FEBBRAIO 2024
Periodico d’informazione locale - Anno XXXI n. 41
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Veneto inquieto Nicola Stievano
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orse Carlo Mazzacurati ne avrebbe ricavato qualche spunto per un nuovo film o uno dei suoi indimenticabili personaggi di un Veneto irrequieto e inquieto, sempre un po’ border line e alle prese con le proprie contraddizioni. Chissà se il grande regista, scomparso troppo presto dieci anni fa, avrebbe aggiunto alla sua potente galleria di veneti fuori dagli schemi anche “fleximan”, il giustiziere degli autovelox osannato sui social. Chissà come avrebbe raccontato le prodezze di questo vandalo (ammesso che sia uno solo) che a colpi di flessibile ha imposto a livello nazionale la narrazione del povero automobilista vessato dalle multe che risolve il problema da sé e che entra persino nel dibattito politico, facendo il paio con la crisi isterica provocata dalla “scoperta” delle città a 30 all’ora. Ancora una volta emerge la figura dell’eroe solitario, un po’ rude e un po’ romantico, pronto a combattere il “sistema” con le sue mani, pronto ad appianare le ingiustizie e le prevaricazioni con un taglio netto al palo che sorregge gli autovelox insieme ai nostri alibi. Allora non c’erano i social ma i “serenissimi”, giusto per fare un esempio, avrebbero goduto della stessa popolarità sul web. E’ la fin troppo facile scorciatoia che rifugge la complessità, la riflessione, il confronto civile.
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IL PD ALL’ATTACCO DELL’AMMINISTRAZIONE: “CITTÁ IMMOBILE PERCHÉ MANCANO VISIONE E STRATEGIA” Il consigliere Zabai accusa sindaco e maggioranza di scarso coraggio e troppi slogan: “Fermi e senza delibere da discutere, tanto che a gennaio non è stato convocato il consiglio” Servizio a pag. 12
Politica
AUTONOMIA, PRIMA VITTORIA Servizio a pag. 23 IN AULA AL SENATO: ESULTA IL CENTRODESTRA MA ORA LO SCONTRO SI FA PIU’ ACCESO, OPPOSIZIONE ALL’ATTACCO FINE VITA BOCCIATO PER UN VOTO, IL CONSIGLIO REGIONALE SI DIVIDE TRA SORPRESA E NUOVE POLEMICHE Servizio a pag. 22
Il nodo delle riforme
ELEZIONI E GRANDI MANOVRE NEI PARTITI, L’INCOGNITA SUL TERZO MANDATO E LA MOSSA DEL LEGHISTA STEFANI Servizio a pag. 24
segue a pag 5
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Autonomia, stiamo cambiando il Paese Luca Zaia Governatore Regione Veneto
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l voto favorevole del Senato al disegno di legge sull’autonomia differenziata rappresenta la pietra miliare che segna l’accelerata finale verso un traguardo di rinascita per il Paese; per tutto il Paese. Il Veneto, la nostra Regione, è stata l’apripista di un percorso che, una volta portato termine, sarà occasione di progresso e giovamento per tutte le realtà territoriali, anche quelle verso le quali rimane indispensabile un’attenzione solidale. segue a pag 5
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La notizia del mese
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Autonomia, stiamo cambiando il Paese
Un tram per una città più europea
Luca Zaia Governatore Regione Veneto
L’Autonomia sarà il volano, anche in termini di entusiasmo e partecipazione alla vita pubblica, che condividiamo con le nuove generazioni, con i ragazzi che vedono nel cambiamento del Paese le basi per costruire con orgoglio e passione il loro futuro. Ringrazio i Senatori che hanno consentito di coronare questo primo voto positivo del Parlamento. Anche a fronte di tante affermazioni udite in questi giorni sento di dover ripetere e confermare che l’autonomia non vuole lasciare indietro nessuno, non è la fuga dei ricchi dalla nave in difficoltà. È un nuovo modo di unire e progredire insieme, superando con un moderno regionalismo le rovine di uno statalismo che, questo sì, nei decenni passati ha prodotto territori a differenti velocità. Di fronte alla portata storica della riforma che si sta profilando va ribadito chiaramente come l’autonomia non è la secessione dei ricchi che qualcuno si ostina a fare credere. Nessuna regione sarà privata di qualcosa e godrà, invece, di maggiori opportunità di crescita. La cabina di regia dei Lep mette a terra importanti e maggiori diritti dei cittadini, che saranno la garanzia di prestazioni e servizi uniformi su tutto il territorio nazionale. Lo stesso termine ‘differenziata’ non indica diversità tra le regioni ma identifica un sistema di autonomia articolato e virtuoso, già sperimentato con successo in altri grandi paesi europei come la Germania.
Veneto inquieto
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uestione di giorni e si saprà se anche a Treviso si farà oppure no il tram. La novità è sbocciata dopo la metà di gennaio a seguito di un summit tra l’amministrazione comunale e i vertici di un’importante società francese che hanno proposto di portare anche nel capoluogo della Marca un sistema tranviario simile a quello già presente a Padova e a Mestre. L’idea a quanto pare piace. Tanto che il sindaco Mario Conte e l’assessore alla mobilità Andrea De Checchi hanno chiesto la preparazione di uno studio di fattibilità dell’opera – che sarebbe soggetta a un project financing – per la quale si ipotizza il collegamento del centro città con l’aeroporto Canova (la realizzazione del “people mover”, come si sa, è ormai tramontata per via dei costi) ma anche con i poli scolastici e con la Grande Treviso. Da Quinto a Spresiano e ritorno, passando per dogana, scuole, stazione dei treni e cittadella della salute. Grossomodo un progetto un po’ più allargato rispetto a quello che oltre dieci anni fa (era il 2013) venne inserito nel Pat, il Piano di assetto territoriale, ma a cui non venne mai dato seguito. Se davvero Treviso intraprendesse questa strada, sarebbe un’ottima notizia per l’ambiente, per il traffico automobilistico e per traghettare finalmente la città verso livelli davvero “più europei” di mobilità. Potrebbero esserci dei problemi tecnici, ma sono ancora tutti da valutare e quindi non è ancora detto. E potrebbe esserci il dissenso della cittadinanza, con la quale Conte assicura di voler condividere ogni scelta. Di sicuro ha già incassato il supporto del Partito democratico che però sottolinea che è un peccato non averci pensato prima, quando si poteva chiedere i soldi del Pnrr. Già. A questo punto non resta che sognare, riguardandosi le foto in bianco e nero (come quella pubblicata in questa pagina) della tranvia portata in città da Graziano Appiani e immaginando al suo posto i mezzi avveniristici di ultimissima generazione di un tram che da anni è un desiderio.
La proposta arriva da una società francese e piace al sindaco Atteso a giorni un nuovo incontro
Continua a fare molta più presa l’idea della “lotta” contro i cosiddetti “poteri forti”, via via identificati nell’autorità, nelle leggi, nelle regole che stanno alla base della società democratica nella quale abbiamo la fortuna di vivere. Ed è proprio perché siamo liberi di esprimere il nostro pensiero che molti possono osannare anche un gesto criminale come quello di abbattere un bene pubblico, che dovrebbe servire a migliorare la sicurezza sulle strade. Certo è il segnale dell’esasperazione di automobilisti, gente che va al lavoro e che ogni giorno è in automobile per necessità, di chi si sente braccato e punito ingiustamente. Sicuramente c’è qualcosa che non va nella gestione di questi apparecchi così come della mole di multe che staccano in continuazione, alle quali si aggiungono altre gabelle che fanno lievitare cifre già importanti. Ma non serve imbracciare un flessibile nel cuore della notte per cambiare le cose. Ora in tanti auspicano una “riflessione”: ben venga, purché non si limiti a facili e vuoti slogan.
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Sara Salin
di Treviso
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Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: Questa edizione raggiunge i quartieri di Treviso per un numero com- via Lisbona, 10 · 35127 Padova plessivo di 32.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 32199 >redazione@givemotions.it< Chiuso in redazione il 2 febbraio 2024 >www.lapiazzaweb.it< È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto.
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La città e i senza fissa dimora
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L’emergenza. Dodici posti letto nel seminario vescovile per accogliere chi dorme per strada
Ci ha pensato la Chiesa trevigiana a creare una “casa” per le notti più fredde Dopo giorni di infuocate polemiche sul parroco di Santa Maria del Sile che aveva aperto le porte ai senzatetto è arrivata la decisione della Diocesi Don Baratto: “Le soluzioni spettano a Stato e Comune, auspichiamo che in futuro arrivino per tempo”
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lla fine ci ha pensato la Diocesi a togliere le castagne dal fuoco. Ha messo a disposizione un ambiente del seminario vescovile, ha ingaggiato gli operatori della cooperativa La Esse e ha accolto i senza fissa dimora. I primi sei ospiti sono arrivati la sera del 16 gennaio accompagnati da don Giovanni Kirschner, il parroco di Santa Maria del Sile che da settimane aveva aperto le porte della sua chiesa e degli spogliatoi del vicino campo sportivo parrocchiale per dare un tetto a chi dormiva per strada, al freddo. E che suo malgrado si è trovato al centro di una delle più infuocate polemiche a cui si è assistito in città negli ultimi anni. Contro la sua iniziativa c’è stata una raccolta di firme (sostenuta dall’associazione “Prima i trevigiani”, politicamente vicina alla destra) che chiedeva al vescovo Michele Tomasi di rimuoverlo, ma anche la contro-lettera dei parrocchiani a difesa del sacerdote. Tutto era iniziato ai primi di dicembre con la morte del 32enne indiano Mandeep Singh nel parcheggio all’aperto dell’area Appiani. Una tragedia che ha messo sotto i riflettori dell’opinione pubblica e della politica
la realtà sociale: i posti letto nel dormitorio pubblico non sono sufficienti per tutti i senzatetto, molti dei quali stranieri arrivati attraverso la rotta balcanica, in possesso di un regolare permesso di soggiorno ma ancora privi di casa e lavoro. L’attivazione da parte del Comune di quattordici nuovi posti letto nel dormitorio di via Pasubio si è dimostrata da subito una misura insufficiente per rispondere alle reali esigenze e al freddo pungente dei mesi invernali, tanto che la questione ha catalizzato e acceso il dibattito politico nell’ultima seduta dell’anno del consiglio comunale. Poi i fatti di Santa Maria del Sile, con il sindaco Mario Conte – accusato dalle opposizioni di essere inadempiente rispetto alle proprie responsabilità – che a inizio gennaio ha incontrato don Kirschner (“Entrambi siamo concentrati sulla risoluzione dei problemi e ci siamo messi a disposizione per trovare soluzioni che guardino al bene e alla salvaguardia delle persone”, ha dichiarato in uno stringato comunicato il primo cittadino) dopo che alcuni giorni prima nel corso di una trasmissione televisiva aveva affermato che il prete, “un parroco dal
I posti letto messi a disposizione dei senza fissa dimora della Diocesi di Treviso
grande cuore, ha qualche difficoltà di dialogo, soprattutto con le istituzioni, o forse ogni tanto scivola nella politica”, tanto che “oggi si trova ad avere qualche problema con la sua comunità”. Una comunità spaccata, sulla quale Conte ha cercato la mediazione. Oltre le tantissime polemiche, il nodo accoglienza restava comunque urgente e irrisolto. La risposta è arrivata appunto dalla diocesi di Treviso con dodici posti per persone senza fissa dimora negli spazi del seminario vescovile “per contribuire a dare una risposta al momento di particolare difficoltà che sta toccando in questo periodo la città”. Gli ambienti sono autonomi, con un accesso indipendente
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dall’esterno, forniti di servizi e di tutto ciò che serve a una sistemazione dignitosa. In tranquillità e riservatezza. Per qualche mese vi dormiranno sia le persone che sono state ospitate dal parroco di Santa Maria del Sile sia altre che erano in attesa di un’accoglienza nel dormitorio della Casa della Carità di via Venier (dove sono ospitate da alcuni anni 18 persone) gestito dalla Caritas. “È il segno di una presenza della Chiesa trevigiana in un momento di particolare difficoltà per la situazione di queste persone, aggravata dal freddo. Tutti sappiamo che la soluzione a questi particolari problemi è responsabilità primariamente dello Stato e delle amministrazioni locali. Tuttavia – ha
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dichiarato don Bruno Baratto, coordinatore ad interim delle attività della Caritas Tarvisina, nell’annunciare l’iniziativa – la comunità cristiana, da sempre impegnata accanto alle diverse povertà, a livello diocesano e soprattutto nelle parrocchie, con tante iniziative e volontari straordinari, ha voluto fare questa scelta di ulteriore vicinanza”. Don Baratto, che aveva concelebrato con il vescovo la messa della Vigilia di Natale alla stazione delle corriere (scelto come simbolo della marginalità cittadina), ha infine auspicato che “soluzioni strutturali per il futuro siano individuate per tempo, senza ritrovarci a dare risposte emergenziali in pieno inverno”. Sara Salin
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Viaggio nei quartieri/6
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Santa Maria del Sile. A sudovest della città, fra molte luci e altrettante ombre, dove per due mesi si
Botteghe che cadono come birilli, assieme che ora teme un “dramma viabilità” per G
li ultimi due mesi hanno fatto di Santa Maria del Sile il quartiere al centro della cronaca cittadina. Una narrazione che si è concentrata esclusivamente sull’accoglienza dei senza fissa dimora, sia per la querelle nata prima fra una parte dei residenti e il parroco che ha ospitato in chiesa i senzatetto e poi fra il sindaco e il parroco (questione che trattiamo nello specifico nel servizio a pagina 6), sia perché è proprio qui quella via Pasubio dove ha sede il dormitorio comunale. Per conoscere più da vicino il quartiere abbiamo scelto di riprendere da questo territorio il nostro viaggio mensile, arrivato alla sesta puntata. A farci da guida c’è Francesco Sardo Infirri, che a Santa Maria del Sile abita praticamente da tutta una vita, tranne che per quei dieci anni in cui si trasferì – come ci spiega – “al di là del sottopassaggio”, per poi fare ritorno a ponte Ottavi. Molto attivo
in parrocchia e nel volontariato, Sardo Infirri è anche presidente dell’istituto comprensivo 3 oltre che dell’associazione Treviso Civica. Quella che ci racconta è un’area a sudovest del centro storico che, unita indissolubilmente a Sant’Angelo, conta circa 4.500 abitanti. Una zona rivierasca, naturalisticamente ricca, appetibile dal punto di vista residenziale e vivace sotto il profilo associazionistico. Un quartiere nel quale però il 31 dicembre scorso ha abbassato definitivamente la serranda l’edicola di via Sant’Angelo. Ma anche la macelleria aveva chiuso, il panificio aveva ridotto l’orario di apertura, dei “casoini” non c’è più nemmeno l’ombra. Piccoli negozi di prossimità che spariscono uno dopo l’altro, assieme a un pezzo di storia e soprattutto all’essere presidio di una comunità. “Chiudono perché c’è sovrabbondanza di supermercati”, spiega Sardo Infirri. Ci guardiamo intorno: l’ul-
timo supermercato è stato aperto da qualche anno a fianco al sottopasso di via Sarpi. A poche centinaia di metri, in viale Michelangelo Buonarroti, ce n’era già un altro. In cinque minuti scarsi di auto si sbuca sul Terraglio, dove i supermercati sono due: uno a sinistra e l’altro a destra. Stessa cosa se ci si muove verso la Noalese e l’aeroporto. E le botteghe cadono come birilli. Nonostante l’assessora alle attività produttive Rosanna Vettoretti in una recente intervista al nostro giornale abbia affermato che sia necessario “tornare a dare il giusto valore ai bottegai, che sono i nostri primi referenti per il presidio del territorio”, perché “hanno un valore enorme in una comunità” in quanto “sono garanzia, esperienza, conoscenza, qualità, vicinanza e socialità”. Tant’è. Da queste parti le associazioni sono parecchie. E, come sottolinea la nostra guida, “lavorano per la gente”. In cima
Nelle foto, la chiesa parrocchiale, il rendering di come diventerà il nuovo ponte Ottavi, il campo dell’oratorio e la strada di Sant’Angelo
alla lista c’è il Circolo Noi, legato alla parrocchia, che organizza la festa di San Martino e di Santa Maria, il cinema d’estate, le gite sulla neve, il torneo di calcio saponato, i corsi di chitarra e gli incontri in inglese, tiene aperto il bar dell’oratorio. Insomma, dà vita al quartiere. Che, esattamente come suc-
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Viaggio nei quartieri/6
sono concentrate le cronache e le polemiche sull’accoglienza
a un pezzo di storia, in una zona l’apertura di tre cantieri consecutivi
cede ancora nei paesi, ruota molto attorno alla parrocchia. C’è il circolo ricreativo per gli anziani, ci sono i genitori che hanno deciso di mettersi insieme per tenere aperto l’oratorio anche il sabato pomeriggio in modo da consentire ai ragazzi di giocare al campetto, mentre i più piccoli sono impegnati nei laboratori. “È faticoso, ma ci stiamo provando”, afferma Sardo Infirri. “Ci piaccia o no – aggiunge – la parrocchia ricopre ancora un grande ruolo per i ragazzi. A Santa Maria del Sile fra vicine di casa durante la pandemia è nata l’associazione di promozione sociale “Passa Mani”: all’inizio è stata un’occasione per uscire dall’isolamento, con laboratori manuali di vario genere, poi il gruppo si è allargato e oggi è una realtà strutturata con laboratori di pasta, biscotti, marmellate, passata di pomodoro e candele. Una fucina di idee e creatività, per stare insieme e fare comunità. Tutto bello e tutto bene? Il nostro interlocutore scuote la testa. A suo parere “non c’è, da parte dell’amministrazione comunale, un vero investimento sulla vita dei quartieri”. Un esempio? “Nell’ultimo anno
abbiamo richiesto più volte attraverso le vie ufficiali l’intervento del Comune per la sicurezza stradale in prossimità delle scuole e per seguire alcuni casi di disagio giovanile abbastanza conclamati, ma non abbiamo ottenuto alcuna risposta”, racconta Sardo Infirri, che precisa: “Alla pec del comitato dei genitori delle scuole Carrer e Manzoni sulla sicurezza stradale non abbiamo ottenuto neppure la ricevuta”. E ancora: “I casi di disagio giovanile sono stati segnalati anche dalla scuola, perché si tratta di ragazzi abbandonati a se stessi. Abbiamo fatto rete con la scuola, la parrocchia e le associazioni sportive per chiedere aiuto all’amministrazione. Non abbiamo ottenuto risposte”. Altro esempio: Villa Letizia, perla del territorio poco sfruttata. O le piste ciclabili, che in questa zona sono attese da un decennio. Eppure si tratta con tutta evidenza di un’area particolarmente vocata alle due ruote. La zona che a breve sarà interessata dall’apertura di importantissimi cantieri che ridisegneranno la viabilità cittadina. Primo: sarà risanato il sotto-
passo ferroviario di via Sarpi, importante arteria stradale di collegamento del centro con i quartieri a sudovest. Ci sono notevoli segni di degrado, tali da comprometterne la piena funzionalità e il mantenimento nel tempo. I lavori inizieranno a marzo e dureranno 165 giorni. Secondo: sarà rifatto ponte Ottavi. I lavori inizieranno a giungo di quest’anno e dureranno un anno. Si tratta di un’opera propedeutica alla realizzazione dei sottopassi di viale Cacciatori e di via Benzi. Terzo, appunto: sarà realizzato il sottopasso ferroviario di viale Cacciatori. “Tutte opere belle e buone, che però fatte di fila si proporranno come anni di dramma per la viabilità di questo territorio. Via Sant’Angelo e via Canizzano sono ancora molto utilizzate come arteria per arrivare in centro. Siamo molto preoccupati, anche se – afferma Sardo Infirri – sono convinto che al momento gli abitanti del quartiere non abbiano ancora compreso bene quale sia la situazione che si sta prospettando”. La lasciamo per ultima, la questione che ha fatto clamore in questi mesi. “Come in tutti i quartieri anche nel nostro ci sono due anime, ma negli anni è sempre prevalsa l’anima buona e il dormitorio è convissuto molto bene con questo territorio, a differenza per esempio di quanto successe nel 2015 a Quinto (con l’accoglienza dei richiedenti asilo e le proteste dei residenti che costrinsero al trasferimento dei migranti alla caserma Serena, ndr)”. Francesco Sardo Infirri è uno dei molti abitanti che con la parrocchia ha sempre fatto attività di volontariato al dormitorio di via Pasubio. È convinto che quello in cui vive sia un quartiere accogliente, da sempre. “Perché il dormitorio c’è da vent’anni”. È anche convinto che a generare il mal di pancia di alcuni cittadini nei confronti del parroco sia stata quella che lui definisce incuranza: “La parrocchia ha posto rimedio all’inefficienza dell’amministrazione comunale”. Ora però si va avanti e si guarda oltre. Sara Salin
La parrocchia ha un ruolo fondamentale nella vita associativa e dei giovani, che si appoggiano all’oratorio. Durante la pandemia fra vicine di casa è nata “Passa Mani” per la promozione sociale: fra laboratori di pasta e marmellate è un’occasione per stare insieme e fare comunità
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La Treviso di domani
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Il progetto. Opposizione spaccata sulla realizzazione del parcheggio interrato a tre piani con 430 posti auto
Ultimi atti sul futuro di Park Vittoria Rocco appoggia l’operazione Conte Azione e Italia Viva condizionano il loro sì a tempi certi, ristori, tariffe da abbassare e a un piano complessivo di sviluppo della città “Dove troviamo 3 milioni di euro per la penale? Invece di raccogliere firme, si faccia una colletta”
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ella storia trevigiana degli ultimi trent’anni non c’è opera più dibattuta, più attesa o disattesa di Park Vittoria. Alla fine probabilmente passerà alle generazioni future come “Operazione Conte”, tanto quanto il Put fu di Gentilini. A meno di uno stop da parte della Sovrintendenza, il parcheggio interrato a tre piani con un totale di 430 posti auto si farà. L’amministrazione comunale – che ha riportato in auge il progetto degli anni Novanta, inserendolo prima nel piano urbano per la sostenibilità e poi nel proprio programma elettorale – ha scelto infatti di tirare diritto, sordo a ogni protesta. A manifestare la propria contrarietà sono i partiti di minoranza: dopo la petizione online lanciata da Giorgio De Nardi e dopo l’idea di un referendum popolare, le opposizioni hanno ventilato l’ipotesi del ricorso al Tar da parte dei proprietari degli immobili che danno sulla piazza, per i danni e i disagi che la realizzazione dell’opera potrebbe provocare, provando così a fermare il progetto. Esattamente come è successo all’ex questura. Ma dopo che Partito democratico, lista De Nardi, Treviso Civica, Volt, Colazione Civica ed Europa Verde hanno manifestato in piazza Vittoria a metà gennaio, a fine mese hanno detto la loro anche Azione e Italia Viva. Dando di fatto il via libera all’operazione con la società Parcheggi Italia, pronta a investire 33 milioni di euro. In una conferenza stampa con il segretario provinciale di Azione Fabio Pezzato e la segretaria provinciale di Italia Viva Martina Cancian, il capogruppo in consiglio comunale Nicolò Rocco ha spiegato che la sua posizione si basa unicamente agli atti e alla responsabilità amministrativa, mentre chi chiede alternative al progetto “butta solo la palla in alto”. Su tutto pesa la penale di almeno tre milioni di euro che la
città dovrebbe pagare in caso di stralcio definitivo: “Dove li troviamo? Chi dice che il parcheggio si può non fare per volontà politica, invece di raccogliere firme faccia una colletta fra i cittadini”, ha dichiarato caustico l’ex candidato sindaco. Secondo il quale “nessuna opera è giusta o sbagliata a prescinde-
La manifestazione delle opposizioni contro il progetto e i consiglieri Fabio Pezzato, Nicolò Rocco e Martina Cancian
re” e condizionando il suo sì a Park Vittoria ad alcune richieste. Primo, tempi certi: perché trenta mesi di cantiere sono
molti e va aperto un tavolo di confronto con chi ha interessi rilevanti sulla zona, cronoprogramma e un piano di ristori
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in mano. Secondo, un piano complessivo: “Come è inserito questo parcheggio nel piano di sviluppo della città? Che tipo di città abbiamo davanti? Sediamoci e capiamolo”. Terzo, la questione tariffe (2,50-3,00 euro l’ora): Rocco suggerisce al sindaco di far valere il proprio potere contrattuale per abbassarle. “Nemmeno Giovanni Manildo disse no al progetto, perché per lo stralcio definitivo si ipotizzava già una penale di almeno due milioni di euro”, ha ricordato Rocco, che di quella amministrazione faceva parte in quota Partito democratico. L’ex terzo polo (che a Treviso lavora ancora unito) si dice contrario a posizioni di contrapposizione fortemente ideologiche. Preferisce la strada delle soluzioni. Ma c’è anche una visione a spingere Rocco, Pezzato e Cancian a sposare Park Vittoria. “Il problema dei parcheggi c’è e negli ultimi vent’anni non è stato risolto e questo progetto è utile ai cittadini, alle attività, ai turisti. Si guardi a un futuro diverso, con le piazze liberate dalle auto. È un processo di cambiamento che vogliamo affiancare senza posizioni preconcette”, ha spiegato Cancian. E se la Sovrintendenza dicesse no? Da pagare a Parcheggi Italia ci sarebbero solo 350mila euro di oneri. Ma si tornerebbe alla casella di partenza, con un annoso problema irrisolto. “Riprenderei in considerazione l’ipotesi del Cantarane”, è la carta di Rocco. Non resta che attendere e vedere cosa succederà. Dopo oltre trent’anni di ripensamenti, congelamenti, archiviazioni, quel che è certo è che il finale della storia di Park Vittoria è quasi pronto per essere raccontato. Sara Salin
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Politica
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L’intervista. L’esponente dem accusa sindaco e maggioranza di scarso coraggio e troppi slogan
Zabai: “Mancano visione e strategia, la città è amministrativamente immobile” “S
iamo una città che dal punto di vista amministrativo è ferma. Tanto che a gennaio non è stato convocato il consiglio comunale. Non abbiamo delibere da discutere. E lo considero un fatto molto grave”. Ad affermarlo è Marco Zabai, consigliere del Partito democratico. Secondo lei questo è immobilismo? “Certo che lo è. In termini amministrativi, viviamo alla giornata. Faccio un esempio. Vogliamo che Treviso diventi una città universitaria? Per riuscirci non basta avere gli studenti, ma serve avere una politica di strutturazione dei servizi capace di garantire che gli studenti vivano la città, diano il proprio apporto, vi rimangano. Serve una connessione con il mondo del lavoro. Ecco che, se c’è una visione, questa va tradotta in atti amministrativi e il consiglio comunale ne dovrebbe essere intasato. Al contrario, ci ritroveremo con un buco nell’acqua”. Dopo aver vinto il Green Leaf Award, si è in attesa dell’assegnazione della Capitale italiana della cultura. Non è così tutto fermo. “I premi fanno sempre piacere e nessuno tifa contro la propria città, in alcuna competizione. Però fa pensare che più che di premi dovremmo poter vedere dei risultati che non figurano ancora sulla carta. Sulla cultura, giusto per restare in tema, abbiamo una città
che vede chiudere l’ultimo cinema del centro storico e al suo posto formarsi un buco nero. Una città che stenta a vedere la presenza di visitatori legati all’offerta culturale. Penso a una città come Rovigo, che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo importantissimo proprio grazie alle mostre. Noi siamo fermi alle grandi mostre di Goldin, dopodiché non si riesce a raggiungere l’obiettivo di visibilità per emergere Treviso, fatte salve le mostre molto belle su Canova e Martini. L’assessora alla cultura è stata nominata in corsa, non l’abbiamo ancora conosciuta direttamente e non ci ha dato una presentazione della sua visione”. Mancanza di visione è un concetto che ricorre spesso nelle accuse che arrivano dalle opposizioni. “Mancanza di visione e strategia. Il Comune dovrebbe essere il regista di una sinfonia, capace di indirizzare gli attori verso la propria visione. Noi tutto questo non lo vediamo. Ci si riempie la bocca solo di slogan. Una mancanza di prospettiva che riguarda anche quelle che chiamiamo emergenze ma che emergenze non sono, perché si tratta di problemi strutturali”. A cosa si riferisce? “Per esempio alla crisi abitativa, con un bando che è andato avanti tre anni e una città che è dal 2019 non ha assegnato una casa
Il consigiere del Partito democratico, Marco Zabai
popolare ordinaria. O alla questione dei senza fissa dimora. Guardiamo a Padova, città più grande ma con gli stessi identici poteri. Lì da anni è attiva una rete che coinvolge parrocchie, associazioni, privato sociale e comune. Ogni anno, al massimo entro l’estate, è pronta un’offerta minima di posti letto per l’inverno che viene incrementata ogni volta. E al momento del bisogno la risposta è pronta. Qui invece tutto
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per averci scelto e per continuare a sceglierci
viene fatto in corsa, senza una rete. Senza la curia oggi non avremmo soluzioni”. A proposito, come giudica l’attacco del sindaco a don Giovanni Kirschner e il successivo dietrofront? “Purtroppo il sindaco fa molta fatica a distinguere fra la propria persona e il ruolo che ricopre. E non può pensare che tutto passi per pacche sulle spalle e messaggini privati. Può un amministratore andare in televisione a dire a una
persona che sta colmando il vuoto creato dalla sua amministrazione che sta facendo politica? Casomai lo difendi. E infatti il giorno dopo è andato a Canossa, perché ha capito di aver detto una sciocchezza”. Negli anni Novanta le opposizioni accusavano l’amministrazione di pensare solo alla fioriere. Ci vuole dire che tutto è ancora fermo lì? “Non siamo abituati ad aspettarci altro, ma non si vive di fioriere. Il fatto è che a fine dicembre l’amministrazione ha approvato un bilancio senza coraggio, che aumenta le tasse, chiedendo soldi ai trevigiani non per dare un impulso o per un investimento ma per tenere la luce accesa. Ma stiamo scherzando?”. Però ci sono anche molti cantieri aperti grazie ai fondi del Pnrr. “Rispetto ad altre città sono convinto che su questo tema siamo rimasti un po’ col cerino in mano. C’erano pezzi di città completamente abbandonati che avevano assoluto bisogno di interventi e invece con il Pnrr si è puntato su progetti privi di logica perché manca un piano strategico. Manca a tal punto che come grande progetto per la mobilità si è arrivati a recuperare Park Vittoria, un progetto di trent’anni fa”. Sara Salin
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Tecno Crane, aziendagenerazione di Da sempre è DAB molto attenta temi cheai permette di ascoltare anche sociali, dello sport e della sostenibivendita, noleggio e la radio con una qualità audio perfetta. lità. La tutela del territorio e il lavoro assistenza gru edili di di squadra per raggiungere obiettivi sempre più alti sono veri e propri vaCampodarsego (PD), lori per Tecno Crane, che promuove atwww.veneto24.it un’eccellenza padovana traverso partnership con associazioni eventi sportivi di beneficenza. Tra che nel 2023 ha celebrato ed le collaborazioni, spicca quella con la squadra patavina della Superlega Macon orgoglio il suo 15° schile Pallavolo Padova, che tifa semanniversario, segnato da pre con grande energia. L’anno scorso, invece, ha organizzato un evento forsuccessi imprenditoriali e mativo dal titolo “Futuro in costruzioun forte legame con il ne” per promuovere il tema della sostenibilità nel mondo dell’edilizia tra i territorio e la comunità. suoi clienti e collaboratori.
Negli anni, ha sempre accolto e partecipato con entusiasmo alle iniziative volte al miglioramento del paesaggio e delle persone che lo abitano. In numerose occasioni è stata anche tra i protagonisti di progetti importanti per la riqualificazione di zone urbane dimenticate o del recupero di gioielli del centro storico di Padova e altre città.
Così, in occasione del regalo di Natale di fine anno, la decisione è ricaduta in maniera naturale sul nuovo progetto della Società Cooperativa Sociale Il Glicine. Il progetto prende vita attraverso una raccolta fondi per piantare 300 ciliegi a Saonara (PD) con due obiettivi: combattere l’inquinamento del territorio e creare un’opportunità di formazione e lavoro per giovani con disabilità.
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TECNO CRANE SRL
Tecno Crane ha scelto di sostenere il progetto acquistando 20 alberi da frutto, venti come le persone che compongono il team e che con la loro passione e il loro impegno di ogni giorno permettono all’azienda di arrivare sempre più in alto, portando a termine ogni impresa. Gli alberi piantati contribuiranno ad assorbire CO2 presente nell’aria e a produrre ossigeno. Un piccolo gesto per pensare anche al domani, cercando di contrastare i cambiamenti climatici che sempre più spesso generano disastri e disagi per le comunità come temperature eccessive, siccità ed eventi meteorologici estremi. Il ciliegio è stato scelto per alcune caratteristiche che lo rendono ideale
per il progetto: si adatta facilmente al clima del posto, tollera il freddo, è molto longevo e robusto. Essendo un albero rustico, inoltre, senza bisogno di cure particolari, diventa un ottimo strumento per i ragazzi affetti da disabilità per fare pratica e imparare. Tecno Crane afferma ancora una volta, dunque, il suo impegno per il territorio e la comunità, dimostrando che la crescita imprenditoriale può essere un motore per il bene comune. Con lo sguardo rivolto verso il futuro, l’azienda continua a sollevare idee e realizzare progetti che fanno la differenza, ispirando altri a seguire il suo esempio di successo e impegno.
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La Grande Treviso
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Il progetto. Ottenuti 18,7 milioni per realizzare opere pubbliche nei nove comuni che aderiscono al percorso
La Regione approva e finanzia la strategia di sviluppo sostenibile dell’area urbana Nel territorio di oltre 240 km2 e 197mila abitanti entro il 2026 sorgeranno sette nuovi boschi urbani
N
ove progetti condivisi da nove amministrazioni comunali. La Regione del Veneto ha detto sì alla strategia di sviluppo urbano sostenibile dell’area urbana formata da Treviso, Carbonera, Casier, Paese, Ponzano, Preganziol, Quinto, Silea e Villorba, che prevede sette boschi, cinque piste ciclabili, ventuno alloggi Erp, sette alloggi di residenzialità leggera, due co-housing, due rigenerazioni urbane, quattro bus elettrici, quattro colonnine di ricarica e un progetto per le piccole e medie imprese sul tema della riqualificazione dei percorsi ciclabili, cicloturistici e paesaggistici. Approvazione ma anche finanziamento: 18,7 milioni di euro, 16,3 dei quali dalla Regione e il
resto da cofinanziamenti. È uno dei primi passi per la concretizzazione della Grande Treviso. Dopo il progetto “Bike to Work”, i comuni confinanti con il capoluogo (e il capoluogo a fare da capofila) nel 2021 hanno iniziato a lavorare sullo sviluppo urbano sostenibile di un territorio di oltre 240 chilometri quadrati e 197mila abitanti. Un lavoro di squadra per ragionare a beneficio di un territorio che con la città ha un legame molto stretto, anche perché si tratta di un’area che converge al centro in termini di servizi. Ora c’è da realizzare un lungo elenco di opere. Il termine ultimo per tutte è il 2026. A Paese, Preganziol, Villorba, Quinto, Casier, Silea e Treviso sono in programma boschi urbani. Quello di Treviso sarà al Turazza, grazie alla ricomposizione ambientale dell’area oggetto di rigenerazione urbana con la creazione di un polo culturale per i giovani, funzionale al Campus
di Ca’ Foscari: sarà ricreata la continuità del corridoio verde lungo il Sile con percorsi pedonali, la manutenzione degli alberi esistenti e la messa a dimora di nuove piante. Il progetto prevede la ristrutturazione dei padiglioni B e C del complesso: nel B saranno realizzate aula magna e aule, nel C spazi per lo studio e il co-working e una sala polifunzionale di 170 posti. Cinque le piste ciclabili progettate tra Carbonera, Silea, Ponzano, Preganziol e Villorba. La sistemazione di ventuno alloggi popolari – 7 del Comune di Treviso, gli altri 14 di Ater fra Paese, Silea, Villorba e Casier – che ospiteranno 75 persone. I due co-housing sono il primo per 19 persone (a Borgo Mazzini a Treviso, di proprietà di Israa) e l’altro per 12 persone (a Fiera, di proprietà del Comune di Treviso). Sette gli alloggi di residenzialità leggera, tutti di Israa, destinati a persone anziane in una si-
tuazione sociale di isolamento. Mom acquisterà quattro bus elettrici che viaggeranno nell’area della Grande Treviso e saranno installate anche altrettante colonnine di ricarica.
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Sarà infine aperto un bando per le piccole e medie imprese intenzionate a riqualificare percorsi cicloturistici: le idee premiate verranno finanziate al 50 per cento.
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Sanità
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Le novità del 2024. A salutare l’Ulss 2 sono Burelli, Cadamuro Morgante, Callegari e Paccagnella
Volti nuovi negli ospedali della Marca Quattro storici primari in pensione N
egli ospedali della Marca il 2024 porta volti nuovi alla guida di importanti servizi sanitari. Sono quattro i “vertici” che appendono il camice per andare in pensione: il primario della chirurgia senologica di Treviso Paolo Burelli, il direttore dell’ospedale di Montebelluna Marco Cadamuro Morgante, il primario della chirurgia generale di Oderzo Paolo Callegari e il direttore di diabetologia e malattie endocrine dell’Ulss 2 Agostino Paccagnella. Al loro posto arrivano Christian Rizzetto, Paola Anello, Marco Brizzolari e Laura Nollino che, al fine di garantire la continuità, assumono l’incarico di facenti funzione. I quattro direttori arrivati alla pensione sono volti storici della sanità trevigiana. Burelli era alla guida della Breast Unit dal 2015 (dal 2020 era anche direttore del dipartimento funzionale di oncologica) e ha portato la chirurgia senologica di Treviso tra i primi centri in Italia nel trattamento delle donne con tumore al seno, individuando il percorso diagnostico-terapeutico più efficace e garantendo una presa in carico totale. Morgante era al comando della direzione medica dell’ospedale di Montebelluna dal 2019, quando aveva lasciato l’incarico di direttore sanitario dell’Ulss 2 a cui era stato chiamato nel giugno del 2016. Una lunga storia nella sanità trevigiana, considerato che ha lavorato a lungo sia in direzione medica dell’ospedale Ca’ Foncello che nell’ambito distrettuale, passando anche per l’Oras. Callegari era alla guida della chirurgia opitergina dal 2014, diventando un punto di riferimento per l’intera sanità trevigiana soprattutto riguardo il trattamento della patologia tiroidea e paratiroidea. Paccagnella, che ha svolto tutta la sua carriera di medico all’ospedale di Treviso (dal marzo 1985), era direttore dal 2014. Grazie alla sua guida sono state introdotte nuove modalità operative nell’ambito della diabetologia, come il monitoraggio da remoto con la trasmissione dei dati per via telematica e i colloqui a distanza. Una metodologia che
Per garantire la continuità dei servizi la direzione generale ha già individuato i facenti funzione: si tratta di Christian Rizzetto (chirurgia senologica di Treviso), Paola Anello per la direzione medica di Montebelluna, Marco Brizzolari (chirurgia di Oderzo) e Laura Nollino per diabetologia e malattie endocrine
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31 . 12 . 2023
APERTO CON FESTA DI
Capodanno Ascolta
I vertici che andranno in pensione sono: Paolo Burelli, Marco Cadamuro Morgante, Paolo Callegari e Agostino Paccagnella. Al loro posto arrivano Christian Rizzetto, Paola Anello, Marco Brizzolari e Laura Nollino
è stata rafforzata durante la pandemia. Per quanto riguarda i facenti funzione individuati dalla direzione generale in attesa della nomina dei nuovi primari, Rizzetto – che guiderà la chirurgia senologica – opera a Treviso dal 2016, dopo le esperienze in clinica di prima chirurgia a Padova e nella chirurgia generale di Conegliano. Anello – a cui viene affidata la direzione medica di Montebelluna – ha già alcuni anni di esperienza nel settore, avendo lavorato sia a Castelfranco che a Montebelluna, oltre che a San Donà di Piave e Camposampiero. Brizzolari – individuato per la
chirurgia di Oderzo – dal 2019 ha prestato servizio nella seconda chirurgia di Treviso, diretta da Giacomo Zanus, diventando referente nell’ambito del percorso di screening oncologico del colon-retto e incaricato come “altissima professionalità” nella chirurgia laparoscopica, mini-invasiva e nelle tecnologie innovative. Infine Nollino, ora alla guida di diabetologia e malattie endocrine di tutta l’azienda sanitaria, già al Ca’ Foncello dal 2013. La specialista è anche attiva nei progetti di cooperazione essendosi perfezionata in medicina tropicale e cooperazione sanitaria. (s.s.)
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Cultura
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La mostra. Fino al 25 febbraio è possibile ammirare un nutrito gruppo di capolavori del maestro italiano
La metafisica di Giorgio De Chirico a Palazzo Sarcinelli di Conegliano C
’è tempo fino al 25 febbraio per visitare la mostra “Giorgio De Chirico. Metafisica continua” allestita a Palazzo Sarcinelli di Conegliano a cura di Victoria Noel-Johnson. È l’occasione per ammirare un nutrito gruppo di capolavori del maestro italiano all’interno di una cornice architettonica ideale, quali sono le stanze rinascimentali del palazzo coneglianese. Organizzata da Artika in collaborazione con il Comune e la Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, l’esposizione anticipa le celebrazioni del centenario del surrealismo, che ricorre proprio quest’anno: un movimento del quale proprio De Chirico fu eletto precursore dal fondatore André Breton, secondo il quale – come pure per altri surrealisti come Max Ernst, René Magritte, Yves Tanguy e Salvador Dalì – la prima pittura metafisica di De Chirico (quella che ricopre l’arco temporale dal 1910 al 1918) svolse un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo del movimento dall’inizio degli anni Venti in poi. Un artista considerato tra i più importanti del primo Novecento e che ha influenzato in modo profondo non solo il surrealismo, ma anche una serie di movimenti di ampio respiro come il realismo magico, la Neue Sachlichkeit, la pop art, la transavanguardia e alcuni aspetti del postmodernismo. Grazie alla sua costante volontà di sperimentare, Giorgio De Chirico in settant’anni di carriera non ha mai smesso di elaborare stili, tecniche, soggetti e colori diversi, proprio come fece l’amico e coetaneo Pablo Picasso. Sono 71 le opere in mostra. Tra queste alcuni fra i principali soggetti di De Chirico, come i Manichini senza volto e i Trovatori, le Piazze d’Italia e le Torri, gli Interni ferraresi, i Trofei, i Gladiatori, gli Archeologi, i Soli accesi e spenti e i Bagnanti misteriosi. Molto ampio è il focus dedicato alla stagione metafisica dell’artista, dal 1965 al 1976, anche in virtù del fatto che la Fondazione ne possiede la più importante e completa collezione al mondo. Una mostra, quella allestita a
Conegliano, che va oltre i motivi più noti di De Chirico, mettendo anche in luce tutta la gamma di tecniche utilizzate: dalla pittura al disegno, dall’acquerello alla scultura e alla litografia. Tutti lavori che, secondo la critica attuale, possono essere considerati metafisici perché sostenuti dal costante interesse dell’artista per questa dottrina filosofica. In particolare per quanto riguarda concetti dell’eterno ritorno e del dualismo apollineo-dionisiaco, entrambi di Nietzsche. Una dottrina che Giorgio De Chirico scoprì nel 1910.
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“Le maschere” (1973) e “Le muse inquietanti” (1974) di De Chirico possedute dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico
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Il festival internazionale del fumetto e dell’illustrazione batte tutti sul tempo e annuncia con largo anticipo la data dell’edizione numero ventuno, che si terrà dal 27 al 29 settembre. Un fine settimana che è già molto atteso dai tantissimi appassionati che ogni anno si riversano in città da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, per partecipare a tre giorni intensi di mostre esclusive, anteprime internazionali, workshop, talk, eventi off, senza dimenticare l’immancabile mostra mercato. “L’entusiasmante viaggio di TCBF ci ha portato in un batter d’occhio al traguardo dei 21 anni e siamo già elettrizzati per la prossima edizione – dichiarano il presidente del TCBF Stefano Cendron e i direttori Sara Chissalè, Nicola Ferrarese e Alberto Polita – Chiusa quella dei 20 anni, ci siamo messi subito al lavoro per costruire il programma del 2024. Il nostro obiettivo, per quest’anno, è quello di confermarci quale principale evento nazionale di promozione culturale del fumetto e incrementare ancor più la nostra internazionalità, senza dimenticare la promozione delle eccellenze locali. A un mese dalla chiusura del dossier per la candidatura di Treviso a Capitale Italiana della Cultura poi, il TCBF è pronto a fare la propria parte – proseguono gli organizzatori – assieme a tutti i festival che fanno parte della Rete Treviso Festival, portando la propria esperienza ventennale e allo stesso tempo le proprie energie innovative, tenendo conto che il nostro direttivo ha un’età media sotto i 30 anni. Ancora una volta, dunque, vogliamo portare a Treviso il meglio del fumetto e dell’illustrazione contemporanea mondiale, spostando l’asticella sempre più in alto”.
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Cultura
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L’onorificenza. La cerimonia di consegna si terrà il 24 febbraio all’auditorium di Santa Caterina
Totila d’Oro a Mazzocato, Buzzavo, Frassetto ai fratelli Manfio e alla memoria di Tamaro S
aranno sei i Totila d’Oro conferiti quest’anno. La prestigiosa onorificenza cittadina verrà consegnata in una cerimonia pubblica a Santa Caterina la mattina del 24 febbraio a Gian Domenico Mazzocato, ai fratelli Sergio e Francesco Manfio del gruppo teatrale Alcuni, a Orio Frassetto, a Giorgio Buzzavo e alla memoria di Marco Tamaro. È stato deciso dalla giunta comunale nella seduta del 12 dicembre scorso e confermato due giorni dopo dalla conferenza dei capigruppo dopo la selezione proposta fra i cittadini che “con opere concrete nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’industria, del lavoro, della scuola, dello sport, con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico, con particolare collaborazione alle attività della publica amministrazione, con atti di coraggio e di abnegazione civica, abbiano in qualsiasi modo giovato a Treviso, rendendone più alto il prestigio attraverso la loro personale virtù, sia servendosene con disinteressata dedizione le singole istituzioni”. Per 35 anni ordinario di lettere nei licei trevigiani, laureato in storia della lingua latina, Gian Domenico Mazzocato (nato a Treviso nel 1946) è uno dei più noti e apprezzati scrittori veneti dell’ultima generazione, oltre che traduttore e filologo classico, autore di saggi sulla Divina Commedia. È stato giornalista e presidente dell’Ateneo di Treviso dal 2008 al 2014. “Gli Alcuni” a Treviso (e non solo) è una vera e propria istituzione: nata come compagnia teatrale nel 1973 grazie a Sergio e Francesco Manfio e a Laura Fintina, oggi è centro di produzione teatrale. In 50 anni di storia i fratelli Manfio hanno intuito come il teatro possa rappresentare un valore dal punto di vista formativo per le giovani generazioni, svolgendo attività sia nella storica sede del Teatro Sant’Anna sia al Parco degli Alberi Parlanti, dove gestiscono percorsi educativi e spettacoli all’aperto. I personaggi cartoon nati nel
Il prestigioso conferimento è stato deciso dalla giunta comunale e votato all’unanimità dalla conferenza dei capigruppo lo scorso dicembre a seguito della selezione proposta fra i cittadini che si sono contraddistinti e hanno portato prestigio a Treviso nel campo nel quale hanno operato
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Uno spazio dove esploriamo conversazioni intrigantie Ascolta approfondite con il nostro direttore. In onda sabato e domenica dalle 9:28. Solo su Radio Veneto24.
I cittadini che riceveranno i Totila d’Oro: Gian Domenico Mazzocato, Orio Frassetto, i fratelli Sergio e Francesco Manfio del gruppo teatrale Alcuni, Giorgio Buzzavo e Marco Tamaro, venuto a mancare nell’estate del 2020
loro studio di animazione sono conosciuti a livello europeo. Orio Frassetto è uno dei fotografi più conosciuti della città: oggi ottantenne, ha iniziato la professione come garzone di bottega negli anni Sessanta nello storico negozio di Calmaggiore “Foto Leandro” per trasformarsi nel tempo in un vero e proprio artista a tutto campo, in particolare del bianco e nero. Altra istituzione cittadina: Giorgio Buzzavo. Nato a Treviso nel 1947, come cestista è stato capitano della Virtus Bologna a cavallo fra gli anni Sessanta e Settan-
ta. Come dirigente sportivo è stato presidente della Benetton Basket e della Sisley Volley, oltre che amministratore delegato di Verde Sport, il braccio operativo sportivo del Gruppo Benetton, collezionando oltre sessanta trofei e lanciando il Master SBS per lo sport business. Totila d’Oro alla memoria, invece, per un intellettuale che manca moltissimo a Treviso: Marco Tamaro, morto nell’estate del 2020 a 61 anni. Era il direttore e l’anima della Fondazione Benetton Studi e Ricerche. (s.s.)
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Il caso. Determinante per la bocciatura della legge l’astensione della dem Bigon
Sul fine vita il Consiglio regionale si spacca Il presidente Zaia si dissocia dalla sua maggioranza e divide la Lega, mentre il Pd fa autogol, festeggiano Fratelli d’Italia e Forza Italia Essere la prima regione chiamata a votare le disposizioni che normano la pratica del suicidio medicalmente assistito, non è certamente impresa semplice. E così il Veneto, tra mille fraintendimenti e distinguo, alla fine bocciando la legge ha deciso di non scegliere. Ma andiamo con ordine. Il suicidio medicalmente assistito in Italia è consentito a seguito di un Pronunciamento della Corte Costituzionale che, con propria sentenza, ha di fatto colmato il vuoto da un’assenza legislativa. In buona sostanza i Giudici della Corte hanno detto “Caro Parlamento visto che i casi sono frequenti e tu non ti decidi a fare una legge, ci pronunciamo noi”. Quindi cosa si doveva votare in Veneto? Grazie all’impegno dell’Associazione Luca Coscioni e delle oltre 9000 firme depositate nella nostra regione i consiglieri sono stati chiamati a votare una legge di iniziativa popolare che, nelle sostanza, definiva le tempistiche e i protocolli ai quali le
differenti ULSS del Veneto si dovevano attenere. Quindi il voto non prevedeva di esprimersi su suicidio medicalmente assistito si o no, ma tecnicamente su quali categorie di persone lo potessero richiedere e in quanto tempo gli ospedali fossero chiamati a somministrare i farmaci per compiere questa scelta. Il Centrodestra si è dichiarato compatto per il “no”. Senza però tenere conto della variabile Zaia: il presidente della Regione crede fermamente in questa possibilità di autodeterminazione tanto da averla ampiamente trattata in molte occasioni pubbliche e anche in alcuni dei suoi libri. Il suo posizionamento ha fatto si che il 50% della maggioranza consigliare votasse, seguendolo, a favore del provvedimento. Un’autostrada, si dirà, questa per il centrosinistra che di un tema tanto sensibile al proprio elettorato ha fatto una bandiera. E invece no. La consigliera del Partito Democratico, Annamaria Bi-
gon, sin dall’inizio, non ha voluto sentire ragioni, è rimasta in aula e si è astenuta. Questo suo voto è stato, di fatto, determinante, per la bocciatura della legge. Il vicecapogruppo Dem, Jonathan Montanariello ha immediatamente presentato le sue dimissioni da quel ruolo in polemica evidente con i vertici di gruppo e partito. Il ragionamento dell’ormai ex vicecapogruppo poggia su un presupposto: se il suicidio medicalmente assistito è stabilito dalla sentenza della Corte e la legge al voto era di natura puramente tecnica perché doveva solo dare a tutte le ULSS Venete l’indicazione di comportarsi allo stesso modo in termini di procedure e tempi, non si può invocare la libertà di coscienza proprio perché procedure e tempi non sono un tema etico. Una considerazione, questa, che è andata in rotta di collisione con un approccio, a suo dire, troppo morbido di segretario regionale e capogruppo. Da qui un profluvio di dichiarazioni di leader locali e nazionali, circoli in fermento, petizioni, rabbia e incredulità nella base dei Democratici. Nelle ore in cui stiamo
Zaia e Lanzarin durante la discussione in Consiglio regionale
andando in stampa si è consumata una Direzione Regionale del Partito particolarmente tesa nel corso della quale oltre una ventina di componenti (parlamentari, consiglieri regionali, segretari provinciali) hanno presentato un documento con il quale hanno chiesto alla Consigliera Bigon, non per il suo voto in consiglio ma per le dichiarazioni politiche che ha rilasciato nei giorni successivi, di considerare se possa considerarsi ancora rappresentativa di tutte le minoranze come vice presidente della Commissione Sanità. I proponenti han-
no scelto di non chiedere il voto sul documento poiché, con ogni probabilità, avrebbero ottenuto la maggioranza lacerando, così, profondamente il partito al quale, in ogni caso, chiedono maggiore coinvolgimento e un cambio di passo. Festeggiano, invece, Forza Italia e Fratelli d’Italia che compattamente hanno votato no. E festeggia anche il Leader Nazionale della Lega e Ministro, Matteo Salvini schierato, a sua volta, contro questa legge e sempre più distante, anche nelle dichiarazioni pubbliche, da Luca Zaia. (r.r.)
L’intervista. Alessandra Moretti, eurodeputata del Partito Democratico
“In Regione ormai la maggioranza non c’è più” “S
i sta sfaldando abbastanza velocemente il consenso politico del presidente del Veneto”: a sostenerlo è la Alessandra Moretti, parlamentare europea del Partito Democratico. Secondo lei dove sta andando la maggioranza che governa la Regione? “Il voto sul fine vita manifesta una profonda difficoltà all’interno del centrodestra all’interno della Lega. Dimostra che gli unici motivi per cui l’attuale maggioranza resta unita riguardano la gestione del potere, in quanto si vede plasticamente come quella maggioranza che aveva sostenuto lo stesso Zaia tre anni fa, oggi non ci sia più”. Da Bruxelles come vede la
questione dell’autonomia regionale? “C’è un problema gigante: finché non vengono approvati dei livelli essenziali e degli standard che possano garantire a tutti i cittadini adeguata assistenza, soprattutto per quanto riguarda la sanità, è impossibile fare un discorso e un ragionamento serio su questo tema. Perché rischia, così come è scritta, di creare delle profonde fratture, delle grandi discriminazioni tra cittadini italiani. E siccome la sanità in particolare versa, anche nella nostra regione, in una condizione di grave difficoltà, è chiaro che questa autonomia – così come è scritta dalla maggioranza, andrebbe a rafforzare queste forme di discri-
minazione e disuguaglianza”. Mancano meno di cinque mesi alle elezioni europee, lei si ricandiderà? “Io mi ricandido, poi a fare la scelta definitiva sarà il mio partito. Ho fatto un mandato in Europa, ho lavorato su temi importanti e rilevanti e mi piacerebbe continuare il mio lavoro. Stare in Europa significa lavorare su delle questioni molto complicate, poiché l’Europa ormai incide su più dell’80% delle scelte che si prendono a livello nazionale. Quindi noi abbiamo bisogno di mandare in Europa persone che sono in grado di impegnarsi nel difendere gli interessi nazionali. E questa è una grandissima sfida e serve una classe dirigente all’altezza”.
A proposito di candidature per le europee, come valuta quelle dei segretari di partito? “Io credo che stia ai leader, insieme agli organismi di partito, prendere queste decisioni. Non mi piace la personalizzazione, perché a differenza del Movimento Cinque Stelle, a differenza di Fratelli d’Italia, per esempio, il Partito Democratico ha una classe dirigente molto preparata e quindi noi vorremmo che le elezioni europee non fossero una battaglia tra leader, ma una battaglia di idee, di contenuti. E anche che vedano protagonisti i diretti interessati, quelli cioè che poi a Bruxelles ci vanno e ci restano. Ecco, quindi sarebbe sbagliata, a mio avviso, una per-
Alessandra Moretti
sonalizzazione troppo evidente, anche perché non ha mai portato troppo lontano. Mi piacerebbe che sulle europee si iniziasse a discutere veramente di contenuti e di politica, perché i cittadini hanno il diritto di conoscere bene la nostra idea di Europa”. (g.g.)
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Lo scenario. Dopo il via libera del Senato la proposta passa alla Camera, scontro con l’opposizione
Se autonomia sarà, che autonomia sarà? Tra favorevoli e contrari quella che sta per uscire dal Parlamento sembrerebbe una riforma dai contenuti molto diversi da quelli attesi, il lungo percorso per la definizione dei Lep. Intanto il centrodestra canta vittoria e festeggia il primo traguardo
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artiamo da un dato di fatto: uno dei due punti chiave della proposta autonomista veneta, ovvero la possibilità di trattenere i 9/10 delle tasse certamente non ci sarà come appare complicato poter ottenere una completa competenza regionale su tutte e 23 le materie in gioco. Il difficile dibattito verso la riforma in senso autonomista del nostro Paese appare più come una corsa a ostacoli nella quale le forze in campo faticano a prevalere e vanno oltre gli schieramenti tradizionali. All’assalto c’è certamente la Lega che, nonostante sappia di non poter1 “portare a casa” proprio tutto quello che sperava, non demorde ed è determinata a segnare un punto importante nella consapevolezza che, intanto, si comincia e poi si fa sempre in tempo ad
Il momento della votazione della proposta di legge al Senato
aggiungere elementi strada facendo. Nettamente contraria sembrerebbe essere Fratelli d’Italia molto più interessata ad una riforma del Paese attraverso un Premierato Forte. Le posizioni, però, nelle ultime ore appaiono sempre meno inconciliabili, tanto che il se-
natore e segretario regionale del Partito Democratico Veneto, Andrea Martella ha parlato di “Barattellum”: un baratto, di fatto, tra un po’ di autonomia per far contenta la Lega in cambio di un via libera del Carroccio al Premierato. Dentro queste divisioni, poi,
ce ne sono altre e, per molti versi ancora più profonde, di natura, diciamo così, geografica: il Centro e il Sud del nostro Paese, in modo trasversale a tutte le forze politiche, vedono nella riforma autonomista una seria minaccia per quelle regioni già meno forti di quelle del Nord e maggiormente bisognose di sostegno e investimenti di scala nazionale. I meccanismi di solidarietà proposti, in questo senso, non sembrano una sufficiente rassicurazione. Il via libera al Senato rappresenta, in ogni caso, il primo passo; la proposta dovrà poi passare alla Camera e per essere attuata dovranno prima essere approvati i LEP. La concessione di una o più “forme di autonomia”, infatti, è subordinata alla determinazione dei LEP, Livelli Essen-
ziali di Prestazione. Si tratta dei criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei LEP, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio. L’articolo 4 del Disegno di Legge precisa, inoltre, che il trasferimento delle funzioni alle singole Regioni sarà concesso solo successivamente alla determinazione e al finanziamento dei LEP. Un percorso lungo, dunque, sul quale potrebbe pesare, nel caso che appare scontato di voto favorevole nei due rami del Parlamento, anche un referendum abrogativo già minacciato dalle opposizioni. (r.r.)
De Poli: “E’ una pagina storica, una vittoria dei cittadini” “Stiamo vivendo una giornata storica. Lo dico da veneto, anche con un po’ di emozione. L’autonomia rappresenta un tornante storico per il Veneto e per noi veneti”. Quando raggiungiamo al telefono il senatore Antonio De Poli a Palazzo Madama sono trascorsi pochi minuti dall’approvazione, in prima lettura, del disegno di legge sull’autonomia differenziata. “Manteniamo l’impegno preso dal centrodestra. Stiamo realizzando la volontà di 2,3 milioni di veneti. E’ una vittoria dei cittadini e per i cittadini”. Adesso cosa succede? Si tratta del primo passaggio parlamentare, ora il provvedimento passa all’esame della Camera. Seguirà l’intesa tra Governo e Regione per la gestio-
ne delle materie di competenza. Siamo soddisfatti: abbiamo deciso di non mandare alle calende greche la volontà espressa dai nostri Cittadini. L’autonomia impone un cambio di mentalità. Diciamo sì ad una riforma che premia chi amministra bene. Il cittadino deve sapere chi gestisce la cosa pubblica come lo fa, in modo che sia egli stesso a giudicare chi lo fa bene e chi invece lo fa male, senza inutili scaricabarili. La sinistra parla di spacca-Italia. Come risponde? L’autonomia non è un capriccio del centrodestra. Stiamo parlando di un caposaldo della nostra Costituzione. Non è un caso, che 14 regioni ordinarie su 15 chiedano, a diverso titolo, l’autonomia e, fra questi , ci sono anche
governatori di centrosinistra. Da oggi comincia un percorso nuovo, di rinascita delle nostre istituzioni e le istanze conservatrici della sinistra (che minaccia il ricorso al referendum ndr) non ci spaventano. In Veneto è stata bocciata la proposta di legge Cappato sul fine-vita. La sinistra vuole ripresentarla alla Camera. Cosa ne pensa? Una vita non ha prezzo, per noi è sacra. E’ un valore che non può essere calpestato e quindi diremo “no” a suicidio assistito ed eutanasia. Siamo custodi di quei Principi che fanno parte della nostra cultura e della nostra storia. In Veneto ha vinto la cultura della cura e dell’attenzione nei confronti del malato. Noi siamo convinti che si deb-
Antonio De Poli
ba perseguire un’altra strada: implementare le cure palliative e rafforzare quei servizi per tutelare la dignità della persona, anche e soprattutto quando è più fragile.
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Elezioni. La Lega ci prova, parte del PD potrebbe starci, FDI si oppone e FI punta a prenotare il Veneto
Un’incognita chiamata terzo mandato Il segretario della Liga Veneta Alberto Stefani presenta una proposta di legge che elimina i vincoli per “lasciare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente da chi essere rappresentati”
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erzo mandato si, no, forse. La Lega ha presentato una proposta di legge per introdurre il terzo mandato per i Presidenti di Regione. La proposta, a firma di Alberto Stefani, segretario della Liga Veneta e presidente della Commissione Bicamerale per il Federalismo Fiscale, modifica la legge del 2004 che fissava a due il numero massimo di mandati consecutivi per i presidenti di Regione “al fine di valorizzare il lavoro svolto dai governatori - si legge - e lasciare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente da chi essere rappresentati”. Una notizia, questa, che il Presidente del Veneto Luca Zaia ha accolto con una certa soddisfazione poiché se la legge fosse introdotta potrebbe candidarsi e concor-
rere per quello che, di fatto, sarebbe il suo primo mandato poiché il primo, antecedente al 2004 quando fu fissato il limite di due, non rientrerebbe nel conteggio. Ma non è l’unico Zaia ad osservare con grande attenzione quale sarà l’iter parlamentare di questa proposta di legge. Spettatori più che interessati i Presidenti PD dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, della Puglia, Michele Emiliano e della Campania, Vincenzo De Luca giunti tutti alla fine del proprio secondo quinquennio alla guida delle rispettive regioni. La segretaria nazionale Dem, Elly Shlein da sempre si dice contraria in nome del rinnovamento, ma non è detto che i gruppi parlamentari, con questi tre nomi di peso
in campo, seguiranno fino in fondo la sua indicazione di voto. Assolutamente contraria Fratelli d’Italia che, forte di un consenso assolutamente vasto, vede nelle prossime scadenze elettorali, in primis proprio quelle regionali, l’occasione di moltiplicare in modo esponenziale il proprio numero di amministratori sui territori. Il segretario Regionale di Forza Italia, Flavio Tosi, da sempre acerrimo rivale di Luca Zaia fa sapere, proprio in queste ore, di essere contrario al terzo/quarto mandato e di sperare che il Veneto possa toccare, nella spartizione nazionale, proprio agli azzurri non disdegnando, neppure, di poter essere lui il candidato Presidente. Menzione a parte merita il caso Liguria: Giovanni Toti giunge al termine del suo secondo mandato e, nonostante abbia fondato nel 2022 il suo movimento “Italia al centro” fu indicato la prima volta come candidato proprio in quota Forza Italia. (r.r.)
Alberto Stefani
Aumentati i fondi regionali per la lotta alla violenza sulle donne Elisa Venturini: “Sportelli anche nelle università, è un problema che va affrontato con risorse adeguate” “La tragedia di Giulia Cecchettin ha scosso tutti noi ma ha avuto anche la forza di spingere tante ragazze e tante donne a rivolgersi alle istituzioni per denunciare e segnalare le situazioni di disagio e di potenziale pericolo. La Regione da sempre è attenta a questo fenomeno e per il 2024 ha aumentato i fondi messi a disposizione che sono passati da 1.000.000 di euro a 1.550.000 per sostenere i 26 centri antiviolenza e le 28 case rifugio presenti in Veneto: ai fondi regionali si aggiun-
gono quelli stanziati dallo stato che nel 2023 erano di 2,9 milioni di euro. Le modalità di assegnazione verranno definite nell’apposito tavolo di coordinamento regionale che si terrà entro febbraio”: a parlare è Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia in consiglio Regionale. “L’aumento delle segnalazioni da parte delle donne è al tempo stesso un segnale positivo, perché indica una crescente fiducia nelle istituzioni, ma anche un segnale negativo perché sta a significare che le situazioni potenzialmente a rischio sono molte: in questo senso va svolta una forte e determinata campagna culturale e di sensibilizzazione indirizzata specialmente ai
Elisa Venturini, consigliere regionale di Forza Italia
giovani. Prendendo atto anche della richiesta di maggiori risorse che arriva dal territorio, la Regione ha aumentato in
modo significativo i fondi destinati a queste iniziative: in particolare credo che vada segnalata una importante novità che è quella dell’apertura di sportelli all’interno delle università, per offrire un servizio semplice da raggiungere alle ragazze più giovani ed anche alle tante studentesse fuori sede che hanno scelto il Veneto per la loro formazione. Le violenze (sia fisiche che psicologiche) di genere sono un grave problema che va affrontato con la collaborazione di tutti: singoli cittadini, istituzioni ed associazioni di volontariato. Per questo è giusto che la Regione faccia, come sta facendo, la sua parte in modo concreto”.
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Venezia. Ancora una volta la firma è del direttore artistico Massimo Checchetto
La magia del Carnevale si rinnova e celebra la figura di Marco Polo “I
l Carnevale quest’anno incarna a pieno l’animo avventuriero e curioso di Marco Polo, il viaggiatore per antonomasia. Quando ci siamo seduti attorno a un tavolo per sviluppare idee e iniziative in vista di questa edizione del Carnevale, che fino al 13 febbraio coinvolgerà laguna e terraferma, siamo partiti da lui, narratore di mondi fantastici e lontani, commerciante che con sprezzo del pericolo ha conosciuto culture e tradizioni inimmaginabili. Per questo lo slogan della kermesse è ‘Ad Oriente... il mirabolante viaggio di Marco Polo’. Celebreremo i 700 anni dalla sua morte facendoci promotori del suo messaggio e del suo esempio. Che è poi l’esempio dei Grandi della Storia, sospinti dalla curiosità di spingersi sempre un po’ più in là”. Parola dell’assessore al Turismo Simone Venturini che sottolinea la volontà di dar vita a un palinsesto di eventi diffusi che possano coinvolgere tutti, ma proprio tutti. “Da non perdere in laguna gli spettacoli all’Arsenale e le tante iniziative tra campi e campielli - aggiunge - ma faranno sicuramente il pienone anche le sfilate dei carri mascherati in terraferma e nelle isole. Una tradizione che sta prendendo sempre più piede”. Tutto il territorio comunale diventa la mappa di un viaggio fantastico caratterizzato da spettacoli, musica e arte
L’assessore Venturini: “Da non perdere in laguna gli spettacoli all’Arsenale e le tante iniziative tra campi e campielli ma faranno sicuramente il pienone anche le sfilate dei carri mascherati in terraferma e nelle isole”
per un Carnevale “capillare” e fantasioso. Un’edizione che avrà come filo rosso l’impresa più grande di tutte: l’arrivo di Marco Polo alla corte del Gran Khan in Cina e il suo racconto minuzioso e intrigante giunto a noi attraverso le pagine de Il Milione, capo-
Il 3 febbraio appuntamento con il Corteo delle Marie. Festeggiamenti anche per il Capodanno Cinese del 9 febbraio lavoro della letteratura mondiale. L’edizione del Carnevale di Venezia 2024 vede ancora una volta la firma del direttore artistico e scenografo del Teatro La Fenice Massimo Checchetto e ha riservato molte sorprese fin dal primo fine settimana con l’atteso
corteo acqueo capitanato dalla mitica “Pantegana” lungo il Canal Grande e con gli spettacoli nei teatrini orientaleggianti allestiti in piazza San Marco, in piazza Ferretto e in altri campi e luoghi della città. “E poi ancora il corteo delle Marie sabato 3 febbraio, le mostre, la cultura, l’attesissimo spettacolo notturno in Arsenale - aggiunge l’assessore Venturini - ‘Terra incognita. Il mirabolante viaggio di Marco’ (il 2 febbraio, ndr) sarà uno show che riempirà di magia lo specchio d’acqua della Darsena Grande. Un racconto immaginifico, liberamente ispirato a Il Milione, narrato in chiave fantastica attraverso i diversi linguaggi creativi dell’arte”. Venezia incontrerà l’Estremo Oriente anche grazie a un’iniziativa organizzata dall’Associazione per la Promozione della Cultura e del Turismo Italia-Cina (ICCtpa). In occasione del Capodanno cinese il 9 febbraio, nel pomeriggio, partirà un’imponente parata per le vie pedonali di Mestre: draghi e serpenti procederanno festosi affiancati da bambini e ragazzi in abiti tradizionali (lanterne alla mano) per celebrare, insieme al pubblico, il countdown verso la mezzanotte cinese (ore 17 locali). A Venezia, invece, Campo San Polo sarà allestito a tema per l’evento, mentre l’Arsenale ospiterà spettacoli di arte cinese e l’M9 di Mestre, infine, darà vita a laboratori ad hoc.
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FEBBRAIO 2024
on-line:
L’importanza dei test di screening per prevenire i tumori al collo dell’utero Nel 2022 in Italia sono state effettuate circa 2500 nuove diagnosi
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Tumore al collo dell’utero, con la prevenzione e la diagnosi precoce si può vincere
l carcinoma del collo dell’utero (o cervice uterina) è, dopo il tumore della mammella, la seconda neoplasia per frequenza tra le donne. Il fattore capace di provocare l’insorgenza della malattia è rappresentato quasi esclusivamente dall’infezione persistente da papilloma virus (HPV), a trasmissione sessuale. L’HPV è un virus che provoca un’infezione molto comune nella popolazione, ma nella maggior parte delle donne scompare spontaneamente dopo uno o due anni. In alcuni casi l’infezione persiste e può provocare delle lesioni che, se non curate, potrebbero lentamente diventare un tumore. Nel 2022, in Italia sono state effettuate circa 2500 nuove diagnosi, si tratta dell’1,3% di tutti i tumori che colpiscono le donne. La diagnosi precoce rappresenta l’arma più efficace contro questo tumore: la diffusione dei programmi di screening, con il Pap test e il test HPV più recentemente, ha rappresentato il principale fattore di riduzione dell’incidenza e mortalità per la neoplasia. Il Pap test consiste nel prelievo di alcune cellule del collo dell’utero che vengono analizzate al microscopio per verificare eventuali lesioni provocate dal virus HPV. Il prelievo è semplice, non doloroso e richiede pochi minuti. Per il test HPV si prelevano alcune cellule del collo dell’utero, come per il Pap-test. Il materiale prelevato è esaminato in laboratorio per la ricerca del Papilloma virus umano (HPV). Prosegue alla pag. seguente
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Prevenzione. La campagna di sensibilizzazione dell’Ulss 6 Euganea
Screening mammografico, più di 300 donne salvate grazie alla diagnosi precoce
L’importanza dei test di screening per prevenire i tumori al collo dell’utero Segue dalla pag. precedente
Consiste in una mammografia che consente di diagnosticare un eventuale tumore alla mammella nella fase iniziale di sviluppo, quando è più facilmente trattabile e con una maggiore probabilità di guarigione
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el 2023 l’attività di screening mammografico del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (Sisp) dell’Ulss 6 Euganea, ha coinvolto più di 64.000 donne (tra inviti inviati e contatti spontanei), registrando un’aderenza di più di 44.000 utenti, con oltre 3.000 indagini di secondo livello e più di 300 donne salvate grazie a un intervento a seguito di tutte le indagini effettuate. E’ questo il bilancio di un anno di attività dell’azienda sanitaria padovana che vuole sensibilizzare ancora una volta le donne all’importanza della prevenzione. Lo screening mammografico è un esame gratuito che non richiede l’impegnativa del medico e viene effettuato ogni due anni, su invito del Sisp, con l’obiettivo di diagnosticare precocemente un tumore alla mammella. La mammografia è un esame che consente la diagnosi precoce di un tumore nella fase iniziale di sviluppo, quando è molto piccolo e non è ancora possibile sentirlo con la semplice palpazione. Risulta quindi più facilmente trattabile e con una maggiore probabilità di guarigione. Lo screening è rivolto alle donne tra i 50 e i 74 anni residenti nei territori delle rispettive aziende sanitarie
del Veneto. Secondo l’esperienza scientifica, infatti, la mammografia è più efficace se viene eseguita regolarmente ogni due anni tra i 50 e i 74 anni. In età diverse e in caso di dubbi, è possibile rivolgersi al medico di famiglia. In cosa consiste lo screening mammografico? Si tratta di una mammografia (due radiografie per ogni seno). Per ottenere una buona mammografia il seno deve essere compresso per pochi minuti e per questo è possibile provare un certo fastidio o un dolore passeggero. La mammografia è eseguita da un tecnico specializzato e successivamente è esaminata da due radiologi che decidono, se necessario, di completare l’esame con altre indagini, anche queste gratuite. Se risulta normale, l’esito della mammografia viene inviato a casa per posta dopo circa tre settimane. Se i medici radiologi ritengono necessario eseguire ulteriori accertamenti, le donne sono invece richiamate ed assistite dai Servizi Ospedalieri di competenza. Le donne, che rientrano per età e residenza nel progetto di screening e non sono ancora state invitate, possono fissare un appuntamento telefonando al centro di Coordinamento Screening.
Perché fare questi test anche se ci si sente bene? Perché questo tumore e le lesioni che lo precedono non sempre danno disturbi. I test di screening consentono di prevenire il tumore del collo dell’utero o di individuarlo in fase iniziale. La lunga fase preclinica della malattia e la possibilità di diagnosticare ed esportare sotto guida colposcopica le lesioni precancerose costituiscono infatti i punti di forza di questo programma di “prevenzione secondaria”. Il livello di copertura dello screening cervicale (proporzione di utenti che hanno fatto il test sul totale della popolazione bersaglio) in Italia è del 41%. Per questo tumore esiste anche una “prevenzione primaria” rappresentata dai vaccini antiHPV, offerti gratuitamente agli uomini e alle donne dai 12 ai 26 anni, ma con dati di efficacia anche in donne fino a 45 di anni di età e in chi ha già ricevuto trattamenti per lesioni pre neoplastiche. Il Programma di Screening in Veneto ha lo scopo di ridurre la mortalità favorendo la diagnosi precoce che accresce le possibilità di cura e di guarigione. È un percorso gratuito per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero, che accompagna la persona dal momento dell’adesione all’invito, alla diagnosi, fino alla cura dell’eventuale lesione. Si rivolge a tutte le donne che hanno residenza in Veneto a partire dai 25 o 30 anni di età, a seconda dello stato vaccinale per la vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV), e fino ai 64 anni. Le donne vaccinate contro HPV entro i 15 anni hanno un rischio molto ridotto di sviluppare tumori o lesioni pretumorali, per cui iniziano lo screening a 30 anni. Le donne non vaccinate contro HPV entro i 15 anni, invece, iniziano lo screening a 25 anni. Propone tramite lettera d’invito il Pap test ogni tre anni alle donne dai 25 ai 29 anni non vaccinate contro HPV, il test HPV ogni 5 anni a tutte le donne dai 30 ai 64 anni. Viene offerto il test di screening più appropriato ad ogni fascia d’età, sulla base delle caratteristiche del test e sul rischio della donna di sviluppare tumore o lesioni pretumorali. Il test HPV è un esame di recente introduzione che ricerca l’infezione da HPV, mentre il Pap test ricerca le lesioni causate dall’infezione stessa. Il test HPV è più sensibile rispetto al Pap test e, perciò, può essere eseguito ogni 5 anni anziché 3. Tuttavia, poiché nelle donne più giovani le infezioni da HPV sono molto frequenti e nella gran parte dei casi regrediscono spontaneamente, il test HPV è raccomandato a partire dai 30 anni. La lettera d’invito a effettuare il test arriva a casa alle donne nelle fasce di età interessate da parte della ULSS di appartenenza. Se il test è negativo, la persona riceve una comunicazione dalla ULSS e, dopo l’intervallo programmato, un successivo invito. Se il Pap test è positivo, la persona riceve una comunicazione dalla ULSS e un invito a eseguire specifici esami di approfondimento (visita ginecologica con colposcopia). Successivamente, in caso di diagnosi di lesione pretumorale o tumore, vengono definite e programmate le analisi e le cure del caso. La stessa procedura si segue se il test HPV risulta positivo, nel caso in cui, effettuato sullo stesso campione, anche il Pap test dovesse essere positivo. Se invece il test HPV è positivo, ma il Pap test risulta negativo, la donna riceverà una comunicazione dell’esito dei test ed un invito a ripetere il test HPV dopo un anno. Un test positivo (test HPV o Pap test) non indica la presenza di un tumore o di una lesione pretumorale, ma indica un aumentato rischio. Per questo motivo è importante eseguire gli esami di approfondimento proposti.
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La sperimentazione. Il primo studio in Europa autorizzato dall’Agenzia europea per i Medicinali
Lotta alla displasia broncopolmonare, una nuova terapia per i neonati prematuri I
n Italia nascono ogni anno oltre 30.000 neonati prematuri (il 7% dei nati), cioè bambini che vengono al mondo prima della trentasettesima settimana di età gestazionale. Fra questi neonati prematuri, quelli che pesano meno di 1500 grammi sviluppano, nel 45% dei casi, una malattia polmonare cronica chiamata displasia broncopolmonare che richiede prolungata ossigenoterapia per settimane o mesi con conseguenze che possono persistere fino all’età adulta. Al momento non sono disponibili cure efficaci e sicure per questa malattia. Al via una prima sperimentazione clinica basata sull’uso terapeutico delle vescicole extracellulari, un prodotto naturale isolato da cellule del cordone ombelicale, per la prevenzione della displasia broncopolmonare, la malattia polmonare cronica dei lattanti nati prematuri. Nel luglio 2023 l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha approvato questa sperimentazione che ha poi ottenuto il via libero anche dal Comitato Etico Nazionale e da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Si tratta di un progetto che nasce dal-
la sinergia fra Università di Padova, Azienda Ospedale e l’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, che ha prodotto questa “ricerca traslazionale” presentata “made in Padova”, di recente presentata tra gli altri dal Direttore generale Azienda Ospedale, Giuseppe Dal Ben, e dalla rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli. La ricerca traslazionale ha come obiettivo la trasformazione dei risultati ottenuti dalla ricerca di base effettuata presso la Torre della Ricerca Pediatrica in applicazioni cliniche al letto del paziente. Il trial clinico internazionale prende il via presso la Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, centro hub del triveneto per la prematurità, e verranno inclusi nello studio neonati di peso inferiore a 1500 grammi. La sperimentazione è coordinata dal centro patavino e coinvolge 4 neonatologie italiane (Firenze, Genova, Milano e Modena) e 2 in Belgio. “Si tratta di uno studio di Fase 1 che prevede l’utilizzo nei neonati prematuri di una nuova terapia, le vescicole extra-
Un momento della presentazione
cellulari, che nelle fasi precliniche (in vitro e in vivo), hanno presentato risultati estremamente promettenti e un’ottima sicurezza – spiega il prof. Eugenio Baraldi, direttore del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino di Padova e Direttore scientifico dell’IRP Città della Speranza -. Queste microvescicole, grazie al loro contenuto di numerosi mediatori presentano attività anti-infiammatoria e pro rigenerativa dei polmoni immaturi, rappresentando un approccio estremamente innovativo per la prevenzione e la cura della displasia broncopolmonare”. Il loro utilizzo in ambito neonatale è
SENTO MA NON CAPISCO? SORDITÀ? COSA FARE PRIMA DELLA "FAMOSA PROVA DEGLI APPARECCHI ACUSTICI"?
stato ipotizzato otto anni fa dall’incontro tra il Prof. Eugenio Baraldi e il Prof. Maurizio Muraca, esperto di medicina rigenerativa e vescicole extracellulari. Da allora è partita una lunga sperimentazione preclinica con vescicole extracellulari esplorata con modelli in vitro e modello animale con risultati estremamente incoraggianti con il contributo del Prof. Andrea Porzionato del Dipartimento di Neuroscienze, della Dr.ssa Michela Pozzobon e del Dr. Luca Bonadies del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino e Istituto di Ricerca Pediatrica. È questo il primo studio in Europa a
QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI RECUPERO DELL'UDITO RAGGIUNGIBILI? NELLE PUBBLICITÀ È TUTTO BELLO E FACILE MA... GLI APPARECCHI ACUSTICI E LE ALTRE SOLUZIONI PER L'UDITO SONO PRESIDI MEDICO-SANITARI.
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ricevere il via libera dell’EMA, l’ente deputato a vigilare sulla sicurezza e l’efficacia dei medicinali, ma è anche il primo al mondo che utilizza questo prodotto naturale soddisfacendo tutti i requisiti degli enti regolatori. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con un gruppo farmaceutico belga, che ha sviluppato un prodotto compatibile con gli standard farmaceutici sulla base dei brevetti depositati presso l’Università di Padova e l’Istituto di Ricerca Pediatria. L’applicazione clinica di questa nuova terapia ha richiesto la certificazione da parte dell’AIFA del reparto di Terapia Intensiva Neonatale del Dipartimento Salute Donna e Bambino di Padova per lo svolgimento degli studi di Fase 1, un riconoscimento che è stato possibile grazie alla rigorosa attività di formazione di tutto il personale medico e infermieristico del reparto di neonatologia che ha raggiunto tutti gli standard internazionali richiesti. È la prima sperimentazione di fase 1 che viene attivato nell’Azienda Ospedale-Università di Padova.
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Sanità e formazione. In 13 anni 250 ecografisti, tra medici di tutte le specialità
Medici da tutta Italia a scuola di ecografia all’ospedale di Dolo
A metà gennaio ha preso il via la scuola per altri 18 giovani nel reparto di Medicina del nosocomio dell’Ulss 3 Serenissima: per la prima volta le lezioni diventano anche un corso per specializzandi dell’Università di Padova.
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rimo giorno di Scuola d’ecografia per internisti, gastroenterologi, chirurghi, nefrologi, geriatri e medici di pronto soccorso arrivati da tutta Italia all’ospedale di Dolo, nel Veneziano. I 18 allievi si aggiungeranno ai 250 ecografisti formati in tredici anni di corso di alta specializzazione offerto dall’Ulss 3 Serenissima. Un percorso che ha educato alla tecnica dell’ecografia anche pneumologi, fisiatri, anestesisti, medici di famiglia e medici del lavoro. Per la prima volta le lezioni saranno rivolte agli specializzandi dell’Università di Padova. Il corso infatti è stato inserito nel programma formativo della Scuola di specializzazione in Medicina interna diretta dal professore Roberto Vettor, e così quest’anno la Scuola di ecografia di Dolo ha riservato agli universitari otto banchi. La Scuola di ecografia, riconosciuta Siumb (Società italiana di ultrasonologia in medicina e biologia), è l’unica nel Veneziano e ne conta due altre sole nel Veneto. Avviata dall’allora primario di Medicina di Dolo Giuseppe Marin, il corso è passato in eredità all’attuale direttore del reparto, Moreno Scevola, “con l’obiettivo di mantenere i medici aggiornati con le realtà scientifiche nazionali e internazionali, e di permettere ai nuovi corsisti di acquisire confidenza con una metodica oramai sempre più indispensabile nell’affrontare il paziente internistico e non - spiega il primario Scevola -. I colle-
ghi verranno preparati nella teoria e, poi, sul campo ad usare al meglio l’ecografo, seguendoci anche in ambulatorio e in corsia. L’ecografo sta diventando sempre di più uno strumento presente nei vari reparti ospedalieri, perché permette di perfezionare la diagnosi con una metodica non invasiva. Quando il paziente è in reparto, diventa più facile per il medico gestire l’iter diagnostico terapeutico senza farlo spostare”. Oltre al direttore Moreno Scevola, gli insegnanti del corso sono radiologi, internisti, angiologi ed endocrinologi degli ospedali di Dolo e Mestre. Per la parte pratica sono presenti la coordinatrice del corso Alessandra Galioto, medico internista di Dolo, insieme all’epatologa Chiara Pilutti, l’angiologo Michelangelo Marobin e l’endocrinologa Francesca Sanguin. Il professor Roberto Stramare, del dipartimento di Medicina servizio di radiologia dell’Università di Padova, sarà il garante del corso per la Siumb. “L’ospedale di Dolo, con questo corso di alto
livello, rende disponibili la tecnologia e le conoscenze della sua struttura anche per cercare di catturare l’attenzione dei nuovi medici, di attrarre giovani che possono rilanciare il futuro della sanità” è il commento del direttore generale Edgardo Contato. “Spero – aggiunge - che il loro investimento di vita sia all’interno della sanità pubblica, grande patrimonio che va tutelato e difeso, e che tanto sta dando loro anche a livello di formazione”. “Un corso di questo tipo è prezioso perché, al di là della capacità tecnica, insegnerà agli studenti che non esiste un medico bravo a fare le ecografie: il medico bravo è colui che oltre ad avere queste abilità sa mettersi in relazione con i colleghi - aggiunge il direttore sanitario Giovanni Carretta -. Noi medici dobbiamo sapere che quando ci relazioniamo con colleghi che hanno altre competenze oltre alla nostra, il nostro punto di vista si arricchisce, a beneficio nostro e del paziente”.
I benefeci effetti della Lanaterapia per la mente e per il corpo “Liberare la mente”: è con questo spirito che le pazienti ricoverate in Oncologia e quelle in trattamento chemioterapico nel Day Hospital oncologico dell’ospedale di Treviso, Ulss 2 Marca Trevigiana, testimoniano l’efficacia del progetto di Lanaterapia. L’iniziativa, che coinvolge le pazienti oncologiche con attività di lavoro a maglia, ha l’obiettivo di stimolare la creatività e la manualità, spesso compromessa dagli effetti collaterali del percorso terapeutico, dando loro sollievo all’interno dell’ambiente ospedaliero. “Sono molto emozionanti i momenti che ho vissuto nell’assistere alla socializzazione tra pazienti, alla rottura dall’isolamento e dai pensieri negativi, e alla tanta voglia di creatività nelle mani e nella mente”: è il commento di Sabina, una delle pazienti di Oncologia, che ha voluto testimoniare quanto sia apprezzato il progetto. Si tratta di una iniziativa attivata da qualche mese al Ca’ Foncello, promossa da
Acto Triveneto, associazione pazienti della rete Alleanza contro il tumore ovarico, in collaborazione con l’associazione Gomitolorosa. ll lavoro a maglia o all’uncinetto è un’attività dalla quale trarre grandi benefici per la
salute fisica e mentale ed è per questo che l’associazione Gomitolorosa la promuove come terapia per adulti, bambini, giovani, anziani, uomini, donne, pazienti, persone stressate. “Si può definire una terapia alternativa
o complementare – sono le motivazioni dell’associazione - per tutti coloro che soffrono di problemi di motricità manuale. Aiuta a recuperare la calma in una situazione di stress o ansia. Migliora l’umore, aiuta a socializzare, a stringere nuove amicizie. Stimola creatività, estro e pazienza. Quando si lavora a maglia o all’uncinetto la mente è in silenzio. Diminuisce la tensione muscolare, il cuore rallenta, si abbassa la pressione sanguigna. Entriamo in uno stato di profondo rilassamento psicofisico”. Per i suoi tanti benefici, Gomitolorosa si è posta l’obiettivo principale di portare la lanaterapia nelle sale d’attesa di Ospedali, Strutture ed Enti che si occupano di salute e ovunque ci siano pazienti e familiari in tensione per le terapie, le attese, le prospettive future. Tra le strutture che hanno aderito c’è anche l’ospedale di Treviso, con un buon indice di gradimento da parte delle pazienti che, come Sabina, hanno avuto modo di apprezzare tutti i benefici del progetto.
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