laPiazza di Treviso - Settembre 2023

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Migranti: l’Europa tace,

le nostre città accolgono

Quest’anno, probabilmente, in Italia avremo accolto più di 200 mila migranti. In Veneto abbiamo già superato quota 9mila, dall’inizio dell’anno. L’accoglienza, questa la parola giusta, è un impegno quotidiano. Complesso, pieno di insidie, dove lo sforzo è comune: del Governo, delle Regioni, delle Prefetture. Ma anche e soprattutto della catena finale di questa lunga filiera: i Sindaci, le associazioni e i cittadini. Le problematiche sono quotidiane e pragmatiche. Abbiamo già vissuto nel recente passato tanti episodi “limite”, dove l’accoglienza è stata scambiata da alcuni come semplice “parcheggio” provocando enormi problemi di sicurezza e integrazione. L’accoglienza deve essere “sartoriale”, caso per caso, perché possa avere successo e non si trasformi in una resa indiscriminata. In tutto questo l’Europa guarda da lontano, da Bruxelles, in silenzio. Dove sono le forze di Protezione Civile dell’UE? Dove sono le navi europee? Dov’è il meccanismo di redistribuzione e, se necessario, di rimpatrio di Bruxelles? Domande che cadono nel vuoto. Lasciandoci soli - Governo italiano, Regioni e Sindaci - e cercare di fermare un’incredibile pressione. Attendo, con poca fiducia, risposte.

La riflessione del Presidente Zaia e il dibattito proseguono nelle pagine regionali di questa edizione.

A SAN GIUSEPPE, IL PAESE ALLE PORTE DELLA CITTÀ CHE ASPETTA IL QUARTO LOTTO

Terzo appuntamento con il nostro viaggio fra luci e ombre nei quartieri della città, accompagnati in questa occasione dal nuovo presidente del consiglio comunale Antonio Dotto Reportage

Servizio a pag. 8-9

Servizio a pag. 23

I SINDACI DISPONIBILI AL CONFRONTO SULL’ACCOGLIENZA

DIFFUSA, NO AI MAXI ASSEMBRAMENTI

FORZA ITALIA IN VENETO È SEMPRE

PIÙ FORTE, ADESIONI COERENTI CON UN PARTITO IN CRESCITA

ECONOMIA, CON I 22 NUOVI INGRESSI

SONO 139 I DISTRETTI DEL COMMERCIO IN VENETO Migranti

Scuola,

di più Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

Teniamo fede anche noi alla tradizione di parlare di scuola, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni. Del resto continua ad essere l’unica occasione dell’anno in cui si guarda un po’ meno distrattamente al mondo dell’istruzione, con tutte le sue pecche e le sue eccellenze, tra luci e ombre. In seguito, a parte gli addetti ai lavori, tendiamo a dimenticarcene, soprattutto se in casa non ci sono bambini e giovani. Eppure la scuola riguarda tutti. segue a pag 5

Imprese & Imprenditori SETTEMBRE 2023 Periodico d’informazione locale Anno XXX n. 188
di Treviso
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si può fare

Dal 29 ottobre torna il volo Treviso-Londra

Ogni promessa è debito. Proverbio o meno, quel che è certo è che il Ceo di Ryanair Eddie Wilson sembra essere davvero un uomo di parola: il volo Treviso-Londra è tornato. Lo aveva promesso in occasione delle celebrazioni per i 25 anni in Italia della compagnia irlandese, avventura iniziata nel maggio del 1998 proprio dall’aeroporto Canova e proprio con un volo Treviso-Londra. E a inizio settembre quella dichiarazione di fronte alla stampa per rispondere all’esplicita richiesta di un regalo per le nozze d’argento da parte del sindaco Mario Conte (e sotto la spinta dei non altrettanto idilliaci rapporti con Venezia, che aveva appena introdotto la tassa d’imbarco di 2,5 euro a biglietto) si è trasformata in un annuncio ufficiale: dal 29 ottobre, il mercoledì e la domenica, si ricomincia a volare per e da Luton, scalo a una cinquantina di chilometri dalla capitale del Regno Unito. Le prenotazioni sono già aperte, con prezzi in linea a quelli praticati da Ryanair.

“Un collegamento importantissimo e strategico per il nostro territorio, particolarmente atteso e richiesto dai cittadini e dai tanti viaggiatori, per il quale mi ero personalmente impegnato dialogano costantemente con la compagnia aerea”, è il commento a caldo del primo cittadino di Treviso, che parla di un percorso intrapreso insieme all’azienda e ringrazia Save e Aertre.

Nonostante la promessa, il risultato non era comunque così scontato: il volo era stato soppresso nel 2019 e spostato al Marco Polo, ufficialmente per ragioni di ottimizzazione di rotte e mezzi, ufficiosamente anche per le pressioni del comitato che da sempre si oppone allo scalo trevigiano. Alla fine hanno vinto turismo e lavoro, con le tantissime richieste di ripristino della rotta, che sarà mantenuta anche da Venezia e Verona. Insomma, ha vinto il mercato. (s.s.)

di Treviso

Il Ceo di Ryanair

Eddie Wilson ha mantenuto la promessa: le prenotazioni sono già aperte

Scuola, si può fare di più

La scuola ci riguarda e ci deve stare a cuore, come raccomandava don Milani attraverso il motto “I Care” che campeggia sul muro della sua povera aula di Barbiana. E’ l’esatto contrario del fascista “me ne frego”, un atteggiamento che ancora serpeggia - anche se non lo vogliamo ammettere - e ci induce a non rivolgere la dovuta attenzione alla scuola, che pure coinvolge un considerevole numero di persone, oltre agli stessi studenti. “Bisogna uscire, anche mentalmente, dalle categorie dell’ovvio e dello scontato, - raccomandava lo scorso anno il presidente della Repubblica Mattarella - dalla gestione senza respiro o burocratica. Abbiamo bisogno di recuperare entusiasmo, fantasia, coraggio, creatività, capacità di iniziativa. Investire nella scuola significa quindi costruire un domani più solido, per tutti. E quando parlo di investimenti non mi riferisco soltanto alle risorse finanziarie, che pure sono, ovviamente, assolutamente necessarie. Servono idee, proposte, riflessioni, innovazioni”. In questi ultimi anni, infatti, ci sono maggiori risorse economiche per le scuole, in particolare per gli edifici. Sappiamo bene quali sono le condizioni strutturali e quanto siano necessari gli interventi di adeguamento anche sul fronte della sicurezza e dell’efficienza energetica. Ma quello che si fa per la scuola, anche con le risorse del Pnrr che poi lasceremo come debito in eredità ai nostri figli, non può limitarsi al cappotto o alle nuove finestre. Proprio con i fondi europei si sta attuando infatti una riforma del sistema scolastico che punta a nuovi “ambienti di apprendimento” in cui la tecnologia la fa da padrona, a nuove figure di docenti, fino ad un nuovo sistema di valutazione della capacità didattica degli insegnanti. Ma poi c’è la realtà di tutti i giorni, dal precariato dei docenti alla mancata continuità di insegnamento in alcune classi, dalla penuria di insegnanti di sostegno ai costi in crescita per le famiglie, sia su fronte del libri che dei trasporti. Ecco allora che si può e si deve fare di più, giorno per giorno.

Questa edizione raggiunge i quartieri di Treviso per un numero complessivo di 32.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 32199

È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto. Chiuso

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Tutti in classe. Sono 8.292 gli alunni che frequentano le scuole dell’obbligo in città

Famiglie trevigiane nella morsa dei rincari Buoni pasto invariati, ma solo per i residenti

Nessun aumento per il trasporto comunale, a fronte invece di quanto è avvenuto dal 1° luglio sugli abbonamenti Mom. Il sindaco: “Siamo a fianco delle famiglie e se dovremo sacrificare qualcosa per reperire risorse, rinvieremo le opere pubbliche, ma l’educazione non si tocca”

La prima campanella è suonata a segnare l’inizio di un nuovo anno scolastico. Accompagnato, questa volta più che mai, da rincari economici che stringono nella morsa le famiglie. E l’istruzione, che è un diritto, per molti si trasforma in un lusso.

Buoni pasto, trasporti, libri. Non è facile. La politica adottata dal Comune di Treviso, però, è parzialmente in controtendenza rispetto a quanto avviene nel resto della Marca.

Parliamo di scuola dell’obbligo, l’unica di competenza comunale. Sono 8.292 gli alunni che quest’anno frequentano le scuole del capoluogo: 629 i bambini delle 9 scuole per l’infanzia, 2.875 quelli delle 22 primarie, 2.120 i ragazzi delle 7 superiori di primo grado. Poi ci sono i 2.668 iscritti alle paritarie: 19 scuole per l’infanzia (1.261 alunni), 5 primarie (872 alunni) e 3 superiori di primo grado (535 alunni). “Noi però –assicura il sindaco Mario Conte – siamo al fianco delle famiglie e se dovremo sacrificare qualcosa per reperire delle risorse, rinvieremo qualche opera pubblica, ma di certo non metteremo in secondo piano i bambini e la loro educazione”.

Per quelle famiglie che hanno scelto di mandare i figli alla scuola pubblica il costo del trasporto scolastico quest’an-

no rimane invariato, a fronte invece del rincaro di circa il 20 per cento sugli abbonamenti Mom. Nessun rialzo anche per i buoni pasto, ma solo per i residenti in città. A luglio è stato avviato il nuovo appalto con la ditta Euroristorazione, valido per i prossimi tre anni: il costo stabilito è di 4,86 euro più Iva al 4 per cento a pasto. Le famiglie pagano 3,70 euro a buono, un prezzo che scende a 3,20 euro per i fratelli e a 2,80 euro per i disabili e per quelle famiglie che hanno un Isee inferiore a 7mila euro. La differenza viene messa dal Comune. Poi ci sono gli esonerati, segnalati dai servizi sociali, dei quali l’amministrazione si fa totalmente carico. Ma con un bilancio sempre più pesante, per far tornare i conti la scelta è stata di tagliare fuori dal contributo i non residenti che oggi pagano il costo intero del buono.

Sul fronte dell’edilizia scolastica, mentre proseguono i lavori per il rifacimento delle scuole medie Stefani (pronte per il 2024) con gli alunni ospitati all’ex Turazza, sono partiti i lavori per l’ampliamento delle scuole Vittorino da Feltre, a Monigo: saranno realizzati una mensa, spazi con servizi di uso comune e un nuovo asilo di quartiere al piano terra nell’ala nordest dell’edificio con tre aule didattiche, una

palestra che fungerà anche da sala collettiva di 100 metri quadrati, un ripostiglio e un blocco servizi. L’edificio sarà anche adeguato alle normative e verrà rimossa la barriera architettonica all’ingresso. Un’operazione da un milione e mezzo di euro, finanziati in parte dal Pnrr. Messa a norma e ammodernamento degli impianti antincendio anche alla

Borse di studio per i più meritevoli

materna di San Bartolomeo. I

lavori sono partiti a fine agosto e si chiuderanno ipoteticamente a fine ottobre. Buone notizie per il quartiere di San Zeno. Entro la fine di questo mese ripartiranno infatti i lavori di ampliamento della primaria don Milani che, dopo le tante vicissitudini, dovrebbe essere pronta per il prossimo anno scolastico.

C’è tempo fino al 2 ottobre per inviare la domanda al Comune di Treviso per ottenere la borsa di studio come studenti meritevoli. Un’iniziativa che coinvolge gli studenti trevigiani che al termine dell’anni scolastico 2022/2023 hanno ultimato la scuola secondaria di primo o di secondo grado –statale o paritaria, con sede anche fuori dal territorio comunale – ottenendo la votazione di 10/10 (150 euro) e 10/10 e lode (200 euro) alle medie e 100/100 (250 euro) e 100/100 e lode (300 euro) alle superiori. La domanda va inviata a scolastico@comune.treviso. it Le borse di studio saranno consegnate a dicembre nel corso di una cerimonia a Palazzo dei Trecento.

Una nuova sede per l’associazione musicale Manzato

L’associazione musicale “Francesco Manzato” ha lasciato piazza San Francesco e dal primo settembre si è ufficialmente trasferita in piazza Pola, negli spazi lasciati liberi dalla Banca d’Italia. Un restauro prezioso, durato due anni, frutto di un protocollo d’intesa fra Comune, associazione culturale e Gruppo Baccini: oggi gli alunni possono essere ospitati in spazi completamente rin-

novati e insonorizzati, con aule studio ampie e luminose, avvalendosi inoltre di

uno studio di produzione all’avanguardia. All’inaugurazione – durante la qua-

le il sindaco Mario Conte ha riconosciuto pubblicamente il ruolo nell’operazione avuto dall’ex sindaco Giovanni Manildo, punto di raccordo fra amministrazione pubblica e famiglia Baccini, che si è fatta carico dei lavori di ristrutturazione – fa seguito un fitto calendario di eventi con l’obiettivo di presentare alla città i talenti della scuola di musica trevigiana e i loro insegnanti.

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Il nuovo anno scolastico
Istituto “Vittorino da Feltre”

San Giuseppe. Ricca di servizi per i suoi abitanti e per l’intera provincia, la

Un piccolo paese alle porte della città, la cui La vita di una comunità aperta, dialogante e

Guida d’eccezione nel nostro viaggio è Antonio Dotto, da qualche mese presidente del consiglio comunale

F ino al 1976 il 19 marzo era festa nazionale, non si lavorava, non si andava a scuola e nel quartiere di San Giuseppe si teneva una grande sagra di primavera, la più importante di inizio stagione nel territorio: per l’occasione la Noalese – che prima di essere declassata a strada regionale era la Statale 515 – veniva chiusa al traffico e allestita con le bancarelle. Arrivavano in molti, anche da fuori città e provincia. Tanto che nel circondario fra quelli di una certa età basta dire “a San Giuseppe”, senza specificare “a Treviso”, per capire che ci si riferisce alla porta ovest del capoluogo della Marca. Pure con le generazioni successive è sempre stato facile intendersi: San Giuseppe è l’aeroporto, l’aeroporto è l’identità del quartiere.

Del resto solo nel 2007 è stato deciso di intitolare lo scalo civile ad Antonio Canova. Prima era semplicemente San Giuseppe. Che si differenzia da Sant’Angelo, l’aeroporto militare.

Per accompagnarci in questo nostro terzo viaggio ci siamo affidati a una guida d’eccezione, da tutti (nessuno escluso, fra gli abitanti e in ogni schieramento politico cittadino) riconosciuto come il maggior esperto della storia presente e passata del quartiere: Antonio Dotto, da qualche mese presidente del consiglio comunale. Si è appuntato a mano su un foglietto tutto quello che San Giuseppe ha. Che è effettivamente moltissimo: un asilo nido, due scuole per l’infanzia, la primaria, la palestra, la palestra da ping-pong, l’ufficio postale, la farmacia, i

negozi, la casa di riposo, perfino il medico di base che, commenta Dotto, “oggi non è poi così scontato avere”. Ci racconta che anche la parrocchia da queste parti gode di una certa autonomia, considerato che è l’unica della città con un parroco da sempre “tutto per sé”. Una parrocchia arcobaleno, che ha aperto le porte ai gruppi Lgbtqia+ cristiani. Don Giorgio Riccoboni – originario del quartiere, nominato un anno fa dopo essere stato parroco del Duomo – la scorsa primavera ha infatti scelto di organizzare una veglia di preghiera e di testimonianze contro l’omotransfobia:

“Un parroco adatto al dialogo e una comunità ben disposta”, sentenzia la nostra guida. Cinquemila abitanti e un’area vastissima, San Giuseppe va ben oltre l’asse cavalcavia-Noalese-aeroporto. Nel suo territorio, che arriva al confine con Quinto, ci sono la dogana e l’ex dogana (che durante la pande-

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porta ovest di Treviso

è un territorio vasto che arriva a ridosso del centro storico

identità è il tandem Noalese-aeroporto che aspetta da molti anni il quarto lotto

pe nasce ed esiste su una delle arterie viarie più importanti e frequentate del Veneto. Da quando sono state installate le telecamere dalla polizia locale il numero dei camion è diminuito, ma gli ingorghi restano all’ordine del giorno, specie in orari di punta per il rientro in città, con lunghe code che si formano fino in tangenziale.

Dal valore che ebbe Graziano Appiani per la zona alla grande festa di primavera nel giorno del patrono: ricordi e memorie, ma anche punti critici e fiori all’occhiello del presente, dal traffico al futuro incerto del polo Amazon, dal Menegazzi alla parrocchia arcobaleno

Nella foto grande: il centro del quartiere di San Giuseppe. Nelle altre foto: il nido e la scuola d’infanzia; il nuovo ostello realizzato alla rotonda della tangenziale; la linea 2 della Bicipolitana; la casa di riposo; il parco commerciale Canova; la dogana; il polo logistico Amazon

mia è stata il più grande e frequentato punto tamponi della provincia), l’ecocentro, le Stiore e la Madonnina, un pezzo di viale Montegrappa e l’Eden. Già, l’Eden: quel villaggio che a inizio Novecento il milanese Graziano Appiani fece costruire per le maestranze della sua fabbrica, la prima a realizzare le mattonelle di ceramiche colorate pressando la polvere di argilla. Oggi Appiani, il cui nome da queste parti suscita ancora emozione e gratitudine, verrebbe definito un imprenditore illuminato che ha introdotto benefit e servizi per i dipendenti ma anche per tutta la città. Ha fatto costruire case, il ristorante, il cinema, il teatro, l’asilo che continua a portare il suo nome nell’Ipab Appiani-Turazza di cui proprio Dotto è stato presidente. Ha portato la telefonia (a proposito, di fronte alla chiesa c’è una delle ultime cabine telefoniche) e la ferrovia con tanto di stazionetta.

Storia e memoria di un quartiere che, dopo un lungo periodo di non edificazione, negli ultimi 25 anni ha avuto una grande spinta demografica, fra nuovi insediamenti e nuove famiglie. Storia e memoria anche

dello sport: la Tarvisium è nata qui, come pure la Lupino pallavolo; il calcio San Giuseppe è stata una grande realtà di cui sono rimaste una fine ingloriosa e un’associazione di amatori creata proprio da quegli ex bambini che giocavano al campo di via Priorato.

Inutile girarci troppo intorno, i problemi ci sono. L’ultimo in ordine di tempo si chiama Amazon, con il polo logistico realizzato tre anni fa alle Stiore per rispondere alle nuove esigenze di acquisti online nati con il Covid, mai aperto e ora messo in vendita per il ridimensionamento attuato dal colosso americano. “Non dimentichiamo che lì c’era la Scardellato e Amazon ha bonificato tutto quel buco nero”, precisa Dotto. Gli abitanti restano comunque in attesa di capire cosa succederà. Ma probabilmente più che sul futuro dell’hub vorrebbero che un giorno non troppo lontano arrivasse la notizia che sì, il quarto lotto della tangenziale è pronto a partire. Perché se c’è un problema grande, uno di quelli che da sempre condiziona la qualità della vita del quartiere, è il traffico. Soprattutto pesante. San Giusep-

“Sto lottando per il quarto lotto e ogni quindici giorni sono dal sindaco a chiedere a che punto siamo. Sia chiaro, non diminuirà totalmente il traffico e del resto – commenta il presidente del consiglio comunale – in un quartiere così ricco di servizi sarebbe pure controproducente”.

E l’aeroporto? La lotta fra pro e contro è roba antica in tutti i sensi. Nonostante il comitato continui a dare battaglia, ormai il Canova è una realtà economica imprescindibile anche per San Giuseppe. L’indotto conta parecchio e tutti ne sono consapevoli. I lavori per la passerella pedonale sulla Noalese sono finalmente iniziati, l’approvazione del masterplan porterà interventi di mitigazione e il parco commerciale sorto sull’area abbandonata dall’ex Marazzato è stato metabolizzato. C’è pure il nuovo grande ostello a rendere la zona più prestigiosa.

Tra aerei che decollano e atterrano, tra camion, corriere e migliaia di automobili, alla fine sembra quasi impensabile poterlo ammettere: ma a San Giuseppe c’è anche una vita che scorre lenta ed è senza dubbio quella che conta di più. È quella che si muove a piedi e in bicicletta, che va e torna dal centro sulla linea 2 della ciclopolitana, che si riempie di appassionati, sportivi e turisti all’imbocco della Treviso-Ostiglia. Ci sono generazioni di scout, ragazze e ragazzi che in parrocchia frequentano la “Casa dei giovani” e il “Circolo Noi”, i disabili del centro diurno “Il Prato”, gli anziani seduti a chiacchierare all’ombra di alberi secolari nel giardino del Menegazzi, che oggi della “casa cronici” (per dirla alla trevisana) è solo un lontano ricordo.

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Lavori nei quartieri. Inaugurata un’ampia area attrezzata al Parco Ducale, fra San Zeno e Sant’Angelo

Aperta una nuova area sgambatura cani Parte la messa in sicurezza delle ciclabili

In autunno al via i lavori (1,3 milioni di euro) a San Liberale, San Paolo, S. Bona e Monigo

F ari puntati sui quartieri da parte dell’amministrazione comunale. Al Parco Ducale, nell’ampia zona verde che si trova vicino alla rotatoria di collegamento tra via Priamo Tron e la tangenziale, è stata realizzata un’area sgambatura cani. Serve agli amici a quattro zampe dei quartieri di San Zeno e Sant’Angelo, è equidistante dalle abitazioni con una distanza minima tale da evitare disturbo a chi ci abita. Si tratta di un nuovo spazio attrezzato, già dotato di idonee alberature e dell’illuminazione diretta dalla strada vicina, delimitato con una recinzione completa di zona filtro con doppio cancello pedonale, oltre che di un cancello carraio a due ante per l’accesso dei mezzi che sfalciano e si occupano della manutenzione del verde. L’intervento è costato 32mila euro, compresi i cartelli informativi, le panchine, una fontana e tre cestini per la racconta differenziata. Si tratta di un nuovo passo in avanti per una Treviso sempre più “città pet friendly”, come ha spiegato il sindaco Mario Conte, secondo il quale “questo tipo di spazi rendono ancora più fruibili i quartieri, creando un’opportunità di relax e di svago anche per i proprietari degli animali”.

A San Liberale, San Paolo, Santa Bona e Monigo invece saranno messi in sicurezza e migliorati i collegamenti ciclopedonali. Lo ha deciso la giunta, che ha approvato i progetti esecutivi con l’obiettivo di renderli maggiormente accessibili, dando priorità alla mobilità lenta, valorizzando lo spazio pubblico, depermealizzando le pavimentazioni stradali e inserendo alberi e arbusti. Gli interventi – che inizieranno in autunno, rientrano nei progetti del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare e costeranno 1,3 milioni di euro di cui 912mila di Pnrr e 410 di cofinanziamento comunale – prevedono la perimetrazione delle alberature sul marciapiede di via Sant’Elena imperatrice, la realizzazione di un cordolo tra sede strada e percorso pedonale in via Feltrina, la messa in sicu-

rezza di via dei Campi Sportivi (doppio filare alberato, ampio marciapiede sul lato stadio, due percorsi ciclabili), la sistemazione dei parcheggi di via Olimpia, il rifacimento dell’assito di legno su via Santa Bona Nuova, la messa in sicurezza degli attraversamenti ciclopedonali di via di Fulvio, un nuovo percorso ciclopedonale su via Tronconi e una passerella pedonale in corrispondenza dell’uscita di via delle Zecchette.

Pulizie straordinarie nell’area Ater di via Feltrina

Nei mesi scorsi la zona era stata portata all’attenzione di Ater Treviso per la presenza di rifiuti abbandonati. Il consiglio di amministrazione dell’azienda per l’edilizia residenziale ha provveduto a disporre un nuovo intervento di pulizia straordinaria dell’area degli alloggi popolari tra via Feltrina, via Castagnole e via Cisole, in attesa dei lavori di riqualificazione in programma in autunno. Ripulitura, asporto dei rifiuti, manutenzione del verde, rimozione degli alberi caduti per il maltempo, cura delle alberature, di erba e cespugli: è il terzo intervento che Ater effettua nella stessa area, nota ormai alle cronache per il disagio e il senso di degrado

causato dall’utilizzo improprio da parte dei cittadini, che utilizzano la zona per lo scarico abusivo dei rifiuti. “Ancora una volta – ha spiegato il presidente Mauro Dal Zilio – siamo intervenuti con fondi propri, in accordo con il Comune. Abbiamo voluto farlo per questioni di sicurezza e degrado. Abbiamo già stanziato oltre 25mila euro per queste operazioni e speriamo che l’inciviltà sia punita a dovere, perché questo non si debba più ripetere”. Dal Zilio ha annunciato che i lavori di riqualificazione edilizia dell’area – che fanno parte del progetto Pinqua, sul quale Ater investe oltre 35 milioni di euro – sono ormai alle porte e prevedono l’abbattimento e la ricostruzione degli edifici e la realizzazione di un’area abitativa più sostenibile.

www.lapiazzaweb.it 10 Cosa succede in città
La nuova area sgambatura cani di Parco Ducale
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ricreata l’alleanza educativa tra famiglie e istituzioni per lavorare nella stessa direzione”

Sulla scuola: “Ho iniziato il mandato andando a trovare i dirigenti dei cinque siti comprensivi, prendendo consapevolezza”.

Iniziative in cantiere per i giovani: il consiglio comunale dei ragazzi, la cerimonia di consegna di tessera elettorale e Costituzione e il progetto di lavori utili alla città “Ci sto a fare fatica”

Èstata eletta nelle fila di Fratelli d’Italia. Lo stesso partito al quale, dopo una lunga militanza in Forza Italia, era approdato suo padre Remo un anno prima di morire prematuramente. Gloria Sernagiotto la politica ce l’ha nel sangue, ma prima di entrare nella giunta guidata da Mario Conte si è fatta la gavetta: a Montebelluna è stata prima consigliera comunale di opposizione e poi, con Marzio Favero sindaco, presidente del consiglio comunale. Oggi è assessora a pubblica istruzione, politiche educative e giovanili.

Gloria Sernagiotto, lei è uno dei volti nuovi di questa giusta e non sono passati molti mesi dall’insediamento. Partiamo dalla scuola: come ha deciso di impostare l’assessorato?

“Ho iniziato il mio mandato andando a trovare i dirigenti nelle loro scuole. Ho capito che è stata un’azione un po’ in controtendenza, ma molto apprezzata, Erano abituati a essere convocati in municipio per la consueta programmazione. E invece sono partita dai dirigenti dei cinque istituti comprensivi, gli ho incontrati singolarmente, prendendo consapevolezza delle esigen-

ze, degli spazi, delle strutture. Sono stata al Turazza a incontrare la dirigente delle Stefanini per vedere come si sono sistemati in questa fase particolare. Ho anche passato in ricognizione le bandiere, che andremo a sostituire dove mancano o dove sono danneggiate e usurate”.

Il nuovo anno scolastico ha preso avvio in un momento storico economicamente non facile per le famiglie. Quali azioni di supporto ha intrapreso l’amministrazione comunale per le scuole di base (elementari e medie, ndr)?

“Abbiamo sicuramente fatto uno sforzo importante per andare incontro alle famiglie, mantenendo da una parte invariato il costo del trasporto scolastico e dall’altra non cambiando le tariffe della mensa per i residenti a Treviso, mentre ai non residenti viene tolto il contributo. Si tratta di una linea condivisa ormai da quasi tutti i Comuni per riuscire a far fronte agli aumenti”.

Avete deciso di confermare l’iniziativa della borse di studio per gli studenti meritevoli?

“Abbiamo compiuto un grande sforzo per trovare le risorse, ma ci tenevamo molto

e con l’ultima variazione di bilancio abbiamo mantenuto gli importi dello scorso anno. C’è solo un piccolo ritocco, che ho fortemente voluto. Ai dieci andranno 150 euro, ai dieci e lode 200 euro, che prima erano 180. Ai cento vanno 250 euro e ai cento e lode 300 euro. Sono importi che non cambiano certo la vita, ma che attestano un percorso di impegno e di esempio per altri studenti. Sarebbe bello potenziare l’iniziativa, allargandola anche ai laureati. Mi preme sottolineare che le borse di studio vanno date a seguito della presentazione di una domanda e che riguardano anche quei ragazzi residenti in città che hanno studiato fuori Treviso”.

Passiamo alle politiche gio-

vanili. Sono stati e sono anni complicati. Cosa può fare il suo assessorato?

“Le politiche giovanili per me sono un tasto dolente. Sono tre mesi che mi interrogo su cosa posso fare per questi ragazzi, perché mi sembra che qualunque cosa si provi a fare sia sempre non veramente efficace per toglierli dall’isolamento e dall’apatia. Ce ne sono altrettanti che si impegnano, che magari fanno sport ma che hanno bisogno di imparare l’importanza di mantenere l’impegno, perché spesso lasciano. Le cronache di questo periodo stanno facendo affiorare tematiche delicate, come la violenza di genere, il non rispetto della donna, il non rispetto degli animali. Va

fatto un grande lavoro di educazione al rispetto che vada a toccare tutti gli ambiti: il rispetto di se stessi, dell’altro, della città, delle istituzioni, degli insegnanti. Ma per farlo abbiamo bisogno delle famiglie. La grande alleanza educativa si è rotta e va ricreata, per lavorare tutti nella stessa direzione. Istituzioni, associazioni, famiglie. Credo sia l’unico modo per recuperare i nostri giovani, che non stanno più stare insieme. Vorrei coinvolgerli attivamente nella vita della città, della quale a volte non sanno quante offerte ci sono già, e sto studiando le modalità per riuscirci”.

Ha qualche iniziativa particolare in cantiere?

“Più di una. Nel 2024 vorrei riuscire a organizzare la cerimonia di consegna delle tessere elettorali e copia della Costituzione ai neo maggiorenni. Sono più di 800 e sto studiando la modalità più adatta. Sempre il prossimo anno ho in programma di organizzare le elezioni per il consiglio comunale dei ragazzi, riportare al teatro comunale il concerto per le scuole medie e far partire anche qui un progetto che mi piace molto e che è già attivo in altri comuni”

Di che progetto si tratta?

“Si chiama ‘Ci sto a fare fatica’ e coinvolge squadre di giovani dai 14 ai 19 anni in lavori utili per la città, seguiti da un tutor. Imparano un mestiere e gli viene riconosciuto un buono fatica di 50 euro l’uno da spendere nelle attività commerciali che aderiscono al progetto”.

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L’intervista. Gloria Sernagiotto nella giunta Conte guida pubblica istruzione, politiche educative e giovanili
Politica
“Va
Gloria Sernagiotto, assessore a Pubblica istruzione, politiche educative e giovanili

“L’attacco subìto dal sindaco mi ha resa forte e mi ha spinta a impegnarmi ancora di più”

Èstata la donna più votata fra tutte quelle che alle ultime comunali sono entrate a Palazzo dei Trecento. La terza in assoluto, dopo il vicesindaco Alessandro Manera e il suo compagno di partito Marco Zabai, con il quale in campagna elettorale aveva formato un ticket da record. Ma a Carlotta Bazza sembra tutto già molto lontano. Sono bastate un paio di sedute del consiglio comunale e l’esponente del Partito Democratico ha dimenticato di essere una neofita e si è vista costretta a imparare in fretta, sul campo. A un suo intervento sulla questione sicurezza in piazza Borsa, il sindaco ha risposto con durezza, affermando che i discorsi non se li scrive lei e che i cittadini solitamente non presentano le segnalazioni ai consiglieri di minoranza ma agli uffici preposti. Ne è uscita una vera e propria bagarre, in aula e fuori. Un botta e risposta durato giorni.

Consigliera Bazza, a bocce

ferme come giudica quanto è accaduto a fine luglio?

“È qualcosa che mi ha resa più forte. Non mi aspettavo una reazione simile da un sindaco, mi ha lasciata perplessa, facendomi capire però che umanamente è fragile. Piazza Borsa è la zona in cui sono cresciuta e lì ho preso molti voti, per cui mi spiace che Conte abbia detto che i cittadini non devono presentare a me le loro segnalazioni”.

Si è sentita più colpita dall’attacco personale sui discorsi che non sarebbero farina del suo sacco o nel suo ruolo di consigliera?

“Il ruolo. Intanto si trattava di segnalazioni, non di reati. I cittadini mi vedono come figura di riferimento. Le parole del sindaco mi hanno ferito, come se fossi incapace. È stato attaccato il mio impegno, non la mia sensibilità, come ha poi detto per scusarsi. Sulla questione dei discorsi credo si tratti di un attacco politico con apparente sessismo. Ritengo

comunque che non ci sia nulla di male nel farsi consigliare, visto che non ho tanta esperienza”.

Vicenda chiusa?

“Quanto è successo mi ha spinta ancora di più a impegnarmi. Voglio tornare sui temi e i problemi della città, con i cittadini che subito dopo questo fatto hanno iniziato a chiamarmi. Ho capito che evidentemente la chiave giusta per fare bene opposizione è quella”.

Lei è uno dei volti nuovi del consiglio comunale, ma non nuovo nella politica trevigiana. Non era la prima volta che si misurava in una competizione, ma per riuscire nell’obiettivo ha lasciato Treviso Civica. Come è avvenuto questo passaggio al Partito Democratico?

“È stata una scelta molto sofferta. Treviso Civica per me era una sorta di famiglia. In questi anni avevo seguito altre campagne elettorali del Partito

Democratico, ultima quella di Silvio Calò alle europee e lì mi sono innamorata di un’esperienza che fosse più strutturata politicamente. Volevo questa sfida, questa assunzione di responsabilità e ci sono riuscita”.

Come sono i suoi rapporti con Treviso Civica?

“Ottimi. Possiamo lavorare insieme”.

In città c’è chi sostiene che questa opposizione non sia in grado di dare battaglia sui temi. Cosa ne pensa?

“Non mi sembra che l’opposizione sia silente, anzi. Anche perché tanti di noi sono nuovi e per sperimentarci dobbiamo metterci in gioco. Questo sta avvenendo su diversi temi, in modo abbastanza agguerrito. Per quanto mi riguarda, voglio essere una consigliera di prossimità, nel senso di ‘prossima a’, vicina agli altri. C’è bisogno più che mai che la politica responsabilizzi i cittadini e li coinvolga direttamente”.

www.lapiazzaweb.it Politica
L’intervista. Carlotta Bazza (Pd) è la donna più votata in città fra quelle entrate in consiglio comunale
La consigliera Carlotta Bazza

PROTAGONISTI A NORD EST

Storie di imprese ed imprenditori di successo - a cura di

Velodoromo. Tutto è partito un secolo fa da un campo da calcio con una pista ciclabile intorno

Velodromo Mercante: la gloriosa storia del ciclismo bassanese

Un progetto che ha origini oltre un secolo fa e che ancora oggi ha molto da offrire: è il Velodromo Mercante di Bassano del Grappa. La struttura infatti, costruita nel 1922, ha rappresentato per la storia della città un importante luogo di impegno, spirito sportivo e non solo.

“La sua storia inizia cento anni fa – spiega Rino Piccoli, fondatore e presidente della Asd Rino Mercante, che gestisce il Velodromo –, quando Rino Mercante mise a disposizione il terreno per poterne fare un campo da calcio, con una pista ciclistica in terra battuta a circondarlo. Da lì è partito tutto. Per l’inaugurazione della pista, furono addirittura ingaggiate le più grandi figure del ciclismo dell’epoca, tra cui Bottecchia”.

“Nel 1985, il momento d’oro del Velodromo: si è infatti svolto il Campionato mondiale di ciclismo. Parteciparono cinquanta nazioni –racconta Piccoli –. L’evento ebbe una grandissima risonanza, portando il Mercante ad essere rico-

nosciuto a livello internazionale come una pista in cui fosse possibile organizzare qualunque tipo di manifestazione”.

“Il Velodromo, per Bassano, ha avuto un’importanza non da poco – prosegue Piccoli: grazie alle manifestazioni e agli eventi che venivano organizzati al suo interno, gli alberghi del territorio avevano un ritorno notevole e vi era un generale vantaggio per la città sotto al profilo turistico”.

Ed è ancora così. “Ad oggi, il Velodromo Mercante 4.0 rappresenta

ancora un gioiello e la sua pista è al top – afferma il presidente dell’associazione Rino Mercante: l’amministrazione comunale, con l’aiuto della regione, ha trovato i fondi per svolgere i lavori di cui il Mercante aveva bisogno”.

“La Società A.S.D. Velodromo Rino Mercante opera dal 2015 presso la struttura del Velodromo. Il Centro Pista è stato regolarmente riconosciuto dalla Federazione Ciclistica Italiana come Scuola di Ciclismo Fede-

Rino Piccoli

Dopo un grande passato, un futuro brillante per il Velodromo

Il passato del Velodromo di Bassano si distingue per la sua vitalità e importanza. Nell’aria però aleggia un’idea per quello che è il Velodromo Mercante 4.0.

rale su Pista, scuola intitolata alla memoria di Cipriano Chemello, e conta ogni anno la presenza di circa 150 atleti iscritti e una decina di Società Ciclistiche Venete.

La recente opera di rifacimento del manto della pista consente un’ottima aderenza agli pneumatici rendendola oltremodo sicura e particolarmente adatta anche ai ciclisti più giovani, che potranno allenarsi in una struttura adeguata alle loro necessità.”

“Si sta pensando alla possibilità di coprire la pista di 400 metri – ammette il presidente del Mercante –. Attualmente infatti il Velodromo è scoperto, perciò le manifestazioni che vi si tengono dentro sono soggette ai cambiamenti del meteo”.

“Sarebbe possibile creare una copertura parziale – illustra Piccoli – che permetterebbe di offrire una maggior sicurezza in pista in caso di pioggia o di altri eventi meteorologici, permettendo così la sua fruizione per tutto l’anno, pur ridimensionando conseguentemente la dimensione del campo da calcio al suo interno che sarà dunque sfruttato soltanto per partite di rappresentanza e non di campionato”.

“Ad oggi, si tratta tuttavia soltanto di una proposta ancora da valutare: a mancare, sono le risorse – ammette sconsolato Piccoli, che tuttavia non demorde –. Non appena avremo i fondi sufficienti per realizzare il progetto, con l’appoggio del Comune, ci impegneremo ad avviare i lavori, con la volontà di riportare il Mercante alla sua antica fama: la proposta progettuale degli architetti Roberto Xausa, Pietro Vittorio e Christian Toaldo è già pronta”.

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Fondatore e presidente della Asd Rino Mercante ASD Velodromo Rino Mercante Via Piave
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1943-2023. Nell’80° anniversario dell’armistizio istituzioni e cittadini in visita alla Cadorin, che fu campo di concentramento

Monigo, dove gli slavi vennero annullati Un luogo di disumanità a lungo dimenticato

Sono ancora troppo pochi i trevigiani che sanno cosa accadde fra il luglio del 1942 e il settembre del 1943 alla caserma Cadorin. È stato ripetuto più volte l’8 settembre, giorno dell’ottantesimo anniversario della firma dell’armistizio, ricorrenza che si è scelto di celebrare proprio lì, a Monigo, con una visita guidata a quell’enorme struttura militare appena fuori le mura della città che oggi ospita il 33esimo Reggimento dell’Esercito ma che fu campo di concentramento per gli slavi, chiuso dopo l’annuncio del maresciallo Graziano Badoglio. Al di là del muro si è consumata la vergogna, con 230 morti, 53 dei quali erano bambini. Si è dovuto attendere fino al 2019 perché all’esterno della caserma di via Feltrina venissero affisse due targhe memoriali. Grazie a Istresco, l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana, dagli anni Ottanta c’è stata un’operazione storiografica di sottrazione alla dimenticanza di quei fatti. “La felicità è libertà, la libertà è coraggio”, ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, citando Tucidide, al termine della sua orazione. Il coraggio di difendere e promuovere la libertà, ma anche il coraggio di ricercare la verità dei fatti. Che è quella raccontata ai trevigiani, che l’8 settembre hanno voluto essere a Monigo, dalla ricercatrice Francesca Meneghetti (il suo studio di 500 pagine “Di là del muro” è stato pubblicato nel 2012). A pochi chilometri da piazza dei Signori, in quel campo nato come villaggio per estirpare gli abitanti del malfamato quartiere di San Nicolò (i cosiddetti “nicolotti”), nel 1942 venne istituito un campo per internare gli slavi repressivi: quelli ribelli, quelli sospettati di essere sensibili al messaggio partigiano o comunista, gli abitanti di zone di confine e chi viveva nei luoghi di azione partigiana. Vennero internati qui anche i filo-fascisti, che temevano ritorsioni e pertanto andavano protetti. Se ne contarono dagli otto ai diecimila, di internati civili in transito per quello che tutti chiamavano il “Campo di Monigo”. Lo ricor-

dano così anche i sopravvissuti e i loro familiari con le toccanti testimonianze portate in occasione della cerimonia alla quale hanno preso parte, assieme ad autorità civili e militari, l’ambasciatore sloveno e il console croato.

Allora dire “Campo di Monigo” era soprattutto un voler fare un distinguo ben preciso fra il capoluogo e il sobborgo ai margini della città, quasi fosse più opportuno addossare alla periferia l’ombra di un’operazione repressiva. Sia chiaro: Monigo non fu un campo di sterminio nazista. Gli slavi – quel popolo che secondo Mussolini non amava e non avrebbe mai amato gli italiani – non indossavano una divisa, ma abiti propri. L’obiettivo non era, come nei lager, l’annullamento della personalità ma comunque la messa in atto della pianificazione tedesca. Il campo era un luogo di patimento e di dolore. Fame, malattie, umiliazioni, separazione forzata dalle proprie famiglie e ozio quotidiano. Conseguenze che nel 1975 lo scrittore Cino Boccazzi, nel 1943 medico all’ospedale di Treviso, raccontò di aver visto con i propri occhi e provato a curare: bambini denutriti e

Istresco, Comune ed Esercito hanno organizzato la commemorazione e il momento storico per ricordare i 230 morti fra gli internati Il ministro Nordio nella sua orazione ha citato Tucidide: “La felicità è libertà, la libertà è coraggio”

morenti provenienti dal campo. Eppure quando nel 1965 una delegazione slovena arrivò in città per portare dei fiori ai propri morti, non solo a Treviso nessuno sapeva indicare dove fossero sepolti, ma nessuno sapeva dell’esistenza di quel luogo di disumanità.

Oggi sappiamo, grazie alla ricerca storiografica, che al di qua del muro c’era una “rete” in contatto con il campo, con le sue istituzioni e gli internati. Croce Rossa, Chiesa e prefetto. E una città, che però ha a lungo dimenticato o voluto dimenticare. “Perché Treviso non ha il coraggio di ricordare?”, si chiedeva nel 2012 Meneghetti. Ecco: il suo (e con lei quello di Istresco) lavoro prezioso, costante, insistente è servito. “Questo appuntamento – ha detto il sindaco Mario Conte nel suo intervento ufficiale –vuole riaffermare l’impegno della comunità trevigiana a non chiudere mai gli occhi di fronte alle pagine più buie del passato. Qui oggi rinnoviamo il nostro appello alla giustizia, alla fraternità e al dialogo, perché Treviso è e sarà sempre una città di pace, tolleranza e tutela dei diritti umani”.

www.lapiazzaweb.it La memoria ritrovata
Alcuni momenti della cerimonia e della visita dei cittadini alla caserma Cadorin

Teatro Del Monaco. Nel nuovo cartellone tre opere, sei concerti e una matinée per scuole e famiglie

Stagione lirica e concertistica, omaggio a Puccini e celebri nomi internazionali

Lirica, concerti e una matinée per le scuole. Dieci appuntamenti per valorizzare pienamente la vocazione musicale del teatro comunale Mario Del Monaco, con un programma – presentato dal Comune di Treviso e dal Teatro Stabile del Veneto – che va ad affiancare il ricco cartellone di prosa “Tutta un’altra storia”.

Stagione lirica e concertistica, curate dal direttore artistico Stefano Canazza, da fine ottobre al prossimo maggio renderanno la città protagonista di appuntamenti di caratura internazionale, ambendo ad attrarre un pubblico sempre più numeroso: la scorsa stagione sono stati 1.454 gli abbonamenti sottoscritti (578 quelli per lirica e concerti) e 7.076 le presenze registrate. E se l’obiettivo dichiarato è avvicinare ancora più persone alla grande musica, l’opera di apertura del cartellone lirico è già una garanzia: il 27 e il 29 ottobre verrà rappresentata

“La Bohème” di Giacomo Puccini, con la regia di Bepi Morassi e Alvise Casellati alla direzione dell’Orchestra di Padova e del Veneto. L’8 e il 10 dicembre tocca a “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, con regia, scene e costumi di Paolo Giani Cei e Giuliano Carella alla direzione dell’orchestra. Il terzo appuntamento con il melodramma sarà ancora con Puccini, del quale si celebrano i 100 anni della morte, questa volta con “Tosca”, il 9 e l’11 febbraio, portata in scena da Ivan Stefanutti. La novità in calendario è un appuntamento dedicato ai più piccoli: il 3 novembre sarà di scena il musical per famiglie “Malèfici”, su testo di Dario Vergassola e la produzione di Fondazione AIDA/I Muffins.

La stagione concertistica invece si aprirà il 21 novembre con l’Omaggio a Gian Francesco Malipiero, compositore veneziano scomparso a Treviso 50 anni fa: il concerto dell’Orchestra di Padova e del Veneto avrà come ospite il talento di Alessandro Taverna al pianoforte. Il 23 dicembre tornerà l’appuntamento con il Concerto di Natale, quest’anno affidato al Virginia State Gospel Chior, mentre il 20 febbraio sul palcoscenico

del Del Monaco salirà per la prima volta Anna Tifu, una delle più straordinarie violiniste della scena internazionale: accompagnata al pianoforte da Giuseppe Andaloro, si esibirà in un recital con capolavori di Prokof’ev e Grieg. Il 7 marzo è in programma il Recital Pianistico del russo Arcadi Volodos, uno dei migliori pianisti al mondo, mentre il 19 marzo il Maestro Filippo Faes e il Quartetto di Cremona immergeranno gli spettatori nelle tipiche atmosfere della musica francese di fine secolo con il concerto Belle Époque. La sta-

gione sarà chiusa dal Concerto sinfonico dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, guidata da Massimo Raccanelli, dedicato alla grande musica romantica

20 ANNI DI TCBF

L’ultimo fine settimana di settembre fra mostre e ospiti internazionali

Il festival internazionale del fumetto e dell’illustrazione celebra la sua ventesima edizione. Cultura, creatività, bellezza, valore ed energie che non sono mai venute meno e che anche quest’anno, dal 29 settembre al 1° ottobre, saranno messe in campo portando in città i grandi nomi che hanno accompagnato la prestigiosa kermesse in questo primo pezzo della sua storia, facendosi espressione di talenti emergenti e delle più forti novità artistiche. Cuore pulsante sarà come sempre la Mostra Mercato, spazio espositivo e di incontro che riunisce

editori di fumetti, autori e autoproduzioni: si terrà sabato 30 e domenica 1 all’ex chiesa di Santa Margherita (Museo Nazionale Collezione Salce) e all’attiguo Chiostro dell’Archivio di Stato. Tredici invece le mostre in rassegna, a partire da quella allestita in Fondazione Benetton Studi e Ricerche dedicata ai “Vent’anni di fumetti trevigiani”, curata da Alberto Corradi e che racconta un universo pulsante di vita, colori, ombre e luci rappresentato da quasi sessanta autori, molti dei quali giovanissimi, impegnati a descrivere realtà e mondi immaginari. Mostra alla quale fa da spalla quella fotografica allestita nello spazio di Progetto Giovani sui “Vent’anni di Treviso Comic Book Festival”.

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con il giovanissimo violinista Vikram Francesco Sedona, vincitore assoluto del 32° Concorso per violino Città di Vittorio Veneto.

Edizione 2023. A metà ottobre la città ospiterà eventi e autori, presentazioni, laboratori, contest

CartaCarbone festival raggiunge il “climax”

Dieci anni di letteratura nel cuore di Treviso

CartaCarbone, festival letterario dell’autobiografia e dintorni, compie dieci anni. Dal 2013 a oggi, sotto la direzione artistica dell’eclettica Bruna Graziani e grazie a una schiera appassionata di volontari, sono stati portati nel cuore di Treviso oltre 700 eventi, oltre 1.700 ospiti e oltre 95mila presenze. Non a caso il #CCF, come ha dichiarato il sindaco Mario Conte in occasione della presentazione dell’edizione 2023, “è uno dei festival che merita ancora di essere sostenuto da parte dell’amministrazione comunale, con un impegno economico importante ma totalmente ripagato dalla qualità dell’organizzazione, dei volontari, delle tematiche e degli ospiti”. Un festival che dà sostenibilità sociale alla città e che alla sostenibilità ambientale guarda in questo decimo compleanno tutto da festeggiare.

“Climax” è il leitmotiv di quest’anno. Declinabile e interpretabile in “clima” + decima edizione oppure nella figura retorica che prevede un momento apicale, quello che nelle storie da leggere e da raccontare costituisce il momento di massima tensione narrativa. Il riferimento all’attualità del cambiamento climatico è voluto. “Il richiamo alla sostenibilità è un imperativo che deve guidare la vita di ognuno di noi, ogni giorno, e non un sogno impossibile da vagheggiare”, spiegano gli organizzatori. E infatti il festival si aprirà con un’anteprima nell’aula magna di Ca’ Foscari Campus Treviso, il 29 settembre mattina, tutta dedicata alla sostenibilità: una conferenza rivolta in particolare agli studenti universitari e delle superiori su “Educazione Civica e Sostenibilità”. La sera in sala Rosso Coletti verrà presentato il libro “Rigenerazione: il futuro della Comunità in un mondo in permacrisi” di Christian Sarkar, Philip Kotler ed Erico Foglia.

La seconda anteprima è in programma la sera del 5 ottobre nell’antica chiesa di San Cipriano, a Roncade, con “Motel Chronicles”, reading musicale, evocazione sonora biografica

e autobiografica di Emidio Clementi con brani tratti dal romanzo omonimo di Sam Shepard.

Le tre giornate clou di CartaCarbone saranno come sempre a metà ottobre: venerdì 13, sabato 14 e domenica 15. Un programma molto denso di eventi. Spicca, nella prima serata a Santa Caterina, la presenza di un ospite del calibro di Stefano Nazzi, amatissimo giornalista e scrittore, noto al grande pubblico per la sua premiata serie di podcast “Indagini” pubblicata sul Post. Nazzi dialogherà con lo scrittore noir Fulvio Luna Romero e presenterà il suo nuovo libro “Il volto del male”.

Non poteva essere altrimenti: il festival renderà omaggio a Italo Calvino nel centenario della morte con un reading in programma il 15 ottobre alla libreria Canova organizzato in collaborazione con l’associazione culturale SeLALUNA e con l’associazione di quartiere

QUA.SAN ZENO, accompagnati nelle letture dal duetto viola e violino di Hanny Killaars e Sarah Mazzoleni. Calvino sarà protagonista anche dell’apertura della manifestazione, dedicata alle scuole.

Viene proposto per il secondo anno, in collaborazione con

Campiello Giovani, il contest letterario CartaCarbone Young, che nel 2022 ha visto centinaia di studenti scrittori per un giorno trasformare Treviso in un laboratorio letterario a cielo aperto: verranno giudicati da una giuria di professionisti presieduta da Fulvio Ervas e premiati in un evento coordinato dall’attore Davide Stefanato.

I Contrappunti, ossia i salottini di incontro con gli autori, vedranno alternarsi nei luoghi storici della città poeti e prosatori. Emanuela Canepa, Enrico Fovanna, Fabio Genovesi, Roberto Cotroneo, Matteo B. Bianchi, Antonella Lattanzi, Emanuele Trevis, Tiziano Scarpa, Marina Cicogna, Sara D’Ascenzo, Vanna Lai. E ancora, le presentazioni, come quella del conduttore televisivo e scrittore Giorgio Zanchini che domenica 15 porterà al festival il suo libro “Esistono ancora gli italiani?”. Non mancheranno i laboratori (da segnalare, come novità, quello sulla scrittura con chatGPT), gli eventi per famiglie e gli eventi in Loggia dei Cavalieri, che quest’anno sarà addobbata con la mostra fotografica dei momenti salienti di questi primi dieci anni. Il programma completo è consultabile su cartacarbonefestival.it

Anteprima il 29 settembre dedicata alla sostenibilità Mostra fotografica celebrativa alla Loggia dei Cavalieri. Seconda edizione di “CartaCarbone Young” e omaggio a Calvino in occasione del centenario della morte. Tra i big Canepa, Trevi, Genovesi, Scarpa, Zanchini e Nazzi, autore del podcast “Indagini”

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Sopra: la direttrice artistica, Bruna Graziani; sotto, da sinistra: Emanuela Canepa, Fabio Genovesi, Stefano Nazzi

#Regione

Veneto sta facendo la sua parte ma l’Europa è distante e assente”

Con l’arrivo dell’autunno non si parlerà più di emergenza migranti, almeno non nei termini usati in queste ultime settimane. La questione, però, resta più aperta che mai e gli sbarchi, dopo la fisiologica flessione invernale, riprenderanno la prossima primavera e di nuovo si tornerà ad usare il termine emergenza. Sotto pressione, ancora una volta, i sindaci e i prefetti, alle prese con la gestione degli arrivi e le tensioni che inevitabilmente si creano. L’accoglienza diffusa è indicata come la via maestra ma le difficoltà non mancano. Nei mesi scorsi il presidente del Veneto Luca Zaia aveva proposto una cabina di regia con gli enti locali per sperimentare forme di accoglienza diffusa. A caldo, complici le numerose tensioni, questa proposta non fu raccolta. Guardando però al futuro dei prossimi mesi una strategia condivisa è ormai irrinunciabile anche se di difficile realizzazio-

ne. Zaia intanto tende la mano ai sindaci. “Sono i sindaci che hanno conoscenza dei propri territori - mette in chiaro - e sanno quale è il livello di ospitalità che possono garantire o hanno garantito. Non dimentichiamo che il Veneto ha dato ospitalità e un progetto di vita a oltre 550 mila migranti, che si sono insediati e integrati e rappresentano il 12 per cento popolazione regionale”. Zaia continua sottolineando che “i sindaci stanno facendo la loro parte ma non possiamo continuare a chiamarli all’appello, pensando che si possa ospitare all’infinto. Al di là della sostenibilità, serve dignità nell’ospitalità.

Ma c’è anche una comunità che sta cambiano pian piano fisionomia e che avrà bisogno di modificare i propri modelli educativi, di servizi dell’educazione. Di questo nessuno parla”. Intanto resta sul piatto la necessità di dare una risposta di fronte all’emergenza.

“Con questi numeri la situazione

è insostenibile e l’Europa è latitante, - aggiunge il presidente del Veneto - è il convitato di pietra. Ma a voi sembra normale che l’Europa percepisca Lampedusa come il confine italiano, quando è lo stesso migrante che arriva a Lampedusa a pensare di essere in Europa. Ma l’Europa non c’è. Andate a chiedere in Ue che fine

ha fatto la redistribuzione dei migranti che sbarcano e arrivano in Italia. Praticamente siamo a zero. Molto spesso, infine, stiamo dando assistenza per lo più a migranti economici, si pensi solo che solo l’8 per cento dei migranti arrivati avrà il riconoscimento dello status di rifugiato. Questo dà la dimensione dello sforzo che

dedichiamo anche ai migranti economici, quando invece dovremo dedicarci ad ospitare chi veramente scappa dalla morte. L’Europa - conclude il governatore - deve prendere la situazione in mano, e lo dice un europeista convinto, e non lasciare sola l’Italia che non può diventare il ventre molle del Mediterraneo”.

Mario Conte: “Noi sindaci in prima linea, costretti a fare i salti mortali”

“Si chiede di risolvere un problema alla radice partendo dalle foglie”. Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto, sulla questione migranti sgombra il tavolo da ogni equivoco: “I sindaci sono l’elemento più basso della filiera, ma il problema deve essere risolto a monte”. Fa appello agli enti superiori, Europa in primis, affinché si mettano una mano sulla coscienza ed evitino uno scaricabarile che, via via, arriva fino ai comuni, “con i sindaci costretti a fare i salti mortali senza strumenti, senza spazi, senza risorse, passando per quelli che non sono in grado di gestire e soprattutto dovendo dare spiegazioni alle comunità”. Secondo Conte infatti, se un’emergenza viene gestita bene, viene anche capita: “Perché le comunità reagiscono bene a fronte di organizzazione e scelte condivise e spiegate, ma se ci sono casualità, imposizioni e cattiva gestione allora reagiscono male. Il Covid ce l’ha insegnato”. Una linea di pensiero che in questi giorni viene analizzata in occasione

degli Stati Generali dei Comuni del Veneto, in programma a Verona, dove tra i tanti temi sul piatto c’è anche quello dell’emergenza umanitaria dei migranti. “Noi sindaci siamo disponibili a fare la nostra parte, ma non possiamo risolvere da soli i problemi della migrazione dall’Africa, fermo restando che oggi stiamo gestendo Africa, Afghanistan, Ucraina e comunità locali, perché le emergenze sociali in essere sono tantissi-

me”, precisa il primo cittadino di Treviso, sottolineando la fase particolarmente difficile che i comuni si trovano a vivere, dai costi elevati agli sfratti. “In questo momento storico tutto è molto più complicato e non si tratta di una questione di volontà. Parlo

con sindaci che politicamente dovrebbero essere molto più accoglienti, più aperti e disponibili, ma – racconta Conte – rispondono che non hanno né risorse, né spazi e temono, proprio per la fase particolare che stiamo attraversando, di non trovare nemmeno la sensibilità da parte della loro comunità”.Nella sua Treviso, alla ex caserma Serena, dal 2015 è attivo uno dei centri di accoglienza più grandi della regione. Passato da 600 a 180 presenze quando Matteo Salvini era ministro dell’interno, l’hub trevigiano in questi anni non è mai stato svuotato. Ora il riempimento è ricominciato. “Si va a fasi alterne, ma del resto o l’Europa decide di investire seriamente sui Paesi di partenza per cercarse di costruire un futuro a queste persone nei loro territori, oppure è necessario pensare a qualcosa di diverso”. Un gesto simbolico, un avvicinamento fra un’emergenza e un’esigenza, è in fase di realizzazione proprio in questi giorni. “Stiamo censendo le esperienze professionali

dei migranti che accogliamo alla Serena per provare ad avvicinare parte economica e sociale. Presenteremo l’elenco – spiega il sindaco di Treviso – alle aziende, agli artigiani, agli industriali. Poi però rimane il tema della casa, perché è davvero una questione tanto articolata”.

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Migranti. Zaia, “raggiunti i livelli massimi di ospitalità”, alla ricerca di una strategia oltre l’emergenza
“Il
Luca Zaia
Agli Stati Generali dei Comuni veneti di Anci un appello per l’emergenza umanitaria

Il dibattito. Gli interventi dei sindaci di Padova, Vicenza e Verona

“Accoglienza diffusa, siamo pronti al confronto”

Sergio Giordani (Padova): “Orgoglioso della nostra risposta”

“Sono assolutamente convinto che la scelta di collaborare a Ferragosto con la Prefettura sia stata giusta; la rivendico, e ha protetto la città, l’unica cosa che a me interessa. Spero sia chiaro a tutti che, in quei giorni, con tutti i “no” che venivano opposti all’accoglienza diffusa, se non avessi aperto io le porte a una soluzione temporanea, per senso di responsabilità e collaborazione Istituzionale, oggi a Padova con probabilità ora avremmo un hub”. “Sono orgoglioso, come sempre, della nostra straordinaria Padova e della sua gente. Dalle cittadine e i cittadini dei quartieri interessati, alle parrocchie, alle associazioni, alle scuole, alla Croce Rossa tutte e tutti hanno compreso la scelta temporanea ed emergenziale e hanno aiutato come potevano. Mi ha commosso sapere che dei bambini hanno fatto trovare delle lettere per i profughi. Questa è Padova, al netto delle grandi e piccole strumentalizzazioni”. “Ribadisco con schiettezza e serenità quello che ho sempre detto: sono contrario a maxi hub. Una scelta sbagliata e miope che rappresenterebbe un grave fallimento del sistema di gestione nazionale, un problema per la comunità, una soluzione non dignitosa per chi viene ospitato, con le ovvie conseguenze sul territorio. Farò tutto quello che posso fare per evitare imposizioni in questo senso nei prossimi tempi. A Padova come a Roma, lavoriamo perché si prenda atto che un’estate come questa sempre sull’orlo dell’emergenza non ci deve più essere. Usiamo il tempo che abbiamo davanti per trovare soluzioni virtuose frutto di buon senso, pragmatismo e cooperazione, soluzioni che, per essere buone, non possono che prevedere di sistemare queste persone in piccoli nuclei diffusi”.

Giacomo Possamai (Vicenza): “Anticipare i tempi, ciascuno faccia la sua parte”

“Come amministratori, siamo oggi chiamati a lasciare da parte valutazioni di mera utilità elettorale a breve termine e, invece, a concentrarci su soluzioni che siano effettivamente efficaci e utili per le nostre comunità. Dobbiamo anticipare i flussi migratori, lavorando a stretto contatto con le organizzazioni internazionali e nazionali, per sviluppare piani d’azione condivisi, chiari e ben definiti. Insieme a tanti altri sindaci del nostro Veneto e del paese, in questi mesi abbiamo insistito su un principio di base: dobbiamo distribuire equamente le persone all’interno di tutto il nostro territorio. Se tutti fanno la loro parte, proporzionalmente, questa è una sfida che possiamo vincere. L’accoglienza diffusa è un approccio che evita la concentrazione di migranti in un unico luogo, soluzione che si è già rivelata completamente errata. Ogni quartiere può contribuire in modo unico all’accoglienza, offrendo opportunità culturali, sociali e di lavoro. Questo è l’approccio che può contribuire a ridurre le tensioni e promuovere la coesione sociale. Dobbiamo investire in servizi che promuovano l’integrazione linguistica, culturale e sociale dei migranti. Una persona che arriva nei nostri territori deve trovare un’abitazione dignitosa, ma deve anche avere modo, rapidamente, di conoscere la nostra lingua e le nostre tradizioni per potersi integrare. Su queste basi sono estremamente disponibile a lavorare nei prossimi mesi con Governo, presidente Zaia e i miei colleghi sindaci, nella speranza di arrivare alla prossima estate senza trovarsi, un’altra volta, punto a capo, ma capaci di affrontare la questione con uno sguardo lungo e vincente nella gestione dei flussi migratori.”

“Il legislatore non assegna ai Sindaci ruoli specifici nella gestione dei migranti, ma non possiamo non fare la nostra parte anche perché ci sono due aspetti decisamente dirimenti. Il primo è rappresentato dalle ricadute sui territori: la regia nazionale ha il bisogno e il dovere di confrontarsi; il secondo è legato al tipo di risposta e ai servizi da garantire. Purtroppo temo che, come è già stato in passato e come avviene su certi temi delicati, che diventano elettorali, le polemiche prendano il sopravvento sul dialogo. Io non mi stancherò mai di ripeterlo: il fenomeno migratorio va gestito con criterio nella distribuzione dell’accoglienza che, ricordo, è in capo alle Prefettura, ma serve un supporto delle amministrazioni. Questo ovviamente risolverà parte della questione, ma non basterà perché le prefetture hanno bisogno anche del dialogo con il privato sociale, con le realtà che con competenza e professionalità possono seguire questi fenomeni. Altrimenti tutto viene esasperato. Oggi il Comune sostiene 62 rifugiati, tra cui donne e minori, con l’accoglienza diffusa. Al momento invece non abbiamo spazi a portata di mano da gestire, già pronti, come Cas. Credo, semmai, che uno degli ambiti su cui si potrebbe investire di più sia quello di dialogare con associazioni di categoria come quelle dell’agricoltura, o Confcommercio: hanno l’accesso ai flussi, controllati, per quanto riguarda ambiti lavorativi. Le aziende hanno bisogno di lavoratori. Io confermo la mia disponibilità a lavorare in questo senso con tutti quelli che comprendono che non è con i grandi Hub che si può fare il bene del nostro Paese e di queste persone costrette alla fuga dai loro territori di origine”.

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Damiano Tommasi (Verona): “Collaborare con le prefetture e il privato sociale”

L’intervista. L’analisi del coordinatore Flavio Tosi, dai

“Forza Italia in Veneto è sempre più forte, adesioni coerenti con un partito in crescita”

Si parla molto in questo momento dei cambi di partito che stanno interessando alcuni gruppi, soprattutto la Lega. Chiediamo a Flavio Tosi, coordinatore veneto, com’è la situazione di Forza Italia?

“Oggi Forza Italia a livello nazionale, anche perché abbiamo un leader credibile, capace e competente come Antonio Tajani, riesce a dare l’affidabilità che gli elettori cercano. Una volta c’era più ricerca di demagogia, più populismo nelle scelte, ma oggi prevale il pragmatismo e la concretezza che Forza Italia riesce a offrire. Anche a livello veneto oggi siamo considerati un partito in crescita, con una base che si allarga e con persone credibili e capaci di amministrare. Insomma, stiamo recuperando il terreno che una volta in Veneto avevamo perso”. Ci sono nomi in questi cambi che stanno facendo scalpore. Può confermarne qualcuno?

“Finchè non si fanno annunci ufficiali, per rispetto degli interessati, non confer-

mo nulla. È vero però che di settimana in settimana comunicheremo nuove adesioni a tutti i livelli, comunale, provinciale e regionale”. Quindi è vero che c’è un certo fermento?

“Assolutamente sì. Oggi Forza Italia è un partito forte, i sondaggi ci danno come secondo partito a livello nazionale. Non siamo più il terzo partito. Questo porta ovviamente a nuove adesioni: Forza Italia, contrariamente a quanto dicevano i

corvi di sventura, è in crescita”. La scomparsa di Silvio Berlusconi ha aperto necessariamente una nuova fase nel partito e ci si presenta a due appuntamenti importanti prossimamente: le elezioni europee del 2024 e le elezioni regionali nel 2025. Come sta lavorando Forza Italia per consolidare la crescita del partito?

“D opo la scomparsa del nostro grande presidente molti prefiguravano sciagure. Il nome

di Berlusconi e quello di Forza Italia sono stati un binomio inscindibile, ma i nostri elettori votavano e votano il partito per i valori al suo interno. Finora siamo stati un partito con poche sedi, pochi iscritti, poche riunioni: ora stiamo riorganizzando Forza Italia affinché diventi più presente sul territorio, anche in vista delle europee e delle amministrative. L’anno prossimo si vota in più di metà dei Comuni del Veneto e dell’Italia: è fondamentale avere un partito vero, organizzato e presente”. Tema regionali. Se Zaia non potesse ricandidarsi, si è fatto il nome Flavio Tosi. È uno scenario possibile?

“A ndrebbe prima compreso se ci sarà un altro mandato per Luca Zaia. In questo scenario, ovviamente sarebbe lui il naturale candidato. A oggi tuttavia, se si dovesse fare una scommessa, è molto poco probabile che ci possa essere un ulteriore mandato. In questo caso dunque nel 2025 si andrà a votare in nove regioni e a quel punto

Tajani, Meloni e Salvini si confronteranno e faranno le loro proposte in base anche al risultato delle prossime europee. In questo contesto la Lega è già molto rappresentata, dunque è normale che Fratelli d’Italia e Forza Italia avanzeranno una loro proposta”.

L e figure politiche di cui nelle prossime settimane verrà confermato il passaggio di partito rischiano di minare i rapporti degli alleati di centrodestra?

“A ssolutamente no. Quello che conta è che resti nel centrodestra, nella stessa alleanza. Per molto tempo Forza Italia ha visto propri iscritti andare in altri partiti di centrodestra, dunque il fenomeno opposto resta comunque fisiologico. Nessuno degli alleati si pone il problema: quello che conta è che si resti nel centrodestra, nella stessa alleanza. Anzi, in verità stiamo assistendo a migrazioni anche da altri partiti come il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico”.

www.lapiazzaweb.it 24 Regione
nuovi ingressi agli impegni elettorali
Falvio Tosi, coordinatore veneto di Forza Italia.

Economia. L’assessore regionale Roberto Marcato illustra le recenti attività

“Nuovi distretti del commercio, strumenti collaudati ed efficaci”

Sul fronte ambientale destinati 31,3 milioni di euro dal Pnrr per la bonifica delle aree contaminate. Maestri vetrai di Venezia: “raccontano al mondo l’unicità di questa arte”

Attenzione allo sviluppo del commercio locale per ridare vita ai centri urbani, tutela dell’ambiente attraverso interventi di bonifica dei “siti orfani” e promozione delle eccellenze che danno lustro all’artigianato veneto. Sono questi alcuni dei fronti, tra gli altri, sui quali Roberto Marcato, assessore regionale allo sviluppo economico, energia e Legge Speciale per Venezia si sta muovendo in queste settimane mettendo a disposizione risorse e iniziative a sostegno del tessuto produttivo veneto, a tutti i livelli. Riguardo al commercio prosegue infatti l’impegno della Regione nel favorire la nascita e l’attività di nuovi distretti del commercio, sia urbani che territoriali, diventati uno strumento fondamentale per rilanciare e ravvivare la rete di negozi e attività di centri grandi e piccoli. Agli inizi del mese Marcato ha annunciato infatti l’approvazione da parte della giunta della delibera che iscrive nell’apposito elenco regionale 22 nuovi distretti del commercio (13 distretti urbani e 9 territoriali) con il coinvolgimento di 39 Comuni. Sale così a 139 il totale dei distretti regionali (95 urbani e 44 territoriali) con il coinvolgimento di 248 amministrazioni comunali. “Il modello dei distretti del commercio - commenta l’assessore - si sta dimostrando sempre più vincente rispetto all’obiettivo di rivitalizzare i centri urbani del Veneto. Lo dimostra anche quest’anno il numero di richieste ricevute, ma soprattutto la qualità dei progetti presentati. Abbiamo continuato a lavorare molto in questi anni con i Comuni, attraverso l’ANCI, e con le associazioni di categoria per arrivare a far sì che i distretti diventassero strumenti efficaci e davvero i risultati ci danno ra-

gione. I distretti del commercio oggi in Veneto sono strumenti già collaudati e apprezzati dagli imprenditori, che, grazie alla stretta collaborazione con le amministrazioni comunali, stanno diventando vero e proprio volano per il rilancio commerciale del nostro tessuto urbano e delle attività che lo rendono vivo”. Non viene meno poi l’attenzione all’ambiente e alla laguna di Venezia con il via libera ai nuovi interventi dei “siti orfani” contaminati con l’obiettivo di completare la riqualificazione entro i primi tre

mesi del 2026. I “siti orfani” sono aree contaminate il cui ripristino risulta essere, per diverse motivazioni, a carico della pubblica amministrazione, principalmente ai Comuni. In questi casi responsabile dell’inquinamento non è stato individuato o non risulta individuabile oppure, se identificato, non provvede agli adempimenti previsti dalla normativa in materia di bonifiche di siti contaminati, né vi provvede altro soggetto eventualmente interessato, come ad esempio il proprietario privato dell’area. Ora la Regione finanzierà con 31,3 milioni del Pnrr dieci interventi. Di questi sei sono ricadenti nel territorio del Bacino scolante nella Laguna di Venezia, situati nei comuni di Spinea, Cavallino Treporti, San Martino di Lupari (PD) e Venezia (tre interventi) per un importo pari a 19 milioni di euro; quattro invece nel restante territorio regionale e riguardano i Comuni di Adria, Portogruaro, Isola Rizza e Sarego, per un importo di 12 milioni di euro. “Prosegue senza sosta il lavoro di tutela dell’ambiente e la nostra preziosa laguna a supporto delle amministrazioni comunalispiega Marcato -. Si tratta di cifre importanti che confermano il nostro impegno per porre rimedio al grave problema dei siti orfani. Negli ultimi anni, a partire dalle risorse legate alla Legge Speciale per Venezia, abbiamo messo in campo un numero crescente di finanziamenti per garantire la restituzione alle rispettive comunità di aree che sono state inquinate da gente senza scrupoli. In questo caso grazie al Pnrr, mettiamo a disposizione ulteriori risorse, di cui una parte importante nel territorio del Bacino Scolante nella Laguna di Venezia. L’assessore inoltre ha presentato l’edizione 2023 di “The Venice Glass Week”, il festival internazionale dedicato all’arte vetraria che ha coinvolto oltre duecento realtà partecipanti in 250 eventi tra Venezia, Murano e Mestre. “La Regione ha, da sempre, voluto essere vicina a questi maestri artigiani. - conclude - E lo facciamo anche con la The Venice Glass week per raccontare al mondo quale unicità straordinaria sia il vetro di Murano. Qui celebriamo la capacità di reazione e resistenza di questi maestri artigiani, artisti straordinari”.

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Roberto Marcato, assessore regionale allo sviluppo economico

La pubblicazione. In Veneto sono 3.700 i prodotti della filiera corta

“Sapori del Territorio”, un viaggio alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche locali

Raccontare la bellezza e la bontà che nascono sui territori, valorizzando i prodotti e i produttori che, da sempre, sono i veri custodi delle tradizioni enogastronomiche locali: è per questo che Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, ha dato vita nel 2015 a “Sapori del Territorio”, il brand che negli oltre 500 punti vendita delle cinque regioni in cui l’azienda è presente, raccoglie oggi più di 8.800 referenze a scaffale provenienti da oltre 1.000 produttori locali. Nel solo Veneto sono 3.700 i prodotti presenti nei punti vendita che arrivano da 700 produttori della regione. Un progetto con il quale Aspiag Service rafforza il legame profondo con i territori, promuovendo le filiere corte, raccontando i migliori prodotti della tradizione italiana regionale, i loro artigiani produttori e i luoghi dove nascono. “Sapori del Territorio”, infatti, non parla solo di prodotti ma della storia delle persone che li realizzano, strettamente connessa ai territori di provenienza, un racconto che Aspiag Service Despar ha scelto di valorizzare con attività e iniziative di comunicazione che hanno lo scopo di rendere riconoscibili i pro-

dotti di eccellenza attraverso un marchio dedicato che contraddistingue le referenze regionali all’interno del punto vendita, mettendo in risalto le caratteristiche e le peculiarità del prodotto e, soprattutto, delle aziende produttrici locali. A questo scopo Aspiag Service Despar promuove anche degustazioni ed eventi per far conoscere a fondo le caratteristiche delle produzioni a chilometro zero fungendo da cassa di risonanza per quei piccoli artigiani del buon cibo che meritano di essere conosciuti da quante più persone possibili.

“Sapori del Territorio” è inoltre una te-

stimonianza concreta della strategia di sviluppo sostenibile di Aspiag Service Despar che ha proprio tra le sue linee guida l’importanza di valorizzare il territorio e le migliori produzioni locali, generando evidenti benefici positivi in ambito economico, sociale e ambientale, con l’obiettivo di accompagnare le imprese locali verso nuove vie di sviluppo, di crescere in modo etico rispettando l’ambiente e di valorizzare gli aspetti della cultura di un territorio che passano anche attraverso un elemento profondamente identitario come i prodotti della tradizione.

IL PUNTO

di Annamaria Buso

Un rapporto sempre più stretto con i produttori locali: quando la GDO accorcia la distanza tra produttore e cliente

1.Quando è iniziata la storia di Lattebusche e come è cambiata nel tempo la Cooperativa?

Lattebusche è una cooperativa che ha sede a Busche, in provincia di Belluno, zona ricca di pascoli ai confini del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, patrimonio UNESCO. Nata nel 1954 per iniziativa di 36 Soci fondatori, la Latteria Sociale Cooperativa della Vallata Feltrina, oggi Lattebusche, è passata in quasi 70 anni di storia da piccola azienda locale a importante realtà del settore lattiero caseario. Ha sempre mantenuto i valori e i pilastri su cui è stata fondata a partire dall’impegno di puntare sulla filiera produttiva locale utilizzando il latte dei propri Soci produttori. Una delle ragioni del successo di Lattebusche è la continua innovazione, assieme all’orientamento alla soddisfazione del Cliente e alla Qualità delle produzio-

ni. La gamma di prodotti è ampia e profonda: 4 formaggi DOP, come Piave, Grana Padano, Asiago e Montasio, formaggi tipici, latte, latticini e formaggi biologici, latte Alta Qualità e gelati a base di latte fresco.

2.Come è nata la collaborazione con Aspiag Service Despar e che cosa significa per voi essere parte del brand Sapori del Territorio in termini di valorizzazione dei produttori e delle filiere locali?

La collaborazione con Aspiag è nata molti anni fa ed è cresciuta nel tempo, sia in termini di presenza che di visibilità per i nostri prodotti nei loro punti vendita; una crescita graduale ma sempre in forte consolidamento. Da sempre ci accomunano i medesimi valori e filosofie aziendali, quali il rispetto e la valorizzazione del territorio e del suo tessuto socioeconomico. Sono proprio i prodotti

tipici di qualità, valorizzati in Aspiag con il brand “Sapori del Territorio”, il file rouge che lega Lattebusche a questo importante Gruppo e che ci permettono di tutelare la nostra Terra e i nostri Soci, “custodi” del nostro bellissimo territorio montano, notoriamente fragile e difficile da vivere.

3.Centrali nella strategia di sviluppo di Lattebusche sono la sostenibilità e il rapporto con il territorio, come li mettete concretamente in

pratica nella vostra attività?

Lattebusche è un’azienda che ha sempre cercato di crescere in armonia con il territorio, la fonte della propria eccellente materia prima, il latte fresco, che dona caratteristiche organolettiche distintive e talvolta uniche alle proprie produzioni. Fondamentale è anche l’impegno di Lattebusche nel garantire le condizioni per cui i propri Soci allevatori possano rimanere in montagna, mantenendo un presidio fondamentale per la cura dell’ambiente naturale. Al centro del progetto di Lattebusche c’è il consumatore. Per questo motivo l’azienda, oltre a continui e rigorosi controlli lungo tutta la filiera (oltre 500.000 all’anno), ha destinato importanti investimenti per l’aggiornamento tecnologico degli impianti produttivi, garantendo così elevati standard qualitativi e igienico sanitari.

Unire localismo e sostenibilità per generare valore condiviso, supportando un consumo consapevole e uno sviluppo sostenibile del tessuto produttivo locale, stringendo legami sempre più forti con i produttori del territorio: sono questi i presupposti su cui si fonda l’impegno di Aspiag Service Despar per valorizzare, attraverso la propria rete distributiva, i prodotti tipici realizzati grazie alla passione e alla competenza di tante imprese che hanno le loro radici nelle cinque regioni in cui siamo presenti. Un rapporto tra Aspiag Service Despar e i produttori locali che nasce dalla comune volontà di valorizzare le produzioni di eccellenza e che si fonda sulla consapevolezza degli aspetti positivi che una filiera corta presenta sia per i produttori che per il cliente finale in termini di sviluppo delle economie e delle realtà locali, di minor impatto ambientale, di maggiore trasparenza e tracciabilità e non ultimo della maggiore focalizzazione sulla qualità dei prodotti. Un legame con i produttori del territorio che ha anche lo scopo di facilitare la crescita del valore del sistema produttivo agroalimentare locale attraverso il potenziamento e l’innovazione di canali promozionali e di commercializzazione che possano favorire la nascita di sinergie e collaborazioni tra le diverse realtà. In questo quadro si inserisce la partecipazione di Aspiag Service Despar a manifestazioni ed eventi sul territorio quali “Made in Malga” e “Formaggio in Villa” che rappresentano occasioni per rafforzare la relazione con i produttori, ribadendo il ruolo di Aspiag Service Despar come promotore delle filiere locali all’interno del mercato della grande distribuzione.

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Responsabile progetto Sapori del Territorio Aspiag Service Despar Tre domande a Antonello Santi, Direttore Vendite e Trade Marketing di Lattebusche

All news. Informazione locale ogni 20 minuti. Dalle 7 di mattina tutti i giorni, tutto il giorno

Radio Veneto24 è davvero la radio che mancava

Grande entusiasmo intorno all’iniziativa editoriale che offre informazione locale no stop, in onda già su app, streaming, smart device

Data di nascita: lunedì 4 settembre 2023. Segni particolari: unica nel suo genere. È questa la carta di identità di Radio Veneto24, la prima radio all news in Veneto che ha ufficialmente iniziato le trasmissioni con il primo lunedì di settembre. Un successo travolgente per i primi giorni di messa in onda: innumerevoli i feedback positivi degli ascoltatori che hanno iniziato a seguire i notiziari e le rubriche quotidiane attraverso la app (per Ios e Android), i dispositivi smart, lo streaming nel sito. Radio Veneto24 ha dimostrato di essere davvero la radio che mancava, catalizzando l’attenzione dei veneti che hanno scritto, commentato, chiesto maggiori informazioni su questa iniziativa editoriale fortemente voluta da Give Emotions, editore anche dei mensili La Piazza e

della testata web quotidiana Lapiazzaweb.it.

I NOTIZIARI.

Radio Veneto24 propone informazione locale ogni 20 minuti. Dalle 7 di mattina tutti i giorni, tutto il giorno, la redazione si occupa di informare senza stop gli ascoltatori. Politica, cronaca, attualità, economia, ma anche informazione di servizio, cultura, sanità sono i temi che trovano spazio nei notiziari in continuo aggiornamento. Un flusso ininterrotto di notizie che sono scritte e lette dai due redattori: Marta Zatta e Mirco Cavallin, coordinati dal direttore Giorgia Gay. Sul campo, ogni giorno a raccontare le storie del territorio, ci sono i corrispondenti locali: Sara Busato da Padova, Marika Andreoli da Venezia, Elena dal Forno da Treviso, Antonio Di Lorenzo da Vicenza, Alessia Soriolo da Verona, Giovanni Monforte dal Veneto Orientale. A completare il team, lo speaker Matteo Zini, Calogero Gambino in produzione.

LE RUBRICHE

QUOTIDIANE.

Il palinsesto di Radio Veneto24 propone rubriche quotidiane a cura di opinionisti esperti in diversi settori: Riccardo Sandre per l’economia, Stefano Edel per lo sport, Micaela Faggiani per “Protagonisti a Nordest” e “Mondo Donna”, che vi abbiamo presentato nel precedente numero del nostro giornale. A loro si è aggiunta anche la voce di Alda Vanzan

Veneziana, giornalista e scrittrice, firma de Il Gazzettino, si occupa di politica, cronaca, costume. Ha raccontato le elezioni che hanno fatto la storia del Veneto, i retroscena della vita dei partiti e firmato inchieste sui costi della politica e sulle “parentopoli” in società pubbliche, dalle autostrade alle aziende di trasporto.

con la rubrica quotidiana “Alda Frequenza, Politica e dintorni”. Veneziana, giornalista e scrittrice, firma de Il Gazzettino, si occupa di politica, cronaca, costume. Ha raccontato le elezioni che hanno fatto la storia del Veneto, i retroscena della vita dei partiti e firmato inchieste sui costi della politica e sulle “parentopoli” in società pubbliche, dalle autostrade alle aziende di trasporto. Grande l’attenzione di Radio Veneto24 per lo sport, grazie a una redazione dedicata che si occupa di informare sulle discipline più seguite ma anche sugli sport minori. A cura di Stefano Edel è l’appuntamento quotidiano con il calcio delle squadre venete di

serie A, B e C. Appuntamenti settimanali sono poi dedicati alla pallavolo (serie A e B) con Giovannni Monforte e al Rugby veneto di serie A e B con Cristiano Aggio, che si occupa anche di raccontare il calcio veneto “minore”.

Al basket dà voce Mirco Cavallin, a cui è affidato anche il riepilogo degli appuntamenti del weekend sportivo, ogni sabato. Infine, spazio alle altre discipline sportive nella rubrica settimanale a cura di Monforte. Tra i contenuti quotidiani, trova anche spazio un appuntamento con il notiziario della giunta regionale del Veneto a cura dell’Agenzia Veneto Notizie.

E poi spazio alle rubriche “Le buone abitudini” ed “Even-

ti e spettacoli”, mentre altre sono di imminente attivazione: Salute e Agricoltura. Insomma, il palinsesto già ricco è destinato a crescere ancora con l’unico obiettivo di informare, sotto ogni punto di vista.

COME ASCOLTARCI.

A casa, a lavoro, in mobilità: Radio Veneto24 è sempre accessibile. Al momento è possibile ascoltare i contenuti attraverso la app scaricabile negli store, con gli smart device attivabili attraverso il comando vocale “Alexa, fammi ascoltare Radio Veneto24”, in streaming dal sito www.veneto24.it. Imminente la diffusione anche nel sistema Dab, destinato ad affiancarsi al “vecchio fm”.

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Alda Vanzan
Regione

“Sindrome da rientro”, i segreti per ripartire alla grande

Lavoro, alimentazione, attività fisica: ricominciare nel segno del benessere

Si torna alla routine quotidiana

Settembre è un mese in genere difficile: ricomincia la routine quotidiana e, dopo le vacanze, è faticoso ritornare a mantenere i ritmi sostenuti della vita di tutti i giorni. La ripresa può essere impegnativa, a volte anche causa di stress – il lavoro, il traffico, le corseeppure qualche piccolo accorgimento per combattere la “sindrome da rientro” e ripartire ritrovando energia e motivazione può essere utile. Il rientro al lavoro e l’organizzazione delle giornate produttive, fra impegni scadenze e appuntamenti, sono passaggi che vanno affrontati gradualmente, per consentire a mente e fisico di riabituarsi alla routine pre-vacanza. Può essere una buona abitudine fare una programmazione compilando delle “to do lists”, “planning” con gli obiettivi da raggiungere nell’arco della giornata. Affinché si possa adempiere a tutti i compiti, è bene partire con pochi obiettivi e cercare di portarli a termine nel modo migliore possibile. E’ utile pensare al mese di settembre come un tempo per “carburare”, incrementando gradualmente la lista delle cose da fare, fino ad arrivare allo standard cui si è abituati. All’interno dei planning vanno inserite anche le attività lavorative. E’ stata dura riprendere a lavorare dopo un periodo di svago e ancora risulta faticoso mantenere i ritmi e gli orari di quando si è a pieno regime; il trucco è vivere questa fase con più serenità possibile, limitando l’ansia e cercando Prosegue alla pag. seguente

SETTEMBRE 2023 on-line: /category/salute/

Tornare a scuola senza avere nostalgia delle vacanze

Si torna alla routine quotidiana

Segue dalla pag. precedente

Ricominciare non è facile per nessuno e, come gli adulti devono riprendere a settembre la loro routine così anche i bambini e i ragazzi devono fare i conti con il tanto temuto inizio della scuola, dopo tre mesi di relax! Le vacanze sono già un ricordo lontano e la campanella di scuola ha già decretato il nuovo inizio ma ancora si fa fatica a trovare il ritmo giusto e la giusta concentrazione: bisogna svegliarsi presto, fare i compiti, studiare…. Ma ci sono anche gli aspetti positivi che rendono piacevole il ritorno a scuola: si ritrovano gli amici, ricominciano le gite, si può stare in compagnia e riprendono le uscite. Se da una parte, però, rivedere i compagni di classe può aiutare ad affrontare meglio la scuola, dall’altra, nonostante i libri delle vacanze estive, non si è più abituati alla routine scolastica fatta di compiti, verifiche, interrogazioni, lezioni… All’inizio può sembrare pesante, ma si può iniziare con il cambiare le abitudini: ad esempio, si potrebbe andare a dormire prima, in modo tale da fare meno fatica a svegliarsi la mattina più attivi per seguire attentamente le lezioni e fare i compiti. Bisogna, poi, sempre iniziare con calma e procedere gradualmente: i primi giorni è possibile ambientarsi facendo lezioni più brevi e meno intense, con un carico più limitato

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di compiti, in modo equilibrato senza eccessi faticosi che possono scoraggiare in partenza. Lo studio, poi, non deve occupare tutto lo spazio nella giornata dei ragazzi che devono poter coltivare le loro passioni.

È bene, dunque, insegnare sia ai più grandi sia ai più piccoli a pianificare la giornata: andare a scuola, fare i compiti dandosi degli orari e delle scadenze, per poi finire all’orario prestabilito e ricompensarsi con un’uscita con gli amici, la pratica di un hobby o di un’attività sportiva.

Lo sport, peraltro, è fondamentale per i ragazzi: aiuta a mantenerli attivi, a sfogarsi e a sviluppare la loro vita sociale.

Per muoversi di più, inoltre, i ragazzi, potrebbero andare e tornare da scuola a piedi o in bici!

Accompagnare l’attività scolastica ad una dieta sana ed equilibrata è fondamentale: mangiare bene migliora lo sviluppo fisico e cognitivo dei ragazzi, aiutandoli a mantenere la concentrazione in classe, durante il pomeriggio mentre studiano e fanno i compiti e anche nelle attività sportive.

Ci può essere l’ansia soprattutto per chi inizia un nuovo percorso e non conosce nessuno e cambia insegnanti; in questo caso, anche se un po’ di paura ci può stare, è bene contenerla e vivere il passaggio con curiosità ed entusiasmo verso nuovi obiettivi di crescita.

di svolgere al meglio le incombenze lavorative, la cui mole all’inizio è bene sia contenuta per poi incrementare con progetti più impegnativi in un secondo momento. Dopo le vacanze, inoltre, è bene tornare ad una sana alimentazione, dopo le concessioni e gli abusi estivi. Questo non significa sottoporsi ad un regime alimentare punitivo e restrittivo, ma semplicemente corretto e bilanciato: una persona che segue uno stile di vita sano tutto l’anno non compromette il lavoro svolto per qualche giorno di relax! Le vacanze, al contrario, possono essere produttive anche da questo punto di vista perché aiutano a ricaricare il corpo e la mente abbassando i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress che è causa, ad esempio, di gonfiore e ritenzione idrica. Non produce risultato ridurre drasticamente le calorie: il corpo e la mente non daranno gli stimoli giusti per le attività della ripresa già di per sé faticosa e impegnativa; al contrario si può optare per una dieta bilanciata nei suoi macronutrienti e con i dovuti sfizi che una volta a settimana sono più che meritati. Non va trascurata l’idratazione che aiuta ad eliminare il gonfiore, a drenare i liquidi in eccesso, ma anche a mantenere il tono muscolare. Si riparte anche con l’attività fisica che scarica le tensioni e fa stare bene. Anche in questo caso il segreto è la gradualità con cui si torna a praticare l’esercizio fisico, per ritrovare lentamente durata ed intensità negli allenamenti, stabilendo degli obiettivi raggiungibili e per questo gratificanti nei risultati non solo sul piano fisico ma anche psicologico. Le sedute di allenamento vanno programmate con cura e nel rispetto dei propri limiti. Riprendere piano piano tutte le attività, iniziando a mangiare sano e facendo movimento, il tutto gradualmente senza imporsi di riuscire a raggiungere immediatamente i livelli precedenti alle vacanze rappresenta dunque un buon inizio. Calma e pazienza, insomma, sono le parole chiave. Può sembrare stressante pensare alla routine quotidiana e questo è il motivo per cui è bene dedicare del tempo al relax ma anche continuare a praticare attività all’aria aperta, proseguendo anche se in modo più limitato ciò che più di frequente si fa nel periodo estivo: uscite, passeggiate, viaggi, senza rinchiudersi drasticamente in spazi chiusi. Fra le attività da praticare all’aria aperta potrebbe essere una buona idea quella di fare un po’ di meditazione; bastano anche pochi minuti al giorno! La meditazione aiuta ad abbassare i livelli di cortisolo e migliora lo stato di salute. Aiuta, insomma, ad affrontare le giornate, soprattutto quelle stressanti, in modo lucido e controllato. Aiuta, inoltre, a migliorare la respirazione e a bruciare gli accumuli di adipe migliorando il metabolismo. Bisognerebbe, poi, per far fronte a giornate piene ed impegnative, dedicare il giusto tempo al sonno: almeno 8 ore a notte gli adulti, 10-12 ore i più piccini. La mattina si è più ricchi di energie, con ricadute positive anche sull’attività cerebrale. Infine, è bene ritagliarsi qualche momento da dedicare a qualcosa che sia appagante e che faccia stare bene: una giornata di shopping per ricompensarsi, una serata fuori con gli amici, un pomeriggio al parco…; insomma ogni tanto è anche giusto dedicarsi una piccola coccola, prendersi del tempo da regalare a se stessi e alle passioni per compensare gli sforzi che si fanno durante l’anno e di cui si capisce la mole proprio al rientro dalle vacanze, quando diventa difficile la ripresa. Per ricominciare e per portare avanti una routine che durerà gran parte dell’anno è bene, dunque, avere equilibrio e consapevolezza, gli eccessi al contrario non aiutano!

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autorevole di Educazione Sanitaria Salute
Rubrica
Giovani e Salute

Intervista. L’amministratore delegato Vincenzo Papes:

Centro di Medicina, un network per la salute al servizio del territorio

Il tema della sanità e dell’importanza di trovare specialisti competenti e strutture adeguate a cui affidarsi è all’ordine del giorno. Vincenzo Papes, amministratore delegato del Centro di Medicina, un network per la salute che conta ad oggi 45 centri medici con oltre 3000 addetti, racconta punti di forza e criticità della sua impresa.

L ei nasce come sportivo nel mondo del calcio e poi si è convertito a imprenditore.Cosa le ha dato l’esperienza precedente come valore aggiunto per poi creare questa realtà?

Innanzitutto la capacità di saper gestire i professionisti, che prima erano calciatori e ora medici, e in secondo luogo la competenza nel coordinare le persone mettendone in risalto le qualità. Il calcio mi ha insegnato il valore della squadra in cui ci sono sia “i migliori”, sia coloro che magari hanno doti meno marcate, ma che restato comunque indispensabili. Oggi abbiamo oltre 3000 addetti tra dipendenti e medici specialisti, ognuno di loro è essenziale all’interno della nostra organizzazione.

Oggi il centro di medicina è una realtà molto conosciuta è affidabile. Come ci siete arrivati?

L’affidabilità nasce prima di tutto dall’apprezzamento da parte delle persone dei nostri servizi. I pazienti provano i nostri centri e scelgono di tornare perché si sono trovati bene. Si tratta di un lavoro che portiamo avanti da anni e che ci ha permesso di costruirci questa immagine. Un vantag-

gio però ci arriva anche dalle strutture, che comunicano anche attraverso l’estetica. Le persone arrivano già con i loro problemi, quindi è importante che si sentano a loro agio e accolte nell’ambiente. Fondamentale è poi la capacità dei dipendenti di trasmettere energia e organizzazione e infine la tecnologia su cui abbiamo sempre investito: il paziente deve accorgersi che nei nostri centri è in un posto sicuro, dove può trovare risposta ai suoi problemi.

Sappiamo che la sanità pubblica ha un problema molto grave di carenza di medici e molti vi accusano di esserne la causa “rubando” i medici al pubblico. Crede che questo sia vero? Il privato sta diventando attrattivo per

coloro che lavorano nel pubblico per vari fattori, ma al contempo non è vero che il privato non ha problemi di personale. Anche noi fatichiamo a trovare professionisti perché la richiesta di prestazioni aumenta e i medici che la soddisfano sono sempre gli stessi. In futuro quindi anche nel privato i pazienti non riusciranno ad avere la prestazione la mattina o la settimana successiva perché mancano professionisti nel campo sanitario. Per questo è necessario togliere il numero chiuso per l’accesso amedicina e aumentare le borse di studio per le specialità che più soffrono la carenza permettendo ai giovani medici di crescere e formarsi.

Un’ultima domanda all’uomo imprenditore. Quanto è difficile fare impresa oggi? Cosa chiede alle Istituzioni per poter continuare a crescere?

Il Centro di Medicina è forse il gruppo più privato di tutti perché è nato come privato e solo successivamente ha acquisito qualche struttura convenzionata. Quindi abbiamo il privato nel nostro Dna. Non abbiamo richieste, a noi interessa solo la possibilità di lavorare senza un sovraccarico di burocrazia, regole certe che ci consentono di continuare ad investire in tecnologie e professionalità.

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“I pazienti scelgono di tornare nei nostri centri”
Vincenzo Papes. Amministratore Delegato di Centro di medicina.

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