Marta Monteiro è un’illustratrice portoghese. Diplomata in Belle Arti all’università di Oporto, ha lavorato per clienti come The New York Times, Nobrow, edizioni Pato Lógico. Alcuni suoi lavori sono stati selezionati per le mostre “Illustrators 56” a New York e “Ilustrarte” a Lisbona. Nel 2014 ha vinto anche la medaglia d’oro della Society of Illustrators nella categoria autoproduzioni.
Si racconta che Esopo giunse in Grecia come schiavo nel lontano VI sec a.C.; eppure, a distanza di secoli, le sue famosissime favole costituiscono ancora delle attuali lezioni di vita in cui si raccontano con grande ironia e lucidità i vizi degli uomini.
ISBN 978-88-9851-903-3
Dai 7 anni
€ 15,00
Raccontate da Andrea Valente con illustrazioni di Marta Monteiro
Il lupo
L’asino
Il leone
L’orso
Le favole di Esopo
nato a Merano nel 1968 è scrittore e illustratore per ragazzi. Diventato famoso come autore del personaggio la Pecora Nera, ha collaborato con giornali e riviste e scritto numerosi libri di narrativa e divulgazione. Promotore di iniziative culturali, è Premio Andersen 2011 come autore completo.
«Quella sera il povero asino si coricò malandato e non dimenticò più che in fondo è meglio essere asini veri che finti leoni.»
L’agnello
La lepre
Il cane
ISBN 978-88-98519-03-3
9 788898 519033 www.lanuovafrontierajunior.it
laNuovafrontiera junior
Andrea Valente
Le favole di Esopo
La volpe
La tartaruga
Il cervo laNuovafrontiera junior
© 2014 laNuovafrontiera © 2014, Andrea Valente (per i testi) pubblicato con l’accordo di Caminito S.a.s. Agenzia letteraria ISBN 978-88-98519-03-3 Funded by Directorate for Books, Archives and Libraries / Portugal
Stampato nel mese di febbraio 2014 da Litograf Editor - Città di Castello (PG) www.lanuovafrontierajunior.it
Le favole di Esopo Raccontate da Andrea Valente con illustrazioni di Marta
Monteiro
laNuovafrontiera junior
INDICE
Il corvo e la volpe Cantami una canzone
Pag. 21
Il pavone e la gru Non è bello ciò che è bello
Pag. 23
La cicala e la volpe Fatti vedere!
Pag. 25
Il cervo alla fonte e il leone Guarda che corna che ho
Pag. 27
L’aquila e la volpe Cosa si mangia per cena?
Pag. 29
La capra e l’asino Per chi dà buoni consigli
Pag. 32
Il lupo e l’airone Cosa si vince?!
Pag. 34
Il leone e la lepre Il boccone più grosso
Pag. 36
La formica e lo scarabeo Potevo pensarci prima!
Pag. 38
La cagna che portava la carne Un boccone tira l’altro
Pag. 40
Il leone e il topo riconoscente E non te ne pentirai
Pag. 42
Le rane che chiesero un re A ognuno il suo sovrano
Pag. 44
La volpe e l’uva ...e la scusa sempre pronta
Pag. 46
La cornacchia e le colombe Vengo anch’io!
Pag. 48
Il leone e il cinghiale Un po’ nemici e un po’ no
Pag. 50
Zeus e la tartaruga Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia...
Pag. 53
Il leone, la volpe e il cervo Il re sarai tu
Pag. 55
Il cane addormentato e il lupo Torna più tardi
Pag. 59
Il cavallo e l’asino Un po’ io e un po’ tu
Pag. 61
La volpe con la pancia piena Che fame che avevo...
Pag. 64
La talpa e sua madre Guarda un po’
Pag. 66
La tramontana e il sole Chi è più forte dei due
Pag. 68
La zanzara e il leone Ride bene chi ride ultimo
Pag. 70
La volpe e il capretto Dammi una mano
Pag. 72
Il topo di campagna e il topo di città Aggiungi un posto a tavola
Pag. 75
Il leone, l’orso e la volpe Tra i due litiganti...
Pag. 78
L’asino e le cicale Che bella voce che hai!
Pag. 80
La donnola e le galline E tu come stai?
Pag. 82
La tartaruga e la lepre Un passo dopo l’altro
Pag. 84
Le lepri e le ranocchie Io ho più paura di te
Pag. 86
La cicala e le formiche Balla per noi
Pag. 88
Il leone invecchiato e la volpe Vado a trovare il re
Pag. 90
Il lupo inorgoglito della sua ombra e il leone Il re sarò io!
Pag. 93
La canna e l’olivo Mi piego, ma non mi spezzo
Pag. 95
L’asino che portava il sale Un tuffo nell’acqua
Pag. 97
I tre buoi e il leone Chi trova un amico se lo tiene
Pag. 99
La cornacchia e gli uccelli Una piuma per vestito
Pag. 102
Le api e Zeus Bada che ti pungo...
Pag. 104
I topi e le donnole Si salvi chi può!
Pag. 106
Il lupo e l’agnello Ogni scusa è buona
Pag. 108
La volpe e il serpente Tira di qua, tira di là
Pag. 111
L’asino che passava per leone Tu non sai chi sono io!
Pag. 113
Il capretto e il lupo che suonava il flauto L’ultimo desiderio
Pag. 115
L’aquila e lo scarabeo Così impari
Pag. 117
L’asino, la volpe e il leone Bell’amica che sei...
Pag. 120
IL CORVO E LA VOLPE Cantami una canzone Un corvo nero nero un giorno svolazzò dalle parti della cucina, afferrò lesto con il becco un bel pezzo di carne e se ne volò sulla cima dell’albero, lontano da ogni pericolo, per gustarsi in pace il suo pranzetto. Una volpe, appostata nei paraggi per guadagnarsi il suo, di pranzetto, notò ogni cosa: il volo del corvo e, soprattutto quel gustoso pezzo di carne, sul quale aveva messo gli occhi da un po’. Troppo alto, però, era l’albero, per riuscire ad arrampicarsi fin sulla cima. «Voli davvero in modo elegante» strillò dal basso al corvo lassù. «Quasi quasi ti scambiavo per un’aquila, tanto eri bello» si complimentò. «Non sai quanto invidio quelle tue piume nere e lucide» lo lusingò.
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Le favole di Esopo
«Con un po’ di impegno potresti essere il re del bosco» borbottò. «Ti manca solo una bella voce» bisbigliò «per cantare alla sera e alla mattina, per farti sentire e, soprattutto, per farti ascoltare.» Il corvo, punto sull’orgoglio, spalancò il becco, stiracchiò le tonsille e gracchiò un suono quanto più simile a un canto, lasciando così cadere il pezzo di carne, che precipitò tra le foglie e i rami, dritto dritto nelle fauci della volpe laggiù, sorridente e golosa. «Ecco» ridacchiò quella «se tu avessi anche un briciolo di cervello saresti un perfetto re!»
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IL PAVONE E LA GRU Non è bello ciò che è bello Un pavone e una gru se ne stavano faccia a faccia, becco a becco, sotto il sole del mezzodì. Uno era bello davvero, con i suoi colori lucenti e le piume della coda così eleganti che quando faceva la ruota c’era da rimanere a bocca aperta. L’altra era magra e secca, con le sue zampe troppo strette e sgraziate, il becco troppo lungo, le ali troppo grandi e il corpo un po’ spelacchiato. Il pavone non ci impiegò molto a far notare alla compagna tutte le differenze possibili, mettendosi bene in mostra, di fronte e di profilo, per lasciarsi ammirare e – soprattutto – invidiare. «Non c’è dubbio che tu sia più bello di me e di chiunque
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Le favole di Esopo
altro» disse subito la gru «ma io so volare alto e, già che ci sono, me ne vò.» Detto, fatto, quella prese una breve rincorsa e dopo un battito d’ala era già in aria a roteare nel cielo, bella, elegante, slanciata, che a vederla tra le nuvole e le stelle c’era da rimanere a bocca aperta. Dall’alto guardò giù, dove il pavone se ne era rimasto solo con la sua ruota. Grosso com’era, riusciva a volare a mala pena da qua a là e tutta la bellezza delle piume lucenti era difficile da notare. Visto di lassù, bello o brutto che fosse, faceva la figura del pollo.
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LA CICALA E LA VOLPE Fatti vedere! La volpe passeggiava spesso dalle parti di un albero, tra le cui foglie una cicala cantava dal mattino alla sera, dalla primavera all’autunno. Un po’ erano quel suono e quella melodia ad attirarla, un po’ la voglia di sgranocchiarsela per merenda. Il problema era adocchiarla e acchiapparla, nascosta com’era tra tutti quei rami e confusa tra le foglie. Cominciò quindi a lodarla, elogiarla e adularla, parlando dal basso verso la chioma lassù. «Che bella voce, che hai!» esclamava. «Intonato come te» continuava «forse c’è solo l’usignolo.» «Con un canto così,» immaginava «chissà che belle devono essere le tue ali e che elegante il tuo corpicino di cantante...» «Fatti vedere, amica cicala!» la implorava. Senza smettere di cantare, la cicala ascoltava, ma comin-
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Le favole di Esopo
ciò a insospettirsi per tutte quelle lodi, quindi pensò di non fidarsi troppo. Staccò con un morso una foglia dell’albero e la lasciò cadere a pochi passi dalla volpe. Quella, che non aspettava altro, in un balzo saltò sopra la foglia, credendo di avere tra le zampe la cicala, e se la mangiò, masticandola con gusto. Dai rami, lassù, il canto però non cessava e, quando la volpe si accorse di avere tra i denti solo una foglia ingiallita, alzò lo sguardo cercando di individuare la beffarda canterina che l’aveva ingannata. «Cara la mia volpe,» cantò la cicala «speravi che io scendessi...» «Ho smesso di fidarmi di te» continuò «il giorno in cui ho visto i resti di un’altra cicala, un po’ meno avveduta, proprio nei pressi della tua tana.» «Puoi continuare ad ascoltare il mio canto, se vuoi» concluse «ma per il tuo appetito dovrai rivolgerti altrove.»
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IL CERVO ALLA FONTE E IL LEONE Guarda che corna che ho Il cervo giunse sulla riva di uno stagno, dove si fermò per abbeverarsi e godersi il fresco della giornata. Già che c’era, si specchiò nell’acqua, guardandosi e rimirandosi, grande e bello com’era, fiero e soddisfatto della sua forza e imponenza. In particolare era orgoglioso delle sue corna, forti, grandi, che si allungavano in un disegno elegante, da mettere in soggezione gli altri animali del bosco e far innamorare tutte le cerbiatte. Delle gambe, invece, non era altrettanto soddisfatto: gli sembravano troppo lunghe o troppo magre, decisamente meno sinuose delle corna lassù. Mentre pensava a tutto questo, notò riflessa nell’acqua l’inconfondibile sagoma di un leone, che si avvicinava minaccioso. Mise da parte ogni pensiero e cominciò a fuggire, per non finire tra le sue gengive. Fuggì attraverso i campi,
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Le favole di Esopo
saltando gli steccati con lunghi balzi e quelle gambe che non gli piacevano si dimostrarono tanto forti che il leone non riusciva ad avvicinarsi in alcun modo. Ma quando si infilò nel bosco, le belle corna del cervo si dimostrarono d’impiccio e subito si impigliarono tra i rami degli alberi, interrompendo la fuga e imbrigliando il poveretto. Quando il leone arrivò, la loro eleganza non servÏ a nulla.
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L’AQUILA E LA VOLPE Cosa si mangia per cena? L’aquila e la volpe si stavano simpatiche e apprezzavano l’acutezza e l’astuzia dell’una e dell’altra, tanto che, per rinforzare la loro amicizia, decisero un giorno di abitare una accanto all’altra. Si guardarono intorno e scelsero un bell’albero: l’aquila costruì il proprio nido tra le foglie dei rami più alti; la volpe scavò la propria tana tra le radici ai piedi del tronco. Accadde un giorno – bello o brutto, non lo so – che la volpe andò a caccia, per procurare la cena ai suoi cuccioli, che rimasero ad attenderla uno accanto all’altro. Anche l’aquila cominciò a pensare a come sfamare i suoi piccoli: guardò verso il basso e improvvisamente si lasciò cadere, afferrò
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Le favole di Esopo
con il becco e gli artigli i volpacchiotti impauriti e la cena era servita. Non ti dico la sorpresa, il dolore e la rabbia della volpe, al suo ritorno, sia per la perdita dei cuccioli, sia per il tradimento dell’amicizia. Nulla, però, poté fare, se non imprecare dal basso contro di lei. Successe un altro giorno – brutto o bello, non lo so – che non lontano da lì una capra veniva sacrificata agli dei. Ingolosita dal profumo di arrosto, l’aquila si avvicinò volando, poi piombò sull’altare, acchiappò un cosciotto abbrustolito e lo portò al suo nido. Un refolo di vento, però, rinvigorì la fiamma sul pezzo di carne incandescente, che incendiò il nido, senza lasciare scampo ai poveri aquilotti, ancora troppo piccoli per fuggire volando. Infatti caddero ai piedi dell’albero, dove la volpe ghignò e se li divorò.
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Marta Monteiro è un’illustratrice portoghese. Diplomata in Belle Arti all’università di Oporto, ha lavorato per clienti come The New York Times, Nobrow, edizioni Pato Lógico. Alcuni suoi lavori sono stati selezionati per le mostre “Illustrators 56” a New York e “Ilustrarte” a Lisbona. Nel 2014 ha vinto anche la medaglia d’oro della Society of Illustrators nella categoria autoproduzioni.
Si racconta che Esopo giunse in Grecia come schiavo nel lontano VI sec a.C.; eppure, a distanza di secoli, le sue famosissime favole costituiscono ancora delle attuali lezioni di vita in cui si raccontano con grande ironia e lucidità i vizi degli uomini.
ISBN 978-88-9851-903-3
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nato a Merano nel 1968 è scrittore e illustratore per ragazzi. Diventato famoso come autore del personaggio la Pecora Nera, ha collaborato con giornali e riviste e scritto numerosi libri di narrativa e divulgazione. Promotore di iniziative culturali, è Premio Andersen 2011 come autore completo.
«Quella sera il povero asino si coricò malandato e non dimenticò più che in fondo è meglio essere asini veri che finti leoni.»
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