Connie Furnari
PUNCHER
Titolo originale: Puncher
Copyright © 2016 Connie Furnari All rights reserved
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autrice. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Questo libro contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autrice, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).
I Edizione Marzo 2016
http://www.conniefurnari.blogspot.it/ conniefurnari@hotmail.it
Per aiutare il padre malato di cuore, dopo aver lasciato il college, April si vede costretta a lavorare nell’attività di famiglia, un’officina meccanica nel Queens. Il suo più grande sogno è diventare attrice, sperando così di dare un senso alla propria vita, e magari guadagnare per fare curare il padre in strutture adeguate. La sua occasione arriva quando, a causa di circostanze impreviste, viene scelta per interpretare Jo March in una rappresentazione teatrale di Piccole Donne a Manhattan, organizzata dalla famosa compagnia Lancelot, diretta dall’affascinante Edward Tucker, il quale sembra fin da subito provare un evidente interesse per lei.
Ma l’ambiente del teatro e del cinema non è come April si aspettava: ben presto, comprende che dovrà lottare assiduamente, per non soccombere all’invidia degli altri membri della compagnia teatrale. Per caso conosce Joe, e ne rimane affascinata: un ragazzo cresciuto nel Bronx, ribelle e determinato, che si allena nella palestra vicino alla sede Lancelot, sperando di diventare un pugile professionista. Tra April e Joe nasce una forte amicizia, e cominciano a sostenersi a vicenda, per realizzare ognuno il proprio sogno. Quando capiscono di provare qualcosa l’uno per l’altra, si scontrano con la dura realtà, e la loro passionale storia d’amore viene intralciata dall’ambiente teatrale, pieno di raccomandazioni e ingiustizie, e quello corrotto e duro della boxe.
Puncher è un romance dallo stile fresco e coinvolgente, con accese sfumature hot e due protagonisti molto indipendenti e appassionati. Un romanzo che narra di un amore forte e istintivo, intralciato dalla vita reale, che lotta per realizzarsi in un mondo corrotto e sporco, in cui i sogni sono l’unico modo per sopravvivere.
L’autrice Connie Furnari è nata a Catania. Laureata in lettere, appassionata di cinema, pittura e animazione giapponese, ha pubblicato con varie case editrici e vinto diversi premi letterari. Predilige scrivere il fantasy e il paranormal, ma si dedica anche al romance e alla narrativa per bambini. Tutte le opere dell’autrice sono facilmente reperibili su Amazon, sia in digitale che in cartaceo. Collaboratrice di molti web magazine letterari, vive tra centinaia di libri e dvd; adora leggere, disegnare manga, e dipingere quadri. Il blog www.conniefurnari.blogspot.it offre stralci delle sue opere, contest letterari, affiliazioni e promozioni di opere inedite ed editori, una sezione dedicata agli scrittori esordienti e alle case editrici, servizi di editing e molto altro. La sua email ufficiale è conniefurnari@hotmail.it
Questa è la pagina dell’autrice su Amazon, in cui sono presenti tutte le sue opere romance, paranormal romance, fantasy, fiabe e altri generi letterari. http://www.amazon.it/s?_encoding=UTF8&fieldauthor=Connie%20Furnari&search-alias=digital-text
CONNIE FURNARI - BIBLIOGRAFIA
ROMANCE
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Temptation + Prequel http://www.amazon.it/Temptation-Forbidden-FruitOriginal-Sin-ebook/dp/B0197LZ53O
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Secret Heart http://www.amazon.it/Secret-Heart-Connie-Furnariebook/dp/B00ZLY3CPK
Kiss the Rain http://www.amazon.it/Kiss-Rain-Connie-Furnariebook/dp/B00X5AXBYO
Only in my Dreams http://www.amazon.it/Only-my-Dreams-Connie-Furnariebook/dp/B0118FJHHW
PARANORMAL ROMANCE
Heaven (trilogia completa) http://www.amazon.it/Heaven-Trilogia-completaConnie-Furnari-ebook/dp/B01946EHVS
Heaven vol. 1 Earth Angel http://www.amazon.it/Heaven-Earth-Angel-saga-volebook/dp/B016XFMXO6
Heaven vol. 2 Stand by Me http://www.amazon.it/Heaven-Stand-The-saga-volebook/dp/B018BHSJIS
Heaven vol. 3 Always http://www.amazon.it/Heaven-Always-The-saga-volebook/dp/B018UB6W98
Frost http://www.amazon.it/Frost-Connie-Furnari-ebook/dp/B019QRE28S
Stryx http://www.amazon.it/Stryx-Connie-Furnari-ebook/dp/B00RPJ8DR6
Blood Moon http://www.amazon.it/Blood-Moon-Connie-Furnariebook/dp/B01BUPHEKW
Darkness http://www.amazon.it/Darkness-Connie-Furnariebook/dp/B017AL8GRU
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FANTASY
GoldenWorld (trilogia completa) http://www.amazon.it/GoldenWorld-TrilogiaConnie-Furnari-ebook/dp/B00W45HI6I
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GoldenWorld vol. 2 Hamilthon http://www.amazon.it/Hamilthon-Connie-Furnariebook/dp/B00W44O9DO
GoldenWorld vol. 3 Lynterwood http://www.amazon.it/Lynterwood-ConnieFurnari-ebook/dp/B00W44PHK8
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Fiabe http://www.amazon.it/Fiabe-Connie-Furnari-ebook/dp/B00S7UUP6E
PUNCHER
Ora ti dirò una cosa scontata: guarda che il mondo non è tutto rose e fiori, è davvero un postaccio misero e sporco e per quanto forte tu possa essere, se glielo permetti ti mette in ginocchio e ti lascia senza niente per sempre. Né io, né tu, nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l'importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti... così sei un vincente!
Sylvester Stallone, Rocky Balboa
«Ciao, bella figa. Esci da lì e facciamo un giro di mambo orizzontale.» Sospirai, non appena udii questa voce. Alzai il capo seccata e pulii con il panno l’imbuto, dopo aver cambiato l’olio alla Jeep che avevo sottomano. «Dave, sei davvero uno stronzo» bofonchiai, acida. Per fortuna non c’erano clienti, dentro l’officina. «Modera il linguaggio e sparisci. Sto lavorando.» Tolsi i guanti e il cappellino con visiera. I miei capelli erano un disastro: li avevo legati in una coda di cavallo, per evitare che alcune ciocche mi dessero fastidio mentre mettevo a punto quella macchina. Al cliente che me l’aveva data in consegna serviva il giorno dopo e dovevo sbrigarmi.
Dave si avvicinò, languido, e dalla sua espressione compresi cosa voleva. «So che tuo padre è in ospedale per dei controlli. Non potevo lasciarti sola soletta, in un posto così squallido e sporco.» «Ehi, sta’ attento a come parli!» Lo puntai con una chiave inglese. Mi faceva davvero incazzare che parlasse così. Lavoravo nell’officina di mio padre da quando avevo sedici anni. Mi aveva spiegato tutto sui motori. Il nostro appartamento era al piano superiore, e dava su un cortile che noi avevamo sistemato come giardino. Purtroppo, a causa dei suoi problemi di cuore avevamo avuto parecchie grane, così a ventitré anni suonati, ero stata costretta a lasciare il college e rinunciare momentaneamente alla laurea. Non avrei mai potuto permettere che mio padre chiudesse la sua attività solo perché non aveva avuto figli maschi, dopo che mia madre ci aveva mollati per uno appena conosciuto. Quando le mani di Dave mi agguantarono il sedere, mi ritrassi. Possibile che avesse per la testa solo una cosa? Provai a divincolarmi. «Ti ho detto che sto lavorando. Ho due macchine da sistemare per domani pomeriggio!» Mi voltai verso il carrello d’acciaio pieno di bulloni e dadi, per prendere l’ingrassatore pneumatico che avevo collegato al compressore. Si mise dietro di me e provò a baciarmi il collo, avvinghiandosi come un polipo. «Te l’ho già detto. Secondo me dovresti trovarti un altro lavoro. È strano entrare in un’officina meccanica e trovarci dentro una bella ragazza.» Si morse il labbro. «Anche se… devo dire che vestita così sei molto sexy, piccola.» Stavolta mi agguantò i seni, con forza. Con uno scatto mi allontanai, sbattendo contro il carrello sopra cui tenevo gli attrezzi. Era veramente un coglione. Dovevo liberarmi di lui. Stavamo assieme dall’estate oramai; lo avevo sopportato per mesi, ma negli ultimi tempi era diventato sempre più fastidioso e noioso. «Parli bene tu» mormorai, con una punta di invidia. «Hai il paparino che ti paga il college. Io devo sudarmi tutto.» Ci eravamo conosciuti alla Syracuse University. In poco tempo mi ero messa con lui, perché all’inizio non si era mai mostrato così stronzo. Da quando avevo lasciato
gli studi, me lo ritrovavo in officina quasi ogni pomeriggio a rompermi le palle. Aveva tempo da perdere, beato lui. «È che mi danno fastidio tutti gli uomini che entrano qui dentro. So che ci provano di continuo con te, April.» Era vero. Molti ci provavano con me. Quando capivano che non c’era trippa per gatti cambiavano meccanico. Avevo perso parecchi clienti in quel modo, ma piuttosto che farmi scopare da un vecchio bavoso avrei chiesto l’elemosina per strada. Tantissimi se ne andavano, dopo avermi intravista, china sui cofani aperti delle automobili. Non credevano che una donna potesse essere un bravo meccanico. Io e mio padre tenevamo cari i clienti che erano rimasti, i quali ci consigliavano agli amici. Dovevo sempre fare un lavoro perfetto. Se fossi stata un uomo, mi avrebbero perdonato, ma visto che ero una donna… per ogni piccolezza che avessi tralasciato, avrei corso il rischio di perdere quel cliente. Era tutto molto frustrante e stancante. E adesso Dave si permetteva di dare consigli non richiesti, l’imbecille. Lui che alla Syracuse pagava alcuni tizi anche duecento dollari, per passargli tesine già pronte. Abbassai la saracinesca, fino al pavimento. L’officina rimase illuminata solo dalla debole luce che penetrava dalle finestrelle alte. Mi poggiai sul cofano della Jeep e sganciai le bretelle della salopette blu, che portava il nostro logo sul petto. «Vieni, diamoci da fare» sussurrai. «Cazzo, se non mi do da fare» lui si leccò le labbra. Si avventò su di me. In un attimo mi sfilò la salopette e rimasi solo con la maglietta bianca a maniche corte. La tolsi dal collo. Il mio viso e le mie braccia erano ancora sporchi di grasso, ma a Dave non sembrava importare, anzi, lo eccitava ancora di più vedermi in quelle condizioni. Mi baciò, infilandomi la lingua in bocca. Risposi al suo bacio. L’unica cosa positiva era che scopava come un riccio e i nostri rapporti duravano al massimo tre minuti scarsi.
Si spinse contro di me, dopo essere rimasta in biancheria intima. Mi strappò gli slip e li lasciò cadere a terra, accanto al bidone dell’olio e al cric che avevo usato poco prima, per cambiare gli pneumatici. La sua mano scese sul mio seno, torturando uno dei capezzoli. «Adoro le tue tette» gemette, sempre più arrapato. Percepii le sue dita scivolare giù per il mio stomaco, e poi fermarsi. «Apri le cosce» mi sussurrò all’orecchio. Sobbalzai, quando mi penetrò con forza, entrandomi dentro. Cominciò a masturbarmi, mentre mi leccava il seno. Provai a eccitarmi, ma fu tutto inutile. Dave non era un bravo amante. Anzi, a dirla tutta, non ci sapeva fare per niente. Avevo perso la verginità qualche anno prima di entrare al college, con un mio compagno di liceo, e avevo avuto ragazzi ben più esperti di lui. Non avevo voglia di fare sesso. Non riuscivo a pensare che a quella dannata Jeep sulla quale Dave mi aveva spinta, pensando che ero già molto indietro con il lavoro e quell’idiota mi stava facendo perdere tempo prezioso. Continuando a stimolarmi, qualcosa accadde. «Finalmente… ti stai bagnando.» Mi fece sedere sul cofano dell’auto. Tolse le dita dalla mia intimità e si sbottonò i jeans. Dalla tasca prese un preservativo e strappò l’involucro con i denti. Era venuto preparato, lo stronzo. Mi aprì le cosce. Lo avvertii dentro di me, quando mi penetrò con un colpo deciso. Iniziò a muoversi, mentre mi agguantava per i capelli e mi strattonava il capo, sussurrandomi all’orecchio, come al solito, le sue volgarità: «Sì… prendilo. Fino in fondo. Lasciati scopare, April.» Non ero molto lubrificata e provavo fastidio, ma lo stesso non mi allontanai, aspettando che lui finisse, emettendo quei grugniti che odiavo. «Ci sono quasi, piccola» mugugnò. Pompò ancora più dentro. Mi fece sdraiare e poggiai la schiena al cofano dell’auto, tenendo le cosce divaricate e alzate, mentre lui in piedi, spingeva dentro di me a ripetizione.
«Vieni con me, dai» pregò. «Vieni.» Malgrado mi sforzassi, non riuscii a raggiungere l’orgasmo. Dave lasciò andare un lungo gemito, quando esplose e raggiunse il culmine. Si fermò, ansimando, e mi accarezzò i glutei nudi. Chinò il capo e il suo volto sprofondò nel mio sesso ancora aperto a lui. Diede qualche bacio, infine si rialzò. «Cazzo, è stato grandioso.» Forse per lui lo era stato, per me no. Scesi dall’auto e mi rivestii, cercando la mia biancheria intima. Mentre lo osservavo gettare il profilattico nel cestino dei rifiuti, di colpo realizzai. Che cazzo stavo facendo della mia vita? Era davvero quella la mia ambizione maggiore, stare con un cretino che usciva con me solo per scopare e che mi avrebbe mollata per una dell’Upper East Side scelta da sua madre?... No, il mio sogno era sempre stato un altro. «Dave» gli dissi, con calma. «È meglio se ci lasciamo.» Si voltò, con uno scatto. Sulle prime rise, credendo stessi scherzando. Quando notò che rimanevo seria, mi si avvicinò: «Mi stai prendendo per il culo?!» «Io non posso più stare con te. Non potrai mai capire quello che provo.» «Ancora con quella storia? Quando te le toglierai dalla testa, tutte quelle stronzate sul cinema?» sbottò. Fino al giorno prima, avevamo litigato perché gli avevo detto che volevo frequentare un corso di recitazione. «Non sono stronzate!» replicai. Per Dave erano solo fantasie. Non credeva io fossi così brava da fare l’attrice. Eppure era sempre stato il mio sogno, fin dal giorno in cui alle elementari, avevo recitato la parte della Regina Cattiva di Cenerentola. Tutte le mamme avevano detto alle insegnanti che avevo un futuro sul palcoscenico. Avevo un volto comune, lunghi capelli neri e occhi azzurri: c’erano tantissime altre bambine molto più carine di me, eppure le maestre avevano sostenuto che riuscivo a catturare l’attenzione del pubblico, cosa importantissima per un’attrice.
«Non capisco» continuò Dave, sempre più annoiato. «Ma perché vuoi umiliarti a fare provini? In quell’ambiente, se non vai a letto con qualcuno, non sfondi.» Forse aveva ragione, ma dovevo comunque tentare. Non volevo avere per tutta la vita il rimpianto di non averci provato. «Potrebbero scegliermi perché sono brava… non ci hai mai pensato?!» «Tu sei una ragazza troppo anonima.» Scosse il capo. «Non sei particolarmente intelligente. Però hai un bel culetto, questo sì…» «Come?!» Quindi, per Dave io ero soltanto un bel culo, e nient’altro. Non avrei mai creduto pensasse questo. Comunque, nei mesi passati assieme non è che ci fossimo raccontati chissà cosa… di solito scopavamo e basta. «Addio, Dave. E per favore, non farti più vedere qui.» Finii di vestirmi, abbottonando le bretelle della mia salopette da lavoro. Ripresi il berretto dal carrello d’acciaio, sopra le chiavi inglesi, e lo sistemai sul capo. «Mi stai mollando sul serio?!» Mi scrutò a bocca spalancata. «C’è un altro, vero?» Oddio, era davvero patetico. «Cazzo, e chi ci dovrebbe essere? Non essere ridicolo. Gli uomini mi state tutti sulle palle, preferisco stare da sola piuttosto che spompinarmi il primo stronzo che se lo tira fuori.» «Ah, buono a sapersi, signorina bocca di fogna. Va’ a fare l’attrice a Broadway, e buona fortuna. Non tornare a piangere da me però, quando ti prenderanno in giro, non appena ti vedranno. Datti un’occhiata. Sembri un maschio, non sei aggraziata e parli come uno scaricatore di porto. Ti sfotteranno senza pietà e ti sbatteranno fuori.» «Addio, Dave.» Rimarcai, sempre più irritata. Lui storse la bocca e uscì, alzando la saracinesca. In quel momento si trovò davanti qualcuno. Mio padre ci osservava stranito. Doveva aver finito gli esami all’ospedale. «Sua figlia è pazza, signor Stanford. Auguri!» Dave sparì, correndo per la strada, schivando le macchine. Mio padre mi si avvicinò, mentre rimettevo il capo dentro il cofano della Jeep e cercavo di sbrigarmi: «Ma che è successo?»
«Ho appena lasciato Dave. E lui, com’era logico, si è incazzato e me ne ha dette di tutti i colori.» Andando verso gli armadietti per prendere la sua salopette, lo udii commentare con eccessivo zelo: «Finalmente. Non mi è mai piaciuto quello stronzo viziato.» Non volendo, risi e passai l’avambraccio sulla guancia, provando a togliere un po’ di grasso. Avevo fatto bene. Dave aveva sempre vissuto nell’Upper East Side, non sapeva cosa significasse crescere nel Queens, senza una madre e con un padre malato. Solo chi avesse già provato quello che stavo provando io, sarebbe riuscito sul serio ad amarmi.
***
Chinata sul bancone del bar, aspettavo con ansia le mie amiche che mi avrebbero raggiunta dopo le lezioni alla Syracuse University. Ci vedevamo almeno una volta a settimana, quando andava bene, se non avevano esami. Era un po’ come tenere un filo con la vecchia April, studentessa di college. Non riuscivo a concentrarmi. Da un po’ di tempo non facevo altro che pensare alle cazzate che stavo combinando. Volevo dare un senso alla mia vita, ma non avevo ancora trovato la mia strada. Sapevo di voler recitare, ma fino a che punto ero disposta a rischiare? Sicuramente avrei incontrato ragazze molto più carine e molto più brave di me. Forse, diventare un’attrice sarebbe rimasta soltanto una stupida fantasia, ma ci dovevo provare. Ero immersa nei miei pensieri, quando una voce mi raggiunse. «April, dobbiamo parlare.» Oh, cavolo. Dave. Immaginavo non avesse capito che tra noi era già tutto finito. Sapeva che io e le ragazze ci incontravamo in quel bar, di solito. E mi aveva fatto un’imboscata. «Senti, Dave. Io non…»
«Mi manchi» mi spiazzò. «Sono solo tre giorni che non ci vediamo e sono stato di merda.» Mi prese per un braccio, strattonandomi. «Cazzo, non puoi mollarmi così… sai che dico stronzate, ogni tanto.» I suoi occhi sembravano sinceri. Mi dispiaceva ma non potevo più fingere che le cose tra noi andassero bene, dovevo farglielo capire. «Io non ti ho mai amato» sparai a bruciapelo. Lo vidi trattenere il respiro, stringere le labbra. Lo avevo ferito, era chiaro. Per un po’ non parlammo e lui continuò a tenermi per l’avambraccio. Infine mi lasciò. «Sei veramente una troia. La verità è che non vuoi essere intralciata da nessuno, per raggiungere i tuoi scopi.» «Ma che vuoi dire?!» «Per quella storia della recitazione. Vuoi solo diventare un’attrice e sei disposta a schiacciare gli altri. Sei una troia egoista.» Mi divincolai, allontanandomi. «Dave, non ti permetto di parlarmi così. Sei soltanto incazzato perché ti ho scaricato. Non ti lascerò usare la scusa della recitazione per incolparmi!» «Vattene a fanculo!» mi puntò contro l’indice. Voltò le spalle e se ne andò. Mentre lo osservavo uscire dal bar, strinsi sottobraccio il libro di Shakespeare che stavo leggendo, che conteneva alcune delle sue opere più famose. Era vero?... La mia ambizione mi stava portando a schiacciare gli altri, solo per affermare me stessa? Volevo recitare soltanto per il mio ego, e non perché era una mia passione? Non riuscivo a capirlo. Osservai fuori dalla vetrata e, alla fermata dell’autobus, notai un enorme manifesto pubblicitario. Incredibile. Forse era un segno del destino. «La compagnia teatrale Lancelot cerca attori e attrici per la rappresentazione teatrale di Piccole Donne» lessi forte. Per un attimo, rimasi di pietra. Perché vedevo quel manifesto solo dopo aver rotto con Dave? Ero passata molte volte per quella strada, senza notarlo. Presi dalla borsa la mia agendina e segnai l’indirizzo e il numero di telefono.
Non appena le mie tre amiche arrivarono, scambiarono uno sguardo, e Tina mi invitò a sedermi sulla sedia libera accanto a lei, a un tavolo centrale. «Che è successo? Hai di nuovo discusso con Dave? Lo abbiamo appena visto attraversare la strada incazzato.» «L’ho mollato» risposi. Spalancarono la bocca assieme, scioccate. «Ma perché lo hai fatto?» mi chiese Marion. «Perché mi sono rotta il cazzo» ribattei senza tanti preamboli. «Stava diventando troppo asfissiante, non ne potevo più.» Non dissi nulla dell’audizione teatrale. Avrebbero immaginato che lo avevo scaricato per quel motivo: le mie amiche sapevano che la maggior parte delle volte, io e Dave avevamo litigato per le mie sfrenate ambizioni. Alex bevve dalla sua bottiglietta d’acqua. «Non riesco a crederci. Hai proprio intenzione di farla finita, questa volta?»
Fine dell'estratto Kindle. Ti è piaciuto?
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