ph Giuliani
Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda
Anno 2 - n. 5 – Maggio 2017
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Elena Fontana presidente Confesercenti Bergamo 45 anni di Acos: inserto speciale Maggio 2017 • tribuna magazine • 1
2 • tribuna magazine • Maggio 2017
ph Appiani
Editoriale
C
onosco Elena Fontana da tempi “non sospetti”, come si suol dire, e l’ho sempre considerata una persona affidabile, concreta, disponile. A distanza di anni la ritrovo nella veste di presidente della Confesercenti Bergamo, prima donna e prima rappresentante della Bassa Bergamasca ad assumere questa carica. Ecco perché abbiamo pensato si meritasse la copertina, anche se molti di voi ancora non la conoscono; ma il suo ruolo sarà importante nei prossimi anni per dare un segno di cambiamento, oserei dire di “movimento”, all’organizzazione che raccoglie le piccole e medie imprese del nostro territorio, ovvero l’asse portante della nostra economia. Una visione più ampia, acquisita da anni di esperienza all’estero, una modernità che la caratterizza per sua formazione e un sano pragmatismo tipico dell’essere donna sono le peculiarità di questa signora, che saprà sicuramente dare un contributo importante, magari operare anche una sorta di “restyling” della propria associazione di categoria. Allo stesso modo il nostro gruppo sta cercando di regalare una nuova grafica alla nostra rivista, Tribuna magazine, come già potrete notare dalle pagine di questo numero. È un’operazione complessa, che richiede diverso tempo, per cui ci scuserete se non sarà tutto perfetto: ma ci arriveremo. La nostra volontà è quella di dare più ampiezza agli articoli, maggiore evidenza alle fotografie, con un taglio più attuale e moderno. Naturalmente, dal punto di vista dei contenuti, il nostro impegno non cambia: l’attenzione al territorio e gli approfondimenti continueranno ad essere
la nostra “mission”. Ad esempio, ospitiamo in questo numero un’azienda d’eccezione, che ha fatto del rapporto con il territorio uno dei suoi punti di forza nonostante sia parte di una multinazionale, la Isover-Saint Gobain, alla ribalta della cronaca nell’ultimo periodo per aver finanziato e progettato la scuola elementare di Masano: un progetto che trasformerà un anonimo istituto elementare in un vero e proprio prototipo della scuola ideale. Parliamo ancora di strade, una storia mai conclusa nel nostro territorio: in questo numero, in particolare, affrontiamo le vicissitudini legate al tratto dell’ex statale 11 nel comune di Mozzanica. Tra i personaggi, invece, focus sull’eclettico Carlo Pastori, che molti già conoscono per averci fatto divertire in tanti spettacoli del territorio, e sul giovane musicista Fabio Scaccabarossi; per il racconto, un grazie di cuore all’amica Anna Martinenghi, scrittrice di Soncino già vincitrice di numerosi premi letterari e autrice di diverse pubblicazioni. C’è poi una nutrita panoramica degli eventi del nostro territorio, tra cui ricordiamo soprattutto i festeggiamenti per i 60 anni del ponte di Canonica, meta di rilassanti passeggiate e oggetto di tante belle fotografie. A proposito di belle fotografie: grazie al nostro Enrico Appiani, vi regaliamo qualche istantanea della mostra di Salvador Dalì dedicata alla Divina Commedia. Infine, un augurio a tutte le Mamme, alle quali abbiamo pensato di dedicare le nostre ricette: a loro e a tutti i nostri lettori buon appetito e buona lettura. D.I.
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6 IN COPERTINA
Una donna per Presidente
di Cristina Signorelli
10 TERRITORIO
Mozzanica divisa da una Provinciale
di Ivan Scelsa
14 INFRASTRUTTURE
A Caravaggio, una sosta in autogrill
di Ivan Scelsa
16 AZIENDE
Isover Saint-Gobain: l’eccellenza della sostenibilità
di Daniela Invernizzi
21 SOCIETÀ
I comuni pagano la latitanza dello Stato
di Stefano Dati
22 PERSONAGGI
“Sono un clown da teatro”
di Daniela Regonesi
25 SPETTACOLI
Teatro a Fara Gera d’Adda
di Daniela Invernizzi
26 ARTE
La Divina Commedia illustrata da Salvador Dalì
di Valentina Simone
30 MUSICA
Un amore per la musica impresso sulla pelle
di Daria Locatelli
32 MATITALIBERA di Bruno Manenti
33 UK-IN
Saper cogliere le opportunità di Silvia Martelli
34 CINEMA
Pizza Marconi di Daria Locatelli
36 STORIA
La Rivoluzione Industriale in Gera d’Adda di Elio Massimino
40 AMARCORD
La sera di Campanile Sera di Marco Falchetti
43 COM’ERA - COM’È a cura di Marco Falchetti
44 RACCONTO
La donna seduta di Anna Martinenghi
46 ASSOCIAZIONI
Amicizia, goliardia e bontà: il S.O.T. di Franco Galli
50 APPUNTAMENTI a cura di Daria Locatelli
54 LE RICETTE di Erika Resmini
56 L’APP DEL MESE
Chat segrete e chiamate vocali con Telegram di Marco Daniele Ferri
58 LA PAROLA AI LETTORI 60 AGENDA Maggio 2017 • tribuna magazine • 5
ph Appiani
Sommario
In copertina
Una donna per Presidente Elena Fontana è recentemente stata eletta nuovo presidente di Confesercenti Bergamo di Cristina Signorelli
U
na bella frangia sale e pepe che non nasconde gli occhi vivaci, minuta ed elegante, Elena Fontana è la nuova Presidente di Confesercenti Bergamo. La sua una nomina che detiene due primati: è la prima donna ad essere stata eletta a questa alta carica e il primo presidente proveniente dalla Bassa Bergamasca. La sua formazione professionale, acquisita per la maggior parte all’estero, è strettamente legata alla grande industria, che per numeri e complessità organizzativa è agli antipodi dalle imprese rappresentate da Confesercenti. Quali, secondo lei, le principali motivazioni che hanno spinto alla sua elezione? Il mio lavoro mi ha portato a viaggiare molto: grandi città in Europa, Asia e America dove ho sperimentato personalmente ciò che funziona bene e anche gli aspetti negativi di certe scelte compiute all’estero. Ho visto la mia elezione come una chiara espressione della volontà di cambiare e applicare anche alle nostre associate una visione globale, dove l’internazionalizzazione e le peculiarità della grande industria, che ho sperimentato in tanti anni di lavoro, ridefiniscano il modo di operare dei piccoli imprenditori. Una sfida impegnativa viste le caratteristiche degli associati di Confesercenti. Sì, è una realtà composta prevalentemente da aziende di poche persone, spesso a carattere familiare, impegnate prevalentemente in settori legati a turismo, commercio e attività artigianali, con un’organizzazione completamente diversa per dimensione e struttura da quella delle fabbriche tradizionali. Ma, poiché è in atto una trasformazione totale, l’additive manufacturing, destinata a cambiare radicalmente il concetto di produzione che avevamo in mente, penso che anche le attività dei piccoli debbano essere ripensate coerentemente a questi nuovi sviluppi. Ritengo che l’industria 4.0 non debba essere pertinente solo al mondo industriale, perché è un momento di innovazione tecnologica che investe tutte le attività, e non può essere percepita come adeguata solo a chi ha i numeri per farlo
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in tempi rapidissimi come le grandi aziende. La sfida per le piccole imprese consiste nel comprendere queste novità per dominarle e usarle. Inutile nascondere che oggi i grandi cambiamenti richiedono, per essere applicati con successo, maggiori forze e sinergie che in passato, soprattutto in comparti che per dimensioni e mentalità, oltre che a causa della crisi che ha ulteriormente ridotto i margini economici, hanno storicamente difficoltà ad innovarsi. Che ruolo auspica possa avere la vostra Associazione in questo contesto? Penso, e a questo mi propongo di lavorare, che Confesercenti dovrebbe essere in grado innanzitutto di far capire meglio queste trasformazioni e come possono essere utili al piccolo, e poi cercare di guidare queste attività imprenditoriali nel cambiamento. L’artigianato è nel cuore di questa rivoluzione tecnologica, che consente di produrre beni di consumo ovunque. È importante far comprendere ai nostri associati che possono essere protagonisti del cambiamento. L’approccio diventa facile quando parliamo con i giovani, più aperti alle novità, ma accompagnare anche i padri a cogliere le nuove opportunità è il nostro compito. L’esistenza di molte associazioni di categoria pensa possa disperdere le energie necessarie a dominare un cambiamento così forte nella realtà produttiva italiana? Come è noto a livello nazionale ci sono alcune sigle principali (Ascom, Confindustria, Confesercenti, Confagricoltura, ecc). A Bergamo giusto dieci anni fa si è dato vita ad un’esperienza di grande successo costituendo un Comitato super partes, Imprese e Territorio, nel quale sono rappresentate le dieci principali associazioni nazionali (Ascom, Cia, Coldiretti, Confartigianato Bergamo, Confcooperative, Confesercenti, Confimi Apindustria, Cna, Fai e Lia) per realizzare e coordinare progetti nei quali si contemperino le diverse richieste ed esigenze delle associate. Questa esperienza ha dimostrato che uniti si agisce in modo più efficace, e che sono le piccole attività riunite in “Imprese e Territorio” a costituire la forza maggiore di valore eco-
ph Giuliani
Grandi cambiamenti tecnologici, capacità di adeguarsi a nuove esigenze dei consumatori, nuovi modi di fare impresa, queste alcune delle sfide che le piccole attività artigianali e commerciali si trovano a fronteggiare. Sempre più incisivo può essere il ruolo delle rappresentanze di categoria come Confesercenti, che accompagnano i loro associati a sviluppare strategie di mercato in linea con la realtà attuale.
nomico nell’area bergamasca, e non le grandi imprese rappresentate da Confindustria che non ha aderito al Comitato. Una diretta espressione di questo maggior potere si è manifestata con il cambio di governance della Camera di Commercio di Bergamo, superando il sodalizio che durava da decenni con Confindustria. Tra gli iscritti di Confesercenti i commercianti al dettaglio rappresentano una parte numericamente importante. Certamente gli anni di crisi economica e la minor disponi-
bilità di spesa dei consumatori hanno colpito duramente il commercio. Gli ultimi dati che avete presentato evidenziano che anche l’ultimo trimestre ha segno negativo. Che politiche di ripresa si possono delineare? Penso che ci siano diversi elementi sui quali focalizzarsi. Il centro storico delle città fa parte della nostra cultura, vi si svolge la maggior parte della vita sociale. Importante, quindi, potenziare le aree pedonali a beneficio dei negozi e dei locali di ristorazione, come ho visto fare in molte
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ph Fontana
città europee. La più recente scelta di Bergamo città è stata aprire anche a superfici di vendita superiori ai 400 mq, per attrarre i grandi gruppi e ridare vita ai molti edifici attualmente sfitti. Un secondo elemento che dovrebbe essere adeguato alle diverse realtà cittadine, sia piccole che grandi, è una maggior flessibilità di orario. Il mutare della vita famigliare, le nuove esigenze che emergono dagli impegni di lavoro delle mogli e madri, la riscoperta vocazione turistica della nostra provincia, sono tutti elementi che richiedono di adottare orari di apertura dei negozi meno rigidi del passato. La recente decisione del Governo di eliminare i voucher, senza aver provveduto a prevedere strumenti adeguati che possano essere usati nei settori a forte stagionalità, o comunque soggetti a esigenze di maggior forza lavoro concentrata in brevi periodi, è una scelta che non condividiamo perché elimina un utile strumento. I voucher, infatti, erano strategici per molte attività nostre associate, l’eventuale abuso andava certamente punito, e forse potevano essere regolamentati più efficacemente, ma non aboliti completamente. In sintesi a quali temi vorrebbe dare maggiore rilievo ed attenzione durante il suo mandato?
Sicuramente l’apertura verso le nuove tecnologie che possono davvero cambiare le nostre attività e poi non trascurare le nuove economie di condivisione. La sharing economy è ormai una realtà diffusa che non dobbiamo osteggiare, ma ottenere che venga regolamentata dal legislatore, per garantire che chi ha un’attività tradizionale ed è tenuto a rispettare regole ben precise non venga danneggiato dalle nuove realtà di condivisione, non vincolate alle stesse norme. Da ultimo, spero di poter lavorare insieme a tutte le associazioni e le istituzioni che si occupano di governo del territorio. È una funzione complessa, che richiede una pianificazione coerente e coordinata di tante funzioni e realtà diverse che si fondono tra loro. Il nostro obiettivo deve essere una città accogliente e ben organizzata, dove le zone abitative, di servizi e di commercio siano ben amalgamate e fruibili. Per realizzare questo è necessario unire competenze e idee e dare vita a progetti che migliorino la vita dei cittadini e di chi fa impresa. Credo fermamente nel valore del lavoro di squadra e sfrutterò le ottime relazioni, instaurate dal Presidente uscente Giorgio Ambrosioni, con gli enti presenti sul territorio per una collaborazione a vantaggio di tutta la comunità.
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Territorio
Mozzanica divisa da una Provinciale Le vicissitudini burocratico-economiche di un’area di cantiere che permane da anni ed affligge la ex SS 11. Ne parliamo con il Sindaco di Ivan Scelsa
S
le rotatorie e del sottopasso sulla ex SS 11, con un costo preventivato in 4 milioni di euro (di cui il 10% con un intervento comunale) ed un accordo con la Provincia affinché venisse realizzato anche un tratto di pista ciclabile, per raggiungere la vicina Fornovo San Giovanni. A tale annuncio, nel mese di dicembre, avevano fatto seguito precisazioni riportanti le planimetrie del progetto con la descrizione dei lavori e l’auspicio di una bassa incidenza sul traffico veicolare, che da sempre è una caratteristica dell’arteria. Il cronoprogramma dei lavori riportato nel Notiziario di aprile 2013 dava conto anche della predisposizione del progetto – in accordo sia con l’Assessorato Provinciale che
ph Appiani
e è vero che le aree commerciali ed artigianali sorte ed ampliatesi negli ultimi decenni hanno radicalmente cambiato anche la fisionomia dei piccoli comuni, è ancor più vero che la loro collocazione ha avuto un impatto importante anche sulla viabilità. In un discorso più ad ampio raggio l’argomento sarebbe riferibile a ciascuna realtà locale, non solo della nostra area geografica; più nello specifico, però, il tema trae maggior vigore nelle vicissitudini legate al tratto stradale della Strada Provinciale 11 che attraversa il comune di Mozzanica. Ad ottobre del 2012, nel Notiziario Comunale, l’allora Sindaco Massimo Alloni riferiva che il successivo 5 novembre sarebbero iniziati i lavori per la realizzazione del-
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La conclusione del lungo braccio di ferro tra Provincia e Comune, a pochi giorni dalla riapertura del supermercato nella zona commerciale, è ormai divenuta indispensabile
con il Comune di Fornovo – circa la ricerca di finanziamenti utili a dare continuità alle piste ciclabili, che avrebbero unito i due paesi e permesso di raggiungere anche il Santuario di Caravaggio e persino l’Ospedale di Treviglio. A pochi giorni dalla fine del suo mandato, il predecessore del Sindaco Beppino Massimo Fossati aveva firmato un protocollo d’intesa con la Provincia di Bergamo, che prevedeva l’installazione di un semaforo a chiamata per l’attraversamento della ex SS 11 da parte di pedoni e ciclisti, in sostituzione della realizzazione del sottopasso. Nel-
la stessa intesa, tra l’altro, era inclusa la realizzazione a carico dell’Ente di due tratti di pista ciclabile verso est, ovvero fino all’incrocio della Strada dei Casaretti e, ad ovest, dal pozzo Cogeide sino alla piazzola ecologica di Fornovo. Dal puntuale aggiornamento sulla situazione lavori – riportata ed estrapolata cronologicamente nei Notiziari Comunali forniti dal Sindaco – emerge il grave ritardo nella conclusione delle opere che sarebbe dovuta avvenire entro 600 giorni dal loro inizio (ovvero il 5 giugno 2014). Di fatto, però, tra richieste di convocazione della Conferenza di Servizi, interruzione dei
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lavori per mancati pagamenti alla ditta appaltatrice e variazioni in corso d’opera del progetto, ad oggi la situazione permane in situazione di stallo. Anche nel 2015, missive, comunicazioni ed incontri tra Sindaco, Prefetto e Presidente della Provincia, avevano più volte sottolineato la pericolosità del cantiere lasciato in abbandono. Un cantiere che, a più riprese, veniva riavviato ed interrotto nei lavori per mancanza di pagamenti, tra continue richieste da parte del Sindaco di ultimazione entro l’anno della stesura del tappeto di finitura della sede stradale, del dosso rallentatore sulla strada di arroccamento, del completamento della segnaletica orizzontale e verticale, nonché dell’installazione dell’illuminazione e dei guard-rail. Il 10 settembre successivo, il Consigliere Delegato alla viabilità, l’Architetto Gandolfi, si era impegnato a presentare la perizia di variante al Settore Risorse Finanziarie per permettere la ripresa dei lavori. Questo a seguito dell’approvazione del Bilancio di previsione 2015 della Provincia –avvenuta il 17 ottobre – con perizia presentata ed approvata il successivo 2 dicembre. Dopo una breve ripresa tra gennaio e giugno 2016 (con un’interruzione a metà aprile per il completamento dell’asfaltatura della strada di arroccamento e dei rattoppi, opere che avevano preceduto il passaggio del Giro d’Italia) era
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nuovamente sopraggiunta l’inattività, seguita solo dall’ordinativo dei guard-rail e dei lampioni per l’illuminazione. Poi la crisi della Poledil di Trescore Balneario, a cui aveva fatto seguito l’assegnazione dell’incarico alla ditta Milesi di Grumello del Monte che, dopo un primo intervento di asfaltatura sollecitato dai residenti per il rumore provocato dai mezzi pesanti in transito, aveva ancora rinviato i lavori per l’illuminazione a gennaio di quest’anno. Così come sottolineato nel 2014, il Sindaco Fossati oggi rimarca: «Questa variante al progetto, avallata dal parere favorevole del dott. Alloni negli ultimi giorni del suo mandato di Sindaco, è stata una vera e propria sorpresa, un’eredità dell’amministrazione precedente che è venuta alla luce solo al passaggio delle consegne. Ricordo che per l’intervento di riqualificazione della ex. SS 11, realizzato dalla Provincia di Bergamo e finanziato da Rete Ferroviaria Italiana nell’ambito dell’Alta Velocità Treviglio-Brescia, il Comune di Mozzanica ha contribuito con 400.000 euro. Nel progetto era prevista la realizzazione di un sottopasso pedonale in prossimità della zona commerciale e del rondò di via Marconi, un’opera definita dalla precedente amministrazione “prioritaria ed irrinunciabile” ben 10 anni fa. Per quanto riguarda le motivazioni di tipo tecnico, come
ph Appiani
le possibili infiltrazioni d’acqua, e gli ipotetici rischi legati alla sicurezza e alla microcriminalità, va detto che tali criticità erano da mettere in conto già in fase di progettazione e non costituiscono una ragione per cancellare, oggi, il sottopasso e sostituirlo con un semaforo a chiamata. Posso prendere atto delle oggettive difficoltà economiche manifestate dalla Provincia in merito alla riqualificazione in corso sulla ex S.S. 11, ma sta di fatto che il Comune di Mozzanica si ritrova con una soluzione ben diversa da quella per la quale ha contribuito e che avrà influenze negative sullo sviluppo dell’attività commerciale della zona a nord dell’ex- Strada Statale n°11 e sulla viabilità di questa importante arteria. Sui modi con cui si è svolta e conclusa questa vicenda, faccio rilevare che nei confronti del Consiglio Comunale allora in carica non vi è mai stata alcuna informazione, né i capigruppo erano stati interpellati per un parere». A pochi giorni dalla riapertura del supermercato Ital-
mark nella zona commerciale posta a nord della ex SS 11, molto probabilmente si potrà rilevare un maggior afflusso di persone e veicoli nell’area; questo renderà ancora più indispensabile il completamento delle opere del tratto di strada che – come rilevato alcuni mesi fa dal Comando di Polizia Locale Unione dei Comuni Terre del Serio – viene percorso quotidianamente da circa 13mila veicoli. La priorità, quindi, è d’obbligo.
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Infrastrutture
A Caravaggio, una sosta in autogrill A breve inizieranno i lavori per realizzare due aree di servizio in BreBeMi, dove si potranno acquistare anche prodotti tipici locali di Ivan Scelsa
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oco meno di tre anni fa abbiamo cerchiato sul calendario questa data: 23 luglio 2014. A molti oggi dirà poco, ma ai pendolari ed ai più attenti osservatori non ne sfuggirà l’importanza. È una data che ha cambiato per sempre la vita dei residenti di tre province pulsanti della pianura lombarda, forse le più commerciali della Regione. Bre.Be.Mi, alias A35: un’autostrada “privata” totalmente automatizzata, con soli 62 chilometri di tracciato, la cui realizzazione a tempo di record ha stravolto il territorio e le abitudini di coloro che per anni avevano dovuto raggiungere la sempre congestionata A4 ai caselli di Trezzo sull’Adda o Capriate San Gervasio, per trovare un’arteria ad alto scorrimento che li portasse sull’asse Milano-Brescia. Ricordando questa data sorge spontaneo chiedersi: ma come facevamo prima? In tal senso, l’occasione di Expo 2015 era stata ghiotta, l’ennesima che il sistema Lombardia non si era fatto sfuggire.
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Brescia, Bergamo e Milano finalmente legate da un nuovo, lungo serpentone d’asfalto che, lambendo piccoli centri ed attraversando lunghe distese di campi fino a quel momento isolati, divenivano protagoniste del rinnovamento. Un’arteria su cui da subito erano state attivate ben 174 telecamere di sorveglianza in grado di trasmettere indicazioni sulle condizioni del traffico, fornire dati statistici e lanciare automaticamente l’allarme per improvvise anomalie di circolazione. Ad inaugurarla erano giunti l’allora premier Matteo Renzi, i Ministri Maurizio Martina e Maurizio Lupi ed il Presidente della Regione Roberto Maroni, con una cerimonia di inaugurazione solenne a margine (ma neanche tanto) nella quale, invitate di prestigio, erano state le vetture della Mille Miglia a fare da apripista per “la prova del tracciato”. Per realizzare l’opera erano stati impegnati oltre un miliardo e mezzo di investimento che, a onor di cronaca,
2016-09 esecutiva nulla erano costati ai contribuenti italiani. L’unico neo restava l’assenza di aree di servizio, con l’asta per l’assegnazione dei due spazi designati (uno per senso di marcia) andata deserta per ben tre volte. La motivazione principale sembrava essere stata l’esiguo margine di guadagno per chi si sarebbe aggiudicato l’appalto, soprattutto per lo scarso traffico veicolare registrato fino a quel momento. Con il passare del tempo però, mese dopo mese, l’inversione del trend di traffico – fortemente spostatosi dalla A4 a favore della A35 – ha portato all’assegnazione delle attività di ristorazione, che troveranno così spazio nelle due aree Adda Nord e Adda Sud, finora attrezzate di soli parcheggi, distributori automatici e bagni chimici. Ad aggiudicarsi i circa 46mila mq di superficie sono stati la Socogas di Parma (per ciò che concerne la gestione degli impianti carburanti) e, per la ristorazione, due tra i maggiori competitor del settore: Autogrill Spa ed il gruppo Cremonini con il marchio Chef Express. Le due società, impegnandosi a realizzare progetti omnicomprensivi di tutto quanto previsto nelle aree di ristoro autostradali, recepiranno così anche la vendita di prodotti tipici del territorio, contestualizzando anche l’architettura delle strutture al circondario. “Il viaggio comincia oggi” recitavano i cartelloni luminosi collocati lungo la tratta autostradale nei primi mesi dalla sua inaugurazione; un viaggio ancora lungo, ci verrebbe da dire, con i lavori per la realizzazione delle aree di servizio che prenderanno il via entro pochi mesi e che verranno ultimati entro il 2018. Salvo complicazioni.
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Maggio 2017 • tribuna magazine • 15
Aziende
Isover Saint-Gobain: l’eccellenza della sostenibilità
Nuove generazioni di materiali eco-sostenibili sono il punto di forza dell’azienda di Vidalengo di Daniela Invernizzi
L’
occasione è quella dell’incontro con i giornalisti per la presentazione del progetto relativo alla ristrutturazione della scuola di Masano, che sarà firmata Saint-Gobain, un progetto innovativo che renderà l’istituto una struttura all’avanguardia (vedi box a pagina 19). Di qui la voglia di conoscere meglio questa multinazionale e le aziende che ne fanno parte: una di queste è la Isover di Vidalengo, che propone prodotti per l’isolamento termico e acustico e l’impermeabilizzazione sia in ambito edilizio che industriale. E non stiamo parlando di piccoli numeri: una casa su tre in Europa, e una casa su cinque negli Stati Uniti è isolata con prodotti a marchio Isover Saint-Gobain. Quello che fa la differenza rispetto al resto del mercato è che questa azienda lavora e produce all’insegna della sostenibilità. Un esempio è proprio lo stabilimento di Vidalengo, primo nel mondo a produr-
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re nel 2014 Isover 4+, lana di vetro adatta all’utilizzo in interni realizzata interamente con materiale naturale. Ce lo spiega l’ing. Giulio De Gregorio, direttore generale di Isover fino al febbraio scorso e oggi direttore di Habitat, uno dei settori fondamentali di Saint-Gobain: «È la lana di vetro bianca, prodotto innovativo perché contiene l’80 per cento di vetro riciclato, il 15 per cento di materie prime naturali, come la sabbia; e un 5 per cento, che costituisce il “legante”, prima realizzato con prodotti chimici, oggi sostituito con uno totalmente naturale a base di acido citrico e maltitolo, ovvero zucchero e limone; ne consegue un prodotto totalmente ecologico che è un nostro vanto». Eppure anche la vostra azienda ha sofferto in questi ultimi anni per la crisi economica. Isover ha attraversato momenti molto difficili, ancora adesso la situazione non
Una storia lunga secoli è ottimale, perché legata alla crisi del Fondata a Livorno nel 1850 con il nome di “A.S. Modigliani”, Isover è fra le prime aziende in Italia attive nel settore del vetro. A partire dalla metà degli anni Venti, entra a mercato dell’edilizia. Abbiamo un profar parte degli azionisti la Saint-Gobain, già da allora una delle massime aziende mondiali blema di sovradimensionamento dello nel campo vetrario e chimico. stabilimento. Tutto il mercato italiano Nel 1961 sorge a Vidalengo di Caravaggio (BG), su una superficie di oltre 300.000 della lana di vetro richiede circa 24m², il nuovo stabilimento per la produzione di feltri, pannelli e coppelle in lana di 25mila tonnellate; solo Vidalengo ne vetro destinati all’isolamento termico e acustico. Il 24 aprile 1975 il Consiglio di produce 38mila. Ne nasce un surplus Amministrazione approva la proposta di modifica della Ragione Sociale che viene che genera costi fissi e problematiche definita: “Balzaretti Modigliani S.p.A.” e nel 1982 il marchio dei prodotti in lana di vetro di tipo economico. Il ridimensionadestinati all’isolamento termoacustico assume la nuova grafica internazionale Isover. mento ha comportato, purtroppo, anIl 2000 è segnato dal cambio di ragione sociale: Saint-Gobain Isover Italia S.p.A, che nel che una riduzione di circa 30 dipen2011 viene fusa nel polo societario Saint-Gobain PPC Italia S.p.A. denti nel 2012 (attualmente sono 65), La Saint-Gobain nasce addirittura nel 1665 a Parigi, per volere del Re Luigi XIV, per ma se ci fossimo limitati a questo, prorealizzare la Galleria degli specchi del palazzo di Versailles. babilmente non sarebbe bastato. TenOggi il Gruppo vanta una presenza in 67 Paesi, occupando circa 170.000 dipendenti, con go a sottolineare che la “mission” di un fatturato complessivo di 39.1 miliardi di euro nel 2016. È tra le prime 100 aziende più Saint Gobain è non solo il guadagno innovative al mondo, secondo la classifica Top 100 Global Innovators Thomson Reuters. ma essere sensibili al territorio, a una imprenditoria sostenibile (emissioni, sicurezza sul lavoro, porte aperte, progetti come la scuola di Masano). Proprio l’ottimo rapporto con il territorio ci ha aiutato anche nei rapporti con i sindacati quando è stato il momento dei tagli: hanno capito che siamo un’azienda che non specula sulle persone. Il “Top Employers” 2017 dato alla Saint-Gobain (la certificazione del Top Employers Institute che qualifica un’azienda per le ottime condizioni di lavoro) non è venuto per caso: anche il rapporto con i sindacati conta. Se ridurre il personale non è stato sufficiente, quali altre azioni avete intrapreso per adattare al mercato l’azienda di Vidalengo? Abbiamo iniziato un’opera di ridimensionamento dello stabilimento per la riduzione della capacità produttiva, che terminerà nei prossimi anni; l’ultimo step sarà quello di A Vidalengo è in atto “Life.Is.Eco”, che rientra nel programma ridurre il forno, per produrre meno, guadagnando in comLIFE+, “Strumento Finanziario per l’Ambiente” dedicato ai petitività. È un progetto di cui andiamo orgogliosi che ha progetti che contribuiscono alla conservazione delle risorse ottenuto anche un finanziamento dalla regione Lombarnaturali e allo sviluppo di progetti e tecniche innovative di dia, poiché altamente innovativo (costruire un forno all’insalvaguardia ambientale; è una delle punte di diamante terno di un forno più grande è praticamente un prototipo). della politica ambientale dell’Unione europea. Questo, insieme ad altre innovazioni, come le paratie mo-
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Per Saint-Gobain la sostenibilità passa anche attraverso il rapporto con il territorio, come nel caso dell’evento “Porte aperte” del settembre 2015 in occasione dei 350 anni dell’azienda. L’attenzione alle nuove generazioni va dalle visite delle scolaresche allo stabilimento fino all’impegno concreto in progetti innovativi, come la scuola di Masano.
bili per risparmiare energia, o il riciclo dell’acqua, consente non solo di salvare lo stabilimento in termini occupazionali, ma ha positive ripercussioni sull’ambiente e sui costi. Per questo progetto su Vidalengo, la Saint Gobain è stata premiata anche come azienda estera che investe in Italia. Continuiamo con la sostenibilità ambientale. In che modo le vostre aziende investono in questa direzione? A Vidalengo è in atto “Life.Is.Eco”, un progetto finanziato dall’Unione Europea, che ha come scopo quello di implementare le pratiche virtuose volte a limitare l’utilizzo delle discariche e incrementare la “circular economy” (sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo, ad es. attraverso le fonti energetiche rinnovabili, ndr). Alla Isover abbiamo fatto in modo che tutto il materiale che viene scartato venga triturato e, con un impianto di pompaggio che gira per tutto lo stabilimento, venga rimesso in circolo. Con due vantaggi economici: non dobbiamo più mandare in discarica il materiale di scarto; riutilizzandolo riduciamo i costi, poiché diminuisce anche il consumo di energia. Il terzo vantaggio, ovviamente, è il minor impatto sull’ambiente.
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Essere azienda sostenibile vuol dire anche altro, per esempio un rapporto positivo con il territorio, vedi il caso della scuola di Masano, ma anche le visite guidate allo stabilimento per cittadinanza e scuole, come nel 2015 in occasione dei 350 anni di Saint Gobain. Stiamo facendo anche un concorso internazionale in collaborazione con il Politecnico di Milano, per la ristrutturazione di un quartiere di Madrid. E anche sulla formazione e la ricerca siamo in prima linea. Con il Politecnico di Trento e l’Università di Torino stiamo sviluppando un software per il calcolo delle prestazioni termiche di un edificio. E gli esempi potrebbero continuare. Il nostro lavoro di ricerca e innovazione va sempre nella direzione della sostenibilità ambientale. In effetti, secondo il sito della Saint-Gobain (www.saintgobain.it), grazie a questo instancabile sforzo di ricerca, che si traduce nel 25 % dei prodotti offerti oggi che fino a cinque anni fa non esisteva e che si svolge in 8 Centri nel mondo, circa il 30% del fatturato della società deriva dai sistemi e dalle soluzioni per il risparmio energetico e per la protezione ambientale.
A Masano la prima scuola d’Italia Multicomfort La scuola elementare di Masano, chiusa nel 2014 per gravi carenze strutturali, rinascerà come primo edificio scolastico Multicomfort d’Italia. Ciò significa che un centinaio di bambini della frazione di Caravaggio frequenterà una scuola dotata di aule con pareti in grado di assorbire gli elementi inquinanti e assicurare aria migliore, materiali isolanti che permetteranno all’edificio di risparmiare il 75% dell’energia consumata in passato, vetri speciali ad alta tenuta termica, ma dalla trasparenza assoluta, in grado di inondare di luce solare i banchi. Tutti materiali innovativi che saranno forniti gratuitamente al Comune dalla multinazionale Saint-
Gobain. L’amministrazione comunale di Caravaggio ha finanziato l’intervento con 440mila euro e, al momento, è stato rifatto il tetto. Il resto del cantiere ora dovrà essere ripensato, grazie ai materiali tecnologici che fornirà la società, che metterà a disposizione anche i suoi tecnici perché l’installazione avvenga nel migliore dei modi. Il sindaco Claudio Bolandrini si è impegnato affinché l’edificio sia pronto per settembre, quando inizierà il nuovo anno scolastico. L’accordo tra la società francese e l’amministrazione comunale è stato presentato lo scorso febbraio in una conferenza stampa al municipio di Caravaggio. «Per noi si tratta di un’operazione che comporterà l’investimento di diverse decine di migliaia di euro – assicura Giulio De Gregorio – ma SaintGobain, polo tecnologico di riferimento per il mercato delle costruzioni, ha voluto mettere a disposizione tutte le sue competenze per realizzare quello che diventerà un vero e proprio prototipo della scuola ideale». In accordo con la direzione e l’amministrazione, poi, l’azienda intende utilizzare l’edificio così realizzato per le proprie campagne marketing e la promozione dei propri prodotti.
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Società
I comuni pagano la latitanza dello Stato Nonostante i bilanci sofferenti, le amministrazioni locali sono chiamate a sopperire le lacune dei servizi al cittadino di Stefano Dati
L
e mancanze dello Stato sulle spese per il sostegno dei cittadini, soprattutto per quanto riguarda l’ambito del sociale e dell’istruzione, si ripercuotono sempre più sui comuni. L’insieme dei bilanci territoriali, di previsione e consuntivo, concorre al bilancio dello Stato e, dunque, alla spesa pubblica: un metodo perfetto per fare girare in modo corretto gli ingranaggi della pubblica amministrazione. A quanto pare, però, ai comuni è imposto di dover intervenire laddove il Governo non contribuisce ai costi dei servizi pubblici a suo carico. Lo Stato decide azioni e programmi da eseguire senza interpellare le amministrazioni locali che devono poi, però, farsi obbligatoriamente carico dei costi attingendo al proprio bilancio comunale, orfano sempre di più di quei trasferimenti in denaro provenienti da enti regionali, statali o altri enti pubblici. Tuttavia, l’obbligo d’intervento dei comuni nel contribuire ai costi delle mancanze statali non ha scoraggiato molte amministrazioni comunali nell’impegno verso il sociale: fra i comuni del milanese attivi in materia è compreso anche quello di Cassano d’Adda.
Seppur senza il dovuto contributo del Governo e con notevole difficoltà nel far quadrare il bilancio, il comune cassanese è sempre in prima linea per le necessità sociali dei cittadini: dalle case popolari al sostegno per la scuola, dall’aiuto alle famiglie bisognose a quello dei diversamente abili e altro ancora. Uno dei molti casi d’intervento obbligato dell’ente locale, a proprie spese, è relativo ai costi del mantenimento dei minori in affido alle comunità preposte deciso dai Tribunali, un provvedimento che dovrebbe essere a carico dello Stato, ma che in realtà cade sulle spalle dell’Amministrazione comunale. Dichiara il sindaco Roberto Maviglia: «Sull’assistenza ai minori il comune impegna risorse che si avvicinano ai 300 mila euro ogni anno. Il tema dei minori residenti è a totale carico del comune, mentre per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati lo Stato restituisce una parte, 45 euro al giorno, ma noi ne spendiamo molti di più». Altro intervento necessario del comune è quello dell’assistenza ai diversamente abili nella scuola, ambito in cui lo Stato non interviene in modo totale, sia per quanto concerne le scuole primarie che quelle dell’infanzia (queste ultime non rientrano tra quelle della scuola dell’obbligo, delle 23 mila su tutto il territorio nazionale solo il 57% gestito dallo Stato - fonte Istat). «L’assistenza ai disabili nelle scuole primarie e d’infanzia – continua il primo cittadino – dovrebbe essere una competenza dello Stato. I soldi che noi mettiamo a disposizione del Pofit (Piano dell’Offerta Formativa Integrativa Territoriale) per il sostegno ai disabili, in mancanza di quelli dello stato, pesano notevolmente nel bilancio del comune. Va poi rilevato che questa Giunta ha sempre dato particolare attenzione all’assistenza e sono costi che a Cassano hanno un peso particolarmente elevato». Sin dal suo primo mandato da sindaco Roberto Maviglia non ha mai fatto segreto dell’appoggio alle cooperative impegnate nel sociale: «È una scelta politica sostenere le organizzazioni che si sono fatte carico di sopperire alla mancanza dello Stato nel sociale», come ha sempre fatto concedendo, nel panorama lavorativo locale, priorità alle numerose cooperative sociali presenti sul territorio.
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Personaggi
I
“Sono un clown da teatro” Carlo Pastori si racconta di Daniela Regonesi
22 • tribuna magazine • Maggio 2017
l lungo e variegato curriculum professionale ed esistenziale di Carlo Pastori probabilmente basterebbe, da solo, a riempire lo spazio a disposizione per questo articolo. Lui, milanese divenuto cittadino trevigliese, con sagacia ed ironia l’ha sintetizzato in poche parole: «Sono un clown da teatro. Faccio musica d’autore, comicità e traslochi», con l’inseparabile fisarmonica. Ti sei definito un clown da teatro… Mi reputo una persona privilegiata, nel senso che sono sempre stato attaccato allo stare in scena, fin da bambino: i miei nonni avevano una portineria in zona piazzale Lotto, a Milano, quando andavo da loro facevo i giri in bicicletta o mi inventavo altri giochi. Un giorno degli inquilini entrarono dai miei nonni dicendo: “Ma sapete che vostro nipote è fuori con una fisarmonica giocattolo assieme al figlio dell’ingegnere che, con una chitarrina e un piattino di plastica, chiedono la carità?!?”. Questo è stato il mio primo pubblico: la strada. Ho fatto tanti lavori normali, anche d’ufficio, persino il pubblicitario – dal 1981 al 1987 alla J. Walter Thompson – anni bellissimi in cui ho imparato la psicologia delle persone. Mi sono divertito molto. Ero sicuro che fosse il mio lavoro: dinamico, giovane, buono. Ma ho incontrato due pazzi, Bano Ferrari e Roberto Abbiati, che facevano questo mestiere già da molto tempo, e che mi hanno proposto di unirmi a loro nella Compagnia Teatro D’Artificio. Vi ho lavorato fino al 2009: teatro di strada, per ragazzi, comico. Anni fantastici, in cui mi sono appassionato alla comunicazione non verbale, ho imparato l’uso del corpo e della musica in teatro. Poi mi sono avvicinato al teatro canzone. Per me è molto interessante poter balzare da una cosa all’altra, dalla musica al teatro, allo scrivere canzoni. Ho la fortuna di essere produttore delle mie cose, per cui ho la mia sede, il mio furgone (da qui i “traslochi”), il mio materiale, i miei tecnici; sono elettricista, falegname, scenografo. Poter campare e far campare i miei con ciò che mi piace fare lo reputo una grazia. Lo auguro a tutti. Per te la fisarmonica è una compagna inseparabile. Ho sempre perseguito l’idea della musica perché i miei genitori mi incoraggiavano. Ricordo quando mio padre arrivò con la fisarmonica: non era una ricorrenza particolare, era un giorno qualsiasi, ma per me è diventato un giorno fondamentale. Mi disse: “La signora Fedeli ha detto che devi imparare a suonarla”; era la responsabile di un gruppo di giovani che si chiamavano “I bravissimi”: bambini tra i 6 e i 15 anni, ai quali veniva insegnato a cantare e ballare a costo zero. Io con questo gruppo ho girato l’Europa con spettacoli di beneficenza. A quell’epoca andavano le chitarre elettriche, le batterie… Mi sentivo un po’ un cretino con la fisarmonica. Poi ho iniziato a capire che sul pullman oppure in spiaggia si poteva cantare con la fisa, e allora ho cominciato ad adoperarla tanto. Da Città Studi a Treviglio, nel 1993: come mai e come ti trovi qui? Nulla accade a caso. Ho fatto uno spettacolo qui con Roberto e Bano, presso la Cascina del Redentore, invitati per la festa che viene organizzata ogni anno. Quando sono arrivato è stato amore a prima vista, l’ho trovato bellissimo, è un posto che tiene conto dell’umano. Io venivo da Milano, per portare i miei figli a giocare dovevo prendere la
macchina, non avevo il box. Qui c’è un’umanità semplice e abbastanza vicina alla città, quindi le mie amicizie e i miei contatti li ho mantenuti, ho trovato nuovi amici e nuove occasioni di lavoro. Ho cominciato a valutare i diversi pro, primo tra i quali che i miei figli potessero giocare su un prato d’erba e io con loro. Hai partecipato a Zelig dal 2000 al 2003: c’è bisogno di risate, in questo periodo? Quanto è difficile far ridere? Non è difficile far ridere la gente, ma non è neanche facile. Più uno è semplice e più è efficace nella comunicazione. Uso tanto la comicità quando devo dire delle cose alte, come espediente per attirare l’attenzione. C’è moltissimo bisogno di ridere, però ci sono risate che nascono dalla comicità e altre dall’umorismo. L’umorismo se ne frega di far ridere, è più interessante della comicità, perché il cabaret vero è come se ti proponesse di dimenticare le magagne, per quel quarto d’ora o venti minuti. Mentre il teatro umoristico se c’è bisogno di far ridere fa ridere, se no no. È come la vita, fatta di cose terribili e molto divertenti. C’è moltissimo bisogno di ridere, ma non in maniera ebete, per questo ho scelto di fare meno cabaret – sebbene Zelig sia stato molto divertente – e mi interessa di più Jannacci: ultimamente ho avuto la grande fortuna di accompagnare i suoi musicisti nel progetto che si chiama Grazie Maestro, e ho potuto cantare pezzi storici come “Sei minuti all’alba” o “Faceva il palo”, storie di umanità
Dal far ridere sul palco dello Zelig a dar voce a Lazzaro e a San Giovanni Bosco, dal recitare sul tetto del duomo di Milano al comporre canzoni per grandi e piccini, da “La Leggenda del Santo Bevitore” ambientata a Milano alla storia dei benefattori della Veneranda Fabbrica, da Jannacci ai Cavoli a Merenda: Milanese, classe 1960, trevigliese dal 1993, Carlo Pastori ama raccontare storie e lo fa con intelligenza, garbo ed entusiasmo, spesso accompagnato dalla fisarmonica.
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ph Donghi
tenera e anche un po’ miseranda, percattedrale milanese. Io sono il sagreché se ci guardiamo addosso in qualstano che racconta queste quattro sto“Ho moltissima voglia che modo sappiamo trovare la chiave rie. di raccontare. comica e drammatica di tutto quel Prossimo lavoro? Le storie più belle che ci succede. Virus vitale, sottotitolo “portatori Hai raccontato tante storie, e ne hai sani di bellezza”. Ero incavolato nero non le ho ancora ancora voglia: perché? con i talent, che ho conosciuto da viraccontate” Ho moltissima voglia di raccontare. cino: so cosa c’è dietro, è immorale. Le storie più belle non le ho ancora Ma invece che parlar male di loro ho raccontate. Raccontare è un’esigenza: deciso di parlare di esempi positivi. È è come se avessi la percezione che mi uno spettacolo che si basa sul concetto è stato dato di poter guardare certe cose che vedono tut- di link, sul far vedere quel che piace: ci saranno video, con ti, e di saperle raccontare in modo che anche gli altri, che cui talvolta io e Walter Muto interagiremo, canteremo. le avevano solo viste, possano guardarle e dire: “è proprio Ho molti amici che hanno la Sla, imparo tanto dai loro così”. Il mio essere musicista mi ha fatto capire che saper sguardi, dal loro attaccamento alla vita. C’è una trama miraccontare è anche questione di ritmo, e presuppone l’avere steriosa di amicizie e di rapporti, che nascono dal dolore, la capacità di affascinarti. Quindi è un’esigenza mia, però che non potevamo più tenere per noi, quindi le mettiamo mi accorgo che è anche una richiesta del pubblico. È una in questo spettacolo, non per fare la saga del dolore, ma per responsabilità. dare alla gente una possibilità di comprendere che queste Il tuo è un repertorio davvero vasto in cui hai collabo- persone hanno anche una forte dose di umorismo e di irorato a vario titolo (autore, regista, attore, musicista, com- nia, che permette loro di vivere serenamente la condiziopositore, cantante, ecc.), ma c’è un progetto al quale sei ne che gli è data. E da queste cose nascono canzoni. Non particolarmente legato? facciamo prediche, è un varietà di cose belle, un tentativo L’ultimo figlio è sempre quello più amato. In questo mo- ironico per essere propositivi. Sarà un work in progress: se mento sono molto grato ad Auf, il mio spettacolo sul Duo- qualcuno ha delle cose che ritiene interessanti può inserirle. mo di Milano (Auf sta per Ad Usum Fabricae, era la scritta Come è cambiato il pubblico in questi anni? che campeggiava sui blocchi di marmo destinati alla sua Ne manca una fetta, quella dai 15 ai 35 anni di età. I giocostruzione), narra la storia di quattro benefattori (un sol- vani non vanno a teatro. dato albanese, una vecchietta, un mercante e una prostituta) che donano quel che possono per la costruzione della Peccato Carlo, non sanno quel che si perdono.
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Spettacoli
Teatro a Fara Gera d’Adda
di Daniela Invernizzi
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opo il grande successo di Maddalena mette a fuoco gli avvenipubblico ottenuto lo scorso menti che hanno caratterizzato e dedicembre con “Lo scudo - La terminato la sua esistenza, segnata medaglia di San Benedetto”, dall’incontro con Gesù; una metafora torna Riccardo Melzi con un nuovo di noi stessi, poiché tutti possediamo soggetto a tema sacro: “La passione una parte negletta, ma anche la possidi Maria Maddalena”. Interpretato da bilità di un riscatto. Alessandro Soldani, con la partecipaCon le musiche scritte dallo stesso zione di Anna Vergani, la performanAlessandro Soldani e le performance ce teatrale ripercorre la vita di Maria di danza di Anna Vergani, Riccardo Maddalena prima dell’incontro con Melzi ripropone un modello teatrale Gesù. già consolidato e di grande effetto, gra“Maria Maddalena per molti fu la dezie anche alla fotografia sua e di Luca pravata, la dissoluta, l’odalisca impeniGiudicatti. tente, la donna voluttuosa – scrive Mel- “Un testo bellissimo, che si potreb zi nella presentazione – per pochi fu semplicemente colpita be leggere tranquillamente in chiesa” ha commentato don da un’insanità mentale e da continui esaurimenti nervosi o Gianni Vailati, che ha offerto la sua consulenza alla realiz attacchi epilettici; per tutti fu la posseduta da sette demoni, zazione della pièce. l’indemoniata, la peccatrice; e poi la discepola più devota, Lo spettacolo si terrà venerdì 19 maggio alle 21 presso che, liberata dal male, non smise mai di credere al salvifico il Teatro dell’oratorio San Luigi-Sant’Agnese in via Dante messaggio di Gesù, fino ad avere il privilegio di essere la Alighieri 8/10 a Fara Gera d’Adda. prima a vedere il Cristo risorto”. Prenotazioni su: lamaddalena.eventbrite.com o presso il In questo spettacolo, con un testo molto intimo, Maria bar dell’Oratorio.
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Arte
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La Divina Commedia illustrata da Salvador Dalì di Valentina Simone
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al 13 aprile fino al 5 giugno, il Castello visconteo di Pagazzano ospita una mostra che vede protagonista il catalano Salvador Dalì, con 100 stampe sul tema della Divina Commedia dantesca. L’esposizione, promossa dal Comune di Pagazzano e curata dalla Fondazione Mazzoleni (col patrocinio della Provincia di Bergamo, di Regione Lombardia e del Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Bergamo), presenta al pubblico un artista fondamentale per il panorama culturale internazionale all’interno di un contesto d’eccellenza, facendone rivivere gli spazi medievali con opere contemporanee al fine di promuovere anche il patrimonio storico-artistico locale, come già era avvenuto l’anno passato per la mostra Andy Warhol e l’Italian Pop. In occasione dell’anniversario della nascita di Dante Alighieri, nel 1950 il governo italiano commissionò all’artista spagnolo l’illustrazione della Divina Commedia, ma l’opinione pubblica si oppose, contraria che il lavoro sulla principale opera letteraria italiana fosse stato affidato ad uno straniero. Dalì, suggestionato dai versi danteschi, proseguì comunque nell’impresa realizzando 100 acquerelli che nel 1960 furono esposti al Musèe Galliera di Parigi e subito trasposti in altrettante xilografie, le quali recano tutte la firma dell’artista. L’esposizione delle stampe nelle stanze del Castello di Pagazzano è pensata come se i visitatori dovessero ripercorrere, passo per passo, il viaggio dantesco di redenzione, partendo dai celebri versi che riportano l’iscrizione posta sull’entrata del mondo dei morti. Le opere sono suddivise in tre serie, una per ciascuna cantica della
In mostra a Pagazzano le opere di Salvador Dalì, che esprimono la sua personalissima interpretazione della Divina Commedia, nonché la sua concezione della cristianità
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Divina Commedia, rispettivamente riguardanti Inferno, Purgatorio e Paradiso: tale ripartizione è ben visibile grazie ai diversi colori dei pannelli a supporto delle stesse, accompagnando il pubblico nella salita fino alla Trinità. Le stampe ripropongono una rappresentazione personalissima dell’opera letteraria, attraverso gli elementi dell’immaginario surrealista tipico della produzione artistica di Salvador Dalì: mostri appartenenti alla sfera onirica, dalle anatomie instabili e fantastiche e le celeberrime figure derivanti dall’estetica del molle. Le forme chimeriche ed irreali si trovano prevalentemente nelle stampe appartenenti all’Inferno e al Purgatorio, come se, proprio seguendo la concezione surrealista di Dalì, secondo il sistema da egli stesso definito “paranoico-critico”, proprio le pulsioni alla base dei peccati umani fossero in grado di generare creature spaventose. Le figure umane ed angeliche, prima relegate ad una rappresentazione
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in secondo piano, si ritrovano protagoniste ed in maggior numero nella sezione dedicata al Paradiso, rendendo dunque queste stampe maggiormente riconducibili ad una sfera figurativa del reale, come se l’innalzamento dell’animo verso la divinità consentisse il superamento degli istinti bestiali, generando forme più ordinate e maggiormente riconoscibili, comportando meno difficoltà di comprensione della trasposizione pittorica. Questa rappresentazione deve essere considerata come la personalissima interpretazione della Divina Commedia da parte dello stesso artista, nonché come la sua concezione della cristianità e della redenzione umana. L’intero lavoro caratterizza un punto fondamentale per la carriera di Dalì: è proprio questo ad avvicinarlo al cristianesimo (prima egli si professava ateo), tanto da trattare il tema religioso anche in seguito in svariate opere. Il fine della mostra è dunque quello di far comprendere appieno anche la personale e introspettiva concezione di un artista poliedrico (sono qui esposte anche 5 sue sculture, a dimostrazione della sua capacità di trattare diverse materie e tecniche artistiche) e dalle innumerevoli sfaccettature, cercando il più possibile di far immedesimare lo spettatore e di renderlo empatico nei confronti di Dalì, avvicinandolo alla sua lettura della Divina Commedia e del cristianesimo come percorso di riscatto dell’umanità corrotta dal peccato, tanto che neppure al caso è stata lasciata la data inaugurale della mostra stessa, nella Settimana Santa, simbolo per eccellenza della redenzione e della liberazione.
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Musica
Un amore per la musica impresso sulla pelle Parole, note e tatuaggi: ecco come il trevigliese Fabio Scaccabarossi, al lavoro per il suo primo album, racconta tutte le sue emozioni di Daria Locatelli
U
Ho suonato in vari gruppi ed ho sempre scritto brani, ma li ho tenuti troppo a lungo nel cassetto. Grazie alle persone a me vicino, in primis mia moglie, ho trovato la spinta ad aprirlo e donare le mie emozioni anche agli altri. Sono una persona molto timida – continua sorridendo – e per me scrivere e cantare equivale a mettermi a nudo. È sul palco che provo quell’adrenalina che mi spinge a esprimere quello che sento: quando suono è come se mi rimettessi i vestiti». Un monito a far emergere tutto ciò che si tiene dentro che viene riportato in chiave musicale nel singolo “Le cose che non dici”, in cui canta la volontà di abbattere il muro dell’introversione, una forza grazie alla quale egli ha saputo dare voce a tutte le sue passioni. La svolta, per Fabio, è avvenuta ascoltando un richiamo artistico che scorre nelle sue vene: «Nella mia famiglia si è sempre respirata arte nelle forme più diverse. Mio padre è fotografo, mia mamma mi cullava a suon di musica, mio nonno Eligio, invece, era un pittore, tanto che il mio grande
Ph Scaccabarossi
n anno all’insegna del lavoro in studio e di palchi solcati, il 2017 del trevigliese Fabio Scaccabarossi (www.fabioscaccabarossi.com). È in lavorazione in questi mesi, infatti, il suo primo album autoprodotto che raccoglie otto brani: «Entro dicembre – spiega Fabio – ultimeremo la registrazione dei pezzi che saranno contenuti nel CD, una cover e sette inediti, di cui uno scritto da Riccardo Anelli, con il quale sto collaborando per gli arrangiamenti e l’editing presso lo studio “Musica per il Cervello” di Caravaggio». Un’agenda, quella del cantante e musicista di Treviglio, fitta anche di impegni in numerosi concorsi e contest nazionali, come “Memo Live”, “V.ita”, “Sanremo Rock” e “Arezzo Wave”. Ed è proprio in occasione della semifinale regionale di quest’ultimo che conosco Scaccabarossi, a cui chiedo di raccontarmi come è nata la passione per la musica: «Sin da piccolo – risponde – ho imbracciato strumenti musicali, prima la chitarra classica e poi il basso.
30 • tribuna magazine • Maggio 2017
sogno è quello di organizzare un giorUn viaggio che per Fabio consiste no una mostra con i suoi dipinti, acnel «chiudere gli occhi e percepire le compagnati dalle mie canzoni». Chiecose. Entrando in contatto con la redo, incuriosita, con quali colori dipingerebbe la copertina altà è possibile comprendere quello che accade a me e agli del suo nuovo album e risponde: «Sicuramente utilizzerei altri, che racconto poi sotto forma di note e parole. Quello l’azzurro, che richiama il cielo, il mare e la libertà, la stessa che esprimo, in chiave di melodie, sono situazioni vissute che le note consentono, facendoci viaggiare con la mente. in prima persona, messaggi che possono raggiungere persoLa musica per me non è soltanto un modo attraverso cui ne diverse, comunicando loro emozioni differenti». esprimermi, ma anche un grande contenitore di emozioni Il tragitto delle emozioni può trovare i canali più dispache vengono sprigionate e recepite dalle persone, in questo rati, da un dipinto a un tatuaggio, da una canzone a una poconsiste il suo potere». esia, da un colore a una composizione, in fondo “Si usano Il significato della musica nella vita del cantante non gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi viene soltanto espressa nelle parole che egli spende duran- l’anima” (George Bernard Shaw). te l’intervista o quelle che fa risuonare durante il live, ma anche sulla sua pelle, sulla quale sono tatuati i simboli I C I O • P A S T I C CE R di quello che costituisce il suo mondo: NIF IA PA «Ho scelto di imprimere tutto quello che fa parte della mia storia e che per me è importante. Il braccio sinistro è SA IA LU dedicato alla mia famiglia: la data di MER OM IA • G ASTR O N nascita dei miei genitori – mi mostra – e le coordinate del luogo in cui ho conoDA NOI, sciuto mia moglie. Sulla destra, invece, I SAPORI TIPICI tutti i simboli, come una chitarra o la ...SONO DI CASA! frase di una canzone, appartengono all’altro mio grande amore: la musica». Tra le varie passioni di Fabio rientra anche il basket, da lui praticato per anni e cui è rimasto legato, persino sul palco: «Ho amato questo sport da sempre e, nonostante l’abbia dovuto abbandonare a livello agonistico, ho voluto mantenere con esso un filo di unione, seppur in altre vesti. Il trio che mi accompagna nelle esibizioni, infatti, porta il nome di “T.T.P.S. The Three Points Shots”, ovvero il “tiro da tre punti” del basket». I “cestisti musicali” che fanno risuonare il progetto di Fabio sono Paolo Locatelli, al basso, Stefano Speedy Sala alla batteria e Gianluca Merella alla chitarra: «Sono entusiasta – afferma Scaccabarossi - di P.zza Paglia, 6 - CALVENZANO - Tel. 0363 86262 essere supportato da loro perché creinfo@baffialimentari.it - www.baffialimentari.it dono molto nel mio progetto e condividono con me questo percorso».
Maggio 2017 • tribuna magazine • 31
MatitaLibera di Bruno Manenti
Con il ritratto dell’allenatore Cristian Redaelli, facciamo i complimenti all’Acos per la vittoria in campionato e il passaggio in Promozione . 32 • tribuna magazine • Maggio 2017
Giallo & Nero A.S.D. ACOS TREVIGLIO CALCIO - NUMERO UNICO - MAGGIO 2017
Acos, che gran festa!
45 anni di storia, 300 tesserati, 100 squadre e 1500 partecipanti al “Torneo Viganò-Riganti”
Inserto ACOS
Nero •- II Maggio 2017 • Giallo tribuna& magazine
IIII-• Giallo Nero • Maggio 2017 tribuna&magazine
45 anni di Acos Il 18 agosto 2016 l’Acos ha festeggiato il 45esimo compleanno. Era infatti il 18 agosto 1971 quando nasceva l’Associazione Calcistica Operai e Studenti, evoluzione della Società Sportiva Castel Cerreto, fondata nel 1966. Le radici della società giallonera sono proprio nella frazione trevigliese, patria del suo fondatore Enzo Riganti; poi aumenta il numero di giocatori e l’Acos inizia a utilizzare anche il campo dell’oratorio della frazione Geromina: in una foto storica, proprio sul muro di cinta dell’oratorio gerominese compare la scritta con il motto: “La terra trema, il cielo si oscura, ma l’Acos non ha paura”. Gli anni ’80 rappresentano un momento di svolta per la realtà giallonera che inizia a utilizzare anche il nuovo centro sportivo di via Bergamo (oggi centro sportivo “Mazza” di via ai Malgari) e inaugura la nuova sede sociale, a poca distanza dai campi di gioco e recentemente ristrutturata. Nel 1989, anno di grandi rivoluzioni e mutamenti, l’Acos partecipa a suo modo agli eventi che stanno cambiando il mondo uscendo dai confini nazionali e inaugurando la prima delle innumerevoli spedizioni svedesi per partecipare al torneo internazionale Gothia Cup di Goteborg. Negli anni ’90 l’Acos, da sempre attenta al sociale, allarga i propri orizzonti e oltre ad aiutare famiglie trevigliesi diventa sostenitrice ufficiale di Emergency, con una serie di iniziative e progetti che nel 2001 otteranno al ringraziamento personale di Gino Strada. Agli inizi del 2000, tra alti e bassi sportivi che non distolgono però dal forte impegno nel garantire a tutti i ragazzi la possibilità di giocare a calcio, la società comincia a svilupparsi anche sul fronte dirigenziale e nel 2003 il Direttivo delibera la fusione con la Treviglio Calcio, modificando la denominazione in Acos Treviglio Calcio. Nel 2006 si registra un’ulteriore svolta sul fronte societario: dopo 35
Enzo Riganti, fondatore dell’ACOS
anni di grande lavoro nel ruolo di segretario e – per alcuni anni – anche presidente, Enzo Riganti capisce che serve nuova linfa e affianca l’avvio del nuovo corso capitanato da Stefano Viganò, che inizia il proprio mandato allargando il consiglio direttivo con il coinvolgimento di allenatori, dirigenti e figure molto vicine all’ambiente giallonero. Enzo Riganti, fondatore e anima dell’Acos, affianca la nuova dirigenza. Nel 2010 arriva la storica promozione in Seconda categoria, ottenuta attraverso il campionato Under 21 regionale disputato con una rosa di ragazzi provenienti in gran parte dal vivaio dell’Acos. Le squadre del settore giovanile aumentano, la dirigenza investe sui giovani anche negli staff tecnici e la struttura organizzativa diventa sempre più importante, con una serie di iniziative che contraddistinguono l’Acos: sono gli anni di forte impulso per la collaborazione con l’Atalanta, ma anche per il progetto di beneficenza Cuore Giallonero e il Torneo Viganò. In un clima di grande entusiasmo, il 2010 è però anche l’anno del momento più doloroso: il 27 novembre Enzo Riganti muore infatti in un tragico incidente in montagna. Sono giorni difficili, ma la grande famiglia giallonera è compatta e il grande affetto dimostrato da centinaia di famiglie e ragazzi per Enzo
è un ulteriore stimolo a continuare. Il Consiglio Direttivo decide di cambiare la denominazione della manifestazione primaverile in “Torneo Viganò-Memorial Riganti”, ma soprattutto coinvolge i giovanissimi gemelli Jacopo e Niccolò, due dei figli di Enzo, nella gestione dell’Acos. È un ulteriore salto in avanti, che avvia un nuovo corso. La società, sempre più solida, si stabilizza tra Oratorio San Pietro, centro sportivo “Mazza” e palestre comunali e investe nella formazione dei propri staff tecnici, definendo una programmazione sportiva che regala grandi soddisfazioni a 360°. Nel 2013 la società giallonera raggiunge un altro traguardo centrando la promozione in Prima categoria, proseguendo comunque nell’opera di consolidamento della Scuola Calcio, che raggiunge numeri incredibili, e del settore giovanile, che consegue anche risultati importanti. In questo periodo continuano anche le esperienze lontano da Treviglio: oltre alla consolidata avventura della Gothia Cup in Svezia, la società giallonera partecipa a varie manifestazioni organizzate in Italia, dal torneo di Cattolica (che nel 2014 ha visto la squadra dei 2004 aggiudicarsi il 1° posto) ai tornei di Condino (in Trentino) e in Valle d’Aosta. Nel 2016, inoltre, l’Acos sbarca in Oriente per prendere parte alla prima edizione della Gothia Cup China, dove sfila nella cerimonia inaugurale come rappresentante dell’Italia. La stagione in corso, infine, rappresenta un’altra pietra miliare nel cammino giallonero: per la prima volta l’Acos sfonda infatti il numero dei 300 tesserati, schierando oltre 17 squadre dalla Prima categoria ai Piccoli amici 2011. Sono numeri significativi, che evidenziano la crescente fiducia delle famiglie nel progetto giallonero. Un progetto con radici profonde, rispettate dalla dirigenza e dai collaboratori che si dedicano ogni giorno per far crescere i ragazzi dell’Acos. Giallo magazine & Nero• -III III Maggio 2017 • tribuna
Il presidente: “Siamo una grande famiglia” L’Acos festeggia 45 anni, ma è già proiettata al 50esimo. Perché guardare avanti è uno dei segreti della società giallonera, che taglia il traguardo dei 45 anni di attività con uno stato di salute invidiabile: l’entusiasmo è a mille, la struttura societaria solida e ben organizzata, il senso di appartenenza dei tesserati molto forte e i risultati sportivi premiano il lavoro di programmazione degli ultimi anni. Ma il vero segreto è proprio nella continua voglia di crescere e migliorarsi, elemento che ha contraddistinto l’Acos negli ultimi anni. Fin dalla sua fondazione la società giallonera, che ha per simbolo l’elefantino, ha sempre avuto l’obiettivo di dare la possibilità di giocare al maggior numero di ragazzi possibile, con una forte attenzione al sociale e senza alcuna discriminazione. Una “mission” che la dirigenza ha sempre avuto come riferimento, e che non è mai venuta meno nemmeno negli ultimi anni di forte crescita: nella stagione in corso è stato raggiunto il record di tesserati, con gli staff impegnati a garantire a tutti i ragazzi delle rispettive rose di allenarsi e giocare. “E di questo siamo molto orgogliosi – commenta il presidente Stefano Viganò – Ci sono stati anni in cui l’Acos faceva fatica ad arrivare a undici giocatori per le partite, mentre adesso schie-
IV Nero • Maggio 2017 IV-•Giallo tribuna&magazine
riamo due squadre quasi in tutte le categorie: è un grande sforzo organizzativo, ma lo facciamo perché abbiamo il dovere di dare spazio a tutti i ragazzi”. Ai grandi numeri – nella stagione 2016/2017 sono 17 le squadre messe in campo ogni weekend – si affiancano bellissime soddisfazioni sportive. “Al netto delle vittorie dei campionati che contano fino a un certo punto, è evidente che la soddisfazione più grande è data dal numero crescente di famiglie che scelgono la nostra società. Dietro a questa scelta c’è infatti il riconoscimento del nostro lavoro, che è a 360°: abbiamo una grande struttura organizzativa, una seria programmazione tecnica e motoria per i nostri ragazzi, staff qualificati e che si aggiornano continuamente e soprattutto sviluppiamo quotidianamente un senso di appartenenza molto forte che si tramanda da generazioni e di cui siamo orgogliosi. L’Acos è da sempre una grande famiglia e la crescita degli ultimi anni non ci ha fatto perdere questa dimensione”. Il presidente Viganò è al timone dell’Acos dal 2006, ma l’entusiasmo sembra quello della prima volta. “Come si fa a non farsi travolgere dall’entusiasmo quando si vivono cosi tante emozioni? Seguo le partite di tutte le nostre squadre e sono un super tifoso, e mi diverto a vedere i nostri ragazzi e a seguire i nostri mister, che spesso sono ragazzi giovani cresciuti da noi. E poi all’Acos ci sono sempre tanti stimoli: quest’anno, ad esempio, abbiamo organiz-
zato una bellissima pizzata di Natale con 600 persone al PalaFacchetti. Il “Torneo Viganò-Memorial Riganti” è sempre più un riferimento per il calcio giovanile della provincia e non solo; il “Torneo Robecchi” è un piacevole momento per far giocare i più piccoli e ricordare Pino; le trasferte in Svezia, Cina e in tanti luoghi d’Italia sono momenti di amicizia e socializzazione unici. Il nostro è un mondo davvero ricco di spunti, grazie a una dirigenza che pensa sempre a migliorare e a offrire spunti nuovi per far star bene i ragazzi e aiutarli nella loro crescita”. In tutto questo è fondamentale il ruolo del direttivo, ma anche quello dei collaboratori. “I collaboratori sono la vera risorsa dell’Acos. Abbiamo circa 60 persone che si impegnano quasi quotidianamente per i nostri ragazzi e non perdo l’occasione di ringraziarli, perché sono fondamentali, oltre che straordinari. Ci sono giovani e meno giovani, tutti uniti dalla costante voglia di mettersi in discussione e di impegnarsi per garantire ai nostri giocatori una crescita sotto ogni punto di vista. Un ringraziamento va anche ai nostri sponsor che sono preziosi per garantire gambe ai nostri progetti”. Come immagina Stefano Viganò l’Acos del futuro? “Siamo sempre proiettati al futuro, con nuove idee e soprattutto con tanti ragazzi che coinvolgiamo nella dirigenza e negli staff. Vogliamo migliorare costantemente, ma sempre nel rispetto dei valori dell’Acos ai quali siamo tutti legati”.
Il Torneo Viganò Memorial Riganti Il Torneo Viganò-Memorial Riganti è la manifestazione che rappresenta il fiore all’occhiello dell’attività dell’Acos Treviglio Calcio. Con il passare degli anni e delle edizioni il torneo ha incrementato sempre di più il numero dei partecipanti e dei consensi, ritagliandosi uno spazio significativo nel panorama calcistico provinciale. Il torneo, la cui prima edizione si è tenuta nel 2007, nasce per ricordare Enrico Viganò, padre del Presidente dell’Acos Stefano e giocatore nelle squadre della città; dal 2011 si è affiancato anche il Memorial Enzo Riganti, per onorare il ricordo del fondatore dell’Acos al quale è stato anche intitolato il nuovo campo da calcio a 7 del centro sportivo “Mazza” di via ai Malgari. Dalla prima edizione la manifestazione è cresciuta anno con anno: dalle 24 squadre divise in 6 categorie si è arrivati, a questa edizione, alle 100 squadre suddivise in ben 11 categorie dagli Allievi ai Piccoli Amici 2011, in rappresentanza di 35 società provenienti dalla Lombardia e dal Trentino Alto Adige. Assieme alle tante società che da sempre partecipano al torneo, in
primis l’Atalanta, quest’anno sarà la prima volta di Chiari, Città di Dalmine, Falco Albino, San Pellegrino e Stezzanese che si aggiungono alle altre realtà che compongono il ricco tabellone delle gare. La manifestazione si svolgerà sui campi in erba naturale e erba sintetica del centro sportivo “Mazza” di via ai Malgari, con un ricco programma disponibile sul sito www. acos.it e al link http://torneoviganoriganti.acos.it/. Nei giorni 22/23/24/25/26/29 maggio si giocheranno tre partite alle 18.30, 19.40 e 20.50 rispettivamente delle categorie Esordienti 2005, Esordienti 2004 e Giovanissimi 2003. • Sabato 27 maggio, dalle 14.30 alle 19, torneo categoria Pulcini 2008 e dalle 19.30 semifinali categoria Giovanissimi 2002 e Allievi • Domenica 28 maggio, dalle 15.30 alle 19.40, torneo categoria Piccoli Amici 2010 e Piccoli Amici 2011 e dalle 19.30 semifinali categoria Giovanissimi 2002 e Allievi • Mercoledi 31 maggio, dalle 18.30 alle 22.00 finali categoria Esordienti 2005 • Giovedi 1 giugno, dalle 18.30
alle 22.00 finali categoria Esordienti 2004 • Venerdi 2 giugno, dalle 16.00 alle 19.40, torneo categoria Piccoli Amici 2009 e dalle 18.30 finali categoria Giovanissimi 2003 • Sabato 3 giugno, dalle 14.30 alle 19, torneo categoria Pulcini 2007 e dalle 19.30 finali categoria Giovanissimi 2002 • Domenica 4 giugno, dalle 14.30 alle 19, torneo categoria Pulcini 2006 e dalle 19.30 finali categoria Allievi Durante tutta la manifestazione sarà allestito un punto ristoro con pizzeria e cucina. Come da tradizione, tutti i giocatori partecipanti saranno premiati e parte del ricavato sarà devoluto a progetti di beneficenza e aiuto sociale attraverso Cuore Giallonero, l’iniziativa di solidarietà dell’Acos. Per l’edizione 2017, la società giallonera ha deciso di sostenere il progetto della Pizzeria Solidale Kalica, che ha sede in via Milano a Treviglio ed è gestita da volontari che attraverso la propria opera contribuiscono a raccogliere fondi per la costruzione di una casa-famiglia per disabili.
Nero •- V V Maggio 2017 • Giallo tribuna& magazine
L’Acos protagonista sui campi Il mese di maggio coincide con la fine dei campionati e l’inizio dei tornei primaverili, ed è anche tempo in cui si definiscono i bilanci della stagione sportiva in corso e si fissano gli obiettivi e i programmi per quella che inizierà a luglio. L’Acos dell’annata sportiva 2017/2018 è ormai definita grazie a un serio lavoro di programmazione, così come è consolidato il voto ampiamente positivo alla stagione in corso che la società del presidente Viganò ha vissuto da protagonista. Partiamo dai numeri: l’Acos ha schierato 17 formazioni dalla Prima categoria ai Piccoli Amici 2011, per un totale di 13 campionati giocati, quasi 400 partite disputate e oltre 300 atleti gialloneri protagonisti sui campi di Treviglio e della Lombardia. Non sono, però, solo i numeri a rendere speciale la stagione 2016/2017 della società dell’elefantino, ma anche i risultati e il modo in cui sono arrivati. Si pensi, ad esempio, alla formazione che milita in Prima categoria che ha disputato un campionato di vertice con una formazione composta per gran parte da giovani trevigliesi, provenienti dai settori giovanili delle società cittadine e dal vivaio
dell’Acos. Molti sono anche allenatori delle squadre Esordienti e Pulcini della società, elemento che sottolinea ulteriormente l’attenzione della dirigenza a tutti i gruppi, dai più grandi ai più piccoli. È degno di nota anche il campionato della formazione Juniores che, per la prima volta nella sua storia, si è confrontata in un torneo di livello regionale. Hanno giocato oltre confine anche i Giovanissimi 2002, gruppo che è stato assemblato nel corso dell’estate e che ha ripagato la scelta coraggiosa della società conquistando l’accesso alla fase regionale del proprio campionato conquistando peraltro risultati molto positivi che hanno tenuto la squadra nella parte alta della classifica. C’è da segnalare la bella stagione degli Allievi che, nella fase primaverile del campionato provinciale di categoria, hanno ottenuto una serie importanti di risultati dando continuità al percorso di crescita sviluppato nel percorso sportivo in giallonero. Soddisfazioni importanti sono arrivate, poi, dai Giovanissimi 2003 che in entrambe le fasi del campionato di categoria hanno ottenuto risultati importanti, distin-
Lo Staff Tecnico 2016/2017 SQUADRA
STAFF
Prima categoria
Cristian Redaelli, Marco Maridati, Michele Crivenna, Enrico Prola, Giuseppe Luigi Mandelli, Enrico Viganò, Maurizio Conti
Juniores Regionale ‘B’
Paolo Facchinetti, Renzo Perazza, Emanuele Sassi
Allievi 00/01
Damiano Gritti, Luca Longhi, Enrico Fontana, Fabrizio Colnaghi
Giovanissimi 2002
Paolo Rottola, Matteo Ortori, Carlo Cariboni
Giovanissimi 2003
Walter Zetti, Andrea Rota, Vito Pietroforte
Esordienti 2004
Juri Imeri, Rida Benzakour, Stefano Sangalli
Esordienti 2005 ‘gialli’ Esordienti 2005 ‘neri’
Mauro Scasserra, Alberto Thana, Agostino Ceruti, Salvatore Oliva, Alessio Di Natale, Mattia Gerosa, Alessio De Benedictis, Simone Gerosa
Pulcini a 7 2006 ‘neri’ Pulcini a 7 2006 ‘gialli’
Cesare Mascaretti, Matteo Fontana, Pajtim Brokshi, Claudio Cortesi, Francesco Scrivanti
Pulcini a 7 2007 ‘neri’ Pulcini a 7 2007 ‘gialli’
Pierangelo Gusmini, Luca Ortori, Sergio Grassi, Mauro Zanforlin
Pulcini a 7 2008 ‘neri’ Pulcini a 7 2008 ‘gialli’
Jacopo Riganti, Giuseppe Merenda, Stefano Sartorio, Cesare Galimberti, Davide Magni
Piccoli Amici 2009
David Rivoltella, Chiara Frigerio, Matteo Zucchinali, Francesco Rivoltella
Piccoli Amici 2010/2011
Niccolò Riganti, Mario Barbieri, Benedetta Ceruti, Maurizio Centimerio
Preparatori dei portieri
Enrico Prola, Giancarlo Bedetti, Rudy Oggioni, Andrea Mora, Mauro Zanforlin
Collaboratori
Igor Sincinelli, Beppe Mariani, Giusy Zucchinali
VI Nero • Maggio 2017 VI-•Giallo tribuna&magazine
guendosi sempre per la qualità del proprio gioco arrivando a togliersi non poche soddisfazioni. Passando, poi, alle categorie dell’attività di base, l’Acos nella stagione 2016/2017 ha schierato in campo ben 3 formazioni Esordienti con la precisa volontà di dare a tutti i ragazzi l’opportunità di giocare, migliorarsi e crescere. E anche in questo caso le soddisfazioni non sono mancate: la squadra composta di giocatori dell’annata 2004 ha espresso un bel gioco e ottenuto risultati conseguenti, facendo ruotare 23 ragazzi; il numeroso gruppo dei 2005, diviso in due formazioni, ha fatto altrettanto raccogliendo ampi consensi per la qualità del gioco espresso. Numeri importanti si sono registrati anche nelle categorie Pulcini, dove la società ha deciso di allestire ben due squadre per ciascuna delle annate 2006, 2007 e 2008 proseguendo nel solco già tracciato negli anni precedenti: tutti i bambini di ciascun gruppo, in settimana, si allenano insieme per dividersi solo al Sabato in occasione delle partite di campionato dove si da spazio a tutti con l’obiettivo di permettere a ogni giocatore di confrontarsi con gli avversari e di sperimentare quanto visto in allenamento. Nella categoria Piccoli Amici una delle soddisfazioni più importanti è quella di aver conseguito anche per la stagione sportiva 2016/2017 il riconoscimento di Scuola Calcio da parte della FIGC, confermandosi nella ristretta cerchia dei sodalizi bergamaschi che sono stati insigniti di questo importante riconoscimento, a dimostrazione della particolare attenzione dedicata al settore dei più piccoli. Tutti e tre i gruppi allestiti dall’Acos in questa categoria si sono ben comportati in occasione dei vari tornei amichevoli organizzati per dare la possibilità ai bambini di giocare, divertirsi e prendere confidenza con il terreno di gioco avere modo di mettere in pratica i primi insegnamenti ricevuti nel corso degli allenamenti organizzati sia presso la struttura dell’Oratorio San Pietro che presso le palestre scolastiche comunali.
Open Day e Camp Come da tradizione, anche quest’anno l’Acos organizza un Open Day dedicato a tutti i bambini che vogliano iniziare a giocare a calcio e indirizzato a tutte le famiglie che vogliano conoscere l’ambiente giallonero. L’Open Day si svolgerà sabato 13 maggio 2017 al centro sportivo “Mazza” di via ai Malgari, con ritrovo alle ore 9.30 e un programma ormai consolidato: • Ore 9.30 – Ritrovo e consegna del kit di allenamento • Ore 10.00 – Inizio delle attività • Ore 11.00 – Partitelle • Ore 11.30 – Saluti finali e merenda Per partecipare all’Open Day, che è aperto anche alle bambine, non serve alcuna iscrizione; bisogna però presentare un certificato di idoneità alla pratica sportiva in corso di validità. Tutte le informazioni saranno comunque disponibili anche sui canali social dell’Acos, dal sito www.acos.it alla pagina Facebook Acos Treviglio Calcio. L’attenzione al settore dei Primi Calci e Piccoli Amici è da sempre tra i fiori all’occhiello dell’Acos, che è una delle poche Scuole Calcio Riconosciute dalla Figc e che vanta un bel rapporto di collaborazione con l’Atalanta Bergamasca Calcio, che si tramuta in sedute di allenamento effettuate dagli istruttori nerazzurri direttamente sui campi di Treviglio con i ragazzi delle squadre dell’Acos e in varie riunioni tecniche – anche pratiche – con i responsabili della società nerazzurra che vestono i panni di formatori degli allenatori dell’Acos. Dalla bella collaborazione con l’Atalanta è nato anche il Football Camp di Treviglio, alla seconda edizione dopo il positivo esordio del 2016 che ha visto la partecipazione di quasi 90 iscritti: dal 12 al 16 giugno, i ragazzi e le ragazze dai 7 ai 14 anni potranno allenarsi e divertirsi tutto il giorno al centro “Mazza” con gli istruttori del settore giovanile dell’Atalanta e dell’Acos. Le iscrizioni sono aperte! Giallo magazine & Nero• -VII VII Maggio 2017 • tribuna
Grazie ragazzi! Domenica 23 aprile l’Acos ha conquistato lo storico traguardo del passaggio in Promozione, vincendo il campionato di Prima categoria. Complimenti a staff, giocatori, collaboratori e dirigenza. Grazie agli sponsor e ai sostenitori. È una vittoria dedicata a Enzo Riganti, al presidente e a tutto il settore giovanile. Forza Acos!
L’organigramma societario Presidente onorario
Mario Barbieri
Presidente
Stefano Viganò
Vice Presidente
Pierangelo Gusmini e Niccolò Riganti
Segretario
Francesco Scrivanti
Vice Segretario
Matteo Zucchinali
Team Manager
Federico Perazza
Direttore Sportivo Prima squadra
Gianpietro Rossoni
Responsabili Settore Giovanile
Paolo Facchinetti, Pierangelo Gusmini e Niccolò Riganti
Consiglieri
Vito Pietroforte, Enrico Fontana, Angelo Zucchinali, Jacopo Riganti, Renzo Perazza, Rudy Oggioni
VIII Nero • Maggio 2017 VIII- •Giallo tribuna&magazine
Contatti Sede
Via ai Malgari, 6 Treviglio
Tel.
0363/304036
info@acos.it
Sito internet
www.acos.it
UK-in
Saper cogliere le opportunità di Silvia Martelli
S
ono cresciuta con l’errata convinzione che le “vere opportunità”, quelle che cogli per diventare il “cosa farò da grande” di quando si è bambini, si trovassero nelle metropoli. Ho avuto la fortuna di visitare le grandi capitali del mondo ancora in tenera età, e mi ha sempre affascinato la loro tipica frenesia, animata da lavoratori impettiti e seriosi, nei loro completi scuri e da donne in tailleur con i tacchi in mano e le scarpe da ginnastica ai piedi, pronte ad un rapido cambio di calzature in ascensore. È così che ho creduto a lungo che il fulcro di una carriera brillante, o più semplicemente della possibilità di mettersi in gioco, fosse proprio là, nelle città abitate da milioni di abitanti. Poi, giunta nella scuola americana (collocata tra foreste e idilliache colline) dove ho trascorso il quarto anno di liceo, ho capito che le opportunità sono semplicemente dove c’è la personale predisposizione a coglierle. In una comunità di solo ottocento studenti, della cui maggior parte residente nel campus proprio come me, mi sono infatti calata nel ruolo di giornalista, volontaria, babysitter, atleta e rappresentante ufficiale dell’Italia in eventi interculturali. Ho coltivato passioni sbocciate già da tempo e mi sono cimentata in campi completamente sconosciuti, il tutto in una “bolla” — così come alcuni studenti scettici amavano definire la scuola — distante ore e ore di viaggio dalle vere metropoli. Da quando ho iniziato a studiare all’università di Cardiff, ho avuto un’ulteriore prova di come le opportunità siano solo da cercare e sfruttare, più che da trovare nelle grandi città. L’università, infatti, offre oltre duecento “societies” (organizzazioni studentesche) di varia natura, da quelle di volontariato, a quelle politiche, alle squadre sportive. A molte si accede dopo provini/selezioni, in altre invece si ha accesso libero; quel che è certo è che ce n’è per tutti i gusti! Nel mio caso, ho potuto perseguire la mia passione di giornalista entrando a far parte dei collaboratori del giorna-
le settimanale universitario; la mia fame di volontariato è stata invece soddisfatta dalla “society” di Amnesty International, che prevede un’organizzazione mensile di eventi caritatevoli ed incontri informativi; sono poi diventata membro del cosiddetto Cardiff University Model United Nations, una simulazione delle Nazioni Unite che ospita dibattiti settimanali di due ore su argomenti di portata mondiale. Spesso, inoltre, viene data la possibilità di dibattere contro altre delegazioni universitarie in varie città del Regno Unito, incontrando studenti provenienti da ogni dove. Last but not least è il programma di lezioni di lingue straniere che viene offerto gratuitamente: è così che sono tornata a studiare francese, per costruire con un altro mattoncino la mia carriera di aspirante giornalista internazionale. Tuttavia, una delle scoperte più grandi che ho fatto a Cardiff è stata — con grande dispiacere di mia madre — boxing. Arrivata quasi per caso ad una lezione di prova durante la settimana orientativa di settembre, me ne sono innamorata quasi subito. È così che sono approdata ad un mondo che viene spesso pensato come animato da violenza piuttosto che da tecnica, ed i cui membri vengono stereotipati come burberi e pericolosi. Grazie alla squadra di cui sono ora parte, ho appreso invece che è uno sport dove lealtà e correttezza sono fondamentali. Ho compreso in quest’anno scolastico che le opportunità offerte dall’università di Cardiff, ed in generale dalle istituzioni accademiche britanniche (molte delle quali con sede in piccole città), è fornire una visione del mondo molto più realistica, dandoti la possibilità di essere cittadino attivo piuttosto che semplice studente. È soprattutto grazie a tutte le attività extracurriculari che mi sento nel pieno di un processo formativo, sia a livello umano che intellettuale. Certo, questo significa ricevere un paio di pugni in piena faccia qualche volta, ma la vera sfida è saper contrattaccare sfruttando al meglio ogni “opportunità” per farlo.
Maggio 2017 • tribuna magazine • 33
Cinema
Pizza Marconi
di Daria Locatelli
C
i sono storie difficili da ricordare e trasmettere e, per farlo, si possono scegliere modi, tempi e canali diversi. In “Pizza Marconi” il racconto è affidato a tredici minuti di film che, in un connubio di emozioni, fiato sospeso, sogno mescolato a realtà, rilegge una verità dolorosa scritta sulle pagine della storia italiana: il fenomeno delle corse clandestine. La velocità non appartiene solo alle auto che si vedono gareggiare, ma è propria anche delle sensazioni che la visione suscita nello spettatore, catturato dal richiamo alla riflessione e al far sì che la memoria di quello che è stato – e che, ahimè, continua ad essere – non corra così fulminea quanto le quattro ruote sull’asfalto. La cornice che fa da sfondo è una Roma anni ’90, in cui due giovani amici, Andrea e Massimo, lottano per arrivare a fine giornata e dare un senso al tempo, lavorando nella pizzeria di Erminio, padre del primo. La routine dei ragazzi non è che una maglia del tessuto sociale protagonista della pellicola, un intreccio di vite, pericoli, sfide e sentimenti che non appartengono alla fantasia degli autori, bensì alla realtà degli eventi che, in una sequenza drammatica di frame, vengono testimoniati. Fresco di montaggio, ultimato a febbraio 2017, il corto, co-prodotto da Associazione CinemAlfa e Father&Son e con il trevigliese Ivan Scelsa (Presidente di CinemAlfa www.cinemalfa.it) in qualità di executive producer, conta già all’attivo la presentazione a numerosi Festival di Cinematografia in Italia e oltre i confini nazionali: Festival Internazionale di Cannes, di Locarno, Globe di Roma e Lucania Film Festival. “Pizza Marconi” nasce da un’idea di Daniele De Rosa e Fulvio Riganti – rispettivamente Vice Presidente e Socio di Associazione CinemAlfa – e dalla sceneggiatura di Maurizio Matteo Merli, nelle cui vene scorre la vocazione per
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il cinema, ereditata dal padre, star dei celebri polizieschi anni ’70. Formatosi all’Accademia di Arte Drammatica più antica di Roma, “Pietro Scharoff”, e in teatro sotto la direzione di Antonio Racioppi, Maurizio solca fin da giovanissimo i palcoscenici, in un crescendo di esperienze professionali che lo portano sia davanti che dietro la macchina da presa, in ruoli da attore in fiction e film o da regista. Ora al lavoro per la produzione del suo primo lungometraggio dal titolo “Murphy”, Merli così presenta il progetto: «“Pizza Marconi”, che inizialmente doveva chiamarsi “Piazza Marconi”, nasce nelle teste di Daniele De Rosa e Fulvio Riganti tra un quartino di vino ed un pezzo di formaggio. Quando me ne parlarono e mi chiesero se volevo fare questa pazzia con loro, ebbi un solo dubbio… l’idea era buona ma seguiva troppo il “genere”. Intendiamoci, sono il figlio di una delle icone dei film di “genere” e non posso che amarlo, ma sono anche dell’idea che debba essere un “look” da dare al film, non una filosofia o, peggio ancora, una tradizione da seguire seguendo archetipi ormai stereotipati. Il “genere” va riscoperto. Aiutato con una scrittura convincente, solida, che esca dagli schemi, semplicemente una storia come un’altra raccontata con uno stile diverso. Pizza Marconi non ha pretese… se non quella di raccontare una piccola storia di una piccola realtà romana e di offrire al pubblico la possibilità di vivere e di farsi raccontare una favola attraverso uno stile che non smetteremo mai di amare». La “piccola storia di una piccola realtà romana” si fa strada nelle emozioni dello spettatore, cui viene raccontata con uno stile innovativo, fatto di immagini che catturano, azione e flash, coinvolgimento ed empatia, timore e pathos. Quello che viene trasmesso, però, va ben oltre le sensazioni suscitate dalla trama sceneggiata. In soli tredici minuti le sorti di Andrea e Massimo diventano anche quelle di tanti giovani della Roma degli anni ’90, di coloro che prima e dopo di loro hanno gareggiato su quelle stesse vie
Il cortometraggio di Maurizio Matteo Merli racconta, con uno stile innovativo, una pagina della nostra storia
S.R.L. Box Doccia su Misura Pareti Divisorie e Porte in Cristallo o in altre città, di amici e conoscenti, di quanti sfidano il pericolo, seduti al volante o meno e in modo voluto o inconsciamente, e – perché no? – forse anche di noi stessi. “Pizza Marconi” suscita un brivido di risveglio. Il rombo dei motori riecheggia nella coscienza di chi è di fronte allo schermo: la visione non è un semplice sfogliare le pagine della storia e delle storie, ma è un rileggerle a fondo per fare in modo che la riflessione non corra veloce come le auto in gara e più della vita.
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ph Appiani
Storia
La Rivoluzione Industriale in Gera d’Adda L’agricoltura si riprende dopo il tornado napoleonico, poi arriva l’industria di Elio Massimino
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n Gera d’Adda il ritorno degli austriaci dopo la caduta di Napoleone venne accettato con quella passività tipica dell’intera Italia pre-risorgimentale. Un padrone straniero vale l’altro, purché lasci vivere. L’orologio della storia però non torna indietro. Napoleone aveva spogliato il nostro Paese di molte opere d’arte, però aveva costituito il Regno d’Italia e un esercito italiano, sia pure nell’orbita francese, e questo era entrato nella coscienza di molti. Inoltre certe riforme, a cominciare dai codici, avevano inciso in senso progressista. Ma l’Europa tutta era in fermento, perché soffiava il vento del romanticismo, che alimentava il rinnovamento delle arti e i sentimenti delle nazioni sottomesse dai grandi imperi, come la Polonia, la Grecia e naturalmente l’Italia. Nel continente si diffuse anche la rivoluzione industriale, iniziata un secolo prima in Inghilterra e quindi in parallelo ai sommovimenti politici, si accese anche la questione sociale. In questo nuovo clima quella Treviglio, che un tempo accoglieva con indifferenza lo straniero di turno, produsse alcuni tra i protagonisti della rinascita culturale e politica del Paese. Ci siamo già occupati su questo giornale di Tommaso Grossi, patriota e illustre letterato, e dell’Abate Carlo Cameroni, divenuto ambasciatore a Torino dei rivoltosi delle “Cinque Giornate”. Il Cameroni sarebbe poi rimasto in quella città dopo il ritorno degli austriaci in Lombardia, con un ruolo importante nell’assistenza ai profughi politici che a migliaia trovarono riparo nel Piemonte di Vittorio Emanuele II e di Cavour. L’Abate rifiutò poi di rientrare nella Lombardia austriaca nonostante l’amnistia e in dissenso con lo stesso Papa, quel Pio IX
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Un solo luogo, infinite esperienze
Summer Camp 2017 alla “Casa di Elisa” Quattro settimane di interessanti attività: gioco, movimento, didattica alternativa attente alla valorizzazione dei ragazzi! Ora di conversazione con madrelingua inglese, spagnolo, shiatsu, compiti. Gruppo formato da n° 25 bambini/ragazzi differenziati per età. Per info scrivete a: info@lacasadielisa.it
Venerdi 28 Aprile alle ore 18,30: presentazione delle attività estive. In apertura: concerto dei ragazzi.
chissà perché beatificato da Giovanni Paolo II, nel cui regno, fino alla vigilia di Porta Pia, vennero fucilati tanti patrioti italiani. E non va dimenticato Gian Battista Nazari, che svolse un importante ruolo politico. Ma anche la gente comune partecipò: “la spedizione garibaldina dei mille (...) registrava ancora una volta la partecipazione dei Trevigliesi (...) Nelle Marche e nell’Umbria, ovunque si combattesse, vi furono dei Trevigliesi” (Perego e Santagiuliana, “Storia di Treviglio”). La rivoluzione industriale in Gera d’Adda ebbe il “profumo” della cam-
La casa di Elisa
L’ingresso
Un ambiente per sentirsi finalmente liberi
Coltivare la terra, coltivare se stessi
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pio della Ringstraße di Vienna, e grandi vie di scorrimento (via della Stazione è del 1875) guardando ai boulevard parigini. Ma rimanendo in campo urbanistico e architettonico, vorrei ricordare che il secondo ‘800 ha visto introdurre in edilizia nuovi materiali come il ferro e la ghisa. Non posso dilungarmi per ragioni di spazio: basti un solo esempio, la Torre Eiffel, ultimata nel 1889. Delle nostre parti, nello stesso anno venne inaugurato il Ponte San Michele progettato dall’ing. Röthlisbergher, che scavalca l’Adda collegando Paderno a Calusco. Costruito con la stessa tecnica della torre parigina, suscitò ammirazione perché sotto l’aspetto ingegneristico è un’opera ancora più ardita. La questione sociale in Gera d’Adda non assunse toni drammatici come a Milano nel 1898, quando il generale Bava Beccaris fece sparare col cannone contro i lavoratori provocando ottanta morti e centinaia di feriti. Il socialismo cominciò a diffondersi a Treviglio solo negli ultimi decenni del secolo e i cattolici, anche per il “non expedit” di Pio IX, rischiarono di venire emarginati dalla vita civile, al punto che nel 1890 venne eletto sindaco il radicale Tommaso Enghel. Ma in quello stesso anno giunse a Treviglio un giovane don Ambrogio Portaluppi, capace di interpretare al meglio la “Rerum Novarum” che l’anno dopo Papa Leone XIII avrebbe promulgato. Non è possibile riassumere in poche righe le opere e l’impegno civile di questo prete straordinario, oggi ricordato soprattutto per la fondazione (1894) della Cassa Rurale. “Il miglioramento morale ed economico dei soci” era la sua missione e possiamo dire che è stata perseguita con successo per molti decenni da numerosi uomini probi e competenti che la hanno amministrata. Ma questa ormai è solo storia.
ph Appiani
pagna e non del carbone, nel senso che si manifestò attraverso l’industria serica, quindi filande, a conclusione di un ciclo che prevedeva la produzione di gelso e l’allevamento del baco da seta. Nel primo ‘800 la vita dei contadini era magra. Abitavano in prevalenza nella tipica cascina lombarda, cioè corti anche tanto grandi da essere un piccolo villaggio autonomo, spesso però si trattava di strutture fatiscenti che risalivano ai secoli precedenti. Rachitismo, gozzo, pellagra erano piuttosto comuni almeno fino all’Unità, oltre al colera di cui si ebbero ben cinque epidemie tra il 1836 e il 1884. Una legge del 1886 vietava il lavoro dei minori di 9 anni, ma nessuno la rispettava. I turni nelle filande e nei mulini erano anche di dodici ore e chi lavorava ai telai finiva per diventare sordo. In questa Treviglio molto simile alla Londra di Dickens, era presente anche il problema dei mendicanti e degli esposti, che poi erano bimbi nati in famiglie che non potevano sfamarli. Tra il 1880 e il 1890 ogni anno si contarono da 60 a 100 neonati lasciati nella ruota dell’Ospedale di Santa Maria o dietro la porta della chiesa di San Rocco. Nei bastimenti che partivano per “terre assai luntane” sino alla fine del secolo si imbarcarono ogni anno dalle quindici alle venti famiglie trevigliesi. Gradualmente venne abbandonata la coltivazione di riso, miglio, panico, viti, orzo, etc., per incrementare quella di ortaggi e mais e quindi della foglia di gelso, con l’allevamento del baco. Questo migliorò le condizioni di vita dei contadini, insieme al diffondersi delle filande, che assorbirono la manodopera in eccedenza. Lo sviluppo urbanistico ottocentesco di Treviglio seguì il modello delle capitali europee, quindi abbattimento delle mura e apertura con nuove circonvallazioni sull’esem-
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Amarcord
La sera di Campanile Sera di Marco Falchetti
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l primo esempio di gioco collettivo televisivo, dove veniva data la possibilità di giocare al pubblico che partecipava alla trasmissione e a quello da casa, fu “Campanile Sera”, andato in onda la prima volta nel novembre 1959 sul Programma Nazionale della RAI, l’attuale Rai 1. Veniva trasmesso il giovedì sera alle 21 ed era condotto, in studio, da Mike Bongiorno e in esterna da Renato Tagliani ed Enzo Tortora. Si trattava di un quiz, ambientato nelle piazze delle più svariate località italiane, contrapponendo una cittadina del Nord Italia e una del Sud: ai quesiti venivano abbinate prove atletiche e di abilità. Negli studi RAI della Fiera di Milano venivano poi invitati due “esperti” delle due località, che dovevano rispondere a Mike nella celeberrima “cabina”, cuffie alle orecchie. Il programma ebbe un successo clamoroso, perché la sua indovinatissima formula portava a conoscenza del grande pubblico la quotidianità dei piccoli paesi italiani di provincia: il filmato che introduceva la puntata del quiz descriveva il paesaggio, la storia, le usanze e la realtà produttiva dei comuni in gara. Venne trasmesso per oltre cento puntate fino all’ottobre 1962: il “format” fu copiato anche in Francia e fu il precursore dei futuri e più famosi “Giochi senza frontiere”. Treviglio ebbe il privilegio di partecipare a questo gioco nel 1960, in diretta televisiva nazionale: in una piazza Manara allestita a festa per l’occasione, la nostra città si “scontrò” con Aversa, cittadina in provincia di Caserta. I preparativi furono frenetici: nel palazzo comunale venne istituito un ufficio apposito, diretto dal geometra Giuseppe Carminati per coordinare l’evento. Furono inoltre costituite cinque “cervellerie”: così venivano chiamati nel programma i “pensatoi”, luoghi dove i concorrenti si preparavano per rispondere alle domande del quiz che vertevano sugli argomenti i più disparati.
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Erano collegate al quartier generale del comune tramite interventi telefonici straordinari, effettuati dai tecnici Stipel: una al Circolo Artistico di Bergamo, le altre presso i Padri Bianchi, dai Salesiani, al Collegio degli Angeli e alla Baslini. La sera del 23 marzo 1960 tutto era pronto: il traffico bloccato dal pomeriggio, il palco allestito sotto il comune e la folla che riempiva a dismisura il centro cittadino, tenuta a bada a malapena dalle transenne e dalle Forze dell’Ordine. Tra i venticinque esperti, coordinati da Ernesto Bongiovanni e Alfredo Ferri, che sedevano nel palco, citiamo Ferruccio Gusmini, che diverrà sindaco della città, Albano Cagnin futuro preside dell’Istituto Oberdan, il disegnatore Carmelo Silva e il giornalista Amanzio Possenti. I due “esperti” in studio a Milano erano Giuseppe Arnoldi, trevigliese, dottore in chimica che lavorava in una fabbrica di depuratori a Milano e Roberto De Munari, linotipista, un “oriundo” che lavorava a Bellinzona, tornava a casa il venerdì per ripartire per la Svizzera la domenica. La prova atletica consisteva nel cosiddetto “gioco del martello”, tipica attrazione da fiera di paese, dove vince chi picchia più forte su una base collegata ad un’asta, che misura l’altezza del “colpo” a seconda della potenza inferta. Tra i concorrenti, tre forzuti marcantoni per squadra: in quella di Treviglio partecipava anche il campione Mondiale su pista Marino Morettini. Ad Aversa invece, per la prova di abilità, furono inviate cinque studentesse dell’Oberdan, di cui solo tre potevano partecipare al gioco, che consisteva nello sfidare altrettante concorrenti nel mandare delle palline di plastica in vasetti di vetro, gioco anch’esso comune nelle fiere, dove, per intenderci, chi vince si porta a casa un pesciolino rosso. Purtroppo le prove atletiche e di abilità furono perse per un soffio, soprattutto quella di Aversa, mentre la contesa del quiz fu
ph Leoni e Cesni
combattuta fino all’ultimo. Treviglio perse per 6 a 5 sbagliando l’ultima domanda sul film “Miracolo a Milano”, tratto da un’opera di Cesare Zavattini. Ci furono, in seguito, delle contestazioni sull’operato dei giudici e il comitato trevigliese fece ricorso, anche se il sindaco Attilio Mozzi non era molto del parere. La RAI, dopo avere esaminato le motivazioni, lo respinse, così alla fine tutti accettarono a malincuore il verdetto. Fu una serata storica per Treviglio e dintorni: sicuramen-
te molte persone, diversamente giovani, oggi si ricordano ancora dell’evento. Per la cronaca, Aversa, che in precedenza aveva già sconfitto le città di Fidenza (PR) e Casale Monferrato (AL), affrontò nella puntata seguente il comune di Legnago (VR), dove fu sconfitta.
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Com’era - Com’è
La piazza principale di Cassano d’Adda è insolitamente deserta nella versione attuale, ma pressoché identica nell’a rchitettura a quella del passato, come raffigurata nella cartolina del 1917.
a cura di Marco Falchetti Maggio 2017 • tribuna magazine • 43
Racconto Donna seduta (1917) di Egon Schiele
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La donna seduta di Anna Martinenghi
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a stanza è buia ormai; forse la lampada si è spenta o il sole è tramontato fuori dalla finestra aperta. Con un solo occhio è difficile distinguere i particolari. Vorrei i suoi occhiali per vedere meglio, ma so che non mi darà questa soddisfazione. Lui si stacca da me, lasciandomi ai miei dubbi e rimboccandosi le maniche della camicia logora. Lo sento armeggiare; forse sta sostituendo la lampadina o versando l’olio nel lume. Non so nemmeno in che anno siamo e se ci sia corrente elettrica in questa stanza. Non che sia importante nella mia condizione: sono solo uno schizzo, una figura di donna seduta a terra, intagliata da linee secche e decise, con un solo occhio e un cespo di capelli rossi, aggrovigliati in testa. Forse lui tornerà da me e mi aprirà anche l’altro occhio, mi darà mani, mi darà un corpo, forse mi cancellerà o mi lascerà con questo sguardo incompleto sul mondo. Non ho età, non ho tempo, non so nemmeno quale sarà il mio destino, ma sento di esistere, di “essere” in questi pochi tratti che mi tengono insieme. La luce torna a illuminare la stanza. Qualcuno chiude la finestra. Percepisco la sensazione del silenzio che inghiotte i rumori provenienti dalla strada. La tela è attraversata da vibrazioni di luci e suoni, flussi di energie diverse che filtrano nella materia ultrasensibile di cui sono composta. È dunque questo il mio destino: ricevere, sintetizzare, divenire essenza vibrante. Sembra che lui lo sappia; lo comprendo dall’urgenza del suo segno
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che mi dà forma, che mi conferisce quest’aria disperata, questo broncio definitivo: le gambe aperte, la schiena curva. Sfrontatezza o timore? Seduzione o malinconia? Decidetelo voi… Sono l’inquietudine di quest’uomo che morirà tra poco meno di un anno, sono l’angoscia di questo tempo. Sono il volto emaciato di una donna, il cui nome andrà perso negli anni, ma non il suo senso: avvilita, non vinta, angosciata, ma non sconfitta dall’angoscia. La riconoscete vero? L’avete già incontrata in altri volti, in altre donne che non passeranno alla storia, ma che la storia la portano a spasso ogni giorno. Chissà se si alzerà da lì, se reagirà a quel momento di sconforto, raddrizzandosi sulla schiena, ravvivandosi i capelli o continuerà a bollire nel suo brodo, nella fatica del vivere. Chissà se riuscirà a mitigare le ansie dello spirito e del corpo. Anche Egon non lo sa. Dipinge per esistere, dipinge per resistere: alla guerra che infuria, al mondo conosciuto che va sgretolandosi sotto i suoi occhi, alla miseria che per gran parte della sua vita gli è stata compagna, alle critiche severe degli accademici dell’arte. Non sa dipingere diversamente, senza cogliere l’essenza dei suoi anni, la miseria degli esseri umani, le loro profonde inquietudini. Le sue stesse inquietudini. Eccomi qui. Mi osserva, sembra soddisfatto. Non sono più la modella che ha ritratto, non sono più cosa sua. Non so nemmeno in che anno siamo. Ma non importa. Ora guardatemi. Sono nel vostro tempo. E vi guardo, con entrambi gli occhi spalancati sul mondo.
l libro non è una guida, bensì un primo approccio con Tokyo, una città assai moderna che cela nel suo intimo una tradizione che rende il Giappone un Paese unico. Vi sono riportate, pagina dopo pagina, delle sensazioni che spesso possono stupirci e renderci amabile, o molto meno piacevole, ciò di cui siamo partecipi. Il viaggio, in qualsiasi parte del nostro Pianeta, non è solo un accrescimento visivo, ma un allargamento delle possibili capacità della nostra mente, una pratica importante da coltivare affinché non sia fatica inutile o una perdita del nostro tempo, o solo un modo per mostrarci agli amici più aperti di quanto veramente siamo. Coltiviamolo con attenzione.
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on Biancaneve la casa editrice vuole dare inizio alla collana Classici, riproponendo le più belle favole, disegnate in modo particolare da Laura Reghenzi, che usa la tecnica dell’acquerello in modo del tutto personale. Seguiranno a breve Cappuccetto Rosso e tante altre… La collana avrà le misure di cm 22,5 x 17,5 e la copertina sarà cartonata. Le fiabe saranno scritte in stampatello con un font adatto ai bambini dislessici, così che i piccoli in età scolare, a partire dalla prima, possano riuscire a leggere direttamente la storia.
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Associazioni
Amicizia, goliardia e bontà: il S.O.T. di Franco Galli
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a giovane mi ero già imbattuto nel S.O.T., quando a fine anni ’80 aveva la sua sede al bar del “Mucia pe” in via Galliari. In un recente incontro occasionale ho avuto l’opportunità di conoscere l’attuale presidente, Paolo Pellegrini, e ne ho approfittato per soddisfare il mio interesse approfondendo la conoscenza di questa piccola associazione. La sua storia è curiosa e la passione dei suoi associati contagiosa: ecco le quattro chiacchiere scaturite da questo fortuito incontro. Cominciamo dal nome: Supremo Ordine del Turacciolo. A cosa si deve? Il 7 novembre 1939 è la data di nascita del S.O.T., nato per colpa di una pena comminata dall’allora assistente oratoriano don Castiglioni ad un gruppo di ragazzi dell’Uratore
de San Luìs, che gli avevano rubato una bottiglia di vino dalla sua cantina (rivelatasi poi acetoso, ma bevuto ugualmente filtrandolo con una calza). La penitenza inflitta era stata: “ora vi impegnerete per fare del bene!”. Ecco perché il turacciolo di quella prima bottiglia campeggia ancora oggi, in sede, dopo 77 anni e, rappresenta l’emblema associativo. Quanti eravate all’inizio? Per avere una risposta precisa devo ricorrere al libretto che raccoglie gli avvenimenti dei primi 50 anni: circa 15, i ragazzetti fondatori, di cui l’ultimo, tutt’ora presente, è Giacomo Zanda, che è stato festeggiato per i suoi 97 anni dai soci del S.O.T. al “pranzo di Primavera” dello scorso 2 aprile. Purtroppo negli anni successivi alla fondazione, in piena Guerra Mondiale, il sodalizio si ridimensionò nei numeri, per poi ricostituirsi immediatamente. Anche sul finire del 2010 si è rischiata la chiusura, ma la voglia di mantenerlo vivo ha rigenerato il S.O.T. nella versione 2.0, ridandogli nuova linfa vitale e riportando il gruppo a 46 soci, pronti ad accoglierne altri. Nel Dopoguerra non erano anni felici, tuttavia la solidarietà non è mai mancata... L’atto costitutivo (al pari della pena inflitta) impone di fare opere di beneficenza e solidarietà e, così, fin dai primi aiuti agli Orfanelli nel Dopoguerra, si è proseguito ininterrottamente fino ad oggi. Sarà che in quegli anni, pur avendo poco, si stava bene e l’idea di stare un po’ meglio tutti era quasi un dovere. La solidarietà è e deve essere una forma mentale, è una regola di vita del socio S.O.T. Chiunque non rinnega tale vocazione può essere nostro associato. Non siete molto conosciuti, è una vostra scelta? Più che associazione ci sentiamo un gruppo di amici, che si ritrova in momenti conviviali per stare bene insieme e passare momenti di allegria e spensieratezza. Non amiamo cose eclatanti, ma operare nel silenzio del lavoro e ridere nel momento della convivialità. Ciò non significa che siamo un gruppo chiuso, anzi siamo ben disposti ad accogliere nuovi aderenti, uomini o donne, l’importante è che vivano il senso solidaristico. Con la venuta del S.O.T. 2.0 e con l’aiuto del socio Saverio Volpe, le nostre attività sono state pubblicate sui giornali cittadini, mantenendo
Il disegno del pittore Giulio Carminati raffigurante il SOT, ossia un tappo sotto un lampione, quale simbolo di luce e speranza.
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IMPIANTI ELETTRICI CIVILI ED INDUSTRIALI
vivo nei lettori il ricordo di chi siamo e in cosa ci impegniamo. Come si diventa vostri associati? Oltre ad avere il senso di solidarietà e di convivialità, il richiedente deve essere presentato da altri soci e la sua domanda viene vagliata dal Consiglio Direttivo. Una volta approvata si viene “battezzati” secondo una regola immutata dalle origini: il gran Sacerdote, nominato in quell’occasione, coinvolge il neo associato in una lettura del cerimoniale e dell’inno sociale; poi, tagliata una pera a fettine e dopo averla mangiata, si beve un sorso di vino dalla brocca cerimoniale, anch’essa la medesima delle origini. Questo battesimo avviene in dicembre, in occasione del più importante evento sociale: lo scambio di auguri natalizi, quando accanto al tradizionale brindisi si dona il contributo solidaristico alla realtà più bisognosa, scelta dallo stesso Direttivo. Nel corso dell’anno ci sono altri momenti conviviali: il “pranzo di primavera”, il “S.O.T. sotto le stelle” ed il “pranzo di autunno”. Tutti questi incontri, insieme alle quote di tesseramento o alle gite, anche se sempre meno, servono per raccogliere fondi o donazioni. Durante i momenti conviviali si mangia, si beve, senza dimenticare il monito originario: “ora vi impegnerete per fare del bene!”. Come vedi il futuro del S.O.T.? Non potrei che vedere il bicchiere mezzo pieno. Abbiamo sempre richieste di nuovi associati e l’idea di essere un gruppo numeroso non ci dispiace. L’età media dei soci è abbastanza alta e quindi un ringiovanimento è necessario, soprattutto se si vuole mantenere la cultura del S.O.T., che deve andare avanti e rimanere viva nella tradizione trevigliese. Nel nostro cammino abbiamo visto tante sedi sociali, attualmente l’abbiamo da “Burasco” presso il bar ubicato a metà di via Sangalli. Lì o presso la Pro Loco di Treviglio si possono trovare le informazioni sul nostro sodalizio.
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@la_trevidue
Dalla bravata di un gruppetto di ragazzi, rei di aver rubato al sacrestano una bottiglia di vino, nasce il SOT, che dal 1939 vede i suoi associati impegnati a godere dei piaceri della tavola e, soprattutto, a fare del bene. Il turacciolo di quella prima bottiglia campeggia ancora oggi in sede, e rappresenta l’emblema associativo.
Nella caricatura di Bruno Manenti Giacomo Zanda, uno dei fondatori del SOT.
Che mi dici di Sotlandia? È un passaggio vitale del gruppo, dove da associazione diventa repubblica presidenziale, senza esercito, né frontiere, né dogane, ma composta da alcuni ministri che ricoprono le funzioni sociali e che permettono lo svolgersi delle iniziative sociali. La curiosità sta nel fatto che questa nascita è avvenuta nel novembre 1949, in un periodo storico nazionale in cui si usciva da una monarchia per diventare repubblica. Ovviamente questa notizia, amplificata dalla ripresa radiofonica del Gazzettino Padano, fece scattare dei controlli dal locale Commissariato di Polizia, il quale, constatata la goliardia dell’iniziativa, non oppose alcun veto. Tutt’oggi la repubblica di Sotlandia è viva e vegeta e gode di ottima salute fisica e finanziaria (qualcuno potrebbe imparare! nda). Mi puoi raccontare un altro aneddoto? Siamo nel luglio del 1950 e il gruppo organizza una gita a Saint Moritz, in Svizzera. Ovviamente questi 36 viandanti avevano una degna scorta alimentare per la gita: una damigiana di vino bianco, un centinaio di panini con salame e altri 25 fiaschi di Chianti da barattare con i gestori del locale elvetico dove si sarebbe pranzato. Giunti alla dogana,
la ferrea regola svizzera non permette ai fiaschi di vino di oltrepassare il confine e quindi nel lungo tira e molla, pur non essendo l’ora più adatta e non potendo abbandonare il mosto, si decise di “far fuori” i fiaschi organizzando una degna merenda e consentendo con una maggior allegria il prosieguo della gita, regolarmente conclusa al rientro a Treviglio con il Brindisi di commiato. O anche la gita a Merano del 1954, dove dopo la cena, all’una del mattino, nella ricerca di un locale dove tirar colazione, tra canti gioiosi e fragorosi, al limite del disturbo di quiete pubblica, si è simpatizzato con la gente del posto, facendo poi tutti insieme bisboccia in una nascosta birreria e dormendo chi sulle panchine e chi invece nel letto, una volta raggiunto l’albergo prenotato. Leggendo il simpatico libretto storico del S.O.T., mi accorgo di come il senso di amicizia e di goliardia, tipico degli anni ’40-’50 abbia creato solide amicizie e rinforzato validi obblighi morali di condotta di vita; attraverso un piccolo impegno personale, che sia l’autotassazione o un piccolo servizio, si mantiene viva la bontà umana. Questo è quanto dovremmo fare tutti, non credete?
Maggio 2017 • tribuna magazine • 49
Appuntamenti a cura di Daria Locatelli
Il ponte che festeggia 60 anni
cabile ad ogni ritrovo collettivo. La nascita del “festeggiato” sarà ripercorsa in una mostra fotografica: “19551957 la Costruzione del Ponte”. L’acqua del fiume sarà la cornice per la gara di pesca sulla Roggia Vailata e per le esibizioni del nucleo sommozzatori di Treviglio. Non c’è festa senza musica, affidata alla Marching Band, che accompagnerà le celebrazioni e le sfilate, e ai ragazzi delle scuole elementari, che intoneranno l’inno di Mameli al termine della benedizione del ponte. “Club Automoto Storiche Treviglio” e gli “Amici della 500 Bergamo e Pianura”, infine, faranno rivivere un viaggio nella storia e nel tempo, grazie alle auto e moto d’epoca che sfileranno per le strade di Canonica e Vaprio e, ovviamente, sul ponte. Buon compleanno!
ph Appiani
E
ra il 1957 quando, in sostituzione di una precedente struttura in ferro, venne realizzato il ponte sull’Adda che collega Canonica e Vaprio, le province di Bergamo e Milano. Sono passati 60 anni da allora, innumerevoli i veicoli che vi sono transitati, rendendo il ponte un elemento primario della circolazione viaria e di comunicazione. Domenica 14 maggio, con “Festa sul Fiume” le Amministrazioni Comunali e le Pro Loco Arti e Tradizioni delle due sponde intendono celebrare il compleanno del ponte, con una serie di iniziative che volgono a rendere omaggio a un’infrastruttura che è parte integrante del territorio e della comunità. Lungo l’alzaia, dal ponte alla casa del custode delle acque, le bancarelle daranno quel tocco gioioso, imman-
Torna lo Stecchino d’oro Dal Conventino, una collezione di tante ed intense esperienze vissute dai bambini e dai ragazzi nelle fila del coro dello Stecchino d’oro, ha caratterizzato un percorso costellato di numerose tappe: dalla splendida cornice del Castello degli Imperiali di Francavilla Fontana in Puglia (era settembre 2015) al concerto dell’aprile 2016 in Vaticano, durante l’udienza di Papa Francesco e ancora negli studi dell’Antoniano di Bologna. Dopo “Raccontiamo cantando” e “Cantiamo Disney” dello scorso mese di giugno potremo nuovamente ascoltare Stecchino d’oro, giunto alla XVI edizione, con “Prendi un’Emozione”: uno spettacolo cantato interamente dal vivo dal coro che, da quest’anno, sarà composto da 22 bambini e che vedrà anche la collaborazione delle mamme. Queste le date già in calendario: 3 giugno, Oratorio Conventino di Treviglio - 4 giugno, Festa del Quartiere Ovest presso l’Oratorio San Francesco di Treviglio - 11 giugno, piazza Garibaldi di Treviglio - 15 giugno, via Torquato Tasso di Treviglio - 24 giugno, Romano di Lombardia. In fase di programmazione, poi, gli spettacoli nei comuni di Castel Rozzone, Inzago e Pagazzano che avranno luogo presumibilmente il 17, 18 e 24 giugno prossimi e cui seguiranno delle repliche nel mese di settembre.
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Appuntamenti coi sapori Domenica 7 maggio, a partire dalle ore 09.00, i sapori tipici dei territori della Lombardia Orientale saranno i protagonisti di un percorso di degustazione lungo via Rocca di Cologno al Serio. In concomitanza con “Castelli, palazzi e borghi medievali della pianura bergamasca”, il Comune e la Pro Loco locali presentano “Sapori dai Territori - East Lombardy 2017” (www.bassabergamascaorientale.it), un’occasione per deliziare il palato con i prodotti enogastronomici delle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova.
L’appuntamento annuale con la “Festa della Magiostra” (www. slowfoodbassabg.it), invece, è in calendario per domenica 21 maggio. Presso la Cascina Pèlesa, in via Canonica 148 a Treviglio, sede della Cooperativa Agricola Castel Cerreto, si svolgerà una giornata all’insegna della celebrazione dell’amore per l’ambiente e della rete fra associazioni e aziende a vocazione sociale presenti sul territorio. L’ecofesta, che ad aprile era dedicata all’asparago, a maggio avrà come protagonista la fragola. Alla raccolta “fai da te”, seguirà la degustazione di piatti a base di magiostre, ma anche salumi e formaggi a km 0. Ad arricchire il programma, musiche e danze country con i Mismountainboys, stand di associazioni e produttori locali (gli stessi solitamente presenti al Mercato Contadino che si tiene proprio alla Pèlesa tutti i sabati pomeriggio), di artigianato e prelibatezze del luogo e molto altro. L’evento – che vede tra le fila dell’organizzazione Slow Food Bassa Bergamasca, Amici del Serìt, Cooperativa Famiglie Lavoratori, Pro Loco e Circolo Arci Fuorirotta – sarà altresì l’occasione per la presentazione dei lavori fatti durante l’anno con tutte le scuole di Treviglio sui temi della sostenibilità ambientale.
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Maggio 2017 • tribuna magazine • 51
La Festa dell’Ovest
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no dei quartieri più vivi di Treviglio si prepara a due fine settimana di festa con un programma davvero ricco I primi quattro giorni ed il weekend dall’8 al 12 del mese di giugno ripropongono l’appuntamento con la Festa del quartiere Ovest e dell’Oratorio San Francesco di via Milano, dove anche quest’anno verrà rinnovata e consolidata la collaborazione tra organizzatori e abitanti di una delle aree più vive della città. Angelo Goisis, rappresentante di quartiere: «È la 36° edizione della festa che, oltre a coinvolgere gli abitanti della zona, avvicina all’Oratorio di via Milano anche molte famiglie provenienti dai paesi limitrofi. Reduci dall’esperienza della passata edizione, dove ben 65 volontari si erano attivati per l’ottima riuscita della manifestazione, lo staff presterà gratuitamente anche nel 2017 il proprio servizio alla comunità in un appuntamento che è soprattutto un momento di condivisione. Un grazie va proprio a loro, a tutti i volontari che ci aiuteranno in questo progetto. Penso anche a Michael, Tommy e Beppe, anime e curatori del torneo “12 ovest” che avrà luogo sabato 10 giugno ed in cui le squadre di calcio a 5 iscritte si affronteranno in una nuova, avvincente formula che vedrà premiati, oltre al team vincitore, anche il miglior giocatore ed il miglior portiere. Un sincero ringraziamento anche a Saverio Ceravolo, il grafico con cui abbiamo creato la locandina della festa con a tema l’uomo e la famiglia nella natura. È questo un motivo sempre attuale che ci impone una riflessione sul mondo che lasceremo alle generazioni future». Padre Eugenio, invece, ci tiene a sottolineare il momento d’unione per la comunità rappresentato dalla Festa: «L’uomo deve andare oltre le piccole discordie ed è indispensabile che sappia prestare le proprie qualità al servizio degli altri, conoscendo sempre più la comunità in cui vive e di cui fa parte. In questa occasione il mettere da parte le discordie sarà utile anche ad aiutare il quartiere incrementando il ricavato da destinare alle attività dell’Oratorio, sicuro punto di riferimento per tutta la comunità in Treviglio - Via Bergamo, 25 - Tel. 0363 43071 cui soprattutto i giovani trovano un punto di riferimento vivendo e www.centrogommetreviglio.com Centro Gomme SRL condividendo valori positivi».
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52 • tribuna magazine • Maggio 2017
Pulizie con la Blu Basket Sabato 13 maggio 2017, dalle ore 10:00, le società Remer Blu Basket 1971 e Scuola Basket Treviglio hanno organizzato un “OPEN DAY” di pulizia e manutenzione straordinaria del piazzale antistante il Palafacchetti. In accordo e con il supporto dell’amministrazione comunale, si effettueranno operazioni di piantumazione, tinteggiatura e decoro. Questo evento è il secondo del genere: il primo è stato la giornata di decoro dei panettoni in cemento che sono stati trasformati – da una ventina di bambini e ragazzi volontari – in Minions, che raffigurano i giocatori ma anche l’allenatore, l’addetto stampa e il capo tifosi compresi. Il tutto in attesa dell’ultimo e più importante evento, la Basket Beer Fest che si terrà dal 9 al 18 giugno, nel piazzale oggetto dell’intervento del 13 maggio prossimo. All’evento sono invitati tutti i trevigliesi.
Concerto per i 50 anni dei Lions
I Lions Club Treviglio Host invitano la cittadinanza a uno straordinario concerto per festeggiare i 50 anni di attività sul territorio. Sabato 20 maggio alle 20.30 spettacolo dal titolo: “Rondò Concerto veneziano”, con musiche di G. Reverberi, Monti, Bixio, Verdi e molti altri. L’iniziativa è a ingresso libero. Nell’occasione i Lions offriranno ai presenti un libro che racconta i più significativi “service” realizzati in questi 50 anni di attività.
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Le ricette di Erika Resmini
Riso rosso con asparagi e crema di ricotta Ingredienti per 4 persone: • 200 gr di riso rosso integrale • 1 mazzetto di asparagi • 100 gr di ricotta • 20 gr di parmigiano • 1 bicchiere di vino bianco
Fiore di peperoni Ingredienti • 1 peperone giallo • 1 peperone rosso • 250 gr ricotta • 1 scatoletta di tonno al naturale • Basilico
Torta di rose integrale Ingredienti • 300 gr Farina integrale • Lievito madre q.b. • Acqua • 50 gr zucchero • 1 cestino di fragole Per la Crema al limone: • 1 limone • 1 uovo • 2 cucchiaini di zucchero • 100 ml di latte
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S
ciacquare bene il riso sotto acqua corrente. Far bollire in acqua salata per 45 minuti circa. Dopo aver pulito gli asparagi, tagliarli a rondelle, rosolare in padella con un filo d’olio e sfumare con il vino bianco. Setacciare la ricotta e aggiungere il parmigiano a freddo per ottenere la crema. A cottura ultimata, mantecare il riso con gli asparagi e, infine, unire la crema di ricotta. Buon appetito!
P
ulire e dividere i peperoni in quattro parti ognuno, adagiarli in una teglia ed infornare per 40 minuti a 180°. Nel frattempo, versare in una ciotola la ricotta, il tonno e qualche foglia di basilico. Salare e frullare il tutto (se risultasse troppo liquido, aggiungere una manciata di pangrattato per addensare). Sfornare i peperoni e disporli in modo circolare su un piatto da portata. Riempire con il composto di ricotta e gratinare 5 minuti in forno. Ecco a voi un piatto unico, sano e gustoso.
S
ciogliere il lievito con dell’acqua tiepida, aggiungere zucchero e farina ed iniziare a impastare. Nel frattempo, pulire e tagliare le fragole a dadini. In un pentolino scaldare il latte e, a fuoco spento, aggiungere l’uovo e lo zucchero e mescolare. A crema ottenuta, far raffreddare e unire il succo di un limone. Stendere l’impasto fino ad ottenere una sfoglia di un centimetro circa di spessore. Tagliare delle strisce di 7/8 centimetri, spalmarle con la crema e appoggiarvi le fragole. Arrotolare le strisce su loro stesse, creando delle “spirali” da disporre circolarmente nella tortiera. Lasciare lievitare per un’ora, infornare quindi a 180° per una ventina di minuti. Ecco la vostra torta di rose che dedichiamo, come dolce pensiero, a tutte le mamme!
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L’App del mese
Chat segrete vocali con
di Marco Da
C’
era una volta il servizio messaggi brevi, meglio conosciuto come SMS, divenuto ormai uno strumento sempre meno utilizzato nell’era degli smartphone, a favore invece delle app di messaggistica, tra cui la più diffusa è sicuramente WhatsApp. Telegram, con un ritmo di circa 350mila nuovi utenti al giorno, una disponibilità di utilizzo gratuito su qualsiasi dispositivo (anche Windows Phone), la presenza di testate giornalistiche e decine di funzioni uniche, è un’alternativa focalizzata su velocità e sicurezza adatta sia alla messaggistica personale che aziendale. Essendo un servizio basato sul cloud, la sincronizzazione tra i diversi dispositivi utilizzati è istantanea e permette di condividere un numero illimitato di foto, video, file (doc, zip, mp3, etc.) con dimensioni sino a 1,5 GB per ogni documento. Con Telegram si possono anche creare “chat segrete”, ovvero conver-
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I.P.
e chiamate Telegram
aniele Ferri
sazioni dove i contenuti che vengono condivisi si autodistruggono in base a un timer personalizzabile ed è disponibile (al momento solo in Europa) la possibilità di chiamate vocali tra gli utenti. Oltre ai classici “gruppi”, tra le funzioni più interessanti c’è quella di poter creare un “canale”, simile a una chat, a cui chiunque può iscriversi (attraverso un link personalizzato o il nome del canale) e ricevere tutti gli aggiornamenti che verranno condivisi con gli “abbonati”. In questo caso la comunicazione sarà unidirezionale e gli iscritti non possono né interagire né rispondere direttamente ai contenuti postati. Abbiamo anche noi il nostro canale, raggiungibile al link https://t.me/tribunatv, dove condividiamo i contenuti del portale di Tribuna TV e della pagina facebook. com/tribunatv1. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito telegram.org.
Lavasecco di Paolo Tonini: una lavanderia al passo con i tempi
U
n sito Internet snello ed esauriente accoglie il visitatore virtuale; un moderno negozio dotato di attrezzature di ultima generazione, insieme al sorriso di chi sta dietro il banco, riceve invece chi varca la soglia della lavanderia di via XXIV Maggio 2 a Treviglio. L’unica lavanderia della zona a fornire un servizio di sportello automatico, che consente il deposito dei capi sporchi e la riconsegna dei capi puliti, in qualsiasi giorno, dalle 7,00 alle 22,00. Un investimento totalmente nuovo per Treviglio, nel quale il titolare Paolo Tonini ha creduto fin da subito. La prima lavanderia è stata quella del padre Mario, nel 1980, aperta in via Galliari; nel 1992 è subentrato il figlio Paolo, ed ora la sede è in viale XXIV Maggio 2. Da allora Paolo non ha mai smesso di coniugare il lavoro con l’innovazione tecnologica, sempre più avanzata anche in questo campo: «Tre anni fa ho deciso di fare un investimento per lo sportello automatico, all’epoca eravamo i terzi su tutto il territorio nazionale: ce n’era uno a Bologna e uno a Genova, non esisteva neppure a Milano. Questo servizio copre tutta la settimana, consegna h24, ritiro dalle 7 alle 22. Un servizio utile soprattutto per le giovani famiglie, spesso alle prese con orari impossibili da gestire». La consegna allo sportello automatico avviene tramite un badge che viene rilasciato al cliente, sul quale vengono caricati almeno 20 euro; si possono effettuare il deposito e la riconsegna capi in modo automatico, semplicemente inserendo la tessera magnetica. Il touch screen fornisce le indicazioni utili per guidare la clientela nelle varie fasi. C’è la possibilità di inserire anche un bigliettino per segnalare eventuali macchie particolari o altre problematiche. «Ci siamo specializzati anche per il sottovuoto, sistema di aspirazione
dell’aria dal sacchetto che avvolge il capo, in modo da ridurne notevolmente l’ingombro, ma non solo. Togliendo l’aria, si esclude la formazione di acari, con notevole vantaggio per l’igiene. Viene utilizzato soprattutto per giacconi, coperte e piumoni. Posso dire con orgoglio che siamo leader nella zona, non ci sono altre attività del settore così organizzate. Siamo dotati anche di un servizio a domicilio su Treviglio, per importi superiori a 20 euro. E abbiamo un sistema di etichettatura dei capi che ci costa qualcosa di più, ma non va a bucare i vestiti. Ci tengo a dirlo perché siamo in pochi ad utilizzarlo». I prezzi sono molto competitivi: ad esempio, il costo per una camicia consegnata, lavata, stirata e ritirata allo sportello automatico è di 1,71 euro. Paolo Tonini, Laura Quarti, Sonia Morino ed Haira Alberti sono le persone che potrete incontrare nel negozio di questa lavanderia di seconda generazione, pronti a spiegarvi come utilizzare la vostra tessera o per lavare e/o stirare i vostri capi con il massimo della professionalità e a rischio zero. Il Centro Lavasecco infatti ha aderito a “Panni chiari, Patti chiari”, marchio promosso da Confartigianato Lavanderie, che certifica la qualità dei servizi e che prevede l’adesione alla Convenzione Nazionale per la risoluzione dei contenziosi. Tutti i particolari, insieme ai servizi offerti e ai prodotti venduti, vi aspettano sul sito www.centrolavasecco.it e i vostri “Mi piace” sulla pagina Facebook “Centrolavasecco.it”.
Maggio 2017 • tribuna magazine • 57
La rubrica del fisco
I.P.
La parola ai lettori
Il dopo Equitalia
M
ancano poco più di due mesi al 1° luglio 2017, data che segna la scomparsa definitiva di Equitalia e l’ingresso, al suo posto, di Agenzia delle Entrate-Riscossione nell’attività di recupero dei crediti dello Stato: un nuovo soggetto pubblico che, secondo le promesse, avrà poteri più penetranti nella lotta all’evasione e nella ricerca dei beni da pignorare agli evasori. Ma quali sono le differenze tra i due soggetti e cosa ci dovremo aspettare? Prima di comprendere cosa cambia con l’arrivo di Agenzia delle EntrateRiscossione ricordiamo cosa può fare Equitalia attualmente e quali sono i suoi poteri. Equitalia è una società per azioni con capitale posseduto al 51% dall’Agenzia delle Entrate e al 49% dall’Inps. Essendo una Spa, essa non ha i poteri di un ente pubblico, sebbene eserciti funzioni di interesse e rilevanza pubblica. La legge le riconosce delle attribuzioni che non ha un normale creditore, ad esempio il potere di creare titoli esecutivi, ossia documenti stampati da essa stessa, che sono attestazione certa del proprio credito e le consentono di agire con il pignoramento nei confronti del contribuente, senza dover passare dal giudice e ottenere una sentenza di condanna: si tratta delle famigerate cartelle di pagamento. In particolare, dopo l’iscrizione a ruolo dell’importo da riscuotere, eseguita dall’amministrazione titolare del credito, Equitalia riceve da quest’ultima l’incarico alla riscossione e crea la cartella esattoriale. Tale documento, che come detto è un titolo esecutivo, viene notificato al contribuente e, dopo 60 giorni, diventa definitivo, consentendo le azioni esecutive e/o cautelari senza dover passare dal tribunale. Questo non vale per il pignoramento delle pensioni, per il quale è necessario il giudice. Dall’altro lato, però, Equitalia ha dei limiti. Innanzitutto, a differenza di un creditore privato, può iscrivere ipoteca solo se il debito è pari almeno a 20mila euro. In secondo luogo, può avviare il pignoramento immobiliare solo se ha prima iscritto l’ipoteca. Il suddetto pignoramento, inoltre, è
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legittimo solo se il debito è pari almeno a 120mila euro e non può riguardare la cosiddetta “prima casa”: se il debitore ha un solo immobile, adibito a civile abitazione, non di lusso e vi è residente, esso non può essere pignorato. Il nuovo soggetto, Agenzia delle Entrate-Riscossione, sarà un ente pubblico, controllato dal Ministero dell’Economia e, pertanto, entrerà in rapporto con i privati con i poteri e le autorità di una pubblica amministrazione. Per questa ragione, essa può utilizzare le banche dati e le informazioni alle quali è autorizzata ad accedere sulla base di specifiche disposizioni di legge, anche ai fini dell’esercizio delle funzioni relative alla riscossione nazionale. Sempre per gli stessi scopi, l’Agenzia delle Entrate può acquisire le informazioni relative ai rapporti di lavoro o di impiego accedendo direttamente, in via telematica, alle specifiche banche dati dell’Istituto nazionale della previdenza sociale. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione, quindi, avrà più poteri di indagine nello scovare i redditi nascosti dei debitori, poteri consistenti nella possibilità di accedere a tutti gli archivi e banche dati degli enti creditori, come Inps e Comuni. Se prima tali poteri erano garantiti solo all’Agenzia delle Entrate, per meglio individuare le evasioni fiscali, ora gli stessi saranno utilizzabili nella fase successiva, quella del pignoramento. Cosa succede a chi, in tutti questi anni, ha ricevuto delle cartelle di pagamento Equitalia e ancora non ha pagato? I vecchi crediti di Equitalia e le cartelle già notificate in tutti questi anni passeranno in automatico ad Agenzia delle Entrate-Riscossione, che eredita crediti e debiti di Equitalia. Dunque, massima continuità a ciò che era stato sino ad ora fatto e che, pertanto, verrà proseguito, negli stessi termini, dal nuovo ente. Giovanni Ferrari Tributarista
Una spiacev Spett.le redazione Lunedì di Pasquetta: una visita al Santuario Santa Maria della Fonte di Caravaggio per trascorrere qualche ora con la famiglia, in serenità. Non è la prima volta che ci andiamo chiaramente, ma a mia figlia piace molto, e per me è sufficiente. Lei ha una disabilità totale dalla nascita e per questo abbiamo cercato un parcheggio idoneo alla sua carrozzina, nei pressi del Santuario. Solitamente riusciamo a trovarlo negli appositi spazi comunali ma, essendo giorno festivo, i visitatori erano molti di più del solito. Abbiamo così deciso di entrare in quello custodito dove, dall’esterno, si vedevano alcuni posti auto per disabili liberi. Alla sbarra d’ingresso l’amara sorpresa: il pagamento è dovuto anche se a bordo vi è il disabile e l’autovettura è munita di apposito contrassegno. Neanche una tariffa agevolata!
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vole sopresa Essendo giorno di festa e non avendo voglia di polemizzare, ho pagato il dovuto posteggiando l’auto, senza replicare al quel ‘pota’ con cui il posteggiatore ha replicato alla mia osservazione. Sebbene per interposta persona la Direzione del Santuario mi abbia fatto sapere che l’area su cui ho posteggiato fosse data in gestione a privati, credo davvero che l’accaduto meriti una seria riflessione. Non per questione economica, sia chiaro, quanto per ciò che questo luogo rappresenta, per l’evidente speculazione fatta su persone meno fortunate proprio dove si dovrebbe essere più sensibili e dove la carità umana andrebbe al primo posto. Aiutare chi è meno fortunato cercando di agevolare, per quanto possibile, un disabile è un piccolo segno di civiltà. Ma forse non qui.
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La rubrica della salute orale
L’isolamento dei denti con la diga
L
a diga di gomma è uno di quegli strumenti che non dovrebbero mai mancare in uno studio dentistico, ma purtroppo solo una piccola percentuale dei dentisti la usa di routine; ne consegue che anche la maggior parte dei pazienti non sappia cosa sia e quali vantaggi porti. Proviamo a fare un po’ di chiarezza e a capire che cos’è la diga di gomma, quando si usa e perché la si utilizza. Sentendo la parola “diga” la prima immagine che viene in mente è quella delle opere costruite dall’uomo per creare bacini idrici; come queste la diga in odontoiatria è un sottile foglio di forma quadrata, generalmente realizzato in lattice o, per i pazienti allergici, in vinile, che crea una barriera tra i denti e il resto della bocca. La diga di gomma deve essere utilizzata, durante le cure odontoiatriche, ogni qual volta sia necessario isolare uno o più denti dal resto del cavo orale e dal suo ambiente inevitabilmente umido; per fare questo il foglio in lattice viene forato, in modo tale che emergano solo i denti che devono essere curati, e assicurato ad essi con una sorta di molletta metallica. In generale i trattamenti che richiedono l’utilizzo della diga di gomma sono l’odontoiatria restaurativa e l’endodonzia: la prima fa riferimento a tutte quelle procedure messe in atto dal dentista per conservare o ricostruire un dente, garantendo il mantenimento nel tempo e la funzionalità degli elementi trattati (un esempio di odontoiatria restaurativa è la classica otturazione del dente cariato); l’endodonzia o terapia canalare, invece, si occupa di curare la parte interna del dente e il suo obiettivo è quello di salvare gli elementi dentali che, a causa di traumi o di carie profonde, presen-
Azzola
studio d e n t i s t i c o
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Agenda
I.P.
tano la polpa infiammata, infetta o addirittura necrotica. I materiali resinosi usati oggi in odontoiatria restaurativa hanno, rispetto alle vecchie otturazioni in amalgama d’argento, la capacità di aderire al dente; perché questo avvenga il dente deve essere perfettamente asciutto e, chiaramente, ciò non può avvenire in un ambiente come la bocca che produce continuamente saliva. Un’otturazione eseguita senza ausilio della diga presenterà un rischio aumentato di frattura, di distacco dal dente e di formazione di nuova carie intorno ad essa. Anche durante una devitalizzazione l’utilizzo della diga di gomma è di estrema importanza: la sua azione di isolante meccanico nei confronti della saliva evita che i batteri, sempre presenti, contaminino l’interno dei canali radicolari del dente e diano origine a nuovi ascessi, granulomi o cisti. La diga di gomma ha anche un’azione protettiva per il paziente: non solo evita il rischio di ingerire detriti dentali e di vecchie otturazioni durante la loro rimozione, ma impedisce anche l’ingestione accidentale di sostanze chimiche e piccoli strumenti usati durante le terapie. Inoltre la diga isola sia le guance che la lingua, impedendo che queste vengano in contatto con gli strumenti potenzialmente lesivi necessari ai trattamenti odontoiatrici. Il suo utilizzo richiede solo qualche minuto in più per l’operatore, ma alza notevolmente la qualità del suo lavoro. Ci si potrà chiedere se questo dispositivo sia l’ultimo ritrovato dell’odontoiatria: ebbene no, fu ideata oltre 150 anni fa da un dentista americano. A volte non serve invocare i prodigi della scienza, basta cercare di fare le cose bene. Francesco Azzola
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Convegno sull’allattamento
S
abato 20 maggio, presso il Teatro Nuovo Treviglio, si terrà il convegno “L’allattamento al seno: i benefici per mamma e bambino”, organizzato dal club Soroptimist di Treviglio Pianura Bergamasca in collaborazione con l’ASST Bg Ovest e con l’Assessorato alla Cultura-Città di Treviglio. Il Club Soroptimist promuove finalità di avanzamento della condizione femminile non solo legate al raggiungimento delle pari opportunità lavorative, ma anche al riconoscimento della specifica diversità e ricchezza dell’essere donna, nella difesa e protezione della qualità di vita. In una prospettiva di medicina integrata si confrontano sul tema della maternità e dell’allattamento specialisti di diversi ambiti: dal supporto psicologico (Dott.ssa Sabina Albonetti, psicologa psicoterapeuta) alle problematiche pediatriche (Dott. Francesco Morandi) e dermatologiche (Dott.ssa Anna Di Landro), ai benefici cardiovascolari dell’allattamento al seno
Giornate della vista con i Lions
I
l Lions Club Treviglio Host organizza per il terzo anno consecutivo una tre giorni dedicata alla prevenzione della vista. Venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 maggio sarà presente in piazza Manara il camper dei Lions sul
La rubrica della salute
I.P.
Ozonoterapia
L’
(Dott.ssa Paola Negrini, cardiologa), non tralasciando la specificità dello spazio ostetrico-educativo (Rosina Bergomi e Graziella Dondossola, ostetriche; Rossella Rubaga, educatrice). La Presidente del Club Soroptimist di Treviglio PB, Valentina Canò, illustrerà durante il convegno un’iniziativa in progetto sul territorio volta a pensare ad “angoli” idonei alle mamme che allattano nei locali pubblici. quale sarà possibile effettuare visite oculistiche gratuite. Una quindicina i medici oculisti, coadiuvati dalla Dottoressa Flavia Fabiani, a disposizione dei pazienti per offrire uno screening visivo, in un’ottica di prevenzione. Non è necessaria la prenotazione. Al termine della visita, che dura circa 20 minuti, con il supporto delle più moderne apparecchiature, verrà rilasciato un vero e proprio referto. Molte le persone che nelle precedenti edizioni hanno approfittato di queste giornate, grazie alle quali si è arrivati anche alla scoperta di patologie piuttosto serie. Le giornate sono organizzate dai Lions Club Treviglio Host, Fulcheria, Romano e Dalmine, in collaborazione con gli ospedali di Treviglio, Bergamo, Ponte San Pietro, Zingonia e Clinica Castelli. Un grazie da parte dei Lions va ai medici di questi presìdi che metteranno gratuitamente a disposizione la propria professionalità durante la tre giorni. Orari: • Venerdì 5 maggio, ore16.00-19.00 • Sabato 6 maggio, ore 09.00-19.00 • Domenica 7 maggio, ore 09.00-13.00
ozonoterapia si basa sulla somministrazione di una miscela di ossigeno/ozono per il trattamento di una vasta gamma di patologie, in percentuale diversa in base all’effetto terapeutico che si vuole ottenere e attraverso diverse vie, sia locali che sistematiche, quali: infiltrazioni/iniezioni, insufflazione, auto - emoi n f u sione. La principale applicazione è senz’altro per l’ernia del disco, ma anche molte specialità mediche fanno uso di tale tecnica, come la fisioterapia, l’endocrinologia, la dermatologia, l’ortopedia, ecc. La “super-ossigenazione”, conseguente a questa terapia, ha un effetto rigenerante, riequilibrante e regolatore sui tessuti e su diversi apparati e sistemi. Con la somministrazione locale si ha un’azione antiinfiammatoria e analgesica; rispetto a molti farmaci tradizionalmente usati contro il dolore non viene soltanto soppresso quest’ultimo, ma è altresì risolta l’infiammazione che ne è alla base. L’ozonoterapia ha anche un’azione antibatterica, antivirale e antifungina, migliora il microcircolo e modula il sistema immunitario. Gli ambiti in cui può risultare utile sono vari: per la cura di Herpes Zoster ed eczemi, contro cefalee, per il trattamento non chirurgico dell’ernia del disco e nella patologia dolorosa di colonna vertebrale, nelle patologie infiammatorie dei tendini e delle fasce, per problemi di insufficienza venosa, nel caso di infezioni. Non ultime, le applicazioni nell’ambito estetico, in particolare per contrastare i problemi circolatori
e gli inestetismi legati alla cellulite. Altri ambiti sono: • Dermatologia - herpes zoster e simplex, acne, cellulite. • Medicina Interna - arteriosclerosi, morbo di crohn, osteoporosi, artrite reumatoide, diabete. • Cardiologia - cardiopatia ischemica, angina, recupero post-infarto. • Geriatria - artrosi, dolore cronico, arteriosclerosi, processi infiammatori cronici, rivitalizzante. • Anti-età - rivitalizza corpo e mente, aumenta resistenza allo sforzo. • Oculistica - maculopatia degenerativa. • Neurologia - depressione, TIA, Ictus, malattie neurovascolari, sindrome affaticamento cronico. • Neurochirurgia - dolore lombare e cervicale, lombosciatalgia, dolore post-operatorio da chirurgia vertebrale. • Odontoiatria - trattamento carie e disinfezione post chirurgia, implantare, osteonecrosi. • Oncologia - adiuvante nella radiochemioterapia. • Ortopedia - reumatismo articolare, gonartrosi, coxartrosi. • Vascolare - insufficienza venosa, ulcera diabetica, ulcere trofiche, arteriopatie periferiche.
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Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 6/16 del 19/04/2016 Anno 2° N. 5 - Maggio 2017 Editore Tribuna srl Viale del Partigiano, 14 - Treviglio (BG) www.tribuna.srl - info@tribuna.srl Contatti di redazione tel. 0363.1971553 redazione@tribuna.srl Amministratore Unico Marco Daniele Ferri
REDAZIONE Direttore Responsabile Daniela Invernizzi Coordinamento Daniela Regonesi Redazione Daria Locatelli, Daniela Regonesi, Ivan Scelsa, Cristina Signorelli Fotografie Enrico Appiani, Archivio Cesni e Leoni, Andrea Donghi, Ivan Fontana, Ruggero Giuliani, Danilo Scaccabarossi Hanno collaborato a questo numero Stefano Dati, Marco Falchetti, Marco Daniele Ferri, Franco Galli, Bruno Manenti, Silvia Martelli, Anna Martinenghi, Elio Massimino, Erika Resmini, Valentina Simone Impaginazione e Grafica Pubblicitaria Antonio Solivari
UFFICIO COMMERCIALE Roberta Mozzali tel. 0363.1971553 - cell. 338.1377858 commerciale@tribuna.srl Stampa Laboratorio Grafico via dell’Artigianato, 48 - Pagazzano (BG) Tel. 0363 814652 www.tribunatv.tv - facebook: Tribunatv1
62 • tribuna magazine • Maggio 2017
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64 • tribuna magazine • Maggio 2017
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