Geografie dell'abbandono. Capitolo 1: indagine del fenomeno

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1 Michela Bassanelli

Geografie dell’abbandono Il caso della Valle di Zeri Indagine del fenomeno


Politecnico di Milano FacoltĂ di Architettura e SocietĂ Corso di laurea in Architettura anno accademico 2008-2009

relatore: Gennaro Postiglione studente: Michela Bassanelli matricola: 720111


GEOGRAFIE DELL’ABBANDONO IL CASO DELLA VALLE DI ZERI



A nonna e a Marco



Non ricordo bene quando ebbi per la prima volta la sensazione che i luoghi avessero un loro senso, un loro sentimento; immagino che sia accaduto molto presto, nella mia infanzia. Nel paese della mia fanciulezza i luoghi avevano un nome ed erano tutti speciali. Avevano un segreto. C’era il luogo delle fragole, quello dei funghi, il luogo delle castagne e delle ciliege, il luogo dell’acqua e quello delle sabbie. Ognuno intratteneva un rapporto particolare con un determinato luogo. Vito Teti. Il senso dei luoghi


GEOGRAFIE DELL’ABBANDONO LA DISMISSIONE DEIBORGHI IN ITALIA ABSTRACT PARTE 1: Indagine del fenomeno CAP.1 I Borghi in Italia [20] [oggetto di studio-fenomeno] 1.1 nascita dei borghi [22] 1.2 declino & abbandono [26] 1.3 la situazione attuale [30] 1.3.1 PiccolaGrandeItalia [31] 1.3.2 Disagio insediativo [36] 1.3.3 Eccellenze e ghost town [40] 1.3.4 Paesi fantasma [48] 1.4 le proposte di legge [106] 1.5 diversi gradi di dismissione [108] 1.6 mappa della dismissione in Italia [112] 1.7 casi di riattivazione [118] 1.7.1 casi italiani [120] 1.7.2 casi europei [148] 1.8 obiettivi del lavoro [156] PARTE 2: Ricerca-Azione CAP.2: Lettura del contesto [162] 2.1 Leggere lo stato di fatto [164] 2.1.1 La Valle di Zeri: indagine esperienziale [166] 2.1.1.1 esplorazione soggettiva [168] 2.1.1.2 racconto degli abitanti e degli altri [252] 2.1.2 La Valle di Zeri: indagine oggettiva [262] 2.1.2.1 cartografia [264] 2.1.2.2 dati [313] [persone, patrimonio edilizio, economia] 2.2 Ricostruire la storia dei luoghi [322]


2.2.1 La Valle di Zeri: indagine esperienziale [324] [dati] 2.2.2 La Valle di Zeri: indagine soggettiva [330] [racconti] 2.3 Risorse potenziali [336] 2.3.1 La Valle di Zeri [338] 2.3.1.1 risorse naturali [340] [boschi, aree coltivate, corsi d’acqua] 2.3.1.2 risorse culturali [354] 2.3.1.3 risorse produttive [362] 2.4 conclusioni generale [364] 2.4.1 La Valle di Zeri [366] [aspetti sociodemografici] [aspetti economico-produttivi] [aspetti territoriali] CAP.3: Strategie di riattivazione [374] 3.1 raccolta pratiche [378] 3.1.1 pratiche di valorizzazione turistica [380] 3.1.2 pratiche di ripopolamento [388] 3.1.3 pratiche di riconversione in poli tecnologici [394] 3.2 raccolta politiche [396] CAP.4: Una ipotesi operativa per la valle di Zeri: verso un territorio sostenibile [404] 4.1 metaprogetto [406] 4.2 dispositivi minimi [416] 4.3 consorzio della terra [424] 4.4 consorzio dei servizi [432] 4.5 scenari [439] 4.6 Biozeri: verso una gestione sostenibile del territorio [460] 4.7 Micro-Infrastrutture-Ecologiche [470] 4.8 ambientazioni [482] bibliografia [501] glossario [509]




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ABSTRACT

ABSTRACT Il territorio italiano ha tra le sue peculiarità quella di essere costellato da un numero altissimo di piccoli borghi che da molti anni stanno subendo il fenomeno dello spopolamento. Ciò comporta l’abbandono di questi luoghi con la conseguente perdita di territori che sono risorse importantissime sia dal punto di vista culturale che turistico. I numeri sono molti alti si parla di 5.308 “paesi abbandonati”. “I «paesi fantasma» rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato d’Italia in cui vive circa un quinto della popolazione nazionale, più o meno dieci milioni di persone. Questi piccoli paesi rappresentano la memoria storica di un’Italia che ormai non c’è più. L’urbanizzazione e lo sviluppo economico hanno fatto in modo che l’attenzione degli italiani si spostasse sempre più nelle grandi città, abbandonando in una specie di dimenticatoio sociale un grandissimo numero di piccoli paesi, che sono rimasti per lo più abbandonati. Il fenomeno ha avuto inizio nel secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione, quando migliaia e migliaia di persone abbandonarono le proprie case in montagna o in campagna per recarsi in città alla ricerca di nuove fortune. La vita doveva ricominciare e l’unico modo per trovare lavoro e sicurezza economica era quello di trovare un impiego sicuro nei grandi centri urbani. Il fenomeno provocò, come deteriore effetto collaterale, la scomparsa di gran parte dei mestieri legati all’artigianato. Dei 5838 «paesi fantasma», sono 2831 i comuni che rischiano di scomparire, veri e propri centri a rischio estinzione. Questi ultimi ricoprono una superficie di circa centomila chilometri quadrati. Il fenomeno dei «paesi fantasma» interessa molto il Centro-Sud e le zone appenniniche. I piccoli centri alpini si sono salvati grazie all’industria del turismo, quelli del nord invece hanno continuato a sopravvivere grazie alla vicinanza alle grandi città industrializzate e, fatto non secondario, grazie a infrastrutture tale da consentire agli abitanti di raggiungere le città in poco tempo e in modo piuttosto confortevole. Al Centro-Sud la situazione è invece molto diversa. Migliaia di paesini si sono spopolati. La situazione più pesante si registra in Basilicata — dove ben 97 centri sono a rischio estinzione —, nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna, nelle aree interne di Marche e Toscana e su tutto l’arco dell’Appennino Meridionale, dall’Abruzzo alla Calabria, passando per il Molise. “ (Il Tempo, 25-07-2005) Di fronte a questo quadro generalizzato è importante pensare a delle strategie che consentano di fornire nuove prospettive e nuove speranze a coloro che vivono all’interno delle aree a rischio spopolamento. Il progetto si propone di attivare un processo di rivitalizzazione del tessuto socioeconomico dell’area locale per mezzo dell’opportuna valorizzazione del patrimonio artistico, ambientale e culturale localmente sedimentato.


ABSTRACT

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Strategy for the development of Euro-Mediterranean cultural heritage: priorities from Mediterranean countries(2007-2013) “From now on, the concrete task of any programme for Cultural Heritage promotion has to be centred on active-actions of reappropriation by people themselves. This new way of taking care of involves in particular a real meeting of the people concerned with their own successive memories: a true reconciliation, in certain cases, between tangible and non-tangible heritage. To this end, architectural heritage, museums and all cultural areas must become places of life for the local populations. Synergies between past cultural heritage and contemporary creations, live arts and crafts should be promoted in order to encourage the dialogue between generations and the integration of cultural heritagein local daily life.” Strategic Orientation 1. Cultural heritage awareness raising and education The value of cultural heritage has to remain closely related to the interests of the local population and dependent on the active implication of the civil society and local communities. They must perceive their interest as deriving from the enhancement of ‘their’ cultural heritage. This means that support should be provided to schools, universities and vocational education. Support to raise the awareness of local and central administr tors is also needed in order to integrate cultural heritage in the education system. This effort also has to be directed at young people and the public in general. 2. Cultural heritage as means of local development As a factor of human development, cultural heritage provides a motor to generate new opportunities for creative activities, sites management, tourism, etc. and for synergies between those activities. 3. Good governance in the fi eld of cultural heritage As cultural heritage is a ‘public wealth’, its management and its appropriation by the people require a legal, administrative, rigorous and professional framework harmonised at the regional level so that intercultural dialogue is also supported. Social and economic impact Social development Economic and regional development — Activities for the promotion and enhancement of cultural heritage require a partnership approach capable of integrating the different stakeholders involved in cultural heritage regional development. — Public–private partnerships (PPPs) for the preservation and enhancement of cultural heritage sites and museums should be stimulated. — Legal framework introducing incentives for the private sector in the area of cultural heritage protection or promotion.


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ABSTRACT

Taormina Declaration “SAVING EUROPE’S MEMORY AND IDENTITY” Adopted by the participants of the EUROPA NOSTRA FORUM on “Safeguarding Europe’s Historic Small Towns and Villages and their Surrounding Landscapes” organised in cooperation with ITALIA NOSTRA. Taormina, Sicily, 4 June 2009 Europe’s historic small towns and villages should be considered as gems of European cultural heritage. Each small town or village bears witness to its own unique development and history, through the evidence of its architectural and urban built heritage, and that of the natural and created landscapes in which it is set. As such, historic small towns and villages constitute an im portant repository of European memory, and thus of the foundations of many European citizens’ and communities’ sense of identity. Europe’s historic small towns and villages are faced with great challenges and concrete threats to their integrity, brought about by modern social and economic developments which unrelentingly occur in quick succession. These place the small towns and villages in positions of extreme vulnerability. Moreover, the recent earthquake that struck L’Aquila and the Abruzzo Region on 6 April 2009, reminds us to what extent historic small towns and villages can be devastated when hit by the forces of nature or acts of God. In order to seriously and effectively safeguard the integrity and the authenticity of the inhabited historic centers of these small towns and villages, and consequently to enhance the quality of life of their present and future generations of inhabitants, and by extension that of the wider population, public authorities must act at all levels - European, national, regional and local - to put into practice, responsible and sustainable protective political initiatives. In order to achieve this, the local communities must be engaged and players of Civil Society must bring stronger pressure to bear. It must be stressed that the wide and intricate web of historic small towns and villages spread across the vast and varied territory of the continent of Europe, constitutes the essential fabric and basic structure of the European landscape itself. It is essential that this web, and its individual components, are protected and supported to help them flourish. Therefore, the participants of the Europa Nostra Forum on Safeguarding Europe’s Historic Small Towns and Villages, assert the following: • The protection of the landscape should be pursued following appropriate guidelines and methodologies – creating landscape zoning - which will govern rural and town planning, as well as the functioning of related organisations. In Italy, for example, these are prescribed in the recently established Cultural Heritage and Landscape Code. Such Codes must be thoroughly and accurately respected by the National and Regional governments, and must include realistic and enforceable timetables. • The protection of the rural landscape, with its traditional crops, cultivation methods and the scale of and techniques for land division, should represent the essential aim and outcome of the introduced rural and town planning and zoning regulations, bearing in mind that today the rural landscape is threatened by the irrepressible and rapidly expanding urban sprawl. These protective regulations must be in accordance with the Council of Europe’s European Landscape Convention. (www. coe.int/europeanlandscapeconvention) • The restoration and redevelopment of historic settlements, including smaller ones, should be carried


ABSTRACT

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out following thorough and accurate historic, anthropological and typological research. Further, this work should fully respect the principles of conservation and urban renewal, in order to encourage the re-use and adaptation of existing structures and spaces as the effective alternative to new urban expansions which tend to waste land and non renewable territorial resources. • Before any restoration or regeneration project is to commence, strict assessments must be carried out regarding the quality of the project and its potential impact on the historic fabric of the town or village in question, and on the environment of its surrounding landscape. During the project’s realisation, strict supervision and control must be maintained, and an evaluation should be carried out afterwards to provide feedback and suggestions for improvements. • Urgently, these criteria must be followed in Italy regarding the reconstruction and repair of the villages after the recent earthquake in Abruzzo. It is crucial that demands are met for an immediate and strict rehabilitation and revitalisation of the urban center of L’Aquila with its unique monumental compound, as well as the other less known surrounding historic small towns and villages, which were damaged by the same earthquake. • It is essential to engage the younger generation through multiple educational and training projects, within and outside of schools. These can assure a wider sensitivity towards civic responsibilities and towards the beauty and value of the surrounding landscape. • An appeal should be addressed to Universities, for them to fulfill their essential roles of granting professional training and creating educational programmes in the field of cultural heritage protection and enhancement, for both the built and natural, urban and rural heritage. At this moment of renewal amid the elections for the European Parliament, the participants of this Taormina Europa Nostra Forum appeal to all European Union Institutions to fulfill their responsibilities and to take urgent and effective action, including the necessary financial support (through structural and other funding), to protect Europe’s historic small towns and villages and their surrounding landscapes.


PARTE 1


INDAGINE DEL FENOMENO



1 I BORGHI IN ITALIA

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INDAGINE DEL FENOMENO

1 I BORGHI IN ITALIA La prima parte della ricerca indaga il fenomeno della dismissione dei borghi in Italia. Per capire le cause che si nascondono dietro a questo fenomeno bisogna definire il concetto di “borgo”, ovvero bisogna capire il significato del termine e le valenze che si porta dietro. “Borgo” (vedi glossario)è qui inteso come sinonimo di centro storico minore. Nei secoli passati questa denominazione era spesso riservata ai paesi di importanza che possedevano un mercato ed una fortificazione; proprio la presenza di queste strutture lo differenziava dal “villaggio”. Il borgo nel periodo Medievale era costituito da un gruppo di case che sorgevano intorno ad una piazza, solitamente quella della chiesa o quella del palazzo del comune. La ricerca si concentra poprio attorno a questi luoghi. Con il termine di borgo si fa riferimento nella ricerca a quei paesi che sono sparsi lungo tutta la penisola e che hanno caratteristiche ben precise. Il fatto di non essere facilmente raggiungibili né costituisce un esempio. Spesso infatti questi comuni si trovano sugli Appennini o nell’entroterra e sono distanti dalle principali vie di comunicazione. Il territorio italiano è costellato da un numero altissimo di piccoli comuni. Questi 5.835 piccoli centri non solo svolgono un’opera insostituibile di presidio e cura del territorio, ma sono portatori di cultura, saperi e tradizioni. La peculiarità del paesaggio italiano è proprio quella dei piccoli centri, dei borghi arroccati circondati da mura con i loro vicoli stretti, simbolo di un passato ricco di tradizioni. Questi luoghi possono essere letti secondo quattro punti di vista: i modi dell’insediarsi, i modi del costruire, i modi dell’abitare e i modi di formazione delle immagini. L’insediarsi fa riferimento alla fondazione dei luoghi, alla morfologia del terreno. Il secondo punto riguarda il costruire e quindi il rapporto con il sito, il radicarsi in un luogo. L’abitare è l’entrare in contatto e stabilire un rapporto con altri uomini. Tutti questi temi sono fondamentali per capire queste realtà. A causa di catastrofi ambientali o di motivi di carattere economico-demografico questi centri a partire dal secondo dopoguerra in avanti hanno cominciato a diminuire radicalmente la popolazione. In alcuni casi l’abbandono è stato completo e oggi restano i ruderi a testimonianza di una vita passata. In altri casi il fenomeno dell’abbandono è stato parziale e oggi sono per lo più abitati da una popolazione anziana che non è più in grado di portare avanti l’economia. Vito Teti nel testo “Il senso dei luoghi” descrive con grande passione i paesi abbandonati di Calabria attraverso le storie, le tradizioni e le usanze della popolazione che ha abitato e nello stesso tempo costruito quei luoghi. Leggendo le pagine del libro sembra di vivere quei paesi, di percorrere attraverso le sue parole il lungo cammino nei paesi di Calabria: “Quello dell’abbandono e della rinascita diventava un problema che meritava non solo attenzione e riflessione, ma mi impegnava in un nuovo modo di guardare e di descrivere la regione. Giungevo a questo interesse non perché sollecitato dalle tante emergenze archeologiche, ma a partire da storie minute, da un diverso sguardo sui resti del passato, sui piccoli centri che si spopolavano, sulle feste intime che si svolgevano tra poche casupole sventrate, rivestite da piante di fico e da erbe.”(1) Racconti come quello di Vito Teti o del giornalista Paolo Rumiz ci evidenziano come sia importante descrivere quella realtà italiana, più minuta ma nello stesso tempo ricca di storia, materiale e immateriale. Il giornalista di Reppublica, che ogni anno compie dei viaggi-reportage, ha fatto recentemente un viaggio lungo gli Appennini. “Ma la grande scoperta della mia vita di giornalista è stata l’Appennino, che ho percorso metro per


I borghi in Italia

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metro nel 2006, dando vita a un’altra serie di reportage. Ho scoperto un arcipelago di meraviglie e una rete di uomini-eroi che si ostinano a resistere in quota perché hanno la lucida certezza che l’equilibrio del nostro Paese dipende dalle terre alte. Un’Italia minore, dimenticata dal potere, della quale temo che il nuovo federalismo in auge servirà solo a sdoganare il saccheggio. Il simbolo di questa aggressività suicida del Paese verso la sua montagna l’ho visto incarnato nella pastorizia, massacrata di divieti e schiacciata da un’alleanza fra burocrati di provincia e una grande distribuzione che spaccia nei nostri negozi carne straniera senza nome e senza qualità. La pastorizia, cenerentola dimenticata, dopo essere stata per secoli inestimabile ricchezza del Paese. Sempre più spesso capita che ai piccoli comuni spopolati e in bolletta si presentino emissari di grandi aziende che, in nome dell’equilibrio ambientale e altre cause nobili come l’abbattimento del CO2 o il salvataggio delle acque, propongano la costruzione di piccole o grandi centrali, come quella a biomasse che presto stravolgerà la parte più intatta dell’Appennino parmense.”(2) Questi sono esempi di coloro che hanno descritto parti diverse di una stessa Italia caratterizzata da piccoli centri a rischio di abbandono o già abbandonati. Sono infatti centinaia i piccoli borghi che rischiano lo spopolamento ed il conseguente degrado a causa di una situazione di marginalità rispetto agli interessi economici che gravitano intorno al movimento turistico e commerciale. È l’Italia minore, quella a volte più sconosciuta e nascosta, che rappresenta al meglio il dipanarsi della storia millenaria che ha lasciato i suoi segni indelebili soprattutto in questi luoghi rimasti emarginati dallo sviluppo e dalla modernità. Dal recente rapporto sul disagio insediativo in Italia emerge chiaramente la situazione presente e futura del Bel Paese. Il fenomeno viene segnalato dal rapporto di Confcommercio-Legambiente sull’Italia del disagio insediativo, “1996/2016 - Eccellenze e ghost town nell’Italia dei piccoli comuni” realizzato in collaborazione con Serico-Gruppo Cresme(3). Se nel 1996 il “disagio insediativo” colpiva 2.830 comuni, nel 2006 ne ha interessati 3.556 e la previsione è di 4.395 comuni per il 2016, in pratica uno su due. Si parla infatti per il 2016 di 1650 città fantasma, ovvero a rischio di estinzione. È una realtà che spaventa se non troviamo il modo di valorizzare questi piccoli centri. Le condizioni che portano al disagio in molti comuni italiani sono da ricercare, spiega il Rapporto, oltre che in una debolezza insediativa della popolazione residente (calo delle nascite, aumento della popolazione anziana, ecc.) anche in condizioni evidenti di impoverimento delle potenzialità produttive e dei talenti, con indici economici che segnalano la debolezza strutturale di queste aree da cui deriva lo scarso appeal verso l’esterno e, di conseguenza, la capacità di attrarre e accogliere nuovi cittadini, nuovi abitanti, nuove famiglie ed imprese. Ci sono alcune associazioni già attive nel campo della valorizzazione di queste realtà come Borghi più belli d’Italia, Unpli, Borghi d’Italia. In altri casi esistono alcuni esempi di riattivazione “site-specific” di singoli borghi che vengono promossi da un punto di vista turistico come “albergo diffuso”, altri sono sede di comunità di artisti e artigiani, altri ancora sono degli ecovillaggi. Nonostante esistano delle iniziative, queste sono ancora limitate e non coordinate all’interno di un piano strategico più generale. (1) (2) (3)

Vito teti, Il senso dei luoghi. Paolo Rumiz, Lettera aperta al presidente del Cai Annibale Salsa. Confcommercio-Legambiente,1996/2016 - Eccellenze e ghost town nell’Italia dei piccoli comuni.


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INDAGINE DEL FENOMENO

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1.1NASCITA DEI BORGHI Sono un panorama classico italiano, i piccoli borghi arrampicati sulle rupi, che un tempo proteggevano signorie locali da incursioni nemiche. O ancora le mura che circondano le città vecchie, i centri storici ricchi di storia, gli stemmi araldici. I primi borghi italiani risalgono al periodo medioevale, quando le condizioni sociali e l’instabilità politica obbligavano la popolazione a preoccuparsi ogni giorno della propria sicurezza. L’ ambiente che si configurava allora era infatti di pura sussistenza, in cui si aveva a che fare quotidianamente con problemi legati alla carenza di cibo, alla presenza di malattie, all’incombere delle guerre. Tutta l’Europa era frammentata in diversi stati e la guerra, i conflitti interni erano qualcosa con cui si aveva a che fare tutti i giorni. Gli insediamenti perciò erano costruiti e strutturati in modo da agevolare la vita in queste condizioni, chiudendo i villaggi nelle mura e lasciando nell’immediato intorno i campi, le coltivazioni, la vita rurale. L’immagine che si presenta è dunque quella di cittadine concentrate in una superficie limitata che sfruttano la morfologia del territorio naturale su cui si stabiliscono. Questo territorio poteva ad esempio essere un’altura ripida e scoscesa, difficile da raggiungere e difficile anche come terreno su cui costruire. In questo modo però gli abitanti si assicuravano una “inattaccabilità”, una condizione di sicurezza.


Nascita dei borghi

23

pp

La morfologia di questi luoghi è ricorrente. Essi sono in genere molto piccoli, dato che si devono adattare alla superficie limitata del luogo in cui sono collocati. La densità è molto alta, le vie sono molto strette, giusto lo spazio per lasciare passare i carri o i cavalli, in salita. Nella maggior parte dei casi sono anche circondate da mura alte e spesse, dalle quali si presidiava il territorio che circondava la “città” principale. Nelle immediate vicinanze infatti erano i campi di competenza del villaggio, nei quali risiedeva la parte povera della popolazione, la cui vita era basata sulla coltivazione della terra. In caso di attacco nemico, anche questa parte di popolazione si rifugiava all’interno delle mura. La vita all’interno dei borghi è molto semplice; all’interno di essi si è costretti sostanzialmente ad una convivenza di massa data la relativa estensione del territorio cittadino. L’attività principale è quella legata all’agricoltura, che avviene appunto nei pressi del villaggio. I “contadini” lavorano nei campi, risiedono al di fuori delle mura, e portano i prodotti all’interno delle mura per venderli. In caso villaggi sul mare, una delle attività principali era la pesca. I pescatori scendevano a valle durante il giorno per poi vendere il ricavato all’interno del villaggio. Per quanto riguarda l’interno delle mura, una presenza ricorrente è quella delle botteghe. Ciò che si vende in queste piccole botteghe deriva ovviamente ed è strettamente legato al territorio. Nelle mura risiedono poi i “signori” locali, l’aristocrazia, che risponde spesso ad un’autorità più alta, che risiede però lontano dal villaggio. La vita della gente comune è sostanzialmente di pure sussistenza. Lo stretto e indispensabile legame con la terra conduce infatti ad una vita di stenti. Essa è sensibile ai fenomeni naturali, al cambiamento climatico. Il verificarsi di un semplice fenomeno meteorologico può influenzare la produzione agricola, diminuirla, ridurla al minimo, portando all’insorgere di carestie, epidemie. La dimensione della vita era ridotta alla dimensione fisica dei villaggi. Da un borgo all’altro, anche lontano pochi chilometri, cambiavano spesso usi e costumi. I componenti di comunità poco distanti venivano considerati estranei, “forestieri”, diversi. I soli legami con l’esterno erano legati alla situazione politica. Ma anche dal punto di vista politico i legami erano limitati. Infatti, anche se il “signore” della città rispondeva ad un’autorità più alta, essa era lontana, distante dalla vita di tutti i giorni.


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INDAGINE DEL FENOMENO

borgo

f p p

attività artigianali

AT T I V I TA’ N E I B O R G H I Le attività che si svolgono all’interno del villaggio sono per lo più botteghe artigianali, agricoltura e pesca per quelli vicino al mare. Ogni borgo presenta attività particolari che derivano dal luogo e dalle risorse che può offrire. Dalla specificità di queste attività si può ripartire per pensare ad una rinascita dei borghi.

agricoltura

allevamento


Nascita dei borghi

f p p pesca

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INDAGINE DEL FENOMENO

f pp p pp p borgo

1.2 DECLINO DEI BORGHI I borghi italiani purtroppo stanno subendo il fenomeno dell’abbandono, con il conseguente declino, per motivi storici o naturali. In particolare il maggior spopolamento risale alla fine della seconda guerra mondiale quando la gente emigrava verso i grandi centri urbani per cercare possibilità di lavoro e benessere. L’isolamanto infatti, che in passato era una necessità, è sempre più un ostacolo nella vita di questi paesi, che rimangono fuori dai progressi che sta affrontando la società. La stessa situazione di isolamento caratterizza oggi questi centri che sono privi di legami con il mondo esterno. L’accessibilità a questi insedianti è difficile e faticosa, spesso sono mal collegati e non ci sono mezzi di trasporto utili. L’avvento degli anni cinquanta coincide con una profonda modificazione del rapporto tra popolazione e territorio. In particolare ci sono tre dinamiche demografiche: un diffuso e prepotente esodo rurale, un grande processo di redistribuzione regionale della popolazione e un generale processo di urbanizzazione concentrata. In questi anni l’Italia sta vivendo il periodo segnato dalla rivoluzione industriale e dallo sviluppo dei trasporti. Le nuove infrastrutture ferroviarie sono la spinta iniziale all’abbandono dei centri isolati per il trasferimento a zone più collegate al resto del mondo. Lo sviluppo feroviario costituisce un “avamposto” alla nascita dei nuovi e grandi centri urbani, in quanto negli anni ’50 lo sviluppo economico era ancora limitato. Ciò che succede in questi anni è una sorta di “duplicazione” degli insediamenti; parte della popolazione infatti inizia a spostarsi a valle, e parte rimane nei villaggi. Negli anni ’60 e ’70, con il vero e proprio boom economico, le cose iniziano a cambiare definitivamente. In città infatti i simboli del benessere, la televisione, l’automobile, iniziano ad essere alla portata di tutti. Tutti


Declino dei borghi

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città

hanno a disposizione il tempo libero, le vacanze. Uno dei cambamenti più importanti è la diffusione dell’automobile, che permette lo spostamento, il viaggio, la possibilità di raggiungere luoghi lontani. All’automobile è chiaramente connesso lo svilupparsi delle nuove infrastrutture.La lontananza dalle nuove infrastrutture, il legame indissolubile alla terra della vita dei centri, l’impossibilità di raggiungere facilmente i nuovi simboli del benessere sono elementi determinanti nell’inizio dell’esodo dai villaggi e dai borghi verso la città. A partire da questi anni i centri iniziano a svuotarsi, fino ad arrivare all’abbandono totale. Naturalmente molti di questi luoghi sono stati abbandonati anche per altre ragioni. Molto spesso si è trattato del verificarsi di fenomeni naturali, ad esempio terremoti. Questi borghi abbandonati, rimasti inalterati nella loro estensione, sono tutt’ oggi presenti ma vuoti, e ostentano il fascino decadente dell’abbandono. Il fenomeno è in qualche modo ancora in corso. I piccoli comuni in cui è rimasta la popolazione anziana continuano a svuotarsi, dato che le condizioni sono ancora difficili, e le difficili condizioni economiche portano di nuovo all’abbandono. La presenza di questi luoghi “fantasma” è riscontrabile in tutta la penisola italiana e soprattutto nel centro sud.


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INDAGINE DEL FENOMENO

Per capire in modo più approfondito il fenomeno dello spopolamento basta osservare i dati sulla popolazione dei comuni italiani rilevati nei censimenti dal 1861. Il riferimento alle dinamiche dalle popolazione fornisce utili indicazioni sulle modificazioni intervenute nelle capacità di attrazione dei singoli comuni poichè “la popolazione è l’indice più semplice dell’importanza e dello sviluppo delle città”. Quello che si nota dalla lettura della tabella 1 è che i comuni con una popolazione inferiore ai 5000 ab. sono progressivamente diminuiti dal 1861 al 1991. Dalla tabella 2 si nota come i centri con meno di 5000 ab. perdono sempre più importanza nella scelta localizzativa degli italiani. Infatti in questi centri era residente nel 1861 il 48,5% della popolazione e nel 1991 questa quota è pari al 19%.


Declino dei borghi

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Tab 1.- La struttura insediativa della popolazione ai censimenti: 1861, 1936, 1981, 1991(%) 1861

1936

1981

1991

Comuni > 100.000 ab.

0,1

0,3

0,6

0,6

Comuni tra 20-100.000 ab.

1,1

2,6

4,7

5

Comuni tra 5-20.000 ab.

12,3

20,3

21

21,5

Comuni < 5000 ab.

86,5

76,8

73,7

72,9

Tab 2.- La distribuzione della popolazione complessiva per classe dimensionale dei comuni ai censimenti: 1861, 1936, 1981, 1991(%) 1861 1936 1981 1991 Comuni > 100.000 ab.

8,2

18,3

28,1

25,6

Comuni tra 20-100.000 ab.

11,5

18,2

25,3

27,3

Comuni tra 5-20.000 ab.

31,8

32,9

27,1

28,1

Comuni < 5000 ab.

48,5

30,6

19,5

19

Tab 3.- Le caratteristiche altimetriche dei comuni< 5000 ab.che hanno perso popolazione nel periodo 1951-1981(%) N-O N-E C S Montagna interna

39,4

48,4

37,8

44,6

Montagna litoranea

0,2

0,0

0,2

3,8

Collina interna

29,8

18,1

48,6

36,4

Collina litoranea

0,8

1,1

13,2

13,5

Pianura

29,8

32,4

0,2

1,7


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INDAGINE DEL FENOMENO

1.3 SITUAZIONE ATTUALE Non esistono studi approfonditi e nemmeno bibliografie specifiche riguardo all’argomento della dismissione dei borghi in Italia. Ci sono studi fatti da società pubbliche (Legambiente)e private (gruppo Norman) che mettono in evidenza alcuni aspetti del problema. In particolare i maggiori contributi al fenomeno sono i seguenti: - PiccolaGrandeItalia di Legambiente; - L’Italia del disagio insediativo 1996-2005 (Confcommercio, Legambiente); - L’Italia del disagio insediativo 1996-2016 (Confcommercio, Legambiente); - Paesi Fantasma (gruppo Norman Brian). Gli studi di Legambiente e Confcommercio danno una lettura a larga scala del problema indagando la situazione complessiva dell’Italia. Il gruppo Norman, invece, si occupa nello specifico di questi paesi fantasma, ricercando per ognuno le cause di dismissione. Il loro studio in particolare da un contributo fondamentale a questa ricerca in quanto ha permesso di impliare lo spettro dei paesi abbandonati o a rischio di abbandono.


Situazione attuale

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PiccolaGrandeItalia LEGAMBIENTE (tratto dagli atti del convegno “Paesi Fantasma. Tesori nascosti dell’Italia minore”, 23 giugno 2005) “Il 72% degli oltre 8.000 comuni italiani conta meno di 5.000 abitanti. Un’Italia dove vivono 10 milioni e mezzo di cittadini e che rappresenta oltre il 55% del territorio nazionale, fatto di zone di pregio naturalistico, parchi e aree protette. Questi 5.835 piccoli centri non solo svolgono un’opera insostituibile di presidio e cura del territorio, ma sono portatori di cultura, saperi e tradizioni, oltre che fucine di sperimentazione e fattori di coesione sociale. Una costellazione solo apparentemente minore, che brilla per la straordinaria varietà ambientale e per l’inestimabile patrimonio artistico custodito. Ricchezze ad oggi poco note e perciò da valorizzare. Per assicurare un futuro a questa parte del Paese, Legambiente ha promosso PiccolaGrandeItalia. Una campagna il cui obiettivo è tutelare l’ambiente e la qualità della vita dei cittadini che vivono in questi centri, valorizzando le risorse e il patrimonio d’arte e tradizioni che essi custodiscono e combattendo la rarefazione dei servizi e lo spopolamento che colpiscono questi territori. Affinché non esistano aree deboli, ma comunità messe in condizione di competere. La PiccolaGrandeItalia è anche quella dei comuni minori, degli antichi centri che contano ormai poche centinaia di abitanti, dei borghi in via d’estinzione: l’Italia che rischia di sparire, con tutta la ricchezza di storia e tradizioni che costitiusce uno dei sostrati principali della cultura del nostro paese ma in alcuni casi sono a rischio di estinzione. Secondo una ricerca commissionata da Legambiente nel 2001 al Gruppo Serico- Cresme sono 2831 i comuni a rischio di estinzione in Italia. Coprono una superficie di circa 100.000 Kmq, pari ad un terzo dell’area del paese. Sono i “paesi fantasma”, paesi che non esistono più, le cui case sono per lo più disabitate, in cui talvolta sopravvive solo qualche ostinato anziano signore. Non tutti ovviamente corrono il rischio di estinzione, ma le realtà che soffrono maggiormente l’isolamento e il progressivo abbandono sono i centri di montagna e delle aree interne. Secondo gli esperti, lo spopolamento di vaste aree- sopratutto pedemontane, montane e insulari- ha nel secondo dopoguerra assunto caratteri strutturali, delineando un’Italia che è stata definita “del disagio insediativo”. Un fenomeno che interessa tutto l’arco alpino- soprattutto quello ligure, piemontese, lombardo e friulano- si concentra lungo la dorsale appenninica ligure, tosco-emiliana e centro meridionale, nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna; attecchisce nel robusto piede d’appoggio meridionale, risale gli Appennini dalla Calabria all’Abruzzo, interessando pesantemente la Basilicata, dove 97 comuni sono a rischio progressivo di estinzione, e si apre affievolendosi verso nord , secondo una biforcazione che tocca aree interne delle Marche e della Toscana meridionale. Il fenomeno è insomma di ampia portata e, se è difficile fare una mappa esaustiva dei centri abbandonati, appare evidente che il problema interessa quasi tutte le regioni italiane. Recuperare e valorizzare queste realtà, alcune centinaia, dislocate su tutto il territorio nazionale, è un’opportunità straordinaria anche per i contesti territoriali che li racchiudono e li conservano. Per assicurare un futuro a questa Italia, Legambiente ha promosso PiccolaGrandeItalia, una campagna il cui obiettivo è tutelare l’ambiente e la qualità della vita in questi centri e valorizzarne le risorse e il patrimonio d’arte e tradizioni che custodiscono. Un’iniziativa che vuole valorizzare questo immenso patrimonio immobiliare ed utilizzarlo anche come offerta turistica innovativa e sostenibile affinchè non esistano più aree deboli ma aree messe in condizione di competere.


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INDAGINE DEL FENOMENO

Chi è Legambiente Legambiente è l’associazione ambientalista più diffusa in Italia, con oltre 1.000 gruppi locali, 20 comitati regionali e circa 150.000 tra soci e sostenitori. Tra le iniziative più importanti e popolari spiccano le grandi campagne di analisi e informazione sull’inquinamento; le attività di volontariato e turismo ambientale; le attività di educazione ambientale e di formazione che coinvolgono migliaia di insegnanti e di ragazzi.

I Comuni della PiccolaGrandeItalia Il Censimento 2001 Secondo l’ultimo censimento della popolazione legale della Repubblica del 21 ottobre 2001 il numero di comuni aventi una popolazione inferiore a 5000 abitanti è pari a 5835 comuni, 7 in più rispetto al precedente censimento del 1991. Risulta quindi che i piccoli comuni sono il 72% dei comuni italiani degli 8100 comuni italiani (successivamente al censimento è stato istituito il comune di San Siro dalla fusione di due comuni quindi il numero dei comuni, inizialmente 8101, è passato a 8100). La Regione con più piccoli comuni è la Lombardia con 1152 piccoli comuni (75% rispetto al totale dei suoi comuni) seguita dal Piemonte con 1077 (89%). Mentre la Regione avente maggiore percentuale di piccoli comuni è La Valle d’Aosta (99%), seguita dal Tentino Alto Adige(92%) e dal Molise (91%). In questi territori vivono 10590728 di cittadini che rappresenta più di un quinto della popolazione italiana. In alcune regioni come per esempio la Valle d’Aosta il 71% della popolazione regionale vive in piccoli comuni, oppure il Trentino e il Molise in cui oltre il 48% della popolazione. Gran parte di questi comuni, ben 1198 al 21% dei piccoli comuni ricade in aree protette, percentuale molto alta in quanto rappresenta il 69% dei comuni ricadenti in aree protette. Un dato interessante emerge dal raffronto tra l’ultimo censimento e il precedente del 1991, ossia che nei piccoli comuni la popolazione è cresciuta in un decennio dello 0,83% che rappresenta più del doppio della crescita nazionale che si attesta sul 0,38%.”

1.mappa dell’Italia con numero di piccoli comuni per regione.


Situazione attuale

312 162

73

1152

329

1077 183

165

141 63

179 253

259

124 338

87 97

316

326

199

33


n. piccoli comuniAbruzzo

253

n. comuni totali

305

n.pop. piccoli comuni

376143

Basilicata

97

131

199175

Calabria

326

409

687232

Campania

338

551

721927

Emilia Romagna

165

341

450301

Friuli Venezia Giulia

162

219

308796

Lazio

259

378

465932

Liguria

183

253

237774

1152

1545

2220081

Marche

179

246

334325

Molise

124

136

156824

Piemonte

1077

1206

1283152

87

258

237570

Sardegna

316

377

549750

Sicilia

199

390

500910

Toscana

141

287

344535

Trentino

312

339

460496

Umbria

63

92

137392

Lombardia

Puglia

Valle d’Aosta

73

74

85486

Veneto

329

581

832900


abruzzo

lazio

basilicata

liguria

sardegna

calabria

lombardia

sicilia

campania

marche

toscana

molise

trentino

emiliaromagna

puglia

valle d’aosta

veneto

piccoli comuni comuni totali friuli venezia giulia

piemonte

umbria


36

INDAGINE DEL FENOMENO

DISAGIO INSEDIATIVO (Tratto da: Secondo Rapporto di Indagine a cura di Serico–Gruppo Cresme, Roma, 7 marzo 2007)

“L’armonica distribuzione della popolazione sul territorio è una ricchezza insediativa che rappresenta: • una peculiarità e una garanzia del nostro sistema sociale e culturale; • una certezza nella manutenzione del territorio; • una opportunità di sviluppo economico. Se, in Europa, Francia e Italia sono le nazioni dove la popolazione è maggiormente distribuita, nel nostro Paese ben il 98,3% dei comuni ha meno di 10.000 abitanti. Popoliamo un territorio che conta oltre 22.000 centri abitati, quasi 33.000 nuclei insediativi, senza considerare le caratteristiche di tanta parte del nostro sistema agricolo composto di “case sparse”. Viviamo una ricchezza insediativa che il Cattaneo ha descritto come “l’opera di diffondere equabilmente la popolazione”, “frutto di secoli” e di una “civiltà generale, piena e radicata” che ha favorito la distribuzione “generosamente su tutta la faccia del Paese”. Ma lo spopolamento e l’impoverimento di vaste aree, soprattutto pedemontane, montane e insulari, ha nel secondo dopoguerra assunto caratteri strutturali delineando un’Italia del “Disagio insediativo”. (dall’introduzione del primo rapporto sull’Italia del disagio insediativo,anno 2000) CHE COSA È IL DISAGIO INSEDIATIVO L’indice di “disagio insediativo” è stato elaborato per la prima volta nel 1999; la sua originalità consiste: - nell’approccio di sistema (i 53 indicatori individuati riguardano 7 famiglie principali: dati strutturali e di popolazione, istruzione, assistenza sociale e sanitaria, produzione, commercio e pubblici esercizi, turismo, ricchezza). La scelta di tali indicatori permette di analizzare i caratteri dei singoli comuni e delle province, a partire dai dati demografici dei loro abitanti, per giungere al livello dei servizi erogati (istruzione, assistenza sociale e sanitaria, commercio) e il dinamismo produttivo (produzione, turismo e ricchezza). In un concetto la qualità dei servizi territoriali diffusi e la possibilità di competere per uno sviluppo coerente con le proprie risorse ed identità; - nella metodologia statistica innovativa detta “analisi neurale”, che ha consentito di individuare nove gruppi, o “tipi”, omogenei di comuni (o province) presenti sul territorio nazionale, connotati al loro interno da forti peculiarità condivise da tutti gli appartenenti: • tre di questi gruppi (1, 4, 7) presentano fenomeni di disagio insediativo tali da richiedere interventi strutturali e tempestivi; • due gruppi (6, 9) sono caratterizzati dalle migliori performance insediative; • la medietà italiana è rappresentata dai restanti gruppi (2, 3, 5, 8).


Situazione attuale

31

Tabella di sintesi Gruppi 1, 7, 4: il disagio Gruppo 1: I contesti deboli Il gruppo, in ultima posizione tra i 9 individuati, è caratterizzato dall’ultima posizione nelle famiglie: - della produzione (indice standardizzato costruito per l’indagine) particolarmente negativa; - dell’assistenza, pur con un gap non grave come nella produzione; - del commercio; - del turismo, particolarmente pesante; - della ricchezza, certamente marcata. Nulla possono, nel recupero di posizioni rispetto agli altri 8 gruppi, i risultati per la famiglia dell’istruzione (addetti all’istruzione primaria) e quelli, nella media, delle variabili strutturali. Gruppo 7: Il Vecchio Mondo Antico Si tratta di un gruppo che, al contrario del precedente, è svantaggiato proprio nelle due variabili di struttura e di istruzione; una costellazione di paesi piccoli a bassa densità demografica, con popolazione anziana e scarsa dinamicità migratoria e naturale. Il gruppo risente limitatamente della migliore esposizione alle famiglie dell’assistenza sociale e sanitaria (2° posizione), della ricchezza (5°) e del turismo (4°). Un’aggravante è costituita dal livello di istruzione,poiché la carenza di laureati è molto forte. Le case non occupate sono molte. La struttura commerciale è polverizzata, con una presenza di numerosi esercizi commerciali di piccolissima dimensione distribuiti sul territorio senza particolari concentrazioni. Anche il turismo non costituisce un elemento di forza per queste aree. Vi è una situazione di vero e proprio shock demografico, rischio palese nel breve periodo. Gruppo 4: Le sabbie (poco) mobili Con una distribuzione sul territorio nazionale che amplia e consolida le criticità proprie dei due precedenti gruppi, le caratteristiche indicano una certa uniformità interna. Si tratta di indici a minore criticità, rispetto a quelli dei gruppi 1 e 7, ma l’aggravante è costituita dal fatto che tutti i segni sono negativi. Così è per il turismo che non emerge in alcun modo. In questo gruppo si nascondono caratteri del gruppo 7 (media elevata altezza sul livello del mare, bassa densità demografica, rilevante numero di case non occupate, ridotta incidenza dei pubblici esercizi per unità di territorio) ma anche del gruppo 1 (pochi contribuenti in condizione agiata, molti addetti alle istituzioni sul totale). A differenza di questi due gruppi non è, però, immediatamente individuabile cogliere segnali decisi su cui far leva per il rilancio del territorio. Gruppi 9, 6: l’eccellenza Gruppo 9: Bravi ma statici Il gruppo è solo 5° nella classifica delle variabili strutturali e dell’istruzione, mettendo in evidenza la scarsa connessione tra i livelli educativi e del disagio insediativo. Per le altre famiglie (tranne quella della produzione, per la quale il gruppo è al secondo posto) si colloca al vertice della graduatoria, ma le due posizioni di retroguardia consentono solamente di parificare il punteggio standardizzato globale del gruppo 6, più omogeneo su posizioni di scarso disagio insediativo globale. La cons stente struttura commerciale (rapporto massimo tra abitanti e addetti e unità locali), la priorità dell’impatto del turismo sia in domanda che in offerta, dei servizi bancari, i consumi maggiorati delle famiglie, l’assistenza medica e sociale abbondantemente sopra gli altri gruppi sono elementi che distinguono i comuni di questo gruppo fornendo la prova di una loro minore esposizione globale


38

INDAGINE DEL FENOMENO

al disagio insediativo. Tale posizione è, come detto, parzialmente limitata da una minore dinamicità di questi comuni alle trasformazioni demografiche e, conseguentemente, dell’istruzione. Gruppo 6: I centri urbani di media-grande dimensione. Con stesso punteggio standardizzato del gruppo 9 si colloca il gruppo 6. Tutte le famiglie, tranne quella della ricchezza, vedono questo gruppo nelle prime due posizioni. La densità massima di popolazione, la bassa percentuale di ultrasessantacinquenni e di case non occupate, la massima percentuale di laureati e di flussi intercensuari di migrazione sembra chiaramente intendere che ci troviamo di fronte a comuni a grande capacità di attrazione per opportunità di lavoro e di reddito: i comuni capoluogo e l’intera area periferica che li circonda. Il reddito medio pro capite massimo, la grande distribuzione, la concentrazione di pubblici esercizi, i servizi alle imprese, la ricchezza immobiliare e patrimoniale, un’alta utilizzazione delle strutture ricettive ma un impatto sulla vita quotidiana ridotto di queste presenze, la bassa incidenza delle istituzioni nella produttività globale degli addetti sono aspetti che descrivono le caratteristiche di questi comuni e ne confermano la dinamicità.

Gruppi 2, 3, 5, 8: le medietà italiane Gruppo 2 E’ il gruppo che presenta il livello di maggiore criticità tra quelli della medietà. Tale criticità si localizza in prevalenza nel Sud Italia, tra Puglia, Campania, Sardegna e Sicilia, e sembra condizionata da un basso livello di ricchezza, ed una certa difficoltà per i parametri che afferiscono alle famiglie dell’assistenza e della produzione. Al posizionamento contribuisce anche un dimensionamento medio-basso del comparto commerciale e volumi turistici non significativi. Solo lievemente migliori i connotati delle variabili strutturali, derivanti soprattutto dalla maggiore incidenza di popolazione in giovane età. Gruppo 3 E’ invece il gruppo che più degli altri si avvicina all’area del benessere e dell’eccellenza. Si concentra fortemente nelle periferie urbane di Roma e Napoli ma si presenta in maniera rilevante anche nella pianura padana veneta, nelle aree tra Bari e Brindisi e soprattutto nell’Alto Adige. Emerge sicuramente per questo gruppo la più elevata vocazione per i parametri strutturali, che dimostrano una elevata incidenza di popolazione giovane e una più contenuta esposizione agli anziani, un tasso di laureati e diplomati superiore e tassi di crescita demografica e di consistenza familiare superiori agli altri gruppi in esame. In posizione medio-alta si collocano anche gli aspetti connessi all’istruzione, al commercio e al turismo, mentre l’esclusione dell’area del benessere appare condizionato ai minimi livelli di assistenza sociale e sanitaria tra i gruppi in esame (insieme al gruppo 1) e al più contratto livello di ricchezza prodotto, negli aspetti integrati che lo compongono. Gruppo 5 Rappresenta la medietà della medietà italiana; sono comuni localizzati nel Centro Italia con qualche condensamento anche nelle aree interne ma non montane del Veneto e del Friuli. Non emerge per particolari esposizioni negative ma neanche positive di alcuna delle famiglie in esame, se si eccettua un punto di criticità per l’attivazione turistica e per i livelli di istruzione. Centrali tutti i posizionamenti delle famiglie di indicatori con una migliore capacità di questi comuni per la famiglia della ricchezza, soprattutto per la veste immobiliare e per i maggiori consumi elettrici della popola-


Situazione attuale

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Gruppo 8 Proprio la ricchezza rappresenta l’elemento di eccellenza di questa famiglia, che si evidenzia per un alto reddito disponibile pro capite ed il massimo livello di dotazione di sportelli bancari, ma anche per una significativa intensità di depositi bancari e di incidenza di contribuenti di media intensità. Ai margini dell’eccellenza anche gli aspetti relativi all’assistenza sociale e sanitaria mentre la criticità evidente è assegnata alle variabili strutturali (popolazione anziana, scarsa dinamicità nei tassi demografici, bassi livelli di densità demografica e di componenti familiari) e all’istruzione uola primaria che in quella secondaria. Sono comuni dell’Appennino Tosco Emiliano e delle aree pedemontane di gran parte dell’arco alpino. “

aree benessere disagio insediativo comuni della medietà


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INDAGINE DEL FENOMENO

ECCELLENZE E GHOST TOWN (Tratto da: Rapporto sull’Italia del disagio insediativo, Confcommercio Legambiente, agosto 2008)

“La montagna regola la pianura, dice un vecchio proverbio, ma se viene abbandonata a soffrirne saranno tutti”. (Mario Rigoni Stern) Il segreto del miracolo italiano è stata la capacità di produrre all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo. Bisognerebbe semplicemente ripartire da qui. (Carlo De Benedetti) Negli ultimi anni i comuni del disagio insediativo stanno aumentando sempre più e la previsione è quella di avere tra una decina d’anni un vasto numero di “città fantasma” nel territorio italiano. QUALI SONO I CARATTERI DEL DISAGIO? Le condizioni strutturali che portano al disagio non sono date solo da una debolezza insediativa della popolazione residente (calo delle nascite, aumento della popolazione anziana, ecc.) ma anche da condizioni evidenti di depauperamento delle potenzialità produttive e di depotenziamento dei propri talenti, con indici soprattutto economici che mettono in luce una condizione di debolezza strutturale di queste aree. Vi è una debolezza intrinseca rappresentata anche dallo scarso appeal che queste stesse aree, poco vitali dal punto di vista produttivo, esercitano sull’esterno e dunque sulla capacità di attrarre e accogliere nuovi cittadini, nuovi abitanti, nuove famiglie ed imprese. Sono territori che non riescono a promuovere una propria identità turistica, nonostante una dotazione del sistema dell’offerta che supera ampiamente la domanda generata.In questo quadro generale emerge anche l’accentuazione del divario nord-sud e una sorta di radicalizzazione delle differenze non tanto tra montagna, collina, pianura e città, quanto all’interno delle medesime categorie, ovvero tra montagna ricca e montagna impoverita, tra collina valorizzata e collina dimenticata, tra città al passo con i cambiamenti imposti dall’economia della globalizzazione e città in forte ritardo.


Declino dei borghi

L’Italia del “Disagio insediativo” nell’anno 2006

3.556 comuni su 8.101 (di cui 3.408 con meno di 10mila abitanti) 128 mila kmq pari al 42,5% del territorio 8,7 milioni di abitanti una media di 2.500 residenti per comune.

italiano

Il disagio insediativo nel 2006 e previsioni al 2016 a parità di condizioni

2006

2016

3.556 comuni

4.395 comuni

128.000 Kmq

158.000 Kmq

8,7 milioni di abitanti 2.500 residenti

14,1 milioni di abitanti 3.250 residenti

41


42

INDAGINE DEL FENOMENO

I Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti “Un approfondimento dell’analisi ai comuni con meno di 5.000 abitanti conferma quanto affermato. Sono infatti 3.145 i comuni con meno di 5.000 abitanti con presenza di disagio insediativo, ovvero il 38,8% dei comuni italiani e l’88,4% dei comuni con meno di 10.000 abitanti. L’aspetto dimensionale è dunque profondamente connesso con l’area del disagio. In questi comuni: - risiede il 7,4% della popolazione; - a fronte del 7% della popolazione sotto i 14 anni di età è presente il 9% del totale nazionale degli over 65, un valore superiore di oltre il 20% alla media italiana; - risiede solo il 3,5% dei residenti stranieri; - si esprime un reddito che influisce a livello nazionale solo per il 5,8%, con una redditività media delle zone a disagio inferiore del 22% rispetto al totale Italia; - è in diminuzione la percentuale di studenti che frequentano la scuola dell’obbligo, pari al 6% della popolazione nazionale a fronte dell’8% di soli 7 anni prima; - si rileva una presenza pari allo 0,8% dei letti negli istituti di cura pubblici e privati; - si localizza il 17,5% delle pensioni di invalidità italiane e il 15,9% degli importi; - si realizza solo il 4,3% delle entrate tributarie a fronte di un valore omogeneo al peso demografico per le entrate totali (8,3%); evidenziano ancora una volta l’ingente peso dei trasferimenti; - si riscontrano 19 milioni di presenze turistiche ufficiali, il 5,6% del totale nazionale a fronte del 7,1% e 12,5% delle ricettività alberghiera e extralberghiera - tra le forme extralberghiere il 17,5% degli agriturismo, e il 21% della disponibilità ricettiva nelle abitazioni per vacanza, sottolineano la scarsa utilizzazione patrimoniale; - sono presenti 445mila unità locali (il 7,3% del totale nazionale) ma è occupato solamente il 3,6% degli addetti; un indice che evidenzia una minore capacità occupazionale rispetto alla media nazionale; - sono presenti solamente 90mila unità locali al commercio, pari al 5,2% del totale nazionale ma solo il 2,4% degli addetti nazionali, evidenziando una netta rarefazione occupazionale e dell’offerta; - sono registrati 2,83 milioni di contribuenti, un valore in linea con il peso demografico, che apportano il 5,1% dell’ammontare della contribuzione, mettendo in evidenza una differenza media rispetto al totale nazionale del 32%. - si esprimono depositi bancari pari a solo all’1,9% del totale nazionale, con una propensione al deposito ridotto dei due terzi rispetto al reddito prodotto, ed un tasso di incidenza degli impieghi bancari che non supera lo 0,7%.” (Tratto da: Rapporto sull’Italia del disagio insediativo, Confcommercio Legambiente, agosto 2008)


Situazione attuale

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GHOST TOWN Dei comuni del disagio nella proiezione al 2016, 1.650 comuni saranno probabili ghost town, città fantasma a “rischio estinzione”, perchè non raggiungerebbero la soglia minima di “sopravvivenza” nelle diverse categorie demografiche, sociali, economiche e dei servizi. Esse sono: - un quinto dei comuni italiani; - un sesto della superficie territoriale; - il 4,2% della popolazione; - vi risiedono 560mila persone oltre i 65 anni, il 20% in più rispetto alla media nazionale e solo il 2% degli stranieri residenti in Italia (evidenziando una scarsa capacità di attrazione rispetto a questa dinamica domanda di insediamento). - si registra una situazione negativa per tutte le variabili della ricchezza; - vi lavora il 2,1% degli addetti italiani (esprimendo metà della propensione media al lavoro); - l’offerta di esercizi commerciali occupa solo l’1,5% degli addetti nel settore; - si registrano oltre il doppio delle pensioni di invalidità mediamente erogate sul territorio nazionale; - l’opportunità turistica è sporadica vista la grande disponibilità di abitazioni non utilizzate (1,5 volte in più del territorio nazionale) e le limitate presenze nelle strutture ricettive (-23%). - vi è una carenza complessiva nel sistema scolastico, sia dal punto di vista della domanda (studenti) che dell’offerta (scuole); - vi è una forte carenza dal punto di vista dei presidi sanitari (più comprensibile è l’assenza di istituti di cura pubblici e privati, di unità locali e di addetti nel settore). Imitando la rappresentazione dell’innalzamento del livello marino per cause ambientali, nella pianta sottostante si è dato ai 1650 comuni delle presunte ghost town del 2016 il colore del mare. Il solo colpo d’occhio ci aiuta a capire come il disagio insediativo rappresenti un rischio primario o, nella più corretta logica del progetto, un talento sotterrato che il Paese non si può permettere di non utilizzare.


44

INDAGINE DEL FENOMENO

Mappa della previsione in Italia entro il 2016 delle ghost town


Situazione attuale

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Dal disagio insediativo alle ghost town In questa Italia a due dimensioni, l’elemento più critico è rappresentato non solo dall’aumento del numero dei comuni che da qui a dieci anni presenteranno condizioni di disagio insediativo, ma dal fatto che per alcuni comuni si prospettano condizioni di particolare criticità nel disagio, tali da configurare per essi un vero e proprio futuro da “ghost town”. Infatti, è evidente che al di sotto di determinate soglie degli indicatori socioeconomici locali non vi sono le condizioni minime non solo per garantire adeguate condizioni di vita, ma neppure aspettative di futuro. In questo senso complessivamente nel 2016, a parità di condizioni e secondo le proiezioni elaborate, in Italia: - l’ 85,1% dei comuni avrà meno di 10.000 abitanti; - il 70,5% dei comuni avrà meno di 5.000 abitanti; - il 50,0% dei comuni avrà meno di 2.400 abitanti; - il 44,5% dei comuni avrà meno di 2.000 abitanti; - il 25,1% dei comuni avrà meno di 1000 abitanti. La loro assenza comporterebbe la “sparizione” di ben 47.158 kmq di territorio, pari a poco meno di un sesto (15,6%) del territorio nazionale, rendendo la penisola italiana un vero e proprio arcipelago, ancora più frastagliato e immerso nel mare, con confini molto più aleatori e un territorio molto meno coeso e identitario.


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INDAGINE DEL FENOMENO

Mappa dell’indice di vecchiaia in Italia (Istat Entrambe queste carte mostrano come la percentuale di popolazione italiana che abita nella spina centrale del territorio sia molto anziana. Emerge chiaramente come lungo la dorsale appenninica sia presente una popolazione con un indice di vecchiaia elevato che costituisce esso stesso un freno alla possibile rinascita di questi luoghi.


Situazione attuale Mappa dell’indice di popolazione di 75 anni e piÚ (Istat 2001)

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INDAGINE DEL FENOMENO

PAESI FANTASMA (tratto dagli atti del convegno “Paesi Fantasma. Tesori nascosti dell’Italia minore”, 23 giugno 2005)

“All’interno del Gruppo Norman, che opera nel settore della gestione dinamica di patrimoni immobiliari conto terzi, nel 2000 è stato costituito il Norman Brian, laboratorio di ricerca ed innovazione. Nel 2001 prende corpo un progetto di studio e ricognizione dei cosidetti “paesi fantasma”, borghi o frazioni spopolati o in via di spopolamento, con l’obiettivo di affermare un nuovo modello di business legato al recupero di queste realtà fondato sulle potenzialità inespresse del territorio in cui si trovano. Il progetto nasce dall’osservazione di un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale; la morte dei borghi e dei paesi riguarda principalmente le comunità più isolate, distanti dai grossi centri, oppure quelle realtà insediative collocate in zone a rischio da un punto di vista naturale e idrogeologico. La loro posizione spesso lontana dalle direttrici di traffico e dalle principali infrastrutture ne ha impedito la crescita, e i fenomeni migratori verso le grandi città italiane ed estere, verificatisi soprattutto negli anni’50, ne hanno decretato la lenta decadenza. Per cercare di invertire la rotta di questo processo di depauperamento, nel 2003 è stato approvato un disegno di legge (legge Realacci - Bocchino n.1942 del 2003) che prevede”Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5000 abitanti”. Tali misure comprendono agevolazioni economiche e fiscali, incentivi per il recupero del patrimonio edilizio e l’avvio di attività commerciali, per la scuola e la formazione. Sulla realtà Paesi Fantasma l’attività del Norman Brain si è articolata su due fronti: - la creazione di una banca dati di informazioni sul fenomeno(una mappatura); - l’ideazione di soluzioni creative di valorizzazione. Il progetto Paesi Fantasma è infatti finalizato alla valorizzazione e al recupero di questi borghi e frazioni attraverso la creazione di una rete di realtà turistico- residenziali e distretti produttivi, il recupero dei patrimoni storici- architettonici e ambientali e la riattivazione delle dinamiche socioeconomiche, da realizzarsi in collaborazione con le istituzioni locali. Alla base di tutte le proposte l’attenzione verso lo sviluppo delle risorse inutilizzate present sul territorio e valorizzazione delle potenzialità del territorio nel rispetto di esigenze e caratteristiche del contesto considerato. I possibili interveti di riqualificazione vengono individuati, per le singole realtà, sulla base di fattori come la vocazione territoriale, la localizzazione, lo stato di conservazione, oltre che la volontà politica degli amministratori locali.”


Situazione attuale

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I paesi in Italia (Ricerca “Paesi Fantasma” condotta dal gruppo Norman Brian, su loro gentile concessione) I comuni individuati dal Norman Brian sono 167, sparsi su tutto il territorio nazionale; le frazioni e i borghi individuati, che rientrano nel territorio amministrativo dei 167 comuni, sono 341. Secondo quanto rilevato in questa indagine le regioni con il maggior numero di paesi fantasma sono risultate: Piemonte In Piemonte le provincie con il maggior numero di borghi spopolati sono Cuneo e Torino(con oltre 70 borghi), con prevalenza nei territori più lontani dalle principali direttrici stradali e nelle aree protette. Anche le provincie di Biella (nel territorio prealpino) e di Alessandria(nella zona appenninica) presentano diverse realtà spopolate. Emilia Romagna In Emilia Romagna la provincia mappata che presenta il maggior numero dei borghi spopolati è Piacenza(26 borghi spopolati), principalmente nella zona lungo la dorsale appenninica che interessa la valle centrale e le valli laterali del torrente Trebbia. Anche la provincia di Parma, sempre nei territori montani appenninici, è interessata da un buon numero di borghi spopolati mappati da Norman Brian, alcuni dei quali di grande valore architettonico. Calabria La Calabria dei Paesi Fantasma presenta un ricco numero di borghi spopolati:ne sono stati mappati 30, dislocati in tutte e quattro le province. I territori con la presenza più significativa di questi siti sono parte dell’area protetta del Parco Nazionale del Pollino e la zona dell’Aspromonte, anche in prossimità della costa ionica. Sardegna Tutte le provincie sono interessate dal fenomeno, da Cagliari, con i borghi dei siti minerari che sorgono nella zona del Sulcis-Iglesiente, nel Guspinese, e poi più a nord, nell’entroterra di Alghero, dove sono stati mappati diverse realtà, tra cui l’area dei siti archeologici risalenti all’epoca nuragica. Sicilia Sono stati individuati 33 borghi spopolati presenti sia nei territori dell’entroterr, sia nelle restanti provincie costiere.


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INDAGINE DEL FENOMENO

Abruzzo Gioia vecchia Comune: Gioia dei Marsi (AQ), 2284 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE ABRUZZO, LAZIO e MOLISE Descrizione: Borgo medievale quasi completamente distrutta dal terremoto del 1915. Il nucleo abitativo si è spostato a valle, nel villaggio di Manaforno che assunse il nome di Gioia dei Marsi. Nel periodo estivo il borgo disabitato rivive grazie anche all’associazione culturale “Teatro di Gioia” diretta da Dacia Maraini. Classificazione: Completamente abbandonato

Morino Vecchio Comune: Morino (AQ), 1545 abitanti Area Protetta: RISERVA REGIONALE ZOMPO LO SCHIOPPO (Ente gestore: Comune di Morino, sotto egida di Legambiente) Descrizione: Situato sul colle che domina l’intera vallata, il vecchio centro di Morino fu abbandonato dopo la catastrofe del terremoto del 1915, quando il borgo fu letteralmente raso al suolo. Adesso restano solo i resti del centro storico, che includono i ruderi della chiesa madre tardo-rinascimentale e delle mura. Classificazione: Completamente abbandonato


Situazione attuale

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Castelbasso Comune: Castellalto (TE), 6557 abitanti Area Protetta: Area esterna al Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Descrizione: Borgo fortificato dell’ XI-XII secolo, frazione di Castellalto e al centro del territorio del territorio comunale, Castelbasso si trova a mezza strada fra Roseto degli Abruzzi e Montorio al Vomano. Dopo l’abbandono seguito agli anni dell’emigrazione, sta conoscendo una rinascita; il borgo medievale di Castelbasso in inverno conta meno di cento abitanti, un patrimonio artistico in completo degrado che pian piano si sta spegnendo. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Serra Comune: Rocca Santa Maria. (TE), 693 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA Descrizione: Piccolo borgo dalle tipiche case in pietra Iniziative: Borgo semi-disabitato, interessato, insieme ad altri tre borghi nell’area del comune, dal progetto “borghi”, un progetto che prevede il recupero a fini turistici attraverso una collaborazione tra provincia, comune ed ente parco. Classificazione: Parzialmente abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Roccacaramanico Comune: Sant’Eufemia a Maiella (PE), 365 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA Descrizione: La popolazione si riduce progressivamente durante la seconda metà del 900 e a poco a poco l’abbandono è totale. Nel 1971 rimangono sul territorio soltanto 20 abitanti, pari ad 8 famiglie e nel decennio 1971 - 1981 si riducono a 4 abitanti. Ultimamente si sta profilando il fenomeno di una nuova presenza periodica ma continua, durante il fine settimana e la stagione estiva. Sono piccoli nuclei familiari di varia provenienza che acquistano e recuperano abitazioni destinati alla rovina. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Corvara Comune: Corvara (PE), 289 abitanti Area protetta: PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA Descrizione: In parte abbandonato, conta oggi circa 350 abitanti. L’attività principale di questo paesino è legata, come in passato, alla pastorizia. Case, strade ed edifici hanno conservato il loro aspetto originale. Classificazione: A disagio insediativo


Situazione attuale

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Buonanotte Vecchio Comune: Montebello sul Sangro (CH), 125 abitanti Area Protetta: Il comune di Montebello sul Sangro fa parte della Comunità Montana Valsangro Descrizione: Buonanotte Vecchio fu abbandonato circa 25 anni fa a causa di una frana che lo minacciava sin dalle fondamenta e che ancora oggi è visibile dallo stesso paese. Il paese fu abbandonato completamente da tutti gli abitanti e fu ricostruito poco distante, in posizione meno infelice, prendendo il nome di Montebello sul Sangro, che oggi conta meno di 150 abitanti. Classificazione: Completamente abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Basilicata Craco Vecchio Comune: Craco (MT), 796 abitanti Area protetta: Area esterna al Parco regionale Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane Descrizione: Dal 1963, una frana pose fine alla storia millenaria di Craco trasformandolo in uno dei più suggestivi paesi abbandonati della Basilicata. L’abitato è attualmente abbandonato dalla popolazione che si è trasferita in un’area di fondovalle, in località Peschiera. Un’altra parte degli abitanti è stata trasferita in un nuovo rione, contiguo al centro storico, in prossimità della Chiesa di S. Maria della Stella. Tale area è l’unica sulla dorsale di Craco ancora indenne da smottamenti franosi. Oggi le persone che abitano il vecchio borgo si possono facilmente contare sulle dita di due mani. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Vecchio borgo di Caucium Comune: Calciano (MT), 892 abitanti Area protetta: PARCO REGIONALE DI GALLIPOLI COGNATO PICCOLE DOLOMITI LUCANE Descrizione: Si tratta dei resti del vecchio paese (“Paese di Pede”) medioevale “Caucium”, rappresentato da una fortificazione (Castello o Rocca), dalla Chiesa della Rocca e dalla Cinta di Santa Caterina. Classificazione: Ruderi


Situazione attuale

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Gallipolis Comune: Oliveto Lucano (MT), 587 abitanti Area Protetta: PARCO REGIONALE DI GALLIPOLI COGNATO PICCOLE DOLOMITI LUCANE Descrizione: Segnalato come sito archeologico, non come borgo, ubicato in prossimità di località Palazzo. Del centro abitato di Gallipolis si fa menzione in alcuni documenti databili al 1200 dopodiché questi non viene più nominato probabilmente per il suo abbandono. Classificazione: Ruderi

Trifoggio Comune: Pietrapertosa (PZ), 1314 abitanti Area protetta: PARCO REGIONALE DI GALLIPOLI COGNATO PICCOLE DOLOMITI LUCANE Descrizione: Insediamento rurale oggi quasi del tutto abbandonato se non fosse per qualche famiglia che ancora vi abita. Paese medievale esistente già nel XI sec. e distrutto nel 1500. Classificazione: Parzialmente abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Campomaggiore Vecchio Comune: Campomaggiore (PZ), 980 abitanti Area protetta: esterna al Parco regionale Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane Descrizione: Il villaggio sette-ottocentesco di Campomaggiore Vecchio è una città abbandonata, distrutta da una frana il 10 febbraio 1885, che ha costretto tutti gli abitanti a trasferirsi in località “La Difesuola”, dove oggi sorge il paese moderno. Iniziative: Il vecchio borgo è oggi interessato da opere di riqualificazione, e fra i progetti di valorizzazione turistico-paesaggistica già avviati ed in corso di ultimazione, sotto la cura dell’Amministrazione Comunale di Campomaggiore.


Situazione attuale

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Calabria Africo vecchio Comune: Africo63 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE Decrizione: Fu colpito dal terremoto del 1783, di nuovo fu danneggiato dal terremoto del settembre 1905, ed ancora da quello del 1908. Le alluvioni del 1951 e del 1953 hanno tragicamente distrutto l’abitato costringendo la popolazione a cercare riparo altrove. Classificazione: Completamente abbandonato

Casalinuovo Comune: Africo (RC), 3463 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE Descrizione: Frazione (45 ab.) del comune d’Africo (RC), è situato su una rupe, nei pressi di Africo, alla destra del torrente Aposcipo. Un tempo era abitato da alcune famiglie che professavano il rito greco, in seguito abbandonato. Dato per inesistente nella metà del cinquecento, è registrato tra i borghi più danneggiati dal terremoto del 1783. Come Africo anche Casalinuovo è stato gravemente danneggiato dalle alluvioni del ‘51 e ‘53. Classificazione: Parzialmente abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Amendolea Comune: Africo (RC), 3463 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE Descrizione: Frazione (45 ab.) del comune d’Africo (RC), è situato su una rupe, nei pressi di Africo, alla destra del torrente Aposcipo. Un tempo era abitato da alcune famiglie che professavano il rito greco, in seguito abbandonato. Dato per inesistente nella metà del cinquecento, è registrato tra i borghi più danneggiati dal terremoto del 1783. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Gallicianò Comune: Condofuri (RC), 5057 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE Descrizione: Gallicianò, meno di 100 abitanti, è l’unico borgo interamente ellenofono, è nota in tutta l’area per l’alta conservatività rispetto alle tradizioni grecaniche non solo in ambito linguistico ma anche musicale, gastronomico, rituale. A Gallicianò, a seguito anche delle frane nel 1972/73 e del terremoto nel 1978 vi furono tentativi di trasferimento completo dell’abitato ma è da considerarsi miracolosa la resistenza degli abitanti nel borgo che oggi sopravvivono in difficili condizioni logistiche. Classificazione: Parzialmente abbandonato


Situazione attuale

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Brancaleone superiore Comune: Brancaleone (RC), 3861 abitanti Descrizione: Il borgo venne distrutto e in parte abbandonato dopo il violento terremoto del 1908, che costrinse gli abitanti a spostarsi lungo il litorale costiero, dando vita a Brancaleone Marina. Negli anni ’50, in seguito ad un’altra serie di alluvioni, quelli che ancora erano rimasti ad abitare Brancaleone Superiore, si spostarono definitivamente “alla marina”, lasciando il vecchio borgo completamente abbandonato. Classificazione: Completamente abbandonato

Bruzzano vecchio Comune: Bruzzano Zeffirio (RC), 1343 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE Descrizione: Distrutto dai terremoti (1783 e 1908), più volte riedificato, prostrato infine dall’emigrazione, del vecchio centro oggi rimangono solo i ruderi, posti nella parte alta del paese. Gli abitanti di Bruzzano Vecchio si trasferirono più a sud dando vita all’attuale Bruzzano Zeffirio collocato a quasi 100 metri sul livello del mare. Classificazione: Ruderi


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INDAGINE DEL FENOMENO

Motticella Comune: Bruzzano Zeffirio (RC) Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE Descrizione: Sul web non ci sono informazioni rilevanti, a parte il fatto che il borgo sta rischiando il completo abbandono a causa dell’emigrazione. Classificazione: Parzialmente disabitato

Ferruzzano vetere Comune: Ferruzzano (RC), 850 abitanti Descrizione: Ferruzzano Superiore sorge a meno di 470 metri sul livello del mare; ora ridotto ad un vecchio alveare senza vita, conserva intatta la propria fisionomia urbana, con strade e vicoli semideserti, ma un tempo brulicanti di contadini ed artigiani operosi. A Ferruzzano Superiore attualmente vive arroccata una popolazione di appena 50 abitanti, in gran parte anziani , che assiste mal rassegnata al disfacimento lento ed inesorabile dell’abitato. Classificazione: Parzialmente abbandonato


Situazione attuale

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Oppido vecchio Comune: Oppido Mamertina (RC), 5555 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE Descrizione: Interessante è il borgo medievale di Oppido Vecchia, dell’XI secolo, ubicato su un costone allungato a 4 Km dalla nuova Oppido, abbandonato dopo il terremoto del 1783. Nel borgo si possono osservare tratti della cinta muraria, le porte d’ingresso e alcuni torrioni dell’antico castello. Classificazione: Ruderi

Pentidattilo Comune: Melito (RC), 10483 abitanti Area protetta: Area esterna al Parco nazionale dell’Aspromonte Descrizione: Nel piccolo borgo di origine bizantina, da anni disabitato, alcuni eventi naturali, quali il terremoto del 1908, hanno in parte compromesso la struttura. Gli anni 60 hanno segnato da un lato il decadere definitivo del paese in seguito a un decreto di sgombero immediato. Nel tempo ci sono stati tentativi di rendere il borgo abitabile, anche attraverso la creazione di un’associazione, al fine di dare una svolta positiva allo sviluppo del paese, ma tali tentativi non hanno dato gli esiti sperati. Classificazione: Parzialmente abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Laino castello vecchio Comune: Laino Castello (CS), 901 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Laino conserva del tutto disabitato, dai primi anni 80, il vecchio nucleo urbano, a causa delle frane provocate dall’alluvione del 1958 e del terremoto nel 1982. Nonostante le conseguenze del sisma e dell’usura Laino Castello vecchio continua a serbare un fascino unico. Classificazione: Abbandonato

Laino borgo Comune: Laino Borgo (CS), 2245 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Situato nel centro della valle del Lao, fa parte del parco del Pollino e si trova ai confini con la Basilicata, a 400 metri sul livello del mare. Conta circa 2400 abitanti, distribuiti parte nel centro urbano e parte nelle numerose contrade agricole. Classificazione: A disagio insediativo


Situazione attuale

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Acquaformosa Comune: Acquaformosa(CS), 1289 abitanti Area Protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Acquaformosa è un paese di origine albanese, si trova in provincia di Cosenza ed è parte integrante del Parco Nazionale del Pollino. Conserva tuttora il rito bizantino, gli usi e le tradizioni albanesi. Il centro abitato si caratterizza per la presenza di piccole strade, collegate tra di loro da catoi, scalette o ponticelli. Conta circa 1300 abitanti, con un valore di crescita demografica negativo a partire dagli anni 60 (quando gli abitanti erano più di 1600). Classificazione: disagio insediativo

Frascineto Comune: Frascineto (CS), 2.500 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Prima denominato “Casale Novo” o “Casal San Pietro”, fu ripopolata da una colonia di profughi albanesi nel sec. XV, accolti dall’Abate del vetusto monastero greco di S.Pietro, ai quali vennero assegnate terre dell’Abbazia stessa. Oggi il paese conta più di 2500 abitanti e si assiste ad un massiccio rimpatrio. Classificazione: A disagio insediativo


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INDAGINE DEL FENOMENO

Comune di Lungro Comune: Lungro (CS), 3.146 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Paese di orgine albanese (che si sono stabiliti a Lungro intorno al 1500), ma già prima della venuta degli Albanesi, nella zona in cui sorge Lungro esisteva già un casale abitato. Attualmente il paese conta più di 3.000 abitanti, con un andamento stabile degli indici dal 1980 ad oggi. Classificazione: A disagio insediativo

Comune di Morano Calabro Comune: Morano Calabro (CS), 4.963 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, con l’antico fortilizio del Castello Normanno, offre al visitatore un piacevole itinerario storico-artistico-culturale, qualificato da importanti opere d’arte. Il paese risale ad epoca romana o antecedente, compare per la prima volta tra le principali tappe della via Popilia nel 132 a. C. Classificazione: Abitato


Situazione attuale

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Comune di Mormanno Comune: Mormanno (CS), 3.714 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: La tradizione vuole che Mormanno sia sorta in epoca longobarda, nel VII-VIII secolo come saldo presidio tra il ducato di Benevento e il territorio soggetto all’impero bizantino. Località frequentata durante il periodo estivo, per via del clima fresco, è datata di attrezzature ricettive e vari servizi fra i quali strutture sanitarie, campo sportivo e bocce. Gli abitanti sono quasi 4.000. Classificazione: A disagio insediativo

Comune di San Basile Comune: San Basile (CS), 1.283 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Fondato da una comunità di albanesi verso il 1475-1480, sorse intorno al Cenobio di San Basile Craterese da cui deriva anche il nome. Proprio per le sue origini la maggioranza della popolazione parla la lingua albanese e professa la religione cattolica con rito greco-bizantino. Classificazione: Abitato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Comune di San Mango d’Acquino Comune San Mango d’Acquino (CZ), 1.864 ab. Area protetta: Parco regionale dei monti Reventino e Mancuso (proposta) Descrizione: Le origini di San Mango d’Aquino risalgono al 1640 circa; sorge nel territorio alla sinistra del fiume di Savuto con poche case sparse ed è abitato da genti della contea di Martirano e della disciolta contea di Aiello. San Mango d’Aquino è un piccolo centro collinare dell’entroterra catanzarese, la popolazione sfiora le 2.000 unità. Il centro abitato si trova a 450 metri sul livello del mare. Classificazione: Abitato

Comune di Saracena Comune: Saracena (CS), 4.082 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE DEL POLLINO Descrizione: Centro in provincia di Cosenza, Saracena è situato 606 metri sopra il livello del mare, e conta circa 4.500 abitanti. La suo economia è basata sulla coltivazione di olivi, viti e frutta. Edificato come baluardo (castrum) sulle rovine dell’antica Sestio, agli inizi del decimo secolo, fu presidio di nuclei saraceni insediatisi a guardia della valle del Crati. L’abitato si sviluppò in età medioevale e fu dominio di signori locali bizantini prima, normanni poi. Classificazione: Abitato


Situazione attuale

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Badolato Superiore Comune: Badolato Marina (CZ), 3.314 ab. Area protetta: Parco regionale delle Serre Descrizione: Badolato Superiore è un piccolo borgo medievale arroccato su una collina a pochi km dalla costa jonica. Il borgo è da alcuni anni quasi completamente spopolato. Conta circa cinquecento abitanti, per lo più anziani. Si è preferito costruire le case da assegnare agli alluvionati nella marina, piuttosto che nell’antico borgo. Da allora è cominciato un processo lento, ma irreversibile di svuotamento del paese antico. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Botricello vecchio Comune: Botricello (CZ), 4.589 ab. Area protetta: Esterna al Parco nazionale della Sila Descrizione: Nel 1957, anno dell’autonomia, contava 2935 abitanti ed il primo nucleo di case nacque a Botricello superiore a 40 metri sul livello del mare. Oggi il comune conta una popolazione di circa 5000 abitanti, arrivando, nel periodo estivo, a toccare punte di 15000 tra turisti ed emigrati. Classificazione: A disagio insediativo


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INDAGINE DEL FENOMENO

Nardodipace vecchio Comune: Nardodipace (VV), 1.550 ab. Descrizione: Nardodipace, noto come il comune piÚ povero d’Italia, fa parte della nuova provincia di Vibo Valentia, sorge a 1080 metri s.l.m., ha una superficie di 32,78 Kmq e una popolazione che conta 1550 abitanti. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Botricello vecchio Comune: Botricello (CZ), 4.589 ab. Area protetta: Esterna al Parco nazionale della Sila Descrizione: Nel 1957, anno dell’autonomia, contava 2935 abitanti ed il primo nucleo di case nacque a Botricello superiore a 40 metri sul livello del mare. Oggi il comune conta una popolazione di circa 5000 abitanti, arrivando, nel periodo estivo, a toccare punte di 15000 tra turisti ed emigrati. Classificazione: A disagio insediativo


Situazione attuale

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Comune di Castelmonardo Comune: Filadelfia (VV), 6.282 ab. Area protetta: Nei pressi dell’Oasi del lago dell’Angitola Descrizione: L’antico abitato di Castelmonardo, dalle antiche origini, presso Filadelfia, in provincia di Catanzaro, fu completamente distrutto dal terremoto del 1783 e data l’impossibilità a ripristinare i fabbricati, a causa di parecchie frane, i superstiti decidono di trasferire il nuovo paese nel Piano della Gorna. Adesso restano solo i ruderi. Classificazione: Abbandonato/Ruderi


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INDAGINE DEL FENOMENO

Campania Borgo di Roscigno Vecchio Comune: Comune di Roscigno (SA), 1038 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE CILENTO E VALLO DI DIANO Descrizione: Il vecchio paese sorgeva a pié di un colle culminante nel pianoro di Monte Pruno, necropoli lucana ove sono state rinvenute in data non molto remota. Il primo agglomerato di case ebbe origine da alcune famiglie di pastori della vicina Corleto Monforte (Salerno), che venivano a svernare in questo remoto angolo, assolato e ricco di pascoli. Solo verso il 1500 si costituì Comune autonomo. Classificazione: Abbandonato

Borgo San Severino Comune: Comune di Centola (SA), 4825 ab. Area protetta: PARCO NAZIONALE CILENTO E VALLO DI DIANO Descrizione: Il borgo medievale oggi abbandonato fu fondato molto probabilmente dai Longobardi. Realizzato in posizione elevata, S. Severino si trova in una posizione altamente strategica, infatti il suo castello (oggi ancora visibile) formava con quello di Palinuro e Molpa una cinta difensiva che si rivelò di importanza vitale nella guerra Angioino Aragonese. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

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EmiliaRomagna Pian Baruccioli Comune: Portico e S. Benedetto (FC), 863 ab. Area protetta: Parco nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna Iniziative: Valorizzazione e riqualificazione dei tessuti edilizi dei centri storici ricompresi nel parco nazionale delle Foreste casentinesi, Monte Falterona, Campigna (Deliberazione del Consiglio direttivo n. 203 del 5 novembre 1998 - All. A) Classificazione: Abbandonato

Caneto Comune: Bardi (PR), 3255 ab. Area protetta: esterna al Parco regionale del Taro Descrizione: I borghi attigui a Bardi, come Caneto o Agneto, sono desolati villaggi di pietra che sopravvivono in stato di abbandono. Classificazione: parzialmente abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Cà Scapini Comune: Bardi (PR), 3255 ab. Area protetta: esterna al Parco regionale del Taro Descrizione: Il paese, nonostante sia stato abbandonato da circa quarant’anni, è ancora là, immerso nella boscaglia, sulla riva destra del fiume, tutto in pietra e fasciato in una verde edera, apparendo agli occhi dei visitatori, quasi incantato.Tant’è che visitandolo oggi si possono ancora notare le sedie infilate sotto al tavolo, la scopa di saggina appoggiata alle parete, il coperchio appoggiato davanti alla bocca del forno a legna, come se si fosse fermato il tempo. Classificazione: Abbandonato

Degara Comune: Bobbio (PC), 3851 ab. Iniziative: Il comune di Bobbio fa parte dei comuni LEADER della provincia di Piacenza e dei comuni da qui sono scaturite delle linee progettuali che, di concerto, hanno dato vita al progetto Montagna, finalizzato alla elaborazione di una visione strategica comune dello sviluppo della montagna. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

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Cerreto Frazione di Cerreto Comune: Zerba (PC), 145 ab. Descrizione: Percorrendo la strada provinciale che si stacca dalla Val Trebbia, Cerreto è il primo villaggio che si incontra dopo solo 4 chilometri.Attualmente Cerreto, malgrado lo spopolamento subito come tutti i villaggi della valle, si presenta come un paesino pulito ed ordinato, che ha conservata immutata la sua semplice fisionomia architettonica di stile prettamente rustico-montano. Classificazione: A disagio insediativo

Vezimo Comune: Zerba (PC), 145 ab. Descrizione:Il villaggio è ormai semi abbandonato nel periodo invernale ma buona parte della sue case sono in condizioni molto buone e testimoniano dell’amore per il paese natio dei suoi abitanti. Un movimento franoso, avvenuto un paio di secoli orsono, ha sensibilmente danneggiato la parte centrale del paese. Classificazione: A disagio insediativo


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INDAGINE DEL FENOMENO

Frazione di Pei Comune: Zerba (PC), 145 ab. Descrizione: Pej, con i suoi 1200 metri di altitudine è considerato il più alto villaggio di tutto l’Appennino ligure-piacentino-pavese. Negli ultimi anni, dal punto di vista della viabilità si è fatto molto per rompere l’isolamento che, fino ad una trentina di anni fa, specie nei mesi invernali, era totale: oggi si può arrivare a Pej per una stretta, strada asfaltata. Classificazione: A disagio insediativo

Frazione di Samboneto Comune: Zerba (PC), 145 ab. Descrizione: Il villaggio di Samboneto è situato ad una altitudine di 945 metri; subì, sul volgere del secolo XVIII, una grande frana che travolse completamente il villaggio. Ricostruito sulla medesima area conserva tutt’oggi le strutture delle tipiche case rustico - montanare, anche se un leggero soffio di miglioramento ha toccato questo piccolo centro portandovi un certo rinnovamento. Classificazione: A disagio insediativo


Situazione attuale

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Friuli Venezia Giulia Pozzis Comune: Verzegnis (UD), 943 ab. Area protetta: esterna al Parco regionale delle Prealpi Giulie Descrizione: Pozzis, abbandonato da quasi mezzo secolo dai suoi originari abitanti, si trova nel territorio del comune di Verzegnis (Verzegnis non è un paese, ma sono tutte e cinque le frazioni a costituirne il comune), sotto l’amministrazione provinciale di Udine. Classificazione: Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Lazio Borgo di Galeria Comune: Roma (RM) Area protetta: Monumento naturale della Regione Lazio Descrizione: La città morta di Galeria si trova nei pressi del borgo di Santa Maria di Galeria, sull’argine del fiume Arrone, a pochi chilometri da Roma. Ha antiche origini etrusche, fu poi romana come testimoniano le tipologie costruttive ad “opus incertum” e gli archi a tutto sesto. Sui resti della città di Careiae nell’alto medioevo sorgeva un castello Classificazione: Abbandonato

Grotta Marozza Comune: Mentana (RM), 15.239 ab. Aree protette: Riserva naturale Nomentum Descrizione: I ruderi che si possono ammirare in località Grotta Marozza appartenevano alla cinta muraria ed alla torre difensiva di un vero e proprio castello fortificato risalente al XIII secolo, di proprietà della famiglia romana dei Capocchi, con evidenti funzioni difensive lungo la strada che collega Mentana con Montelibretti, detta via Reatina. Poco dopo il luogo fu progressivamente abbandonato e soggetto ad inesorabile degrado. Classificazione: Abbandonato/Ruderi


Situazione attuale

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Castiglione Comune: Palombara Sabina (RM), 10.639 ab. Area protetta: Parco regionale dei Monti Lucretili Descrizione: Il castello fu fondato nella seconda metà del XIII sec. Esso viene attestato per la prima volta il 30 settembre 1276, data nella quale i figli di Rinaldo di Palombara, probabile fondatore, vendono a Deodato di Cretone alcuni beni del suo territorio situati molto ad Ovest, verso la via Reatina, terre che due secoli prima, facevano parte del territorio di San Giovanni in Argentella. Classificazione: Abbandonato

Borgo di Ninfa Comune: Norma (LT), 3.821 ab. Descrizione: Già rigoglioso Borgo feudale, fu annientato dalla malaria del XIV secolo. Definita da Gregorovius “la Pompei del Medioevo”, Ninfa e’ uno splendido e selvaggio giardino ricco di rovine di edifici antichi e celebri chiese. Sorge sulle rive di un suggestivo laghetto formato dalle sorgenti del fiume Ninfa. Classificazione: Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Borgo di Celleno vecchio Comune: Celleno (VT), 1283 ab. Descrizione: Celleno è un paese che sorge su di una collina a 476 metri s.l.m., la parte forse più interessante del paese senz’altro il centro storico o anche chiamato dai cellenesi “Paese vecchio” o “Celleno Vecchio”. Arrivando nella parte più antica del paese si noterà il castello Medievale degli Orsini, oggi abitato solamente da un artista. Parte del castello è visitabile ma le altre parti sono pericolanti a causa di terremoti che ci furono in passato. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Civita di Bagnoregio Comune: Bagnoregio (VT), 3.622 ab. Descrizione: Situata sulla cima di un colle tra le vallate formate dai torrenti Chiaro e Torbido, Civita appare arroccata su uno sperone di roccia che, tuttavia, è andato nel corso dei secoli incontro ad una irrefrenabile erosione. Il susseguirsi di altri terremoti con conseguenti frane e smottamenti che rischiarono di far restare Civita completamente isolata, contribuì ad incrementare il trasferimento della popolazione altrove, fino ad un quasi totale abbandono. Classificazione: Parzialmente abbandonato


Situazione attuale

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Falerii Novi Comune: Civita Castellana (VT), 15.220 ab. Descrizione: Quando nel 241 a.C. le truppe romane riuscirono ad espugnare il sito di Falerii (l’odierna Civita Castellana) naturalmente bastionato, obbligarono la popolazione a trasferirsi in pianura a circa 5 km. di distanza. E qui nacque dal nulla la seconda Falerii che per distinguerla dalla prima fu chiamata dagli studiosi Falerii Novi. I suoi resti sono grandiosi: una cinta muraria di forma trapezoidale perfettamente conservata, costituita da grandi blocchi di tufo rosso in opera quadrata si estende per 2108 m. con 50 torri quadrate e un fossato sul lato orientale. Classificazione: Abbandonado/Ruderi

Borgo di Ninfa Comune: Barbarano Romano (VT) Area protetta: Parco regionale di Marturanum Descrizione: Il patrimonio naturale del parco è arricchito dalle testimonianze archeologiche della necropoli etrusca, una delle necropoli rupestri più importanti dell’etruria, presso la rupe di S. Giuliano, nel quale alcuni studiosi hanno identificato l’antica Marturanum. Classificazione: Abbandonato/Ruderi


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INDAGINE DEL FENOMENO

Borgo di San Lorenzo Vecchio Comune: S. Lorenzo Nuovo (VT), 2.066 ab. Area protetta: esterna alla Riserva naturale di Monte Rufeno Descrizione: S. Lorenzo Nuovo è situato su di una panoramica collina nella sponda settentrionale del lago di Bolsena. Interamente costruito nel 1774 per ordine di Papa Pio VI Braschi, in sostituzione del vecchio paese, le cui rovine sono tuttora visibili più a valle. Classificazione: Abbandonato/Ruderi

Antuni Comune: Castel di Tora (RI), 320 ab. Area protetta: Confine Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia Descrizione:Alla metà del XIX secolo, Antuni contava 106 abitanti. L’abitato era dominato dal palazzo del principe del Drago; nel paesino nessuna bottega, soltanto un’osteria. Attualmente la località ospita un centro di recupero per tossicodipendenti (la comunità “Incontro” di Don Gelmini), che ha evitato la rovina del Castello. Classificazione: parzialmente abbandonato


Situazione attuale

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Liguria Borgo di Barbazzano Comune: Lerici (SP) Area protetta: Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra Descrizione: Situato sulle alture di Fiascherino (Tellaro), Barbazzano fu borgo antichissimo, forse già abitato dagli antichi Liguri. Ne troviamo menzione nel diploma di Ottone II del 981. Di Barbazzano restano le rovine che mostrano la sua conformazione di borgo murato. Ebbe grandissima importanza soprattutto per la sua marineria, tanto che i marinai di Barbazzano avevano l’onore di accompagnare il vescovo di Luni nei suoi viaggi per mare. La tradizione vuole che sia stato distrutto da un’incursione saracena nel XV secolo. Classificazione: Abbandonato

Borgo di Portesone Comune: Lerici (SP) Area protetta: Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra Descrizione: Portesone era un villaggio agricolo-pastorale, con case costruite in pietra. Nel 1500 la popolazione venne decimata dalla peste e i pochi sopravvissuti si rifugiarono nella vicina Barbazzano. Le case ancora esistenti mostrano che si trattava di costruzioni adibite a stalla al piano terra e ad abitazioni alò primo piano. Classificazione: Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Borgo di Bussana Vecchia Comune: Sanremo (IM) Descrizione: Il 23 febbraio 1887 alle ore 6:21 arriva la prima scossa di terremoto... Il 14 giugno 1889 fu posta la prima pietra del palazzo comunale: nasce così, 3 Km. più a valle, Bussana Nuova e l’antico borgo viene definitivamente abbandonato. Nel 1961, con il poeta Giovanni Fronte ed il pittore Vanni Giuffré, fonda la Comunità Internazionale degli Artisti. Incomincia così il recupero degli edifici meno danneggiati. Classificazione: Parzialmente abbandonato

Balestrino Comune: Balestrino (SV), 535 ab. Descrizione: L’origine del paese risale ai romani. Dopo questo primo insediamento, comparvero nell’alto medioevo i primi nuclei di abitato verso il fondo valle. Per parecchi secoli il marchesato rimase un’isola indipendente entro il territorio della Repubblica di Genova, Stato con il quale i feudatari, vassalli peraltro dei Savoia, avevano convenzioni per quanto concerneva la moneta e la giustizia. Dopo il periodo napoleonico, l’ex feudo seguì le sorti del resto della Liguria, prima con l’annessione al Piemonte, quindi al Regno d’Italia. Classificazione: Abitato


Situazione attuale

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Frazione di Vesallo Comune: Castelbianco (SV), 287 ab. Descrizione: Castelbiano è un comune sparso della bassa valle Pennavaira, quasi allo sbocco nella valle del Neva, formato dai centri di Colletta, Oresine, Veravo (sede comunale) e Vesallo (distrutto dal terremoto del 1887 e abbandonato). Veravo e Vesallo sorgono sul versante sinistro alle pendici meridionali del monte Alpe (1056 m). Le case delle frazioni, dal caratteristico aspetto ligure, si presentano con le aperture bordate da intonaco bianco. Classificazione: Abbandonato

Borgo di Canate Comune: Davagna (GE), 1.781 ab. Area protetta: limitrofo al Parco regionale dell’Antola Descrizione: Oltre Marsiglia, nel territorio del Comune di Davagna, si arriva a piedi a Canate, paese fantasma mantenutosi tale e quale com’era prima dell’abbandono. Classificazione: Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Lombardia Borgo di Castellazzo Comune : Comune di Bollate (MI) Area protetta: Parco regionale delle Groane Descrizione: Il complesso del Castellazzo rappresenta un’unità eccezionale nel milanese, composta da estesi boschi, brughiere, campi agricoli, all’interno dei quali sorge una grandiosa villa barocca con il suo borgo. Quale futuro per il borgo medievale di Castellazzo di Bollate: appartamenti o museo all’aperto?400 appartamenti di lusso sono previsti nel progetto, firmato da Gae Aulenti, presentato dalla Società Gaussiana proprietaria dell’area. Classificazione: Abbandonato

Oltressanda Alta Comune: Oltressenda Alta (BG), 194 ab. Area protetta: Parco regionale delle Orobie bergamasche Descrizione: Il nome deriva da “oltre senda”, vale a ire “al di là del sentiero”: infatti il luogo sorge al di là della strada che percorre la valle del Serio. Classificazione: A disagio insediativo


Situazione attuale

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Frazione di Vesallo Comune: Ardesio (BG), 3.702 ab. Area protetta: Parco regionale delle Orobie bergamasche Descrizione: Il paesino è costituito da una fila di case poste lungo una stradina in mezzo alla quale si eleva la chiesetta in stile barocco, dedicata a S.Rocco. Le testimonianze delle tre persone che hanno sempre vissuto ad Ave, Giacomo, Angelina e Lorenzo parlano di estrema povertà, addirittura di fame. Era la realtà dei paesi più isolati della nostra montagna, la realtà che alla fine della Seconda Guerra Mondiale portò allo spopolamento con la grande fuga degli anni ‘50 e ‘60 verso le città, le fabbriche. Via dalla montagna, via dalla miseria, da una vita di stenti. Classificazione: A disagio insediativo

Borgo di Canate Borgo di Sotto il Groppo Comune: Brallo di Pregola (PV), 930 ab. Iniziative: Il comune di Brallo di Pregola fa parte del GAL Alto Oltrepò, composto da 33 soci, e fa parte dell’area Leader+. Fa inoltre parte della Comunità Montana Oltrepò Pavese. Classificazione: A disagio insediativo


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INDAGINE DEL FENOMENO

Piemonte Borgo di Castellazzo Comune: Torre di S. Maria (PV) Descrizione: Il balzo indietro nel tempo è immediato, una stretta stradina con le pareti delle case annerite dal fumo, un arco costruito in parte sulla viva roccia, una minuscola piazzetta con una cappellina. Al centro uno dei più importanti reperti preistorici della valle: un masso sub circolare sulla cui superficie superiore sono perfettamente visibili 23 cappelle. Trattasi di cavità scavate nella roccia ché, secondo alcuni studiosi, testimoniano l’esistenza di una popolazione dedita al culto del sole e nello stesso tempo il suo desiderio di rappresentarlo su roccia seppur in modo schematico ed elementare. Classificazione: ruderi

Oltressanda Alta Comune: Torre S. Maria (SO), 891 ab. Descrizione: Agglomerati umani con delle precise caratteristiche abitative, sono dei veri e propri piccoli paesi, interessati da popolazione stabile, sorti attorno al 1200/1300 ed edificati dalle genti del fondo valle decise a difendersi dalle incursioni cui erano soggetti. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

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Frazione di Monteviasco Comune: Curiglia (VA), 201 ab. Descrizione: Incastonato nella Val Veddasca, in Provincia di Varese, più precisamente sulle prealpi che sovrastano Luino e il Lago Maggiore, c’ è un luogo dove il tempo si è fermato e dove il cemento e il motore a scoppio non sono ancora arrivati: Monteviasco.Ormai sono solo poco più di una dozzina gli abitanti stabili a Monteviasco. Classificazione: A disagio insediativo

Frazione di Piero Comune: Curiglia (VA), 201 ab. Descrizione: “Mulini di Piero” è un antico insediamento contadino, posto in un’ansa del torrente Giona le cui acque per quasi due secoli hanno fatto funzionare le pale dei mulini per la macinazione del grano e che da oltre quarant’anni è praticamente abbandonato. Classificazione: A disagio insediativo


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INDAGINE DEL FENOMENO

Borgo di Rivarossa Comune: Borghetto Borbera (AL), 1930 ab. Descrizione: La civiltà contadina è evocata da molti nuclei che conservano i tradizionali selciati e le tipiche costruzioni in pietra a vista (caratteristici i paesini abbandonati di Rivarossa, Avi, Camere Nuove e della valle dei Campassi). Dei mulini, un tempo numerosi, alcuni sono tuttora funzionanti. Classificazione: Abbandonato

Ferrazza e Reneuzzi Comune: Carrega Ligure (AL), 148 ab. Descrizione: Il paese di Reneuzzi, poco distante da Ferrazza, e sul versante opposto della valletta di Campassi, sotto il Monte Antola, è totalmente abbandonato dal 1961. Era un paese di qualche centinaio di abitanti, con chiesa e cimitero; collegato solo da una antica mulattiera, la strada asfaltata non lo ha raggiunto e tuttora vi si arriva o da Campassi o da Vegni; un sentiero porta poi da qui all’Antola. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

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Frazione di Monteviasco Comune: Soprana (BI), 940 ab. Descrizione: Frazioni Bozzola e Cimamonte: sono abitate esclusivamente nei mesi estivi e gli edifici compresi nei NAF (Nuclei di Antica Formazione) in alcuni casi sono in rovina. Classificazione: A disagio insediativo

Frazione di Salecchio Comune: Premia (VB), 661 ab. Descrizione: Salecchio, colonia walser come Agaro ed Ausone un tempo era Comune a se, i nuclei abitati più importanti erano Salecchio Inferiore (mt. 1.316) e Salecchio Superiore (mt. 1.510), l’isolamento con il resto della Valle garantì l’autonomia politica e culturale di queste orgogliose genti di origine alemanna. Un fondovalle costituito da piccoli nuclei abitati tra pascoli e boschi, tutto il territorio è un interessante sito naturalistico-geologico, famoso per gli orridi di Uriezzo, profonde e tortuose cavità scavate nel tempo dalle acque dei torrenti che scorrevano sul fondo del ghiacciaio del Toce che attraversava in passato la valle. Classificazione: A disagio insediativo


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INDAGINE DEL FENOMENO

Borgo di Rivarossa Comune: Porte (CN), 933 ab. Iniziative: Il comune fa parte del Patto Territoriale del Pinerolese, approvato dal Ministero delle Attività Produttive con decreto n. PT. 000035 del 4 dicembre 2001 come modificato dal decreto n. PT. 000096 del 5 febbraio 2002. Il finanziamento del Patto Territoriale del Pinerolese rappresenta il completamento logico di un processo di sviluppo locale e di concertazione tra i soggetti pubblici e privati. Classificazione: A disagio insediativo

Ferrazza e Reneuzzi Comune: Pramollo (TO), 285 ab. Iniziative: L’area fa parte del GAL Escartons e Valli Valdesi. Nell’ambito del programma Leader+ 2000-2006, sono in corso di realizzazione le azioni connesse al progetto “Identità e sostenibilità per un paesaggio Olimpico”. Classificazione: A disagio insediativo


Situazione attuale

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Frazione di Monteviasco Comune: Soprana (BI), 940 ab. Descrizione: Frazioni Bozzola e Cimamonte: sono abitate esclusivamente nei mesi estivi e gli edifici compresi nei NAF (Nuclei di Antica Formazione) in alcuni casi sono in rovina. Classificazione: A disagio insediativo

Gataudia Comune: Perosa Argentina (TO), 3371 ab. Frazioni: Gataudia (Il nome di questa borgata deriva dalla probabile presenza nel passato della figura del gastaldo); Coutandin (Nella borgata Coutandin, attualmente disabitata, è ancora visibile la casa dei genitori di FERNANDEL, famoso attore francese, conosciuto per l’interpretazione del personaggio di DON CAMILLO); Colombera (completamente spopolata) Classificazione: Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Borgo di Rivarossa Comune: Fenestrelle (TO), 615 ab. Area protetta: Parco regionale Orsiera RocciavrĂŠ Iniziative: Il comune fa parte del Patto Territoriale del Pinerolese, approvato dal Ministero delle AttivitĂ Produttive con decreto n. PT. 000035 del 4 dicembre 2001 come modificato dal decreto n. PT. 000096 del 5 febbraio 2002. Il finanziamento del Patto Territoriale del Pinerolese rappresenta il completamento logico di un processo di sviluppo locale e di concertazione tra i soggetti pubblici e privati. Classificazione: Disagio insediativo

Frazione di Colletto Comune: Perrero (TO), 773 ab. Iniziative: Il comune fa parte del Patto Territoriale del Pinerolese, approvato dal Ministero delle AttivitĂ Produttive con decreto n. PT. 000035 del 4 dicembre 2001 come modificato dal decreto n. PT. 000096 del 5 febbraio 2002. Il finanziamento del Patto Territoriale del Pinerolese rappresenta il completamento logico di un processo di sviluppo locale e di concertazione tra i soggetti pubblici e privati.


Situazione attuale

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Frazione di Monteviasco Comune: Soprana (BI), 940 ab. Descrizione: Frazioni Bozzola e Cimamonte: sono abitate esclusivamente nei mesi estivi e gli edifici compresi nei NAF (Nuclei di Antica Formazione) in alcuni casi sono in rovina. Classificazione: A disagio insediativo

Gataudia Comune: Perosa Argentina (TO), 3371 ab. Frazioni: Gataudia (Il nome di questa borgata deriva dalla probabile presenza nel passato della figura del gastaldo); Coutandin (Nella borgata Coutandin, attualmente disabitata, è ancora visibile la casa dei genitori di FERNANDEL, famoso attore francese, conosciuto per l’interpretazione del personaggio di DON CAMILLO); Colombera (completamente spopolata) Classificazione: Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Sardegna Paese di Ingortosu Comune: Arbus (CA) Area protetta: Parco geominerario Montevecchio-Ingurtosu Descrizione: Il villaggio minerario di Ingurtosu si trova alla fine di una lunga valle che a monte culmina nella Punta Tintillonis e a valle si conclude con le alte dune di Piscinas. Il villaggio era il centro direzionale delle due miniere di Ingurtosu e della vicina Gennamari. Nel villaggio c’erano la direzione, lo spaccio, la posta, le abitazioni degli impiegati, l’ospedale, la chiesa, il cimitero. Su tutto dominava il palazzo della direzione. Classificazione: Abbandonato

Borgo di Rebeccu Comune: Bonorva (SS) Descrizione: Oggi è pressoché disabitato, ma conserva quasi inalterata la struttura originaria, con le pittoresche viuzze scavate nella roccia calcarea in cima a un colle ad oltre 400 metri d’altezza. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

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Frazione di Monteviasco Comune: Sassari (SS) Descrizione: Il villaggio minerario venne edificato in due vallate digradanti verso il mare, a nord di Punta Argentiera. Erano edifici dall’architettura molto semplice, la parte più antica (Calaonanu) ospitava la maggior parte delle maestranze. Si possono ancora scorgere i resti dell’ edificio destinato all’alloggio dei minatori scapoli e la struttura del castello del pozzo Plata, il più antico, operante già ai tempi della marchesa Tola e della dominazione spagnola. Sulla strada per Palmadula si trova il nucleo più recente, costruito dalla Società di Correboi. Nella seconda valle, più piccola, vennero realizzati gli impianti per il trattamento del minerale e il centro vero e proprio. Classificazione: Abbandonato

Gairo Vecchia Comune: Gairo (NU), 1.684 ab. Area protetta: Monumento naturale Perda Longa di Baunei Descrizione: Gairo Vecchia, Osini e Gairo Sant’Elena sono tre paesini quasi totalmente abbandonati a causa delle frane determinate dalle eccezionali piogge autunnali del 1951 e 1953. Come tutti i luoghi abbandonati, i tre villaggi infondono una certa suggestione. Classificazione: Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

Paese di Ingortosu Osini vecchio Comune: Osini (NU), 947 ab. Area protetta: Monumento naturale Scala di San Giorgio di Osini Descrizione: Gairo Vecchia, Osini e Gairo Sant’Elena sono tre paesini quasi totalmente abbandonati a causa delle frane determinate dalle eccezionali piogge autunnali del 1951 e 1953. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

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Toscana Paese di Castelnuovo dei Sabbioni Comune: Cavriglia (AR), 7.808 ab. Descrizione: Castelnuovo dei Sabbioni è un paese posto alle pendici dei Monti del Chianti, in comune di Caviglia e provincia di Arezzo: è stato sempre conosciuto per le sue miniere di lignite. Il paese è stato abbandonato qualche decennio fa perché minacciava di crollare lo sperone roccioso sul quale era stato costruito ed è stato riedificato più in alto su un luogo sicuro: in realtà il vecchio paese non è mai franato e i suoi edifici rimangono ancora in piedi a costituire un vero e proprio borgo fantasma, molto affascinante da visitare. Classificazione: Abbandonato

Gairo Vecchia Comune: Chiusi della Verna (AR) Area protetta: Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna Descrizione: Borgo di Serra - abitato solo durante l’estate, è stato recentemente restaurato: strade, piazzette e case in pietra lo rendono accogliente, lo stesso non si può dire per la strada d’accesso. Borgo di Montesilvestre – Segnalato come borgo fantasma. Oggi dell’antico borgo rurale, un tempo abitato da diverse famiglie che si erano costruite spazi produttivi nell’intorno del villaggio, rimangono solo ruderi abbandonati. Classificazione: Ruderi/Abbandonato


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INDAGINE DEL FENOMENO

FrazionI Castiglioncello, Brento Sanico Comune: Firenzuola (FI), 4.809 ab. Descrizione: Castiglioncello, già piccolo castello di frontiera con dogana di 3^ classe, si presenta oggi in uno stato di totale decadenza ed abbandono. Abbandonato ormai da 40 anni,il tempo e le intemperie esercitano i loro ruoli distruttivi. ciò che comunque resta è l’ impianto urbanistico. L’architettura rurale infatti qui riesce a conservare il suo fascino e i suoi elementi, il tutto immerso in un oasi boschiva di oltre 200 ettari. Classificazione: Abitato

Frazioni Lozzole, Campergozzole Comune: Palazzuolo sul Senio (FI) Descrizione: Lozzole - L ‘abitato di Lozzole è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi dell’Alto Mugello. La Fortezza, o Castellaccio, che rimane poco distante dall’abitato appartenne storicamente (XIII secolo) ai Vescovi di Firenze, poi agli Ubaldini ed alla Signoria di Firenze. L’abitato è in stato di abbandono. Con il vicino complesso di Campergozzole, altrettanto antico e altrettanto bello, costituisce una importante e dimenticata testimonianza del passato contadino di quella parte del Mugello. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

99

Frazione di Campocatino Comune: Vagli di Sotto (LU) Area protetta: Parco regionale della Alpi Apuane Descrizione: Campocatino (1006 s.l.m.) si trova ai piedi della splendida parete della Roccandagia (m. 1700).Un gruppo di case piccole tutte in pietra costruite con sassi di varie forme e dimensioni, la maggior parte senza collanti (cemento, calcina, malta) e sistemate con grande maestria. Classificazione: Abbandonato

Frazione Fabbrica di Careggi Comune: Careggine (Lu) Area protetta: Parco regionale delle Alpi Apuane Descrizione: Si tratta di un “Paese Fantasma� che ogni 10 anni rivede la luce in occasione dello svuotamento del bacino, necessario per ripulire dal fango le griglie che filtrano l’acqua convogliata verso le turbine. Si tratta di un evento di enorme richiamo, che fa accorrere sul luogo centinaia di migliaia di turisti, molti dei quali si spingono fino al paese, e percorrono in uno scenario allucinante le varie viuzze che passano tra le case semidiroccate e coperte da una spessa coltre di fango. Classificazione: Abbandonato/Ruderi


100

INDAGINE DEL FENOMENO

Borgo di Perolla Comune: Grosseto Descrizione: Villaggio medievale in grotta del Castello di Perolla, recentemente oggetto di indagine e di rilevamento da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e dell’Università di Siena. Sui fianchi dell’altura si aprono numerose grotte e cavità naturali, che costituiscono un tratto peculiare di questo insediamento fortificato e attestano un utilizzo a partire dall’età del Bronzo. Dal fitto sottobosco emergono ampi tratti di mura ancora ben conservate in alzato. Classificazione: Abbandonato


Situazione attuale

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Umbria Scoppio Comune: Acquasparta (TR) Descrizione: Il toponimo deriva dal latino scopulum = scoglio, rupe, promontorio, vetta sassosa, luogo elevato. Centro del XV secolo abbandonato dai residenti negli anni ‘50. Doveva avere un’origine molto più antica, sia per la parrocchiale romanica, sia per le tracce di valli e torri ben più grandi delle attuali. Lo Scoppio è situato al centro della Verde Umbria, sui Monti Martani, nel comune di Acquasparta (TR), a breve distanza dalla città di Spoleto. presso il villaggio medioevale sono stati ristrutturati due edifici per essere utilizzati come rifugio escursionistico. Classificazione: Abbandonato

Umbriano Comune: Ferentillo (Tr), 1.897 ab. Area protetta: Parco fluviale del Nera Descrizione: Esplorare un intero paese fortificato, arroccato su un’imprendibile sperone roccioso; imponente e silenzioso, totalmente abbandonato dalle attività dell’uomo, ma perfettamente integro nel suo aspetto originario, come se il tempo si fosse fermato da molti secoli. Classificazione: Abbandonato


2001

2002

2003

20 GIUGNO 2001 CALCATA IL PAESE DEGLI ARTISTI

13 MARZO 2003 QUEI BORGHI D’ALTRI TEMPI

AL CONTRARIO DI QUELLO CHE DA MOLTE PARTI SI LEGGE , LA CITTA’ NON è MAI STATA ABBANDONATA DEL TUTTO. IL SUO FASCINO NON HA LASCIATO INDIFFERENTI I TANTI ARTISTI CHE ORA LA ABTANO, LE CUI BOTTEGHE SI SUSSEGUONO TRA I VICOLI. di Federico Orlandi

ARIA FRIZZANTE, ACQUA INCONTAMINATA, AMBIENTE TRANQUILLO, E PAESAGGIO VERDE. QUESTO BEN DI DIO E’ OFFERTO DAI PICCOLI CENTRI DELL’APPENNINO DUANO, CARI ANCHE AI TURISTI AMERICANI IN CERCA DI TRANQUILLITA’. di Michele Pizzillo

05 AGOSTO 2002 NEI PAESI FANTASMA C’E’UN TESORO FERRAZZA E RENEUZZI, DUE PAESINI NELLA VAL BORBERA, SONO RIMASTE DUE SOLE FAMIGLIE. I DUE PICCOLI CENTRI STANNO PER SEGUIRE LA SORTE DI MOLTI ALTRI, STANNO PER SCOMPARIRE DALLE STATISTICHE. SARANNO PAESI FANTASMA, ABITANTI ZERO. di Teresa Serrao

09 OTTOBRE 2003 VIAGGIO TRA I PAESI ABBANDONATI BORGHI DISABITATI, VILLAGGI FANTASMA, RIONI CROLLATI:LA PUGLIA DEL BOOM TURISTICO, LA BASILICATA DEL PETROLIO E DELLA FIAT, NASCONDONO LUOGHI DESERTI E RICCHI DI STORIA.SONO DECINE I VILLAGGI SILENZIOSI E DISABITATI, PERDUTI NELL’OBLIO DI UN’ECONOMIA IN TRAMONTO.

articoli di giornale tratti dagli archivi web di: il Corriere della Sera la Repubblica il Giornale il Sole 24 ore il Secolo XIX

2004


2005

2006

2007

2008

10 GENNAIO 2005 VOCI DA UN LUOGO ABBANDONATO

09 FEBBRAIO 2007 IL MIRACOLO DI COLLETTA

PER CAPIRE COME MUORE UN PAESE, E PERCHE’ MUORE, OCCORRE ARRAMPICARSI SUL SENTIERO DI BUCHE E SALIRE A PENDATTILO LA PUNTA ESTREMA DELLA CALABRIA. COMPARE COME UN INSIEME RUDE DI CASE, IMMOBILI E SPENTE, CHE UN TEMPO OSPITAVA LA VITA DI COMUNITA’. di Francesco Erbani

COLLETTA DI CASTELBIANCO FIGURAVA COME BORGO ABBANDONATO, QUEST’ANNO CI E’ TORNATA IN UN’ALTRA VESTE: BORGO TELEMATICO. IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI COLLETTA E’ L’INTEGRAZIONE TRA TECNOLOGIA E SOCILAITA’. INGLESI E AMERICANI SI SONO INNAMORATI DI COLLETTA.

28 GENNAIO 2006 LE OPERE DI 14 ARTISTI PER CALCATA TESTIMONIANZA DI UNA REALTA’ RARA NEL MONDO DELL’ARTE QUALE è QUELLA ESPRESSA NEGLI ULTIMI DECENNI DA UN BRGO CHE SI E’ IMPOSTO PER I SUOI CONTENUTI ALL’ATTENZIONE INTERNAZIONALE. BORGO, IN PROVINCIA DI VITERBO, PRESCELTO DA UOMINI DI CULTURA, PAESAGGISTI, SCRITTORI E ARTISTI. di Giuseppe Rescifina

2009

05 MARZO 2007 L’HOTEL DIFFUSO IL COMUNE DI SANTO STEFANO DI SESSANIO E L’ENTE PARCO GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA HANNO FIRMATO UNA CONVENZIONE PER LA SALVAGUARDIA DEL PAESAGGIO AGRARIO CIRCOSTANTE. NESSUNO PUO’ COSTRUIRE INSOMMA MA SOLO COLTIVARE. DANIELE KHILGREN COMPRA I BORGHI ABBANDONATI. di Paola Jadeluca

17 OTTOBRE 2006 CODEGLIA, IL PAESE CHE DIVENTA HOTEL

06 AGOSTO 2009 L’UOMO CHE SALVA I BORGHI

L’HOTEL PAESE PER ADESSO SONO 22 CASE DI PIETRA. TRA QUINDICI MESI SARA’UN BORGO MEDIEVALE DA FAVOLA COMPLETAMENTE RISTRUTTURATO, CON 60 POSTI LETTO, UNA LOCANDA, DUE PISCINE.LA GESTIONE DELL’ALBERGO DIFFUSO SARA’ NELLE MANI DEGLI STESSI RESIDENTI. di Raffaele Niri

COLLETTA DI CASTELBIANCO FIGURAVA COME BORGO ABBANDONATO, QUEST’ANNO CI E’ TORNATA IN UN’ALTRA VESTE: BORGO TELEMATICO. IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI COLLETTA E’ L’INTEGRAZIONE TRA TECNOLOGIA E SOCILAITA’. INGLESI E AMERICANI SI SONO INNAMORATI DI COLLETTA.

22 SETTEMBRE 2007 CALITRI, IL BORGO ADOTTATO INGLESI, AMERICANI, NORDEUROPEI E, SINORA, SOLO DUE ITALIANI. ECCO CHI STA COMPRANDO CASA NEL CENTRO STORICO DI CALITRI, QUASI ABBANDONATO DOPO CHE GLI ABITANTI SI SONO TRASFERITI NELLA PARTE NUOVA COSTRUITA DOPO IL TERREMOTO. CALITRI SI STA TRASFORMANDO IN ALBERGO DIFFUSO.

08 SETTEMBRE 2009 TORRI SUPERIORE UN BORGO MEDIEVALE STUDIATO PER CERCARE LA SOSTENIBILITA’ SOCIALE, ECONOMICA, ECOLOGICA. UN VILLAGGIO CHE CONTAVA NEL ‘89 UNA SOLA PERSONA.UNA COMUNITA’ CHE CONTA OGGI CIRCA VENTI MEMBRI PERMANENTI, TRA CUI 5 BAMBINI. UN LUOGO DELL’ANIMA DOVE I RESIDENTI SVILUPPANO PROGRAMMI DI AGRICOLTURA E DI PERMACOLTURA.




106

INDAGINE DEL FENOMENO

1.4 PROPOSTE DI LEGGE (Tratto da:PROGRAMMA Fo.Cu.S.Centro di ricerca sulla valorizzazione dei centri storici minori e relativi sistemi paesaggistico-ambientali) “Le politiche messe in atto nel nostro Paese per la valorizzazione di queste aree sono disarticolate, frammentate e difficilmente riconducibili ad una unitarietà. Se partiamo dalla situazione nazionale, la questione appare piuttosto “indietro”. Si pensi al disegno di legge “Disposizioni per il recupero e la riqualificazione dei centri storici” (approvato alla Camera nel luglio 2005); alla cosiddetta proposta di legge Realacci sui piccoli comuni; alla prevista riduzione dei finanziamenti per i beni culturali che caratterizzerà probabilmente la prossima stagione della programmazione europea 2007-2013; all’impostazione del documento strategico nazionale predisposta dal Ministero delle infrastrutture e trasporti (che sembra puntare su sistemi di città intermedie, comunque forti); al Piano strategico nazionale dello sviluppo rurale che appare come elemento distinto da un programma strategico nazionale, come se le aree rurali e le relative comunità fossero soggetti di “dignità” diversa dalle città (grandi o medie che siano) e non si ponesse un problema di integrazione. Riguardo alle prime due proposte di legge, appare critica la circostanza che –nonostante tutte le esperienze che hanno ruotato intorno ai programmi integrati e alla programmazione negoziata e che hanno visto anche importanti applicazioni ai centri storici (compresi quelli minori) – si ragioni su provvedimenti di così poca lungimiranza rispetto al territorio e al suo sviluppo: come ritagliando piccoli francobolli, per l’appunto di piccoli comuni, come se tutto fosse isolato, come se non ci fossero tessuti connettivi, spinte locali all’attività e al rinnovamento, come se ogni intervento fosse una questione a sé. Se dalle proposte nazionali scendiamo a livello regionale, le sperimentazioni appaiono numerose, interessanti e sensibilmente più ricche: le regioni sono attori importanti, così come le amministrazioni comunali e provinciali, che spesso vengono coinvolte nelle reti delle buone pratiche europee, da Urban a Interreg. Altre iniziative appaiono più settoriali, come i borghi più belli o i distretti culturali, e altre ancora restringono gli ambiti senza lasciare un respiro più ampio allo sviluppo e al coinvolgimento intersettoriale o puntano a operazioni di squisita natura immobiliaristica. Emergono, in tale contesto, come innovative le esperienze di valorizzazione in senso ampio che, oltre al centro storico, hanno coinvolto anche il sistema ambientale e paesaggistico e le risorse territoriali a scala vasta; che hanno coinvolto i cittadini in processi di partecipazione condivisa sulle trasformazioni e valorizzazioni, sulla decisione di nuove funzioni da localizzare; che hanno visto le amministrazioni lavorare su modalità di comunicazione tese a creare condivisione e ad attivare forme varie di governance, volte a ricostituire le identità territoriali. E’ anche sulla stretta coniugazione tra strutture fisiche ed erogazione di servizi che si gioca l’integrazione; è opportuno non pensare solo alla riqualificazione fisica, al restauro dei monumenti, ma anche alla valorizzazione del territorio e della comunità locale in termini di produzione di servizi che creano rete, inducendo attività e occupazione e producendo forme nuove di attrazione territoriale. Il possibile restringimento del canale europeo, ma anche le difficoltà finanziarie in cui versano le amministrazioni locali (tanto più i piccoli comuni) postula la necessità di auto-organizzazione, di mettere a frutto esperienze e buone pratiche di confrontarsi rispetto a politiche attive in cui siano


Proposte di legge

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coinvolti anche i soggetti privati. Inoltre va considerato che i finanziamenti che arrivano da soggetti “esterni” all’amministrazione locale, nazionali ed europei (anche gli stessi Urban), pongono con forza un problema, quello della gestione. Gestione di quanto realizzato (con tali finanziamenti) significa rendere forte e consapevole l’humus locale, significa costruire e scoprire le risorse endogene, economiche, fisiche e soprattutto umane su cui puntare per fare azione di valorizzazione contestualmente a quella di presidio dei territori.” A livello nazionale è attiva dal 1°agosto 2009 la “Direzione generale per la valorizzazione del Patrimonio Culturale” e costituisce la maggior innovazione all’interno del MIBAC. La visione che ispirerà l’azione del Direttore Mario Resca si articola su tre principi strettamente correlati. In primo luogo, è necessario prendere piena consapevolezza di quanto la cultura costituisca l’identità della nostra Nazione(fig.1). Inoltre, adempiendo al dettato costituzionale che affida alla Repubblica il compito di tutelare il patrimonio storico e artistico dell’Italia(fig.2) e di promuovere lo sviluppo della cultura, è doveroso avvicinare il più possibile i cittadini italiani e stranieri alla conoscenza delle ricchezze artistiche del nostro Paese. Infine, l’Italia, forte di uno dei maggiori patrimoni culturali al mondo fatto di città d’arte, siti archeologici, musei e monumenti frutto delle numerose civiltà che si sono avvicendate nei millenni nel nostro territorio, deve puntare al primato della valorizzazione nel contesto internazionale. La missione della nuova Direzione Generale è orientata da diversi fattori. Innanzitutto la constatazione che la domanda di turismo culturale è in aumento in tutto il mondo. In Europa costituisce il 50% della motivazione turistica. In Italia in 10 anni (1997 – 2007) è cresciuta dal 18 % al 35%. I beni storici, artistici e archeologici potranno contribuire in modo determinante e competitivo al rilancio dell’economia italiana, nel pieno rispetto dell’identità.

fig.1Siti italiani Unesco

fig.2 Beni immobili (archeologici e architettonici) vincolati (1909-2004)


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INDAGINE DEL FENOMENO

1.5 GRADI DI DISMISSIONE Dallo studio e dall’analisi dei borghi è possibile individuare tre tipi di dismissione: - borgo completamente abbandonato; - borgo parzialmente abbandonato; - borgo abbandonato con fondazione di un nuovo centro. Ognuna di queste categorie racchiude a sua volta una serie di cause diverse che fanno riferimento alla geografia del territorio e a fenomeni particolari, sia di tipo ambientale che economico. Un motivo che ha condotto all’abbandono di un certo numero di borghi è quello che fa riferimento alla cause endemiche, come frane, terremoti, che hanno minato la sicurezza di questi abitati e innescato spesso la costruzione ex-novo di piccoli centri alle pendici o nelle prossimità degli originari. Dai primi anni del novecento si è aggiunta l’emigrazione più consistente dovuta alla fine dell’economia di sussistenza , verso i maggiori centri economici italiani o verso altri stati. La zone difficilmente accessibili sono state gradualmente abbandonate, ciò è avvenuto principlamente nelle aree montane e in quelli collinari. Il ruolo delle infrastrutture non è secondario all’interno di questo fenomeno in quanto ha determinato dei cambiamenti consistenti nel paesaggio e l’avvicinamento di detrminati poli piuttosto di altri. La decadenza economica permane, oggi come in passato, la principale motivazione di spopolamento: le stesse catastrofi naturali rappresentano, in diversi casi, dei semplici catalizzatori di un fenomeno già in atto. E’ interessante osservare come Nucifora schematizza il possibile ciclo di vita di un borgo(fig.1). “Un luogo vitale può trasformarsi in abbandonato a causa di cataclismi o per “dimenticanza”, generata dall’uscita del centro dal circuito produttivo e vitale della regione in cui si trova. Se il luogo disabitato non vive in una seconda fase un fenomeno di ritorno si trasforma in rudere il quale, grazie alla memoria, può continuare ad essere visitato e conosciuto, diventando oggetto di interesse turistico –paesaggistico. Se invece non si verifica il sentimento della “ricordanza”, il luogo può trasformarsi in città scomparsa e cancellarsi oppure, sempre grazie all’azione della memoria, lasciare traccia di sé nel toponimo, diventando, con il trascorrere del tempo, una realtà afferente al mondo del mito”(1). Le forme dell’abbandono sono varie e complesse tanto che già dagli anni ’50 diversi studiosi, tra i quali si ricorda Abel e Scharlau, le avevano esaminate distinguendo alcune tipologie, spazianti dal Totalwunstung – abbandono globale del villaggio e del territorio – a diverse fasi intermedie”(2). A seconda dell’entità del fenomeno presente i borghi possono essere classificati in parzialmente e totalmente abbandonati.

f pp p pp p


borgo antico 1. borgo completamente abbandonato

0

2. borgo parzialmente abbandonato

borgo antico

nuovo centro 3. borgo abbandonato con fondazione di un nuovo centro

0 borgo vecchio

nuovo centro


110

INDAGINE DEL FENOMENO

I centri parzialmente abbandonati, in generalepiù numerosi, “sono il frutto di anni di disagi economici, lontananza dai principali poli commerciali ed industriali, isolamento geografico, difficile accessibilità, variazioni nella struttura economica e scarsa rispondenza dell’abitato alle esigenze della vita moderna, il tutto aggravato da dissesti derivati anche dal sopraggiungere di eventi cataclismatici. Diverse ondate migratorie, volte prima verso altri continenti e poi verso i paesi nord -europei e l’Italia settentrionale, hanno provocato abbandoni protrattisi nel tempo”(3). Il caso dei centri completamente abbandonati spesso è diretta conseguenza di eventi bellici o dissesti idrogeologici. In questi casi lo spopolamento avviene molto più velocemente in quanto è dettato dalle condizioni di emergenza. E’ interessante osservare all’interno di questi fenomeni le caratteristiche geografiche dell’abitato ed il rapporto con i caratteri orografici, morfologici e paesaggistici dei luoghi, indagarne le cause di abbandono, che possono essere multiple per un singolo centro, o esaminare il tipo di reazione che la comunità interessata ha assunto. I centri abbandonati costituiscono un vero e proprio laboratorio all’aria aperta, “le unità edilizie parzialmente crollate consentono lo studio analitico delle sezioni murarie, delle antiche operazioni di consolidamento e di posa in opera di orditure lignee, agevolando la comprensione costruttiva di un’architettura rurale a carattere spontaneo, di cui si avverte la progressiva scomparsa. Le strutture architettoniche superstiti si possono inoltre presentare secondo un ventaglio estremamente diversificato. Si hanno centri il cui passaggio nella storia insediativa è percepibile dalla presenza di ruderi, a volte quasi illeggibili ed in via di graduale fusione con il paesaggio circostante; in altri sopravvive solo qualche emergenza architettoniche, sede del potere politico o religioso, che, costruita più solidamente rispetto all’edilizia comune, ha resistito ad eventi cataclismatici, all’incuria dell’abbandono ed al degrado del tempo.”(4). L’ultimo caso è quello che fa riferimento a borghi che hanno fondato un nuovo centro nelle vicinanze di quello precedente. Le cause sono da ritrovare soprattutto nelle catastrofi ambientali come frane o terremoti ma anche in motivazioni di tipo architettonico: spazi troppo piccoli, difficoltàa raggiungere l’abitazione. Il fenomeno dello spopolamento, seppure non indagato con completezza in tutto il territorio nazionale, appare in generale molto diffuso e particolarmente rilevante nell’Italia meridionale e lungo tutto l’arco appenninico. Klapish Zuber precisa che gli abbandoni veri e propri sono collegati a fenomeni più vasti quali le trasformazioni economiche ed i nuovi orientamenti agricoli(5). Da non dimenticare i sismi che hanno colpito alcune regioni d’Italia: la Val di Noto nel 1693, la Valle dl Belice (1968), il Friuli (1976) e l’Irpinia (1980). Preme comunque riflettere sul futuro dei centri abbandonati, sia se questi siano stati il risultato di una traslazione di abitato a seguito di un sisma, sia se si siano spopolati per una motivazione diversa. La loro lenta e silenziosa scomparsa richiede interventi urgenti di conservazione ed idee propositive, volte a trovare un nuovo ruolo e significato alla loro esistenza senza escludere una loro possibile conversione in luoghi di contemplazione e memoria(6). (1) Cfr. Nucifora S., Le forme dell’abbandono in AA.VV., Le città abbandonate della Calabria, op. cit., 78. (2) Colletta Tiziana, La conservazione dei centri storici minori abbandonati: il caso della Campania, op.cit., 134. (3) Idem (4) Idem (5) Cfr. Klapish Zuber Ch., Villaggi abbandonati ed emigrazione interna, in Storia d’Italia, vol. V, Einaudi Editore,Torino 1973. (6) Dezzi Bardeschi M., Brevi note sugli interventi di “restauro” nelle zone colpite dal terremoto in Boscarino S., Prescia R. (a cura di ), op. cit., p. 184


Gradi di dismissione

111

Fig.1 Nucifora S., Le forme dell’abbandono in AA.VV., Le città abbandonate della Calabria, Roma 2001, p. 78

f pp p pp p


VESALLO APICELLA

FRAMOLLO

TOIRANO FINALBORGO BALESTRINO VEREZZI CASTELVECCHIO DI ROCCA BARBENA CASTELBIANCO STELLANELLO BUSSANA VECCHIA DIANO CASTELLO CERVO DOLCEDO APRICALE TORRAZZA DOLCEACQUA CIVEZZA SEBORGA SOLDANO

PORTE

FERRAZZA E RENUSSI RIVAROSSA

GATAUDIA

SALECCHIO

MONTEVIASCO

PIERO

DEGARA

BOBBIO

CASTELLAZZO

PONTREMOLI

SAMBONETO

COMPIANO

VIGOLENO

OLTRESSANDA ALTA

POPPI

CA SCAPINI

BUONCONVENTO LA CASTELLINA

MONTEGRIDOLFO MONTEFIORE CONCA PIAN BARUCCIOLI

VALIANO

CASTELFRANCO DI ANGHIARI SOPRA LORO CIUFENNA PIANTRAVIGNE MONTEMARCIANO BATTIFOLLE BORGO IESOLANA

BIVIGLIANO

POZZIS

TRESIGALLO

DOZZA BRISIGHELLA CERRETO

POGGIO ALLA CROCE MONTEFIORALLE

COREGLIA ANTELMINELLI

MOLINO DEL PALLONE

BORGONUOVO DI PONTECCHIO

ZERI FILATTIERA CANETO MULAZZO FIVIZZANO MONTEREGGIO PORTESANO FOSDINOVO BARBAZZANO BARGA CAMPOCATINO

BALESTRINO

MONTEVIASCO

borgo abbandonato con fondazione di un nuovo centro

abbandono del 60% della popolazione

completamente abbandonati

MONTIGLIANO

MAPPA DISMISSIONE

112 INDAGINE DEL FENOMENO


REBECCU

INGORTOSU

SCOPPIO CORCIANO

PITIGLIANO

TORGIANO PACIANO SAN CASCIANO DEI BAGNI BETTONA MONTELEONE D’ORVIETO FABRO ALLERONA

CETONA CASTIGLIONE DEL LAGO

CASTRO

MONTERANO

MARANO

CASTELVECCHIO CALVISIO

CASTELBASSO VALLE CASTELLANA SERRA ROCCA SANTA MARIA CORTINO SILVI PAESE

CERI

SPERLINGA

ATRANI

CALITRI

BROLO

CUCCARO VETERE

CRACO

PETRIZZI TORRE DI RUGGIERO BADOLATO SANTA CATERINA DELLO IONIO GUARDAVALLE STILO

BRUZZANO PANDURI AMENDOLEA CASALINUOVO AFRICO VECCHIO BOVA NOVARA DI SICILIA

MONTALBANO ELICONA

SANTA SEVERINA LAINO CASTELLO VECCHIO FALERNA GIMIGLIANO MORMANNO AVENA CURINGA

FIUMEFREDDO BRUZIO

SAN GIOVANNI IN FIORE CIRO’ MELISSA

FRANCAVILLA MARITTIMA MORANO CALABRO

TRIFOGGIO

GALLIPOLIS

GERACE RIACE SINOLPOLI VECCHIO CHIANALEA DI SCILLA

CASALBUONO

CASTELMOLA

CAMPOMAGGIORE VECCHIO SASSI DI MATERA CASTELMEZZANO

CAUCIUM

ACERENZA

VENOSA

SAN SEVERINO DI CENTOLA

GIFFONI SEI CASALI ROSCIGNO VECCHIA

TAURASI

MONEFUSCO SANT AGATA DE GOTI

GERACI SICULO

CEFALU’

TORA E PICCILLI MARZANELLO

MONTE SAN GIOVANNI CAMPANO PORCIANO VECCHIO

CIVITELLA ROVETO BARREA SAN DONATO VAL DI SAN DONATO VAL COMINO DI COMINO

CAMPODIMELE SPERLONGA

BORGO DI NINFA

BORGO DI GALERIA ROCCASECCA

CERVARA DI ROMA CAPRANICA PRENESTINA

CASTEL DEL MONTE PETTORANO GROTTAMAROZZA CIVITELLA MESSER SUL GIZIO BUONANOTTE VECCHIO COLLALTO SAVINIOCORFINIO RAIMONDO PESCINA CARUNCHIO CASTEL DI TORA PERETO SECINARO CASTELVECCHIO SUBEQUO STAZZANO RIOFREDDO MONTELALPIANO CANISTRO MORINO ANVERSA FARA SAN MARTINO

CALCATA

BASSANO IN TEVERINA CHIA ROCCHETTINE FALERI NOVI

CORBARA TORRE ALFINA S.GEMINI ALVIANO CIVITA DI BAGNOREGIO ATTIGLIANO CASTIGLIONE GIOVE CIVITELLA D’AGLIANO GRAFFIGNANO OTRICOLI CELLENO LUGNANO IN TEVERINA CALVI DELL’UMBRIA

PEROLLA

PITIGLIANO

ROCCA SAN SILVESTRO






118

INDAGINE DEL FENOMENO

1.7 CASI DI RIATTIVAZIONE La ricchezza materiale ed immateriale dei centri abbandonati fa sorgere seri interrogativi sul loro futuro, tanto più pressanti se il costruito è in serio pericolo di estinzione. Indubbiamente c’è per i centri abbandonati un complesso problema di rifunzionalizzazione che prescinde da una molteplicità di fattori. La varietà tipologica dei nuclei non si identifica solo nella quantità di edifici in disuso, ma comprende aspetti geografici, geologici, economici ed antropologici. Nella cernita dei casi si è proceduto a presentare un serie variegata di situazioni, rappresentative di differenti percorsi rivitalizzativi. Nello specifico sono stati selezionati casi di rinascita spontanea, di esempi di conversione in poli culturali, di ricerca o in complessi educativi, di sperimentazioni di ripopolamento di nuclei in parziale abbandono, di tentativi di reinsediamento degli antichi abitanti con parallelo recupero degli aspetti tradizionali locali, ed ancora, di trasformazione in veri e propri villaggi turistici. Tra i casi individuati abbiamo fatto una distinzione tra quelli del panorama europeo e quelli italiani. In Italia esistono alcuni casi di recupero di borghi abbandonati; sono casi sporadici che rappresentano una piccola goccia all’interno di un problema molto vasto. Possiamo suddividere due tipi di interventi: i primi riguardano azioni “site-specific” sul singolo borgo che puntano alla valorizzazione di uno strumento tipo, i secondi sono azioni diffuse da parte di enti che cercano di valorizzare una serie di borghi attraverso delle reti di relazioni. Oltre a enti pubblici e privati esistono anche interventi da parte di singoli proprietari che avendo grossa disponibilità di denaro posso finanziare l’intervento di recupero del borgo. Un esempio è quello di Daniele Kihlgren, soprannominato :”l’uomo che salva i borghi”. Gli enti che si occupano attualmente della valorizzazione di borghi sono: - Associazione “Borghi più belli d’Italia” - UNPLI con il progetto “Aperto per ferie” - gruppo Touring Club Italiano In Europa questo tipo di interventi di rivitalizzazione è gestito molto a livello statale con la creazione di veri e propri programmi di ripopolamento, in particolar modo in Irlanda e Spagna.


Casi di riattivazione 1.azioni site specific puntare sulle specificitĂ dei prodotti

f pp p pp p

2.azioni diffuse puntare sulla creazione di reti

borgo

borgo

borgo

borgo borgo

119


120

INDAGINE DEL FENOMENO

1.7.1 CASI ITALIANI Esitono in Italia alcuni esempi concreti di recupero di borghi storici. Nello specifico verranno presentati casi di rinascita spontanea, di trasformazione in centri artistici, di sperimentazioni di ripopolamento di nuclei in parziale abbandono e di trasformazione in veri e propri villaggi turistici. Una delle iniziative che ha trovato maggior sviluppo sembra essere quella dell’albergo diffuso, idea che origina in Carnia, a seguito del terremoto del 1976, dalla necessità di utilizzare a fini turistici case e borghi disabitati e ristrutturarli a fini abitativi. Il caso che esemplifica in modo migliore questo tipo di pratica è il borgo di Santo Stefano di Sessanio che si trova alle pendici del Gran Sasso. Il successo dell’operazione ha indotto l’imprenditore Daniele Kihlgren ad estendere la ricerca di paesi abbandonati proponendo questa iniziativa ad altre realtà. In altri casi si è assistito all’insediamento spontaneo di comunità di artisti o di ecovillaggi. Questi borghi piano piano si sono parzialemente ripopolati e sono oggi meta di turisti. Un tipo di recupero di ispirazione diversa è quello di Colletta di Castelbianco, borgo situato nell’entroterra ligure della provincia di Savona. In questo caso l’idea è stata quella di trasformare il villaggio in un “cybervillage”, ossia un televillaggio dotato della tecnologia più avanzata. Infine un altro fenomeno che sta caratterizzando questi piccoli borghi semiabbandonati è quello del turismo di colonizzazione, ovvero della presenza di stranieri, in particolare inglesi, francesi e norvegesi, che hanno iniziato ad acquistare case all’interno di questi paesi e lentamente le stanno trasformando in vere e proprie colonie.



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INDAGINE DEL FENOMENO

OGGI MI COMPRO IL PAESE FANTASMA grandezza

conserv azione costo

3 milioni- 30 milioni di euro

località

posizione

“[...]La caccia ai borghi abbandonati o semi-abbandonati in Liguria, Toscana e Umbria è cominciata agli inizi degli anni 90, quando ancora non costavano praticamente nulla. Nel frattempo però l’offerta di qualità si è ristretta e i prezzi sono saliti. Ma quanto costano? Un borgo disabitato oscilla fra i 2 mila e gli 11 milametri quadrati, il costo varia da un minimo di 3 milioni fino a anche 30 milioni di euro.[...]” Quicasa.it


Casi italiani

Civitella 10 milioni di euro

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INDAGINE DEL FENOMENO

TURISMO DI COLONIZZAZIONE Il turismo di colonizzazione è un altro fenomeno che da un pò di anni sta toccando alcuni territori d’Italia, soprattutto la regione Toscana, ma si sta espandendo anche in altre zone come la Liguria. Sempre di più stranieri, in particolare inglesi e francesi, sono interessati all’acquisto di vecchie case da sistemare per ritrovare un modo di vivere “antico” basato sulla tranquillità, la calma, il cibo buono, lontano dal frastuono e dai problemi delle metropoli. Inizialmente questo fenomeno ha interessato diverse realtà in modo sporadico per poi diffondersi tramite un “passaparola” in altre zone. E’ partita in questo modo la caccia alla villa in Toscana facendo schizzare i prezzi d’acquisto. Un esempio è quello del musicista Sting. Da Figline Valdarno, borgo a 30 chilometri a sud di Firenze, terra di Chianti e olio, il cantante Sting ha svelato come e perché sono 15 anni che qui vive e fa il contadino, o meglio, l’imprenditore agricolo ecosostenibile.


Casi italiani

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“Faccio l’agricoltore per curare la terra, per nutrirla, non per depredarla - ha raccontato Sting -. Per rispettare questa terra ho scelto la cultura biologica e la monocultura, il rispetto dei tempi, la ricerca. Ma sono arrivato qui e ho deciso di fermarmi anche perché avevo bisogno e sentivo il dovere di nutrire la mia famiglia con prodotti genuini e di qualità, in un ambiente sano”.


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INDAGINE DEL FENOMENO

DANIELE KIHLGREN “l’uomo che salva i borghi”

Daniele Kihlgren, è svedese, ha poco più di 40 anni e discende da una delle famiglie più ricche della Svezia, ovvero gli industriali Kihlgren (che si occupano di cementifici). È stato soprannominato “l’uomo che salva i borghi” perché ha investito il proprio denaro per salvare i borghi abbandonati d’Italia. Kihlgren ha cominciato nel 1999 da Santo Stefano di Sessanio, un paesino vicino a L’Aquila, danneggiato dal terremoto dello scorso 6 aprile, con pesanti danni soprattutto alla splendida torre medicea. Ha cominciato a cercare uno per uno i vecchi proprietari delle case diroccate abbandonate e non è stato semplice visto che molti sono sparsi in giro per il mondo, poi ha fatto loro un’offerta e quasi tutti hanno accettato, anche perché non avevano nulla da perdere, dopo di che ha cominciato a restaurare il borgo. Se nel 2001 il 75% delle abitazioni del borgo erano abbandonate, alla fine del 2008 c’erano già 120 abitanti, circa 30 attività commerciali e 7.300 presenze annue in 5 strutture ricettive. Così facendo ha rianimato un borgo praticamente abbandonato: certo, lo svedese ha un ritorno economico dall’operazione di vendita degli edifici ristrutturati. Lo svedese ci ha preso gusto e, assieme alla tedesca Margareta Berg ha cominciato a girare il Mezzogiorno in cerca di altri borghi: così è riuscito ad ottenere dal Comune di Matera 20 concessioni trentennali per altrettanti Sassi e nel mese di luglio ha inaugurato sul costone della Civita (che domina il grandioso canyon Gensola) il secondo “albergo diffuso” . Nel caso dei Sassi di Matera, Kihlgren ha restaurato queste caverne con non poche difficoltà (visto che erano piene di licheni, alberi, erano profonde e difficili da esplorare tra buche ed insidie), ma alla fine le ha fatte ripulire lasciando spesso le pareti a crudo, creato pavimenti in cotto e pietra, arredate semplicemente con pochi mobili antichi: il Comune ne rimane proprietario. E così è partito il recupero di uno dei gioielli del patrimonio storico – artistico italiano, condannato alla distruzione.Il successo è stato così forte che Kihlgren ha già acquistato altri 5 borghi sparsi per l’Italia, pronti per essere ristrutturati (ma molti altri Comuni del Sud Italia lo stanno contattando). Si tratta di: - Montebello sul Sangro, in provincia di Chieti: a inizio del ‘900 una frana fece abbandonare il paese costruendolo più a valle (oggi conta poco meno di 200 abitanti), mentre il vecchio borgo (fino al 1969 denominato Buonanotte), è ora abbandonato; - Martese, frazione di Rocca Santa Maria, in provincia di Teramo: nel 1804 aveva 62 abitanti, oggi nessuno; - Rocchetta a Volturno, in provincia di Isernia: si tratta della frazione Rocchetta Vecchia, abbandonata negli anni ’20 per una frana (in seguito il terreno è stato consolidato); - Frattura Vecchia, frazione del comune di Scanno, in provincia de L’Aquila: dopo il terremoto del 1915 è stata abbandonata; - Rocca Calascio, nel comune di Calascio, in provincia de L’Aquila, dove si erge il castello più alto d’Italia, il cui borgo è oggi abbandonato. Afferma ancora Kihlgren: “Lavoriamo sempre in stretta cooperazione con i Comuni, ci scambiamo idee, suggerimenti, notizie storiche. Noi paghiamo le tasse e contribuiamo alla rivalorizzazione di questi pezzi di storia e cultura. Chiediamo solo una cosa: un vincolo ferreo che impedisca la costruzione di nuove case tutt’intorno”. Lo scopo è quello di riattivare lo stile di vita del borgo prima dell’abbandono, con attività in comune sull’aia delle case, l’allevamento libero degli animali da


Casi italiani

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cortile, la coltivazione naturale degli orti e dei campi, la diffusione di cibi caratteristici. (tratto da: 90meteo.blogspot.com) “Il progetto di questa società privata in diversi antichi borghi abbandonati o semiabbandonati della montagna del Sud Italia (da S. Stefano di Sessanio ai Sassi di Matera tra Abruzzo, Molise e Basilicata) considera prioritario alle nuove destinazioni, disciplinare con gli enti territoriali gli interventi nel centro storico e la tutela di quell’antico ed evocativo rapporto tra il costruito ed il territorio circostante con l’inibizione del nuovo edificato e la salvaguardia dell’originario paesaggio agrario. Nel caso di S.Stefano di Sessanio, a seguito di alcuni accordi di indirizzo tra la società, il Comune ed il Parco Nazionale sono in itinere gli strumenti attuativi per questo obiettivo di inibizione del nuovo costruito. Per quanto riguarda il progetto esclusivamente privato si cercherà di perseguire un intervento di conservazione e tutela raramente attuato in questi “patrimoni minori”: si sono conservate nelle strutture ricettive le cubature e le destinazioni d’uso dell’originaria organizzazione domestica; si è fatto uso esclusivo, qualora spogliato nei secoli, di materiale architettonico di recupero compatibile per origine geografica e caratteristiche stilistiche; si sono riproposti puntualmente gli arredi autoctoni; sono state lasciate anche le tracce del vissuto sedimentate negli intonaci e nelle stratificazioni del costruito e si proporranno inoltre, previo i dovuti studi commissionati a specifiche istituzioni di ricerca, anche alcuni aspetti delle culture materiali ancora marginalmente presenti nel territorio e rintracciabili presso la memoria storica degli anziani dalla tradizione culinaria all’artigianato domestico. Una “mission” di tutela quale premessa della ridestinazione di questi borghi che, dimostrato il ritorno nei numeri per il soggetto proponente e per il territorio, si potrebbe proporre come modello di sviluppo per tanti borghi storici abbandonati o mezzi spopolati del nostro meridione che proprio dalla mancanza di ridestinazione nel passato più recente dalla povertà e dall’emigrazione, hanno conservato quelle caratteristiche di integrità complessiva che oggi, con la tendenza generalizzata e inarrestabile al prodotto massificato e seriale, potrebbero essere foriere di nuove qualificanti ridestinazioni.” (Daniele Kihlgren)


1990

1991

1992

1993

1994

1995

ECOVILLAGGIO Torri Superiore (Ventimiglia) _Rimasto a lungo in stato di totale abbandono viene fatto oggetto,all’inizio degli anni ‘90, di un’iniziativa di recupero. _E’ un villaggio che si basa su regole comuni tra tutti gli abitanti nel rispetto del territorio. CITTADELLA TELEMATICA Colletta di Castelbianco(Savona)

1996

1997

1998

Il progetto, curato dall’arch. Giancarlo De Carlo, prevede il recupero di questo borgo attraverso il restauro edilizio e urbano del complesso e la sua dotazione di sofisticate infrastrutture tecnologiche.

1999

2000

2001

2002

2003

PAESI FANTASMA Gruppo Norman Brian Laboratorio di ricerca ed innovazione che si è occupato della realizzazione di una mappatura dei “Paesi Fantasma” in tutte le regioni d’Italia con l’obiettivo di trovare nuove possibilità di sviluppo per questi centri.

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

AZIONE MATESE Massiccio del matese Azione Matese è un programma di interventi che si articola attraverso tre interventi principali : Urban Node, Villaggio dell’Arte e il Centro di Didattica Ambientale. I Comuni interessati sono: Capriati a Volturno, Fontegreca, Gallo Matese, Letino e Prata Sannita. ALBERGO DIFFUSO Santo Stefano di Sessanio All’interno del borgo è stato realizzato un albergo diffuso. L’intervento è consistito nel rifacimento in stile, utilizzando arredi d’epoca secondo il principio “dov’era com’era”.



1990

1991

BORGO DEGLI ARTISTI Bussana vecchia (Sanremo)

1996

Totalmente abbandonata per decenni, ha ricominciato ad essere abitata dal finire degli anni cinquanta del Novecento da artisti italiani e stranieri, attratti dalla particolarità del luogo, che ristrutturarono e resero nuovamente abitabili gli edifici meno danneggiati. Attualmente ospita una comunità internazionale di artisti, tanto da essere divenuto, negli anni, un caratteristico “villaggio di artisti” .

1997

SASSI DI MATERA

1992

1993

1994

1995

1998

1999

2000

2001

I Sassi sono stati oggetto di interventi di recupero e riuso finalizzati all’attrazione di funzioni di eccellenza collegate alla valorizzazione culturale del nucleo storico ed alla riabilitazione delle destinazioni residenziali e commerciali che consentono la fruizione e manutenzione ordinaria degli spazi evitando un processo di musealizzazione.

2002

BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA 2003

2004

2005

2006

2007

Nel marzo del 2001 nasceva il club de I Borghi più Belli d’Italia su impulso della Consulta del Turismo dell’ Associazione dei Comuni Italiani (ANCI). Questa iniziativa è sorta dall’esigenza di valorizzare il grande patrimonio di Storia, Arte, Cultura, Ambiente e Tradizioni presente nei piccoli centri italiani che sono, per la grande parte, emarginati dai flussi dei visitatori e dei turisti.

2008

APERTO PER FERIE- UNPLI 2009

2010

2011

2012

Per cercare di salvaguardare l’esistenza delle piccole realtà urbane ed incentivarne lo sviluppo, il progetto dell’UNPLI prevede dunque l’individuazione, la valorizzazione e la promozione di tutte le risorse locali che possano costituire un’attrattiva turisticamente fruibile.



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Ecovillaggio Torri Superiore LOCALITA’: Torri Superiore Ventimiglia

CARATTERISTICA: “Torri Superiore e l’ecovillaggio sono una cosa sola: l’ecovillaggio comprende tutti i membri residenti e non residenti, e anche gli ospiti della struttura ricettiva sono invitati a seguirne i principi. Sin dall’inizio, l’idea di restaurare il villaggio si è fondata su principi ecologici, e la partecipazione alla Rete Globale degli Ecovillaggi GEN e al movimento della Permacultura ha aiutato il gruppo a focalizzare e realizzare molti obiettivi pratici.” tratto da:www.torri-superiore.org

DESCRIZIONE: “Il villaggio medievale di Torri Superiore è un piccolo gioiello di architettura popolare situato ai piedi delle Alpi liguri, a pochi chilometri dal Mar Mediterraneo e dal confine francese, vicino alla città costiera di Ventimiglia. Originario del XIII secolo, il villaggio è strutturato in tre corpi principali con più di 160 stanze, tutte collegate da un intricato tessuto di scale a passaggi. La sua complessa e affascinante struttura è stata spesso comparata ad una fortezza o un labirinto arroccato sul fianco della montagna. Il villaggio è stato in gran parte restaurato ed è ora aperto all’ecoturismo, per corsi, incontri e programmi di educazione ambientale, ed offre anche una struttura ricettiva per soggiorni e vacanze. E’ perfetto per le persone interessate a conoscere la vita dell’ecovillaggio e alla ricerca di una vacanza in un ambiente ricco di suggestioni. Il borgo di Torri superiore è situato in posizione ideale per fare escursionismo. La struttura ricettiva offre camere singole, doppie e multiple.” tratto da:www.torri-superiore.org

GESTIONE: “Nel corso del XX secolo, il villaggio medievale di Torri Superiore fu gradualmente

abbandonato al degrado, e si è lentamente trasformato in un villaggio fantasma. Le sue belle torri e terrazze agricole erano quasi completamente deserte e in grave stato di degrado. All’inizio degli anni ’90 l’Associazione Culturale Torri Superiore ha iniziato l’acquisto delle case da una miriade di proprietari, allo scopo di restaurarlo come Ecovillaggio, di creare in loco residenze e risorse per una nuova comunità residente. Le attività a Torri Superiore sono gestite da tre organismi interrelati e in parte sovrapposti: 1_l’Associazione Culturale Torri Superiore, fondata nel 1989 per sovrintendere al restauro del villaggio medievale e alla creazione dell’ecovillaggio, del centro culturale e della comunità residente. 2_la Società Cooperativa Ture Nirvane, fondata nel 1999, che gestisce le attività eco-turistiche e coordina il programma di corsi, seminari e delle altre attività culturali. 3_la comunità residente, costituita da circa 20 persone che vivono nell’ecovillaggio.”

tratto da:www.torri-superiore.org



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Cittadella telematica LOCALITA’: Colletta di Castelbianco Savona

CARATTERISTICA: Il borgo di Colletta di Castelbianco, in Italia è il primo ed unico Borgo Telematico. “Telematico” in quanto tutte le unità abitative sono cablate con cavi a fibra ottica e lo stesso Borgo è nodo Internet ad alta velocità. DESCRIZIONE: “ In Liguria in uno dei Borghi più Belli d’Italia, sito nel Ponente Ligure a 12 km dal mare,

immerso nel verde della Val Pennavaire. Una ritrovata borgata ligure sapientemente recuperata dal progetto del Prof. Arch. Gian Carlo De Carlo con circa settanta unità abitative e riAbitata dai nuovi collettiani di diversa nazionalità divenuti nuovi proprietari. In questo borgo medievale telematico si ritrova la dimensione dell’uomo, si rallenta la velocità frenetica delle attività delle moderna vita metropolitana, si vive e sente l’ambiente incontaminato e si prova il piacere del benessere e del relax. Giancarlo De Carlo ha coniato la suggestiva espressione di “sistema crostaceo” per descrivere Colletta di Castelbianco in riferimento alla particolarissima conformazione architettonica che la caratterizza. Ma di questo crostaceo da lungo tempo non rimaneva che il guscio di pietra, dal momento che gli ultimi abitanti se andarono parecchi anni fa.”

tratto da: www.borgotelematico.it

GESTIONE: “Colletta di Castelbianco Srl è stata fondata a metà degli anni ’90 espressamente per dar

vita a quella pionieristica visione di cui Colletta di Castelbianco è ora la realizzazione concreta - il primo borgo medievale restaurato e cablato in fibra ottica con connessioni ad alta velocità. L’obiettivo non era solo quello di restaurare gli edifici storici rispettandone l’identità. Era anche e soprattutto quello di far rivivere il borgo come una comunità vera, realizzando strutture per le attività business come per il tempo libero. Un obiettivo raggiunto: Colletta ha raccolto il plauso internazionale per la sua combinazione rivoluzionaria di tradizione e innovazione e gode di una fama meritata per la sensibilità e il livello qualitativo del suo restauro.”

tratto da: www.realitalia.co.uk



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Azione Matese LOCALITA’: Massiccio del Matese (massiccio montuoso tra Campania e Molise)

CARATTERISTICA: Nell’alto Lazio si trova la zona definita “Massicio del Matese” dove sono presenti numerosi borghi e paesini quasi del tutto abbandonai. Questo progetto, a differenza del precedente, si serve di una serie di strategie associate, tra cui l’arte, per la conoscenza e valorizzazione del territorio.«Tentiamo di valorizzare il territorio attraverso azioni artistiche, di valorizzazione sostenibile e di architettura sostenibile. Realizzare cioè azioni integrate al territorio, vale a dire non calate dall’alto, ma partecipate». DESCRIZIONE: “Azione Matese è un programma di interventi che si articola attraverso tre interventi principali : Urban Node, Villaggio dell’Arte e il Centro di Didattica Ambientale. I Comuni di Capriati a Volturno, Fontegreca, Gallo Matese, Letino e Prata Sannita attraverso la sottoscrizione di un protocollo di intesa si sono impegnati all’attuazione del programma e alla costituzione di una rete di intercambio e collaborazione reciproca. Il programma è stato proposto quale progetto portante per lo sviluppo del parco ottenendo priorità di realizzazione e finanziamento da parte della Comunità Europea.”

GESTIONE: il progetto è seguito da” paesesaggio workgroup” (claudio calabritto, monica carmen,

raffaele esposito, mario festa, rosita izzo, orlando lanza). Collettivo di professionisti operanti nel campo dell’architettura, dell’urbanistica integrata, del paesaggio e della comunicazione. Le pratiche, multidisciplinari e partecipative, uniscono all’attività progettuale la ricerca e la sperimentazione sul campo. L’interesse è diretto allo sviluppo di una cultura urbana alternativa che prenda l’avvio dalla specificità delle situazioni locali, dalla sensibilità ambientale ed ecologica. www.azionematese.net



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Sextantio Albergo Diffuso LOCALITA’: Santo Stefano di Sessanio(AQ) CARATTERISTICA: Questo borgo è stato il primo ad essere “trasformato”in albergo diffuso. DESCRIZIONE: è stato realizzato all’interno del borgo un albergo diffuso. L’intervento è consistito nel rifacimento in stile, utilizzando arredi d’epoca secondo il principio “dov’era com’era”. La scelta di realizzare un albergo diffuso rappresenta non solo un’importante occasione per il turismo ma anche una concreta possibilità per recuperare un patrimonio abitativo abbandonato. Grazie a questo tipo di attività si può rilanciare la vita e l’economia dei piccoli centri e borghi della penisola, ricchi di storia e cultura.

GESTIONE: il promotore dell’iniziativa è stato Daniele Kihlgren, svedese, discende da una delle famiglie più ricche della Svezia. È stato soprannominato “l’uomo che salva i borghi” perché ha investito il proprio denaro per salvare i borghi abbandonati d’Italia. E’ stata istituita una società Sextantio Srl che si occupa del progetto e della promozione di altri alberghi diffusi nei borghi. La Sextantio Srl è stata costituita nel 1999 dall’unico socio Daniele Kihlgren. La pianificazione delle attività e delle risorse, effettuata nel corso del 2005 2006 nell ambito di nuovi investimenti intrapresi, ha evidenziato la necessità di rafforzare la governance, di creare una struttura aziendale in grado di gestire organicamente le varie iniziative, di mantenere inalterato il rapporto fra il capitale proprio ed il capitale di terzi da destinare al previsto incremento delle esigenze finanziarie. www.sextantio.it



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Bussana Vecchia LOCALITA’: Bussana Vecchia (Sanremo) CARATTERISTICA: “Villaggio degli artisti”.Attualmente ospita una comunità internazionale di artisti, tanto da essere divenuto, negli anni, un caratteristico “villaggio di artisti” . DESCRIZIONE: “La storia della comunità artistica di Bussana prende l’avvio alla fine degli anni Cinquanta, quando il torinese Mario Giani, in arte, Clizia, ceramista, visitò il borgo diroccato, allora completamente disabitato e lanciò l’idea di fondare una comunità internazionale di artisti, dotata di uno statuto, una sorta di piccola Costituzione volta a regolare i rapporti sociali fra i suoi membri. Gli edifici di Bussana erano a disposizione della comunità; di essi non era possibile rivendicare la proprietà, ma ne era consentito l’utilizzo per lo svolgimento di attività artistiche. Dopo tre anni di abbandono, gli immobili dovevano essere rilasciati alla comunità, che avrebbe disposto una successiva assegnazione. Inoltre si faceva divieto di vendere i prodotti del proprio lavoro. Il paese si trovava allora in una situazione di completo abbandono: totalmente privo di infrastrutture urbane (acqua, corrente elettrica, telefono, fognature). Ben presto il borgo ricominciò a vivere, artigiani e artisti provenienti dall’Italia e dall’ Europa incominciarono i lavori di restauro, rispettando la struttura urbanistica medioevale del borgo. I materiali impiegati per la ricostruzione furono le tegole, le pietre e i mattoni recuperati dalle macerie.” tratto da: www.bussanavecchia.com

GESTIONE: non esiste una società che gestisce il patrimonio. L’iniziativa è nata da un gruppo di artisti che ha deciso di portare avanti la loro filosofia di vita. “Alle origini, chi abbandonava Bussana Vecchia e l’abitazione che aveva restaurato chiedeva a chi subentrava stabilmente al suo posto un semplice rimborso per le spese sostenute in quella che spesso era stata una radicale ricostruzione degli edifici; ma successivamente, il grande aumento dell’afflusso di artisti e artigiani verso il borgo ha provocato l’instaurarsi di un vero e proprio mercato immobiliare. In questi ultimi anni un numero sempre maggiore di abitazioni é stato acquistato da persone che risiedono a Bussana esclusivamente per ragioni turistiche.” www.bussanavecchia.com



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Sassi di Matera LOCALITA’: Matera CARATTERISTICA: progetto di recupero per i Sassi che erano stati completamente abbandonati dalla popolazione. La società Sextantio ha promosso un albergo diffuso anche in questo borgo. www.sassidimatera.com

DESCRIZIONE: i Sassi sono stati oggetto di interventi di recupero e riuso finalizzati all’attrazione di funzioni di eccellenza collegate alla valorizzazione culturale del nucleo storico ed alla riabilitazione delle destinazioni residenziali e commerciali che consentono la fruizione e manutenzione ordinaria degli spazi evitando un processo di musealizzazione. GESTIONE: “E’ stato deciso di fermare l’abbandono recuperando le case e le chiese dei Sassi con una cooperazione fra pubblico e privato. Non dimentichiamo che la quasi totalità dei Sassi sia demaniale. Una parte dei Sassi sta trasformandosi in sistema museale: Museo della civiltà contadina, Museo demo-antropologico, Circuito delle chiese rupestri, Mostre d’arte etc. Una seconda parte ha natura commerciale, con pizzerie, ristoranti, pubs, alberghi, società software, negozi di artigianato tipico. Una terza parte è di natura residenziale. Dal 1993 sono stati inseriti dall’UNESCO nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.[...] Sono stati il primo luogo al mondo dichiarato “paesaggio culturale” e ne è stato riconosciuto il ruolo di modello che possono svolgere nel mostrare come vivere in equilibrio con l’ambiente, sfruttandone le risorse ma integrandosi con esso, senza stravolgerlo.” www.sassiweb.it



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Borgo di Calcata LOCALITA’: Calcata(VT) CARATTERISTICA: quasi completamente abbandonato in epoca recente dalla sua popolazione originaria che ha preferito trasferirsi nel paese nuovo, rifiorisce da qualche decennio a nuova vita grazie agli artisti, alle associazioni, ai commercianti che hanno creduto nel suo sviluppo turistico e naturalmente ai privati che hanno cercato un luogo per passare i week-end lontani dal caos cittadino.

DESCRIZIONE: “Al contrario di quello che da molte parti si legge, la città non è stata mai del tutto

abbandonata. Il suo fascino non ha lasciato indifferenti i tanti artisti che ora la abitano, le cui botteghe si susseguono tra i vicoli. Molti di questi artisti sono stranieri: belgi, olandesi, americani ai quali si sono aggiunti gli hippies che abitano ancora le grotte scavate nel tufo della rocca su cui si erge il paese. Hanno acquistato, spesso a prezzi stracciati, le case della città vecchia che i calcatesi erano stati costretti ad abbandonare dal podestà di epoca fascista. Questi aveva fatto iscrivere Calcata nel novero dei centri da risanare in virtù di una legge per i paesi terremotati del Sud. Solo negli anni Novanta un decreto ha salvato il paese dall’abbattimento coatto. Non si tratta solo di pittori e scultori, ma anche di virtuosi delle tecnologie digitali, tanto che qui ha sede un centro di arte telematica. Calcata è anche all’avanguardia nell’utilizzo della rete a fini turistici, con un portale curato e ricco di immagini e curiosità sul microcosmo decisamente “alternativo” che è il paese. Oggi la città è meta di un turismo domenicale in continua crescita, e non è raro trovare gruppi di visitatori nordeuropei gironzolare per le botteghe, spesso gestite da loro connazionali che sono giunti negli anni Sessanta. “ tratto da: Calcata: il paese degli artisti, di Federico Orlandi, 20/06/2001

GESTIONE: Sono nate associazioni che si occupano della gestione di iniziative culturalie artistiche. Gli

abitanti sono per lo più ormai artisti, scrittori e studiosi che arrivano a Calcata da ogni parte del mondo per riscoprire serenità e pace, tesori difficili da trovare. Esclusive le attività culturali che vi si svolgono, organizzate in accoglienti locali che un tempo erano botteghe o magazzini e i cui spazi accolgono oggi mostre, conferenze, concerti.



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INDAGINE DEL FENOMENO

NOME: Borgo di Castelfalfi

LOCALITA’: frazione del comune di Montaione (Fi) CARATTERISTICA: da molti anni è aperta la trattativa con la multinazionale tedesca Tui Ag per realizzare un Toscana Resort. DESCRIZIONE: “Nel 1982 l’imprenditore milanese Virginio Battanta rilevò dal tribunale di Firenze

le società che detenevano tutto il borgo medievale ed i 1320 ettari di terreno agricolo che costituivano la Tenuta di Castelfalfi, incluse le 36 case coloniche e il campo da golf (di cui lo stesso Battanta era presidente) progettato dall’architetto Mancinelli. Tutti i beni ed i terreni erano infatti detenuti da diverse società che avevano sottoscritto un concordato fallimentare con il tribunale di Firenze. Successivamente, Battanta vendette tutto alla multinazionale tedesca TUI AG la quale, dopo diversi anni di completo abbandono dell’intero complesso urbanistico, ha recentemente avviato il progetto Toscana Resort che si prefigge di eseguire opere di restauro degli edifici abbandonati e costruzione di nuove strutture turistiche capaci di ospitare fino a 4000 persone. Questo progetto di recupero territoriale imporrebbe anche la costruzione di edifici nuovi che deturperebbero l’ambiente circostante. Per questo motivo Legambiente si sta opponendo all’attuale conduzione del progetto ed ha lanciato un appello di sensibilizzazione agli inevitabili danni ambientali che il paesaggio subirebbe. L´amministrazione di Montaione ha quindi deciso, prima di approvare qualunque tipo di realizzazione urbanistica, paesaggistica ed edile, di avviare un’ampia consultazione per consentire a tutti i cittadini interessati di esprimere la propria opinione su questo intervento tramite un dibattito pubblico.” tratto da: voce Castelfalfi, Wikipedia.

GESTIONE: la gestione del resort sarebbe della multinazionale Tui Ag che si impegna all’acquisto

e risistemazione degli edifici. Sono state fatte e si fanno tutt’ora assemblee con i cittadini per discutere della fattibilità del progetto che al momento è fermo.

I numeri 104,90 km2 l’estensione del comune di Montaione 3.667 gli abitanti 10 km2 la tenuta di Castelfalfi 3.000 i posti letto attuali del territorio 30.000 turisti l’anno 9 i giorni medi di permanenza 1.500 i posti letto di Castelfalfi dopo la ristrutturazione 100.000 m3 di nuova costruzione 36 le buche del nuovo campo da golf 2 gli alberghi che sorgeranno a Castelfalfi 68,95% i voti ottenuti dal sindaco riconfermato



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INDAGINE DEL FENOMENO

1.7.2 CASI EUROPEI Di seguito verranno presentati alcuni casi di recupero e rivitalizzazione di alcuni paesi abbandonati in Europa, in particolare si fa riferimento alle regioni del Portogallo, della Grecia, della Gran Bretagna, della Spagna e dell’Irlanda. La differenza che si riscontra maggiormente nel rapportare interventi italiani ed europei è la mancanza per i primi di programmi nazionali che si interessano a queste problematiche. In Italia un ruolo fondamentale è giocato dalle singole regioni che si occupano dei rispettivi borghi e stilano dei programmi di recupero. Una seconda differenza riguarda le modalità di riconversione: nei casi italiani predomina la strategia dell’albergo diffuso e quindi della promozione di queste realtà da un punto di vista turistico. In Europa si punta molto sulla trasformazione dei centri in poli culturali e/o di ricerca e in centri formativi indirizzati alla riscoperta della vita e delle tradizioni rurali. In Irlanda ed in Spagna, paesi interessati dallo stesso fenomeno, si stanno sperimentando programmi di ripopolamanto di questi centri. In Irlanda, per esempio, nel 1990 è nata la “Rural Resettlement Ireland” (RRI) che consiste in una associazione apolitica volontaria senza scopi di lucro che si occupa di promuovere il ripopolamento di alcune aree rurali. In questo caso la maggiore difficoltà ha riguardato il processo di integrazione con la popolazione locale che non ha favorito lo scambio con i nuovi abitanti. La RRI si occupa non solo di organizzare i corsi per preparare i nuovi arrivati alla vita rurale, ma anche per educare i locali all’accoglienza. Infine un ultimo caso di grande interesse è quello che ha investito la regione di Viena, nella Carelia settentrionale. Nel 1989 è nato il progetto di rivitalizzazione dei “Viena Karelian Folklore Villages” volto alla conservazione culturale dell’area. L’idea è quella di mantenere e riproporre il più possibile usi e costumi della popolazione di una volta a partire dal linguaggio vernacolare.



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INDAGINE DEL FENOMENO

PROGETTO VILLAGES D’EUROPE Il progetto Villages d’Europe riguarda la messa a punto, all’interno di centri storici minori in aree rurali, di una rete di alloggi per facilitare la costituzione di un prodotto turistico innovativo ed originale. Villaggi d’Europa consiste nella creazione di una catena di alloggi turistici situati in piccoli centri caratteristici, in ambiente rurale, nei diversi paesi dell’Unione Europea (Francia, Italia, Spagna, Portogallo). L’idea è quella di concepire una vacanza che sia occasione di scoperta di un paese, di un ambiente, delle abitudini dei territori e delle genti che vi vivono. Il turista dovrà essere messo cioè nelle condizioni di perdere le connotazione del turista e di “calarsi” nella vita di un vero “villaggio d’Europa”. L’iniziativa Villages d’Europe consiste nella creazione di una catena di alloggi turistici, da affittare; costituita, a partire dal patrimonio ristrutturato e arredato, e integrata con tutti i fattori attrattivi e le potenzialità turistiche locali. L’approccio proposto ruota intorno al tema della scoperta: culturale, sensoriale, sociale, sportive; si tratta cioè di scoprire un luogo, i suoi abitanti, un patrimonio fatto di elementi naturali, artistici, folkloristici e di animazione. Una operazione unica che sposa sviluppo locale, pianificazione del territorio e economia di impresa, il tutto in diversi Paesi europei. Una catena integrata con il controllo del prodotto dalla concezione fino alla sua commercializzazione e un operatore unico “Villages d’Europe International” 
Una volontà di qualità unicamente dalla ristrutturazione del patrimonio antico (non del nuovo), con una volontà permanente di unire qualità e comfort moderno, rispettando l’architettura locale. In Italia i siti che stanno usufruendo di questo finanziamento sono la Comunità montana della Lunigiana, alcuni borghi della provincia di Salerno, Teggiano, Scala e Giffoni Sei Casali , S.Agata de’ Goti e Altavilla Irpina (Campania); Nova Siri (Basilicata); Siracusa-Ortigia (Sicilia); Castelsardo (Sardegna); .


Casi europei

FOCUS EUROPA

Martano Sant’Agata de goti Altavilla irpinia Giffoni Villapiana San Giovanni d’Asso Villafranca Feltre Levie Castelsardo Entravaux/Annot Forcalquier Vendres Casseneuil Belmonte Baeza Ampuero Casia Arcos de la Frontera Alterdochao Ciudad Rodrigno Ponte de lima Serpa Mertola

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INDAGINE DEL FENOMENO

B O R G H I A B B A N D O N AT I DELLA SPAGNA Realtà simili a quella italiana con un numero molto elevato di borghi abbandonati esitono in Spagna . Una ricerca condotta da Maxi Herren ci mostra la situazione di questi paesi spagnoli. Dal 2007 ha iniziato un lavoro di catalogazione dei numerosi borghi spagnoli che attualmente versano in stato di abbandono. Di seguito riportiamo l’intervista che Herren ha rilasciato al sito “voglioviverecosì”. “l suo lavoro ha origine dalla passione per le tradizioni culturali e architettoniche dei tantissimi paesini e borghi che caratterizzano il vasto territorio della Spagna. Maxi ci spiega i motivi storici dell’abbandono e le opportunità che si nascondono dietro a questo patrimonio dimenticato.

Maxi, quanti borghi e paesi abbandonati ci sono in Spagna ?

Non esiste allo stato attuale un dato ufficiale sui paesi abbandonati esistenti in Spagna ma esiste un elenco dell’istituto nazionale di statistica (INE, Instituto Nacional de Estadistica) che ha individuato 2600 nuclei abitativi con zero abitanti. Questo dato raccoglie però solamente i nuclei che hanno al loro interno case in condizioni di essere abitate non contemplando quelli che, disabitati da decenni, versano in stato di abbandono e sono in rovina.

Quali sono le aree più colpite dall’abbandono ?

Prevalentemente in zone montane dove mancano le infrastrutture, gli inverni sono molto rigidi e le terre difficili da coltivare. Per queste ragioni troviamo una grande densità di nuclei abbandonati nelle zone come El Bierzo (Leon), nella montagna nei pressi di Valezia, nella Rioja Alta e in misura ancora maggiore a Huesca e Soria e nelle zone Pirenaiche.

Le origini di questo fenomeno ?

Benchè si incontrino resti di paesi abbandonati durante il Medio Evo la maggior parte di questo processo risale alla seconda metà del secolo scorso, attorno agli anni 60 e 70, a causa del massiccio esodo della gente che viveva in zone rurali verso le città in cerca di migliori opportunità e condizioni di vita. Il tutto venne favorito in quegli anni da alcune decisioni governative come i piani di ripopolamento boschivo e la costruzione di invasi idrici con i conseguenti esprori e abbandono di interi paesi.

In questo momento la situazione qual’è ?

La lista dei paesi abbandonati rischia di aumentare. L’ esodo verso le grandi città non si è ancora fermato a causa delle poche risorse che vengono destinate a migliorare le infrastrutture e alla poche opportunità economiche che offre la campagna. Non è molto che su alcuni mezzi di informazione galiziani è apparsa la notizia che negli ultimi sei anni sono rimasti disabitati 185 nuclei nella regione.

Che obiettivo si pone con il suo lavoro ?

Parto da una considerazione: sono sempre stato attratto dal concetto di autosufficienza. Sia nella produzione di cibo sia nell’ utilizzo di sistemi alternativi di produzione di energia. In Spagna ci sono le condizioni perchè questo ideale, magari utopistico ma realizzabile, abbia un futuro.


Casi europei

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Ho quindi iniziato questo progetto in solitario che, partendo dall’idea che prima o poi mi sarei ritirato a vivere in campagna, vuole aiutare, dando il maggior numero di informazioni possibile, coloro che come me coltivano questo sogno. Quello che faccio in pratica è raccogliere il maggior numero di informazioni su borghi e nuclei spagnoli abbandonati, oltre che sui primi progetti di ripopolamento che si stanno sviluppando per alcuni di essi, e pubblicarli sul mio sito. Allo stesso tempo, oltre a pubblicare informazioni pratiche come sgravi fiscali, piani urbanistici ed eventuali sovvenzioni cerco di localizzare singoli immobili in vendita che successivamente pubblico in una sezione apposita. Questa attività mi ha procurato dei clienti per i quali cerco proprietà in vendita con le caratteristiche che questi mi indicano e questo mi permette di finanziare il mio lavoro di ricerca e catalogazione che fino ad ora è stato fatto solamente per pura passione.

Come ritiene che potrebbero essere riconvertiti nel modo migliore questi nuclei abbandonati ?

Ci sono molte attività che si prestano per essere svolte in questi contesti che, ricordo, nascondono un patrimonio architettonico e culturale in alcuni casi notevole (chiese romaniche, eremi, bellissimi esempi di architettura popolare). Per citarne alcune: agriturismi, gruppi di studio intensivo di lingue straniere, punti di partenza per vacanze-natura, colonie estive per le vacanze, scuole di agricoltura biologica o di gastonomia locale, musei etnografici e molto altro.” tratto da: www.voglioviverecosì.com


1990

1991

1992

1993

1994

1995

CENTRI FORMATIVI Granadilla, Umbralejo, Bùbal (Spagna) Tre villaggi sono stati trasformati in poli pedagogici per i giovani delle scuole superiori e delle università come strumento di conoscenza del mondo rurale.

VILLAGGIO TURISTICO Sao Gregorio (Portogallo)

1996

1997

1998

Tra il 1994 e il 1997 il villaggio è stato acquistato dalla famiglia “Guimares”che ha intrapreso operazioni di restauro e ha reso affittabili le 10 abitazioni.

1999

2000

2001

2002

2003

ENTERTAINMENT AND CULTURE CENTER Asfendi (isola di Kos, Grecia) Trasformazione del villaggio in in polo culturale e di ricerca. Inagurato nel 1999, progetta di creare un centro studi che si occuperà di ricerche sulla musica nell’Egeo e sui moderni monumenti greci.

2004

2005

2006

2007

MUSEO DELL’ATTIVITA’ INDUSTRIALE Wigan Pier( Manchester, Inghhilterra) Nucleo abitato di origine industriale trasformato in una sorta di museo dell’attività industriale. Wigan Pier è diventato meta di visite scolastiche a carattere educativo.

2008

2009

2010

2011

2012

PROGRAMMI DI RIPOPOLAMENTO (Irlanda,Spagna) L’idea nasce nel 1990 in Irlanda con la creazione del “Rural Resettlement ireland”: un’organizzazione senza scopi di lucro che si occupa di promuovere ed assistere il ripopolamento delle aree rurali.



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INDAGINE DEL FENOMENO

1.8 OBIETTIVI DEL LAVORO Di fronte a questo vasto panorama italiano in cui si trovano molti piccoli comuni, l’obiettivo che il lavoro si pone è quello di capire attraverso quali strategie sia possibile pensare ad una riattivazione. Bisogna comprendere innanzitutto il significato della parola stessa di “riattivazione” perchè esistono diverse applicazioni possibili. E’ importante capire come ogni situazione ed ogni realtà vada affrontata caso per caso e non è detto che per tutti i borghi abbandonati la strada da seguire sia quella di una riattivazione dal punto di vista economico e demografico. Per alcune realtà, per esempio, si potrebbe pensare ad un recupero all’interno di sistemi come quello dell’ecomuseo. In altri casi la soluzione potrebbe essere quella di lasciare il rudere come tale, con la sua memoria e il suo significato. La ricerca viene condotta come scambio tra una metodologia generale e il caso particolare della Valle di Zeri su cui verrà applicato ogni volta il procedimento sviluppato. Ci troviamo all’interno di un problema complesso, che chiama in causa un numero elevato di variabili e proprio per questo deve essere studiato attentamente, cercando di capire ogni singola realtà, con le sue risorse e le sue problematiche.


Obiettivi del lavoro

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