La pagina di Campalto

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Anno VIII Numero 94 Marzo 2011

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese

distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali

CAMPALTO FUTURO E’

AMBIENTE - SOLIDARIETA’ - ACCOGLIENZA - INTEGRAZIONE

NO CARCERE - NO CIE MANIFESTAZIONE DI SABATO 19 FEBBRAIO Sulla scia dell’appena passato Sanremo, ricordiamo Benigni: “ L’unica maniera per realizzare i propri sogni, è svegliarsi! Dobbiamo svegliarci! ” E noi campaltini ci siamo destati! Lui parlava del tricolore e dell’Inno di Mameli, noi invece, del Cei e del carcere; discutiamo di una decisione calata dall’alto e che non ci va, manifestiamo perché alla nostra città vogliamo bene, e sogniamo per lei qualcosa di più. Lo scorso 18 febbraio l’abbiamo passato passeggiando per le nostre vie, con striscioni e fiaccole, insieme, con il sorriso, le bandiere, la musica giovane, le idee politiche e le convinzioni bigotte. Ma tutti PER Campalto, anche se con motivazioni diverse, giuste o meno. La partecipazione è stata importante: nonni e nonne, donne, uomini e finalmente GIOVANI. A tutti piace essere fotografati o ripresi, ma questa volta, un motivo c’era e c’è per il quale battersi: dare la propria adesione per un futuro di condivisione e non di razzismo, per un avvenire prospero per l’ambiente e per le famiglie che ci abitano e debbono crescere i propri figli. Con la speranza che la scorsa manifestazione non sia un episodio di coscienza cittadina fine a se stesso, riportiamo l’esperienza di un giovane di Favaro che vi ha partecipato. Ecco le sue motivazioni. (Chiara Foffano)

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Ognuno ha le sue buone motivazioni, ma alcune son più “buone” delle altre. (dalla 1° pagina) Quando si scende in piazza per far conoscere e far valere le proprie idee ciò che spesso emerge non è l’individuo, il singolo, bensì il collettivo, il numero di persone che in quel dato momento si sono impossessate di uno spazio e l’hanno fatto proprio per esprimere il loro parere. Domenica 20 febbraio i quotidiani infatti riportavano la notizia che a Campalto, il giorno precedente, ben 1500 persone erano scese per le strade per dimostrare il proprio dissenso rispetto alla costruzione del carcere e del CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione), nella cittadina lagunare.Tra quelle 1500 persone probabilmente c’erano diverse motivazioni che hanno spinto ciascuno a manifestare, sicuramente motivazioni simili in molti casi, ma che altrettanto sicuramente erano pure in contrasto l’una con l’altra nonostante avessero in comune l’opposizione ultima alla realizzazione di queste strutture a Campalto. Ognuno, si dice solitamente con un velo di qualunquismo, ha le sue buone motivazioni. Ecco, io penso che nel caso specifico ci siano delle motivazioni “più buone” rispetto ad altre. E vi spiego il perché. Siamo a conoscenza, grazie al laborioso quanto puntuale operare degli organi d’informazione nonché delle organizzazioni che si occupano della salvaguardia dei diritti dell’uomo, che la “vita” all’interno di un Centro d’Identificazione e di Espulsione è qualcosa di estremamente inumano. Le strutture sono spesso fatiscenti, sovraffollate, le condizioni igieniche nonché alimentari sono carenti, si verificano ordinariamente episodi di violenza e razzismo ad opera del personale di sorveglianza, e “infine” gli episodi di autolesionismo e i tentativi di suicidio tra i reclusi sono frequenti. Una prima, prioritaria motivazione dunque che ci porta ad opporci al Cie in quanto tale, sottolinea l’importanza del RICONOSCIMENTO della dignità dell’essere umano. La reclusione di persone, di uomini, donne, e persino bambini, in simili luoghi e condizioni porta a chiederci quanto le nostre “bianche e democratiche” società abbiano a cuore la dignità della persona. Ma soprattutto ci interroga sul significato e sull’importanza che noi diamo alla vita. Oggi giorno il dibattito pubblico verte sovente sul diritto alla vita, dal concepimento fino alla sua naturale, o meno, conclusione. Allora ecco una seconda valida motivazione per cui opporsi all’ennesimo CIE, il RISPETTO del diritto alla vita di chi viene rinchiuso per

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un reato creato ad hoc dalle nostre istituzioni com’è quello della clandestinità. È forse un delitto cercare di viver la propria vita in un paese che può offrire maggiori opportunità rispetto al luogo dove son nato? Dove la guerra, la fame e lo sfruttamento la fanno da padrone? Non penso. Molto spesso dimentichiamo il valore della nostra vita occidentale, dei suoi pregi, e quando ce ne ricordiamo badiamo bene dal condividerla con gli altri diventando così una società di MORTE. Il risultato è evidente: ci vorrebbe accondiscendenti con una politica che fomenta l’inferiorizzazione di certe “categorie” di esseri umani, da trattare come animali, da rinchiudere come cani randagi e da espellere poi dal “Bel Paese”. Ed eccoci giunti dunque ad una terza buona motivazione, che potremmo meglio definire come una TENSIONE, quella alla solidarietà. Se infatti il riconoscimento della dignità dell’uomo e il rispetto della sua vita portano ad opporci al CIE in quanto tale, la SOLIDARIETÀ [che passa appunto per il riconoscimento e il rispetto] diventano vera garanzia del ben-vivere e del ben-essere. È una sicurezza questa, perché il vivere bene e lo star bene mio e dell’altro non hanno mai nuociuto a nessuno! E di conseguenza la quarta motivazione, che dalla TENSIONE alla solidarietà ci porta all’AZIONE chiara, limpida e trasparente che, come si leggeva sullo striscione portato dai giovani che aprivano il corteo lungo le strade di Campalto, si chiama ACCOGLIENZA. Se infatti da soli non si può vivere, tale atteggiamento ci chiama a sporcarci le mani in prima persona e a protenderci verso l’altro senza distinzione alcuna, a divenire strumenti di costruzione di dignità, di diritti, semplicemente costruttori di vita e non armi di sofferenza e distruzione. Enrico Leonardi

COMITATO DELLE ASSOCIAZIONI CAMPALTO indice per MARTEDI’ 15 MARZO ASSEMBLEA PUBBLICA A CAMPALTO SU CARCERE E CIE SARANNO INVITATI A PARTECIPARE POLITICI ED AMMINISTRATORI (Il luogo dell’assemblea verrà comunicato successivamente) LA CITTADINANZA E’ INVITATA

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ASSOCIAZIONI

Circolo Ricreativo Culturale

AUSER “IL GABBIANO” I NOSTRI SERVIZI Consulenza legale gratuita: si riceve su appuntamento il SABATO dalle 10.00 alle 12.30 ed il LUNEDI’ dalle 16.00 alle 18.30 “Ausilio” spese a domicilio: con il servizio Sociale della Municipalità e la COOP Adriatica il ns. Circolo ha aderito al servizio al progetto “Ausilio” per la consegna gratuita della spesa a domicilio alle persone anziane, non autosufficienti, portatori di Handicap o con problemi motori temporanei.

GRUPPO GIOVANI CAMPALTO A breve rinascerà www.gruppogiovanicampalto.org , un sito in cui si parlerà della Campalto oggi, di tutto ciò che riguarda il nostro quartiere e il territorio. Uno spazio per scrivere, leggere, aggiornarsi, confrontarsi, comunicare. Tra CIE, carcere, TAV, progetti di ippovie e oasi WWF, boschi di Mestre e Osellino da riqualificare, barena da risanare, parco da rifare... e poi le feste, gli appuntamenti, i siti amici... di certo le cose non mancheranno. Una sezione sarà dedicata alla Pagina di Campalto, che si potrà leggere on-line in pdf grazie alla collaborazione con la redazione del giornalino. Vi aspettiamo!

I NOSTRI CORSI Lingua italiana per stranieri: per agevolare l’integrazione offriamo un corso di italiano agli stranieri che vivono nel nostro territorio Corso di musica: sono aperte le iscrizioni per il corso di musica dedicato a bambini ed adulti. Con i nostri soci musicisti sarà possibile imparare a suonare la chitarra in maniera semplice. Ed inoltre… Scuola di Canto Corsi di informatica per i “meno giovani” Compilazione gratuita mod.730 (previo appuntamento) Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 041.903525 dal lunedì

LA PAGINA DI CAMPALTO: SIAMO ON LINE! Dal numero di gennaio 2011 “La pagina di Campalto” è consultabile anche in Internet! Abbiamo pensato che rendere disponibile il nostro giornalino a tutti coloro che navigano in rete potesse essere un bel passo in avanti: sarà possibile averne disponibili tutti i numeri, consultarlo in ogni momento senza avere con sé la copia stampata, raggiungere anche coloro che la nostra distribuzione non riesce a raggiungere. Inoltre pensiamo che questa modalità di diffusione ci possa far interagire con un maggior numero di giovani lettori. Questo è il link: http://issuu.com/ lapaginadicampalto ; iscrivendosi al sito è possibile per i lettori rilasciare commenti e domande, segnalare iniziative, suggerire approfondimenti. A tutti buona lettura e buona navigazione!

BLOG TERRITORI E PARADOSSI - Corso di fotografia A fine marzo prenderà il via la sesta edizione del corso di fotografia “Introduzione alla fotografia digitale”. Il corso si svolgerà a Campalto presso il Centro Polifunzionale Pascoli e sarà organizzato in due week end (sabato pomeriggio e domenica 25/26 marzo e 9/10 aprile). Per informazioni e preiscrizioni scrivere all’indirizzo e-mail info@territorieparadossi.it o telefonare al numero 3388222799. CIELO E TERRA – BLOG TERRITORI E PARADOSSI Sabato 26 febbraio è stata inaugurata presso il Centro Polifunzionale Pascoli a Campalto una mostra di quadri dello scomparso pittore mestrino Vittorio Felisati. La mostra è stata promossa dall’associazione Cielo e Terra di Tessera con la collaborazione di Blog Territori e Paradossi ed il patrocinio della Municipalità di Favaro. Resterà aperta fino al 13 marzo dal lunedì al venerdì in orario 16.30-18.30 ed il sabato 9.00-12.00

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Dal territorio: giocarsi la vita E’ un fenomeno sotto gli occhi di tutti e anche Campalto non si sottrae a questa tendenza, perciò si è deciso di aprire una riflessione che continuerà anche nei prossimi mesi. Ci riferiamo al proliferare dei luoghi in cui si può giocare d’azzardo, nel senso più ampio del termine: slot, superenalotto, win for life, le più recenti, ma anche il tradizionale lotto, scommesse sportive, totip e totocalcio. Nel giro di qualche mese quasi ogni negozio o bar si è attrezzato per offrire “questo servizio” al cliente: a Campalto sta per aprire una vera e propria sala da gioco e nel vicino territorio di Favaro, è notizia di qualche settimana, un bar è addirittura stato chiuso perché aveva installato il doppio delle slot da gioco concesse per legge. Che dire? Per prima cosa che la richiesta di mercato c’è, anzi è in continuo aumento e va di pari passo con la crisi economica. Se è vero che cresce infatti la disoccupazione, che si perdono posti di lavoro, che “non si arriva neppure alla terza settimana”, è paradossalmente confermato che si spendono più soldi per il gioco rispetto a vent’anni fa, lo dicono i dati internazionali e nazionali che studiano il gambling, ovvero il gioco d’azzardo. E’ ormai un dato certo che più dell’80% della popolazione adulta gioca o ha giocato ad un gioco d’azzardo nella vita e che la percezione del gambling è un’attività socialmente accettata e percepita come un normale passatempo (“Andiamo a fare un giro al Casinò domani sera? Sfidiamo la fortuna, non sia mai che diventiamo ricchi”!) Ed è per questo che soltanto nel 1977 il gioco d’azzardo è stato studiato nei suoi meccanismi patologici, (chiamato GAP, ovvero gioco d’azzardo patologico) e nel 1980 viene inserito nel capitolo dei “Disturbi del controllo degli impulsi non altrimenti classificati” del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Insomma, da gioco a malattia. Chi è il tipico giocatore assiduo? Il gioco d’azzardo coinvolge fino al 70-80% della popolazione adulta (pari a circa 30 milioni di scommettitori) ed il fenomeno è più diffuso tra gli uomini di età compresa tra i 20 e i 60 anni; l’età media delle donne, invece, con problemi legati al gioco è più alta dei maschi ma il percorso verso la dipendenza è più veloce. Un dato non certo rassicurante è quello del mondo giovanile: rispetto alla popolazione generale adulta, la prevalenza di soggetti in età giovanile con un rapporto problematico con il gioco d’azzardo risulta essere quasi il doppio (del 5-6%). Un’altra riflessione da fare è che tra i giocatori considerati patologici ci sono persone che già hanno sviluppato altre dipendenze, in particolare con l’alcol, con le sigarette e con altre sostanze illegali.

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(1° parte) a cura di Francesca Delle Vedove Proprio per affrontare la connessione tra gioco e dipendenza da gioco, ovvero malattia, abbiamo chiesto un parere ad una giovane psicologa, che lavora sul territorio da anni, e che si è specializzata nello studio e nel trattamento delle dipendenze. LE DIPENDENZE PATOLOGICHE: QUANDO L’OGGETTO DEL DESIDERIO DIVENTA UNA DROGA? A cura della dott.ssa Annalisa Da Ros - psicologa e psicoterapeuta

Il termine dipendenza, sebbene venga comunemente connotato negativamente, racchiude in sé degli aspetti importanti per la formazione e per la crescita delle relazioni umane. Forse sarebbe più opportuno chiedersi quando “la dipendenza” diventa patologica o piuttosto poco funzionale ad una crescita serena e si trasforma in qualcosa che fa da “tappo” ad un vuoto più emotivo che materiale. La nostra società probabilmente di tappi ne fornisce molti. Ma cosa può scatenare una dipendenza insana? Si può dipendere da un sostanza (come alcol o eroina) con l’intento di provare sensazioni forti di piacere immediato; si può non poter fare a meno del partner al punto da non riuscire a vivere senza, rientrando in quella che viene definita co-dipendenza. C’è ancora chi dipende dal cibo e se ne abbuffa fino a scoppiare per poi in preda ai sensi di colpa tentare di compensare inducendosi il vomito; oppure si può dipendere dal gioco con l ‘idea di poter controllare il caso, o la fortuna, nell’aspettativa di vincere o nel disperato tentativo di riprendere la somma persa pensando “oggi è il mio giorno fortunato!”. Anche se l’oggetto di dipendenza è diverso sono simili i meccanismi psicologici che scatenano e mantengono, rinforzandolo, il problema. Alla base c’è un forte irrefrenabile impulso a perdere il controllo fino al punto di non ritorno. Il comportamento di “addiction” provoca, in seguito, sensi di colpa e vergogna che rinforzano una nuova perdita di controllo al fine di ricercare benessere. Regola n. 1: alla base di ogni dipendenza patologica c’è la ricerca di piacere, almeno iniziale. Si usa perché è bello, solo poi subentrano gli effetti collaterali e ci si ritrova schiavi! Mi soffermo in particolare sul gioco d’azzardo, che è una delle tante dipendenze che uomini e donne possono sviluppare. L’impulso a giocare può scatenarsi dalla semplice vista di una slot machine: basta un’unica vincita per trasmettere un senso di onnipotenza che inevitabilmente rinforzerà una successiva giocata. Come se una sorta di un pensiero magico possedesse la mente del giocatore e dicesse: “Oggi è proprio la mia giornata fortunata...” oppure “Ogni lasciata è persa..”. In questo modo, giocata dopo giocata, i giocatori patologici non si rendono conto che quello che era un gioco è diventata una vera dipendenza e si ritrovano sommersi dai debiti chiedendo aiuto quando ormai è troppo tardi. Il gioco in sé è un piacere ma quando diventa compulsivo e incontrollabile nel senso di non poter decidere liberamente se giocare o meno, allora è diventato un bisogno vitale e probabilmente una dipendenza.

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Dal territorio: giocarsi la vita Quella pulsione irrefrenabile che spinge una persona a giocare, a scommettere, a rischiare, non è ne' un vizio, né una passione, è una dipendenza pericolosa, una malattia che non ci si cura da soli. Non c'è giorno in cui non si legga di qualche famiglia distrutta, di qualche vita rovinata. I protagonisti, di solito, sono persone piene di debiti, diventate protagoniste della cronaca perché costrette a gesti estremi pur continuare a giocare o per cercare di saldare i propri debiti. Il loro mondo parallelo può rimanere in piedi per anni, finché la pressione non si fa così intensa che tutto il loro mondo di bugie e escamotage crolla, lasciandoli nudi nella loro debolezza di uomo vittima di questa insidiosa malattia. La maggior parte delle volte si tratta di persone fortunate, la cui vita è stata generosa con loro, un lavoro, una famiglia, un piccolo capitale ereditato. Eppure cosa spinge questa gente, che potrebbe essere felice, a cadere nel baratro della dipendenza da gioco? È un meccanismo irrazionale, che si manifesta con dei sintomi ben precisi costantemente accompagnato dall'illusione di avere tutto sotto controllo. Se il fenomeno non fosse così diffuso non ci porremmo neppure il problema, i giocatori incalliti ci sono sempre stati, certo, ma non sotto ai nostri occhi, si riunivano in circoli esclusivi, portavano smoking e fifi. Ma i“malati di gioco” di oggi, portano i nostri stessi vestiti, hanno una famiglia e sono i nostri vicini di casa, i nostri vicini di gomito mentre prendiamo un caffè al bar. Abbiamo sotto i nostri occhi bar, pizzerie, tabaccherie e cartolerie che si sono trasformati in filiali di casinò, che hanno perso la loro destinazione d'uso. Navigando in Internet ho trovato un'interessante sito che riporta i “sintomi” del gioco d'azzardo patologico, tra i quali semplici inclinazioni che se non vengono prese con la dovuta serietà possono generare ben più gravi problemi. Tra le avvisaglie della “malattia” figurano: l'ossessione costante per la pianificazione del gioco, la rincorsa alle perdite nel tentativo di recuperare la somma perduta, i numerosi tentativi senza successo di interruzione del gioco, le bugie ad amici e famigliari e la facile scivolata verso azioni illegali volte a reperire denaro per il gioco. Innumerevoli le conseguenze sia affettive che economiche: dalla famiglia, al lavoro, ma i segni più gravi ed indelebili vengono lasciati sulla dignità personale. Anche Campalto non è immune al pericoloso “virus” virale della febbre da gioco, bar e tabaccherie sono un

(2° parte) a cura di Elena Brugnerotto continuo via vai di turnisti della slot machine, di indovini di numeri fortunati alle lotterie. Non c'è un bar che non abbia in qualche angolo queste “diavolerie elettroniche” studiate nei minimi particolari per dare dipendenza. Luci psichedeliche, colori accattivanti e continui suoni che ricordano il tintinnare nei soldi nella cassetta sottostante, sono per molti una droga a cui è impossibile rinunciare. Dall'altra parte, il lotto, per adeguarsi alla frenesia della vita, in questi anni ha visto un incremento costante del numero delle estrazioni, arrivando ad una estrazione all'ora e costringendo le tabaccherie a trasformarsi sempre più in centri scommesse. Per questo, qualche mese, fa la Parrocchia dell'Annunziata, sull'onda del nuovo progetto di sviluppo di Tessera e Ca'Noghera incentrato su un super casinò, mega centri commerciali e mastodontici centri sportivi (il famoso “quadrante”) ha radunato un gruppo di persone per cominciare a parlare di questo problema che, anche nella nostra zona, si sta trasformando in una questione urgente da affrontare. Il risultato di questo primo “approccio” sono stati una serie di manifesti, che riportavano ogni settimana uno slogan diverso, in cui si invitava a riflettere sulla dannosità che questo “vizio” può avere su se stessi e su quelli che ci stanno accanto. A questa iniziativa è seguita un'assemblea con degli specialisti del settore per informare e sensibilizzare la gente sull'argomento. In questa giungla di slot machine parassitarie annidate in ogni angolo, lotterie schizofreniche e centri scommesse che nascono qui è là come funghi, e data la difficoltà di ricevere un impegno concreto dell'amministrazione locale nello scoraggiare questo tipo di attività visto che il Casinò rappresenta la maggiore fonte di entrate del Comune di Venezia, i piccoli interventi di altri soggetti, come parrocchie e associazioni, a livello locale diventano utilissimi e servono a tenere sotto controllo il fenomeno. Tuttavia è condivisa l'idea che, a monte del problema, sia il modello di vita proposto dai mass media sotto la silenziosa direzione dello Stato che, grazie a questo “gioco”, guadagna milioni di euro ogni giorno. La vincita facile, il vivere senza lavorare fa gola a tutti, ma questa roulette ha costi altissimi per gli italiani, mentre pochi giocatori fortunati vivono da nababbi tutti gli altri pagano quotidianamente la loro dipendenza a caro prezzo... Elena Brugnerotto

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OPINIONI DAL TERRITORIO Da questo numero la redazione de LA PAGINA DI CAMPALTO inizia a pubblicare le opinioni e le domande che inviano i nostri lettori. Nei limiti del lo spazio disponibile desideriamo dar voce a tutti. Per inviarci le vostre lettere: scrivere all’e-mail lapaginadicampalto@gmail.com oppure consegnarla presso la sede AUSER in piazzale Zandrini n.22 al Villaggio Laguna di Campalto.

Opinioni

Indignato

Buon giorno, ho provato a collegarmi al sito ma è in inglese. Ho sbagliato qualcosa? Ho letto l'articolo sul carcere a Campalto: che dire di tutti quei carceri in giro per l'italia già costruiti che Striscia la Notizia ha fatto più volte vedere? Poi, in qualche articolo si parla di gronda lagunare: questo sarebbe un argomento da prendere in considerazioni visto che tutte le abitazioni che sono situate nella gronda lagunare devono sottostare a doveri e restrizioni dei Beni Ambientali; perché non ne godono anche i diritti? perchè le case non vengono valutate come se fossero situate in piazza S. Marco anche se modifiche e nuove costruzioni devono seguire criteri come se si intervenisse in centro a Venezia? Inoltre se si abita in Gronda lagunare, perché non si ha anche diritto, come chi abita a Venezia centro, di poter utilizzare la barca in canal grande? Grazie della vostra attenzione Arrivederci CE emy2002@libero.it

Tutto è fattibile, quando chi elabora e progetta certi cambiamenti nella quotidianità di due paesi, non vive certe realtà da vicino. Già l'insediamento di un nuovo villaggio ROM ha segnato la nostra esistenza svalutando il valore dei nostri immobili, ci mancava solo la brillante idea di qualche politico al potere, evidentemente, di costruire un nuovo carcere per gettare zavorra in una mongolfiera ormai incapace di volare per concludere la favola definitivamente. Poche sono le cose da dire se non quella di consigliare luoghi più consoni per questa nuova struttura, magari sotto casa di chi ha deciso di dar luogo a questo progetto. Auguri Campalto, auguri Tessera e che Dio ci aiuti. alphadragon@alice.it

Gentile CE, il sito effettivamente è in inglese, ma è sufficiente cliccare sull'immagine piccola della "Pagina di Campalto" che si desidera consultare (1° passaggio) per accedere ad una successiva pagina (2° passaggio): cliccando nuovamente al centro della nuova a più grande immagine si ha accesso al giornale a tutta pagina per la lettura. E' possibile ingrandirlo ulteriormente cliccando sui due quadratini bianchi presenti nella barra nera in alto della videata. Per poter inviare commenti, una volta che si è arrivati al punto (2), è necessario iscriversi cliccando su “subscribe” proprio sopra l'immagine del giornale: verranno richiesti l'indirizzo e-mail ed una password per poter attivare la propria iscrizione. Per quanto riguarda le Sue osservazioni sull' interpretazione e sull' applicazione dei diversi diritti/doveri in qualità di cittadini del Comune di Venezia, l'argomento potrebbe essere di interesse per molti lettori e ci ripromettiamo di approfondirlo in futuro. Grazie per il Suo intervento e buona giornata. Giuliano Brandoli

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PARLIAMO DI FOTOGRAFIA

La scelta della macchina fotografica Si presentano momenti, nella vita, in occasione dei quali si decide, con convinzione, che è l’ora di iniziare a fare fotografie sul serio! Non che prima non ne avessimo mai fatte, ma la cosa era a puro scopo di cazzeggio, giusto per ridere all’espressione folle di un amico o per ricordare una particolarissima e indimenticabile sbronza. Con l’avvento della fotografia digitale l’offerta di apparecchi fotografici è diventata vastissima e si rischia di perdersi: decine di marche, centinaia di modelli, prezzi dalle poche decine di euro alle svariate migliaia. L’orientamento è davvero problematico, in particolare se non si ha l’idea di quale possa essere il tipo di fotografie che si desidera fare. Possiamo distinguere, grosso modo, tre “classi” di apparecchi fotografici: nel primo gruppo quelle più piccolette con le quali si inquadra il soggetto direttamente dal visore e che chiameremo: COMPATTE; queste funzionano in totale automatismo e possiedono diverse funzioni preimpostate utili in varie occasioni. Quasi tutte hanno uno zoom ottico con il quale si può variare l’ingrandimento di ciò che si sta inquadrando (eventuali zoom digitali non servono a niente!) e sono la categoria più economica. VANTAGGI: Piccole e leggere - Di immediato utilizzo - Economiche. SVANTAGGI: Controlli ridotti o nulli sui parametri di scatto - Qualità d’immagine discreta - Ottiche non intercambiabili - Funzionalità limitate - I modelli più economici non dispongono di zoom. Consigliata ai giovanissimi che si avvicinano alla fotografia o come apparecchio da portare sempre con sé. Nel secondo gruppo si pongono gli apparecchi PROSUMER (contrazione dei termini inglesi: "professional" e "consumer") a metà strada tra le fotocamere compatte e le reflex. Presentano soluzioni tecniche evolute, tra cui la possibilità di disattivare gli automatismi per dare al fotografo maggior controllo sui parametri di scatto e libero sfogo alla creatività. Generalmente montano mirini elettronici e che simulano il funzionamento di una reflex e possiedono zoom con escursioni focali evolute. Grazie alla buona resa delle lenti, le prosumer permettono di ottenere immagini di qualità. Alcune di esse montano uno stabilizzatore d’immagine per ridurre, nei limiti del possibile, le fotografie mosse. VANTAGGI: montano obiettivi non intercambiabili con buona escursione focale (da grandangolo a teleobiettivo) Funzionalità tecniche avanzate – In alcuni modelli

stabilizzatore d’immagine - Lenti di qualità - Impugnature comode e maneggevoli - Relativamente solide e compatte. SVANTAGGI: Ottiche non intercambiabili - Accessori molto costosi e specifici per i singoli modelli - L’utilizzo non è immediato a causa dell’elevato numero di comandi/funzioni - Prezzi relativamente elevati Consigliata a coloro che vogliono approfondire la tecnica fotografica; preziosa nelle camminate in montagna ed in viaggio per il basso ingombro e peso. Le REFLEX sono apparecchi ingombranti e dal peso non trascurabile ma che hanno come caratteristica principale la possibilità di cambiare le ottiche. In questa macchina ciò che è inquadrato dall’obiettivo è esattamente ciò che compare nel mirino : questa particolarità tecnica, ottenuta mediante una complessa struttura di lenti e specchi, contraddistingue le reflex come strumenti qualitativamente superiori rispetto alle compatte/prosumer. Esse si compongono da un "corpo macchina" sul quale viene innestata un obiettivo. Hanno generalmente un’ ottima qualità d’immagine se abbinate ad ottiche di qualità. Garantiscono il pieno controllo dei parametri di scatto, dispongono di numerose funzioni personalizzabili ma soprattutto permettono di sostituire l’ottica in funzione del soggetto da riprendere. Grazie alla vastità del parco ottiche dei principali produttori (ad es. Canon e Nikon) le tipologie di ripresa sono potenzialmente infinite. VANTAGGI: Possibilità di sostituire le ottiche - Totale controllo dei parametri di scatto - Numerose funzioni personalizzabili - Caratteristiche tecniche professionali - Robuste e comode da impugnare - Ottima qualità d’immagine. SVANTAGGI: - Pesanti ed ingombranti - E’ necessaria una certa esperienza per sfruttarle con risultati - La possibilità di utilizzare più ottiche comporta maggior peso e maggiori spese - Prezzi elevati Macchina con la quale si può esprimere il massimo della creatività.

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PAGINA DELLA PROVINCIA

La Provincia di Venezia ottiene la massima valutazione da Fitch Ratings Il massimo del punteggio per un ente locale per il processo di razionalizzazione della spesa. 1-02-2011 - La Provincia di Venezia ottiene la doppia A da Fitch Ratings, una delle tre agenzie di valutazione del credito maggiori al mondo insieme a Moody’s e Standard & Poor. L’agenzia newyorkese ha confermato il rating AA- al debito finanziario della Provincia di Venezia e si tratta del massimo punteggio attribuibile ad un ente locale non appartenente a Regioni a statuto speciale. All’origine del riconoscimento, secondo la stessa agenzia di valutazione del credito, c’è «il proseguimento del processo di razionalizzazione della spesa intrapreso nel 2010 che dovrebbe generare risparmi negli acquisti di beni e servizi». In particolare, come indicato dalla stessa Fitch, il rating riflette «la prospettiva di riduzione dello stock di debito finanziario e di margini operativi stabili». In sintesi Fitch prevede che «nonostante l’elevata qualità delle infrastrutture di Venezia e i vincoli del patto di stabilità interno» la razionalizzazione operata porterà a una sensibile riduzione della spesa mantenendo i risultati di bilancio della Provincia di Venezia in linea con le previsioni dell’agenzia, con margini operativi stabili intorno al 10 per cento e un livello di debito finanziario in tendenziale riduzione. Da ultimo la valutazione ritiene che la gestione della liquidità possa diventare la principale sfida della Provincia di Venezia nel brevemedio termine, a fronte dei complessivi 80 milioni di euro di crediti vantati verso lo Stato e la Regione. «Aver ottenuto il rating più alto possibile da una delle principali agenzie di valutazione del credito al mondo è, considerando la congiuntura e i tagli di bilancio, un risultato davvero eccezionale – commenta la presidente Francesca Zaccariotto – anche a fronte dei risultati di altre Province dell’Italia Settentrionale che hanno visto ridurre la propria valutazione proprio a causa delle note difficoltà che stanno incontrando gli enti locali e in considerazione del crollo delle entrate tributarie collegate ai consumi». “Il risultato è frutto di un lavoro di squadra tra la presidente, l’assessorato al bilancio e la direzione generale – aggiunge l’assessore Pierangelo Del Zotto - volto a ridurre nel lungo periodo, con la recente approvazione del bilancio pluriennale 2011-2013, lo stock del debito e a porre in essere misure di contenimento e riduzione della spesa corrente non produttiva e di riorganizzazione complessiva dell’ente”

RETEVENTI : cultura Veneto, 60mila euro per progetti culturali in Provincia Frutto di un accordo di programma con la Regione Veneto contributi per eventi 14-02-2011 - Sottoscritto tra la Regione e le sette Province venete l’accordo di programma per il “Progetto RetEventi Cultura Veneto” finalizzato all’erogazione di contributi per manifestazioni culturali che qualifichino il territorio e che per la Provincia di Venezia ammontano a 60mila euro. L’accordo, siglato in attesa di nuova normativa in materia di attività culturali, cambia da quest’anno le regole di accesso ai contributi.Viene infatti eliminata la consueta scadenza del 28 febbraio per la presentazione delle domande di accesso ai contributi erogati dalla Provincia di Venezia. Non verrà quindi pubblicato il consueto bando per la presentazione delle domande. «Saranno comunicate al più presto le nuove modalità di adesione al progetto e di presentazione delle domande di contributo» spiega l’assessore alla cultura Raffaele Speranzon. Per maggiori informazioni contattare cecilia.casaril@provincia.venezia.it

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PER RIDERE

L’influenza passa, il marito no! PUR rendendomi conto che nel trionfo di Pm10, benzene, ossidi di azoto e monossido di carbonio nei quali siamo immersi l'idea stessa di prevenzione sia abbastanza ridicola, io non mi arrendo e mi ostino a provarci. Ma nonostante chili di arance e kiwi, litri di centrifughe carote, mele e zenzero, bustine di papaya liofilizzata, pasticche di Echinacea, impacchi di pompelmo rosa e olii essenziali bruciati in casa come se fossimo in un tempio buddista, l'influenza è arrivata. L'IMPORTANTE è che non colpisca mio marito. Perché io posso reggere tutto - le barzellette del premier, il filo interdentale della Minetti e perfino la contemporaneità tra l'ennesima ondata di pidocchi a scuola e la lavatrice rotta - ma non mio marito che con un raffreddore si trasforma in una noiosissima lagna. Essendo dotata - come tutte le donne - di una salute di ferro, sono sempre stata io ad accudire i miei in tutti i malanni possibili. Ho fatto brodini e passati di verdure, spremute, spugnature, misurato febbri, letto storie, distribuito medicinali. Ma quest'anno l'influenza ha colpito anche me. Per essere più precisi ha steso l'intera famiglia a eccezione di mio marito. Un nosocomio. «Non preoccuparti amore - ha dichiarato lui, orgoglioso di poter finalmente dare un senso al suo inespresso ruolo di capobranco - Adesso c'è papi che si occupa di tutto». Sono stramazzata. Ci sono parole che non posso più sentire senza un brivido lungo la schiena. Ma con 40 di febbre, mi sono fidata e mi sono addormentata. Poco dopo, mi ha svegliata. «Scusa amore - ha sussurrato - vorrei farti una spremuta, ma dov'è lo spremiagrumi? E soprattutto dove sono le arance?». Ho grugnito e sono risprofondata nelle tenebre, dalle quali mi sono sentita strappare presto. Non era la spremuta, bensì Federico che con gli occhi lucidi e il corpo-stufetta mi chiedeva aiuto. «Ma dov'è papà?». «Sta cercando lo spremiagrumi». Accolto il figlio maschio nel lettone, siamo svenuti assieme stremati dalla febbre sempre più alta. Dopo poco, il respiro affannoso di Alice mi ha svegliata. «Mamma mi fa malissimo la gola, ho bisogno di bere». «Ma il papà dov'è?». «Sta cercando le arance». Con questi ritmi sospetto che anche la Fiom l'avrebbe già licenziato. Fatto posto nel lettone anche alla ragazza, mi sono riaddormentata, ma dopo qualche minuto una mano mi scuoteva. Era lui, il pater familias, il capobranco che, pallido come un lenzuolo, mi implorava di portarlo al pronto soccorso: «Mi sono tagliato l'indice». Sono certa che dopo aver creato l'uomo, Dio abbia sospirato: «Posso fare di meglio...»

AUSER “IL GABBIANO” al Villaggio Laguna in piazzale Zendrini giovedì 3 marzo in occasione del carnevale fritoe e galani gratis per tutti offerti dall’associazione AUSER IL GABBIANO e dalla Municipalità di Favaro.VI ASPETTIAMO!!!

Sandra Bonzi (da La Repubblica - Milano – rubrica Stress and the city)

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LETTERATURA E POESIA

FINO IN FONDO

Racconto di Antonella Iurilli Duhamel

C’era una volta un ragazzo così ammalato che ogni suo giorno era stato speso ad osservare le vite altrui attraverso la finestra della sua piccola stanza, ed ogni istante della sua vita era stato vissuto da spettatore. Una mattina all’improvviso, sentì lungo la schiena un impeto di forza. Un senso di vigore prese il sopravvento sul timore e la debolezza; per la prima volta nella sua vita ebbe la netta sensazione che era arrivato anche per lui il momento di gettarsi dentro, di abbandonare il suo posto di osservatore. Sua madre, pur nutrendo una certa apprensione, questa volta non si oppose; non pretese di proteggerlo ad ogni costo. Anche lei fu inondata da un senso di fiducia e di speranza: dopotutto suo figlio era un ragazzo come tutti gli altri ed aveva bisogno come tutti di immergersi nella vita al di fuori delle protettive mura domestiche. Quando il ragazzo si ritrovò per strada l’aria e il sole gli sembrarono inebrianti; le persone e le cose erano nettamente diverse da come le aveva immaginate! Era possibile sfiorare i corpi delle persone, persino toccarli. Con suo stupore si accorse che ognuno di loro odorava a modo suo; attraverso i vetri non se ne era mai reso conto. Tutto era nuovo, elettrizzante, emozionante; mentre faceva queste considerazioni, ad un tratto fu attirato dalla vetrina di un negozio che vendeva dischi e strumenti musicali: bellissimi, non resistette alla tentazione di entrarci. Una meravigliosa fanciulla gli venne incontro e gli chiese: -In cosa posso esserti utile? E lui sconvolto dalla meravigliosa visione balbetto: -Un disco, quel disco. Indicò a caso la copertina di un cd sul banco, mentre dentro di sé pensava: -E’ stupenda! Come posso inventarmi per indurla ad uscire con me ? La commessa gli sorrise e gli disse: Lo vuole confezionato? -Si,si, si,… Rispose lui eccitato e spaventato dai suoi pensieri. La ragazza scomparve nel retrobottega e dopo qualche minuto ritornò con un pacchetto confezionato. Nel frattempo lui aveva fatto in tempo a scrivere il suo numero di telefono su un bigliettino per invitarla ad uscire; lo aveva collocato sul banco, ma non troppo in vista, piuttosto nascosto, quel tanto che gli consentisse di non essere notato immediatamente; solo più tardi, durante il corso della giornata, magari non appena il

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telefono fosse squillato, lei lo avrebbe sicuramente notato. Quella giornata si concluse in un mondo di fantasticherie nell’attesa trepidante di uno squillo di telefono da parte della sua principessa. L’indomani si sentì ancora meglio e decise di uscire presto per rivederla. Così come prima cosa della giornata volò verso il negozio di dischi. La ragazza era ancora lì, sorridente gli chiese nuovamente: -In cosa posso esserti utile? Lui puntò il dito su un nuovo disco; lei sparì nel retrobottega per la consueta confezione regalo. Si era reso conto che il precedente biglietto non era più lì; non seppe cosa pensare. Forse lo aveva preso, o forse era andato smarrito; forse non era interessata. Si fece coraggio e scrisse nuovamente il suo biglietto di invito collocandolo questa volta sotto il telefono, così non ci sarebbe stato il pericolo che andasse smarrito. Ancora una volta trascorse ore ed ore a pensare a quella giovane ragazza, a fare mille congetture sul loro possibile incontro, ma il telefono non squillò e lui si addormentò deluso e speranzoso allo stesso tempo. Passarono i giorni, e lui si recò più volte in quel negozio. Ogni volta posò i bigliettini in ogni luogo di quel bancone; ed ogni giorno tornò a casa sperando che fosse la volta buona. Un giorno però la ragazza del negozio di dischi non lo vide più e dopo qualche giorno decise di telefonare al ragazzo. La madre del ragazzo rispose al telefono e disse sconsolatamente che suo figlio era morto da due giorni, ma riconoscendo la ragazza e sapendo dell’innamoramento di suo figlio le chiese di incontrarla. La ragazza si recò a casa della donna; parlarono dell’incontro e della grave malattia che aveva recluso ed escluso suo figlio dalla vita e prematuramente sottratto all’affetto dei suoi cari. Poi la madre prese per mano la ragazza e la condusse di fronte ad un armadio, lo aprirono e videro intatti ancora confezionati tutti i cd che il ragazzo aveva acquistato. La mamma decise di aprirne uno e con sorpresa vi trovò un biglietto scritto dalla ragazza. Provò una forte emozione. Certamente non se lo aspettava, ed ancor più grande fu la sorpresa quando lesse: Sono onorata della tua attenzione e sarò felice di uscire con te se verrai a prendermi qui al negozio alla fine del lavoro.

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LETTERATURA E POESIA La madre fu sconvolta e con grande foga si mise ad aprire tutti i pacchetti, Ognuno di loro conteneva lo stesso identico messaggio: A quel punto tristemente pensò che forse il cuore di suo figlio avrebbe potuto battere più a lungo di fronte ad una gioia così grande, ma non aveva avuto abbastanza fiducia, non era andato fino in fondo. Raccolse tutti i biglietti li mise in una scatola e li donò alla fanciulla, sperando che almeno lei potesse trarre insegnamento da questa triste storia. Antonella Iurilli Duhamel vive nelle colline di Soave: psicologa, pittrice, scultrice, scrittrice, come donna e come artista ha approfondito tematiche che sono sempre state al centro della sua ricerca: l’identificazione del ruolo sessuale femminile e maschile, nonchè il rapporto dell’uomo moderno con le emozioni, la vita e la natura . L’abbiamo conosciuta in internet circa tre anni fa ed ha partecipato con le sue opere alla mostra fotografica “Destra e sinistra” promossa da “Blog Territori e Paradossi” tenutasi a Favaro nel 2008.

perchè tu mi oda

VI SEGNALIAMO... A cura di Francesca Delle Vedove

Un libro: Siamo solo amici E’ proprio vero che gli occhi di un “estraneo” sanno vedere quello che per noi è semplice abitudine, dettagli, profumi, visioni che abbiamo tutti giorni sotto gli occhi e perciò scontati. Ancora una volta è un “estraneo” a parlarci della magia della nostra città, di come Venezia sia tra le cose più belle del mondo: anche un semplice prosecco bevuto all’imbrunire seduti in un campo ha il sapore dell’eternità. “Siamo solo amici” è l’ultimo libro del quarantenne torinese Luca Bianchini – dal cognome un po’ veneziano –, scrittore e speaker radiofonico, che regala al lettore una commedia agrodolce sulla difficoltà di comunicare ma anche sulle possibilità di amare, ambientata tra calli, campielli ed alberghi, mixando fantasia e realtà per dare alla storia un po’ della sua storia. I protagonisti, Giacomo, un portiere d’albergo veneziano, e Rafael, ex portiere di calcio brasiliano, hanno in comune solo l’essere davanti a una porta; sono lontani di età, di carattere e di vita vissuta, ma entrambi vicini ad un appuntamento con il destino che potrebbe determinare una svolta importante nella loro vita. I due si incontrano, fanno amicizia e in un rapporto a tratti equivoco proveranno ad aiutarsi a vicenda per capire chi sono e cosa vogliono veramente dalla vita. Sullo sfondo, oltre il via vai dei clienti dell’hotel, lo scrittore accompagna chi legge dentro una Venezia tratteggiata come un acquerello, lontana dalle cartoline, in cui la gente parla ancora in dialetto e, nonostante i tempi, l’università che porta giovani da tutto il mondo ed i tanti turisti, è una città che ha ancora paura degli stranieri. Tra sorrisi e lacrime, prostitute d’alto bordo, c’è una Venezia vernacolare che temevamo di aver perduto.

Perché tu mi oda le mie parole a volte si assottigliano come le orme dei gabbiani sulle spiagge. Collana, sonaglio ebbro per le tue mani dolci come l’uva. E le vedo lontane le mie parole. Più che mie esse son tue. Si arrampicano sul mio vecchio dolore come l’edera. Si arrampicano così sulle pareti umide. Sei tu la colpevole di questo gioco sanguinoso. Esse fuggono dal mio rifugio oscuro. Tu riempi tutto, tutto. Prima di te popolarono la solitudine che occupi, e sono abituate più di te alla mia tristezza. Ora voglio che dicano ciò che voglio dirti. Perché tu oda come voglio che m’oda. Il vento dell’angoscia ancora le trascina. Uragani di sogni a volte ancora le abbattono. Senti altre voci nella mia voce addolorata. Pianto di vecchie bocche, sangue di vecchie suppliche. Amami, compagna. Non abbandonare. Seguimi. Seguimi, compagna, in quest’onda di angoscia. Ma vanno tingendosi del tuo amore le mie parole. Tu occupi tutto, tutto. Ne farò di tutte una collana infinita per le tue mani bianche, dolci come l’uva.

Io ti chiesi perché i tuoi occhi si soffermano nei miei come una casta stella del cielo in un oscuro flutto. Mi hai guardato a lungo come si saggia un bimbo con lo sguardo, mi hai detto poi, con gentilezza: ti voglio bene, perché sei tanto triste.

Pablo Neruda

Hermann Hesse

Io ti chiesi perchè

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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it - Editore Circolo Auser “Il Gabbiano” Direttore responsabile : Giorgio Marcoleoni . Redazione a cura BLOG Territori e Paradossi Associazione Culturale Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini- Redazione: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/ fax : 041.903525 e-mail : lapaginadi campalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie—Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003


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