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GENNAIO 2013 Anno IX N° 114
MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ
IL PAT E IL PIC: ECCO COME CAMBIERà CAMPALTO NEI PROSSIMI ANNI di Elena Brugnerotto Come cambia il nostro territorio nel tempo e chi decide dove piantare alberi e dove edificare case? Con l’aumento della popolazione, delle automobili, con il cambiamento delle nostre abitudini e necessità, anche la struttura urbana che ci circonda si deve adeguare. Il Consiglio Comunale con la delibera n.5 del 30 - 31 gennaio 2012 ha adottato il PAT, il Piano di Assetto Territoriale e, attraverso questo strumento, l’amministrazione ha pianificato lo sviluppo del territorio del Comune di Venezia dei prossimi anni. (continua a pag 2)
In questo numero: IL PAT E IL PIC: ECCO COME CAMBIERà CAMPALTO NEI PROSSIMI ANNI_ Aggiornamenti dal fronte... dei dirigibili_Il fosso del vicino è sempre più verde?_ La vocazione nautica di Campalto_ Campalto 2013 tra ideali e buoni propositi_ UTL, i programmi di gennaio_27 GENNAIO 2013: GIORNATA DELLA MEMORIA ALLA MOSTRA LA SHOA IN EUROPA_i comitati: cittadini che “rompono” o un valore aggiunto per l’azione politica?
L’ ERBA DI CASA NOSTRA (continua dalla prima pagina) Ma che cos’è il PAT? Il PAT è un “piano struttura” ovvero un documento di programmazione che: -- delinea le grandi scelte sul territorio e le strategie per lo sviluppo sostenibile. -- definisce le funzioni delle diverse parti del territorio comunale. -- individua le aree da tutelare e valorizzare per la loro importanza ambientale, paesaggistica e storico-architettonica. -- fa proprie le direttive generali degli strumenti sovraordinati relativi allo sviluppo di provincia e regione e degli strumenti comunali riferiti all’area vasta (Piano Strategico, Piano Urbano della Mobilità). L’adozione e approvazione del PAT, con il consenso di Regione e/o Provincia, è la condizione necessaria perché il Comune possa rendere attuabile i progetti, attraverso il Piano degli Interventi (PI). Infine i PAT sono sottoposti a VAS (Valutazione Ambientale Strategica), al fine di verificare e controllare che le scelte di piano proposte siano sostenibili. Il PAT adottato dal Comune di Venezia rappresenta il frutto del processo di concertazione con tutti i soggetti pubblici e privati presenti sul territorio e, in questo quadro generale si inserisce il PIC, il Piano Integrato di Campalto. Presentando più di 1700 osservazioni al PAT, tecnici e portatori di interesse del territorio campaltino hanno evidenziato la necessità di un disegno più particolareggiato per quest’area data la sua posizione e le sue particolarità. E così la filosofia che ha animato la definizione del PIC nasce dalla volontà di ricucire il divario tra la “Campalto vecchia” (l’attuale centro) e la “Campalto
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nuova” (il Villaggio Laguna) per mettere in collegamento queste due realtà ancora fisicamente divise. Questi accorgimenti urbanistici sono stati pensati per metterle in relazione e dare finalmente unicità alla popolazione campaltina. Analizzando nel dettaglio, da nord a sud, i vari interventi riguarderanno: -- la realizzazione del By pass che servirebbe a sgravare dal traffico del centro abitato: argomento spinoso che ha fatto discutere per anni ma che ormai è arrivato al termine (si dice che abbiano già iniziato a piantare i picchetti per il tracciato) -- la creazione di uno spazio che metta in collegamento le due chiese per ridare vivibilità al centro e una piazza per la comunità, -- la costruzione di un nuovo nucleo abitativo nei pressi dell’ex vetrinal che sia parallelo a via Orlanda e perpendicolare a via Passo in modo da cucire il divario residenziale tra il Villaggio Laguna e il centro, -- il recupero dell’affaccio alla laguna per renderlo un punto di forza della zona. A livello infrastrutturale le novità riguarderanno il nuovo complesso sportivo dietro la chiesa di San Benedetto, gli interventi per il miglioramento della viabilità nel centro scolastico Gramsci, l’utilizzo dell’ex edificio della dogana come punto logistico per l’accesso al parco della laguna, il tutto utilizzando criteri di bio edilizia e sostenibilità ambientale. Non é facile riassumere in poche righe i cambiamenti previsti e le conseguenze che porteranno ma ci auguriamo che servano a ridare dignità alla nostra cittadina che sempre più appare come una periferia schiacciata tra l’aeroporto e Venezia con il battito ritmato dai rumori del traffico.
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Aggiornamenti dal fronte... dei dirigibili di Martina Pellizzer Il 20 Dicembre si è conclusa la mostra “...quando a Campalto c’erano i dirigibili” presso il Centro Polifunzionale Pascoli, organizzata dall’Associazione Campalto Viva. Inaugurata il 3 Novembre scorso, ha riscosso un notevole successo il giorno di apertura: vi hanno partecipato le personalità politiche di rito come il Presidente della Municipalità Ezio Ordigoni e l’Assessore alle attività culturali Tiziana Agostini; e inoltre un gran numero di campaltini e non solo. Nel complesso sono stati registrati più di mille visitatori, un vanto per l’ Associazione che l’ha organizzata ma anche per il Centro Polifunzionale che l’ha ospitata: “I dirigibili richiamano un’idea romantica e risvegliano la memoria storica dei campaltini” afferma Claudio Pietrobon uno degli organizzatori e autore del libro “Mestre in grigioverde” da cui è tratta la mostra. Volendo analizzare i partecipanti si è riscontrata una maggior affluenza di visitatori dei paesi limitrofi, come Marcon, Venezia e Mestre, che hanno trovato l’esposizione interessante e si sono meravigliati nell’osservare, grazie alle numerose fotografie esposte, luoghi
di cui avevano solo sentito parlare da qualche parente. C’è chi ha riconosciuto il nonno o lo zio caduto in guerra, grazie alla sezione dedicata ai caduti del comune di Favaro nel periodo 1915-18. Toccando un tema sicuramente non comune, come quello del conflitto aereo, l’esposizione è stata visitata dall’Ammiraglio Sfera, direttore del museo navale di Venezia, ma anche dal responsabile del Museo “Francesco Baratta” di Sant’Agostino di Romagna. In conclusione la mostra è un motivo di orgoglio per l’Associazione organizzatrice, ma anche per tutti i volontari che vi hanno partecipato. Da ricordare inoltre come tutte le Associazioni campaltine abbiano collaborato durante l’apertura, anche solo accogliendo i visitatori. La mostra, insomma, vuole essere un punto di partenza e non di arrivo per sviluppare notevolmente la storia di Campalto del periodo, infatti si continuerà a lavorare in vista del centenario del primo conflitto mondiale del 2015. Ci si augura, che nel frattempo, essa trovi una collocazione adeguata e che non finisca nel dimenticatoio.
Il fosso del vicino è sempre più verde? di Francesca Rismondo La pagina di Campalto è stata lungimirante quando, in un articolo di ottobre 2011 (numero 100!!), veniva presentato il “problema fossi”. L’interramento, o la mal gestione, di tali condotte, causa una serie di problematiche come la scomparsa di alcuni habitat e la mancanza di sistemi in grado di drenare le acque in caso di allagamenti ed esondazioni. La Provincia di Venezia, notando l’intensificarsi di fenomeni piovosi, ha promosso con il centro internazionale Civiltà dell’Acqua, una campagna a favore della gestione dei fossi privati, attraverso la creazione di un vademecum. In tale opuscolo divulgativo sono riportate le buone pratiche di gestione dei fossi, elaborate sulla base dello “Schema di Regolamento sui fossi privati e comuni a più fondi”. Questo regolamento è stato realizzato per colmare la lacuna esistente nella salvaguardia degli elementi idraulici minori che non sono gestiti da enti pubblici. Il vademecum è organizzato in domande e risposte, semplici e concise, riguardanti prescrizioni e suggerimenti per il mantenimento delle funzionalità della
rete di scolo e regolamentare le attività nei pressi di tali strutture. Viene così definita la distanza minima per la costruzione di manufatti o per le coltivazioni, chiamata “fascia di rispetto” e ne sono indicate le dimensioni; è disciplinato lo scarico all’interno del fossato di acque reflue e proibito l’uso di diserbanti chimici nell’alveo o sulle sponde del fosso. Attraverso tale opera si cerca inoltre di evitare il tombinamento e l’interramento, che costituiscono seri problemi per la capacità del territorio di assorbire ingenti carichi d’acqua che sempre più sono causati dai fenomeni atmosferici intensi e brevi. Negli allegati di tale guida, è specificato il ruolo fondamentale dei Consorzi di Bonifica, enti territoriali incaricati della tutela del territorio, e sono riportate le tipologie di siepi agrarie da utilizzare, che possono essere scelte in cinque moduli differenti. Come la guida vuole suggerire, è importante che ognuno si senta gestore dei flussi delle acque nei propri terreni e sia responsabile di questa importante risorsa che possiede.
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La vocazione nautica di Campalto di Francesca Rismondo
I lettori assidui della Pagina ricorderanno due articoli che avevamo pubblicato (maggio e giugno 2012) sul tema della rinascita dell’Osellino. Il progetto di riqualificazione proposto dal Consorzio di Bonifica Acque Risorgive era stato presentato nel nostro giornalino dall’ing. Carlo Bendoricchio. Questo prevede il rifacimento degli argini per porre in sicurezza idraulica la zona, la bonifica dei fanghi contaminati attraverso dragaggi e fitodepurazione da parte di piante specifiche, con l’obiettivo di rendere più vivibile e fruibile ai cittadini questo canale. Per realizzare la fitodepurazione e diminuire l’apporto di nutrienti in laguna si è pianificata la chiusura attraverso paratoie a ventola che rimarranno chiuse per la maggior parte dell’anno. Tale misura ha sollevato numerose proteste, come ricordavamo nei numeri precedenti. In questo articolo prendiamo in considerazione una delle voci della protesta, quella dell’Associazione canoistica “Arcobaleno”, rappresentata da Tito Pamio, che ci spiega un po’ il punto di vista “acquatico”. Il progetto proposto dal Consorzio è ovviamente penalizzante per chi, come molti a Campalto, possiede un’imbarcazione (sia essa a remi o motore) e deve passare dall’Osellino alla laguna. A Campalto l’unico diretto sbocco in laguna è rappresentato dal Passo Campalto, luogo in cui lo spazio è limitato e le persone a voler fruire della risorsa “acqua” sono molte. Così spesso nascono dissapori e problemi organizzativi, soprattutto quando i kayakers dell’associazione Arcobaleno partecipano a manifestazioni più ampie e il loro numero aumenta. Il progetto dell’Osellino potrebbe quindi essere una buona occasione per creare una struttura che accolga le barche e fornisca un accesso diretto alla
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laguna. Tito Pamio d’idee ne ha tante, alcune più realizzabili di altre, che nascono sì da una necessità della sua Associazione, ma sono rivolte anche all’interesse collettivo dei natanti. L’idea più complessa è quella che prevede la creazione di due “buchi” sull’Osellino, cioè di aperture sulla laguna: uno per le barche a motore davanti al Villaggio Laguna e uno davanti alla zona dei terreni comunali di Via delle Barene, per le imbarcazioni di nautica naturale (a remi, a pagaia, a vela). Questo si era già fatto in passato per consentire uno sbocco diretto per l’Aeroporto di Venezia sulla città. Tale proposta ovviamente vanificherebbe le operazioni di fitodepurazione e la chiusura dell’Osellino non sarebbe possibile. Altre sono le soluzioni trovate da Tito che possono essere realizzate insieme al progetto di riqualificazione dell’Osellino: creare un ponticello che colleghi il deposito dell’Associazione Arcobaleno direttamente alla barena retrostante, con uno sbocco diretto sulla laguna. Questo era già stato ipotizzato anche nel progetto dell’”Oasi delle barene di Campalto” promossa dalla Salsola e dal WWF, e risponderebbe alle esigenze dei canoisti, che non sarebbero più costretti ad andare al Passo. Altra soluzione potrebbe essere quella di creare un approdo nella zona bonificata cosiddetta delle “Terre bianche” o fosfogessi. Tale operazione è ovviamente limitata dalla interdizione dell’area, e potrebbe essere svolta solo dopo verifica del riutilizzo dell’area stessa. Tutte queste proposte nascono dalla peculiarità del nostro paese, come molti altri terreni della gronda lagunare, di essere luoghi “di terra e di acqua”, luoghi in cui questi due mondi convivono e interagiscono tra loro.
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Campalto 2013 tra ideali e buoni propositi di Martina Zorzi
Si dice “anno nuovo vita nuova”. Siamo nel 2013, il mondo non è finito come avevano previsto i Maya e siamo ancora alle prese con il solito tran tran, chi più chi meno. Ogni anno si parla di buoni propositi, per lo più riferiti a se stessi: smettere di fumare, impegnarsi di più in qualcosa, mettersi a dieta, ecc. E se parlassimo di buoni propositi in riferimento alla città in cui viviamo? Negli ultimi giorni di dicembre ho raccolto un po’ di opinioni, tra cittadini e negozianti di Campalto, curiosa di sapere quali fossero i loro buoni propositi: cosa vorrebbero fare o vorrebbero migliorare di Campalto? Le opinioni che sono emerse sono varie e diverse, alcune più concrete, altre più generali, ed alcune in particolare a mio parere stimolanti. I più giovani vorrebbero un maggiore coinvolgimento: Alessandro vorrebbe un locale più a portata di giovani, e sulla stessa scia Valeria vorrebbe un posto in cui ascoltare musica dal vivo. Camilla, senza nulla togliere a quelle già esistenti, vorrebbe un’associazione più aperta a nuove idee e slegate da vincoli religiosi o politici, in cui tutti possano esprimere la propria idea senza condizionamenti. Si sale con l’età e si passa ad esigenze più pratiche: “Un punto clinico” dice Nereo “Sarebbe auspicabile”, soprattutto, deduco, se si pensa all’elevato numero di anziani nella nostra società e la difficoltà loro e di chi li accompagna di spostarsi da un punto all’altro. Sulla stessa linea d’onda, le signore che incontro alla fermata dell’autobus, dopo qualche chiacchiera, mi dicono che vorrebbero un autobus che portasse direttamente all’ospedale. Anche i commercianti hanno le loro idee di rinnovamento: “Io penso che sarebbe utile un
imbarcadero” dice Fabrizio Mazza della tabaccheria di piazza Campalto “Avevo lanciato questa proposta anni fa ma non le è stata data rilevanza. Sarebbe invece comodo per tutti coloro che vanno a lavorare a Venezia”. Patrizia amava il carnevale e lo rivorrebbe, se necessario anche con maggiore impegno da parte dei cittadini nell’organizzazione. C’è chi risponde semplicemente “A Campalto manca tutto”, e poi c’è Mara che invece vorrebbe una cioccolateria o un locale dove si possa consumare qualcosa seduti, qualcosa di più accogliente “e senza giocatori d’azzardo”. Molti desideri dunque, che sono accomunati dalla volontà di rendere Campalto una città più viva. Ciò che noto è che sono in minoranza i commenti di chi desidera mettersi in gioco in prima persona per perseguire un obiettivo, per realizzare qualcosa. È comprensibile se si pensa al già troppo poco tempo che ognuno di noi ha per dedicarsi alle attività che preferisce, e non è facile trovarne altro. Ma può sempre essere il momento per una riflessione, ed è con questa che voglio accompagnarvi in questo inizio 2013. Vuoi lasciare anche tu la tua opinione? Scrivici sulla nostra pagina Facebook!
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ASSOCIAZIONI AUSER “IL GABBIANO” CAMPALTO
Corsi di fotografia
Considerate le richieste pervenuteci, a febbraio Blog Territori e Paradossi darà il via alla nona edizione del corso “Introduzione alla fotografia digitale”. Il corso è rivolto a coloro che desiderano apprendere i fondamentali concetti riguardanti la fotografia e le loro principali applicazioni al sistema digitale. Il progetto didattico persegue i seguenti obiettivi: affrontare i principi teorici fondamentali della tecnica fotografica, e le problematiche più comuni in fase di scatto e di post-produzione. Introdurre i fondamenti di analisi dell’immagine (lettura di un’immagine, composizione, equilibrio ecc.) e la tematica dell’Arte nella fotografia. Sollecitare nei partecipanti non solo il desiderio di realizzare foto tecnicamente corrette, ma anche di ricercare per esse le migliori possibilità comunicative. E’ prevista anche un’uscita fotografica a tema. Il corso si svolgerà nella serata di del martedì presso il Centro Polifunzionale Pascoli a Campalto. Nella foto i volontari per “Ausilio Spesa” Lucia Seno, E per tutti gli appassionati prenderà il via ad aprile Giuseppe Varagnolo, Giuseppe Lugato, Bruna Busso uno workshop sul ritratto fotografico: due weekend e Maria Soffiato. tutti dedicati a questo affascinante e sconfinato genere fotografico durante il quale saranno prese in considerazione tecniche e attrezzature, dove si sperimenteranno gli scatti in varie location e situazioni (all’aperto, al chiuso con luce naturale, al chiuso con apparecchiature da studio). Il corso è rivolto a coloro che già hanno acquisito le principali nozioni di tecnica fotografica. Per informazioni ed iscrizioni: mail info@territorieparadossi.it ; Alessandro Scarpa 33….. Giuliano Brandoli 3388222799 LA SICUREZZA INFORMATICA Presso il Centro Polifunzionale Pascoli a Campalto, a cura dell’associazione Blog Territori e Paradossi, si terrà un’interessante incontro riguardante la sicurezza nei personal computer. Federico Pietrobon, giovane ed esperto informatico, illustrerà quelli che sono i rischi più comuni per i nostri PC e quali possono essere le contromisure da adottare per non trovarci con una macchina ingestibile. Si parlerà di virus e di anti virus, di malware, di pishing e soprattutto delle attenzioni da adottare per non trovarsi impelagati nello sconfinato mondo di internet. L’incontro è ad ingresso libero e si terrà alle ore 15.00 di sabato 26 gennaio.
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ASSOCIAZIONI
università del tempo libero Città di Mestre
lezioni del mese di gennaio L’UTL propone, nelle sue due sedi mestrine, dei cicli di lezione di durata variabile che si svolgono settimanalmente. Riteniamo sia utile segnalarle per mettere in rete le associazioni che, a vario titolo, propongono momenti culturali e di incontro per i cittadini. Per info: Paola Fenzo tel 041984529 o 3473936732 Segreteria aperta in via Poerio 19, secondo piano da lunedì a venerdì, ore 9.30 - 11.30, .
Istituto Berna, in via Bissuola
Centro civico Manin, in via Rio Cimetto
Storia dell’arte: dal romanico al ‘500 Liliana Trapani (12 ore) La leadership nell’esperienza di Sir Ernest Shakleton Armando Cargnello (5 ore) Parole tematiche: affetti familiari, animali reali e simbolici Renato Sessa (4 ore) Navigare per mare e in laguna Sergio Dubini (4 ore) Potere e volere: due modi per avere successo Francesco Livore (6 ore) Le rivoluzioni Silvia Rizzo (6 ore)
La Turandot di Puccini Gabriella Cucchini (4 ore) I miti Espedita Grandesso (6 ore) Terra, acqua, fuoco, aria, legno: di che segno sei? Antonietta Brugnoli, Fiammello Cacco (5 ore) Grande e piccolo in fisica Antonio Rota (6 ore) Viaggi: in Islanda e nel sud-est asiatico Gianni Semenzato (2 ore) Le banche e le assicurazioni Stefania Herich (3 ore)
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vi segnaliamo 27 GENNAIO 2013: GIORNATA DELLA MEMORIA ALLA MOSTRA “LA SHOA IN EUROPA” di Romena Brugnerotto
C’è chi dice che studiano la Storia si evitano di commettere degli errori, chi invece dice che l’umanità non è in grado di imparare nulla e che continuerà a commettere sempre gli stessi errori. Comunque la pensiate, anche quest’anno, il 27 gennaio 2013, si celebrerà il Giorno della Memoria: si tratta di una giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Auschwitz, scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista. Molti di noi hanno visto film, letto testimonianze e libri su questo argomento, magari anche visitato questi luoghi tristemente famosi, sono stati ad Auschwitz o nella più vicina Trieste a visitare le risiere di San Saba. E credo che nessuno sia uscito da questi luoghi senza aver portato con se delle sensazioni mai provate prima. Quest’anno non servirà andare molto lontano se vogliamo trascorrere quel giorno cercando di ripercorrere nella memoria quei tristi avvenimenti. Il Museo Ebraico di Venezia (all’interno del Ghetto) ospita infatti la mostra “La Shoah in Europa”: si tratta della prima mostra italiana a carattere divulgativo che ricostruisce la storia del genocidio degli ebrei ed è curata dal Mémorial de la Shoa di Parigi (la più antica istituzione al mondo per la ricerca
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e conservazione della memoria del genocidio degli ebrei). L’inaugurazione è avvenuta il 5 dicembre 2012 e la scelta della data non è stata casuale in quanto il 5 dicembre 1943 avvenne il primo rastrellamento degli ebrei veneziani. La mostra, che si compone di documenti, articoli di stampa, fotografie e filmati, si apre con l’ascesa del nazionalsocialismo i Germania (1933) con l’affermarsi delle prime misure antisemite; racconta poi l’attuazione del progetto di sterminio, fino al processo i Norimberga, che tra il 1945 e il 1946 ha visto imputati coloro che questo sterminio l’avevano progettato e realizzato. La mostra è pensata proprio come strumento di conoscenza e comprensione, quindi verrete guidati in un percorso di comprensione pensato anche per la visita di scolaresche e ragazzi. Mi rendo conto che forse l’argomento è un po’ ostico, non è certo una mostra di bei quadri o una fiera campionaria, ma sicuramente può essere anche di stimolo a chi cerca alternative alla passeggiata al centro commerciale la domenica visto che durante l’inverno non è particolarmente piacevole stare all’aperto.
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Vi consigliamo… (a cura di Francesca Delle Vedove) Come ti è venuto in mente di scrivere un romanzo e autopubblicarti? Molto spesso mi capita di guardarmi attorno, mi sento un osservatore e la società in cui ci troviamo offre un’infinità di spunti a chi li sa cogliere. “Clinica mente” era una storia che avevo in cassetto da parecchio tempo e mi dispiaceva che rimanesse lì per sempre. Ultimamente mi ero reso conto che era ancora attualissima e così mi son buttato... Il romanzo, come si può leggere all’inizio, non è autobiografico ma chi ti conosce, su questo punto, afferma che non è proprio così. Giulio è sull’orlo di una crisi esistenziale. Fatica ad adeguarsi alla società moderna e non riesce ad accettare il rapido trasformarsi della sua città. “Clinica mente” è la storia di due amici, un delitto e un mistero, dipinta alternando toni cupi e tinte forti. Un viaggio che scava nel lato oscuro e sconosciuto della mente dei protagonisti, sullo sfondo di un pianeta che precipita verso una decadenza senza possibilità di ritorno. Quando ho saputo che “el Tira” aveva scritto un libro, sono rimasta colpita. Matteo Tiraoro è un ragazzo, per me da e per sempre, del patro. L’ho conosciuto lì e lo ricordo in quegli anni in cui il luogo di incontro della compagnia era la chiesa di Campalto, dentro o fuori. Sempre sorridente, mai arrabbiato, con l’anda del tranquillone che raramente parla a sproposito, ma sempre con il pretesto di divertire. Sapere che scrivere per passione si può, anche nel piccolo, per i proprio amici e per la propria città, fa di un piccolo sogno una meta più vicina. Giulio è un po’ ognuno di noi, un ragazzo tormentato dal presente, dall’inafferrabile evolversi delle cose. Vive nell’utopia di un mondo equilibrato, del rispetto della natura e delle persone, come dovrebbe essere ma non è. Dietro di lui, lo scrittore, che mette sulla carta quello che vede e sente nella società di oggi. Che dire... buona lettura e bravo Teo!
Ovviamente non è la mia biografia ma per forza di cose dentro c’è molto di me. Uno che scrive lo fa di cose che conosce o ha vissuto. Per forza di cose ci sono molti spunti presi dalla mia esperienza personale. I miei amici si son divertiti a scovarli tra le righe, ma in realtà il romanzo “strizza l’occhio” a temi che guardano in tutt’altra direzione. E cioè? Il mondo che avanza, la società che regredisce, l’amicizia, l’amore, la ricerca di un equilibrio interiore che tutti dovremmo fare... insomma dentro ci sono molte cose. Pensi che ripeterai l’esperienza di scrivere un libro? Autopubblicarsi è una soddisfazione personale, poi si cerca solo di non rimetterci né economicamente e né a livello di “immagine”. Per l’ottimo lavoro che è stato fatto mi sono appoggiato ad un gruppo di persone speciali. Ringrazio in particolar modo: Sara, Elisa, Mirko ed Enrico. Chissà che un giorno non riesca a riprendere la penna in mano e ricominci a scrivere ancora una volta per il piacere di farlo.
chi legge impara a pensare con la propria testa: digli di smettere, è pericoloso per il sistema!
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parliamone...
i comitati: cittadini che “rompono” o un valore aggiunto per l’azione politica? di Gianfranco Albertini
Uno dei fenomeni più interessanti di questi ultimi anni è costituito dal proliferare di comitati e movimenti formati generalmente da cittadini comuni. Etichettati spesso come “quelli che dicono no a tutto” sono talvolta invisi all’opinione pubblica, soprattutto quella che vive le cose in maniera epidermica e che non ama andare a fondo del perché delle cose. Altrettanta antipatia suscitano poi in quelli che sventolano la bandiera de “la politica del fare”. Se è vero che spesso la protesta sta alla base della genesi di questi gruppi, altrettanto vero è il fatto che a causarla sono disservizi, ritardi, scarsa attenzione nei confronti delle esigenze dei cittadini da parte delle pubbliche amministrazioni. A Campalto abbiamo recentemente vissuto la mobilitazione cittadina che, dopo la scomparsa di Giulia nel 2007, ha portato all’allontanamento dei mezzi pesanti da via Orlanda o le manifestazioni contro il nuovo carcere. Concludo con un nuovo esempio. Via Altinia, la strada provinciale che collega Favaro Veneto a Dese, non può essere certamente definita sicura. Considerando che è l’unico collegamento tra le due frazioni e costituisce l’accesso primario ai Boschi Ottolenghi e Zaher, è percorsa da auto, che non raramente viaggiano a velocità sostenuta, mezzi di trasporto pubblici e ciclisti. La scorsa primavera Regione, Provincia e Comune raggiungevano un accordo per mettere in cantiere una pista ciclabile comoda e sicura. Giunto il momento di concretizzare il progetto, mentre il Comune e, parzialmente, la Regione confermavano il loro impegno economico, la Provincia condizionava la sua partecipazione alla vendita di un pacchetto di quote azionarie di SAVE. Da ciò lo stop e la ferma protesta dei vertici della Municipalità, Presidente Ordigoni in testa, e dei cittadini di Dese con il parroco don Torta in prima linea. Così, fresco fresco, nasce un comitato cittadino con lo scopo di attirare l’attenzione su questo problema e su quello della sicurezza in generale. Speriamo che quest’azione, accompagnata da una raccolta firme e da una serie di manifestazioni che saranno organizzate in un prossimo futuro, riesca a smuovere le coscienze e, soprattutto, richiamare la Provincia al rispetto degli accordi presi. Le ultime notizie riportate prima di Natale dalla stampa locale lascerebbero intendere che qualcosa si stia muovendo: speriamo che non si tratti solo di voci ma corrisponda a precisi impegni.
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E’ mia opinione quindi che, quando l’azione dei comitati passa dalla sola protesta alla proposta consapevole e responsabile, libera da condizionamenti di parte, vada presa nella più alta considerazione in quanto mette in campo il desiderio dei cittadini di partecipare attivamente alle scelte politiche. Ciò può rappresentare un valore aggiunto all’azione delle amministrazioni locali che troppo spesso sono lontane dal percepire le reali esigenze del territorio o sono condizionate nelle loro scelte da interessi di partito o, peggio ancora, dalla contrapposizione delle varie fazioni. Stiamo vivendo un momento sotto vari aspetti complesso e l’approssimarsi delle scadenze elettorali costituisce un invito affinché ogni cittadino si interessi consapevolmente della cosa pubblica e di ciò che avviene nel proprio territorio attraverso la partecipazione responsabile. La semplice protesta o la critica distruttiva, accompagnata spesso da insulti, sono altrettanto inutili quanto la remissività di chi dice “tanto non cambia niente, sono sempre i soliti che decidono”.
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RILASSIAMOCI!
L’amgolo delle Cazzate I calcoli renali si possono fare a mente? Una rosa senza spine va a pile? Un omino tondo che ha una casa tonda, entra nella casa tonda con le chiavi tonde, sale le scale tonde, apre la porta tonda della camera tonda, apre il cassetto tondo del comò tondo, cerca le chiavi tonde della macchina tonda, esce dalla camera tonda, scende dalle scale tonde ed esce dalla casa tonda, raggiunge la macchina tonda, apre la portiera tonda, infila la chiave tonda, la gira... ma la macchina non parte. Allora dice: - Qui c’è qualcosa che non quadra!!! Lo sapevate che se chiamate il Re dei nani vostra altezza quello vi condannerà a morte? Lo sapevate che la sorella di John Travolta da un camion è morta? Cosa fanno due caramelle in un campo di calcio?
Si scartano
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A cura del Circolo Ricreativo Culturale AUSER “Il Gabbiano” ONLUS (auser.ilgabbiano@alice.it) Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni. - Redazione a cura di: BLOG - Territori e Paradossi Associazione Culturale. - Redattori: Giuliano Brandoli, Daniele Conte, Chiara Foffano, Elena Brugnerotto, Francesca Delle Vedove, Carlo Albertini, Romena Brugnerotto, Martina, Zorzi, Martina Pellizzer, Francesca Rismondo- Redazione: Piazzale Zendrini 22 Campalto (VE) Tel/fax : 041.903525 - E-mail: lapaginadicampalto@gmail.com Stampato in proprio n° 2000 copie Registrazione presso il Tribunale di Venezia n° 1461 del 24 settembre 2003