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secondo modulo BUONE ABITUDINI DI LEGALITÀ Abbiamo spiegato il significato delle parole legalità e illegalità, eppure non sono solo parole. Sono fatti, scelte, opinioni, decisioni, azioni che svolgiamo ogni giorno, anche se a volte non ce ne accorgiamo. Ecco quando succede.
2.1 Ricicliamo, differenziamo, riusiamo: l’ambiente è nostro amico Al di là del nostro naso c’è un mondo intero che vive anche grazie alle nostre scelte. Il mare, l’aria che respiriamo, i boschi e tutti gli elementi della natura dipendono dal modo in cui decidiamo di comportarci. Ma questo rapporto d’amore o di odio è reciproco. Infatti, come potremmo vivere senza aria? Oppure: come riusciremmo a nuotare in un mare di buste di plastica? Sono tante le piccole azioni quotidiane che possiamo realizzare per vivere bene, per garantire salute a noi stessi, senza mai distruggere l’ambiente e rispettando la natura che ci circonda. Un esempio? La gestione dei rifiuti. Differenziare la spazzatura, cioè dividere i rifiuti in base al materiale di cui sono fatti, è un primo importantissimo passo per rispettare l’ambiente. Dobbiamo sempre ricordare che un ambiente pulito e sano, ci permette di vivere bene e tutela la nostra salute da molte malattie. È vero che differenziare significa avere tanti cestini o piccoli cassonetti e, spesso, in casa c’è poco spazio. Il segreto è fare un piccolo sacrificio per una grande causa. Se tutti ci impegniamo nella raccolta differenziata possiamo davvero generare un cambiamento positivo nella qualità della nostra vita, dei luoghi che frequentiamo, dell’aria che respiriamo. A volte la raccolta differenziata ci sembra difficile. Dove va questo contenitore? E questo avanzo di cibo? Niente panico! C’è un’app che può aiutarci: è un vero e proprio Dizionario dei rifiuti , che si può consultare quando abbiamo un dubbio su come differenziare un rifiuto. La raccolta differenziata è solo un esempio di come possiamo comportarci nel rispetto della legalità. Non a caso esiste un settore specifico dell’economia, chiamato “Green economy” (economia verde) che si occupa proprio di tutte quelle pratiche e abitudini che possono incidere, positivamente o negativamente, sull’ambiente. Un comportamento che rispetta l’ambiente è definito ecosostenibile. Qui ci sono alcuni esempi concreti che ci spiegano chiaramente cosa possiamo fare per vivere normalmente la nostra vita, senza rinunciare alle nostre abitudini, ma rendendole ecosostenibili. Possiamo divertirci, per esempio, a riutilizzare oggetti che non ci servono più, inventando per loro una nuova funzione. O possiamo riciclare i rifiuti. Qualche anno fa la città di Pechino, in Cina, ha avviato un’originale iniziativa per smaltire in maniera intelligente la plastica. Accanto alle tradizionali biglietterie della metropolitana, sono stati collocati dei “cassonetti intelligenti” dove depositare 15 bottiglie in plastica per ottenere, in cambio, un biglietto per usare i mezzi pubblici. In Emilia Romagna esiste ReMida , un centro di riuso creativo dei materiali di scarto. Il progetto prevede la raccolta di materiali ricavati dalle rimanenze e dagli scarti della produzione industriale e artigianale, che vengono reinventati per diventare nuovi oggetti.
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E non immaginate neanche quanti nuovi usi possono avere oggetti che teniamo in casa per una ragione specifica e che invece, se utilizzati diversamente, rispondono ad altre funzioni. Guardate qui !
Rispettare l’ambiente è una scelta intelligente, lo abbiamo detto, poiché tutela la nostra salute, ma è anche un obbligo imposto dalla legge; infatti chi inquina o mette in atto azioni che non rispettano l’ambiente, viola le leggi e dunque può essere punito. Sono numerose le azioni che rientrano nella cosiddetta criminalità ambientale. Solo nel 2016 le Forze dell’ordine e la Capitaneria di Porto hanno contato circa 71 reati ambientali al giorno; significa che in tutta Italia l’ambiente viene danneggiato circa 3 volte ogni ora. Legambiente, l’associazione nazionale che si occupa della difesa dell’ambiente, ha coniato un neologismo (una parola nuova) per definire i crimini e gli atti illegali compiuti a danno della natura, del paesaggio, del clima, dell’ambiente in genere: ecomafia. Con questo termine indichiamo l’insieme dei settori in cui si è inserita la criminalità organizzata: il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande business in cui sta acquistando sempre maggiore peso anche i traffici clandestini di opere d’arte rubate e di animali esotici. Purtroppo in Italia l’ecomafia è molto presente. Nella regione Campania, tra Napoli e Caserta, c’è un’intera area dove per anni sono stati seppelliti rifiuti tossici e altamente nocivi per l’ambiente e per la salute o sono stati incendiati e dunque dispersi nell’aria che respiriamo. Proprio per questa ragione, l’area in questione è stata definita “terra dei fuochi”. Tristissime e molto gravi sono le conseguenze che questi atti hanno determinato per la salute umana , in particolare per quella di molti bambini. La Campania e la città di Napoli sono spesso associate a questi problemi e a questi fenomeni criminali. Rocco Hunt, il giovane cantante e rapper napoletano, ha rivendicato rispetto per la “sua terra” nella canzone “Nu juorno buono” , in cui dice: «Questo posto non deve morire/ la mia gente non deve partire/ Il mio accento si deve sentire./ La strage dei rifiuti/ l’aumento dei tumori/ siamo la terra del sole/ non la terra dei fuochi». 3
2.2 Consumiamo legalmente
Tutte le azioni della nostra vita sono legate al modo in cui ci approcciamo alle cose, a come e a quanto le usiamo. Questo comportamento si chiama consumo ed è, appunto, il modo in cui usiamo beni e servizi. Anche e soprattutto in questo settore preminente della vita possiamo operare una scelta di legalità. Ci sono infatti beni (oggetti, cibi, case, etc) realizzati nel rispetto delle regole e delle leggi e altri che, al contrario, sono falsi, contraffatti o violano le leggi. La contraffazione è proprio un settore di questo consumo illegale, perché consiste nel contraffare, cioè nel vendere o diffondere oggetti non originali, riprodotti in modo tale da essere scambiati per originali. Come spiega la Direzione generale lotta alla contraffazione del Ministero per lo Sviluppo economico, la contraffazione si verifica quando segni distintivi o marchi già registrati e attribuiti a determinati prodotti vengono apposti da soggetti terzi e non autorizzati su prodotti nuovi, o soltanto similari, o anche diversi da quelli legittimamente commercializzati dal titolare del marchio in questione. Di conseguenza, il consumatore viene tratto in inganno sulla reale provenienza dei prodotti. Quella della contraffazione è una vera e propria industria criminale, che produce conseguenze molto negative sul piano sociale ed economico. Comprare oggetti falsi e contraffatti fa aumentare la criminalità, ecco perché i cittadini sono i primi a poter contrastare la contraffazione, scegliendo solo prodotti originali con origine controllata. Perché la contraffazione è così diffusa? Innanzitutto perché i prodotti contraffatti costano meno, quindi ci danno la possibilità di avere un prodotto alla moda o un oggetto che piace a tutti a basso prezzo ovvero a un costo inferiore di quello che costerebbe l’originale. Ma è solo un’illusione! Nella realtà non possediamo il prodotto originale, ma solo una copia di cui non conosciamo con esattezza l’origine, i materiali utilizzati, etc. Del resto, se un prodotto costa meno di quello originale, vuol dire che per produrlo sono stati utilizzati materiali meno preziosi (addirittura materiali di scarto) o è stata impiegata manodopera a basso costo (sono state pagate poco, o addirittura sfruttate, le persone che hanno lavorato per produrlo). Non a caso, al dilagante fenomeno della contraffazione si lega un altro gravissimo crimine: lo sfruttamento minorile. In molti paesi del mondo (soprattutto in Asia e in Africa), bambini molto piccoli vengono sottratti al gioco e all’istruzione, per essere impiegati nelle fabbriche. Molti di questi prodotti (purtroppo non solo quelli contraffatti, ma anche originali) arrivano nei nostri negozi, nelle nostre case. Li consumiamo, li mangiamo, li vestiamo, li usiamo per giocare, senza neanche immaginare che le piccole mani che li hanno prodotti sono quelle di un bambino o di una bambina. Quando parliamo di contraffazione, ci riferiamo a un fenomeno illegale che tocca vari ambiti: l’abbigliamento, la tecnologia, l’oggettistica in genere. Per capire come si presenta questo fenomeno nella nostra vita di tutti i giorni, possiamo pensare alla contraffazione alimentare, cioè alla pratica di produrre cibo “falsificando” gli ingredienti e l’etichetta. Questo particolare tipo di contraffazione riguarda molto l’Italia, un paese conosciuto nel mondo per le sue eccellenze alimentari e per i prodotti enogastronomici. Spesso ci capita di sentire in televisione di mozzarelle contraffatte 4
o di altri prodotti per cui l’Italia è famosa (il vino, il Parmigiano, etc) contraffatti e rivenduti in diversi posti del mondo, dove sono spacciati come prodotti originali italiani. Naturalmente la conseguenza negativa della contraffazione non è solo il danno d’immagine al cosiddetto “Made In Italy” (immaginate la tristezza di tirare il morso a una mozzarella finta, credendo di poter assaporare una mozzarella di bufala napoletana!), ma anche un danno alla nostra salute. Da dove vengono questi prodotti? Chi li produce? Chi li controlla? Insomma, dobbiamo stare attenti a quello che compriamo: leggere attentamente l’etichetta con le informazioni relative alla provenienza e alla produzione, e soprattutto non dobbiamo favorire il mercato dei prodotti contraffatti. Dobbiamo farlo anche perché l’illegalità in ambito alimentare ha molti nomi e molti modi di presentarsi (possiamo rapidamente accennare all’agromafia: insieme di attività illecite che la criminalità organizzata pratica nel settore agricolo e nella filiera alimentare, investendo denaro sporco per controllare settori ‘puliti’ quali la ristorazione, le coltivazioni e la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli) ma a farne le conseguenze, in tutti questi settori, sono sempre i lavoratori e i consumatori. Collegato al fenomeno dell’agromafia è quello del caporalato, cioè il reclutamento di lavoratori (in grosse difficoltà economiche o immigrati senza permesso di soggiorno, dunque persone disposte a tutto pur di guadagnare anche pochi spiccioli) da parte di organizzazioni spesso criminali. Il caporalato è, insomma, una forma di sfruttamento del lavoro molto diffusa in regioni come la Puglia, dove il settore agroalimentare è molto forte. Sono tristemente famosi episodi di caporalato, legati alla coltivazione e alla raccolta del pomodoro. Possiamo guardare, a questo proposito, due storie diverse: • l’esperienza di due scuole siciliane che si sono “divertite” a fare un processo al pomodoro, per poi assolverlo. • la storia di “Casa Sankara” , un percorso di legalità contro lo sfruttamento e il caporalato.
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2.3 Parla gentilmente, anche sui social
Chi l’ha detto che solo con le azioni e con i fatti si può fare del bene o del male? Anche le parole giocano un ruolo fondamentale in questa storia, nella storia del contrasto tra legalità e illegalità, tra bene e male, tra volersi bene e farsi del male. Se è vero che con le parole possiamo esprimere opinioni e sentimenti, è anche vero che spesso le parole possono trasformarsi in armi molto potenti. Le offese, gli insulti, le parolacce, le accuse non sono forse un modo di usare le parole per far del male a qualcuno? Con le parole possiamo davvero distruggere la vita di una persona, in pochi minuti. Le parole possono far innamorare, ma anche escludere; possono esprimere sentimenti, ma anche tradire; possono trasmettere un’informazione, ma anche distorcerla. Ultimamente ne abbiamo prova sui social network o nelle chat. Protetti da schermi virtuali, ci sentiamo più forti e più liberi di dire quello che ci passa per la testa, senza pensarci troppo. Il rischio, però, è dietro l’angolo. Non a caso, alcuni reati valgono anche per quel che accade su Internet e in rete: diffamazione, pornografia, truffa, stalking, violazione della privacy. La parola cyberbullismo indica proprio quello specifico uso negativo delle parole in rete. Il cyberbullo, il bullo da tastiera, minaccia la sua vittima, la offende, la insulta, la mette in ridicolo davanti ad altre persone. Il cyberbullismo non è l’unico rischio della rete. Internet ha tanti vantaggi ed è positivo per le nostre vite, quando accorcia i tempi e le distanze e ci permette di entrare in relazione con gli altri. Questa relazione, però, a volte può trasformarsi in un incubo. Succede nel caso delle minacce o dell’adescamento online da parte di sconosciuti e malintenzionati. Se ne parla in maniera approfondita qui. L’altra abitudine, fin troppo diffusa e fin troppo pericolosa, è quella di creare, inventare, diffondere e condividere notizie false (le cosiddette fake news), allo scopo di attirare l’attenzione degli utenti o di infangare la reputazione di qualcuno. L’iniziativa Parole O_stili , progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza nelle parole, può guidarci a fare un uso “gentile” delle parole in rete, a dire sempre la verità, avendo rispetto per i nostri interlocutori. Questo non vuol dire essere sempre d’accordo con gli altri, ma esprimersi senza offendere coloro che la pensano diversamente da noi. Impegnamoci a usare per bene le parole, nel mondo virtuale e in quello reale.
2.4 Tra fiction e realtà
I fatti di mafia o, più in generale, le attività della criminalità organizzata sono oggetto di studio, di analisi, di indagini, ma anche di racconto. Molti giornalisti, scrittori, registi (e persino qualche cantante) si sono interessati a questo argomento e hanno deciso di raccontarlo. È successo, per esempio, per la storia di Peppino Impastato, il giornalista e attivista siciliano, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi (vicino a Palermo), per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Un film molto famoso, chiamato “I cento Passi” (quanti erano i passi che separavano la casa di Peppino da quella del boss), 6
racconta la sua vicenda e le sue battaglie contro la mafia siciliana, definita da lui «una montagna di merda». Molti altri film, libri e spettacoli teatrali mettono in scena le vite di tante persone che si sono impegnate contro le mafie: Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Renata Fonte, etc. Tanti altri, poi, raccontano storie di mafia dal punto di vista dei criminali e dei mafiosi. È il caso di Gomorra, un film poi diventato anche serie, che trae ispirazione dal romanzo omonimo del giornalista e scrittore italiano Roberto Saviano (oggi sotto protezione, proprio per aver denunciato il sistema camorristico attraverso questo romanzo). Il libro e poi anche le trasposizioni cinematografiche raccontano i volti e i luoghi della Camorra, la vita lussuosa dei boss malavitosi, i soprusi contro la popolazione (spesso omertosa per paura), il reclutamento dei bambini e degli adolescenti rubati alla scuola e a un destino migliore. In particolare, la serie Gomorra ha avuto molto successo, anche tra i giovani. Ci sono state delle “conseguenze” nelle vite delle persone, come ironicamente hanno detto i The Jackal. Questo gruppo comico ha fatto una parodia della serie, ironizzando sul fatto che molte frasi pronunciate dagli attori sono state spesso ripetute nella vita reale da molte persone. Al di là dell’aspetto comico, è bene ricordare che questa serie racconta vicende realmente accadute, vite distrutte dagli attentati mafiosi e dalla droga; gli attori interpretano mafiosi e criminali della peggior specie e nulla di ciò che accade in questa riproduzione cinematografica può essere positivo nella realtà. Tramite il meccanismo televisivo può capitare di prendere a cuore un personaggio in particolare, tifando per lui e per il suo successo; ciò accade anche per eroi negativi o criminali. È importante non dimenticare mai che, anche se gli attori sono bravi, belli e simpatici, essi stanno interpretando dei mafiosi. Non deve mai sfuggirci il confine: • tra l’attore (che fa un mestiere, cioè quello di recitare una “parte” e interpretare un ruolo) e il personaggio interpretato (che, nel caso di Gomorra, è ispirato a persone vere); • tra il film e la vita reale. In tempi recenti, la cronaca ha raccontato di alcune baby gang napoletane, formate da bambini e adolescenti che si divertono a diffondere terrore e a commettere crimini, con armi vere e atteggiamenti da boss. Molti hanno letto in questi episodi l’intenzione di voler imitare ciò che accade in serie come Gomorra. La questione, però, è più complessa. Molti di noi hanno visto cartoni animati come “Dragon Ball”; a volte, per Carnevale ci siamo perfino travestiti da Goku, oppure a scuola abbiamo scherzato, ripetendo alcune frasi famose di “Sailor Moon”. Ma non abbiamo mai creduto di possedere super poteri! Dunque, purtroppo dobbiamo aprirci ad un’altra lettura: esiste un panorama di degrado sociale e culturale, in cui la mafia riesce a inserirsi come una proposta allettante, come una soluzione di riscatto e addirittura come l’unica possibilità. Piuttosto che credere a imitazioni ed emulazioni, possiamo sforzarci di capire cosa manca nei territori dove si diffondono questi episodi. Per quel che riguarda i film, poi, sappiamo di dover andare oltre l’attore simpatico o la battuta ad effetto, per cogliere altri e più importanti aspetti: le dinamiche mafiose iniziano nella vita quotidiana, coinvolgono bambini e ragazzi, approfittano dei più deboli e delle persone in difficoltà. 7
Questo è ciò che conta: capire quale ruolo di contrasto possiamo avere nei confronti di illegalità e criminalità. La mafia non è un film. La mafia è una cosa vera e si combatte praticando la legalità.
2.5 Dieci buone azioni di legalità
C’è un vecchio proverbio che dice «l’erba del vicino è sempre più verde». Forse è per questo che a volte ci sentiamo autorizzati a non rispettare le cose degli altri, o gli spazi pubblici della città, o i mezzi che sono a disposizione di tutti? Tutti noi possiamo fare molte cose per promuovere la legalità e contrastare l’illegalità. Facciamo un gioco! Dividetevi in squadre da 5 o 6 persone; stilate un decalogo, cioè l’insieme di 10 azioni che favoriscono il rispetto delle leggi o che contrastano l’illegalità. Non andate a cercare lontano, non trasformatevi in eroi con poteri magici. Pensate alla vostra vita quotidiana, ai luoghi che frequentate, alle persone che incontrate ogni giorno. Ecco il nostro decalogo. 1. Se viaggi sui mezzi pubblici, non dimenticare di fare il biglietto. 2. Se non puoi pagare quel pacco di figurine, non rubarlo. Tornerai a comprarlo quando avrai il denaro sufficiente. 3. Se sei in scooter, non dimenticare il casco. In auto viaggia sempre con la cintura di sicurezza. 4. Ricorda a mamma e papà di fermarsi sempre al semaforo rosso. 5. Diffida dalle imitazioni e non comprare prodotti contraffatti. Tu sei un tipo originale! 6. Se hai meno di 18 anni, hai dei diritti! Rispettali e fai in modo che vengano rispettati. 7. Non fare il bullo con i compagni che ti sembrano meno simpatici di te. Potresti finire in una bolla di solitudine e scoppiare. 8. Se vedi un uomo che picchia una donna, chiama la polizia. 9. Se vuoi buttare la tua vecchia bicicletta, non lasciarla per strada o accanto ai cassonetti. Chiama l’azienda che nella tua città si occupa di smaltire i rifiuti ingombranti. 10.Se qualcuno ti dice che potrà pagarti per consegnare droga, rifiuta. Puoi fare di meglio! Adesso tocca a voi! Potete farvi ispirare da questo video di legalità.
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, in cui don Luigi Ciotti fa un elenco di azioni