno reggersi in piedi. “Tua sorella è incazzata nera. Non puoi evitare… questo” indica la figura di Laura piegata a novanta sul cofano della mia Audi. Non credo che arriveremo in albergo. “Almeno fino al matrimonio?”. La risposta mi sembra più che ovvia, ma il mio amico ultimamente non fa altro che prendere colpi. Devo ribadire il concetto. “No!”. “Andre, non puoi continuare così, per favore, non rendere questi giorni difficili, ci penserà già Marti”, mi supplica. Tentenno e mi appoggio alla carrozzeria della mia automobile. Non voglio creare problemi a loro, ma non farò un voto di castità se è quello che mi sta chiedendo. “Non vedo come il mio comportamento possa creare problemi. Sto andando via con Laura e non con tua sorella o la miglior amica di Marti. Dov’è il problema?”. “Il problema è che tua sorella ti ama ed è preoccupata per te. Ho dovuto trattenerla più volte, voleva spaccarti una stecca da biliardo in testa. Diciamocelo, hai dato spettacolo lì dentro”.
“Tu e Marti non avete fatto altro per anni”, mi difendo mentre il senso di colpa si fa spazio, a forza di gomitate, dentro di me. “Non ho mai rischiato di scoparmela davanti a tutti”. Se non la smette di ripropormi immagini vomitevoli di lui e mia sorella mentre si divertono tra le lenzuola, lo prenderò a calci nel culo. “Andrea, andiamo o no? Mi sto annoiando”, cinguetta Laura ricordandomi della sua presenza. Alessandro alza gli occhi al cielo. Da quando frequenta Martina, ha preso anche lui questo tic. “Andre, davvero? Sei caduto così in basso?”. So di cosa sta parlando, diciamo che affermare che Laura goda di una brutta reputazione è piuttosto riduttivo. Cazzo! Perché deve rovinarmi così la serata? Non capisce che così facendo mi conduce dritto tra le gambe di Elisa? Non ho fatto altro che pensare a lei e al suo corpo per tutta la serata. Se non vado via ora farò una cazzata e non voglio. Anche se Alessandro pensa il contrario, mi sto impegnando per non combinare un casino e rovinare loro questi giorni. “Mi dai un minuto?”. La sua espressione si rilassa visibilmente e annuisce contento. Vado da Laura e senza troppi fronzoli le dico che ho cambiato idea e, senza aspettare una sua qualsiasi replica, me ne vado. Rientro nel locale con Alessandro alle calcagna deciso a vincere il premio come miglior fratello sulla faccia della terra. Che gran rottura di palle! Il mio umore, però, migliora nel momento esatto in cui incrocio gli occhi pieni di luce di mia sorella. Darei la vita per uno di quei sorrisi che le illuminano il viso e tutto l’ambiente circostante. Martina può essere una rompipalle, ma è anche la persona più adorabile che conosca e so che è molto preoccupata per me.
Per il suo bene, cercherò di ridimensionarmi, speriamo solo che fili tutto liscio. Non dimentichiamo che la Nanetta in questione è una stronza patentata.
CAPITOLO 3 Elisa Ogni volta che Marti si lamentava dell’atteggiamento di suo fratello, io pensavo che esagerasse. Scoprire che l’uomo dei cliché e il dio del mare di Michael altro non sono che la stessa persona mi ha scioccato, ovviamente quando ho deciso di passare la notte con lo sconosciuto sapevo che era già andato a letto con molte donne, bastava guardare il modo in cui mi aveva avvicinato, ma solo ieri ho capito che il numero è maggiore di quanto pensassi. Ieri sera ho razionalizzato che quel serpente ha incontrato molte farfalle… Oddio, sto divagando. Non mi sembra il momento di pensare a animali e associarli alle parti anatomiche dell’essere umano. La cosa stupida è che mi sento ferita, non ha alcun senso ma è così. Sono stata sempre una calamita vivente per i casi umani e non è cambiato nulla. È vero, ho lasciato il mio ex che mi maltrattava, ma continuo a essere attratta da persone che mi faranno soffrire. Con questo non dico che avrò alcun tipo di relazione con Andrea, ma da quando l’ho rivisto non faccio altro che pensare a lui.
Noi donne siamo talmente presuntuose che ci autoconvinciamo di poter cambiare gli uomini, io ho fatto questo sbaglio per molti anni ma adesso basta, non ho intenzione di cacciarmi di nuovo nei guai. Che poi, quando sarei uscita da quel guaio? Mai. Il Mostro continua a chiamarmi nonostante io lasci squillare il telefono a vuoto. È passato tanto tempo, eppure lui non molla la presa. Il bastardo sa che, nonostante tutto, esercita ancora uno strano potere su di me. Grazie ai preparativi per le nozze, riesco a non pensare per un tempo lunghissimo all’affascinante fratello della mia miglior amica, anche perché lui non mi fissa continuamente come prima, forse si è bevuto la storia della sorella gemella. Passiamo l’intera giornata in giro e per la prima volta dopo tanto tempo mi sento serena e felice ma, allo stesso tempo, non riesco a scacciare quel sentimento fastidioso che mi opprime da un po’: l’invidia. Quando rientriamo a casa siamo stanche e affamate e, visto che nessuno ha voglia di preparare niente, decidiamo di ordinare pizza per tutti. “Pizza e poker?”, propone Alessandro. “Prima o poi ci confesserai perché quando ordiniamo pizza, proponi sempre di giocare a poker?”, chiede sbuffando Andrea. Deve proprio avere quella voce così sexy? “Perché pizza e poker per me e Ale equivale a una serata perfetta”, risponde Martina, sorridendo al suo fidanzato. “Sì, l’abbiamo capito questo, ma perché?”, continua Andrea scocciato.
“Andre, non fai altro che ordinarmi di non renderti partecipe della mia vita sessuale con tua sorella, quindi evita di provocarmi. Fidati, non ti piacerebbe ascoltare la storia legata a pizza e poker”. Marti corre da Alessandro e lo abbraccia. “Mi sei mancato oggi, Iena”. “Anche tu, Strega, da morire. Dovremmo ritagliarci un po’ di tempo da passare solo noi due insieme”. Ecco che la gelosia ritorna prepotente. “Sto per vomitare!”, esclama Andrea. “Ci sono altre persone in questa stanza, ve ne siete accorti?”. “Lasciali stare, sono adorabili”, lo riprende Michela che guarda la coppia con gli occhi a cuoricini. “Ha ragione Michela, smettila di lamentarti. In fin dei conti, se avessi una fidanzata come Marti, anche io vorrei passare del tempo da solo con lei per…”. “Non continuare oltre se non vuoi che il mio pugno entri in contatto accidentalmente con la tua faccia”, Alessandro interrompe Alessio minacciandolo. “Non ho ancora capito cosa ci trovate in Marti, è una sempliciotta”, interviene Michael, atterrando a peso morto sul divano. Oh mio Dio! Devo dire subito qualcosa prima che i miei coinquilini inizino a litigare come al solito. “Michael, Marti è una ragazza fantastica e, proprio per questo, la adori… anche se fingi il contrario”. “Ok, può darsi che le voglia un pochino di bene, ma non la trovo per niente attraente”, risponde piccato il Maligno. Sì, anche io ho iniziato a chiamarlo così quando si comporta da stronzo. “Certo, tu preferisci farti prendere per il c…”.
“Martiiii!”. Anna sgrida sua figlia giustamente. Sono sconvolta e schifata, come può dire queste cose? Quella ragazza è senza vergogna. Come me, anche tutte le persone presenti nella stanza hanno un’espressione di orrore stampata in faccia. Andrea, Alessio e Alessandro si sono addirittura tappati le orecchie. Michela, invece, è rossa in viso. “Nanetta fai schifo. A momenti rischiavo di svuotare il contenuto del mio stomaco sul pavimento. Non puoi dire queste cose, non quando siamo prossimi a mangiare, mi hai fatto passare la fame”. “Andre, tu sei più osceno di Michael, quindi taci!”, sbraita Martina in direzione del fratello. Dio quanto la amo! Per fortuna, ben presto ci ritroviamo a parlare di altro in attesa del fattorino. Una volta arrivate le pizze, mangiamo tutti in religioso silenzio direttamente dal cartone. Mentre ieri sera sono state le donne a mettere ordine, stasera l’ingrato compito tocca agli uomini. Be’, in verità, hanno preso un sacco della spazzatura e hanno buttato tutto, sempre meglio di niente. Anna decide di passare la notte da Cristiano, il suo compagno, e, dopo averci salutati tutti con un bacio affettuoso sulla guancia, va via. Come aveva proposto Alessandro, appena il tavolo è libero da tutti i cartoni, ci organizziamo per una partita a poker. Conosco le regole del gioco e non me la cavo male, ho avuto Marti come maestra e lei è un asso, ma non posso fare niente contro gli altri. La mia coinquilina è imbattibile quando ci sono le carte in mezzo, anche se vengo eliminata quasi subito, mi diverto molto a vedere i miei amici giocare. I più competitivi sono di sicuro i due Grandi, Alessio e Alessandro; Andrea impreca e non poco quando resta senza fiches.
Il problema del poker è che può durare ore e ben presto mi ritrovo a sbadigliare. Per evitare di addormentarmi lì, davanti a tutti, decido di andare in camera mia per controllare il cellulare. Non che abbia voglia di affrontare quello che troverò sullo schermo, cancellerò tutti i messaggi senza nemmeno leggerli e ignorerò le chiamate. Appena entro nella stanza di Andrea mi tolgo le scarpe e mi stendo sul letto, oggi abbiamo camminato tanto e ho i piedi doloranti. Dopo aver ripulito il mio cellulare, decido di chiudere gli occhi per qualche secondo per godermi quei pochi attimi di pace.
Andrea Ma il detto non dice: “fortunato al gioco, sfortunato in amore”? Allora come mai i finalisti sono proprio i futuri sposi? Non mi sembra giusto, loro hanno trovato l’amore quindi avrei dovuto vincere io. Non resterò ancora per molto a guardar giocare e litigare questi due, gli altri si sono già spostati sul divano e stanno guardando un film, potrei raggiungerli, o potrei raggiungere Elisa che si è rifugiata nella mia camera. Credo che opterò per la seconda opzione, in fondo ha detto che andava a recuperare il cellulare per poi tornare da noi. Quanto ci vuole per prendere un dannato cellulare e tornare? Forse sta parlando con qualcuno al telefono, magari ha un ragazzo e io non lo so. L’unico modo che ho per far luce sulla questione è andare da lei. Probabilmente mi etichetterà come un pervertito, ma non importa. Lascio i due fidanzatini alla loro ennesima discussione e vado a cercare Elisa. Una volta davanti alla porta della mia camera da letto,
accosto l’orecchio al battente per origliare… Non so esattamente cosa. Dall’interno non arriva nessun rumore, così apro la porta delicatamente quel poco che mi serve per oltrepassarla. Subito noto la figura di Elisa distesa sul letto con gli occhi chiusi, il telefono nel pugno della mano destra che lampeggia. Si è addormentata. Chiudo la porta alle mie spalle e mi avvicino di qualche passo, i miei occhi continuano a fissare la sua faccia rilassata, è sempre bellissima, ma manca qualcosa. I suoi splendidi occhi sono chiusi. Il telefono smette di lampeggiare per pochi secondi prima di riprendere. Mi avvicino per leggere un nome, che di sicuro non mi dirà niente, sul display e trovo solo un numero non segnato. Senza accorgermene, il mio viso si ritrova vicinissimo al suo e i miei occhi vanno subito a cercare le sue labbra. Quelle labbra così invitanti. La voglia di ridurre la distanza e baciarla è tanta, ma non lo faccio perché non voglio spaventarla. Cazzo, potrei chiamare Laura e appagare i miei bisogni, sono sicuro che accetterebbe su due piedi nonostante quello che è successo ieri, il problema è che voglio lei. La ragazza con i capelli neri e gli occhi blu, con le gambe lunghe e perfette… Elisa. Vedo le sue palpebre fremere e so che sta per svegliarsi; lo so, dovrei spostarmi ma non riesco a muovermi. Appena i suoi occhi incontrano i miei, vedo le pupille dilatarsi. Quando realizza del tutto che sono ad un palmo dal suo viso, si alza di scatto e, cazzo, il mio naso è vittima di una brutta collisione. Indietreggio di un paio di passi con una mano sulla zona lesa e delle lacrime iniziano a sgorgare dai miei occhi. Ho appena ricevuto una capocciata sul naso. “Oddio… scusami”.
Elisa si alza per raggiungermi, impacciata. “Cazzo che dolore! Hai una testa dura, ragazza”. Il dispiacere che si leggeva sul suo viso svanisce e al suo posto compare l’irritazione. “Be’, non ti ho chiesto io di avvicinarti a me. A proposito, cosa ci fai qui?”, mi chiede portandosi i pugni chiusi sui fianchi. “Veramente questa sarebbe la mia camera”, le faccio notare. “Veramente, per il momento è la mia camera”. Cosa? Stiamo scherzando? “Ah, io sono stato così gentile da cederti la mia camera e adesso ne rivendichi il possesso?”. “Esatto!”, conferma. “Tutto questo è frutto dell’influenza dovuta al troppo tempo che passi in compagnia della mia pazza sorella”. “Scusa se te lo dico, ma tu non mi sembri poi tanto normale”. Non ci sto capendo più un cazzo. Questa tizia, la presunta gemella di una ragazza che mi sono fatto, una ragazza che vorrei farmi, è passata dal non guardarmi e non rivolgermi parola a offendermi. Una cosa intermedia no? “Ti rendi conto che sono dolorante e la colpa è solo tua?”. “Se avessi potuto scegliere, avrei mirato a tutt’altra parte”, ha il coraggio di rispondere. I suoi occhi ingannano, Elisa non è una persona affabile e calma, è una pazza. Marti continua a rovinare la gente. Qualcuno dovrebbe fermarla. “Tua sorella è molto più simpatica di te”.
“Mia sorella non ha mai capito niente, è una stupida”. Sta offendendo la sua gemella? Questa tipa è fuori di testa. In tutto questo il mio naso non la smette di pulsare. Spero solo di non ritrovarmi un livido enorme al centro della faccia domani. Marti si arrabbierebbe molto se dovessi accompagnarla all’altare mezzo sfigurato. “Se non ti dispiace, vorrei tanto rimanere da sola e quindi ti chiedo gentilmente di uscire dalla mia camera”. Visto che devo mettere al più presto del ghiaccio sul naso, decido di lasciar correre ed esco dalla mia cazzo di stanza. Che non si illudesse, torneremo presto sulla questione. Sono entrato in quella camera con una gran voglia di Elisa e ne esco messo peggio. Devo assolutamente fare ‘una doccia fredda’, così mi chiudo in bagno.
Mentre siamo in macchina per andare in albergo, io e i ragazzi ci ritroviamo a parlare della miglior amica di Martina e, visto che ho una fottuta voglia di rivedere la sua gemella e mi sono stancato di chiudermi in bagno ogni tre per quattro, chiedo ad Alessandro se ha mai incontrato sua sorella. Adesso, mi sarei aspettato come risposta un no o un sì, ma non un ‘Elisa è figlia unica’. Brutta stronza! Si è presa gioco di me alla grande. Ah, ma questa me la paga cara la signorina. Mi sento di citare una delle mie frasi preferite tratta da un bellissimo film: domani è un altro giorno.
CAPITOLO 4 Elisa Questa mattina mi sono svegliata con un obiettivo ben preciso da raggiungere: evitare quel pallone gonfiato di Andrea. Lo ammetto, non sarà facile, soprattutto perché alloggio a casa sua e dormo nel suo letto, ma cercherò di non incontrare quella faccia di merda a tutti i costi. Ok, forse mi sento lievemente in colpa per la questione della colluttazione, anche se è stato il suo naso ad andare incontro alla mia fronte e non il contrario. Faccio un’ultima preghiera ed esco dalla mia stanza per andare in cucina, dove sicuramente troverò Marti, Michael e Michela. Sono ancora in corridoio, quando sento delle voci. Una è della mia amica che sta quasi urlando, Martina di norma ha una voce squillante ed alta, ma quando urla è una cosa micidiale. “Non mi credi?”, sbraita una voce maschile e non una voce qualsiasi. Obiettivo fallito! È un periodo nero per me e non mi va bene niente. “Secondo te, Ale, la sua scusa è plausibile?”. Marti si rivolge al suo fidanzato. Da qui non posso vedere la faccia di Alessandro, ma sono sicura che è corrucciata in un’espressione di puro terrore. La mia miglior amica fa questo effetto. “Effettivamente… Non tiratemi in mezzo, discutete tra voi se volete, ma io non voglio sapere niente”.
Povera Iena, mi fa una gran pena. “Come hai osato farti male due giorni prima del mio matrimonio? Va bene, non mi interessano la cerimonia e il ricevimento perfetti, ma avrei gradito molto che mio fratello non venisse immortalato con un gran livido sul naso”. Oddio, cosa gli ho fatto? È davvero così grave la situazione? Non voglio vederlo, adesso me ne ritorno in camera mia e… “Buongiorno Eli”, mi saluta il Maligno. Cazzo, non poteva ignorare la mia presenza? E adesso cosa faccio? “Non è così evidente, smettila!”. Andrea riprende sua sorella. Qua ognuno parla per i fatti propri, non si capisce niente. “Dimmi come ti sei fatto male, cazzo. Non voglio chiedertelo un’altra volta. Rispondi”, continua Marti insistentemente. Se solo sapesse che è tutta colpa mia… Non deve saperlo! “Ho un’idea!”, esclama Michael entusiasta. Siamo fregati. “Ti aiuterà Elisa a nascondere il livido con un poco di fondotinta”. Perché deve tirarmi sempre in mezzo? Non poteva prima chiedere il mio parere? Avanzo incerta verso il soggiorno, mi sento tanto una condannata a morte e Michael ha peggiorato la mia situazione. “Cosa? Tu sei…”. “Ottima idea, Michael. Ogni tanto servi a qualcosa”. Marti interrompe Andrea. “Tu, invece, non servi a niente. Ale, come vedi io mi sto impegnando, ma lei mi provoca”. Spero solo che quei due non inizino a litigare, non ce la faccio ad affrontare anche loro.
“Io non metterò quella roba da donna, dovrebbero aprire i manicomi solo per rinchiudervi voi due. Io non mi truccherò, punto”, afferma risoluto il pallone gonfiato. Ma non lo sa che, al giorno d’oggi, si truccano più gli uomini che le donne? Ma dove vive? Non la vede la televisione? Cavernicolo senza cervello! Ma come ho fatto ad andare a letto con un individuo del genere? I misteri della vita. “Ok, allora non verrai al mio matrimonio”, conclude Marti. “Strega, in realtà, è il nostro matrimonio e lui è il mio testimone, nonché tuo fratello”. Alessandro cerca di far ragionare la sua fidanzata inutilmente. “Bene, allora cercati un altro testimone… Ovvio, se lui mi raccontasse cosa è successo davvero, potrei accettarlo”. “Quante altre volte dovrò dirtelo? Sono scivolato in bagno e ho sbattuto il naso”. Oddio, la sua spiegazione è assurda! Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere senza controllo. Poco importa se Andrea mi guarda di traverso irritato, non rido così da non so quanto tempo ed è una sensazione bellissima. Mi sento leggera e accettata. “Venite fuori a fare colazione o dobbiamo aspettarvi ancora a lungo?”. Michela si affaccia dalla portafinestra e solo ora mi accorgo che hanno apparecchiato in giardino al sole. Wow! Fine dell'estratto Kindle. Ti è piaciuto?
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