laPiazza di Treviso - Agosto 2023

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Da settembre 2023 con voi.

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del

voi.

Da settembre 2023 con voi.

GIOVANI E ALCOL, NUMERI IN CRESCITA. SEMPRE PIÙ ACCESSI IN OSPEDALE

L’INTERVISTA IN REDAZIONE

Il presidente Zaia: dal terzo mandato ai nodi della sanità 22

Lo sport è giovane, ma non per tutti

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

In questo ultimo scorcio d’estate è già tempo per le famiglie di organizzare non solo il rientro a scuola dei figli, con tutto ciò che questo comporta in termini pratici, ma anche di programmare l’attività sportiva. Per molti dei nostri ragazzi, almeno più di una buona metà, stando alle ultime statistiche, è così. Ma non per tutti, però, anche nel nostro Veneto dove lo sport giovanile registra una consolidata tradizione.

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Lo sport è giovane ma non per tutti

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

A SAN ZENO

C’É UNA TREVISO CHE RESISTE E CREA COMUNITÁ

Il nostro viaggio nei quartieri continua: alle spalle della stazione ferroviaria, fra il degrado di via Dandolo e una piazza che non c’è

L’Osservatorio sulle dipendenze ha presentato il report. Gli abusi hanno conseguenze dirette sulla salute ma sono anche causa primaria degli incidenti stradali Servizio alle pagg. 8 e

Lo sport è giovane, ma non per tutti

Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

In questo ultimo scorcio d’estate è già tempo per le famiglie di organizzare non solo il rientro a scuola dei figli, con tutto ciò che questo comporta in termini pratici, ma anche di programmare l’attività sportiva. Per molti dei nostri ragazzi, almeno più di una buona metà, stando alle ultime statistiche, è così. Ma non per tutti, però, anche nel nostro Veneto dove lo sport giovanile registra una consolidata tradizione.

In questo ultimo scorcio d’estate è già tempo per le famiglie di organizzare non solo il rientro a scuola dei figli, con tutto ciò che questo comporta in termini pratici, ma anche di programmare l’attività sportiva.

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Per molti dei nostri ragazzi, almeno più di una buona metà, stando alle ultime statistiche, è così. Ma non per tutti, però, anche nel nostro Veneto dove lo sport giovanile registra una consolidata tradizione. segue a pag 5

AGOSTO 2023 Periodico d’informazione localeAnno XXX n. 167 di
QUARTO LOTTO Città in attesa della promessa di Salvini 5 GLORIA TESSAROLO “Porteremo a Roma nuove proposte di politica abitativa” 12 CASE POPOLARI Ater riqualifica 30 appartamenti a San Paolo 10 I LUTTI Addio a Bettazzi e Zandigiacomi 17 CATERINA DOZZO “Città universitaria? Difficile, manca un piano” 14
Treviso
Servizio a pag. 6
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Da Settembre 2023

Aspettando il quarto lotto promesso da Salvini

Afine luglio nell’ultima seduta del consiglio comunale l’assessore ai lavori pubblici Sandro Zampese, interrogato sullo stato di salute del Put e dopo aver spiegato che i due milioni di euro che servirebbero per sistemare il manto stradale nelle casse comunali non ci sono, ha aggiunto: “Guai se non ci fosse stato il Put”. Che in questi oltre vent’anni di onorata attività ha “egregiamente sostenuto il traffico”. Vero. Vera anche l’affermazione successiva. “Il problema della nostra viabilità è il mancato completamento della tangenziale”, spiegando nel dettaglio che oltre a svolgere il proprio compito di smistamento del traffico cittadino, l’anello stradale che circonda le Mura si è caricato sulle spalle l’improprio compito di micro tangenziale che distribuisce automezzi da nord a sud e da est a ovest. Come non essere d’accordo con l’assessore quando dagli scranni dei Trecento ricorda che “storicamente ci manca il quarto lotto della tangenziale”? Voltandosi verso il sindaco a chiedere una simbolica conferma, ha annunciato che dovrebbe arrivare ma, ha immediatamente precisato, “sono problemi di livello più alto rispetto alle competenze comunali”. Vero pure questo, come è verità la frase di chiusura pronunciata da Zampese: “Una questione molto complessa, tant’è che ne stiamo parlando da anni e ogni programma elettorale di qualsiasi partito si apre con il completamento della tangenziale di Treviso”. Con la sostanziosa e sostanziale differenza che nell’ultima campagna elettorale la maggioranza cui appartiene l’assessore ha avuto a più riprese la visita e il sostegno del vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, il quale ogni volta ha promesso pubblicamente progetto e soldi per la realizzazione dell’opera. La campagna elettorale si è chiusa, ma né sul progetto né sui soldi c’è alcunché di ufficiale. La speranza è che il completamento della tangenziale non venga inserito anche nel programma elettorale dei partiti che si presenteranno per le comunali del 2027.

In campagna elettorale il ministro ha annunciato progetto e soldi. La città rimane in attesa di notizie

Lo sport è giovane ma non per tutti

Fra i giovanissimi della nostra regione lo sport è praticato con costanza e regolarità: sono quasi la metà i ragazzi, i maschi soprattutto, che dedicano almeno due o tre giorni la settimana a qualche disciplina. La percentuale cala con l’aumentare dell’età, come in tutto il resto d’Italia, ma quello che colpisce è che resiste un’ampia fetta di popolazione giovanile che, ad esclusione delle due ore di educazione motoria a scuola, non pratica nessun’altra attività sportiva. Almeno un terzo, stando alle ultime statistiche, nella fascia della scuola elementare, un po’ di più per gli adolescenti. E’ un aspetto sul quale riflettere se abbiamo a cuore non solo la salute dei nostri figli ma anche la loro crescita in un contesto, come quello dello sport, che li porta a misurarsi con le proprie abilità fisiche ma anche a condividere con i coetanei il rispetto di ruoli e regole, la fatica di un obiettivo comune, la gioia della vittoria. Lo sport non è mera attività fisica, sempre salutare e benefica naturalmente, ma anche una palestra di socialità e disciplina per i nostri ragazzi, un’esperienza vissuta in un ambiente diverso sia dalla famiglia che dalla scuola. Privare decine di migliaia di giovani di questa opportunità significa togliere qualcosa che difficilmente si potrà ripetere in altre fasi della vita, ma anche non beneficiare degli effetti positivi per il fisico e la salute. Significa, purtroppo, consegnare gli adolescenti all’ozio e a forme di dipendenza da smartphone o da social, giusto per citare le più comuni. Per questo lo sport dovrebbe essere veramente accessibile a tutti i bambini e i ragazzi, qualsiasi sia la loro condizione economica e sociale. Un’utopia? Può essere, ma questo non significa che non ci si debba impegnare con più forza in questa direzione. Centinaia di associazioni sportive, supportate dalle istituzioni, lo fanno già, e i loro impegno è meritorio. Ma non basta, servono più risorse per lo sport, maggiori aiuti. Non dimentichiamo ciò che disse Nelson Mandela: “Lo sport ha il potere di ispirare e unire le persone, parla ai giovani una lingua che comprendono”.

di Treviso

È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto.

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I dati. L’Osservatorio sulle dipendenze ha presentato il report di un anno di indagine

Giovani e alcol, numeri allarmanti Sempre di più gli accessi in ospedale

Abusi che hanno conseguenze dirette sulla salute ma che sono anche causa primaria degli incidenti: il 10,6 per cento di chi è morto sulle strade trevigiane ha visto coinvolte persone in uno stato di alterazione

Inumeri non mentono e da soli sanno raccontare la realtà. In questo caso ci dicono che nella Marca trevigiana c’è un problema serio di abuso di alcol e di sostanze stupefacenti da parte dei giovani. In molti casi le conseguenze sono gravi. Direttamente per la salute oppure come causa primaria degli incidenti stradali, spesso mortali. Sta di fatto che sono sempre di più gli accessi al pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri correlati a queste tipologie di abusi. È quanto emerge dai dati raccolti nel suo primo anno di attività dall’Osservatorio sulle dipendenze della provincia di Treviso, formato da Ulss 2, Prefettura, forze dell’ordine, conferenza dei sindaci, ufficio scolastico territoriale provinciale, Centro di ricerca interuniversitario sull’economia pubblica (CRIEP), con il supporto di Ascopiave.

Alcol. Sono 137 le persone giovani e giovanissime (fino ai 34 anni) che nel 2022 sono state prese in carico dal SerD per disturbi da alcol: otto di loro rientrano nella fascia 15-19 anni, 31 in quella dai 20 ai 24 anni. Lo zoccolo duro degli alcolisti seguiti dal servizio è formato dagli adulti fra i 40 e i 64 anni: lo scorso anno erano 776. In totale il SerD a fine dicembre ha contato 1.163 utenti con questa tipologia di dipendenza, per la grande maggioranza (71,5%) maschi. Un numero in cresci-

ta rispetto agli anni precedenti, fatto salvo che per il 2018, quando si sono registrati un centinaio di utenti in più. Nei primi sei mesi del 2023 sono stati 152 i nuovi ingressi al dipartimento di via Castellana. Sostanze stupefacenti. Si abbassa l’età anche di chi viene preso in carico perché fa uso di sostanze illegali. Lo scorso anno sono stati 1.871 in totale gli accessi al SerD: poche decine in meno rispetto agli anni precedenti, ma vanno evidenziati i 52 utenti con età compresa fra i 14 e i 17 anni, i 69 fra i 15 e i 19 anni, i 202 fra i 20 e i 24 anni, i 219 fra i 25 e i 29 anni. A fare da “padroni” nei consumi sono eroina e oppiacei, utilizzati dal 60 per cento degli utenti. A seguire cocaina, crack e cannabinoidi. Nei primi sei mesi di quest’anno il SerD ha preso in carico 225 nuovi utenti.

Gli accessi in ospedale. Disturbi mentali indotti dall’alcol, dipendenza dall’alcol, abuso di alcol, polineuropatia alcolica, gastrite alcolica, malattie epatiche croniche e cirrosi. Sono queste le diagnosi su 522 accessi al pronto soccorso nel 2021. Nello stesso anno sono state 212 le ospedalizzazione per i ricoveri che hanno avuto come diagnosi principale disturbi da uso di sostanze illegali. Sessantotto gli accessi in pronto soccorso con psicosi da droghe, 6 per avvelenamento da oppiacei e narcotici correlati, 24 coloro

Sopra, i sindaci alla presentazione dei dati dell’Osservatorio sulle dipendenze; sotto, grafico utenti Serd per abuso di alcol suddiviso per età anno 2022

che avevano abusato di droghe. Alcol, droga e morti sulle strade. La correlazione è elevata e anche in questo caso è data dai numeri presentati dall’Osservatorio. Lo scorso anno in Italia ci sono stati 1.489 morti per incidente stradale. In provincia di Treviso sono stati 66, con un tasso di mortalità ogni 100mila abitanti del 7,5. Quello nazionale è del 2,5. Il 10,6 per cento di chi è morto sulle nostre strade ha visto coinvolte persone in uno stato di altera-

zione correlato all’uso di alcol o droghe. Gioco d’azzardo patologico. Costituisce l’altra grande emergenza della Marca, nonostante i numeri siano in calo rispetto al 2018 e 2019, ma in recupero sul 2021: lo scorso anno gli utenti seguiti sono stati 197, nel primo semestre di quest’anno 51. Un disturbo che si concentra soprattutto nella fascia di età compresa fra i 30 e i 34 anni, ma che sta coinvolgendo anche i giovanissimi.

Neuropsichiatria infantile nuovo reparto nella cittadella.

Sarà guidato da De Renoche

Neuropsichiatria infantile è il reparto che a Treviso mancava, specie in un momento storico in cui si stanno registrando sempre più fragilità nei bambini e nei ragazzi con meno di quindici anni. Ma mancherà ancora per poco: con il trasferimento nella nuova cittadella della salute il reparto aprirà nell’ambito della pediatria, con otto posti letto e un primario che sarà effet-

tivo da fine anno. Si tratta di Guido De Renoche, 55 anni, attualmente in servizio all’Ulss 6 Euganea. Ad annunciare la novità è stato il direttore generale dell’Ulss 2 Marca trevigiana, Francesco Benazzi, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati sulle dipendenze: “Attraverso questo nuovo servizio sarà possibile creare una rete con la pediatria e con la stessa psichiatria per rispondere al meglio a ogni tipo di necessità”.

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Le nuove emergenze

Alle spalle della stazione ferroviaria c’è Nel mezzo del degrado di via Dandolo, del

Vivere alle spalle della stazione ferroviaria non regala lo skyline più desiderabile al mondo. E che il confine nord del quartiere sia in buona parte tracciato da un cavalcavia che nei suoi spazi sottostanti è una delle zone più decadenti, buie e brutte della città, pur costituendone la principale porta d’ingresso, indubbiamente non aiuta. Tant’è: San Zeno è questo. Ma non solo. La lista dei problemi è lunga e cronica. A partire dalla viabilità, considerato che il quartiere – tagliato in due dal Terraglio – si sviluppa lungo un asse viario a traffico elevato. Su via San Zeno si corre veloce, i cittadini hanno chiesto il posizionamento di dissuasori e il limite di 30 chilometri all’ora, ma gli hanno risposto picche. Non è possibile, gli autobus che passano farebbero troppo rumore. “Eppure poco più avanti, a Canizzano, la stessa strada è tutta limitata nonostante lo scorrimento sia maggiore”, commenta l’asso-

ciazione Qua.San Zeno, che ci ha guidato in questo secondo viaggio e che nel proprio logo ha la “S” di San Zeno che guarda caso ha la forma di una strada. Una strada che da sola fa quartiere, viene da pensare. Non c’è un vero e proprio centro, un punto di riferimento fisico per potersi dare appuntamento, una piazza. Se non quella della chiesa, che il parroco don Mariano Maggiotto ha deciso di aprire anche all’associazione da quando le scuole don Lorenzo Milani sono in ristrutturazione. Si ritrovavano lì ogni quindici giorni su concessione del preside. Sempre lì, nella palestra, sfruttavano il rientro pomeridiano degli studenti e mettevano insieme un corso di ginnastica per un gruppetto di abitanti. Poi i lavori, poi due anni e mezzo di stop per mafia, poi ancora cantiere. In qualche modo si sono arrangiati, anche durante il Covid.

Qua.San Zeno (“Qua” come quartiere ma anche come qua,

adesso, nel senso di diamoci da fare senza delegare ad altri) è nata formalmente grazie a un progetto della giunta Manildo: era il 2017 e l’allora assessora al sociale Liana Manfio finanziò la cooperativa La Esse per dare corpo e slancio a un gruppo di cittadini che da un paio d’anni stavano cercando di creare qualcosa di buono per i residenti. “L’obiettivo del Comune era favorire la cittadinanza attiva, fare in modo che i quartieri non fossero solo

abitati dal punto di vista fisico ma da relazioni fra gli abitanti, stimolando voglia, interesse, desiderio di mettersi in rete e realizzare progetti comuni. Insomma, coesione e aggregazione sociale”, spiega la neo-presidente dell’associazione Graziella Ceron. Ha una lunga

esperienza di responsabile di zona nell’Agesci: il concetto “creare comunità” è pane per i suoi denti. Oggi non c’è più il Comune a finanziarli – se non con i patrocini e i contributi per le attività – e camminano da soli: 85 soci senza una sede, esattamente come

www.lapiazzaweb.it 8 Viaggio nei quartieri/2
San Zeno. Nata lungo una strada a scorrimento veloce, la zona sud della città lamenta problemi di viabilità,
La giornata ecologica, San Zeno vista dalla stazione, un incontro dell’associazione negli spazi parrocchiali, il cavalcavia della stazione e luscita su via Dandolo del sottopasso ferroviario pedonale

parcheggi e spazi per le associazioni, tutte costrette a fare affidamento

una Treviso che resiste e crea comunità cavalcavia e di una piazza che non c’è

A fare da guida nel territorio è l’associazione “Qua. San Zeno” nata da un progetto di cittadinanza attiva della giunta Manildo Ceron (presidente): “Ci diamo da fare senza delegare ad altri”. Dall’Apericinema ai tornei di burraco per gli anziani, dalla giornata ecologica alla sagretta di metà settembre fino al successo del gruppo di lettura online nato in lockdown

a San Paolo. “Continuiamo a elemosinare un posto”, dice la presidente alzando il sopracciglio. Alla fine loro che si definiscono un’associazione apolitica, apartitica e aconfessionale non hanno avuto altra scelta se non le braccia aperte del parroco, “che sostiene con attenzione l’associazione, partecipa alle riunioni, ma in punta di piedi”. Del resto il vero cuore è lì, a ridosso della ferrovia, con la chiesa e la sede provinciale della Cgil a dominare sul resto. Don Camillo e Peppone in salsa di quartiere. Fu una delle zone che il 7 aprile del 1944 vennero bombardate dagli alleati. Un’urbanizzazione che risale quindi al dopoguerra. Prima, racconta chi qui ha radici, c’erano solo campi. C’erano le barbatelle di vite dei Van der Borre. Oggi i condomini datati si alternano a villette fresche di ristrutturazione, il verde non manca ma i due soli parchi pubblici esistenti non sono sufficientemente attrezzati per essere veri punti di incontro. Piste ciclabili praticamente non pervenute: chi sale in sella a una bicicletta lo fa a suo rischio e pericolo, il più delle volte utilizzando i marciapiedi.

E poi il grande nodo da sciogliere, via Dandolo, il cavalcavia e una sola parola: degrado. C’è un progetto di riqualificazione che dovrebbe andare di pari passo con la ristrutturazione della stazione. Il sindaco ha annunciato che è stato

condiviso con Ferrovie. Nel quartiere però la risposta corale è che sì, hanno letto qualcosa sui giornali, ma nessuno si è ancora preso la briga di percorrere il sottopasso e arrivare a San Zeno per venirlo a illustrare. Per ora – e si tratta di una realtà annosa – la situazione è quella di un “problema irrisolto”. Un problema di degrado e sicurezza, scarsa vigilanza, scarsa pulizia. “Quando dall’altra parte (all’ingresso principale della stazione in piazzale Dura d’Aosta, ndr) aumentano i controlli, tutto si riversa su San Zeno”, racconta l’associazione. Appena cala il buio, scendere dagli ultimi treni in arrivo e dover uscire a piedi in direzione sud non è un’impresa emozionante: specie se sei donna, specie se sei sola, quel tunnel pedonale con l’ultimo tratto a gomito, completamente cieco, è una roulette russa. Non sai mai come andrà a finire quando sbucherai su via Dandolo e ti riprometti di non prendere più il treno. Alla faccia della sostenibilità. Del resto questa è la soluzione più facile ed economica (il metropark di viale Trento e Trieste costa dieci euro al giorno) per chi fa il pendolare, deve prendere il treno e non abita sufficientemente vicino alla stazione per poterci arrivare a piedi. “Chi in via Dandolo ci abita e non ha un giardino il più delle volte non riesce a parcheggiare l’auto”, lamentano i residenti.

La lista della spesa delle cose che non vanno nel quartiere è però alleggerita dalla vita sempre piena di attività delle sue associazioni. Il 15,16 e 17 settembre ci sarà la sagretta. “Abbiamo voluto recuperare il tradizionale maggio di San Zeno”, racconta Graziella Ceron. Qua.San Zeno coordina il gruppo di cammino. Con SeLALUNA (storica associazione culturale del quartiere) a Natale viene organizzata una passeggiata dal parchetto di via Rolandello fino alla parrocchia, dove gli scout animano il fuoco con il coinvolgimento dei commercianti e dei disabili adulti della casa di via Zaniol. C’è la giornata ecologica con Legambiente e Contarina, l’Apericinema in collaborazione con Cineforum Labirinto, i tornei di burraco per gli anziani in villa Capuzzo, i corsi di cucito per gli stranieri in collaborazione con la Caritas che però si tenevano pure quelli alle don Milani e quindi sono stati interrotti. Senza dimenticare il pezzo forte, nato online durante il lockdown: un gruppo di lettura che ormai coinvolge anche i foresti, tenuto in collaborazione con SeLALUNA e la libreria Canova. Hanno già letto una cinquantina di libri e stanno preparando un reading per il centenario della nascita di Italo Calvino. Perché alle spalle della stazione ferroviaria c’è una Treviso che resiste.

www.lapiazzaweb.it 9 Viaggio nei quartieri/2
unicamente sulla parrocchia
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PNRR

E PNC. Sono 4,8 i milioni di euro di fondi investiti per l’operazione in viale Francia e via Irlanda

Ater riqualifica trenta appartamenti Al Biscione fotovoltaico per ridurre i costi

Gli interventi a San Paolo su edifici anni ‘60 che passeranno in classe A2

Due delle palazzine di proprietà di Ater a San Paolo sono in fase di riqualificazione grazie a fondi del Pnrr e del Pnc (il Piano nazionale per gli investimenti complementari). Una in viale Francia, l’altra in via Irlanda, sono edifici di edilizia residenziale pubblica la cui costruzione risale agli anni Settanta: un totale di 30 appartamenti di due o tre camere, dai 73 ai 94 metri quadrati l’uno. I cantieri sono stati aperti in primavera e con i 4,8 milioni di euro a disposizione nella torre di viale Francia, davanti al parco del Biscione, si sta intervenendo sotto il profilo dell’efficientamento energetico con l’obiettivo di ridurre i consumi: isolamento del tetto e dei solai, realizzazione del cappotto esterno, sostituzione degli infissi e delle caldaie dei diciotto appartamenti. Al termine dei lavori, previsto per ottobre, la palazzina passerà in classe energetica A2 (oggi è in F) con la previsione di un risparmio di consumo superiore al 35 per cento medio per ogni alloggio e una riduzione di emissioni complessiva di CO2 pari a 57,04 tonnellate l’anno. In via Irlanda ci sarà anche un miglioramento sismico dell’edificio, oltre a opere di superamento delle barriere architettoniche e l’installazione di due ascensori (uno per ciascuna delle due palazzine di sei appartamenti che compongono lo stabile): gli anziani che ci abitano sono molti e Ater ha deciso, su questo fronte, di investire in proprio per agevolare la loro vita. Anche qui al termine dei lavori, previsto a maggio del prossimo anno, si passerà alla classe A2 (dall’attuale E) e si otterrà un risparmio di emissioni di CO2 di 27,32 tonnellate l’anno.

Buone notizie anche per il Biscione, dove Ater ha deciso di intervenire per trovare una soluzione ai costi energetici elevati e ormai difficili da ge-

stire da parte degli inquilini.

“Abbiamo previsto un investimento di 1,7 milioni per installare otto impianti fotovoltaici in corrispondenza di altrettante scale del condominio e questo ci permetterà di staccare le parti sanitarie dalle utenze comuni con una conseguente riduzione dei costi a carico degli inquilini”, ha spiegato il presidente di Ater Treviso Mauro Dal Zilio. Sara

Rosi (Treviso Civica): “Tavolo permanente per le case popolari”

Un tavolo permanente per le case popolari. A chiederlo è Franco Rosi, capogruppo di Treviso Civica in consiglio comunale a seguito della notizia che il 27 giugno scorso la giunta regionale del Veneto ha deliberato di autorizzare il Comune di Treviso a elevare l’aliquota di alloggi da assegnare annualmente per situazioni di emergenza abitativa. Fino alla fine del 2023 il capoluogo potrà passare dal 10 per cento previsto dalla legge regionale 39 del 2017 (articolo 44, comma 1) al 15 per cento, analogamente a quanto era già stato disposto per altri comuni capoluogo. Una deroga che secondo Treviso Civica “testimonia un problema reale per la nostra città”.

La proposta avanzata da Rosi – definita dallo stesso concreta, economica e immediatamente attuabile – è di sfruttare la commissione sociale e welfare (commissione già esistente) per affrontare il tema delle case popolari con un progetto a cinque anni. “Occorre avere una chiara idea del patrimonio presente, dello stato degli alloggi e delle domande”, afferma. E continua: “Morosità elevate, rapporto tra gli alti costi di gestione dei condomini e le basse disponibilità delle famiglie ospitate, difficoltà nell’affidare gli alloggi. I problemi sul piatto sono sempre più evidenti e caratterizzano il dramma di un’emergenza abitativa che non possiamo più ignorare e per la quale vogliamo trovare una soluzione che permetta di restituire dignità alle famiglie coinvolte e proietti la città verso un modello virtuoso nella gestione delle case popolari”.

www.lapiazzaweb.it 10 Edilizia popolare
A sinistra, la torre Ater di viale Francia in fase di riqualificazione; sopra, Marina Bonotto e Mauro Dal Zilio Salin

“Porteremo a Roma le nostre proposte per politiche abitative al passo con i tempi”

Sul Biscione: “Torneremo a inserire nuclei fragili solo dopo la riqualificazione energetica da parte di Ater, perché il rischio morosità è troppo elevato in quelle case”. E annuncia la nascita dell’educatore all’abitare

Il sociale, la casa, la famiglia, la disabilità, l’integrazione, il contrasto alla povertà, le pari opportunità. Tutti temi scottanti. Tutti anche in questo mandato nelle mani di Gloria Tessarolo, confermatissima da Mario Conte. Il suo assessorato oggi si chiama “Città solidale e inclusiva”.

Assessora Tessarolo, cambia qualcosa rispetto a prima?

“Non è una stupidata tanto per fare marketing. Quando parliamo di città solidale e inclusiva parliamo della visione, di un assessorato con due facce. Quella operativa e quella di prospettiva”.

Partiamo dall’operatività.

“Stiamo facendo i conti con i problemi che derivano prima dalla pandemia, che ha scombussolato prevalentemente la situazione privata delle persone, poi dalla crisi energetica. Raccogliamo le fragilità sociali, sanitarie e anche economiche delle famiglia, ma il sociale non risolve il problema. Si pensa di arrivare qui, metterlo sul tavolo e che qualcuno trovi la soluzione. No, il servizio sociale ti aiuta a trovare la soluzione al problema. Il cittadino non può sottrarsi e il Comune non deve sostituirsi alla responsabilità personale. Treviso non vuole avere una visione accudente, ma rafforzare le persone, sostenerle nei

loro progetti partendo dai loro punti di forza che hanno oltre le debolezze. Altrimenti diventiamo un bancomat. Vieni qui e ti erogo un servizio”.

Tutto questo con quale prospettiva?

“Far crescere la città nella responsabilità del prendersi cura l’uno dell’altro, che poi è la grande lezione che ci ha lasciato la pandemia. Non una società delegante, ma una società di adulti responsabili che vedono il problema, si mettono insieme e trovano la rete per risolverlo e gestirlo. Con il Comune che ha il dovere di facilitare. Una visione di solidarietà e inclusione che si traspone nei quartieri”.

Il mese scorso siamo stati a San Paolo. I cittadini chiedono di favorire l’inserimento nel Biscione di assegnatari che riducano disagio e marginalità. Cosa risponde?

“Non abbiamo potere. Sono alloggi ERP vincolati a una graduatoria. L’unica possibilità è che Ater decida di togliere alloggi all’ERP e destinarli ad altre progettualità. Lo può fare. Ma siamo onesti: togliere case ERP in un momento di emergenza abitativa per altre progettualità sociali è complicato. L’unica cosa che possiamo fare come Comune è non metterci nuclei fragili, cosa che già evitiamo per via del rischio morosità. Potremmo

ricominciare dopo la riqualificazione energetica”.

Avete altri progetti per San Paolo?

“In viale Francia abbiamo due appartamenti di housing first con educatori per togliere le persone dalla strada. E sul progetto Bisciò ci siamo spesi molto. Ma dall’esperienza del Biscione sta per nascere un progetto da attuare in questo mandato”.

In cosa consiste?

“Ci doteremo dell’educatore all’abitare. Una figura legata ai servizi sociali, per

supportare le famiglie e inserirle nel contesto in cui vanno a vivere”.

Avete chiesto una deroga sulla percentuale di riserva degli alloggi ERP da assegnare per emergenza abitativa. Qual è la situazione?

“Abbiamo elevate percentuali di sfratti di nuclei fragili, anche pregressi, senza soluzioni stabili e idonee. E facciamo i conti con un mercato molto chiuso, sul quale non si riesce a ricollocarli. Gli sfratti sono prevalentemente per morosità, cosa che il libero

mercato non vuole sentire nominare. Vengono chieste garanzie infinite. Una situazione reputazionale sulla quale stiamo cercando di intervenire assieme agli altri comuni per istituire un fondo di garanzia per i soggetti interessati. Ma come enti pubblici non possiamo fare prestiti a gratis, non abbiamo fondi illimitati e c’è la Corte dei Conti. Al netto del fatto che non è eticamente corretto che chi ha i mezzi per pagarsi un affitto entri in una graduatoria ERP. Il mercato continua a ragionare su un vecchio modello di famiglia. Oggi anche i nuclei monogenitoriali sono in difficoltà e con il Covid sono saltati i parametri: non si lavora più in due a tempo indeterminato, qualcuno ha lasciato il posto fisso e le esigenze di vita delle persone sono cambiate”. Ma le garanzie chieste rimangono le stesse…

“È un’impresa titanica. Assieme all’associazione dei comuni della Marca porteremo al governo nazionale delle proposte sulle politiche abitative. Nel frattempo spero di avere quanto prima la nuova graduatoria ERP”.

Quando sarà pronta?

“Non c’è nulla di puntuale. A settembre dovremmo avere la provvisoria, poi ci sono trenta giorni per eventuali ricorsi, che vanno valutati. E la graduatoria definitiva deve restare pubblicata un mese prima di andare alle assegnazioni. Se siamo fortunati, tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo”.

www.lapiazzaweb.it 12
L’intervista. Gloria Tessarolo, confermata assessora alla Città solidale e inclusiva
Politica
L’assessora Gloria Tessarolo

PROTAGONISTI A NORD EST

Una comunicazione differente per trasmettere i propri valori nel settore dell’edilizia.

I protagonisti: Tecno Crane - Pronti per ogni impresa

“Non si può non comunicare”, così recita il primo assioma della comunicazione elaborato da Paul Watzlawick e dagli studiosi di psicologia della Scuola di Palo Alto, in America. Uno dei cinque principi che descrivono i processi della comunicazione umana e che sono entrati in tutti i manuali di marketing e psicologia.

Ma qual è il significato di questa frase? Ogni azione verbale e non verbale che mettiamo in atto, compreso il silenzio, trasmette un messaggio o un’immagine di noi stessi. Per cui, risulta impossibile non comunicare qualcosa. Nel mondo delle imprese, comunicare serve anche a mettere in relazione la realtà aziendale con mondo esterno, composto dal pubblico di utenti finali e dagli altri interlocutori presenti nel mercato. Si tratta, quindi, di una grande opportunità da co-

gliere per curare la propria immagine ed entrare in contatto con i vari pubblici dell’impresa.

Tecno Crane, azienda di Campodarsego (PD) specializzata nel noleggio, vendita e assistenza gru edili, ha trasformato questa opportunità di comunicazione in un suo punto

di forza. Perché comunicare significa sì dare informazioni sui propri macchinari e sui propri servizi ma riuscire anche a mettere in luce quelli che sono i valori fondanti dell’azienda e i principi che muovono le persone al suo interno; come: grinta, passione per il proprio lavoro, determinazione nel completare ogni progetto al meglio, attenzione verso la solidarietà e il terzo settore. Qualità che Tecno Crane trasmette grazie ad uno stile di comunicazione differente, all’interno di un settore come quello dell’edilizia che predilige informazioni tecniche e concrete. Sviluppato, poi, attraverso un apparato comunicativo strutturato e coordinato tra i suoi diversi canali ufficiali: sito, social media, presentazione aziendale e collaborazioni. Il risultato permette ai diversi pubblici, finali e del mercato, di conoscere Tecno

Crane in maniera approfondita e di potersi avvicinare e fidarsi proprio come farebbero con una persona. Si tratta di un approccio al quale Tecno Crane tiene molto, per mostrare i valori che animano un’impresa d’eccellenza presente nel nostro territorio e che possono anche essere d’ispirazione per altre realtà del settore. Un esempio virtuoso che può contribuire a far evolvere il settore stesso. Con lo stesso spirito, Tecno Crane, ha iniziato a comunicare il proprio impegno su diversi temi legati al mondo dell’edilizia organizzando una serie di eventi per i propri

collaboratori denominati “Sopra tutto”. L’ultimo, realizzato lo scorso anno nella cornice della splendida Kioene Arena di Padova, è stato dedicato alla sicurezza in cantiere e ha visto relatori esperti trattare il tema da diversi punti di vista, con suggerimenti e consigli utili per le imprese, dando ampio spazio ai dettagli e alle novità. Durante l’incontro, Tecno Crane ha avuto anche il piacere di ospitare Marco Volpato, capitano per 11 anni della Pallavolo Padova, squadra con cui è attiva una partnership profonda e di lunga data.

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Storie di imprese ed imprenditori di successo - a cura di TECNO CRANE SRL Via Antoniana, 242-244 - 35011 Campodarsego (PD) - Tel. 049 8803197 - info@tecnocrane.it
Imprese & imprenditori

Caterina Dozzo: “Treviso città universitaria?

Difficile che lo diventi, non c’è un piano”

“Manca il coraggio di impegnarsi in una visione più avanzata della città, che definisca da qui ai prossimi cinque-dieci anni come vogliamo che sia Treviso, per poi agire con obiettivi chiari e non prendendo decisioni sul qui e ora, ragionando per compartimenti stagni. Lo so, è complicato lavorare in un’amministrazione pubblica, ma la mancanza di visione a lungo termine rischia di farci perdere tante occasioni e prendere decisioni che, quando saranno concretizzate, rischiano di essere obsolete”.

A dichiararlo è la più giovane consigliera eletta ai Trecento. Caterina Dozzo ha 23 anni, è una trevigiana doc che dopo il classico al Canova se ne è andata a Milano per laurearsi in comunicazione alla Triennale. È tornata dove, prima di essere eletta con la lista di Giorgio De Nardi e sedersi fra i banchi dell’opposizione, si è costruita una carriera sportiva agonistica come karateka. Al Ren Bu Kan

di Ofelio Michielan, ex assessore della giunta Manildo, Dozzo ha imparato sia a muoversi sul tatami che farsi coinvolgere in progetti sociali che vanno oltre lo sport. L’esperienza politica di oggi è partita da lì. “Volevo prendermi la responsabilità di provare non a cambiare le cose ma a trasmetterle un po’ di più alla mia generazione”.

Ora che è entrata nell’agone politico che idea si sta facendo?

“Che bisogna spingere sull’acceleratore e andare a mille per poter dare un riscontro concreto alle proprie proposte. Non apprezzo che qualsiasi cosa arrivi dalla minoranza venga etichettata dalla giunta come critica pretestuosa. Siamo lì per confrontarci e non credo sia un bel modo di restituire alla cittadinanza il lavoro degli uffici e del consiglio comunale. Soprattutto noi giovani abbiamo bisogno di trovare nella politica serietà, competenza, confronto maturo”.

Come agirà in questi cinque anni?

“Sono a completa disposizione di tutta l’amministrazione, perché non è nel mio interesse fare opposizione a priori, anche se rappresento ideali progressisti. Se si hanno obiettivi comuni credo si possa lavorare insieme con l’unico interesse di agire per il bene comune”.

De Nardi è d’accordo?

“Sì, siamo molto allineati. Perché non ha alcun interesse ad agire in quanto Giorgio ma per il bene comune. Chiaro, non si può pretendere che tutta

la squadra la pensi così”.

Ha detto che l’amministrazione manca di una visione. Entri nello specifico.

“Il tema degli universitari, per esempio, che sento più vicino per una questione generazionale. Si sentono tante proposte, ma non c’è un piano concreto, con numeri che possano fornire una visione empirica del fenomeno. Vogliamo avere settemila studenti? Vogliamo che siano studenti di altre università oppure creare qualcosa di prettamente legato al nostro territorio che attragga nuovi

studenti? Vogliamo che questi studenti vivano in città o fuori, dove vogliamo che mangino, come vogliamo che si spostino? Serve avere qualcosa di concreto in mano per muoversi. Serve lavorare sulla comunicazione e sulla trasparenza con la città, raccogliere feedback sulle esigenze reali”.

Lei un’idea su questo tema ce l’ha?

“Prima di tutto va presa consapevolezza che Treviso non è una città universitaria e difficilmente nel breve termine raggiungerà le caratteristiche anche di una piccola città universitaria. Quindi credo sarebbe necessario lavorare sul tema dei fuori sede, creando già dal liceo la consapevolezza sul valore della città. Magari partiranno lo stesso, ma bisognerà saperli richiamare e creare un meccanismo grazie al quale ringiovanire Treviso, con l’appeal necessario per attrarre fuori sede da altre città”.

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L’intervista. Eletta nella lista De Nardi, con i suoi 23 anni è la più giovane consigliera che siede a Palazzo dei Trecento
Nella foto, la consigliera Caterina Dozzo

PROTAGONISTI A NORD EST

Storie di imprese ed imprenditori di successo - a cura di La bella pizza. Pizzalonga Away

Dalla banca alla pizza: ecco come ho cambiato (in meglio) la mia vita.

Davide Baroncini ha lasciato la relativa tranquillità di un posto in banca per fare ciò che davvero gli piace: ha scelto la via imprenditoriale e con “La bella pizza” è entrato nel franchising “Pizzalonga Away”

Reinventarsi,

BOX

È la storia di Davide Baroncini, 43enne che alcuni anni fa ha scelto di cambiare vita, rinunciare agli agi e alla relativa sicurezza di una carriera in banca per tentare la strada dell’imprenditorialità. Si è tirato su le maniche di camicia ed è partito dall’inizio, sporcandosi letteralmente le mani di farina per poter aprire la sua (prima) pizzeria d’asporto a Mirano. È così riuscito a entrare nel franchising “Pizzalonga away” e in soli 5 anni di strada ne ha fatta molta. Ecco la sua storia.

“Io sono di Treviso, classe 1 980, laureato – racconta -. Ho lavorato per cinque anni in un’agenzia di viaggi perché volevo aprirne una mia, ma poi ho cambiato completamente idea e ho lavorato per sette anni in banca. L’ambiente però aveva iniziato a non pia-

cermi più, quindi ho deciso di reinventarmi di nuovo. Così ho pensato a qualcosa che mi piacesse davvero e la risposta è stata “la pizza”. Ho iniziato a lavorare “Da Pino” a Treviso per imparare il mestiere, così da poter entrare nel loro franchising e poter aprire il primo negozio”.

Per 6 mesi Davide ha fatto la spola tra il lavoro in banca a Cittadella e il lavoro in pizzeria a Treviso. Tutto pur di poter realizzare il suo sogno.

Alla fine, nel gennaio 2017, ha

detto definitivamente addio alla sua vecchia vita: ha aperto la società “La bella pizza” e con essa il suo primo “Pizzalonga Away” a Mirano. “È stato un bell’investimento, perché partire da zero con un negozio grosso come quello che abbiamo in via Gramsci non è stato semplice”. Il negozio però ha dato subito buoni risultati e da allora la crescita è stata inarrestabile. “Per fortuna la scelta della location è stata quella giusta – racconta Davide -. Abbiamo ripagato tutto, abbiamo assunto subito dieci persone

e devo dire che i nostri dipendenti sono contenti, si trovano bene se pensiamo che non ne abbiamo perso nessuno nel corso degli anni. Penso dipenda dal fatto che sono stato dipendente anche io, perciò so cosa vuol dire. Cerco sempre di mettermi nella loro ottica”. Una scelta che rifarebbe, quella di cambiare tutto? “Sì, anche se rispetto a prima la vita è totalmente diversa. Da imprenditore non esci mai veramente dal tuo negozio, sei operativo h24. Ma alla fine fai ciò che ti piace”.

Davide Baroncini

Titolare di: La bella pizza snc

Nuovi negozi e gli eventi

Il negozio di Mirano è stata una scommessa vinta per Davide Baroncini. E con i risultati è arrivata anche la voglia di ingrandirsi. Ecco nel 2020 è arrivato il secondo negozio a Cazzago di Pianiga e ora l’espansione continua con l’imminente apertura ad Arsego: “Quello di Arsego sarà l’82esimo negozio del marchio. Entro fine anno la nostra società arriverà a diciotto dipendenti. In questa sfida non sono solo: ho un socio, Azadur Rahman che si occupa della parte pratica, poiché è davvero bravo a fare le pizze e a insegnare a farle. Io mi occupo di tutti gli altri aspetti”.

Per il futuro “La bella pizza” punta a “esportare” i propri prodotti, partecipando a eventi importanti sul territorio. “Siamo stati al Mirano Summer Festival e alla Sagra della zucca di Salzano. Il prossimo obiettivo per il 2024 è di partecipare anche all’antica fiera di Arsego e all’Aperishow” spiega Baroncini.

Tra gli obiettivi a medio termine c’è invece quello di nuove aperture: “Punto ad arrivare a cinque punti vendita nei prossimi 5 anni – annuncia -. Dopo l’apertura, a breve, del terzo negozio ad Arsego l’idea è di aprirne un altro nel 2025 e l’ultimo nel 2027, cioè uno ogni due anni”.

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Il futuro?
LA BELLA PIZZA SNC
senza paura di fallire, ma con impegno e determinazione.
Imprese & imprenditori
FOTO MIRANO via Gramsci 28 CAZZAGO DI PIANIGA Via Provinciale Sud, 36 SAN GIORGIO DELLE Pertiche Via Roma, 370

I lutti. Il vescovo emerito di Ivrea aveva quasi 100 anni, la storica leader del “Manifesto” aveva

95 anni

Monsignor Bettazzi e Ninetta Zandigiacomi Addio a due grandi del Novecento

Aentrambi Treviso aveva dato i natali. Entrambi famosi, seppure con vite molto diverse, sono morti – lui a quasi 100 anni e lei a 95 – attorno alla metà del mese di luglio.

MONSIGNOR LUIGI BETTAZZI, vescovo emerito di Ivrea, era nato a Treviso il 26 novembre 1923. Le sue condizioni di salute si erano aggravate nell’ultimo periodo. “Sento di dare voce a tutto il Veneto nell’esprimere cordoglio per la scomparsa di un vero testimone e protagonista dell’ultimo secolo”, ha dichiarato il presidente della Regione Luca Zaia, ricordando che Bettazzi, finché l’età glielo ha consentito, amava tornare in città. A Treviso “il padre Raffaello è stato al servizio della comunità ricoprendo anche gli incarichi di sindaco e presidente dell’ospedale”. Ordinato sacerdote a 23 anni, si era laureato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana e poi in Filosofia all’Università degli Studi Alma Mater di Bologna. Nell’arcidiocesi del capoluogo emiliano divenne vescovo ausiliare del cardinale Giacomo Lercaro e al suo fianco prese parte al Concilio Vaticano II del 1963. Era l’ultimo italiano ancora in vita tra i prelati presenti all’assemblea. Era una grande voce di pace, monsignor Bettazzi. Una voce che ha lasciato il segno fino all’ultimo: lo scorso maggio ha voluto presenziare alla Staffetta dell’Umanità, manifestazione per la pace in Ucraina. Per trentatré anni è stato vescovo di Ivrea, per diciassette presidente di Pax Christi, ha scritto pubblicazioni ed è stato fautore del dialogo anche con i non credenti e con le altre comunità religiose. Un dialogo sempre cercato e anteposto a tutto, come quando nel luglio del 1976 scrisse una lettera aperta al segretario del Partito Comunista italiano, Enrico Berlinguer, affermando che era “legittimo e doveroso, per un vescovo, aprirsi al dialogo, interessandosi in qualche modo perché si realizzi la giustizia e cresca una più autentica solidarietà tra gli uomini”. Un anno dopo Berlinguer gli rispose e in quella risposta formulò la definizione di un Pci “non teista, non ateista e non antiteista”. E ancora: nel 1978 monsignor Luigi Bettazzi si offrì in ostaggio alle Brigate Rosse, assieme ad altri due vescovi, in cambio della libertà di Aldo Moro. Ma la Curia impedì che la trattativa avesse un seguito.

NINETTA ZANDIGIACOMI era nata a Treviso nel 1927 ed è stata fra le protagoniste del primo nucleo del Manifesto. Era la “penultima vivente”, come ha scritto nel suo commovente addio proprio sulle pagine del giornale Luciana Castellina, che assieme a Zandigiacomi e Rossana Rossanda condivise ideali e battaglie politiche. L’ultima uscita pubblica, nell’autunno del 2020 a piazza Santi Apostoli, per l’addio a Rossanda.

Era la prima di tre fratelli (Berto, architetto, è stato presidente di Italia Nostra a Treviso) e figlia di quella che è stata il punto di riferimento veneto del femminismo e fondatrice dell’Udi regionale. Ninetta, giovanissima, divenne segretaria del sindacato tessile a Vicenza. “Nell’epoca in cui – racconta Castellina sul Manifesto – gli operai a Valdagno buttarono giù per protesta la statua del fondatore del gruppo Marzotto, quando la bianca regione veneta diventò esempio di lotte esemplari”. Proprio la questione delle lotte operaie portò a inasprire il disaccordo all’interno del Pci, di cui Zandigiacomi era esponente e dal quale nel 1969 venne radiata.

Negli ultimi anni si era ritirata dalla vita pubblica, assieme al compagno Michele Rago, intellettuale comunista, fondatore assieme a Elio Vittorini del Politecnico, autore di scritti preziosi su Gramsci, Sciascia, Sartre. “Fu un amore grandissimo”, scrive Castellina nel suo ricordo. “Anzi, lo definimmo tutti leggendario”.

Tour estivi con lo Iat alla scoperta degli artisti che hanno lasciato un segno in città

Sulle orme di chi ha lasciato un segno in città, ovvero gli artisti che qui hanno vissuto, soggiornato o lavorato. È la nuova proposta estiva per turisti e non, tour con visite guidate organizzato dallo Iat di Treviso centro fra agosto e settembre. Un itinerario che accompagna alla scoperta di opere realizzate o custodite nel capoluogo della Marca, oltre che di luoghi che fanno riferimento a personaggi noti che in città hanno lasciato appunto il segno. Da Tomaso da Modena alla Scuola di Paolo Veronese, da Fra’ Giocondo a Bartolomeo d’Alviano, da Ludovico Pozzoserrato a Dante

e Pietro Alighieri, da Arturo Stagliano a Il Bergamasco fino a Miguel Miranda Quinones. Tre gli appuntamenti nel mese di settembre, sempre di sabato con partenza alle 15: il 2, il 16 e il 30, con prenotazione obbligatoria allo Iat di Treviso centro (telefono: 0422 595780, mail: info@turismotreviso.it). Il biglietto costa 8 euro per gli adulti, 6 euro dai 6 ai 14 anni. Ma il 29 agosto, il 3, 12 e 26 settembre sarà possibile anche partecipare al tour classico di “Treviso notturna e sotterranea”: si parte alle 20.30 per scoprire una parte nascosta della città in un orario a dir poco suggestivo.

Nati entrambi a Treviso, si sono spenti a metà luglio Un uomo che è stato una grande voce di pace fino all’ultimo e una donna che iniziò giovanissima come segretaria del sindacato tessile a Vicenza, per poi arrivare a Botteghe Oscure. Nel 1969 venne radiata dal Partito comunista

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Eccellenze trevigiane Fotografa il QR code e ascolta l’ultimo Notiziario
Monsignor Luigi Bettazzi (credits: Vatican News) e Ninetta Zandigiacomi (credits: Il Manifesto)

Il punto. Nell’area del Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene una perdita fino al 10 per cento del valore

Vino: vento e violente grandinate frenano le rosee previsioni di raccolta

Prima degli avversi fenomeni atmosferici di luglio Confindustria Veneto Est aveva presentato un quadro di produzione in crescita, mettendo in guardia dall’allarme mercati soprattutto internazionali

Il tempo della vendemmia in questi giorni sta cominciando. A pesare sulla raccolta, le conseguenze dei violenti fenomeni atmosferici che si sono abbattuti su tutta la regione con forti venti, trombe d’aria e grandinate ripetute. Sulla zona del Prosecco, fra Conegliano e Valdobbiadene, secondo Sandro Bottega, presidente dell’omonima azienda vinicola trevigiana, “niente era mai stato così devastante”.

Vigneti sradicati, con una prospettiva di anni prima che possano riprendere la normale attività vegetativa. “Per noi si tratta di un grave danno economico, ma anche gestionale.

Certo – ha affermato l’imprenditore – le assicurazioni rifondano i danni, ma se il vino non c’è, non c’è denaro che tenga”. Perdite che il Consorzio del Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene quantifica fra il 5 ed il 10 per cento del valore. Per capirsi: a occhio e croce stiamo parlando di una cinquantina di milioni di euro portati via dalla tempesta.

Prima dell’ondata di maltempo, le previsioni di produzione erano in crescita. Lo aveva affermato il Gruppo Vinicolo di Confindustria Veneto Est (73 aziende vinicole, 13 distillerie, 2.511 dipendenti fra le province di Treviso, Padova, Venezia e Rovigo) che aveva fatto il punto pre-vendemmiale assieme

alla Regione del Veneto, agli esperti del Cra Vit di Conegliano, dell’Università di Padova e di Federvini. Ad emergere, l’allarme mercati. “Quest’anno le previsioni di vendita elaborate da Federvini indicano un rallentamento delle vendite anche nei mercati internazionali, che penalizzerà più i vini fermi che gli spumanti”, ha dichiarato Stefano Bottega, presidente del Gruppo Vinicolo Distillati e Liquori di Confindustria Veneto Est. “Occorre quindi – ha affermato – proporre un racconto positivo del nostro prodotto e promuovere una strategia di comunicazione e promozione che valorizzi un consumo responsabile e sostenibile di prodotti alcolici, che sono da millenni parte della nostra cultura alimentare”.

Guardando in particolare al Prosecco, gli esperti hanno fatto il punto sui rischi della flavescenza dorata. “Colpisce non solo la Glera, ma anche le viti di Chardonnay, Pinot Grigio e Cabernet, come pure le varietà Piwi e la sua diffusione è favorita dall’elevata frammentazione dei vigneti”, ha spiegato Carlo Duso dell’Università di Padova. I primi segnali di questa fitopatologia risalgono al 2021 e vi era una conoscenza limitata tra i viticoltori. Poi è iniziato un programma di lotta mirata sulle cinque fasi di sviluppo del batterio con l’utilizzo di pro-

dotti insetticidi specifici e con l’estirpazione delle viti malate. “Quest’anno – ha dichiarato il professore – registriamo tre volte più vigneti immuni rispetto al 2022. Ma vinta la battaglia, la guerra continua e tutto il territorio si deve muovere allo stesso modo utilizzando le molecole raccomandate dalla Regione”. A fargli eco, l’assessore regionale all’agricoltura Federico Caner, che ha ricordato come il Veneto sia coordinatore di un tavolo nazionale in materia di flavescenza dorata, in costante contatto con il ministero competente. “L’utilizzo delle molecole raccomandate da università e mondo scientifico deve superare il timore che vi possano essere ripercussioni commerciali”, ha ribadito Caner, che ha aggiunto l’importanza di continuare a sostenere convintamente

anche il raggiungimento di standard sempre più elevati in termini di sostenibilità.

Oltre ai mercati, altri nodi si affacciano sulla categoria. Il primo è quello dell’etichettatura, considerato che dall’8 dicembre prossimo sarà obbligatorio indicare in bottiglia i valori nutrizionali del prodotto. “In sede comunitaria abbiamo ottenuto che l’applicazione sia graduale, solo dopo l’esaurimento delle scorte e

per i vini prodotti dopo quella data”, ha spiegato il responsabile area giuridico normativa di Federvini Gabriele Castelli. Il secondo riguarda l’Health Warning (l’allarme per la salute) sui prodotti alcolici, introdotto recentemente da una legge irlandese. “Un precedente – ha detto Castelli – che potrebbe estendersi anche fuori dell’Unione europea e avere ripercussioni nelle politiche comunitarie”.

SPIRIT SELECTION A Treviso l’edizione 2023

Dal 28 settembre al primo ottobre sarà Treviso a ospitare l’edizione 2023 di Spirit Selection Concours Mondial de Bruxelles, grande manifestazione internazionale itinerante che premia gli spiriti di tutto il mondo. Whisky, cognac, brandy, rum, vodka, gin, psicos, grappe, baijiu e tequila vengono valutate e classificate da una giuria di esperti di fama mondiale.

www.lapiazzaweb.it 18 Tempo di vendemmia
Stefano Bottega, presidente del Gruppo Vinicolo Distillati e Liquori di Confindustria Veneto Est

Una vacanza al ritmo dei propri passi fra le meraviglie delle Colline del Prosecco

Sviluppato interamente in un territorio patrimonio UNESCO si snoda attraversando nove comuni delle prealpi trevigiane fra borghi, abbazie, chiese, castelli e tradizioni popolari.

Va fatto solo a piedi: vietato l’uso della bicicletta

Mettersi uno zaino sulle spalle e camminare. Per una vacanza fatti di passi, lentezza, scoperta e tappe. Il viaggiare a piedi sta avendo sempre più successo in tutto il mondo, fondamentalmente per scelta: quella di divertirsi in un modo alternativo e salutare, ecologico e intelligente, lontani dal traffico delle principali rotte turistiche, a stretto contatto con la natura, su itinerari che sanno mettere insieme bellezza, natura, cultura, storia e anche confort nei momenti di riposo.

L’ultimo cammino nato in Italia è stato inaugurato l’8 luglio proprio nella Marca trevigiana: è il Cammino delle Colline del Prosecco, tenuto a battesimo dal governatore Luca Zaia assieme al sindaco di Vidor Mario Bailo, alla presidente e al site manager dell’associazione per il patrimonio delle Colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Marina Montedoro e Giuliano Vantaggi, allo scrittore e ideatore del cammino Giovanni Carraro.

Di che cosa si tratta? È un percorso di 51 chilometri interamente sviluppato in un territorio patrimonio dell’UNESCO e che si snoda attraversando nove comuni dell’Alto Trevigiano. Un viaggio lento, alla scoperta di colline “ricamate” dalle viti, prelibatezze enogastronomiche, borghi incantevoli e ricchi di storia. Quattro le tappe pre-

viste, con partenza dal tempio sacrario oratorio della Madonna addolorata di Vidor fino a Vittorio Veneto. Un piccolo viaggio che si sviluppa sul filo di cresta della Core Zone offrendo costantemente un panorama unico. Insomma, un’occasione per staccare completamente la spina dal resto del mondo.

L’obiettivo del percorso è riuscire a offrire all’escursionista tutte insieme le bellezze che caratterizzano quest’area prealpina unica: ripidi pendii e dolci passeggiate fra i campi si alternano a vallate ricche di acqua e creste affilate. Quattro tappe adatte a tutti, in quanto il Cammino delle Colline del Prosecco ha una difficoltà tecnica mediamente bassa, anche se si sviluppa in altitudine. Ci sono tratti più impegnativi, cosa normale in un itinerario escursionistico. Ma per rendere accessibile il percorso proprio a tutti gli ideatori hanno progettato anche una variante che aggira il tratto più difficile.

La prima tappa parte da Vidor e arriva a Col San Martino: 11,7 chilometri, con un dislivello di 567 metri e un tempo di percorrenza stimato di quattro ore e mezza. Con la seconda tappa da Col San Martino si arriva all’abbazia di Follina in un percorso di 15,4 chilometri, con un dislivello di 655 metri e un tempo si percorrenza di cinque ore e mezza. Terza tappa: da Follina

a Tarzo. Quattro ore e mezza di cammino per percorrere 14,3 chilometri con un dislivello di 460 metri. La quarta tappa è duplice, perché è prevista la variante meno impegnativa. Chi sceglierà il percorso originale (indicato solo a chi ha una buona preparazione atletica, passo sicuro e assenza di vertigini), da Tarzo arriverà a Vittorio Veneto percorrendo 9,6 chilometri in quattro ore e mezza con un dislivello di 583 metri. Mentre

la variante più facile in tre ore e mezza permette di raggiungere in 9,1 chilometri piazza Flaminio a Serravalle con un dislivello di 312 metri.

Borghi, castelli, abbazie, chiese, tradizioni popolari. Il Cammino delle Colline del Prosecco ha anche una fortissima valenza storico-culturale e sono molti i siti che si incontrano lungo la strada che riportano alla memoria la Grande Guerra, fra trincee, gallerie e postazioni militari.

Il Cammino ha un regolamento da rispettare, che dà suggerimenti utili per non mettersi in strada impreparati e soprattutto per non avere problemi. Viene fatto presente che il camminatore deve essere in buona salute, attrezzato nell’abbigliamento e soprattutto nelle calzature, provvisto di cibo e acqua. Il percorso può essere effettuato solo in una direzione, da ovest a est, ed è vietato usare la bicicletta.

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Il cammino. Inaugurato l’8 luglio, il percorso è di 51 chilometri diviso in quattro tappe
Turismo sostenibile
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Il caso. L’ennesima emergenza sbarchi rompe il fronte del centrodestra veneto

Migranti: tra accoglienza diffusa e grandi hub la Lega si divide

Non si è ancora spenta l’eco del congresso regionale della Lega Nord, con tutte le polemiche che lo hanno accompagnato, che nel Carroccio veneto esplode la grana migranti. Anche in questa estate 2023, infatti, nonostante ci fosse chi credeva che i porti sarebbero stati chiusi, il numero di sbarchi non è diminuito, anzi sembra essere tornato ai livelli record del 2017.

Come accaduto anche nelle estati passate il nostro Paese, e il Veneto in questo senso non fa eccezione, si trova a dover far accogliere migliaia di persone, disperate e in fuga dai propri territori di origini.

MINISTERO, PREFETTI, COMUNI, PRIVATI E COOPERATIVE

Il sistema dell’accoglienza nel nostro Paese ricorda, non ce ne vogliano, molto da vicino il gioco che si faceva da bambini: il “tua chiuso”.

I migranti sbarcano, il Ministero li registra e chiama i prefetti dando loro il numero di persone da accogliere per ogni territorio; una chiamata che, spesso, giunge meno di 24 ore prima dell’arrivo.

A quel punto ad attaccarsi al telefono sono i prefetti stessi che iniziano a chiamare i sindaci chiedendo loro di trovare i posti necessari. A volte, invece, sono le stesse cooperative che, in accordo con un qualche privato possessore di un edificio agibile, si offrono direttamente alle Prefetture come “ospitanti” bypassando totalmente le Amministrazioni Comunali.

In tutta questa fretta è evidente come la soluzione di primo acchito considerata come “più semplice” è quella di allestire dei grandi hub, degli enormi punti di raccolta, in caserme dismesse, palestre o, addirittura, tendopoli. Del

resto proprio il Veneto conta dei precedenti illustri, come Cona nel Veneziano e la vicina Bagnoli nel Padovano.

ACCOGLIENZA DIFFUSA:

UNA PRATICA STRANA?

Dopo gli insuccessi delle politiche per l’accoglienza degli ultimi anni, si è fatta largo l’idea che l’unica forma possibile ed effettivamente efficiente, sia la cosiddetta accoglienza diffusa: poche persone in ogni comune. Basta grandi agglomerati che rischiano di non essere gestibili e, soprattutto, di non garantire alcun sostegno, formativo e occupazionale, alle persone ospitate che, di conseguenza, finiscono per essere spesso preda della criminalità.

E QUI CASCA L’ASINO!

A ben vedere non ci dovrebbe essere alcun dubbio: pochi migranti per ciascuno centro senza creare situazioni drammatiche e, spesso, insostenibili dal punto di vista umano e dell’ordine pubblico.

Il primo “asino” a cadere, va detto per onestà intellettuale, è di natura economica. Avere un unico grande centro, magari popolato da un centinaio di persone, produce, per la sua gestione, delle importanti economie. Si mangia tutti la stessa cosa, consegnata alla stessa ora nello stesso posto, si fa tutti la stessa attività magari impiegando un solo operatore della cooperativa che si occupa della gestione.

Il secondo asino, e forse più greve, è politico. Per troppi anni il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza è stato utilizzato come strumento di confronto e contrasto politico e, in senso deteriore, culturale e ideologico. Oggi per un sindaco duro e puro, che ha predicato per anni la politica dei “porti chiusi”, accogliere an-

che solo tre o quattro migranti, in una logica di accoglienza diffusa capace di coinvolgere anche un piccolo comune, è inaccettabile. Un approccio, questo, che ha creato un profondo cortocircuito politico soprattutto all’interno della Lega Nord da sempre sulle barricate su questi temi ormai divenuti, nei fatti, elemento identitario e fondativo.

IL CORTOCIRCUITO

Nel corso dello scorso congresso regionale della Lega Nord, che ha visto la conferma di Alberto Stefani, è emersa con chiarezza la drammaticità politica che sta vivendo il Carroccio. Le due principali anime sono sempre più difformi e contrapposte tra loro. Il presidente della Regione, Luca Zaia non si schiera e non entra nel conflitto interno, però l’area che si contrappone al salvianiano Stefani, si ama definire (solo autodefinire?) “Zaiana”.

E sulla vicenda accoglienza è scattato l’allarme rosso. All’arrivo dei primi migranti, sparpagliati in gruppetti di poche unità in alcuni comuni

vicentini amministrati dalla Lega si sono alzate le proteste dei primi cittadini che non ne vogliono assolutamente sapere. D’altro canto si è levata la voce, tonante e autorevole, del Presidente Zaia: “L’unica soluzione è l’accoglienza diffusa, ciascuno deve fare la propria parte senza egoismi”. Uno schiaffo ad anni di cultura leghista.

Il secondo schiaffo è giunto dal presidente Anci Veneto e Sindaco di Treviso, Mario Conte, leghista pure lui, che ha invitato i colleghi primi cittadini a scongiurare in ogni modo la necessità di costruire maxi centri di accoglienza, facendosi carico di poche unità per ciascuno senza cedere in opposizioni propagandistiche.

E dall’altra parte? Il Segretario Regionale, Alberto Stefani ha bocciato senza se e senza ma l’ipotesi di cabina di regia, lanciata dallo stesso Zaia, per gestire gli arrivi dei migranti in maniera diffusa.

“L’accoglienza non può essere destinata a tutti – ha scritto – no all’accoglienza

indiscriminata nei comuni. I Sindaci della Lega diranno no all’accoglienza indiscriminata. Vorrei capire cos’ha un richiedente asilo di più rispetto ad una famiglia italiana sfrattata o che si trova sul lastrico.”

Insomma appare evidente che più del congresso - che tanti mal di pancia, epurazioni, veti ha prodotto – sarà questa profonda divergenza politica a tracciare un solco profondo dentro la Lega mentre si avvicinano, in modo inesorabile, le prossime scadenze elettorali, ma soprattutto mentre i migranti continuano ad arrivare e hanno bisogno, decisamente, di un luogo sicuro.

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Alberto Stefani

Giornalismo.

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Nasce “Radio Veneto 24”: tutta l’informazione dal territorio in tempo reale

Aggiornamenti costanti, ma anche approfondimenti di attualità, economia, politica, sport con prestigiose firme del panorama giornalistico veneto

Il 4 settembre è una di quelle date che bisogna cerchiare in rosso sul calendario. È la data in cui nascerà ufficialmente “Radio Veneto 24”. Una radio come non ce ne sono: la prima radio del Veneto dedicata all’informazione locale in tempo reale. Una radio che sfrutta le potenzialità del digitale approdando nel nuovo sistema Dab+, destinato a sostituire il tradizionale Fm. Dietro questa grande sfida c’è la forza di Give Emotions, società editrice de La Piazza e LaPiazzaweb, che conferma e consolida la propria presenza anche nel panorama radiofonico già sperimentata con ampio successo attraverso i notiziari de “LaPiazza24”, trasmessi in diverse radio venete negli ultimi 18 mesi. Ed è proprio da questa esperienza che nasce “Ra-

Gli opinionisti di

dio Veneto 24”. “Il Veneto raccontato dai fatti, dalle notizie, dalle persone” è il claim della nuova radio, che sarà ascoltabile anche attraverso l’app proprietaria, lo streaming dal sito web e i dispositivi smart speaker. Tutti i contenuti saranno inoltre distribuiti come podcast su app e sito, per poter essere ascoltati anche in modo asincrono rispetto alla diretta radiofonica.

Ogni 20 minuti tutta l’informazione del Veneto su una sola radio. Radio Veneto 24 sarà una radio all news, pensata per chi vuole essere sempre “sul pezzo”, essere aggiornato su ciò che accade intorno a lui in tempo reale. La redazione giornalistica, che può contare su corrispondenti da ogni provincia, garantirà ogni 20 minuti tutte le notizie del Veneto sem-

pre aggiornate. Oltre a questo, ogni ora gli ascoltatori potranno contare su spazi dedicati all’informazione nazionale e agli aggiornamenti su meteo e viabilità in collaborazione con ACI ed Autovie Venete. Non basta. Firme importanti del giornalismo veneto saranno in onda quotidianamente per offrire approfondimenti su politica, economia, sport, attualità e costume: Riccardo Sandre, Stefano Edel, Antonio Di Lorenzo, Micaela Faggiani sono solo alcuni dei professionisti dell’informazione veneta che si sono uniti al team guidato dal direttore Giorgia Gay. “La

forza di Radio Veneto 24 sarà l’attenzione al territorio, che contraddistingue da sempre i prodotti editoriali del gruppo Give Emotions - commenta il direttore -. Grazie a una straordinaria squadra di giornalisti potremo offrire un palinsesto unico nel suo genere non solo a livello regionale, ma anche nazionale. Sarà una sfida, che accettiamo con entusiasmo e determinazione”. Costantino Da Tos, station manager di Radio Veneto 24 aggiunge: “È la radio che non c’era. Una radio di servizio per gli ascoltatori del Veneto, dedicata all’informazione locale. Un nuovo pro-

getto che sfrutta le potenzialità del mezzo radiofonico: immediatezza, grande diffusione e semplice fruibilità da parte degli utenti, tutte caratteristiche ideali da abbinare a un media di informazione”. “Con Radio Veneto 24 il nostro gruppo editoriale diventa un vero e proprio sistema integrato di comunicazione, unico in Veneto - conclude l’editore Giuseppe Bergantin -. Abbiamo l’approfondimento con i nostri mensili La Piazza, che hanno raggiunto le 500mila copie, la tempestività dell’informazione con laPiazzaweb.it, con un milione di utenti unici al mese, e l’immediatezza della radio con questa nuova sfida editoriale. Siamo certi che gli imprenditori e i cittadini veneti sapranno riconoscere la validità di questa proposta e che faranno entrare Radio Veneto 24 nella loro quotidianità, mentre sono alla guida, a casa, in mobilità. Noi da oggi li accompagneremo ovunque”.

Giorgia Gay, direttore di Radio Veneto 24

Giornalista professionista dal 2007, collabora da molti anni con i giornali La Piazza e dal 2014 cura la redazione della testata quotidiana LaPiazzaweb di cui è attualmente direttore. Parallelamente è stata per 6 anni il volto della trasmissione di La7 “L’Aria che tira” dal Nordest. Cura uffici stampa e la presenza social per enti e aziende del territorio.

Stefano Edel - Sport

Giornalista professionista dal 20 giugno 1980. Ha lavorato per 40 anni di fila al “Mattino di Padova”, ricoprendo vari incarichi e chiudendo come inviato della redazione sportiva, e oggi ha una collaborazione con lo stesso giornale, seguendo il Cittadella e il Padova calcio. Dal 1992 al 2018 è stato corrispondente per la Rai da Padova.

Micaela Faggiani – “Mondo donna” e “Protagonisti a Nordest”

Giornalista professionista con esperienza sia nella carta stampata sia in tv. Per 15 anni volto e anima di Telechiara, per poi passare alla libera professione. Da 7 anni è la corrispondente per il Nordest di La7 per le trasmissioni Tagadà e L’Aria che tira. Ufficio stampa e consulente di comunicazione, è stata la fondatrice e direttrice del mensile Fuori la voce e del Cantiere delle donne, di cui è Presidente. Per volontariato è anche ufficio stampa, pr, event manager di Admo Veneto.

Riccardo Sandre – Economia

Giornalista con esperienza nella carta stampata e per le agenzie di stampa: dal 2008 è collaboratore del Mattino di Padova e delle altre testate del gruppo Gedi News Network, tra cui La Repubblica. Giornalista del gruppo 24 Ore, dal marzo 2021 è corrispondente dal Nordest dell’Agenzia di Stampa Radiocor del Sole 24 Ore. Ha competenze di ufficio stampa istituzionale e ha collaborato con altre testate nazionali come industria italiana.

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Da settembre 2023 con voi. Da settembre 2023

Zaia a tutto campo: “Sogno un Veneto in prima

“Non penso alle elezioni regionali, può succedere di tutto, non sono certo io a difendere la poltrona, cerco di amministrare con onestà, poi sono i cittadini a scegliere”

Dall’autonomia alle elezioni, passando per i nodi della sanità veneta. Il presidente della regione Veneto Luca Zaia durante la visita alla redazione de “La Piazza” ha risposto ad alcune domande sul percorso dell’autonomia e gli ultimi sviluppi, sull’ipotesi di un terzo mandato (che in realtà è il quarto ma il primo non rientra nel limite di due mandati introdotto nel 2015), ma anche sulle questioni legate alla sanità veneta, dalla carenza di medici ai tempi di attesa per le prestazioni, fino al ruolo della sanità privata. Ecco le sue risposte.

Ovviamente non possiamo che iniziare dall’autonomia, tema che tiene banco da qualche anno ormai. Dopo i passi avanti dei mesi scorsi che effetto avranno le dimissioni dei quattro componenti della commissione sui livelli essenziali di prestazione?

“Penso che si stia dando fin troppa importanza queste dimissioni, specie se consideriamo il numero importante di componenti della commissione. Quattro persone, in autonomia, hanno deciso di dimettersi. Sorge però un sospetto, considerato il fatto che tutti e quattro hanno la stessa appartenenza e storia politica. Nonostante la loro levatura e professionalità hanno deciso di abbandonare la commissione mentre fior fiore di accademici sono rimasti al loro posto, a confrontarsi sul progetto. Se io mi fossi dimesso da tutte le commissioni dove non condividevo le idee di chi governava la commissione,

avrei passato la mia vita a dimettermi”.

Il progetto va avanti, allora?

“Certo che va avanti, è un progetto costituzionale. Trovo anche strano che ci siano queste prese di posizione, irrispettose anche nei confronti del Capo dello Stato, perché qui stiamo discutendo di un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri e controfirmato dal Capo dello Stato, che è il garante della Costituzione. Dire quindi che questo disegno di legge spacca l’Italia o aumenta le diseguaglianze significa affermare che il Presidente della Repubblica non si era accorto di quel che stava firmando. Ma non è così. Il problema è che è difficile accettare i cambiamenti, perché fanno paura. Questo è un grande cambiamento, però è un cambiamento di modernità. Dopodiché se il Parlamento deciderà di affossare tutto ne prenderò atto e staremo a vedere. Se non coglieremo questa occasione tra qualche anno sceglieremo l’autonomia per necessità”.

Presidente, guardando alle prossime elezioni regionali, si parla di terzo mandato. Pensa di ricandidarsi?

Da qui ai prossimi tre anni può succedere di tutto, abbiamo davanti un’era geologica, se pensiamo a quello che è accaduto negli ultimi 36 mesi. Non parlo neanche di elezioni regionali perché fra tre anni non sappiamo nemmeno quale sarà il quadro in merito al terzo mandato. Lo dico anche con un po’ di pudore, perché poi sembra

sempre che si faccia la difesa della poltrona ma non è il mio caso. L’avevo detto anche quando ero in Provincia a Treviso e anche in quel caso esisteva il problema dei mandati. Dobbiamo decidere se in questo Paese vogliamo rendere protagonista il cittadino nelle scelte della governance o farlo diventare una semplice comparsa. Mi spiego, le uniche due cariche con il vincolo di mandati sono il presidente di regione e il sindaco. Qualcuno dovrebbe spiegarmi per quale motivo un sindaco di un comune di qualche migliaio di abitanti può fare solo due mandati e poi deve andare a casa. La stessa persona se viene eletta alla Camera o al Senato può starci tutta la vita. Lo trovo assurdo, così come sostenere che il blocco dei mandati è per evitare che si creino forme di potere. Questo significa dare degli idioti ai cittadini perché

posso citare quanto successo in Sicilia, Calabria, Lazio, Campania e in tutte le regioni andate al voto con i governatori uscenti non rieletti. Quindi i cittadini quando voglio cambiano. Non è vero che basta essere amministratore uscente per essere eletto. Dire che si creano centri di potere è offensivo, perché io non ho creato nessun centro di potere. Cerco di amministrare con onestà, e non è facile, in un mondo nel quale per essere onesto devi a volte vivere in apnea, perché anche il respiro ormai è elemento di disonestà. Poi facciano quel che vogliono, ma dire che i cittadini non scelgono i loro amministratori se tolgono il blocco dei mandati, decisamente no”.

Parliamo di sanità, una delle voci di bilancio che pesa di più per laRegione. Archiviata l’emergenza Covid restano aperte diverse questioni, a partire

dalla mancanza di personale medico, sia negli ospedali, nei reparti e sia negli negli ambulatori di medicina generale, come interverrete?

“Innanzitutto quando lo dicevo io non ho visto nessun tifoso a difendermi. Già nel 2010 dissi che il numero chiuso nella formazione dei nuovi medici ci avrebbe creato dei problemi. Tutti in silenzio. Il numero chiuso secondo me va abolito, invece c’è ancora. Vorrei che non passasse l’idea che siccome non ci sono i medici non riusciamo a erogare i servizi nel pieno della qualità, qui la colpa è di Luca Zaia o della Regione. Non è così. Noi non c’entriamo nulla con la formazione dei medici, che dipende dai diversi ministeri e governi, dalle università che continuano con il numero chiuso pur avendo sicuramente dato segnali di apertura nel senso di aver allargato un po’ le

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L’intervista. Il presidente della Regione risponde alle domande durante la visita alla redazione de

fila, avanti con il progetto dell’autonomia”

sul periodo dai 30 ai 90 giorni”. Ha toccato il tema delle prestazioni, appunto, e dei tempi di attesa. E c’è anche il peso del privato che si fa sentire. Che fare?

Il presidente Zaia nella nostra redazione e durante l’intervista

maglie. Ad oggi in Italia mancano cinquantamila medici, in Veneto ne mancano tra i 3.500 e i 4.000. Allora voi capite che se io avessi 3.500 ambulatori e con 3.500 medici potrei erogare ogni giorno almeno 35 mila prestazioni, poi continuate voi con i conti, in dieci giorni superiamo le trecentomila prestazioni che mancano. D’altro canto c’è

un incremento delle prestazioni di almeno in 20%, anche per il fenomeno ella medicina difensiva, e capisco anche questi medici che si sentono continuamente aggrediti e quindi per tutelarsi aumentano le prescrizioni. E’ bene ricordare che il Veneto eroga ottanta milioni di prestazioni sanitarie all’anno e l’attesa non c’è sull’urgenza ma

“La nostra è la regione che ha meno realtà private nel suo sistema sanitario. Se non ricordo male siamo intorno al 12 per cento. Poi chi parla di privati parla anche a vanvera perché queste realtà fanno parte del sistema sanitario e alcune c’erano prima che nascesse la sanità in Veneto. E’ una sfida che dobbiamo affrontare insieme ma in Veneto abbiamo ben saldo il governo della sanità. Quando è scoppiato il Covid, ad esempio, dei 364 posti di terapia intensiva i privati erano quaranta, men-

tre in Lombardia il 40% delle terapie intensive è in strutture private, questo per dare il peso di cosa significhi pubblico e cosa privato. Detto questo, ci sono dei problemi da risolvere. Il primo riguarda la fuga dei medici, come dicono i cittadini. Oggi il medico può decidere dove andare, vista la mole delle richieste, un fatto impensabile in passato. Dall’altro lato i medici che restano in ospedale a lavorare devono smettere a settant’anni, in precedenza addirittura a 65. Cosi abbiamo vere e proprie star della medicina che non possono più lavorare nel pubblico ma possono, per legge, farsi assumere dal privato. Ai cittadini va spiegata questa contraddizione”.

Il governatore in redazione “Bella realtà che continua a crescere”

In occasione della visita alla nostra redazione a Padova il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ha conosciuto da vicino come nascono il nostro mensile, il sito web, il notiziario radio e ascoltato tutti i nuovi grandi progetti del nostro gruppo editoriale e le iniziative in cantiere per il prossimo futuro. “Ho potuto conoscere dipendenti, giornalisti e collaboratori presenti in redazione, - ha scritto Zaia sui social - ascoltando tutti i nuovi progetti di questo gruppo editoriale, una bella realtà che continua a crescere”.

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Regione
“La Piazza”. Sul limite dei mandati: “E’ un’offesa agli elettori”

La pubblicazione. Raccolte le iniziative, i progetti e i risultati di Despar nel 2022

“L’impegno per uno sviluppo sostenibile raccontato nel “Libro della Sostenibilità”

Raccontare la strategia di sviluppo sostenibile adottata per rappresentare non solo le performance finanziarie, ma soprattutto quelle in ambito Environmental, Social & Governance (ESG) in un’ottica di trasparenza verso tutti gli stakeholder: è questo l’obiettivo del “Libro della Sostenibilità” di Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia. Un Libro che vuole essere un rendiconto dei risultati e delle azioni messe concretamente in campo dall’azienda dal punto di vista dello sviluppo sostenibile del business, in linea con le dieci promesse del “Manifesto della Sostenibilità” che tutti i collaboratori di Aspiag Service Despar, dai vertici ai collaboratori, si impegnano ogni giorno a seguire. Il Libro raccoglie dunque le iniziative, i progetti e i risultati che hanno caratterizzato il 2022 dell’azienda suddivisi in quattro pilastri: la responsabilità ambientale, la responsabilità economica, la responsabilità come datore di lavoro e la responsabilità verso la comunità e il territorio. L’impegno per lo sviluppo sostenibile di Aspiag Service Despar, infatti, si snoda su più fronti ed è in linea con alcuni degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 che l’azienda ha scelto come linee guida per la propria strate-

gia di crescita sostenibile: dalle politiche ambientali che Aspiag Service Despar adotta, al sostegno agli imprenditori locali tramite il programma di affiliazione, dalla valorizzazione dei prodotti locali e delle filiere corte, ai progetti formativi e di crescita professionale per i collaboratori, a quelli educativi nelle scuole del territorio, passando per il contrasto allo spreco alimentare attraverso il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari, fino alle iniziative di inclusività sociale.

in campo progetti e iniziative capaci di sostenere e accompagnare lo sviluppo economico e sociale creando valore aggiunto per i territori in cui l’azienda opera.

La copertina del libro, sotto il Qr code per il download

Dieci anni di certificazione ISO 14001: così Aspiag Service Despar accelera sulla sostenibilità

Oltre 30 milioni di euro investiti dal 2013 al 2022 per l’efficientamento energetico di sedi e punti vendita e 62 siti già certificati ISO 14001 in dieci anni: sono questi alcuni dei risultati raggiunti da Aspiag Service Despar a 10 anni dell’ottenimento della certificazione ISO 14001 che si prefigge come obiettivo il miglioramento continuo delle performance aziendali che hanno impatto sull’ambiente assicurando un utilizzo delle risorse più efficiente, razionale e consapevole, così da ridurre sprechi, rifiuti ed emissioni, in linea con la politica ambientale che l’azienda ha scelto per guidare le proprie direttrici di sviluppo. La certificazione, ottenuta dieci anni fa e che l’azienda sta progressivamente estendendo a tutta la rete aziendale, viene rilasciata da TÜV Italia, parte del gruppo internazionale TÜV SÜD e rappresenta il coronamento di una serie di atti-

vità che, sviluppate nel tempo, hanno portato Aspiag Service Despar a gestire le proprie responsabilità ambientali in un modo sistematico e contribuire con il proprio impegno alla sostenibilità del business con importanti risultati e benefici già ottenuti in termini di monitoraggio e riduzione dell’impatto della propria attività sull’ambiente, oltre che di formazione dei collaboratori.

Sul fronte dei consumi energetici l’azienda ha effettuato investimenti tecnologici per adottare soluzioni più green per lo sviluppo della rete puntando su fonti luminose full led, sistemi di cool roof e intervenendo sui sistemi che regolano il peso dei consumi della refrigerazione alimentare. Con riferimento alla riduzione delle emissioni, si è scelto di utilizzare impianti

di refrigerazione frigo ad alta efficienza e alimentati a CO2, oltre che sistemi di recupero e riuso del calore degli impianti per il freddo alimentare e dell’acqua per risparmiare risorse energetiche. Oggi Aspiag Service Despar impiega in gran parte energia verde certificata da fonti rinnovabili e anche nella gestione dei rifiuti l’azienda ha adottato delle pratiche virtuose. A questo si aggiunge la scelta di prediligere per le nuove aperture una strategia di recupero e riqualificazione di edifici storici e di aree urbane dismesse, anche grazie ad importanti opere di bonifica di suoli e sottosuoli, con l’obiettivo di restituire alle comunità zone inaccessibili, evitare il consumo di suolo, valorizzare edifici ed elementi architettonici di pregio e innescare un circolo virtuoso attraverso la collaborazione con aziende del territorio, offrendo un concreto supporto alle imprese locali.

di Massimo Salviato

Amministratore Delegato Aspiag Service Despar

sostenibilità si costruisce a piccoli passi condivisi

I pilastri fondamentali che guidano la strategia di valore della nostra azienda sono quelli della responsabilità verso la comunità, l’ambiente, i collaboratori e il territorio: in questo modo ogni giorno ci impegniamo per compiere dei piccoli passi concreti per la costruzione di un futuro inclusivo e sostenibile, mettendo radici nei territori in cui siamo presenti e portando valore condiviso. Un esempio di questo impegno è testimoniato dal nostro sistema di gestione ambientale che ci ha portato a essere dieci anni fa, nel 2013, la prima impresa della Distribuzione Moderna italiana a ottenere la certificazione ISO 14001, di cui quest’anno festeggiamo il decennale. Raggiungere questo traguardo è per tutta la nostra azienda un motivo di grande orgoglio e il frutto di un lavoro corale, fatto passo dopo passo, che ha coinvolto i nostri collaboratori e tutti i nostri stakeholder. Il decennale della certificazione è infatti una testimonianza tangibile dell’impegno per la sostenibilità su cui la nostra organizzazione ha costruito i pilastri della propria visione ambientale. I risultati raggiunti sono importanti, come dimostra l’alto numero di siti certificati in dieci anni, le ottime competenze del personale coinvolto nel presidio del Sistema di Gestione Ambientale, nonché l’impronta di sostenibilità data sia ai negozi di nuova apertura che alle ristrutturazioni. Il nostro impegno per il futuro sarà quello di estendere sempre di più il perimetro di questa certificazione a tutti i siti aziendali, continuando a promuovere investimenti in materia di efficientamento energetico, estendendo l’installazione di impianti fotovoltaici e la ristrutturazione totale dei siti più vecchi, e di promuovere una sempre maggiore autonomia energetica, in particolare puntando sulle comunità energetiche e sui contratti PPA per l’acquisto dell’energia, con l’obiettivo di consolidare lo sviluppo della nostra azienda in un’ottica sempre più green facendo sinergia e generando benefici anche per i territori in cui la nostra attività si inserisce.

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Il libro si presenta perciò come un rendiconto di come Aspiag Service Despar mette concretamente in pratica la sostenibilità e, per la prima volta quest’anno, si presenta con una nuova veste, perfettamente in linea con il percorso di sostenibilità tracciato dalla casa madre, SPAR Austria, e narrato nel Report di sostenibilità di Gruppo certificato dove trova spazio il racconto dell’impegno di tutte le società del Gruppo SPAR che è presente in Austria, Italia, Croazia, Ungheria e Slovenia. Il Libro della Sostenibilità è dunque un documento costruito su base volontaria da Aspiag Service Despar e rappresenta un ulteriore tassello nel percorso di ricerca e miglioramento continuo delle proprie scelte e dei propri processi, per guardare al futuro innovando e mettendo Regione

“Dottore, la città più bella del mondo ti aspetta”

La campagna dell’Ulss 3 Serenissima

Boom di candidature, in 254 medici rispondono all’appello

“Dottore, la città più bella del mondo ti aspetta!”. Lo slogan della campagna social dell’Ulss 3 Serenissima per reclutare medici di famiglia è affidata alla giovane e venezianissima content creator Carlotta Berti, che invita i medici di ogni dove a considerare l’idea di lavorare nella magica città lagunare: una scelta professionale ma anche di vita, unica e straordinaria. L’appello, etico e sociale, ha dato i sui frutti: in meno di tre settimane sono arrivate 254 candidature: 123 italiane, 13 europee, 29 dall’America Latina e ben 32 dall’Iran, 2 dall’Asia ma anche una egiziana, una dagli Stati Uniti, una dall’Iraq, una da Israele. Intanto sono stati individuati 11 idonei ma verrà stilata una graduatoria dalla quale attingere in caso di necessità.

Un minuto e trenta di video al quale è affiancato anche un appello “luminoso”, una scenografica animazione proiettata in video mapping sulla facciata della Scuola grande di San Marco, ingresso dell’ospedale Santi Giovanni e Paolo, con immagini dell’illustratore veneziano Lucio Schiavon che, per l’occasione, ha disegnato una Venezia onirica curata da un camice bianco. La singolare campagna promozionale, ideata dall’Ulss 3, in collaborazione con l’amministrazione comunale e la Regione Veneto, per reclutare medici di Medicina generale nasce dalla necessità di provvedere al naturale ricambio generazionale, in un contesto di generalizzata carenza di professionisti che nel centro storico e nelle isole della città lagunare si acutizza, facendo sentire i suoi effetti ancora più marcatamente.

Prosegue alla pag. seguente

AGOSTO 2023 on-line: /category/salute/

Dipendenza da social network, è un fenomeno diffuso, in particolare tra i giovani. che ne sono i principali utilizzatori, e può avere un impatto negativo sulla loro salute psicofisica.

L’Ulss 5 Polesana ha messo a punto e divulgato, attraverso i social, un elenco di consigli e buone pratiche – scanditi per tematicheper aiutare ragazzi e ragazze ad affrontare la dipendenza da social network.

In primo luogo, la consapevolezza e l’autovalutazione: i giovani devono essere consci del tempo trascorso online e valutare se ne stiano dedicando troppo ai social network.

E’ dunque importante impostare dei limiti di tempo: stabilire limiti per l’uso dei social network può aiutare a ridurre l’eccessiva dipendenza e favorire un bilanciamento più

sano tra vita online e offline.

E’ buona prassi quindi creare una routine equilibrata: introdurre attività come sport o la lettura nella routine quotidiana può ridurre la dipendenza dai social network e promuovere uno stile di vita equilibrato.

L’obiettivo è quello di creare connessioni reali: incentivare i giovani a sviluppare relazioni non mediate, di persona, può aiutare a ridurre la dipendenza dai social network.

Infine, se il fenomeno è difficile da affrontare in solitudine è importante ricorrere ad un supporto familiare e, se serve, a terapia: il coinvolgimento dei genitori è fondamentale nel gestire la dipendenza dai social network. In alcuni casi, però, può essere utile anche cercare il supporto di un professionista di salute mentale specializzato.

Dei 44 medici di famiglia in servizio, una decina è prossimo alla pensione. Da qui l’esigenza di “convincere” i professionisti della sanità a prendere in considerazione l’idea di trasferire la propria attività nel capoluogo lagunare. “Nella Venezia d’acqua – ha spiegato il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima, Edgardo Contato - operano in questo momento 44 medici di famiglia. La loro età media è particolarmente alta e il problema di trovare sostituti per chi lascia la professione, qui a Venezia, è ancora più sentito che altrove: questa città meravigliosa presenta anche aspetti di difficoltà per chi si deve trasferire e avviare un’attività. La nostra Ulss, però, si è attrezzata per sostenere e accompagnare, insieme all’amministrazione cittadina, i nuovi medici di famiglia che vogliano venire qui ad esercitare la loro professione. Ed è in grado di offrire, come ha già fatto, ottime opportunità anche per l’apertura di un ambulatorio. L’Ulss 3 Serenissima ha lanciato questo suo appello affidandosi all’arte di un grafico veneziano, che ha realizzato con i suoi colori la rappresentazione di una Venezia che ha bisogno di cura, e che però a sua volta è in grado di curare, regalando a chi sceglie di venire a lavorare in laguna, un ambiente straordinario in cui esercitare il mestiere più prezioso. Un grazie sentito anche al Comune e alla Soprintendenza alle Belle arti che hanno collaborato alla realizzazione della proiezione magica”. Chi sceglierà di lavorare avrà a disposizione delle facilitazioni. “L’Ulss 3 Serenissima offre, in collaborazione con Comune e Regione, la possibilità di avere un ambulatorio a canone agevolato, un parcheggio gratuito in terra ferma, e un alloggio provvisorio in attesa di una soluzione abitativa a prezzi calmierati” spiega l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. Almeno per i primi mesi, dunque, avranno un ambulatorio e una casa dove abitare, almeno per i primi mesi sono a disposizione la foresteria dell’ospedale e gli appartamenti del Comune, uno stipendio adeguato e almeno 1000 pazienti. “Quello della carenza dei medici, e dei medici di medicina generale - ha sottolineato l’assessore - è un problema diffuso, che è necessario affrontare ai più diversi livelli. Questa iniziativa, che poteva nascere solo a Venezia dove tutto è forse più complicato, ma è anche bellissimo, è complementare a quelle già messe in atto dalla Regione Veneto, e cito solo il nuovo recentissimo bando per la formazione specifica dei medici di famiglia. Davvero oggi si dimostra che siamo “in campo” in ogni modo perché si possano reperire forze nuove, e si possano dare risposte alle legittime esigenze dei cittadini”. “La Regione Veneto – ha proseguito - sta lavorando oggi sul piano dell’organizzazione. Sappiamo che i medici di famiglia si lamentano per la troppa burocrazia di situazioni che, a volte, non permettono di fare a pieno il loro lavoro. E, allora, le forme organizzative e la possibilità di avere degli strumenti informatici, l’utilizzo di strumenti - la telemedicina e il telemonitoraggio - ma anche l’apporto e il sostegno di personale infermieristico e amministrativo può sicuramente aiutare a mettere in campo delle azioni che effettivamente permettano al medico di famiglia di svolgere il proprio lavoro in maniera più semplice e, soprattutto, di essere sempre più vicino al paziente e al cittadino”.

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I consigli utili per prevenire e “combattere” la dipendenza da social network
“Venite a Venezia”, rispondono 254 medici da tutto il mondo
Giovani e salute Segue dalla pag. precedente

Inaugurata a Marghera. Patologie legate al rapporto col cibo e con il proprio corpo

L’estate speciale di nove ragazzi con disabilità

Per tutto il mese di luglio i giovani, tra 20 e 35 anni, lavorano e vivono insieme nelle località balneari di Chioggia e al Lido, e hanno anche un ricco programma di attività ricreative

Ben 3.300 valutazioni all’anno, tra prime visite e controlli.

Le patologie legate al rapporto col cibo e con il proprio corpo, espressione di un disagio diffuso che si registra con sempre maggiore frequenza, negli adolescenti ma che incide anche sugli adulti.

Proprio per dare una risposta efficace al territorio, l’Ulss 3 Serenissima ha allestito una nuova sede ambulatoriale, completamente dedicata ai disturbi alimentari, che ha avviato la sua attività da poche settimane a Marghera, in via Silvio Pellico.

“È un altro tassello di quella rete che l’Ulss 3 sta strutturando - ha detto il direttore generale Edgardo Contato - per affrontare uno dei temi cruciali dei nostri tempi, le patologie legate al rapporto con il cibo e con il proprio corpo, a cui sono dedicate questo specifico spazio e questo servizio”. Tre ampi ambulatori, gli spazi comuni e di attesa, con gli uffici di gestione e una vasta cucina per i laboratori legati all’alimentazione occupano l’intero piano sopra la sede della Salute mentale di Marghera. E in questi nuovi spazi si è spostato il servizio che operava da alcuni anni nella sede distrettuale di Favaro Veneto.

“Affrontiamo un fenomeno, quello dei disturbi alimentari, che nel-

la regione interessa almeno 5000 persone, con un picco di incidenza dai 15 ai 20 anni, ed è un dato sottostimato, perché molti non chiedono aiuto” è il quadro della situazione delineato dal direttore del Dipartimento di Salute mentale, Moreno De Rossi. “Come servizio dell’Ulss 3 Serenissima, - prosegue - abbiamo attualmente in carico 120 pazienti adulti, e circa 350, sempre maggiorenni, sono le persone che, seguite dai nostri servizi, hanno già fatto dei percorsi di cura importanti”.

“La chiave di volta, la via utile per aiutare chi soffre di questi problemi - spiega il dottor De Rossi - è la presa in carico multidisciplinare. E in questa sede operano insieme psicologi e psichiatri, medici nutrizionisti e dietisti, e qui sono supportati da infermieri e anche da un tecnico della riabilitazione psichiatrica.

Nella nuova sede, grazie ad un finanziamento nazionale e poi regionale, abbiamo potuto raddoppiare le forze in campo, per una presa in carico sempre più efficace”.

Si tratta di un servizio ambulatoriale integrato, multidisciplinare e multiprofessionale ad elevata specializzazione per la diagnosi e il trattamento dei

disturbi alimentari. La presa in carico effettuata dagli specialisti consiste una fase di valutazione, la formulazione della diagnosi, la proposta del percorso di cura personalizzato. Questo percorso terapeutico prevede, previa autorizzazione del soggetto in cura, l’attivo coinvolgimento e il sostegno della famiglia. “Questo nostro servizio - sottolinea il dottor De Rossi - opera in collaborazione con le associazioni dei malati e dei familiari, interlocutori preziosi per chi ha il compito di assistere una persona affetta da disturbi alimentari. Allo stesso modo agisce in sinergia con il medico di famiglia e con tutti gli altri servizi dell’Ulss 3 Serenissima, in particolare con il Polo Adolescenti, che assiste i pazienti più giovani con équipe specifiche con diverse sedi territoriali all’interno del Servizio età evolutiva; stretta è anche la collaborazione, là dove sia necessario, con i Centri di riferimento provinciali e regionali per i disturbi alimentari”.

L’accesso al servizio di via Pellico può avvenire con impegnativa del Medico di Famiglia, o anche direttamente: per appuntamenti e prime visite si può telefonare allo 041.2608328 il lunedì e il giovedì, in orario 16.00-19.30.

E’ il bilancio del team multiprofessionale dell’ambulatorio Obesità pediatrica e patologie endocrine correlate dell’Ulss 6 Euganea, operativo nel complesso socio-sanitario Ai Colli di Brusegana e coordinato dalla dottoressa Beatrice Moro. I dati che emergono in Italia sull’obesità in età pediatrica sono allarmanti: due bambini su 10 sono in sovrappeso e uno su 10 è obeso. Quello che preoccupa è che il 50% degli adolescenti obesi rischia di esserlo anche da adulto. Ci sono rischi di salute per i bambini obesi?

“Sì, tanto che emergono aspetti sinora sconosciuti nell’infanzia- è la risposta della dottoressa Moro -come ipertensione (oltre il 10% dei bambini obesi), grasso viscerale che sviluppa infiammazione a organi addominali, come la steatoepatite (oltre il 30% dei bambini obesi), elevati valori di colesterolo e trigliceridi che predispongono all’aterosclerosi e rappresentano un rischio cardiovascolare (oltre il 30% dei bambini obesi)”. Come intervenire?

“Cominciare fin dalla programmazione della gravidanza a mangiare in modo sano conducendo uno stile di vita attivo; favorire l’allattamento al seno almeno fino a 6 mesi; impostare lo svezzamento privo di zuccheri aggiunti e sale con un adeguato apporto di nutrienti sia in termini quantitativi che qualitativi (consultare sempre il pediatria)”.

Quali le regole alimentari dello star bene?

“L’alimentazione deve essere

a bassa densità calorica limitata di zuccheri semplici. Evitare cibi “spazzatura”, impanati industrialmente o processati. Favorire la dieta mediterranea che prevede ad ogni pasto carboidrati (meglio integrali), una piccola porzione di proteine (vegetali o animali), verdura cotta e/o cruda, l’olio di oliva come condimenti e sale iodato (meglio se con erbe aromatiche), entrambi con parsimonia. Utilizzare spuntini “smorzafame” a base di frutta e/o frutta secca o yogurt o una piccola porzione di pane con un velo di marmellata o miele. Idratarsi abbondantemente con acqua, evitando bevande zuccherate o con dolcificanti”.

L’alimentazione è da sola sufficiente per stare bene?

“Certamente no. Una buona alimentazione deve essere accompagnata da almeno 60 minuti al giorno di attività fisica moderata/intensa; riposo notturno di almeno 8-9 ore, evitando tv, dispositivi elettronici in camera e comunque sospenderne la visione almeno 2 ore prima dal sonno”.

Per il bambino in eccesso di peso cosa fare?

“Rivolgersi tempestivamente al proprio medico curante e affidarsi agli ambulatori di obesità pediatrica che hanno esperienza consolidata nel trattamento dell’obesità in età evolutiva”.

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Bambini obesi, rischi per la salute e regole per stare bene

Perle alpine d’Austria

Da Werfenweng al Weissensee, natura a “trazione green”

La località del Salisburghese propone tanti percorsi a tema su vari tipi di mezzi elettrici, mentre il lago della Carinzia, reso famoso da un film di 007, seduce con il bianco caraibico delle sue acque che d’inverno diventano la più estesa pista di pattinaggio al mondo

Spegnere il motore: soltanto mobilità dolce. Senza compromessi. Ovvero spostamenti davvero “green”, con tanti tipi di mezzi elettrici, impianti a fune, percorsi per bici ed e-bike, shuttle per chi arriva in treno e centro completamente pedonalizzato. Tutto ciò, mentre il cielo diventa una lavagna per le evoluzioni colorate dei parapendii. Werfenweng, piccolo villaggio del Salisburghese, famoso per la sua splendida fortezza medievale, la Hohenwerfen dell’XI secolo, abbarbicata su una rupe e teatro di tante vicende storiche (compresa una rivolta dei contadini ante litteram, avvenuta nel 1526-27), ha sposato in pieno la filosofia dell’associazione “Alpine Pearls” di cui fa parte, proponendosi come un modello di sostenibilità. Pur essendo circondato da alte vette – da una parte le Alpi di Berchtesgaden, nella vicina Germania, e i monti di Tennen – Werfenweng è un tutt’uno con le sue montagne, grazie a un reticolo di impianti a fune che permettono di raggiungere rifugi e baite, boschi e pianori. Permettono persino di andare a cena la sera in quota, salendo sulla Bahndorf. Salendo sull’Ikarus ci si può librare con il parapendio. D’inverno questa rete di impianti è la spina dorsale di un vasto comprensorio sciistico. Anche il nuovissimo hotel-resort Travel Charme, realizzato in centro, è un bell’esempio di architettura contemporanea bene integrata nell’ambiente, per design e contenuti.

A Werfenweng, che si trova a 40 km da Salisburgo, tutto questo ha potuto realizzarsi grazie a scelte importanti che tutta la comunità ha condiviso. Scelte che oggi garantiscono una qualità della vita alta. Anche agli ospiti. Werfenweng ha tanto da offrire in termini di natura. Prendiamo i sentieri per il trekking, protesi a far scoprire la maestosità dell’intorno. Per i bambini c’è un par-

co avventura nel bosco e anche un percorso con gli alpaca. Curiose, fra i mezzi elettrici, le bighe monoposto rosse: buffe, comode e sicure.

Nella fortezza la parte finale è dedicata all’arte della falconeria, con i voli liberi dei falchi che sullo sfondo del castello evocano vicende di fiaba. Imperdibile poi la visita al Museo dello Sci, che racconta in modo originale i settemila anni di questo mezzo per sfidare la neve e che ripercorre la formidabile carriera di Anne Marie Pröll, vincitrice di 5 Coppe del mondo e di un titolo olimpico a Lake Placid nel 1980. La gastronomia offre tanti prodotti di malga: dagli speck ai formaggi, oltre alle buonissime wienerschnitzel.

Di “perla” in “perla”, ed eccoci sul Weissensee, in Carinzia. Sembra di stare ai Caraibi, per via di quelle spiagge bianche di calcare che specchiano rive magnificate da boschi senza macchia. Acque che d’inverno si concedono al re ghiaccio e diventano la superficie pattinabile più estesa d’Europa. Al punto che gli olandesi ci hanno portato la loro

celebre maratona sui pattini, la “Alternative Holländische – 11 Städt”, diventata l’evento dell’anno.

Un luogo di grande bellezza il Weissensee, che ha scelto un fiero isolamento per difendere la propria identità. Nel senso che i 750 abitanti del posto non hanno avuto esitazioni quando è stato il momento di dire no alla costruzione di una grande strada o di approvare la scelta della municipalità di non prevedere nuove aree residenziali. Sono rimasti sì e no una ventina di lotti edificabili, i cui proprietari non li venderanno mai. 35 anni fa l’agricoltura è diventata esclusivamente biologica, zero chimica. Qui la natura impone i suoi ritmi lenti. Sul lago si naviga con barche a motore ibrido, gli scafi dei battelli solcano silenziosi i 12 km del lago (largo 940 metri e profondo, al centro, 99 metri). Un habitat straordinario per una ricca varietà di pesci: una trota ha raggiunto i 22 chili.

Lo “slow trail” è il filo d’Arianna per godere appieno di questo paradiso naturalistico. Chi vuole accorciare il percorso a piedi, può prendere

il battello sul Weissensee o l’impianto di risalita fino al Naggler Alm, punto di partenza per tanti percorsi di trekking.

Con 160 chilometri di piste, è il paradiso della mountain bike, ma il lago è adatto a comode pedalate in e-bike, noleggiabili sul posto. Il Weissensee, insieme con la regione Nassfeld-Pressegger See e Lesachtal forma il Bike World, con ben 950 chilometri di piste ciclabili per Mtb.

E in acqua? Dalla vela al surf, dallo sci d’acqua al wakeboard, e poi kajak, barche a remi, elettriche e pedalò. Il lago è anche il regno dei pescatori, senza confini territoriali fino al 20 novembre. Chi ama la terraferma, può correre scegliendo fra 12 diversi percorsi, muoversi a cavallo o tuffarsi in un tempo che fu con una gita in carrozza.

La gastronomia della zona offre molto, a partire dai pesci del lago, preparati secondo la tradizione e abbinabili ai celebrati vini austriaci. Una cucina che, tuttavia, rivela anche tratti mediterranei.

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Sì, viaggiare
L’itinerario sostenibile. Mobilità dolce
Nella foto copertina uno dei tanti veicoli elettrici che percorrono le strade di Werfenweng. A sinistra parapendii nella stessa località del Salisburghese: a destra uno degli shuttle elettrici in servizio a Werfenweng. Sotto: un battello a trazione ibrida in navigazione sul lago di Weissensesee e un tramonto nello splendido lago della Carinzia

SALSA DI PEPERONI

Pochi passaggi per ottenere una crema saporita e vellutata. Un condimento passe-partout dalla ricetta facile e veloce. Ideale da spalmare su crostini o per condire piatti di pasta.

Ingredienti: 2 peperoni rossi; 2 spicchi d’aglio; 2 cucchiai di aceto bianco; 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva; sale.

Preparazione: Preparare la salsa di peperoni è semplice e veloce. In un pentolino, versate l’aceto, aggiungete l’aglio tritato e fate insaporire per alcuni minuti. Nel frattempo, sbollentate i peperoni in acqua salata, quindi spellateli e privateli dei semi e dei filamenti. Frullate i peperoni fino a ottenere una consistenza liscia. A questo punto, aggiungete l’aceto bianco usando un passino per trattenere i pezzettini d’aglio. Emulsionate il composto con l’olio. La salsa di peperoni è ora pronta

A tavola

Idee in cucina, facili e sfiziose

POMODORI RIPIENI

Un piatto gustoso e versatile, perfetto per l’estate quando i pomodori sono di stagione e al massimo della loro bontà. Una ricetta base per preparare dei deliziosi pomodori ripieni.

Ingredienti: Pomodori maturi di medie dimensioni; 1 tazza di riso o quinoa: 1 cipolla tritata; 1 spicchio d’aglio tritato; 1 zucchina; 1 peperone; 2 cucchiai di olio d’oliva; sale e pepe q.b.; erbe aromatiche a piacere .

Preparazione: Tagliare la parte superiore dei pomodori e svuotarli con un cucchiaino. Tenere da parte la polpa interna che utilizzeremo per il ripieno. In una pentola cuocere il riso. Una volta cotto, scolatelo e tenetelo da parte. In una padella, scaldare l’olio d’oliva e soffriggere la cipolla e l’aglio tritato. Aggiungere zucchina e il peperone tagliati a cubetti. Tritar la polpa interna dei pomodori e aggiungerla al soffritto di verdure. Cuocere per alcuni minuti, fino a quando il composto si sarà asciugato un po’. Unire il riso cotto alle verdure e mescolare bene il tutto. Aggiustate di sale e pepe. Pre-riscaldate il forno a 180°C. Riempite i pomodori vuoti con il composto di riso e verdure e infornarli per circa 20 minuti.

CROSTATA DI LIMONE

Un dolce fresco e profumato, perfetto per la stagione estiva. Una ricetta base per preparare una deliziosa crostata di limone perfetta da gustare come dessert dopo un pasto estivo o per una merenda fresca e golosa. Ingredienti per la pasta frolla: 250 g di farina 00; 125 g di burro; 100 g di zucchero a velo; scorza grattugiata di 1 limone; 1 uovo intero; 1 tuorlo d’uovo.

Ingredienti per la pasta frolla: 3 limoni (scorza e succo); 150 g di zucchero; 3 uova intere; 50 g di burro.

Preparazione per la pasta frolla: In una ciotola, setacciare la farina e aggiungete il burro freddo a pezzetti. Lavorate il burro con la farina fino a ottenere una consistenza sabbiosa. Aggiungere lo zucchero a velo e la scorza grattugiata di limone, mescolando bene. Incorporare l’uovo e impastare fino a formare una palla compatta di pasta frolla. Avvolgere la pasta frolla in pellicola trasparente e lasciarla riposare in frigorifero per almeno 30 minuti.

Preparazione della crema al limone: In una ciotola, grattugiare la scorza dei limoni e spremetene il succo. In una pentola a fuoco medio, mescolate il succo di limone, la scorza grattugiata, lo zucchero e le uova. Continuate fino a quando la crema inizia a addensarsi. Togliete la pentola dal fuoco e aggiungete il burro, mescolando fino a quando sarà completamente sciolto e la crema sarà liscia.

Pre-riscaldate il forno a 180°C.Riprendete la pasta frolla dal frigorifero e stendetela su una superficie infarinata con l’aiuto di un mattarello, fino a raggiungere uno spessore di circa 3-5 mm. Rivestite una teglia da crostata con la pasta frolla, premendo bene sui bordi e eliminando l’eccesso di pasta. Bucherellate il fondo della crosta con una forchetta per evitare che si gonfi durante la cottura. Versate la crema al limone e livellatela con una spatola. Infornate la crostata di limone per circa 25-30 minuti finché la superficie sarà dorata.

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Rubrica a cura di Sara Busato
Quando arriva l’estate si ha sempre più la voglia di piatti freschi e leggeri, qualcosa di appetitoso che sappia conquistare il palato con sapori semplici e genuini.

Vi concedete lo spazio per qualche avventura e un po’ di leggerezza che vi aiuteranno a scrollarvi di dosso tutta la fatica di un anno davvero molto impegnativo

Non riuscite neanche a rendervi conto di quanto le cose siano cambiate in meglio nel giro di un anno. Siete rinati e finalmente riuscite ad esprimere al meglio tutte le vostre potenzialità

Qualche imprevisto sul lavoro renderà questo periodo un po’ impegnativo: il rientro dalle ferie sarà un po’ in salita ma avete le energie per riprendervi e ripartire alla grande

Siete creativi e propositivi in questo periodo e talvolta vi fate prendere la mano dall’entusiasmo. Gestite con accortezza la vostra energia e raggiungerete mete inaspettate e grandiose

Avete bisogno di tranquillità e silenzio per riflettere e disegnare nuovi scenari futuri. Ormai non potete più tornare indietro. Sta a voi decidere come volete cambiare la vostra vita

Vi trovate a vivere profondi contrasti, combattuti tra la carriera e gli affetti. Non spaventatevi di fronte alle difficoltà. Siete forti e determinati, riuscirete a sbrogliare la matassa con successo

Presi dagli affari tenderete a dimenticarvi di voi stessi e al primo momento di pausa vi accorgerete che vi siete trascurati parecchio. Concedetevi, allora, le cure e le attenzioni di cui avete bisogno

Vi muovete tra fasi alterne in questo periodo, passando da momenti di grade benessere a giornate più riflessive e solitarie. Avete bisogno dell’equilibrio necessario per ritrovare stabilità e certezze

Riuscite ad esprimere il meglio di voi stessi con grande ricchezza e disinvoltura e questo vi renderà particolarmente piacevoli e attraenti verso gli altri

Vi dedicherete con maggiore cura alle relazioni sociali che avete trascurato negli ultimi mesi perché presi da impegni e scadenze. Riscoprirete il gusto della buona compagnia e del divertimento

Non è nella vostra natura ma questa volta non potete farci nulla: aspetterete con pazienza e fiducia l’evolvere degli eventi, nella speranza che si realizzi ciò che desiderate

Siete in bilico tra aspettative e realtà che ora sono in evidente contraddizione, ma non disperate. Nuovi scenari potrebbero aprirsi per un finale a sorpresa

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Oroscopo
31 18 1 2 Numero di testate per regione: VALLE D’AOSTA PIEMONTE LOMBARDIA EDIZIONI CARTACEE 52 Settimanali locali LIGURIA La forza della comunicazione glocal 039 99 891 Visita il sito: netweek.it 31 18 1 2 Numero di testate per regione: VALLE D’AOSTA PIEMONTE LOMBARDIA EDIZIONI CARTACEE 52 Settimanali locali LIGURIA La forza della comunicazione glocal 039 99 891 info@netweek.it Visita il sito: netweek.it 049 8704884 www. givemotions.it

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