Periodico religioso trimestrale - Anno 121 - V. Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abb. postale «regime R.O.C.» - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - Nuovo corso n. 4/2019
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SANTUARIO CONSOLATA
Rivista fondata nel 1899 TORINO
DELLA n. 3 LUGLIO - SETTEMBRE 2019
In copertina: La Cappella di S. Anna Santuario B. V. della Consolata - Torino (Foto di Andrea Aloi)
Il Santuario della Consolata Torino Periodico religioso trimestrale Anno 121 - n. 3 Luglio - Settembre 2019 Poste italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale «Regime R.O.C.» - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - Nuovo corso n. 4/2019 C.C. post. n. 264101 intestato a: Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino Tel. +39 011 483.61.11 Fax +39 011 483.61.99 E-mail: rivistasantuario@laconsolata.org Sito web: www.laconsolata.org
editoriale
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Impaginazione grafica rivista: Andrea Aloi Sito web: www.andreaaloi.it Stampa: A4 servizi grafici di Serra Sergio Snc Via F.lli Meliga 5/D - Chivasso (TO) Tel. 011919.55.96 E-mail: info@a4servizigrafici.it Sito web: www.a4servizigrafici.it Direttore responsabile: Marco Bonatti
La parola del Rettore Giacomo Maria Martinacci rubriche
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Non possiamo fare a meno di tornare a casa Osvaldo Maddaleno
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La famiglia: un baluardo di civiltà e di progresso Cesare Nosiglia
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Le foto della Festa della Consolata fotografie di A. Pellegrini, M. Masone, A. Aloi
Autorizzazione del Tribunale Civile di Torino n.379 del 22 febbraio 1949
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La Cappella di S. Anna Giulia Poretti
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Maria nel Corano Shahrzad Houshmand Zadeh
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Consolata Betrone Daniele Bolognini
Redazione:
D. LGS. 196/2003 PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI Informiamo i lettori che i loro dati personali sono utilizzati esclusivamente per l’invio della nostra rivista. Tali dati sono trattati con la massima riservatezza e non vengono ceduti per nessun motivo a terzi. In ogni momento si potrà richiedere la consultazione, l’aggiornamento, la cancellazione.
Andrea Aloi Daniele Bolognini Lino Ferracin Osvaldo Maddaleno Giacomo Maria Martinacci Giulia Poretti
editoriale
La parola del Rettore mons. Giacomo Maria Martinacci
Carissimi amici e devoti della Consolata, la festa del 20 giugno segna giornate intense sia per il passaggio di persone che vengono per incontrare la Vergine Santa sia, e soprattutto, per quello che rimane nel segreto dei cuori, che potrà apparire da una generosità più viva, da impegni assunti e mantenuti nel tempo, da rinnovato e duraturo slancio nello sforzo di seguire ed attuare il Vangelo ogni giorno. Sia i nove sabati (iniziati quest'anno in coincidenza con il Sabato Santo) sia la novena, celebrata nella luce della Pentecoste, sono stati scanditi dalla meditazione sui sette doni dello Spirito Santo: Maria, modello nell'accogliere la fecondità del Consolatore promesso da Gesù, ci ha condotti a scoprirne il valore vivicante. Anche nello svolgersi della processione per le vie del centro torinese, dove si dipana la nostra vita di ogni giorno, la proposta dei doni dello Spirito ha offerto motivi di riessione ai numerosissimi partecipanti (nonostante un tempo imbronciato e non del tutto favorevole, segnato anche da scrosci di pioggia) con testi sia di Papa Francesco che del Servo di Dio Card. Anastasio Alberto Ballestrero, già nostro Arcivescovo negli anni 1977-1989. Mi è parso che la proposta di un tema unicante sia stata recepita favorevolmente e possa essere un'esperienza da ripetere con frutto anche negli anni a venire. Al centro della festa della Consolata, com'è tradizione, vi è stata la Conce-
lebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia (in altra parte di questa rivista è pubblicato il testo integrale dell'omelia da lui rivolta alla folta assemblea, che anche quest'anno è stata tradotta nel linguaggio dei segni per un gruppo di non udenti). Prima della supplica, ho espresso alcuni doverosi ringraziamenti proponendo poi prospettive di sviluppo del nostro affascinante Cantiere Romanico, che ci porta a riscoprire quanto rimane -e non è poco- dell'antica basilica di S. Andrea costruita mille anni fa dai monaci benedettini, unitamente all'urgenza di rinnovare i confessionali posti nella galleria dei quadri votivi, per i quali mi appello anche alla generosità di voi tutti: questa iniziativa -non ulteriormente dilazionabile- nasce infatti mentre il bilancio ordinario del Santuario continua a non raggiungere il pareggio. Ma il nostro Beato Giuseppe Allamano ci insegna a condare nella Provvidenza e, in effetti, un'offerta straordinaria e due lasciti testamentari di persone devote della Consolata hanno già avviato positivamente la sottoscrizione per questo impegno di non lievissima entità. Amici carissimi, mentre i grandi lavori straordinari di ristrutturazione e di adeguamenti vari in questi mesi volgono nalmente al termine, mi piace pensare allo svolgersi ordinario della vita del Santuario: si avvicendano le persone, vengono accolti visitatori che ci fanno speri-
mentare la mondialità perché provenienti da tutti i Continenti, a numerose scolaresche viene proposto quanto nello scorrere dei secoli la devozione a Maria -proprio in queste mura benedette- ha sorretto ed orientato la vita quotidiana di generazioni di torinesi, colma di fatiche, di sofferenze, di dolore e di affanni: tutto questo offre un senso vero e pieno anche alla nostra vita di oggi. Nel quadro che è al centro del nostro Santuario notiamo che la mano destra della Consolata ci indica un Gesù Bambino benedicente il quale, con l'altra sua manina, avvolge il pollice sinistro della Madre: questo scambio di tenerezza ci invita a gustarne la dolcezza sia accogliendo l'indicazione della Vergine (e il grande Crocisso quattrocentesco ora collocato vicino all'altare delle celebrazioni può rivelarsi molto signicativo) sia cercando con Gesù la presenza della Consolata-Consolatrice, sempre sollecita del bene di ognuno dei suoi gli. Ho incontrato molti di voi nella recente novena e festa della Consolata e nei vostri volti ho colto attese e ringraziamenti rivolti alla Consolata: la Vergine non lascia inascoltata nessuna delle nostre preghiere. Mi faccio eco delle vostre necessità nella preghiera quotidiana a Maria. Lei ci otterrà le consolazioni di Dio.
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Non possiamo fare a meno di tornare a casa Lo Spirito ci spinge fuori per trasformare le città in comunità fraterne
don Osvaldo Maddaleno
▲ «Pentecoste», olio su tela di Jean Bernard Restout (1732), Museo del Louvre - Parigi
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l pellegrinaggio quest'anno alla Consolata, per la festa, è stato un po' rivivere l'esperienza degli Apostoli che per ricevere lo Spirito Santo si erano radunati con Maria pregando: «Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù» (At 1, 14). I nove sabati e la novena della Consolata sono stati caratterizzati dal riettere e pregare per gustare i doni dello Spirito Santo. Chi è che ci fa scoprire Maria come Madre e consolatrice se non lo Spirito Santo? Scrive San Paolo che è lo Spirito che ci fa gridare a Dio: “Abbà-Papà”, così pure, penso, è anche Lui che ci fa incontrare Maria come Madre di Gesù e madre nostra. Tra le tante belle espressioni delle persone che sono passate nel mese di giugno nel Santuario alcune sono rimaste particolarmente nel cuore: «Venire alla Consolata è come tornare a casa». È il gesto a cui tendiamo da
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sempre, è il motore che spingeva Ulisse verso Itaca tanti anni fa, è il desiderio di quando partiamo per un viaggio o al mattino quando andiamo a lavorare. Cambiano tante cose nel mondo, ma questa è una tensione perenne: maturare un senso di appartenenza, altrimenti si è solo ospiti o eternamente bambini. Ha detto Papa Francesco (1 giugno 2019): «I Santuari, luoghi quasi “sacramentali” di una Chiesa ospedale da campo, custodiscono la memoria del popolo fedele che in mezzo alle tribolazioni non si stanca di cercare la fonte d'acqua viva dove rinfrescare la speranza. Se a Cana Maria ha interceduto presso Gesù afnché compisse il primo miracolo, in ogni Santuario veglia e intercede perché non ci lasciamo rubare la fraternità dalle voci e dalle ferite che alimentano la divisione. Le complesse e tristi vicende del passato non vanno dimenticate o negate, ma non possono costituire un ostacolo o un argo-
mento per impedire una agognata convivenza fraterna». Gli Apostoli con Maria nel Cenacolo erano a casa, ma poi sono usciti con una forza nuova. «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni» (At 1, 8). Così sarà successo anche a molti pellegrini: l'incontro con Maria Consolatrice, “calamita” dello Spirito, avrà dato quell'energia nuova per scoprire di essere inviati nel mondo, a portare la nostra identità di gli che si realizzano nella missione, nell'andare verso gli altri come fratelli. Questa è la nostra vocazione: chiamati a essere discepoli missionari che testimoniano con la vita e poi, se occorre, con le parole. Siamo testimoni quando facciamo nostro lo stile di vita di Gesù, cioè quando nel nostro ambiente ci accostiamo con spirito di accoglienza (come siamo stati accolti da Maria) avendo in cuore il grande progetto del Padre: la fraternità universale. Ci fa bene leggere l'esperienza di Marilena e Silvano: «Quando ci siamo sposati, volevamo essere una famiglia accogliente verso tutti. Una delle prime esperienze l'abbiamo fatta nel periodo prima di Natale. Non volendo che i saluti fossero un augurio frettoloso all'uscita di chiesa, ci è venuta l'idea di andare noi a casa dei nostri vicini, portando un piccolo dono. Erano tutti sorpresi e contenti, specialmente una famiglia che tanti cercavano di evitare: ci hanno aperto il cuore, parlandoci delle loro difcoltà e del fatto che da tanti anni nessuno era più venuto a casa loro. La visita è durata più di due ore e ci siamo commossi nel vedere la gioia di quelle persone. Così pian piano, con l'unico sforzo di essere aperti verso tutti, abbiamo intrecciato rapporti con molte persone. Non sempre è stato facile, perché magari una visita imprevista ci cambiava i programmi, però sempre avevamo presente che non potevamo perdere queste occasioni di rapporti fraterni. Una volta ci hanno regalato una torta e abbiamo pensato di condividerla con una signora che ci aveva aiutato a trovare giocattoli per dei bambini del Brasile. Era felice di questa idea, e per noi un'occasione di conoscere la sua famiglia. Quando stavamo per uscire ci ha detto: magari avessi anch'io questo coraggio di andare a trovare gli altri!». Certo tutto questo è possibile solo se riscopriamo il valore fondamentale della preghiera. È impressionante l'insistenza con cui, negli Atti degli Apostoli, la venuta dello Spirito Santo è messa in relazione con la preghiera. Saulo “stava pregando” quando il Signore gli mandò Anania perché riacquistasse la vista e fosse colmo di Spirito Santo (At 9, 9. 11). Quando gli Apostoli seppero che la Samaria aveva accolto la Parola, mandarono Pietro e Giovanni, essi discesero e pregarono perché ricevessero lo Spirito Santo (At 8, 15). Quando, nella stessa occasione, Simone il mago cercò di ottenere lo Spirito Santo a pagamento, gli Apostoli reagirono indignati (At 8, 18). Lo Spirito Santo non si può acquistare, si può
solo implorare con la preghiera. Gesù stesso aveva legato il dono dello Spirito alla preghiera: «Se dunque voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri gli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono» (Lc 11, 13). Tra la preghiera e il dono dello Spirito c'è la stessa circolarità che c'è tra la grazia e la libertà. Noi abbiamo bisogno di ricevere lo Spirito Santo per poter pregare, e abbiamo bisogno di pregare per poter ricevere lo Spirito Santo. All'inizio c'è il dono della grazia, ma poi occorre pregare perché questo dono si conservi e cresca. Una caratteristica della preghiera di Maria e degli Apostoli è che era una preghiera perseverante. Questa parola è importante perché è quella che ricorre con più frequenza ogni volta che nel Nuovo Testamento si parla di preghiera. Anche S. Paolo raccomanda di essere “perseveranti nella preghiera” (Rm 12, 12). Ci aiuti la Consolata a essere perseveranti nel tornare a casa per prendere la forza dallo Spirito Santo, che ci è dato non per potenziare il nostro egoismo. Lui ci dice: «Guardati attorno», la fraternità non è per pochi intimi, ma è un seme che attecchisce nel terreno se questo è coltivato con premura. Piano piano cresce e trova nutrimento in quell'amore scambievole a cui ognuno di noi può contribuire. C'era un villaggio, molto tempo fa, i cui abitanti erano molto poveri. L'inverno da quelle parti era terribile e tutti erano preoccupati per un povero vecchio che avrebbe certamente sofferto molto: non aveva nulla da coprirsi se non qualche straccio. Gli sarebbe servito un maglione. Ma nessuno in quel villaggio ne possedeva due e nessuno aveva il denaro per aiutarlo. Alla ne una donna ebbe un'idea. «Se ogni persona del villaggio toglie un lo dal suo maglione, riusciremo ad avere abbastanza lo per fare un maglione nuovo da regalare a quel povero vecchio. E nessuno se ne accorgerà!». Accettarono tutti. Ognuno portò un lo. Tutti i li furono attaccati l'uno all'altro e si formarono diverse matasse di lana. La brava donna lavorò per giorni con i ferri e confezionò un magnico maglione multicolore. Tutti insieme lo portarono al povero vecchio, all'inizio dell'inverno. Il pover'uomo l'accettò con le lacrime agli occhi. Così in quel gelido inverno nessuno nel villaggio ebbe freddo. E il povero vecchio era senza dubbio il più elegante. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo che imploriamo nella preghiera in questo Santuario, allora non ci capiterà come a quell'uomo, che dopo la morte arrivò davanti a Dio. Dio lo accolse sorridendo, ma stranamente guardava oltre le sue spalle. Il sorriso di Dio si velò di una strana malinconia e poi chiese all'uomo: «Ma … sei arrivato solo?».
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La famiglia: un baluardo di civiltà e di progresso Omelia dell’Arcivescovo nella Festa della Consolata Mons. Cesare Nosiglia
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a festa della Madonna Consolata ripropone con evidenza il fatto che Dio interviene nella storia umana con segni concreti di cambiamento che operano salvezza per tutti. La Madonna Consolata, con i suoi interventi miracolosi a favore della nostra terra, ci ricorda quanto Dio sia operante e presente nel tessuto della nostra storia che sembra a volte dipendere tutta da noi, dalle nostre forze, volontà, progetti, impegni. E invece non è così. Proprio l'Incarnazione di Cristo ci rivela che dentro la storia umana fatta di guerre, tragedie e sofferenze, di conquiste affascinanti della
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scienza e della tecnica, di bellezza e di amore, c'è la presenza forte, amorevole e determinante di Dio, del suo Figlio Gesù Cristo: il Dio con noi. Dice il Salmo della Scrittura: «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode» (Sal 126). Maria Consolata ha rivelato con i suoi materni interventi quest'azione potente e misericordiosa di Dio e si è mostrata nella storia di Torino e del suo territorio costruttrice di pace e di solidarietà, custode di valori fondamentali per lo stesso progresso non solo spirituale ma anche culturale e
sociale della nostra gente. Questo fatto dice no a una religione considerata solo come un bello scenario di cartapesta posto alle spalle del teatro dove si recita la vita e la storia degli uomini, un riferimento concettuale e virtuale che ha poco a che fare con il vissuto quotidiano del nostro amare, sperare, soffrire, progettare e lavorare. Questo fatto dice no anche a una religione e a una fede disincarnata chiuse nel culto o nel rito di una tradizione ingessata e statica ed apre un orizzonte di rinnovamento continuo di ogni persona e dell'intera società in cui viviamo, una speranza che, come ci ha ricordato Maria nel Magnicat,
«rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili; esalta i poveri e rimanda a mani vuote i ricchi, estende la sua misericordia di generazione in generazione». La fede di Maria irrompe nella storia e cambia radicalmente situazioni ritenute impossibili o già del tutto denite. Dio opera cose straordinarie grazie alla disponibilità di fede e di amore di questa semplice e povera ragazza di Nazaret unita a Dio da un vincolo di amore puro, forte ed obbediente alla sua volontà. La storia di Dio è sempre fatta dai poveri e diviene feconda grazie a loro. La storia di Dio è la storia di tante famiglie, come quella di Elisabetta che riceve la visita di Maria, famiglie anche del nostro territorio che di generazione in generazione e giorno per giorno hanno mantenuto vivo, nel loro tessuto di amore e di servizio alla vita, il messaggio della salvezza e lo hanno attuato con fede e generosità, con sacricio. Da nove anni sono tra voi, carissimi, e anche grazie alle Visite pastorali posso dire di aver potuto farmi un'idea della realtà ecclesiale e civile di questa terra benedetta da Dio per i suoi Santi e da Maria, ricca di fede e di cultura cristiana, di tradizione e di memorie vive che costituiscono radici feconde per la sua vita di oggi e di domani. Vedendo l'operosità dei suoi abitanti, l'impegno di lavoro e di progettualità che li hanno guidati, la forza, il coraggio e la genialità di tanti imprenditori, operai e professionisti, la solidarietà di tante persone verso i poveri e gli svantaggiati, e la generosità del loro servizio, mi sono chiesto più volte: c'è un cuore, un centro vivo da cui tutto è partito e su cui si è fondato tutto questo? L'ho trovato nella famiglia, nelle vostre famiglie, carissimi. La famiglia è stata il volano del progresso sociale e anche economico di queste terre e ha sempre rappresentato la realtà più forte su cui si è sviluppata l'educazione delle nuove generazioni a quei valori che hanno fatto grande la tradizione religiosa, culturale e sociale del Piemonte. È la famiglia infatti che ha tenuto fermi questi valori conservandoli e
rinnovandoli in uno sforzo di unità costante sul piano umano, spirituale e sociale. Una famiglia stabile e solidale, fondata secondo il progetto di Dio sul matrimonio tra un uomo e una donna, fonte prima della vita dei rispettivi gli, è il volano di un sano e duraturo progresso anche economico e sociale. Solo così si costruisce il futuro di un popolo. Oggi assistiamo a un progressivo sgretolamento di questo tessuto familiare, eroso da una cultura sempre più consumista, individualista ed edonista, spesso apertamente anticristiana. Assistiamo a un forte cambiamento culturale che tende a indebolire il legame di appartenenza tra le generazioni a una stessa genealogia familiare mentre si fa preminente, nell'esperienza procreativa e di vita della famiglia, il bisogno di realizzazione di sé, per cui l’unità tra i coniugi e la solidarietà tra generazioni diventa sempre più difcile con il rischio di vanicare l'apporto convergente e necessario degli anziani e dei giovani insieme al comune progetto familiare. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e sembrano irreversibili, ma non è così. Noi siamo carichi di speranza perché come cristiani sappiamo che niente è impossibile a Dio. Le conseguenze però sono: - la crescente fragilità dell'unione coniugale, sia essa cementata dal matrimonio religioso o civile, rende instabile e provvisorio ogni legame; - l'incapacità e il timore di scelte stabili e denite, assumendone anche le conseguenti responsabilità, conduce alla scelta della convivenza, priva del vincolo matrimoniale e sottoposta al logorio della provvisorietà; - il consistente calo della natalità e il cambiamento del ruolo stesso dei genitori verso i gli producono forti scompensi anche sul piano sociale; - il differimento dell'ingresso dei giovani nell'età adulta, spesso perché privi di lavoro e di speranza, che grava sulle famiglie di origine e rende incerto il futuro dei gli; - l'allungamento della vita media e le nuove condizioni dell'anziano, spes-
so lasciato solo o escluso dal nucleo familiare, aggravano i problemi della terza età con costi sociali altissimi. Malgrado tutto questo, io sono convinto che la famiglia resta qui tra noi ancora un baluardo insostituibile di civiltà e di progresso. È necessario però che la Chiesa, le parrocchie in primo luogo, le istituzioni e la società, valorizzino le famiglie come risorse positive, con un'azione concorde di promozione e difesa della loro identità e vocazione, fondate sul matrimonio, sostenute nel loro servizio alla vita e all'amore di cui sono custodi e garanti, messe in grado di soddisfare i loro primari diritti di ordine spirituale e sociale. I problemi di ogni famiglia non sono e non possono essere considerati solo una questione che la riguardano: sono problemi reali di tutti e vanno affrontati dunque da tutte le componenti della nostra società. Nel nostro Paese non abbiamo mai avuto una politica familiare. Da sempre diamo risposte alle emergenze con sussidi provvisori e instabili senza mai affrontare il problema di fondo. Un popolo che non ama la vita, nisce. Dobbiamo ricordarcelo. Cari amici, afdiamo alla misericordia amorevole di Maria Consolata tante famiglie che vivono situazioni difcili per motivi di sofferenze siche e morali, perché la Madre di Dio infonda in loro il coraggio di sperare comunque in un cambiamento positivo della loro realtà avvalendosi del loro amore e della fede nel Signore. Invito le istituzioni della nostra Città, Provincia e Regione, il mondo del lavoro e della cultura, ad operare per offrire ai giovani un reale sostegno alla loro scelta matrimoniale e familiare, mediante una politica sociale volta a soddisfare le loro necessità circa la casa, il lavoro, l'apertura alla vita dei gli e alla loro educazione. A voi giovani dico: non abbiate paura di scegliere il progetto di vita cristiana sul matrimonio e la famiglia. Anche se vi appare impegnativo esso rappresenta la via responsabile per realizzare, nella fedeltà e nella gioia
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più vera e profonda, la sete di amore che pulsa nel vostro cuore. Inne chiedo ai sacerdoti, ai catechisti, ai membri delle associazioni e movimenti ecclesiali, di impegnarsi con iniziative assidue e capillari ad incontrare le famiglie là dove abitano e vivono, accogliendone le istanze e
le necessità come appello che riguarda tutta la comunità, a dare loro ducia sostenendole nella catechesi dei gli, nel servizio ai loro anziani e malati, nell'azione anche in campo politico e sociale per la promozione dei loro diritti. Non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia.
Senza giustizia non può esserci carità. Maria Consolata, che si è mostrata Madre premurosa e dolce di consolazione verso questa terra, aiuti ogni famiglia nel suo cammino di fede e di vita e la renda feconda di altre nuove famiglie cristiane.
▼ L’Arcivescovo durante l’omelia della S. Messa nella Festa della Consolata (Foto di Andrea Pellegrini)
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▲ La processione d’ingresso alla celebrazione eucaristica (Foto di A. Pellegrini) ▼ Il momento conclusivo della preghiera eucaristica (Foto di A. Aloi)
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▲ La processione per le vie cittadine e il discorso conclusivo dell’Arcivescovo (Foto di R. Bussio) ◄ Nella pagina a anco: la traduzione della S. Messa in LIS (linguaggio dei segni per i sordomuti); la supplica alla Consolata; l’Arcivescovo con i fedeli al termine della S. Messa (Foto di A. Pellegrini)
LA COMPAGNIA DELLA CONSOLATA del Santuario di Torino La Compagnia della Consolata ha come scopo di favorire la devozione alla Vergine Maria, venerata come Consolata dai doni di Dio e, per questo, Consolatrice dei sofferenti e degli afflitti: modello e sorgente di speranza, Ella ci precede nel cammino della fede e ci sostiene nelle difficoltà della vita quotidiana. È vivamente raccomandata agli iscritti la partecipazione personale alle celebrazioni liturgiche del Santuario e, nel giorno della festa titolare (20 giugno), alla processione in onore della Consolata.
Tutti, anche i defunti, possono essere iscritti nella Compagnia. Per loro, in Santuario, ogni sabato viene celebrata una S. Messa alle ore 10,30. Per iscrizioni e maggiori informazioni rivolgersi alla sacrestia del Santuario o telefonare al n. 011/483.61.01.
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La cappella di S. Anna Il restauro della cappella dedicata alla madre di Maria Giulia Poretti
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uest'anno il 26 luglio, giorno dedicato alla festa di Sant'Anna, è stato reso ancora più speciale grazie al restauro da poco terminato della cappella a Lei dedicata e tornata a splendere con i suoi dipinti e ornamenti originali. La cappella intitolata a Sant'Anna è
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collocata a sinistra dell'ingresso principale del Santuario e venne costruita tra il 1678 e il 1704 quando furono realizzati su progetto di Guarino Guarini i lavori di trasformazione della chiesa romanica di Sant'Andrea (XI secolo) per accogliere un numero crescente di fedeli. In seguito la cappella fu acquisita dalla Com-
pagnia di Sant'Anna degli Architetti milanesi e furono aggiunti alcuni elementi decorativi di pregio come l'altare decorato con marmi policromi e coronato dalle sculture in legno di Stefano M. Clemente (1719 -1794), la pala centrale opera di un pittore della cerchia di Claudio F. Beaumont (1694-1766), rafguran-
▲ Sopra: particolare degli stucchi e delle colonne ornate dai capitelli dorati (Foto di A. Aloi) ◄ Nella pagina a anco: particolare della volta e degli angeli in marmo che reggono il medaglione con il simbolo di Maria, Madre di Dio (Foto di A. Aloi)
te Sant'Anna con la Vergine Bambina, San Michele Arcangelo e l'Angelo Custode e le tele laterali del pittore Vittorio Amedeo Rapous (1728-1789) che rafgurano la Natività della Vergine e la Presentazione di Maria al Tempio. Sempre nello stesso periodo furono inseriti i capitelli dorati, gli elementi in stucco e due angeli scolpiti in marmo bianco a coronamento dell'altare. Il segno del tempo e la presenza di inltrazioni di acqua hanno reso via via più critico lo stato conservativo della cappella rendendo necessario un intervento di restauro sia manutentivo che estetico che è stato eseguito con grande professionalità e attenzione dalla ditta N.O.V.A.R.I.A. restauri s.r.l. e reso possibile grazie al contributo della Fondazione CRT, da sempre attenta alle esigenze del patrimonio culturale piemontese. I danni maggiori sono stati riscontrati nelle zone colpite da inltrazioni d'acqua meteorica provenienti dall'alto (ormai non più attive) e in quelle colpite dal fenomeno di risalita capillare di acqua dal terreno (in particolare vicino all'altare). Come nel nostro caso, i fenomeni come le inltrazioni di acqua si ripetono ciclicamente nel tempo se non si interviene radicalmente sulla causa e le manutenzioni effettuate per tamponare solo i danni visibili portano a una sovrapposizione di strati di materiali, spesso non compatibili con gli originali con conseguenti casi di decoesione o addirittura cadute materiche tra i vari inserti. Un discorso a parte è quello che coinvolge la decorazione con un medaglione centrale ed elementi tomor della volta a botte, le dorature dei capitelli e i cornicioni sommitali che presentavano zone estese scurite dovute al deposito della polvere e del fumo delle candele rendendo di difcile lettura le decorazioni originali. Il primo passo dell'intervento di restauro ha previsto un'accurata indagine scientica della stratigraa dei materiali in opera per poterne classicare la natura e lo stato conservativo; una volta terminate le indagini diagnostiche, i restauratori hanno proceduto al consolidamento in profondità degli intonaci e alla pulitura a secco delle superci pittoriche. Le zone colpite dalla presenza di umidità sono state trattate con impacchi localizzati per la rimozione profonda dei cristalli salini (i sali che si depositano dopo l'evaporazione dell'acqua) così da sradicare denitivamente il problema. La presenza dell'acqua e quella dei sali ha creato nel tempo un habitat favorevole anche a specie di funghi e licheni che sono stati rimossi grazie a un trattamento disinfestante. Con questo intervento è stato possibile riportare la cappella di Sant'Anna al suo antico splendore, con i suoi colori vivi e vivaci, pronta ad accogliere i fedeli che si fermano davanti al suo altare. Tutto questo è stato possibile grazie alla sensibilità delle Istituzioni, dalla Fondazione CRT alla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Torino che hanno seguito il restauro e hanno messo a disposizione le competenze necessarie per il suo svolgimento ma, anche grazie ai molti fedeli che supportano il RAMO O.N.L.U.S. del Santuario, nato nel 2018 per preservare e conservare i beni artistici della Consolata.
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▲ Il Corano con tasbih (foto tratta da: www.freepik.com)
Maria nel Corano Dodici punti di fratellanza Shahrzad Houshmand Zadeh
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l mese di maggio è detto mariano in quanto dedicato alla devozione di Maria, una gura eccezionale e sempre più considerata via e ponte tra i popoli, soprattutto tra cristiani e musulmani, che vedono in lei un faro e un modello di fede autentico ed esemplare. La sua straordinarietà è riscontrata nel Corano: il nome di Maria appare ben trentaquattro volte nel libro sacro dell'Islam, più di quante non appaia nel Vangelo. Maria è sublime. È il ore mistico: Anbataha nabatan hasana. È vergine, santa, libera, in dialogo con gli angeli, devota, sapiente, modello per tutti gli uomini di tutte le fedi, recipiente del Verbo di Dio, l'eletta unica del Signore, esempio eccellente. Maria è l'amata del Corano. Nessun'altra donna è nominata col proprio nome nell'intero testo. Lei è la grande via del dialogo, dell'incontro e della fratellanza spirituale tra cristiani e musulmani. «O Maria, in verità Dio ti ha prescelta e t'ha puricata e t'ha eletta su tutte le donne dei mondi» (Corano 3, 42). Ecco la gura di Maria nel Corano in dodici punti. 1. Ancora prima della sua nascita, Maria viene afdata a Dio attraverso il voto della propria madre, ed è l'unica
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persona che ha il titolo di moharrar, libera e liberata, nel libro sacro dell'Islam: «Quando la moglie di Imran disse: “O Signore, io voto a te ciò che è nel mio seno, libera, accetta da me questo, tu sei Colui che ascolta e conosce” (Corano 3, 35). 2. Maria viene messa sotto la protezione di Dio, contro il male, contro Satana: «E quando la partorì, disse: “Signore! Ecco che io ho partorito una femmina!”. Ma Dio sapeva meglio di lei Chi essa aveva partorito. “Il maschio non è come la femmina, ma io l'ho chiamata Maria, e la metto sotto la Tua protezione, lei e la sua progenie, contro Satana, il reietto”. E il Signore l'accettò di accettazione buona» (Corano 3, 36). Lei, Immacolata! Questo dogma che la Chiesa cattolica ha elaborato cento anni or sono, è stato presentato quattordici secoli fa dal Corano. 3. Maria è il ore mistico del Corano, cresciuto sotto la diretta attenzione del suo Signore; è Nabat, nabatan hasana, il ore bellissimo, unico. «È Dio che la fa germogliare, di germoglio buono» (Corano 3, 37). 4. Maria, giovanissima, viene afdata a Zaccaria, profeta santo del tempo, che rimane stupito per i doni miracolosi che lei riceve. «E ogni volta che Zaccaria entrava da lei nel santuario, vi trovava del cibo misterioso, e le diceva: “O Maria, da dove ti viene questo?”. E lei rispondeva: “Mi viene da Dio, perché Dio dà della sua provvidenza a chi vuole, senza conto”» (Corano 3, 37). Con la sua fede saldissima, diventa la maestra di fede dello stesso profeta, che crede di poter anche lui sperare e chiedere a Dio un glio: «Allora lì, gli angeli danno la buona novella della nascita di Giovanni, profeta fra i buoni» (Corano 3, 39). 5. Maria è la vergine del Corano e suo glio è Isa ibn Mariam, Gesù glio di Maria. L'annunciazione viene descritta in modo straordinario: «“O Maria, Dio ti annuncia la buona novella di un Verbo che viene da Lui e il cui nome sarà il Cristo, Gesù, glio di Maria, eminente in questo mondo e nell'altro e uno dei più vicini a Dio. Ed egli parlerà agli uomini dalla culla come un adulto”. “O mio Signore, rispose Maria, come avrò mai un glio se non mi ha toccata alcun uomo?”. Rispose l'angelo: “Eppure Dio crea ciò che Egli vuole”» (Corano 3, 46 e 47). 6. Maria è santa, devota, pura. Qanitan, seddiqa. 7. Maria sceglie la luce, Dio, sempre! Quando si allontana dalla sua famiglia Maria entra in un periodo di meditazione profonda, crea il suo castello interiore. L'espressione usata dal Corano è makanan sharqiyyan, un luogo a Oriente. E l'Oriente è simbolo del sorgere del
meditazione profonda, crea il suo castello interiore. L'espressione usata dal Corano è makanan sharqiyyan, un luogo a Oriente. E l'oriente è simbolo del sorgere del sole, origine della luce (Corano 19, 17). 8. Maria sente la voce degli angeli, è in dialogo con loro: «Quando gli angeli dissero: “O Maria, ecco che Dio ti annuncia un Verbo da parte sua: il suo nome è l'unto, Messia, Gesù glio di Maria, illustre nella vita presente e nella futura, in culla parlerà alle genti, e nell'età matura”. Essa disse: “Come potrò avere un glio quando nessun uomo mi ha toccata?”. Disse: “Così sia, Dio crea ciò che Egli vuole e gli insegnerà il Libro e la sapienza e la Torah e il Vangelo”» (Corano 3, 44-47). 9. Maria, non solo dialoga con gli angeli, ma è esempio sublime, se non unico, tale da poter ricevere, incontrare, accogliere in sé, nell'anima e nel corpo, lo Spirito di Dio ruhon minh, e vedere a faccia a faccia lo Spirito Santo, trasformato per lei in una forma umana perfetta «fa arsalna ilayha ruhana, fatamassala laha basharan saviyya». «Abbiamo mandato verso di lei il Nostro Spirito, apparso a lei sotto forma di uomo perfetto» (Corano 19, 17). 10. Maria è sola, addolorata, il Corano non parla mai di Giuseppe. Racconta il momento della prova grandissima del parto, in una società che non accetta in nessun modo una ragazza che partorisce senza marito: lei si rifugia presso un albero secco e morto. Il testo sacro narra la solitudine e il dolore enorme che Maria incontra e accetta, ricorda il suo grido unico: «Ebbe le doglie accanto al piede di una palma morta, jiz'innikhla, e disse: “Fossi morta prima di questo e fossi dimenticata!”» (Corano 19, 23). Ma questo dolore non rimane tale. Anzi si trasforma radicalmente in gioia: «Allora la chiamò da sotto di lei: non afiggerti. Il Signore ha posto sotto di te sariyyan, scuoti verso di te il tronco della palma, rinverdisce e farà cadere su di te datteri freschi e maturi, mangia e bevi e il tuo occhio si rallegri» (Corano 19, 26). Sariyyan è una fontana d'acqua pura che scorre in silenzio e nella notte. La stessa parola nella forma verbale asra viene usata nel Corano per il viaggio mistico notturno del profeta Mohammad, meta del cammino ascetico nella tradizione islamica, dalla Mecca a Gerusalemme e da Gerusalemme al cielo, per poi fare ritorno nella stessa notte (Corano 17, capitolo di Isra'). Maria non solo offre il Verbo di Dio al mondo, ma ora lei ha sotto di sé sariyyan e con la sua fede, scuotendo verso di sé un albero secco e morto, lo fa risuscitare. Maria è l'esempio perfetto del fedele, cerca la luce, la accoglie sempre, non in un modo passivo, ma sempre attivo. 11. Maria è la madre di Gesù Cristo: Isa Massih, il Mes-
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sia, colui che nel Corano è Verbo di Dio, un Suo Spirito, Benedetto dovunque sia, il prossimo a Dio Muqarrab, Servo di Dio, il profeta di Dio, Colui che fa miracoli, dà la vista ai ciechi, crea dalla forma di un uccello, un uccello vivo con il suo sofo vivicante. Risuscita i morti, è Colui che dopo la misteriosa morte viene innalzato presso Dio, inni mutawafka wa ra'uka ilayya; Gesù nel Corano quasi sempre viene presentato come il frutto del seno di Maria, frutto del ore mistico, dell'amata di Dio. Isa ibni Maryam: Gesù glio di Maria. 12. Maria è un modello da seguire, per i musulmani, i cristiani e tutti coloro che cercano un esempio perfetto di fede e di verità (Corano 66, 12). Perché? Non solo perché Dio arsala ha mandato verso di lei il Suo Spirito, non solo perché ha incontrato la potenza di Dio, Alqa ilayha, non solo perché Dio ha sofato e insufato in lei il suo stesso spirito nafakhna he min ruhena. Ma anche perché lei è l'esempio sublime e maestra di sapienza e unità. Maria ha confermato le parole di Dio, e i suoi Libri, al plurale! L'anima di Maria abbraccia tutti, come una meravigliosa madre. Mohammad rasul Allah e habib Allah ci fa leggere nel Corano questo concetto della pluralità innita delle parole di Dio: «Di': “Se il mare si facesse inchiostro per scrivere le parole del Signore, certo il mare sarebbe esaurito prima che fossero esaurite le parole del Signore, e perno se ne aggiungessimo uno eguale”» (Corano 18, 109). Cristiani, musulmani: forse sarebbe tempo, di usare la parola noi, noi credenti in Dio, creatore dei cieli e della terra, un noi di persone, che amando Dio cercano di
servirLo nei loro prossimi umani. Quale è la via di Dio? E cosa chiede radicalmente il profeta Mohammad nel Corano? Due versetti paralleli ce lo spiegano: I. «Io non vi chiedo nient'altro come ricompensa, tranne una cosa sola: Amore verso il prossimo»(Corano 42, 23). II. «Io non vi chiedo nient'altro come ricompensa, ma solo qualcuno che voglia scegliere la Via del Signore» (Corano 25, 57). Allora, la via del Signore è: amare il prossimo. In questo mese mariano, mandare dei raggi di speranza, e di riconoscenza reciproca, verso un mondo che soffre di divisioni, indifferenza, ingiustizia e terribili guerre sarebbe un autentico atto mariano. Creando un NOI di credenti, frutti differenti di un unico giardino, si potrà seguire Maria, il comune e sublime esempio di fede, capace di accogliere le molteplici parole di Dio. È accogliersi gli uni con gli altri, la via autentica da percorrere, per poi poter accogliere l'umanità, amata da Dio. L'Italia ha come patrono San Francesco d'Assisi, quest'anno si celebra l'ottavo secolo del suo incontro con i musulmani d'Egitto. Avendo in Maria un modello comune, potrebbe forse l'Italia, come già ha fatto il Libano, scegliere il 25 marzo, giorno dell'Annunciazione, come la giornata della fratellanza tra cristiani e musulmani? Papa Francesco nello storico viaggio in Egitto disse saggiamente: «L'unica alternativa all'incontro tra le civiltà è lo scontro tra le inciviltà». Che il mese di maggio e i suoi ori primaverili inondino le nostre menti del profumo della sapienza mariana, accogliente e universale.
Nella prima serie di incontri–dibattiti che abbiamo intitolato “La Consolata in dialogo con Torino” era sembrato signicativo nel mese di maggio, da lunga tradizione dedicato a Maria, sentire una voce del mondo musulmano ed era stato invitato un esponente della Comunità Religiosa Islamica milanese -Yusuf Abd al-Hakim Carrara- a presentare il tema “Perché i musulmani onorano Maria Madre di Gesù”. L'incontro di lunedì 13 maggio ha visto una partecipazione numerosissima di torinesi e il relatore è stato molto concreto nel rendere accessibili i contenuti mariani del Corano a un pubblico prevalentemente non abituato all'incontro con quel testo sacro. Il rettore del Santuario, al termine della serata, ha poi sottolineato il fatto che in un contesto multiculturale e multireligioso quale è attualmente il nostro territorio diventa fondamentale la conoscenza reciproca e il confronto, quando si fonda sul rispetto dell'altro, ed è sempre arricchente da ambedue i versanti. Alla luce di quanto sopra, è apparsa una felice coincidenza: la pubblicazione sul mensile dell'Osservatore Romano “Donne Chiesa Mondo” (n. 79, maggio 2019) lo studio che qui pubblichiamo. È una presentazione ordinata e completa che sarà utile anche ai nostri affezionati lettori e lettrici: vedere come anche in un'altra tradizione religiosa si guarda a Maria con rispetto e delicata attenzione -pur esprimendo anche alcuni particolari per noi fantasiosi, mutuati da scritti non facenti parte della Bibbia- può essere un contributo di non secondaria importanza. L'autrice dello studio che qui pubblichiamo è una teologa musulmana di origine iraniana, docente alla Facoltà di studi orientali all'Università La Sapienza e alla Ponticia Università Gregoriana a Roma. Ha studiato teologia islamica a Qom e Theran. In Italia si è diplomata in Teologia cattolica alla Facoltà di Teologia di Reggio Calabria. Madre di tre gli, da sempre è impegnata nel dialogo islamo-cristiano. Co-fondatrice e presidente dell'associazione “Donne per la dignità”, dal 2005 collabora con il Cipax, Centro interconfessionale per la pace di Roma.
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Consolata Betrone Una monaca clarissa cappuccina che ora è venerabile Daniele Bolognini
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ra poco più di una bambina Pierina Betrone quando, un giorno, percorrendo le vie di Airasca, piccolo borgo della pianura torinese, sentì nell'animo l'invocazione: «Mio Dio, io vi amo!» e la forte presenza di Dio in lei. Era nata nella non distante Saluzzo il 6 aprile 1903 in una famiglia serena e religiosa. I Betrone si trasferirono successivamente a Torino per gestire un negozio di granaglie. Pierina aderì all'associazione delle Figlie di Maria nella sua parrocchia di S. Massimo, all'età di tredici anni; ricevendo la Comunione avvertì l'invito di Gesù ad appartenergli totalmente. Sentì la vocazione a farsi suora, ma i genitori accolsero il suo desiderio con freddezza. Continuò il suo impegno in parrocchia, nell'Azione Cattolica e come catechista. Poco più che ventenne lesse la “Storia di un'anima” di S. Teresa di Gesù Bambino e ne rimase folgorata. Col consenso dei genitori fece il suo ingresso tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, ammessa dal Beato Filippo Rinaldi, ma subentrarono incertezze e scrupoli, tanto che decise di lasciare l'Istituto. Bussò quindi al monastero della Piccola Casa della Divina Provvidenza (delle “Taidine”, oggi dedicato a San Giuseppe), ma vi rimase per breve tempo: lo stile di vita era troppo austero per la sua salute. Fu trasferita in una comunità cottolenghina di vita attiva, ma non era la sua vocazione. Il 26 agosto 1928 lasciò la “Piccola Casa”, e possiamo immaginare con quale sofferenza nel cuore. Da vera innamorata della Madonna, afdò il suo destino pregando nei santuari di Maria Ausiliatrice e della Consolata. Il 17 aprile 1929 Pierina chiese ed ottenne di essere accolta dalle Clarisse Cappuccine di Borgo Po.
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La maestra delle novizie, che sarà poi abbadessa, ne conquistò la condenza e si unì alle sue preghiere perché il Signore facesse luce dentro di lei. L'11 febbraio 1930 fece la vestizione assumendo, con grande gioia, il nome Maria Consolata. Gesù le fece promesse meravigliose: «Sarai la Consolata di tutti: per il bimbo e per il vecchio, per l'innocente e per il peccatore, per il giglio candido e per il giglio infangato... Ma prima bisogna che tu soffra ogni dolore, ogni angoscia, ogni amarezza». La madre maestra le aveva invece attribuito un nome signicativo: suor “folgore e tempesta”. I temperamenti più impetuosi sono, generalmente, i più altruisti e generosi. Testimoniarono le consorelle che «… aveva l'anima aperta alla gioia composta, ma schietta, spontanea e costante, senza disuguaglianze di umore, né malinconia… Era un piacere andare a chiederle un favore». Le fu afdata la mansione di ciabattina della comunità, amava anche tanto dipingere, passione che dovette ben presto accantonare. Ogni tre anni, in monastero, le mansioni venivano cambiate. Pierina iniziò a scrivere un diario per ordine del direttore spirituale padre Lorenzo Sales, missionario della Consolata. Un giorno annotò: «Fin dai primi esercizi spirituali che feci in monastero, Gesù mi chiese l'atto incessante d'amore. Da allora, le divine richieste in proposito non si contarono più. Egli stesso me ne precisò la formula: Gesù, Maria, vi amo, salvate anime». Non doveva necessariamente essere pronunciato con le labbra, era un atto interiore della volontà. Professò solennemente l'8 aprile 1934 e scrisse in quella circostanza: «O Gesù, gioia immensa del mio cuore, se un regalo vuoi fare alla tua sposa... è questo: che io sia fedele al tuo amore no all'ultimo respiro... Gesù ti amo, incendia questo cuore, brucialo per te e per la nostra tenera Mamma». Quel giorno chiese allo Sposo come dono la fedeltà nelle piccole cose, nascosta al mondo nella clausura.
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Negli scritti di suor Consolata c'è vivacità di esposizione, Consolata vuol raggiungere tutti indistintamente, ma in particolare i consacrati infedeli alla loro chiamata. Gesù le aveva svelato: «Se mi offende l'immensità delle colpe del mondo, uno dei miei che mi tradisce è uno strazio senza nome. Sì, Consolata, andrai in cerca di ogni Fratello e di ogni Sorella e me li riporterai». Gesù non le chiedeva atti straordinari, ma lo spirito di morticazione: «Per mantenere continuo l'atto d'amore è necessario che arda nel tuo cuore il fuoco del sacricio, alimentato da continui piccoli atti di virtù». Condò a una consorella: «La nostra vita è una corsa fatta di salti e di ruzzoloni. L'importante è rialzarsi in fretta e continuare a correre». Anche la Madonna esortava suor Consolata: «Sii buona, sempre buona con tutti. Prevalga in te sempre e solo la bontà». Nel 1939 si decise la fondazione di un nuovo monastero dedicato al Sacro Cuore a Moriondo (Moncalieri), grazie al dono di una villa da parte di un benefattore. Suor Consolata ne fu felice, fu tra le prime che vi si trasferirono. Scrisse al padre spirituale: «Sento il bisogno di vivere, in tutta la sua pienezza, la mia piccolissima via d'amore. Voglio l'atto incessante d'amore». La prova suprema per lei fu lo scoppio della Guerra Mondiale: suor Consolata abbracciò la sua Torino, la Patria, il mondo intero, un immenso dolore la colpì al cuore. Si immolò nella preghiera: «La mia offerta a favore del mondo è divenuta passione bruciante nel mio povero cuore. Pregare, pregare, pregare per i Fratelli e le Sorelle; per i soldati, perché nessuno passi all'eternità senza il tuo divino perdono; per i cappellani militari, perché siano all'altezza della loro vocazione; per il Santo Padre; per tutti i cuori che soffrono. Ecco le intenzioni per cui mi offro no al “consummatum est”, di tutto cuore, con l'atto incessante di amore, con il digiuno da ogni pensiero,
parola, sguardo, nel pianto e nel duolo della preghiera e del sacricio, perché Gesù perdoni e ridoni la pace alle Nazioni e alle anime». Fu infermiera notturna, cuciniera, portinaia, senza trascurare il minimo impegno in comunità. Alle consorelle apparivano, talvolta, solo le debolezze di suor Consolata, non le pene che pativa. Scrisse nel suo diario: «Con cura gelosa nasconderò tutto con il sorriso, per Gesù e per la Madonna». La Vergine Consolata, la cui immagine aveva ritagliato e posto nelle prime pagine del Diario, la rassicurò: «Dopo la tua morte sarai la Consolata di tutti, una margherita a cui tutti si rivolgeranno per avere un sì... » (febbraio 1943). Nel novembre 1945 fu ricoverata in sanatorio per una grave forma di tisi. Ritornò in monastero nel luglio successivo, vi morì santamente il giorno 18, all'età di 43 anni. Il messaggio del "Cuore di Gesù al mondo", per mezzo di suor Consolata, vagliato n dai primi anni con prudenza dal suo direttore spirituale, padre Lorenzo Sales, venne pubblicato nel 1948 e via via negli anni ristampato più volte e tradotto in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco, russo, romeno. Da qualche anno nella casa in cui visse da giovanissima a Torino, in via San Massimo n. 36, è sorto per volontà delle Cappuccine di Moriondo un luogo di incontro e di preghiera. Nel monastero di Moriondo è stato inoltre allestito un piccolo museo a lei dedicato. La tomba di suor Consolata, nella cappella del monastero, è meta di innumerevoli pellegrini, che giungono anche da molto lontano. Il 6 aprile 2019 suor Consolata Betrone è stata dichiarata venerabile.
calendario liturgico del Santuario
Settembre 2019 1. c 22a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Giornata Nazionale per la custodia del creato Giornata Mondiale di preghiera per la cura del creato
3. S. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa (mem.) 7. S. Grato, vescovo (mem. fac.) 8. c 23a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA (festa) 12. SS. Nome di Maria (mem. fac.) 13. S. Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa (mem.) 14. ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE (festa) Oggi ricorre l'anniversario dell'Ordinazione episcopale del nostro Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia (1991)
15. c 24a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Beata Vergine Maria Addolorata (mem.) 16. Santi Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo, martiri (mem.) 18. Beato Francesco Paleari, sacerdote (mem. fac.) 19. Beato Clemente Marchisio, sacerdote (mem. fac.) 20. Santi Andrea Kim Taegǒn, sacerdote, e Paolo Chǒng Hasang e Compagni, martiri (mem.) 21. S. MATTEO, apostolo ed evangelista (festa) 22. c 25a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO DEDICAZIONE DELLA BASILICA CATTEDRALE DI TORINO [1505] (festa) 23. S. Pio da Pietrelcina, sacerdote (mem.) 25. S. Ignazio da Santhià, sacerdote (mem.) 27. S. Vincenzo de' Paoli, sacerdote (mem.) 28. Beato Federico Albert, sacerdote (mem. fac.) 29. c 26a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO SANTI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE, Arcangeli (festa)
Novembre 2019 1. TUTTI I SANTI (sol.) Giornata Mondiale della santificazione universale
2. COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria per i defunti
3. c 31a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 4. S. Carlo Borromeo, vescovo (mem.) 9. DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE (festa) 10. c 32a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Giornata Nazionale del Ringraziamento
S. Leone Magno, papa e dottore della Chiesa (mem.) 11. S. Martino di Tours, vescovo (mem.) 12. S. Giosafat, vescovo e martire (mem.) 13. S. Callisto Caravario, sacerdote e martire (mem.) 17. c 33a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Giornata Mondiale dei Poveri
S. Elisabetta di Ungheria, religiosa (mem.) 18. Dedicazione delle Basiliche dei Santi Pietro e Paolo, apostoli (mem. fac.) 20. Beato Giovanni Maria Boccardo, sacerdote (mem. fac.) 21. Presentazione della Beata Vergine Maria (mem.) Giornata per le Claustrali
22. S. Cecilia, vergine e martire (mem.) 24. c 34a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL'UNIVERSO (sol.) Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del Clero
Santi Andrea Dung-Lac, sacerdote, e Compagni, martiri (mem.) 25. S. Caterina di Alessandria, vergine e martire (mem. fac.) 30. S. ANDREA, apostolo (festa)
Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato
30. S. Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa (mem.)
Ottobre 2019 1. S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa (mem.) 2. Santi Angeli Custodi (mem.) 4. S. FRANCESCO D'ASSISI, patrono d'Italia (festa) 6. c 27a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 7. Beata Vergine Maria del Rosario (mem.) 11. S. Giovanni XXIII, papa (mem. fac.) 13. c 28a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 15. S. Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa (mem.) 17. S. Ignazio di Antiochia, vescovo e martire (mem.) 18. S. LUCA, evangelista (festa) 19. S. Paolo della Croce, sacerdote (mem. fac.) 20. c 29a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Giornata Missionaria Mondiale
22. S. Giovanni Paolo II, papa (mem. fac.) 27. c 30a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 28. SANTI SIMONE E GIUDA, apostoli (festa) 29. Beato Michele Rua, sacerdote (mem. fac.)
Orario delle celebrazioni in Santuario Sante Messe: ▪ Giorni festivi: 7 - 8,30 - 10 - 11,30 16 - 18 - 19,30
▪ Sabato e prefestivi: 18 ▪ Giorni feriali: 6,30 - 7 - 8 - 9 - 10,30 - 12 18 - 19 (sospesa nei prefestivi)
Liturgia delle Ore: ▪ Lodi mattutine: 8 (lun./ven. feriali) ▪ Vespri: 17 (sab./dom.) - 18 (lun./ven. feriali) Adorazione Eucaristica: Sabato (feriale): 12,30 - 17,30
Confessioni: ▪ Giorni festivi: 6,30 - 12,15 / 15 - 20,15 ▪ Sabato (feriale) e prefestivi: 6,30 - 12,15 / 15 - 18,45 ▪ Giorni feriali: 6,30 - 12,15 / 15 - 19,15 Rosario: Ogni giorno: 17,30
Per sostenere le iniziative si può contribuire preferibilmente: ► tramite bonico su conto corrente bancario UNICREDITSPA: IBAN IT 91 A 02008 01046 000105031377 specicando la destinazione al “Santuario B. V. della Consolata - Ramo O.N.L.U.S.” (codice scale 97501670018) ► tramite versamento sullo specico conto corrente postale n. 1040900498 allegato ad ogni numero della rivista del Santuario. Attraverso queste operazioni le somme versate potranno godere dei beneci scali nell’annuale denuncia dei redditi.
RAMO O.N.L.U.S. DEL SANTUARIO
Il Ramo O.N.L.U.S. si dedica alla tutela, custodia, valorizzazione e promozione del Santuario B. V. della Consolata e dell'annesso Convitto Ecclesiastico e particolarmente delle opere d'arte in essi custodite, nonché della loro manutenzione sia ordinaria che straordinaria.
Lasciti e donazioni Da tanti anni, affezionati devoti della Consolata esprimono la volontà di destinare al Santuario parte delle loro sostanze. Il Santuario B. V. della Consolata, con sede in Torino, gode di personalità giuridica come ente ecclesiastico (decreto ministeriale del 18.6.1987) ed è iscritto nel registro della Prefettura di Torino al n. 463. Come tale può ricevere legati ed eredità. Per le formule da utilizzare nella stesura di un testamento -che è sempre modicabile e/o revocabile- può essere utile il consiglio di un notaio al ne di evitare spiacevoli errori o incomprensioni, che rischiano di inciarne la validità. Solo con il generoso aiuto di tutti il Santuario può continuare ad essere un luogo accogliente e sicuro per svolgere il servizio pastorale che gli è proprio. Quanto potrà essere destinato al Santuario sarà un dono prezioso, segno di particolare amore alla Vergine Consolata-Consolatrice. Per informazioni rivolgersi direttamente al rettore del Santuario.
16 - 23 marzo 2020: il Santuario programma un
PELLEGRINAGGIO NELLA TERRA DI GESÙ: in ascolto del Vangelo dove Gesù l’ha annunziato che sarà presieduto e guidato dal rettore del Santuario. Si prevede la possibilità di effettuare anche un passaggio in Giordania con sosta e visita a Petra. Informazioni e programma dettagliato saranno disponibili a partire dal mese di settembre nella sacrestia del Santuario.
Attenzione: in caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio di Torino C.M.P. Nord per la restituzione al mittente, Rettore del Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino, che s’impegna a corrispondere la relativa tariffa.
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