La Piazza di Venezia e Mestre - Aprile 2023

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Dopo gli ottimi dati della settimana di Pasqua il direttore generale di Avm Giovanni Seno fa il punto

“IL NOSTRO OBIETTIVO È RADDOPPIARE LA POPOLAZIONE UNIVERSITARIA”

Presentato il progetto Venezia Città campus. Obiettivo: 30mila studenti in più

Com’è difficile spendere bene Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<

n questi giorni sentiamo spesso parlare di soldi, tanti soldi, i fondi del Pnrr. Miliardi di euro che l’Europa ci presta (è bene ricordarlo) per raggiungere una serie di obiettivi che permettano di gettare le basi di quella “next generation” a cui fa esplicito riferimento il piano. Due anni dopo la loro introduzione ci rendiamo conto di quanto sia arduo e incerto impiegare al meglio le generose risorse disponibili.

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segue a pag 5

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Notiziario delle 11:30 Notiziario delle 18:30 Notiziario delle 17:30 del giornale L’INFORMAZIONE LOCALE IL PROGETTO Macchine del caffè nei panifici, è polemica 8 RIQUALIFICAZIONE Nuova vita per l’ex Emeroteca di Mestre 9 OPERE PUBBLICHE Pista ciclabile a Marghera, ok al progetto definitivo 10 CULTURA L’M9 punta sulle grandi mostre e sul digitale 25 EVENTI Artigianato: il saper fare in mostra 24 SPORT Il progetto sociale Reyer Baby tocca quota 130mila kit 26 Servizio a pag. 6
“SERVONO PROVVEDIMENTI DEFINITIVI PER GESTIRE I FLUSSI TURISTICI”
Servizio a pag. 23
APRILE 2023 Periodico d’informazione localeAnno XXX n. 84
di Venezia e Mestre

NOI SIAMO verde

ANTENORE verde

Com’è difficile spendere bene

Identificati e sanzionati i 4 del tuffo in canale

Un tuffo da un tetto di Venezia che aveva indignato la città e non solo. Un gesto che però non è rimasto impunito. Sono serviti solo pochi giorni per consentire alle forze dell’ordine di identificare gli autori del gesto e segnalarli alle autorità di frontiera. Per loro è scattata una multa da 2mila euro. Si tratta di quattro giovani inglesi più un veneziano che avevano messo in scena la bravata postandola sui social media. Per l’unico italiano è scattata una multa da duemila euro per la violazione del regolamento di sicurezza urbana che vieta tuffi, bagni in canale. “Subito duemila euro a testa di multa e valuteremo il risarcimento danni. Grazie alla polizia locale e a quella di frontiera per il grande lavoro svolto. Aspettiamo le scuse pubbliche”, ha commentato il sindaco Luigi Brugnaro sui social. Per i tre inglesi è dunque scattato un ordine di rintraccio: dovessero tornare in Italia verranno fermati in frontiera e trattenuti per la notifica degli atti. “A questi soggetti bisognerebbe dare un certificato di stupidità” aveva tuonato il sindaco il giorno del gesto, cogliendo l’occasione per tornare a fare una richiesta che gli è particolarmente cara: “Bisogna dare più poteri reali ai Sindaci contro i vandali”. Un’indignazione a cui si era accodato anche il presidente del Veneto Luca Zaia: “Adesso basta. Quanto accaduto a Venezia è vergognoso, è un insulto alla fragilità della città e a tutti noi veneti. Fatti del genere vanno puniti con fermezza”. A rivendicare il tuffo era stato, nei giorni successivi, il gruppo inglese “Phat”, che si definisce una “squadra professionista di parkour” di Londra. Su Youtube il gruppo aveva preso di mira lo stesso sindaco, sottolineando di “aver sfidato i suoi avvertimenti”.

Intanto le forze dell’ordine, in collaborazione con la Digos, hanno denunciato per istigazione a delinquere un altro ragazzo che, sempre via aocial, aveva invitato i follower ad andare a Venezia per imbrattare palazzo Ducale.

di Venezia e Mestre

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Questa edizione raggiunge i quartieri di Venezia e Mestre per un numero complessivo di 80.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994;

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Abbiamo in mano un portafoglio pieno di soldi ma spenderli è più difficile del previsto e ormai è una corsa contro il tempo, vista la scadenza del 2026 sempre più vicina. Il governo non intende rinunciare, anche in parte, ai generosi fondi ma sta lavorando alla “rimodulazione” del piano per risolvere le criticità emerse negli ultimi mesi. L’intenzione è quella di eliminare i progetti che non potranno essere portati a termine nel 2026 e destinare le relative risorse ad altri interventi che invece potranno essere conclusi nei termini.

Confindustria non nasconde la preoccupazione e teme che senza una strategia precisa il piano possa arenarsi. Quindi ben venga la trattativa con l’Europa per la rimodulazione. “Il Commissario Gentiloni - hanno dichiarato gli industriali nei giorni scorsi - ha aperto alla possibilità di maggiore flessibilità. Un segnale certamente positivo, ma l’Italia deve comunque dimostrare di essere un Paese credibile, rispettando le scadenze. Bisognerà puntare sui progetti effettivamente realizzabili e non sugli interventi a pioggia”.

Intanto su fronte politico si alza la voce critica delle opposizioni. Il Pd ha chiesto di fare chiarezza in Parlamento: “nella maggioranza è caos totale, basta scaricabarile, basta ritardi”. Il Movimento 5 stelle ricorda che “parliamo di soldi ottenuti con estrema fatica in Europa, dopo un lungo braccio di ferro con i Paesi frugali, risorse che rappresentano un’occasione unica per il rilancio dell’Italia”.

Ditigalizzazione e innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute: queste le sei “missioni”, i sei pilastri del Pnrr da cui discendono gli interventi da finanziare. Ma l’Italia si scontra con delle criticità strutturali proprio nell’impiegare le risorse a disposizione. La Cgia di Mestre ricorda che “secondo la Banca d’Italia, le opere durano un’eternità. Per un intervento medio di 300 mila euro di voglio 4 anni e 10 mesi, per un investimento da 5 milioni i tempi si allungano a ben 11 anni”. Le speranze sono riposte nelle riforme della pubblica amministrazione e nel nuovo codice degli appalti. Ma quanto è difficile spendere bene.

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Si tratta di ventenni inglesi appartenenti al gruppo “Phat” che pratica il parkour
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l’ora di provvedimenti defintivi per gestire i flussi turistici”

“Direi che è andata come doveva andare, sapevamo che la settimana di Pasqua sarebbe stata molto affollata ma non ci sono stati grandi disagi. Certo è arrivato il momento di affrontare la questione dell’afflusso di turisti a Venezia con provvedimenti definitivi”. Giovanni Seno, direttore generale di Avm, è convinto che la situazione vada affrontata senza più tentennamenti. Il continuo rinvio di norme e regole non fa bene alla città. “Il continuo dibattito su questi argomenti rischia di portarci fuori strada. Non capisco per esempio perché ancora ci si stupisca di code e qualche disagio. Ovunque nel mondo, spiagge, monti, città d’arte vengono presi d’assalto bisogna mettere nel conto che ci può essere qualche coda - aggiunge Seno -. A Roma la metropolitana nelle ore di punta è affollatissima, così come a Milano può succedere anche a Venezia”.

Ma i problemi sono solo rimandati, anche quest’anno vista la lunga lista di eventi previsti in città sarà molto “affollato”. “Penso che l’intuizione della Priority (tornelli ai pontili o gestione a terra con stewards e tendiflex) sia stata ottima e mi pare stia funzionando. Per me è l’unica strada da percorrere per cercare di minimizzare i disagi dei residenti che hanno tutto il diritto di vivere nor-

malmente”.

Però c’è chi si lamenta sempre e sostiene che i servizi pubblici non sono sufficienti. “Sarà sempre così, tutti hanno una ricetta in tasca e tutti si sentono in dovere di alimentare polemiche e chiacchiere su questo argomento. Fa parte del gioco. Io sono per fare di più e parlare di meno”.

Sono giorni difficili anche per chi lavora nel settore: “E qui mi sento di ringraziare i lavoratori per la disponibilità e la pazienza che dimostrano

Tornano i Guardians, gli angeli del decoro in piazza San Marco

anche in giorni dove l’afflusso è enorme. Però c’è anche il problema che si fa fatica a trovare personale per lavorare il fine settimana. Il sabato e la domenica vogliono stare a casa ma sono i giorni in cui serve di più manodopera. Bisogna iniziare a pensare a delle soluzioni altrimenti nel tempo diventerà tutto ingestibile. Ripeto serve una visione comune relativa a norme, regole e soprattutto fermezza per attuare e imporre. Girarsi dall’altra parte o usare questo argomento per una questione di “lotta” politica non va bene e alla fine ci rimetteremo tutti”.

Con le vacanze di Pasqua sono tornati in servizio i Guardians in Piazza San Marco. Si tratta di una squadra di 1 1 addetti (9 in area marciana e 2 in area realtina). “E’ un servizio a supporto del turista, in termini di informazione e accompagnamento - spiega l’assessore al Turismo Simone Venturini - ma anche un servizio a tutela del decoro della piazza a fronte di comportamenti che spesso possono essere scorretti. Il compito dei Guardians è raccontare al turista il rispetto e l’unicità della nostra città e, in caso di comportamenti scorretti, avvisare la Poli-

zia locale”. Rivolgendosi agli addetti l’assessore ha poi aggiunto: “Siete chiamati a un ruolo di grande responsabilità, la nostra città è pronta ad accogliere a braccia aperte chi desidera visitarla e rispettarla, entrando in sintonia con la sua bellezza e con i suoi ritmi peculiari”.

Gli “angeli del decoro” fino al 28 maggio saranno in servizio per 8 ore al giorno nei weekend e nei festivi per istruire sulle buone pratiche da tenere i turisti che visitano due delle aree più frequentate della città. A partire dall’inaugurazione del Salone Nautico, prevista il 31 maggio, saranno

invece presenti tutti i giorni. La fine del servizio sarà domenica 5 novembre.

Il briefing di questo pomeriggio è iniziato nella sede della Polizia locale a San Marco per poi spostarsi direttamente nelle zone dove, tra qualche ora, con pettorina di riconoscimento, i Guardians saranno attivi nell’orientare e informare sulle buone pratiche da tenere per rispettare e tutelare una città fragile come Venezia. Durante il servizio saranno in costante collegamento con la Polizia locale e la Smart Control Room. I Guardians saranno presenti per 1 80 giorni all’anno.

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Turismo
I nodi della città. Il punto con Giovanni Seno, direttore generale di Avm, dopo i buoni dati di Pasqua
“È
“L’intuizione della Priority è stata ottima e mi pare stia funzionando”
“Ringrazio i lavoratori per la disponibilità e la pazienza che dimostrano anche in giorni dove l’afflusso è enorme”

Progetto del Comune. L’idea per sostenere i panificatori non piace all’associazione dei pubblici esercenti

Macchinette del caffè nei panifici, ma i baristi non ci stanno

Paolo Stefani, presidente panificatori Venezia:

“Il mio è l’unico forno in tutta San Marco. Hanno paura che la mia concorrenza gli tolga la terra sotto i piedi”

Macchinette per il caffè nei panettieri per permettere ai clienti di fare una sorta di colazione. Il Comune di Venezia ha dato l’ok. Ma è già polemica da parte degli esercenti dei bar, che temono di perdere una parte di clientela.

L’idea di installare nei panifici le macchinette del caffè per fare colazione non piace all’Aepe, l’associazione dei pubblici esercenti. Di fatto il progetto del Comune permetterebbe ai fornai di affiancare al pane, ai cornetti ed altri dolci, gli apparecchi automatici da cui caffè, cappuccino o tè, nel bicchiere monouso o da asporto. I bar

tuttavia non accetterebbero la proposta, preoccupati di vedersi ridurre la clientela.

“Il mio è l’unico forno in tutta San Marco – dice Paolo Stefani, presidente panificatori Venezia –. Hanno paura

L’iniziativa che poi

è sfociata in polemica nasce dalla forte crisi del settore dei panificatori, che in città ha visto ridurre i negozi da un centinaio a circa venticinque

che la mia concorrenza gli tolga la terra sotto i piedi e ci fanno la guerra dicendo che non compreranno più il

pane da noi. Abbiamo perso 2 terzi dei forni in 25 anni, di cosa stiamo parlando?”.

Secondo Stefani invece la presa di posizione a favore della colazione in panificio è stata una provocazione al fine di ottenere l’attenzione dell’amministrazione per tutte le attività artigiane veneziane che stanno scompa-

rendo.

“Non è solo una questione di offrire 1 0 caffè, con questa iniziativa si vuole puntare a portare l’attenzione sulle categorie artigiane veneziane, i pubblici esercizi dicono che non compreranno più il pane da noi? Ci sono 18 forni in tutta Venezia a fronte di un migliaio di bar, non esi-

ste! Proprio loro parlano, che hanno invaso tutta la città con i plateatici. Il lavoro serve a tutti”.

L’assessore al Commercio Sebastiano Costalonga ha presentato gli aiuti ai fornai. La novità dei caffè nei negozi del pane è stata dunque annunciata nel corso di una conferenza stampa cui sono intervenuti l’assessore alle attività produttive e il presidente dei panificatori veneziani, Paolo Stefani.

L’iniziativa che poi è sfociata in polemica nasce dalla forte crisi del settore dei panificatori, che in città ha visto ridurre i negozi da un centinaio a circa a 25, peraltro in difficoltà anche nel trovare la manodopera, o di recarsi al lavoro di notte nella città lagunare. Secondo Stefani gli stipendi sono ancora troppo bassi, per salvare la categoria dovrebbero essere raddoppiati.

www.lapiazzaweb.it 8 Commercio

Nuova vita per l’ex Emeroteca: “Sarà presto la casa degli artisti”

Al via i lavori dello storico edificio di via Poerio che sarà gestito dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, che ne farà sede per alcune attività culturali

Il sindaco Luigi Brugnaro conferma l’intenzione di affidare la gestione della ex emeroteca di Mestre alla Fondazione Musei Civici, che ne farà la sede di alcune delle sue attività culturali.

“Al piano terra si potrà andare a bere il caffè tra i giornali e i libri - anticipa il sindaco - mentre ai piani superiori saranno ospitati degli artisti, che presenteranno le proprie opere o che le potranno elaborare in dei piccoli atelier”. Così il Comune punta a rivitalizzare il pregiato edificio in via Poerio, che si trova nel pieno centro della città ma è chiuso da diversi anni. Le precedenti proposte erano andate in fumo e le gare di affidamento dell’immobile non avevano destato interesse. Questa, secondo il sindaco, potrebbe invece essere l’occasione per restituire uno spazio importante alla città: l’ambizione, infatti, è di rendere l’ex emeroteca

“un luogo vissuto, in particolare per i giovani e per gli anziani”.

L’intervento prevede l’efficientamento energetico dell’immobile oltre ad alcuni interventi comple-

“L’intervento porterà alla riqualificazione del percorso, sia attraverso l’installazione di una nuova illuminazione, sia con l’inserimento di nuove alberature”

mentari e riguarda la zona di ingresso del piano terra e dell’ammezzato e tutto il piano primo e secondo.

Con questi interventi verrà restituita piena funzionalità all’immobile.

La parte degli interventi di riqualificazione energetica riguarda principalmente il rifacimento dei serramenti esterni con nuovi serramenti performanti dal punto di vista energetico, dalla realizzazione di con-

tro parete interna su tutte le murature perimetrale al fine di assicurare adeguata coibentazione termica e dal totale rifacimento degli impianti meccanici ed elettrici con installazione di apparecchiature performanti e in grado di contenere al massimo i consumi energetici. Sono, poi, previsti degli interventi complementari relativi a all’estensione del corpo scala esistente, che attualmente raggiunge solamente il piano primo, con nuova struttura che raggiunga il piano secondo e il sottotetto. A questo si aggiungeranno interventi di riqualificazione dei blocchi servizi igienici esistenti con rifacimento degli impianti idrosanitari e di sistemazione delle finiture quali la realizzazione di nuove pavimentazioni, nuovi controsoffitti e dipinture interne. L’intervento ha un costo complessivo di 2 milioni di euro.

www.lapiazzaweb.it 9 Lavori pubblici Fotografa il QR code e ascolta l’ultimo Notiziario
L’opera. Sono previsti l’efficientamento energetico dell’immobile e una serie di altri interventi
L’ex emeroteca di Mestre

Lavori pubblici. Pronti

Pista ciclabile a Marghera, arrivato l’ok al progetto definitivo

Boraso: “Si tratta di un intervento strategico per la cittadinanza di Marghera perché metterà in sicurezza il collegamento ciclabile verso la nuova piscina”

Èstata approvata dalla giunta comunale la delibera per la realizzazione del progetto definitivo della pista ciclabile di via Delle Macchine – via Pacinotti. Il progetto è finalizzato al miglioramento e all’incremento dell’offerta della mobilità ciclabile nell’area industriale di Marghera attraverso la realizzazione di nuovi percorsi percorribili in sicurezza e in grado di connettere tra loro la Città giardino, la nuova piscina comunale di via delle Macchine, il Parco Scientifico Tecnologico Vega e la pista ciclabile di collegamento alla città di

“L’intervento porterà alla riqualificazione del percorso, sia attraverso l’installazione di una nuova illuminazione, sia con l’inserimento di nuove alberature”

Venezia.

L’obiettivo della sistemazione dei percorsi esistenti e della costruzione di nuovi è quello di ricucire la viabilità esistente andando a collegare la città di Marghera alla città di Venezia e di Mestre.

Il percorso consente infatti la comunicazione tra due aree importanti dell’entroterra veneziano: la città giardino di Marghera, i principali luoghi di interesse dell’area industriale, il Parco Scientifico Tecnologico Vega, situato alle porte della città di Mestre e la pista ciclabile di collegamento alla città di Venezia. Migliorare e incrementare la viabilità ciclabile urbana consente di incentivarne l’utilizzo nell’ambito del territorio comunale di terraferma e contrastare così l’emergenza ambientale. Il collegamento ciclo pe-

donale interessa un tratto di via delle Macchine, via dell’Atomo e via delle Industrie, tutte zone caratterizzate dal transito di mezzi pesanti e attualmente prive di percorsi in sicurezza per i numerosi lavoratori della zona industriale e per i

futuri utenti della piscina comunale.

“Si tratta di un intervento strategico per la cittadinanza di Marghera perché metterà in sicurezza il collegamento ciclabile verso la nuova piscina, da

Il nuovo percorso avrà un’estensione complessiva di 3 chilometri e sarà separato dalle corsie veicolari tramite un cordolo di protezione

e per Marghera, ed inoltre attraverso il percorso via dell’Atomo via delle Industrie ci sarà finalmente un collegamento diretto da e per Venezia – spiega Boraso – L’intervento porterà inoltre alla riqualificazione del percorso, sia attraverso l’installazione di una nuova illuminazione, sia con l’inserimento di nuove alberature”.

Il nuovo percorso che ha un’estensione complessiva di 3 chilometri sarà separato dalle corsie veicolari tramite un cordolo di protezione. Tutti gli interventi previsti si sviluppano su aree pubbliche per le quali non si renderà necessario attivare alcuna procedura espropriativa. Il progetto comporta un investimento di 2 milioni 650mila euro finanziato con fondi europei nell’ambito del Pon Metro 2014-2020.

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a ricucire la viabilità migliorando i collegamenti con Venezia e Mestre

Scuola e diritti. Scontro con la preside del liceo Marco Polo di Venezia

Fratelli d’Italia chiede di bloccare le carriere alias: “Richiesta irricevibile”

Il gruppo di FdI ha sostenuto che la pratica sarebbe contraria al codice penale e ha dunque intimato la dirigente scolastica, Maria Rosa

La preside del liceo Marco Polo di Venezia, Maria Rosa Cesari, ha ricevuto una lettera dai vertici locali di Fratelli d’Italia con una richiesta impressa su carta intestata: quella di interrompere le iscrizioni con “carriera alias”, vale a dire i percorsi scolastici che consentono agli studenti transgender di sostituire il nome anagrafico ricevuto alla nascita.

Anita Menegatto e Andrea Barbini (delegati comunali rispettivamente a “Istruzione” e “Famiglia e valori non negoziabili”) hanno sostenuto che la pratica sarebbe contraria all’art. 479 del codice penale, che punisce la falsità ideologica. E hanno dunque intimato la dirigente scolastica a fermarla, aggiungendo che in caso contrario esporrebbe gli stessi insegnanti ad essere perseguibili di reato. Maria Rosa Cesari, però, non solo rimane sulla sua posizione, ma definisce queste richieste “irricevibili”.

“A prescindere dall’approccio non approfondito e non consapevole, che cita leggi senza che vi siano effettivamente delle connessioni, la cosa che più mi ha irritato sono le conclusioni della mail – afferma -. Dichiarano infatti di ritenere inopportuno che la scuola si faccia

carico di inserire la carriera alias nel Ptof. Loro? Lo ritengono inopportuno? Ma un partito politico a che titolo si sente in diritto di scrivere ad una scuola esprimendosi sul documento che la scuola redige, sentito il consiglio di istituto e il collegio docenti?

Non hanno rispettato i ruoli. Non hanno rispettato l’autonomia. Prima di mandare un documento ad un dirigente scolastico poi dovrebbero

Martella: “La scuola intesa come comunità di persone deve essere messa al riparo da forme di strumentalizzazioni come quelle a cui stiamo assistendo”

capire di cosa parlano. La carriera alias da noi c’è dal 2021 ed è stata approvata all’unanimità delle componenti del consiglio di istituto”. La preside ha dunque scritto una circolare al corpo insegnante, rendendo noto il fatto, e confermando che il liceo proseguirà sul percorso iniziato “perché per noi queste sono questioni etiche, non politiche”.

“Di fronte a un’ingerenza grave e del tutto inaccettabile ho presentato una interrogazione al ministro dell’istruzione Giuseppe

Valditara per chiedere quali iniziative intenda assumere per difendere il principio dell’autonomia scolastica del Liceo artistico Marco Polo di Venezia - afferma il senatore e segretario regionale del Partito Democratico Veneto, Andrea Martella -. Ho inoltre chiesto se non ritenga di dover stigmatizzare le azioni poste in essere da parte di movimenti e forze politiche nei confronti della dirigente scolastica rispetto a strumenti come la carriera alias, comunque attivabili a tutela di persone e famiglie che ne hanno fatto

o intendono farne richiesta. Riteniamo che le iniziative mosse nei confronti del liceo Marco Polo siano davvero gravi e motivate solo da ra-

Sambo: “Ancora una volta sui diritti la società civile guarda avanti, mentre la destra non sa fare altro che remare controcorrente”

gioni ideologiche. La scuola intesa come comunità di persone deve essere messa al riparo da forme di strumentalizzazioni come quel-

le a cui stiamo assistendo”. “Abbiamo presentato una mozione (sottoscritta dal Partito Democratico e da altre forze di opposizione) per esprimere solidarietà al liceo Marco Polo e condannare con forza l’ingerenza di Fratelli d’Italia nelle attività della scuola – scrive Monica Sambo, segretaria del Pd veneziano - Ancora una volta sui diritti la società civile guarda avanti, mentre la destra non sa fare altro che remare controcorrente. Il Comune esprima solidarietà al Liceo Marco Polo e condanni le azioni di FdI”.

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Politica

Il progetto. Protagonisti saranno gli studenti tra i 15 e i 18 anni delle scuole secondarie superiori

“Marinando la scuola”: i giovani imparano a navigare in sicurezza

tà porta con sé e che non può non investire le nuove generazioni”.

Ed ucare i conduttori e i passeggeri di unità da diporto, comprese quelle che non richiedono il possesso di patente nautica, ad una fruizione responsabile delle acque lagunari, trasmettendo nozioni di base relative al primo soccorso e alla gestione delle situazioni di emergenza.

È l’obiettivo del progetto

“Marinando la scuola”, che vedrà la collaborazione di numerose istituzioni – tra cui le Municipalità, Capitaneria di Porto di Venezia, Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche, polizia locale, guardia costiera, guardia costiera ausiliaria, polizia di Stato, carabinieri, vigili del fuoco, guardia di finanza.

“Dopo una prima illustra-

zione oggi in occasione della 6^ edizione della Giornata internazionale del mare - ha evidenziato Alberto Sonino, amministratore di Vento di Venezia -. ‘Marinando la scuola’ verrà presentato anche in occasione della prossima edizione del Salone Nautico e dei Port days, per prendere avvio concretamente durante il prossimo anno scolastico”.

“Un’iniziativa – ha commentato l’assessore alla Mobilità Renato Boraso – dal grande valore civico. La navigazione in sicurezza nella nostra La-

L’iniziativa coinvolge enti, istituzioni e forze dell’ordine guna ha un’importanza fondamentale”. Il corso, teorico e pratico, mira a formare ed educare i giovani tra i 15 e i 18 anni delle scuole secondarie superiori, che aderiranno al programma didattico, su: legislazione e regolamenti, pericoli della navigazione, rispetto dell’ambiente lagunare, gestione de-

gli incidenti, nautica da diporto e cultura marinaresca.

“Attraverso gli Itinerari educativi – ha sottolineato in un messaggio l’assessore alle Politiche educative Laura Besio – entriamo nelle scuole con temi e situazioni che stanno a cuore all’amministrazione. Uno di questi è il mare. Un’attenzione che tutta la cit-

Gli appuntamenti in aula si terranno a scuola, in orario curricolare, e avranno una durata di dieci ore. Le esperienze pratiche si svolgeranno all’Isola della Certosa per le scuole di Venezia e al parco san Giuliano per gli istituti di Mestre.

Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Fulvio Lino Di Blasio e dal comandante della Capitaneria di Porto, Piero Pellizzari, che hanno evidenziato come l’attività risponda a molteplici obiettivi: promuovere la cultura del mare, ridurre gli incidenti, limitare le infrazioni, sostenere le azioni virtuose mettendo il mare al centro dell’attenzione con un bilanciamento di tutte le attività che insistono sulla Laguna.

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“Un’attenzione al mare che tutta la città porta con sé e che non può non investire le nuove generazioni”

Quattro influencer veneziani

nella squadra ingaggiata da Zaia

“Sono l’orgoglio del Veneto. Amano il Veneto e sono orgogliosi di poterlo raccontare e rappresentare nei social network”

“S ono l’orgoglio del Veneto. Amano il Veneto e sono orgogliosi di poterlo raccontare e rappresentare nei social network. Sono 28 Veneto Creators e oggi, assieme a loro, la Regione del Veneto dà il via ufficiale alla sfida digitale che racconterà tutto ciò che di più bello e inedito è custodito nelle sette province”. Lo ha detto il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, annunciando il progetto Veneto Creators. Un progetto che sarà coordinato da Veronica Civiero, esperta in comunicazione digitale, fondatrice della pagina ViralVeneto e da Nicola Canal, “Canal il Canal”, influencer e creator tra i più famosi e affermati del Veneto. Lui sarà la voce narrante dell’iniziativa accompagnando provincia per provincia il lavoro delle squadre.

“Ogni gruppo ha un suo tema che diventerà contenuto digitale e virale - prosegue Zaia -, su Instagram o TikTok. Dall’enogastronomia alla natura, passando dalla storia all’arte e usando anche la lingua veneta che fa parte del nostro patrimonio. Toccheranno sia gli aspetti culturali, sia le tematiche importanti come la sostenibilità e l’inclusione. I creators, in questo viaggio di tre mesi, saranno supportati dalle DMO e dai Consorzi di Promozione turistica, una sinergia che darà anco-

ra più valore a ogni singolo luogo. L’obiettivo è che 28 voci creative propaghino il loro messaggio, per migliaia di volte, grazie all’interazione nei social”.

Fino al 7 giugno le sette squadre creeranno i contenuti, due video per ogni creator ed un contenuto di squadra. Alla fine dell’attività verranno premiati i tre

Fino al 7 giugno le sette squadre creeranno i contenuti, due video per ogni creator ed un contenuto di squadra

team che si saranno distinti nella comunicazione e per i loro contenuti.

“Non solo carta stampata e televisione: la promozione delle eccellenze del territorio è sempre più affidata al web. Sono proprio i giovani, con un linguaggio moderno, a poter essere gli ambassador del nostro Veneto. Una promozione spontanea, vivace che non impegna il bilancio regionale in costose campagne pubblicitarie – conclude il presidente del Veneto -. Questa è la sfida digitale che impegnerà il Veneto nelle prossime settimane”.

Il Team Venezia è composto da:

Alice Guerra

Avete mai visto twilight tradotto in Veneto? E se vi

dicessimo che il Twilght Veneto raggiunge più di un milione di visualizzazioni? Se volete una ventata di freschezza sulle pagine di Alice troverete parodie che , facendoci sorridere, hanno l’obiettivo di valorizzare il nostro territorio.

Mestre vs Venezia? Carlotta Berti Veneziana doc, se poi andrete a stringerle la mano, state particolarmente attenti a come parlare dialetto, Carlotta infatti su Instagram e TikTok mette a confronto i diversi dialetti veneti oltre a raccontare la sua venezianità senza filtri.

ElNisioeto

Li abbiamo scoperti per caso e ci siamo innamorati dei loro contenuti, voi sapete cosa sono i nisioeti? Sono i cartelli bianchi che definiscono le calli e i campi di Venezia, il loro obiettivo è quello di spiegarli… tutti! Sono partiti da pochissimo e hanno già pubblicato 178 video :)

Nikoeteo

Nicolò e Matteo, raccontano la loro vita di coppia a Venezia con ironia. Vanno a caccia di leggende e misteri con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale. Hanno anche un cane, Dax che spesso compare nei loro contenuti, girano in barchino quindi potete incrociarli tra i canali :)

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L’iniziativa. Sfida social tra le province per raccontarne le sue bellezze

Ambiente. Interventi possibili grazie a un finanziamento della Regione di 5 milioni di euro

Riqualificazione del Marzenego: lavori conclusi per il primo lotto

Già affidati, intanto, anche i lavori per il secondo e terzo lotto finanziati con 16 milioni di euro, che riguarderanno l’Osellino

L avori conclusi – per lo meno nel primo lotto –per uno dei principali progetti di riqualificazione ambientale a Mestre, quello del basso corso del fiume Marzenego/ Osellino, ma non tutti sembrano essere soddisfatti della situazione creatasi. Sono terminati a fine marzo i lavori, iniziati a giugno del 2021, del primo intervento sul fiume Marzenego gestiti dal consorzio di bonifica Acque Risorgive con un finanziamento concesso dalla Regione del Veneto pari a 5 milioni di euro, prima tranche di un più ampio progetto dal costo totale di 27 milioni, fondi della Legge speciale per la riqualificazione del tratto del fiume da ponte Vespuccialla foce.

Con questo primo lotto sono state realizzate la rimodulazione dell’alveo fluviale con creazione di una varice tra i ponti di via Pertini e di via Orlanda e il rifacimento del manufatto alle Rotte per migliorare la qualità delle acque che finiscono in laguna e contemporaneamente il collegamento tra la terraferma e la navigazione lagunare, dissuadendo le alte velocità.

I lavori hanno già portato alla riapertura della nuova passerella sul manufatto alle Rotte e al transito lungo la varice di via Pertini, realizzate grazie anche al recupero degli stessi materiali di scavo. Già affidati, intanto, anche i lavori per il secondo e terzo lotto finanziati con 16 milioni di euro, che riguarderanno la sistemazione dell’Osellino nel tratto di circa 4 chilometri compreso tra il parco San Giuliano e la foce di Tessera.

A seguire, ma ancora in fase di aggiudicazione, il quarto e finale lotto, i cui lavori interesseranno il territorio tra il ponte Vespucci e il ponte di via Pertini, il tutto con al massimo due anni di lavoro.

Proprio questi ultimi due momenti, però, stanno creando lamentele, dato che in previ-

sione – e senza alcuna alternativa possibile – con la loro conclusione lo sbarramento alle Rotte all’altezza di forte Manin verrà chiuso. Soluzione che pare inevitabile, dato che il progetto aveva già subito una modifica nel 2013 con l’eliminazione della chiusa a Tessera. Le conseguenze del mancato sbarramento, spiegano i tecnici, porterebbero

all’impraticabilità del tratto di fiume tra Campalto e Tessera per l’interramento dovuto ai sedimenti. Unica soluzione, dunque, al termine dei lavori tra due anni, por-

Tante iniziative per la pace contro i conflitti nel mondo

te chiuse durante l’inverno, salvo situazioni di piena del fiume ed aperte per qualche ora solo durante le giornate estive.

Tornano in città le iniziative legate alla pace, che quest’anno si concentreranno su due scenari di guerra e sulle conseguenze in particolare per la vita delle donne. Ha già avuto un ottimo riscontro l’apertura delle iniziative di inMARCIA per la pace 2023 che quest’anno riflette su due scenari di guerra (quello ucraino e quello mediorientale - Siria - Turchia - Iraq - Iran) osservandoli per le conseguenze che hanno nella nostra quotidianità ma anche cercando di capire come le donne sono presenti ed agiscono in questi conflitti e come sono persone portatrici di Pace.

Il primo incontro introduttivo si è tenuto il 4 marzo, all’M9 (Museo del ‘900) a Mestre, con Alessandra Russo e Bruna Bianchi che hanno aiutato ad approfondire lo scenario ucraino. Ed ora l’appuntamento è fissato per il 22 aprile, alle ore 17,30, presso il teatro villa belvedere, a Mirano dove si terrà il secondo incontro che approfondirà lo scenario mediorientale con particolare attenzione alla questione kurda.

A seguire, a Mestre un momento di festa sia per conoscere la cultura kurda che per condividere con i fratelli mussulmani la festa di fine ramadan. Il clou, ovviamente, il 6 maggio con la conclusione delle azioni della pace con l’annuale “inMARCIA per la PACE” che quest’anno congiungerà due luoghi simbolo del femminile a Venezia, Ca’ Loredan, abitazione della prima donna laureata, con il monumento alla partigiana. Per informazioni e adesioni alla marcia, mail info@ inmarciaperlapace.it oppure 3286338340. (m.t.)

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Massimo Tonizzo

Mestre. Dopo i furti in chiesa e in canonica a Santa Rita il sacerdote andrà a Zelarino

Il parroco chiede il trasferimento

Don Franco Gomiero, utra ottantenne, era stato vittima di minacce da parte di un ladro nella sacrestia

Alla fine, non ha resistito alla insicurezza per i furti subiti e, complice anche l’età avanzata, pure l’anziano parroco del quartiere Piave ha chiesto il trasferito dopo la rapina in sacrestia.

La criminalità a Mestre fa un’altra vittima, con un caso che questa volta desta ancora più scalpore per la persona coinvolta. Si tratta infatti di don Franco Gomiero, prete di più di ottant’anni che abitava fino a poco tempo fa nella canonica della chiesa di Santa Rita a Mestre, e che è stato vittima di uno sgradevole episodio. A marzo, infatti, si era trovato di fronte in sacrestia un ladro che lo aveva minacciato con un coltellino facendosi poi consegnare i soldi delle offerte dei fedeli, circa seicento euro, dalla cassaforte. Ora, don Franco traslocherà. Quella casa e quella chiesa

non appaiono più sicure per un anziano, e il prete sarà trasferito nella parrocchia di Zelarino, come deciso dal Consiglio pastorale della “collaborazione di via Piave” che unisce le parrocchie di S. Maria di Lourdes e Santa Rita, assieme con don Daniele Memo, vicario per la Pastorale, e don Natalino Bonazza, vicario foraneo di Mestre.

Don Franco, ancora scosso per l’accaduto, sarà a breve aiutato dai parrocchiani nel passaggio alla nuova destinazione, mentre per le parrocchie del quartiere è previsto un significativo “giro di vite”. A santa Rita è già stata installata una telecamera di sicurezza, e la parrocchia aprirà solo in occasione delle messe per impedire l’accesso di altri malintenzionati.

“Per ora – spiega don Marco Scaggiante – siamo riusciti a

Addio a Franco Scopinich, la voce e il sound della città

Era uno tra gli uomini che hanno creato il mondo della musica a Mestre. È morto in casa Franco Scopinich, fondatore di Radio Base San Marco club e del negozio “Il disco d’oro” in viale San Marco, nonché produttore, musicista e dj.

dall’estero alla ricerca di vinili introvabili altrove e poi impianti stereo, materiali per DJ e per trasmettere.

risalire a chi entrava in chiesa per rubare le elemosine, che però non è la stessa persona che ha minacciato don Franco. Il quartiere vuole dare un forte segnale, quello che noi non siamo rassegnati alla violenza ma pronti a denunciare. La collaborazione con le forze dell’ordine è fondamentale per migliorare la situazione”.

Nato a Venezia 76 anni fa, si era trasferito a Mestre con i genitori a 12 anni. Negli anni ha sempre lavorato come disc jockey in locali e in occasione di eventi. Nel 1977 è stato tra i fondatori di Radio Base San Marco, una delle prime radio a trasmettere nella zona di Mestre, insieme a Radio Venezia e Radio Mestre Centrale.

Franco Scopinich, per tanti appassionati del vinile, è stato soprattutto il titolare di “Il Disco d’Oro” in viale San Marco, un negozio dove si trovavano dischi rari: non era raro trovare appassionati provenienti anche

Scopinich aveva creato il gruppo Facebook “Mestre Evolution”, dove pubblicava immagini storiche della città, apprezzate anche dai collezionisti. E’ stato legato per molti anni alla compagna Laura “Mic Mac”, con cui aveva condotto alcune trasmissioni radiofoniche. La donna scomparsa il 22 marzo di 5 anni fa. Da quel giorno e con frequenza l’uomo pubblicava messaggi d’amore dedicati a lei, l’ultimo del 22 marzo scorso recitava: “Da cinque anni viviamo in dimensioni diverse. Attendo che il destino si decida a riunirci”.

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La chiesa di Santa Rita a Mestre
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Fondazione Venezia Capitale della Sostenibilità. Presentato il

Nuovi corsi e opportunità per raddoppiare il numero degli studenti

Brunetta: “Vogliamo raggiungere in 5-10 anni la percentuale media europea di studenti rispetto alla popolazione delle città universitarie. In numeri vuol dire 30mila studenti in più provenienti da tutto il mondo”

Nei giorni scorsi si è svolta a Venezia una riunione, rigorosamente a porte chiuse, tra tutti i soggetti fondatori della Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità alla presenza del Ministro per l’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini. L’obiettivo, certamente molto suggestivo, raddoppiare, nell’arco di cinque –dieci anni, la popolazione universitaria veneziana anche attraverso l’attivazione di un centinaio di nuovi corsi.

Il presupposto dal quale parte la Fondazione è che soltanto attraverso l’Università si possa trasformare la città sia in termini culturali e sociali sia urbanistici. Si parla di recuperare oltre 5 milioni di metri quadri nell’area compresa tra la Stazione Marittima, via Torino a Mestre e l’area post industriale di Marghera. L’investimento? Decisamente importante. Circa 4 miliardi di euro tra fondi Pnrr, pubblici e privati. “Non ricordo un incontro su un progetto concreto di tale rilevanza negli ultimi decenni - ha detto il Presidente della Fondazione, Renato Brunetta - e una tale “congiunzione astrale” di pareri favorevoli, degli enti e aziende coinvolti, ma

soprattutto di Stato, Regione e Comune. Con il progetto “Venezia città campus” vogliamo raggiungere in 5-10 anni la percentuale media europea di studenti rispetto alla popolazione delle città universitarie. In numeri vuol dire 30mila studenti in più provenienti da tutto il mondo perché i corsi di laurea saranno tutti innovativi ed esclusivi.

L’investimento?

Circa 4 miliardi di euro tra fondi Pnrr, pubblici e privati

Ma la presenza delle più importanti imprese e multinazionale nella Fondazione fa sì che sul territorio ci saranno anche importanti investimenti e quindi parte di quei temporanei diventeranno residenti permanenti”.

Ovviamente rimane il nodo dei finanziamenti. Certamente i fondi europei dovranno avere un ruolo importante così come il Ministero che approvando i nuovi corsi garantirà anche il contributo economico necessario. Determinante, però, sembra essere il ruolo del privato. Secondo il presidente Brunetta la

montagna da scolare è certamente impegnativa, ma non invalicabile. Nell’arco del prossimo mese sarà la Fondazione a chiedere a tutte le imprese fondatrici e cofondatrici una ricognizione dei fabbisogni di capitale umano per investire a Venezia: sarà questo “report” quello che permetterà all’Università di individuare i corsi per i quali chiedere attivazione e relativo finanziamento. Ma chi finanzierà questa trasformazione che potrebbe essere epocale? Il Pnrr certamente avrà un ruolo importante e così il Ministero dell’Università, che con l’attivazione dei corsi provvederà anche al finanziamento. Ma conta molto la parte privata.

“Il problema vero di Venezia – ha concluso Brunetta - è che la sua economia turistica ha un bassissimo valore aggiunto e noi vogliamo portare attività ad alto valore aggiunto, insediarle accanto ai poli universitari e di ricerca”.

E saranno proprio queste attività ad alto valore aggiunto quei capitali privati che serviranno a produrre la chiusura del cerchio e a integrare le risorse europee e pubbliche necessarie per rendere possibile tutto questo.

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progetto “Venezia città campus”

All’Arsenale. Il

Artigianato: il saper fare in mostra

Proprio come il Salone nautico, questo evento intende diventare un appuntamento fisso per essere motore trainante di un segmento di economia locale, legata agli antichi mestieri, che necessita di essere sostenuta

Èpartita la macchina organizzativa che vedrà approdare all’Arsenale di Venezia, dal 28 settembre all’1 ottobre, la prima edizione del Salone dell’Alto Artigianato Italiano, un evento unico che celebrerà l’arte e l’artigianato italiano nel cuore della laguna, culla di antichi mestieri e di un saper fare tramandato nei secoli. Una fiera fortemente voluta dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, per valorizzare e promuovere i maestri artigiani italiani e, al contempo, aprire sempre di più il compendio dell’Arsenale ad un maggior numero di eventi pubblici di alto profilo così come richiesto dal contesto storico.

Così come è accaduto per il Salone Nautico Venezia, giunto ormai alla quarta edizione che si appresta ad aprire i battenti dal 31 maggio al 4 giugno, anche il Salone dell’Alto Artigianato Italiano intende diventare un appuntamento fisso per essere motore trainante di un segmento di economia locale, legata agli antichi mestieri, che necessita di essere sostenuta di fronte alla competizione globale.

“Venezia, con il Salone dell’Alto Artigianato Italiano, celebra l’eccellenza italiana e ha deciso di far-

lo proprio all’Arsenale che incarna la tradizione veneziana e ha rappresentato, per secoli, il luogo della supremazia ingegneristica della Venezia Serenissima a livello mondiale - dichiara il sindaco Luigi Brugnaro

-. Un simbolo di tutti i veneziani diventa così il perfetto contesto per dare la possibilità ai migliori artigiani d’Italia di dare sfoggio della loro eccellenza ad un pubblico sia nazionale che internazionale. Una mano tesa a tutti coloro che, giorno dopo giorno, si rimboccano le maniche per fare del “Made in Italy” un motivo di orgoglio per l’intero Paese. Vi aspettiamo numerosi perché all’Arsenale dal 28 settembre all’1 ottobre andrà in scena la migliore Italia”.

Promosso dal Comune di Venezia e organizzato da Vela spa, il Salone dell’Alto Artigianato Italiano si terrà all’interno delle Tese dell’Arsenale, che faranno da cornice alle opere d’arte esposte dai maestri artigiani provenienti da diverse regioni.

Durante il Salone, ci sarà l’opportunità di scoprire il meglio del saper fare nelle diverse categorie: dalla ceramica ai tessuti pregiati, dalle opere in vetro soffiato alle pietre preziose, dai gioielli

ai mobili solo per citarne alcuni. Quello che fu il cuore pulsante dell’arte navale e della marineria della Serenissima, diventerà, quindi, per quattro giorni una vetrina privilegiata per ammirare e acquistare una selezione di

manufatti di altissima qualità dal design originale. La manifestazione sarà inoltre l’occasione per incontrare gli artigiani, scoprire la loro storia e il processo creativo che sta dietro alla nascita di ogni singolo oggetto

attraverso workshop, eventi e conferenze per approfondire le tematiche relative all’artigianato e all’arte, per scoprire le ultime tendenze e le innovazioni del settore.

Corre l’export nella città metropolitana di Venezia

Corre l’export nella città metropolitana di Venezia, tanto da recuperare e superare i livelli pre-pandemia (+39,7%). A trainare le esportazioni, nel 2022, sono stati il settore calzaturiero, che rappresenta il 1 0,2% delle esportazioni e cresce nei volumi del 27,3% rispetto al 2021 (+17,2% sul 2019), ed il settore bevande, con un peso del 7,1% sull’export provinciale e una percentuale in crescita rispetto all’anno precedente del 9,9%.

“Non può che far ben sperare la crescita delle esportazioni – commenta Massimo Zanon, Presidente della Camera di Com-

mercio di Venezia Rovigo – significa che l’economia, nonostante le difficoltà che stiamo incontrando, tiene e che le aziende dimostrano grande resilienza e volontà di espandersi. L’istituzione della ZLS – Zona Logistica Semplificata Porto di Venezia Rodigino, avvenuta ufficialmente a fine marzo, non potrà che portare ulteriori benefici ai territori interessati dando impulso alle aziende che vi investiranno. Inoltre, la ricerca e le nuove tecnologie negli ambiti dell’Industria 4.0, della produzione di energia da fonti rinnovabili e delle comunità energetiche consentiranno di aumentare l’efficienza

delle imprese e di ridurre i costi.”

In un quadro di incertezza economica globale causato dalle ripercussioni legate al conflitto russo – ucraino e dalla progressiva stabilizzazione della situazione sanitaria mondiale, i valori delle esportazioni della provincia di Venezia nel 2022 si attestano a 6,9 miliardi di euro, in crescita del 31 ,7% sul 2021 e del 39,7% sul 2019. La crescita è pressoché generalizzata in tutti i settori.

La voce merceologica che in percentuale cresce di più è costituita dagli aeromobili e veicoli spaziali che registrano un +233,5% sul 2021 e un +223,4% sul 2019.

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sindaco Brugnaro: “Dal 28 settembre all’1 ottobre andrà in scena la migliore Italia”
Economia
Giacomo Franchin

Presentato il programma del 2023. Nascerà un nuovo spazio riservato ad allestimenti

“immersivi”

L’M9 punta sulle grandi esposizioni e investe sulla didattica digitale

Collezione permanente, mostre temporanee e didattica digitale. Si muove su questi tre filoni la programmazione delle attività 2023 di M9 – Museo del 900. Un calendario importante che punta a posizionare la sede espositiva al centro dell’attenzione nazionale e internazionale e qualificarne il ruolo quale riferimento per scuole, famiglie e imprese del territorio. Un impegno che, come ha sottolineato la presidente della Commissione consiliare Cultura del Comune di Venezia, Giorgia Pea, si svolge nell’ottica di fornire opportunità culturali ai visitatori che frequentano Mestre. Nella conferenza stampa di presentazione, i vertici del museo hanno dettagliato il calendario delle iniziative. In primis il potenziamento della mostra permanente, con l’apertura di M9 Room. Un nuovo spazio riservato ad allestimenti “immersivi”, ricavato all’interno del primo piano del museo, e che ospiterà una serie di esposizioni a tema, complementari alla mostra permanente, in cui le più moderne tecnologie e tecniche espositive daranno vita ad allestimenti capaci di attrarre e coinvolgere il pubblico di bambini e adulti. In merito alle mostre tempo-

ranee si parte subito con un omaggio a un gigante dell’arte cotemporanea del XX sec. Dal 5 maggio al 26 novembre, arriva “Rivoluzione Vedova” ideata e progettata dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, dedicata ad Emilio Vedova.

Nel 2024 invece spazio al design, con una sintesi inedita tra digitale, arte e fisicità mentre nel 2025 si punterà ad una altra mostra monografica. Infine, a cavallo tra 2025 e 2026, si potrà ammirare un’esposizione sul tema dello sport organizzata in concomitanza con i Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026.

Attenzione puntata sulla formazione con il progetto M9 Steam, che vedrà l’attivazione di un programma di laboratori didattici focalizzati su scienza, tecnologia, in-

Un calendario importante che punta a posizionare la sede espositiva al centro dell’attenzione nazionale e internazionale e qualificarne il ruolo quale riferimento per scuole, famiglie e imprese del territorio

gegneria, arti e matematica costruito sull’esperienza pluriennale del museo rispetto a laboratori di robotica e didattica digitale. L’iniziativa posizionerà M9 come una delle maggiori realtà di formazione Steam a livello regionale, ponendosi a servizio delle scuole del territorio. In quest’ottica si consolidano alcune collaborazioni strategiche con le istituzioni del territorio quali l’Ordine degli Architetti, il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, l’Orto botanico dell’Università di Padova. Infine è stato tracciato un bilancio di “Ritroviamoci in M9”, bando lanciato lo scorso giugno rivolto ad onlus che prodotto 15 progetti in ambito sociale e culturale in grado di raccogliere l’interesse e la partecipazione attiva dei cittadini e della comunità locale.

L’Iran di Nasim Marashi: l’incontro al Festival Internazionale della Letteratura a Venezia

Il 30 marzo scorso Nasim Marashi, autrice iraniana classe 1984, è salita sul palco dell’Auditorium Santa Margherita, in occasione del Festival Internazionale di Letteratura a VeneziaIncroci di Civiltà, che aveva per temi quest’anno l’identità, il razzismo, il rapporto tra l’individuo e gli altri, e la sostenibilità ambientale.

Insieme alla professoressa Daniela Meneghini, docente di Lingua e Letteratura Persiana a Ca’ Foscari, Marashi ha parlato del suo libro Payiz fasl-e akhar-e sal

ast (L’autunno è l’ultima stagione dell’anno), edito in Italia nel 2021, ma è stata l’occasione anche per riflessioni di più ampio respiro, sul ruolo della letteratura, sul suo mestiere di scrittrice, sulla condizione delle donne a Teheran e sulla vita da esuli, non sempre o non per forza fatta di umiliazione e rimpianto come vorrebbe lo stereotipo.

Marashi, con alle spalle una formazione da ingegnere meccanico, è giornalista, scrittrice e sceneggiatrice. Nel suo romanzo corale rac-

conta le storie di tre donne intorno ai trent’anni, Leila, Roja e Shabane, le cui vite si intrecciano in una Teheran divisa tra passato e futuro, città verso cui l’autrice nutre sentimenti contrastanti. Il libro nasce inizialmente come reportage, quando nel 2009, da giornalista, avrebbe dovuto raccontare la stagione delle proteste in Iran nota come onda verde, ma si tramuta ben presto in romanzo, in quanto “solo la letteratura poteva costruire la realtà sfaccettata” che aveva in mente.

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Umana Reyer. Un’iniziativa pensata per promuovere lo spirito sportivo

Il progetto sociale Reyer Baby tocca quota 130mila kit distribuiti

Grazie a Reyer Baby il neonato potrà partecipare agli eventi dal vivo dell’Umana Reyer gratuitamente fino al dodicesimo anno di età

Reyer Baby è un progetto dell’Umana Reyer avviato nella primavera del 2007. Un’iniziativa pensata e fortemente voluta dalla società sportiva orogranata che prevede la consegna gratuita a tutti i neonati presso le strutture ospedaliere del territorio metropolitano del cofanetto “Benvenuto al mondo”, contenente una maglietta da neonato della Reyer, una lettera di descrizione dell’iniziativa, in cui si promuovono i sani valori dello sport, tradotta in inglese, francese, rumeno, cinese e arabo, dove i genitori trovano le indicazioni per sottoscrivere una tessera Baby Supporter.

Un progetto che ha superato quota 130.000 kit e che è stato festeggiato con una serata particolare al Bowling Iguazù a Mirano, un evento dedicato ad ostetriche, capo sala e primari dei reparti di ostetricia-ginecologia, e ai direttori generali delle Ulss di cui fanno parte gli ospedali SS. Giovanni e Paolo di Venezia, Dell’Angelo di Mestre, Padova, Mirano, Chioggia, San Donà di Piave, Camposampiero, Oderzo e Portogruaro.

La serata è stata caratterizzata da una cena informale e, soprattutto, dalle sfide a bowling che hanno visto

protagonisti i dipendenti degli ospedali (omaggiati con un cadeau Reyer, Salviati e Terrida) e le giocatrici e i giocatori dell’Umana Reyer. Un evento in cui si è creato senso di appartenenza e di coesione, quando il team rappresentante i reparti di Ostetricia-Ginecologia e Pediatria dell’Ospedale di San Donà ha alzato la coppa del torneo di bowling, una serata di team building per tutti. Reyer Baby è un progetto che esiste grazie alla collaborazione e alla dedizione dei direttori generali delle Ulss coinvolte, dei primari di reparto, le caposala e tutte le ostetriche che ogni giorno consegnano i kit alle famiglie nel giorno delle dimissioni dall’ospedale. La lettera di benvenuto tradotta in quattro lingue diverse, inglese, francese, rumeno cinese e arabo, vuole dare un messaggio di inclusione indipendentemente dalle diverse culture e nazionalità dei neonati e delle loro famiglie. L’integrazione è uno dei valori fondamentali dello sport, così grazie a Reyer Baby il neonato potrà partecipare agli eventi dal vivo dell’Umana Reyer gratuitamente fino al dodicesimo anno di età.

Grande

per la prima edizione della “Mestre School Cup”

È stata un successo la prima edizione della “Mestre School Cup”, il torneo di calcio organizzato da asd Emmetre, e Csi di Venezia, con la collaborazione dell’ac Mestre del presidente Serena e col patrocinio della Città metropolitana di Venezia. Nella finale, nello storico stadio “Francesco Baracca” erano presenti sugli spalti oltre 1 000 studenti a tifare nelle due parti-

te che hanno decretato il vincitore di questa prima edizione che sicuramente avrà un seguito. Ad alzare il trofeo, l’istituto “Gritti” che si è imposto sul Luzzatti per 4 a 2. La finalina, è stata vinta dall’Algarotti sul Morin, col punteggio di 2-1. A sfidarsi, fino all’epilogo delle quattro migliori, 12 istituti superiori, per un totale di circa 270 ragazzi, tra i 15 ed i 19 anni.

Il “Gritti” quindi, ha inciso il primo nome sull’albo d’oro di questa manifestazione che, visto il grande successo riscontrato, è destinata a crescere, diventando un vero punto di riferimento per lo sport giovanile. È stata, la giornata delle finali, una bella festa di sport e aggregazione e lo stadio “Baracca” di Mestre un punto di riferimento per la città e i suoi giovani. (c.a.)

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Cristiano Aggio
Sport
successo Alcuni momenti della serata dedicata all’iniziativa Reyer Baby.

#Regione

L'intervista. Il senatore Raffaele Speranzon è vice presidente vicario del gruppo Fratelli d’Italia a Palazzo Madama

“Dal taglio del cuneo fiscale ai bonus Il nostro aiuto a famiglie e imprese”

Il recente taglio al cuneo fiscale, che dovrebbe alleggerire il peso delle tasse per i lavoratori con i redditi più bassi, è l’ultimo dei provvedimenti adottati dal governo per fronteggiare mesi ancora impegnativi per i conti di famiglie e imprese. Sarà sufficiente? Che altro fare? Ne parliamo con il senatore veneziano Raffaele Speranzon, che a Palazzo Madama è anche vice presidente vicario del gruppo di Fratelli d’Italia.

Senatore, qual è il fronte più caldo che vede impegnato il governo Meloni?

Stiamo lavorando soprattutto sulla riduzione delle tasse, per questo abbiamo messo a punto una finanziaria che taglia il cuneo fiscale e aumenta la platea dei cittadini che si troveranno qualcosa di più in busta paga, partendo dai redditi medio bassi. La nostra riforma fiscale ha l’obiettivo di tagliare le tasse a tutti, a cominciare da chi si trova in maggiore difficoltà. Vogliamo allargare la platea dei cittadini che da questa riforma avranno qualcosa in più. Come sostenere concretamente le famiglie?

Abbiamo introdotto vari bonus energetici per pagamento bollette, che hanno permesso alle famiglie di affrontare l’impennata dei costi energetici. Abbiamo anche raddoppiato tutti i benefici per i genitori che mettono al mondo dei figli e introdotto un congedo parentale più lungo e più ore di permesso retribuito. Da quest’anno l’assegno unico è aumentato, così come le pensioni minime. In una situazione economica come quella attuale, ancora difficile e con una quotidiana instabilità a livello internazionale, dobbiamo far fronte anche all’aumento dell’inflazione.

Che risposte dare invece al mondo delle imprese?

Il primo obbiettivo era scon-

giurare chiusure di massa, fallimenti e ascesa della disoccupazione. Una volta messo in sicurezza il nostro sistema economico e produttivo siamo pronti a ripartire. La previsione di crescita dell’1 % inserita nel Documento di economia e finanza approvato lo scorso 11 aprile è anche la risposta che diamo ai vari gufi, secondo i quali eravamo ormai sull’orlo del fallimento. Invece il 2023 sarà un anno di crescita, anche se c’è ancora molto da fare.

A questo proposito, come superare l’impasse del Pnrr?

Stiamo cercando di snellire procedure per raggiungere gli obiettivi fissati. È bene ricordare che per due decenni l’Italia ha gestito i fondi strutturali per la formazione e per miglioramento della qualità dei lavoratori, oltre che per l’implementazione delle infrastrutture e delle tecnologie. Non siamo riusciti a spendere quasi la metà di questo denaro, ora abbiamo il quadruplo delle risorse, quindi vanno modificate e trasformate le procedure. L’obiettivo è creare le condizioni perché la burocrazia non sia un ostacolo, ma ci aiuti ad utilizzare al meglio questi fondi. Abbiamo centralizzato tutto su Palazzo Chigi proprio per lavorare su questo aspetto cruciale. Per l’opposizione non state facendo abbastanza, cosa rispondete?

Rispondiamo con i fatti, ormai da mesi: abbiamo riformato il codice degli appalti, abbiamo in cantiere la riforma della giustizia per garantire a tutti un giusto processo in tempi brevi, perché la lentezza della giustizia produce impunità, stiamo lavorando ad una proposta di legge che va a gravare le pene per chi occupa immobili abusivamente. Abbiamo adeguato il contratto degli insegnanti, bloccato da oltre un decennio. Abbiamo dato il via alla riforma dell’au-

tonomia differenziata e a quella delle province, all’orizzonte c’è anche la riforma del presidenzialismo. Non siamo certo con le mani in mano. Altro fronte che ci vede impegnati è quello della sovranità alimentare e il no al cibo artificiale con cui si vorrebbe uniformare l’alimentazione in tutto il mondo. Noi difendiamo la dieta mediterranea e la nostra filiera di qualità che vale centinaia di miliardi e garantisce anche un’elevata aspettativa di vita. Si parla ancora di emergenza immigrazione, che fare? Dobbiamo far comprendere che il confine italiano è un confine comunitario, quindi l’emergenza riguarda l’Europa intera che non può continuare a stare alla finestra. Tutta l’Europa deve sentirsi coinvolta e responsabile, per evitare scelte drastiche e pesanti conseguenze. Vanno stretti accordi con tutto il Nord Africa e gli altri Paesi del bacino mediterraneo, serve una forte azione comune se vogliamo evitare altre tragedie.

In Veneto fra poco si vota a Vicenza e Treviso: com’è il rapporto con gli alleati?

Anche stavolta siamo riusciti a fare sintesi sui candidati che guideranno queste città per i prossimi anni, siamo sicuri saremo ancora premiati dal consenso degli elettori, come è stato di recente nel vicino Friuli Venezia Giulia e prima in Lazio e Lombardia. A livello regionale orma è chiaro che Fratelli

d’Italia è la forza politica più importante. Confidiamo nella disponibilità di Zaia a dare ascolto alle proposte, alle idee e ai suggerimenti del primo partito in Veneto. Da parte nostra non verrà mai a mancare la lealtà nei confronti della giunta regionale. Ha fatto discutere la presa di posizione di Fratelli d’Italia sulle carriere alias a scuola. Perché quella lettera al liceo?

Più che una lettera al singolo istituto sarebbe stato meglio fare una lettera aperta su questo tema così complesso che richiede una seria riflessione. Oggi in Italia prima dei 1 8 anni un giovane non viene considerato sufficientemente maturo per guidare un’auto, votare, consu-

mare alcolici. Anche sul fronte penale un minorenne che commette un reato ha responsabilità attenuate. Riteniamo che sia prematura ogni decisione sulle cosiddette carriere alias da parte di un adolescente. Ad ogni cosa il suo tempo, il cambio di sesso è previsto e regolato dalla legge, è un diritto legittimo ma deve essere frutto di una decisione matura, non presa sull’onda dell’emotività. L’adolescenza invece è una fase di conflittualità permanente, dobbiamo andarci cauti. Meglio se le scuole, anziché occuparsi di questo, si concentrano sul loro ruolo didattico e sulla formazione dei ragazzi.

Consiglio Veneto, confermata la squadra del presidente Ciambetti

Il Consiglio regionale del Veneto ha votato il rinnovo dell’Ufficio di Presidenza senza particolari contraccolpi all’interno della maggioranza, in particolare nel rapporto di forza tra Lega e Fratelli d’Italia.

Sono stati confermati il presidente Roberto Ciambetti (Lega-LV), con 37 voti, i vicepresidenti Nicola Finco (Lega-LV) per la maggioranza, con 36 voti, e Francesca Zottis (Partito Democratico) per la minoranza con 9 voti, nonché i segretari Alessandra Sponda (Lega-LV) per la maggioranza con 34 voti, ed Erika Baldin (Movimento 5 Stelle) per la minoranza con 9 voti.

“Il voto di metà legislatura - spiega il presidente

Ciambetti - è previsto dal regolamento del Consiglio regionale: si tratta di una procedura che serve anche come strumento di verifica e controllo dell’operato di chi gestisce l’assemblea. Il voto espresso non solo sancisce il riconoscimento del buon lavoro fatto finora ma rappresenta anche un segnale per il percorso che ci condurrà, nei prossimi due anni e mezzo, alla conclusione della legislatura: l’attività legislativa che ci vedrà impegnati è ancora molta, sia in termini di quantità di provvedimenti, sia soprattutto in termini di qualità. Il rinnovo di tutti i componenti rappresenta quindi una continuità che consentirà all’assemblea legislativa di proseguire al meglio”.

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Raffaele Speranzon

disagio giovanile non va sottovalutato e va affrontato a scuola e all’università”

Afianco degli studenti e del loro disagio, manifestato in più occasioni, anche in momenti solenni come l’inaugurazione dell’Anno Accademico all’Università di Padova. Rachele Scarpa, parlamentare del Partito Democratico, non sottovaluta l’appello che arriva dai giovani alle prese con le difficoltà quotidiane nell’affrontare il percorso di studi.

“La Rete degli studenti medi, l’Unione degli Universitari e il

Sindacato pensionati italiani (Spi Cgil) - ricorda la deputata veneta - hanno presentato alla Camera i dati della loro ricerca ‘Chiedimi come sto’. É successa una cosa importante: i 30mila studenti e studentesse che ci dicono come stanno, quanto difficile sia stata la pandemia, che pensano sia necessario un supporto psicologico fruibile e a portata di mano impongono un impegno urgente del Parlamento, come in que-

ste settimane è emerso spesso”.

A fronte di questa situazione l’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi hanno presentato in Parlamento una proposta di legge sul benessere psicologico degli studenti, con la proposta di istituire un presidio psicologico con psicologi in ogni scuola e università.

Rachele Scarpa chiede un impegno urgente al Parlamento per garantire un presidio psicologico e una rete di supporto sociale

Con la tappa a Vicenza si è concluso il tour “Comunità Energetiche Rinnovabili e gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente. Uno strumento per la transizione energetica” che ha toccato tutte province venete.

“Il bilancio di questa esperienza è estremamente positivo - commenta Roberto Marcato, assessore regionale allo sviluppo economico ed energia -. Complessivamente, nell’arco di un mese, ho potuto incontrare oltre 500 sindaci, toccando in pratica tutto il territorio regionale. Ho riscontrato che c’è ampia consapevolezza che le comunità energetiche sono uno strumento importante sul quale investire per il nostro futuro.

Noi faremo la nostra parte come stiamo già facendo, ora ci aspettiamo dal Governo i decreti attuativi. Ci aspettiamo che renda l’utilizzo delle comunità energetiche molto semplice e facile da costruire e mettere a sistema. Abbiamo davvero l’opportunità di scrivere una pagina importante vero l’autonomia energeticaconclude Marcato -.

È una partita fondamentale e ne va dello sviluppo del nostro territorio”.

“La scuola e l’università - aggiunge Scarpa - sono l’epicentro da cui parte un grido di aiuto e devono essere quindi l’epicentro della nostra risposta: dai luoghi di istruzione si possono intercettare condizioni di disagio e difficoltà, dei singoli e dei contesti familiari, ma soprattutto si può fare prevenzione e promozione del benessere psicologico”.

“L’istruzione pubblica - continua la deputata del Pd - deve diventare un’àncora di salvezza per chi è in difficoltà e il primo luogo di acquisizione degli strumenti psicologici, sociali e culturali per stare bene: poi servono risposte complesse e di sistema. Serve lo psicologo di base, perché il benessere di una persona non può essere legato al fatto di potersi permettere di pagare un professionista. E ancora bisogna pensare alla situazione nelle carceri, o alle condizioni limite di chi arriva nel nostro paese dopo aver attraversato il Mediterraneo. Serve una rete di supporto sociale per gli anziani, per non lasciarli soli. Servono sguardi ampi e una grande volontà politica di fare sintesi, con trasversalità e determinazione. Utilizzeremo, per que-

sto, l’intergruppo parlamentare per il benessere psicologico da me promosso: dall’ascolto degli studenti e dal confronto in Parlamento devono partire le risposte urgenti che la mia generazione sta chiedendo”, conclude Scarpa.

“La nostra proposta di legge - spiega Camilla Velotta, dell’esecutivo nazionale della Rete Studenti Medi - punta ad istituire, regolare e finanziare un servizio di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counselling scolastico e universitario, che possa basarsi su personale professionista e interfacciarsi con il servizio sanitario territoriale assicurando la presa in carico degli studenti che ne avessero bisogno. Oggi molte scuole e università offrono un servizio psicologico, ma le risorse economiche e il personale a disposizione sono gravemente insufficienti: infatti, noi chiediamo che lo Stato investa almeno cento milioni di euro all’anno per arruolare sul territorio dei team multidisciplinari di professionisti, le cui competenze

devono garantire l’assistenza in relazione alle necessità specifiche degli studenti”. “Siamo andati ad individuare una necessità delle nostre generazioni. - osserva Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete - Vedere concretamente lo stato di malessere all’interno dei nostri coetanei ha fatto scattare la scintilla su quella che avrebbe dovuto essere la strada da percorrere. A fronte di un’ampia coscienza del proprio stato di disagio, uno dei principali rischi è quello che si vada verso l’assunzione del malessere come parte integrante della propria vita. L’intento politico è sempre stato, dunque, quello di far emergere questa ‘fragilità generazionale’ come punto di partenza per la costruzione di una rivendicazione sul diritto al benessere psicologico, un diritto quasi per nulla esistente, ma che riteniamo debba essere prioritario in futuro e, partendo da questo, bisogna costruire le basi affinché si fondi sui principi di universalità e su misure di welfare pubblico”.

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Regione
Il caso. La deputata veneta del Pd raccoglie l’appello degli studenti
“Il
Rachele Scarpa e Ivan Pedretti (Spi Cgil) Roberto Marcato
Comunità energetiche, Marcato ha incontrato cinquecento sindaci

L’inaugurazione. Aperto al traffico il collegamento da Spresiano alla A27, due chilometri costati 66 milioni di euro

Pedemontana Veneta quasi completa Manca solo l’ultimo tratto vicentino

Anche l’ultimo tratto della Pedemontana in provincia di Treviso è stato aperto al traffico. Due chilometri, realizzati quasi tutti in trincea e con un costo di 66 milioni di euro, che collegano il casello di Spresiano con la A27. Alle Dolomiti da una parte, mentre dall’altra, grazie all’innesto con la A28 e più in là ancora con la A4, a Pordenone, Portogruaro, Udine, Trieste, l’Austria, la Slovenia. Insomma, il Nordest e il Nord Europa connesse da una superstrada definita all’unanimità strategica. Al completamento del progetto mancano ancora 12 chilometri, quelli che vanno da Montecchio Maggiore a Malo: se tutto filerà liscio, en-

tro la fine dell’anno il casello di Montecchio (di competenza della Brescia-Padova) verrà aperto e allora si potrà parlare davvero di grande anello est-ovest dell’intero Nordest. Per “varare” l’interconnessione della Marca sono arrivati in tanti. Dal vice presidente del Consiglio dei ministri con delega alle infrastrutture e ai trasporti Matteo Salvini al governatore Luca Zaia con la giunta regionale al completo. Parlamentari e sindaci, ordini professionali e vertici della Dogliani, l’impresa che ha realizzato l’opera. “La storia della Pedemontana parte con i primi progetti degli anni Novanta. Si blocca, va in stallo, e solo negli ultimi anni l’impe-

gno della Regione ha portato all’avvio dei cantieri. L’apertura del collegamento con la A27 – ha dichiarato Zaia – permette ora di fare l’atteso salto di qualità: decine di comuni, migliaia di aziende, tantissimi abitanti di questi territori hanno finalmente un’arteria importante per il traffico veicolare, in una delle aree produttive più importanti del Paese. Questo significa anche un aiuto all’economia, all’attrazione di in-

vestimenti, alla crescita di una porzione di Veneto che viveva sotto scacco di una viabilità secondaria ormai satura”. Da Pordenone a Bassano in un’ora e 55 minuti. Da Portogruaro a Vicenza in un’ora e 20 minuti. Da Treviso Nord a Montecchio in 50 minuti. Numeri che rivoluzionano gli spostamenti in una parte d’Italia storicamente imbottigliata nel traffico. Numeri dettati non soltanto da quei

94,5 chilometri di Superstrada Pedemontana Veneta, ma anche dai 68 chilometri di nuova viabilità ordinaria connessa alla grande opera. L’appello accorato di Zaia (e di Salvini) a usare l’infrastruttura (“Utilizzatela, utilizzatela, utilizzatela”) va inevitabilmente letto come risposta a chi mette sul piatto i costi dei pedaggi. “I flussi di traffico sono in aumento, con il valore finora record di 33.943 veicoli raggiunto il 10 marzo scorso. Gli introiti andranno ad aumentare nei prossimi mesi e anni, favorendo una piena sostenibilità economica”, da detto il presidente della Regione. Che tradotto significa: la Pedemontana ci è costata 2 miliardi e 258 milioni di euro, secondo i piani arriveremo a velocità di crociera al nono anno di vita, più viene utilizzata prima finiamo di pagarla e prima potremo iniziare ad abbattere i pedaggi.

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Zaia invita ad usarla: “È un aiuto all’economia di una parte della nostra regione che viveva sotto scacco di una viabilità satura, prima finiamo di pagarla e prima potremo iniziare ad abbattere i pedaggi”
L'inaugurazione della "Pedemontana Veneta"

L’intervista. La riflessione di Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto

Emergenza siccità: “Dobbiamo recuperare il tempo perduto con un cambio di passo”

La crisi idrica non molla la presa in Pianura Padana, con fiumi e laghi alle quote minime. La scarsità di pioggia (17 millimetri soltanto a marzo, contro la media mensile di 65, e ad aprile non sta certo andando meglio) sta mettendo in ginocchio l'agricoltura e il presidente del Veneto, Luca Zaia, il mese scorso ha firmato un'ordinanza regionale che invita i cittadini a evitare gli sprechi d'acqua e a predisporre piani di emergenza per l'approvvigionamento. Secondo le parole del presidente veneto, servirebbe dunque un piano d’azione che consisterebbe nel ripulire gli invasi alpini, rendere le cave di pianura dei bacini veri e propri, ottimizzare la rete di distribuzione per l'agricoltura rispetto all'attuale colabrodo che comporta la perdita del 70-80% di risorsa idrica. Ne abbiamo parlato con Luigi Lazzaro, presidente

di Legambiente Veneto. Crisi idrica. Come ovviare al problema e in che tempi?

“La situazione è davvero critica. Non siamo intervenuti in tempo e ora dobbiamo efficientare velocemente, accelerando i tempi. Abbiamo

pensato a trovare modi per incanalare e far defluire l’acqua verso mari e laghi, senza pensare a come gestire davvero questa risorsa che potrebbe invece comunque essere recuperata. Stiamo parlando di circa 22 miliardi di metri cubi di acqua che potrebbero essere recuperati, depurati e disposti per tantissimi usi, tra cui quello agricolo. Serve dunque mettere in campo un piano, magari facendo ricorso anche al Pnrr per attuare questi interventi, puntando a un cambiamento in tempi magari non brevissimi ma comunque ristretti”.

Un problema attuale con radici lontane. Come affrontarlo?

“Non possiamo semplicemente pensare di costruire nuovi invasi per la raccolta delle acque, perché il deficit pluviometrico è allarmante e come riempiremmo i nuovi invasi?

Sarebbe bene piuttosto intervenire sugli invasi che già ci sono con un’attività di manutenzione, aumentandone la capacità. Serve ragionare nello straordinario, e a questo siamo stati abituati negli ultimi anni. Ma serve anche un cambio di passo nell’ordinario”.

Si sente parlare spesso ultimamente del ricorso a dissalatori. Cosa ne pensa?

“In alcune zone, come nel Delta del Po, si è già fatto ricorso a questa pratica, ma per un utilizzo legato a una carenza momentanea. Sicuramente possono aiutare, ma hanno costi importanti e richiedono un grande dispendio energetico che a lungo andare non aiuterebbe. Inoltre, nel trattamento restano dei reflui, dei fanghi, che poi vanno smaltiti.

C’è poi anche da tenere presente che, proprio anche nel caso del Delta del Po, l’acqua desalinizzata era sconsigliata

agli ipertesi, perché presentava comunque alti contenuti di salinità e in Italia abbiamo una percentuale importante di cittadini con questi problemi che sarebbero quindi esclusi dal privilegio dell’utilizzo di questa risorsa. Dissalatori sì, dunque, ma soltanto nell’emergenza: non possono essere la soluzione”.

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ASCOLTA QUI L’INTERVISTA Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto

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Aspiag Service. il programma educativo per promuovere sana alimentazione e stili di vita salutari nelle scuole primarie

Despar fa crescere “Le Buone Abitudini”

In Triveneto ed Emilia-Romagna il progetto, ideato e promosso da Despar (Aspiag Service) nel 2006, si espande e diventa digitale

330 istituti scolastici di 127 Comuni, oltre 120.000 alunni formati, 350 eventi e 1640 ore di laboratorio organizzati: sono alcuni importanti numeri che descrivono, in Triveneto ed Emilia-Romagna, l’attività de “Le Buone Abitudini”, il programma per l’educazione alla sana alimentazione e ai corretti stili di vita, avviato nel 2006 da Despar (Aspiag Service) nelle proprie regioni di riferimento. Un programma che, grazie alla collaborazione con il Consorzio Despar Italia e le società che ne fanno parte, da quest’anno si allarga su scala nazionale: il progetto, diventato una best practice in Triveneto ed Emilia-Romagna dove è stato avviato diciassette anni fa, è stato infatti esteso a tutte le 17 regioni italiane in cui il Consorzio e le sue società sono presenti.

Le Buone Abitudini è un programma innovativo nato con l’obiettivo di supportare scuole e famiglie, nel perseguire e raggiungere un concetto ampio di qualità della vita, con particolare attenzione ai temi della sana alimentazione, del

movimento fisico e del rispetto per l’ambiente. Il programma è stato studiato come un ciclo educativo completo per accompagnare insegnanti, alunni e famiglie lungo tutto il cammino della scuola primaria, dalla classe prima alla classe quinta. Nel dettaglio, il programma è strutturato in cinque percorsi di educazione alimentare curati e verificati in collaborazione con un team di specialisti e differenziati per ciascuna classe della scuola primaria. Attraverso una metodologia attiva di insegnamento, grazie alla quale i bambini possono approfondire e mettere in pratica quello che imparano con sperimentazioni pratiche e semplici azioni quotidiane, il percorso formativo permette così di sviluppare competenze e tematiche trasversali in linea con le indicazioni nazionali del MIUR.

Il progetto, volto da sempre a coltivare nei cinque anni di scuola primaria un seme speciale, fatto di curiosità, sensibilità ed esperienza, che germogliando possa aiutare i bambini a crescere in

modo sano e consapevole, a partire dall’anno scolastico 2022/2023 ha cambiato pelle per rivolgersi verso una dimensione innovativa e digitale. Oggi, infatti, “Le Buone Abitudini” è un programma fruibile interamente online attraverso una piattaforma gratuita (https://www.lebuoneabitudini.despar.it/piattaformascuola/) dedicata agli insegnanti della scuola primaria che possono registrarsi con facilità e usufruire di contenuti scientifici aggiornati e proposte interattive messi a disposizione come video, approfondimenti, materiali didattici digitali e stampabili, attività esperienziali in classe e in famiglia. I contenuti per gli insegnanti si integrano poi con un sistema digitale più

ampio rivolto alle famiglie a cui vengono messi a disposizione contenuti e materiali sul sito del programma www. lebuoneabitudini.despar.it, oltre che sulla pagina Facebook e il canale YouTube de “Le Buone Abitudini”, con ricette, consigli degli esperti e attività manuali da svolgere insieme ai bambini. Una vocazione al sociale che è parte del DNA di Despar, che ogni giorno si impegna per favorire un modello di svilup-

po fondato sulla costruzione di relazioni e valore condiviso per le comunità in cui l’azienda si inserisce.

Tre domande a Filippo Brocadello, membro del team del progetto Despar “Le Buone Abitudini”Medico, specialista in scienza dell’alimentazione e fitoterapeuta

1) Le Buone Abitudini è un ciclo educativo completo che si articola in cinque percorsi specifici per ciascuna classe della scuola primaria. Come sono state scelte le tematiche e quali sono le specificità del programma?

Le tematiche e le competenze sviluppate dal progetto sono trasversali e in linea con le Indicazioni Nazionali del MIUR. Attraverso la nuovissima piattaforma digitale, i nostri specialisti offrono agli insegnanti una formazione qualificata, attendibile e sempre aggiornata. Tutti i percorsi de Le Buone Abitudini si avvalgono della metodologia attiva, grazie a cui i bambini e le bambine diventano protagonisti, a scuola e a casa, approfondendo e mettendo in pratica ciò che imparano attraverso attività espe-

rienziali e semplici azioni quotidiane.

2) La scuola ha un ruolo importante nel diffondere corrette abitudini alimentari, ma altrettanto fondamentale è il ruolo della famiglia. In che modo questo programma rappresenta un ponte tra scuola e famiglia su un tema così importante?

Il nostro ciclo educativo si fonda sulla relazione tra società, scuola e famiglia e permette a insegnanti e genitori di lavorare fianco a fianco attraverso la nostra piattaforma e non solo. In tutti i percorsi è prevista la restituzione a casa dei contenuti appresi a scuola, attraverso attività, esperienze e video da visionare in famiglia. Grazie ai nostri canali on-line, inoltre, è possibile fare rete, condividere il lavoro svolto, i consigli degli esperti, approfondimenti, ricette,

eventi e tanto altro.

3) Quali sono gli errori più comuni che si commettono rispetto all’alimentazione di bambini e ragazzi? Può darci qualche consiglio pratico su come educarli a stili di vita salutari e a un’alimentazione equilibrata?

Uno degli errori più comuni è senz’altro l’eccessivo ricorso (anche più che quotidiano) a merendine, snack, bibite e succhi di frutta, che anziché essere consumati una volta ogni tanto, per esempio nelle occasioni come feste e compleanni, entrano nella dieta di tutti i giorni come fossero indispensabili, andando così a confondere ciò che rientra in un concetto di alimentazione equilibrata rispetto a quello di eccezione. Il consiglio più utile è certamente la coerenza. I più piccoli, infatti, oltre a seguire quan-

to viene scelto per loro in famiglia, imparano principalmente osservando i comportamenti degli adulti di riferimento, che fungono da esempio fondamentale nell’indirizzare le loro scelte.

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Filippo Brocadello, membro del team LBA, medico specialista in scienza dell'alimentazione e fitoterapeuta

NELLA FOTO COPERTINA IL MASO PIÙ ANTICO DEL BORGO DOVE SORGE ANCHE MASO HÄUSELERHOF QUI SOPRA; CHRISTIAN PINGGERA DELLO SCHNALSHUBERHOF DI LAGUNDO CONTROLLA L AFFUMICATIRA DEI SUOI SPECK E MASO HÄUSELERHOF, DOVE PETER E GABRI PARIS RISIEDONO E OFFRONO OSPITALITÀ A DESTRA; GABI E PETER PARIS NEL LORO MASO DI SANTA VALBURGA DI UNA CUI PERTINENZA STANNO RIFACENDO IL TETTO (FOTO SOPRA A DESTRA); IL DETTAGLIO DI UNA FINESTRA AFFACCIATA SULLE ALPI IN VAL D’ULTIMO E IL SIMBOLO DEI MASI DEL GALLO ROSSO A LATO UN PIATTO DI SPECK ARTIGIANALE APPENA TAGLIATO

Quella catasta di pezzi di legno assomiglia alla scatola di un grande puzzle: ogni tassello dovrà trovare il suo posto. Un lavoro di pazienza, passione e grande abilità. Peter e Gabi stanno rifacendo il tetto in scandole di larice di una parte del loro maso, l’Häuselerhof di Santa Valburga. Ogni generazione ha questo onere, corrisponde quasi a un dovere morale. Serviranno ben 12.000 scandole, tagliate su misura una ad una. Peter Paris (lo stesso cognome di Dominik, il famoso campione di sci azzurro, che vive giù in paese) sta provvedendo di persona, dedicando parte del suo lavoro quotidiano nella piccola segheria di famiglia, che si trova poco sopra il maso. Siamo in Val d’Ultimo, uno degli angoli più incontaminati dell’Alto Adige. O Sud Tirolo, a seconda della lingua prescelta, perché in queste valli incontaminate il tedesco è di casa. Qui le tradizioni sono sacre, eredità ancestrale. Per questo vivere in un maso, a diretto contatto con il contadino che ne ha preso in carico la conduzione (la proprietà va sempre al primogenito per effetto della consuetudine diventata norma del “maso chiuso”, che tutela l’integrità del bene, in modo che possa “mantenersi” nel tempo), c’è una modalità nuova, ed è quella proposta da tutti i masi insieme. Si chiama “Gallo Rosso” questa associazione di masi al-

di Renato Malaman

toatesini: ne riunisce oltre 1600 (su un totale di 2800) sparsi fra le montagne di tutta la regione.

Come nel caso dell’Häuselerhof di Santa Valburga, si tratta di masi incastonati in piccoli paradisi naturali. Contesti da fiaba, come quelli in cui vive Heidi. Paesaggi naturali di grande bellezza e anche paesaggi culturali originali. La vacanza in maso è un’occasione unica per conoscere da vicino un mondo diverso dai soliti, un mondo non omologato, che ha come pilastri dei valori autentici. Di quelli che resistono al tempo.

Scegliere un maso come luogo per una vacanza agrituristica, breve o lunga che sia, significa condividere un pezzetto di mondo contadino, capirne i valori. Capire come il maso sia il presidio più intimo a tutela della montagna, perché è il contadino a far vivere la montagna, a tenerla in ordine, a rendere sempre bello il paesaggio, a portare avanti le tradizioni. Come quella di affumicare lo speck. Peter e Gabi hanno chiesto a prestito l’affumicatoio (una stanza destinata a questo particolare uso) di un maso vicino, dove ancora abita un’anziana signora. Chi vive nei masi si aiuta in tutto. Il mondo dell’Häuselerhof è la rappresentazione in piccolo di un mondo più grande, che ha radici profonde in tutto l’Alto Adige. Di cui è simbolo la

stube, il locale più importante del maso: il più caldo e accogliente, dove c’è sempre un fuoco acceso. In qualche stube, dettaglio curioso, si trovano persino dei giochi da tavolo altrove sconosciuti, come il Rumpler, che peraltro è tipico della Val d’Ultimo e si gioca con una trottola che deve colpire dei birilli, protetti da un labirinto. Quello più prezioso da abbattere si trova nella stanza degli speck… non a caso. Gabri ce ne spiega le regole. É un gioco davvero divertente.

Chi sceglie il soggiorno in un maso lo fa anche per vivere da vicino i lavori che vi si svolgono: la mungitura delle mucche all’alba in stalla (se si è mattinieri), la raccolta delle uova fresche, l’attività casearia, lo sfalcio dell’erba, la raccolta dei frutti e la preparazione delle confetture, il taglio della legna, la preparazione del pane, del vino (in stagione) o degli sciroppi. Ma anche per imparare a riconoscere dal profumo un’erba che, essiccata, diventerà un infuso. Ogni maso ha la sua proposta, che profuma di buono e di autentico. In alcuni si può persino andare a cavallo. Con il “Gallo Rosso” i masi dell’Alto Adige hanno creato una formidabile rete che ha come denominatori comuni la qualità, una vita sana e più naturale, la possibilità di fare esperienze originali e rilassanti. Peraltro a buon prezzo. La vocazione dei contadini all’ospitalità sti-

mola a conoscere ancora meglio queste realtà, a cominciare dai motivi per cui in Alto Adige vige ancora la regola del “maso chiuso”, ovvero che la proprietà del maso non va mai frazionata nei passaggi ereditari, poiché è soltanto con quella superficie a disposizione che un maso può sostenersi. In genere è il figlio primogenito ancora a oggi a prendersi in carico il maso, con oneri ed onori.

Il “Gallo Rosso” ha creato qualche anno fa anche i “Masi con gusto”, gruppo che riunisce una quarantina di masi che si propongono anche come “Osteria contadina”. Vera osteria contadina, perché i parametri per entrare in questo gruppo sono rigidissimi: soprattutto quelli relativi alla provenienza dei prodotti proposti, che all’80 per cento devono arrivare dai masi dell’associazione. Christian Pinggera, titolare di uno dei masi più antichi (lo Schnalshuberhof di Lagundo, sopra Merano), uomo che si definisce erede culturale della tradizione reto-romana - civiltà delle Alpi assai antica – ha trasformato

la sua antica magione in un crocevia del gusto. Sede della sua azienda agricola biologica che produce vini (fra cui il raro autoctono Faueler), frutta, speck, salumi, formaggi, sciroppi, succo di mela e allo stesso tempo osteria d’autore, in grado di esprimere e proporre esperienze di valore a tavola, frutto della precedente vocazione a “Buschenschank”, così vengono chiamata in Alto Adige le tipiche “frasche” di montagna, dove si praticano la mescita e la vendita dirette. Christian è uno degli animatori di “Masi con gusto” della prima ora: quando si siede a tavola e racconta lo si coglie subito. Contadino prestato all’osteria o oste prestato all’agricoltura? In tanti masi come il suo è difficile dare questa risposta. Che forse è: entrambe le cose. É lo spirito del maso a far diventare i contadini accoglienti sempre. Accoglienti per condividere cose buone e valori tradizionali. Per condividere un mondo irripetibile come quello della montagna… Dell’alta montagna! Quella che si specchia nel cielo.

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In Alto Adige c’è un’associazione che riunisce 1600 strutture contadine di alta montagna: offrono ospitalità e tante esperienze. Profumano di legno e di cose buone, come il pane, il formaggio a latte crudo o lo speck affumicato in casa. Sono luoghi autentici, da “vivere” accanto a famiglie eredi di valori e tradizioni antiche VACANZE NELLA NATURA
Il “Gallo Rosso” indica per entrare nel mondo la rotta dei Masi

Cibo sintetico, l’opinione pubblica si

e

Naturale contro sintetico: questo è il dilemma

Il mondo scientifico esprime per lo più una posizione a favore del cibo coltivato in laboratorio

C ibo coltivato in laboratorio, quello che nel linguaggio comune è stato impropriamente chiamato “sintetico”, una nuova frontiera che spacca l’opinione pubblica e fa registrare anche tra gli esperti e addetti ai lavori posizioni contrastanti che si dividono tra favorevoli e contrari.

U na questione aperta dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della GOOD Meat. Attualmente la carne sintetica è un prodotto che non è ancora entrato nel mercato europeo. Qualora l’Autorità europea sulla Sicurezza alimentare (EFSA) dovesse approvare la sicurezza della carne coltivata, questa potrà entrare nel mercato europeo e potrà essere acquistata.

Prosegue alla pag. seguente

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APRILE 2023 on-line: /category/salute/ Salute
spacca tra favorevoli
contrari

Coldiretti a supporto del ddl che in Italia vieta i cibi sintetici

Salute

Naturale contro sintetico: questo è il dilemma

In Italia l’approvazione, lo scorso 29 marzo, in Consiglio dei ministri del disegno di legge “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”, ha ulteriormente contribuito ad esacerbare il dibattito.

Ma cos’è la carne coltivata?

Tra i contrari si colloca il senatore Luca De Carlo, presidente della commissione industria, commercio turismo agricoltura e produzione agroalimentare, che ha esultato, lo scorso 29 marzo, per l’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”, che vieta la produzione, l’importazione e la vendita di alimenti “sintetici” in Italia.

“È una grande vittoria per l’intero comparto agroalimentare italiano - ha dichiarato il senatore, - l’Italia è la prima nazione al mondo che ha dimostrato il coraggio di fermare questa deriva con provvedimenti concreti e lo ha fatto anche con uno strumento chiaro e snello, composto da soli sei articoli”.

Anche Coldiretti si è mobilitata contro il cibo sintetico raccogliendo in tutta Italia mezzo milione di firme a supporto della nuova normativa. La petizione ha ricevuto l’adesione anche di ministri, sottosegretari, parlamentari nazionali ed europei, governatori, sindaci, personalità della cultura, dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e anche numerosi vescovi.

“Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di “pollo” creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della GOOD Meat, il rischio è una diffusione anche nell’Unione Eu-

ropea dove già quest’anno – denuncia la Coldiretti - potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. Dopo la carne la sperimentazione si è estesa al pesce ed al latte mettendo a rischio la naturalità degli alimenti più presenti nella dieta”.

“La verità è che non si tratta di carne ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali – osserva il presidente Ettore Prandini, contestando le motivazioni dei sostenitori del cibo coltivato in laboratorio - non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali”.

Coldiretti Veneto, inoltre, mette in risalto come produzioni da primato siano messe a rischio.

“Rispetto al mercato nazionale, - si sottolinea - il Veneto vanta numeri da leader, concentrando oltre il 40% degli allevamenti avicoli. A questi si aggiungono il 15% del settore bovino e il 10% di quello suino, tanto che la regione è quarta per valore aggiunto in agricoltura con oltre 3 miliardi di euro, grazie anche alle sue 95 certificazioni di origine fra Dop e Igp. Primati che, secondo Coldiretti, in prospettiva rischiano di essere però insidiati dalla decisione della Fda”.

“È un tipo di carne prodotta in laboratorio a partire da cellule animali” si legge nelle pagine del sito della Fondazione Umberto Veronesi, che già nel 2019 si era espressa a favore di queste tecniche attraverso la pubblicazione di un documento di Roberto Defez, dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Napoli e membro del comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi, intitolato “Dagli allevamenti intensivi all’agricoltura cellulare”.

“Attualmente - si legge - la carne coltivata è un prodotto che nasce a partire da cellule animali che vengono prelevate tramite una biopsia e fatte crescere su un terreno ricco di nutrienti.

Dal punto di vista della sicurezza alimentare - è la posizione della Fondazione Veronesi - il consumo di carne coltivata non presenta un rischio per la salute umana. In Unione Europea la carne coltivata è considerata un novel food e quindi deve sottostare a stretti controlli e normative che regolamentano l’introduzione di questi alimenti sul nostro mercato”.

Insomma, il dilemma è naturale contro sintetico. Ma di naturale ormai nella produzione attuale di carne c’è ben poco, è l’osservazione che si legge nelle pagine del sito la Fondazione Veronesi, senza considerare i problemi che derivano dalla gestione del mantenimento degli allevamenti attuali, di tipo etico, ambientale e di salute “se pensiamo alla possibilità di diffusione di zoonosi e alla responsabilità rispetto all’antibiotico resistenza”. Chi sostenendo la necessità di trovare perciò delle alternative al consumo di carne la Fondazione veronese ritiene che la carne coltivata sia una delle più valide. “Dal punto di vista nutrizionale - si afferma - non sono presenti degli aspetti negativi da considerare. Dal punto di vista della sicurezza alimentare, crescendo in un ambiente controllato si riduce il rischio di malattie di origine animale e non c’è la necessità di impiegare antibiotici. Diventa inoltre possibile confezionare un alimento in un unico luogo evitando contaminazioni esterne”. Non mancano gli

aspetti negativi che riguardano invece il punto di vista etico. “Una prima riflessione - si prosegue - riguarda il benessere animale: a oggi viene utilizzato il siero fetale bovino, sottoprodotto industriale della carne come ingrediente fondamentale del terreno di coltura per le cellule Tuttavia sono attualmente in sviluppo alternative che prevedono l’utilizzo di prodotti vegetali”.

Del cosiddetto “cibo sintetico” “ci si sta preoccupando troppo presto” e “si è arrivati a definire delle regole quando mancano ancora elementi per decidere”, rileva da parte sua il genetista Michele Morgante, dell’Università di Udine e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

“L’agricoltura cellulare nasce per rispondere al problema della sostenibilità della produzione animale, molto impattante su ambiente”, ha osservato.

“La prima condizione perché l’agricoltura cellulare si diffonda è che riesca a garantire una produzione sostenibile dal punto di vita ambientale ed economico: entrambe - ha rilevato - dipenderanno dalla disponibilità di fonti energetiche a basso impatto ambientale. Solo in quel caso diventerà più sostenibile rispetto all’allevamento animale tradizionale, ma ancora è tutto da verificare”.

Il mondo scientifico, tuttavia, si esprime per lo più a favore del cibo sintetico.

“Non ci sono, a priori, - osserva ancora Morgante - motivi per cui prodotti da colture cellulari potrebbero presentare rischi diversi rispetto a quelli da allevamento tradizionale. Al contrario, ci sono molte ragioni per dire che le carni coltivate sono più sicure in quanto non contengono ormoni né antibiotici, non c’è il rischio di contaminazione da parte di organismi patogeni. La coltivazione avviene infatti in un ambiente sterile e controllato”. Anche l’immunologa Antonella Viola, sostiene che la “carne sintetica” può produrre “solo vantaggi per uomo e animali” e critica la posizione dell’Italia che esclude il nostro paese “dall’alimentazione del futuro”.

Per l’immunologa, gli allevamenti intensivi, oltre che poter costituire un problema etico, “sono un pericolo per la salute dell’umanità intera” perché “rappresentano un enorme rischio di zoonosi”. Al contrario, a suo avviso, “la carne prodotta in laboratorio è più salubre: niente microbi o antibiotici”.

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I risultati di un recente studio. Un team internazionale di ricercatori anche dell’Università di Padova

Una proteina in grado di limitare il danno dell’infarto al cuore

Ricercatori dell’Università di Padova nel team internazionale di ricerca che ha individuato specifici stimolanti capaci di limitare il danno causato da infarto cardiaco e migliorare il benessere nel lungo tempo. Una proteina capace di limitare il danno causato da infarto cardiaco e, nel lungo tempo, migliorare il benessere. È il risultato di uno studio, β3AR-dependent brain-derived neurotrophic factor (BDNF) generation limits chronic post-ischemic heart failure, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Circulation Research” e condotto da un team internazionale di cui fanno parte anche ricercatori dell’Università di Padova.

La proteina in questione è il brain-derived neurotrophic factor (BDNF) conosciuta perché garantisce il pieno sviluppo e la corretta funzionalità delle cellule del cervello. Di recente, però, si è visto che il BDNF è molto importante anche per la contrazione ed il rilasciamento del cuore. Infatti, eliminando le strutture che lo legano sulla membrana delle cellule cardiache, i cosiddetti recettori TrkB, si nota una riduzione sia della contrazione sia del rilasciamento del muscolo cardiaco. Meno chiaro è il ruolo svolto dal BDNF/TrkB nel contesto dell’infarto del miocardio, ovvero della disfunzione del ventricolo sinistro dopo un arresto di flusso in una delle arterie che fanno arrivare sangue alle cellule cardiache.

Il recente studio ha evidenziato come la quantità di BDNF prodotta dalle cellule cardiache in risposta ad un infarto sia inizialmente alta ma poi cali nelle settimane successive in coinci-

denza con la riduzione della capacità del cuore di contrarsi efficacemente.

In alcune cellule del cervello, il BDNF è prodotto attraverso la stimolazione di alcune strutture presenti sulla membrana dei neuroni, i cosiddetti recettori βadrenergici (βAR). Questi recettori sono fondamentali per la funzione cardiaca; infatti, vengono stimolati per far aumentare il lavoro fatto dal cuore tutte volte che ci siano condizioni di stress, sia “fisiologico”, come l’esercizio fisico, sia patologico, come, ad esempio, durante ipertensione arteriosa o altre malattie cardiovascolari. In genere, quando una malattia cardiaca è ormai pienamente manifesta il numero o la funzionalità dei βAR recettori cala drammaticamente.

Sulla base di questa evidenza, i ricercatori si sono chiesti se la stimolazione dei βAR recettori fosse responsabile della produzione di BDNF da parte delle cellule che compongono il muscolo cardiaco, spiegando così la scarsa produzione di questa proteina nel cuore infartuato che ha perso forza di contrazione. Poi, se fosse possibile trovare altre possibilità per riportare la produzione di BDNF da parte delle cellule cardiache in un ambito di normalità. In particolare, gli studiosi hanno preso in considerazione la possibilità che, stimolando direttamente i recettori TrkB che sono sulla superficie delle cellule cardiache, si possa indurre la produzione di BDNF in queste stesse cellule e, così facendo, far aumentare la loro sopravvivenza e capacità di fare lavoro anche dopo un infarto cardiaco.

“Abbiamo scoperto che, alcune set-

timane dopo l’infarto, i cuori di topi normali mostravano una drammatica riduzione della sopravvivenza delle cellule responsabili della contrazione cardiaca - spiega il professor Nazareno Paolocci, docente del Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova e co-autore dello studio -, e che questo danno era fortemente aggravato nei topi il cui cuore era stato reso incapace di produrre BDNF al suo interno, attraverso delle manipolazioni genetiche. In una fase successiva dello studio, abbiamo somministrato sostanze chimiche capaci di stimolare sia i recettori TrkB sia i recettori βAR3, una variante dei recettori βAR che ha funzione di protezione contro l’infarto a livello sperimentale. In entrambi i casi, questi agenti hanno migliorato la funzione cardiaca dei topi infartuati, anche a distanza di tempo dall’iniziale infarto. Da notare che sia l’uno sia l’altro farmaco aumentavano il contenuto cardiaco di BDNF. La protezione offerta da questi agenti chimici era, invece, quasi del tutto scomparsa o molto attenuata nei topi, il cui cuore è incapace di produrre BDNF all’interno delle sue stesse cellule”.

I ricercatori hanno inoltre evidenziato che le azioni benefiche del BDNF prodotto dalle cellule cardiache attraverso questi stimolanti specifici non era limitato soltanto alle cellule cardiache che si contraggono (e che quindi producono lavoro cardiaco) ma anche a quelle cellule nervose e ai vasi che raggiungono il cuore: le prime controllano/propagano l’impulso elettrico al suo interno, le altre lo riforniscono di sangue.

Il BDNF fa bene al cuore e sono state individuate le sostanze chimiche che ne stimolano la produzione

“Una prima conclusione di questo studio è che questa proteina, il BDNF, ha la capacità di aumentare il “benessere”, ovvero limitare il danno dell’infarto cardiaco, a diversi livelli, cioè all’interno e all’esterno delle cellule del cuore - conclude il professor Paolocci -. Un’altra importante implicazione è che noi disponiamo di particolari sostanze chimiche capaci di stimolare strutture specifiche presenti sulla superficie delle cellule cardiache possono aumentare la produzione “interna” di BDNF che, se lasciata a sé stante, diminuirebbe col passare del tempo

nel cuore infartuato, portandolo ad una cronica inadeguata capacità di contrarsi”.

La mortalità dopo infarto è diminuita molto negli ultimi decenni, grazie a diversi trattamenti, farmacologici e non. Per contro, rimane alto il numero di pazienti che sviluppano una insufficienza di contrazione cardiaca a distanza di tempo dopo l’infarto iniziale. Que-

Il brain-derived neurotrophic factor (BDNF), che garantisce il pieno sviluppo e la corretta funzionalità delle cellule del cervello, è importante anche per la contrazione ed il rilasciamento del muscolo del miocardio. La sua stimolazione migliorerebbe la funzionalità cardiaca negli infartuati

Donazioni per l’estero, il primato del Centro donatori midollo osseo del Ca’ Foncello di Treviso

sta insufficienza cardiaca cronica limita molto la capacità dei pazienti di svolgere anche le più comuni attività di tutti i giorni, quindi la loro qualità di vita. Purtroppo, al momento, non ci sono medicamenti o procedure che possano migliorare sensibilmente questo stato di insufficienza cronica. I dati sperimentali presentati in questo studio aprono una nuova possibilità per combattere questa condizione che rimane tra le più invalidanti e costose dal punto di vista economico, e la cui frequenza continua a crescere pressoché ovunque nel mondo.

Il Centro donatori midollo osseo di Treviso, afferente all’Unità operativa Medicina trasfusionale a valenza provinciale, diretta dalla dottoressa Arianna Veronesi, ha ricevuto dal Registro nazionale donatori midollo osseo il diploma come “Centro donatori che ha gestito il maggior numero di donazioni per l’estero nel 2022”.

Il Centro fa parte della rete nazionale per donazione e trapianto di cellule staminali emopoietiche (CSE) da non familiare con responsabilità di iscrizione dei donatori volontari ed esecuzione delle indagini genetiche sugli stessi per valutare la compatibilità con i pazienti in attesa di trapianto.

“Il riconoscimento ricevuto –spiega la dr.ssa Arianna Veronesi - fa seguito agli ottimi risultati di attività trapiantologica del laboratorio che utilizza metodiche all’avanguardia come la Next Generation Sequencing per tipizzazione del corredo genetico del donatore. Gli “indicatori di performance” confermando i brillanti risultati, rappresentano il “biglietto da visita” del

nostro Centro donatori ai Centri Trapianto Esteri poiché danno l’indicazione del livello qualitativo delle prestazioni erogate. Il profilo degli indicatori comprende, tra gli altri, il tempo di esecuzione delle indagini genetiche di compatibilità e la percentuale di donatori disponibili alla donazione. Il fattore tempo intercorso tra l’avvio della ricerca del donatore compatibile e l’esecuzione del trapianto, infatti, è cruciale per la sopravvivenza del paziente”.

Nel 2022 hanno donato cellule staminali emopoietiche 14 persone, di cui 6 a favore di altrettanti pazienti esteri (circa il 43%). Dal 2016 al 2022, inoltre, il Centro di Treviso ha gestito un numero significativamente crescente di nuovi donatori iscritti passando da 400 a 1047.

“Alla dott.ssa Veronesi e alla sua équipe va il mio più sentito ringraziamento per l’attività svolta, che ci è valsa un importante riconoscimento a livello nazionale di cui siamo particolarmente orgogliosi” è il commento del direttore generale, Francesco Benazzi.

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Salute
Il professor Nazareno Paolocci L’équipe laboratorio istocompatibilità Medicina Trasfusionale

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