La Consolata nella pandemia del coronavirus L’indispensabile prevenzione sanitaria mai senza la preghiera
Giacomo Maria Martinacci fotograe di don Luca Ramello
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on possiamo passare sotto silenzio la grande prova da cui l'Italia e il mondo intero sono stati travolti a partire dai mesi scorsi. Torino e il Piemonte non sono risultati immuni da questa pandemia che, al momento in cui andiamo in macchina per la stampa, purtroppo non è ancora del tutto debellata. Anche il nostro Santuario è stato coinvolto dalle norme molto restrittive impartite dall'Autorità pubblica e di fatto riguardanti persino lo svolgimento delle celebrazioni religiose. A memoria d'uomo non si ricorda un tempo in cui ai fedeli sia stato impedito di partecipare, nelle chiese, alla preghiera comunitaria. La conseguente rarefazione dei fedeli ci ha offerto molti motivi per confrontarci con altre situazioni analoghe del passato, quando non solo davanti alla Consolata ma anche all'altare con le reliquie di San Valerico vi era una processione continua di fedeli con incessanti preghiere di supplica. I nostri Vescovi, comprendendo i grandi pericoli di contagio e la virulenza del male, hanno infatti sospeso ogni celebrazione pubblica mantenendo libero -pur con alcune precauzioni- l'accesso alle chie-
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Il Santuario della Consolata