Avventure nella foresta pluviale

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Avventure nella foresta pluviale

Horace Banner Illustrazioni di Stuart Mingham Collana “letture in casa�


ISBN 88-88747-24-9 Titolo originale: Rain Forest Adventures Per l’edizione inglese: © Christian Focus Publications Fearn, Tain, Ross-shire, Scotland. Per l’edizione italiana: © Alfa & Omega, 2005 Casella Postale 77, 93100 Caltanissetta, IT E-mail: info@alfaeomega.org Sito Web: www.alfaeomega.org Pubblicato con permesso concesso dalla Christian Focus. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, non autorizzata Traduzione e adattamento: Mara Sella Revisione: Cristina Marino Impaginazione: Giovanni Marino Illustrazione di copertina: Graham Kennedy Allied Artists Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione “Nuova Riveduta”


Indice Nota sull’autore ............................................. 5 Voci nella foresta pluviale ............................. 7 Serpente di fiume .......................................... 11 Il nido della rana arboricola ........................ 16 Gli anni sprecati della tartaruga ................. 20 Lo scoiattolo e il serpente .......................... 24 Addomesticare il pecari .............................. 28 Il formichiere ............................................... 33 Il boa diventa sapone ................................... 37 Giocare all’opossum .................................... 41 Non essere un armadillo ............................ 45 Lento come un bradipo.............................. 49 La cattiva fama del succiacapre ....................52 Pesci assassini per cena ................................. 56 Farfalla blu? ................................................. 60 Due uccelli in uno........................................ 65 Aprire il parasole verde ................................ 69


La rana trionfante ........................................ 73 Guerra di pipistrelli ...................................... 77 L’orecchio del tapiro .................................... 81 Il voltagabbana della giungla ...................... 86 Serpenti viventi ........................................... 90 Il richiamo del giaguaro .............................. 93 Guida dal geco ............................................. 96 Un esempio dalle termiti ........................... 101 Che cosa fa il tucano! ................................105


Serpente di fiume

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ui ci sono cinque mesi di cielo senza nuvole all’anno e, volendo, potremmo nuotare tutti i giorni. Eccetto quando il fiume è in piena per le forti piogge, abbiamo una bellissima spiaggia non lontano da casa. La mattina presto le donne vanno al fiume a riempire le loro brocche d’argilla e le loro scodelle di zucca disseccata prima che l’acqua sia intorbidita dal viavai di gente durante la giornata. Gli uomini hanno le loro piccole canoe ormeggiate a pioli piantati in profondità nella sabbia. Nelle secche, dove l’acqua è bassa, ci sono delle tavole piantate su pioli a forcella, dove le donne si siedono, nell’acqua, e strofinano il sapone sui panni sporchi per poi batterli con forza, inzuppati d’acqua, su quelle stesse tavole per togliere via lo sporco. Delle scaglie di pesce su una larga pietra piatta indicano il luogo dove le mogli e le figlie dei pescatori puliscono il pesce pescato giornalmente e lo preparano per cu-

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cinarlo. Gli intestini vengono gettati nell’acqua profonda, ai pesci piranha. Al tramonto, gli uomini che estraggono la gomma o lavorano nei loro orti forestali, si recano alla spiaggia con gli abiti puliti sul braccio. Non indugiano nell’acqua perché le zanzare a quell’ora sono troppo numerose per potersi godere il bagno, a meno che tutto il corpo non sia mantenuto sott’acqua. Non ci sono zanzare quando brilla il sole e di giorno la spiaggia è il ritrovo favorito di ragazzi e ragazze. Tutti, senza eccezione, sono esperti nuotatori, sebbene stiano preferibilmente nelle acque basse e limpide dove non c’è pericolo di essere morsi dai piranha. Nell’acqua bassa il solo pericolo è rappresentato dai ricci bruni di fiume sui quali l’ignaro bagnante può mettere il piede e pungersi con un aculeo velenoso. Il capo dei ragazzi è Manuel, che ama correre a rotta di collo giù dal sentiero del villaggio e buttarsi in acqua come una freccia, facendo appena uno spruzzo. Poi, tanto per cambiare, farà una corsa con un salto finale, una capriola e un tuffo nell’acqua. Dove finisce la spiaggia, una colonna di enormi massi si ergono a picco sull’acqua, derubandola di quella trasparente freschezza che i bagnanti trovano tanto piacevole in un giorno caldo. Vicino ai massi il fiume scorre più rapido. Non c’è nessun cartello con scritto DIVIETO DI BALNEAZIONE, ma nessuno degli adulti vi s’immerge mai e, di quando in quando, i piccoli sono avvertiti di tenersi sulla spiaggia e 12


nell’acqua bassa. Pedro il pescatore, che è il capo del villaggio, ha sentito strani gorgoglii e tonfi di notte. Le anatre spariscono senza lasciare traccia e nessuno ha mai risolto il mistero di un cane scomparso. Manuel non è il tipo che si spaventa e rinuncia facilmente. Trova che un tuffo dalle rocce sia molto più eccitante di ogni tuffo con rincorsa nell’acqua bassa. Si è tuffato con la capriola talmente tante volte che i richiami alla prudenza diventavano inutili. I voraci pesci piranha attaccano solo quando c’è del sangue, diceva fra sé. Così Manuel cominciò a considerare dei fifoni gli altri ragazzi che non lo imitavano. Infine un giorno, quando Manuel si tuffò, si trovò a contatto con qualcosa di lungo,

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viscido e flessuoso. Era qualcosa di vivo! E, prima che potesse tornare in superficie, qualcosa gli coprì la faccia e sentì come dei coltelli che gli si conficcarono sulle guance. Impossibile descrivere i suoi sentimenti quando, in un lampo, capì che lo stava prendendo un anaconda, anzi, lo aveva già preso! Si aspettava, da un momento all’altro, di sentire le spire stringersi intorno al suo corpo. Laggiù, nella profondità del fiume, non c’era scampo. Nel terrore Manuel pregò: «Dio, aiutami!», poi afferrò e tirò il muso viscido che aveva sul viso. Con indescrivibile sollievo si staccò e, con la faccia che gli bruciava e sanguinava abbondantemente, sfrecciò alla superficie e si arrampicò sulla riva. Fu il capo, Pedro, a dare una spiegazione agli abitanti del villaggio. «Questi serpenti, quando hanno piantato i denti in qualcosa, devono aggrapparsi con la coda ad un oggetto solido, prima di poter cominciare a stritolare. Quello che ha preso il nostro Manuel deve aver mancato la presa sul masso sommerso che intendeva afferrare con la coda. Questo ha dato al ragazzo l’occasione di liberarsi, e c’è riuscito, grazie a Dio». Le guance di Manuel porteranno sempre i segni dei denti del serpente di fiume, ma lui ha imparato la lezione. Non vuole più correre rischi. E quando racconta la sua storia e mostra le sue cicatrici, aiuta gli altri a non fare lo stesso errore. 14


Hai mai pensato che ogni peccato lascia una cicatrice? Non possiamo liberarci da soli dalle cicatrici del nostro peccato. Quello che dobbiamo fare è chiedere perdono a Dio. Speriamo che la nostra storia possa aiutare altri a non fare gli stessi sbagli che abbiamo fatto noi e a trovare la guarigione e il perdono che solo Gesù può dare. * * * «Venite e discutiamo», dice il Signore: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana» (Isaia 1:18).

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