Le sue mani e i suoi piedi

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Nick Vujicic

LE SUE MANI E I SUOI PIEDI Un amore incarnato


Titolo originale dell’opera: Be the Hands and Feet. Living out God’s Love for All His Children Nick Vujicic Copyright © 2018 by Nicholas James Vujicic. All rights reserved. First Edition. Colorado Springs, WaterBrook, 2018 This translation is published by arrangement with WaterBrook, an imprint of the Crown Publishing Group, a division of Penguin Random House LLC. Edizione italiana: Le sue mani e i suoi piedi. Un amore incarnato Nick Vujicic La Casa della Bibbia, 2019 Copyright © La Casa della Bibbia, 2019 Tutti i diritti riservati. Traduzione: Loredana Bottaccini Revisione: Luisa Artini Impaginazione del testo: Letteralle (TO) Copertina: Kristopher K. Orr Immagine di copertina: Mike Villa

Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte da La Sacra Bibbia – Nuova Riveduta, 2006 standard © Società Biblica di Ginevra – CH–1032 Romanel-sur-Lausanne. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, inserita in circuiti informatici o trasmessa in alcuna forma o mezzo (elettronico, fotocopia, registrazione) senza la preventiva autorizzazione scritta degli Editori. La sola eccezione permessa è un breve commento per recensioni librarie.

Diffusione: La Casa della Bibbia Via Giuseppe Massari, 189/A 10148 Torino Tel. 011 2052386 | Fax 011 2051566 ordini@lacasadellabibbia.it | www.casadellabibbia.it ISBN 978-88-8469-073-9


Dedico questo libro alla memoria del mio caro papĂ , Boris Vujicic, tornato a casa il 14 maggio 2017.

Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. (2 Timoteo 4:7)



Indice

TRE

Una risposta alle domande

25

Il vangelo in casa

55

Q UAT T R O

1 3

DUE

Chiamati a servire

UNO

P R I M A PA R T E – COSÌ RISPLENDA LA VOSTRA LUCE

XI

Introduzione

97

S ECO N DA PA R T E – FACCIAMO SQUADRA

121

Alleati per il vangelo

145

La grande tenda di Dio

161

Avventure della fede

187

133

Un modello positivo

Che il vangelo sia annunciato! Ringraziamenti

243

Qualunque cosa accada

217 219

Mio padre: un modello di vita

D O D I CI

U N D I CI

T E R Z A PA R T E – FINIAMO LA CORSA IN BELLEZZA

D I ECI

123

N OV E

Beati i consiglieri e le guide

OT TO

SETTE

S EI

Fuori dagli schemi

CI N Q U E

75

Frutti squisiti

261 265



Se Dio si può servire delle mani e dei piedi di un uomo privo di arti, potrà farlo con chiunque abbia un cuore disposto a servire!

– Nick Vujicic




LE SUE MANI E I SUOI PIEDI

Le persone intorno a noi ci osservano e notano come reagiamo alle contrarietà della vita, come amiamo e come trattiamo gli altri; valutano la nostra credibilità in base alla nostra condotta e al modo in cui viviamo il nostro credo nei periodi neri. Parte della saggezza consiste nel sapere quando è il momento di reagire con forza e quando è il momento di aspettare che la tempesta passi. Non si tratta di fingere coraggio, sorrisi e positività per salvare le apparenze. Si tratta di attingere forza dal profondo e intraprendere, un passo alla volta, il cammino in direzioni positive anziché dibattersi nella disperazione. Ho parlato e scritto molto a proposito delle sfide che ho incontrato nella vita per il fatto di non aver ricevuto alla nascita la consueta dotazione di braccia e gambe. Nel descrivere il mio percorso ho parlato della mia precoce crisi spirituale, dell’angoscia e della depressione che mi hanno condotto sull’orlo del suicidio e di come io sia finalmente riuscito a capire che non ero un errore di Dio. Dio, infatti, aveva un progetto e un compito ben preciso per quel suo figlio “perfettamente imperfetto”. La mia storia è peraltro ben documentata nei miei precedenti libri, conferenze e video, come pure nel libro di mio padre1.12 Qui, invece, pur senza rinunciare a raccontarvi alcuni nuovi importanti eventi (e... spaventi!) occorsi nella mia vita, desidero piuttosto soffermarmi sull’attività principale della mia vita, raccontarvi come ho scoperto ed elaborato la vocazione di essere le mani e i piedi di Gesù su questa terra e come tale vocazione sia stata confermata e rafforzata grazie ad alcune recenti sfide. Infine, desidero condividere il modo in cui voi ed io possiamo espandere la nostra influenza e condurre a Dio il maggior numero di persone vivendo appieno la nostra fede, incoraggiando, amando e servendo gli altri. 1. Nick Vujicic, Vita senza limiti, Torino, La Casa della Bibbia, 2017; Boris Vujicic, Raising the Perfectly Imperfect Child, New York, Penguin Random House, 2016 (ndt).

XII


Introduzione

In un primo tempo avevo pensato di intitolare questo libro “Avventure d’evangelizzazione”, ma purtroppo ho visto che negli anni il termine “evangelizzazione” ha assunto connotazioni negative in diverse parti del mondo. Lo capisco e ne prendo atto. Troppe persone, infatti, sono deluse a causa di credenti eccessivamente assillanti, anche se animati da buone intenzioni, che hanno usato metodi discutibili per condividere le loro convinzioni. Hanno insistito troppo, oppure erano più preoccupati di aggiungere nuove conversioni al proprio medagliere che dei sentimenti e delle opinioni dei loro interlocutori. Sono persuaso che condividere la propria fede e portare Cristo alla gente sia un dovere di tutti i credenti: in fondo i discepoli di Cristo sono “pescatori” di uomini e donne. Non possiamo dunque limitarci a goderci la gita in barca: dobbiamo lanciare la lenza perché c’è un oceano di persone che hanno bisogno della potenza redentrice dell’amore di Dio. Ecco, io spero che questo libro vi stimoli a trovare il vostro personale modo di pescare, quello che più si adatta a voi e che meglio risponde alle esigenze del nostro Padre celeste. Molti pregano che avvenga un “risveglio”, altro termine abusato, specialmente negli Stati Uniti e in gran parte del mondo occidentale. Ma poi che cos’è, esattamente, questo risveglio? Personalmente io desidero soltanto assolvere il mandato di predicare il vangelo e vedere persone convertirsi a Cristo, iniziare un rapporto fattivo con lui, esserne trasformate ogni giorno, abbracciare il discepolato. Molti credenti aspettano che sorga un “movimento” cristiano mentre spesso non fanno l’unica cosa essenziale che Dio ci chiede: proclamare che Dio vive. “Dio intervenga! Dio agisca!”, invochiamo noi. Ma Dio dice: “Io interverrò per tuo tramite, quando agirai tu”.

XIII



PRIMA PARTE

COSÌ RISPLENDA LA VOSTRA LUCE



LE SUE MANI E I SUOI PIEDI

Le persone intorno a noi ci osservano e notano come reagiamo alle contrarietà della vita, come amiamo e come trattiamo gli altri; valutano la nostra credibilità in base alla nostra condotta e al modo in cui viviamo il nostro credo nei periodi neri. Parte della saggezza consiste nel sapere quando è il momento di reagire con forza e quando è il momento di aspettare che la tempesta passi. Non si tratta di fingere coraggio, sorrisi e positività per salvare le apparenze. Si tratta di attingere forza dal profondo e intraprendere, un passo alla volta, il cammino in direzioni positive anziché dibattersi nella disperazione. Ho parlato e scritto molto a proposito delle sfide che ho incontrato nella vita per il fatto di non aver ricevuto alla nascita la consueta dotazione di braccia e gambe. Nel descrivere il mio percorso ho parlato della mia precoce crisi spirituale, dell’angoscia e della depressione che mi hanno condotto sull’orlo del suicidio e di come io sia finalmente riuscito a capire che non ero un errore di Dio. Dio, infatti, aveva un progetto e un compito ben preciso per quel suo figlio “perfettamente imperfetto”. La mia storia è peraltro ben documentata nei miei precedenti libri, conferenze e video, come pure nel libro di mio padre1.12 Qui, invece, pur senza rinunciare a raccontarvi alcuni nuovi importanti eventi (e... spaventi!) occorsi nella mia vita, desidero piuttosto soffermarmi sull’attività principale della mia vita, raccontarvi come ho scoperto ed elaborato la vocazione di essere le mani e i piedi di Gesù su questa terra e come tale vocazione sia stata confermata e rafforzata grazie ad alcune recenti sfide. Infine, desidero condividere il modo in cui voi ed io possiamo espandere la nostra influenza e condurre a Dio il maggior numero di persone vivendo appieno la nostra fede, incoraggiando, amando e servendo gli altri. 1. Nick Vujicic, Vita senza limiti, Torino, La Casa della Bibbia, 2017; Boris Vujicic, Raising the Perfectly Imperfect Child, New York, Penguin Random House, 2016 (ndt).

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LE SUE MANI E I SUOI PIEDI

Non avrei mai pensato che la mia fede, un aspetto tanto personale e intimo della mia vita, mi avrebbe dato un lavoro. La mia famiglia e io frequentavamo l’Apostolic Christian Church of the Nazarene di Keilor Downs, nello stato di Victoria. Di quella chiesa ricordo principalmente i momenti di comunione con i miei genitori, mio fratello e mia sorella, zii e zie, cugini, cugine e compagnia bella. Per me la funzione domenicale era un’esperienza di grande socializzazione. Papà e lo zio Ivan cantavano nel coro della chiesa, l’uno come tenore e l’altro come basso. In quanto pastori fondatori della congregazione, erano soliti sedersi nei primi banchi, insieme ai coristi. Io li affiancavo come “percussionista non titolare” battendo il tempo con il mio piedino su un innario che per l’occasione fungeva da grancassa. In seguito, mi hanno regalato una batteria elettronica e, infine, una tastiera da suonare con il piede. Amavo la musica: era la parte del culto che preferivo e io istintivamente la collegavo a Dio, come tutto ciò che mi piaceva. Di Dio mio padre parlava sempre in modo molto personale e diretto, e in questo io ho preso da lui. Conversavo con Dio tutto il tempo: per me si trattava di qualcosa di molto concreto, come un membro della famiglia o un buon amico. Avevo l’impressione che Dio sapesse tutto di me e sentivo di potergli parlare di qualsiasi cosa. Per me era una persona reale, qualcuno che aveva sempre tempo per me. Non una figura paterna né un’entità implacabile: per me Dio era piuttosto simile a una guida, a un amico più anziano e più saggio. Pregavo tutte le sere ma non mi consideravo una persona particolarmente religiosa, né sognavo di diventare pastore. La nostra famiglia viveva semplicemente nella fede, tutto qui. Per me essere cristiano era come essere serbo o australiano; non pensavo che ci fosse qualcosa di speciale nell’essere un credente, e di certo non mi sentivo più santo di chiunque altro. A proposito di santità, per anni mi sono sentito in colpa per aver nutrito pensieri poco edificanti quella volta che due amici di famiglia, Victor ed Elsie Schlatter, ci avevano mostrato le diapositive del loro viaggio missionario nelle 4


Chiamati a servire

foreste della Nuova Guinea. Dovete sapere che i nostri amici avevano tradotto la Bibbia in lingua semplificata per le popolazioni locali e avevano portato alla conversione centinaia d’indigeni (io stentavo a credere che ci fossero persone che non avessero mai sentito parlare di Gesù Cristo: pensavo che lo conoscessero tutti). Ora, tornando al mio senso di colpa, devo confessare che ciò che più mi ha colpito di quelle diapositive erano le immagini in cui comparivano delle donne guineane nude. Probabilmente non era quello che i nostri amici speravano che ricordassi della loro presentazione. Cosa ci volete fare, in fondo ero semplicemente un maschietto che reagiva da maschietto. Del resto mi lasciavo turbare facilmente. In particolare dalla signorina Isabell, l’insegnante della scuola domenicale, con i suoi capelli biondi e corti, i grandi occhi azzurri e un sorriso incantevole. La trovavo davvero affascinante e avevo una bella cotta per lei. Non ero un angioletto, credetemi. Mi sono messo più volte nei guai per aver masticato gomme in chiesa. Addirittura una domenica, proprio prima del culto, mi andò di traverso una caramella. Poiché eravamo seduti nei primi banchi, tutta la congregazione ha visto mio padre afferrarmi, tenermi a testa in giù e darmi pacche sulla schiena per impedirmi di soffocare. E quella non sarebbe stata certo l’ultima volta... Durante la funzione gli altri ragazzi sfogavano la propria energia repressa battendo nervosamente i piedi sugli inginocchiatoi o tamburellando sui banchi. Io, invece, quando mi sentivo particolarmente irrequieto me ne andavo a sedermi all’ultimissimo banco della chiesa e strofinavo la testa contro la parete di mattoni (assurdo, lo so!). Grazie a quella brutta abitudine per qualche tempo sono stato la persona più giovane della chiesa ad avere la chierica sulla nuca.

IN CERCA DI RISPOSTE Ero un po’ sciocchino e mi lasciavo confondere facilmente. Come, per esempio, quella volta che nella nostra classe, in 5


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prima elementare, arrivò un immigrato sudamericano di nome Jesús. “Perché ti chiamano Jesús?” lo incalzavo, e intanto mi domandavo se fossero arrivati gli ultimi tempi, quelli del ritorno di Gesù come Messia. Poiché alla scuola domenicale ci era stato insegnato che, quando apparirà, il diavolo sosterrà di essere il Cristo, ero diventato molto sospettoso. Così stavo all’erta, come se il rischio di incontrare l’Impostore fosse imminente! Il povero Jesús, il mio compagno di classe, non ha mai capito perché lo tempestassi di domande sul suo nome. Per me la scuola domenicale era una faccenda seria. Dopo aver appreso della seconda venuta di Gesù Cristo – avrò avuto sei o sette anni – una notte ho sognato il rapimento della Chiesa. Nel mio sogno stavo andando a trovare i nonni nella loro casa proprio all’angolo della chiesa quando ho visto scendere tutti quegli angeli che venivano a prendere le persone e se le portavano in cielo. Ho visto ascendere un membro della mia famiglia e aspettavo il mio turno... ma nessun angelo veniva a prendermi. Nel sogno ero triste e disperato e mi chiedevo: “Dov’è il mio angelo?” Finché, con gran sollievo, non mi sono svegliato. Non volendo essere lasciato indietro nel giorno del rapimento, ho raddoppiato l’impegno cercando di essere un bravo ragazzo, un buon cristiano. Ogni domenica in chiesa il pastore chiedeva se avessimo Gesù nel nostro cuore e io rispondevo: “Sì!” con quanto fiato avevo in gola, nel caso mi stessero ascoltando gli angeli. Ci veniva insegnato che per essere cristiani bisogna accogliere Dio nella propria vita ogni giorno. Dal canto mio non avevo alcun timore di dire alla gente che andavo in chiesa, ma non ci era stato insegnato come parlare di Gesù con i nostri amici non credenti. Non ricordo di avere mai pregato pubblicamente che i miei amici lo accettassero nella propria vita. Tuttavia pregavo per loro “in incognito”, così in caso di conversione non avrebbero mai saputo chi ringraziare! Gli unici evangelizzatori di cui si parlava a casa nostra erano missionari intrepidi come gli Schlatter, degli amici di 6



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rare loro cibo e vestiario. Io ammiravo tanto Victor ed Elsie perché erano persone speciali che passavano la loro vita a fare gli ambasciatori di Dio. Ero appena adolescente quando ho ascoltato la drammatica storia di un missionario il cui aereo si era schiantato in una zona impraticabile della Papua Nuova Guinea. L’uomo era stato fatto prigioniero ma fortunatamente era riuscito a fuggire. In un’intervista aveva dichiarato che gli sarebbe stato impossibile fuggire se Dio non avesse reso sordi i suoi sequestratori; solo così era riuscito a liberarsi, impossessarsi del loro aereo e scappare. La storia della sua missione evangelistica è raccontata nel film Ee-Taow2. In seguito ho letto il libro La straordinaria storia di Fratello Yun, detto l’uomo celeste3, scritto da un evangelista cinese alla guida di un movimento cristiano clandestino. Riuscivo a identificarmi con le storie in cui Fratello Yun raccontava di essere stato incarcerato e torturato dalle autorità governative cinesi a causa della sua fede: i miei nonni e i miei genitori erano fuggiti dalla Serbia in seguito alla persecuzione dei cristiani. Nel suo libro Yun racconta la puntuale protezione di Dio nelle situazioni e nei momenti più critici. Durante la sua permanenza in carcere Fratello Yun è sfuggito alla morte in più di un’occasione. Era stato condannato all’impiccagione ma, ogni volta che arrivava il momento dell’esecuzione, il boia lamentava di essere come paralizzato, impossibilitato a compiere il proprio dovere. Alla fine il boia stesso aveva promesso a Yun di vegliare personalmente sulla sua incolumità in carcere. Fratello Yun racconta inoltre di essere riuscito a evadere da un carcere di massima sicurezza ascoltando la voce dello Spirito Santo, che un giorno gli ha detto di uscire 2. “Ee-taow” nella lingua dei Mouk significa: “È vero!” Il missionario cui l’autore fa riferimento è Mark Zook (1948-2014). Il video è visionabile (in lingua inglese) all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=hjRTBQcf-uc (ndt). 3. Paul Hattaway, La straordinaria storia di Fratello Yun, detto l’uomo celeste, Colombella, PG, Ass. Opere Patmos, 2004 (ndt).

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Chiamati a servire

semplicemente dal cancello della prigione. Seguendo le indicazioni, Yun si è allontanato indisturbato senza farsi notare dalle guardie, come se fosse stato invisibile. Benché secondo alcuni questa vicenda suoni inverosimile, pare che il governo cinese abbia definito tale evasione “un incidente imbarazzante”. Durante l’adolescenza ho letto la testimonianza di un altro modello positivo e coraggioso di cristiano, Nicky Cruz, ex capo di una banda criminale della città di New York. Il suo romanzo Corri, pupo, corri4 è la classica storia di un inquieto ragazzo di strada che si converte a Cristo e diventa missionario presso i ragazzi sbandati del quartiere in cui vive. Di lui parla il film La croce e il coltello5, visto da oltre cinquanta milioni di spettatori in centocinquanta paesi del mondo. Come Fratello Yun, anche Nicky Cruz aveva attraversato molte difficoltà, ma ogni volta che la sua vita era stata in pericolo Dio era intervenuto. Nicky scrive che una volta è stato minacciato con una pistola puntata alla testa: quando la mano del killer ha premuto il grilletto la pistola ha fatto cilecca, salvandogli la vita. Grazie a libri come L’uomo celeste e Corri, pupo, corri e alle testimonianze degli Schlatter, all’età di diciannove anni ho avuto il coraggio di lasciare la sicurezza della famiglia e della mia casa e intraprendere il mio primo viaggio in Sudafrica come predicatore cristiano. E ho imparato che non vi è luogo più sicuro di quello in cui Dio ci conduce. Quando si è giovani capita spesso di non riuscire a vedere o a capire i progetti di Dio. Eppure, ora che sono più vicino ai quaranta che ai trenta e ho macinato milioni di chilometri e parlato di fronte a milioni di persone, guardandomi indietro

4. Nicky Cruz, Corri, pupo, corri. Dal ghetto alla vita, Marchirolo, VA, Uomini Nuovi, 2005 (tit. or.: Run Baby Run, Alachua, FL, Bridge-Logos Publishers, 2017; prima ed. 1968) (ndt). 5. Tratto dal libro di David Wilkerson La croce e il pugnale (prima ed.: Marchirolo, VA, Editrice Uomini Nuovi, 1970), La croce e il coltello è un film del 1970 che vede l’attore Erik Estrada al suo debutto cinematografico nel ruolo di Nicky Cruz (ndt).

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nista, Reggie Dabs, durante una sua conferenza al liceo che frequentavo. Quell’uomo è stato capace di zittire e affascinare un pubblico di quasi millequattrocento studenti scalmanati semplicemente raccontando la storia della sua vita, che offriva un messaggio di speranza: “Non potete cambiare il passato, ma potete cambiare il vostro futuro”. Reggie era la dimostrazione che anche per me si sarebbe potuto aprire uno sbocco professionale come conferenziere. Memore delle volte in cui mi ero sentito diverso e non amato a causa della mia condizione, nei miei discorsi cercavo sempre di rassicurare le persone che mi ascoltavano dicendo loro quanto fossero belle e amate da Dio. Sono convinto che la gente ne abbia bisogno e debba sentirselo dire. Siamo tutti belli perché tutti siamo creature di Dio. Fin dagli inizi della mia attività di conferenziere mi sono concentrato maggiormente sull’aspetto dell’incoraggiamento e della motivazione. Sapevo che molti non volevano ascoltare prediche sulla fede, tuttavia quando mi sentivano parlare della vita, dell’amore, della speranza e della fede in generale, si sentivano liberi di porre quesiti sulla fede. Nonostante ciò, non mi vedevo come una figura di riferimento per gli altri credenti o aspiranti tali. E neppure mio padre. Tant’è vero che continuava a far pressione perché mi diplomassi in economia e gestione aziendale. Ho seguito il suo consiglio, pensando che non mi avrebbe certo fatto male avere un piano B qualora non mi fosse andata bene con l’oratoria.

TROVO LA STRADA Dio è intervenuto ancora nella mia vita con gran delicatezza, dandomi una spintarella nella direzione che aveva scelto per me. Mi si è presentata l’occasione di insegnare religione, durante il tempo libero, presso il mio vecchio liceo, che cercava volontari neodiplomati per parlare di Dio e della Bibbia in corsi di quattro lezioni settimanali. 11


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