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Una famiglia di Romano si prende cura dei monumenti della Grande Guerra per ridare dignità ai cippi dimenticati...continua

a pagina XVIII

Profugo a dieci anni, ricordi del mio esodo: la testimonianza di un giovane cittadino rosatese per onorare la Memoria...

continua a pag. VIII

È UN HOBBY CHE ACCOMUNA ADULTI E BAMBINI, APPASSIONATI DI VOLO E DEL FAI DA TE, AMANTI DELLA VITA ALL’ARIA APERTA E SPERIMENTATORI DELLE LEGGI DELLA DINAMICA, ESPERTI DI MECCANICA MA ANCHE DI ELETTRONICA...A pag.XII

“Fu Tribunale di Bassano”

Colloquio con Armanda Diamantini

Poiché il Tribunale di Vicenza, dopo la soppressione di quello scledense e bassanese, è al collasso, conviene riportare a Bassano una parte delle... Continua a pag. XVI

Bassano è un’isola felice per quanto riguarda la donazione del sangue. Parola di Armanda Diamantini, direttrice del Servizio Immunotrasfusionale... Continua a pag. XXII

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bassano | sanità

CONFERMATO PER LA SECONDA VOLTA IL PREMIO UNICEF

L’ospedale San Bassiano è amico dei bambini

L’

iniziativa «Ospedale Amico dei bambini» è stata lanciata nel 1992 al fine di assicurare che tutti gli ospedali accolgano nel migliore modo possibile i neonati, diventando centri di promozione e sostegno per l’allattamento al seno grazie all’applicazione di dieci norme specifiche richieste da Unicef e Oms in favore di questa pratica nutrizionale.

di Cristina Lunardon

in Italia di cui due nel Veneto. L’Azienda Sanitaria ULSS 3 di Bassano, in linea con le raccomandazioni dell’ Oms e dell’Unicef, oltre che con i piani nazionali, regionali e locali di prevenzione e promozione della salute, sostiene questo progetto dal 1995, anno in cui l’ospedale San Bassiano ha aderito all’iniziativa. Ottenuto nel 2001 il riconoscimento di “Ospedale amico dei bambini”, la struttura ha superato nel 2006 la prima

Oggi sono più di 20mila gli ospedali in 156 paesi che hanno ottenuto il riconoscimento, 22

PER DIVENTARE UNA CITTÀ AMICA DEI BAMBINI

“LOCALI PER USCIRE A CENA CON ANGOLI GIOCHI DECENTI!! NON STRIMINZITI E IN MEZZO A GENTE DI OGNI TIPO, DOVE DEVI PASSARE IL TEMPO A CONTROLLARE CHE TUO FIGLIO NON ESCA CON UN OCCHIO NERO O IMPARANDO UNA BESTEMMIA.”

Si chiama “Essere mamma a Bassano e dintorni” la pagina Facebook che raccoglie oltre mille iscritte, rigorosamente mamme o future mamme che vivono nel territorio bassanese.

“Le aziende dovrebbero avere l’Asilo nido disponibile x le mamme lavoratrici, visto ke con la crisi gli asili hanno prezzi esagerati e non tutti possono permetterselo. In tal modo la mamma farà meno assenze dal lavoro”

Alcune di loro hanno accettato di rispondere in rete alla domanda:

“Che le aree riservate ai parchi giochi pubblici di quartiere siano mantenute in condizioni decenti! Cartacce ovunque, erba sempre alta e i giochi in legno rotti o pieni di schegge pericolose!!!”

Cosa vorresti ci fosse in città per te e tuo figlio?

“CHE L’ASL SOSTITUISCA GLI SPECIALISTI DURANTE LA LORO MATERNITÀ INVECE CHE ELIMINARE IL SERVIZIO COSTRINGENDO I GENITORI A PAGARE PRIVATAMENTE”

Ecco le risposte: “IN LINEA DI MASSIMA DEI POSTI UN PO’ PIÙ LARGHI RISERVATI ALLE MAMME NEI PARCHEGGI..”

“Piste ciclabili...devo sempre andare nel marciapiede con i bimbi...tre anni fa mio figlio faceva la 4 elementare,andava a scuola da solo con un amichetto e una vigilessa li ha fatti scendere dal marciapiede...quando io il giorno successivo ho protestato con un altro vigile mi ha detto che poi i pedoni si lamentano... conclusione...mio figlio va alle medie al Vittorelli e sale ancora sui marciapiedi...” “Anche con Alice la mia bimba vado a scuola con la bici ..da S. Eusebio al Pascoli alla Trinità tutto sui marciapiedi...Passo vicino a due scuole, Scalabrini e Bellavitis...tutti i ragazzi corrono sui marciapiedi o rischiano la vita..”

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II

“Una stanza giochi (tipo parco al coperto) comunale attrezzata, ad accesso libero con angolo ristoro per le mamme per fare due chiacchiere e dove portare i bimbi quando piove.” “QUOTO ANCHE IO LE PISTE CICLABILI, A VOLTE BASTEREBBERO ANCHE I MARCIAPIEDI, PERCHÈ IN POSTI PERICOLOSI A VOLTE NON CI SONO NEMMENO QUELLI...” “Mancano servizi aggiuntivi per le mamme che non hanno il part time; fino alle 18 alla scuola materna con il posticipo sei coperta ma quando si passa alle elementari e alle medie e’ tutto più’ difficile...”


IL DECALOGO INTERNAZIONALE PREVEDE LA PROMOZIONE ED IL SOSTEGNO DELL’ALLATTAMENTO AL SENO ESCLUSIVO FINO AL SESTO MESE DI VITA DEL BAMBINO E IL PROSEGUIMENTO DELL’ALLATTAMENTO MATERNO, ASSOCIATO AD UNA ALIMENTAZIONE COMPLEMENTARE APPROPRIATA, ANCHE FINO AI DUE ANNI E OLTRE, SE MAMMA E BAMBINO LO DESIDERANO.

rivalutazione, confermata nel 2013 dopo una serie di verifiche sul mantenimento degli standard e formalizzata nei giorni scorsi con la consegna all’Azienda sanitaria, da parte dei rappresentanti Unicef, della pergamena con l’ambito riconoscimento. Il decalogo internazionale prevede la promozione ed il sostegno dell’allattamento al seno esclusivo fino al sesto mese di vita del bambino e il proseguimento dell’allattamento materno, associato ad una

alimentazione complementare appropriata, anche fino ai due anni e oltre, se mamma e bambino lo desiderano. Inoltre, le famiglie vengono protette da qualsiasi tipo di promozione o pubblicità di sostituiti del latte materno, biberon, tettarelle e paracapezzoli e sono sostenute da operatori formati in maniera specifica, che offrono supporto alle mamme nel caso non riescano ad allattare naturalmente il loro bambini. Anche

il

momento

“In centro mancano bar pensati per le mamme, è difficile cambiare in un bagno un bimbo piccolo o entrare in un bar con un paio di passeggini/ carrozzine. E poi sono arrabbiatissima perché hanno fatto la biblioteca per i bimbi piccoli,per avvicinarli alla lettura,ma ogni volta che ci vado o che ci vanno persone che conosco, i bambini vengono ripresi perché fanno confusione! Hanno fatto la sala sopra l’aula di studio e in più hanno messo una pedana che anche solo camminandoci sopra, rimbomba! Per quanto si possa raccomandare ad un bimbo di 3 anni di far piano, non potrà mai essere silenzioso come un adulto. Insomma mi/ci ritroviamo a non andare in biblioteca, per quanto mio figlio mi chieda esplicitamente e spesso di accompagnarlo, perché so già che qualcuno verrà a lamentarsi” “SERVIZIO SCUOLABUS X LE MATERNE ED ELEMENTARI? SAI QUANTO TRAFFICO IN MENO!” “In Prato S.Caterina manca uno spazio riservato ai cani...mi spiego:ieri ci siamo andati con i ns bimbi e c’erano cani liberi ovunque,anche nel parco giochi!Lo trovo poco igienico e potenzialmente pericolo e penso che, essendo il parco davvero enorme, si potrebbe recintare un’area dedicata agli amici a 4 zampe.. ma fuori da li’, guinzaglio e sacchetto x pupu’ obbligatori!!!e multe a chi trasgredisce!!!concordo poi sulla necessità di un servizio di scuolabus almeno x le elementari (forse all’infanzia sono troppo piccoli)...e piste ciclabili!!!” “A SAN GIUSEPPE MANCANO LE PISTE CICLABILI E I MARCIAPIEDI, RISCHI LA VITA PER ANDARE A SCUOLA A PIEDI, INOLTRE MANCA UN PARCO GIOCHI FUORI DALLA PRIMARIA.. SIAMO ALL’ETÀ DELLA PIETRA...”

del

parto

rientra nel protocollo: durante il travaglio è possibile camminare, mangiare cibi leggeri, bere e decidere di alleviare il dolore senza l’uso di farmaci ed al momento del parto la mamma può assumere la posizione che preferisce. Dopo il parto la mamma può tenere il bambino sempre con sé nella stanza (rooming-in), per riconoscere i segnali di fame e facilitare l’allattamento al bisogno, pratica che è raccomandata anche dopo la dimissione per favorire la relazione madre bambino.

“Un riconoscimento che premia per la seconda volta non soltanto l’efficienza e l’efficacia della struttura, ma anche le persone che vi operano” è stato il commento del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha riconosciuto l’impegno del San Bassiano in questa impresa non facile,vista la rigidità dell’Unicef nella verifica delle caratteristiche necessarie.

“Più parcheggi anche in centro riservati alle mamme con bambini piccoli, mi aggiungo all’idea del fasciatoio nei locali e magari un angolino appartato per allattare. Ottima l’idea dello spazio comunale quanto piove, ma anche organizzare un punto di ascolto per le mamme quando si sentono tristi o incomprese!” “PIÙ ASSISTENZA PRATICA DOPO IL PARTO, SI ESCE DALL’OSPEDALE CON IL PANICO DI NON SAPER FARE NEMMENO UN BAGNO A TUO FIGLIO...SOPRATTUTTO SE NON HAI POTUTO TENERLO CON TE DIRETTAMENTE DURANTE LA DEGENZA...” “Qualche anno fa presso gli asili nido comunali di Bassano dopo le 16,15 organizzavano degli incontri chiamati “spazio 0/3” .Le mamme andavano in sezione e c’era un’educatrice ke gestiva i materiali e il luogo ma soprattutto i bimbi e le mamme conoscevano giochi e persone nuove...Non so se l’hanno tolto x soldi o xké non c’era gente...xò era una bella occasione di aggregazione.” “PISTE CICLABILI DECENTI (E CHE NON CHIAMINO PISTA CICLABILE QUELLA STRISCIA GIALLA PERICOLOSISSIMA IN VIA PAROLINI!!) E L’IDEA DEL PARCO GIOCHI COPERTO!” “Secondo me oltre al corso pre parto servirebbe più un corso post parto. Delle lezioni per affrontare anche la solitudine e i problemi che possono crearsi.Parlare parlare parlare... tutto sembra bello prima di partorire. Poiiiiii.......Beh sì...in Inghilterra l’ostetrica va a casa delle mamme le prime settimane dopo il parto!”

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presentazione | indice

Editoriale

Anno nuovo, veste nuova ALLEGATO GRATUITO A LA PIAZZA - IL QUINDICINALE DI ANNUNCI E APPUNTAMENTI ANNO 0 - NUMERO 12 28 FEBBRAIO 2014 AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE DI BASSANO DEL GRAPPA N°7/94 DEL 7/10/94 DIRETTORE RESPONSABILE

Cristina Lunardon EDITRICE

LA PIAZZA NOTIZIE COMPIE UN ANNO. NEL MARZO DEL 2013 ABBIAMO INAUGURATO IL PRIMO NUMERO DEL NOSTRO INSERTO, UNA BELLA SFIDA CHE CI HA EMOZIONATO AD OGNI USCITA, CENTRANDO L’OBIETTIVO CHE CI ERAVAMO DATI: FAR QUADRARE IL CERCHIO, OFFRIRE AI NOSTRI LETTORI NON SOLO UN PRODOTTO EDITORIALE DI PRATICA UTILITÀ, ARRICCHITO NEGLI ANNI DA UNA SERIE DI RUBRICHE E DI INSERTI CHE NE HANNO FATTO LA DIFFERENZA NEL PANORAMA EDITORIALE LOCALE, MA ANCHE UN DIVERSO PUNTO DI RIFERIMENTO NEL VARIEGATO MONDO DELL’ INFORMAZIONE GIORNALISTICA DEL TERRITORIO. ABBIAMO DATO VOCE ALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA MA ANCHE AI SEMPLICI CITTADINI PROTAGONISTI DI IMPRESE ECCEZIONALI, ALLA PROTESTA POPOLARE E AL PUNTO DI VISTA ISTITUZIONALE, A CHI CREDE AD FUTURO SU DUE RUOTE E A CHI VORREBBE VIOLENTARE IL MONTE GRAPPA PUR DI SOSTENERE UN MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO CHE CI TOGLIE L’ARIA, A CHI HA FATTO DELLA PROPRIA MALATTIA UNA SFIDA PER AIUTARE GLI ALTRI, ALLE AMMINISTRAZIONI CHE PROGETTANO IL FUTURO DEI PROPRI CENTRI STORICI ED A QUELLE CHE HANNO A CUORE LA SICUREZZA DEI PROPRI CITTADINI, AI GIOVANI CHE NON SI ARRENDONO E A CHI CREDE NEL VALORE DELLA CULTURA.

Tabloid

UNA NUOVA VOCE, L’AVEVAMO DEFINITA, “IN QUESTA SOCIETÀ CHE STA CAMBIANDO A RITMO INCALZANTE E CHE CI SIAMO SENTITI PRONTI A RACCONTARE”.

RESPONSABILE NOTIZIE

L’ABBIAMO FATTO E CONTINUEREMO A FARLO. IN MODO DIVERSO. ANCHE CON MEZZI DIVERSI.

Cristina Lunardon notizie@lapiazza.it

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PERCHÈ È PROPRIO IL RITMO INCALZANTE DEL CAMBIAMENTO AD IMPORCELO, PERCHÉ SIAMO CONVINTI CHE SOLO METTENDOSI IN DISCUSSIONE SI POSSANO TROVARE SEMPRE NUOVE STRADE PER FAR QUADRARE IL CERCHIO ANCORA MEGLIO, PERCHÉ CREDIAMO CHE UNA COMUNICAZIONE DI QUALITÀ, PER ESSERE TALE, DEBBA PUNTARE SEMPRE SU NUOVI MEZZI DI ESPRESSIONE. UN AUGURIO, DUNQUE, A CHI PROSEGUIRÀ IN QUESTA AVVENTURA. E UN GRAZIE DI CUORE A CHI CI HA CREDUTO E LAVORATO FINORA. AI NOSTRI LETTORI, INFINE, L’INVITO A RIMANERE SINTONIZZATI.

Indice II

L’ospedale San Bassiano è amico dei bambini CONFERMATO PER LA SECONDA VOLTA IL PREMIO UNICEF

VI

Per Via: Museo Tesino delle Stampe e dell’Ambulantato A PIEVE UN NUOVO SITO DEDICATO ALL’EPOPEA DEI TESINI

VIII

Profugo a dieci anni. Ricordi del mio esodo LA TESTIMONIANZA DI UN GIOVANE ROSATESE PER ONORARE LA MEMORIA

X

Al via il progetto “Noi sicuri” Cassola INSTALLAZIONE DI “VELO OK” ED EDUCAZIONE STRADALE NELLE SCUOLE

XII

Il Gruppo Aeromodellistico “F.Baracca” sforna campioni IL CLUB HA SEDE ALLO STADIO MERCANTE, MA SI VOLA A NOVE

XVI

La proroga ministeriale per risolvere i problemi di Vicenza CONCESSI ALTRI CINQUE ANNI DI VITA AL “FU TRIBUNALE DI BASSANO”

XVIII Gli “Angeli del Grappa” ridanno dignità ai cippi dimenticati UNA FAMIGLIA DI ROMANO SI CURA DEI MONUMENTI DELLA GRANDE GUERRA

XXII

“Ai giovani aspiranti donatori si insegna il rispetto per la vita” A COLLOQUIO CON ARMANDA DIAMANTINI, RESPONSABILE DEL CENTRO IMMUNOTRASFUSIONALE DELL’ULS 3

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valsugana | cultura

A PIEVE UN NUOVO SITO DEDICATO ALL’EPOPEA DEI TESINI di Alessandro Vaccari (Girovagando in Trentino)

“Per Via: Museo Tesino delle Stampe e dell’Ambulantato”

L

a conca del Tesino è un territorio di gente operosa, spesso impegnata a valorizzare le peculiarità del loro territorio e delle loro persone. Non a caso proprio a Pieve Tesino fu fondata la prima Pro Loco d’Italia, nel lontano 1881. Ancora, in questi luoghi nacque Alcide De Gasperi, la cui vita è magistralmente narrata e testimoniata nel museo di Casa De Gasperi. Forse l’esempio che meglio racconta l’ingegno dei Tesini è però la storia dei “perteganti”, i commercianti ambulanti. E’ una storia per ora poco conosciuta, ma destinata ad avere ampia diffusione grazie al Museo

“Per Via: Museo Tesino delle Stampe e dell’Ambulantato” che sarà inaugurato tra qualche settimana. Il museo racconta un’incredibile epopea che inizia nella seconda metà del ‘600. I tesini erano un popolo di pastori che usualmente portavano le greggi a trascorrere gli inverni nelle più miti pianure dell’Italia Settentrionale. Nel frattempo parte di loro aveva iniziato a commerciare pietre focaie, provenienti da una miniera scoperta dalla famiglia Gallo di Castello Tesino. Tale attività aveva portato alcuni a spingersi verso il centro Europa, dove lo scambio commerciale era più favorevole.

Era usanza dei pastori, al rientro in valle in primavera, fermarsi ad acquistare attrezzi da lavoro a Bassano in una ferramenta di un certo Remondini, che proprio in quel periodo ebbe un’intuizione, acquistò una stamperia, ed affidò la vendita delle stampe ai tesini ed alla loro capacità di viaggiare. Erano stampe piuttosto grezze, rudimentali, ma avevano il pregio di costare pochissimo, garantire ottimi guadagni, ed essere accessibili al popolo, a differenza dei quadri dai costi inarrivabili. Il nuovo commercio ben presto soppiantò sia la pastorizia

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che le pietre focaie ed iniziò un lunghissimo e fiorente periodo di lavoro che portò i tesini ovunque nel mondo. I “perteganti” tesini arrivarono in tutta Europa, dalla Spagna alla Russia, per poi raggiungere le Americhe, l’Africa Settentrionale e l’Asia. La “cassela” era la cassa che utilizzavano per trasportare le loro mercanzie. Con il tempo il catalogo dei tesini ampliò l’offerta a occhiali,

canocchiali, chincaglieria, oggetti di devozione, forbici, coltelli, sementi, saponi, lapis, spille, anelli. I tesini arrivarono anche a fondare veri e propri negozi, a Mosca ed a Parigi i più celebri. Si trasformarono essi stessi in editori, iniziando a loro volta a produrre stampe per poi rivenderle. Importante sottolineare come il commercio ambulante non comportò

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VII

un’emigrazione massiccia dal tesino. Anzi i commercianti erano soliti rientrare con i proventi del commercio, e ad attenderli trovavano le loro famiglie. In questo, fondamentale fu il ruolo delle donne, che a casa, nel tesino, avevano il compito di crescere i figli e di occuparsi anche della gestione del bestiame e della quotidianità della casa. A testimoniare questa epopea, ormai definitivamente conclusa dopo la seconda guerra mondiale, arriva ora questo museo, non a caso ricavato a Pieve Tesino a casa Buffa Giacantoni, una famiglia di venditori di stampe per generazioni.


rosà | cultura

LA TESTIMONIANZA DI UN GIOVANE CITTADINO ROSATESE PER ONORARE LA MEMORIA di Silvano Bordignon

Profugo a dieci anni. Ricordi del mio esodo

U

n modo nuovo di vivere il senso della tragedia della Shoah, attraverso l’esperienza di un coetaneo. C’erano davvero molti giovani ad assistere alla chiusura della mostra “Sul filo della memoria” nel salone nobile di Palazzo Casale di Rosà, chiusura alla quale ha partecipato un giovane italiano di origine kossovara, Esad Mehmeti, profugo della terribile guerra del 1998-99.

prof. Ezio Lunardon aveva fatto appunto per celebrare i giorni della Memoria. La mostra, come ha sottolineato l’assessore

alla cultura di Rosà Chiara Grandotto, con la sua apertura dal 17 gennaio all’ 11 febbraio voleva ricordare le due date della memoria, quella del 27 gennaio della Shoah appunto e quella del 10 febbraio, delle Foibe. Una giovane del De Fabris, Alice Barocelli, ha ricordato il senso del lavoro dei suoi compagni. Ma è stato soprattutto il giovane kossovaro Esad Mehmeti ad inchiodare l’attenzione dei presenti. Ha raccontato come lui da bambino di dieci anni, assieme ai fratellini, alla mamma, al nonno visse la

La mostra raccoglieva degli scatti che una classe di studenti del De Fabris di Nove con il

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UN LABORATORIO DI SCRITTURA CINEMATOGRAFICA IN BIBLIOTECA A ROSA’ Otto lezioni, a frequenza bisettimanale, per imparare a scrivere il cinema. Inizierà a fine marzo il corso organizzato dall’ assessorato alla cultura e tenuto da Pietro Parolin, giovane regista e sceneggiatore che ha deciso di condividere la sua esperienza con quanti, nel territorio, sono alla ricerca di nuove forme espressive per raccontare una storia. Tanti i temi trattati, con esercitazioni pratiche di creazione di soggetti cinematografici e lavori di gruppo. Pietro Parolin, classe 1977, inizia la sua carriera con un master in produzione a Venezia, un periodo di lavoro a Cinecittà come video assist e poi a Milano, dove frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia e si diploma in sceneggiatura e produzione fiction.

tragedia della guerra.

“Ricordo come la terra tremava sotto le bombe, il fango dei campi profughi, la marcia assiepati in 35 persone dietro un trattore per fuggire dal Kossovo, dalla mia città Mitroika, a 40 km da Pristina. Ricordo come al confine con l’Albania i soldati serbi volessero sequestrare mia madre, e come mio nonno riuscì al salvarci. Dovemmo dare tutto quello che avevamo, i risparmi che mio nonno aveva raccimolato grazie ai soldi inviati da mio papà che lavorava già in Italia dal 1991, l’anello che mia mamma portava. Siamo riusciti a salvarci, ad arrivare con la nave a Bari da Tirana, poi in treno a Padova ed a Rosà”. Oggi Esad, 25 anni, è uno studente universitario modello di ingegneria a Padova. Si laureerà a giugno.

Lavora a Roma ne “La Squadra” e successivamente ne “La nuova Squadra”. Lavora con Rai, Lux, Fox Italia e come dialoghista nella serie “Chiamatemi Gio’” di Disney Channel. Come regista ha girato diversi cortometraggi, l’ultimo per Sky Cinema dal titolo “La legna del vecio.” È autore di narrativa e da un suo racconto, “La caccia”, scritto per il movimento letterario “Sugarpulp”, con cui collabora, è stato tratto un audiolibro per Good Mood Editori. È docente di Scuola Twain, un progetto di volontariato culturale nato da un’idea di Matteo Righetto, insegnante e autore di narrativa. Nel giugno 2012 vince il bando regionale della Regione Veneto “Analisi, studio e diffusione di opere culturali e multimediali giovanili” con una sceneggiatura inedita della quale sarà regista per il suo primo lungometraggio. La produzione sarà curata da CSC Production e Rai Cinema. Perché un laboratorio di scrittura cinematografica? “Cosa ci spinge verso questa curiosa, contemporanea, artigianale, collettiva forma d’arte? Ci sono tante risposte – spiega Pietro Parolin - ma quella più vicina a noi, quella più vera, nasce da un bisogno tipicamente umano: il desiderio di condividere. E da una spinta altrettanto umana, ma ancora inspiegabile: la necessità di esternare uno stato d’animo, una sensazione, che altrimenti resterebbe muta. Mettere in scena quello che non si vede o quello che non si vede più perché lo si è già vissuto, equivale a cambiare la visione della vita: creiamo un punto di vista esterno, estraneo, ma che arriva a far vibrare le corde più nascoste di uno spettatore”. Pietro Parolin presenterà il corso in una riunione pubblica presso la Biblioteca comunale di Rosà il prossimo 13 marzo, alle ore 20.00.

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cassola | viabilità

INSTALLAZIONE DI “VELO OK” ED EDUCAZIONE STRADALE NELLE SCUOLE

Al via il progetto “Noi sicuri” Cassola

È

partita da qualche giorno, sulle principali arterie stradali di Cassola, la sperimentazione del sistema di dissuasione e controllo della velocità “Velo OK”, tramite l’installazione di colonnine arancioni ad alta visibilità poste lungo la carreggiata finalizzata ad eliminare i comportamenti pericolosi e tutelare la sicurezza dei pedoni, dei residenti e degli stessi automobilisti in transito. Le colonnine possono fungere da semplice dissuasore oppure, alloggiando a turno al proprio interno le apparecchiature di rilevazione di velocità, possono funzionare come vero e proprio “autovelox”. A prescindere, però, dalla presenza dell’apparecchiatura di controllo, l’effetto deterrente sulle alte velocità pare essere estremamente efficace, visti i risultati già ottenuti in oltre 400 comuni del centro-nord che li hanno precedentemente adottati. Nel territorio comunale di Cassola, saranno installate

10 cabine complete e saranno predisposte altre 8 staffe di ancoraggio. Le cabine sono realizzate con un materiale plastico che si deforma agli urti in modo tale da non costituire pericolo per la circolazione.

Il loro posizionamento è stato studiato e valutato con la ditta fornitrice in modo da assicurare ampia visibilità della loro presenza anche di notte, grazie ad alcuni led ad intermittenza ricaricabili con la luce solare. Si tratta di un’iniziativa improntata più alla prevenzione delle infrazioni che alla loro repressione. “La nostra volontà – hanno spiegato il sindaco, Silvia Pasinato e l’assessore alla Viabilità, Marco Zonta – è

quella di aumentare la sicurezza del nostro P 76 P

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territorio e dei nostri cittadini, specialmente di pedoni e ciclisti. Più volte e da più parti, anche da parte del Comitato genitori dell’Istituto comprensivo, ci è stato chiesto di prendere provvedimenti per migliorare la sicurezza delle nostre strade ed ora, con l’installazione di questi apparecchi, siamo convinti di aver preso la giusta direzione”. L’iniziativa è inserita tra le attività di “Noisicuri”, il progetto integrato di sicurezza stradale al quale il Comune di Cassola ha recentemente aderito e che prevede la partenza di altre importanti iniziative nel campo della sicurezza stradale, quali incontri si sensibilizzazione per la popolazione ed interventi educativi nelle scuole. Il Progetto prevede anche una serie di monitoraggi del traffico in grado di evidenziare le criticità sul territorio e di valutare l’efficacia dei sistemi adottati. In particolare, le prime rilevazioni effettuate in via Balbi hanno evidenziato che quasi nove utenti su dieci non rispettano i limiti, con punte massime di velocità oltre i 130 – 140 all’ora.


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nove | personaggi

IL CLUB HA SEDE ALLO STADIO MERCANTE, MA SI VOLA A NOVE di Cristina Lunardon

Il Gruppo Aeromodellistico “Francesco Baracca” sforna campioni

È

un hobby che accomuna adulti e bambini, appassionati di volo e del fai da te, amanti della vita all’aria aperta e sperimentatori delle leggi della dinamica, esperti di meccanica ma anche di elettronica. Perché far volare un modello radiocomandato non è solo un gioco, ma una vera e propria disciplina che mette in campo abilità di diversa natura combinandole tra di loro, per creare quella magia che si ripete ad ogni decollo. Ne sa qualcosa Giuseppe Corbini, fondatore e presidente del Gruppo Aereomodellistico “Francesco Baracca”, che dal 1980 è l’unico punto di riferimento nel territorio per chi decide di dilettarsi con i velivoli radiocomandati.

“Abbiamo soci che arrivano anche da Vicenza e Treviso – conferma Corbini – e lo scorso anno abbiamo raggiunto la quota di 127 iscritti. La mia passione risale all’adolescenza, poi sono diventato ufficiale dell’esercito e per un periodo ho riposto il mio hobby nel cassetto, senza però smettere mai di pensarci. Così, quando sono arrivato a Bassano nel 1979, mi sono subito informato tramite le due riviste specializzate di aeromodellismo sui nomi degli abbonati residenti nelle vicinanze. Nel 1980 ho conosciuto Carlo Baggio e presso la biblioteca di Rosà abbiamo continua a pag. XIV>

DA BASSANO IN POLONIA ALLA CONQUISTA DEL TITOLO MONDIALE Luca Pescante frequenta il quarto anno del Liceo scientifico, aveva sette anni quando è entrato a far parte del Gruppo Aeromodellistico “Francesco Baracca” e dalla scorsa estate detiene il titolo mondiale di acrobazia artistica con elicotteri radiocomandati, conquistando a Wloclawek, in Polonia, il primo posto nella categoria junior e l’argento nella categoria illimitata senior. “L’aeromodellismo è sempre stata una mia passione fin da piccolo – spiega Luca – e un giorno ho convinto mio padre a portarmi al campo di volo di Nove. Ero il più giovane. Mio padre mastica un po’ di elettronica e di meccanica, inizialmente ha provato a costruire un aereo e dopo un bel po’ siamo riusciti a farlo volare. I soci del Gruppo Baracca ci hanno aiutato con preziosi consigli di pilotaggio ed insegnandomi ad usare il radiocomando”. Da cosa è nata la tua preferenza per l’elicottero? “Quattro anni fa ho visto cosa potevano fare gli elicotteri radiocomandati durante una manifestazione aerea in Svizzera – racconta – e da lì è nato tutto. Ho imparato in fretta, anche se il mezzo è molto più difficile da manovrare. Poi, ad un’altra fiera... P 78 P

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...a Verona, mi ha notato l’importatore di un’azienda di Taiwan mentre facevo volare il mio mezzo ed ha iniziato a sponsorizzarmi. La ditta – specifica Luca – produce elicotteri radiocomandati. Così ho anche avuto la possibilità di girare un po’ e di partecipare a qualche selezione e campionato.” Finchè è arrivato il campionato italiano. “Sì. Posizionandomi al primo posto, sono entrato nella squadra italiana che è andata ai mondiali in Polonia. Purtroppo il team italiano non è salito sul podio, aggiudicandosi il quarto posto. Per me sono stati momenti davvero emozionanti.”

>segue

...fissato la prima sede e formulato lo statuto. Per un paio di anni abbiamo fatto volare gli aeromodelli in un campo a S.Anna e poi a Tezze sul Brenta, dove abbiamo anche realizzato una pista in asfalto,autotassandoci. Eravamo in 30 soci, allora. Dopo dieci anni ci siamo trasferiti a Nove, nel terreno demaniale lungo il Brenta dove ci troviamo ancora oggi.” Chi sono i vostri associati? “Il socio medio – spiega Corbini –

è adulto e gode di una certa autonomia economica. Ma ci sono anche ragazzi, di norma figli dei soci, ai quali è stata trasmessa la passione. Ci si avvicina a questo hobby di solito durante la prima adolescenza. Ad accomunarci è l’amore per tutto ciò che vola, ma anche il piacere di

Puoi spiegare a grandi linee come si svolge una gara? “La competizione è iniziata con il Set Manovre. In questo round bisogna scegliere 8 figure da una lista contenente 40 manovre a diverso coefficiente. Successivamente di pomeriggio c’è stato il Freestyle, dove ogni competitore ha un tempo di minimo tre minuti e massimo quattro nel quale deve eseguire un volo senza restrizioni di figure, mettendo in mostra la precisione, la fantasia e la complessità di manovra del quale è dotato il pilota. Poi c’è il Freestyle Musicale, nel quale sono previste le stesse norme del Freestyle, solo che è obbligatoria l’aggiunta di un sottofondo musicale e il competitore deve far “danzare” l’elimodello a ritmo di musica”. Quanto tempo dedichi solitamente all’allenamento? “Se le giornate sono belle – racconta – appena mi si libera del tempo vado in campo. Prima delle gare mi alleno anche ogni giorno. L’acrobazia con gli elicotteri è una specializzazione che richiede molta precisione. E comunque mi diverto un sacco”.

stare in gruppo e lavorare insieme. C’è chi viene al campo anche solo per chiacchierare e osservare le evoluzioni aeree degli altri.” Quali

abilità

bisogna

P 80 P

XIV

avere

per diventare aeromodellista?

“Il modellismo in genere richiede una capacità manuale nel realizzare da soli i mezzi – prosegue – e chi si iscrive al gruppo viene aiutato ed istruito in questo


senso. Servono tempo, impegno e passione. La nostra sede, presso lo stadio Mercante di Bassano, è in realtà un laboratorio attrezzato per la costruzione dei modelli, all’inizio facciamo realizzare ai ragazzini velivoli semplici, alcuni imparano subito a lavorare il legno, altri sono più scaltri con l’elettronica. Lo scorso anno un nostro giovane iscritto, che è entrato nel gruppo insieme al padre dall’età di sette anni, ha vinto il titolo mondiale di acrobazia con l’elicottero. Una soddisfazione enorme per tutti noi.”

QUATTRO ANNI FA HO VISTO COSA POTEVANO FARE GLI ELICOTTERI RADIOCOMANDATI DURANTE UNA MANIFESTAZIONE AEREA IN SVIZZERA E DA LÌ È NATO TUTTO. HO IMPARATO IN FRETTA, ANCHE SE IL MEZZO È MOLTO PIÙ DIFFICILE DA MANOVRARE...

E’ possibile anche utilizzare velivoli non auto costruiti?

“Ribadisco che la costruzione del mezzo fa parte della passione aeromodellistica – riprende Corbini – e di certo i kit di assemblaggio hanno facilitato il lavoro. Negli ultimi anni, poi, con lo sviluppo della motorizzazione elettrica, il mercato si è allargato ed ora è possibile con pochi euro acquistare dei mezzi già perfettamente funzionanti. E’ tutto più facile. Basta pagare. Ma nessuno spiega loro che ciò che acquistano è un oggetto pericoloso, che ci sono delle norme di sicurezza da rispettare nel farlo volare, che il volo degli aeromodelli è sottoposto a precise norme emanate dall’Enac (Ente Nazionale per l’aviazione civile, ndr), che ci sono dei limiti spaziali ben precisi entro cui operare e precise frequenze radio da utilizzare. La nostra associazione serve anche per questo. Per formare piloti consapevoli e preparati.”

P 81 P

XV


bassano | giustizia

CONCESSI ALTRI CINQUE ANNI DI VITA AL “FU TRIBUNALE DI BASSANO”

La proroga ministeriale per risolvere i problemi di Vicenza

I

l decreto ministeriale emanato lo scorso 6 febbraio parla chiaro: “risultano sopravvenute poichè

ulteriori criticità organizzative e funzionali in ordine al già programmato utilizzo del nuovo palazzo di giustizia di Vicenza […] è autorizzato per un periodo di anni cinque l’utilizzo - a servizio del Tribunale di Vicenza - dei locali ospitanti il Tribunale di Bassano, soppresso ai sensi dell’articolo 1 del decreto 13 settembre 2013. Entro la scadenza del termine, l’amministrazione comunale di Vicenza è tenuta a reperire nel proprio territorio spazi adeguati ed idonei a consentire l’integrale allocazione del personale e dei servizi del Tribunale di Vicenza, ivi compresi quelli di cui è prevista la temporanea collocazione preso gli immobili individuati in Bassano del Grappa”. Che tradotto significa: poiché il Tribunale di Vicenza, dopo la soppressione di quello scledense e bassanese, è al collasso, conviene riportare a Bassano una parte delle materie o delle pratiche già trasferite, finchè non sarà trovata nel capoluogo berico una soluzione idonea, entro comunque cinque anni al massimo. Nulla a che vedere, dunque,con il vagheggiato salvataggio del Tribunale di Bassano. Si tratta solo di una proroga ai tre anni già concessi per la trattazione dei giudizi civili ordinari e delle controversie in materia di lavoro, previdenza e assistenza ancora pendenti alla data del

13 settembre 2013.

“Meglio di nulla – commenta Gabriele Alessio, membro del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bassano – tanto più che i cinque anni di

proroga non prevedono limiti sulle materie che possono tornare ad essere trattate a Bassano. Questo provvedimento ci dà fiato, in cinque anni può cambiare il mondo, ma serve in realtà a dare respiro a Vicenza. Allo stato dei fatti, il Tribunale di Bassano non esiste più”. Era stato tutto previsto, no? “Vicenza era già in crisi – conferma Alessio – lo avevamo detto in tutte

le maniere, i suoi tempi erano molto più lunghi anche rispetto a Venezia, Padova, Treviso, oltre che Bassano. Il trasferimento del foro bassanese è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.” Secondo lei si troveranno gli spazi a Vicenza?

“La nuova sede di Borgo Berga è gigantesca – dichiara – e molto probabilmente,

finiti i lavori di accorpamento degli altri uffici vicini, ci sarà posto per tutti. Ma non è solo un problema di spazi.” Ora a Bassano si potrà utilizzare la nuova cittadella della giustizia? “Si, l’idea potrebbe essere questa – prosegue Alessio – trasferendovi anche

il giudice di pace. Sarebbe una sorta di presa di possesso, di creazione di un avamposto per evitare che venga utilizzata per scopi diversi, nella speranza che nei prossimi cinque anni possa cambiare la posizione ministeriale nei confronti del nostro tribunale.” P 82 P

XVI

Come stanno andando per voi le cose dopo la soppressione del tribunale?

“Senza entrare nel merito dei rinvii delle udienze e delle conseguenti archiviazioni delle pratiche, diciamo solo che finora ogni avvocato aveva un suo domiciliatario a Vicenza, per sbrigare le pratiche nel capoluogo. Adesso ci mandiamo il nostro personale. Per fare ciò che prima si sbrigava in un quarto d’ora, le nostre segretarie impiegano giornate intere. A parte il tempo della trasferta e lo stress che comporta, sia in auto che in corriera, si spendono ore di attesa del proprio turno anche solo per consegnare una carta. Una sorta di inferno dantesco. Non a caso – prosegue Alessio – sono nate negli ultimi mesi tantissime agenzie di servizi per il deposito degli atti, con costi unitari sopra i dieci euro per ogni singola pratica.” Costi che al lungo andare andranno a pesare sulle tasche dei clienti. Cosa pensa verrà ritrasferito a Bassano?

“Il decreto lascia carta bianca al Presidente del Tribunale – spiega Alessio – che può decidere di traferire anche le pratiche di nuova acquisizione. Ma ripeto, c’è soprattutto un problema di organico. Non vorrei essere al suo posto. Ora a Bassano si trattano ancora il civile ordinario e la cause di lavoro. Secondo me – ipotizza Alessio – in primis dovrebbero essere riportati in città gli uffici che seguono le curatele, le tutele e gli amministratori di sostegno, che già durante le manifestazioni a salvaguardia del nostro tribunale hanno spiegato chiaramente a quali disagi sarebbero andati incontro in seguito al trasferimento a Vicenza. Ma è una mia opinione.”


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romano d’ezzelino | personaggi

UNA FAMIGLIA DI ROMANO SI PRENDE CURA DEI MONUMENTI DELLA GRANDE GUERRA di Cristina Lunardon

Gli “Angeli del Grappa” ridanno dignità ai cippi dimenticati

“C

hi cura e restaura una lapide, un cippo, un monumento fa rinascere lo spirito dei valorosi soldati ai quali sono

dedicati”.

Parola di Cristiano Dal Pozzo, classe 1913, reduce della Campagna d’Abissinia e indiscusso protagonista delle adunate nazionali delle penne nere. Una frase che è rimasta incisa nel cuore di Claudio Zen, residente a San Giacomo di Romano, che ha incontrato Dal Pozzo in occasione dell’adunata di Bassano del 2008 e che da allora ha stretto con il veterano una sincera amicizia. Dalle parole, Claudio Zen è passato ai fatti. Con l’aiuto di suo figlio Davide di 11 anni, e della primogenita Anna di 15, ha adottato oltre venti monumenti del Grappa ridotti in uno stato di degrado e completo abbandono, pulendoli e restaurandoli.

“Cristiano mi ha raccontato che da giovane si recava spesso a pulire i cippi sull’Altopiano dove vive – spiega Claudio – perché così facendo, riteneva di far rivivere l’anima dei nostri Caduti. Qualche anno dopo il nostro incontro, passando per Ponte San Lorenzo, ho notato che la lapide posta a ricordo della massima avanzata austro ungarica era praticamente illeggibile ed ho chiesto ai miei figli, in vacanza in montagna, se volevano aiutarmi a pulirla.” – “Noi abbiamo subito risposto di sì interviene il giovane Davide –

perché a volte in montagna ci si annoia, tre mesi sono \ da passare. Così abbiamo pulito il cippo e mia sorella ha ridipinto le parole. Poi siamo andati a Cà Tasson, dove ha combattuto il bisnonno insieme al capitano Viola, e a Col Moschin, dove soprattutto il fregio era in condizioni disastrose, quasi non si vedeva più. Il più difficile è stato il Pertica – racconta – perché abbiamo dovuto portare acqua e malta con la carriola,visto che qualcuno aveva tentato di togliere la targa.”

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XVIII

L’estate scorsa la famiglia Zen ha ripulito dal muschio l’interno dell’altare del cimitero austroungarico e rinfrescato il colore, in vista delle cerimonie ufficiali che ogni anno si svolgono in Cima Grappa.

“Non ci sembrava educato far trovare alle autorità militari austriache – spiega ancora il giovane Davide – il loro sito sporco e pieno di erbacce.” E poi, la lapide di Col Beretta, spezzata.

“L’abbiamo trasportata in macchina fino a casa – racconta papà Claudio – ed un vicino ci ha aiutato a rimetterla in sesto. Poi l’abbiamo riportata al suo posto e installata. Abbiamo rischiato grosso, perché tutto ciò che facciamo non è legalmente riconosciuto, nel senso che servirebbero dei permessi soprattutto per potersi avvicinare ai manufatti di Cima Grappa. Se ci avessero


trovato con la lapide in macchina, non so cosa sarebbe potuto succedere.” In un certo senso, la famiglia Zen si prende cura di mantenere viva la memoria di quanto accaduto sul Massiccio durante il primo conflitto mondiale in una sorta di ideale continuità con quanto ha fatto, fino alla sua morte, l’ardito Ermes Aurelio Rosa, che ogni estate ritornava sul Grappa a rendere omaggio ai suoi soldati caduti fissando con innumerevoli lapidi, che portano la sua firma, i luoghi salienti delle vicende belliche.

“Siamo diventati amici di suo figlio – conferma Claudio – e della signora Palma De Luca, la moglie del capitano Ettore Viola, che quando ha saputo cosa stavamo facendo ha preso carta e penna per scrivere al Presidente della Repubblica, la cui risposta è stata motivo di orgoglio per i miei figli ed è servita da stimolo per proseguire con ancora più entusiasmo nella nostra missione.” E motivo di orgoglio è stato anche l’invito a partecipare alle celebrazioni per l’80° anniversario della nascita del reparto d’assalto incursori paracadutisti “Col Moschin” a Livorno, che non a caso ha preso il nome dalla collina dove gli Arditi furono protagonisti di uno dei più eccezionali esempi di coraggio del primo conflitto mondiale. Gli occhi di Claudio assumono un’espressione appassionata, quando si immerge nel racconto

degli eventi bellici e degli episodi che hanno fatto la storia del Monte Grappa.

“E’ stata una guerra combattuta da giovani ragazzi – spiega – che hanno offerto la loro vita per un ideale di libertà. E’ stata la nostra guerra, combattuta con tanta ferocia nella nostra montagna, ed è nostro dovere mantenere viva la memoria nelle nuove generazioni. Io lo faccio a modo mio, auspicando che altri si uniscano in questa impresa di conservazione del ricordo e del rispetto.” Tra le targhe adottate, una in particolare merita di essere citata. Non risale alla guerra. E’ un cippo che si trova a Col Campeggia e ricorda il sacrificio di un militare di leva marchigiano, Roberto Targa, perito durante lo spegnimento di un incendio nel 1970.

“Era sommerso dalle erbacce – racconta Davide – l’abbiamo ripulito, ci abbiamo messo una catenella intorno per evitare che i turisti lo sporcassero ancora e poi abbiamo deposto un fiore finto. Qualcuno, passando di là, ha notato dopo qualche tempo una cosa strana e ce l’ha subito segnalata: vicino al nostro fiore, ne era spuntato uno di vero.”

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bassano | sanità

A COLLOQUIO CON ARMANDA DIAMANTINI, RESPONSABILE DEL CENTRO IMMUNOTRASFUSIONALE DELL’ULS 3 di Cristina Lunardon

“Ai giovani aspiranti donatori si insegna il rispetto per la vita”

B

assano è un’isola felice per quanto riguarda la donazione del sangue. Parola di Armanda Diamantini, direttrice del Servizio Immunotrasfusionale dell’Ulss 3. Nel 2013 le donazioni registrate sono state 12.063, in aumento dello 0,5 per cento rispetto al 2012, per un totale di 7173 trasfusioni di globuli rossi e 594 di plasma effettuate nel corso dell’anno.

“I nostri ospedali sono autosufficienti – spiega la dottoressa – sia a livello provinciale che regionale. Il sangue che non utilizziamo noi, viene distribuito anche fuori provincia, a Padova ad esempio, dove si effettuano molti trapianti di organi. Ci possono essere periodi in cui servono maggiori quantitativi oppure particolari tipi di gruppi sanguigni, e in questi casi ci vengono in aiuto le quattro associazioni di donatori presenti nel territorio, che si occupano di chiamare a raccolta i loro associati e con le quali collaboriamo anche nella promozione di campagne di sensibilizzazione per l’arruolamento di nuovi soggetti.” Anche il numero dei donatori, distribuiti nei tre centri di raccolta di Bassano, Asiago e Marostica, è elevato rispetto alla popolazione totale: nella fascia di età compresa tra i 18 e i 65 anni, a donare il sangue sono 7031 cittadini, oltre ai 834 donatori di plasma.

“La raccolta del sangue è programmata scrupolosamente in base alle esigenze territoriali – spiega la Diamantini –

perché le sacche hanno una vita massima di 40 giorni, dopo i quali devono essere buttate. Non è il caso, dunque, di eccedere con le scorte, come veniva fatto prima che la materia venisse regolamentata. Il prodotto raccolto, poi, viene inviato al Santorso di Thiene per essere lavorato, a Vicenza per la validazione e infine ritorna da noi come prodotto finito e pronto per l’utilizzo.” A quando risalgono i primi provvedimenti legislativi in materia? “La prima legge trasfusionale è del 1967 – ci racconta – prima si operava con le

trasfusioni dirette donatore-paziente perché mancavano i mezzi per conservare il sangue, con il conseguente maggiore passaggio di malattie. Ora invece sono più sicure, non ancora al cento per cento – ammette la dottoressa – ma siamo molto vicini al rischio zero.” A proposito di malattie, si ricorda di quando è stato scoperto l’HIV? “E’ stato un momento molto difficile – spiega - il virus aveva generato il terrore

della trasfusione, ma è comunque servito per frenare le terapie inutili, perché a volte si procedeva anche senza motivo, come nel caso delle partorienti, a cui si somministrava il sangue per favorire la montata lattea. E’ nostro compito vigilare ora sul rispetto del buon uso del sangue, che è un bene prezioso, come l’aria e l’acqua, del quale ogni cittadino ha il diritto di usufruire gratuitamente, ma anche il dovere di non sprecare.” Come avviene la selezione dei donatori?

“Esami del sangue, visita medica e colloquio P 88 P

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di accertamento . Gli aspiranti devono risultare in ottima salute e mantenere uno stile di vita sano, perché ne va della vita altrui. Sono tanti i ragazzi che chiedono di donare, e per noi questa è anche un’occasione per informarli sui rischi che corrono ad esempio assumendo droghe o avendo rapporti sessuali non protetti. Dobbiamo investire sui giovani, insegnando loro la cultura della donazione, che va aldilà della seduta annuale in ambulatorio, e che implica il rispetto per la vita propria e degli altri. E poi, donare il sangue aumenta l’autostima, perchè non è cosa da tutti, ed ai giovani piace esibire il cartellino da donatore.” Come ci si avvicina al mondo della donazione?

“Solitamente la cultura della donazione viene impartita in famiglia – racconta la dottoressa – figli di genitori donatori che a loro volta iniziano a donare. E poi le esperienze che la vita ci riserva, un famigliare oppure un amico ammalato, la presa di coscienza dell’utilità di un gesto semplice ma importante. Oltre ai i nostri interventi nelle scuole e le campagne di sensibilizzazione promosse dalle associazioni.” Quale è il profilo del donatore medio? “Non esiste – sorride la dottoressa –

abbiamo rappresentanti di tutte le fasce della popolazione. Quella del donatore è una scelta trasversale, che accomuna persone di ogni tipo ed estrazione sociale, culturale, economica, che si ritrovano vicini di letto per un quarto d’ora a riempire una sacca di sangue, da una a quattro volte all’anno. I donatori nella nostra zona sono molti, la media di donazione è 1,5 all’anno. Questo ci basta per mantenere l’autosufficienza e per garantire un prodotto di alta qualità.”


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