VEDERE L’INVISIBILE
relatore:
Gennaro Postiglione
studenti:
Chiara Cicciarella Silvia Medici
“voglio difendere qualcosa che non e’ sanzionato, che non e’ codificato, che nessuno difende, che e’ opera, diciamo cosi, del popolo, di un ’intera storia del popolo di una citta’, dell’infinita’ degli uomini senza nome che pero’ hanno lavorato all ’interno di un’epoca che poi ha prodotto i frutti piu’ estremi, piu’ assoluti nelle opere d ’arte."
(1)
P.P. Pasolini, La forma della citta’
VEDERE L’INVISIBILE
Book I: RACCONTO Premessa cap. I: Il disagio insediativo I.I in Italia I.II in Abruzzo
cap.II: Piccoli ma unici II.I Definizione di patrimonio culturale II.II Paesaggio culturale
cap.III: Il comprensorio delle Gole del Sagittario III.I L’importanza di una rete
III.II Le Gole del Sagittario lettura e interpretazione del territorio _analisi indiretta raccolta dati _indagine diretta/esperienzaiale patrimonio naturale fotografie cartografie mappe III.II I borghi _Anversa degli Abruzzi descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Castrovalva descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Villalago descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Scanno descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Frattura Vecchia descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali
cap. IV: Il turismo della memoria IV.I il viaggio come strumento di conoscenza IV.II il viaggio come cammino, il cammino come appropriazione dei luoghi
Note
Book II: PROPOSTA PROGETTUALE Approccio progettuale cap.V: Ospiti Inaspettati _Frattura Vecchia: lettura e analisi del territorio mappe fotografie _concept _proposta progettuale cap.VI: Due pause nel paesaggio _Villalago: lettura e analisi del territorio mappe fotografie _concept _proposta progettuale cap.VII: Il paesaggio si fa quadro _Castrovalva: lettura e analisi del territorio mappe fotografie _concept _proposta progettuale
Note Bibliografia
PREMESSA
“Vedere l’invisibile” prende avvio da un indagine avviata nel 2010 durante il corso di laboratorio di progettazione sui borghi del territorio abruzzese, un patrimonio non sufficientemente conosciuto, socializzato e fruito, ma tipico del paesaggio e del territorio italiano, perché testimonianza vivente di quegli insediamenti umani che hanno definito nella storia della cultura italiana un modello di disegno e sviluppo delle funzioni antropiche nei contesti naturali. Tale indagine si e’ approcciata al tema attraverso due modalita’:
indiretta:
diretta:
raccolta
visita
informazioni
esperienziale
Il testo affronta il problema dell’invisibilita’ di un patrimonio culturale costituito da: patrimonio materiale, patrimonio immateriale, risorse naturali e paesaggistiche, paesaggio culturale, patrimonio delle narrazioni. L’invisibilita’ spesso e’ correlata al fenomeno dell’abbandono che ha investito i centri minori: questi, per necessita’ di difesa si sono collocati in territori impervi e di difficile raggiungimento, condizioni attualmente inadeguate con il bisogno di facile connessione e accesso. Oltre a limiti territoriali e a una condizione di fragilita’ e incapacita’ di adeguarsi all’evoluzione richiesta dal mutare dei tempi, alcune politiche di rifunzionalizzazione indiscriminata ne stanno trasformando integralmente e irrimediabilmente la natura, la vocazione, l’aspetto, mettendone ulteriormente a rischio l’esistenza.
Questa indagine vuole quindi dar voce al modello insediativo del borgo, bene da valorizzare sia per la potenziale sostenibilita’ legata alla sua dimensione diffusa e capillare nel territorio -sfruttabile attraverso dinamiche di sviluppo basate su reciprocita’ e vicinanza- sia perche’ insieme armonico di beni di diversa scala immersi in territori di particolare bellezza paesaggistica. La prima parte del racconto offre una raccolta di dati riguardanti il fenomeno del disagio insediativo tipico dei centri minori, prima effettuata ad una scala nazionale, poi regionale, per finire all’area ristretta del comprensorio delle Gole del Sagittario composto da tre distretti comunali. La seconda parte approfondisce e definisce il termine “patrimonio culturale” con le sue diverse accezioni. La terza parte indaga il turismo escursionistico e il recente aumento del “turismo della memoria”, la cui attenzione si rivolge all’identita’ e alla storia dei luoghi risultando il possibile potenziale su cui poter far leva per evitare la totale dismissione di questi territori, culla di saperi e tradizioni. Infine, la quarta parte, illustra il progetto di intervento che si focalizza sulla realizzazione di piccole infrastrutture, all’interno pero’ di una strategia piu’ ampia che prevede la diffusione di informazione e di conoscenza di questi borghi. Dispositivi minimi capaci di creare aspettative e curiosita’, capaci di instaurare un dialogo con il preesistente e di trasformarlo dimostrando la possibile convivenza tra opere contemporanee e contesti storici. Stanze nel paesaggio che si modellano a seconda del rapporto che si vuole instaurare con esso: contemplazione, interazione, rievocazione. Obiettivo principale del lavoro e’ dunque la valorizzazione culturale dei borghi abbandonati in Abruzzo attraverso un progetto di disvelamento e legittimazione dei valori materiali e immateriali in essi presenti.
CAPITOLO I
DISAGIO INSEDIATIVO
IL DISAGIO INSEDIATIVO A LIVELLO NAZIONALE
percentuale piccoli comuni sul totale della regione
% piccoli comuni sul totale comuni della regione
89%
piemonte valle d’aosta lombardia trentino a. a. veneto friuli v. g. liguria emilia r. toscana umbria marche lazio abruzzo molise campania puglia basilicata calabria sicilia sardegna
99% 71% 91% 54% 72% 78% 45% 47% 65% 72% 67% 82% 91% 61% 33% 76% 80% 51% 83%
italia 70,4%
percentuale popolazione dei piccoli comuni sul totale della regione
30%
piemonte valle d’aosta lombardia trentino a. a. veneto friuli v. g. liguria emilia r. toscana umbria marche lazio abruzzo molise campania puglia basilicata calabria sicilia sardegna
72% 22% 46% 16% 24% 15% 10% 9% 15% 22% 8% 28% 48% 12% 5% 34% 33% 10% 32%
italia
18%
superficie occupata dai piccoli comuni
358.589 kmq territorio nazionale
210.935 kmq piccoli comuni
L’Italia e’ un territorio costellato da un grande numero di comuni dalle piccole dimensioni, infatti il 70,4 dei comuni italiani (5703 su 8101) ha una popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Se scendiamo ancora piu’ nello specifico, dei 5703 piccoli comuni, il 61,9 % di questi ha una popolazione tra i 0 e i 1999 abitanti. Questi piccoli comuni sono dislocati in tutta la penisola e ne occupano il 70%. Regioni come la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, L’abruzzo sono quelle con una percentuale maggiore.
cause: struttura popolazione
158 media piccoli comuni 137,8 media nazionale italiana
italia
piccoli comuni immigrazioni
Spesso questi territori sono caratterizzati da un basso tasso di crescita demografica, da un elevato indice di vecchiaia e da un basso valore dell’immigrazione. A fronte del 7% della popolazione sotto i 14 anni di eta’ e’ presente il 9% del totale nazionale degli over 65, un valore superiore di oltre il 20% alla media italiana e vi risiede solo il 3,5% di stranieri. Entrambi i dati indicano una limitata vitalita’ insediativa caratterizzata da minori spostamenti e movimenti della popolazione. (2)
altre cause...
Le negative condizioni strutturali della popolazione unite all’assenza di servizi, all’isolamento, alla mancanza di lavoro spesso causata da un passaggio di economia non supportata da una strategia sistemica, all’impoverimento delle potenzialita’ produttive, allo scarso appeal che queste stesse aree, poco vitali dal punto di vista produttivo, esercitano sull’esterno e dunque sulla capacita’ di attrarre nuove imprese e nuovi abitanti, e all’incapacita’ di promuovere una propria identita’ turistica, hanno portato questi centri minori a una condizione di disagio. Questo fenomeno di marginalizzazione si sta estendendo a territori di piu’ ampie dimensioni, e anche secondo alcune proiezioni di Legambiente, sembra crescere nel tempo.
IMMIGRAZIONI
CALO DELLE NASCITE
MANCANZA SERVIZI
MANCANZA POSTI DI LAVORO
ISOLAMENTO
ABBANDONO DEI CENTRI MINORI
disagio insediativo in
ABRUZZO
In questa ricerca l’indagine sul disagio che investe diverse aree del territorio italiano si concentra sull’ Abruzzo. Questa regione si caratterizza per una densita’ abitativa relativamente bassa determinata da un territorio prevalentemente montuoso e da vaste estensioni di aree protette. Infatti, oltre l’80% dei comuni presenti nel territoirio presenta una popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Le aree interne di montagna sono caratterizzate da una sostanziale marginalita’, con un’agricoltura particolarmente estensiva, un tasso di disoccupazione piu’ elevato rispetto alla media regionale e una minore qualificazione professionale degli addetti al ciclo produttivo. Nonostante il passaggio, agli inizi degli anni ‘60, da un economia pastorale a una industriale abbia portato l’Abruzzo ad uscire da una situazione di depressione, l’articolazione delle industrie risulta spesso inorganica e poco coordinata. La dislocazione delle aree industriali lungo specifici assi , quali quello della val Pescara e del litorale Aprutino, ha incentivato ulteriormente il divario gia’ preesistente all’interno del territorio stesso, rafforzando il movimento interno dall’alto verso il basso e dai villaggi verso le citta’. Questo fenomeno ha determinato lo spopolamento delle aree piu’ montane ed interne caratterizzate da una morfologia piu’ complessa e dalla mancanza di servizi e di poli attrattori nelle zone circostanti. L’esodo delle forze lavoro piu’ giovani ha invece determinato un alto tasso di insenilimento tanto da raggiungere valori molto elevati dell’indice di vecchiaia. I piccoli borghi, dislocati spesso lungo le pendici degli appennini, in zone difficili da raggiungere, sono stati quindi investiti da questo fenomeno di svuotamento.
densita' popolazione
54 comuni con popolazione maggiore ai 5001 abitanti
198 comuni con popolazione dai 501 ai 5000 abitanti
53 comuni con popolazione inferiore ai 500 abitanti
DATI PICCOLI COMUNI comuni
popolazione
2009
fino a 500 residenti
53
501 -1000 residenti
50
36.465
1001-2000 residenti
89
126.242
2001-3000 residenti
26
63.957
3001-4000 residenti
21
72.237
4001-5000 residenti
12
53.964
251
16.229
369.094
305 comuni abruzzesi
251
1.334.675 popolazione abruzzese
369.094
indice strutturale
+
53
+
53
+
fasce d’eta’ 0 - 14 14 - 64 65 +
+
52
L’indice di dipendenza strutturale e’ il rapporto tra la popolazione in eta’ non attiva (0 -14 e 65+) e la popolazione in eta’ attiva (15-64). L’indice di dipendenza da’ un’idea del rapporto tra la popolazione che “sostiene” (ovvero la popolazione tra i 15 - 64 anni) e la popolazione che deve essere “sostenuta” (giovanissimi e anziani). Valori oltre i 100 mostrano una situazione in cui gli “inattivi” prevalgono sulla potenziale classe lavoratrice. L’indice per l’Abruzzo e’ 52, un po’ piu’ alto della media del Mezzogiorno (49). (istat 2009)
49
indice vecchiaia
157
161
E’ il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella tra i 0–14 anni, moltiplicato per 100. Questo indice esprime il grado di invecchiamento della popolazione. 100 esprime il valore di equilibrio tra anziani e giovani, all’aumentare di questo valore gli anziani prevalgono sui giovani. Molti comuni dell’abruzzo hanno un indice di vecchiaia elevato che fa presupporre una totale assenza di future generazioni e di conseguenza una “morte” del comune. (istat 2009)
162
2009
161
2007
2001
151
156
2005
140
2003
132
1999
125
1997
1993
109
117
1995
118
popolazione straniera
68,3 % 7,3% 10,9%
13,2%
0,2%
5,2% 1,9%
romania
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
albania
macedonia ucraina polonia bulgaria Kosovo
marocco senegal
cina
tunisia nigeria egitto
india
brasile
giappone
venezuela
argentina
filippine
australia samoa
rep.dominicana
nuova zelanda EUROPA
A F R I CA
L ’AQUI L A
OCE A N I A
TERAMO
A S IA
P E SCA R A
18% 28%
30%
AME R IC A
C H IE TI
24% ABRUZZO
indice struttura della popolazione
1.262.397 ab. nel 2001 in abruzzo
58% l’aquila
17,4%
13,6%
59%
agricoltura
14,1%
occupati
13,9%
59%
76,4%
46,6% teramo
chieti
pescara
3%
4%
3%
5%
industria
58%
63%
59%
61%
altri servizi
38%
33%
38%
33%
L’analisi occupazionale ha individuato che il 59% della popolazione totale risulta occupata. Specificando i dati per le quattro province si evince che la provincia di Chieti, con il 76,4% detiene la percentuale di occupati piu’ alta. Inoltre la percentuale riscontrata nelle 4 province, e’ stata ulteriormente suddivisa nei settori dell’industria, agricoltura e altri servizi.
CONSIDERAZIONI
abruzzo 1861
1951
2009
borghi 1861
1951
2009
Mentre in tutta la regione la popolazione e’ in crescita, nei centri minori cala drasticamente. La popolazione abbandona i centri minori per spostarsi in citta’ poiche’ offre loro tutte le necessita’ di cui ha bisogno.
la popolazione che rimane nei centri minori e’ per lo piu’ anziana
cause dell’ abbandono dei centri minori: passaggio da un’economia basata sull’agricoltura e sulla pastorizia a una basata sull’industria e sul settore terziario le cui strutture si localizzano nei grandi centri.
mancanza di servizi
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troppi distanti dai grandi centri e mancanza di trasporto pubblico
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CAPITOLO II
PICCOLI MA UNICI
Il modello insediativo del borgo spesso definito patrimonio “minore” - in quanto privo di grandi attrattori culturali tipici delle citta’ d’arte - rappresenta un bene da valorizzare per la sua peculiare identita’ e conformazione. Esso rappresenta un insieme di piccoli segni, di tracce da decifrare per appropriarsi non dell’oggetto in sé ma del suo significato: vale a dire le sue matrici culturali, la sua storia, i legami con il passato. Al suo interno, infatti, rimangono “intrise” azioni e tracce svolte nelle epoche precedenti. In ogni tempo, l’uomo, per soddisfare i propri bisogni e le proprie esigenze trasforma il territorio, alcune volte snaturandone la propria l’identita’. Il luogo diventa cosi una sorta di racconto dove pieni, vuoti, colori, luci e ombre diventano parole. Una terra “diversa”, scampata ai processi di modernizzazione, impregnata di storia, di tradizioni, di usi. L’interesse, quindi, verso i borghi e l’importanza della loro valorizzazione deriva dal riconoscimento del loro essere detentori di un patrimonio non sufficientemente conosciuto, socializzato e fruito, ma tipico del paesaggio e del territorio italiano, perché testimonianza vivente di quegli insediamenti umani che hanno definito, nella storia della cultura italiana, un modello di disegno e sviluppo delle funzioni antropiche nei contesti naturali.
ASPETTI LEGISLATIVI DEFINIZIONI DI PATRIMONIO CULTURALE
Questa estensione di patrimonio culturale a beni diffusi e non puntuali conduce a una riflessione sul termine stesso di patrimonio prendendo in esame il sistema normativo. E’ molto difficile dare una descrizione univoca per il termine “bene culturale” se si considerano sia la legislazione nazionale che internazionale che disciplinano il tema, sia la cospicua letteratura sull’argomento. Gli enti di riferimento per la definizione istituzionale dei beni culturali sono a livello nazionale il Ministero dei Beni e delle Attivita’ Culturali (MiBAC) (3) e a livello internazionale l’UNESCO, l’ICOM, l’ICOMOS e l’ICCROM. I riferimenti normativi considerati a livello italiano con il Testo Unico dei Beni Culturali (D.lg. N°490, del 29 ottobre 1999) e il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio o Codice Urbani (D.Lg n°42 del 22 gennaio 2004), a livello internazionale la Convenzione Europea sul Paesaggio, e le varie indicazioni e disposizioni dell’Unesco, come la Convetion Concerning the Protection of the the World Cultural and Natural Heritage del 1972, la Convention for the safeguarding of the Intangible Heritage del 2003 e le Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convenction del 2005. In Italia, nel 1964, la “Commissione di indagine per la tutela e valorizzazione delle cose di interesse storico, archeologico, artistico e del paesaggio”, meglio nota con il nome del suo presidente Franceschini, adotta il termine “beni culturali” in alternativa a “cose d’arte”, proponendo la definizione unitaria di “testimonianza materiale avente valore di civilta’”. Rispetto alla precedente legislazione, che risaliva al 1939 (4)
, la nuova titolazione avrebbe dovuto indirizzare il valo-
re culturale del bene non alla sua estrinsecazione fisica, bensi’ alla sua funzione sociale, come fattore di sviluppo intellettuale della collettivita’ e come elemento storico attorno a cui si definisce l’identita’ delle collettivita’ locali. Inoltre spostava il regime giuridico dalla mera conservazione delle cose di interesse storico e artistico, con regime di tutela vincolistica, ad un intervento diretto a garantire alla collettivita’ una fruizione ampia ed effettiva del valore culturale custodito nel bene.
Il recente Codice dei beni culturali e del paesaggio ( G. U. n°45 2004) definisce beni culturali “cose immobili e mobili appartenenti allo stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico”quali ad esempio, raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi, gli archivi e i singoli documenti dello stato, raccolte librarie delle biblioteche, o quei beni di interesse culturale dichiarato, “a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e dell’arte in genere, ovvero quali testimonianze dell’ identita’ e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose” (5). Il MiBAC codifica i Beni culturali secondo diverse categorie, che corrispondono alle titolazioni delle direzioni generali di competenza e ai suoi organi periferici (quali direzioni regionali e soprintendenze): beni storici ed architettonici, beni artistici, beni demo-etno-antropologici, beni archeologici, beni paesaggistici, beni archivistico-librari.
L’Istituto Centrale di Catalogo e Documentazione (ICCD), organo del Mibac, divide anch’esso i beni culturali secondo le categorie mobili ed immobili, e li classifica con una serie di codici in relazione alle seguenti tipologie (6): Beni Mobili (a): a1: storico artistico reperto archeologico opere/oggetti d’arte opere d’arte contemporanea stampe, matrici, incisioni fotografia a2: beni storico scientifici a3: demo-antropologici beni demo-antropologici materilali beni demo-antropologici immaterilali strumenti musicali e organi numismatica
Beni Immoli (b): b1: architettonici architettura perchi e giardini b2: monumenti/complessi archeologici b3: territoriali sito archeologico settore urbano/extraurbano territorio centro storico
I beni ambientali contemporaneamente, hanno subito vicende di riconoscimento piu’ tortuose e complesse: di volta in volta caratterizzati con accezioni quali “territorio”, dal senso piu’ marcatamente urbanistico o “paesaggio” con una prospettiva piu’ antropologica e visualistica. A partire dalle note categorie di “bello d’arte” e “bello di natura”, sono stati classificati nel 1964 dalla Commissione Franceschini, in beni ambientali urbanistici, paesaggistici, aree naturali, aree ecologiche, paesaggi artificiali, ma senza modificare davvero la matrice concettuale del 1939 ancorata a valori di particolare interesse e di bellezza naturale. “In ragione del loro notevole interesse pubblico, […] [poiche’] hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o singolarita’ geologica”, la cosiddetta, dal nome dell’allora ministro, Legge Galasso 431/1985 (7), amplio’ significativamente la casistica, passando dalla protezione dei panorami alla tutela del paesaggio-territorio nei suoi fondamentali caratteri morfologici. Il Testo Unico (art. 146, 149) esplicita finalmente i beni ambientale “di interesse paesaggistico” intesi “quale testimonianza significativa dell’ambiente nei suoi valori naturali o culturali e comunque vincolati in quanto di insolito pregio”. Infine il Codice del 2004, adotta il termine di paesaggio direttamente nella sua titolazione, dedicandovi specifiche norme che “salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”. Il concetto di paesaggio e’ giunto adesso a significare, con valenza non tanto estetica quanto storicistica ed antropologica la forma visibile del territorio, che e’ a sua volta forma e immagine dell’ambiente. Nel 2001, la Convenzione Europea sul Paesaggio ha sancito due fondamentali orientamenti: riconoscere all’intero territorio la qualita’ di bene collettivo, forma visibile di secoli di storie condivise; considerare come valore il mutamento e invitare a prevedere forme di gestione attiva con la partecipazione dei tanti soggetti coinvolti. La convenzione sul paesaggio e’ stata recepita a livello nazionale nel 2006. Inoltre nel 2003, con la Convention for the safeguarding of the Intangible Heritage (8), definisce il patrimonio intangibile come la massima espressione dell’identia’ e
della diversita’ culturale e quindi come fattore da promuovere per facilitare l’integrazione e la comprensione interculturale a garanzia di uno sviluppo sostenibile in senso ampio, sociale, etico ed ambientale. L’approccio territorialista, secondo cui i beni storico-artistici e paesaggistici vengono visti secondo una nuova prospettiva che li valuta come elementi costituenti il territorio, nasce con la gia’ citata commissione Franceschini del 1964, che introduce anche la definizione di beni culturali come categorie e non come elenchi. La contemporaneita’ ha ulteriormente sviluppato questo concetto legando indissolubilmente i beni culturali al territorio, come documento e strumento per la costruzione della conoscenza territoriale e, di conseguenza, per la rappresentazione dell’identita’ della comunita’. Da una parte, continuita’ e contiguita’ rappresentano la forza di una presenza diffusa e capillare, viva, di un patrimonio anche minore strettamente radicato nel territorio e motivano la nascita di una cultura che ha legato il valore di ogni singolo bene al suo innestarsi in un vitale contesto e in particolare alle condizioni fisiche, geografiche, storiche e culturali, da cui e’ nato. In questo modello e’ possibile individuare e distinguere le diverse funzioni del bene culturale: una funzione patrimoniale, che si riferisce oltre che al valore istituzionale e culturale, alla proprieta’ giuridica privata o pubblica e di inalienabilita’ del singolo bene; una funzione civile: il valore didattico e formativo del patrimonio culturale viene considerato come elemento fondante dell’identificazione degli abitanti con i luoghi e come strumento per il riconoscimento (matrice culturale e strumento di conoscenza); una funzione sociale di integrazione e partecipazione collettiva attraverso il coinvolgimento della popolazione alla sua tutela e fruizione che assume un importante valore relazionale e contestuale nei confronti della comunita’; una funzione di sviluppo che e’ legata al concetto di bene culturale come risorsa. Si intende quindi col termine patrimonio culturale “l’insieme di quei beni, materiali e immateriali di interesse e godimento individuale e collettivo che sono espressione e testimonianza della creativita’ umana o dell’evoluzione
del paesaggio nella sua interazione tra l’elemento naturale e l’opera dell’uomo” (9). Sono dunque tutti quei beni, di diversa scala e natura, segni fisici e non, che uniti in un unico discorso, costituiscono la ricchezza di un luogo, l’identita’ della popolazione e l’eredita’ del passato da trasmettere alle generazioni future. Prendendo a riferimento la catalogazione dei beni culturali fatta dall’ente ICCD, si possono distinguere quattro declinazioni di patrimonio culturale: patrimonio materiale patrimonio immateriale patrimonio narrato patrimonio naturale a questi si puo’ aggiungere il concetto di paesaggio culturale.
PATRIMONIO MATERIALE
Comprende sia opere puntuali come singoli monumenti (chiese, castelli, eremi, monasteri, rocche ecc..), sculture, dipinti, sia sistemi piu’ complessi come siti archeologici o gruppi di costruzioni isolati o riuniti (borghi) che, per la loro architettura, per la loro unita’ o per la loro integrazione nel paesaggio, hanno un valore universale eccezionale, dal punto di vista della storia, dell’arte o della scienza.
PATRIMONIO IMMATERIALE
Comprende i saperi, gli usi e costumi, le tradizioni orali, le lingue, le arti performative, le pratiche sociali, riti e feste, le conoscenze e le abilita’ artigiane. Tale patrimonio culturale intangibile, trasmesso di generazione in generazione, e’ costantemente ricreato dalle comunita’ e dai gruppi interessati in conformita’ al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia, e fornisce loro un senso di identita’ e continuita’, promuovendo cosi il rispetto per la diversita’ culturale e la creativita’ umana.
PATRIMONIO NARRATO
Comprende tutte quelle forme di narrazione (scritti, filmati, rappresentazioni) che ci raccontano frammenti di identita’ del territorio e delle persone che vi abitano.
PATRIMONIO NATURALE
Comprende l’insieme degli esseri viventi e inanimati considerato nella sua forma complessiva, nella totalita’ cioe’ dei fenomeni e delle forze che in esso si manifestano. Zone naturali precisamente delimitate e non, dotate di caratteristiche omogenee relativamente a vari elementi: clima, morfologia della superficie, natura dei suoli, forme di vita animale e vegetale; la cui forma complessiva e’ di particolare rilievo estetico e scientifico (parchi, riserve, laghi, montagne, ecc..).
PAESAGGIO CULTURALE
Si intende la trascrizione fisica sul territorio di tutti quei segni naturali e umani, che sono espressione concreta della cultura di una popolazione, risultato di un’ interazione dinamica e costante tra uomo-natura e uomo-uomo. Esso in sostanza rispecchia il mondo in cui vive l’uomo, che ne e’ parte attiva, il mondo dell’esperienza e dell’agire. I significati che si possono cogliere nel paesaggio riguardano il rapporto della cultura con l’ambiente, il suo correggerla, umanizzarla, segnarla d’usi e significati. In esso sono sedimentati tutti i momenti anteriori, e in tal senso ogni paesaggio e’ in sostanza una “concrezione” di eventi, un insieme di orme, di segni, di memorie.
Il paesaggio che noi osserviamo racchiude tutto cio’ che e’ stato compiuto in esso nel passato e nel presente, quindi diventa memoria collettiva, luogo da osservare per poter conoscere la nostra storia. (10)
PAESAGGIO CULTURALE PAESAGGIO COME TEATRO
Dal quadro normativo risulta evidente come l’importanza dell’inalienabilita’ del “bene-borgo” e l’importanza di leggerlo come uno dei segni all’interno di un contesto piu’ ampio e’ riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale. L’interesse dell’indagine non si limita soltanto al singolo nucleo abitativo ma si estende all’intero paesaggio che lo circonda. Ma cosa si intende per paesaggio? Partendo da un’analisi etimologica, il termine paesaggio deriva dalla commistione del francese paysage con l’italiano paese. Tradizionalmente il suo significato si legava in particolar modo alla pittura e al realismo di certe vedute paesistiche. Proprio per questo il paesaggio non ha senso se non esiste un uomo che lo osservi, lo contempli, lo viva. Esso e’ composto da forme viventi, quindi mutevoli, come la vegetazione, gli agenti atmosferici e l’uomo, e’ la rappresentazione di forme, naturali o artificiali, in continuo divenire. Il paesaggio e’ lo spazio comune della partecipazione, la scena dell’agire dell’uomo, della natura e del divino: uno spettacolo offerto allo sguardo. Spettacolo che contiene molto piu’ di invisibile che di visibile. Storie, miti, sguardi, valori si fanno parole.
“Il paesaggio e’ una realta’ molto piu’ profonda e concreta […] ha una profondita’ da scandagliare per scoprire l’abisso del suo pozzo.”
(11)
Il territorio e’ quindi formato da tanti segni riconoscibili, che possono essere letti e interpretati. Un’ interpretazione che non riguarda pero’ semplicemente i singoli elementi, isolati attraverso un ‘operazione di scomposizione, come le parole di un discorso, ma piuttosto l’insieme, i modi in cui i singoli elementi assumono funzionalita’ e significato in quanto parti di un unicum, ossia come e perche’ sono connessi nello spazio. Il paesaggio diventa una grande lavagna le cui parole scritte vanno decifrate.
a ciascuno il suo paesaggio
Ma il paesaggio e’ anche un’entita’ tattile, uno spazio tangibile dove l’uomo si muove. Il camminare infatti e’ la prima forma di trasformazione che compie l’uomo su di esso, o un’azione che e’ simultaneamente atto percettivo e atto creativo, che e’ contemporaneamente lettura e scrittura del territorio. Questi due atteggiamenti di osservare e agire che compie l’uomo nei confronti del paesaggio sono meglio riassunti dalla definizione di “paesaggio come teatro” coniato da Eugenio Turri. “l’ uomo e la societa’ si comportano nei confronti del territorio in cui vivono in duplice modo: come attori che trasformano, in senso ecologico, l’ ambiente in vita, imprimendovi il segno della propria azione, e come spettatori che sanno guardare e capire il senso del loro operare sul territorio.” (12) Tra di loro, queste due azioni, instaurano un rapporto di retroazione, di feed-back, per cui il percepire e’ il presupposto del conoscere e del rappresentare e questo a sua volta dell’agire, consentendo di recepire e di ri-rappresentare gli effetti di quell’agire. Uno scambio tra uomo che guarda e uomo che opera, tra “attore e spettatore”. Le micro-infrastrutture proposte in questo lavoro vogliono quindi dialogare con l’intero paesaggio che lo circonda, vogliono, nella concezione di “paesaggio come teatro” di Eugenio Turri, diventare attori-spettatori delle trasformazioni, memoria dell’agire.
“L’ uomo non si sofferma solo ad ammirare il paesaggio in lontananza, cosi come assiste ad uno spettacolo teatrale, ma e’ anche protagonista della trasformazione e dell’evoluzione di questo, che diventa cosi’ la scenografia delle sue azioni. Il paesaggio che noi osserviamo racchiude tutto cio’ che e’ stato compiuto in esso nel passato e nel presente, quindi diventa memoria collettiva, luogo da osservare per poter conoscere la nostra storia.” (13)
CAPITOLO III
IL COMPRENSORIO DELLE GOLE DEL SAGITTARIO
L' IMPORTANZA DI UNA RETE
Vista la complessita’ del contesto in cui si va ad operare, la valorizzazione dei borghi deve necessariamente passare attraverso la creazione di processi virtuosi che rendano sinergica la preservazione dell’identita’ storica, con l’individuazione di funzioni strategiche da attivare e connettere ad una rete efficiente di partecipazione collettiva e condivisa (Valentino, 1994), legando quindi strettamente recupero e sviluppo attraverso la tutela architettonica e paesistica, la programmazione e la pianificazione, la riqualificazione ambientale, l’accessibilita’, la promozione. A tale scopo il progetto prevede di operare all’interno delle STL ovvero Sistemi Turistici Locali promossi dalla Legge Quadro 135/2001 che prevede un’organizzazione sistemica di percorsi comuni di sviluppo per aree che presentano stesse caratteristiche e criticita’. Questo ci ha portato ad individuare un comprensorio ristretto di tre comuni: Le Gole del Sagittario, in cui attivare un “effetto domino” che parta dalle condizioni del contesto, in grado sì di generare un modello di azione situato e quindi da declinare di volta in volta, ma nel contempo di focalizzare un nucleo centrale di pratiche di promozione, in cui la replicabilita’ non stia nella forma ma nel processo individuato. La decisione di operare a livello sistemico facendo interagire piu’ comuni e’ giunta anche a seguito di un’indagine che ha evidenziato come i centri minori - in grado di organizzarsi secondo un modello reticolare e diffuso sul territorio - siano riusciti a non essere colpiti dal fenomeno di disagio.
marche
A14
A24
L’AQUILA
A25
GOLE DEL SAGITTARIO
lazio molise
dimensione 450 ha
coordinate long. 13°48’17’’ 28 E latit. 41°59’41’’ 28 N
altitudine min: 400 m.s.l.m. max: 2000 m.s.l.m. provincia dell' aquila
A1
campania
LE GOLE DEL SAGITTARIO LETTURA E INTERPRETAZIONE DEL TERRITORIO: ANALISI INDIRETTA (RACCOLTA DATI)
La scelta di prendere il comprensorio delle Gole del Sagittario e’ stata dettata sia dall’eterogeneita’ dei borghi che costellano questo territorio, caratterizzati da diversi gradi di abbandono, sia perche’ l’intera area e’ unificata dalla riserva naturale di cui fanno parte e da cui deriva in nome stesso. Nello specifico il comprensorio e’ costituito da tre comuni, Anversa degli Abruzzi e la sua frazione Castrovalva, Villalago e Scanno con la frazione di Frattura Vecchia.
COMUNE DI ANVERSA DEGLI ABRUZZI
anversa degli abruzzi
castrovalva
villalago
frattura vecchia
COMUNE DI VILLALAGO scanno
COMUNE DI SCANNO
dimensione comune frazione
1.934
432 387
5,1
1.689 636 621
9,8
3.766
2.133
1.986
5,0
popolazione del 1901 popolazione del 2001 popolazione del 2010
tasso di nativita’ (2009)
387 145 33
621
0
228
642
1.986
popolazione comunale
anziani (eta’ 64 anni e piu’). In una situazione di equilibrio tra popolazione giovane (0-14 anni) e popolazione anziana il valore e’ di 100. Piu’ il valore aumenta piu’ il tasso di anzianita’ e’ elevato.
483
271
693
394
1.824
878
totale abitazioni per comune
abitazioni vuote
LETTURA E INTERPRETAZIONE DEL TERRITORIO: ANALISI DIRETTA
La potenzialita’ di questi borghi di funzionare a sistema e’ dettata, oltre dal fatto di essere immerse in un paesaggio comune e omogeneo, quello delle Gole, anche dal fatto che sono disposti lungo un’unica arteria carrabile i cui capi coincidono con i centri piu’ conosciuti e di richiamo turistico - quali Anversa degli Abruzzi, famosa perche’ luogo di ambientazione del testo La Fiaccola sotto il moggio di Gabriele D’Annunzio e Scanno perche’ oltre ad essere stata il soggetto di molti fotografi, tra cui Henry Cartier Bresson, Mario Giacomelli e’ anche punto di partenze di molti sentieri e degli impianti sciistici per raggiungere le piste di Collerotondo. L’unita’ di questi territori e’ riconosciuta anche da letterati e artisti nelle cui opere, l’intero paesaggio delle Gole e’ trattato come un’unica entita’ che gli fa da sfondo. Tra gli esempi piu’ conosciuti, oltre al testo gia’ citato di D’Annunzio si annovera il film Uomini e lupi del regista Giuseppe De Santis e le litografie dell’artista Maurits Cornelis Escher. Un’altra trama meno percettibile ma che intensifica le relazioni tra i borghi e’ la rete costituita da sentieri che attraversano l’intera gola e tessono una maglia solidale tra i nuclei abitativi. In particolare Frattura Vecchia e’ uno nodo passante di molti sentieri.
scanno
frattura vecchia
villalago
castrovalva
anversa degli abruzzi
IL PAESAGGIO
Nella suggestiva cornice delle gole calcaree del Fiume Sagittario, in quel lembo di terra che, ai viaggiatori inglesi Richard Keppel Craven e Edward Lear, apparve “pauroso e bello” sorge la Riserva Regionale “Gole del Sagittario”. Il canyon e’ il risultato dell’azione erosiva svolta nei secoli dal corso d’acqua attraverso imponenti strati di roccia calcarea. ll Sagittario e’ il principale affluente dell’Aterno-Pescara. Il suo percorso di 21 chilometri nasce sotto l’abitato di Villalago da sorgenti alimentate per infiltrazione delle acque del Lago di Scanno e attraversa una delle piu’ belle e suggestive valli fluviali abruzzesi. Le Gole del Sagittario si estendono per 450 ettari, da Anversa degli Abruzzi al borgo di Scanno.
Il lago di S. Domenico e’ un invaso artificiale, creato nel primo dopoguerra dall’Enel per esigenze di approvvigionamento elettrico. Dal lago partono alcuni sentieri che si collegano con l’abitato di Villalago, con le montagne adiacenti come Rosa Pinnola e Valle Preziosa e con il famoso Eremo di San Domenico.
Il Lago di Scanno, originatosi per una frana staccatasi dal Monte Genzana, che ha sbarrato il corso del fiume Tasso in epoca post-glaciale, e’ situato a 930 mt. di quota slm., ha coste molto ridotte, adibite a spiagge ma quasi prive di sabbia. Si trova a valle del paese di Scanno, ed e’ il lago naturale piu’ grande della regione.
Le principali montagne che abbracciano le Gole del Sagittario sono il Monte Genzana e Rognone e la Montagna Grande.
anversa degli abruzzi
castrovalva
villalago
frattura vecchia
scanno
5,6 km 11’
10,8 km 13’
8,9 km 13’
8,7 km 12’
anversa degli abruzzi
castrovalva
villalago
frattura vecchia
scanno
I BORGHI
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
CASTROVALVA
VILLALAGO
FRATTURA VECCHIA
SCANNO
ANVERSA DEGLI ABRUZZI
Altitudine
560 m.s.l.m.
Superficie
31,69 kmq.
Abitanti
389 (nel 2010)
Tasso nativita’
0,0 (nel 2010)
I. vecchiaia
145
Abitazioni vuote
271 (483 totale abitazioni)
Anversa degli Abruzzie’ un borgo medievale in pietra arroccato tra le montagne all’ingresso delle gole del Sagittario, proprio al di sopra della valle dove scorre il fiume Sagittario. Le case sono tutte ammassate le une alle altre, divise da strette viuzze, spesso scalinate che partono tortuose dalla via principale, via Duca degli Abruzzi, e si arrampicano sul fianco della montagna (o scendono verso la valle sottostante fino alle ultime case che si affacciano sul dirupo). Il borgo e’ piccolo, una piazzetta, qualche chiesa. Di rilievo, i resti di un castello Normanno del XII secolo.
PATRIMONIO MATERIALE
1
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4
5
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10
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PATRIMONIO RAPPRESENTATO
15
16
17
PATRIMONIO IMMATERIALE
18
19
20
Borgo
1
Portale tardogotico (Chiesa S. Marcello)
2
Necropoli
3
Chiesa di San Marcello
4
Reperti archeologici
5
Tabernacolo XVI sec.
6
Porta Pazziana
7
Castello Normanno
8
Casa dei Maestri Comacini
9
Prodotti tipici in ceramica 10 Portale rinascimentale di Santa Maria delle Grazie 11 Santa Maria delle Grazie 12 Trittico ligneo della Vergine con San Tommaso 13 Prodotti tipici: formaggi 14 Litografia di M.C. Escher 1930 15 Fotografia di Olinto Cipollone 1881 16 G.d’Annunzio, La fiaccola sotto il moggio, 1981 17 Il sapere di lavorare la ceramica 18 Tradizione legata alla pastorizia 19 Festa di San Marcello 20
CASTROVALVA Altitudine
865 m.s.l.m.
Abitanti
circa 26 (nel 2010)
Tasso nativita’
0,0 (nel 2010)
Abitazioni vuote
circa 100 (135 totale abitazioni)
Castrovalva e’ una piccola frazione di Anversa degli Abruzzi, in provincia dell’Aquila. L’antico borgo fortificato, sito su uno sperone roccioso che si erge sulla Cresta di Sant’Angelo, da’ l’immagine, come ebbe a scrivere la Macdonnel, di un Nido d’Aquila. Il borgo di Castrovalva ha le caratteristiche di un insediamento su di un crinale dove prevale l’utilizzo della pietra. Castrovalva e’ nota per la litografia esposta al Museum of Art di Washington, realizzata nel 1930 da Escher. Un famoso critico cosi’ la descrive: “la natura di questo luogo sconosciuto, di questo sentiero montano, di queste nuvole, dell’orizzonte, della valle, l’essenza dell’intera composizione e' una profonda sintesi. Su questo suggestivo foglio, Castrovalva risulta in tutta la sua essenza di bene comune comprensibile a tutti”. Castrovalva e’ un bene comune della Valle del Sagittario, e di tutto l’Abruzzo. L’opera di Escher e’ un momento di sintesi artistica che consente di far conoscere questi luoghi in tutto il mondo.
PATRIMONIO MATERIALE
1
2
3
4
5
6
7
8
PATRIMONIO RAPPRESENTATO
9
PATRIMONIO IMMATERIALE
10
11
Chiesa San Michele Arcangelo
1
Palazzo ottocentesco di don Pelino
2
Arco medievale
3
Via della fonte
4
Chiesa di Santa Maria Nives
5
Chiesa Madonna delle Grazie
6
Borgo
7
Ceramiche
8
litografia diM.C. Escher, Castrovalva, 1929
9
Il sapere di lavorare la ceramica 10 Tradizione legata alla pastorizia 11
VILLALAGO Altitudine
930 m.s.l.m.
Superficie
32,28 kmq.
Abitanti
613 (nel 2010)
Tasso nativita’
1,6 (nel 2010)
I. vecchiaia
228
Abitazioni vuote
394 (693 totale abitazioni)
Villalago e’ un antico borgo fortificato posto sulla sommita’ del Monte Argoneta, tra il lago artificiale di S. Domenico e il lago naturale di Scanno.E’ situata 25 Km. a sud di Sulmona, ed e’ sorta nell’XI secolo per ispirazione cristiana e benedettina, trovando in San Domenico Abate il fondatore del monastero di San Pietro il Lago, nell’alta valle del Sagittario. Il centro storico di Villalago si caratterizza per la bellezza dell’insieme delle masse murarie. Dai punti di vista delle colline circostanti, si nota il suo ergersi armonico e proporzionato, digradante sulla montagna Argoneta (mt. 930 s.m.l.). L’andamento dei vicoli piu’ antichi e’ la risultante attuale delle antiche cinte murarie, sulle quali vennero ricavati i tipi abitativi in verticale, caratteristici di queste contrade. All’interno di queste abitazioni vennero inglobate anche le torri difensive , a pianta circolare, che fanno da coronamento alla Torre medievale, cerniera sulla quale ruota tutto il nucleo antico.
PATRIMONIO MATERIALE
1
2
3
4
5
6
7
9
8
10
11
PATRIMONIO IMMATERIALE
14
15
16
17
PATRIMONIO RAPPRESENTATO
12
13
Chiesa Madonna Addolorata
1
Chiesa Madonna di Loreto
2
Vicolo storico
3
Chiesa San Michele
4
Arco medievale
5
Torre medievale
6
Eremo San Domenico
7
Borgo
8
Casa baronale
9
Costume tipico 10 Piatti tipici 11 Dipinto storico 12 Mappa antica 13 Festa patrono 14 Festa con processione 15 Usi e costumi legati alla pesca 16 Sapere del fare: arte della lavorazione del legno 17
FRATTURA VECCHIA Altitudine
1260 m.s.l.m.
Abitanti
0 (nel 2010)
Tasso nativita’
0
Abitazioni vuote
29 (36 totale abitazioni)
Comune
Scanno
Frattura e’ una frazione di Scanno, da cui dista 6 km. Il borgo deve il nome alla frattura generatasi in epoca preistorica dal Monte Genzana che sbarro’ il fiume Sagittario formando cosi’ il lago. Il 13 gennaio 1915 il terremoto della Marsica genero’ una nuova frattura che rase al suolo Frattura Vecchia. Dell’antico abitato rimangono dei ruderi dell’originario nucleo. Il centro venne ricostruito tra il 1932 e il 1936 su un altro sperone del Monte Rava, ma leggermente piu’ vicino al capoluogo comunale. Da Frattura si diramano molti sentieri usati per trekking, passeggiate nella natura, equiturismo e cicloturismo.
PATRIMONIO MATERIALE
1
2
3
4
5
PATRIMONIO RAPPRESENTATO
6
Borgo
1
Ruderi
2
Ruderi via principale
3
Torre storica
4
Chiesa di San Rocco
5
Film, Uomini e lupi di Silvana Mangano
6
e Yves Montand
SCANNO Altitudine
1050 m.s.l.m.
Superficie
134,04 kmq.
Abitanti
1966 (nel 2010)
Tasso nativita’
6,1 (nel 2010)
I. vecchiaia
642
Abitazioni vuote
878 (1824 totale abitazioni)
Scanno e’ adagiata su uno sperone del Monte Carapale, nell’Alta Valle del Sagittario, al termine del bacino del lago omonimo, che si trova a circa 3 km. a nord dell’abitato. Il nome “scamnum” deriva dal luogo, simile ad uno “sgabello”, con le case tutte addossate fra loro, in modo che le strade risultino essere molto strette, con numerosi vicoli ciechi.La maggior parte delle abitazioni del centro storico e’ raggiungibile solo attraverso ripide scalinate esterne con pianerottoli, dette “cimmause” (cimmose), frequentate dalle donne per prolungare i lavori domestici ed artigianali, sfruttando al massimo la luce del giorno. La popolazione e’ andata scemando negli ultimi decenni, a causa del movimento migratorio che ha interessato tutti i cantoni montani abruzzesi, dovuto principalmente, in questo caso, al progressivo decadimento dell’industria armen-
taria, fra le piu’ fiorenti in Italia fino all’inizio del secolo appena concluso. Scanno e’ il borgo piu’ fotografato d’Italia. E’ stato immortalato da molti fotogarfi famosi come: Henry Cartier Bresson Gianni Berengo Gardin Giovanni Bucci Mario Cresci Mario Giacomelli Jill Hartley Claudio Marcozzi Pepi Merisio Lynn Saville Ferdinando Scianna Yoko Yamamoto Hilde Lotz Bauer
PATRIMONIO MATERIALE
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17
18
PATRIMONIO IMMATERIALE
33
34
35
PATRIMONIO RAPPRESENTATO
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
Borgo
1
Chiesa di San G. Battista
2
32
H.C. Bresson, Donne con la legna
19
M.Giacomelli, Scanno 20
Chiesa Madonna del Carmine
3
M. Giacomelli, Scanno 1953 21
Chiesa di S. Antonio da Padova
4
Amy Atkinson, Scanno,1907 22
Chiesa di S. M. dell’Annunziata
5
H.C. Bresson, Mater Carmeli 23
Chiesa di S. Eustacchio
6
Yoko Yamamoto, Scanno 24
Chiesa di S. M. di Costantinopoli
7
Stampa antica, lago di scanno 25
Stemma Chiesa di S. G. Battista
8
foto d’epoca, Fonte pisciariello 26
Chiesa di S. M. della Valle
9
R. Austin, A woman of Scanno 27
Eremo di S. Egidio
10
H.C. Bresson, Messa di mezzanotte 28
Fontana San Racco
11
H.C. Bresson, Scanno, 1951 29
Palazzo Serafini-Ciancarelli
12
H.C. Bresson, Una strada, 30
Portale palazzo Serafini
13
H.C. Bresson, Donne , 1953 31
Palazzo Mosca
14
Yoko Yamamoto, Scanno 32
Chiesa SantAntonio Abate
15
Festa patrono 33
Vicolo tipico
16
Usi e costumi legati alla pesca 34
Costume muliebre di Scanno
17
Sapere del fare: arte del tomborlo 35
Gioielli
18
CAPITOLO IV
IL TURISMO DELLA MEMORIA
TURISMO DELLA MEMORIA IL VIAGGIO COME STRUMENTO DI CONOSCENZA
Acquisita quindi la consapevolezza che la rete dei borghi rappresenta una grande ricchezza del territorio italiano su cui investire, il turismo di qualita’ appare come strumento idoneo per il rilancio di questi luoghi. Indagini compiute dall’ente Isnart
(15)
(Istituto nazionale
ricerche turistiche) registrano un cambio di tendenza: la motivazione che porta molti stranieri a indirizzare i propri viaggi in Italia, risulta essere l’interesse per quei luoghi detentori di tradizioni e identità. Lo stesso Prof. Ulderico Bernardi sottolinea il fatto che tra le tante forme di turismo, quello definito come “culturale” mostra la maggiore dinamica di crescita. (14) Si e’ di fatto avviata una nuova forma di curiosita’ sotto lo stimolo di un piu’ generale interesse per l’identita’ culturale propria e altrui. Coerente, del resto, con l’accelerazione delle relazioni plurietniche che sollecita al dialogo fra culture, a partire da una buona conoscenza della propria. La Travel Industry Association of America tro,
(16)
, anni addie-
ha svolto un’indagine su un campione significativo di persone riguardo ai loro programmi di viaggio; ne e’ risultato che il 49% aveva in mente di visitare luoghi storici, e il 45% progettava di assistere a manifestazioni culturali, privilegiando le rappresentazioni storiche. Contemporaneamente, in Gran Bretagna, uno studio sugli atteggiamenti pubblici riguardo ai musei ha rilevato che il 93% dei visitatori dichiara essere importante la conoscenza del passato, e, a una controverifica, solo il 49% dei non visitatori sosteneva il contrario. Un tale approccio al viaggio che arricchisce ha comportato un cambiamento anche nelle abitudini del turista medio, che oramai preferisce investire meno sul comfort del trasferimento (aumento di voli e aeroporti low-cost) e alloggio (aumento di strutture ricettive alternative a quelle alberghiere tradizionali), per riservare la maggior parte delle proprie risorse alla scoperta del territorio in cui va a soggiornare per un periodo limitato di tempo.
IL VIAGGIO COME CAMMINO, IL CAMMINO COME APPROPRIAZIONE DEI LUOGHI
Il turismo si arricchisce quindi necessariamente di contenuti, e’ un ritorno al concetto di viaggio, inteso come scoperta dei luoghi e al contempo riscoperta di se stessi. Non e’ solo lo spostarsi da un punto ad un altro ma e’ proprio l’atto in se di camminare di vivere e guardare il paesaggio dal di dentro. Camminare permette all’uomo di immergersi nel paesaggio, di soffermarsi a sentire i suoni, i rumori, i silenzi, di ascoltare e ad interagire nella mutevolezza di questi spazi. E’ un viaggio non solo attraverso lo spazio, ma anche nel tempo: tempo in cui fu costruito il borgo, tempo in cui si e’ conformato il terreno, le montagne ... Il viaggio tra queste terre immerse nella natura, risveglia l’animo intorpidito del turista, é un continuo rimando di segni e memorie del passato. Diventa occasione “per leggere il territorio, per dare ad esso valore di paesaggio, riconoscendogli quelle valenze che derivano dalla capacita' di farsi spettatori attivi, non inerti, dei palcoscenici che accolgono le nostre storie e le nostra gesta” (17) . La proposta progettuale vuole fare leva proprio sull’atto del camminare, recupera il sistema di sentieri diffusi su tutta la rete che la rendono un unicum continuo. Fa rallentare i ritmi del turista, lo spinge a guardarsi intorno, a soffermarsi sugli svariati elementi che incontra, a porsi nuovi interrogativi. Si rivolge al “turismo della memoria” rispettoso del proprio passato e di quello altrui, curioso di conoscere, un turismo che oggi sta prendendo sempre piu’ piede visto la necessita’ dell’uomo moderno alienato, di recuperare le proprie radici, di mettersi in gioco socialmente, sentimentalmente e fisicamente.
Richard Long, A line made by walking, 1967
NOTE
1 P.P. Pasolini, La forma della città, film prodotto dalla RAI TV e diretto da Paolo Brunatto, 1973 2 dati tratti dal censimento dell’istat 3 Il MIBAC, già ministero per i Beni Culturali e l’ambiente ha adottato la nuova titolazione per D.lgs n°368 del 20 ottobre del 1988 4 Legge 1 giugno 1939, n°1089, tutela delle cose di interesse artistico e storico, e Legge 21 giugno 1939 n°1497, protezione delle bellezze naturali 5 parte I, titolo I, capo I, art.10, comma 1 e 2, D. lgs 42/2004 6 sistema informativo generale del catalogo (SIGEC), norme catalografiche, marzo 2004 7 Legge 8 agosto 1985, n°431, conversione in legge, con modificazioni, del D.L.27 giugno 1985, n°312 recante disposizioni urgenti per la tutela di zone di particolare interesse ambientale 8 L’UNESCO definisce più in dettaglio “Intangible Cultural Heritage” tutte le seguenti forme (convention, 2003 art.2) (a) tradizioni ed espressioni orali come il linguaggio, considerato veicolo di Beni culturali immateriali, (b) performing arts (c) pratiche sociali, riti, eventi, feste (d) conoscenze e pratiche relative alla natura e più in generale all’universo (e) artigianato tradizionale
9 Vlad Borelli, 2003 10 E.Turri, Antropologia del paesaggio, di Comunita, Milano, 1974 11 M.V.Ferriolo, L.Giacomini, E.Pesci, Estetica del paesaggio, Guerini scientifica, Milano, 1999 12 E.Turri, Il paesaggio come teatro: dal territorio vissuto al territorio rappresentato, Marsilio, Venezia, 1998 13 ibidem 14 U. Bernardi, Rievocazioni Storiche del Veneto: definizione, valutazione, riqualificazione, Longo Angelo, Ravenna, 2006 15 Isnart, Istituto Nazionale Ricerche Turistiche 16 Travel Industry Association of America, Associazione Americana che promuove il turismo come potenziale di sviluppo