Rivista La Chiave di Sophia #7 - L'esperienza del bello

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Quadrimestrale di filosofia pratica - www.lachiavedisophia.com

N.7 Anno III | Ott 2018 - Gen 2019

INTERVISTA A ADRIANA CAVARERO

Filosofia e appetito del significato

BELLEZZE DEL MONDO

dossier

Fondazione Dolomiti Unesco, CERN, H-Farm, IWA Mag, Fondo Ambiente Italiano

L’ESPERIENZA DEL BELLO Ammessa la soggettività del bello e considerati i limiti linguistici di cui è preda tale categoria nel suo uso quotidiano, riscopriamo il mosaico di esperienze che la bellezza è in grado di generare.

ESPERIENZE ARTISTICHE

Marco Perez, Patrizia Magli, Flavio Caroli, Giuseppe Picone, Ezio Bosso, Riccardo Piacentini



SPECIALE Filosofia e appetito del significato La ri-significazione del dirsi donna per una visione nuova del mondo. Intervista a Adriana Cavarero

72

SOMMARIO

Ott 2018 - Gen 2019 - N. 7

RUBRICHE Filosofia per bambini I tagli di Fontana e i buchi del groviera

68

Un laboratorio sull’esistenza di particolari entità negative

di La valigia del filosofo

70 L’ospite RE.USE: ecologia nell’arte contemporanea di Marcello Libralato - TRA Intervista Filosofia e appetito del significato

72

3

Libertà e responsabilità

4

Alla scoperta del binomio indissolubile

di Alessandro Tonon Alla ricerca di risposte L’uomo contemporaneo attraverso la poesia di Eugenio Montale

Casi di irreale realtà

di Greta Esposito

8

L’amarezza della vita tra K. e Gaspare Torrente

77

di Sonia Cominassi L’era del razzismo popolareo

80 Philovintage La verità splende nel profondo dell’uomo di Gianluca Venturini

82

10

Storia di un pensiero ultracentenario in una società dinamica: i difetti di chi lo sostiene, le colpe di chi lo combatte

di Alessandro Basso

De vera religione: un incontro con Sant’Agostino

Selezionati per voi Libri di Sonia Cominassi Film di Rossella Farnese Libri Junior di Federica Bonisiol

6

di Anna Tieppo

Intervista ad Adriana Cavarero

Bioeticamente La coscienza sfida l’universo di Pamela Boldrin

Editoriale di Elisa Giraud

8


SOMMARIO

L’ESPERIENZA DEL BELLO La bellezza che salva di Luca Mauceri

14

Dioniso e Verità

16

41

Una via per la felicità di Massimiliano Mattiuzzo

44

Bellezza e Fisica Teorica

46

Dialogo sul bello alla scala delle particelle fondamentali

di G. F. Giudice (CERN) & Matteo Villa

Dialogo su Michelangelo e sull’esperienza di una bellezza vera

di Flavio Caroli & Giorgia Favero Mono no aware

La bellezza e i luoghi Intervista a Giulia Maria Crespi

18

La musica e il racconto dell’esistenza di Fabiana Castellino

48

La cura della bellezza e l’esercizio della meraviglia di Claudia Carbonari

51

L’esperienza del bello

54

Alle radici dell’esperienza estetica giapponese

di Giangiorgio Pasqualotto La creazione mentale del bello di Giacomo Dall’Ava

20

La responsabilità del bello di Gianluca De Nardi

23

Intervista a Ezio Bosso

26

Non è un lusso, né un privilegio, né un sovrappiù. È una necessità.

di Piero Ferrucci Ode alla bellezza reiterata

56

Un ritmico ripetersi di gesti scaturito dall’amore per il bello

di Francesca Plesnizer

La ricerca della trascendenza nella musica

di Elena Casagrande & Fabiana Castellino L’esserci della bellezza di Sara Roggi

30

Sparuti, incostanti sprazzi di bellezza di Lorenzo Gineprini

32

Bellezza e paesaggio di Fondazione Dolomiti UNESCO

34

36 Talk: esperire con i 5 sensi Marco Perez, Giuseppe Picone, Rosalia Cavalieri, Tony Gallo, Riccardo Piacentini

La bellezza inesistente di David Casagrande

58

60 «Dio è bello e ama la bellezza» La bellezza nel Corano: dai contenuti alla forma di Giulia Gallini & Sara Ibrahim – IWA Mag Il brutto, audace forma del bello

62

Il maquillage contemporaneo e la messa in scena dell’Io

di Patrizia Magli Fidarsi è bene. E bello

64

Alcune idee sull’esperienza della bellezza nell’educare

di Tito Sartori & Mauro Bordignon


BELLEZZA CALEIDOSCOPICA

EDITORIALE

di Elisa Giraud La bellezza salverà il mondo? Se lo chiedeva Dostoevskij ne L’idiota e molti altri pensatori prima e dopo di lui. Ma perché si sono posti tale domanda? Perché la bellezza dovrebbe avere il potere di salvare il mondo? La risposta potrebbe trovarsi nelle parole di Piero Ferrucci, filosofo e psicoterapeuta, il quale ha analizzato la questione con approccio scientifico: «Incontrare il bello ha effetti di enorme portata: cura le nostre ferite, ci dà un senso di appartenenza, ci inonda di benessere, ci apre la mente, ci avvicina agli altri. E ci riempie di meraviglia». Il bello è soggettivo, perché ciascuno ne fa esperienza in modo personale; tuttavia riguarda tutte le persone il fatto che esso rende l’intenzione, l’azione, la creazione di un impegno nel progettare visioni di mondi possibili. Anche in questo senso potremmo legare (come nel mondo classico) il concetto di bellezza a quello di bontà, in una precisa sfumatura. «Bellezza e bontà si intrecciano con la bellezza e la bontà interiore di colui che sa guardare con gli occhi del cuore» scrive IWA Mag nel proprio contributo al dossier di questo numero. Nella bellezza estetica di una calligrafia si celebra la bellezza di Allah; è il caso del Corano, ma è nella bellezza che Dio si rivela all’umanità, così come anche nel Cristianesimo. Per vedere e sentire la bellezza occorre dunque farne esperienza, ma questa può essere dirompente, «un terremoto – rileva Piero Ferrucci nel suo libro La bellezza e l’anima. Come l’esperienza del bello cambia la nostra vita (Mondadori 2006) – la gioia della bellezza può sconvolgere. Questo è forse l’ostacolo fondamentale. Preferiamo una mediocrità rassicurante a uno splendore che potrebbe far traballare le nostre sicurezze». Obiettivo della presente ricerca non è quello di affrontare il problema della bellezza verso una formulazione di una sua ontologia, ma è quello di portare l’attenzione della riflessione filosofica sull’esperienza che facciamo del bello, rimanendo entro i confini di una sua fenomenologia, di cogliere l’intenzione che vuole creare bellezza e di comprendere lo stile di cui si è realizzata tale intenzione. Il concetto di bellezza va dunque ricondotto in senso più stretto a quello di estetica, o meglio di aisthesis, ovvero, secondo l’etimologia greca, di percezione: l’attenzione va posta dunque sul dato esperienziale, sulla bellezza quale forma generativa, su ciò che il bello genera nel nostro tempo e nella nostra esistenza. Sul suo potere creativo. Letteratura, musica, arte, cinema, danza, cucina, medicina, cosmetica, scienza sono solo alcuni degli ambiti nei quali la bellezza si manifesta e che diversi autori indagano in questo numero della rivista: dalla delicata bellezza di un ricordo suscitato da un odore alla ripetizione di gesti che amiamo, dalla meraviglia che si ritrova dentro un acceleratore di particelle sino a quello strano sgomento che si spalanca di fronte a un paesaggio montano che ci fa sentire infinitamente piccoli. Propongo allora una mia personale riflessione: non so se la bellezza ci salverà, ma sono convinta che ci illumini il cammino di salvezza.


4 LA CHIAVE DI SOPHIA | ALESSANDRO TONON

LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ Alla scoperta del binomio indissolubile

di Alessandro Tonon

I

l tempo presente sembra aver elevato la libertà ad un totem e aver ridotto la responsabilità a un vero e proprio tabù, dimenticando però che non vi è alcuna libertà senza responsabilità. Se da un lato la modernità e l’Illuminismo hanno sancito la sacra libertà dell’individuo – e sono terrificanti le circostanze nelle quali questa libertà non viene riconosciuta – la contemporaneità, celebrando il mito della libertà assoluta (dal latino ab-solutus, libero da ogni legame, vincolo) ha completamente scordato che la sorella fortunata della libertà è la responsabilità. Le molteplici manifestazioni umane e sociali del tempo presente ritraggono come la libertà assoluta si sia pian piano trasformata in egoismo: patologia dilagante che porta a considerare se stessi, la propria volontà e il proprio desiderio di godimento come centro di gravità esistenziale. Laddove l’egoismo ascende, l’altro da noi pian piano si eclissa uscendo dal nostro orizzonte esistenziale. L’Io, che agisce la propria libertà assoluta, finisce per servirsi dell’altro soltanto finché gli è utile per estendere il proprio potere e godimento e per raggiungere il proprio egoistico fine. L’Io finisce così per violare una delle formulazioni principali dell’imperativo

categorico kantiano che recita: «agisci in modo da considerare l’umanità, sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche al tempo stesso come scopo, e mai come semplice mezzo»1.

Laddove l’egoismo ascende, l’altro da noi pian piano si eclissa uscendo dal nostro orizzonte esistenziale. La celebrazione individuale e collettiva della libertà assoluta porta così a dimenticare il rispetto e la responsabilità verso se stessi e soprattutto verso tutto quanto è altro da noi. La libertà è un’erma bifronte, inscindibilmente scolpita insieme alla responsabilità. La società contemporanea, di quest’erma, coglie solo il lato apparentemente più appetibile, quello della libertà, con le conseguenze devastanti che scorrono al ritmo di immagini e notizie, sotto gli occhi ormai assuefatti e indifferenti della quotidianità: guerre, omicidi, affari sporchi, in sintesi desideri egoistici di ogni genere, oltre ogni legge morale. La meravigliosa scultura della libertà, donata all’uomo, non


LA CHIAVE DI SOPHIA | OTT 2018 - GEN 2019 5

libertà responsabilmente percepisce il confine, il limite sacro costituito dall’esistenza dell’altro. Attraverso questo limite coglie la presenza dell’altro e gli si fa innanzi nell’incontro. Il singolo che si percepisce come essere-responsabile può ponderare i pensieri, scegliere con cura parole gentili e operare in modo costruttivo, lungimirante e non egoistico. È la responsabilità il volto edificante della libertà, poiché permette il passaggio dall’egoismo del singolo che vive una libertà senza limiti, alla speranza in un nuovo Umanesimo fondato sulla relazione che contempla al suo interno non solo l’Io ma pure l’altro.

il soggetto che vive la libertà responsabilmente percepisce il confine, il limite sacro costituito dall’esistenza dell’altro.

può prescindere dalla bellezza del limite generato dalla responsabilità individuale. Una libertà slegata da ogni responsabilità finisce per essere egoismo, manipolazione, imposizione e tirannide. È proprio il vincolo della responsabilità che permette di realizzare la vera libertà, costituita dalla consapevolezza della presenza dell’altro da noi, senza il quale non vi è incontro, riconoscimento intersoggettivo e relazione. L’altro senza il quale non vi è possibilità di costruire orizzonti di vita felice. Come testimoniano le parole, profonde e luminose, che Christopher McCandless, protagonista del film Into the wild (2007), scrive a fatica, dopo una lunga e solitaria ricerca di senso, in punto di morte: “la felicità è vera solo quando è condivisa”. Pertanto, mentre il soggetto che esercita la libertà assoluta eclissa l’altro da sé poiché lo percepisce come un ostacolo o come mero mezzo per la realizzazione del suo desiderio, finendo per rimanere isolato, il soggetto che vive la

È tempo di richiamare le menti e i cuori a riflettere sull’indissolubile complementarietà di libertà e responsabilità. All’ideologia della libertà assoluta è importante giustapporre un’antropologia della responsabilità dove l’uomo, essere-responsabile poiché dotato di pensiero e capacità di scelta, con avvedutezza si senta responsabile per il presente e per il futuro, verso se stesso, le proprie decisioni e quanti, come lui, respirano nel transito terrestre. In questo senso, come non concludere con l’esortazione sagace e illuminata che lo psichiatra e filosofo Viktor Frankl proponeva spesso ai suoi numerosi studenti e uditori statunitensi: «dopo aver costruito la Statua della libertà sulla costa orientale, sarebbe ora di costruire una statua della responsabilità sulla costa occidentale»2.

È tempo di richiamare le menti e i cuori a riflettere sull’indissolubile complementarietà di libertà e responsabilità. 1

I. Kant, Fondazione della metafisica dei costumi, Giunti, Milano 2017, pp. 143-145. 2 V. E. Frankl, Senso e valori per l’esistenza. La risposta della logoterapia, Città Nuova, Roma 1998, p. 63.


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