I nostri prossimi 30 anni!
Giuseppe Bergantin
Guardare al passato non mi è mai piaciuto, ho sempre voluto guardare avanti, progettare il futuro. Eppure questo anniversario mi fa riflettere, mi obbliga a ragionare sul passato per guardare al futuro.
Perché 30 anni per un’idea trasformata in realtà sono davvero tanti, me lo dico da solo, che trent’anni fa ebbi quell’idea, da molti definita visionaria ed imprenditorialmente impossibile, da molti altri democratica e vero modello di business.
Odio o amore, bianco o nero: La Piazza è sempre stata così, mai grigia, mai indifferente. Il mio scopo in questi 30 anni è sempre stato quello di informare i cittadini veneti su tutto ciò che accade nel proprio comune, nel proprio quartiere, nella propria via. Sempre e solo in modo gratuito, perché la fruizione gratuita dell’informazione per me non è un modello di business, ma una scelta, che rivendico ed in cui credo fermamente.
E il tempo mi ha dato ragione, rendendo sempre più evidente quanto i prodotti editoriali a pagamento siano settoriali ed obsoleti. Aziende come la nostra hanno dato all’informazione di pubblica utilità un valore sociale, oserei dire etico. Pur senza ricevere alcun contributo statale di nessuna natura.
segue a pag. 3
“NUOVO
La proposta di Matteo Cibic, designer di fama internazionale, per intervenire su un nodo scoperto. Intanto cambia volto San Bortolo, c’è movimento a destra e i Cinque Stelle non vogliono essere Godot
Servizi alle pagg. 4, 6, 7 e 13
Politica
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DAL VENETO ALL’EUROPA
LA SFIDA DI ELENA DONAZZAN
L’assessore regionale annuncia
la candidatura e traccia un bilancio dei 25 anni trascorsi a Venezia
Servizio a pag. 26
TERZO MANDATO, SECCO NO CAMANI: “TROPPO POTERE”
La capogruppo del Partito Democratico: “Governare per così tanto tempo
può influenzare la scelta dei cittadini”
Servizio a pag. 25
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QAutonomia avanti tutta
Luca Zaia Governatore Regione Veneto
ualcuno credeva il nostro impegno un sogno da visionari. Il progetto di autonomia differenziata, però, ha proseguito inesorabilmente la sua strada e, dopo l’approvazione al Senato della Repubblica, ora è approdato anche alla Camera dei Deputati. Ma non solo. La 46esima sessione del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, ha sancito una decisa apertura verso la riforma federale in corso in Italia.
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OVEST:
INGRESSO A VICENZA
COINVOLGIAMO GLI INDUSTRIALI”
Periodico d’informazione localeAnno IV n. 4 APRILE 2024
Io e la città
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APRILE 2024
LA BOLLETTA DI CARTA, LA PAGA ANCHE IL PIANETA.
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Alta velocità Cantieri e guai
Il cantiere a Ponte Alto deve trovare una soluzione: non si può bloccare la città A rrivano i cantieri dell’alta velocità a Vicenza. È un “macchina” che vale 2.2 miliardi di euro. Sono una ventina e segnano l’inizio di un lungo periodo, otto se non addirittura dici anni, di disagi. A tutti i livelli. Prima di tutto quello del traffico: la decisione di Iricav2 di bocciare la proposta di Comune, Provincia e Camera di commercio per Ponte Alto, rischia di paralizzare per due anni la circolazione in entrata e uscita a ovest di Vicenza. Ma la proposta, nata dall’ingegner Angelo Tonello, di costruire il nuovo viadotto a pezzi, prima una corsia e poi l’altra, per lasciare sempre una strada aperta e dare sfogo al traffico, è troppo di buon senso perché sia accantonata. Preoccupato è anche il prefetto Salvatore Caccamo, che in un’intervista a Federico Murzio sul “Corriere del Veneto” il rischio connesso alle infiltrazioni mafiose nei cantieri è più serio che non le (prevedibili) proteste degli antagonisti. Intanto il prefetto ha chiesto a Iricav2 di installare telecamere e provvedere alla vigilanza privata nei cantieri. “Le forze dell’ordine non li possono presidiare 24 ore al giorno”.
Il prefetto ha anche annunciato che ha già programmato le ispezioni ai cantieri a cura del Gia, Gruppo interforze antimafia. I settori più a rischio di infiltrazioni sono quello delle forniture e quello della gestione dei rifiuti. Il prefetto s’è detto stupito che non esista nel Vicentino uno sportello della Camera di commercio sui problemi dell’antimafia.
Intanto Rfi ha presentato il suo piano, indipendente dall’alta velocità (che com’è noto non toccherà la struttura) per valorizzare la stazione di Vicenza: un investimento di 30 milioni di euro per nuovi edifici, nuova logistica interna, spazio ad associazioni e anche alle biciclette.
Autonomia
avanti tutta
Luca Zaia
Regione Veneto
Le conclusioni da trarre sono univoche: è necessario continuare nella direzione intrapresa, arrivando in tempi certi e con pragmatismo a coronare l’iter della riforma. È la via per avere finalmente un Paese in grado di ridurre le disparità, di aumentare l’efficienza, sgravare i meccanismi dalla troppa burocrazia. Sono i cittadini, infatti, a chiedere di entrare nel vivo dell’autonomia.
Da queste considerazioni possiamo comprendere quale portata storica può assumere il semaforo verde anche da Montecitorio. L’attuazione del disegno di legge, infatti, diventerà la pietra miliare per il futuro dell’Italia e di ogni singola regione.
I nostri occhi continuano a non staccarsi da quanto sta accadendo a Roma dove, grazie a questo Governo, la riforma federalista passo dopo passo sta gettando le radici e, allo stesso tempo, mettendo a frutto un lavoro intenso sviluppatosi dalle Regioni e dai territori.
L’intero Paese, dev’essere orgoglioso di come grazie a questa riforma si è scoperto capace di guardare al futuro, affrontando con serietà e rigore un’evoluzione federalista che avvicinerà le istituzioni ai cittadini, ma anche i cittadini a un’amministrazione pubblica.
I nostri prossimi 30 anni!
Giuseppe Bergantin*
Sì, perché la gratuità è sostenuta dagli investimenti che aziende ed istituzioni, che ringrazio, sostengono su La Piazza e su tutti i nostri media. Di certo per promuovere i propri prodotti e servizi, ma che con i loro investimenti contribuiscono anche a rendere possibile l’informazione libera, di pubblica utilità, fruibile in modo gratuito in tutto il Veneto.
Ora il nostro lavoro, quello che preferiamo, è pensare ai prossimi 30 anni, che per noi sono iniziati con la nascita della prima radio di informazione del Veneto, Radio Veneto24, e con l’implementazione della nostra piattaforma web, LaPiazzaweb. Il tutto per la massima valorizzazione delle notizie che trovate tutti i mesi, da 30 anni, in ciascuna delle 23 edizioni cartacee de La Piazza. Siamo sempre stato convinti infatti che tutti abbiamo il diritto di poter avere il tipo di informazione che preferiamo: ascoltando la radio, navigando nel web o leggendo il nostro giornale. Per questo motivo i nostri prossimi 30 anni li vogliamo con la stessa informazione libera e gratuita di sempre e con un’accelerazione forte all’informazione multipiattaforma, che già abbiamo creato e che sarà il nostro futuro.
*Fondatore e Editore de La Piazza, LaPiazzaweb e Radio Veneto24
Verso le Elezioni 2024
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ricorda ai soggetti interessati la propria disponibilità ad ospitare per le prossime elezioni europee e amministrative messaggi politici elettorali e inserti pubblicitari allegati al giornale. (In ottemperanza alla legge 28 del 22 Febbraio 2000).
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Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it < > www.ilvicenza.com < Redazione: Direttore responsabile Nicola Stievano >direttore@givemotions.it < Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it< PEFC/18-31-992 RiciclatoPEFC Questoprodottoè realizzatoconmateria primariciclata www.pefc.it CENTRO STAMPA QUOTIDIANI S.p.A. Via dell'Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) Tel: +39.030.7725594 Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199 È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto. Chiuso in redazione il 4 aprile 2024 Il prefetto Caccamo è preoccupato per il rischio di infiltrazioni mafiose è una testata giornalistica di proprietà di Srl Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it < > www.lapiazzaweb.it < Redazione: Direttore responsabile Nicola Stievano >direttore@givemotions.it < Redazione >redazione@givemotions.it < PEFC/18-31-992 RiciclatoPEFC Questoprodottoè primariciclata CENTRO STAMPA QUOTIDIANI S.p.A. Via dell'Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) Tel: +39.030.7725594 Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin È un periodico formato da 23 edizioni locali
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Governatore
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Politica e amministrazione
L’intervista. Parla Edoardo Bortolotto, bandiera dei Cinque Stelle, già candidato sindaco alle amministrative del 2023
“C’è bisogno di più decisione a Vicenza”
• “Possamai deve smettere i panni felpati del partito democratico”
• “Deve prendere in mano la situazione e farsi sentire”
• “Solo così potrà essere un ottimo sindaco”
• “Non possiamo stare ad aspettare Godot”
• “Finora non è ancora accaduto qualcosa di memorabile “
• “Attenzione a non ridurre tutto a una politica di annunci”
• “L’alleanza nazionale non si stringe con chi insulta”
Come giudicano i Cinque Stelle l’azione dell’amministrazione, per la quale a maggio dell’anno scorso si sono schierati e così facendo hanno contribuito alla vittoria di Possamai su Rucco? Risponde Edoardo Bortolotto, avvocato, 48 anni, bandiera del movimento a Vicenza e un anno fa candidato sindaco.
Come valuta la giunta?
È partita con grandi aspettative. Sono giovani. Li stiamo aspettando alla prova, finora non hanno mostrato granché. La grana Tav sta arrivando e porrà molte domande che attendono risposte.
Fiduciosi o delusi?
Abbiamo dato supporto e 800 voti si sono rivelati pesanti. Abbiamo rivolto due richieste: avere un osservatorio sui Pfas, perché in tema siamo nella situazione di dieci anni fa. Il secondo tema sono i consigli di quartiere, perché vogliamo avere voce in capitolo.
Avete avuto risposte? Siete soddisfatti?
Il Comune può fare molto, visto che la giunta precedente non ha fatto molto. È
vero che la competenza sui Pfas è di Regione e Provincia, ma ormai sono passati dieci anni e il Comune potrebbe alzare la voce con la Regione. Sull’osservatorio a Vicenza stiamo andando avanti, sono stati fissati i punti.
Insisto: non ho capito se siete contenti o delusi
Diciamo che su questi due aspetti mi attendevo più decisioni. Invece stiamo aspettando, come Godot.
Il suo bilancio vira sulla perplessità, quindi È ormai passato un anno di vita della nuova amministrazione. Non c’è stata quella spinta che possa farci dire “è avvenuto qualcosa di nuovo in città”. Ma arriverà sicuramente.
Adesso il pendolo oscilla sul fiducioso
Possamai sarà un ottimo sindaco a patto che abbandoni i toni compassati da partito democratico, prenda in mano lui la situazione e imponga il suo carattere. L’amministrazione è lui. Non vorrei che tutto si riducesse a una politica di annunci.
E l’opposizione?
Diciamo che non ha brillato. È messa peggio di tutti.
Come si pone nel dibattito su campo largo o campo giusto, insomma sull’alleanza a sinistra?
È inevitabile con la legge elettorale attuale. L’alleanza però non può essere fatta a freddo. C’è un lento avvicinamento e possono esserci
difficoltà di espressione. Il problema è un altro.
Vale a dire?
Conte è una persona corretta perciò è difficile universi in tre, quando qualcuno è ancora all’insulto.
Si riferisce a Renzi e Calenda?
L’avvocato Edoardo Bortolotto, 48 anni, bandiera di Cinque Stelle a Vicenza stringe la mano a Giacomo Possamai. Un’immagine di Conte accolto trionfalmente al parco Fornaci nell’estate del 2022
Certo. In Sardegna l’alleanza ha funzionato anche senza il centro. Si va avanti con chi ci sta.
Schlein ci sta.
Con lei si può parlare perché tiene il Pd su posizioni vicine, quella di una forza laica. (a. d. l.)
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Politica e amministrazione
L’analisi. In consiglio comunale Fratelli d’Italia diventa un gruppone di sette consiglieri, allo stesso livello del Pd
Meloni si annette Rucco e soci civici
Assieme all’ex sindaco di Vicenza passano con Fratelli d’Italia anche Sorrentino, Siotto, Liliana Zocca e Porelli che ingrossano le fila del gruppo consiliare. I “Fratelli” puntano all’exploit in Regione e vogliono il posto del governatore. Magari con Rucco consigliere a palazzo Ferro Fini
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giovedì 18 aprile
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SOL INVICTUS CIE HERVÉ KOUBI
Meloni si annette Rucco e i suoi pards. E Fratelli d’Italia sale da due a sette consiglieri, diventando assieme a quello del Pd, il gruppo consiliare più forte di sala Barnarda. Idea Vicenza, il gruppo civico dell’ex sindaco Rucco si sfalda. Ha fatto il suo tempo. Rucco assieme ad altri quattro consiglieri comunali (Simona Siotto, Valerio Sorrentino, Valeria Porelli e Liliana Zocca) passa con Fratelli d’Italia. Vanno a fare compagnia a Nicolò Naclerio, che resta capogruppo, e Giorgio Conte: avranno un consigliere in più del gruppo di Possamai sindaco. Sentirsi forti dà anche più fiducia in se stessi.
un ritorno a casa: Rucco, come Sorrentino, era di Alleanza Nazionale, come pure la Siotto che debuttò con quel simbolo alle lontane elezioni comunali del 1995.
Sul versante più politico, il civismo è stato una nota caratterizzante gli anni Dieci, ma ormai s’è ridimensionato. Da un lato c’era la crisi del Pd dopo la gestione del rottamatore Renzi che si mangiò iol 40% delle europee 2014, dall’altro si sciolse il Pdl, crollò Berlusconi, arrivò Monti e si sbriciolò l’idea stessa di partito nella fiducia degli italiani: tutti fattori che hanno favorito l’ascesa dei Cinque Stelle già alle politiche del 2013 e nel Veneto alle regionali del 2015, quando presero il 25% dei voti.
Oggi quella spinta civica s’è assai ridimensionata: proprio la vittoria dei Fratelli alle elezioni, ma anche la sostanziale tenuta del Pd sull’altro versante, dimostrano che non c’è vergogna a mostrare il simbolo di un partito a una competizione elettorale. Cambia la cultura, cambia la politica.
UNA DANZA ESPLOSIVA CHE SUPERA I CODICI DEL BALLETTO CON QUINDICI INCREDIBILI DANZATORI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO
Non è da meravigliarsi della scelta di Rucco e soci. Con la sconfitta di misura, ma politicamente significativa, alle amministrative del 2023, s’è chiusa una fase. Avesse vinto, almeno per onore di generale, la bandiera non sarebbe stata ammainata. E siccome la politica si fa anche con i numeri, evidentemente le ragioni di schieramento valgono più delle differenze, che ormai sono solo nominali. Nella sostanza dei programmi, non ce ne sono, Tant’è che la stessa Meloni partecipò alla campagna di Rucco nel 2018.
Per molti del gruppo, oltretutto, si tratta di
Naturalmente è stato preconizzato un seggio per Rucco nelle fila dei Fratelli d’Italia alle prossime regionali. Tutto è possibile, ma se c’è una regione in cui le prossime regionali siano ancora avvolte dalle nebbie è proprio il Veneto.
I big in campo per le europee: donne in prima fila per un seggio
A due mesi dalle elezioni europee, la macchina elettorale s’è già messa in moto con l’obiettivo del voto il 10 giugno. C’è ancora tempo per ufficializzare le liste, la scadenza è l’11 maggio, ma i big sono già scesi in campo. A sinistra cerca la riconferma Alessadra Moretti, che cinque anni fa sconfisse Achille Variati, che poi rientrò all’europarlamento dopo la rinuncia di Carlo Calenda eletto a Roma a settembre 2022. Quest’anno Variati ha deciso di non ripresentarsi e quindi, teoricamente e nel territorio vicentino, Moretti ha campo assai più libero.
Sul fronte del centrodestra, le questioni sono più complicate a motivo dei pesi che sono diversamente distribuiti rispetto a cinque anni fa. È in pesante calo la Lega, che nel Veneto ha meno della metà dei voti
di Fratelli d’Italia, 14% contro il 32% misurato alle politiche 2022. L’elettorato s’è spostato decisamente sul partito della premier che punta a un successo largo alle europee come trampolino per vincere le elezioni regionali del 2025 e mettere un suo uomo (Luca De Carlo) al posto di governatore dopo i 15 anni di Zaia. Per le elezioni europee è già scesa in campo Elena Donazzan, consigliera regionale dal 2000 e assessore dal 2005, che cerca nuovi spazi con fondate speranze. In cerca di riconferma anche Sergio Berlato, che in 34 anni di presenza politica è stato eletto ovunque, a Roma, come a Venezia e anche a Strasburgo. Eurodeputato uscente, anche lui – autentica macchina del consenso – cerca una riconferma. Del resto gli eletti dei Fratelli saranno almeno quattro.
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coreografia
musiche Mikael Karlsson, Maxime Bodson,
Foto Sternalski Nathalie
Ascolta
Meloni e Berlato fotografati assieme a Rucco nella campagna elettorale del 2018. Nicolò Naclerio resta capogruppo
Sopra, Alessandra Moretti; sotto, Elena Donazzan
L’intervento in dirittura d’arrivo. Dopo sette anni di lentezze e difficoltà, l’importante cantiere vede la fine
A S. Bortolo il centro civico è Centrale
Sono in dirittura d’arrivo i lavori all’ex Centrale del latte. Dopo sei anni, cinque dei quali trascorsi in questioni amministrative, burocratiche e legali (con la prima ditta che ha vinto l’appalto, la Incos, che poi ha rinunciato) il cantiere dell’ex centrale del latte a Vicenza vede la fine. I lavori sono concretamente partiti a ottobre 2022, come precisa Giorgio Macola, l’architetto veneziano che ha firmato il progetto e che ha tenuto in mano le redini del cantiere imprimendogli un’accelerata appunto nell’autunno del 2022. Sta lavorando la ditta Bordignon di Volpago del Montello, la direzione lavori è dell’ingegner Alberto Muffato (responsabile) e dell’architetto Marco Pace, entrambi della Sinergo, che ha vinto il concorso con il progetto di Macola.
Come sottolinea l’assessore Cristiano Spiller nell’edificio storico dell’ex centrale, quello che ospitava la produzione e gli uffici e che si affaccia su via Medici, saranno ricavati circa 750 metri quadrati su tre
piani. Altri 500 metri quadrati della parte interrata non sono oggetto dei lavori e saranno recuperati in futuro, così almeno sperano gli amministratori che naturalmente non si sbilanciano sui tempi. Il costo dell’operazione è notevole: 4 milioni e mezzo di euro sono stati stanziati in un primo momento, di cui 2 milioni e 800 mila euro provengono dal bando periferie. Un milione e 280 mila euro sono serviti successivamente, per fare fronte agli aumenti dei prezzi. Negli ultimi due anni l’aumento dei prezzi dei cantieri è stato del 40 per cento. In tutto la ritruttrazione costerà quasi sei milioni, grossomodo 11 miliardi di un tempo. La centrale di Vicenza è stata ceduta nel 2001 per 23 milioni di euro alla Centrale del latte di Torino: il ricavato ha finanziato la costruzione del teatro.
La destinazione del complesso è genericamente a centro civico, cioé sarà a disposizione del quartiere San Bortolo, ma per definire l’utilizzo si dovrà scendere in
L’obiettivo è preciso: dare spazio nell’ampio edificio ristrutturato alle esigenze del quartiere e alle associazioni. È previsto un processo partecipativo dei residenti riguardo alle decisioni sull’utilizzo dell’immobile. Il costo complessivo dell’intervento è di sei milioni: l’aumento dei prezzi a causa delle ragioni internazionali è stato del 40%. Concretamente, s’è messo mano ai lavori nell’autunno del 2022. Progettista è l’architetto Giorgio Macola, che ha lavorato a lungo con Gino Valle anche alla Defense di Parigi
dettaglio e saranno coinvolti i residenti.
Attorno all’immobile è stato recuperato un parco di 4200 metri quadrati. L’area complessiva interessata dai lavori è ampia attorno ai settemila metri quadrati.
Il progettista è un architetto di grande esperienza, specie nell’edilizia residenziale, e d’alto livello: Macola ha settantasette anni, ha lavorato con Gino valle, più grande di lui di 23 anni. Assieme hanno realizzato anche un edificio alla Defense di Parigi. Da solo, invece, Macola ha progettato anche una torre sempre alla Defense. Nel suo curriculum, assai denso, ci sono anche 28 scuole realizzate in Friuli e diversi premi. Una delle intuizioni del suo progetto è d’aver aperto nell’edificio grandi vetrate che danno luce e aprono l’edificio all’esterno. Quando Gino Valle fu incaricato del progetto urbanistico in viale Mazzini, i giornali nel 1984 titolarono: “Una mano geniale per Vicenza”. Ma anche quella dell’arch. Macola non è da meno.
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Due immagini del cantiere dell’ex Centrale del latte in via Medici e l’architetto veneziano Giorgio Macola
I dati. In pochi anni nel Nordest sono raddoppiati gli iscritti. Il gruppo Multiversity apre una nuova sede a Vicenza
Boom di iscrizioni all’università digitale
Il presidente dell’Accademia Olimpica, Fontana, ha spiegato che “le università telematiche non sono più quelle di vent’anni fa perché hanno docenti di prim’ordine”. “Questi atenei risolvono problemi che diversamente non si potrebbero affrontare, come la lontananza e i costi”. Montante, di Multiversity: “L’Italia ha il 50% in meno dei laureati rispetto all’Europa. È un gap da colmare”
L’università telematica ha registrato un boom nel Nordest. Le cifre sono eloquenti: dal 2019 al 2023 le università tradizionali hanno registrato un aumento da 512mila a 551mila studenti, meno del 10 per cento. Quelle telematiche hanno raddoppiato gli iscrititi: da 58 mila a 110 mila. Le cifre le ha portate Giorgio Xoccato, presidente della Camera di commercio, intervenuto al dibattito che ha fatto corona all’inaugurazione della nuova sede d’esami a Vicenza del gruppo Multiversity, che raggruppa tre università telematiche: Pegaso, Università mercatorum e la San Raffaele di Roma. I nuovi spazi sono stati ricavati in piazzale
Bologna, complesso purtroppo noto alle cronache per i problemi di sicurezza e che adesso, anche grazie a questa scelta, può giocarsi un futuro diverso. Questa speranza l’ha sostenuta il sindaco Possamai intervenuto all’incontro, mentre il dibattito ha visto protagonisti, oltre a Xoccato, Adamo Dalla Fontana, presidente della Fondazione studi universitari di Vicenza, Giovanni Luigi Fontana, presidente dell’Accademia Olimpica, Gerlando Montante, direttore poli e sedi territoriali di Multiversity e naturalmente Matteo Salin che della sede vicentina è l’anima da quattro anni. Il dibattito, intitolato Beautiful minds, la scelta univer-
sitaria nell’era digitale, è stato coordinato dal giornalista Antonio Di Lorenzo. Università tradizionale e telematiche alleate, dunque, e non contrapposte per uno sviluppo parallelo: il concetto è risuonato un po’ da tutti i relatori, perché, come ha spiegato Xoccato “abbiamo bisogno di una classe dirigente di livello elevato”. E l’Italia vive un ritardo assai grave. Le cifre dell’emergenza italiana le ha sciorinate Montante, quando ha ricordato che l’Italia ha il 50% in meno di laureati rispetto ai
Paesi europei: nella classifica precede solo la Romania. Che ci sia bisogno di cambiare atteggiamento lo ha sottolineato Fontana con un intervento che, dall’alto della sua carica e della sua carriera universitaria, è suonato come una vera benedizione: “Le università telematiche non sono più quelle di vent’anni fa. Il corpo docente è di alto livello: gli studiosi sono di primissimo ordine. Questi atenei risolvono problemi che altrimenti non si potrebbero affrontare, dalla lontananza alla frequenza fino
Il sindaco e le autorità all’inaugurazione della nuova sede di Multiversity in piazzale Bologna
ai costi”. Come ha ricordato Montante, oggi una famiglia per mantenere un figlio all’università spende dai 10 mila ai 15 mila euro l’anno. Non sono pochi.
Dal canto suo, come ha testimoniato Salin, la sede vicentina contribuisce alla crescita delle università telematiche con numeri significativi: ogni anno aumentano gli iscritti, che praticamente sono raddoppiati. I corsi di laurea disponibili a Vicenza sono oltre trenta e finora sono stati complessivamente 800 gli iscritti.
Sicurezza a Vicenza, il prefetto: “Reati in forte diminuzione”. Intanto c’è “Strade sicure” con l‘esercito
Sono diminuiti tra gennaio e marzo i reati a Vicenza, Merito delle iniziative sulla sicurezza messe in atto da prefettura e Comune. I dati, illustrati dal prefetto Salvatore Caccamo, sono eloquenti: i furti in appartamenti sono passati dai 74 di gennaio a 19 di marzo, quelli nei negozi da 25 a 12, le rapine da 19 a 5. Anche le spaccate nei negozi sono in sensibile decremento, dopo un arresto importante. Operazioni ad alto impatto, controlli straordinari, la stazione mobile della polizia
locale, ossia la pattuaglia che ogni sera fino a mezzanotte sorveglia il centro, hanno avuto l’effetto deterrente che ci si attendeva. Tra i provvedimenti, sottolinea il prefetto Caccamo, c’è anche il controllo di vicinato attivato dal Comune e il patto per Vicenza sicura in via di stipula. Inoltre, il prefetto ricorda come “esemplare” il finanziamento dell Confcommercio per aumentare la videosorveglianza degli esercizi commerciali.
Adesso, almeno sino alla
fine dell’anno, ritorna l’operazione Strade sicure: 18 guastatori del genio dell’esercito sorveglieranno le zone calde di Vicenza: Campo marzo, il Quadrilatero e il centro storico, compreso corso Palladio fino a piazza Matteotti. L’iniziativa è stata presentata dal prefetto, dal questore Sallustio, dai comandanti di carabinieri e guardia di Finanza, i colonnelli Giuseppe Moscato e Cosmo Virgilio.
Le pattuglie dell’esercito lavoreranno su tre turni: 7-1 3,
13-19 e 19-1 di mattina. Si sposteranno su un mezzo, ma faranno tre fermate di mezz’ora ciascuna e pattuglieranno a piedi le zone: in stazione, all’esedra di Campo Marzo e in piazza dei Signori.
Si tratta, sottolinea il prefetto, di un “potenziamento” dei servizi in atto. L’esercito, benché armato, lavorerà a fianco delle forze di polizia territoriali, le quali sono titolate a intervenire nel caso i soldati li avvertano di un problema o un pericolo.
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Il ritrovamento. Durante i lavori in contrà Pigafetta viene alla luce “W Garibaldi” sul soffitto di una stanza nascosta
Scoprono la scritta risorgimentale in casa
La scritta è databile a oltre 150 anni fa, quindi durante il governo austriaco. Non è stata fatta con la vernice, bensì le lettere sono pazientemente realizzate con il fumo delle candele. Anche allora quello era uno spazio chiuso e non pubblico. L’osteria vicina era un ritrovo di carbonari
S i ritrovano Garibaldi in casa. Naturalmente inatteso. Per essere più esatti, durante i lavori nella propria abitazione scoprono una scritta risorgimental carbonara che inneggia all’eroe, realizzata nel palazzo – e vedremo più avanti in che modo originale – da chissà chi, convinto ammiratore di Garibaldi, almeno un secolo e mezzo fa. Autori del ritrovamento sono Bruno Savio, commercialista, e Vanessa Costa, agente pubblicitaria, che abitano in contrà Pigafetta, grossomodo sopra il bar omonimo che fa angolo con contrà Pescaria. Per procedere con i lavori interni, debitamente autorizzati come spiega il cartello all’esterno del palazzo, i coniugi hanno deciso di ispezionare una parete della casa che dà verso la Basilica, sopra i locali della pasticceria Venezia. Intendevano verificare che i lavori non danneggiassero impianti nascosti nei muri.
Ma hanno trovato ben altro. Scavata una piccola apertura, hanno scoperto che in realtà la parete dà su uno spazio angusto, largo un metro o poco più e alto due metri. La sorpresa è arrivata quando, mettendo la testa all’interno e alzando lo sguardo, hanno scoperto sul soffitto della stanza la scritta inequivocabile: W Garibaldi, tutta in maiuscolo. Va precisato che il soffitto non è in mattoni, bensì in pietra. Chissà, forse anticamente era il volto di un passaggio.
Naturalmente sono sorti gli
interrogativi: chi, quando, perché ha scritto? Ma le risposte sono poche, così come le certezze.
Grazie a una ricerca condotta da Maria Luigia De Gregorio, già direttrice dell’Archivio di Stato, s’è potuto accertare che da oltre due secoli quello non era uno spazio aperto, non era un luogo pubblico, bensì era parte di un palazzo. Quindi, chi ha scritto l’ha fatto in casa, quanto meno in uno spazio chiuso.
Nel 1810, nella prima mappa catastale di Vicenza, la casa è segnata dal mappale 2006, civico 2118 e apparteneva a Carlo Fontana e al pian terreno c’era una bottega di “cappellaro”. La casa passa poi alla famiglia Barrera. Ma chi sia stato il proprietario ha poca importanza se la casa risultava affittata.
La scritta potrebbe essere una di quelle manifestazioni ostili al governo austriaco che rientravano nelle competenze della Delegazione provinciale austriaca che aveva l’incarico di controllare lo “spirito pubblico”.
L’Archivio di Stato è ricco di corpi di reato, come erano considerati allora, foglietti, coccarde, bandieruole tricolori inneggianti a Vittorio Emanuele e Garibaldi.
Sicuramente la scritta è di epoca risorgimentale, perché inneggiare a Garibaldi, tanto più in segreto, avrebbe avuto senso solo prima dell’unità d’Italia. Siamo quindi sotto il
governo austriaco, prima del 1866, quando il Veneto passa all’Italia.
L’architetto Umberto Saccardo ha scoperto una particolarità interessante: la scritta non è realizzata con vernice, bensì è stata realizzata pazientemente con il fumo di candele. Le lettere di ogni parola, infatti, sono formate da tanti circoletti scuri che si ottengono, appunto, gra-
La scritta che è emersa sul soffitto di una stanza nascosta in contrà Pigafetta. Vanessa Costa, la proprietaria che ha eseguito i lavori, assieme all’architetto Umberto Saccardo che ha effettuato un sopralluogo. La lapide che in Basilica ricorda il comizio di Garibaldi nel 1867
zie al fumo delle candele. Tutto fa pensare, quindi, che si tratti di una scritta di almeno 150 anni fa, espressione del sentimento anti-austriaco, ottenuta con mezzi rudimentali.
Tra l’altro, poco distante dal palazzo interessato, in contrà Pigafetta esisteva l’osteria “alla Luna” che era un celebre ritrovo di carbonari.
Come si ricorderà, Garibaldi
fu a Vicenza il 7 marzo 1867 per la campagna elettorale: parlò dalla loggia della Basilica invocando Roma capitale dell’Italia da poco unita. In ricordo di quell’avvenimento fu murata una lapide.
I coniugi hanno intenzione di valorizzare la scritta, facendola ammirare ai loro ospiti con uno specchio: non pensano minimamente di cancellarla.
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Attualità
Il personaggio. Bruno Sperotto, marciatore alpino di Sandrigo, è un ex industriale meccanico che vanta un record
Va a piedi nelle città sedi dell’adunata
Centinaia di chilometri ogni volta, che macina con costanza e determinazione al ritmo di 30-40 km. al giorno. Ha raggiunto a piedi le adunate nazionali ad Asti, Bolzano, Udine, Bergamo, Torino, Piacenza, Cremona, L’Aquila, Parma, Treviso e Trento
Èun marciatore alpino. Così si definisce Bruno Sperotto, ottant’anni portati con grande vigore, che vanta un singolare record: raggiungere a piedi le città sedi dell’adunata alpina. Si tratta di centinaia di chilometri ogni volta, che macina con costanza e determinazione al ritmo di 30-40 chilometri al giorno. Vista l’età, adesso non si cimenta più in queste imprese, ma ha una storia incredibile alle spalle: da Sandrigo, la sua città, ha raggiunto a piedi le adunate nazionali ad Asti, Bolzano, Udine, Bergamo, Torino, Piacenza, Cremona, L’Aquila, Parma, Treviso e Trento. E forse ne manca qualcuna. Assieme a lui marciava un piccolo gruppo di alpini amici. Dopo la fatica, arrivavano i giorni di festa.
Ma non c’è solo l’adunata nazionale alpina tra gli obiettivi: per commemorare i caduti di Nikolajewka, lui è capace anche di compiere, sempre a piedi, il giro degli ossari vicentini. Impiega cinque giorni di cammino. Insomma, è una persona tenace.
Del resto lo è sempre stato, come testimonia la sua vita lavorativa. Bruno Sperotto adesso si spende come volontario, perché si divide tra l’assistenza agli anziani della casa di riposo e i 120 bambini all’asilo, che naturalmente lo chiamano “nonno Bruno”. Ma è stato titolare, assieme a due fratelli, di un’azienda meccanica che aveva 160 dipendenti: produceva strutture in ferro e acciaio. Suo maestro è stato Alberto “Scaraba” Pozzato, fondatore della “Ska” a Sandrigo: “Mi ha insegnato a costruire i capannoni. Era un genio”.
Bruno ha iniziato a lavorare prestissimo, a 11 anni, dieci ore al giorno in una bottega di maniscalco. Oggi non sarebbe permesso, ma in quei primi anni Cinquanta il mondo era diverso. Del resto, erano davvero poveri in famiglia: tant’è che sua madre rifiutò di iscriverlo all’esame di ammissione alla prima media, come aveva richiesto il maestro viste le evidenti capa-
cità del piccolo Bruno, perché – spiegò – aveva sei fratelli e doveva lavorare per guadagnare anche per loro.
Succedeva così che a 11 anni Bruno prendesse la bicicletta e andasse da Sandrigo a Vicenza all’acciaieria Gresele (poi diventata la “Valbruna” di Amenduni) e portava a casa un quintale di materia prima per forgiare i ferri dei cavalli. A 18 anni si mise in proprio come artigiano, grazie
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Un primo piano di Bruno Sperotto e la locandina dell’adunata di quest’anno a Vicenza
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a un terreno comprato con un prestito della banca garantito dal mitico sindaco Pietro Galletto. Da quell’iniziativa nacque poi l’azienda che ha lavorato in tutto il mondo, dalla Siberia nella vecchia Unione Sovietica sino allo Yemen. Bruno costruiva capannoni e tornava a casa ogni quaranta giorni. È padre di due figli che sono manager alla Burghy.
Iscritto all’Associazione industriali negli anni Settanta, all’epoca di Pietro Laverda e poi di Giancarlo Ferretto presidente, Sperotto ha trovato la fiducia imprenditoriale e l’amicizia personale di Apollinare Veronesi, il grande industriale veronese. Grazie a lui, per fare un esempio, ha costruito 200 capannoni in Molise dal 2000 in poi. È un grande appassionato di lirica e ha una voce potente. Ricorda ancora quando il papà lo portava in bicicletta all’Arena di Verona a dieci anni ad assistere alla Traviata. I biglietti glieli procurava lo zio, maresciallo dei carabinieri a Verona. L’Arma è una tradizione di famiglia: la nonna ebbe cinque figli carabinieri in guerra: tornarono tutti a casa. Per esaudire il voto di ringraziamento, andava a messa tutte le mattine e lui la accompagnava.
Devoto sì, il piccolo Bruno, ma anche sfrontato: lui e due amici, anticipando il film “Trainspotting”, si distesero sui binari per sfidare il treno. Vinsero loro perché la littorina si fermò.
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Attualità
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Il conservatorio. Circa un centinaio d’iscritti giunge a Vicenza dall’estero. Intervista al presidente Passadore
È straniero il 20% degli studenti di musica
Direttore del “Pedrollo” è Stefano Lorenzetti: un centinaio i docenti. Il gettito dell’8 per mille è un orgoglio per il conservatorio
U na laurea in psicologia e un diploma in pianoforte con perfezionamento in musicologia. Francesco Passadore, 70 anni, rodigino di nascita ma vicentino di adozione, è da poco più di un anno il presidente del conservatorio Pedrollo di Vicenza, dopo essere stato membro sia del Consiglio accademico che del Consiglio di amministrazione. Una nomina arrivata inattesa e non cercata, spiega l’interessato, perché la sua disponibilità era stata sollecitata da alcuni amici solamente per completare la terna da sottoporre al ministero, ma niente di più. E invece è stata una sorpresa ritrovarsi a ricoprire un ruolo di manager in un istituto di grande prestigio.
Con i suoi 532 studenti, di cui 98 propedeutici (sono i corsi di tre anni che preparano a quelli accademici del primo livello, cioè del triennio) e 200 ciascuno per il primo e il secondo livello. I docenti sono oltre cento, di cui 90 di ruolo: 8 i dipendenti amministrativi con 10 coadiutori, i corsi quasi 200 corsi e 150 eventi ogni anno.
“Conoscevo già molto bene il mondo del conservatorio e mi ritengo fortunato – confida Passadore - perché so di poter contare su una compagine amministrativa con un altissimo livello professionale, e posso affermare di essere testimone di una indiscutibile crescita dei docenti avvenuta in questi ultimi decenni. Devo dare atto che la struttura organizzativa, con il direttore Stefano Lorenzetti, non si tira mai indietro di fronte alla mole di impegni e di appuntamenti che spesso si accavallano, restando in ufficio ben oltre l’orario dovuto”.
Fiore all’occhiello sono i 92 studenti stranieri, di cui 40 cinesi e 28 israeliani che a Vicenza studiano strumenti antichi, canto e storia della musica.
Ogni anno si diploma un centinaio di studenti, che contrariamente a quanto si potrebbe immaginare - sottolinea il presidente - trova anche in tempi ravvicinati un impiego che progressivamente si va stabilizzando. Addirittura, alcuni che frequentano corsi di musi-
ca elettronica o jazz, si inseriscono in attività di produzione ancor prima della conclusione del corso di studi.
Sul versante degli investimenti, il Pedrollo ha destinato recentemente oltre 100 mila euro per l’acquisto o il restauro di strumenti, e 150 mila per attività artistiche e concertistiche.
A tal proposito, il presidente ricorda la ampia disponibilità del conservatorio nei riguardi delle istituzioni pubbliche nel rendersi disponibile in occasione di appuntamenti ufficiali e
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commemorativi. Elemento di orgoglio, a proposito di risorse economiche, è il gettito dell’8 per mille, 7.500 euro, che sebbene non rappresenti una cifra eclatante, è tuttavia l’importo più alto che a livello nazionale è stato destinato ad un conservatorio. Un riconoscimento lusinghiero che testimonia la simpatia e la considerazione di cui gode il Pedrollo.
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In prospettiva, il conservatorio ha in animo di ritornare a utilizzare l’auditorium Canneti, chiuso da oltre dieci anni per motivi di sicurezza. “La cittàsegnala Passadore - avrà nuovamente a disposizione entro il 2025 uno spazio di circa 300 posti, utilizzato in prima battuta dal conservatorio, che già lo gestiva in passato, ma che sarà a disposizione anche di altre realtà”.
Un bel polmone di ricettività che si aggiungerà alla sala Pobbe (200 posti) e alla sala Guglielmo con altri 60-70 posti nei locali di contrà san Domenico. Il nuovo Canneti, che avrà una aerazione ma soprattutto un controsoffitto acustico moderno, ritornerà ad ascoltare anche le note del solenne organo Mascioni, che sarà ripristinato e rimesso in servizio, ma sarà la sede ideale anche per ospitare locali e spazi per dare respiro ai corsi di musica elettronica.
Un ultimo apprezzamento il presidente Passadore lo riserva ai molti sponsor e sostenitori che accompagnano le iniziative anche editoriali (in arrivo un cd con le musiche di Giacomo Orefice) e i molti appuntamenti culturali che innervano la presenza del conservatorio e danno prospettive artistiche ai futuri musicisti, ambasciatori del bello.
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Cultura
Il presidente Francesco Passadore e, nella foto piccola, il direttore Stefano Lorenzetti
Silvio Scacco
Il personaggio. Matteo Cibic è un designer di fama internazionale e lancia un’interessante prospettiva per Vicenza
Città da cambiare, industriali da coinvolgere
Impossibile ingabbiarlo in una definizione. Artista è ovvio, designer va da sé, ma i suoi ragionamenti sono anche quelli di un filosofo, di un antropologo, di un viaggiatore e di un futurologo. Matteo Cibic ha 40 anni e una fama internazionale: lavora con aziende di tutto il mondo e ha esposto dalla Biennale di Venezia come al Beaubourg di Parigi. È sposato ed è padre di due figli. È una persona misurata e profonda, non si dà arie. Nel 2017 è stato premiato come International Young Talent of the Year da Elle Decor . Le sue creazioni hanno spesso forme antropomorfe e sono innervate da una sottile ma decisa ironia. Del resto, basta conoscerlo per capire quanto la sua arte sia sempre giocosa. Racconta che da piccolo voleva diventare papa ma poi ha seguito altre strade. E quando, già adolescente, ha scoperto che vicino allo studio dello zio Aldo a Milano, che frequentava, c’era un’agenzia di modelle, s’è reso conto definitivamente che la sua strada era diversa dal pontificato.
Matteo è figlio di Claudio ed Elena Rigoli ed è nipote di Aldo Cibic, designer di vaglia e professore all’università di Shanghai. È persona di intelligenza vivida, dalle sinapsi ben sviluppate che collegano pensieri in modo inaspettato. E siccome Federico Faggin spiega sempre che gli uomini fanno collegamenti mentre i computer soltanto correlazioni, possiamo indicare Matteo come un campione del genere sapiens. E siccome Silvio Ceccato sosteneva che il genio fa quello che può e il talento quello che vuole, Matteo è indubbiamente una persona di talento.
Che cos’è la creatività?
Per me un lavoro. Devo produrre creatività ogni minuto. È
un piacere, ma quasi un obbligo. D’accordo, ma ne avrà una sua definizione…
Rendere gioiosi e divertenti oggetti che sono inutilmente noiosi. Insomma, si cerca di sfruttare delle energie in modo diverso.
Piero Angela sosteneva che la creatività è la curiosità senza conformismo, farsi domande restando aperti a tutte le possibilità
Ha ragione. È creativa anche l’Intelligenza artificiale?
Bisogna intendersi. L’AI è la combinazione di soluzioni già esistenti. Niente di nuovo sotto il sole: anche gli asiatici ragionano così. Per loro il concetto di copia non esiste. Magari un oggetto lo perfezioni anche solo del 5%, perché è più economico, quindi diventa nuovo. Che rapporto c’è tra creatività e memoria, tra nuovo e vecchio?
La verità è che siamo tutti omologati, non esistono più gli oggetti della memoria. Gli oggetti devono raccontare delle storie, quelle che non abbiamo più perché la foto della nonna incorniciata oggi non esiste più. Stiamo perdendo sinapsi, perché l’unica memoria oggi è il telefonino.
Lei ha paura dell’intelligenza artificiale?
No. Ho paura dell’uomo che con l’AI si ammoscerà e perderà capacità mnemoniche e di pensiero. Sapete quando uno dice: ho la testa che scoppia… Ecco, succederà così. Vede, l’uomo ha sempre adattato la sua mente alla tecnologia. Ma oggi che abbiamo demandato la memoria ad altre tecnologie, rischiamo di non saper più ricordare e rielaborare. O meglio, siamo capaci di farlo ma abbiamo bisogno di molte fonti esterne. Una volta
• “Gli industriali devono avere una maggiore responsabilità pubblica a Vicenza”
• “L’ingresso di Vicenza ovest è veramente orribile: deve essere ammodernato”
• “Bisogna coinvolgere le aziende di quella zona che messe assieme hanno un fatturato come il “pil” di uno Stato”
• “Troveremo cosa offrire in cambio, a cominciare da sgravi fiscali”
• “L’intelligenza artificiale rischia di appannare il cervello: l’uomo riesce sempre meno a ricordare e rielaborare”
• “L’AI è trattata come una divinità mentre noi abbiamo trasferito la memoria al telefonino”
• “Il mio riferimento è Marsilio Ficino: utilizzò la sensualità per spiegare le virtù umane nei dipinti”
non era così.
Perché lei sostiene che rischiamo di perdere capacità di linguaggio e di pensiero?
Perché l’intelligenza artificiale elude la capacità di pensare con la propria testa. E lei ha maggiore capacità in tutti i nostri linguaggi. Il vero problema è come l’uomo riuscirà a differenzarsi.
La sfida è persa in partenza?
(Fa una pausa e sorride). È uno strumento molto potente, una sorta di divinità perché risponde a tutti gli assiomi della divinità e funziona.
La creatività è per forza eccentricità?
Naturalmente no. A me piacciono i ritratti che faccio perché vivendo qui, in un ambiente bigotto, mi piace rompere gli schemi. In realtà la poesia è molto più d’impatto e creativa.
Cosa non le piace di Vicenza?
A me piace. Credo ci debba essere un maggiore coinvolgimento e quindi una maggiore responsabilità pubblica degli imprenditori.
Vale a dire?
Se lei arriva da ovest a Vicenza c’è un gruppo di aziende, diciamo una decina, che messe assieme hanno un fatturato globale come il Pil di uno Stato africano. E allora mettiamole assieme e sproniamole a cambiare l’ingresso a ovest della città. Che facciano quello che vogliono: chiamino l’archistar, il guru, il progettista… Poi li ricompenseremo in qualche modo, gli scaliamo le tasse, vedremo. Ma devono essere gli imprenditori privati a muoversi, non il Comune.
Come saremo fra cento anni?
Anche tra dieci o cinque, visto il ritmo del cambiamento. Stefano Mancuso dice che una specie dura cinque milioni di anni. Noi sapiens siamo sulla Terra da
300mila anni. Ci restano quindi 4 milioni e 700 mila anni per restare nel range. Se ci estingueremo prima, dimostreremo solo di essere la specie più fessa e inutile dell’evoluzione. Un modello per la sua attività: artista, scrittore o scienziato?
Marsilio Ficino, filosofo del Quattrocento. È stato, per così dire, il primo pubblicitario a portare l’erotismo nelle opere d’arte, cioè a sensualizzare i dipinti per spiegare le virtù umane.
Qual è l’arte che l’affascina di più: pittura, scultura, musica, letteratura…
La scultura. Mi piace l’inglese Richard Deacon e l’artista danese islandese Olafur Elliason, quello che vent’anni fa espose il sole sul soffitto della Tate Modern , come l’editorialista Thomas Friedman, che ha vinto tre volte il Pulitzer. Seguo il filosofo Slavoj Zizek, che trovo affascinante per il suo approccio. Lui è capace di trovare l’antitesi dell’antitesi.
Se fosse vissuto nel passato chi sarebbe stato?
Un giullare di corte. Rischiava meno la pelle e si divertiva parecchio. E mangiava.
Meglio il presento o il passato?
Non rimpiango il passato. Non tornerei indietro, viste le sofferenze e scomodità. Noi abbiamo gli antibiotici e un ascensore medico che ci porta sempre più in alto, fino al punto di essere incapaci di concepire la morte. Quando arriverà sarà del tutto inaspettata.
Un pregio e un difetto dei suoi concittadini.
Io. Cioè, se io non sono un buon cittadino non mi dedicherò abbastanza a creare la comunità, non solo a Vicenza ma nel mondo. Quindi dobbiamo
avere più conspevolezza sociale. La tecnologia evita le mediazioni, invece bisogna sporcarsi le mani.
Lei gira molto: com’è Vicenza vista da fuori?
Ormai è una catalogazione superata. Intendo dire: tu puoi vivere on line e off line. Puoi vivere qui e sentirti in un altro mondo. Tu sei “on” quando sei on line. Quando apri il tuo Instagram cosa vedi? Ecco, tu sei lì.
Lei usa molto i social?
Quattro minuti al giorno.
E allora perché parla di “on line” e “off line” come dimensioni della vita? Finirà che andremo in giro con i visori per essere proiettati in un altro mondo parallelo e irreale?
Sarebbe una tragedia. L’on line è la dimensione che viviamo nella comunicazione, ma la vita è ben altro. Ed è questa diversità che dobbiamo realizzare. Se l’Indonesia ha lo stesso squallido bar uguale al mio, cosa mi cambia?
Omologazione consumistica, appiattimento dei gusti, eliminazione delle diversità. Pasolini ci metteva in guardia da questi rischi cinquant’anni fa.
Viviamo l’era dell’efficienza che è anche quella dell’economia dell’attenzione che porta a litigare in televisione e non a discutere. Io sono affascinato da Giulio Verne che ha preso i sogni di Leonardo, l’elicottero e il sottomarino e li ha condivisi con il mondo.
Verne è vissuto due secoli fa. Sì, ma ci ha fornito una lezione importante: qualsiasi cosa un uomo riesca a sognare, qualcun altro la realizzerà. Oggi non ci sono sogni: il mondo intellettuale e artistico ha la responsabilità di creare sogni. Finché i media propongono distopie, il futuro sarà così, distopico.
Antonio Di Lorenzo
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Una curiosa immagine di Matteo Cibic, artista di fama internazionale: le sue creazioni sono sempre giocose
Economia
L’analisi. I clamorosi utili delle banche italiane Unicredit e Intesa, alimentano alla fine gli investitori statunitensi
I soldi europei finiscono nelle tasche Usa
I più importanti gestori dei risparmi europei sono tutti americani: BlackRock e Vanguard ai quali si aggiungono JP Morgan e Fidelity per un complesso di risparmio gestito in Europa che supera i mille miliardi di euro. C’è un travaso di ricchezza non immediatamente percepibile
L e banche italiane sono in piena forma e le previsioni degli esperti ci dicono che le performance record ottenute nel 2023 siano suscettibili di ulteriore crescita nei prossimi due/tre anni. UniCredit ha registrato utili netti per 8,6 miliardi di euro che saranno interamente riversati sugli azionisti in forma di dividendi; Intesa San Paolo ha registrato utili netti per 7,7 miliardi di euro dei quali 5,4 saranno distribuiti come dividendi agli azionisti.
In entrambi i casi gli azionisti beneficeranno, in più, dell’effetto positivo determinato dalle concomitanti operazioni del cosiddetto buyback.
Il buyback è il meccanismo attraverso il quale – a determinate condizioni previste per legge – una società riacquista sul mercato azioni proprie. Le fina-
lità del buyback possono essere molteplici: inviare al mercato un segnale di fiducia; sostenere/aumentare in borsa il valore delle azioni; reperire sul mercato azioni destinate alle stock options assegnate ai manager; garantire gli assetti societari o i loro equilibri; avviare una riduzione del capitale sociale.
Resta il fatto che il buyback ha l’effetto di far salire il valore delle azioni.
Dunque agli effetti positivi dell’andamento 2023 si aggiungerà, per gli azionisti bancari, il vantaggio ulteriore della crescita del valore dei titoli detenuti. Alessandro Volpi di Valori.it ritiene che l’effetto del buyback di UniCredit, ad esempio, porterà i benefici per gli azionisti della banca ad arrivare complessivamente a 10 miliardi di euro.
Questa situazione induce tre osservazioni sapide. 1) i dati record delle banche dipendono in massima parte dal rialzo dei tassi operato dalla Bce e quindi derivano essenzialmente da una rendita di posizione o parassitaria. 2) Gli ottimi risultati delle banche si contrappongono, al netto dell’inflazione, ad un andamento stagnante dell’economia non finanziaria. 3) A beneficiare di questa riccheQzza saranno esclusivamente gli azionisti (privati o grandi fondi internazionali con redditi già cospicui).
I più importanti gestori dei risparmi europei sono BlackRock e Vanguard ai quali si aggiungono JP Morgan e Fidelity per un complesso di risparmio gestito in Europa che supera i mille miliardi di euro. Questi quattro fondi, ça va sans dire, sono statunitensi. Il che comporta una sorta di travaso di ricchezza dall’Europa agli Stati Uniti spesso non immediatamente percepibile ai più. Dunque i grandi risultati delle banche premiano i ricchi investitori. Ogni tentativo di intervenire in senso redistribu-
tivo non ha avuto grande fortuna.
E le banche sono passate in pochi anni (si veda il caso di Credit Agricole e Amundi) a mettere la finanza come stella polare della propria azione il che va di pari passo con una diminuita (ma venduta come migliorata) presenza delle banche nel settore del credito.
Un effetto altamente distorsivo che contribuisce non solo a generare diseguaglianze, ma a mantenerle ed aumentarle nel tempo.
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Le caricature di Scotolati. Nel suo calendario, il maestro ha ripreso anche i disegni umoristici di personaggi d’un tempo
Corazzin, Galla, Sartori e Giulianati
La “macchina del tempo” di Scotolati ci riporta indietro nella vita di Vicenza, quando sindaco era Antonio Corazzin, che l’umorista immagina legato alle colonne di palazzo Trissino, e nella sua giunta c’era Mariano Galla, con il suo classico cappello tirolese. In quegli anni Lia Sartori era della sinistra socialista e anche Mario Giulianati era del Psi
Nel suo ultimo calendario, il maestro Scotolati, all’anagrafe Gabriele Padoan però di età imprecisata, perché una delle tante alluvioni che hanno colpito la città ha causato la perdita del suo atto di nascita, accanto alle caricature di personaggi attuali, riprende anche disegni di un tempo di personaggi pubblici e conosciuti. Ne abbiamo scelto qualcuno: prima di tutto l’ex sindaco Antonio Corazzin, che Scotolati
immagina con la fascia tricolore (che allora si portava alla vita) impigliatasi in una colonna. C’è Mariano Galla, classe 1924, un tempo assessore alle Finanze proprio con l’amministrazione Corazzin e poi presidente della Fiera a metà anni Ottanta. Infine, una caricatura di una ventina di anni fa è quella di Lia Sartori, al tempo eurodeputata e di Mario Giulianati, che era presidente della biblioteca Bertoliana.
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Umorismo
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Enogastronomia
Il menù. L’avvocato gastronomo Mario Calgaro ha organizzato un incontro assai curioso e ricco di cultura
A tavola con i grandi scrittori vicentini
Affidato ad Amedeo Sandri, il menu era composto dall’insalata di lingua salmistrata (che piaceva a Gigi Meneghello) dal risotto di anatra (che piaceva a Guido Piovene), dalla quaglia farcita al tastasale (in memoria di Aldo Dal’Igna) e del “Monte Ortigara con panna e vodka del Don” dolce che piaceva a Mario Rgoni Stern. Pino Costalunga ha letto brani significativi degli autori
L’avvocato gastronomo Mario Calgaro ha avuto la bella idea di creare un menu ispirato ai grandi scrittori vicentini, celebrando i loro piatti del cuore. Ha chiamato a realizzarlo Amedeo Sandri, cuoco di grande esperienza, che ha iniziato con Bepi Maffioli e che, in questa occasione, ha contato sull’aiuto di Romano Leonardi e Nazzareno Zavagnin. Ne è uscito un incontro interessante che ha permesso di recuperare piatti tradizionali particolarmente saporiti, qualcuno anche inconsueto.
Semplicità arricchita di gusto è stata l’insalata di lingua salmistrata con “radicio de stagion”, un antipasto che piaceva a Gigi e Katia Meneghello. L’attore Pino Costalunga ha letto con efficacia un brano di Pomo pero che riporta le filastrocche dello scrittore diventate celebri, esempio della ricerca sul dialetto e sulla lingua che ha impegnato molte energie dello scrittore di Malo, trasferitosi a Reading. La filastrocca mette assieme diversi termini dialettali che hanno assonanze. Una di queste è particolarmente conosciuta. Ne riportiamo poche righe: potacio batòcio spuacio pastròcio, balòco sgnaròco sogato peòcio, bisato penacio rabòto cagòto, scoato lissiasso bigato missiòto. E si potrebbe continuare a lungo.
In memoria di Guido Piovene, è stato preparato un risotto con l’arna. In sua memoria, Pino Costalunga ha letto un brano del “Viaggio in Italia”, esattamente la parte in cui Piovene parla di Vicenza. “Conoscere Palladio – dice – la Basilica, la Loggia del Capitaniato, la Rotonda, il teatro Olimpico, il palazzo Chiericati e gli atri attraverso gli studi è una conoscenza imperfetta. Bisogna vederlo a Vicenza”. “Una piccola Roma, un’invenzione scenografica sorge in un angolo del Veneto, in vista dei monti, dalla cultura svaporante in capriccio e dalla vanità patrizia di un gruppo di signori di media potenza e di scarso peso politico. Sono vanitosi, e Palladio accontentandoli concentra il suo genio sulle facciate e il piano nobile; particolari pratici, come le scale, sono talvolta trascurati o di qualità comune. Il materiale delle costruzioni è modesto. Nasce una città in bianco e nero”, con le tinte di un’acquaforte, in un paese dalle luci morbide, rosee, in cui l’aria sembra portare un colore disciolto. L’incanto di Vicenza è nel contrappunto tra la sua esaltazione neoclassica e il colore veneto, semiorientale, che la compenetra ovunque. Non senza un pizzico di rusticità, come si deve ritrovare in una terra così prossima ai monti e in una società pomposa ma di fondo avaro”.
Un altro uomo di grande cul-
tura, non solo gastronomica, è stato Aldo Dall’Igna, avvocato di Thiene ricordato nella sua città da un sottoportico che gli è stato intitolato proprio accanto al luogo in cui sorgeva il suo locale. Un piatto che gli piaceva molto, e che è stato eseguito perfettamente, sono le �quaglie disossate ripiene di tartufo dei colli Berici e tastasale, con verdure di stagione.
Infine, il dolce è stato un “�Monte Ortigara con panna montata e graspa” servita con gelato al limone con vodka del Don come piaceva a Mario Rigoni Stern. Del grande scrittore asiaghese, Pino Costalunga ha letto un brano di “Storia di Tönle”. È il brano in cui, dopo aver portato le pecore al pascolo, Tönle ascolta i boati con i quali i forti del Campolongo e del Verena sparavano a quelli di Luserna e del Vezzena. È cominciata la Grande Guerra.
Il menu ha trovato una sua trasposizione grafica grazie all’illustrazione di Galliano Rosset. Il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, presente all’incontro, ha consegnato un riconoscimento al cuoco Amedeo Sandri per la sua attività.
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In alto, Amedeo Sandri assieme all’aiuto cuoco Romano Leonardi e all’avvocato Mario Calgaro. Qui sopra, l’insalata di lingua salmistrata di Meneghello e la quaglia al tastasale di Dall’Igna
L’artigianato. Giancarlo Busato racconta il suo lavoro nella celebre bottega aperta dal nonno Ottorino nel 1946
“Stampare
arte vuol dire prendersi rischi”
“Non dobbiamo essere visti come mastro Geppetto. Oggi usiamo Instagram e lavoriamo con l’estero. Questa bottega è sempre stata la mia casa, ma nel lavoro devo essere consapevole che se sbaglio qualcosa rovino per sempre lopera d’arte. Qui non ci sono pdf. I ragazzi oggi non ammettono compromessi, cercano subito il vantaggio economico”
Giancarlo Busato, erede del papà Giuliano che a sua volta ha portato avanti l’azienda del nonno Ottorino. Giancarlo porta il nome dello zio, scomparso in giovane età
“G li artigiani ci saranno sempre, ma non dobbiamo pensarli come dei Geppetto: oggi innovano, li trovi su Instagram, lavorano con l’estero”. A Giancarlo Busato, 52 anni, la capacità di comunicare e innovare non manca. Eppure, nell’antico palazzo di contrà Porta Santa Lucia che ospita la stamperia di famiglia, il tempo sembra essersi fermato: è un mondo di acqueforti stese ad asciugare, pietre litografiche, lastre di zinco, barattoli di colore. Ovunque profumo di carta e inchiostro.
Tra un’incisione di Augusto Murer e una di Neri Pozza, tante foto della vita familiare trascorsa qui dentro. In un paio di fine anni ‘70, un Giancarlo bambino si arrampica su uno sgabello per osservare suo padre al lavoro. “Fare lo stampatore per me è un’idea familiare – racconta – Ho imparato guardando mio padre e Valerio, storico collaboratore della bottega che per me è stato come un fratello. Questo posto è sempre stato come una casa, ci hanno lavorato mio nonno, mia nonna, mio zio, mia zia, mio padre. Però, devi anche sentirtelo dentro: la verità è che qui io sto bene, è qui che batte il cuore, come quando ti innamori”.
In un angolo della bottega sono annotate le date importanti. C’è anche quella del 13 settembre ‘96, il giorno in cui
Giancarlo è entrato ufficialmente in servizio. Gli inizi non sono stati semplici. “Io sono un artigiano, ma la mia materia prima sono le persone, gli artisti – continua – Il concetto più bello di questo lavoro è proprio la relazione di fiducia che si instaura tra artista e stampatore. È un confronto, a volte anche duro, ma che dà grandi soddisfazioni. Stampare vuol dire prendersi delle responsabilità: essere consapevoli che se rovino qualcosa lo rovino per sempre. Qui non ci sono pdf”.
Il problema è che gli artisti, intesi come persone che vivono del mestiere d’artista, sono sempre più rari. “Gli artisti ci sono, ma fanno un altro lavoro – conferma Busato – Oggi ci sono ragazzi bravissimi che escono dalle accademie, ma poi non accettano i compromessi, cercano subito la sicurezza economica, e posso capirlo. Ma se vuoi vivere di arte devi buttarti e prendere qualche rischio. Mio nonno ha aperto questa bottega nel ‘46, una stamperia nel dopoguerra: era facile? Augusto Murer è partito negli anni ‘70 da Falcade: era facile? Oggi manca la capacità di prendersi dei rischi”.
Lui i suoi rischi li ha presi. Se gli artisti non bussavano più alla sua porta, ha cominciato a portare in giro la bottega. Prima proponendosi agli istituti italiani di cultura
all’estero, poi alle accademie, quindi alle scuole del territorio. In uno dei momenti più difficili, ha aperto una stamperia in uno spazio di coworking a Torino. Ed è stato tra i primi ad aprire l’attività a visitatori e turisti. “Non è stato facile – agiunge – Mi sono scontrato con mio padre, che era abituato ad un lavoro diverso, e ho dovuto incassare un bel po’ di no. Ma se ci credi vai avanti, e adesso, dopo vent’anni di lavoro, si vedono i frutti”.
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Nei prossimi mesi terrà dei laboratori al Museo di Bassano, dove si sta per aprire una mostra dedicata alle stampe del rinascimento. A settembre sarà alla manifestazione Homo Faber, della Fondazione Cini. E in autunno volerà all’università di Toronto, per un corso sulla stampa. Un lavoro ostinato e controcorrente. Per tenere in vita, in un mondo che cerca nel digitale velocità e immediatezza, il piacere di creare con le proprie mani e con ritmi antichi. “Non sono contro la tecnologia, anzi; ma mi piace fare un lavoro lento, che ti costringe ad aspettare – conclude – L’attesa aiuta ad assaporare di più le cose. E fermarsi è come riposare un po’ la mente: sai quante persone mi hanno detto che vengono qui per ritrovare tranquillità?”
Luca Matteazzi
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Le tradizioni Fotog ra fa i l QR code e a scolta l’u lt i mo Not i zia rio
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Libri
La novità. Gli articoli di tre anni de “Il Vicenza” con protagonisti i personaggi della città sono diventati un volume
Ecco Vicenza allo specchio in 48 interviste
Si approfondiscono molto i problemi della città, i pregi e i difetti dei vicentini, nonché le prospettive che ha Vicenza.
Molte sono le persone che hanno parlato per la prima volta. Dai venti ai novant’anni, sono rappresentate tutte le generazioni
Èuscito il nuovo libro di Antonio Di Lorenzo, che s’intitola Memorabili vicentiniLa città allo specchio edito con la consueta cura da L’occhio del ciclope. L’impaginazione è curata da Gaia Zuccolotto, la copertina è dal celebre grafico milanese Alberto Rossi, tratta da un dipinto di Canaletto “Capriccio con edifici palladiani” e un importante contributo alla supervisione dei testi l’ha fornito Davide Cocco. Di seguito, la presentazione del libro da parte dell’autore.
In queste 192 pagine troverete 48 vicentini contemporanei raccontati attraverso interviste o ritratti. Gli articoli sono apparsi in questi tre anni di vita de “Il Vicenza”, progetto editoriale di cui Di Lorenzo è il coordinatore all’interno del gruppo veneto “La Piazza” che edita ogni mese oltre mezzo milione di copie in 23 edizioni locali in tutto il Veneto. In massima parte è Antonio Di Lorenzo l’autore dei pezzi, con qualche aiuto di chi scrive (o ha scritto) sul mensile: Luca Matteazzi, Sara Panizzon, Silvio Scacco. C’è anche un ospite illustre come Luca Ancetti, attuale condirettore de “Il Giornale di Vicenza”, che ha intervistato Madame al Premio Basilica Palladiana a Sandrigo nel 2022. Naturalmente, troverete gli autori debitamente citati.
Va precisato che questo non è un libro di storia su Vicenza bensì sull’attualità e i 48 personaggi non sono evidentemente tutti coloro che hanno diritto a non essere dimenticati o che hanno costruito la città. Si tratta di persone che in questo momento storico, per quello che hanno detto,
fatto e vissuto, hanno meritato un’intervista o un ritratto (dopo 40 anni di professione va riconosciuta all’autore la capacità di capire la notizia, come si dice in gergo, e quindi di scegliere le persone da raccontare) e meritano anche un ricordo meno effimero di un articolo di giornale. “Soprattutto – spiega l’autore – , ho cercato di dare voce a chi di solito non parla. O addirittura non ha mai parlato”.
La raccolta s’intitola “Memorabili vicentini” in ricordo di altri “Memorabili” , quelli scritti da Giovanni da Schio attorno alla metà dell’Ottocento e rimasti a fotografare la sua Vicenza. A lui, dopo due secoli, ancora oggi si fa riferimento per capire storie e personaggi del tempo. A differenza sua sono più morbido, però chissà che questo libro abbia la stessa fortuna e serva in futuro a capire qualcosa della Vicenza e della cultura di questi anni. “È stato proprio questo l’interesse che mi ha spinto –spesso, se non sempre – a scegliere gli interlocutori oppure a interessarmi di qualcuno: ho cercato di approfondire i vari temi legati alla vita di questa
tormentata città, ai suoi problemi, al suo futuro. Ne sono uscite riflessioni interessanti, che mettono in luce i pregi (pochi) e i difetti (molti) di Vicenza e dei vicentini. Siccome, dicevo prima, sono molti decenni che mi interesso da cronista della vita vicentina, posso dire che da questi dialoghi esce un contributo interessante alla comprensione dei problemi. Emerge, in particolare, l’immagine di una città in preda alle doglie: qualcosa vorrebbe nascere, ma spesso non ce la fa. Insomma, c’è più desiderio di cambiare che forza convinta a spingere per voltare pagina. Spesso, non c’è la consapevolezza condivisa di agire assieme: ma la mancanza di senso civico comunitario, com’è noto, è un vecchio problema dalle nostre parti”. Ecco di chi si parla nel libro attraverso interviste e ritratti: Gabriele Strata, Christian Greco, Silvio Lacasella, Sara E. Zaia, Donata Costa, Miraldo Beghini, Roberta Melli, lo scrittore e aforista misterioso (o Anonimo Berico n° 2), Fatima Terzo, Lorenzo Bernardi, Cristiano Seganfreddo, Paolo Madron, Francesca Calearo
(più conosciuta come Madame), Giorgio Sala, Manuela Barausse, Margaret Binotto, Aldo Cibic, Linda Quero (Shorelle), Pierangelo Valtinoni, Alberto Piovesan, Corrado Ceron, Cleto Munari, Giuliano Dal Molin, Carolina di Valmarana, Ivan Bigarella, Piero Pelizzaro, Marianna Giollo, Giuseppe Donagemma, Valeria Iseppi, Andrea Toldo, Adriana Maltauro, Massimiliano Gini, Arcangelo Sassolino, Andrea Lomazzi, Ilaria Fantin, Luciano Chiodi, Caroline Marzotto, Annalisa Carrara, Filippo Jacolino, Michela Cavalieri, Giovanna Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio, Susanna Martucci, Giuseppe Cosaro, Giuliano Brugnotto, Giuseppe Traverso, Raimondo Sinibaldi, Gian Marco Mancassola e Matteo Cibic.
Nei 48 ritratti sono presenti trasversalmente tutte le generazioni: da coloro che hanno ancora il numero 2 a indicare gli anni (Alberto Piovesan, Gabriele Strata, Francesca Calearo più nota come Madame ) agli ultranovantenni come Cleto Munari e Giorgio Sala. Magari arrivare come loro così avanti nel rigirare la clessidra.
In mezzo, sono rappresentate tutte le decadi.
“Gli articoli sono riprodotti esattamente come sono stati pubblicati – aggiunge Di Lorenzo –, senza aggiornamenti. E, credetemi, non perdono di efficacia. Per molti interlocutori la mia è stata la prima intervista della vita, benché siano anche personaggi d’esperienza e con rilevanti posizioni sociali o traguardi raggiunti. Il che mette in luce un altro aspetto del carattere vicentino che vale la pena indagare: la riservatezza”.
Di altri, invece, che magari non entrano nel dibattito sul presente e sul futuro di Vicenza valeva la pena raccontare proprio quello che sono, a motivo di scelte di vita o di capacità dimostrate.
La schiera dei “Memorabili vicentini”, che potrà contare (almeno) su un nuovo libro. Di sicuro vale per tutti una bella frase di Enzo Biagi che ha riservato alle sue migliori interviste: “Siamo orgogliosi di essere loro contemporanei”. Il libro è disponibile nelle librerie G. Traverso in corso Palladio e San Paolo in contrà Cesare Battisti a Vicenza.
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La copertina dei “Memorabili vicentini” fresco di stampa
Al via il dal 25 aprile la sperimentazione
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“Ribadiamo con forza che nessuno vuole chiudere la città e che se qualcuno vorrà comunque venire in queste giornate da bollino nero potrà farlo, pagando appunto un contributo di 5 euro e prenotando la visita in città”
Il 25 aprile entra in vigore a Venezia il Contributo d’accesso. Si tratta di una sperimentazione per definire un nuovo sistema di gestione dei flussi turistici e di disincentivare il turismo giornaliero a Venezia in alcuni periodi, in linea con la delicatezza e unicità della città, per garantirle il pieno rispetto che si merita.
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Per illustrare e chiarire chi dovrà pagarlo e chi potrà accedere comunque in città nei giorni cosiddetti da “Bollino Nero” essendo sempre e comunque in possesso di QR che ne certifica il diritto di accesso o esenzione, è stata predisposta una campagna di comunicazione che intende arrivare non solo sul territorio veneto ma anche su quello nazionale e internazionale.
L’obiettivo sarà principalmente informare e sens ibilizzare verso un turismo sostenibile. Spot televisivi e radiofonici, manifesti e locandine, brochure, sito Internet, blog e social network: questi i principali mezzi di di usione della campagna di comunicazione multicanale turistica.
“Ho l’onore di essere il sindaco della città più bella del mondo, ma che negli ultimi anni ha un problema di qualità della vita delle persone, di civiltà e di rispetto delle norme.
Un momento della presentazione del contributo d’accesso alla stampa estera dello scorso 4 aprile a Roma
l’individuazione di una soglia di presenze oltre la quale applicare una maggiorazione del contributo di accesso. Il contributo sarà applicato solo alla Città antica e non alle isole minori tra cui il Lido di Venezia
betto, Vignole, S. Andrea, la Certosa, San Servolo, S.
L’obiettivo della campagna di comunicazione sarà rismo sostenibile. Le 29 giornate con il bollino rosso ro dal visitare la città durante questi picchi, favorendo l’arrivo in periodi meno a ollati. Spot televisivi e radiofonici, manifesti e locandina, brochure, sito Internet, sione della campagna di comunicazione multicanale turistica, basta sul claim “ma xe vero che”. Fermo restando che la città sarà sempre e comunque visitabile, i messaggi avranno lo scopo di orientare i turisti giormente fruibile, trasformando questa visita in una esperienza e adottando anche dei comportamenti più responsabili e sostenibili. Per ricordare che il turismo rappresenta anche una opportunità di crescita
fare le riflessioni che andranno fatte, per migliorare e cambiare, con l’aiuto di tutti”.
Contributo
L’importo per il 2024 sarà dunque di 5 euro giornalieri e non sono previste riduzioni. Non vi sarà neppure
Tutte le info su esenzioni, prenotazioni e ottenimento del QR al sito https://cda.ve.it/it/ Per la campagna di comunicazione: https://cdamedia.veneziaunica.it
PREDISPOSTA UNA FITTA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE PER SPIEGARE IL FUNZIONAMENTO
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L’intervista.
#Regione
“Siamo profondamente contrari all’estensione del mandato di governatore e anche dei sindaci”
“Lo dice la Corte costituzionale: se un personaggio politico esercita un ruolo così rilevante per così tanto tempo rischia di limitare la libertà reale dei cittadini nella loro oggettiva esplicazione”
La cronaca politica delle ultime settimane è stata dominata dal dibattito sul terzo mandato per i presidenti di Regione, approdato in Parlamento con l’emendamento leghista al decreto Elezioni. 112 i voti contrari, 26 i favorevoli (Lega e Italia viva) e 3 gli astenuti. Soddisfatta dalla stroncatura di Roma la capogruppo in consiglio regionale Vanessa Camani.
Il terzo mandato per presidenti regionali e sindaci è stato recentemente bocciato in Parlamento, è d’accordo su questo stop?
“Va premesso che nella nostra regione si dovrebbe parlare di quarto mandato, poiché se il presidente Zaia terminerà questa legislatura avrà esercitato le funzioni di governatore della Regione Veneto per 15 anni. Si sta perciò traslando sul piano nazionale una questione regionale che qua è già am-
piamente superata dai fatti. Anche in conseguenza di ciò, siamo profondamente contrari all’estensione del mandato di governatore e anche di sindaci”.
Secondo lei, non dovrebbero essere i cittadini a scegliere?
“I cittadini sono liberi di scegliere. Il fatto di impedire a Zaia di fare il governatore del Veneto per 25 anni consecutivi non riduce la possibilità di scelta dei cittadini che sono comunque chiamati a esprimersi attraverso un voto libero nelle elezioni regionali. Lo dice la Corte costituzionale: se un personaggio politico esercita un ruolo così rilevante per così tanto tempo rischia di limitare la libertà reale dei cittadini nella loro oggettiva esplicazione.
Governare per così tanto tempo un organo importante come la presidenza della giunta regionale può influenzare i cittadini nell’esercizio
del potere, che è un potere enorme che passa dalla decisione di qualunque aspetto attinente alla vita dei cittadini veneti, ma è anche un potere che si esprime nella diversa opportunità di concorrere alle elezioni regionali in virtù della eccessiva esposizione mediatica che il presidente attuale ha avuto: nessuno ha le sue stesse condizioni di partenza in termine di notorietà e di accesso agli elettori che ha il presidente Zaia”.
Pensa che la bocciatura in Aula da parte di Fratelli d’Italia possa essere una mossa per “prendersi” il Veneto?
“Purtroppo la destra al governo nazionale sta dimostrando che intende dispor-
Le prossime mosse del suo partito in vista di questa elezione? Quali sono i candidati?
“Mancano 500 giorni, è il momento di incominciare a porsi delle questioni cruciali. Noi stiamo ragionando su raccogliere la sfida vera: il racconto del Veneto che Zaia ci ha fatto nel 2010 evidentemente nel 2025 non potrà essere il medesimo e noi andremo a presentare un progetto sostitutivo per il bene di questa regione. Il modello portato avanti da Zaia oggi è limitato sotto tre aspetti. Il primo è l’ambiente: dobbiamo rendere la regione sostenibile per porre le condizioni per una più semplice transizione ecologica delle imprese. C’è poi il lavoro che va visto come strumento di emancipazione sociale. Infine, la sanità pubblica che in questa regione è gravemente arretrata e rischia di essere letalmente compromessa se non si inverte la rotta. Noi lavoreremo proprio su questo e individueremo la figura che meglio di tutti può portare avanti questo programma”. (g.f.)
re delle istituzioni non sulla base di valutazioni che attengono gli equilibri dei poteri, ma per bisogni biecamente strumentali. Questa ricostruzione dunque potrebbe essere verosimile. Tuttavia, se da un lato si registra la strumentalizzazione di Fratelli d’Italia che prova a fissarsi su questa posizione per “prendersi” il Veneto, mi pare che anche la Lega di Salvini e di Zaia abbia un approccio altrettanto strumentale in merito al terzo mandato, ponendosi di salvare con questi personalismi Luca Zaia. In Veneto bloccare il dibattito pubblico e il lavoro istituzionale per decidere che lavoro farà Zaia domani mi sembra comunque vergognoso e indegno per la nostra regione”.
E’ crisi tra Lega e Fratelli d’Italia: scontro sulle Amministrative con vista Regionali
I rapporti territoriali tra Lega Nord e Fratelli d’Italia sono estremamente tesi e a farne le spese sono le prossime amministrative. Nei comuni maggiormente importanti, quelli nei quali le segreterie sovra-comunali ci mettono lo zampino, gli accordi per presentarsi uniti alle urne appaiono estremamente difficili e, in molti casi, sembrano ormai impossibili.
Il caso forse più emblematico è quello di Bassano dove l’accordo sembra essere ormai definitivamente saltato, mentre a Rovigo, l’unico capoluogo di provincia al voto in Veneto, la Lega è riuscita a imporre il proprio candidato con buona parte dei Meloniani che rivendicavano la leadership.
Ma sono tantissime le realtà venete dove i conti non quadrano; una miriade di piccole e medi
comuni nei quali le trattative vanno avanti freneticamente e non dove, al momento, non si vede una via d’uscita unitaria. Da Noale a Vittorio Veneto, da Preganziol a Montecchio Maggiore.
A complicare ulteriormente le cose ci si mette anche la crisi di Chioggia dove il sindaco leghista, Armelao ha letteralmente defenestrato Fratelli d’Italia. Risultato: la città è paralizzata da quattro mesi.
Impossibile non immaginare che queste tensioni abbiano un minimo comune denominatore: le prossime elezioni regionali.
Fratelli d’Italia, non è un mistero, chiede per se la presidenza. Dopo anni di strapotere leghista, questo il ragionamento, ora il vento è cambiato, ma sono mutati soprattutto i numeri. Il partito di Giorgia Meloni è decisamente il “preferito”
dai veneti e la crisi della Lega, combattuta tra la linea di Matteo Salvini e la volontà di un ritorno al passato nel quale il termine “Nord” sia determinante, porta in quella direzione.
Luca Zaia, in una ricerca condotta di recente da Ilvo Diamanti, sarebbe ancora il presidente che i veneti vorrebbero tanto che il 52% degli intervistati, un dato questo che dimostra per l’ennesima volta l’assoluta trasversalità del gradimento, sarebbe favorevole ad una riforma legislativa che consente un suo ulteriore mandato. Riforma che, salvo colpi di scena, non ci sarà. Quindi il quadro resta aperto e complicato.
A cercare di ritagliarsi il proverbiale ruolo di “terzo” tra i due litiganti, c’è Forza Italia pronta a porre sul tavolo nazionale dell’alleanza la carta Flavio Tosi.
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Vanessa Camani, consigliera regionale e capogruppo del Partito Democratico
Vanessa Camani
Centrodestra. L’assessore regionale traccia un bilancio di questa fase politica e annuncia la sua candidatura alle Europee
Elena Donazzan: “Recuperiamo rispetto e sguardo lungo”
“In questi anni la politica è cambiata molto ma guardando ai giovani nutro la speranza di una nuova stagione”
Elena Donazzan è un volto noto della politica regionale e nazionale, esponente di una destra che negli anni è molto cambiata nelle forme partito, ma che ha saputo mantenere alcuni caposaldi estremamente evidenti e tangibili. “Io non sono una nostalgica, anche per questioni anagrafiche, ma credo che le storie politiche, quelle di militanza, di impegno, di passione, quelle che hanno pagato anche tributi di sangue meritino tutte rispetto.”
Pur presa tra mille impegni Donazzan non perde mai la voglia di analizzare, di soffermarsi, di confrontarsi con la politica. E allora ne approfittiamo per farci accompagnare in un percorso lungo quasi 25 anni dentro la Regione Veneto, i primi cinque da consigliere e i successivi da assessore.
“La politica – ci spiega l’Assessore Donazzan – è cambiata molto in questi anni. Oggi si vive certamente una carenza di dibattito politico, di rispetto e di capacità di programmazione a lungo termine. Io ricordo che quando approdai per la prima volta in consiglio regionale ascoltavo ammirata, anche da se da posizione diversa, gli interventi di Carlo Alberto Tesserin (Forza Italia) o di Pierangelo Pettenò (Rifondazione Comunista). Oggi tutto questo si è perso e, paradossalmente, pur essendosi affievolito il dibattito politico - quindi venendo meno quelle discussioni alte che potevano accentuare le differenze - l’assenza di rispetto non ci consente di trovare punti di accordo: tutto questo lo trovo avvilente per la politica e per i cittadini.”
“Di contro – continua Donazzan – oggi c’è molto più interesse per la politica. Purtroppo il numero dei cittadini che si recano alle urne sta diminuendo, ma chi lo fa appare maggiormente consapevole. Credo che questa preparazione dipenda, fortemente, dalle molteplici forme di comunicazione. A me piacciono il mare grande e la libertà, quindi più fonti ci sono meglio è così ciascuno può costruire la propria idea, anche a costo di imbattersi, soprattutto sui social, in contenuti di cattiva informazione. Ed è proprio questa crescente consapevolezza soprattutto tra i giovani, con i quali interagisco spesso anche per
“Fratelli d’Italia ha una classe dirigente preparata, lasciamo da parte le polemiche, per rispetto agli elettori”
le mie deleghe da assessore, che nutro la speranza per una nuova stagione della politica. Una politica fatta di rispetto, di preparazione, di contenuti e anche di genuinità. I primi a crederci, però, dobbiamo essere tutti noi che abbiamo qualche anno in più. Quando leggo le statistiche dei giovani che lasciano la nostra Regione o il nostro Paese mi chiedo perché in molti si stupiscano. Se siamo i primi noi a non avere rispetto per noi stessi, a non raccontare gli enormi valori che abbiamo, i nostri punti di forza, perché una ragazza o un ragazzo dovrebbero scegliere, se hanno dei sogni o semplicemente del-
le aspettative, di stare qui?”
“Quello che mi piacerebbe contribuire a costruire è un profondo senso di responsabilità per ciò che abbiamo ereditato anche in questo nostro Veneto nel quale l’amore per il lavoro e l’attenzione verso il volontariato e il prossimo sono eccezionali. Abbiamo dei fondamentali ottimi, dei quali essere orgogliosi e per i quali dobbiamo impegnarci. Oltre alla responsabilità del rispetto, infatti, abbiamo quella di tramandare ciò che siamo. Se ci diciamo da soli che non siamo abbastanza, come possiamo pretendere di farlo conoscere agli altri?”
“Io sono fermamente convinta – aggiunge – che essere cittadini del mondo in un mondo globalizzato non significhi negare la propria identità. La rincorsa degli anni passati ci ha portato ad affacciarci sulla scena planetaria attraverso una competizione basata esclusivamente sui prezzi e ci hanno battuto; poi ci siamo affidati alla qualità e stiamo rischiando che venga imitata. L’elemento che non perderemo mai è l’identità: l’elemento capace di costituire anche un valore economico oltre che culturale.”
“Anche per questo – conclude Donazzan – ho deciso di candidarmi alle Elezioni Europee del prossimo 8 e 9 giugno. Lo faccio forte della mia storia, dei miei ideali e proprio per contribuire a costruire il rispetto, il valore della nostra identità di Veneti e di Italiani. Lo faccio con orgoglio e con il pensiero ai tanti che in tutti questi anni non hanno mai smesso di sostenermi e di vedermi come una donna che
non ha mai smesso di impegnarsi per il proprio territorio. Anche quando la mia militanza politica mi è costata parecchio, non mi sono mai girata dall’altra parte e non ho mai scelto scorciatoie che anteponessero i miei interessi a quelli del gruppo. Fratelli d’Italia ha una classe dirigente forte e preparata.
Ho sorriso leggendo sui giornali la battuta del segretario regionale della Lega che sostiene che noi abbiamo soltanto i voti. Noi abbiamo un concetto della coalizione alto, determinato dal rispetto verso tutti gli
elettori, quindi non indugiamo in polemiche: del resto credo che il suo sia stato solo un tentativo di esorcizzare, con poche parole, la sua paura che la nostra classe dirigente possa portagli via ulteriore consenso. Quello che però, oggi mi interessa, è di affrontare, tutti insieme, questa fase politica con il sorriso e la giusta determinazione. Io sono “Una di parola”, proprio come recitano i miei manifesti elettorali: uno slogan che è stato scelto proprio “intervistando” le persone che mi conoscono e che, con mia immensa gioia, mi vedono così”.
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Regione
Elena Donnazzan
Elezioni Europee. Padovano, 35 anni, imprenditore, è consigliere comunale e provinciale
Carlo Pasqualetto capolista in Veneto con Azione
“Per me la politica è la capacità di far succedere le cose per migliorare la vita delle nostre comunità. Dobbiamo bloccare l’emigrazione dei talenti da Nordest, dare ai giovani la possibilità di lavorare e fare impresa nella nostra regione”
Lo scorso dicembre era stato eletto segretario regionale di Azione, ora Carlo Pasqualetto, 35 anni, padovano, corre per le elezioni europee da capolista in Veneto. La candidatura del consigliere comunale di Padova, nonché consigliere provinciale con delega all’innovazione, è stata presentata dal leader di Azione Carlo Calenda. Nato a Padova, marito di Benedetta e padre di Azzurra, Pasqualetto è il fondatore e amministratore delegato di Azzurro Digitale, gruppo specializzato nella trasformazione digitale del mondo manifatturiero e logistico. Nel 2013 aveva dato vita a TEDxPadova, il laboratorio di idee e divulgazione scientifica legato alla fondazione americana TED. com. Da leader veneto di Azione ora affronta la sfida delle elezioni europee.
“Per me la politica - spiega - è la capacità di far succedere le cose per migliorare la vita della nostra comunità. Senza dubbio un servizio, e come quando ci si impegna a servire gli altri: si riceve
più di quanto si dia. Prendiamo ad esempio la mia situazione familiare. Essere genitori è un servizio pieno di dolcezza; ti richiede di non concentrarti più solo su te stesso, ti fa scoprire nuovi mondi anche se ti costa molto in termini di energie, tempo e denaro. Ma ti arricchisce interiormente e ti fa comprendere che non puoi limitarti a essere solo un buon genitore o imprenditore, come nel mio caso. Vorrei trasmettere questo concetto in politica. Molte persone sostengono che destra e sinistra siano la stessa cosa e che la politica sia inutile. Questo è vero solo se non si scelgono le persone competenti; in tal caso, un incompetente di destra è lo stesso di un incompetente di sinistra. È vero ancor più se manca l’empatia e ognuno guarda solo al proprio interesse. Ma se si fa politica con serietà, competenza, cuore e ragione, diventa l’attività più nobile su cui profondersi. Me ne sono reso conto quando sono entrato nel Consiglio comunale di Pa-
dova a 21 anni: si può fare molto bene, basta dimenticare il proprio interesse e agire con giustizia e generosità, perché quel bene tornerà”.
Insieme ai soci Pasqualetto ha creato una serie di aziende che costituiscono “Azzurro Digitale”, un gruppo che fattura oltre 5 milioni di euro e conta 60 dipendenti. “Siamo riusciti a fare impresa nel Veneto perché
abbiamo scelto di guardare il bicchiere mezzo pieno. È vero, in Italia ci sono molte tasse da pagare e la burocrazia non è sempre favorevole. Tuttavia, siamo in una regione che resta tra le più belle e creative del mondo, un vero gioiello”.
Dal lavoro all’Europa, una delle prime sfide da affrontare, sottolinea Pasqualetto, riguarda proprio l’emigrazione dei talenti dal Nord-
La Regione punta sullo sport, Venturini: “Fondi per 16 milioni”
“Lo sport è un asset importante per la nostra società perché favorisce l’attività fisica e la socializzazione ma al tempo stesso insegna il rispetto delle regole che è una componente fondamentale del vivere comune. E’ per questo che considero importante lo sforzo che la Regione ha previsto per sostenere lo sport, mettendo in campo un budget di oltre 16 milioni di euro di cui 13.650.000 euro destinati all’impiantistica sportiva ed 2.381.776 uero per sostenere la pratica sportiva”. E’ quanto afferma Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale.
Per la promozione dell’attività sportiva è previsto un fondo complessivo di 1 milione di euro a cui si aggiungono 480 mila euro per azioni regionali di eventi progetti e campagne promozionali, 300.000 euro per la promozione in ambito scolastico, altrettante per azioni a sostegno della pratica per atleti con disabilità e altri 300.000 per l’acquisto di beni e servizi relativi proprio ad eventi e campagne. Il totale dei 2,381 milioni di euro è coperto per 990 mila euro da fondi regionali e la
restante parte da fondi statali.
“Ma dove ovviamente viene fatto lo sforzo maggiore è nell’impiantistica e qui la Regione è intervenuta con 13 milioni e 650 mila euro. Oltre ai 3 milioni per la realizzazione del velodromo di Spresiano, ci sono 8 milioni di euro per la sistemazione ed il miglioramento di impianti esistenti 2 milioni di euro per impianti di eccellenza e 650 mila euro per interventi in situazioni urgenti.
E’ importante – continua Elisa Venturini – prevedere un fondo cospicuo destinato al miglioramento degli impianti esistenti perché spesso con piccoli interventi si possono recuperare spazi da destinare alle attività sportive. La Regione Veneto ha acquisito il titolo di “Regione Europea dello sport 2024” a testimonianza della sua forte vocazione sportiva: questa occasione è importante per creare anche una vetrina a livello internazionale, che miri a diffondere il patrimonio culturale, sportivo, paesaggistico ed enogastronomico della Regione, anche in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026”.
Est.
“Sull’immigrazione si sono fatte le ultime tre campagne elettorali, - ricorda il candidato di Azione - gridando gli slogan più assurdi, per ultimo quello del blocco navale. Io non voglio parlare di immigrazione, ma di emigrazione. Dobbiamo bloccare l’emorragia di giovani che sta depauperando il nostro territorio. Nel 2000 il Veneto aveva un PIL pro-capite superiore del 35% rispetto alla media europea, oggi quel delta si è assottigliato e sta intorno al 5%. Cosa vuol dire questo? Che ci siamo fermati, che abbiamo smesso di essere una terra in crescita e attrattiva.
E’ necessario applicare una cura da cavallo per aiutare i nostri giovani a fare impresa e trovare lavoro qui. Carlo Calenda ha attuato da ministro un incentivo semplice, quello del super ammortamento al 140% che gli imprenditori si ricordano ancora con favore: era automatico e si ripagava da solo in termini di gettito fiscale e aumento della produttività. Abbiamo bisogno di operazioni del genere - conclude Pasqualetto - perché le nostre imprese riescano ad attrarre i giovani laureati e diventino attrattive per i migliori professionisti italiani ed europei”. (r.r.)
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Carlo Pasqualetto con il leader di Azione Carlo Calenda
Elisa Venturini
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Economia. Riccardo Giovani, direttore nazionale politiche sindacali e del lavoro di Confartigianato Imprese e presidente Fsba
Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato, ammortizzatori sociali a misura delle imprese
Parliamo di ammortizzatori sociali. È un tema che ha diverse declinazioni perché molti conosceranno la cassa integrazione ordinaria i contratti di solidarietà, gestiti dall’Inps. Nell’artigianato vi sono strumenti differenti: ne parliamo nel dettaglio con Riccardo Giovani, direttore nazionale delle politiche sindacali e del lavoro di Confartigianato Imprese, nonché presidente di FSBA, il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato.
Quali sono i motivi che hanno spinto il mondo dell’artigianato a dotarsi di uno strumento come questo che si definisce bilaterale?
Il motivo principale è che l’artigianato è sempre stato escluso dalla cassa integrazione guadagni Inps. Quindi non avendo un ammortizzatore sociale Inps, stabilito dalla legge fin dagli anni settanta, l’artigianato a livello territoriale ha incominciato
a maturare esperienze di ammortizzatori sociali, bilaterali e autogestiti, ad iniziare dai territori. Per esempio ricordo la cassa integrazione dei dipendenti della ceramica nato in Veneto. Da queste esperienze gli ammortizzatori sociali bilaterali sono diventati un sistema in tutto il territorio nazionale. Con le riforme del 20212 e 2015 il legislatore hanno trasfuso questa importante esperienza in provvedimenti attraverso la costituzione di Fsba. Si tratta quindi di un fondo bilaterale autogestito, soggetto naturalmente ad alcune regole di legge e al controllo del Ministero del lavoro, ma fondamentalmente ha la caratteristica di avere delle prestazioni scritte e gestite su misura per le esigenze delle imprese artigiane.
Quante imprese ci sono in Fsba e quali di queste devono versare?
Le imprese iscritte sono oltre 220 mila per circa un milione di lavoratori. Sono
imprese artigiane e tutte sono obbligate a versare la contribuzione ad Fsba perché è stato chiarito con gli ultimi interventi legislativi che si tratta di un una contribuzione obbligatoria. Quindi tutte le imprese artigiane devono versare, ad esclusione delle imprese edili che hanno un diverso sistema di ammortizzatori.
Sappiamo che le imprese
industriali versano una percentuale all’Inps per gli ammortizzatori sociali. Invece quanto versano le imprese artigiane?
La percentuale complessiva per la prestazione dell’assegno di integrazione salariale ordinario a cui sono tenute tutte le imprese è pari allo 0,60% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Le imprese invece che occupano più di 15 dipendenti devono versare complessivamente l’1% per poter sostenere un ulteriore prestazione che è la prestazione Acis. Inoltre preciso che il versamento è ripartito per due terzi a carico del datore di lavoro e per un terzo a carico dei lavoratori.
Qual è allora il ruolo dei vari enti bilaterali nella gestione delle procedure operative del vostro fondo?
Gli enti bilaterali regionali sono fondamentalmente il nostro sportello sul territorio,
garantiscono un collegamento diretto con il territorio e quindi con le aziende e con i lavoratori. Questo strumento consente di supportare realmente ed efficacemente imprese e lavoratori durante le crisi. E questo è dovuto proprio all’impegno degli enti bilaterali regionali.
Come affrontate periodi critici e di rallentamento globale come quello attuale?
Dopo la pandemia avevamo assistito ad una crescita del prodotto interno lordo. Oggi registriamo una realtà più complessa, non omogenea territorialmente, che vede alcuni settori in grande difficoltà mentre altri continuano ad avere buone performance. Il nostro fondo è comunque in condizione di rispondere prontamente alle sfide che potrebbero presentarsi rispetto alle quali poi occorre anche intervenire a valle delle problematiche registrate. (r.r.)
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Riccardo Giovani
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Innovazione. Dal Centro Carni Tann vengono riforniti oltre 550 punti vendita Aspiag Service
L’eccellenza dall’allevamento alla tavola, viaggio nel Centro Lavorazione Carni e Salumi
Una superficie di oltre 13.000 mq, 99 collaboratori che saliranno a 120 nel corso del 2024, una produzione media mensile di quasi 900 tonnellate di carni bovine e suine e di 300 tonnellate di salumi: sono questi i numeri che descrivono l’attività di TANN, il Centro Lavorazione Carni e Salumi di Aspiag Service, concessionaria dei marchi Despar, Eurospar e Interspar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, situato a Monselice all’interno del più ampio polo logistico Agrologic. Innovazione è la parola che caratterizza i processi all’interno del Centro Carni che utilizza le più recenti tecnologie sulle lavorazioni della carne e della salumeria e, grazie ad un alto livello di automatizzazione dei processi, riesce ad industrializzare la produzione ottimizzando i tempi di lavorazione, migliorando la qualità del prodotto, riducendo gli sprechi e garantendo uno standard igienico sanitario elevato. Tra le tecnologie impiegate spiccano le linee in camera bianca di slicing e cubettatura e l’innovativa “Linea Skin Pack”, un metodo che, grazie ad un
particolare packaging sottovuoto, permette di aumentare la durata di conservazione, riducendo il materiale di confezionamento, preservando gusto e proprietà del prodotto. E proprio il prodotto e la cura nella lavorazione delle materie prime provenienti da filiere italiane certificate e tracciate caratterizzano i processi all’interno di TANN per garantire qualità e sicurezza dalla materia prima alla consegna del prodotto lavorato in punto vendita, una scelta in linea con l’impegno di Aspiag Service Despar per la valorizzazione delle produzioni e
dei produttori locali che rappresenta da sempre uno dei tratti distintivi dell’azienda. All’interno del Centro Carni vengono infatti lavorate carni di vitello, bovine e suine, oltre alle preparazioni di prodotti di salumeria. Per la carne bovina, particolare attenzione è riservata alla valorizzazione degli allevamenti sui territori in cui l’azienda è presente, per portare nei banchi di macelleria carni allevate direttamente nelle regioni in cui sono dislocati i punti vendita. Anche per i prodotti di salumeria, è ampio l’assortimento di salumi tipici della tradizio-
ne italiana e tirolese, a cui si aggiungono referenze innovative che valorizzano i gusti e i sapori delle specialità dei territori.
Le referenze prodotte in TANN vengono distribuite negli oltre 550 punti vendita diretti e affiliati di Aspiag Service Despar, inoltre nel Centro Carni si producono carni e salumi pensati ad hoc per il mercato estero e distribuiti nei paesi delle società Spar Austria, Spar Slovenia, Spar Croazia e Spar Ungheria appartenenti al Gruppo SPAR Austria, di cui anche Aspiag Service fa parte.
La visita del presidente Zaia: “Ricadute positive sull’economia veneta”
Diventato operativo nel 2020 con un investimento di circa 60 milioni e un giro d’affari che tocca i 115 milioni di euro, il Centro Carni di Monselice è stato meta lo scorso 8 marzo della visita del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, accompagnato dal Presidente di Aspiag Service Despar, Paul Klotz dagli Amministratori Delegati di Aspiag Service Christof Rissbacher e Massimo Salviato, dal direttore del centro carni TANN Martin Niederkofler, e da Giovanni Taliana, Direttore Regionale Veneto di Aspiag Service Despar. “Un impianto imponente quello di Monselice, qui è il posto giusto dove sviluppare una struttura come questa che ospita ogni giorno oltre 100 addetti che lavorano con cura e professionalità prodotti provenienti da filiere agroalimentari locali” ha commentato il Presidente Zaia che ha anche sottolineato le ricadute positive per il territorio e per la valorizzazione delle filiere loca-
li. “Un investimento di Aspiag Service Despar che da Padova rifornisce i punti vendita in tutta Italia e all’estero, un investimento vincente per il territorio sia in termini occupazionali che di valorizzazione degli allevamenti veneti che producono il 40% della carne rossa italiana e che rappresentano un’eccellenza a chilometro zero, generando così ulteriori ricadute positive sull’economia veneta” ha concluso Zaia. Un aspetto, quello della valorizzazione delle filiere delle
di Martin Niederkoler
Filiere e qualità, l’impegno del marchio dell’Abete per valorizzare le eccellenze dei territori
carni evidenziato anche dal Presidente di Aspiag Service Despar Paul Klotz: “TANN è un polo produttivo di eccellenza, frutto di un investimento importante che abbiamo realizzato puntando ai più elevati standard tecnologici e di sostenibilità, e con cui vogliamo consolidare la costruzione di una filiera produttiva integrata nel mondo delle carni e dei salumi che dalla selezione delle materie prime arriva fino al prodotto finito sui banchi macelleria”. E ancora ricordando l’importante investimento attuato Paul Klotz ha rimarcato il valore aggiunto per l’economia locale: “TANN rappresenta un motore di sviluppo per il territorio, sia dal punto di vista occupazionale sia per la rete che abbiamo costruito con i nostri fornitori, in un’ottica di valorizzazione e conoscenza delle eccellenze locali che da sempre rappresenta un tratto distintivo della nostra strategia di sviluppo”.
Valorizzare i prodotti di eccellenza del territorio e i produttori locali è da sempre al centro della strategia di crescita di Aspiag Service Despar. Garantire prodotti di alta qualità ai clienti non significa solo selezionare accuratamente i fornitori ma anche, come nel nostro caso, produrre e lavorare le carni e i salumi che la nostra azienda distribuisce in tutti i propri punti vendita diretti e affiliati. E proprio in questa prospettiva si inserisce la scelta di investire in una struttura come il Centro Carni che rappresenta un motivo di orgoglio per la nostra azienda poiché siamo uno dei pochi attori della GDO a poter vantare una struttura di questo genere gestita direttamente. Nel nostro Centro le tipologie di carne prodotta sono le più varie, dai salumi alle carni suine, bovine e di vitello, e per tutte le fasce di prezzo, dal mondo convenience con la linea S-Budget a quella Despar Premium. Tutti i prodotti provengono da filiere controllate e i fornitori devono garantire sull’operato di provenienza dei capi, aderendo al nostro protocollo di filiera Despar “Passo dopo Passo”, inoltre i nostri protocolli prevedono sistemi interni che tengono sotto controllo tutte le fasi della lavorazione e della produzione mediante una regolare attività di auditing. Accanto a ciò le filiere, la territorialità del prodotto e i protocolli per garantire la qualità e il benessere animale sono elementi centrali che fanno la differenza nelle scelte dei clienti, anche in un contesto di mercato come quello attuale in cui assistiamo a una flessione nei consumi di carne. Un impegno che vogliamo continuare a perseguire valorizzando sempre più le filiere regionali. Tra il 2023 e 2024 abbiamo per esempio attivato le filiere Pascol in Lombardia e quella del bovino allevato in Veneto, con l’obiettivo di valorizzare le piccole aziende agricole locali, ridurre l’impatto ambientale e garantire al cliente la possibilità di acquistare un prodotto di provenienza certa e a km0.
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Direttore Centro di Lavorazione Carni e Salumi TANN di Monselice
IL PUNTO
“Call My Agent” cresce senza perdere smalto Netflix e quei “3 Corpi”
Call My Agent torna con la seconda stagione. Il remake della serie francese Dix
Pour Cent targato Palomar e Sky Studios riparte con sei episodi inediti per raccontare vizi, capricci e nevrosi dello star system italiano.
Tra Serena Rossi e Davide Devenuto in procinto di separarsi, Claudio Santamaria pronto a diventare un “cattivone” e la svolta horror di Elodie, questa seconda stagione alza l’asticella e conferma la grande nitidezza di Lisa Nur Sultan e Luca Ribuoli – rispettivamente alla scrittura e alla regia – nel tracciare una linea che, pur continuando a omaggiarla, taglia definitivamente i legami con la serie originale e crea qualcosa di inedito ed estremamente spassoso. In questa stagione gli agenti - Vittorio (Michele Di Mauro), Lea (Sara Drago) e Gabriele (Maurizio Lastrico) - sono più caotici che mai. “Ritroviamo Lea dopo una scelta dolorosa, quella in cui ha messo davanti il lavoro rispetto a una relazione” anticipa Sara Drago. Per Maurizio Lastrico questi nuovi episodi “espandono ancora di più i conflitti e la comicità” della serie, andando ad allargare i confini del mondo accennato nella prima stagione. È una stagione di consapevolezze per i giovani assistenti che lavorano alla Claudio Maiorana Agency: Camilla (Paola Buratto), Sofia (Kaze) e Pierpaolo (Francesco Russo). Ciascuno si trova a un bivio riguardo alla propria carriera: c’è chi, come Camilla, cerca di destreggiarsi tra lavoro e vita personale e chi - nel caso di Sofia - deve dimostrare di essere all’altezza della situazione in cui si trova. Pierpaolo è chiamato a prendere una decisione sul suo futuro, magari da agente. E poi c’è Evaristo, un nuovo ingresso che promette di dare una bella scossa alla CMA. Di questa stagione, Kaze ha apprezzato maggiormente la velocità con cui Sofia ha imparato a stare al passo del mondo in cui è immersa: “Sofia è una tipa che si muove rapidamente, e le reazioni a tutto quello che le succede attorno sono immediate,” racconta l’artista. Pietro De Nova anticipa che Evaristo è un personaggio che intende ricorrere alle proprie competenze in fatto di economia per ribaltare l’agenzia come un calzino.
Alieni ma non troppo
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Nel 1993 Fox Mulder diceva che “La verità è là fuori”, riferendosi agli omini grigi al centro dei suoi “X-Files”. Tre decenni dopo gli alieni tornano protagonisti di una serie televisiva che ambisce a riscrivere il genere. Si intitola “Il problema dei 3 corpi” ed è su Netflix. Tratta dalla trilogia omonima di Liu Cixin, la serie racconta gli sforzi di un gruppo di scienziati di Oxford nello scongiurare un’invasione aliena che avverrà tra 400 anni. La storia inizia nel 1966, quando Ye Wenjie - giovane astrofisica - assiste alla brutale esecuzione del padre, professore di fisica all’università di Pechino, accusato di idee anti-comuniste. Questo episodio innescherà una catena di eventi che culminerà nella scelta di Ye Wenjie di rendersi complice dei misteriosi San-Ti, gli alieni che arriveranno sul nostro pianeta tra quattro anni luce. Pur non essendo astrofisici appare chiaro che The Three-Body Problem è una scommessa da 150 milioni di euro, 20 a puntata, che Netflix non può permettersi di bucare. La serie attinge dalla saga di romanzi dell’autore cinese Liu Cixin, considerato uno degli scrittori di fantascienza contemporanei più importanti. Il suo libro, pubblicato nel 2010, è pervaso da un profondo sentimento anti-maoista che nella serie diventa il meccanismo per parlare d’altro. Perché una storia di fantascienza resti impressa nella nostra immaginazione non è tanto importante l’innovazione di ciò che racconta - alieni, astronavi, intelligenza artificiale -, quanto l’abilità nel predire le conseguenze che questi eventi avranno sul mondo per come lo conosciamo. Ecco che la vera novità de “Il problema dei 3 corpi” sta proprio in questo. Benioff & Weiss sanno come costruire un racconto televisivo agganciando lo spettatore in maniera a volte ruffianavogliamo vedere gli alieni, anche se non ci vengono mostrati - ma intelligente. Il perno di questo racconto diventa chiaro man mano che gli episodi scorrono: come reagiremmo se sapessimo che da qui a 400 anni avrà luogo un’invasione aliena? La serie è una metafora per il cambiamento climatico: è una catastrofe in arrivo, e nessuno sembra prenderla sul serio.
www.ilvicenza.it 30 Il gruppo 22 40 Siti d’informazione 11 Regioni raggiunte 15 TV locali + 52 Settimanali locali d’informazione 039 99 891 info@netweek.it La forza della comunicazione glocal 10 14 SCARICA L’APP RADIO VENETO24 Ascolta
Serie TV Trame, protagonisti e volti nuovi, anticipazioni e commenti Film e serie tv visti da vicino
Rubrica a cura di Paolo Di Lorenzo
Un’immagine della serie di fantascienza di Netflix Maurizio Lastrico assieme a Mariza Ubaldi
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