IL BARBIERE

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Capitolo i28


Capitolo i28

Il Manifesto di i28 “Il carcere serve a punire i criminali? A guardare il tipo di persone che ci finiscono, sempre più numerose, non si direbbe. […] il sistema penitenziario è sempre più una discarica sociale. Voi pensate che riguardi gli altri ma l’industria del detenuto si allarga. A drogati, matti, bambini, migranti […] chi sarà la prossima categoria?” Abbiamo pensato che riguardava noi, così come hanno fatto artisti e pensatori in passato con la carta stampata e altri in tempi più moderni con le radio, abbiamo creato i28, la Rivista o la Galleria d’Arte o Fotografia sul web. Ci sentiamo appartenenti alla discarica sociale citata da Carta e ci siamo creati la nostra Pollsmoor virtuale. Ci siamo auto recintati


Capitolo i28 dentro i28 per dar sfogo alla nostra e vostra creatività. i28 ha sette sezioni, come i “bracci” di un carcere, sono ordinate in ordine alfabetico e vivono di vita loro, indipendente, diverse nel modo di esporre proporre e commentare ma identificate rigorosamente da una lettera progressiva dell’alfabeto. Speriamo che molti, come noi, vogliano mettersi in gioco e collaborare, esporre, proporre su i28. Avete un solo obbligo, lasciare il vostro nome alle porte di i28, farvi assegnare una matricola e proporre le vostre idee. La matricola vi si cucirà addosso, i vostri abiti si trasformeranno e vi immergerete, come abbiamo fatto noi, in questa nuova dimensione. i28 annullerà la vostra esteriorità e i codici sociali che vi contraddistinguono, per rendere visibile solo la vostra creatività. I nuovi nominati troveranno l’inizio un po’ burocratico


Capitolo i28 ma questo permetterà loro di capire quanto ci tengano ad abbandonare gli abiti “civili” per indossare quelli invisibili della gang. Chi vuol provare legga lo statuto e apra le porte di i28

Torino li 02 marzo di un anno qualsiasi h. 14,42


Capitolo i28

Il Barbiere Io sono un barbiere, non un parrucchiere o come si fanno chiamare adesso hair stylers. Non lavo, pettino o taglio capelli,io faccio la barba. Può sembrare cosa da poco, non lo è. Siete abituati a sbarbarvi da soli, magari ogni mattina, visti i tempi ristretti, avete imparato ad ottimizzato tutto. Più vi fate la barba, più ottimizzate, chi di voi l’ha adottata come pratica quotidiana, riesce a mantenere i tempi della rasatura, all included, sotto i tre minuti se usa la lametta, meno di un minuto e mezzo con il rasoio elettrico. Fare la barba è un’arte, è un processo lungo, complesso. Le azioni si susseguono ritmicamente. Ogni passo ha bisogno di quello prima, un fare catatonico, che manda in trance me e il mio coprotagonista. Tra me e il mio cliente si instaura un linguaggio fatto di gesti, smorfie, che non richiede parole.


Capitolo i28 Beh, un giorno ho preso i miei quattro stracci, li ho messi nel mio zaino e ho iniziato a girare il mondo per imparare l’arte del rasoio, come un maestro di spade giapponese, ne ho fatto una ragione di vita. In ogni città in cui mi sono fermato, mi sono fatto fare la barba, mi sono appuntato tutto, arredamenti, vestiario e naturalmente il metodo. Ricordo ogni singola faccia, ogni fotografia appesa nelle più disparate barberie, da quella di Muhammad Ali del barbiere di Fes in Marocco a quella di Camillo Cienfuegos nel barbiere di Santiago de Cuba. Mi ricordo le facce dei barbieri di strada al Dar Es Salaam come quella del barbiere sulla prima strada a Seattle. Ecco cosa è successo quando sono stato scelto da quelli di i28. Mi hanno lasciato in una stanza, con un sacco di persone vestite con il camice, nessuna di loro aveva il mio stile, sembravano dei dottorini o nella migliore delle ipotesi, dei semplici parrucchieri. Ci hanno assegnato un codice, il mio era i28nov369, e ci hanno chiamato sei per volta, siamo passati in un corridoio non molto stretto, sul muro alle nostre spalle, c’erano delle piccole tacche


Capitolo i28 orizzontali equidistanti tra loro, presumibilmente servivano a misurarci, al posto dell’altro muro, c’era una grosso specchio, li si che mi sono piaciuto, alto, con il mio camice con il colletto alla coreana, un taschino sulla parte destra con all’interno un paio di forbici e un pettine, dovete sapere che sono anche mancino, se non mi conoscessi bene penserei di essere perfetto. Ci hanno fatto fermare, in corrispondenza delle tacche, ci hanno fotografato di fronte e da entrambi i profili. Dopo una trentina di secondi, siamo usciti dal corridoio, per entrare in un'altra stanza. Se devo essere sincero, non mi sono stupito quando dopo una mezz’ora, mi hanno chiamato. Mi hanno fatto entrare in quella che ritengo essere la più bella barberia mai vista. Quella che ho sempre sognato, sembrava che qualcuno fosse riuscito a leggermi nel pensiero e avesse riprodotto tutto dal vero. Era differente anni luce dalle rozze sale da barbiere, se così possono essere chiamate, in cui i miei buzzurri padroncini mi hanno fatto lavorare fino a ieri. Dopo qualche minuto, mi riprendo da questo sogno estetico e vedo un uomo seduto sulla meravigliosa poltrona in pelle rossa e bianca. I nostri sguardi si incrociano nello specchio, poi entrambi fissiamo gli occhi infuocati di Robert De Niro che interpreta Al


Capitolo i28 Capone nella gigantografia che ricopre il muro alle nostre spalle che fulmina il Barbiere che lo ha appena tagliato. Lo sguardo di De Niro mi ipnotizza. Inizio a fare quello che so fare meglio, mi muovo nella barberia come se ci lavorassi da sempre, sono alle spalle del mio nuovo quadro, sto per lavorare alla mia nuova opera d’arte. Mi allungo sul tavolo, con un colpo deciso della mano destra strappo un pezzo di carta, per i profani sembra un pezzo di carta igienica, non lo è, è elasticizzato e resistente, lo tiro e con fare esperto lo sistemo sul collo del mio alter ego. Con la mano sinistra apro uno dei tanti sportelli disposti a fianco dello specchio, con la mano destra afferro una delle mantelle da barbiere, le mie sono arancione, e mentre ruoto in senso antiorario, la stendo, sembro un dervishi e la piazzo delicatamente sul corpo del mio uomo. La chiudo attorno al collo e ripiego la carta sul bordo della mantella. Con un triplice battito di mani, mentre io prendo la crema, la mia splendida inserviente arriva con un vassoio, sul quale mi porta una ciotola grande e una ciotola piccola entrambe in acciaio contenenti acqua calda, un pennello, il rasoio rigorosamente a coltello, l’allume, un piccolo asciugamano, per chi è stato nel Sud


Capitolo i28 East Asiatico piccolo e caldissimo come quello che ti danno a fine pasto per pulirti le mani. Con fare compiaciuto, alzo il poggia testa della poltrona e comincio a spalmare sul viso del mio adepto la crema idratante. Non è semplicemente uno spalmare la crema sul viso, è un vero massaggio, sento il suo viso rilassarsi ad ogni mia energica passata. Lascio il mio cliente a godersi il massaggio e prendo il pennello, lo bagno nella ciotola grande, lo strizzo tra pollice e indice e con la mano destra afferro la ciotola del sapone. E’ la mia! Non so chi l’abbia portata qui, è stato il mio primo acquisto da quando mi sono dato all’arte del radere. Anche il sapone è quello mio, me lo procura da tempo immemorabile mia nonna. Il forte profumo di mandorla mi manda in estasi. Mescolo con forza, pennello nella mano sinistra ciotola nella destra con inclinazione a 45° verso il pennello. Quando la schiuma inizia ad addensarsi, stendo le braccia perchè il profumo di mandorla arrivi alle narici del mio uomo prolungandogli lo stato di benessere. Inizio a spalmarla, un tocco sulla guancia destra, per tastarne la densità, poi due colpi orizzontali e due verticali, prima a sinistra poi a destra, poi sul collo. Poi comincio a stenderla, la rendo


Capitolo i28 densa e omogenea, massaggio il viso per tre buoni minuti, stendo la schiuma nei punti più difficili, tra labbra e narici, l’uomo che mi è capitato oggi ha baffi alla “bolsheva” e la mosca. Poggio ciotola e pennello sul tavolino sotto lo specchio. Prendo il piccolo asciugamano, lo immergo nella ciotola grande, lo strizzo e lo stendo sul viso da sbarbare. Lascio che i pori si dilatino, dopo una trentina di secondi, tolgo l’asciugamano, stendo nuovamente la schiuma e mi accingo a radere. Con la mano sinistra prendo il rasoio a coltello, pollice e indice tengono il manico, il mignolo spinge sulla leva posteriore, le dita iniziano a ruotare come quelle di una majorette e mi ritrovo in posizione di taglio. Pollice su un lato, indice medio e anulare sul coltello alla fine della lama, mignolo sulla leva a bloccare il manico. Che invenzione il pollice opponibile, sembra che l’unico plausibile motivo per cui abbiamo questo dono è per afferrare un rasoio a coltello. Prima di iniziare la rasatura, l’ultimo tocco. Afferro con decisione la grossa cintura di cuoio sulla destra dello specchio, quattro cinque spalmate regolari e poi passo il rasoio sul polsino del mio camice e inizio a radere.


Capitolo i28 Il segreto sta nell’inclinazione e nella regolarità del passaggio della lama sul viso, mi esercito ogni sera a casa, ho dieci palloni di quelli gonfiabili, su di essi con la schiuma da barba faccio disegni casuali, poi prendo il mio rasoio a coltello e li rado passando da un pallone all’altro senza farli scoppiare. Sono 85 mesi e 23 giorni che non ne esplode uno. Finita la prima passata, stendo nuovamente la crema idratante sul viso del mio uomo, altro strato di schiuma e poi il contropelo e le rifiniture. Passo sulla mia “opera d’arte” una soluzione acquosa di allume di potassio, la mia soddisfazione va alle stelle quando non leggo negli occhi del mio alter ego il ben che minimo segno di sofferenza dovuta all’eventuale irritazione del viso. Finisco di massaggiare la mia meravigliosa scultura, con tre colpi decisi sgancio la mantella, la ripiego su se stessa e con la mano sinistra la lancio nel cesto della biancheria posizionato nell’angolo sinistro della sala, ai piedi del barbiere che ha appena tagliato la guancia di Al Capone. Da allora sono il barbiere di i28, quando entrano nel carcere la prima cosa che fanno e passare da me, sono il Caronte che trasporta la loro anima artistica in uno dei bracci di i28.


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