N. 3 Anno II | Giu-Set 2017 Autorizzazione del Tribunale di Treviso N. 244/172Reg. Stampa ISSN 2531-954X Prezzo: 8,00 €
PROPRIETARIO La Chiave di Sophia DIRETTORE RESPONSABILE Elisa Giraud DIRETTORE EDITORIALE Elena Casagrande CAPOREDATTORE Giorgia Favero REDAZIONE Alessandro Basso Emanuele Lepore Federica Bonisiol Giacomo Dall’Ava Marco Donadon Sara Roggi PROGETTO GRAFICO Elena Casagrande COPERTINA di Marica Romeo [maricaromeo8@gmail.com]
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SPECIALE Intervista al filosofo Umberto Curi La filosofia come forma di vita: abbiamo (tutti) sempre più bisogno della filosofia
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SOMMARIO
Giu-Set 2017 - N. 3
RUBRICHE Filosofia per bambini I filosofi e i gatti rossi
60
Così La valigia del filosofo propone la filosofia ai bambini della scuola primaria
di La valigia del filosofo L’Ospite Come un inventore di aeroplani
62
Una rivista di architettura e tecnologia come ponte tra l’Accademia e l’industria
di Emilio Antoniol & Margherita Ferrari Intervista La Filosofia come forma di vita
64
Abbiamo (tutti) sempre più bisogno della filosofia. Intervista a Umberto Curi
3
Nel presente diventiamo ciò che siamo
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Percezione di tempo e identità posti alla forma interrogativa tra Nietzsche, Szymborska e Kundera
di Alvise Gasparini L’intersezionalità per eludere la retorica dell’identità di Marco Donadon
8
I processi psicosociali della violenza digitale
di Tito Sartori
68
Uno sguardo sull’importanza dello sviluppo sensoriale ed esperenziale del feto nell’ambiente intrauterino
Filoso-fare: la filosofia del fare Sfruttare la filosofia per darsi da fare. E sudare.
di Giacomo Dall’Ava
di Silvia Pennisi Selezionati per voi Libri di Sonia Cominassi Film di Lorenzo Gardellin Libri Junior di Federica Bonisiol
6
Uno strumento analitico per scoprire le diverse appartenenze dell’uomo
Connessioni pericolose
di Francesco Fanti Rovetta Bioeticamente Ecologia prenatale
Editoriale di Elisa Giraud
70
12
12
SOMMARIO
In contatto con il mondo Un’opportunità per crescere e costruire il proprio futuro: l’esperienza di ESL – Soggiorni Linguistici
36
di ESL - Soggiorni linguistici Viaggio ergo sum
38
Il viaggiare come condizione irrinunciabile e bisogno intrinseco che ha da sempre guidato l’evoluzione della natura umana di Cecilia De Ranieri - Alpitour
Il viaggio alla riscoperta dell’interiorità 41
OLTRE I CONFINI DEL VIAGGIO Partire conta più che tornare Dall’eroe omerico all’odierno vagabondo: indagare forme e significati del viaggio di Franco Riva
16
Malattia e viaggio quali espressioni di crescita e cambiamento di Francesco Codato
22
Individualismo, pregiudizio e prepotenza influenzano ancora e in modo sottile la pratica del viaggio di Luca Mauceri
Linee tratteggiate a perdere
24
Appunti di viaggio. Frammenti di bordo di Lisa De Chirico
Il viaggio come antidoto
28
Ogni ritorno è una nuova partenza: l’anima del viaggiatore è in continua evoluzione di Gloria Aura Bortolini
Il viaggiare condiviso
The Straight Story: un viaggio lungo una vita intera
44
I luoghi, i volti e “le cose che accadono” 48 Conversazione con il fotoreporter Marco Longari: viaggiare e raccontare per rispondere a un desiderio di conoscenza di Giorgia Favero
Ritrovare la bussola
52
Come combattere la banalizzazione del viaggio riscoprendo la sua natura originaria di Alessandro Basso
Itinerario tra Il signore degli anelli e l’Antico Testamento di David Casagrande
30
46
In un’epoca dominata dalla frenesia e dalla velocità, David Lynch mette in scena la storia (vera) di un uomo che legò la sua esistenza al concetto di viaggio di Alvise Wollner
Il viaggio mistagogico del sé
Partecipare all’esperienza di viaggio in modo equo: intervista a BlaBlaCar
di La Redazione
Sogno o son desto?
Il viaggio dell’onironauta alla scoperta del sogno lucido di Greta Esposito
Trasformazione, crescita e guarigione 19
Le idiologie del viaggiatore
Ritrovare la libertà di vincere interiormente il proprio destino per strappare un senso alla vita anche nella sofferenza di Alessandro Tonon
Viaggio e letteratura
54
56
Il racconto di viaggio attraverso la storia della letteratura di Ricciarda Ricorda
PROSPETTIVE E ORIZZONTI DI VIAGGIO
EDITORIALE
di Elisa Giraud
Viaggio. Una parola dietro la quale si celano tanti significati. Scrivere è un viaggio con le parole. Meditare è un viaggio dentro se stessi. Il corpo viaggia con le gambe ed i piedi. La mente viaggia attraverso i pensieri o i sogni. Il cuore viaggia con le emozioni. La vita stessa è un viaggio. Quindi ognuno di noi, in qualche modo, viaggia. Viaggiare non è semplicemente spostarsi da un luogo all’altro per lavoro, studio o vacanza. Non è soltanto muoversi. È compiere un percorso, corporeo o intellettivo. O entrambi. La meta non è un posto ma è quello che proviamo durante questo percorso. Per arrivare al punto che desideriamo raggiungere attraversiamo tanti luoghi, tante emozioni senza le quali il viaggio non sarebbe altro che movimento meccanico. Partire, spesso, è un’esigenza. Una necessità dettata dai motivi più disparati. Così il viaggiatore, ovvero colui che viaggia, diventa pendolare se lo fa per studio o per lavoro; turista se lo fa per divertimento; migrante se lo fa per cercare di migliorare le sue condizioni di vita; pellegrino se lo fa per motivi religiosi o spirituali. In questo modo viene identificato ciascun tipo di viaggio. Perché è nella natura umana dare definizioni, mettere etichette, tracciare confini. Ma è anche insita nell’uomo quell’inquietudine che «non è fuga, ma ricerca» per dirla alla Susanna Tamaro. Quell’energia che innesca in noi il desiderio di muoverci. Per un viaggio interiore o materiale. L’animo dell’uomo è nomade, non fosse altro perché attraversa la vita spostandosi nel tempo. Fino ad arrivare a quello che viene anche chiamato, appunto, “l’ultimo viaggio”. Il viaggio è il tema del dossier di questo numero de La Chiave di Sophia. Ciascuno degli autori prova ad indagare forme e significati del viaggiare, attraverso un lavoro eterogeno e diversità di approcci. È nello spirito de La Chiave di Sophia di rivolgersi ai temi quotidiani e a prima vista banali, per mostrare come la quotidiana semplicità nasconda stimoli interessanti per il pensiero e sfide con cui bisogna fare i conti, alla sola condizione di mettere in discussione alcuni concetti e schemi cristallizzati su cui riposano le idee. Andando oltre etichette e confini. Mettendo in mano al lettore un caleidoscopio di punti di vista e considerazioni. E sarebbe bello se la lettura di questi articoli facesse riflettere il lettore su “Cosa è per me il viaggio? Qual è il mio modo di viaggiare? Che tipo di viaggiatore sono?”.
4 LA CHIAVE DI SOPHIA | ALVISE GASPARINI
NEL PRESENTE DIVENTIAMO CIÒ CHE SIAMO Percezione di tempo e identità posti alla forma interrogativa tra Nietzsche, Szymborska e Kundera
di Alvise Gasparini
R
impianti e nostalgia del passato. Ambizioni e rincorsa del futuro. Dove si dovrebbe collocare, dunque, il momento presente? Spinti e strattonati da una parte e dall’altra siamo comunque intrappolati in ciò che sta tra ieri e domani ma paradossalmente senza saperci stare. Sono qui, ci sono ora ma allo stesso tempo non è un vero esserci, proiettandomi temporalmente altrove. Nasce un sentimento di impotenza in questa condizione, consegnandomi quasi ad un non-essere, non essere «nessuno in nessun luogo» citando Donna Williams. Tale sentimento si accentua sempre più fino a divenire convinzione nichilistica di una temporalità e di uno stare nel mondo mai davvero definiti, sempre sfuggevoli alla nostra percezione. Wisława Szymborska nella raccolta La gioia di scrivere (2009) inizia una delle sue poesie, quale Le tre parole più strane, scrivendo «Quando pronuncio la parola Futuro, la prima sillaba già va nel passato» portando questo scorrere di attimi inafferrabili anche sul piano linguistico. La richiesta di continua produttività, di un continuo pensiero da parte della società ci catapulta in
non-momenti che non vengono vissuti perché ormai facenti parte del passato e sostituiti da quelli ancora da vivere. Il nostro sguardo dunque si pone su degli ideali, dei modelli da seguire, rendendoci ottimi imitatori di quel che è qualcun altro. Puntiamo ad essere altro, ad arrivare a diventare altre persone, togliendo importanza a ciò che rappresentiamo ora, in questo momento, ambendo al nostro io futuro. In tal modo si rischia di perdere la propria identità, di non riuscire a rispondere davvero alla domanda “chi sono io?”, ove il verbo è posto, non a caso, al tempo presente. Questo essere però non dovrebbe consumarsi e accorparsi all’idea remota di qualcosa che sarà, bensì all’idea di un qualcosa che continua a professarsi nel tempo in forma estesa.
SPINTI E STRATTONATI DA UNA PARTE E DALL’ALTRA SIAMO COMUNQUE INTRAPPOLATI IN CIÒ CHE STA TRA IERI E DOMANI MA PARADOSSALMENTE SENZA SAPERCI STARE.
LA CHIAVE DI SOPHIA | GIU-SET 2017 5
Improvvisamente è possibile riacquistare fiducia nella nostra stessa presenza, stato e condizione che si allarga, prende in prestito una molteplicità di attimi per dirsi, senza morire nella caducità del singolo istante già passato. Fermarsi, anche solo rallentare la nostra corsa inarrestabile, ci regala una prospettiva nuova, un’angolatura che non avevamo mai conosciuto, in cui il tempo si ricompone in istanti che, pur essendo sempre in un processo di esaurimento e generazione continui, impossibili da catturare, si rifanno ad una unità temporale capace di uno scorrere tutto da esperire. La nostra presenza si fa tale nel sentire il tempo che ci scivola via dal corpo, da tutto il nostro corpo, dalla pianta dei nostri piedi che è a contatto con la scarpa e poi ancora col terreno sotto di noi. Ascoltare il rumore del vento, dei rumorosi passi che facciamo e che diamo per scontati, arrivare ad ascoltare noi stessi soprattutto quando non parliamo, quando ci zittiamo e una parte di noi, il pensiero, continua a pensare a voce alta. In questa prospettiva i minuti si compongono di sessanta secondi e sono potenzialmente tutti e sessanta da
vivere. Milan Kundera ne La lentezza (1995) ci propone una matematica esistenziale che presenta due equazioni, ovverosia «il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio». L’affievolirsi dei ritmi in questo caso ci dà una preziosa possibilità dal punto di vista identitario in cui la relazione con noi stessi e la rimembranza del tempo presente ci portano ad essere effettivamente ciò che siamo, per usare il vocabolario di Friedrich Nietzsche in Ecce homo (1888). Le impalcature crollano e gli archetipi perdono il carattere inconfutabile e quella valenza fondamentale che fino a quel momento ci aveva sorretto come delle vere e proprie stampelle. Questo ricordarsi di noi, prendersi il giusto tempo e spazio per permetterci di stare con la persona che siamo, che ci parla e vive con noi, è il perfetto connubio tra la dimensione dell’essere e quella temporale, in una sorta di doppia elica che descrive il nostro effettivo DNA una volta arrivati alla nostra realizzazione, una persona che è tutta quella persona, solo essa in ogni singolo istante in cui ne ha la possibilità ed immediatamente la porta ad essere atto. Jacek Yerka - TheWalking Lesson