2 Michela Bassanelli
Geografie dell’abbandono Il caso della Valle di Zeri Lettura del contesto
PARTE 2
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2 LETTURA DEL CONTESTO
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2 LETTURA DEL CONTESTO La conoscenza del territorio rappresenta il primo passo all’interno di quello che possiamo definire l’iter di ricerca per una metodologia di possibile riattivazione dei luoghi a rischio di abbandono. Come afferma Eugenio Turri, uno dei massimi esponenti della geografia del paesaggio: “la conoscenza del territorio è fondamentale per chi amministra o per chiunque abbia a che fare con esso, sia come architetto o urbanista o costruttore, o semplicemente come abitante interessato al proprio spazio di vita.”(1) Conoscere un territorio significa saper riconoscere le caratteristiche storiche, fisiche e ambientali, in modo da poter capire come inserire una nuova azione. Ancora Turri:” si tratta, in altre parole, di prendere coscienza dei problemi e delle condizioni locali per poi confrontarsi con i problemi e le situazioni esterne, regionali, nazionali o globali.”(2). L’esempio vuole offrire una possibile metodologia da seguire per lo studio dei territori e vuole abituare a guardare con attenzione ai segni, anche minimi, che possono diventare delle importanti testimonianze di una storia ricca e complessa. Proprio per questa complessità è necessario indagare un territorio sotto tutti i punti di vista. Un territorio è fatto di luoghi(vedi glossario); con questo termine si intende“l’ambiente dove avvengono i fenomeni”(3). Nella ricerca useremo il termine di luogo per indicare sia realtà territoriali vaste che singoli paesi o borghi, perchè anche quest’ultimo è inserito in quadro generale più ampio che va indagato e compreso. Berque afferma che nel luogo coesistono due aspetti: uno quantitativo e l’altro qualitativo che si integrano reciprocamente. Secondo Norberg-Schulz i luoghi e le persone possiedono un “genius loci” vale a dire: “La struttura di un luogo, ossia la dimensione dove ha luogo la vita è il genius loci.(…)Il genius corrisponde così a quel che una cosa è o a quel che vuole essere.”(4). Marichela Sepe nel testo “Il rilievo sensibile” riflette su come sia possibile indagare la transitorietà e la complessità del territorio contemporaneo indicando un possibile metodo di analisi del “Rilievo Sensibile”. Considera all’interno della sua analisi elementi che non sono riconoscibili attraverso cartografie di tipo tradizionale e che costituiscono l’identità dei luoghi. Nel luogo si possono individuare infiniti caratteri di cui esso si compone. Nell’analisi ci occuperemo infatti dei caratteri ambientali, storici, percettivi, antropologici e sociologici di un luogo. “Il carattere ambientale, scrive Norberg-Schulz, è l’essenza del luogo. Esso è costituito dalla forma, dalle cose concrete, dall’atmosfera in cui vivono. La prima operazione per dar vita ad un luogo è dargli un nome in modo da renderlo riconoscibile.”(5) Vi è poi un carattere storico che è rappresentato dai segni concreti dello spazio, dalla memoria delle cose. Il carattere percettivo, afferma Marichela Sepe, “(…) è costituito dagli elementi che possono essere percepiti attraverso i sensi: gli odori, i suoni, i sapori, gli elementi visivi e quelli tattili, i quali singolarmente e nella percezione complessiva possono influire sullo stato d’animo, sul benessere, sulle azioni, sul modo di comprendere il mondo circostante(6).Nel nostro procedimento di analisi si affiancano due tipi di lettura, indispensabili l’uno all’altro, uno di tipo esperienziale e l’altro di tipo oggettivo. Il primo fa riferimento a quello che abbiamo definito come carattere percettivo e comprende un rilievo esperienziale soggettivo e un rapporto diretto con gli abitanti. Il secondo riguarda gli strumenti classici dell’analisi come la cartografia e i dati. Tutte queste informazioni sono indispensabili per poter ricostruire la storia dei luoghi, basandosi sul confronto con dati storici. Sono tipi di lettura diversi ma indispensabili per comprendere a fondo un territorio, i suoi caratteri e le sue problematiche. Come ultimo punto dell’analisi si fa riferimento alle risorse, locali e non, di un territorio. Con il termine di risorsa si indicano tutti quei fattori e quegli elementi che costituiscono una potenzialità del
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e per il territorio. Potremmo fare riferimento per quest’ultimo punto a uno dei sette scenari del paesaggio italiano individuati da Arturo Lanzani. Prima occorre fare una distinzione tra i termini di territorio e di paesaggio. Eugenio Turri nel testo “La conoscenza del territorio” afferma: “l’uomo in quanto attore e fattore degli ecosistemi, opera sul territorio, spazio del suo agire, abitare, produrre, quindi dimensione concreta, oggettiva(…), in quanto nel territorio ci sono i suoi campi, la sua casa, i suoi luoghi di culto. Il paesaggio è invece la proiezione visiva di quel territorio, riconoscibile attraverso la percezione delle sue forme fisiche.” (7) In particolare lo scenario a cui si fa riferimento è quello del “paesaggio come risorsa da attivare per un differente modello di sviluppo” (8). Lanzani afferma:” Questa politica del paesaggio, dunque, si lega concettualmente a una pluralità di nuovi modelli di sviluppo in cui si possono combinare valorizzazioni turistiche a bassa intensità, ripensamenti e riorientamento dell’agricoltura verso produzioni di qualità.”(9)Uno studio molto attento di tutti questi elementi ci consente di avere una visione globale e complessa di tutto il territorio indagato ed è indispensabile per capire attraverso quali azioni è possibile operare. (1) Eugenio Turri, La conoscenza del territorio op.cit, 7. (2) Idem (3) Marichela Sepe, Il Rilievo Sensibile, op.cit., 21. (4) Cfr.Norberg-Schulz, Genius loci, op.cit. (5) Norberg-Schulz, Genius loci, op.cit., 13-14. (6) Marichela Sepe, Il Rilievo Sensibile, op.cit., 27. (7) Arturo Lanzani, I paesaggi italiani, op.cit. 221. (8) Eugenio Turri, La conoscenza del territorio op.cit., 14-15. (9) Arturo Lanzani, I paesaggi italiani, op.cit. 222.
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2.1 LO STATO DI FATTO Lo stato di fatto viene analizzato secondo due tipi di approcci: uno esperienziale e l’altro oggettivo. Il primo tipo di racconto è personale e nasce da un sopralluogo in cui il “lettore” indaga attreverso i sensi i caratteri dello stato attuale del territorio. Gli strumenti che possono essere utilizzati sono molteplici: dal semplice uso del testo scritto, all’uso integrato di materiali tecnologici come fotografie e video. Il racconto di Vito Teti nei paesi abbandonati di Calabria è fatto attraverso attraverso la scrittura e la fotografia:”Fotografare è diventato per me un altro modo di leggere e di scrivere. Fa parte ora del mio modo di guradare, di fissare i luoghi, di un altro modo di camminare, di interrogare, di domandare.”(1)Questa prima fase è uno dei momenti dell’analisi maggiormente affidato alla sensibilità del singolo rilevatore ed è caratterizzata da un forte livello di soggettività. Per il caso della Valle di Zeri sono stati fatti tre itinerari dove ogni volta sotto forma di “reportage” sono presentati racconti scritti e fotografie. Questo tipo viaggio e di errare fa riferimento non tanto alla tradizione più stereotipata del Grand Tour, quanto a un concezione più moderna dell’”approccio nomade”. Marichela Sepe afferma in merito a questo concetto: ”L’approccio nomade trova le sue radici nelle deambulazioni di Costant e nei percorsi dei situazionisti e si fonda sullo studio del territorio basato sulla conoscenza attraverso l’esperienza diretta.”(2)In questo modo l’area analizzata è sperimentata come una grande mappa cognitiva che viene aggiornata con il continuo attraversamento. Questo tipo di indagine viene effettuato dal Laboratorio di arte urbana Stalker che pone particolare attenzione alle aree di scarto, ai luoghi abbandonati e ai vuoti urbani.Come afferma Sepe:”la loro conoscenza può avvenire solo per esperienza diretta, attraverso l’uso della testimonianza piuttosto che della rappresentazione.”(3)L’altro strumento importante per la rappresentzione del territorio è la fotografia. In Italia l’uso del mezzo fotografico come documento di paesaggio nasce con la scuola di alcuni importanti fotografi: Gabriele Basilico, Olivo Barbieri. Questa esplorazione fornisce il materiale per comprendere lo stato delle cose e le problematiche. A ciò si uniscono le interviste agli abitanti e i racconti degli altri. Accanto a questo primo tipo di informazioni, che derivano da un’esperienza diretta, esistono i dati oggettivi: cartografie e dati. Questi ultimi possono essere presi da fonti Istat o da uffici comunali o provinciali e fanno riferimento a tre principali categorie: quantità della popolazione attuale, economia e patrimonio edilizio. Questo doppia entrata di informazioni, dall’alto e dal basso, contribuisce a ricostruire la storia dei luoghi e a comprendere le cause principali dell’abbandono. Nel caso specifico della Valle di Zeri si vede come la diminuzione della popolazione è avvenuta a partire dagli anni ‘50 per la mancanza di lavoro. (1)Vito Teti, Il senso dei luoghi, op.cit., XVIII (2) Marichela Sepe, Il Rilievo Sensibile, op.cit.,81-82 (3) Idem
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2.1.1 LA VALLE DI ZERI
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L’ESPLORAZIONE
itinerario 1: da Pontremoli a Coloretta
Lasciata alle proprie spalle Pontremoli si prosegue sulla statale che conduce a Zeri. La strada diventa a poco a poco stretta e piena di tornanti. All’inizio si incontra qualche gruppo di case sparse, si tratta per lo più di cascine con terreni annessi. Non c’è nessuno, solo la vista delle auto lascia intendere la presenza di persone. Il paesaggio di questa prima parte della valle è caratterizzato dalle coltivazioni di oliveti e di qualche vigneto. È la parte del comune con un altitudine minore e forse è anche quella meno caratteristica perché si trova al confine e ricorda i colli di Pontremoli. Proseguendo incontriamo un primo cartello che segnala la svolta per raggiungere il paese di Codolo. Questo borgo rappresenta la porta della valle perché è il primo ma è ancora molto distante dal centro. Poco dopo, infatti, si trova il cartello “benvenuti nelle valli di Zeri” quasi ad indicare che la vera valle inizia da questo momento in poi. Si procede per una quindicina di minuti e durante questo tragitto non si trovano né case né persone. Si continuano a percorre i tornanti immersi nella natura. Da una parte il bosco e dall’altra lo strapiombo sotto cui passa il torrente Gordana.Questo affluente del Magra ci seguirà fino al centro della valle. Ogni tanto si supera qualche piccolo ponte e ogni tanto si incontra qualche animale che attraversa la strada. Durante questa parte di viaggio non si riesce ad immaginare dove si arriverà e come sarà il paesaggio che ci troveremo di fronte. I boschi che ci
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sono prevalentemente di castagno, qua e là nei mesi di settembre e di ottobre si incontrano lungo la strada alcune macchine ferme: sono i fungaioli che si sono addentrati nei boschi alla ricerca del fungo più grande. Verso l’ultima parte del percorso la strada si fa meno tortuosa e dopo una curva ecco che si apre la valle di Zeri con il paese di Noce in primo piano e quello di Coloretta sullo sfondo. Il paesaggio cambia, lo sguardo è rapito dalla presenza di campi verdi. Si iniziano a intravedere le prime case, ma anche qui non si trova nessuna persona. Le prime abitazioni che si incontrano del borgo di Noce sono quelle lungo la strada anche se il borgo più antico rimane in basso. Proseguendo si trova un cartello con l’indicazione per il paese di Patigno che rimane un po’ più in alto sulla destra. Questo paese insieme a Coloretta rappresenta uno dei due centri più importanti: il primo sede delle attività amministrative, mentre il secondo sede di quelle economico-commerciali. Passando per Patigno si trova qualche persona: qualcuno che fa la spesa dal macellaio o un gruppo di uomini che discute in piazza davanti al bar. Nei campi limitrofi ogni tanto si trovano pecore e mucche a pascolare che alla vista di qualcuno scappano. Andando verso Coloretta si costeggiano molti campi che una volta erano tutti coltivati e cambiavano colore in base alle stagioni e alle semenze. Percorrendo la strada si trova sulla destra una fonte d’acqua, chiamata la Grotta,dove spesso si vedono macchine ferme per riempire le bottiglie. Poco dopo si oltrepassa il ponte sopra il Gordana e ci si avvicina al paese. La valle è ricca d’acqua e simbolo del suo passato è rappresentato dai mulini che si trovano ancor’oggi lungo le sponde dei torrenti. Prima di arrivare al paese si incontra un gruppo di case, dove una quindicina di anni fa c’era il benzinaio. Poco dopo un
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albergo chiuso “Le pianelle”, dove la vegetazione incolta ha avvolto completamente qualsiasi traccia di giochi per bambini e panchine. Un po’ di persone sono ferme a chiaccherare fuori dal negozio “il fungo”,uno dei due negozi di alimentari rimasto. Arrivati nella piazza principale dove si trova il simbolo del paese, il campanile pendente, si trova un gruppetto di pensionati intenti nelle loro discussioni. Raggruppati in una decina di metri ci sono tutte le funzioni di prima necessità: la farmacia, il macellaio, il bar, il giornalaio, la banca e la posta. A Coloretta così come a Patigno è più facile incontrare delle persone ma anche in questi paesi una volta superato “il centro” rimane la solitudine. La maggio parte della popolazione che si incontra è anziana, si vedono pochi giovani e ancor meno bambini. Molte case sono chiuse altre sono aperte e il segnale della presenza è dettato dall’abbaiare dei cani. Sopra Coloretta c’è un bosco di castagni che offre nella stagione autunnale i suoi frutti: castagne e funghi, l’unica accortezza è che bisogna stare attenti ai lupi.
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Da Pontremoli a Coloretta settembre-ottobre 2009
itinerario 2: da Coloretta alla Formentara
Proseguendo oltre Coloretta si trova dopo due tornanti il borgo di Castello, che ha questo nome perché qui sono presenti i resti dell’antico Castrum Ziri. Lungo la strada che porta al paese poco prima del cartello c’è un’altra fonte d’acqua che oggi non funziona più. Il borgo di Castello si presenta alla nostra sinistra ed è arroccato su un piccolo colle. Poco prima del vecchio borgo ci sono case degli anni ’70 in parte abitate e in parte no. La prima cosa che si nota è la chiesa con il suo campanile che fa da porta all’ingresso del paese. Percorrendo le strette vie interne si notano alcune abitazioni abbandonate e altre ristrutturate. Si vedono poche persone, ma si sente qualche voce provenire dall’interno delle abitazioni. Superato il borgo si aprono vasti campi sia a destra che a sinistra e si vedono anche alcune mucche e pecore al pascolo. Da questo momento in poi il paesaggio è caratterizzato da poche case, per lo più cascine che negli anni passati controllavano i terreni limitrofi. Si giunge così al bivio che porta da un lato verso monte Favà e al Passo del Rastrello e dall’altro verso la valle di Adelano. Proseguendo per Monte Favà si trova un altro bivio che conduce al Passo del Rastrello, una località di villeggiatura degli anni ’70. Il paesaggio che vi si trova è molto suggestivo e si trova anche il l monumento dedicato alla Libertà e alla Pace per i caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. Monte Favà è una piccola frazione che comprende un gruppo di case che erano perlopiù vecchie cascine estive. Infatti dato che il bestiame si spostava nella stag
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ione calda verso pascoli più alti anche le famiglie per questo periodo dell’anno abitavano in altre cascine. In questa località oggi ci abitano quattro famiglie di contadini e poi ci sono seconde case ristrutturate. Spesso d’estate capita di vedere lungo la strada le pecore che si spostano da un pascolo all’altro. Anche qui non si vedono molte persone, solo qualche contadino fuori dalle case. Proseguendo verso la valle di Adelano il primo paese che si incontra è Bergugliara. Suggestiva è la chiesa che dalla strada rimane più in basso. In questa frazione è presente uno dei pochi alberghi che funziona tutt’ora: il Belvedere. E’ aperto d’estate e anche qualche weekend nel periodo autunnale. Da questa parte della valle è possibile ammirare il panorama verso Coloretta e Castello. Superato qualche gruppo di case sparse si incontra il bivio per Adelano. Questa valle è la più piccola delle tre e non è caratterizzata da un centro grande ma da una serie di frazioni molto piccole. Non ci sono servizi di nessun tipo tranne la chiesa che domina la vallata. Gli abitanti della valle si dedicano all’agricoltura e all’allevamento di bovini ed equini e, nella stagione estiva ed autunnale, alla raccolta di prodotti del sottobosco, in particolare funghi. La valle è attraversata dall’omonimo torrente che porta le sue acque nel Vara. Di grande impatto visivo è la chiesa che si trova in mezzo alla vallata e si domina con lo sguardo dall’alto. Proseguendo lungo la strada in direzione Patigno si incontrano pochissime case. Sulla sinistra ci sono i boschi dove nella stagione autunnale si possono trovare le macchine dei fungaioli lungo la strada. Anche qui è presente una fonte d’acqua che viene utilizzata tutt’ora. E’ molto affascinante vedere come nello spostamento da un luogo ad un altro cambi il paesaggio e i suoi colori. Si incontrano pochissime
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persone dietro ai cancelli delle rispettive case. Si giunge così nella frazione di Valditermine che si trova sopra Patigno e oltre la quale si prosegue per il Passo dei due santi. Da questo punto in poi ci sono pochissime case, solo qualche cascina di cui una vende i propri prodotti. Continuando la salita le case sono sempre meno e domina da un lato il bosco e dall’altro la vallata. Giunti al bivio per il Villaggio Aracci si prosegue in questa direzione. La strada inizia a diventare sterrata fino a quando bisogna abbandonare l’automobile per proseguire a piedi. Il paesaggio che ci si presenta davanti è immenso e libero. Il sentiero conduce all’antico villaggio della Fomentara, dagli anni ‘50 completamante abbandonato. Si tratta di un gruppo di case d’alpeggio dove la popolazione di Noce e di Patigno si trasferiva nel periodo primaverile ed estivo. Oggi sono rimaste le tracce di questo modo di vivere e di costruire.
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Da Coloretta alla Formentara settembre-ottobre 2009
itinerario 3: da Coloretta a Bosco di Rossano
Oltrepassato il paese di Coloretta e seguendo la direzione per La Dolce si giunge nella valle di Rossano. La strada è ricca di tornanti e non sono presenti case ma solo qualche cascina sparsa nel territorio. La strada è costeggiata da campi e da boschi. All’inizio si incontra l’unico campeggio della valle: camping La Puledra. A metà tragitto si incontra la frazione della Dolce caratterizzata dalla presenza di cascine. Non si vedono persone. Terminati i tornati e saliti sulla cima del monte si apre al di sotto la valle di Rossano che è costituita da una serie di borghi che hanno come caratteristica quella di essere arroccati su degli speroni. Svoltando verso destra si prosegue per Chioso e Montelama. Quest’ultimo paese è molto piccolo ma estremamente affascinante perché si sviluppa in modo allungato lungo la parte finale di uno sperone roccioso. Camminando nelle sue strettissime vie, che sono percorribili solo a piedi, si notano alcuni edifici in cattivo stato. In questo paese ci vivono poche persone, una trentina. La sensazione che si ha nel passeggiare tra queste abitazioni è quella di un luogo ricco di storia ma fatiscente. Ci si può immaginare chiudendo gli occhi la vita di trentanni fa. Davanti a noi solo pietre che testimoniano il passato. Proseguendo lungo la strada in direzione Chiesa di Rossano si passa per altre due frazioni: Valle e Paretola. Questa parte del Comune è quella che ha subito maggiormente il fenomeno dello spopolamento
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è presente alcun tipo di servizio. Chiesa è il paescentrale che d’estate si ravviva un po’ di più grazie alla presenza della sagra dell’agnello di Zeri. Nel tragitto incontriamo solo una mamma che sta aspettando alla fermata del pullman il bambino che torna da scuola. A Rossano è attivo soprattutto l’allevamento dell’agnello di Zeri che è diventato presidio Slow Food. Gli altri due paesi che ritroviamo lungo il tragitto solo il borgo di Piagna e quello di Castoglio. Il primo prende il suo nome dalle piagne: tipiche pietre usate per le coperture delle case. Il secondo è conosciuto per la presenza della villa Mori di Castoglio. Camminando in entrambi questi paesi è possibile vedere molte case chiuse e altre abbandonate, in completo stato di degrado. Tutto ciò è un vero peccato per la perdita di un patrimonio importante e interessante.Da Paretola si trova l’indicazione per la svolta verso il paese di Bosco di Rossano. Il cartello segna 7 Km dall’arrivo ma percorrendo la strada la sensazione è quella di non arrivare mai. Sembra di andare in un altro luogo, lontano da tutto. La strada diventa sempre più stretta, passa una sola macchina. Si è immersi completamente nella natura, boschi su entrambi i lati. Lungo la strada non ci sono né case né persone. I tornanti si susseguono fino ad arrivare ad un piccolo spiazzo dove poter lasciare la macchina. Il borgo ancora non si vede. Svoltata la curva si apre il paese di Bosco. Sembra un luogo di altri tempi, solo, sul fondo di due vallate. Ha uno sviluppo longitudinale accanto al quale scorre il torrente con il suo affascinante mulino. Grazie a dei terrazzamenti alcune persone coltivano il proprio orto. Si prosegue a piedi lungo l’unica via. Ogni tanto si scorge da qualche abitazione la presenza di panni stesi. Alcune case sono state ristrutturate perché in estate molte persone che abitavano qui tornano per passare
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qualche settimana nella pace e nella tranquillità. Non ci sono servizi di nessun tipo solo una piccola chiesa. Il borgo è abitato d’inverno da una ventina di persone mentre d’estate raggiunge il numero di duecento persone.
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Da Coloretta a Bosco di Rossano settembre-ottobre 2009
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RACCONTI DEGLI ABITANTI E DI ALTRI
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i racconti degli abitanti
Per le interviste sono state scelte delle persone con caratteristiche tipo: -un’emigrata ; -una figura istituzionale; -un’emigrata che poi è tornata al paese a lavorare; -un’insegnante delle scuole; -una ragazza nata in argentina ma tornata nel paese del nonno; -una coppia di inglesi. Tutte le loro storie sono state molto utili per capire i fenomeni che sono avvenuti nel corso del tempo e per ricostruire i fatti.
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SCHEDA INTERVISTA 1 nome, cognome, età 2 famiglia (quanti siete?) (vivete tutti qui?) 3 ha sempre vissuto qui o si è spostato? 4 che lavoro ha fatto, per quanto tempo? 5 che lavori si svolgono qui principalmente? 6 la pop. è diminuita molto, da quando? Perché? 7 qual è secondo lei la causa principale del fenomeno? 8 Si ricorda qualcosa della storia o c’è un avvenimento che lo ha colpito particolarmente? 9 come si svolge la vita adesso? 10 hanno chiuso molte attività ultimamente? 11 in quanti siete durante l’anno? 12 c’è un po’ di turismo?
13 su quali risorse punterebbe per migliorarlo?
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Irina Quiligotti [emigrata]
Nel paese(Coloretta) c’erano tre alberghi, anche belli, due sono chiusi completamente e uno apre solo per tre mesi d’estate e prende qualche persona. Il turismo è poco, a Zum Zeri avevano fatto le piste ma viene poca neve e spesso non aprono gli impianti. Anche d’estate il turismo è diminuito, magari c’è gente che viene poco, per un giorno a fare un giro in moto. Non si fermano. Non nascono più bambini perché sono tutti via. Per i giovani pensare a dei progetti per riattivare il borgo sarebbe una cosa giusta.
Seconda Reggi [emigrata tornata a Zeri]
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Ivo Ferrari [ex sindaco comuni di Zeri] A zeri c’è solo un agriturismo a Noce. Se c’è un posto adatto per l’agriturismo è questo, ci sono vallate. Qui c’è l’iniziativa della pecora e dell’agnello zerasco. I giovani sono andati in buona parte a lavorare fuori anche lontano. Oggi i lavori che si svolgono principalmente sono commercio e turismo: non tanto nei vecchi borghi quanto forse nei villaggi turistici: villaggio Aracci e villaggio del Rastrello e marginalmente anche negli appartamenti. Ci sono anche inglesi che ultimamente sono venuti qui, anche qualche francese magari originario di qui. Noi speriamo che questo interesse sia l’inizio.
Rita [ex insegnante scuole elementari e medie]
Le vacanze sono cambiate, nessuno sta più un mese negli alberghi in qualsiasi posto. È cambiato il modo di fare villeggiatura. Il turismo è diminuito e di conse guenza anche il lavoro. Per quanto riguarda internet non si riesce a capire se non cablano il territorio per un problema economico, se non c’è la volontà. Io ho parlato con il Sindaco attuale e sembra che la volontà ci sia, ci sono dei problemi forse contingenti come la struttura della montagna che non permette di fare un collegamento rapido. Contadini non ce ne sono, più che altro allevatori di bestiame. Durante l’anno in tutta la vallata siamo in 1000 circa. Come risorsa su cui puntare, se tornasse la neve, sarebbe lo Zum Zeri. Le risorse ci sono in questo territorio, viene gente quando è periodo di funghi però non trova le strutture, non ci sono i ristoranti tanti hanno chiuso e preferiscono andare da altre parti. Poi c’è stata molta crisi legata alla mancanza di neve. Bed and Breakfast e agriturismi non ce ne sono, devono farli hanno avuto le sovvenzioni e poi non hanno fatto niente.
Fabiana Reggi: dall’Argentina a Patigno da dove era emigrato il bisnonno
Sei molto coraggiosa”. Glielo dicono tutti. Più ancora glielo dicono tutte. Non tanto per venire dall’Argentina in Italia, quanto per venire da un barrio (quartiere) del paese di Ciqaralles “C” (foresta) in comune di Unquillo, provincia e regione di Cordoba nel cuore delle colline preandine dell’Argentina a Patigno che neppure un decimo degli abitanti di Massa Carrara sa dove sia e meno di un millesimo dei cittadini toscani. Certo, coraggiosa lo è davvero Fabiana Soledad Reggi, 25 anni, professoressa di educazione fisica, viso dolce e solare sia quando ride sia, paradossalmente, quando si inonda di lacrime. Ma non tanto coraggiosa quanto il bisnonno Ermenegildo di Coloretta e la signora Cesira Conti di Patigno che con i loro cinque figli (uno nascerà nel nuovo mondo) erano partiti poco più di 80 anni fa, da quel paese che non c’è e che si chiama Zeri, per andare in un paese che non sapevano dove fosse, a far neppur loro sapevano cosa. Ma con cinque figli da crescere qualunque luogo al mondo doveva apparire un “el dorado” a chi poteva contare solo sul proprio pane e sul proprio pelo per mangiare e vestire, come recita un orgoglioso proverbio locale della miseria. Nonno Riccardo aveva visto Zeri con gli occhi trasognati di un bambino che si perde nelle favole e lo aveva raccontato appena avutane l’opportunità alla sig.na Francisca, che se ne era entusiasmata fino a farci su qualche pensierino e qualche marmocchio, tra i quali Hermenegildo Fortunato che, con la collaborazione di Beatriz Ana (figlia di un’italiana e di uno spagnolo) aveva a sua volta dato vita a una nuova nidiata di italo-spagnolo-argentini, tutti rigorosamente a doppio nome; Riccardo Alfredo, Nora Beatriz, Graciela Cristina e, finalmente la nostra Fabiana Soledad che vanta già sei nipotini. E così tra un Ermenegildo e un Riccardo siamo alla quinta generazione che si tramanda gli antichi nomi del paese solo con qualche variante grafica in omaggio alla nuova lingua. Il bisnonno era partito per un viaggio che non finiva mai con la valigia di cartone, o forse neppure quella ma soltanto qualche scatola legata con lo spago, con il solo tesoro della sua famiglia, l’angoscia di un distacco senza speranza di ritorno. La pronipote è ritornata
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con un veloce volo aereo e “uno zaino pieni di sogni e di progetti”. Ce ne racconti qualcuno? “Anche mio fratello Riccardo ha riguadagnato il vecchio mondo, ma si è fermato a Barcellona. Lo sono andata a trovare. Ma Barcellona non fa per me, confusa, caotica”. Non lo dice ma c’era soprattutto la nostalgia che l’antico emigrante aveva trasmesso di generazione in generazione. “Il primo passo a Patigno è stata una grande emozione. Cercavo la storia della famiglia. Ho trovato qualche parente e persone che hanno conosciuto la famiglia del bisnonno e me ne hanno parlato. Ho visto la casa. E’ difficile non piangere. Era il mio sogno e ora ci cammino dentro. Come in una favola, in un “cuento por los ninos”. C’era solo il sogno o c’era anche una dura realtà? “La vita in Argentina si è fatta molto difficile. Il lavoro è poco e malpagato. Le spese sono tante, i soldi pochi. Si fatica ad arrivare alla terza settimana. Dopo l’università porte chiuse, non si va da nessuna parte e due terzi dei laureati sono a spasso. Ho sempre lavorato anche durante gli studi, ma mi mancava qualcosa che forse posso trovare qua”. Con le mani in mano non ci sta. Lavora in un ristorante a Patigno e da lezioni di nuoto a Pontremoli. E’ disponibile per lezioni di spagnolo tramite la biblioteca comunale. E poi cosa vieta di pensare che per Zeri un’associazione sportiva possa essere una possibile ulteriore risorsa? Dal fondo dello zaino spunta un ultimo sogno. “Mi piacerebbe portare qui mamma per curarsi e papà perchè possa respirare i profumi della giovinezza dei suoi posti”. Davvero coraggiosa. Ben tornata a casa Fabiana Soledad. Suerte.
Articolo di Antonio Zanni pubblicato su “Il Corriere Apuano” del 5 aprile 2008. Tratto da Blogzeri: blogzeri.wordpress.com
AN ENGLISHMANS’ HOME IS A SHEEP SHED. . . UNA CASA DI INGLESI E’ IL RIPARO DELLE PECORE. . . Casa degli Inglesi in località Campo D’Onico. Englishman’s home located at Campo D’Onico. (Foto di Christine Danner).
Durante il pomeriggio, recentemente, ci piace sederci fuori della nostra casa sulla collina e trascorrere circa un’ora nel goderci il panorama. Si tratta di una piacevole pausa dai lavori di ristrutturazione che stiamo facendo per convertire la stalla per le pecore ed il fienile nella nostra casa. Vivere quì senza elettricità, acqua in casa, ed altre comodità non è facile ma ci dà molta soddifazione. “Ascolta” dice Brian “il suono del silenzio”. E’ vero, la pace e la tranquillità che ci sono quì sono una delle cose che cercavamo quando venimmo ad abitare a Zeri tre anni fa. Abbiamo lasciato l’Inghilterra per fuggire dalla vita moderna, cercando un nuovo modo di vivere. L’abbiamo trovato quì. Mentre ci guardiamo attorno possiamo vedere i monti di Zum Zeri, il monte Gottero e Montefavà; e le sacche di abitazioni tra di essi, il meraviglioso modo in cui il territorio si dispiega, ed i colori e gli umori della valle che muta continuamente con la luce del giorno. “Silenzio” – si, se togliamo il suono delle campanelle delle pecore di Zeri, il sussurro del vento attraverso gli alberi di castagno e lo scorrere dell’acqua nel fiume Gordana. E ancora i canti ed i richiami dell’ampia varietà di uccelli con i quali condividiamo questo lato della montagna. Zeri veramente è un luogo meraviglioso, immerso nella tradizione – tenuta viva dalla gente di Zeri, questo assieme alla natura ospitale degli zeraschi, in particolare, del nostro paese di Noce che ci fà sentire veramente a casa. Seduti su questa parte della collina, guardo attorno alla terra e alle case che abbiamo aquistato, e mi sento felice di averle trovate. Un luogo per essere, ed avere l’opportunità di conferire nuova vita dentro queste vecchie mura e chiamarle casa. Ci auguriamo di vivere quì per molti anni, il nostro rifugio per le pecore sulla collina, in nostro pezzo di Inghilterra in questo paradiso italiano. Tratto da Blogzeri: blogzeri.wordpress.com
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Indagine oggettiva
INDAGINE OGGETTIVA
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inquadramento territoriale
Il territorio del Comune di Zeri si estende per 73,51 mq in una zona montana dell’Alta Lunigiana tra i Comuni di Pontremoli e Mulazzo ed il crinale appenninico che ne delimita il confine con Liguria ed Emilia Romagna. La via principale di accesso è quella da Pontremoli: dall’uscita del casello dell’autostrda A15 si prosegue per 16 Km lungo la strada provinciale”Pontremoli-Zeri”. Il secondo accesso che proviene dalla Liguria prevede l’uscita Carrodano dall’autostrada A12 e la strada provinciale SestaGodano-Zeri. E’ in costruzione una terza via d’accesso che riguarda il collegamento con Parma attraverso Albareto.
Indagine oggettiva
la regione: Toscana
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Bologna
ForlĂŹ Cesena Pistoia Lucca
Prato Firenze
Pisa Livorno
Arezzo Siena Perugia
TOSCANA
Grosseto
Viterbo
14 comuni 1156,09 Kmq 55.449 abitanti
il territorio: Lunigiana
Pontremoli
Filattiera Zeri
Bagnone Comano
Mulazzo Villafranca in Lunigiana Licciana Nardi
Tresana
Podenzana
Aulla
Fosdinovo
Fivizzano
Casola in Lunigiana
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RICERCA*AZIONE
Le Valli di Zeri sono delimitate da rilievi montuosi che per la loro altitudine e conformità le isolano quasi completamente dal resto del territorio. Le cime più elevate sono: il Monte Fabei(1584 m.), il Gottero(1639 m.), il Focetto( 1536 m.) e lo Spiaggi(1554 m.). L’altidudine oscilla tra i 300 e i 1500 msl.
accesso 2 Autostrada Genova-Livorno(A 12) uscita Carrodano SP Sesta Godano-Zeri 25 Km-30m Monte Gottero m 1639
Sesta Godano
Indagine oggettiva
provincia: Massa Carrara : di 73,51 Km2
accesso 3 (in previsione) collegamento Zeri-Albareto
Monte Fabei m 1584
Monte Spiaggi 1554 accesso 1 Autostrada della Cisa A15 uscita casello di Pontremoli SP 36 Pontremoli-Zeri 18 km- 20 m
Autostrada della Cisa A15
Albareto
Pontremoli
267
mappa della valle
Zeri sorge lungo un’ampia vallata al confine della Toscana con la Liguria e con l’Emilia Romagna, denominata Lunigiana. Zeri è un nome collettivo, non indica un centro, ma un insieme di località. Il territorio del comune è costituito da un altopiano circondato da rilievi montuosi di altezza modesta, di cui il monte Spiaggi rappresenta una delle cime più elevate e solcato da tre diverse valli scavate dai torrenti Gordana, Teglia e Adelano. Il Comune di Zeri comprende tre vallate: la valle del Gordana, la valle di Rossano e quella di Adelano. Ognuna di esse è costituita da varie frazioni: Vallata del Gordana: Patigno, Valditermine, Villaggio Aracci, Costa d’Asino, Piandelmonte, Antara, Chiosa, Torricella, Bergugliara, Serralunga, Fichi, Villaggio Passo Rastrello, Castello, Coloretta, Noce, La Dolce e Conciliara; Vallata di Adelano: Casa Rocchino, Calzavitello, Casa Bornia, Casa Maddalena, Casa Biagi, Casa Tosi, Frandalini; Vallata di Rossano: Piagna, Castoglio, Chioso, Montelama, Chiesa, Paretola, Valle e Bosco. Ogni valle presenta proprie peculiarità territoriali e paesaggistiche.
Vallata di Adelano
Indagine oggettiva
271
v
Vallata del gordana
v
Vallata di Rossano
272
INDAGINE DEL FENOMENO
I borghi: vallata del Gordana Codolo
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 727 m.s.l. abitanti: 33
descrizione: Codolo è la frazione del territorio zerasco più vicina a Pontremoli. Vi si arriva dalla strada provinciale. La frazione comprende una vasta estensione di territorio boschivo che parte dai circa 300 m di Giaredo ai circa 800 del Monte Chiesa. L’economia della zona è stata sempre di origine agro-silvopastorale, i residenti erano soprattutto dediti alla raccolta delle castagne e di altri prodotti del sottobosco, ma un tempo era famosa anche per la produzione di vino sul ben esposto declivio di Giaredo.
Indagine oggettiva
273
Zum Zeri
Villaggio Aracci
Cernatore
Codolo Formentara
Valditermine Antara
Patigno
Bergugliara
Noce
Castello Frandalini Fichi Coloretta Serralunga La Dolce Monte FavĂ
Ferdana
Villaggio del Rastrello
Nucleo originario campi
276
INDAGINE DEL FENOMENO
Coloretta
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 674 m.s.l. abitanti: 260
descrizione: Coloretta si trova nella valle di Zeri, lungo la strada che porta al Passo del Rastrello o Rossano oltre Noce. È forse il centro più attivo della vallata e uno di quelli che ha il maggior numero di popolazione. La pianta del paese e le case rivelano l’origine medievale del borgo. A Coloretta funziona ancora qualche mulino per le castegne; un tempo elementi comuni del paesaggio che stanno ormai scomparendo. La chiesa del paese è dedicata a San Rocco. Distante una ventina di metri dalla chiesa si trova l’alto campanile. Il nucleo storico si chiama “Questè”, attorno a questo borgo si è sviluppata a partire dagli anni ‘60 la parte nuova del paese simbolo del quale è la torre civica pendente, costruita nel 1896 dagli abitanti, che ha dovuto recentemente subire un ridimensionamento per il cedimento del terreno che avrebbe potuto farla crollare. A Coloretta hanno sede l’Agenzia del Monte dei Paschi di Siena, l’ufficio postale, la farmacia, l’ambulatorio, la scuola elementare e materna , la caserma dei carabinieri, la sede della Proloco e il campo sportivo. Attualmente le scuole sono chiuse e sonofrequentate quelle di Patigno perchè hanno subito interventi per la messa in sicurezza. L’obiettivo, ultimati i lavori, sarebbe quello di spostarle nuovamente qui. A Coloretta c’erano tr alberghi: Pianelle, Da Mario e Luciano. I primi due sono chiusi lasciando i fabbricati completamente abbandonati mentre l’ultimo apre solo alcuni giorni durante la stagione estiva. Questo borgo che è uno dei più vivi, insieme a Patigno, della vallata sta morendo a poco a poco sotto gli occhi delle poche persone rimaste.
Indagine oggettiva
277
Zum Zeri
Villaggio Aracci
Cernatore
Codolo Formentara
Valditermine Antara
Patigno
Bergugliara
Noce
Castello Frandalini Fichi Coloretta Serralunga La Dolce Monte Favà
Ferdana
Villaggio del Rastrello
Il campanile simbolo del centro del paese
Il “Questè” Nucleo originario del paese.
280
INDAGINE DEL FENOMENO
Patigno
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 708 m.s.l. abitanti: 228
descrizione: Patigno è l’altro borgo più popolato della valle. Qui hanno sede i servizi amministrativi come la sede del comune e la biblioteca. Nel centro del paese un gruppo di vecchie case rurali circonda una piazza dove ormai cresce l’erba alta. Intorno al paese gli uomini hanno cura dei campi e dei pascoli; in questa zona viene allevato una specie particolare di pecora tipica di Zeri. Il nucleo storico del borgo è formato da caratteristiche case di pietra con la tradizionale copertura a piagne. A Patigno ora si trovano una pizzeria, un bar, un macellaio e un negozio di casalinghi. Le scuole, elementari e medie, momentaneamente sono state spostate qui da Coloretta. La chiesa di San Lorenzo è stata costruita nel 1786 nella stessa area del più antico tempio che compariva già nel 1470. Purtroppo il terreno su cui sorge oggi la parrochiale è interessato da una frana che lentamente sta scivolando verso valle e la chiesa è stata chiusa al culto dal 1982.
Indagine oggettiva
281
Zum Zeri
Villaggio Aracci
Cernatore
Codolo Formentara
Valditermine Antara
Patigno
Bergugliara
Noce
Castello Frandalini Fichi Coloretta Serralunga La Dolce Monte FavĂ
Ferdana
Villaggio del Rastrello
Comune
Piazza principale
Nucleo originario del paese.
S.Lorenzo
284
INDAGINE DEL FENOMENO
Noce
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 708 m.s.l. abitanti: 228
descrizione: Noce si trova nella vallata di Zeri, lungo la strada che porta al Passo del Rastrello da Pontremoli, passando da Coloretta e Castello. Il paese deve forse il suo nome a un bosco di noci che si trovava nei suoi pressi, così come indica Carlo Caselli nel suo viaggio in Lunigiana riportato nel libro “Lunigiana Ignota”. Noce è composto da due nuclei molto vicini, divisi da un piccolo canale. Nella parte alta si trova la parte principale del borgo, caratterizzata da case in pietra arenaria con copertura a piagne, numerosi passaggi voltati e l’oratorio della Vergine Maria, ad una navata, con tetto spiovente e con il portale recante un’incisione del 1636 sormontato da una bella statua della Madonna. Nella parte bassa sorge invece l’oratorio Santo Spirito, molto simile come struttura e dimensioni al precedente, con una bella facciata caratterizata da una pietra incisa nel portale d’ingresso. Nei dintorni si trova il torrente Gordana.
Indagine oggettiva
285
Zum Zeri
Villaggio Aracci
Cernatore
Codolo Formentara
Valditermine Antara
Patigno
Bergugliara
Noce
Castello Frandalini Fichi Coloretta Serralunga La Dolce Monte FavĂ
Ferdana
Villaggio del Rastrello
Nucleo originario del paese.
Ponte sul Gordana
Stretti di Giaredo
288
INDAGINE DEL FENOMENO
Castello
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 727 m.s.l. abitanti: 42
descrizione: Castello prende il nome da un preesistente castello che si ergeva sull’altura a nord del paese. Oggi sono solamente visibili i resti del “Castrum Zirri”, la base di una torre, un muro di cinta e massi di colore verdastro. Secondo la leggenda, il castello era possessione dei marchesi Malaspina. La chiesa del borgo il cui ultimo rifacimento risale al 1672 è dedicata a Sant’Agostino che si fetseggia a fine agosto. Durante il periodo bellico Castello fu colpita dalle rappresaglie tedesche e messa a fuoco. Oggi si può ancora notare l’edificio sede della dogana e del posto di guardia.
Obiettivi del lavoro
157
Zum Zeri
Villaggio Aracci
Cernatore
Codolo Formentara
Valditermine Antara
Patigno
Bergugliara
Noce
Castello Frandalini Fichi Coloretta Serralunga La Dolce Monte FavĂ
Ferdana
Villaggio del Rastrello
campi
Nucleo originario
Resti del Castrum Ziri
292
INDAGINE DEL FENOMENO
I borghi: vallata di Adelano Calzavitello-Casa Biagi
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 628 m.s.l. abitanti: 19
descrizione: Non esiste in questa valle un centro princiapale ma una serie di agglomerati tra cui spiccano Calzavitello e Casa Biagi. L’emigrazione, causata dalla crisi che ha investito tutte le zone montane, l’ha spopolata. Molti dei residenti rimasti si dedicano all’allevamento del cavallo bardigiano. Anche in questa valle non sono presenti servizi di nessun tipo solo una locanda.
Indagine oggettiva
Casa Maddalena Casa Rocchino
Casa Biagi
Calzavitello
Casa Tosi
Frandalini
Casa Biagi Calzavitello
Chiesa di Adelano
293
296
INDAGINE DEL FENOMENO
I borghi: valle di Rossano Piagna-Chiesa-Paretola
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: Piagna 785 m.s.l. Chiesa Paretola 681 m.s.l. abitanti: 55+36+30=121
descrizione: Il primo villaggio che si incontra percorrendo la strada di accesso che si stacca dalla provinciale è Piagna (785 m.), il cui nome richiama la tradizionale copertura dei tetti in lastre di arenaria(Piagne). Centro della valle è Chiesa di Rossano ed è sede della parrocchia di San Medardo. In fondo al borgo si notano le rovine del Palazzo Schiavi, sopra un’architrave è impressa la data del 1776, riferendosi probabilmente ad un restauro. Proseguendo si giunge a Paretola un paese che ha l’oratorio intitolato a San Genesio e che dispone di un albergo-ristorante.
Obiettivi del lavoro
Piagna Chiesa Chioso Valle Castoglio Paretola Montelama
Bosco
Piagna
Chiesa
Paretola v
campi
157
300
INDAGINE DEL FENOMENO
Chioso-Valle-Montelama
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: Chioso 771 m.s.l. Valle 664 m.s.l Montelama 771 m.s.l. abitanti: 17+28+17=62
descrizione: L’antico borgo di Chioso, in parte ristrutturato, sorge intorno alla signorile Casa Figaroli, datata anteriormante al XVI secolo. Poco distante si trova il borgo di Montelama. Montelama è un piccolo borgo caratteristico delle Valli di Zeri, rimasto ormai con pochi abitanti. La leggenda che si perde nel tempo racconta che qui siano vissuti certi individui capaci di compiere cose straordinarie, come quella di far volare la gente o trasformarla in animali.
Indagine oggettiva
Piagna Chiesa Chioso Valle Castoglio Paretola Montelama
Bosco
Chioso
Valle
Montelama borgo arroccato
301
304
INDAGINE DEL FENOMENO
Castoglio
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 750 m.s.l. abitanti: 33
descrizione: È la frazione più tipica di Rossano perché arroccata in cima ad un cocuzzolo, all’altezza di 750 metri, come un castello. Il più antico documento dell’archivio di famiglia in cui se ne parla è del 1546. L’interno del vecchio borgo, le cui strade sono ancora lastricate con le pietre, è un tipico esempio di architettura rurale.
Indagine oggettiva
Piagna Chiesa Chioso Valle Castoglio Paretola Montelama
Bosco
Castoglio
Torrente Teglia
305
308
INDAGINE DEL FENOMENO
Bosco di Rossano
regione: Toscana provincia: Massa Carrara altitudine: 628 m.s.l. abitanti: 35
descrizione: Bosco è l’ultimo borgo di Rossano. Si trova in una posizione paesaggistica di grande pregio in quanto rimane in fondo alla valle. Allo stesso tempo la posizione così impervia hadeterminato una fortissima emigrazione. Vi risiedono 39 abitanti, nel passato qui l’emigrazione è stata molto consistente. La gente vive ancora di attività agro-silvo-pastorali, in particolare si produce farina di castagne e si commerciano funghi. Sono ancora attivi due mulini di cui uno settecentesco. Bosco è il paese che ha subito maggiormente il fenomeno dello spopolamento dovuto in gran parte alla posizione territoriale: oggi vivono d’inverno una trentina di persone.
Obiettivi del lavoro
Piagna Chiesa Chioso Valle Castoglio Paretola Montelama
Bosco
Bosco di castagne
Torrente Serra
oratorio 1776
157
Indagine oggettiva
INDAGINE OGGETTIVA
DATI: P E R S O N E ECONOMIA COSTRUITO
313
314
RICERCA*AZIONE
dati demografici
La popolazione residente oggi
Il Comune secondo l’ultimo censimento Istat del 2001 conta una popolazione di 1376 abitanti. Gli ultimi dati riferiti al primo gennaio 2009 contano una popolazione di 1252 abitanti. La maggior parte della popolazione è anziana e le nascite sono molto ridotte: una o due per anno. Manca un ricambio generazionale e quindi la previsione è quella di una progressiva diminuzione causata dalla morte delle persone più anziane.
35 12 Casa Biagi
41
10
A Calzavitello Bergugliara
popolazione residente a Zeri per classe d’età(Istat 2001)
1.252 abitanti 595 maschi 657 femmine
0-24 25-44
53,9 età media 697,4 indice di vecchiaia
45-64 65- più di 85
228 260
19 14
Codolo di sotto
38
7
72
42
55 Patigno
Antara
Castello
Codolo chiesa
Noce
4
33
La Dolce Coloretta Chioso
17
30 28
17
Castoglio Valle
Montelama
Paretola
35
Bosco di Rossano
Numero di abitazioni (dettaglio loc. abitate)censimento 2001 400 350 300 250 200 150 100 50 0 1 23
4567
89
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28
67 24
1.bergugliara 2.chiesa di rossano
15.casa tosi
3.coloretta
16.castello
4.noce
17.castoglio
5.paretola 6.patigno 7.piagna 8.antara 9.bosco di rossano
18.chioso 19.codolo chiesa 20.codolo di sotto 21.la dolce 22.montelama
10.calzavitello
23.san lorenzo
11.casa biagi
24.valditermine
12.casa bornia
25.valle
13.casa maddalena 14.casa rocchino
26.villaggio aracci 27.villaggio del rastrello
15 12 Casa Biagi
An Calzavitello Bergugliara
Indagine oggettiva
1.946 abitazioni 356 case sparse
228 22
260 67
Codolo di sotto
86
17
Codolo chiesa
71 12
ntara
Valditermine Patigno
58
26
48
Noce
45 Castello
La Dolce
20
Coloretta Chioso
26
112 Piagna
23
Castoglio Valle
Paretola
Montelama
Bosco di Rossano
317
318
RICERCA*AZIONE
L’economia oggi L’economia di Zeri si base principalmente sull’allevamento ovino e bovino che si pratica nelle verdi valli della zona e dal quale proviene anche l’abbondante produzione del latte, sull’agricoltura e sulla produzione artigianale di olio e vino. Queste attività sono quelle che hanno caratterizzato la valle sin dalla nascita. Grazie alle diverse altitudini e ai diversi tipi di terreno è possibile infatti coltivare svariate speci. Oggi purtroppo queste attività sono andate perdendosi perchè le poche persone persone rimaste sono anziane e non riescono più a portare avanti questo tipo di lavori.
dati tratti dal rapporto della lunigiana 2004
Indagine oggettiva
popolazione occupata popolazione non occupata
Occupati per attivitĂ economica a Zeri (istat 2001)
addetti industria (agricole e boschive) addetti servizi addetti amministrazione addetti altro
Distribuzione delle imprese artigiane per settori economici (anno 2003)
agricoltura attivitĂ manifatturiera costruzioni commercio trasporti, comunicazioni altri servizi
319
320
RICERCA*AZIONE
coltivazioni nei campi
allevamento
agricoltura
bovino frutta ovino
animali da cortile ortaggi cavallo bardigiano
cereali
olivo vite
funghi
castagne
dati tratti dal rapporto della lunigiana 2004
Indagine oggettiva
321
Superficie agricola utilizzata per le principali coltivazioni praticate al censimento 2000 (ettari)
cereali
1,06
ortive
1,65
foraggere
0,03
vite
2,01
olivo
0,75
agrumi
0
fruttiferi
324,55
330,5 ettari di campi coltivati
322
INDAGINE DEL FENOMENO
2.2 RICOSTRUZIONE STORICA Ogni luogo è una stratificazione di storie, di layer temporali. Per comprendere le cause e i fenomeni che si sono susseguiti nel corso del tempo è necessario recuperare le informazioni storiche sia attraverso la ricerca di dati sia attraverso i racconti degli abitanti. Come afferma Turri: “ La dimensione storica si impone come componente imprescindibile di ogni situazione presente allorquando si indaga su una realtà territoriale(...)C’è infatti in ogni situazione territoriale un rapporto di continuità con le situazioni anteriori(...)”(1). In Italia ci sono stati dei momenti epocali che si sono ripercossi su tutta la penisola e che hanno portato a grossi cambiamenti politici, territoriali e demografici. La fine del secondo conflitto mondiale e il conseguente spostamento demografico rappresentano uno di questi. A partire dagli anni ‘50 infatti, molti paesi e realtà minori hanno subito il fenomeno dell’emigrazione per problemi economici e mancanza di lavoro. Una lettura ricca ed esaustiva dei cambiamenti subiti dal paesaggio italiano è stata data da Arturo Lanzani nel testo “I paesaggi italiani”. Nel periodo che comprende gli anni ‘50 e ‘60 la popolazione delle aree interne collinari e di montagna abbandona un’agricoltura povera di pura sopravvivenza, “(...)che si configura ora come attività esclusiva, ora legata al ciclo del castagno o all’allevamento stabile o transumante; abbandona insediamenti arrocati con un’accessibilità rimasta difficile, faticosa, dove regna una condizione dell’abitare dura ai limiti della sopravvivenza, anche se non di rado sapiente per i suoi stretti rapporti con la natura del suolo e virtuosa per la sua capacità di generare un’estrema cura di un territorio fragile e delicato.”(2)Questo ha generato degli effetti sul paesaggio che a causa della migrazione è stato abbandonato e lasciato decadere. In particolare negli anni ‘80-’90 nelle aree interne di montagna e di alta collina “(...)si assiste ad un ritorno progressivo del bosco, e più limitatamente della pastorizia. In questi territori emergono fenomeni di abbandono di molti insediamenti, di parziale rinaturalizzazione del suolo(...)”(3). In generale possiamo affermare che le cause che hanno determinato il fenomeno dell’abbandono dei borghi sono essenzialmenti di due tipi: cause endemiche e cause di tipo economico. Le prime sono quelle che fanno riferimento alle catostrofi ambientali: frane, terremoti, smottamenti, che hanno minato la sicurezza degli abitanti e generato spesso la costruzione ex-novo di piccoli centri alle pendici o nelle prossimità dei paesi originari. Nel secondo caso l’emigrazione è dovuta alla fine dell’economia di sussistenza portando la popolazione a spostarsi verso le grandi città come Milano, Torino, Genova o verso altri stati. La Valle di Zeri si inserisce proprio all’interno di questi momenti storiografici. Da un lato la fine della seconda guerra mondiale che segna la prima fase del ciclo migratorio e dall’altro le emigrazioni verso le maggiori città italiane e gli stati come Inghilterra, Francia e America. Gli strumenti attraverso cui è possile ricostruire la storia del luogo sono di due tipi: il primo riduarda i dati oggettivi e il secondo quelli soggettivi. I primi riguardano la variazione di popolazione e i numeri dell’emigrazione; i secondi i racconti di chi è emigrato e poi è tornato al paese e degli abitanti presenti ancora oggi. Come scrive Vito Teti nel testo”Il senso dei luoghi”: “ E’ davvero impensabile parlare di rovine e di abbandoni di un luogo, pescindendo da quegli eventi che sono altrettanto vicini, altrettanto costitutivamente partecipi della nostra vita, quanto lo sono l’abbandono di un piccolo nostro villaggio e le devastazioni delle nostre coste. E forse l’unico modo per essere presenti nel luogo-mondo, per tutelarlo e per salvarlo è sperimentare uno sguardo diverso sul pezzo a noi più vicino, cominciare qui ed ora a riconoscere e guardare i luoghi.”(4) (1) Eugenio Turri, La conoscenza del territorio op.cit, 11. (2) Arturo Lanzani, I paesaggi italiani, op.cit., 93. (3) Idem (4) Vito Teti, Il senso dei luoghi, op.cit, XIV.
324
RICERCA*AZIONE
2.2.1 LA VALLE DI ZERI
Ricostruzione storica
RICOSTRUZIONE STORICA
I DATI
325
326
RICERCA*AZIONE
i dati
La variazione della popolazione Il fenomeno dello spopolamento nel Comune di Zeri ha conosciuto diversi momenti. Il primo grosso ciclo di emigrazione è avvenuto dopo la fine del primo conflitto mondiale in quanto la guerra aveva distrutto gran parte dei paesi e non c’era più lavoro. Durante la metà degli anni ‘60 il Comune conosce un lieve miglioramento soprattutto grazie allo sviluppo del turismo. Proprio in questi anni nascono due villaggi turistici: Villaggio del Rastrello e Villaggio Aracci, e vengono aperti gli impianti invernali a ZumZeri. Purtroppo dalla metà degli anni ‘80 la popolazione comincia a diminuire di nuovo; manca il lavoro e gli abitanti si spostano verso le grandi città. A poco a poco hanno cominciato a chiudere le attività come gli alberghi, i ristoranti e alcuni negozi. Oggi la situazione in cui si trova il territorio è critica. La poca popolazione rimasta è costituita soprattutto da persone anziane che non lavorano più. Molte case sono seconde case che si popolano per brevi periodi durante l’anno e altre sono abbandonate.
Ricostruzione storica
327
Variazione popolazione Comune di Zeri
3750 3500 3250 3000 2750 2500 2250 2000 1750 1500 1250 1000 750 500 250 0 1861
1871
1881
1901
1911
1921
1936
1951
1961
1971
Schema emigrazione dal 1947 al 1982 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 1 9 4 7
1 9 4 8
1 9 4 9
1 9 5 0
1 9 5 1
1 9 5 2
1 9 5 3
1 9 5 4
1 9 5 5
1 9 5 6
1 9 5 7
1 9 5 8
1 9 5 9
1 9 6 0
1 9 6 1
1 9 6 2
1 9 6 3
1 9 6 4
1 9 6 5
1 9 6 6
1 9 6 7
1 9 6 8
1 9 6 9
1 9 7 0
1 9 7 1
1 9 7 2
1 9 7 3
1 9 7 4
1 9 7 5
1 9 7 6
1 9 7 7
1 9 7 8
1 9 7 9
1 9 8 0
1 9 8 1
1 9 8 2
1981
1991
2001 2007
328
RICERCA*AZIONE
popolazione residente a Zeri per singole frazioni(Comune di Zeri 4-2-1988)
Valle Piagna Paretola Patigno Noce Montelama La Dolce Coloretta Codolo Chioso Chiesa Castoglio Castello Bosco Bergugliara Adelano
05
0
100
150
200
250
300
95 81
Adelano Bergugliara
dati reperiti dal Comune di Zeri, ufficio anagrafe
Ricostruzione storica
366
92
309
132 Codolo
82
89
52 Patigno
Castello
Noce
62 53
La Dolce
40
59
Coloretta Chioso
26 Castoglio Valle
Paretola
49
Montelama
Bosco di Rossano
329
330
RICERCA*AZIONE
Ricostruzione storica
RICOSTRUZIONE STORICA
RACCONTI DEGLI ABITANTI
331
332
RICERCA*AZIONE
Irina Quiligotti [emigrata]
La popolazione ha cominciato a diminuire dopo la guerra perché qui non c’era lavoro. Per migliorare, per non far più i contadini perché non c’era più la rendita. Subito dopo la guerra le attività che hanno aperto maggiormente sono stati alberghi. Infatti si è sviluppato molto turismo. Nel paese(Coloretta) c’erano tre alberghi, anche belli, due sono chiusi completamente e uno apre solo per tre mesi d’estate e prende qualche persona.
Seconda Reggi [emigrata tornata a Zeri]
Ricostruzione storica
333
Ivo Ferrari [ex sindaco comuni di Zeri]
Rita [ex insegnante scuole elementari e medie]
Sono venuta nel 1978 prima insegnavo nella valle dello spezzino. Ho fatto l’insegnante nella scuola di zeri. Le classi inizialmente erano popolate, adesso in tutta la scuola media ci sono 4 bambini, sono decimati. Adesso la scuola è a Patigno, ci sono elementari e medie con nove bambini in tutto. Secondo me le elementari esisteranno sempre mentre le medie rischieranno di scomparire. La popolazione ha continuato a diminuire per la mancanza di lavoro e poi perché è cambiato il modo di fare villeggiatura. Nessuno fa come ho fatto io che venivo un mese quando ero ragazza con i genitori. Stavo qui e poi ho conosciuto mio marito. Adesso nessun ragazzo dopo i 17 va con i genitori in vacanza. Le vacanze sono cambiate, nessuno sta più un mese negli alberghi in qualsiasi posto. È cambiato il modo di fare villeggiatura. Il turismo è diminuito e di conseguenza anche il lavoro.
Ricostruzione storica
1941
3 agosto 1944 Primo rallestramento.
1945
10 gennaio 1945 Secondo rallestramento. Bruciano le case, i campi, il bestiame.
1951
1 ciclo migratorio ‘51-’71
1961
cercare lavoro. Molti v anno a ll’estero (Inghilterra, America) altri nelle grandi città italiane come Milano, Torino e Genova. Durante questo ventennio il Comune di Zeri ha subito il più grosso periodo di spopolamento. Poche persone continuano a coltivare i campi.
1971
boom economico ‘65-’85 Dalla metà degli anni ‘60 la situazione nel Comune comincia a migliorare g razie a l turismo. I n questo p eriodo a prono molti a lberghi sia a C oloretta c he P atigno. Nel 1971 n asce l’associazione s portiva Zum Zeri c on l a realizzazione d i impianti per sciare. Questo g arantisce p er i l periodo
1981 1985
Villaggio A racci e il V illaggio del R astrello. L a popolazione conosce i n questo p eriodo u n modesto a rresto d ella diminuzione. 2 ciclo migratorio ‘85-...
1991
Dalla metà degli anni ‘80 la popolazione riprende a diminuire . Le motivazioni s ono multiple: il t urismo non h a saputo stagioni invernali non hanno conosciuto un periodo favorev-
2001
2011
possibilità di studiare sono andati via dal Comune in cerca di situazioni migliori. Nei paesi oggi la popolazione è costituita per la maggior parte da persone anziane. La maggior parte degli alberghi chiude e il turismo inizia a diminuire.
Ricostruzione storica
Milano
Torino
Genova
Zum-Zeri Villaggio Aracci
Rastrello
Zum-Zeri zeri
H H
335
336
Ricerca*Azione
2.3 RISORSE POTENZIALI Una risorsa è qualunque bene esistente in natura utilizzabile dall’uomo che può sfruttarne le potenzialità. E’ possibile fare una distinzione tra due macrotematiche: risorse locali e non locali. Nelle prime, che fanno riferimento alle potenzialità specifiche del luogo un’ulteriore distinzione è data tra risorse ambientali come terra, acqua, boschi, campi, e non ambientali, ovvero patrimonio costruito e altre categorie come il turismo. Tra le risorse locali di tipo ambientale si possono indicare quelle caratteristiche che riguardano le forme fisiche di un territorio, le possibilità date dallo sfruttamento di campi e di boschi e le disponibilità idriche. Queste categorie non nascono da studi a priori ma sono già state individuate e analizzate da importanti geografi come Eugenio Turri. Capire quali sono le risorse più importanti di un territorio è fondamentale per comprendere su quali caratteristiche puntare per la valorizzazione del luogo. Anche in questo caso bisogna tenere presente il carattere di specificità di un territorio; non è detto infatti che tutti presentino le medesime risorse e che tutte le risorse siano da sfruttare. Tra le risorse locali non ambientali possiamo considerare il patrimonio costruito, ovvero la disponibilità di case o cascine abbandonate o vuote, che possono costituire un bene molto importante da utilizzare per la valorizzazione del luogo. Anche il turismo può inserirsi all’interno di questo gruppo di risorse se è presente già in minima parte sul territorio e deve essere potenziato. In merito a quest’ultimo punto è necessario fare un’ indagine accurata per capire verso che tipo di turismo si indirizza il territorio, per esempio se è presente turismo di colonizzazione. Per risorse non locali si intendono quelle potenzialità che provengono dall’esterno. Esempi di questa categoria sono: l’immigrazione intesa sia come possibile risorsa ma anche come una delle possibili soluzioni al problema, gli eventi riguardanti i campi dell’arte, della musica, del teatro e del cibo ed infine l’inserimento di comunità potenziali come l’ecovillaggio, il cohousing e gruppi di artisti. Un’altra tematica che sta prendendo sempre più piede è quella che ruota attorno al termine “slow” accanto a food o tourism e rispecchia un modo di vivere tranquillo, tradizionale e dal cibo ricco di tradizioni. Oggi questo stile di vita è ricercato in particolare da turisti stranieri come inglesi, norvegesi che scelgono questo tipo di vacanze legate al vivere sano e alla cultura. La riconoscibilità delle risorse è alla base delle teorie dello sviluppo locale. La riconoscibilità e la valorizzazione delle risorse locali diventano fondamentali per poter intraprendere un progetto di gestione territoriale.
338
RICERCA*AZIONE
2.3.1 LA VALLE DI ZERI
Risorse potenziali
R I S O R S E P OT E N Z I A L I
RISORSE LOCALI
339
340
RICERCA*AZIONE
risorse naturali
terra
Risorsa: riserva disponibile in caso di bisogno costituita da mezzi o capacità materiali o spirituali.(Dizionario lingua italiana) Una risorsa è qualunque bene esistente in natura utilizzabile dall’uomo. Come ad esempio l’aria, il suolo, l’acqua e l’energia.
risorse ambientali
acqua
Esistono risorse ambientali e non. Entrambe fanno parte delle risorse locali, ovvero presenti sul territorio. A queste si aggiungono le risorse non locali . costruito
risorse non ambientali
turismo
prodotto tipico
prodotto tipico campi
coltivazioni
boschi prodotto tipico
produzione energia
cascine
casoni
zumzeri
estivo
stagionale
prodotto tipico
+
allevamenti
342
RICERCA*AZIONE
La risorsa terra
Bergugliara
Coloretta
Bosco Piaggi alberi: castagni
19 ettari
Patigno
Noce
Rossano
Bosco ai Faggi alberi: faggio
119 ettari
Risorse naturali
343
Occupazione del territorio 4300 ettari
2.467 ettari
7351 ettari
7351 ettari
344
RICERCA*AZIONE
La vegetazione
La vegetazione è stata classificata utilizzando il modello delle zone fitoclimatiche. Quelle presenti nella valle sono: Castanetum, Fagetum, Alpinetum.
1.Castanetum
E’ la zona fitoclimatica che si incontra fino ad un’altezza di 700-800 m. Le specie caratteristiche di quetsa zona sono il castagno, la roverelle, le farnie, le betulle, il tiglio, il frassino, l’acero montano, il salice, il sambuco nero e il nocciolo. I castagneti presenti nella valle di Zeri si trovano per lo più in vicinanza dei centri abitati e sono abbastanza compromessi e per lo più abbandonati.
Risorse naturali
2.Fagetum
E’ la zona fitoclimatica che si riscontra tra i 700 e i 1.200 m slm. La specie caratteristica di questa zona è il faggio cha da origine ai boschi puri. Le faggete non permettono lo sviluppo del sottobosco poichè la luce che riesce filtrare è molto bassa e le foglie si decompongono in tempi molto lunghi.
3.Alpinetum
E’ l’ultima zona fitoclimatica riscontrata. Si trova sopra i 1.500 m slm. ed è definita dalla prateria alpina. Questo tipo di vegetazione si riscontra principalmente nella zona più alta della valle.
345
346
RICERCA*AZIONE
Sfruttamento dei campi fino agli anni ‘70
grano patata di zeri verdura frutta
Risorse naturali
347
Il territorio sin dalle sue origini ha sempre avuto una vocazione agricola-rurale. La maggior parte dei campi veniva sfruttata sia per la coltivazione di colture intensive come grano e frumento sia per quella di prodotti di prima necessitĂ . Parte di questi campi erano lasciati al pascolo di ovini e bovini.
348
RICERCA*AZIONE
Sfruttamento campi oggi
campi verdi
Risorse potenziali
349
Oggi non viene praticato più alcun tipo di coltivazione. Rimangono pochi orti vicino alle case degli abitanti rimasti che garantiscono un fabbisogno personale. Il territorio è molto cambiato, si tratta per la maggioranza di grandi campi verdi che in parte vengono lasciti per il pascolo di alcuni animali come l’agnello zerasco, che è diventato presidio Slow Food.
352
RICERCA*AZIONE
La risorsa idrica
Bergugliara
Torrente Adelano
Coloretta
Patigno
Noce
Rossano
Torrente T
Torrente Gordana
Molino Donnini
Molino Marghin
escursioni in Kajak
Teglia
Risorse potenziali
353
Torrente Gordana lunghezza: 15 Km autoritĂ di bacino: Magra comuni bagnati: Pontremoli, Zeri lunghezza comune Zeri: 10 Km
Torrente Teglia Fiume Magra
lunghezza: 13 Km autoritĂ di bacino: Magra comuni bagnati: Mulazzo, Pontremoli, Zeri lunghezza comune Zeri: 4 Km
354
RICERCA*AZIONE
risorse culturali
Il territorio è costellato da una serie di casoni, cascine, mulini che ne costituiscono una parte fondamantale. Si tratta per lo piÚ di case abbandonate che si trovano passeggiando nei boschi e nei campi e rappresentano una parte della storia agricola e rurale di questa valle. Si tratta di un patrimonio diffuso dove il villaggio della Formentara rappresenta un esempio tipico e soprattutto di particolare pregio sia storico che architettonico.
Casa Maddalena Casa Rocchino
Casa Biagi
Calzavitello
Casa Tosi
Bergugli
Frandalini
Serralunga
Ferdana
Villaggio del Rastrello
Risorse potenziali
355
Zum Zeri
Villaggio Aracci
Cernatore
Codolo Formentara
Valditermine Antara
Patigno
iara
Noce
Castello
Fichi Coloretta
La Dolce Monte FavĂ
Piagna Chiesa Chioso Valle Castoglio Paretola Montelama
Bosco
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RICERCA*AZIONE
Trasformazioni del patrimonio costruito
Una caratteristica che emerge dalla lettura del patrimonio costruito è quella della trasformazione come processo di evoluzione dal precedente assetto territoriale a quello attuale. Il territorio della Valle è stato profondamente modificato e le modificazioni rappresentano segni tangibili delle trasformazioni avvenute. Dall’indagine sviluppata sui singoli paesi emerge come le trasformazioni siano avvenute in base allo sviluppo dell’economia e quindi come le modificazioni più importanti siano avvenute nei paesi centrali: Coloretta, Patigno, Noce. E’ stato possibile classificare il patrimonio costruito secondo tre categorie: la categoria di trasforamzione totale, la categoria di trasformazione parziale e infine la categoria della trasformazione futura. Nella prima classe sono stati inseriti i paesi di Patigno, Coloretta, Noce, Bergugliara, Valditermine. Questi insediamenti sono quelli che maggiormente hanno subito gli effetti del passaggio dall’organizzazione socio-economica tradizionale a quella contemporanea. La tipologia insediativa tradizionale è leggibile nella parte storica del borgo dove sono stati mantenuti i caratteri originari mentre l’espansione ha introdotto architetture estranee al contesto. Nella seconda classe si trovano i borghi che hanno mantenuto i caratteri principali ; la ristrutturazione è avvenuta partendo dalle forme tradizionali e rispettando la la morfologia del terreno. Infine nell’ultimo gruppo sono stati inseriti gli insediamenti minori presenti nelle aree più decentrate della Valle. Si tratta per lo più di piccoli insediamenti temporanei utilizzati per lo svolgimento delle attività agricole e pastorali.
Casa Maddalena Casa Rocchino
Casa Biagi
Calzavitello
Casa Tosi
Bergugli
Frandalini
Serralunga
Ferdana
Villaggio del Rastrello
trasformazione totale trasformazione parziale trasformazione futur
Risorse potenziali
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Zum Zeri
Villaggio Aracci
Cernatore
Codolo Formentara
Valditermine Antara
Patigno
iara
Noce
Castello
Fichi Coloretta
La Dolce Monte FavĂ
Piagna Chiesa Chioso Valle Castoglio Paretola Montelama
Bosco
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RICERCA*AZIONE
Patrimonio costruito
La casa rurale rappresenta il legame vivente tra la terra e l’uomo che la coltiva. Dalla terra si ricavano i materiali da costruzione; in relazione al percorso del sole si ordinano i vani e tutto quanto copre e circondala superficie della terra diventa fattore determinante che influenza la forma della casa. Oggi il paesaggio costruito della Valle di Zeri si presenta alterato rispetto alle caratteristiche tradizionali; a scala territoriale e urbanistica gli insediamenti sono ancora leggibili e mantengono una connessione con il paesaggio circostante. A partire dagli anni ‘60 del novecento con il confluire del boom economico che stava investendo l’Italia, si è cominciato a costruire lontano dalle logiche tradizionali. Passeggiando nelle vie delle parti più recenti di questi paesi si riscontra un’edilizia di bassa qualità. Le ristrutturazioni e le nuove edificazioni sono avvenute senza continuità con le forme tradizionali. Questo atteggiamento ha distrutto buona parte del patrimonio storico e culturale della Valle. Nei due centri maggiori, Patigno e Coloretta, sono presenti numerose costruzioni anonime rispetto al contesto mentre i borghi che risultavano già maggiormente svantaggiati dalla posizione hanno mantenuto maggiormente le loro caratteristiche.
Risorse potenziali
Borghi che hanno mantenuto la conformazione tradizionale. Castoglio
Borghi che hannomodificato il loro impianto originario. Patigno
nucleo storico
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RICERCA*AZIONE
Modalità costruttive
La formentara: villaggio d’Alpeggio Osservando la carta del patrimonio costruito della Valle si può notare come un gran numero di edifici sparsi o raggruppati si distribuisce nell’area tra gli ottocento e i mille metri, al di sopra dei paesi attualmente abitati. Una miriade di puntini neri che nella realtà si trovano a malapena, spesso diroccati o sepolti tra la vegetazione sviluppatasi a invadere le costruzioni. Il villaggio della Formentara rappresenta uno di questi esempi che ci permette di ricostruire la storia del popolamento del nostro Appennino. La Formentara, una ventina di edifici sorti a ridosso di un crinale, a milleduecento metri sul livello del mare, è giunta fino a noi per essere stata abitata fino al secondo dopoguerra. Oggi il villaggio, estraneo all’assetto che la zona è venuta assumendo è nascosto al visitatore e disabitato. Dal punto di vista costruttivo gli edifici si caratterizzano per essere costruiti in pietra arenaria , ricavata da una vicina cava: spessi muri a secco e tetti realizzati con piagne. Sono edifici strutturati su due piani: al piano terra lo spazio per gli animali e al piano superiore le abitazioni. Nel Villaggio anche una cappella e un oratorio. La cappella e la piccola piazza che si apre sul davanti, ci riportano ai momenti di vita collettiva del villaggio che si esprimeva in varie circostanze .
Caterina Rapetti, La Formentara: storia e documenti di un villaggio d’alpeggio. Fig: pianta piani terra
Risorse potenziali
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RICERCA*AZIONE
risorse produttive
Agricoltura L’agricoltura come attività è poco presente sul territorio in quanto pochissime persone praticano ancora questo lavoro. E’ un’attività che viene dalla tradizione del luogo in quanto il territorio presente principalmente caratteri rurali. La popolazione era infatti dedita al lavoro della terra e si nutriva di quello che gli offriva. La vita seguiva il ritmo delle stagioni e dei prodotti che venivano coltivati.
Allevamento L’allevamento insieme all’agricoltura costituiva la principale occupazione della popolazione. Oggi questa attività è presente in modo maggiore rispetto alle coltivazioni, anche se i numeri sono comunque basi. In particolare gli allevamenti principali riguardano l’agnello di Zeri che è divenuto insieme alla patata uno dei prodotti di presidio slow food.
Turismo Una risorsa da potenziare è quella turistica. Purtroppo il territorio non presenta strutture ricettive, come alberghi e ristoranti, in grado di accogliere i turisti. Da qualche anno si assiste alla presenza soprattutto durante la stagione estiva di inglesi e francesi che tramite parenti emigrati sono venuti a conoscenza del comune. L’attività turistica è ancora molto stagionale, in particolar modo estiva, anche se ci sono alcuni momenti come quello autunnale legato alla raccolta dei funghi che attirano un pò di persone durante i weekend.
Risorse potenziali
dicembre
novembre
ottobre
settembre
agosto
luglio
giugno
maggio
aprile
marzo
febbraio
gennaio
Richiesta turistica
vacanze estive sagre
impianti sciistici
raccolta funghi castagne e noci
zeri persone emigrate turisti
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Ricerca*Azione
2.4 CONCLUSIONI GENERALI Dalla lettura del territorio sotto vari punti di vista, oggettivi e soggettivi, si traggono delle prime conclusioni relative ad ambiti diversi tra loro: ambito sociodemografico, ambito economico-produttivo e ambito territoriale. Il lavoro di analisi, di raccolta dati e succesiva ricostruzione è la base su cui poter costruire delle prime riflessioni riguardo al nostro campo d’indagine. Come afferma Turri: ” si tratta, in altre parole di prendere coscienza dei problemi e delle condizioni locali” (1), in modo che ogni nuovo intervento si inserisca in modo armonico nel contesto preesistente. Conoscere i valori culturali di un territorio diventa una forma di difesa delle identità locali. Lo studio, partito da una dimensione geografica, si è esteso a quella di ricostruzione storica. L’indagine finale relativa al campo delle risorse è fondamentale per capire su quali caratteristiche poter agire per migliorare le potenzialità del luogo. L’idea è quella di poter offrire attraverso questo esempio una possibile metodologia da seguire per lo studio di altre realtà. Da questo primo corpo di materiali è importante estrarre delle riflessioni e delle prime conclusioni rispetto all’idea che ci siamo fatti del territorio analizzato. Riflessioni che riguardano gli aspetti demografici: caratteristiche della popolazione, età media, presenza di giovani e di anziani. Per quanto riguarda le caratteristiche economico-produttive bisogna capire le attività attuali, le fonti di reddito e la presenza o meno di turismo. Infine tra le caratteristiche territoriali occorre individuare: la vocazione del territorio, la presenza di borghi di interesse storico-artistico, la presenza di paesaggi di notevole pregio e le risorse ambientali su cui poter puntare. Il lavoro successivo di individuazione di una possibile strategia nasce e si sviluppa proprio a partire da queste prime conclusioni. E’ importante conoscere sotto vari aspetti il territorio di cui ci stiamo occupando per comprendere se è possibile intervenire e attraverso quali strumenti e metodi. (1) Eugenio Turri, Conoscenza del territorio, op.cit., 7.
366
RICERCA*AZIONE
2.4.1 LA VALLE DI ZERI
Conclusioni generali
CONCLUSIONI GENERALI
VARI ASPETTI
367
368
RICERCA*AZIONE
La risorsa turismo Conclusioni
Dall’attento e minuto lavoro di lettura e analisi della valle di Zeri è stato possibile tracciare delle prime conclusioni riguardo alle caratteristiche di questo territorio. I vari aspetti sono stati raggruppati secondo tre macrocategorie: aspetti sociali, aspetti economici e territoriali. Il dato che emerge con forza riguarda la drastica diminuzione della popolazione a partire dal secondo dopoguerra, prevalentemente per motivi di carattere economico come la mancanza di lavoro. L’altro fattore che emerge in modo evidente è quello della presenza di abitanti prevalentemente anziani che non sono più in grado di lavorare. Ci sono pochissimi bambini, quattro per tutte le classi delle scuole medie. Proprio per questo motivo anche le scuole rischiano di chiudere definitivamente perdendo la possibilità di usufruire del servizio. Il tasso di mortalità è alto rispetto alle nascite. Per quanto riguarda l’aspetto sociodemografico siamo di fronte quindi ad una situazione ferma, bloccata che non presenta alcun segnale di miglioramento. Dal punto di vista economico ci troviamo difronte ad una realtà che viene definita dal testo sul disagio insediativo come“ vecchio mondo antico”. Vale a dire ad una realtà le cui caratteristiche sono: la presenza di una popolazione anziana e una densità demografica negativa, la struttura commerciale è polverizzata, sono pochi gli addetti al commercio e quelli alla grande distribuzione.Anche il turismo non costituisce un elemento di forza per queste aree, anche se il dato relativo alle case per vacanza evidenzia una vocazione poco sfruttata e promossa. Osservando il grafico sulla popolazione occupata e non nel comune è evidente come solo il 18% abbia un posto di lavoro perchè la restante parte della popolazione è in pensione. L’economia si basa principalmente su alcuni allevamenti di bestiame, occupazioni amministrative e alcune commerciali. I campi sono scarsamente coltivati, alcuni sono abbandonati o utilizzati per il pascolo. Il turismo, presente in modo modesto, costituisce una fonte di reddito per il comune ma anche questo non è abbastanza sviluppato perchè mancano strutture ricettive, sia alberghi che ristoranti. Infine per quel che concerne gli aspetti territoriali possiamo dire che il comune ha sostanzialmente una vocazione agricolo-rurale con la possibilità di coltivare prodotti di alta qualità. Sono presenti alcuni borghi con caratteristiche di pregio dal punto di vista architettonico e delle modalità costruttive, simbolo di un passato dedito alla vita rurale e nei campi. Un’altra importante caratteristica riguarda il tipo di funzionamento di Zeri, ovvero di un sistema di borghi che lavorano a rete e in cui i servizi sono delocalizzati. Il paesaggio ricco di varietà dal punto di vista delle speci sia animali che vegetali, offre splendidi panorami e possibilità di escursioni.
Conclusioni generali
369
ASPETTI SOCIALI POPOLAZIONE IN FORTE CALO variazione di popolazione
1951
3.367
2001
1.273
3750 3500 3250 3000 2750 2500 2250 2000 1750 1500 1250 1000 750 500 250 0 1861
1871
1881
1901
1911
1921
1936
1951
1961
1971
1981
1991
2001 2007
POPOLAZIONE RESIDENTE ANZIANA
32
22
29
36
65
88
61
70
49
103
<5 5-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-49 50-54
97
55-59
116
60-64
fascia di età maggiore
127
65-69
149
70-74
127
75-79
60
78
80-84
>85
370
RICERCA*AZIONE
ASPETTI ECONOMICI OCCUPAZIONI SCARSE Popolazione occupata a Zeri
popolazione occupata popolazione non occupata
Occupati per attivitĂ economica a Zeri (istat 2001) addetti industria (agricole e boschive addetti servizi addetti amministrazione
)
addetti altro
principali attivitĂ
bovino allevamento
agnello di zeri-presidio slow food cavallo bardigiano
amministrazione
banca posta
commercio
comune
Conclusioni generali
ASPETTI TERRITORIALI VOCAZIONE AGRICOLO-RURALE
prodotti della terra
frutta ortaggi cereali olivo vite funghi castagne
TERRITORIO CHE LAVORA A RETE servizi delocalizzati
patigno-municipio
coloretta-banca e posta
PAESAGGIO + ESCURSIONI
371