CLASSICI
Rita Petruccioli è un’illustratrice romana e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma e l’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi. Ha illustrato due libri didattici in lingua per ELI Edizioni, per Lavieri Edizioni ha disegnato I racconti di Punteville (2012), per Mondadori Storie di bambini molto antichi (2014), per Laterza Christine e la città delle dame (2015). In Francia ha lavorato con Auzou Editions. Per laNuovafrontiera Junior ha illustrato anche Miti romani (2013) e Orlando furioso e innamorato (2014).
«Vi racconto di un povero eroe coraggioso e stanco, Enea, che da Troia era sul punto di approdare sulle coste d’Italia...» I dodici libri del famoso poema epico virgiliano riprendono vita attraverso le parole di Carola Susani e le immagini di Rita Petruccioli, che con grande ritmo e maestria ci fanno ripercorrere le peregrinazioni di Enea, eroe bello e responsabile, che arriva nel Lazio per fondare quella città nuova che gli era stata predetta.
ISBN 978-88-98519-24-8
Dai 7 anni
€€ 16,00 15,00
Raccontata da
Carola Susani con illustrazioni di
Eneide
ha pubblicato libri per grandi e per ragazzi. L’ultimo suo romanzo per grandi si intitola Eravamo bambini abbastanza ed è uscito nel 2012 per Minimum fax; per ragazzi ha scritto Il licantropo (Feltrinelli, 2002), Cola Pesce (Feltrinelli, 2004), Miti romani (laNuovafrontiera Junior, 2013), Susan la piratessa (Laterza, 2014). Insegna a scrivere storie agli adulti e ai bambini. Ha due figlie, Clara di quattordici anni e Nina di sette.
Rita Petruccioli
ISBN 978-88-98519-24-8 978-88-9047-739-3
9 788898 519248 www.lanuovafrontierajunior.it
laNuovafrontiera junior
Carola Susani
laNuovafrontiera junior
Grazie ad Anna Laura, Clara e Nina. Carola Susani A Didone. Rita Petruccioli
Š 2015 laNuovafrontiera ISBN: 978-88-98519-24-8 Stampato in Slovenia nel mese di settembre 2015 da Svet Print D.O.O. www.lanuovafrontierajunior.it
Eneide Raccontata da Carola
Susani con illustrazioni di Rita Petruccioli
laNuovafrontiera junior
Eneide / INDICE
I
IV
II
Dove le dee fingono di allearsi e intanto se la ridono ciascuna per suo conto pregustando la vittoria contro la rivale. Dove si racconta di un finto e lugubre matrimonio, di una partenza e di una morte. –––––––––– P. 37
In cui si scopre Enea, il nostro eroe, e si fa conoscenza con le divinità che tifano a favore e con quelle che tifano contro. –––––––––– P. 11
È il libro – noi diremmo il capitolo – del cavallo di legno, un libro tristissimo. –––––––––– P. 21
III
In cui comincia il viaggio e si va senza sapere dove finché si approda a una Troia piccola e la si lascia di nuovo. –––––––––– P. 29
V
Dove si racconta che mentre gli uomini e i ragazzi gareggiano in onore di Anchise, le vecchiette e le madri danno fuoco alle navi. –––––––––– P. 47
VI
Dove si racconta come Enea scende all’Averno che è la casa dei morti, guidato dalla Sibilla e protetto da un rametto. –––––––––– P. 57
VII
X
Qui finalmente Enea approda nel Lazio, vuole sposare la figlia del re, ma un pretendente gli blocca il passo. Giunone ne approfitta, si insinua, mette zizzania, scatena la guerra. –––––––––– P. 67
Dove si racconta la morte di due ragazzi, figli di padri nemici. Dove si fa evidente che gli dei possono fare qualcosa, ma non tutto; e che a volte lasciano fare a noi. –––––––––– P. 95
VIII
XI
Dove Enea incontra Evandro, re saggio di un villaggio di pastori su un colle che avrà un destino luminoso. –––––––––– P. 77
IX
In cui la guerra infiamma, le navi diventano fanciulle divine, Eurialo e Niso partono in missione e non tornano. –––––––––– P. 85
Dove si racconta della guerra, dell’assedio, del coraggio; dove Camilla, che suo padre educò da combattente, mostra il suo valore. –––––––––– P. 105
XII
Ecco l’ultimo libro, dove si racconta come va a finire. –––––––––– P. 113
I In cui si scopre Enea, il nostro eroe, e si fa conoscenza con le divinitĂ che tifano a favore e con quelle che tifano contro.
i racconto di un povero eroe coraggioso e stanco, Enea, che da Troia era sul punto di approdare sulle coste d’Italia, come dal cielo gli era stato detto, non fosse che la regina degli dei Giunone voleva farlo a pezzi e gli metteva continuamente bastoni fra le ruote. Lo odiava, ma non tanto per com’era fatto, che di lui si diceva che fosse pio, paziente e saggio. No, lei lo odiava per via della sua stirpe, ce l’aveva con i Troiani, tutti, e l’uno o l’altro per lei era lo stesso. O quasi. Ricordava ancora che al giudizio della mela, il troiano Paride, bello e leggero come una farfalla, vide tre dee, una era lei, Giunone, le altre Venere e Minerva, tutte e tre luminose e grandi; ma Minerva la trovò un poco dura, un poco fredda, lei gli sembrò un po’ troppo matronale, troppo signora, e Venere, Venere invece gli parve un vero incanto e a lei porse la mela. Ne ebbe in cambio una donna bellissima sposa di un altro, e la totale distruzione della città che lo aveva messo al mondo. Trappole degli dei che lanciano i mortali l’uno contro l’altro come palle e birilli e intanto si sporgono
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I
dall’alto e fanno il tifo. Giocano, loro. E hanno – come molti mortali di quel tempo – l’assurdo vizio, se tu gli hai fatto un danno, di prendersela con tutta la città, con i tuoi amici e i tuoi parenti. Giunone era seccata assai con Venere che l’aveva stracciata al giudizio della mela, e Venere del nostro eroe era la mamma (e l’amava teneramente, l’aveva messo al mondo tra le foglie di mirto sulle sponde del Simoenta e l’aveva affidato al papà Anchise). Quel giudizio e quella mela Giunone se li era segnati al dito e neanche la distruzione di Troia, neanche lo Xanto e il Simoenta rossi di sangue, neanche la vittoria sguaiata dei Greci la calmava. E non è tutto, Virgilio ci racconta (lui è il poeta grandissimo da cui andiamo saccheggiando la storia di Enea per raccontarla) che la sua ira veniva dal passato ma anche dal futuro: una stirpe sarebbe nata dal seme di Troia, così era detto, che avrebbe sconfitto la sua città amatissima Cartagine (perché gli dei avevano i loro posti preferiti in terra, come fossero case di villeggiatura). Giunone batteva i piedi, non ci voleva stare. Se c’è una cosa che gli dei detestano è essere sconfitti nel gioco a palla con le nostre teste. Andava la flotta di Enea, sicura e ferma, nel mare mosso da una leggera brezza quando di colpo in cielo ci fu un rovescio: Levante, Ponente, Scirocco e Libeccio si misero a soffiare da ogni lato. S’incupì tutto, una tempesta rovinosa
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I
si scatenò in quello specchio d’acqua, una tempesta strana, anomala: quando mai quei fratelli venti s’erano visti ululare tutti insieme? Il cielo s’era fatto così scuro che sembrava notte, ma una notte opaca e senza stelle. Gridano e pregano i Troiani sentendo la morte che si avvicina a grandi passi. Soffia di colpo Tramontana e li congela. Ma com’è stato che quel mare calmo s’è trasformato in un pasticcio turbinoso? Chi è stato? Giunone. È stata lei, lo so che ci avresti scommesso. Quatta quatta, di nascosto da Giove e da Nettuno, se n’era andata a casa del dio dei venti Eolo: «Fallo per me» gli aveva detto, «distruggili, ti prego, che non rimanga, caro, un legno attaccato all’altro, se lo fai io ti darò in moglie una ninfa stupenda», ed Eolo s’era inchinato e le aveva risposto: «Tu sei la padrona, ci mancherebbe.» E aveva fatto quel che lei chiedeva. Il nostro eroe e i suoi compagni scossi dalla furia della tempesta non potevano andare a sinistra o a destra perché i venti erano usciti di testa tutti insieme, quando ad un tratto se ne accorse Nettuno. Suo era il mare, sue le onde smosse. Si arrabbiò come un pazzo: come s’era permesso Eolo di azzardarsi, Eolo che a vederlo così rotondetto neanche sembrava veramente un dio? Nettuno imbrigliò i venti, liberò le navi che s’erano incastrate sugli scogli, con il tridente smosse le secche. E come capita a volte che una folla urlante, rabbiosa perché convinta di aver subito un torto, che
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Eneide
innalza pugni, accende fuochi e lancia sassi, si calmi di colpo all’arrivo di un tipo popolare, calmo e forte, così alla vista di Nettuno si placarono i venti. Enea e i suoi, sfatti, cercano un porto, il più vicino, là sulla costa africana. C’è un posto, un golfo dentro cui pacifica giace un’isola e i cavalloni che la raggiungono si infrangono trasformandosi in un luccichio di piccole onde; è protetto da una costa ripida su cui da un lato crescono selve e boschi, dall’altro, sotto un sasso sporgente, si apre una caverna con una pozza d’acqua dolce. Enea, suo figlio Ascanio e gli altri approdano là. Incrostati di sale, distrutti, si lasciano andare sulla sabbia chiarissima. Si contano. Molti compagni mancano all’appello, già li danno per dispersi.
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Rita Petruccioli è un’illustratrice romana e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma e l’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi. Ha illustrato due libri didattici in lingua per ELI Edizioni, per Lavieri Edizioni ha disegnato I racconti di Punteville (2012), per Mondadori Storie di bambini molto antichi (2014), per Laterza Christine e la città delle dame (2015). In Francia ha lavorato con Auzou Editions. Per laNuovafrontiera Junior ha illustrato anche Miti romani (2013) e Orlando furioso e innamorato (2014).
«Vi racconto di un povero eroe coraggioso e stanco, Enea, che da Troia era sul punto di approdare sulle coste d’Italia...» I dodici libri del famoso poema epico virgiliano riprendono vita attraverso le parole di Carola Susani e le immagini di Rita Petruccioli, che con grande ritmo e maestria ci fanno ripercorrere le peregrinazioni di Enea, eroe bello e responsabile, che arriva nel Lazio per fondare quella città nuova che gli era stata predetta.
ISBN 978-88-98519-24-8
Dai 7 anni
€€ 16,00 15,00
Raccontata da
Carola Susani con illustrazioni di
Eneide
ha pubblicato libri per grandi e per ragazzi. L’ultimo suo romanzo per grandi si intitola Eravamo bambini abbastanza ed è uscito nel 2012 per Minimum fax; per ragazzi ha scritto Il licantropo (Feltrinelli, 2002), Cola Pesce (Feltrinelli, 2004), Miti romani (laNuovafrontiera Junior, 2013), Susan la piratessa (Laterza, 2014). Insegna a scrivere storie agli adulti e ai bambini. Ha due figlie, Clara di quattordici anni e Nina di sette.
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