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La Consolata nella pandemia del coronavirus
L’indispensabile prevenzione sanitaria mai senza la preghiera
Giacomo Maria Martinacci fotograe di don Luca Ramello
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Non possiamo passare sotto silenzio la grande prova da cui l'Italia e il mondo intero sono stati travolti a partire dai mesi scorsi. Torino e il Piemonte non sono risultati immuni da questa pandemia che, al momento in cui andiamo in macchina per la stampa, purtroppo non è ancora del tutto debellata. Anche il nostro Santuario è stato coinvolto dalle norme molto restrittive impartite dall'Autorità pubblica e di fatto riguardanti persino lo svolgimento delle celebrazioni religiose. A memoria d'uomo non si ricorda un tempo in cui ai fedeli sia stato impedito di partecipare, nelle chiese, alla preghiera comunitaria. La conseguente rarefazione dei fedeli ci ha offerto molti motivi per confrontarci con altre situazioni analoghe del passato, quando non solo davanti alla Consolata ma anche all'altare con le reliquie di San Valerico vi era una processione continua di fedeli con incessanti preghiere di supplica. I nostri Vescovi, comprendendo i grandi pericoli di contagio e la virulenza del male, hanno infatti sospeso ogni celebrazione pubblica mantenendo libero -pur con alcune precauzioni- l'accesso alle chie
se, ma i sacerdoti hanno dovuto forzatamente celebrare le Sante Messe a porte chiuse, senza la presenza dei fedeli. Così è avvenuto anche per il nostro Santuario, che ha però almeno potuto offrire -tramite il proprio sito internet- la visione di quanto in ogni giorno si è compiuto all'altare. La sospensione della celebrazione della S. Messa con la partecipazione dei fedeli è certamente stato per tutti il sacricio più grande e sofferto. Da più parti, anche Papa Francesco stesso e il nostro Arcivescovo lo hanno fatto, si è riproposta la “Comunione spirituale” come alternativa all'impossibilità di nutrirsi di Gesù vivo e vero nell'Eucaristia. Il gravissimo sacricio, che è stato imposto al popolo cristiano impedendo la partecipazione diretta ed attiva alla S. Messa (non è la stessa cosa seguirla, da spettatore, su uno schermo televisivo o di computer) e di fatto non consentendo ai fedeli di accedere alla Comunione eucaristica, ha fatto toccare con mano come invece è essenziale per un cristiano quel “Pane di Dio che dà la vita” (cfr. 6, 33). Gv Questo tempo di “digiuno” eucaristico, come qualcuno lo ha denito, potrà avere come conseguenza di suscitare una più viva partecipazione alla Santa Messa? Ce lo auguriamo vivamente; ma questo non avverrà quasi come una conseguenza automatica se non è stato accompagnato dalla riscoperta del desiderio intenso dell'incontro, nel tempo in cui ci era stato impedito. Nasce inevitabilmente l'esigenza di un confronto: il virus –a volte mortale– che ha colpito il nostro mondo ha trovato, anche se non proprio in tutti, la disponibilità ad osservare una serie di norme come prevenzione per evitare accuratamente l'estendersi del male: questo riguarda la salute sica. Siamo altrettanto vigili ad evitare altri “virus”, non meno indi, che attentano in maniera ancora più subdola alla vita dello spirito? Don Giuseppe De Luca, noto pubblicista della metà del secolo scorso, nel 1947 scriveva: «Il cristiano che vive la sua fede conosce per esperienza la violenza estrema e perniciosa del
▲ ▲ un momento della S. Messa celebrata a porte chiuse celebrata il 15 marzoSopra: un momento della S. Messa celebrata, a porte chiuse, il 15 marzoSopra: ◄ Nella pagina a lato: L’Arcivescovo nel momento di preghiera di supplica alla Vergine Consolata-Consolatrice
peccato; la conosce per esperienza e pazienza. È un lievito di morte, lievito inestirpabile e contro cui deve guardarsi di continuo, e non si guarda mai abbastanza. Un menomo alito ci appesta, e qualche volta non è un alito, è una vampa di morte». Questo ed altro scriveva nel contesto di una riessione sull'Assunzione di Maria e concludeva: «Maria ebbe questa nostra stessa natura, ma senza il peccato: oh, questa sua felicità splenda sulla nostra tortura, tanta sua grazia rafforzi noi poveri storpi e storti, se è vero che è tuttavia la nostra Madre». Pur molto rarefatti, i fedeli sono venuti in Santuario per la preghiera personale ed hanno sostato sia davanti all'immagine della Consolata che nella cappella di San Valerico, memori dell'efcacia dell'intercessione di questo Santo Abate –riscontrata e riconosciuta in più di una pestilenza– a favore della nostra Città a partire n dal secolo XVI. Anzi per alcuni è stata l'occasione per scoprire la presenza di questo Santo monaco vissuto nella seconda metà del primo millennio, le cui reliquie giunsero a Torino e furono deposte nell'antichissima cappella di Sant'Andrea posta a ridosso delle mura cittadine nell'angolo Nord-Ovest (l'attuale nostro Santuario è costruito nel medesimo luogo e ne è la continuazione) circa mille anni fa dai monaci dell'abbazia di Novalesa in fuga dal loro monastero per non soccombere a bande di saraceni, che seminarono terrore e morte nell'alta Valle di Susa. Anche il ministero delle Confessioni ha continuato ad essere offerto, come sempre, dai nostri sacerdoti ma la proibizione a uscire di casa se non con precise e documentate motivazioni ha inuito in modo fortemente negativo e la conseguenza immediata e inevitabile è stata la grande rarefazione dei fedeli. Il nostro Arcivescovo ci ha esplicitamente invitati alla preghiera con la proposta concreta del testo di una supplica da rivolgere quotidianamente al Signore con duciosa e determinata insistenza; lui stesso ci ha aiutati: prima di tutto con il suo esempio, recandosi a pregare il Rosario nel Santuario della Madonna della Salute, nel Borgo Vittoria di Torino; poi presiedendo personalmente in ogni pomeriggio la preghiera del Rosario dalla sua cappella nell'Arcivescovado con la possibilità di unirsi via internet.
È stato un momento di particolare rilievo, nel tardo pomeriggio di domenica 15 marzo (abbiamo poi scoperto che anche Papa Francesco, in quel pomeriggio, si era recato in devoto pellegrinaggio alla Salus Populi Romani e al grande ed antico Croci- sso della Basilica romana di San Marcello), poter concelebrare con il Pastore della nostra Arcidiocesi venuto espressamente in pellegrinaggio nel Santuario della Vergine Patrona della Città e dell'Arcidiocesi di Torino. In ossequio alle prescrizioni, le porte erano chiuse ma non sono stati pochi i fedeli a seguire dalle loro case, attraverso il nostro sito internet ( ), l'intera www.laconsolata.org celebrazione, che si è conclusa con una speciale supplica di afdamento alla Consolata e una sosta, ancora in preghiera, nella cappella di San Valerico. Il particolare signicato di quella celebrazione è stato evidenziato dal rettore del Santuario, che all'inizio ha offerto all'Arcivescovo e ai concelebranti gli elementi utili per evidenziarne il valore anche storico. Nella pagina a lato pubblichiamo il testo dell'intervento iniziale del rettore del Santuario e della Supplica pronunciata dai sacerdoti del Santuario con il Pastore dell'Arcidiocesi. Il nostro Arcivescovo, al termine del Rosario da lui ogni giorno presieduto nella sua cappella in Arcivescovado, ha poi sempre concluso la recita della corona proprio con questa grande Supplica pronunciata con noi sacerdoti nella sua visita alla Consolata. Stanno riprendendo nel Santuario sia la normale vita sia le varie attività, come dappertutto. È evidente che ci vorrà non poco tempo per tornare alla normalità e tutto questo inuirà certamente sulla stessa celebrazione della Novena e della Festa della Consolata nel prossimo mese di giugno. Io amo pensare che sarà importante, specialmente in quella occasione, rendere vivissime grazie a Maria ed a San Valerico per l'efcacia della loro preghiera di intercessione presso Dio: il nostro Piemonte e Torino, pur non poco provati da questa pandemia, non hanno dovuto subire quanto in altre parti d'Italia ha inciso purtroppo molto più pesantemente sulla popolazione. Si affaccia il tempo della ripresa anche a tutti gli altri livelli, con una serie immensa di incognite estremamente concrete. Accanto all'intraprendenza che certamente non manca, sarà necessario un ulteriore supplemento d'anima per sostenere scelte che devono essere coraggiose, e forse anche impopolari, oltre a suscitare con ardita fantasia soluzioni nora impensabili da noi. Il ricorso alla mediazione materna di Maria, che sa sempre essere concretamente attenta e vicina alle necessità (la vicenda delle nozze di Cana è davanti ai nostri occhi), dovrà essere ulteriormente invocato con insistente e duciosa preghiera. Ma è sufciente chiedere? Non dovrà forse accadere qualcosa dentro di noi? Tutta questa vicenda, che ha coinciso nella sua parte iniziale proprio con il tempo della Quaresima, tempo di revisione di vita e di conversione, chiede a ciascuno di non rimanere un triste ricordo del passato da dimenticare al più presto, ma di essere stimolo a un rinnovato stile di vita a tutti i livelli. La concreta e cordiale condivisione vista e sperimentata durante l'acuirsi del contagio, la più intensa comunione fraterna vissuta nelle singole famiglie anche a motivo del divieto di uscire di casa, la forzata e sofferta impossibilità di vivere pienamente l'Eucaristia nelle nostre chiese, … dovranno produrre in tutti e in ciascuno di noi un rinnovamento che però sarà tale solo se frutto di riessione attenta e di impegno generoso e continuativo. Accanto ai nostri indispensabili sforzi personali, poniamo la preghiera - duciosa a Maria: tutto potrà avvenire, anche il miracolo della nostra conversione!
▲ Il saluto del rettore all’inizio della Celebrazione eucaristica, a porte chiuse, presieduta dall’A rcivescovo
Saluto iniziale del rettore
Eccellenza Reverendissima, grazie per la Sua presenza questa sera qui con noi nel Santuario della Consolata, Patrona della Città di Torino e dell'intera Arcidiocesi. Lei vede unicamente la presenza di noi sacerdoti perché, come è noto, le attuali disposizioni dell'Autorità pubblica non consentono la presenza dei fedeli; ma non sono pochi gli amici della Consolata che in questo momento sono uniti a noi e ci seguono attraverso il nostro sito internet: tutti insieme formiamo un'unica grande assemblea. Il Suo pellegrinaggio si colloca in una tradizione di secoli che ha visto costantemente Pastore e fedeli venire in preghiera in questa Casa di Maria per afdarle le sorti comuni, specialmente quando Torino fu afitta da epidemie e guerre. Chi viene alla Consolata non può non vedere sulla piazza la colonna con la statua di Maria: è uno dei ricordi visibili del voto compiuto dalla nostra Città nel 1835, grazie anche all'opera del Venerabile Servo di Dio Carlo Tancredi Falletti di Barolo che allora era parte dell'Amministrazione cittadina, in occasione dell'inerire del .cholera morbus Nella realtà attuale, multiculturale e multietnica, non sarebbe ipotizzabile un esplicito gesto da parte dell'Autorità pubblica come avvenne allora, ma la Comunità cristiana sa di potersi afdare con ducia alla mediazione materna di Maria per implorare il fermarsi del contagio in atto, implorando il recedere di questa pandemia e la guarigione di tutti coloro che ne sono stati colpiti. È la preghiera che esprimiamo anche per intercessione di San Valerico, l'abate benedettino del primo millennio le cui reliquie sono qui conservate da quasi mille anni e che nei secoli Torino ha invocato in precedenti epidemie, proclamandolo n dal 1598 compatrono della Città. Ringraziamo quindi la Vergine Santa per il fatto di poter essere insieme qui con Lei, Eccellenza carissima, per pregare insieme ed essere da Lei accompagnati nell'afdarci con ducia a Maria: Consolata da Dio e Consolatrice nostra.
Siamo qui riuniti nel Santuario della Vergine Con
solata-Consolatrice, per elevare a lei la nostra liale supplica afnché, per la sua intercessione ma
terna, discenda su tutti la misericordia di Dio, Padre di ogni consolazione. Ave, Maria.
O santissima Vergine Consolata, Patrona della nostra Arcidiocesi e della Città di Torino, siamo raccolti nel tuo Santuario in questo tempo di grande sofferenza per tutti e facciamo appello alla tua fedele protezione costantemente dimostrata nei secoli. O Madre della Chiesa, veglia sul nostro Papa Francesco, sul nostro Arcivescovo Cesare e su tutti i Pastori della Chiesa: fa' che, confermati nella fede, speranza e carità, possano guidare il popolo cristiano sulla via del Vangelo. Ave, Maria.
Vergine Consolata e Consolatrice, mettiamo nelle
tue mani la difcile situazione che non solo la no
stra Città ma l'Italia tutta e il mondo intero stanno attraversando. Tante famiglie sono in grande disagio e molti vagano nel buio senza prospettive di futuro. Ti preghiamo per i poveri, i senza tetto, gli stranieri ed i rifugiati politici. In particolare oggi ti
afdiamo i malati e le persone tribolate nel corpo e
nello spirito delle nostre famiglie e dei nostri ospedali, insieme ai medici e agli operatori sanitari, agli educatori e agli operatori sociali. Accompagna tutti con la tua presenza materna, perché l'esperienza del dolore non offuschi il sostegno della fede. Ave, Maria.
Maria, Regina della famiglia, ti afdiamo tutte le fa
miglie perché custodiscano integro il senso cristiano della vita e in questo tempo possano approfondire o riscoprire il valore prezioso del dialogo cordiale e fraterno. Siano luoghi in cui si prega insieme e ci si confronta con il Vangelo di Gesù. Maturi in esse la ricerca aperta e disponibile del progetto di Dio su ognuno dei loro membri e nascano vocazioni sacerdotali e religiose. Ave, Maria.
Maria, Regina della pace, Salute degli infermi e
Aiuto del popolo cristiano, ti afdiamo il mondo in
tero e coloro che ci governano, perché la tua intercessione illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune nella vera libertà e nella pace.
O Vergine Consolatrice degli afitti, al tuo cuore di Madre e Patrona è presente la vita di tutti i tuoi -
gli. Accogli e accompagna, credenti e non credenti, all'incontro con Cristo Signore, medico delle nostre anime. Accompagna anche i defunti, e in particolare quelli che in questo periodo sono morti a causa del , alla visione del Figlio tuo nel suo coronavirus Regno. Tu che sei invocata come Tempio dello Spirito Santo, il Consolatore, ottienici il dono della consolazione perché anche noi sappiamo essere portatori e operatori di quel conforto che i tanti sofferenti e le famiglie che hanno perso i loro Cari attendono, sperimentando la misericordiosa bontà che il nostro Salvatore e Redentore ha portato, così potremo, tutti insieme, lodare e ringraziare la Divina Provvidenza. Ave, Maria.