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RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DI BOLOGNA

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ISSN 2038 5609 - "Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n° 46) art.1 comma.1 - CN/BO”

DESIGN + RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DI BOLOGNA - N.8 - OTTOBRE 2011 - KORE EDIZIONI

DESIGN+

Il Collegio Levi Strauss dei Tank Architectes Kengo Kuma e il Kawatana Onsen Koryu Center A Xi’an la Fiera dell’Orticultura progettata da Plasma Studio Intervista all’architetto milanese Piero Lissoni




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DESIGN + Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Bologna al numero 7947 del 17 aprile 2009

Direttore Editoriale Alessandro Marata Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Iole Costanzo Coordinamento di Redazione Cristiana Zappoli Art Director Laura Lebro

INTERGRANITI di Paturzi Giuseppe

Lavorazione e posa in opera di

M A rm i Graniti P i e t re

Redazione Alessio Aymone, Emiliano Barbieri, Nullo Bellodi, Federica Benatti, Mercedes Caleffi, Giuliano Cirillo, Edmea Collina, Biagio Costanzo, Mattia Curcio, Silvia Di Persio, Antonio Gentili, Piergiorgio Giannelli, Andrea Giuliani, Giulia Manfredini, Stefano Pantaleoni, Luca Parmeggiani, Alberto Piancastelli, Duccio Pierazzi, Nilde Pratello, Claudia Rossi, Clorinda Tafuri, Luciano Tellarini, Carlo Vinciguerra, Gianfranco Virardi, Gabriele Zanarini Hanno collaborato Alfonso Apicella, Manuela Garbarino Stampa Cantelli Rotoweb - Castel Maggiore (Bo) www.cantelli.net

Via Saragozza, 175 - 40135 Bologna Tel. 051.4399016 - www.archibo.it

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Via F. Argelati, 19 - 40138 Bologna Tel. 051.343060 - www.koreedizioni.it In copertina, foto di Marco Zappia




CONTENUTI

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Pensieri Globali Mario Zoccatelli p.14 Presidente Green Building Council Italia Massimo Negri p.16 Direttore Scientifico Master Museologia IULM Maria Angela Pucci p.18 Presidente di Edilpaglia

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Segnali Comunicare con la luce Dal 1947 Neon STILE, con sede a Pianoro, si occupa di insegne luminose

p.21

Hutong Bubble a Pechino Lo studio MAD progetta delle bolle per rilanciare i vecchi quartieri di Pechino

p.25

Factoría del divertimento p.29 Il nuovo colorato e multifunzionale centro di attività urbane di Selgas Cano Arquitectos Giardino dei 10000 ponti p.31 Lo studio West 8 ha progettato un giardinolabirinto per la mostra di Orticoltura di Xi’an 190 metri sul fiume Tevere p.34 È stato inaugurato a Roma il Ponte della Musica, realizzato in acciaio, cemento e legno Parliamo di Architettura Quest’anno la Facoltà di Architettura di Ferrara compie 20 anni

p.36

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CONTENUTI

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Progetti L’École en brique Progetto di Tank Architectes

p.40

Un paradigma di natura e artificio Progetto di Plasma Studio

p.50

Essenzialità multifunzionale Progetto di Kengo Kuma

p.56

Dietro al progetto Intervista a Piero Lissoni

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Professional Service La forza del legno eclettico e naturale

p.74

La ricerca del design verso la sperimentazione

p.76

Made in Italy Un laboratorio di idee per l’ufficio

p.80

Architetture in legno

p.84

Arte & artigianato È l’arte che va in pezzi

p.88

Oltre la forma: i colori

p.92

Anteprima Arte e design in mostra

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EDITORIALE

UIA 2011 TOKYO Il ventiquattresimo Congresso Mondiale di Architettura, da poco conclusosi a Tokyo, nonostante le avversità di tipo catastrofico, ha avuto uno svolgimento regolare e appassionante. Il disastro nucleare di Fukushima ha, per un breve periodo di tempo, messo in discussione sia il luogo che il periodo. In un primo tempo era stata fatta l’ipotesi di uno slittamento di un anno, poi la comunità internazionale ha proposto che il congresso si svolgesse a Parigi, sede istituzionale dell’Union International des Architects. Le paventate previsioni di inquinamento radioattivo e le continue scosse di terremoto non hanno fermato la gloriosa macchina organizzativa del Sol Levante, che sin dai primi giorni ha confermato sia il periodo temporale che il luogo, senza il minimo tentennamento percepibile. Per questa edizione, a capo del National Advisory Board è stato designato Fumihiko Maky, uno dei numi tutelari dell’architettura giapponese. Tra le altre personalità dell’Honorary Commettee vi sono Rafael Vinoli, il progettista del TIF, il Tokyo International Forum, che è sede del Congresso; il fashion designer giapponese Issey Miyake; l’artista americano Cristo; il premio Nobel per la Pace del 2004, la keniana Wangari Muta Maathai. Tra i relatori principali Kazuyo Sejima e Ruyei Nishizawa, il tanzaniano David Adjaye, il cecoslovacco Vladimir Slapeta, il tedesco Christoph Ingenhoven. E poi ancora Tadao Ando, Kengo Kuma, Shigeru Ban, Winy Maas. La Medaglia d’Oro UIA 2011 è stata assegnata ad Alvaro Siza e il Premio August Perret a Shigeru Ban. Tra i vincitori del Vassilis Goutas Prize anche l’italiano Fabrizio Carola. Il titolo del tema principale del congresso è stato Design 2050, suddiviso nei tre sottotemi Environment, Culture, Life, tutti e tre declinati nell’accezione, ormai inflazionata, che si preoccupa del futuro dell’umanità e della sicurezza della

vita del genere umano sul pianeta terra. Gli accadimenti catastrofici degli ultimi mesi hanno, ovviamente, avuto un grande peso nella scelta dei temi del congresso. Gli architetti italiani sono stati rappresentati dallo stand allestito dal Consiglio Nazionale Architetti con la collaborazione, tra gli altri, del Mibac e del Maxxi. Sono stati proiettati in unico grande audiovisivo vari materiali. Il Progetto Italia, ad esempio, mostrava una serie di concorsi svoltisi su tutto il territorio nazionale e messi poi in mostra al Maxxi di Roma. Italy Now rappresentava una selezione di circa cento progetti realizzati in Italia negli ultimi dieci anni. Building a Museum ha mostrato i progetti vincitori del Nuovo Museo per l’Ebraismo di Ferrara, organizzato dal Mibac e conclusosi di recente. Sono inoltre stati utilizzati i materiali grafici e audiovisivi provenienti da alcuni ordini professionali italiani. Da rimarcare come Tokyo si sia completamente e sorprendentemente ripresa dalla tragedia nucleare accaduta solo pochi mesi fa. La vita è normale anche se terremoti e tifoni continuano a mettere a dura prova la vita degli abitanti di Tokyo, anche se prevalentemente nelle zone circostanti e non nella grande sterminata metropoli. La settimana più importante per gli architetti di tutto il mondo si è conclusa con una partecipazione inferiore alle aspettative più ottimiste, ma in linea con quelle più realiste. Tre anni fa era toccata all’Europa, che realizzò un’edizione molto ben riuscita a Torino; quest’anno all’Oriente con il Giappone. Fra tre anni, sarà finalmente la volta dell’Africa.

Alessandro Marata

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PENSIERI.GLOBALI

Mario Zoccatelli

«Come già il Trentino anche le altre regioni d’Italia dovrebbero adottare LEED come sistema di certificazione per tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione

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Lei è Presidente della Green Building Council Italia. Ci spiega cos’è e quali finalità sottende?

Il Green Building Council Italia è un'associazione no profit che fa parte della rete internazionale dei GBC presenti in molti altri paesi. È membro del World GBC e partner di United States Green Building Council (USGBC). Con queste associazioni condivide gli obiettivi di: favorire e accelerare la diffusione di una cultura dell'edilizia sostenibile, guidando la trasformazione del mercato; sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sull'impatto che le modalità di progettazione e costruzione degli edifici hanno sulla qualità della vita dei cittadini; fornire parametri di riferimento chiari agli operatori del settore; incentivare il confronto tra gli operatori del settore creando una community dell'edilizia sostenibile.

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Che tipo di distribuzione e impostazione ha la GBC Italia su tutto il territorio nazionale?

GBC Italia nasce a Rovereto nel 2008 per opera della comunità trentina che ha sempre perseguito politiche ambientali innovatrici. Fin dalla sua costituzione, GBC Italia si connota per il suo carattere nazionale e internazionale, aperta all’adesione e al contributo degli operatori, delle imprese e delle regioni italiane. Sono presenti associazioni, università, enti pubblici e imprese che operano lungo tutta la filiera dell’edilizia e che hanno sede in tutto il territorio nazionale. L’associazione ha alcune specifiche sezioni territoriali che prendono il nome Chapter e che hanno le finalità di favorire le relazioni tra i soci in quello specifico territorio; avviare iniziative di promozione della sostenibilità in collegamento con la sede centrale; promuovere pratiche legate all’edilizia sostenibile presso le istituzioni locali e tenere relazioni con le stesse.

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Quanto oggi è importante per il mercato edile italiano la certificazione LEED?

In un momento di crisi come quello attuale, LEED rappresenta un importante contributo che fornisce metodi e strumenti oggettivi per misurare le prestazioni degli edifici in termini di sostenibilità ambientale.

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Ma se la certificazione LEED non è obbligatoriamente richiesta da alcun organo statutario come mai, in particolare in alcune regioni, questa certificazione si è tanto diffusa?

Alcuni territori sono molto lungimiranti, come il Trentino che ha adottato LEED come sistema di certificazione per tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione. Altre regioni, come la Lombardia, sono caratterizzate da grandi player internazionali che sono più familiarizzati a standard di certificazioni di alta qualità e “parlano” facilmente questo linguaggio. Qualità e sostenibilità sono importanti per il privato come per il pubblico. I sistemi LEED - GBC sono un importante supporto in questa direzione. LEED è una certificazione internazionale e in molti paesi ha ottenuto molto successo.

L

Quali sono i parametri a cui deve attenersi un progettista e conseguentemente un costruttore affinché un edificio ottenga la certificazione LEED?

LEED considera una pluralità di dimensioni, non solo l’efficienza energetica, ma anche la scelta del sito di costruzione, la gestione efficiente dell’acqua, i materiali impiegati negli edifici, lo smaltimento dei rifiuti, il comfort e la salubrità degli spazi interni. Si tratta di un sistema che fornisce metodi e strumenti oggettivi per misurare le prestazioni dell’edificio in termini di sostenibilità ambientale e di utilizzo delle risorse, lasciando allo stesso tempo la possibilità di premiare l’innovazione che non trova negli aspetti considerati la possibilità di venir valutata.

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GBC Italia si occupa anche della formazione. A chi è indirizzata e in cosa consiste?

GBC Italia promuove corsi di formazione istituzionale gestiti dall'Associazione tramite figure professionali accreditate da USGBC. La nostra formazione si suddivide in base e intermedia. La prima ha lo scopo di offrire una visione d’insieme dei principi e dei riferimenti internazionali del "green building"con una generale analisi del sistema LEED e della sua struttura. La seconda prevede una disamina delle famiglie di crediti con analisi specifica, credito per credito, delle finalità dei requisiti e delle strategie per conseguirli. (di Alessandro Marata)

Ha maturato numerose esperienze operando come dirigente ed esperto sindacale, ricoprendo diversi incarichi nella Cisl, come dirigente in amministrazioni pubbliche o enti nazionali. Ha operato come consulente per enti e imprese e ha svolto attività consulenziale e dirigenziale in materia di sviluppo delle risorse umane, politiche territoriali, innovazione. È il primo presidente del Green Building Council Italia, associazione nata nel gennaio 2008.

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PENSIERI.GLOBALI

Massimo Negri

«In Europa ci sono circa 40mila musei. La loro proliferazione e il rinnovamento di quelli esistenti dimostra che si tratta di un settore ancora abbastanza vitale»

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Quando nasce l’idea di fondare un museo aziendale?

Le motivazioni sono le più diverse: dagli intenti promozionali e di costruzione del brand e orgoglio “dinastico”, passione per un certo settore merceologico, passione collezionistica, come pure finalità strettamente commerciali che fanno del museo un punto vendita sicuramente inusuale. Ogni museo ha la sua storia.

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La creazione di un museo aziendale può essere un modo per conoscere il rapporto tra l’impresa e il territorio?

È raro che un museo aziendale non abbia un qualche riferimento con la comunità locale. Frequenti sono i casi in cui il legame con il territorio ha una ancor più marcata fisicità poiché dal territorio vengono le risorse per la produzione.

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Perché un privato affronta l’onere della costruzione di un museo aziendale?

Spesso il museo nasce in prossimità di un passaggio generazionale. Anche il management è portatore dell’idea di un museo. Né va trascurato il fatto che il museo aziendale è spesso una risorsa educativa e formativa per i dipendenti.

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Oggi che la comunicazione è cambiata come si attualizza l’idea di museo?

Il linguaggio dei musei è cambiato negli ultimi 30 anni. Negli anni ’70 se ne stimavano circa 17mila in Europa, oggi circa 40mila. La proliferazione di nuovi musei e il rinnovamento di quelli esistenti dimostra che si tratta di un settore vitale in tutta Europa. Ci sono tre aspetti che offrono una chance al museo: orientare l’utente nell’information overload, proporre un’esperienza in cui il virtuale si incontra con il tangibile e offrire uno spazio di apprendimento non formale.

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L’esperienza del Genus Bononiae nella città felsinea. Cosa si intende per museo diffuso?

Si fa riferimento all’idea di un museo che include edifici monumentali, elementi paesaggistici, urbani e non. Genus Bononiae è un caso unico per la sua articolazione, per il suo rapporto fisico con la città, per le dimensioni e anche per i risultati in termini di riqualificazione di importanti elementi della scena urbana. Il fatto che stiano emergendo richieste di partnership a livello cittadino per ampliare il percorso è un ulteriore indice della capacità di attrazione del progetto e della sua “necessità”.

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A cosa è dovuto il mal funzionamento e la staticità che si riscontra nei numerosi musei, privati e pubblici?

Ci sono tanti musei italiani che vanno bene e costituiscono un elemento essenziale per l’industria turistica e la vita della collettività locale. Se per staticità intendiamo quella degli allestimenti, va detto che si registrano diversi tentativi di sperimentazione e rinnovamento. Gli allestimenti vengono ormai rinnovati ogni dieci-quindici anni.

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Quanto peggiorerà la condizione dei nostri musei con l’attuale situazione economica italiana?

I “tagli” sono un problema di moltissimi paesi europei, esclusa per ora la Scandinavia. Musei e strutture di servizio per i musei cominciano a chiudere in molti paesi. Per ora in Italia questo non si è ancora avvertito in maniera clamorosa.

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Esiste una strada per poter far crescere l’idea che sostenere la cultura vuol dire sostenere una delle possibili proficue realtà lavorative italiane?

Ogni progetto culturale è anche una “impresa”. Bisognerebbe riuscire a comunicare meglio questi aspetti, l’opinione pubblica sa poco di come funziona l’industria culturale.

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Perché un museo cresca e si confermi serve una stretta collaborazione tra la progettazione del museo, redigere il project financing e curarne l’allestimento?

In teoria progetto culturale e museologico, progetto architettonico, pianificazione degli investimenti e progetto gestionale dovrebbero costituire un “armonioso” insieme. Sarebbe già molto se le quattro componenti essenziali della costruzione di un ambiente museale (architettura, allestimenti, grafica e prodotti/installazioni multimediali) andassero d’accordo. Del resto anche il visitatore meno esperto avverte le eventuali “dissonanze”, così come è positivamente coinvolto quando il risultato riflette una progettazione integrata. (di Alessandro Marata)

Nato a Milano nel 1947, è consulente museale ed esperto in archeologia industriale. È Direttore Scientifico del Master in Museologia Europea presso l'Università IULM di Milano, insegna anche al Master post laurea in Patrimonio Industriale, nonché al master Erasmus Mundus sul Patrimonio Industriale nell'ambito del Corso di Storia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Statale di Padova. È anche Direttore Scientifico del "Genus Bononiae", il percorso culturale del Museo della Città di Bologna promosso dalla Fondazione Carisbo.

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PENSIERI.GLOBALI

Maria Angela Pucci

«Nonostante siano resistenti al fuoco e siano un ottimo isolamento termico, in Italia non si possono utilizzare le balle di paglia come struttura portante»

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In qualità di Presidente di Edilpaglia, quali sono le ragioni per cui si dovrebbe costruire con la paglia?

Le murature in balle di paglia provvedono ad un ottimo isolamento termico che è quasi tre volte quello normalmente richiesto per case costruite con materiali convenzionali. Le balle di paglia offrono anche un sensibile miglioramento del l’isolamento acustico: da alcuni test olandesi si evince che un muro in balle di paglia di 45 cm di spessore con intonaco interno-esterno di 35 mm di argilla produce un abbattimento acustico di 55 dba.

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Quali caratteristiche tecniche rendono la muratura in paglia adatta a un’edilizia antisismica?

L’azione sismica produce un’accelerazione che agisce sulla massa. Utilizzando le balle di paglia si ottiene una diminuzione delle azioni sismiche sull’edificio, esse “seguono” la struttura portante nella sua deformazione non modificandone in alcun modo il comportamento. Se si realizzano edifici in paglia con la tecnica load-bearing, dove le balle di paglia rappresentano la struttura portante, gli effetti di leggerezza e flessibilità sono ancora più evidenti.

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In Italia le balle di paglia non sono riconosciute come materiale portante?

La normativa vigente in Italia dal 2009 non permette l’utilizzo delle balle di paglia come struttura portante. Edilpaglia sta portando avanti la procedura per ottenere l’attestato di idoneità tecnica all’impiego della paglia come materiale strutturale.

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Quando si pensa ai prodotti edili realizzati con la paglia l’immagine che emerge è quella di una casa rurale. Quanto invece questo prodotto è già stato proposto per edilizie pubbliche cittadine?

La maggior parte degli edifici in paglia italiani sono edifici di abitazione. Edilpaglia ha partecipato alla costruzione dell’edificio pubblico di proprietà del comune di Vaiano (PO). Sono in corso progetti per la realizzazione di cantine vinicole, edifici religiosi, un centro-visitatori di un parco pubblico, ecovillaggi.

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Che tipo di certificazioni ha questa modalità costruttiva?

Attualmente non esistono certificazioni italiane relative alla paglia come materiale da costruzione. Nella realizzazione di edifici in cui si utilizza la paglia come isolamento si fa riferimento a certificati ottenuti in altri paesi europei.

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Quanto costa un edificio costruito con le balle di paglia e che durata ha?

La singola balletta pesa circa 15-17 chili e costa tra 1,50 e 3 euro. Utilizzando balle di paglia si può avere un risparmio dal 50% al 75%. Poiché la paglia è un materiale leggero e la struttura portante risulta di modeste dimensioni, si può raggiungere un risparmio sul costo di costruzione dell'ordine del 10%-15%. Per costruire con le balle di paglia occorre una manodopera istruita ma non specializzata, nell'economia generale dell'edificio si può quindi scendere al di sotto dei 700 euro/mq. Da più di 130 anni in tutto il mondo si costruiscono case in balle di paglia. Le prime case costruite in Nebraska alla fine del 1800 sono tuttora abitate.

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Quanto risparmio energetico produce una muratura realizzata con la paglia?

La conduttività termica di muri in balle di paglia da costruzione di 45 cm di spessore con 3 cm di intonaco esterno e interno in argilla assume i seguenti valori: λ = 0.052 W/mK . I pannelli in fibre di legno hanno un λ pari a 0.060 W/mK mentre un muro in mattoni forati murato con malta isolante ha un λ pari a 0.18 W/mK, quindi notevolmente inferiore a quelli della muratura in paglia (dati Casaclima).

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Le strutture realizzate con la paglia che tipo di resistenza hanno al fuoco?

Le murature in balle di paglia sono realizzate mediante sistemi di precompressione del muro per cui all’interno del muro l’ossigeno è in quantità minima. In definitiva hanno una buona resistenza al fuoco. Infatti, l’Istituto “Prove sui materiali per ingegneria civile” del Politecnico di Braunschweig, ha certificato che un muro in balle di paglia di 45 cm di spessore con 3 cm di intonaco in terra cruda sulle due facce ha una resistenza al fuoco variabile da R30 a R90. (di Alessandro Marata)

Laureata in Ingegneria Civile, lavora da 25 anni nel campo dell’ingegneria strutturale e la maggior parte di questi li ha dedicati al consolidamento di edifici storici. Dopo aver seguito un corso di Bioarchitettura organizzato dall’INBAR, ha cominciato a muoversi nell’ambito dell’edilizia naturale progettando edifici con tecniche naturali e/o tradizionali. Oggi progetta edifici in balle di paglia, utilizzando le tecniche costruttive più naturali, economiche e a basso impatto ambientale. È Presidente di Edilpaglia, Associazione Italiana Edilizia in Paglia.

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E G N A L I

COMUNICARE CON LA LUCE

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l 9 novembre 1910 è la data che segna l’inizio della storia delle insegne al neon. Quel giorno, al Gran Palais di Parigi, Georges Claude presentò al pubblico la prima insegna luminosa che impiegava il gas neon da lui inventato. Due anni dopo un suo collaboratore, Jaques Fonseque, vendette la prima inse-

gna luminosa commerciale a un barbiere di Boulevard Montmartre, l’insegna recitava “Palais Coiffeur”. Da allora il neon si diffuse rapidamente in Europa, negli Stati Uniti e nel Sud America, tanto da diventare quasi sinonimo di modernità. Oggi le luci al neon delle insegne pubblicitarie caratterizzano il paesaggio urbano delle

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CREATIVITÀ VISIVA

Nelle foto in questa pagina: decorazioni parietali e su vetro

grandi metropoli mondiali (un esempio su tutti: Times Square a New York) con le loro infinite forme, curve e colori. E se, per dirla con Kandinskij: «il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima», il colore illuminato dal neon è senza dubbio fra i modi migliori per dare la massima visibilità a un marchio considerando il forte impatto visivo sull’utente finale. Ne sono senza dubbio convinti alla Neon STILE di Pianoro, l’azienda che dal 1947 si occupa di insegne luminose e che, negli anni, ha affiancato a questa attività anche la decorazione di automezzi, la realizzazione di espositori e la stampa di grande formato per rivestimenti di edifici e arredo di interni. Dal 1964 il patron dell’azienda è Leonardo Schilirò, insieme alla moglie Edera. Fra Schilirò e il neon è stato amore a prima vista: aveva 14 anni quando imparò a soffiare i tubi al neon a catodo freddo, mostrando subito di avere un’abilità naturale nell’operare con gli elettrodi, parte virale dell’illuminazione al neon. Il settore della comunicazione visiva era agli albori e le insegne Neon STILE erano considerate più simili ad opere d’arte che a pubblicità. Nel 1989 entrano a fare parte della società anche i figli di Leonardo, Alessandro e Donatella e Neon STILE diventa un’azienda a conduzione familiare. «È una caratteristica della nostra attività - spiega Donatella Schilirò - a cui tutti noi teniamo molto. Fin dall’inizio è stato così e vogliamo che sia così anche in futuro». La crescita dell’attività, dalla fondazione ad oggi, è stata notevole, tanto che l’azienda di Pianoro è oggi un punto di riferimento del settore, e l’anima di questi risultati è senza dubbio Leonardo Schilirò. «Mio padre - continua Donatella - ha la grande capacità di “parlare con la luce” e di comunicare con gli altri attraverso la luce. Mio fratello e io abbiamo aggiunto una valenza artistico tecnologica al suo lavoro». Un lavoro che richiede una grande attenzione e una manualità esemplare e che oggi trova un aiuto nelle macchine, utili per velocizzare e garantire un’alta precisione a costi contenuti ma che non possono sostituire in toto il lavoro umano che resta il fattore principale. «I nostri possono considerarsi lavori di artigianato realizzati con materiali fra i più pregiati, con qualità e precisione industriali», tiene a precisare Donatella Schilirò che entrando a far parte della società di famiglia ha portato con sé il suo diploma dell’Accademia delle Belle Arti e quindi la sua formazione artistica e la sua creatività. Oggi l'azienda produce anche allestimenti grafici museali e per mostre d'arte. (di Cristiana Zappoli)

Neon Stile Srl Via dell'Artigiano, 19 - 40065 Pianoro (BO) Tel. 051.77.66.53 - Fax. 051.77.58.36 - info@neonstile.it Ufficio di rappresentanza, v.le Germania 136 - 44020 Lido delle Nazioni - Comacchio (Fe) - Tel. 0533.399850 22 DESIGN +


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HUTONG BUBBLE A PECHINO

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Si posizionano fra gli hutong tradizionali della città. Sono a forma di bolla e permettono un allargamento dell’abitazione e una migliore condizione di vita

a degradazione continua del tessuto urbano delle città porta inevitabilmente a un cambiamento nelle condizioni di vita di chi le abita. È successo a Pechino, la patria degli hutong, vicoli formati da file di siheyuan, tradizionali abitazioni a corte. Dalla metà del XX secolo il

numero di hutong in città è calato drammaticamente, dal momento che sono stati demoliti per far spazio a nuovi edifici e a strade più ampie. Gli edifici residenziali a un piano sono stati sostituiti da edifici molto alti e i residenti sono stati re-insediati molto in fretta. Lo sviluppo veloce della Cina ha quindi fortemente

alterato il paesaggio della città, danneggiando irrimediabilmente antichi quartieri a favore di strutture enormi e cangianti. Non solo. I bassi standard di igiene sono diventati un grave e diffuso problema urbano. Gli hutong stanno diventando quartieri “spazzatura” per chi ci abita, un paradiso per i ricchi e un parco a

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Sopra e sotto: la prima bolla, chiamata Hutong Bubble 32, costruita nella parte antica di Pechino. Fornisce un bagno e scala a un hutong, una tipologia edilizia tradizionale. I progettisti propongono di aggiungere bolle simili a molte hutong della città per migliorare le condizioni di vita preservando il tessuto urbano antico

tema per i turisti. Ma secondo gli architetti Ma Yansong e Dang Qun dello studio MAD, il progresso non richiede necessariamente la costruzione su grande scala, può avanzare anche con interventi su piccola scala. Nasce da questa convinzione la Hutong Bubble 32, premiata da BusinessWeek Architectural Record, China Awards come migliore progetto per la preservazione dei beni storici. È stato presentato per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 2006, all’interno della prima mostra personale dello studio MAD e, appena tre anni dopo, la struttura è apparsa in uno degli hutong di Pechino. MAD è uno studio di architetti il cui lavoro è dedicato all'innovazione architettonica, alla progettazione del paesaggio e alla pianificazione urbana. Aspira a progettare in armonia con l’ambiente naturale, offrendo alle persone la libertà di sviluppare indipendenti esperienze urbane. L’idea della Hutong Bubble 32 proviene da uno studio per rilanciare i vecchi quartieri mediante piccoli interventi a forma di bolle, utili anche per renderli più attraenti. Infatti, secondo lo studio MAD, le bolle, inserite nel tessuto urbano, funzionano come calamite per la gente che viene da fuori e come incentivo per nuove attività. La bolla realizzata

nel 2009 è in un’esclusiva enoteca a Bei Bing Ma Si Hutong, recentemente rinnovata. Costituisce l’involucro per una scala che conduce alla terrazza sul tetto e per le toilette dei clienti. La sua superficie specchiata fa di lei una “creatura straniera” in questa zona ma nello stesso tempo riflette il legno e i mattoni del vecchio edificio e gli alberi che la circondano, facendo sembrare il cortile più grande. La struttura portante è costituita da tubi in acciaio, sui quali è saldato l’involucro esterno in lamiera di acciaio cromato con uno spessore di 2 mm. Le superfici interne, rivestite con vernice in lattice bianco, e il lucernaio ovale fanno apparire la piccola stanza più grande e leggera. La bolla esiste perché in simbiosi con il vecchio edificio: secondo i progettisti, tramite Hutong Bubble 32, passato e futuro, tradizione e innovazione, possono coesistere. Nella loro idea le bolle dovrebbero moltiplicarsi per provvedere ai vari bisogni della comunità, permettendo ai residenti di continuare a vivere più che dignitosamente in questi vecchi quartieri, e presto questi interventi potrebbero diventare parte integrante della lunga storia di Pechino, trasformandosi nei mezzi attraverso i quali formare una nuova comunità creativa e piena di energia. (di Cristiana Zappoli)


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FACTORÍA DEL DIVERTIMENTO

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Progettata da José Selgas e Lucìa Cano, Factoría Joven nella periferia di Mérida è un nuovo centro di attività urbane. Un luogo colorato, multifunzionale e ricreativo

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kating, arrampicata, internet a banda larga, arte urbana, attività circensi, video art, musica elettronica, arti dello spettacolo, danza contemporanea: sono solo alcune delle attività praticate nel centro per ragazzi Factoría Joven di Mérida in Spagna, progettato dallo studio madrileno Selgas Cano Arquitectos e inaugurato nel marzo del 2011. L’edificio è concepito come un’enorme (sono 1.550 mq, di cui 700 dedicati allo skateboard) e coloratissima pensilina aperta a tutta la città, pronta ad accogliere chiunque abbia bisogno di un rifugio. «Non sappiamo quali limiti o filtri verranno utilizzati in futuro per gestire questa struttura», commentano gli architetti. «Quello che sappiamo è che noi non ne abbiamo usato nessuno per costruirlo». L’idea di totale apertura dello studio Selgas Cano trova dimostrazione nel fatto che il progetto è stato definito anche gra-

zie alla consultazione con la popolazione locale, invitata a più riprese a esprimersi su funzioni e forma da dare all’opera. Il committente della Factoría, costruita in tredici mesi e costata circa 1.200.000 euro, è la giunta regionale dell’Estremadura, di cui Mérida è il capoluogo, che voleva una nuova struttura all'avanguardia, adatta alle caratteristiche della città, dove i giovani potessero trovare sano divertimento, attività all'aperto legate al tempo libero urbano e possibilità di fare sport. La struttura della Factoría Joven, ispirata al meccanismo di costruzione dei dragoni cinesi, è composta da un reticolo metallico tridimensionale con il quale sono state modellate le colonne, disposte lungo il perimetro del complesso, e la copertura che, secondo José Selgas e Lucía Cano «si allunga nello spazio come fosse una nuvola leggera». L’intera struttura è

poggiata su un basamento alto circa un metro e mezzo, realizzato per non compromettere le fondamenta d’età romana presenti sul sito: Mérida è infatti l’antica capitale della Lusitania ed è una delle città spagnole più ricche di monumenti romani, tanto da essere chiamata la Roma spagnola. Gli elementi architettonici a base ovale che sorreggono la pensilina sono progettati come moduli indipendenti che possono essere utilizzati separatamente: ospitano le varie attività del centro, come la sala internet o la sala riunione, e sono totalmente arredati con mobili riciclati. (di Cristiana Zappoli) DESIGN + 29



TRAS.FORMARE

GIARDINO DEI 10000 PONTI

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Per la Mostra di Orticoltura di Xi’an lo studio West 8 ha realizzato “Garden of 10000 bridges”, un giardino-labirinto dal carattere narrativo ed evocativo

d aprile è stata inaugurata in Cina a Xi’an, una città a 10mila km a sud di Pechino, la Mostra Internazionale di Orticoltura che proseguirà fino ad ottobre 2011. È l'esposizione internazionale più importante mai avuta a Xi'an, nella Provincia dello Shaanxi e in tutta la Cina nordorientale. Il tema è “L'eterna pace e armonia tra la natura e l'umanità, migliorando il nostro futuro pianeta per creare una città per la natura, fondante sulla pace”. Terminata la manifestazione il complesso dell’expo non verrà rimosso ma trasformato in un grande parco pubblico. In occasione della Mostra è stato inaugurato in città il Gardens of 10000 Bridges, progettato dallo studio di architetti West 8, specializzato in architettura urbana. Il giardino è caratterizzato da un sali-scendi di cinque ponti semicircolari che si intersecano tra loro

come un labirinto e che, secondo la filosofia orientale, rappresentano le fasi della vita dell’uomo. I ponti sono di colore rosso acceso e sono circondati da un bellissimo parco naturale con erba altissima e canne di bambù. «I giardini raccontano delle storie»,

spiegano i progettisti. «Racchiudono insieme poesia e narrativa. Il Giardino dei 10000 Ponti rappresenta la vita umana, il cammino dell’esistenza delle persone, fatto di incertezze e di fardelli da portare, ma anche di luci e felicità. Il percorso di questo giardino

Il giardino presenta un percorso che si muove sinuoso e cambia continuamente direzione, punti di vista e dimensione spaziale sollevandosi anche dal suolo grazie alla presenza di ponti

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TRAS.FORMARE segue il cammino della vita lungo una strada tortuosa come un labirinto. Consente di trovare la propria strada attraverso la natura fino a superare i 10000 ponti». Il progetto del giardino gioca con le vedute prospettiche, i limiti dello sguardo e la sensazione di sorpresa. La fusione tra i punti di vista e l’ambiente circostante sfrutta la perfetta posizione dell’intrigo dei ponti rispetto al lago e agli altri punti di interesse del parco. C’è un solo ingresso e una sola uscita del percorso: lo stesso sentiero si intreccia intorno al giardino di bambù e nel frattempo passa sopra e sotto ogni ponte. Il visitatore non è in grado di capire in quale punto del giardino si trova e quanta strada manca alla fine del percorso a causa della fitta vegetazione. In questi momenti può solo concentrarsi su se stesso o al massimo sulla persona che è davanti a lui e sul suono del bambù che si muove. La situazione cambia drasticamente all’altezza dei cin-

que ponti. Il visitatore sale sui ponti per raggiungere la cima che fa capolino al di sopra delle canne di bambù. Ognuno concede una vista spettacolare e sono posizionati in modo da offrire un eccellente punto di vista su quello che c’è intorno. Per la vegetazione è stato scelto il bambù perché risponde a una serie di caratteristiche che i progettisti ritenevano fondamentali. È una pianta molto resistente, resta verde ed è bella in tutte le stagioni, cosa importante per permettere al giardino di rimanere aperto tutto l’anno. Si trovano sul mercato piante alte già 2 metri, cosa che ha permesso che il giardino fosse già sufficientemente fitto il giorno dell’apertura. Inoltre il bambù è una pianta legata alla tradizione cinese e ben si adatta al clima locale. I viottoli sono fatti di ghiaia e sono larghi solo 80 centimetri, su entrambi i lati sono chiusi da un parapetto dalle linee arrotondate, anch’esso di granito scuro. (di Gianfranco Virardi)

Il giardino è caratterizzato da un sali-scendi di cinque ponti che si intersecano tra loro come un labirinto e che, secondo la filosofia orientale, rappresentano le fasi della vita dell’uomo



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PRE.VISIONI

190 METRI SUL FIUME TEVERE Il Ponte della Musica inaugurato a Roma è un'opera di ingegneria e architettura dal design contemporaneo, realizzata in acciaio, cemento e legno. Mette in relazione l'asse dell'Auditorium e del Maxxi con il complesso sportivo del Foro Italico

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naugurato a Roma il 31 maggio 2011 dal sindaco Gianni Alemanno, dall’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale Marco Corsini e dal sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Maria Giro, il Ponte della Musica è una creazione in acciaio, legno e cemento che unisce il Lungotevere Flaminio con il Lungotevere Maresciallo Cadorna: da una parte si trovano l'Auditorium della Musica di Renzo Piano, Villa Glori, il Maxxi di Zaha Hadid e il teatro Olimpico, dall’altra il Foro Italico con il Palazzetto dello Sport di Pierluigi Nervi e il parco di Monte Mario. È una sorta di collegamento tra la zona “sportiva” di Roma e quella “artistica”. L’ultima apertura di un attraversamento lungo il Tevere risaliva a 40 anni fa con il “ponte della metropolitana”, dove passano i treni della linea A, dedicato a Pietro Nenni. La presenza di un ponte fra Piazza Gentile di Fabriano e Via R. Morra di Lavriano è stata quasi sempre contemplata nei piani di sviluppo della città in tutto il secolo scorso, con l’eccezione del Piano del 1962, ed è ripresa nel nuovo Piano Regolatore presentato nel 2005 e nel “Progetto Urbano Flaminio” pubblicato nel 2002. L’intervento si inserisce nel Progetto Parco della Musica e delle Arti affidato all'architetto Renzo Piano ed è il risultato di un’idea

presentata per un Concorso Internazionale di Progettazione bandito dal Comune di Roma da Buro Happold Ltd e Ing. Davood Liaghat di Londra in collaborazione con Kit Powell - Williams Architects, poi sviluppato in fase definitiva con la Società di Ingegneria Carlo Lotti & Associati di Roma. Il ponte, i cui lavori sono iniziati nel 2008 e che è costato complessivamente 8 milioni di euro, è stato progettato e realizzato per il traffico pedonale, ciclabile e per i mezzi pubblici. Per ora è percorribile solo a piedi ma è già prevista l’installazione degli impianti semaforici che serviranno a facilitarne la percorribilità da parte dei bus elettrici. Bisognerà aspettare il progetto complessivo del Parco della Musica e delle Arti per vedere se qui passeranno bus elettrici o una linea di tram.

Il ponte è costituito da un impalcato metallico sorretto da due archi ribassati in acciaio poggianti su piedritti in cemento armato che contengono le scale d’accesso alle due sponde del fiume. Le sue dimensioni sono di 190 metri di lunghezza, 22 metri di larghezza massima nella parte centrale e 14 metri alle estremità e ha un peso complessivo di 2000 tonnellate. L’arco libero ha una luce di circa 190 metri. La componente strutturale principale, ovvero i due archi, è caratterizzata da una prima porzione in calcestruzzo che spicca dalle fondazioni e proprio in corrispondenza dell’impalcato diventa in acciaio con una sezione chiusa a forma di goccia. L’inclinazione dei due archi rispetto al piano verticale e l’assenza di un loro collegamento orizzontale nella zona sovrastante l’impalcato, sono gli elementi caratterizzanti e il leit motiv del progetto stesso. La struttura è fondata su pali mentre la spalla sinistra è posta su cuscinetti mobili in grado di assorbire le sollecitazioni termiche e sismiche. La struttura leggera e le forme ariose sono supportate dal calcestruzzo di ultima generazione. «La soluzione proposta – spiegano gli autori del progetto – è caratterizzata dall’inclinazione dei due archi rispetto al piano verticale e dall’assenza di un loro collegamento orizzontale nella zona sovrastante l’impal-


Il design è frutto di un concorso vinto nel 2000 dagli ingegneri inglesi della società Buro Happold. È stato sviluppato nella fase definitiva dalla società Carlo Lotti & Associati e la progettazione esecutiva è stata effettuata da un team guidato da Mario Petrangeli & Associati con Biggi-Guerrini

cato. Ciò consente una particolare leggerezza dell’immagine architettonica e l’eventualità di separare una corsia carrabile centrale dai due percorsi pedonali che si affacciano senza ostacoli sul fiume. Le imposte in calcestruzzo armato che riportano alle fondazioni le spinte degli archi proseguendone lo sviluppo fino al suolo, sono utilizzate anche come elementi di collegamento tra il piano di calpestio del ponte e le rive attrezzate del Tevere. L’accessibilità è favorita dall’assenza di raccordi in pendenza a scale e la sezione dell’impalcato consente una ottimale flessibilità d’uso del ponte». Il ponte non è infatti concepito solo come attraversamento da una riva all’altra, ha anche uno spazio disponibile per fiere, festival, eventi dedicati all’arte e teatro di strada. È costruito per essere un luogo di sosta e non solo di passaggio: gli archi inclinati creano un naturale allargamento dell’impalcato nell’area centrale del ponte, creando uno spazio aperto urbano tra le due sponde del fiume. Per supportare questo suo uso come spazio pubblico, in aggiunta quindi all’illuminazione e alle opere di drenaggio superficiali, è stato necessario fornire l’area centrale del ponte di servizi di elettricità, acqua potabile e scarico acque, mediante torrette polifunzionali estraibili. I progettisti hanno prestato particolare at-

tenzione all'integrazione del ponte con il paesaggio circostante. Oltre ai materiali strutturali sono stati utilizzati materiali di finitura tipici dell'architettura romana. L’impalcato del ponte è una struttura di acciaio interamente saldata e dipinta di bianco. Gli elementi strutturali che sostengono la struttura di acciaio sono in calcestruzzo e avranno una finitura “a faccia vista” texturizzata, a significare che sono una parte integrante della struttura del ponte, pur connessa agli elementi paesaggistici. Le opere murarie accessorie sono realizzate in mattoni con testa in travertino, tipologia costruttiva molto comune a Roma e utilizzata estensivamente anche nel Parco della Musica. I camminamenti esterni del ponte e i corrimano hanno finitura in legno di castagno, reperibile da fonti sostenibili, non trattato ma con una finitura in funzione antisdrucciolo, mentre la parte centrale dell’impalcato è pavimentata con asfalto color grigio chiaro. L’illuminazione si divide in tre categorie essenziali: funzionale, per fornire un livello efficace e piacevole di illuminazione per uso pedonale; secondaria, montata nei parapetti e sulla pavimentazione del ponte; scenica, per assicurarsi che il ponte possa essere visto a distanza. (di Andrea Giuliani)


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EVENTI

Gabriele Lelli e Francisco Mangado

Massimiliano Fuksas

PARLIAMO DI ARCHITETTURA Sala di Palazzo Tassoni Estense

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Hermann Kaufmann

La Facoltà di Architettura di Ferrara compie nel 2011 vent'anni e celebra l’evento con il XfafX Festival “To design today”. Numerosi gli eventi culturali

a Facoltà di Architettura di Ferrara istituisce nell’Anno Accademico 1991-92 il suo primo Corso di laurea in “Architettura” e nell’Anno Accademico 2009-10 l’offerta didattica si arricchisce del Corso di laurea in “Design del Prodotto Industriale”. Seppur circoscritta all’arco di soli venti anni, la storia della Facoltà è densa di scelte qualificanti, risultati riconosciuti, reputazione acquisita sul piano nazionale e internazionale. Da anni l’istituzione ferrarese è ai vertici delle classifiche CENSIS che valutano la qualità degli atenei italiani, risultando prima fra le Facoltà di Architettura del Paese. Nel 2011 la Facoltà compie il suo ventesimo anno di attività e, attraverso la celebrazione di questo anniversario, vuole dare testimonianza di vitalità e affermare un ruolo centrale e propositivo all'interno delle istituzioni accademiche del Paese con un progetto culturale di respiro internazionale articolato in conferenze, convegni, workshop e mostre. L'acronimo scelto per tale manifestazione è XfafX, un evoluzione di Xfaf che siglò il fortunato decennale di fondazione della Facoltà svolto nel 2003. Il format è quello di un festival che comprende una serie consistente e diversificata di eventi culturali organizzati, con cadenza mensile, da maggio 2011 a giugno 2012. To design today è il titolo del festival che si svolgerà negli spazi storici di Palazzo Tassoni Estense, sede di rappresentanza della Facoltà. Gli appuntamenti della rassegna

36 DESIGN +

saranno aperti al pubblico e saranno oggetto di un progetto comunicativo cross mediale dedicato. L’obiettivo sotteso al progetto culturale è quello di avvicinare e far dialogare le istituzioni accademiche con il mondo produttivo e con le componenti creative dell’architettura, del design, dell’arte e della comunicazione. Valorizzando i suoi punti di forza, la Facoltà di Architettura di Ferrara, attraverso il progetto XfafX, intende aprirsi all’esterno, ancor più di quanto abbia fatto fino ad ora, e vuole promuovere collaborazioni e progetti con altre istituzioni culturali, con committenze pubbliche e private, associazioni di categoria. Il programma del festival XfafX - To design today, è partito con la lectio magistralis di Massimiliano Fuksas, Hermann Kauffmann e Francisco Mangado, che hanno ottenuto un grande riscontro di pubblico. Dopo la pausa estiva, il 22 e 23 settembre ci sono state le conferenze di Max Dudler e di Kjetil Trædal Thorsen dello studio Snøhetta. Il 10 novembre un’intera giornata sarà dedicata al design: alla mattina si terrà la prolusione all’anno accademico a cura di Luisa Bocchietto, Presidente ADI, che farà il punto sul panorama creativo e produttivo del Paese; nel pomeriggio avrà luogo la lectio magistralis di Massimo Iosa Ghini. Il 25 novembre sarà la volta di Guillermo Vasquez Consuegra. Tra dicembre 2011 e gennaio 2012, in date ancora da definire, il festival proseguirà con Kengo Kuma e Diener&Diener.


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PROGETTO / 1

SCHEDA

Architetti Tank Architectes Strutture Pingat Ingéniérie Outdoor design Atelier Télescopique Cliente Conseil Général du Nord Costi Totali 14.214.000 euro Area 8.200 mq Città Lille (Francia)


Come altre costruzioni di Lille anche il nuovo Collegio Claude Levi Strauss progettato dai Tank Architectes è in mattoni. Lineare e sinuosa, la nuova scuola è stata organizzata così da offrire ampi e luminosi spazi di relazione di Iole Costanzo

L’ÉCOLE EN BRIQUE


Nonostante sia stato costruito in mattoni il Collegio Claude Levi Strauss non ha angoli, ha spigoli stondati che lo rendono linearmente sinuoso. Il mattone presenta tre tipi di sfumature di rosso. A destra l’immagine del cortile mostra gli inserimenti di mattoni smaltati con colori chiari che rompono la regolare maglia dando una diversa lettura


PROGETTO / 1

T

ra le vecchie abitazioni e i magazzini del porto fluviale di Lille, lì dove c’era una tipica struttura portuale dalle dimensioni spropositate, è stato costruito il Collège Claude Levi Strauss. Per l’esattezza è tra il Boulevard de la Lorene, che prospetta sul fiume Deûle e la Rue Lestiboudois, che lo studio Tank Architectes ha realizzato il suo progetto. Affrontare il tema dell’edilizia scolastica è alquanto difficile. Le norme sono molte e a volte farraginose. Ma comunque vada i cittadini francesi pretendono sempre il meglio dallo Stato e quindi anche dai tecnici da esso scelti. A ben donde. Nonostante la crisi economica europea abbia in qualche modo coinvolto la Francia, ancora oggi lo Stato assiste il popolo francese in modo efficiente. E, anche se oramai sono in pochi a credere che la scuola sia lo specchio dell’andamento di uno Stato, quella francese è ancora oggi un modello valido ed efficiente. La High School Levi Strauss di Lille è stata completamente patrocinata dal Conseil Général du Nord, il cui programma per il 2011 prevedeva: 3.470.000 euro per la dotazione delle scuole di nuove tecnologie adatte all’informazione e alla comunicazione e 76.900.000 euro per la costruzione di nuovi collegi comprendenti anche i 14.214.000 euro stanziati per que-

STUDI ASSONOMETRICI DELLA SCALA ELICOIDALE

sto istituto. La struttura scolastica Levi Strauss è completamente realizzata in “briques”, in mattoni di laterizio. Infatti è la vecchia Lille a ispirare il gruppo Tank, che in questo progetto del mattone e della sua calda vis evocatrice ne ha amplificato la potenzialità espressiva. Qui il mattone diventa elemento curvo. Avvolge, protegge, e contemporaneamente svolge un ruolo di comunicazione di sicurezza. Rievoca, nell’immaginario collettivo, l’appartenenza a quella categoria di istituti che negli anni hanno confermato il loro pensiero e la loro disciplina. Demolita la vecchia struttura portuale mancante di qualsiasi sapore architettonico, le Collège Claude Levi Strauss ne ha occupato interamente il sedime appropriandosi anche del lotto a cavallo del piccolo, preesistente, quartiere insediativo che vi sta accanto. Il complesso è formato da due edifici: la palestra, dalle linee semplici ed essenziali, che ha una gestione indipendente insieme al campo sportivo, e l’edificio scolastico formato da più corpi di diversa altezza compenetranti e disposti intorno ad un cortile altamente caratterizzato da una particolare pavimentazione bicromatica realizzata in resina. Il piano terra ospita la sala mensa e la biblioteca: entrambi gli spazi hanno un rapporto di continuità con il cortile e con il parco perDESIGN + 43


PROGETTO / 1 Sotto: la mensa della scuola è un corpo basso in buona parte vetrato che affaccia sul piccolo giardino di raccordo tra la zona sportiva e l’edificio scolastico. Anche le superfici vetrate seguono il raggio di curvatura delle pareti

PLANIMETRIA GENERALE


SEZIONE

PROSPETTI

LA LUCE NATURALE, ELEMENTO IMPORTANTE IN UN’EDILIZIA SCOLASTICA, PENETRA E VALORIZZA L’INTONACO BIANCO PRESENTE IN TUTTI GLI AMBIENTI


La porzione di edificio dedicato all’androne è bianco. Ospita una scala elicoidale di metallo. Le aule sono ampie e luminose e quasi tutte hanno l’affaccio sulla città


PROGETTO / 1

PIANO SECONDO

PIANO PRIMO

PIANO TERRA

mina di Capitale della Cultura, si è messa in gioco e ha creato nuove manifestazioni, mostre, musei e ha valorizzato il patrimonio esistente: la Grand Place, la Vecchia Borsa, la Cattedrale, il Beffroi (la torre alta 106 m) e la Grande Cittadella, il capolavoro di arte difensiva oggi patrimonio dell'Unesco, che si trova poco distante dal nuovo Collège Claude Levi Strauss. L’edificio, dalla forma stondata, timida e poco aggressiva, presenta sulle facciate, in particolare su quelle prospicienti il cortile interno, delle piccole eccezioni. Una irregolarità nella tessitura che sembra apportare un po’ di luce a tutta la sinuosa struttura, piccole note colorate, singoli mattoni smaltati con colori molto chiari che, se pur dimensionalmente uguali agli altri, rompono la regolare maglia rosso brunito facendola vibrare ai raggi del sole. La luce naturale, elemento importante in un’edilizia scolastica, penetra e valorizza l’intonaco bianco presente in tutti gli ambienti compresa nella scala elicoidale di metallo che dal piano terra porta al secondo, sfoggiando un intradosso con grado e sottogrado smaltato. Tutte le scale del comprensorio, anche quelle che dall’esterno conducono direttamente al primo piano, sono di metallo, essenziali e di colore chiaro, situazione quest’ultima che richiederà sicuramente una maggiore manutenzione, ma sono comunque strutture in linea con la logica che sottende l’intero comprensorio: economiche, staticamente sicure e non appesantite da inutili orpelli poco adatti ai movimenti veloci e sbadati degli adolescenti.

ché dotati di ampie vetrate rispondenti alle normative illuminotecniche previste per ambienti di questo tipo. La biblioteca occupa una posizione centrale ed è direttamente collegata al corridoio della scuola, mentre la mensa, completamente organizzata nel corpo basso, affaccia su una porzione di giardino. Le aule invece si affacciano sul fiume, sul parco e sulle abitazioni che gravitano intorno alla scuola. Il quartiere è ricco di verde come tutta la città. Lille, la quarta area metropolitana francese dopo Parigi, Lione e Marsiglia, gode di un’ottima posizione strategica: due ore da Parigi, un’ora e mezza da Londra e trenta minuti da Bruxelles. È un importante centro industriale e culturale del Nord della Francia che, in seguito alla noDESIGN + 47



Le fotografie riprendono l’androne principale della scuola con la scala di metallo dall’intradosso bianco che collega i tre piani dell’edificio scolastico. La scala è il nodo rappresentativo del nuovo collège. È attorniato da ampie finestre e si raccorda ai piani con curve molto strette


PROGETTO / 2

UN PARADIGMA DI NATURA E ARTIFICIO

SCHEDA

Architetti Plasma Studio Consulenza Design Beijing Institute of Architectural Design Cliente Chan-Ba Ecological District Città Xi’an (Cina) Superficie area 37 ettari Centro espositivo 5.000 mq Serra 4.000 mq Portale d'ingresso 3.500 mq

PORTALE D’INGRESSO


SERRA

CENTRO ESPOSITIVO


PROGETTO / 2

La Fiera Internazionale dell’Orticultura di Xi’an progettata da Plasma Studio offre, tra i suoi numerosi percorsi, piccole isole di nature diverse. Una fiera che diventerà parco cittadino. Un progetto che sarà una risorsa per il futuro di Iole Costanzo

È

un ibrido. Un mondo di mezzo tra artificiale e naturale. Un luogo nato dal compromesso tra ciò che può essere considerato un impianto urbano e ciò che solitamente è riconosciuto come paesaggio. È la Fiera Internazionale dell’Orticultura di Xi’an in Cina, un landscape design nato dalla collaborazione dello studio anglo-italiano Plasma insieme a GroundLab di Londra e al Laur Studio di Pechino. La manifestazione, cominciata il 28 aprile, è in dirittura d’arrivo per il 23 di ottobre. Un tempo sufficiente alla nuova Cina per attirare ancora una volta l'attenzione internazionale e dimostrare, ancor più, quanto sia capace di organizzare e realizzare, in tempi brevi, grandi progetti di sviluppo urbano anche l’uno di seguito all’altro. Le Olimpiadi di Pechino si sono infatti svolte nel 2008 e l’Esposizione Universale di Shanghai ha avuto luogo nel 2010. Questo nuovo progetto, la Fiera Internazionale dell’Orticultura di Xi’an, è nato dopo l’intervento del Chan-Ba Ecological District che ha portato una insalubre cava di sabbia dalle acque inquinate ad essere comPIANTA DELLE COPERTURE

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FIORI, BACINI D’ACQUA, COLLINE, PALUDI, STAGNI, PIANTE VENUTE DA TUTTO IL MONDO ACCOLGONO I TURISTI

pletamente risanata. Un ventennale lavoro di ripristino condotto secondo teorie, tecnologie e materiali molto all’avanguardia. È su questo rinnovato territorio che Plasma Studio e gli altri hanno dato vita ad un impianto fatto di isole di verde, linee, percorsi ed edifici che, legati tra loro, hanno generato quei segni, quei paradigmi in grado di restituire la completa integrità ad un luogo risanato ma comunque mancante di una propria identità. L’intera area di progetto è ampia 370.000 mq, è posta tra l’aeroporto e la città, ed è stata suddivisa in tre zone: The Guangyun Entrance, il ponte d’ingresso di 3500 mq, The Creativity Pavilion il trilobato spazio espositivo di circa 5000 mq e The Greenhouse la serra nascosta ampia 4000 mq. Tre grandi edifici concepiti come un’estensione delle caratteristiche naturali dell’intorno. Ciò che è stato invece definito The Landscape è, al contrario, l’area verde che circonda le tre strutture: un habitat fatto di vegetazione, acqua, manufatti edilizi e novità tecnologiche tra loro fuse. L’entrata principale, il ponte situato nella parte nord-est del giardino, ha una lar-


Il Creativity Pavilion, che raccorda il giardino e il lago, è uno spazio espositivo. Il materiale che lo avvolge è il bronzo locale. I tasselli sono delle piccole losanghe di verde


Il ponte d’ingresso bypassa la strada e mette in collegamento la zona d’accesso al giardino. Sarà un elemento d’integrazione quando il verde si arrampicherà sulla struttura di metallo

ghezza di 60m, si trova in asse con il viale dell'EXPO, e giungendo all’altezza di 7 metri offre ai visitatori un punto panoramico per apprezzare l’intera area dell’Expo. La struttura, un traliccio d’acciaio, è stata progettata anche come dispositivo per l’ombreggiamento, e assolverà tale compito quando la vegetazione, che è stata disposta nei sui pressi, vi si sarà arrampicata rendendo l’intero manufatto armonico con la natura circostante. L'edificio costruito sul bordo del lago alla

SEZIONE LONGITUDINALE

SEZIONE TRASVERSALE

54 DESIGN +

fine del percorso centrale è il Creativity Pavilion: un luogo pensato per mostre e piccole manifestazioni. Il luogo dove imbarcarsi e attraversare le acque del lago. Il padiglione nella realtà è un tridente che dopo essersi intrecciato con il terreno e aver creato con esso un rapporto di reciproca integrazione e di continuità coinvolgente anche con i diversi livelli interni, aggetta direttamente sul lago. Il materiale che per buona parte lo avvolge è il bronzo locale, mentre i tasselli che seguono l’andamen-

to digradante del tetto sono delle piccole losanghe di verde che raccordano l’edificio con l’impianto circostante. Viste dall’alto le tre propaggini e l’impianto geometrico di tutto il giardino ricordano il delta digitato di un fiume: percorsi e losanghe di vegetazione, di terra e di acqua, tra loro variamente intrecciate che accolgono e distribuiscono nel vasto territorio sanato i 20.000 visitatori giornalieri previsti per l’Esposizione Internazionale dell’Orticultura. Un fiume di turisti fluidamente


PROGETTO / 2 guidati tra una moltitudine di rivoli, fiori colorati, bacini d’acqua, paludi, stagni, piccole colline, zone d’ombra e variegate piante venute da tutto il mondo. In questo policromo mondo fatto di vegetazione e di costruito, tra colline naturali e artificiali si inserisce, nascosta tra le diverse altimetrie, la serra: un cristallo semi-sommerso, quasi isolato e anche difficile da raggiungere. Le possibili strade sono due: o si attraversa il lago con un battello o pazientemente si fa una lunga passeggiata costeggiando la riva. Si entra nell'edificio da un taglio creato nella struttura di metallo e vetro e si attraversano diverse zone climatiche che ospitano piante rare ed ecopaesaggi inusuali. L’ impianto a ferro di cavallo crea un ciclo adatto ad accogliere contemporaneamente piante dalle diverse necessità, ma genera anche un cortile interno che si collega con l’esterno grazie a due particolari percorsi pensati per stimolare nel visitatore l’ambigua sensazio-

PIANTA DEL GREENHOUSE

ne di non percepire più la differenza tra il dentro e il fuori. L’impianto dell’Esposizione Internazionale dell’Orticultura di Xi’an è un’opera completamente costruita secondo i principi di sostenibilità e non sarà smantellato alla fine della manifestazione bensì sarà trasformato in un parco cittadino, e per il Creativity Pavilion e il Greenhouse, le uniche strutture non temporanee di tutto l’Expo non esiste ancora un piano di riutilizzo, ma sono spazi versatili che potranno essere facilmente riutilizzati. La città di Xi'an, fino ad oggi nota per il famoso Esercito di Terracotta, i 7.000 guerrieri posti di "guardia" alla tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang, inseriti dal 1987 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, dunque, potrà concentrarsi sulla sua futura crescita, consapevole di poter contare su un’intera area che, trasformata in parco e con le dovute migliorie, potrà diventare di grande interesse per il turismo.

Il Greenhouse è una serra a forma di ferro di cavallo realizzata in metallo e vetro. Il cortile crea la giusta temperatura per accogliere particolari tipi di vegetazione


PROGETTO / 3

ESSENZIALITÀ MULTIFUNZIONALE


Foto di Mitsumasa Fujitsuka

Austero e multifunzionale, il Kawatana Onsen Koryu Center di Kengo Kuma è un unico spazio dall’interno impersonale, anonimo ed essenziale, che farà da museo. Senza alcuna soluzione di continuità assolverà anche alla funzione di spazio espositivo e di sala congressi di Iole Costanzo


SCHEDA

Architetti Kengo Kuma & Associates Cliente CittĂ di Kawatana, Giappone Uso Principale museo Struttura telaio in acciaio Dimensioni Sito 2,349.06 mq Superficie Edificio 1,107.81 mq Ingegneria Sato Jun Structural Engineers Costruzione Kosei Kensetsu Co., Ltd


PROGETTO / 3

È

un’architettura metabolica? Una struttura organica? Forse non è né l’una né l’altra! È metabolica in quanto giapponese? O è organica solo perché simbolicamente sembra richiamare i monti alle sue spalle? Kawatana Onsen Koryu Center è uno spazio multifunzione progettato da Kengo Kuma & Associates nella città di Kawatana, un’antica città risalente al 1600 e situata a Sud del Giappone nella provincia di Shimonoseki . In questa zona le tipiche peculiarità locali che hanno richiamato per anni un cospicuo numero di turisti, il tradizionale e velenoso Pesce Palla, il “Fugu”, e i numerosi bagni termali oramai non bastano più per mantenerne alta l’economia. Le autorità locali hanno pensato di affrontare il problema cre-

PIANTA

ando nuove attrattive e per fare ciò hanno richiesto allo studio Kengo Kuma un progetto per un edificio che rispondesse a tre precise funzioni: sala per le manifestazioni pubbliche e i convegni, museo delle tradizioni locali e centro per le informazioni turistiche. La risposta progettuale è stata quella di creare uno spazio unico, fluido, versatile e adattabile a qualsiasi tipo di manifestazione. Invece di dividere lo spazio in tre diverse zone lo studio ha concepito questa struttura come un luogo unico, non gerarchico, acentrato, da gestire di volta in volta e adatto a diverse funzioni. Uno spazio quasi anonimo, nudo, con gli impianti a vista e l’intradosso del pannello visibile. Il Kawatana Onsen Koryu Center ha tre ingressi, come le diverse funzioni che dovrebbe assolvere, posti tra le “pause” che una pianta dalla forma rizomatica può offrire, e sono comunque in prossimità della strada che unisce il tempio alla collina e nei pressi della piaz-

In alto: l’involucro sfaccettato, realizzato con pannelli di cemento strutturale, avvolge l’intero edificio agganciandosi alla maglia strutturale d’acciaio progettata anch’essa secondo un andamento triangolare. A sinistra: particolare dei pannelli e della continuità materica che riescono ad esprimere DESIGN + 59


PROGETTO / 3

In alto: l’interno, usato come spazio per il museo delle tradizioni locali e anche come luogo per esposizioni temporanee. Gli ambienti non presentano altro tipo di rivestimento e mostrano a giorno la struttura portante, l’intradosso del pannello in cemento e gli impianti

PLANIMETRIA GENERALE

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L’interno è in gran parte in penombra. Le uniche fonti di luce naturale sono i tre accessi, pareti vetrate sorrette da un esile infisso bianco, poste ai due estremi e nella strozzatura centrale. Il pavimento, unico, è anch’esso una superficie continua di resina dalle tinte chiare

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PROGETTO / 3 PROSPETTI

za principale. I possibili fruitori dello spazio potrebbero essere tipologicamente diversi tra loro: residenti, turisti, ospiti termali, visitatori del museo e credenti venuti per far visita al santuario. Tutti possono entrare e uscire liberamente da qualsiasi ingresso e vivere a pieno lo spazio, e questo perché il Kawatana Onsen Koryu Center è uno spazio polivalente, semplice e dinamico. È una nuova opportunità economica e culturale per la città: una seconda chance, una nuova possibile soluzione per i loro problemi economici. Un’apertura a nuove esperienze, a nuove strade da percorrere nel mondo della cultura e del turismo. La struttura portante è formata da triangoli i cui vertici sono giuntati tra loro da nodi sferici: elementi d’acciaio, rivestiti con un materiale plastico-gommoso, su cui si agganciano pannelli di cemento strutturale alti solo 12 cm. Il colore esterno di questi piani triangolari è proprio quello del calcestruzzo liscio, rasato che raggiunge l’effetto quasi vellutato. L’effetto dei poligoni variamente inclinati è di mutevole omogeneità. Digradano da cielo a terra creando un continuum mate-

Il Kawatana Onsen Koryu Center con il suo involucro monocromatico avvolgente e sfaccettato si inserisce senza alcun problema nella skyline e si adatta alle diverse sfumature cromatiche della città osservabili da quel sito

rico che da copertura diventa parete e offre di volta in volta alla luce una porzione diversa di superficie. Kawatana Onsen Koryu Center è una solida e leggera struttura di pannelli di cemento. Una possibile soluzione per l’architetto che fa della ricerca il suo sigillo e del cemento conosce le diverse potenzialità, avendolo in altre occasioni “smaterializzato” e reso luminoso. Kengo Kuma spinge la sua curiosità fino all’estremo e studia i diversi materiali fin nelle loro più piccole fibre. Li conduce fino alle estreme prestazioni e li valorizza con giochi geometrici inusuali quali la piega. Una piega, in questo caso, timida ed essenziale, di una raffinatezza quasi blasè. Kengo Kuma è l’architetto che tenta di sostituire il cemento, il materiale d’eccezione dell’architettura internazionale, con il legno, l’argilla, la pietra, il bambù, la carta di riso e il cartone oppure lo esalta e lo adopera con eleganza. La rigida eleganza di un sistema geometrico-matematico. E allora… è un’architettura metabolica o organica?


SEZIONI

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64 DESIGN +

Foto di G. Gastel

Dopo la laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano, inizia collaborazioni con alcune delle migliori aziende di design e non. Collaborazioni che continuano fino ad oggi, occupandosi dei diversi aspetti e sfaccettature del progetto. Nel 1986 apre con Nicoletta Canesi lo studio Lissoni Associati; nel 1996 creano Graph.x per lo sviluppo dei progetti di grafica


DIETRO AL PROGETTO

Schizzi a penna di Piero Lissoni per diverse cucine Boffi, azienda italiana diventata una design company di riferimento nel panorama internazionale

PIERO LISSONI «Mi sento un bimbo che gioca con giocattoli speciali», confessa l’architetto milanese. Allievo di Achille Castiglioni, progetta per le aziende italiane più prestigiose. Prediligendo da sempre la purezza delle linee di Mercedes Caleffi

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R

igore e misura. Innovazione tecnologica. Totale mancanza della solipsistica ricerca estetica finalizzata a se stessa oramai molto comune. Sono queste le regole base dello studio milanese Lissoni e Associati + Graph.x, formato da circa sessanta professionisti, tra architetti, designer e grafici. Knoll Internationall, Kartell, Flos, Cassina, Cappellini, Poltrona Frau, Alessi, Boffi sono aziende per cui Piero Lissoni ricopre o ha ricoperto il ruolo di direttore artistico. È un creatore di brand. Un architetto-designer a 360

gradi. E la sua architettura è luogo di pulizia formale, frutto di una creatività razionale e misurata. In un momento storico alquanto particolare come questo in cui decorazioni e rivisitazioni imperversano, Lissoni crea oggetti che non stupiscono, puntano invece a essere utilizzati più che ad essere pubblicati. Ha cominciato «facendo di tutto e di più» ed è quello che prosegue a fare anche adesso, come lui stesso ha dichiarato. Ha ricevuto il premio Hall of Fame of Interior Design a New York nel novembre del 2005 e il Good Design Award del

In alto: armadio Storage, di Lissoni per Porro. Il primo sistema modulare che permette la continuità dello spazio in tutto l’armadio. Sotto: tavolo Naan di Cassina. La duplice lettura del tavolo Naan è nella leggerezza visiva portata all’estremo e, al tempo stesso, nella decisa solidità strutturale


Chicago Atheneum Museum of Architecture del Dicembre 2006. Alla domanda, «quali architetti della storia dell’architettura e del design sente suoi maestri», risponde: «nel nostro mondo ci sono tanti maestri. I maestri non sono solo quelli dell’architettura, ma quelli della pittura, della scrittura, della fotografia, della musica. Le influenze sono tante e si incrociano tra loro. In architettura amo in particolare la cupola del Bramante nella chiesa Santa Maria delle Grazie a Milano, la Neue Nationalgalerie a Berlino e la Beyeler Foundation a Basilea». Un sistema di lavoro, dunque, pensato come un incrocio di saperi che si influenzano e interagiscono fra loro. Domanda. Esiste una sostanziale differenza tra eleganza e lusso, in particolare modo nel design. Secondo Piero Lissoni qual è? Risposta. Entrambe sono un paradosso: sembrano semplici ma con una parte invisibile di grande complessità. D. Lei è noto come designer, ma si dedica anche all’architettura. È stato un passaggio naturale o l’approccio progettuale cambia? R. Per la cultura anglosassone esiste una differenza ma secondo la mia cultura umanistica, direi di no. Mi sono laureato in architettura a Mi-

In alto: cucina duemilaotto di Boffi, disegnata in modo da valorizzare l’uso dei materiali naturali. A sinistra: Neve, disegnata da Lissoni nel 2010 per Porro. Seduta dalle linee rigorose ma morbide, reinterpreta in chiave contemporanea la classica sedia in legno

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DIETRO AL PROGETTO

Sopra: caffettiera per espresso Pina, è il primo progetto di Piero Lissoni per Alessi, se si esclude l’orologio da polso, disegnato, però, per il catalogo Alessi Watches. Sotto: lavabo della linea Glass, disegnata per Boffi

lano prima di dedicarmi al design: è stata solo una coincidenza che mi ha dato l’opportunità di cominciare la mia carriera come art director e designer e sviluppare in seguito i progetti di architettura, la mia passione iniziale. D. Piero Lissoni è direttore artistico delle aziende Boffi, Lema, Living Divani, Porro e Tecno. Quali caratteristiche appartengono ad un oggetto perché divenga un’icona e non una variazione di stile? R. Ogni brand è diverso, ogni azienda ha una propria idea, un proprio DNA, una propria cultura alla quale io mi adatto. Il progetto ha

una matrice di grande complessità. Non nasce solo da me, nasce da un team di progetto del quale io faccio parte che si confronta in continuazione. Da questo scambio nasce il progetto. La parte che mi entusiasma è tutto il processo di progettazione, che poi diventa un prodotto. D. Che rapporto si crea tra lo spazio e gli oggetti da lei progettati? R. Reciproca convivenza e rispetto. D. Quali sono gli oggetti-culto del design della nostra epoca che hanno segnato il suo immaginario? R. Grandi tavoli, tanti libri, tanti giocattoli e alcuni pezzi classici di design. D. E quali libri, opere d’arte, musiche o altro accompagno il suo atto creativo? R. Potendo scegliere, tutti. Ho interessi diversificati, mi piacciono cose differenti, dalle variazioni suonate da Glenn Gould ai comics di Mickey Mouse al Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borgès. D. Con quale materiale ha un rapporto di elezione? R. Il vetro, il legno, l’acciaio. D. E quanto sono importanti ricerca tecnologica e sperimentazione nelle sue creazioni? R. Io sono molto fortunato, perché mi sento sempre come un bimbo che gioca con giocattoli


Sopra: Lizz, una seduta dal design minimale e rigoroso, pensata da Lissoni per Kartell. Sotto: Aprile kitchen, disegnata per Boffi. È una cucina progettata per valorizzare l’uso dei materiali naturali. Legni lavorati con trattamenti esclusivi, acciaio inox e pietre per piani di lavoro in soluzioni nuove

speciali. La sperimentazione è una parte importante del mio lavoro. D. Risparmio energetico, bio/eco-compatibilità, sostenibilità, che valenza hanno nel mondo del design? E nel suo? R. Il design non può avere la pretesa di cambiare il mondo. Il riscontro finale è dato da chi sa distinguere ciò che è puro intrattenimento da ciò che è un vero elemento nella casa. Un uomo stupido rimane stupido, per quanto si sieda su una bellissima sedia eco-compatibile. La sostenibilità è un argomento serio, non è un rimaneggiamento del marketing per vendere più prodotti. Il progetto sostenibile è nella durabilità; alla fine della sua vita un oggetto può essere bio-degradabile, ma non è il suo concetto di

partenza. Noi, architetti e designer, facciamo un mestiere: la nostra è una categoria troppo celebrata e piena di cialtroni. Al futuro e ai miei colleghi chiedo più senso di responsabilità. D. Il design è in continuo cambiamento, proprio perché in stretta relazione con le tecnologie, l’arte e il costume e quindi anche con l’economia. In un momento storico come questo crescerà la richiesta di un design etico, più vicino ad una realtà economica diversa? R. Il design non è buono o cattivo: c’è quello che piace a me e quello che non mi piace. Non giudico quello che piace agli altri. C’è però qualcosa che mi disturba in alcuni progetti di design che vedo, sono quelli copiati tout court, senza nessuna interpretazione.


PROFESSIONAL

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Via San Carlo, 10/I 40023 Castel Guelfo (Bo) tel. e fax 0542.670216 333.2413153 - 334.9711047 www.ecoenergiaweb.it infocommerciale@ecoenergiaweb.it

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Angolo B nasce dopo un'esperienza di oltre 10 anni di attività nelle scenografie e nella realizzazione di strutture in metallo. L’azienda si occupa di arredamento per abitazioni private, uffici e spazi fieristici, creando strutture ad hoc per ogni ambientazione e ottenendo quindi il risultato migliore con l’aiuto di professionisti di fiducia con cui collabora da anni. L’obiettivo principale di Angolo B è fornire un prodotto di alta qualità e un servizio affidabile, anche sulla lunga distanza. Lo staff è disponibile a valutare tutti i progetti richiesti dal cliente, per consegnare, alla fine, un prodotto “chiavi in mano” caratterizzato dalla massima qualità, nonché rigorosamente fatto a mano e made in Italy.

Eco Energia è un’azienda presente nel settore delle energie alternative rinnovabili che fornisce, chiavi in mano, impianti fotovoltaici di tipo domestico, industriale, commerciale e grandi impianti. Grazie alla propria esperienza e professionalità, offre consulenze personalizzate sia in fase di progettazione che di sviluppo, nonché assistenza post-vendita, gestendo direttamente anche l’iter amministrativo. L’impegno assiduo e costante che ne caratterizza l’anima, assicura al cliente la massima efficienza per l’ottenimento dell’obiettivo prefissato. Qualità, esperienza, innovazione, dinamicità, miglioramento continuo, sostenibilità ambientale, sono solo alcuni degli elementi vincenti che valorizzano Eco Energia.

L’azienda, fondata nel 1997 dai soci Todaro e Fortini, nasce dalla volontà di unire le loro professionalità e la loro esperienza decennale nel settore delle coibentazioni. Da oltre vent'anni si occupa di isolamenti termici di impianti di riscaldamento e condizionamento in ambito civile ed industriale, per i quali ha ricevuto la certificazione ISO 9001:2008, compreso l'assistenza e la manutenzione, avvalendosi di un team di professionisti qualificati che garantiscono serietà e rapidità nello svolgimento dei lavori. Inoltre può eseguire servizio di rimozione, smaltimento, e bonifica dell’amianto, isolamenti ignifughi REI 120, lavori in cartongesso, piccoli lavori edili, contropareti acustiche e REI.



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MetalCrea è un’azienda giovane e dinamica, che si avvale di professionisti altamente specializzati nella lavorazione di alluminio, acciaio inox e corten per rivestimenti e pavimenti, ma anche per complementi d’arredo, come specchiere, cornici per camino, separè e altri oggetti personalizzati. La ricerca e la sperimentazione sono la loro sfida quotidiana. Il dinamismo e la voglia di rinnovarsi continuamente permette all’azienda di proporsi come partner nello sviluppo e nella realizzazione di progetti di interni, anche i più personalizzati. La qualità dei servizi è indiscutibilmente la priorità di MetalCrea e la snellezza della produzione le permette di accontentare anche le richieste più specifiche e personali.

Azienda presente da otto generazioni, Grandi è da sempre attiva per risolvere i piccoli problemi legati alla lavorazione del ferro. Tra i servizi offerti dall’azienda rientrano la messa a norma di parapetti in stabili d’epoca, la possibilità di piccole lavorazioni con fucina o forno, la produzione di inferriate per finestrature con possibilità di abbinamento a scuri esterni, cancelli carrai o pedonali, parapetti scale interne in ferro o ghisa, particolari di arredo, vetrinature per negozi. Tutta la produzione viene svolta su disegno del cliente oppure su proposta dello staff dell’azienda. Lavora in collaborazione con ditte artigiane di provata esperienza e serietà per lavori di falegnameria, vetreria e realizzazione di corrimani e particolari in ottone e inox.

Esperienza, professionalità e qualità del lavoro hanno fatto dell’azienda Tierre una realtà di successo nel settore dell’installazione elettrica civile e industriale. È in grado di installare piccoli, medi e grandi impianti. Realizza impianti elettrici industriali con dorsali in cavo e in condotto elettrico prefabbricato, distribuzione in canale e tubazione metallici di acciaio zincato o in materiale plastico. Ogni progetto deve rispondere a norme ed esigenze specifiche e calibrate su una specifica realtà, offrendo sempre la massima efficienza e sicurezza. Tierre si occupa, inoltre, di condizionamento, automazione di cancelli, antifurto e antincendio, installazione di Tv e satellite e di installazione di reti di dati nelle aziende.



PROFESSIONAL SERVICE

Il legno è da sempre uno dei materiali più utilizzati dall’uomo, che lo ha usato e lo usa in molteplici settori di attività. «Le sue caratteristiche fisico-meccaniche - ci spiega Francesco Valenti, patron de Il Parquet & Co. - lo rendono il principale materiale da costruzione adottato dai paesi più attenti al benessere abitativo». Fin dall’antichità l’uomo si accorse che il legno è un ottimo isolante termico, ovvero mantiene fresco l'ambiente d'estate e caldo d'inverno, e già dal 3000 a.C. gli egizi e i vichinghi costruirono i primi tavolati per proteggersi dal gelo e dagli insetti. Per quanto riguarda la pavimentazione, le prime tracce di parquet si hanno nel 1500 in Francia per poi diffondersi in tutta Europa nelle residenze, nei palazzi e nei castelli della nobiltà. Oggi è opinione comune che il parquet e il legno conferiscono all’ambiente in cui sono istallati un fascino e un calore unico. Oltre al lato estetico, i vantaggi del parquet sono anche altri: buon isolamento acustico, facilità di manutenzione, senza dimenticare la piacevole sensazione di camminare per casa a piedi nudi. Perché il risultato sia duraturo e i difetti di usura vengano ridotti al mimo, è necessaria una messa in opera particolarmente curata e anche la tecnologia produttiva, oggi, è in grado di offrire un grosso aiuto trattando il legno in maniera particolare. Per questi motivi è importante affidarsi a professionisti del settore. Il Parquet & Co. opera dagli anni Ottanta nell’ambito dei pavimenti di legno pregiati, ponendo da

LA FORZA DEL LEGNO ECLETTICO E NATURALE 1

FASCINO DISCRETO DI UN MATERIALE CHE ARMONIZZA E RENDE CALDI GLI AMBIENTI

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PRODUCTS

sempre attenzione alla personalizzazione del prodotto e alla cura delle superfici e delle finiture. «Adatto a qualunque ambiente, - continua Francesco Valenti - in casa come in ambito pubblico e addirittura all'esterno, il legno esprime versatilità d'uso, capacità di adattamento a tutti gli stili di arredo e una certa nobiltà di base che lo distingue da qualunque altro materiale». L’azienda, che ha due showroom, uno a Bologna e uno a Roma, progetta e realizza artigianalmente quasi tutti i pavimenti e i complementi architettonici. «Ci piace mettere una cura che definirei maniacale nella scelta dei materiali e nella ricercatezza delle finiture», prosegue Valenti. «Il nostro è uno stile inconfondibile, testimoniato da innumerevoli realizzazioni in Italia e all’estero». Lo staff qualificato ed esperto dei due showroom offre un attento servizio pre e post vendita, mettendo grande attenzione alle esigenze del cliente e consigliandolo in fase di scelta. È importante, infatti, valutare la specie legnosa da scegliere: dipende dal gusto personale ma bisogna anche valutare la funzione del locale in cui si posa il parquet. È bene tenere presente che «ogni legno ha una specifica personalità conclude - e le tipologie di posa sono innumerevoli. Il parere di un esperto diventa quindi prezioso». Il PARQUET & CO. Bologna, via Galliera, 85 - tel 051 248489 - fax 051 4210294. Roma, via Guido Reni, 33 - tel 06 3226876 - fax 06 3224050.

1. Mod. Roma dim. mm 150 x 1000, in Teak spazzolato e finito a olio e cera - 2. Mod. Savoia a dimensione regolare, rovere Gran Sasso, finitura a vernice - 3. Mod. Roma, in quercia di recupero, superficie sbottata a mano, finitura a cera nero antico - 4. Mod. Savoia a dimensioni irregolari, rovere - 5. Realizzazione speciale, gradino coordinato, rovere sbottato - 6. Mod. Baglioni, rovere bruno Siena verniciato

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PROFESSIONAL SERVICE

LA RICERCA DEL DESIGN VERSO LA SPERIMENTAZIONE

DALL’ARREDAMENTO SU MISURA ALLE PORTE INTERNE E COMPLEMENTI D’ARREDO. FGC, LABORATORIO CREATIVO, PROPONE SOLUZIONI TRA MODERNO E TRADIZIONALE

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La FGC nasce nel 2006 dalla passione di un’intera famiglia per la lavorazione del legno. Giuseppe e Isabella Cortese hanno deciso di continuare sulla strada intrapresa dai loro genitori molti anni prima riuscendo nell’intento di aprire una falegnameria che in cinque anni ha avuto una crescita esponenziale. «Sono stati i nostri famigliari a costruire le fondamenta dell’azienda che abbiamo oggi», spiega Giuseppe Cortese. «Noi abbiamo portato a termine quello che loro avevano iniziato e lo abbiamo fatto cercando di mantenere i valori e quell’ambiente famigliare in cui siamo cresciuti. Continuiamo ancora adesso a chiamare la nostra falegnameria “bottega”, ci piace il profumo “d’altri tempi” di cui è intrisa, l’odore del legno lavorato». La FGC è un laboratorio di creatività, dove si continua nella produzione


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PRODUCTS

1. Piano scrittoio con cassetti a scomparsa laccato bianco e maniglia incassata nello spessore dei frontali cassetti 2. Seduta/panca design ricoperta in tessuto idoneo 3. Cucina su misura con struttura in legno e sportelli in acciaio inox - 4. Mobile credenza design laccato con maniglie nello spessore dell'anta con lavorazione artigianale a 45°

di arredamento con metodi artigianali ma coadiuvati dalle nuove tecnologie. Chi si rivolge ad un’azienda come questa vuole prodotti su misura, in grado di trasformare gli interni in ambienti assolutamente personali e distinti dal resto della produzione attualmente in commercio. «Il nostro punto di forza - precisa Isabella Cortese è la realizzazione di arredi e oggetti di design con caratteristiche e finiture di pregio, utilizzando materiali scelti con estrema cura. La scelta dei materiali è, infatti, di fondamentale importanza. Sarà questa scelta a caratterizzare maggiormente il risultato finale». Ogni articolo si distingue per il suo aspetto classico o tradizionale, oppure per il design moderno e in linea con le tendenze del momento, ma sempre creato per assecondare i gusti e le esigenze della clientela. Con un mercato sempre più esigente, la cura dei dettagli e delle finiture fa la differenza e, aggiunge Isabella, «è fondamentale anche rimanere al passo con i tempi: nel nostro lavoro la ricerca è continua e la nostra attività è sempre in evoluzione». Il legno è un materiale decisamente versatile. Si presta alle più svariate lavorazioni, consentendo di ottenere mobili e oggetti di ogni stile. Inoltre si sposa al meglio con tutti i materiali di finitura, dalle classiche laccature e verniciature a pennello, fino all’applicazione di resine, carte in tessuto particolari o rivestimenti di vario genere, per esempio in acciaio o in corian. «Grazie a queste sue caratteristiche, – conclude Giuseppe Cortese – il legno consente di ottenere risultati di alta qualità estetica ma anche funzionali. Spesso in un oggetto di design viene meno la funzionalità a favore dell’estetica, con il legno si possono avere entrambe». Il team di FGC offre consulenza, progettazione, realizzazione e montaggio di ogni tipo di arredo, affiancando e guidando il cliente passo dopo passo fino al risultato finale, e assecondando e supportando l’inventiva e la creatività di architetti e studi di progettazione. Come spiegano i fratelli Cortese: «il nostro lavoro finisce quando leggiamo la soddisfazione nel volto del cliente». FGC, falegnameria di Giuseppe Cortese via Stalingrado, 105 D - 40128 Bologna Tel. 051.4170495 - 333.3212033 www.falegnameriafgc.it - falegnameriafgc@gmail.com

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Particolare della seduta direzionale Orione, progettata per gli ambienti piĂš prestigiosi. Design dalla forte personalitĂ , elegante e moderno. Disponibile in due colori: bianco e nero


MADE IN ITALY

UN LABORATORIO

DI IDEE PER L’UFFICIO La linea ufficio per il mercato locale e l’arredamento industriale per quello nazionale. Tecnotelai, l’azienda di Castel Maggiore, dà spazio alla ricerca tecnologica e sperimentale nella realizzazione dei mobili d’ufficio di Cristiana Zappoli

È

uscito quest’anno un volume curato da Enrico Citti ed edito da Franco Angeli dal titolo “Investire sull’ufficio: come e perché. Lo spazio di lavoro come risorsa per migliorare l’azienda”. La domanda che ha dato origine a questo libro è: quanto conta lo spazio di lavoro per migliorare il benessere e l’efficienza produttiva? Secondo l’autore conta molto. Spendere nello spazio di lavoro è un ottimo investimento, anche se sono ancora poche le aziende ad averlo capito. In un ufficio concepito dando importanza ambientale ed emozionale allo spazio di lavoro, gli arredi assumono il ruolo di veri e propri strumenti di lavoro e il designer che li crea deve focalizzare la

propria attenzione sul lavoratore e sulle sue esigenze. Tenendo sempre presente questi concetti e improntando la propria filosofia aziendale ai valori della trasparenza, della coerenza e dell’affidabilità, Tecnotelai seleziona e distribuisce le proprie linee di mobili per l’ufficio. L’azienda, con sede a Castel Maggiore, è stata fondata nel 1967 da Daniele Mazzolini e oggi è guidata dalla figlia, l’architetto Silvia Mazzolini che porta avanti il lavoro iniziato dal padre seguendo gli stessi valori di allora. «Innovare in modo efficace vuol dire, prima di tutto, ricordarsi della propria storia», spiega. «Il futuro va costruito senza dimenticare il passato». L’azienda commercializza non solo la linea ufficio, per la

Sopra: tavolo riunione serie Moderna, linee morbide, materiali selezionati per chi ama ambienti confortevoli ed eleganti. A destra: seduta da attesa Idra, massima resistenza e comfort, linee essenziali


Sopra: una composizione della serie Creativa, la linea versatile con cui ideare spazi di design moderno progettati su misura per chi li vive. A sinistra: libreria a giorno, ampia personalizzazione dei moduli grazie alle ante disponibili in diverse dimensioni e abbinabile a tutte le serie nella finitura wengè

quale si rivolge al mercato locale attraverso il rapporto diretto con la clientela, ma anche l’arredamento industriale, relazionandosi, in questo caso, al mercato nazionale con rivenditori su gran parte del territorio, tanto da essersi guadagnata un ruolo da leader nell’area centro-settentrionale del Paese. Tutte le scelte aziendali guardano al made in Italy «che è sinonimo di creatività che si sposa con qualità e inventiva», specifica l’architetto Mazzolini. E prosegue: «commercializziamo solo prodotti italiani perché ci sta a cuore la qualità del risultato finale che deve essere fatto solo con i materiali migliori. I mobili da ufficio devono infatti mantenere la loro funzionalità per molti anni». Ma non solo. Sono mobili che devono adattarsi alle esigenze di un mercato in continua e rapida trasformazione che oltre alla praticità non vuole rinunciare all’estetica. Ecco perché Tecnotelai ha un occhio di riguardo per il design delle linee di arredo che 82 DESIGN +


MADE IN ITALY commercializza nei propri showroom (uno dedicato alla linea per l’ufficio e uno all’arredamento industriale) rinnovati da poco. «I nostri clienti amano la qualità - specifica il Presidente dell’azienda - i dettagli e soprattutto ricercano un prodotto in grado di esprimere valori coerenti con quelli in cui si identificano nella vita quotidiana. Nessun aspetto va sottovalutato». Stiamo parlando di un nuovo modo di intendere gli arredi per l’ufficio, che oltre a considerare l’immagine di professionalità tiene sempre presente il benessere psicofisico dei lavoratori, indipendentemente dal ruolo, dagli impiegati ai dirigenti. «Il posto dove lavoriamo è il luogo dove trascorriamo la maggior parte della giornata: l’arredamento è un aspetto che non va trascurato», prosegue l’architetto Mazzolini. «Che si tratti di oggetti per l’arredamento industriale o mobili per l’ufficio, disponiamo di una vasta gamma di soluzioni garantite, sicure, competitive e convenienti. Un’offerta globale attenta a garantire la massima soddisfazione del cliente nel lungo periodo. In poche parole, prodotti di valore per imprese di valore. Il nostro obiettivo primario è ottenere la fiducia del cliente. Per questo il nostro personale tecnico è sempre a disposizione per un vero e proprio servizio di consulenza globale. Un efficiente servizio di assistenza copre tutte le fasi commerciali, dalla pre-vendita all’acquisto, compreso il trasporto». Le soluzioni di arredo Tecnotelai trovano esposizione nei due spaziosi showroom dell’azienda a Castel Maggiore e sul catalogo sfogliabile online (www.tecnotelai.it).

Sopra: scrivanie accostate serie Creativa completa di sedute operative. Soluzioni estetiche e funzionali si fondono personalizzando gli ambienti di lavoro con stile e colore. Sotto: reception dalle forme sinuose e dal design contemporaneo, un invito all’accoglienza che facilita l’interazione con la clientela

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MADE IN ITALY

ARCHITETTURE IN LEGNO Ambienti professionali, privati, personalizzati. Realizzazioni fluide e dinamiche per spazi organici e soprattutto funzionali. È il legno lo strumento con cui Pedrini Arredamenti esprime le peculiarità del suo linguaggio estetico di Glauco Gresleri

Nella foto: Museo del territorio di Ostellato. È stato fornito un servizio “chiavi in mano”. La fornitura di arredi è stata arricchita da oggetti scenografici e grafiche di comunicazione, utilizzando una vasta gamma di materiali alternativi


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l logo dell’azienda Pedrini Arredamenti, con oltre 80 anni di tradizione, si inserisce nel novero delle aziende forti del nostro territorio che, nel passaggio attraverso tre generazioni, hanno portato il proprio campo operativo dalla maestria manuale dell’artigiano-artista, a quella della potenzialità propria dell’industria. Il problema della nostra struttura artigianale, che fa dell’Italia il paese della qualità oggettuale manifatturiera, è il passaggio di crescita che il mercato pone a tutte le aziende, a fronte di una domanda che espande continuamente il volume della propria richiesta e a fronte di una sempre diversa specificità del prodotto. In una eccezione figurata, possiamo considerare che Michelangelo stesso era “artigiano del marmo” che aveva una manualità correlata alla valenza culturale assorbita dal contesto italiano e che, alla domanda del mercato di allora che chiedeva opere importanti, sapeva rispondere con la sua produzione… Questo caso non è poi così straordinario, perché si manifesta quotidianamente con aziende che, alla sapienza materiale del fare, nel campo del proprio mestiere riescono a darsi una dotazione di livello organizzativo in grado di esplodere dimensioni più vaste di intervento, senza perdere l’energia poetica della manualità. Questo principio che ha valore universale, è fondamentale per prendere in considerazione aziende del nostro territorio che proprio questo passaggio hanno superato, dal mondo artigianale a livelli pro-

duttivi di risposta alle domande di mercato, senza perdere nulla della “cultura materiale” del fare, quando la mente intellettiva è in grado di dominare i processi industriali senza perdere la forza poetica derivata dalla “bottega” dell’inizio. L’azienda Pedrini Arredamenti, nata negli anni 20 dalla “bottega” fondata dal titolare Luigi Pedrini, è oggi un centro produttivo che dimostra come i principi sopra esposti possano trovare conferma nel tessuto di operatività della nostra regione. L’azienda, che comprende anche una importante attività di vendita di prodotti ed attrezzature per la casa e l’ufficio, anche su proprio design, e un’articolata organizzazione per fornitura di allestimenti, è strutturata su quasi 4000 mq con laboratori e spazi di impianti ad alta tecnologia per lavorazioni del legno, ma anche delle materie che compongono elementi complementari degli arredi, ormai di uso ricorrente, quali metalli sofisticati, materie plastiche, oltre ogni tipo di verniciatura di alto livello. Carattere particolare dell’azienda che la distingue nell’ambito della concorrenza, è la capacità di affrontare i temi difficili che la clientela più varia è in grado di richiedere. Il dominio tecnico dei principi delle lavorazioni dei vari materiali e l’innata capacità immaginativa del titolare per le soluzioni più innovative, fanno dell’azienda Pedrini Arredamenti un caso unico. Motto dell’azienda potrebbe essere: “… siamo interessati ai vostri problemi più difficili; lasciateceli risolvere…”

Sopra: foto scattate all’interno della falegnameria Pedrini Arredamenti. Dotata di tutti i macchinari per la lavorazione del legno, unisce la tradizione dell’ebanisteria con la tecnologia dei macchinari più moderni. Cura internamente tutti i processi produttivi e il controllo di qualità

Tavolo in alluminio, realizzato su disegno del committente, per il quale sono stati studiati e realizzati sistemi di fissaggio particolari per adattarsi agli spessori minimi richiesti

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MADE IN ITALY

Porta pivotante doppia per chiudere vani di grandi dimensioni con ante rotabili a 360°. Grazie ad una cerniera appositamente studiata con bielle di rotazione e ingranaggi di sincronia alle estremità superiori e inferiori

Arredo completo esterno e interno utilizzando esclusivamente legno massello di teak birmano. Sono stati realizzati rivestimenti esterni, pavimentazioni interne ed esterne, i serramenti e gli arredi

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Libreria realizzata su disegno del committente, costruita con legno e plexiglass. La sua conformazione si presta allo stivaggio di oggetti di dimensioni e forme diverse

Panca realizzata su disegno del committente. Interamente in legno massello di forte spessore con assemblaggio dei tre elementi a incastro con fresatura nelle teste

Esempio di allestimento temporaneo dove trovano posto, oltre ai materiali esteticamente piacevoli, grafiche di comunicazione studiate appositamente per il committente

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ARTE & ARTIGIANATO

È L’ARTE CHE VA A PEZZI...

Mosaici artistici e di design. Creati con diversi materiali: smalto, marmo, ottone, madreperla, pietre dure. Silvia Stanzani modula le superfici. Muove gli oggetti con i colori e dona loro nuova espressività di Cristiana Zappoli / foto Marco Zappia

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eter Fischer, storico e studioso del mosaico, descrive così questa particolare forma d’arte: «consiste nel rivestimento di una superficie architettonica (sia pavimento, parete o soffitto) oppure di una forma tridimensionale, utilizzando l’accostamento di pezzetti di vari materiali come ciottoli, marmo, vetro, ceramica, metallo e qualsiasi altra materia dura che si possa ridurre in piccoli frammenti di per sé anonimi. Questi vengono poi fissati su un intonaco o legante di altro tipo al fine di formare una superficie raffigurante un determinato disegno o un particolare effetto estetico». Fin qui, dunque, la tecnica. Poi c’è l’arte. Che trasforma “l’accostamento di pezzetti di vari materiali” in una sinfonia di frammenti in cui eleganza e suggestione si fondono a formare un’opera tanto stabile e durevole nella sostanza, quanto leggera e luminosa nell’apparenza. Il mosaico vanta una tradizione antichissima, risultando essere fra le prime forme artistiche insieme alla scultura: reperti archeologici testimoniano come già i Sumeri lo utilizzassero per decorare le proprie costruzioni. Oggi, grazie a un fecondo e produttivo interscambio tra artigiani e designers, il mosaico sta scoprendo nuovi ambiti d’uso, dall’architettura al design fino all’arte contemporanea. Non è raro, quindi, imbattersi in artigiani che si dedicano in ugual misura al mosaico d’arredo, alle riproduzioni dall’antico, al mosaico sacro. Come Silvia Stanzani, che ha conosciuto il mondo del mosaico nei primi anni Ottanta e da allora non l’ha più lasciato. Domanda. Silvia Stanzani, quale percorso personale e professionale l’ha fatta approdare a questa forma d’arte? Risposta. Mi sono avvicinata al mosaico nei primi anni Ottanta attraverso il restauro, frequentando un corso di studi a Ravenna e poi lavorando a bottega e nei cantieri di scavo. Essere a contatto con i mosaici antichi, conoscere la complessa tecnica di esecuzione e la sua straordinaria capacità espressiva, mi ha spinto, in seguito, a dedicarmi al mosaico in modo più creativo. Perciò ho incominciato a impegnarmi nel settore del mosaico artigianale artistico e di design. D. Secondo lei, quali differenze ci sono tra il mosaico contemporaneo e quello tradizionale? R. Il termine mosaico deriva dal greco e significa letteralmente “opera paziente, degna delle Muse”. Infatti la tecnica originale antica, che si applica tuttora, prevede regole compositive precise e un procedimento interamente manuale in ogni sua fase, dal taglio dei materiali alla posa dei tasselli nell’intonaco, uno ad uno.


Ogni tessera ha una sua forma, una sua superficie, una sua inclinazione data dal gesto della mano del mosaicista. E quel gesto, che è il frutto di un’attenta riflessione sul rapporto materia- luce-colore, ha come scopo non semplicemente lo scomporre in frammenti ma il creare un’opera con una sua autonomia espressiva. Nell’ambito del mosaico contemporaneo rientra una realtà molto ampia e differenziata di attività, più o meno artigianali e più o meno creative. Infatti è diffusa la tendenza a classificare generalmente come mosaico ogni accostamento di materia frammentata, anche il rivestimento di una piscina. Una tendenza a cui ha contribuito lo sviluppo del mosaico di tipo industriale che è portatore di un concetto semplificato di tecnica musiva ma a cui va riconosciuto l’indubbio merito di aver indirettamente favorito anche la conoscenza e l’espansione del mosaico di tipo artigianale e artistico negli ultimi decenni. Molte attualmente sono le applicazioni di quest’arte: gli abbinamenti con materiali inediti consentono una grande varietà compositiva e proposte creative differenziate, adattabili ai vari gusti e stili. Molto stimolante è il rapporto tra il settore dell’artigianato e quello del design: una sinergia che consente al mosaico di aprirsi all’universo degli oggetti e anche dell’arredo privato. D. Quali materiali utilizza? R. Dai materiali più tradizionali come smalto, marmo, cotto, madreperla ad altri meno consueti come rame, ottone, alluminio, graniglie, vetri di vari tipi, resine sintetiche, pietre dure.

Sopra: "Pioggia", aste in mosaico, tecnica mista, alluminio - Colonna atrio pad. G Ospedale Bellaria. Sotto: "Materica" pannello con specchio, cm. 50x50 in madreperla, vetro, graniglia (partic.). A sinistra: "Vanity" specchiera in ottone, alluminio, smalto, marmo (partic.)


Nelle foto sopra e sotto: alcuni dettagli del "Giardino Zen", pannello parietale cm. 100x300 in ciottoli, vetri, madreperla, bambÚ, graniglie policrome - Pad. G Ospedale Bellaria. Nella pagina a fianco: "Dorè" specchiera cm. 50x50 in ottone, smalto, vetro specchiato, oro


ARTE & ARTIGIANATO

lizzati elementi decorativi sia nell’atrio e nella zona bar, sia al 2° piano. Il filo conduttore della progettazione (pensata insieme a Danilo Mei dell’ufficio tecnico della Ausl) è stata la natura, interpretata simbolicamente in alcuni dei suoi aspetti: le foglie, il paesaggio, la pioggia, il suono, per le quattro colonne, e per l’acciottolato pavimentale a destra dell’atrio i fiori. Fiori che si susseguono nell’intera pavimentazione di gres del piano terra. Una scelta fatta per restare in sintonia con le origini del nucleo storico dell’edificio, visto che l’ospedale Bellaria nacque negli anni Trenta proprio come luogo di cura per la tubercolosi, quindi in profondo rapporto con la natura circostante. Al secondo piano abbiamo optato per un pannello raffigurante un colorato giardino Zen. I giardini di rocce e ciottoli originari del Giappone hanno un significato particolare che ci è sembrato adatto a un ambiente di cura. Sono luoghi dove vengono rappresentati in modo simbolico gli elementi naturali come acqua, pietre e vegetazione e che vogliono ispirare un senso di tranquillità e di calma, destinato a facilitare la contemplazione spirituale. Silvia Stanzani San Lazzaro di Savena - Via Pedagna, 10 tel. 051.6255253, 339.7129368 - www.silviastanzani.it - info@silviastanzani.it

D. Lei organizza anche dei corsi: ci sono giovani che hanno voglia di imparare il suo mestiere? R. Da anni mi occupo di promuovere la conoscenza e la diffusione del mosaico artistico tradizionale attraverso varie iniziative. I corsi che tengo sono brevi ed essenzialmente pratici. I motivi che portano gli allievi a frequentarli sono i più diversi: dal puro piacere della conoscenza, al voler realizzare materialmente un pezzo d’arredo per la propria casa. Più raramente si tratta di giovani che lo fanno per capire se approfondire gli studi al fine di trasformare una passione in una vera e propria attività. D. Cosa rappresentano i suoi mosaici? C’è un tema ricorrente? R. Più che un tema è l’affascinante specificità del mosaico che tento di esprimere in ogni lavoro. Quel qualcosa in più che il mosaico ha rispetto alla pittura: la modulazione delle superfici, i movimenti dei colori, l’espressione di un ritmo, di una vibrazione. È lo straordinario rapporto che nel mosaico si compie fra l’insieme della forma visiva e la discontinuità delle sue componenti (le tessere) e dei suoi materiali. D. Lavora più per il settore privato o per quello pubblico? R. Maggiormente per il privato, dove vengo contattata per decorare con elementi di arredo abitazioni e locali commerciali e per i quali mi trovo sia a sviluppare le idee della clientela che mie proposte. Nel settore pubblico ho lavorato per luoghi di culto e, ultimamente, di cura. In questi frangenti in genere il mio lavoro si svolge in collaborazione con le maestranze nella realizzazione di un progetto dato. Di recente ho realizzato dei mosaici per gli ambienti del nuovo Polo delle Scienze Neurologiche, edificio appena ultimato a Bologna presso l’Ospedale Bellaria, dove avranno sede tutte le attività di assistenza, didattica e ricerca del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università di Bologna e quelle dell’Area delle Neuroscienze dell’Ospedale Bellaria. Sono stati reaDESIGN + 91


ARTE & ARTIGIANATO

OLTRE LA FORMA: I COLORI

Affianca all'attività pittorica quella di progettazione ed esecuzione di vetrate artistiche esclusive di varie dimensioni. L’artista bolognese Wanda Benatti indaga poeticamente il mondo dei segni e delle forme astratte di Sandro Malossini

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ules Crépieux, vero fondatore della “grafologia” (anche se il termine è stato coniato nel 1870 dall’abate Michon), elenca ben 175 specie di peculiarità grafiche, raggruppate in 7 punti di vista: velocità, pressione, forma, direzione, dimensione, continuità e ordine; ad ogni grafia corrisponde un tratto del carattere. Si deve invece alla scuola tedesca e alla sua impostazione gestaltica - sintetizzata nella frase “Il tutto è più della somma delle parti” l’idea di porre il ritmo come punto importante di osservazione, per un’analisi più ampia sul segno oltre il suo significante. Ora, se poniamo alla base della lettura del lavoro di Wanda Benatti questa

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premessa, potremmo percorrere “un viaggio” che ne attraversa le opere, siano esse pittoriche o strutturate in “vetrate artistiche”. La matrice comune a tutta l’opera artistica della Benatti è il ritmo narrativo che compone le sue stesure cromatiche e gestuali, dove appare evidente la partecipazione mnemonica dell’autrice. Sottolineate dai titoli, le grandi tele come gli interventi su vetro, raccontano di luoghi o “siti della memoria” che hanno perso la loro fisicità figurata per assumerne un’altra, più intima e poetica, più esistenzialista e irrazionale, tanto vicina all’esperienza teorizzata da Tapié in “Un Art Autre”. Adagiati con irruenza controllata, pigmenti e segni, si ordinano sulle tele per as-


A sinistra: dettaglio di vetrata, tecnica mista su vetro temperato. Sotto: Yellow, scultura in vetro fusione, h.mt.0,80. Tecnica:massiccio e avventurina. Murano 2010. In questa foto: blocco vetrato Il mare dentro (h. mt.3,00). Tecnica mista su vetri temperati incisi e dipinti. In primo piano, Fly on fly, in vetro fusione opalino, trasparente e argento; altezza totale mt.2,70. Murano 2010 (foto Luca Massari)


ARTE & ARTIGIANATO

sumere forme antropomorfe, aniconiche, ricche di metafore filosofiche. Dalle culture orientali il vento che appiana tutti i suoni, da quelle precolombiane la grafia devozionale, fino a quella linea immaginaria stesa attorno alle parole di Francesco Arcangeli de “Gli ultimi naturalisti”. Un’arte, quella di Wanda Benatti, che gode di quel dono di aggregazione dei sogni altrui, capace di una sintesi espressiva, matura e personale. Le campiture d’oro che s’intrecciano a ricercati motivi ornamentali, i segni ciclici che sono rappresentazioni solari nelle forme eterne e primordiali delle civiltà preincaiche e megalitiche, si fondono nei volumi colorati come capitoli di una narrazione ininterrotta, che pare continuare di opera in opera. La luce poi, che nelle pitture è racchiusa nelle sovrapposizioni della materia, esplode partecipe nelle vetrate -light paintings - con la proiezione spaziale dei colori ombrati, lasciando agli ambienti che le ospitano la magia dell’attesa del cambiamento. Le vetrate di Wanda Benatti si 94 DESIGN +

In alto: foto dell’artista Wanda Benatti dinanzi ad un altro scorcio dell’opera Il mare dentro (foto Luca Massari). Sopra: dettaglio di vetrata; tecnica mista su vetro

temperato. Nella pagina a fianco, in alto: porta scorrevole in vetro temperato, incisa e dipinta, h.mt.2,40. Bologna, 2009. A destra: dettaglio di altra vetrata


reinventano ogni volta in soluzioni sempre nuove in funzione delle necessità spaziali che incontrano e le tecniche pittoriche si adattano alle superfici vitree, sulle quali scivolano e si assorbono in intrecci di incisioni, sabbiature, resine e smalti. Se Le Corbusier, nella cappella di NotreDame du Haut, a Ronchamp, ha operato per sottrazione di luce nelle sue vetrate o nei frangisole per creare un lento assorbimento che accompagna una meditazione religiosa, nei lavori di Wanda Benatti vediamo che l’illuminazione accesa dei suoi colori irrompe nello spazio come il sapore di un ricordo, come una sensazione primordiale, come la musicalità nella parola del poeta. Non ci fermiamo in questa lettura che scivola sulla superficie pittorica per coglierne solo l’aspetto estetico, ma, se indaghiamo nella complessa costruzione delle non-immagini, potremmo sentire le vibrazioni di un mantra che nella ripetizione cantilenante apre l’occhio alla profondità di uno spazio metaforico dove appaiono i paesaggi del cuore, i paesi mai incontrati, le strade infinite. Il ritmo narrativo di Wanda Benatti, è forse tutto questo, o è altro: oltre le forme, i segni, la continuità, l’ordine, come può essere solo un sogno. WANDA BENATTI Ha compiuto gli studi artistici a Bologna e Urbino.Da anni collabora con architetti e arredatori. Suoi dipinti e vetrate - QUADRI LUCE - sono presenti in numerosi enti pubblici, banche e collezioni private. Una nuova serie di vetrate artistiche sarà in mostra dal 7 ottobre 2011, presso lo show room di Tecnotelai (Castel Maggiore, Bo, via Bonazzi).

PER SAPERNE DI PIÙ Wanda Benatti: via Larga 52, Bologna, Cell. 338 3011978 w.benatti@yahoo.it www.wandabenatti.com www.wandabenatti.eu DESIGN + 95



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T E P R I M A

IL CAPOLAVORO DI CALATRAVA

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a compiuto 10 anni il “nuovo” Milwaukee Art Museum. Ampliato nel 2001 col “Padiglione Quadracci”, progettato da Santiago Calatrava, il contenitore culturale proporrà quest’anno una serie di mostre, convegni ed eventi dedicati al tema dell’architettura. L’intervento firmato dall’architetto spagnolo, realizzazione senza precedenti per lo stile architettonico che va a proporre, ha trasformato il lungomare della città statunitense, regalando a quest’ultima una nuova meta culturale sede di notevoli eventi internazionali, tanto che il numero dei visitatori si è più che raddoppiato nell’ultimo decennio. Lo stile di Calatrava combina una concezione visuale dell'architettura all'interazione con i principi dell'ingegneria; i suoi lavori spesso sono ispirati alle forme e alle strutture che si trovano in natura. Il corpo architettonico del “Padiglione Quadracci” è sovrastato da uno spettacolare parasole mobile, le cui ali si dispiegano fino ad un’ampiezza di 66 metri durante il giorno per richiudersi sulla struttura arcuata a sera o in caso di cattivo tempo. Anche in questo caso la natura, nello specifico lo scheletro di un capodoglio con i suoi enormi denti, è stata la fonte d’ispirazione per Calatrava che l’ha ricreato in forma

mirabile. Il “Padiglione Quadracci” rappresenta la nuova ala del museo di Milwaukee, il cui edificio principale, aperto al pubblico nel 1957, è stato progettato dall'architetto finlandese Eero Saarinen in collaborazione con Maynard Meyer e successivamente ampliato con un’ala disegnata nel 1975 da David Kahler. L’estensione progettata da Calatrava, costata circa 100 milioni di dollari, ha segnato l’aumento della superficie espositiva del 30% ed ospita, oltre ai nuovi spazi espositivi, l'auditorium, il bookshop, la caffetteria, l'ingresso a vetrate ed il collegamento con l'edificio principale. Il lavoro di Calatrava per il museo viene illustrato in questa mostra attraverso fotografie, disegni e modelli. Inoltre i visitatori sono stati invitati a mostrare le loro foto del museo, degli interni come degli esterni e le migliori sono state incluse nell’esposizione, a dimostrare come l’edificio sia realmente un orgoglio per la città.

Milwaukee

Costruire un capolavoro. Santiago Calatrava e il Milwaukee Art Museum - Milwaukee Art Museum (fino all’1/1/2012)

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MOSTRE

Il modello di 4 metri e mezzo del Ponte di Messina progettato da Sergio Musmeci e Ludovico Quaroni, gli edifici di Giancarlo De Carlo per la ricostruzione di Beirut, il parco per la talassoterapia ad Alicante disegnato da Toyo Ito, le scenografie di Costantino Dardi per il film di Peter Greenaway Il ventre dell’architetto, la ricostruzione della Fenice di Venezia di Aldo Rossi, i ponti di Paolo Soleri e le Cartoline Postali di Yona Friedman: la collezione del MAXXI Architettura è per la prima volta protagonista di una mostra. “Con questa mostra - spiega Margherita Guccione, Direttore del MAXXI Architettura – inizia la serie degli allestimenti annuali della collezione permanente di architettura, che intende presentare al pubblico, a rotazione, il patrimonio di disegni, progetti, schizzi, modelli e documenti conservati dal Museo. Questa prima selezione di autori e opere è significativa del raggio di azione del 98 DESIGN +

MAXXI Architettura che da una parte è rivolto alle vicende italiane del Novecento, dall'altra alla ricerca architettonica più attuale e internazionale”. Con EXHIBITING THE COLLECTION 1950-2010. Progetti dalle collezioni del MAXXI Architettura, a cura di Maristella Casciato, Laura Felci e Esmeralda Valente, il pubblico del museo potrà scoprire le nuove acquisizioni e approfondire con video ed interviste la conoscenza dei protagonisti e dei progetti che hanno segnato la storia dell’architettura italiana dal Novecento ad oggi. La mostra espone una prima selezione di oltre 70 tra disegni e modelli di 19 autori, la maggior parte dei quali mai esposti prima, provenienti dalla collezione del museo di Architettura, che a partire dal 2001 ha raccolto oltre 50.000 elaborati progettuali, 25.000 fotografie, diapositive, lastre fotografiche, numerosi modelli, corrispondenza e documenti, sculture, tempere, volumi e periodici,

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Il patrimonio del MAXXI

video e registrazioni audio. Si tratta di materiali ricchissimi, di grande valore artistico e documentale, arrivati al museo per strade diverse: acquisiti grazie al sostegno pubblico e degli amici del museo, donati dai progettisti o dai loro eredi, depositati in comodato, prodotti esplicitamente per il MAXXI in occasione di esposizioni o altri eventi. La mostra comprende anche un focus sul Concorso internazionale di progettazione bandito dal Ministero per i Beni e le Attività culturali per la realizzazione del MAXXI, iniziato con la presentazione del progetto vincitore di Zaha Hadid Architects che vede oggi la presenza in questa rassegna di tre dei quindici progetti selezionati per la seconda fase del concorso. ROMA

Exhibiting the collection 1950 – 2010 MAXXI (fino al 13 novembre 2011)


La mostra documenta il percorso di Superstudio dal 1966 al 1978, proseguendo l'azione di recupero e valorizzazione della storica esperienza dell'architettura radicale fiorentina, già sviluppata dal Centro Pecci - nel suo ruolo di Museo regionale toscano per l'arte contemporanea - attraverso acquisizioni di opere e documenti o progetti espositivi come le recenti proposte di Invito al viaggio al Museo Pecci Milano che hanno incluso, fra gli altri, alcuni progetti di Superstudio. La nuova esposizione, allestita nello Spazio CID/Arti visive, presenta una serie di immagini fotografiche scelte dall’archivio Toraldo di Francia, con le quali si documenta un'attività di ricerca che ha dilatato i confini dell'architettura per comprendere altre pratiche artistiche, intendendo il progetto non solo come opera tesa alla risoluzione di problemi, ma come strumento di investigazione e conoscenza. Insieme alle numerose fotografie, saranno

esposti anche oggetti della serie Istogrammi (1969), litografie, lampade originali, pubblicazioni e film di Superstudio; sarà inoltre riproposto il modello della prima mostra congiunta di Superstudio e Archizoom Superarchitettura (1966/2002), realizzato in occasione della rassegna regionale Continuità in Toscana: 19452000 e oggi appartenente alla collezione del museo pratese, e la ricostruzione di Supersuperficie (1971/2011), il microambiente originale realizzato per la mostra Italy: The New Domestic Lanscape al MoMA di New York, che è stata presentata in anteprima al Museo Pecci Milano la scorsa primavera. Superstudio fu fondato a Firenze nel 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, ai quali si aggiunsero Roberto Magris dal 1967, Gian Piero Frassinelli dal 1968, Alessandro Magris dal 1970 e Alessandro Poli nel 1970-1972. Nell'arco di un decennio essi svilupparono un'articolata

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L’architettura di Superstudio

ricerca per immagini, a partire dalla Superarchitettura (1966-68) proposta "come strumento di interpretazione e descrizione della realtà" (Toraldo di Francia). Sperimentarono quindi una visualizzazione progressiva di "idee di architettura non fisica" (Adolfo Natalini), tra le quali compaiono: la generazione automatica "non figurativa" di un sistema quantitativo di "diagrammi tridimensionali non-continui" (Istogrammi di architettura, 1969); l'elaborazione di un modello architettonico di urbanizzazione totale (Monumento continuo, 1969-70); l'applicazione spaziale degli effetti illusionistici degli specchi (Architettura riflessa, 1970); l'estensione utopica dell'architettura Nello spazio astrale (Architettura Interplanetaria, 1971). PRATO - SUPERSTUDIO/backstage Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci (dal 9 ottobre 2011 al 26 febbraio 2012)

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AGENDA

FERRARA Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì. 1918 – 1933 Palazzo dei Diamanti (fino all’8 gennaio 2012)

Il fascino irresistibile della Parigi degli anni Venti rivivrà quest’autunno a Palazzo dei Diamanti attraverso le creazioni di grandi maestri della modernità all’apice della loro carriera. Monet, Matisse, Mondrian, Picasso, Braque, Modigliani, Chagall, Duchamp, De Chirico, Miró, Magritte e Dalí furono allora i protagonisti di un periodo di eccezionale vitalità artistica che ebbe come palcoscenico Parigi all’indomani della Grande Guerra. Saranno esposti dipinti ma anche sculture, costumi teatrali, fotografie, ready made, disegni, provenienti dai più importanti musei e collezioni private del mondo.

Ogni scala è un pezzo unico

LA STRUTTURA ESSENZIALE “Il carattere è all’interno!”

ACQUI TERME (AL) Bonalumi. Dal colore la forma Galleria Repetto (fino al 26 novembre 2011)

La mostra, attraverso 55 opere, vuole offrire uno sguardo sulle fasi cruciali di quasi 50 anni di lavoro di Bonalumi: saranno esposte 20 tele estroflesse su campi monocromatici realizzate dal 1964 al 2011, opere che determinano strutture percettive di segno astratto e prevedono una concezione dell’arte anche come esperienza tattile; 22 progetti, calcolati ma non funzionali, pentagrammi di linee, diagrammi, nei quali spesso è presente la tridimensionalità di segmenti filiformi o di piccole tele, in una costante evoluzione di forme e di idee; infine, 13 spartiti minimi, piccole realizzazioni monocrome tridimensionali in carte estroflesse, dove un rigoroso ordine geometrico coinvolge ambiente e luce in ricchi ed articolati rapporti. TORTONA La meraviglia della natura morta. 1830 – 1910 Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona (fino al 19/02/2012)

Oggi la scala è protagonista degli ambienti più in vista della casa. I materiali costituiscono il pregio e l’esclusività di un progetto. Battistini Scale garantisce la peculiarità di realizzare scale “su misura” e personalizzate, sia nel design che nell’utilizzo dei materiali.

Battistini Pier Paolo s.n.c. 47042 Bagnarola di Cesenatico (FC) Via Balitrona, 14/D tel. 0547.329172 - fax. 0547.401768 e-mail: battistiniscale@libero.it

La rassegna è una riflessione riguardo allo speciale rapporto tra il genere della natura morta, le Accademie di Belle Arti, intese come aree d’influenza e divulgazione delle arti - ovvero luogo di formazione e aree culturali entro le quali gravitano gli artisti selezionati - e la nuova committenza borghese. L’esposizione, che si propone come una mostra di studio, presenta una serie di nature morte tra le più affascinanti della pittura italiana dell’Ottocento, di cui un cospicuo nucleo - diciassette opere sedici delle quali oggetto di un attento restauro finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona proviene dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, con la quale è stato siglato in occasione della rassegna uno specifico accordo di collaborazione.


AGENDA

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MILANO From here to ear (version 15) HangarBicocca (fino al 4 dicempre 2011)

Céleste Boursier-Mougenot è un artista visivo francese che trova del potenziale musicale in qualsiasi cosa ed esplora la musica in relazione alla teoria del caos e alla quotidianità. Negli ultimi due decenni, le avventure soniche dell'artista si sono misurate con aspirapolveri che hanno suonato come fisarmoniche, con stoviglie fluttuanti che sono diventate strumenti a percussione, con suoni della strada processati e rielaborati. E con uccellini, che hanno suonato chitarre e percussioni nella più poderosa tradizione della musica indie e sperimentale. From here to ear (v.15), curata da Andrea Lissoni, è una versione concepita per lo spazio più spettacolare di Hangar e giunge a Milano in un inedito allestimento dopo l'enorme successo di pubblico e di critica ricevuto a Londra in occasione della sua esposizione presso il Barbican Art Center. MILANO

SAREMO PRESENTI AL SAIE 2011 PADIGLIONE 25 - STAND A 159

ANDROS, già presente sul mercato dell’isolamento acustico da 7 anni, si è sempre distinta per la quantità e la qualità dei servizi nell’isolamento acustico in edilizia: progettazione acustica, fornitura e posa di isolanti, collaudi con rilascio dei rapporti di prova legittimi con la garanzia del raggiungimento dei parametri di legge. ANDROS, per mantenere lo standard del know-how a livelli superiori alla concorrenza, dopo due anni di ricerca ha concluso il progetto PANISOL. Già presentato al SAIE 2010, è il primo prodotto P35F che ha ricevuto il premio unico di sezione SAIE UNA VETRINA SUL FUTURO “Recupero: le specificità di lavorare sul vecchio”. Nel 2011 collocava finalmente sul mercato tutta la linea con importanti novità sulla resistenza meccanica dell’isolante. INFORMAZIONI SUL SITO

Cézanne e les atéliers du Midi Palazzo Reale (20 ottobre 2011 – 26 febbraio 2012)

La mostra vuole essere un omaggio al grande maestro originario di Aix-en-Provence e alla sua straordinaria e personalissima maniera pittorica che, poco compresa e molto osteggiata durante la sua vita, tanta influenza ebbe invece sugli artisti dei movimenti successivi come il Cubismo e il Surrealismo. Presenta circa cinquanta opere, a partire dal 1860, tutte assegnate al maestro, provenienti dai maggiori musei del mondo e una trentina di lavori su carta. Il tema portante dell’esposizione riguarda l’attività di Cézanne in Provenza, con perno ad Aix e nei celebri atéliers dove l’artista realizza moltissime sue opere.

Tappeto per isolamento a calpestio solai Pannello per isolamento aereo muri divisori

ROMA Georgia O’Keeffe Fondazione Roma Museo, Palazzo Cipolla (fino al 22/01/2012)

Georgia O’Keeffe è fra le più famose artiste d’America e per la prima volta in Italia una grande retrospettiva storica intende esplorare il complesso universo dell’artista che, attraverso la visione delle forme naturali e architettoniche del mondo, ha cambiato la storia dell'arte moderna. Nel 1920 divenne una delle capofila dell’arte modernista ottenendo una straordinaria attenzione e un grande riscontro di pubblico e di critica. La sua produzione è tuttavia poco conosciuta al di fuori dei confini americani e, benché alcune delle opere dell’artista siano state occasionalmente esposte in Europa, questa retrospettiva costituisce la prima vera occasione per far conoscere al pubblico italiano il lavoro della O’Keeffe.

ANDROS di Tozzola Andrea Via Belfiore, 2 - 40026 Imola (BO) www.androsat.it - info@androsat.it www.panisol.it - info@panisol.it


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AGENDA

MILANO Leonard Freed. Io amo l’Italia Fondazione Stelline (dal 20/10/2011 all’8/01/2012)

L’esposizione presenterà cento immagini, tra modern e vintage print, che ricostruiscono una sorta di diario degli oltre quarantacinque soggiorni compiuti dal fotografo in Italia, terra con la quale intrattenne un rapporto che lui stesso definì “una storia d’amore”. La selezione di scatti di Leonard Freed – dal 1972 membro della Magnum, la celebre agenzia fotografica - spazierà dagli esordi fino alla maturità, abbracciando le numerose tappe della sua prestigiosa carriera. Il percorso espositivo consentirà di cogliere il lato più dolce e commovente di Freed, capace di ritrarre la nostra società senza usare stereotipi.

PAVIA Degas, Lautrec, Zandò. Les Folies de Montmartre

Scuderie Castello Visconteo (fino al 18 dicembre 2011)

La mostra raccoglierà i lavori di tre maestri della nouvelle peinture, quali Edgar Degas, Henri Toulouse-Lautrec e Federico Zandomeneghi, messi per la prima volta in dialogo sul mito di Montmartre, centro pulsante della vita artistica, e non solo, parigina di fine Ottocento e d’inizio Novecento. L’esposizione presenta ottanta opere, tra pitture e grafiche, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, con un apporto speciale di prestiti dalla città di Toulouse. Fu Degas a guardare per primo alla vitalità del quartiere parigino e a rivoluzionare la pittura in seno al realismo, onorando il programma fissato da Baudelaire nel testo Il pittore della vita moderna. PASSARIANO DI CODROIPO (UD)

Giovanni Frangi. Straziante, meravigliosa bellezza del creato Villa Manin (fino al 6 novembre 2011)

La citazione proposta dal titolo è pasoliniana e si presta perfettamente alla mostra che, a cura di Giovanni Agosti, Giovanni Frangi ha ideato per le undici stanze dell’esedra orientale di Villa Manin a Passariano. La mostra testimonia le predilezioni espressive più recenti di Frangi, uno dei più significativi artisti dell’Italia di oggi. Dà modo di ripercorrere, in un ordine che carica di nuovo senso anche le (poche) opere già viste in pubblico, il passaggio da raffigurazioni della realtà tramite la pittura ad altre che hanno come punto di partenza l’immagine fotografica. Senza che questo produca banali contrapposizioni.


AGENDA

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MILANO Giovanni Gastel. Cose viste Studio Giangaleazzo Visconti (fino al 22 dicembre 2011)

L’artista presenta un’esposizione con 24 nuovi lavori realizzati negli ultimi cinque anni. Già noto a livello internazionale come fotografo di moda, Giovanni Gastel da alcuni anni accosta al lavoro professionale una ricerca più intima e profonda, dove il glamour svanisce per lasciare posto ad immagini silenziose di paesaggi, interni e oggetti quotidiani. La serie di fotografie, realizzata per l’esposizione di Milano, rappresenta una sorta di diario di viaggio dell’artista, carico di ricordi immateriali e smorzati. Pervase da un’atmosfera distaccata e quasi onirica, in queste nuove opere Gastel si rivela al pubblico sotto un’angolazione diversa, privilegiando una dimensione personale e poetica. PADOVA Il Simbolismo in Italia Palazzo Zabarella (dall’1/10/2011 al 12/02/2012)

A cavallo tra Otto e Novecento, l’inconscio irrompe nell’arte e nulla sarà più come prima. È la scoperta di un mondo “altro”, affascinante, intrigante, di una nuova lente che vira la percezione di ogni realtà, si tratti di un paesaggio fisico e di un moto dell’anima. È la storia di un movimento che si estende velocemente su scala europea ma che in questa mostra viene compitamente, ed è la prima volta, indagato nella sua fondamentale vicenda italiana. Non senza proporre confronti oltre confine e in particolare con l’ambito austriaco: valgano tra tutti la Giuditta – Salomè, di Gustav Klimt o Il Peccato, celebre capolavoro di Franz von Stuck. PARMA Toulouse – Lautrec e la Parigi della Belle Époque Fondazione Magnani Rocca (fino all’11 dicembre 2011)

Una mostra su Henri de Toulouse-Lautrec in Italia mancava da parecchi anni. I suoi manifesti sono capolavori d’arte e documenti di un’epoca: conquistarono il pubblico d’allora che li amò e li collezionò, in un periodo in cui altri grandi maestri si cimentavano in questo genere in forte ascesa. Ma sono tutti i suoi personaggi, colti nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica e rutilante malinconia, che rivivono in questa mostra. Nei musei italiani sono rarissime le opere di Lautrec; si tratta quindi di un’occasione imperdibile per vedere suoi lavori senza dover raggiungere grandi musei internazionali.




RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DI BOLOGNA

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ISSN 2038 5609 - "Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n° 46) art.1 comma.1 - CN/BO”

DESIGN + RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DI BOLOGNA - N.8 - OTTOBRE 2011 - KORE EDIZIONI

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Il Collegio Levi Strauss dei Tank Architectes Kengo Kuma e il Kawatana Onsen Koryu Center A Xi’an la Fiera dell’Orticultura progettata da Plasma Studio Intervista all’architetto milanese Piero Lissoni


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