TUTTOA ROTOLI Vivere e sopravvivere alla fine di un matrimonio
Gianfranco Giuni Tutto a rotoli Vivere e sopravviverealla fine di un matrimonio La Casa della Bibbia 2018 Copyright � Gianfranco Giuni, 2018 Tutti i diritti riservati. Prima edizione: dicembre 2018
Copertina di Giuseppe De Chirico
Le citazioni bibliche sono tratte da Parola del Signore- La Bibbia TILC, edizioni Elle Di Ci e ABU, Torino 1985 La Sacra Bibbia – versioneNuovaRiveduta,2006 © Società Biblica di Ginevra CH–1032 Romanel-sur-Lausanne.
Diffusione: La Casa della Bibbia Via Giuseppe Massari, 189/A 10148 Torino Tel. 011 2052386 – Fax 011 2051566 ordini@lacasadellabibbia.it –www.lacasadellabibbia.it ISBN 978-88-8469-070-8 Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, inserita in circuiti informatici o trasmessa in alcuna forma o mezzo (elettronico, fotocopia, registrazione) senza la preventiva autorizzazione scritta degli Editori. La sola eccezione permessa è un breve commento per recensioni librarie.
A chi ha visto andare tutto a rotoli a chi lo sta vedendo a chi sta lottando per non vederlo a chi si è rialzato dopo averlo visto
Hanno scri�o… Lo scopo di questo libro 1 - Conquista sociale o fallimento? 2 - Ciò che Dio ha unito… 3 - Ci avete provato seriamente? 4 - Separarsi e divorziare 5 - È divorziato solo chi divorzia? 6 - Ci siamo separa� perché… 7 - Mi aspettavo che... 8 - I problemi non finiscono col divorzio! 9 - Come ci si sente dopo? 10 - Ma ci sono anche i figli! 11 - E adesso chi glielo dice? 12 - Come la prenderanno? 13 - Guarire dentro 14 - Il Dio delle nuove opportunità 15 - È tu�o finito? 16 - Proseguiamo 17 - Le mie pagine Appendice – Un po’ di storia Bibliografia
7 9 11 14 22 26 33 37 45 53 59 72 80 85 94 99 108 115 116 121 131
…due lettori coinvolti: Mi ha fatto molto piacere leggere il libro. Avrei voluto averlo quando dodici anni fa circa mi è stata “imposta” la separazioneda mio marito. Mi avrebbesicuramenteaiutata a fare chiarezzasuquello che mi stava succedendo. Ricordo che mi guardavo intorno e non trovavo nulla che mi aiutassea capire e a elaborare quello che stavo vivendo. La descrizione chel’autore fa dei vari passaggidel prima, durante e dopo la separazione e divorzio, è reale. Mi sonoriconosciuta in diversi di essi. Mi è piaciuto il mododelicato e discreto con cui vienetrattato l'argomentodal punto di vista biblico. Negli anni ho capito perfettamente che, pur avendo nella Parola chiare indicazioni sull'importanza di mantenerefede agli impegni presi davanti al Signore, lavorando duramenteperchéessisiano onorati, Lui si dimostra misericordioso davanti alla “durezza dei cuori” chevogliono vivere a prescinderedalle Sueregole facendo del male intorno a loro. Le nuove opportunità di cui parla alla fine sono la dimostrazionedi tale misericordia. A Lui sia la gloria. Nulla è perso,finito! I capitoli sui bambini, in particolare, mi hannoaiutato a capire, a distanza di anni, quello che è successonella vita dei miei figli e in particolare della più piccola che all'epoca avevadodici anni. Ho potuto chiederle perdono se,presa com'ero dalla mia disperazione, non ho capito il suo dramma che è sfociato in due ulcere allo stomaco e tanta insicurezza per il suo futuro. Che Dio possadonarle la perfetta guarigione là doveio ho contribuito a ferirla!!! Grazie per questo“contributo” al problema delle separazioniche sta più che mai interessando la sfera delle chiese negli ultimi tempi (ahimè non dovrebbe esserecosì!!). Personalmente lo ritengo molto valido. Semplicenel linguaggio, ha una lettura scorrevole e chiara. (PD)
Per chi, come me, ha vissuto questo dramma, epilogo di una profonda e lunga crisi, leggerequestolibro vuol dire affrontare con chiarezza un problema reale che coinvolge, purtroppo, sempre più persone,anchetra i cristiani. Leggerlo ci aiuta a affrontare questoproblema,nostro o di chi ci sta vicino, non con stereotipi e frasi fatte, ma con maturità spirituale e pastorale. Si dice cheil divorzio sia un grande lutto che si vive su più livelli: muore l’idea di famiglia, muore l’illusione del “per sempre” e, sesi hanno dei figli, si perde la credibilità come esempio di solidità. Muoiono i sogni, i desideri, il vivere amando e sapendo di essere amato. Il divorzio è, quindi, il fallimento di un progetto di vita. Nel matrimonio si nutrono speranzee aspettativeper il futuro; col divorzio queste svaniscono per, forse, mai più riaffiorare. Il divorzio è spessoprecedutoda un lungo periodo nel quale la vita a duegenerava solo insoddisfazione,gli obiettivi e i valori comunierano tramontati e nella coppia regnava un clima di continui conflitti, oppure una distanzaemotiva segnatadall’assenza di dialogo. La crisi dell’unione a volte viene mascherata e incapsulata nella routine e nel “facciamo finta che...” e ti accorgi chela fine del tuo matrimonio nonè avvenuta a una data temporale, ma molto prima, e forse non te ne sei neppure reso conto. Si dice chea volte il divorzio è il male minore… mafa sempremale! Questolibro dà la forza al lettore di guardare avanti, di resistere alla depressionee di evitare la self-compassion,la commiserazionedi séquandovedeandare “Tutto a rotoli”. L’autore non dà soluzioni scontate. E come potrebbe farlo senza analizzare ogni caso? Ogni caso è un universo a sé! Ma con esperienza pluriennale, guida il lettore a “vivere e sopravviverealla rottura del matrimonio”. Utile, anzi, indispensabileper chi cerca “una fonte di guarigione interiore, spirituale, emotiva e relazionale” dopo questo terremoto chiamato“divorzio”. Ho tratto grande beneficionel leggerlo. (GF)
Uno, due,tre quattro, cinque…tredici, quattordici, quindici… ventotto, ventinove, trenta… quarantadue, quarantatre… No, non è un esercizio per vedere se so contare. Sto semplicemente contando le coppie con le quali sono entrato in contatto negli anni e che hanno divorziato. Quasi tutte cristiane. Scrivendo questo libro ho in mente molte di loro. Persone con le quali ho parlato negli anni e che mi hanno raccontato la loro dolorosa esperienza di separazione e divorzio. Molti libri sono stati scritti sul divorzio, su come evitarlo, su cosa fare per recuperare il rapporto matrimoniale, su cosa ne pensi Dio, sulla posizione biblica in merito e via dicendo. Poco, nell’editoria evangelica, è stato scritto su cosa avvenga durante e dopo il divorzio. A nessuno, me compreso, il divorzio piace. Ma che lo vogliamo o no, che ci piaccia o no, che ci trovi d’accordo o meno, già da molti anni è entrato a far parte della nostra società e sono sempre di più le coppie che arrivano alla decisione di divorziare anche in ambiti cristiani dove, fino a pochi anni fa, neanche se ne parlava. Alcune coppie arrivano al divorzio di comune accordo, altre volte uno dei due coniugi “subisce” la decisione dell’altro. A volte trovano un accordo di separazione, altre volte sono avvocati e giudici che lo fanno per loro a causa della forte conflittualità esistente. Alcuni vedono questo come una liberazione, altri come l’inizio di un calvario. Tutti i libri letti, gli incontri pastorali, le sedute di counseling, i tentativi di conciliazione di parenti e amici e tutte le altre cose che, si spera, hanno cercato di fare come prima scelta hanno fallito e sono arrivati al divorzio. Questo libro è scritto per loro, per quelle coppie, cristiane o meno, che hanno già divorziato o sono determinate in modo definitivo di farlo. A parte alcuni aspetti, tante delle considerazioni che faremo riguardano tutti. Prendendo atto di una situazione ormai presente, cercheremo di aiutare chi, bene o male, a torto o ragione, giusto o sbagliato che sia, ha deciso, o ha subito, lo scioglimento del proprio matrimonio. 9
TUTTO A ROTOLI
Quali sono e saranno le conseguenze? Cosa significherà per la vita immediata e futura? Come si sentono e si potrebbero sentire dopo questa decisione che ha cambiato la loro vita? Che conseguenze sugli eventuali figli? Quali emozioni possono essere state parte del processo che le ha portate fino a questo punto? Pianto, liberazione, sollievo, sensi di colpa, rabbia, vergogna, fallimento, indifferenza, timore per la propria e altrui reputazione, soddisfazione, nuove prospettive, leggerezza, appesantimento, paura del giudizio degli altri, isolamento, timore dello stigma sociale e ecclesiale… Quanta solitudine e sofferenza! Con chi possosfogarmi? Chi mi capirà? Con chi possoparlare senzadoverascoltare un’altra predica o sentirmi giudicato? In questo libro guarderemo alcune delle posizioni presenti tra le chiese evangeliche riguardo al divorzio senza sostenerne una in particolare, vedremo alcune delle cause che possono aver portato alla rottura del matrimonio e alla decisione di divorziare, il significato del divorzio e di un nuovo eventuale matrimonio, guarderemo vari stati emotivi affrontati o che potranno emergere, le reazioni che l’ambiente di vita (famiglia, chiesa, amici) ha avuto o potrà avere, il possibile impatto della separazione sui figli e alcuni punti che occorrerà affrontare per una completa guarigione interiore, relazionale e spirituale. Anche se ho in mente principalmente coppie cristiane, la maggior parte delle considerazioni si applicano anche a chi cristiano non lo è. Le brevi storie che citerò sono vere, anche se, per ovvie ragioni, ne ho modificato nomi e circostanze. Ho cercato di essere neutro nel linguaggio, perché, pur se con sfumature diverse, gli stessi concetti e emozioni riguardano sia gli uomini che le donne. Userò la seconda persona plurale immaginando di rivolgermi a una coppia o a più persone legate da esperienze simili. La mia speranza e preghiera è che questo libro possa essere un aiuto a chi ha affrontato e è sopravvissuto a questo terremoto!
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L’Italia è un paesemoderno! Vince il NO, il divorzio resta. Il NO dei giovani difendela libertà, conquistaun avvenirepiù sereno. Una conquista da difendere, NO all’abolizione del divorzio. NO all’abrogazione del divorzio, per la libertà. Questi alcuni degli slogan e dei titoli comparsi sui giornali dopo che la legge sul divorzio, approvata in Italia nel 1970, fu confermata col referendum del 1974 (prevalsero i NO all’abrogazione con il 59,1%). Allora il divorzio fu salutato, specialmente da parte del movimento femminista e di molti partiti politici, come una conquista sociale. Finalmente era possibile interrompere un rapporto matrimoniale quando questo di rivelava un legame, un vincolo, troppo stretto da sopportare. Era il momento in cui la società voleva scrollarsi di dosso il retaggio religioso cattolico con tutti i suoi risvolti sull’etica famigliare (in quegli anni si dibatteva anche la questione dell’aborto) e allinearsi con tutte quelle nazioni in cui il divorzio era permesso. Avveniva in un contesto sociale nelle quali le donne stavano emergendo nel lavoro fuori casa, stavano cominciando a rivendicare dei diritti prima loro negati o negletti e una loro autonomia decisionale al di là delle imposizioni maritali. Per le donne era più facile trovare una propria indipendenza economica e la possibilità di sopravvivere anche al di fuori di un matrimonio.
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Fino a allora molte mogli avevano dovuto sopportare le infedeltà e intemperanze (violenza, abusi e soprusi) dei mariti senza nessuna possibilità di reazione e le separazioni legali, peraltro soggette a un forte stigma sociale, non avevano nessun altro sbocco se non la solitudine o una convivenza, di fatto adulterina. Il poter uscire da quelle pesanti condizioni di sofferenza causate dall’obbligo di restare legati a una relazione sbagliata e dalla impossibilità di “rifarsi una vita”, eventualmente con una persona diversa, fu percepito come una vera e propria liberazione, un successo delle donne. La possibilità di legalizzare e normare quello che già di fatto, anche se di nascosto, esisteva venne vista come una conquista sociale, di civiltà. Una ventata di libertà!
È sempre un fallimento Ma è proprio così? Il divorzio è davvero una conquista sociale? Non esattamente. Una separazione e un eventuale successivo divorzio, da qualunque parte lo vogliamo considerare e con tutte le possibili giustificazioni che vogliamo dargli, è pur sempre la legalizzazione, il riconoscimento di un fallimento. Fallimento di un progetto di vita comune. Fallimento di una relazione. Ammissione del fallimento della scelta matrimoniale. Fallimento dei tentativi di riconciliazione. Dichiarazione di aver fallito nella scelta della persona con la quale condividere la propria vita e genitorialità. Più che una conquista sociale di cui andare fieri, il divorzio è, come disse Gesù, una concessione dovuta alla “…durezzadeivostri cuori…”, perché significa ufficializzare e legalizzare la triste e amara consapevolezza di aver sbagliato in qualcosa che si riteneva importante. Questo comporta dolore, sofferenza. Dolore per essere dovuti arrivare fino a questo punto. Sofferenza per quello che si è vissuto e/o fatto vivere. Sofferenza per le conseguenze che ricadranno sulle persone care che vivono intorno, in primis gli eventuali figli, che assistono impotenti. Amarezza e dolore per il proprio e altrui fallimento.
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CONQUISTA SOCIALE O FALLIMENTO?
È il divorzio in se stesso, non tanto la legge, che non è una conquista, ma una sconfitta sociale! La sconfitta di coppie che non sono riuscite a realizzare il loro sogno. “In certi casi eccezionali il divorzio è preferibile, è un male minore, una obbedienza in una situazione di disubbidienza, un’apertura tra le macerie di una casa” (Karl Barth)1.
Il divorzio potrà anche essere, da un punto di vista sociale e relazionale, il male minore, ma il male minore non è senza dubbio il bene assoluto! Anche se il momento finale del divorzio può essere salutato dalla coppia come una liberazione, si tratta pur sempre di liberazione da una relazione malata, da anni di disagi e sofferenze. È il benessere che si prova al momento della fine di un profondo malessere, il piacere generato dalla cessazione di un dolore. È il piacere che si prova togliendosi delle scarpe troppo strette che facevano male (con il rammarico della scoperta di aver sbagliato a comprarle). Il vero piacere e benessere è tutt’altra cosa. E chi è passato attraverso questa esperienza, lo sa molto bene.
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Karl Barth, Dogmatique, citato in Il divorzio, Lanterna, Genova 1968.
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