Sergio Tofano (1886 - 1973) è stato uno dei più grandi attori del teatro italiano, commediografo, regista, scenografo e costumista, oltre ad essere uno scrittore per bambini e un raffinato illustratore, anche nel campo della moda e della pubblicità. La maggiore popolarità come illustratore nacque dalla creazione del personaggio del signor Bonaventura che apparve per la prima volta nel 1917 sulle pagine del “Corriere dei Piccoli’’. Le illustrazioni di Sto (il monogramma che utilizzò per ufficializzare la separazione dell’attività di illustratore da quella di attore) sono caratterizzate dall’eleganza e dalla modernità della linea. Le sue storie, sempre originali e ironiche, svincolate da ogni intento educativo e retorico, lo rendono un vero precursore di un nuovo modo di fare letteratura per ragazzi.
Con una divertentissima carrellata di personaggi e situazioni buffe, il grande Sergio Tofano, indimenticabile creatore del signor Bonaventura, rende omaggio al mondo fiabesco, che non può certo ingabbiarsi nei canoni del nostro quotidiano. ISBN 978-88-98519-51-4
ISBN 978-88-98519-51-4
€ 14,50
9 788898 519514
www.lanuovafrontierajunior.it
Sergio Tofano
C
osa succederebbe se i personaggi delle favole, con il passare del tempo, si adattassero a vivere nel mondo reale? Benvenuto, un ragazzino bocciato tre volte agli esami di licenza elementare, si appassiona al mondo delle favole che il suo stravagante precettore gli racconta durante le lezioni. Ma la vera avventura comincia quando, impossessatosi di scarpe come quelle di Pollicino, fugge alla scoperta di quei personaggi che popolavano i racconti del suo precettore. Di delusione in delusione, scoprirà un mondo assurdamente capovolto, in cui gli orchi sono diventati vegetariani, Barbablù ha aperto un’agenzia matrimoniale, la Bella Addormentata nel bosco soffre d’insonnia…
Sergio Tofano
«Ma allora» chiesi timidamente «l’Augellin Bel Verde è veramente esistito?» «Se è veramente esistito? E sei tu, tu, il mio discepolo prediletto, sei proprio tu che me lo domandi? Ma allora tutto quello che ti raccontavo tu credevi che fossero fandonie... invenzioni... corbellerie...» «Corbellerie no... favole, ecco... favole...» «Favole, sicuro. Ma le favole sono storia, storia reale, storia viva, storia vissuta. Nulla è più vero delle favole, credimi. Il mondo è ancora pieno di fate che abitano castelli lastricati di sogni e dormono su materassi imbottiti di nuvole. E tutte le notti escono dalle viscere della terra spiriti maligni che spremono i raggi dorati della luna per comporre filtri miracolosi. Favole, sì... Ma tutta la vita è una favola... e le favole sono tutta la vita...»
© 2018 La Nuova Frontiera ISBN: 978-88-98519-51-4 www.lanuovafrontierajunior.it
Sergio Tofano
Con illustrazioni dell’autore
Premessa
Il romanzo delle mie delusioni apparve per la prima volta a puntate sul “Corriere dei Piccoli” del 1917; nel 1925 venne pubblicato in volume da Mondadori e solo nel 1977 ripubblicato da Einaudi. Ci si potrebbe chiedere perché riproporre libri così vecchi che hanno fatto il loro corso e magari qui e là presentano un lessico non più utilizzato. Le ragioni sono molte, proviamo brevemente a sottolinearne qualcuna. Sergio Tofano è stato un grande innovatore, anticonformista e originale, un vero precursore della moderna concezione della letteratura per ragazzi; trascurarlo sarebbe un grave torto. Il romanzo delle mie delusioni è un divertente e dissacrante omaggio al mondo delle fiabe,
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all’incanto di personaggi cristallizzati nella nostra immaginazione che se proviamo a trasportare nella realtà acquistano tutti i nostri limiti e contraddizioni, perché ingabbiare il fantastico nella realtà quotidiana equivale a distruggerlo. La costante ironia che serpeggia tra le pagine non può che far sorridere ancora – per fortuna. L’essenzialità e l’eleganza dello stile nel racconto e nel disegno rendono Tofano un maestro a cui ispirarsi e speriamo che le giovani generazioni non lo dimentichino, anche grazie alla ripubblicazione di questo libro.
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Indice
Capitolo primo In cui si comincia a raccontare le delusioni dei miei genitori
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Capitolo secondo In cui si seguita col dare una delusione al mio precettore
21
Capitolo terzo Dove cominciano le delusioni mie
31
Capitolo quarto Ovvero la mia seconda delusione
43
Capitolo quinto Ovvero la mia terza delusione e sorpresa finale
57
Capitolo sesto Ovvero quarta delusione
73
Capitolo settimo Ovvero quinta delusione. E non solo mia
85
Capitolo ottavo Ovvero sesta delusione
95
Capitolo nono Ovvero settima delusione
111
Capitolo decimo Ovvero ottava, ultima e suprema delusione. Soluzione
125
A Simonetta e Oliviero in acconto sull’eredità , lo zio
Capitolo primo In cui si comincia a raccontare le delusioni dei miei genitori
Q
uando fui bocciato per la terza volta agli esami di licenza elementare, mio padre e mia madre, poveretti, si domandarono se valeva la pena di farmi continuare a studiare; e, per decidere la questione, chiesero consiglio al mio maestro che mi conosceva bene. «Tempo perso» rispose senza cerimonie il mio maestro, che mi conosceva bene. «Credetemi, quel ragazzo è troppo zuccone.» Allora mio padre e mia madre, poveretti, rinunziarono all’ambizione di vedermi diventare un grande uomo e decisero di farmi imparare un mestiere. Mio padre avrebbe voluto mettermi a tirare il mantice presso un fabbro ferraio, occupazione che non richiede un’intelligenza troppo sviluppata. Io invece
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confessavo di sentire una spiccatissima tendenza per fare il garzone di pasticciere. Ma all’ultimo momento mia madre s’interpose e ottenne per me da mio padre un altr’anno di prova; in quest’anno io avrei studiato con un precettore, col quale, forse, avrei imparato più facilmente che a scuola. Così ebbi un precettore, come un principino di sangue reale. Anzi ne ebbi molti. Una dozzina in un mese; di tutte le specie e di tutte le razze; vecchi e giovani, magri e grassi, buoni e cattivi; uno con la parrucca rossa, uno col gilet bianco a
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pippoli neri, perfino uno che tartagliava. Ma tutti, dopo tre o quattro giorni di esperimento, si licenziavano scoraggiati, dicendo a mio padre: «Tempo perso! Mi creda, quel ragazzo è troppo zuccone!» Al tredicesimo precettore io pensai fra me: “Il tredici mi porta disgrazia. Questo rimane”. Rimase infatti. E fu disgrazia. In quel tempo mio padre dovette partire per un viaggio lunghetto anzi che no. Andava in America per contrarre con un impresario di laggiù il diritto di esportazione delle granite di limone. Al momento di partire, con le valige in mano, mi chiamò e mi disse: «Benvenuto, io ti ho dato il tuo tredicesimo precettore. Tienilo da conto perché sarà anche l’ultimo. Ora io parto: se, al mio ritorno, non avrai tratto dai suoi insegnamenti un congruo profitto, sarò costretto a mandarti alla scuola municipale degli allievi spazzaturai.» Siffatta minaccia mi indusse a considerare con occhio benevolo il nuovo precettore. Si chiamava Palmiro Mezzanella: era un giova-
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ne alto, con una lunga zazzera di capelli color paglia, magro di una magrezza che arrivava alla trasparenza; negli occhi celesti e profondi aveva il malinconico languore delle persone malate di stomaco. Le suddette particolaritĂ me lo fecero trovare simpatico. Ma piĂš simpatico mi apparve il suo metodo di fare scuola. Si presentava alla lezione con un monte di libri, ne apriva uno a caso, e diceva: ÂŤOggi studieremo la grammatica.Âť Socchiudeva gli occhi, si scompigliava la
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chioma color paglia e mi raccontava la favola di Ali Babà e i quaranta ladri. Quando aveva finito diceva: Adesso passiamo alla geografia. E attaccava la favola del re e della regina che avevano un figliolo con la testa di cemento armato. Quante ne sapeva di favole! Tutte varie, tutte belle, tutte da levare il fiato a starle a sentire. E come le raccontava bene! Parlava di fate e di streghe, di maghi e di orchi con una confidenza come se fossero suoi parenti stretti. Narrava di sortilegi e incantesimi, metamorfosi, apparizioni e sparizioni con la precisione di un commesso viaggiatore che presenti sulla piazza i suoi articoli. Dalle sue parole scaturivano, vivi come sul lenzuolo di un cinematografo, tutti i personaggi e le cose del mondo della fantasia. Re strapotenti, principesse sospirose, paggi innamorati, cavalieri errabondi, eremiti centenari; palazzi incantati e castelli di vetro, boscaglie paurose e giardini abitati da animali parlanti, inseguimenti attraverso gli spazi dell’aria, scoprimenti di tesori misteriosi, tor-
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Sergio Tofano (1886 - 1973) è stato uno dei più grandi attori del teatro italiano, commediografo, regista, scenografo e costumista, oltre ad essere uno scrittore per bambini e un raffinato illustratore, anche nel campo della moda e della pubblicità. La maggiore popolarità come illustratore nacque dalla creazione del personaggio del signor Bonaventura che apparve per la prima volta nel 1917 sulle pagine del “Corriere dei Piccoli’’. Le illustrazioni di Sto (il monogramma che utilizzò per ufficializzare la separazione dell’attività di illustratore da quella di attore) sono caratterizzate dall’eleganza e dalla modernità della linea. Le sue storie, sempre originali e ironiche, svincolate da ogni intento educativo e retorico, lo rendono un vero precursore di un nuovo modo di fare letteratura per ragazzi.
Con una divertentissima carrellata di personaggi e situazioni buffe, il grande Sergio Tofano, indimenticabile creatore del signor Bonaventura, rende omaggio al mondo fiabesco, che non può certo ingabbiarsi nei canoni del nostro quotidiano. ISBN 978-88-98519-51-4
ISBN 978-88-98519-51-4
€ 14,50
9 788898 519514
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Sergio Tofano
C
osa succederebbe se i personaggi delle favole, con il passare del tempo, si adattassero a vivere nel mondo reale? Benvenuto, un ragazzino bocciato tre volte agli esami di licenza elementare, si appassiona al mondo delle favole che il suo stravagante precettore gli racconta durante le lezioni. Ma la vera avventura comincia quando, impossessatosi di scarpe come quelle di Pollicino, fugge alla scoperta di quei personaggi che popolavano i racconti del suo precettore. Di delusione in delusione, scoprirà un mondo assurdamente capovolto, in cui gli orchi sono diventati vegetariani, Barbablù ha aperto un’agenzia matrimoniale, la Bella Addormentata nel bosco soffre d’insonnia…
Sergio Tofano
«Ma allora» chiesi timidamente «l’Augellin Bel Verde è veramente esistito?» «Se è veramente esistito? E sei tu, tu, il mio discepolo prediletto, sei proprio tu che me lo domandi? Ma allora tutto quello che ti raccontavo tu credevi che fossero fandonie... invenzioni... corbellerie...» «Corbellerie no... favole, ecco... favole...» «Favole, sicuro. Ma le favole sono storia, storia reale, storia viva, storia vissuta. Nulla è più vero delle favole, credimi. Il mondo è ancora pieno di fate che abitano castelli lastricati di sogni e dormono su materassi imbottiti di nuvole. E tutte le notti escono dalle viscere della terra spiriti maligni che spremono i raggi dorati della luna per comporre filtri miracolosi. Favole, sì... Ma tutta la vita è una favola... e le favole sono tutta la vita...»