“Un amante nel mio letto” Romanzo umoristico
Alessia Cucè
Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi sono invenzioni dell’autrice. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale.
Opera interamente tutelata e depositata su www.patamu.com con numero licenza 36494 Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate CC BY-NC-ND Tutti i diritti riservati
ISBN-13: 978-1523478170
ISBN-10: 1523478179
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Cover realizzata da Sara Adanay – Digital Art
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“E sono cambiata io. Il tempo mi ha trasformata. Mi si è allargato il punto vita, ho perso altri due decimi di vista e mi è crollato il sottomento come ai pellicani. Solo le tette resistono… Ancora non si sono sottomesse alla forza di gravità. E ho imparato anche a fare a meno del principe azzurro. Però le parole d’amore le esigo. Gli ho scritto: «Grazie di esistere.» E lui mi ha risposto: «Prego.» Poi si è accorto di avere un tantino esagerato. La sera è arrivato a casa con una poesia. Scritta apposta per me… Poi ha cominciato a declamare: «Non bulloni! Non pistoni! Centomila megatoni tengo dentro ai pantaloni!» Ecco fatto. La mia idea dell’inferno è più o meno questa.”
Luciana Littizzetto La principessa sul pisello
Ringraziamenti Ringrazio tutti i gruppi che ci sostengono e consigliano. In particolare Harem’ s Group e le Spezie, per l’attenzione che rivolge a noi scrittrici.
A Sara Pratesi, Viviana Leo, Fabiana Andreozzi, Antonella Maggio, Giuseppina Vitale e Ferdy del Pesco per le meravigliose risate e la disponibilità a scambiare consigli. A una collega, ma soprattutto amica, la mia luce nel buio, Laura Pellegrini, perché c’è, sempre e comunque. Perché mi schiaffeggia con i suoi consigli, ma anche per le bellissime chiacchierate. A tutta la mia famiglia e soprattutto a tutti i lettori che apprezzano il mio lavoro e mi sostengono. Grazie di cuore. A chi sorride sempre, nonostante spesso non ce ne sia motivo. A chi illumina le giornate con l’allegria e porta il buon umore.
1
«Devo proprio confessarlo, sei fortunata!» «Davvero? E perché mai?» le chiedo nonostante mi sia ben chiaro il motivo. «Guardalo Nadia, sembra un dio greco.» Mattia, il mio compagno, sarebbe a detta sua la mia fortuna. Lo sto guardando e ammetto che ha ragione, è uno strafigo da paura. Alto, spalle possenti e muscolose, abbronzatura impeccabile, occhi azzurri e penetranti, riccioli biondi e per completare il quadro, un sorriso che abbaglia con la dentatura perfetta e le labbra carnose. Darle torto sarebbe da stupidi. L’ho conosciuto al compleanno di una collega, tutte gli sbavavano dietro e sono sincera, io non ero da meno. Mentre ballava e vedevo ondeggiare il suo bel culo, ho perso interesse per tutto ciò che mi circondava. E mentre le altre continuavano a sbavare, lui aveva adocchiato me e mi ero sentita dannatamente bella, nonostante non sia Miss Italia. Non mi lamento, ma qualche centimetro in più e qualche chilo in meno mi gioverebbe, magari farcito da un paio di occhioni verdi e una folta chioma. Ma Madre Natura non è stata molto fantasiosa, quindi mi sono dovuta accontentare di occhi castani e riccioli ribelli di un biondo abbastanza spento, che scappano fuori dal mio controllo, sfidando le leggi della fisica. Eppure lui quella sera non mi aveva staccato gli occhi di dosso. Volavo a
parecchi centimetri da terra e mi sono detta: perché non approfittare? Quando mi ricapita che un soggetto simile mi guardi così? Da lì in avanti abbiamo continuato la frequentazione sino a decidere di andare a convivere. Un uomo che fa girare tutte al suo passaggio è stata una forte dose di autostima. Mi aveva scelta come donna della sua vita e mi sentivo orgogliosa di essermi accalappiata un simile adone, anche se continuo a chiedermi perché sia stata attratta da lui dato che i bellocci non mi sono mai piaciuti. Sono sempre stata convinta che l’aspetto esteriore troppo curato e in bella vista, lasciasse trasparire un intelletto alquanto insoddisfacente. Non voglio assolutamente fare di tutta l’erba un fascio, ma come si dice: provare per credere? E io ho provato! Non svelo particolari assurdi, ma posso tranquillamente affermare che il mio compagno ha dato conferma a queste ipotesi. Mentre lo guardo, ripenso a quando mi sono lasciata travolgere dalla sua bellezza non consapevole che l’incarto era soddisfacente, ma il contenuto lasciava proprio a desiderare. Che idiota sono stata. Forse quella sera ero drogata? No, non mi pare. Eppure mi domando ancora oggi cosa diavolo mi passasse per la mente. Per di più sentire Laura parlare così di lui, mi fa rabbrividire al solo pensiero che anche a me avesse fatto lo stesso effetto. Ma questa nuova collega ancora non conosce i retroscena, quindi perché toglierle il piacere di ammirarlo? Se lo guardasse pure, anzi, per me se lo potrebbe anche prendere, così troverei un buon motivo per lasciarlo. Potreste tranquillamente dire: lascialo e basta. Ma non è così semplice. Voi non avete idea del carattere di Mattia. Tralasciamo l’aspetto fisico e addentriamoci nei meandri di una personalità tanto fragile che non potrebbe essere neppure paragonata a quella di un bambino di cinque anni. Punto primo: mai negargli una cosa perché scoppia a piangere facendoti sentire un essere immondo solo per aver rifiutato una proposta. Fortunatamente le sue richieste non sono difficili da accontentare. Punto secondo: sotto l’aspetto esteriore che lascia presagire la bravura tra le lenzuola –perché quando vedi uno così pensi subito che il sesso deve essere a cinque stelle- si cela la maestria di un bradipo in calore! Qualcuno potrà pensare che questi animali siano estremamente focosi, beh, siete fuori strada. Vi spiego con un breve concetto che vi farà comprendere esattamente: parecchi giorni per drizzarsi e pochi secondi per concludere.
Non voglio parlare male di lui, lungi da me essere così perfida, ma una cosa simile è inaccettabile da un uomo che sprizza sesso da tutti i pori nell’aspetto fisico. Mattia sente l’esigenza di “accoppiarsi” -per restare in termini faunistici- una volta la settimana e quando il momento è propizio, impiega tre minuti, e sono stata clemente, per l’intero atto sessuale. Credo di aver completamente dimenticato perfino cosa siano i preliminari perché lui ne disconosce l’esistenza. Il suo unico scopo è inserire il gingillo, svuotarlo e accasciarsi subito dopo sprofondando nel sonno, manco avesse scalato l’Everest! Vi starete domandando perché ci sto insieme. Me lo sto domandando anche io, credetemi! Eravamo due ragazzi abbastanza in erba quando ci siamo conosciuti, con poche esperienze alle spalle. Credevo che certi atteggiamenti maturassero col tempo, che fossero dettati dalla scarsa pratica. All’inizio non ho voluto aggrapparmi all’idea che il sesso è un punto essenziale in un rapporto, all’epoca non ero particolarmente fissata e non avevo avuto molti ragazzi per captare le scarse abilità di Mattia, ma col tempo mi sono dovuta ricredere. Mi ero infatuata, beh diciamo pure che mi ero innamorata della sua immaturità e fragilità. Mi sentivo una chioccia e prendermi cura di un uomo tanto bello era gratificante. Siamo andati a convivere anche abbastanza presto perché io potessi comprendere che in realtà questa è la sua natura. Finché ci si frequentava fuori dalle mura domestiche avevo lasciato correre, ma quando mi sono ritrovata con lui sotto lo stesso tetto, le piccolezze a cui prima non facevo caso sono diventate castelli insormontabili. Ho sperato che la maturità arrivasse e invece… E adesso mi sento prigioniera del mio poco coraggio nell’affrontare apertamente questa situazione. Se avessi saputo che Mattia sarebbe rimasto sempre uguale, e non solo nella sfera sessuale, avrei volentieri fatto a meno di impelagarmi in una situazione tanto ridicola. Perdonatemi, forse sono troppo acida, penserete che io sia una donna superficiale che pensa solo e soltanto al piacere fisico e a denigrare il proprio uomo. È vero, nella vita il sesso non è tutto, ci sono cose ben più importanti di copulare, ma quando nel tuo compagno oltre a tutto il resto manca anche quello, non resta che piangere! Alla soglia dei venticinque anni mi ritrovo con un uomo che non è mai cresciuto credo soffra della sindrome di Peter Pan- e che non riesco a lasciare perché altrimenti piangerebbe come una zitella isterica; mi sentirei in colpa a guardare
quegli occhi colmi di lacrime. Il nostro è più un rapporto madre-figlioche fidanzatafidanzato. Ci rimango perché mi fa troppa pena, sono sincera, quando si mette il broncio mi si stringe il cuore. In poche parole il mio compagno non è un uomo in nessun senso, né caratterialmente né all’atto pratico. Se solo Laura sapesse… Ma non voglio levarle il piacere di sognare. «Hai ragione, è molto bello!» «Sarà fantastico a letto, e poi è così dolce e tenero. Sembra un cucciolone da coccolare» gongola sognante. Sì, un orsacchiottone di novanta chili pieno di gomma piuma! Basta, prometto che cercherò di controllare la mia cattiveria. Non sono una donna insoddisfatta della vita, sia ben chiaro questo, solo di Mattia. A vent’anni, quando pensi al futuro, t’immagini accanto a un uomo forte in grado di sostenerti nei momenti bui, in grado di decidere davanti a scelte difficili, ma nel mio caso mi sono ritrovata completamente da sola. L’ultima ve la devo dire e poi prometto che smetterò di parlare male di Mattia, voglio farvi capire in che situazione vivo, forse per giustificare un’eventuale mia fuga in terra straniera! Lui, alla soglia dei trent’anni, non ha ancora un lavoro fisso e voi direte: c’è la crisi, non puoi pretendere che lo abbia. E io vi rispondo subito: il padre gestisce una fabbrica di materassi che frutta fior fiori di quattrini, ma lui non vuole assolutamente andare a lavorarci perché è noioso. Mi potrebbe anche stare bene come motivazione, ma almeno cercati qualcos’altro! Passa le giornate a giocare ai video games e a bere birra. Poltrire in casa in pigiama tutto il giorno non lo annoia? Se non lo aveste capito sono un tantino sotto stress. E pensare che una volta mi piaceva guardarlo mentre sfidava personaggi virtuali. Ma ogni cosa ha il suo tempo, passato quello bisognerebbe aprire gli occhi e comprendere che certi hobbies vanno sì coltivati, ma solo dopo aver fatto il proprio dovere. Per fortuna almeno il lavoro mi appaga e mi soddisfa altrimenti sarei davvero allettata dalla fuga.
Sono un’impiegata postale, amo stare a contatto con il pubblico anche se, a volte, mi leverei volentieri una scarpa e la darei in testa a qualche cliente ottuso, ma nell’insieme le mie giornate passano serene. Mi diverte questo lavoro barboso a detta di molti. Un anno fa mi hanno assunta a tempo indeterminato nell’ufficio postale in cui ho lavorato anni per periodi trimestrali, nello stesso periodo è iniziata la mia convivenza con Mattia Poretti. Percorrere a piedi la strada da casa a lavoro è stata una grande fortuna, niente mattinate passate in mezzo al traffico a litigare. Ho conosciuto colleghi e colleghe simpaticissimi nonostante non mi sia mai spinta al di là della confidenza prettamente professionale. Però la pacchia è finita un mese fa, quando il direttore ha deciso di trasferirmi in un’altra sede parecchio distante da casa: centoventi chilometri per la precisione. Lo so, non sono tantissimi, ma oramai ero abituata ai miei ritmi e alzarmi presto la mattina per fare la pendolare non era proprio nei miei progetti. Oggi, tra l’altro, uno sciopero mi ha impedito di prendere il solito treno mattutino, così ho chiesto a Mattia di accompagnarmi, perché parcheggiare in questa zona del centro di Bolzano è veramente impossibile. Grazie a questo imprevisto Laura, la nuova collega, sta ammirando il mio compagno. «Non ti fare illusioni, è tutta apparenza» provo a bloccare quell’eccessiva adulazione. «Non fare la modesta!» «Non lo sono affatto, dico solo che non tutto è come sembra.» «Da quanto tempo state insieme?» «Troppo!» sbuffo di getto. Non era mai capitato di parlare di questa situazione con nessuno. La mia vita privata l’ho sempre tenuta per me, fatta eccezione per Monica, la mia amica di sempre, che non riesce a capire come io possa ancora ostinarmi a continuare questo rapporto. Forse sono un’abitudinaria e non ho voglia di rimettermi in gioco o forse non mi piace ferire le persone. Sarà la stanchezza di quest’ultimo periodo che mi sta sfiancando, o magari l’ossessione di Mattia verso un nuovo interesse: il surf! Non me lo spiego neppure io, in ogni caso mi domando: ma si può abitare in mezzo alla neve e avere questa passione? Sì, lo so che in Italia molte spiagge sono attrezzate per questo sport, ma volete mettere le onde dell’Oceano Pacifico? Sarò io esagerata, ma meglio non pensarci, altrimenti mi sale il sangue al cervello e stavolta esplodo disintegrando tutto quello che mi circonda. Ponderando
la cosa però, potrei proporgli di trasferirsi nel nuovo continente, almeno me lo levo dai piedi! «Non mi sembri entusiasta di questo rapporto.» «Non è tutto rose e fiori, Laura.» Detto questo, lei si fionda su Mattia e con voce stridula –un’oca giuliva è più aggraziata- si presenta. I due chiacchierano mentre io osservo la scena da un paio di metri di distanza. Sembrano fatti della stessa gomma piuma! Laura è mingherlina, non eccessivamente alta e molto carina. Sembra una bambola di porcellana, di quelle che appena le tocchi si rompono. È molto frivola negli atteggiamenti e anche nei comportamenti. Vi sembrerà assurdo io dica quello che sto per dire, ma lo ammetto, è proprio quello a cui sto pensando, perché mentire? Li vedrei bene assieme. È ridicola la mia idea: spingere Mattia tra le braccia di un’altra donna per non sentirmi in colpa qualora decidessi di lasciarlo, è una mossa meschina. I due si salutano, Mattia risale in macchina e mi saluta con la mano alzata da dietro il finestrino e un sorriso fanciullesco… Odio quel sorriso, mi manda su tutte le furie. Respiro per cacciare via i miei assurdi pensieri e con Laura prendiamo posto dietro i banconi, pronte ad affrontare una nuova giornata di lavoro. Non vedo l’ora di distrarmi: clienti rimbambiti venite a me, oggi ho proprio bisogno di voi! 2
Ore sedici e sono ancora qui. Già, perché nella nuova sede dove sono stata trasferita, si fa il turno pomeridiano e giuro, in questo periodo, è proprio quello che ci vuole. Riuscire a stare il più possibile lontano da casa è l’obiettivo giornaliero che mi prefiggo tutte le mattine quando apro gli occhi, dato che ogni sera quando rincaso trovo Mattia intento a fare estenuanti ricerche in rete perché ha deciso di prendere lezioni di Surf e sta cercando di comprare anche una tavola professionale; mi chiedo dove la metterà visto il bilocale in cui abitiamo, dove a mala pena c’è spazio per noi. L’unica cosa per cui posso baciare a terra e ringraziare il cielo è che i miei suoceri gli passano un lauto mensile, perché con il mio solo stipendio non potremmo permetterci né questo appartamento, né tanto meno tutte le sue stravaganze. Spende tutti i suoi soldi in videogames, palestra e abiti succinti che gli mettono in risalto il fisico; a che pro poi se dentro quell’involucro c’è il vuoto?
Laura, seduta accanto a me, ha passato la giornata a chiedermi informazioni sul mio compagno. Qualsiasi altra donna si sarebbe allarmata, ma non io. Non me ne frega assolutamente nulla di rendere Mattia un super figo ai suoi occhi. Non è difficile immaginare cosa passi nella testa della mia collega, neppure nella mia a dire il vero, ma perché negarle di fantasticare sul mio uomo? Tanto lui non è in grado di tradire, su questo ci metterei tranquillamente la mano sul fuoco. E poi lo ammetto, tutti i complimenti che le escono dalla bocca riempiono ancora oggi il mio ego. Sentirsi dire che il tuo ragazzo è bellissimo e lascia senza fiato non è da tutti. Mi piace gongolare all’idea che le altre donne si facciano sul nostro rapporto, cosa c’è di male? Mi resta solo questo, concedetemelo. L’ultimo cliente della giornata fa il suo ingresso e si presenta proprio davanti a me. Alzo gli occhi dal monitor e sfoggio il mio miglior sorriso. È un uomo sulla quarantina, con capelli castani e occhi dello stesso colore. Ha parte del viso ricoperto da una barbetta striata di bianco e un paio di occhiali dal bordo nero. Veste in modo casual: una giacca di velluto blu scuro, una camicia a quadri bianca e azzurra e un paio di jeans. Ha l’aspetto di uno di quei professori universitari dei film americani. Non è di certo Mattia, ma ha quel non so che di affascinante che ti lascia per un attimo interdetta. «Buonasera, come posso aiutarla?» domando cortese. «Buonasera a lei. Vorrei trasferire il mio attuale conto bancario presso di voi. Può aiutarmi?» La sua voce è uguale a quella di migliaia di altri uomini, non ha particolari caratteristiche, eppure qualcosa fa accelerare il mio respiro. «Per i trasferimenti dei conti dovrebbe prendere appuntamento con il nostro consulente, mi dispiace, ma non possiamo farlo dagli sportelli.» «Come posso prendere questo appuntamento?» domanda serio. «Ufficialmente bisogna telefonare e parlare con lui.» «E ufficiosamente?» Sorrido, ma non so neppure perché. Il tizio non ha smesso di guardarmi un attimo negli occhi e inizio ad avvertire un leggero imbarazzo. «Questo non rientra esattamente nelle mie mansioni, ma posso chiudere un occhio e provare a chiamarlo io se vuole.»
Sono una persona estremamente disponibile verso i clienti, non sono nuova a comportamenti del genere quindi non pensate subito male. «Le sarei molto grato.» «Ma si figuri! Mi dica il suo nome e un numero di telefono, così permetto al consulente di annotarlo.» «Faccio prima a darle questo» risponde porgendomi un bigliettino da visita. È solo gentilezza la mia verso un cliente bisognoso. Mi alzo, sentendo i suoi occhi addosso e mi dirigo in direzione per chiamare il mio collega e fissare un appuntamento. Leggo sul bigliettino “Paolo Valle- Dottore commercialista”. Mi domando se sia normale che un commercialista abbia un bigliettino da visita, ma poco importa. Telefono al consulente, fisso l’appuntamento e ritorno allo sportello. Mi risiedo con estrema calma e resto a fissarlo. «Non deve dirmi nulla?» mi domanda perplesso dopo qualche secondo. Il viso si colora di rosso per la figura da idiota che ho appena fatto! Mi chiedo: può un uomo fare questo effetto non essendo chissà quale adone? «Mi scusi, ero un attimo sovrappensiero. Tutto accordato, il suo appuntamento è fissato per il prossimo giovedì alle cinque del pomeriggio.» Appunto l’orario su un post-it e glielo porgo insieme al suo biglietto da visita, cercando di sfoggiare un enorme sorriso e di riprendere il giusto colorito. Afferra il foglio e lo conserva accuratamente dentro la tasca interna della giacca, mentre mi restituisce il bigliettino da visita. «Questo può tenerlo lei. È stata molto gentile, la ringrazio. Spero di rivederla la prossima settimana.» «Lo spero anche io.» Bene, c’è qualcosa che non mi quadra. Perché spero di vederlo di nuovo? E cosa ancor più grave, perché gliel’ho appena detto? Mi ricompongo tenendo stretto tra le mani il cartoncino con i suoi dati. Il Dottor Valle ammicca e se ne va. «Bene bene, questo teatrino è stato proprio curioso.» Laura è a braccia conserte e sorride.
«Quale teatrino? Di cosa parli?» le domando confusa. «È chiaro che tra te e quell’uomo c’era una certa intesa.» «Chiaro per chi? Io non ho notato nulla!» provo a mentirle. Perché poi questo terzo grado? Non abbiamo però la possibilità di proseguire perché Mattia ha appena fatto ingresso nell’ufficio. Guardo l’orologio e mi accorgo essere già ora di chiusura prima di volgere il mio sguardo a Laura: è già uscita da dietro gli sportelli per raggiungerlo. La voce giuliva che esce dalla sua bocca inizia a darmi un tantino sui nervi. Sono abituata a sentire i commenti delle donne su Mattia, mentre starnazzano come oche -vi sembrerò esagerata, ma vi giuro certe volte il paragone è identico- però raramente me lo fanno sotto al naso. Laura dovrebbe darsi una calmata e magari evitare questo atteggiamento equivoco. Eppure, nonostante il fastidio iniziale, li guardo e mi convinco sempre di più che si somigliano parecchio. Lei è una versione al femminile di Mattia, anche se almeno un lavoro ce l’ha. In ogni caso, interrompo l’euforia generale prendendo Mattia per mano e trascinandolo fuori. No, non sono gelosa o almeno credo, ma certi atteggiamenti mi urtano. In fin dei conti sono sempre la sua fidanzata e vedere lei ignorare questo aspetto proprio non mi va giù. Mentre percorriamo la strada di casa, lui parla e parla e vi posso garantire che non ho idea di cosa stia dicendo. Ogni tanto capto qualche parolina, ma non riesco a comprendere il senso del discorso comunque, quello di cui sono certa, è che sta parlando di surf, ancora. Non ne posso più. Sapete quanto è interessante scoprire la lunghezza esatta di una tavola- che tra l’altro si misura in piedi, ma non ho idea di cosa siano- o da quanti strati di fibra di vetro è ricoperta? E avete idea della differenza tra Shortboard, Egg,Longboard e qualche altra tipologia di cui mi sfugge il nome? Lo so, non ve ne importa molto, ma è giusto condividiate il mio supplizio per comprendere quanto sia snervante. La prima volta che ne parlò ero incuriosita; non ho contato con attenzione, ma per l’ennesima volta sta ripetendo miliardi di informazioni che da settimane mi dà. Basta, per amor del cielo! Desiderare in questo momento che l’auto si schianti è troppo? Sì, ammetto forse lo è. Meglio provare a estraniarmi. Cerco una distrazione mentale per allontanarmi
dall’abitacolo dell’auto e arriva subito il Dottor Valle a prendermi per mano e trascinarmi con lui verso mondi immaginari. No, anche questo è troppo. Ultimamente viaggiare con la fantasia si sta rivelando una buona via di fuga, ma fantasticare su uno sconosciuto mi sembra fuori luogo. Se poi lo si immagina in calzamaglia azzurra – e non mi sembrava avesse il fisico adatto per indossarlamentre viene verso di me e mi afferra facendomi montare sul suo destriero candido e insieme cavalchiamo verso l’orizzonte, mi sembra eccessivo. Comincio a preoccuparmi della mia sanità mentale e credo stiate cominciando a preoccuparvene anche voi. In ogni caso, tra una calzamaglia e un cavallo, siamo arrivati a casa e mentre saliamo in ascensore, metto a fuoco che oggi è giovedì. Direte voi: e allora? Beh, il giovedì è la serata hot! Sì, avete capito di cosa sto parlando. Nelle normali coppie ogni serata è buona per fare l’amore e magari dopo si esce a prendere un aperitivo con gli amici, ma mi sembra oramai sia chiaro quanto io e Mattia non siamo una coppia normale. Lo so che state pensando perché non prendo io l’iniziativa le altre sere, behlasciate ogni speranza o voi che entrate -citava Dante nel cantico dell’Inferno. Se ancora non vi fosse chiaro, Mattia ha qualche difficoltà tecnica, chiamiamola così, se non trascorrono almeno centosessantotto ore tra una copula e l’altra e, pur di non ferirlo nell’orgoglio, ho abbandonato l’ipotesi di rapporti extra. Comunque, mi preme avvisarvi che la sua danza d’accoppiamento non è degna neppure del regno animale. Un uomo della sua fisicità è allettante in boxer, non ha nulla da invidiare ai modelli che posano per l’intimo maschile. Le mutande gli cadono alla perfezione sui fianchi e avvolgono in maniera sublime il suo culo e lui ne è cosciente. Vederlo camminare convinto di sé –forse è l’unico momento in cui si comporta da maschio- ecciterebbe anche la donna più casta e pura. Ma proprio a me doveva capitare uno che all’aspetto fa sognare, ma per tutto il resto ti fa rivoltare? Non tutte le ciambelle riescono col buco, la verità è questa!
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