ilVicenza - Ottobre 2023

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Periodico d’informazione locale - Anno III n. 10

OTTOBRE 2023

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Le regole di Gibbs – Jack Antonio Di Lorenzo

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eroy Jethro Gibss è un investigatore televisivo che ha acquistato notorietà mondiale con la serie Ncis, in onda dal 2003. Freddo, di poche parole, diretto, ha sempre l’esatto controllo della situazione e conosce in ogni momento il proprio ruolo e quello degli altri componenti della sua squadra. Non sbaglia mai, almeno questa è l’immagine che offre. Ha un codice composto da cinquanta regole, alcune delle quali sembrano ritagliate su misura anche per il nostro sindaco. Non sto dicendo che l’interprete di Gibbs, Mark Harmon, nominato per molti anni il più bell’attore di Hollywood effonda il suo fascino su Possamai jr. Noto invece che c’è qualche tratto in comune nei comportamenti. Pensate alla regola numero 5: “Non sprecare ciò che è buono”. Su questo punto l’opposizione avrebbe molto da dire, ma la notizia che sta circolando senza molto clamore, cioè che a novembre parte il cantiere al Giardino Salvi, dimostra che quell’appalto bloccato il giorno dopo la vittoria elettorale, ha invece su un suo futuro. Del resto, c’è molto di buono che la giunta Possamai, per sua stessa ammissione, ha sfruttato della passata amministrazione, dalla bretella dell’Albera finalmente conclusa sino alla stagione dei classici o quella di musica pop in piazza dei Signori

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CAROLINE MARZOTTO: “SONO TIFOSA DI VICENZA: ORA PUNTIAMO IN ALTO” La contessa: “Servono progetti internazionali per fare brillare la città come una stella nel cielo” Intervista a pag. 17

L’intervista

FUSIONI DI COMUNI: Servizio a pag. 29 IN VENETO REFERENDUM A FINE OTTOBRE, QUORUM ABBASSATTO AL 30 PER CENTO ARTIGIANATO E IMPRESE, BOSCHETTO: “I BONUS EDILIZI SONO NECESSARI, MA CI SERVONO LAVORATORI” Servizio a pag. 28

PNRR E IMMIGRAZIONE: I SINDACI DELL’ANCI FANNO QUADRATO E FIRMANO UN APPELLO AL GOVERNO

La consultazione

Servizio a pag. 27

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Biosfera Mab Unesco verso il tris tutto veneto Luca Zaia Governatore Regione Veneto

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l Parco Regionale dei Colli Euganei è ufficialmente candidato nella Rete mondiale delle riserve della biosfera MAB UNESCO. Il dossier di candidatura dopo un’attenta analisi è stato approvato dal comitato tecnico nazionale ed è iniziato il negoziato internazionale che ci auguriamo, incrociando le dita, abbia esito positivo. Se così sarà il Veneto conterà tre riserve della biosfera Unesco, venendo i Colli dopo il Delta del Po e il Monte Grappa.

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Facciamo il punto

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I cittadini puliscono i fiumi

Biosfera Mab Unesco verso il tris tutto veneto Luca Zaia Governatore Regione Veneto

Un vero tesoro per la nostra regione, una di quelle col maggior numero di siti nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco, bene nove. Padova coi suoi cicli di affreschi, le Colline del Prosecco e le Dolomiti sono solo le ultime tappe di un cammino che ha già toccato Venezia e la sua Laguna, Verona, Vicenza e le architetture palladiane, le Ville Venete, i siti Palafitticoli, le Fortezze veneziane. Ma siamo presenti, con le Perle di vetro e il Tocatì, anche nell’elenco del patrimonio immateriale, all’interno del quale speriamo sia inserita presto anche la messa a riposo delle uve del Valpolicella. La Regione ha sostenuto tutti questi progetti ed è pronta a sostenerne di nuovi perché il riconoscimento Unesco è strategico per la crescita del Veneto. Io ribadisco sempre che il nostro compito è far crescere il Veneto e non farlo morire. Far parte di questo circuito è il destino naturale di tutte quelle enormi ricchezze naturali, storiche, artistiche di cui disponiamo. Il riconoscimento Unesco può rappresentare per interi territori un vero rinascimento. Sono quattro anni che le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene lo hanno guadagnato come un premio alla bellezza di quelle terre ma anche il lavoro di coloro che hanno saputo cogliere la grande sfida di investire sul turismo emozionale e sui circuiti, solo apparentemente minori. Le proiezioni dicono che per il decimo anno dal riconoscimento si raggiungerà il milione di presenze turistiche.

Le regole di Gibbs – Jack

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Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<

All’opera sulle rive del Retrone un gruppo di residenti tra i ponti San Paolo e San Michele

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uccede talvolta, ma a Vicenza è una faccenda rara, che i cittadini si mobilitino e sostituiscano chi ne avrebbe le responsabilità a compiere interventi pubblici. Il fatto è che i vicentini, i quali pensano soprattutto a farsi i fatti propri, di solito brontolano ampiamente contro chi dovrebbe provvedere a qualche problema cittadino, ma si guardano bene dal darsi da fare. Perché, come dice Fernando Rigon, acuto osservatore del carattere locale, a Vicenza la colpa è sempre… degli altri. Fortunatamente, ogni tanto questa abitudine trova una smentita. Ne è un esempio quello che è accaduto lungo il Retrone da parte di un gruppo di cittadini che s’è organizzato e ha pulito un tratto della sponda del fiume. Si tratta di residenti che vivono sulla riva del Retrone fra ponte San Paolo e ponte San Michele. Stanchi di veder crescere una specie di foresta verde, si sono organizzati e in tratto della riva sono intervenuti eliminando fronde, piante e verzura varia. Va ricordato che la manutenzione delle rive dei fiumi non è responsabilità del Comune, bensì del Genio Civile. È sempre la stessa autorità statale che è chiamata in causa per concretizzare un’idea lanciata durante la campagna elettorale dal sindaco, cioè quella di rendere utilizzabili gli argini dei fiumi per le passeggiate e anche per le biciclette. Anche questo è un tema che gira da molto tempo nelle discussioni cittadine. Sarebbe un interessante traguardo da tagliare, visto che fiumi in città ce ne sono due, non uno soltanto.

è una testata giornalistica di proprietà di Srl

È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto. Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199 Chiuso in redazione il 6 ottobre 2023

di musica. Anche la regola 28 è interessante, perché suona così: “Mai mettere in dubbio l’istinto di Gibbs”. Il che, tradotto a Vicenza, significa che il sindaco vede più lontano: e infatti la giunta è rocciosamente convinta della sua leadership. Questa regola, abbinata alla 42, “Caso tuo. Dirigi tu”, sta a indicare, soprattutto in tema di nomine, che bisogna fidarsi della lungimiranza del capo. La partita delle nomine è tutt’altro che chiusa. E, per una Michela Cavalieri che ha iniziato il mandato da direttrice generale, ci sono altre nomine pesanti in arrivo, sia nel settore culturale sia a primavera nelle aziende. È difficile, ma non impossibile, trovare elencate tutte e cinquanta le regole di questo serial che ha tuttora un successo travolgente, benché qualche interprete ci abbia lasciato (Ducky Mallard) e qualcuno si sia ritirato (proprio Gibbs al compimento dei 70 anni). Ma la struttura resta. Vale la pena di segnalare la regola 29 (“Mai mentire al proprio capo”) e la regola 32 (“Mai crearsi aspettative nella vita”) che sono codici importanti non solo in politica. Ultima regola che vale la pena ricordare è la numero 40: “Il segreto di un buon bluff è non bleffare”. Onestà di comportamenti e trasparenza devono essere un faro soprattutto nella gestione pubblica. Ah, post scriptum: esiste anche la regola 51, fuori sacco, che dice così: “Alle volte sbaglio”. Anche lui è umano.

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Politica e amministrazione

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Il patto. Tra Vicenza, Mantova e Verona allo studio iniziative comuni nel campo culturale. Con obiettivi ravvicinati

L’alleanza porta un festival. Anzi, due Un allineamento di energie e progetti tra città sulla stessa direttrice autostradale e politica di centrosinistra. Come i satelliti di Starlink di Elon Musk. Collaborazioni possibili anche con Bergamo e Brescia. L’ultimo festival letteratura di Mantova ha portato 13 mila persone al giorno. Il sindaco concretizza l’indicazione “Vicenza città dei festival” lanciata in campagna elettorale

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’aveva annunciato in campagna elettorale, in aprile, lanciando un’idea: “Vicenza città dei festival”. L’allora candidato sindaco partiva dalla constatazione che la città ospita già rassegne di livello internazionale, a partire da quelle che portano il nome di Andras Schiff e di Ivan Fischer. Pertanto, si deve insistere su questa strada. Così Possamai annunciava il suo programma che poggia su tre pilastri: “Vicenza città dei festival da lanciare a livello internazionale; riprendere la candidatura a capitale italiana della cultura; la biblioteca La Vigna che deve diventare polo del tavolo permanente del verde”. Fin qui le buone intenzioni della primavera scorsa. Adesso che è diventato sindaco, Giacomo Possamai sta concretizzando questo disegno. Un incontro a palazzo Trissino con il collega di Mantova, Mattia Palazzi, ha gettato le fondamenta di un patto per la promozione congiunta di cultura e turismo fra Vicenza, Mantova e Verona, con cui Mantova già collabora. A parte il fatto che da Mantova Vicenza ha preso l’idea di abbassare fino a zero le rette degli asili nido, cosa che ha iniziato a fare, nella nota il succo è indicato con queste parole: “Ci siamo incontrati per cominciare a studiare sinergie e scambi di competenze”. Tradotto dal burocratese, suona così: è evidente che l’allineamento

Nel fotomontaggio, l’immagine usata al festival letteratura 2023 di Mantova con i tre sindaci di Vicenza, Verona e Mantova. Più Dante Alighieri che di Comuni e letteratura s’intendeva parecchio

politico fra le tre città con sindaci del centrosinistra (a Verona c’è Damiano Tommasi che è giunto il 29 maggio a Vicenza di persona a festeggiare la vittoria di Possamai) si vuol fare diventare anche concretezza operativa. “Abbiamo ragionato – afferma ancora il sindaco nella nota – sullo scambio di competenze, su come potenziare il rapporto turistico tra Mantova, Vicenza e Verona, e abbiamo discusso di festival, politiche museali e bibliotecarie. Sono tutti fattori identitari delle nostre realtà che sono tutte città Unesco, d’arte, con tanti tratti in comune e con la voglia di crescere”. Eccola lì. L’idea del festival è messa nero su bianco. E quando si parla di festival con Mantova il riferimento è immediato, vale a dire

GRAZIE

per averci scelto e per continuare a sceglierci

il festival letteratura che a settembre ha concluso la ventisettesima edizione con cifre di grande rilievo: a fronte di un programma con oltre 320 eventi e 350 autori e autrici italiani e internazionali, la partecipazione al festival è andata ben oltre le aspettative – spiegano gli organizzatori – registrando 46.000 presenze negli eventi a pagamento e 19.000 agli incontri a ingresso libero organizzati nelle cinque giornate. Sono tredicimila persone al giorno, in media. Un mare. Questo non significa che a Vicenza sarà creato un nuovo festival di letteratura o che diventi una succursale di Mantova. La citazione serve per indicare la potenza di fuoco dell’organizzazione di Mantova. Ci sono altre tre circostan-

PIZZERIA

ze da tenere presenti, che non giungono da voci ufficiali ma che, a frequentare palazzo Trissino, si raccolgono da fonti attendibili. La prima è che Verona sta già organizzando un evento di spessore con Verona: quindi, Vicenza può inserirsi in questo disegno. La seconda è che la collaborazione con altre città – elemento di novità, perché è dai tempi del festival mozartiano, cioè da quasi quarant’anni, che Vicenza non stringe accordi culturali di programma con altri capoluoghi – potrebbe allargarsi anche ad altre città in sintonia politica: Brescia e Bergamo, tanto per essere chiari. Un’alleanza quasi… autostradale che mette in fila, come i i satelliti di Starlink di Elon Musk, le città della direttrice autostradale del Nord. Che, guarda caso,

sono pure di centrosinistra: Laura Castelletti e Giorgio Gori. Castelletti è subentrata a Del Bono (di cui era vicesindaca), il quale assieme a Gori ha pure partecipato alla campagna elettorale di Possamai. Infine, stando a indiscrezioni di buona fonte, i festival di cui Vicenza è protagonista potrebbero essere più di uno, perché nell’entourage del sindaco si stanno studiando diverse ipotesi. Insomma, a palazzo Trissino si sta guardando oltre l’orizzonte dei Colli Berici. E questo indirizzo non può che fare bene alla città il cui difetto è stato, spesso, guardarsi l’ombelico e litigare dentro le antiche mura. Uscire da questa logica e imitare i satelliti di Starlink vuol dire entrare in orbite diverse e interessanti.

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Con il piano montagna Viacqua tutela qualità e quantità dell’acqua distribuita Prosegue il piano sviluppato al 2026 con 200 cantieri e risorse per 80 mln di euro Il piano montagna di Viacqua è stato sviluppato nel 2022 per tutelare le risorse idriche nella fascia montana e pedemontana del territorio servito dal gestore. Si tratta di un territorio che si estende su un’area di 700 chilometri quadrati e coinvolge 29 Comuni, ma di cui beneficiano oltre 1 milione di abitanti, tra le province di Vicenza e Padova. Ai piedi delle Piccole Dolomiti è infatti situato uno dei più importanti acquiferi d’Europa da cui si riforniscono non solo i 68 Comuni serviti da Viacqua, ma anche la Città di Padova e i comuni della Saccisica, il cui acquedotto nasce proprio nel cuore della fascia di risorgiva dell’alta pianura vicentina. I pozzi e le sorgenti di pianura sono soggetti ad un maggior rischio di contaminazioni, in particolare da sostanze chimiche, per la grande presenza di centri urbani e siti industriali. Salendo verso la fascia montana, invece, al diminuire del numero di aziende e abitazioni, calano nettamente anche i potenziali rischi. Questi ultimi risultano per lo più di natura biologica, molto più facilmente gestibili con i normali processi di potabilizzazione che Viacqua assicura quotidianamente con i suoi 231 impianti distribuiti sul territorio. Per questo Viacqua dal 2022 ha sviluppato un piano quinquennale del valore di 80 milioni di euro che si sta concretizzando con ben 200 cantieri programmati e che mirano ad assicurare qualità e quantità dei circa 60 milioni di metri cubi d’acqua prelevati e distribuiti ogni anno. Il piano consente anche di migliorare la risposta dell’intero sistema idrico di Viacqua al ripresentarsi di condizioni di stress idrico legate a periodi di prolungata siccità, come già accaduto nel 2022. Il piano montagna si concentra su diverse tipologie di intervento. Si parte dalle estensioni delle reti fognarie e di acquedotto per arrivare anche alle zone non ancora servite, passando per il potenziamento di pozzi, sorgenti e serbatoi allo scopo di aumentare la capacità di stoccaggio idrico. Si stanno poi intensificando le attività di ricerca e riparazione delle perdite perché non si verifichino interruzioni nella fornitura di acqua all’utenza. Di pari passo Viacqua prosegue nella posa di nuovi tratti di acquedotto e nella sostituzione delle condotte più fragili per non disperdere una risorsa così importante e preziosa. A questo si aggiunge lo studio di modelli numerici, lo sviluppo del sistema di telecontrollo e l’interconnessione tra acquedotti così che l’acqua possa continuare a scorrere e arrivare ai rubinetti anche in caso di danni e interruzioni lungo le reti. Infine vengono messe in campo azioni predittive legate alla disponibilità d’acqua per studiare i possibili scenari nel breve, medio e lungo periodo e giocare d’anticipo attivando le misure di mitigazione del rischio più efficaci. “Le vicende legate alla contaminazione da Pfas e la lunga siccità del 2022, tra tutte – spiega il Presidente di Viacqua Giuseppe Castaman – hanno insegnato molto. Viacqua sta sempre più impostando il proprio intervento sul fronte della qualità e quantità dell’acqua distribuita in ottica di prevenzione, così da anticipare e, si spera, evitare nuove emergenze. In questo impegno si inserisce anche il piano montagna, che consente di prelevare nell’area a nord del bacino servito un maggior quantitativo d’acqua e di migliore qualità per l’intera rete idrica in gestione. Il sistema predittivo che stiamo sviluppando è tra i più avanzati in Italia e sarà in grado di restituirci, su base stagionale, una stima su piovosità e temperature e, conseguentemente, la disponibilità idrica per i mesi estivi con un anticipo di sei mesi. Sarà quindi uno strumento fondamentale per guidare anche l’operatività dell’azienda in preparazione ai periodi più siccitosi.”


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Politica e amministrazione

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La polemica. Sulle “trecento cose da fare” nei quartieri, l’opposizione spara a zero sui numeri dell’assessore Spiller

“Siete soltanto abili nel bluff delle carte” L’assessore Spiller parla di 187 interventi dell’amministrazione su 300 indicati dai cittadini: 126 risolti e 61 in via di soluzione. Rucco e Siotto lo contestano: “È soltanto l’ordinaria amministrazione, che non si vede, venduta come politica. La giunta deve scendere dal piedistallo e capire la differenza tra promettere e fare”

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olemica aperta sulle “trecento cose da fare”, cioè sugli interventi necessari indicati dai cittadini nei quartieri. Magari piccoli, ma urgenti. L’amministrazione sostiene che due interventi su tre sono stati conclusi o sono in via di realizzazione. Possamai ha sempre affermato che i 300 problemi sarebbero stati “presi in carico” (quindi non completati) entro i primi 100 giorni. L’opposizione dà loro dei venditori di fumo se non apertamente bugiardi sulle cifre, sottolineando varie lunghezze del naso a seconda del punto di osservazione del problema. L’idea è stata lanciata da Possamai quando era ancora candidato sindaco. Quanto sia riuscito a concretizzarla l’ha spiegato a luglio e a settembre l’assessore Cristiano Spiller, che ha riportato alcuni dati. Se due mesi fa tra lavori completati e in corso di esecuzione eravamo al 23% sulle segnalazioni, adesso questa percentuale è triplicata: siamo al 67%, con 187 interventi tra ultimati e in via di realizzazione, ed è praticamente esaurito il fondo di 200mila euro stanziati. Gli interventi ultimati al 29 settembre erano 126 e quelli in via di ultimazione 61. Sono 63 quelli che rientrano in una programmazione triennale, mentre 20 sono stati presi in carico da altri enti e 18 eseguibili previo finanziamento. Tra le realizzazioni, ci sono panchine nuove, strisce pedonali, vialetti, marciapiedi (qualcuno lungo anche 80

L’assessore Cristiano Spiller, i consiglieri Francesco Rucco e Simona Siotto

metri), cartelli stradali e così via. Di tutt’altro avviso l’opposizione, che sentenzia: “Siamo di fronte all’ordinario (che non si vede) venduto come politica”. È il senso della nota diffusa dai consiglieri d’opposizione Francesco Rucco e Simona Siotto, rispettivamente già sindaco e assessore. Il loro ragionamento è preciso. Sintetizziamo: “Il tutto ha dell’incredibile. Sono stati realizzati 100 interventi sui 300, cioé 3 interventi al giorno, facciamo 5 se togliamo i giorni festivi. Il che potrebbe anche avere un risvolto concreto se stessimo parlando di cambiare tutta la cartellonistica stradale di un quartiere o sistemare i marciapiedi di un altro quartiere”. “Ma se il tutto si sostanzia nel togliere lo scarabocchio da un muro o coprire malamente una buca, allora ci si rende plasticamente conto che altro non è che ciò che Amcps o Vi-reti o Agsm-Aim

o gli uffici stessi fanno quotidianamente, per dovere e responsabilità, nella giusta inconsapevolezza dei cittadini”. “Se poi l’assessore semplicemente ci dice che la maggior parte di questi lavoretti è stata semplicemente presa in incarico, e che i fondi non ci sono, o che si tratta di interventi già programmati anteriormente, una domanda sorge spontanea, anzi due: La notizia quale è? La promessa quale è? Se è che gli uffici comunali lavorano, ne siamo ben lieti, e già lo sapevamo”. “Ma se l’obiettivo voleva essere quello di dimostrare che la città è, o sarebbe, ora più in ordine, più pulita, più vivibile, allora invitiamo la Giunta a scendere dal piedistallo ed iniziare a capire davvero la differenza tra promettere e fare, e tra avere visione ed occuparsi di piccole cose che, forse, se fossero lasciate a chi di dovere, andrebbero avanti comunque, senza tanti baldanzosi richiami”.


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Politica e amministrazione

L’obiettivo. Parla Elia Pizzolato, capogruppo dei “Civici con Possamai” e indica alcuni fronti d’impegno prioritari

“Parco della pace e ciclisti, due svolte” E

lia Pizzolato, capogruppo dei “Civici con Possamai”, trentun anni, è tra i volti nuovi presenti in sala Bernarda. Laureato in Lettere moderne, è stato molti anni scout. Insegna alle superiori. Lei è tra le nuove facce del consiglio comunale, e tra i più giovani. Qual è stato l’impatto che ha avuto con la macchina po È stato un impatto interessante, è bello che ci siano tanti giovani e tanto entusiasmo, con un modo anche nuovo di fare, ma che siano anche accompagnati, come succede, da personalità esperte che sanno come muoversi bene nella politica. Consiglio dopo consiglio stiamo scoprendo come funzionano gli aspetti politici ed organizzativi della macchina amministrativa; è una bella avventura, difficile a delle volte, ma già dopo tre mesi le cose cominciano a diventare più chiare, più comprensibili e anche più facili da portare avanti. La presenza di molte persone giovani ed alla prima esperienza è stato oggetto di polemiche da parte dell’opposizione. Dicono che siete inesperti. Il mix tra giovani e persone con esperienza a mio avviso sta funzionando, ha avuto bisogno di tempo ma si è riusciti a tenere assieme due aspetti diversi ma che devono essere complementari; il saper coniugare visioni differenti darà dei frutti funzionali alla crescita della città, la renderà più ricca. È trascorso qualche mese dall’insediamento della nuova giunta. Che giudizio ne dà? Sicuramente positivo. Senza voler strafare, senza lanciare grossi proclami o grandissimi interventi si è riusciti a dare ai cittadini una serie di segnali, di piccoli interventi a favore della città. Soprattutto, è cambiato il metodo tenuto verso i cittadini, che è completamente diverso rispetto a prima. Adesso verso i vicentini c’è un atteggiamento trasparente,

“Chi va in bici sarà più sicuro grazie a una nuova segnaletica, mentre valorizziamo per la prima volta la grande area verde di via Sant’Antonino con un festival giovanile. Non siamo inesperti, ma c’è un mix fra diverse generazioni che sta già portando frutti importanti. Più trasparenza verso i cittadini e più coinvolgimento”

Elia Pizzolato, capogruppo dei “Civici con Possamai” in Consiglio comunale

vengono chiamati in causa ed ascoltati, ad esempio come è accaduto con l’assemblea pubblica dedicata al prolungamento di via Aldo Moro. Il centrodestra vi accusa di immobilismo. È stata portata a termine una serie di primi interventi, e ovviamente stiamo lavorando su obiettivi più corposi che necessitano di maggior tempo. Le rette degli asili nido comunali sono state già abbassate del 20%, l’obiettivo è di arrivare in 5 anni a renderli gratuiti. È stato aumentato di sei unità l’organico della polizia locale, per rispondere ad una necessaria maggiore attenzione sulle strade. Si sta lavorando alla messa in sicurezza dei ciclisti, installando una segnaletica verticale e orizzontale che delimiti gli spazi ciclabili lungo le strade. E i grandi interventi? È decollato il primo festival al parco della Pace, aperto a tutti e organizzato grazie alla collaborazione

con il coordinamento delle feste rock dei quartieri. È stato valorizzato uno spazio incredibile come il vecchio hangar dell’aeroporto, e più in generale tutto il parco, per il quale non erano mai state individuate delle precise modalità di gestione. Ha un progetto cui si interessa particolarmente? Stiamo lavorando alla realizzazione di un percorso ciclo pedonale lungo gli argini del Bacchiglione, assieme agli assessorati alla mobilità e all’ambiente, che avrà un duplice scopo: uno spostamento sicuro e pratico per bici e pedoni dentro la città, che segua un asse nord-sud, e che sia al tempo stesso un corridoio ecologico dove si possa vivere la natura, respirare aria buona rispetto a una città troppo cementificata. È un progetto importante, che potrebbe cambiare il modo di intendere la mobilità in città, oltre a diventare un richiamo turistico. Alvise Ferronato

Vivi Vicenza in un link.


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Politica e amministrazione

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Le caricature. Il maestro Scotolati prosegue a immaginare la “Marcia su Mosca” con i personaggi della politica

Naclerio, Conte, Rucco, Nicolai e Corbetti Fra assessori e rappresentanti dell’opposizione, i protagonisti della vita pubblica cittadina secondo Gabriele Padoan

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roseguiamo con la carrellata di personaggi pubblici disegnati da Gabriele “Scotolati” Padoan, che ha immaginato assessori e rappresentanti dell’opposizione impegnati nella “Marcia su Mosca”. Questo mese l’umorista vicentino ha preso di mira l’assessore Leonardo “Dodo”

Nicolai e la consigliera Martina Corbetti che cantano “Tutti a Mosca” sull’aria di “Tutti al mare”,Francesco Rucco con carrello e ombrello, infine Nicolò Naclerio che tiene in gabbia Giorgio Conte, tanto per ironizzare su rapporti ed equilibri a destra nei “Fratelli (coltelli) d’Italia”.

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Imprese & Imprenditori

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PROTAGONISTI A NORD EST Storie di imprese ed imprenditori di successo - a cura di

Ciclismo. Il Velodromo potrebbe candidarsi per ospitare i campionati italiani

Velodromo Mercante: manca solo il collaudo per ripartire con le gare M

anca solo il collaudo e poi il Velodromo Mercante di Bassano del Grappa tornerà a ospitare gare ciclistiche. “Sicuramente sarà fissato un termine entro cui deve essere firmato – spiega Rino Piccoli, fondatore e presidente della Asd Rino Mercante, che gestisce il Velodromo – e poi finalmente si potrà rispondere con entusiasmo alla richiesta di poter organizzare gare ciclistiche a Bassano”. “Devo ringraziare il Comune di Bassano del Grappa che dopo tanti anni ha deciso di intervenire sull’impianto - spiega Piccoli -. L’amministrazione comunale ha voluto il meglio per la ristrutturazione del velodromo, per questo ha optato per il materiale da costruzione Mapei, la cui qualità è riconosciuta dai tecnici di tutto il mondo”. “Ora abbiamo chiuso la stagione perché in inverno il ciclismo a livello giovanile non si può praticare nel Velodromo - prosegue -. Da qui il desiderio di creare una copertura parziale che permetterebbe di offrire una maggior sicurezza in pista in caso di pioggia o altri eventi meteorologici,

Rino Piccoli Fondatore e presidente della Asd Rino Mercante

Una pista nuova e più sicura per tornare ai tempi d’oro Bassano vuole tornare a essere capitale del ciclismo come negli anni ’90, quando sulla pista del Velodromo Mercante correvano campioni come Coppi, Bartali, Chemello, Gonzato e Simone Fraccaro laureatosi campione italiano nell’inserimento individuale.

permettendo così la sua fruizione durante tutto l’anno e trasformando il velodromo in una sorta di ‘palazzetto’ in cui le attività non si devono sospendere in base al tempo”. “Se si arrivasse alla copertura parziale le categorie superiori, under 23 e professionisti ad esempio, potrebbero proseguire anche in inverno perché a quell’e-

tà gli atleti hanno l’esperienza necessaria per evitare incidenti”. “Attendiamo con trepidazione il prossimo anno sia per la riapertura della scuola per le categorie giovanili, sia per le gare che potrebbero essere ospitate al Velodromo Mercante. La Federazione Ciclistica Italiana ha la necessità di organizzare gare da aprile fino a settembre-ottobre che rientra-

no nel calendario sia regionale sia nazionale. Il Velodromo Mercante di Bassano del Grappa potrebbe già fare richiesta per i campionati italiani perché sarebbe un traguardo che meriterebbe”. “Per questo e per tornare a vedere le tribune piene di persone speriamo che il collaudo possa avvenire al più presto” conclude Piccoli..

Grande successo per l’inaugurazione del Velodromo

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i è tenuto a giugno il taglio del nastro della nuova pista del Velodromo Mercante. La pista è stata sottoposta a un risanamento del manto, con la regolarizzazione della superficie e dei giunti di dilatazione della pavimentazione, la sigillatura delle fessure, la ricostruzione di porzioni di calcestruzzo ammalorato e la sostituzione della rete di protezione perimetrale.

ASD Velodromo Rino Mercante

“È stato un momento di grande festa grazie anche alla presenza del campione del mondo Juniores Mattia Predomo, che ha testato personalmente la pista verificando l’ottima tenuta anche a basse velocità” racconta Piccoli. “Sia le autorità che gli appassionati hanno espresso il desiderio di tornare in tribuna e noi speriamo di poterli accontentare presto”.

Il teatro del ciclismo di Bassano, nato cento anni fa e diventato grande negli Anni ‘70 grazie alla volontà dell’allora sindaco Pietro Fabris, oggi ha una pista completamente rinnovata e punta a tornare ai vecchi tempi, quelli dei Campionati mondiali di ciclismo del 1985, che battezzarono il Mercante a livello internazionale come “una pista in cui fosse possibile organizzare qualunque tipo di manifestazione”, ma anche della storica “sei giorni” a livello professionistico. “La ‘sei giorni’ era organizzata al Velodromo Mercante facendo richiesta a livello internazionale l’anno prima” spiega Piccoli, che aggiunge: “Non si trattava solo di ciclismo, in quelle occasioni, infatti, si faceva anche spettacolo e si dava spazio all’esibizione di cantanti o all’elezione di miss Veneto o miss Italia”. Tra i tanti artisti, arrivarono al Velodromo anche Mia Martini, Patti Pravo, i Ricchi e Poveri e Fiorella Mannoia. A beneficiare della vitalità del Velodromo Mercante era tutta Bassano: “Grazie a manifestazioni ed eventi, – spiega Piccoli – gli alberghi del territorio avevano un grande ritorno e in generale la città ci guadagnava dal punto di vista del turismo”. “Erano anni in cui le tribune erano sempre strapiene” ricorda nostalgico Piccoli, che ora vede tutte le carte in regola per tornare ai tempi d’oro: una pista messa a nuovo e una scuola di ciclismo che guarda al futuro senza dimenticare il lavoro di Cipriano Chemello, cui oggi è intitolata.

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Politica e amministrazione

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Il personaggio. L’assessora alla Cultura Ilaria Fantin racconta le sue passioni, indica obiettivi e perfino i sogni

Suona l’arciliuto ma ama i Black Sabbath • Vorrei vedere recuperato ed esposto l’Olimpichetto magari come scenografia di un nuovo centro culturale sul modello europeo • Suono anche piano, chitarre, tamburi e basso elettrico • Se fossi uno strumento sarei una batteria • La folgorazione per il liuto l’ho avuta a dieci anni, ascoltandolo una domenica pomeriggio • Simona Siotto ha avuto grande dedizione e amore per la città • Ascolto tutta la musica: antica, world music, cantautori e perfino metal • Mi piace prendere decisioni in tempo reale e governare la macchina amministrativa • Mi rendo conto che le attese e le domande sono tante, magari troppe per le possibilità reali • Un difetto di Possamai: totale abnegazione per il lavoro, ma forse è un merito

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uona il liuto ma ama i Black Sabbath. Contraddizione? No, perché lei ascolta tutta la musica, proprio tutta. Tant’è che suo figlio si chiama Demetrio, come il grande Demetrio Stratos. Ilaria Fantin, 36 anni, diplomatasi al conservatorio di Verona, è concertista da 15 anni e da dieci organizzatrice di eventi musicali. Da metà giugno è assessore alla Cultura a Vicenza. Il suo obiettivo? Rendere Vicenza più viva e attrattiva, oltre alla speranza di rivedere esposto l’Olimpichetto in un nuovo centro culturale di stampo europeo. (L’Olimpichetto è la struttura in scala che riproduce l’Olimpico realizzata nel 1948 per la tournée dell’Edipo re di Salvini, oggi nei magazzini comunali, ndr). Come ha scoperto la sua vocazione per la musica? Mia madre ha studiato e suona il pianoforte, mio zio è sassofonista e flautista jazz sperimentale, mio fratello è un bassista hardcore punk e mio padre un fanatico dei cantautori italiani. La vocazione ce l’ho nel sangue. Perché ha scelto il liuto? Avevo dieci anni e una domenica pomeriggio, a casa di amici dei miei genitori sono stata istintivamente attratta dalle melodie provenienti dal piano superiore. Si stava esercitando una ragazza con il suo liuto barocco: le dolci

note, l’atmosfera antica che emanavano, le mille sensazioni nuove ed esaltanti di quello strumento così particolare e mai visto prima hanno fatto nascere l’amore a prima vista. Il liuto è associato alla musica antica: lei che genere ascolta? Amo la musica nella sua interezza. Ascolto classica e antica specie dal vivo, ma anche la “world music”, i cantautori e perfino il metal estremo, che però “subisco” a motivo del mio compagno. Suona anche altri strumenti? Piano, chitarra acustica ed elettrica, i tamburi a cornice e il basso elettrico. Diciamo che quest’ultimo, grazie all’influenza di mio fratello, è quello che mi permette di divertirmi di più, ovviamente dopo il mio amato arciliuto. Un musicista che ha incontrato e che non dimenticherà mai? Petra Magoni. Con lei dal 2014 lavoriamo stabilmente. Ho imparato più da lei che in dieci anni di conservatorio. Beatles o Rolling Stones? Black Sabbath. Battisti o De Gregori? Battisti. Se il sindaco fosse uno strumento musicale quale sarebbe? Un’orchestra al completo. O meglio, il direttore d’orchestra che conosce bene

Una bella foto di Ilaria Fantin scattata da Marco Bordin. Un’immagine dell’Olimpico che apre il padiglione italiano all’Expo di Shanghai nel 2010. I Black Sabbath a Vicenza nel febbraio 1973

ogni strumento e crea l’armonia. E lei? Mi sento una batteria, pronta a sostenere con energia un progetto comune. Come si è avvicinata alla politica? Ho sempre seguito la politica nazionale e locale. Soprattutto vivo in modo politico la professione musicale, seguendo con attenzione anche la parte organizzativa e amministrativa. Tuttavia, mi sono avvicinata alla politica vera e propria grazie a Giacomo e per questo gli sono molto grata. Ho sempre votato con passione ma non mi era mai successo di appoggiare un candidato e con così tanta convinzione. Mi ritengo molto fortunata. Indichi un pregio della sua predecessora… Simona Siotto ha sicuramente dimostrato un autentico amore per la città e una dedizione senza riserve. …e un difetto di Possamai. Esagerata abnegazione

per il lavoro, ma essendo particolarità propria di noi veneti si potrebbe considerare un pregio. Lei ha organizzato il festival “Musica delle tradizioni” ed ora è in una giunta di centrosinistra: non è in contraddizione? No, perché c’è un equivoco di fondo. Concetti universali come tradizione o identità non sono appannaggio di nessuno. Credere che appartengano a una parte politica è un pregiudizio prettamente italiano e miope. Riferita alla musica, tradizione sta a descrivere un genere specifico, tramandato nei secoli, che si sviluppa in ogni popolo e Paese. Proprio per questo è la più rispettosa delle identità Quali sono gli aspetti che le piacciono del suo nuovo ruolo di assessore e quali meno? Trovo affascinante la complessità e la gestione della macchina amministrativa. Mi piace dover prendere decisioni importanti negli

ambiti culturali più disparati a ritmo sostenuto per tutta la giornata. Apprezzo la possibilità di essere sempre a contatto con le realtà del mondo culturale e del turismo, ma devo ammettere che non è sempre facile gestire la domanda di progetti in rapporto alle reali possibilità della città che rischia di essere eccessiva. Ha nuove idee che sogna di realizzare? Ho alcuni sogni, sì: sicuramente uno è quello di rivedere esposto l’Olimpichetto, magari pensato come scenografia di un centro culturale di stampo europeo. Ma prima di sognare penso ci sia ancora un lungo tempo dedicato alla costruzione e allo sviluppo, dalle mostre in Basilica ai grandi temi del turismo. Viviamo in una città preziosa e prima di me in molti hanno sognato e anche realizzato. Vanno fatte cose nuove, certo, ma senza dimenticare di promuovere al meglio l’esistente. Sara Paizzon


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Turismo

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Il personaggio. Carla Padovan è la direttrice del consorzio di promozione turistica “Vicenza è”

L’Olimpico merita un monumento. E anche lei Carla Padovan assieme al regista Dennis Dellai alla recente Mostra del cinema di Venezia

Trentadue anni di lavoro per far conoscere e apprezzare nel mondo i luoghi vicentini. I risultati si vedono: siamo tornati ai livelli pre pandemia. Il nuovo obiettivo riguarda il teatro palladiano per farlo dichiarare “monumento nazionale”: due progetti di legge stanno raccogliendo adesioni bipartisan. E l’inesauribile Vladimiro Riva crea un Comitato per l’Olimpico

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embra facile, diceva l’omino con i baffi Bialetti, far conoscere al mondo i grandi tesori vicentini. Dovrebbe bastare l’unicità di nomi, luoghi e monumenti. E invece, fare marketing turistico è molto complicato perché non è un prodotto commerciale normale: canali, linguaggi, perfino le malizie sono decisamente diversi. Ma soprattutto è molto più complesso avere un riscontro preciso e immediato sulla resa degli investimenti e di una specifica promozione Il consorzio di promozione turistica “Vicenza è” nasce nel 1991: fu un’idea lungimirante di Danilo Longhi, presidente della Camera di commercio di Vicenza e per nove anni dell’Unioncamere nazionale. Vladimiro Riva, instancabile e tuttora presente, ne è da sempre il consigliere delegato. Da 32 anni il consorzio può contare sulla grinta della sua segretaria generale Carla Padovan. “È illusorio pensare che per portare turisti dalle nostre parti e visitatori ai nostri musei – ricorda Padovan – sia sufficiente la pubblicità diretta, magari appena occasionale attra-

verso canali e media più seguiti. Invece, per creare interesse, per fornire motivazioni, per arrivare e far restare da noi turisti, sia stranieri che italiani, servono servizi adeguati, un presidio continuo, e un sistema di accoglienza diffuso e pervasivo”. In altre parole, non basta far venire voglia di visitare le nostre città d’arte, ma è fondamentale far trovare percorsi e visite guidate, proposte artistiche e museali articolate, fino alle sofisticate opportunità di svago e di relax all’aperto, sia in pianura che nelle località più settentrionali. Il segreto poi è instillare la convinzione che Vicenza e le altre città della provincia, non si visitano in un solo giorno e di corsa, e non hanno nulla da invidiare a centri più blasonati. “Siamo tornati ai numeri ante 2020 – sottolinea Carla Padovan – con un trend robusto e continuo che ci rincuora e ci stimola. Ancora non abbiamo raggiunto la situazione ante 2019, ma nei primi otto mesi di quest’anno abbiamo un incremento di quasi il 30 per cento di biglietti venduti. Siamo pertanto autorizzati

a pensare che il flusso generale, composto da quanti non si rivolgono ai nostri uffici per i ticket, sia della medesima percentuale”. Se il trasporto aereo sta vivendo un periodo molto frastagliato, con le compagnie che patiscono costi, restrizioni e concorrenza, fino a fare ostruzionismo con le agenzie di viaggio per tenersi l’esclusiva della vendita dei biglietti, il turismo via auto, e in parti-

colare da oltralpe è in netta ripresa: i francesi sono la nota di novità di questi ultimi mesi, con grandi numeri, come per i turisti russi (e ucraini) che si sono riaffacciati con decisione nello scenario delle prenotazioni alberghiere, con volumi assolutamente interessanti. L’Oriente invece latita ancora, e sono numeri che un tempo erano considerevoli. Su tutto questo, c’è il grande lavoro del Consor-

Cultura in ... Network di cultura e spettacoli nel territorio padovano consulta la programmazione nel sito

zio “Vicenza è” per affiancarsi ai tour operator, nel convincerli prima, e nel garantire poi, di investire, programmare e proporre itinerari e viaggi a Vicenza e provincia. Non basta il contatto che si risolve nel volgere di uno spot, serve costanza, continuità e professionalità, altrimenti le grandi agenzie internazionali levano le tende e non si bruciano la reputazione con i loro clienti. E il lavoro svolto per dare una reputazione turistica al nostro territorio passa anche attraverso il saper anticipare trend e opportunità già messe in atto all’estero. Carla Padovan ricorda con soddisfazione il grande traguardo del riconoscimento di Vicenza patrimonio dell’Unesco ottenuto nel 1994, la creazione di rami d’azienda finalizzati sempre alla valorizzazione territoriale in settori specifici come il cinema, sport, industrie e prodotti tipici, con l’importante etichetta di “Commission”. Ora, è la volta del progetto per far diventare monumento nazionale, dopo la Basilica palladiana e il Ponte di Bassano, anche il teatro olimpico. Ci sono due progetti di legge, uno a firma Zanettin al Senato e l’altro a firma di Giovine alla Camera, che stanno raccogliendo adesioni bipartisan. Silvio Scacco

con il sostegno di

Provincia di Padova


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Economia

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L’analisi. Secondo i dati della Cgia di Mestre, in dieci anni l’Italia ha perso 325mila imprese. Poco attratti i giovani

Troppi nemici degli artigiani. Che lasciano Forte la concorrenza del commercio elettronico, troppe le norme da osservare, credito ristretto dalla banche, impennarsi delle tasse sono i motivi di questo declino. In controtendenza: cibo, wellness, tatuaggi e informatica

F

orse la progressiva svalutazione culturale (anche in ambito scolastico) del lavoro manuale cui assistiamo ormai da tanto tempo comincia a presentare il suo conto salato. Lo studio pubblicato dal centro studi della Cgia di Mestre sui dati Inps, spiega che in dieci anni – tra il 2012 e il 2022 – in Italia il numero degli artigiani è sceso di 325 mila unità (-17,4%). Se infatti nel 2012 l’Inps censiva 1.866.904 artigiani, nel 2022 il numero si è ridotto a 1.542.299. Si è trattato, insomma, non solo di un mancato ricambio generazionale, ma di un fenomeno più marcato: da un lato i giovani si sono dimostrati poco attratti da un comparto visto come obsoleto e residuale, dall’altro anche taluni artigiani (non ancora in età pensionistica) hanno scelto di chiudere la partita Iva continuando a resta-

re nel mercato del lavoro come dipendenti. Ciò deriva sì dalla ricerca di maggiore stabilità personale, ma anche dalla miriade di imposizioni legislative e regolamentari che pesano quotidianamente sulle spalle di un artigiano e che il dipendente nemmeno conosce di lontano. Se aggiungiamo la restrizione del credito adottata dal sistema bancario nei confronti del settore artigianale; l’innalzamento abnorme delle locazioni commerciali nei centri storici; la feroce concorrenza del commercio elettronico; l’impennarsi inarrestabile delle tasse nazionali e locali, avremo una pallida idea del perché sempre più artigiani diano forfait. Le uniche realtà che mostrano una contro tendenza sono quelle della confezione dei cibi (con migliaia di aspiranti chef e aperture di piccoli esercizi

I tatuaggi sono uno dei pochi settori artigiani in controtendenza. Gli altri settori che non conoscono il declino del settore artigiano sono quello della ristorazione, quello del wellness e quello informatico

gestiti da novelli Ratatouille) o quello dei tattoo, del wellness e dei servizi informatici. Attività a conduzione familiare che hanno contraddistinto per decenni i quartieri, contribuendo a creare l’identità stessa dei luoghi, sono chiuse o sul punto di chiudere. Negli spazi lasciati liberi (spazi oggi sporchi e non vigilati) aumenta il disagio e l’insicurezza. Gli oltre dieci milioni di over settanta italiani, spesso privi dell’auto, non disponendo di

negozi di prossimità registrano difficoltà crescenti ad accedere a servizi elementari. Il prodotto realizzato a mano, magari su misura (calzatura, mobile o abito esso sia) è stato scalzato dalla scelta su catalogo o on line in dipendenza quasi esclusivamente del prezzo. Prodotti seriali infinitamente meno duraturi, meno belli, meno ecologici ma consegnati a casa in poche ore sono esempio di una cultura preminente che premia l’usa e

getta. Tutto si ordina e si consuma rapidamente, in massima comodità, al minimo prezzo possibile. Eppure, solo per considerare l’impatto ambientale, flotte di mezzi che percorrono la Penisola per consegnare prodotti ovunque dovrebbero essere viste come l’Anticristo dai giovani eco-ansiosi. Così non è, ed è una dimostrazione fattuale che l’ansia, se esiste, è prudentemente selettiva. Giuseppe de Concini

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L’intervista

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Il personaggio. Caroline Marzotto, vedova di Paolo, è una protagonista silenziosa di molti progetti e iniziative in città

“Sono tifosa di Vicenza: puntiamo in alto” • L’amore intenso di Paolo verso la città mi ha contagiata • Vicenza è una bella signora che sa di esserlo ma non vuole essere disturbata • C’è un soffio d’aria nelle vele, un sindaco giovane che porta slancio verso il futuro • Si devono creare momenti in cui Vicenza brilli come una stella nel cielo

È

una tifosa di Vicenza, lo afferma convinta. E spinge tutti a realizzare obiettivi importanti, perché – sostiene – la città deve tagliare traguardi internazionali. Soprattutto in campo culturale, che è il suo mondo. Caroline Marzotto, vedova di Paolo da tre anni, è un’ottantenne vivace e non ha difficoltà a raccontare la sua età. Che vive con lucidità, energia e determinazione rare anche per chi abbia la metà dei suoi anni. Parla quattro lingue, vive molto tra Londra e la Grecia ma orami da 11 anni trascorre parecchio tempo a Vicenza. La città l’ha capita benissimo. Vuole che punti in alto come merita. Di suo, comunque, non ci mette solo le idee: è sponsor di molti progetti, primo fra tutti il festival lirico con protagonista Ivan Fischer che inizia il prossimo 26 ottobre all’Olimpico. Questa è la sua prima intervista. Qual è stata la sua prima impressione della città? Bella da togliere il fiato. Sono rimasta stupefatta. Al di là delle strade bizzarre, per cui per andare a sinistra devi svoltare a destra, mi sembrava di essere davvero in un teatro. Mi colpì questo decoro diffuso, per esempio in piazza dei Signori. Beh, Palladio ha fatto il suo… Non avrei mai pensato di venire a vivere qui. Era anche buffo perché i vicentini sbucavano dalle colonne in piazza per salutare Paolo, in realtà incuriositi di vedere chi fosse quella signora che lo accompagnava. In seguito s’è confermata in questa idea? Certo. L’amore intenso di Paolo verso Vicenza mi ha contagiata. Mi sono innamorata di questa città. Qui mi sento protetta rispetto al mondo matto. Come vorrebbe fosse ricordato Paolo Marzotto?

Aveva tutti i coraggi. Lei no? Tutti e due siamo persone dirette, certo. Il mio è più istinto, lui era deciso, non mollava l’obiettivo. Del resto, alla nostra età avevamo anche poco tempo. Un’immagine per questa città. C’è un’atmosfera di segretezza e pace. È come una signora che è bella, sa di esserlo, ma non vuole essere disturbata. Che aria respira? Molti la indicano come una città difficile, riservata. Oggi per la prima volta sento un soffio d’aria nelle vele. C’è qualcuno nuovo, giovane, che porta slancio verso il futuro. Parla del nuovo sindaco e della nuova maggioranza? Se ci fossimo incontrati prima delle elezioni non avrei parlato così. Ero totalmente scoraggiata. Adesso Vicenza s’è dichiarata decisa a promuovere il Vicenza opera festival di Ivan Fischer, che è il direttore d’orchestra numero sei al mondo. E lei, che ha sempre sostenuto finanziariamente il festival, è soddisfatta. Il maestro Fischer, che poche settimane fa ha suonato anche a Spoleto, scrisse un articolo nel quale affermava: “Io sono pronto a ballare, ma c’è qualcuno che vuole ballare con me?” Una metafora neanche difficile da intendere. In passato a palazzo Trissino ho trattato con persone cortesi, ma anche capaci di scaricare i pesi su chi lavorava. Non parlo solo di me, sia chiaro. Lei adesso è fiduciosa nel nuovo sindaco. C’è speranza. Lei che vive parecchio fuo-

• Il “Vicenza opera festival” con Ivan Fischer è uno dei progetti internazionali su cui si deve puntare • Ho trovato qui la mentalità della mia Francia del nord: i soldi non si devono far vedere • Una volta pensava a tutto la Banca Popolare: adesso bisogna scendere in campo di persona • Il buon cuore è importante, ma non basta: servono progetti di ampio respiro La contessa Caroline Marzotto, apertamente tifosa di Vicenza sua città adottiva

ri dall’Italia, in generale che impressione si ha all’estero di questa città? Il problema non è l’estero: tutti dicono “Ohhhh…” quando parli di Vicenza. È in Italia che c’è poca attenzione, perché sembra una città fra le tante. Cosa vuole, l’Italia è ricca di arte e ci si abitua anche al bello. Proprio per questo si devono creare dei momenti in cui Vicenza brilli come una stella nel cielo. Ma i vicentini hanno un difetto? Sono restii a spendere. Lei è francese e l’avaro per antonomasia l’ha scritto Moliere, non Goldoni. Sono scappata dai luoghi della mia famiglia nel nord della Francia e ho ritrovato qui la stessa mentalità. Cosa vuol dire che i vicentini sono restii a spendere? Sono convinti che non bisogna far vedere la ricchezza, i soldi. E qui ce ne sono, eh? Figuriamoci a spenderli. Finché è esistita, pensava a tutto la Banca Popolare. E realizzava iniziative bellissime, sia chiaro. I vicentini erano abituati ad avere tutto pagato. E oggi chi lo fa? O chi dovrebbe farlo? A parte quello che arriva da banche, associazioni, club,

manca la parte dei privati che è quella più importante. Certo, sul San Bortolo c’è molta vicinanza. Ma bisogna impegnarsi per obiettivi importanti, per qualcosa di diverso dal giorno per giorno. Il buon cuore non è sufficiente. Perché accade? Cioè, cosa manca a Vicenza secondo lei? C’è nella mentalità un po’ di chiusura, questo è evidente. Ma il vero problema è un altro: in città manca un po’ di vita e mancano i giovani: in giro si vedono passeggini o persone della mia età. Perché manca la fascia di mezzo, quella decisiva? E poi vedo anche troppi supermercati e negozi… diciamo poco invitanti. La fascia viva manca a Vicenza perché da vent’anni in qua moltissimi giovani se ne sono andati. Lo raccontano le cifre. Lei invece è arrivata da noi. Ma lei è una che segue il marito, obbediente? Me l’hanno chiesto spesso: lo prendo come un complimento e non come un esempio di sottomissione. Più che seguìto ho condiviso tutto, anche con il mio primo marito. Più attratta dalla musica o dalla pittura? Da tutte e due, non c’è una classifica. Chissà chi avrà conosciuto fra i musicisti. Karajan molto bene, perché sua moglie era amica del mio primo marito, ma anche Zubin Metha.

Che tipo era in privato Herbert von Karajan, così come lo descrivono in pubblico? Duro, tedesco, ma affascinante. Aveva una forza che ti trasportava in un’altra dimensione. E Zubin Metha? Cosa vuole, i musicisti vivono nel loro mondo. Loro sono innamorati solo della musica. È difficile essere la moglie di un musicista. Pittori famosi? Ha conosciuto Andy Warhol? Oh sì, a New York: ero tanto giovane. Era impressionante quella città negli anni Sessanta. Warhol mi regalò un poster firmato con dedica. L’ho lasciato da parte molto tempo, poi l’ho messo in cornice. Lei ha restaurato anche la pala del Bellini a Santa Corona. È il primo dipinto che mi mostrò Paolo. Lei vive molto a Milano. Ha anche istituito una borsa di studio alla Cattolica in memoria di Paolo. Sì, sa cosa mi hanno risposto? Sono molte le aziende che offrono borse di studio per garantirsi giovani laureati brillanti, ma pochissime persone o imprese lo fanno per ricordare qualcuno. Com’è Milano? Come me: libera e non devo niente. Ho solo il piacere di condividere. E Vicenza, in sintesi? Un mondo in cui si può vivere il mondo, trascorrendo però una vita normale. Antonio Di Lorenzo


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Attualità

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L’analisi. La Fondazione ha fatto i conti: l’incasso per la città indotto dai corsi è di 15 milioni di euro l’anno

Ma quanto fa guadagnare questa università Adamo Dalla Fontana, Antonio Girardi, Carlo Terrin e Giovanni Malagò

Ormai sono cinquemila gli studenti iscritti ai corsi di laurea a Vicenza, con una spesa media mensile di 280 euro. Alto livello di iscrizioni per la magistrale di design dello Iuav a Vicenza. Stanno per partire due corsi di laurea in “Management dello sport innovativo e sostenibile” e in “Ingegneria dell’industria del cibo”

I

corsi universitari a Vicenza hanno superato il tetto dei cinquemila studenti. Nel primo quinquennio, quello del 1990 – 1995 che racchiude il periodo di studi che va dalle prime iscrizioni a ingegneria gestionale alle prime lauree, appunto nel 1995, si parlava di alcune centinaia di iscritti ai corsi vicentini, forse cinquecento. In trent’anni e poco più sono diventati dieci volte tanti. S’è allargato anche il numero degli atenei coinvolti: non solo Padova, ma anche Verona e Venezia. A Vicenza s’è insediato addirittura un dipartimento, quello di tecnica e gestione dei materiali. Dopo la ristrutturazione di San Michele (a Vicenza s’è presa l’abitudine di indicare la struttura alle Barche come San Nicola, ma l’ex convento in cui hanno sede i corsi è dedicato a San Michele da quasi ottocento anni) l’università s’è allargata alle due nuove strutture di viale Margherita, che hanno richiesto una spesa complessiva di 28milioni di euro, in gran parte sostenuta dalla Fondazione Cariverona. Il bilancio, dunque, è positivo: talmente positivo nel complesso che già si studia l’università per ottomila studenti. Fra gli aspetti interessanti per la città c’è anche il ritorno economico dei corsi. La Fondazione studi universitari ha calcolato che la spesa media mensile di un universitario a Vicenza è di 280 euro al mese: in questa cifra, naturalmente, c’è tutto, dall’affitto agli spostamenti, dallo spritz alla festa di laurea. Che la valutazione sia credibile discende dall’autorevolezza della fonte: se non sono attendibili i docenti di economia, non può esserlo nessun altro. Fatta questa premessa, una semplice moltiplicazione della cifra spesa da ognuno per il numero complessivo

di studenti porta a 1 milione e 200 mila euro la spesa complessiva mensile degli studenti a Vicenza, il che significa 15 milioni l’anno di introito per la città. Intanto, sono alte le iscrizioni alla magistrale del corso di design che lo Iuav sviluppa a Vicenza da due anni, mentre due nuovi corsi

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#enaipveneto #lascuoladelfare #formazioneprofessionale #sistemaduale #qualificaprofessionale #diplomaprofessionale

di laurea stanno per essere battezzati nella sede di viale Margherita. Uno è “Sportis”, come è stato chiamato, vale a dire il corso di laurea nel management delle attività sportive innovative e sostenibili. È l’università di Verona che lo organizza, con l’occhio attento all’aspetto gestionale dello sport. Sarà presente alla cerimonia di inaugurazione anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò. “I temi del benessere, dello sviluppo sociale e del rapporto con l’ambiente stanno diventando fattori chiave – spiegano all’università di Verona – e il corso di laurea vuole promuovere una specializzazione dei servizi da parte delle strutture sportive e degli organizzatori di eventi sportivi”. Il secondo corso di laurea, questa volta promosso dall’università di Padova, riguarda il “Food industry engeneering”, l’ingegneria applicata all’industria del cibo. “Il corso di laurea magistrale in ingegneria dell’industria alimentare – spiega una nota dell’università di Padova – ha l’obiettivo di creare una figura professionale in grado di ideare, pianificare, progettare e gestire i processi, i sistemi e i servizi tipici dell’industria alimentare con particolare attenzione ai temi della sicurezza”. “La sicurezza è il presupposto per garantire l’igiene, la qualità dei prodotti, le migliori prestazioni e la tracciabilità dei materiali, la sostenibilità tecnico-economica e sociale”. L’obiettivo è la formazione di figure professionali specializzate nelle diverse fasi della produzione, dall’approvvigionamento delle materie prime al confezionamento del prodotto finito. D’altra parte, gli stabilimenti dell’industria alimentare sono strutture che combinano la più alta artigianalità con l’automazione integrata ad altissime prestazioni, ultimamente molto ricche di attrezzature collaborative.


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Umorismo

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L’avventura. Complicata da montare, impossibile da smontare. E la notte le scolopendre e non solo vogliono mangiarti vivo

Dolori, insetti e umidità: la vita in tenda Ci sono quelle gonfiabili a nervature termosaldate per le quali servono i polmoni di un tenore o le elettropompe dei vigili del fuoco. Esistono quelle conoidali con porta gattaia, quelle piramidali con tanto di corridoi segreti e tesoro del faraone. È il modo migliore per decidere: l’anno prossimo albergo o camper È presto detto: non esiste una tenda facile da montare e, se esiste, si scoprirà poi che è impossibile da smontare. Regina e ragione principale del campeggio, la tenda è fatta per la dannazione di chi vuole ficcarcisi dentro, solo, in coppia o con tutta la famiglia. Dove c’è una rivendita di tende, c’è sempre un commesso criminale ed entusiasta, che vi illustrerà i modelli più innovativi e le soluzioni più ardite: tende gonfiabili a nervature termosaldate per le quali ci vogliono i polmoni di un tenore o le elettropompe dei vigili del fuoco, tende con isolante termico Exotron brevettato in assenza di gravità sulla Stazione Spaziale Internazionale, ma che poi a Bibione o Cesenatico si rivelano camere vulcaniche dove si preparano i lapilli, e ancora modelli cubici con entratina semisferica, volumi conoidali con porta gattaia o piramidali con tanto di corridoi segreti e tesoro del faraone. Qualsiasi modello prendiate in considerazione, sappiate che il diabolico commesso cercherà sempre di convincervi di quanto sia semplice il montaggio: “Tre minuti e siete al coperto!”, dice mentre effettivamente sotto i vostri occhi squaderna come un maestro di origami una strabiliante sequenza di gesti che trasformano un quadrato di tela in un igloo disegnato da Zaha Hadid. Imprimetevi bene nella testa quei facili movimenti perché vi serviranno a maledirlo meglio quando vi troverete avvolti nel tessuto Isortex cercando il maledetto perno arancione del sottotelo in Gorepix, cui fissare la funicella verde per mettere in tensione l’arco principale di cui sapete l’origine ma non la destinazione. Peggio ancora in fase di smontaggio, quando cercando di ripiegare la tenda in modo razionale all’interno del suo involucro originale, vi renderete conto di aver ingaggiato

un corpo a corpo all’ultimo sangue con una creatura infernale. Comprenderete allora perché una forma sociale di nomadi e raccoglitori, di cui la tenda fu ed è la massima espressione, sia stata scalzata nel corso dei secoli da una società di stanziali e accumulatori, costruttori di capanne

di fango, argilla cotta e poi mattoni, cui aggiungere sempre più conturbanti comodità fino alla doccia e il bidet. Ciononostante quel che ci ostina verso la tenda, come ho potuto notare per esperienza personale, è sempre un amico o un cugino che a dispetto dell’età, dei malanni, del cambiamento climatico o della semplice stanchezza, continua imperterrito a farsi due mesi di vacanza in campeggio, raccontando che niente è più bello che addormentarsi cullati dai grilli, godere del contatto della terra, sentire il vento tra il fogliame dei pioppi e spendere 15 euro al giorno per due persone tenda compresa. Sedotti da una simile sirena, rinunciando a secoli di umanesimo e di hotellerie, ci siamo ritrovati io e mia moglie nel fondo del Peloponneso ad abitare per una decina di giorni in una canadese con sacchi a pelo a mummia perfetti per gli altopiani tibetani e materassini auto-sgonfianti, dove l’alba ci trovava grondanti di umidità e preda di lancinanti dolori alla nuca e i femori. Io poi, durante la notte almeno una passeggiata spaziale fino ai bagni dovevo compierla e in questo, tutti i campeggi dal più fico al più scadente alla fine si assomigliano proprio nell’irrimediabile realtà dei cessi, costruzioni a baracca che allineano turche, water e lavandini dove le fluorescenze dei neon attirano mondi di insetti ignoti alla scienza. Ragni enormi e pelosi come mani di gorilla, mantidi di tutte le religioni, falene grandi come piccioni e cavallette da concorso ippico, i bagni del campeggio valgono un seminario di entomologia. Però, tornando verso la tenda, annichiliti dal buio e incalzati da scolopendre giganti che vorrebbero mangiarti i polpacci, può capitare di alzare gli occhi al cielo e di rimanere di sasso, stuccati a bocca aperta con lo sguardo sperduto nella galassia dove scintillano milioni di stelle. È una frazione di secondo in cui ci si sente in armonia con il cosmo, si comprende di appartenere ad un tutto, di far parte di un enorme disegno: poi si decide che la prossima vacanza in albergo o al massimo in camper. Alberto Graziani


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Spettacoli

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Il personaggio. Annalisa Carrara cura la stagione di prosa del “Comunale” a Vicenza che non ha ancora… vent’anni

“Tengo per mano il mio teatro adolescente” “La concorrenza con televisione e cinema si fa ogni giorno più invadente. Siamo immersi nella società dello spettacolo, tutte le narrazioni sono emozionali: la sfida per noi è proporre stimoli nuovi ma anche intercettare un pubblico ampio. Il teatro non deve soggiacere del tutto ai gusti del pubblico, deve essere un passo più avanti. Gli spettacoli devono prendersi dei rischi. Noi siamo lettori della contemporaneità: non possiamo essere legati al passato”

“I

l mio obiettivo è far vivere a chi viene a teatro delle esperienze che non possano essere dimenticate”. Incontriamo Annalisa Carrara in un Comunale semideserto - l’eco di una riunione in una stanza lontana, una coppia che bussa per chiedere informazioni sulle prossime operette ma a parlare di teatro con lei anche un foyer vuoto sembra animarsi. Nata in una famiglia che fa teatro da generazioni, è da tempo una delle principali organizzatrici della scena teatrale regionale: è stata a lungo responsabile della programmazione del teatro Astra, poi direttrice artistica del Civico di Schio, collaboratrice di Operaestate Festival e tra i fondatori di Arteven, solo per ricordare alcune tappe di un curriculum ricchissimo. Dal 2017, tra altre cose, si occupa come consulente esterna della stagione di prosa del Comunale di Vicenza. Un teatro «adolescente», scherza, che non ha ancora vent’anni di vita. E che, nonostante sia andato ad inserirsi in uno dei contesti più ricchi di proposte del Nord Italia (“Il Vicentino è l’unica provincia con otto teatri attivi, e tutti molto propositivi”), è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante: “Posso dirlo tranquillamente, perché è merito della direzione e del segretario, non mio

- aggiunge - Il Comunale ha una delle proposte più vaste del Nord Italia, escluse le grandi metropoli: c’è davvero di tutto, la danza, la musica, il circo, il teatro, e tutto di qualità”. Quest’anno la “sua” stagione di prosa parte il 21 novembre con Alessandro Preziosi e una rilettura di Re Lear, e propone otto spettacoli in sala grande, cinque al ridotto e alcuni appuntamenti fuori abbonamento. Cercando sempre di trovare un punto di equilibrio tra la volontà di proporre stimoli nuovi e l’esigenza di intercettare un pubblico ampio. Anche perché c’è una sala da mille posti da riempire, in molti casi per due sere di fila. «Non puoi prescindere dagli spazi – conferma – Qui servono spettacoli che si prendano dei rischi, che non siano troppo scontati, ma che al tempo stesso siano riconoscibili, per i testi o per i protagonisti. Credo che il teatro debba avere grande rispetto per gli artisti e per il pubblico, ma al tempo stesso non deve soggiacere completamente a quello che il pubblico vuole». Trovare la ricetta giusta è sempre più complesso. Se fino a qualche anno fa c’erano distinzioni chiare – il teatro di tradizione, quello di ricerca, l’arte performativa – adesso i confini tra generi e forme di spettacolo sono molto più sfumati. I

Un primo piano di Annalisa Carrara, due spettacoli in programma al Comunale: Ale & Franz e Solenghi & Lopez

gusti del pubblico, anzi dei pubblici, sempre più articolati. E l’influenza di cinema, televisione e nuovi media, sempre più pervasiva: “Siamo immersi nella società dello spettacolo – continua – La comunicazione di massa e l’intrattenimento culturale, anche alto, sono ovunque. Dappertutto si fanno passare contenuti in modo narrativo, emozionale, amichevole. In questo

contesto stanno venendo meno i confini delle forme culturali: i generi sono sempre più connessi, e certe cose che si propongono oggi dieci anni fa sarebbero state impensabili”. In mezzo a queste trasformazioni, il teatro deve trovare continuamente reinventarsi per trovare una nuova strada. Non a caso il docufilm dedicato alla lunghissima storia teatra-

le della famiglia Carrara si intitola “Il teatro vive solo se brucia”. “È proprio così – conclude lei – Noi siamo lettori della contemporaneità. Non puoi restare legato al teatro del passato: devi navigare nel tempo presente, nelle sue mutazioni. E regalare delle esperienze: oggi è sempre più raro e complicato. E per questo prezioso. Ma so come si fa”. Luca Matteazzi

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Cultura

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Il caso. Vicino il trasloco dopo 16 anni di invasione di Santa Maria Nova, ma per il progetto ex tribunale è buio pesto

Bertoliana, un passo avanti e due indietro A fine 2023 o inizi 2024 dovrebbe spostarsi il deposito dei libri dalla ex chiesa palladiana in contrà Riale, nell’edificio dell’ex media. Invece le perplessità sulla Nuova Bertoliana sono parecchie: progetto troppo generico e costo elevatissimo, si parla di 30 milioni di euro. Poi c’è il delicato problema dei sotterranei pieni di “corpi” di reato: armi e droga

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uando salirà nel suo studio all’ultimo piano di palazzo Cordellina, il presidente della Bertoliana per ora “in pectore”, Alberto Galla, troverà un paio di problemi sulla scrivania. Il primo, avviato a soluzione, riguarda il trasloco dei depositi e degli archivi della biblioteca da Santa Maria Nova. Il secondo, invece, è assai più complesso e riguarda la nuova Bertoliana nell’ex tribunale. E qui il buio è pesto. Ma andiamo con ordine. Era il 2007, sindaco Enrico Hüllweck e presidente della biblioteca Mario Giulianati, quando si decise di utilizzare l’ex chiesa palladiana di Santa Maria Nova come deposito di libri e degli archivi della Bertoliana. Se incontrate Giulianati e vi fermate a parlare con lui vi spiegherà che non c’era alternativa, perché i libri li mettevano a quel tempo anche sotto la Basilica. E così un luogo come l’ex chiesa, che negli Usa sarebbe trasformato seduta stante in un museo, è stato trasformato in deposito della biblioteca. Va da sé, come spesso succede in Italia, che il provvisorio diventi una scelta stabile: così l’invasione di Santa Maria Nova è durata fino ad ora. La contraddizione (e un po’ anche la vergogna) della scelta è saltata agli occhi abbastanza presto, perché già nel 2011 l’assessore alla Cultura, Francesca Lazzari, assicurava che la chiesa sarebbe stata presto liberata. Così non accadde. E la vicenda s’è trascinata avanti sostanzialmente fino a oggi. Va riconosciuto che il problema del deposito a

Santa Maria Nova è stato ben presente anche alla giunta Rucco che s’è data da fare, come le riconoscono anche gli attuali inquilini di palazzo Trissino: ha annunciato perfino in Consiglio comunale che la soluzione del problema era prossima. Ma non s’è concretizzata prima della fine del mandato e adesso la giunta Possamai sta spingendo per attuare la soluzione: spostare tutti i materiali della Bertoliana nell’ex scuola media Riale. Una faccenda non semplice, perché si tratta anche di pezzi storici e delicati, che richiedono approvazioni anche della Soprintendenza. L’obiettivo, comunque, è ravvicinato: a fine anno o all’inizio del 2024 l’occupazione di Santa Maria Nova cesserà. L’altro fronte, invece, quello della nuova Bertoliana nell’ex tribunale a Santa Corona, è ben caldo per i dibattiti, ma le prospettive sono praticamente a zero. Sono due gli argomenti – basta girare a palazzo Trissino per ascoltare queste motivazioni – che danno corpo alle perplessità della giunta Possamai: da un lato il progetto è assai generico, dall’altro i costi dell’operazione sono stati ampiamente sottovalutati. Stime ufficiose che circolano parlano di un impegno che si aggira sui 30 milioni di euro per riallestire tutto. Magari è anche una cifra sopravvalutata, però di sicuro è fuori dalle disponibilità del municipio, anche se fossero solo 25 milioni. Tanto per capirci, il nuovo teatro è costato 23 milioni. Sin dalla campagna elettorale, il sindaco ha sempre affermato che il progetto

I depositi di libri nella ex chiesa di S. Maria Nova, l’esterno della chiesa palladiana e il progetto della nuova Bertoliana

sarebbe stato oggetto di una profonda verifica. Risultati ufficiali non ci sono ancora, ma l’aria è precisa. Un vento che non piace al centrodestra, che, grazie al consigliere comunale leghista Jacopo Maltauro, ha organizzato una manifestazione per ribadire la bontà e la necessità di realizzare il progetto dell’architetto Giorgio Strappazon di Marostica. È vero che lo sgombero

degli arredi dell’ex tribunale è in corso, ma c’è un altro e serio problema che non va sottovalutato: vale a dire i sotterranei dell’ex tribunale, che sono pieni di “corpi di reato”, cioé armi e soprattutto droga. Chi si prende la responsabilità di metterci le mani? E dove spostarli? C’è molta cautela, peraltro comprensibile, a toccare quelle prove perché le tecniche oggi sono molto evolute e quei “corpi

di reato” potrebbero contenere prove (pensate al Dna) che una volta non sarebbero state rilevabili, ma oggi sì. Il tutto porta a rendere la nuova Bertoliana uno dei tanti temi carsici che riemergono per un po’ nel dibattito vicentino e poi s’inabissano nel mare delle difficoltà per anni. Non va dimenticato che per iniziare a costruire nel 1962 il palazzo di Giustizia a Santa Corona ci vollero 17 anni.


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Enogastronomia

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La ricetta. La cuoca Anna Maria Pellegrino e l’avvocato Mario Calgaro spiegano il piatto tradizionale del Veneto

C’è sapore di Storia nei bigoli con l’arna Il piatto è tipico del periodo che ricorda la “Madonna del rosario”, ossia “Madonna della vittoria” festa istituita per ricordare la vittoria dei cristiani a Lepanto nel 1571. Senza quella vittoria oggi con i musulmani in Europa non mangeremmo maiale

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uando Anthelme Brillat Savarin, che fu un protagonista sommo della gastronomia oltre che della rivoluzione francese, spiegava che “la scoperta di un nuovo piatto contribuisce di più alla felicità del genere umano che non la scoperta di una nuova stella”, non intendeva tessere l’elogio della crapula, bensì sottolineare che il cibo ha un valore culturale importante, in quanto ricapitola la nostra storia nel piatto o nel bicchiere, come e meglio di un museo, e ha un valore di convivialità perché quando si condivide la mensa aumenta la conoscenza, l’amicizia e, quasi sempre, la pace. A meno che non siate a tavola con Alboino e Rosmunda, che usavano bicchieri dalle fogge sconsigliate, oppure partecipiate alla “cena delle beffe”, nel qual caso è meglio bere veloci e convinti prima che i pugnali vi colgano o ci pensi la peste, quella evocata contro i nemici dalla frase di Amedeo Nazzari entrata nella storia. La premessa è importante perché andiamo a parlare di un piatto e di un personaggio che spiegano bene quanto la memoria (e dunque la storia) siano importanti in cucina. Il piatto sono i “bigoli con l’arna”, in italiano “bigoli con il ragù d’anatra” mentre il personaggio è Annamaria Pellegrino, padovana, cuoca intelligente perché approfondisce i significati del cibo e del vino, inserendoli nel contesto storico che li ha prodotti e nel quadro sociale contemporaneo in cui vivono. Faccio un esempio: non si può parlare allegramente dell’avocado che l’Italia importa sempre più dal Cile senza dire che questa coltivazione lascia senz’acqua i cileni a cusa delle coltivazioni dissennate. Il suo, quindi, è un esempio di approfondimento culturale che è decisivo in un’epoca di superficialità trionfante. “Mi definisco – spiega - un’artigiana e filosofa della cucina, che coniuga la competenza che deriva dallo studio e dalla continua ricerca, con l’amore per il cucinare”. Tra le sue molteplici attività, Annamaria è anche autrice per la tv (ospite fissa di Geo, su Rai3) nonché presiden-

La cuoca Annamaria Pellegrino e l’avvocato Mario Calgaro. Un piatto di bigoli con l’arna

te dell’Associazione italiana food blogger, che ha fondato. Se, allora, provate a chiedere a lei il significato dei “bigoli

con l’arna”, piatto tipico delle campagne venete, vi risponderà risalendo addirittura alla battaglia di Lepanto. Il 7 otto-

bre 1571 la flotta cristiana della “Lega santa”, i cui effettivi erano per metà costituiti dalla Repubblica di Venezia, otten-

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ne una schiacciante vittoria sull’impero ottomano nella battaglia di Lepanto svoltasi nel golfo di Corinto. Per capire le dimensioni dello scontro, basta pensare che la flotta della “Lega santa” era composta da 204 galee e 6 galeazze con 1815 cannoni; 28mila soldati più 13mila marinai e 43mila rematori. Le perdite per i cristiani furono di 7.576 uomini contro i trentamila morti dei turchi. A quella battaglia partecipò anche Miguel de Cervantes, autore poi del “don Chisciotte”. La vittoria navale impedì all’impero ottomano di conquistare l’Europa, almeno per un secolo. Nel 1683, infatti, il pericolo si materializzò nuovamente. E l’esercito cristiano respinse gli ottomani a Vienna l’11 settembre dopo un assedio durato mesi. Ma torniamo a Lepanto. Per celebrare la vittoria, papa Paolo V istituì il 7 ottobre la festa della Madonna della Vittoria, che poi fu trasformata nella festa della Madonna del rosario e trasferita alla prima domenica di ottobre. Il piatto del periodo è quello dei “bigoli con l’arna”, secondo una tradizione che dura ancora oggi. Perché l’anatra? Perché è un animale che gira nella corte. E perché i bigoli? Perché, come ricorda un altro autorevole sapiente della cucina, l’avvocato Mario Calgaro, un tempo specie in campagna esisteva solo la pasta fatta in casa, prodotta con il “bigolaro”, in quanto la pasta secca commercializzata resterà sconosciuta sino agli anni Cinquanta in Italia. Si può concludere che i “bigoli con l’arna” celebrano la vittoria di Lepanto e, in senso molto lato, sono un piatto anti-islamico. Antonio Di Lorenzo


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#Regione

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Il dibattito. Agli Stati Generali dei Comuni elaborato un documento unico da inviare al Governo

“Nessuno potrà fermare 500 progetti da 833 milioni” Sul Pnrr i sindaci veneti dell’Anci fanno quadrato D

al Pnrr all’immigrazione, dalla voglia di autonomia alla necessità di far quadrare i conti dei bilanci comunali, i sindaci si sentono in prima linea e mandano un messaggio chiaro a Regione e Governo: non toglieteci risorse e non vanificate il lavoro di questi anni sul fronte delle nuove opere, degli investimenti e di una accoglienza più sostenibile. Non è un ultimatum ma un messaggio chiaro, confluito nel documento unico elaborato al termine Stati Generali dei Comuni del Veneto organizzati da Anci Veneto. Solo a scorrere l’elenco di chi si è alternato sul palco di Verona si comprende la portata di questa occasione di confronto: Mario Conte, presidente di Anci Veneto, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, Damiano Tommasi, sindaco di Verona, Sergio Giordani sindaco di Padova, Roberto Bazzarello, referente Anci Giovani Veneto, Flavio Massimo Pasini, presidente della Provincia di Verona, Maria Rosa Pavanello, vicepresidente vicaria di Anci Veneto, Elisa Venturini, vicepresidente di Anci Veneto, Cristiano Corazzari, assessore alla Sicurezza e Territorio della Regione del Veneto, Francesco Calzavara, assessore alla Transizione Digitale della Regione del Veneto, Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo Economico della Regione del Veneto. “Si è chiusa un’estate particolarmente complessa: i temi sul tavolo delle istituzioni, - ha esordito Conte - e in particolare di noi sindaci, erano e sono ancora molteplici. I flussi migratori, le emergenze economiche e sociali, i cantieri Pnrr, il mantenimento dei servizi a fronte delle ristrettezze di bilancio: sono tanti i frangenti in cui i sindaci sono stati chiamati in causa. In Veneto abbiamo dimostrato come, nonostante le tante difficoltà, i cantieri Pnrr procedono secondo i tempi stabiliti con l’80% delle

opere già aggiudicato, avviato e concluso e il restante 20% in fase di progettazione avanzata.I progetti portati avanti dai Comuni sono oltre 500. Il valore complessivo delle opere PNRR, in tutti gli ambiti (infrastrutture sociali, scuole, strade, transizione ecologica e pianificazione urbanistica, digitalizzazione) ammonta a ben 833.997.156 di euro. L’impegno dei nostri comuni deve essere rispettato. A cantieri aperti, o ad opere già appaltate, nessuno potrà dire “stop” perché i finanziamenti che prima c’erano improvvisamente non ci sono più e non sono stati sostituiti”. CONTE: “UNICA REGIA EUROPEA SULL’IMMIGRAZIONE” Sulla spinosa questione immigrazione, “tema sul quale stiamo facendo sforzi immani, a prescindere dalle opinioni di ognuno di noi, che su alcuni punti possono anche divergere”, Conte chiede per i sindaci “ regole certe e su un’unica cabina di regia che deve essere, lo sottolineo tre volte, europea. Le grandi strutture collettive non fanno altro che portare disagi che poi ricadono sulle nostre comunità. Vogliamo assolutamente scongiurare un’altra situazione come quelle di Cona e Bagnoli”. Sul piatto anche l’organizzazione interna ai municipi, alle prese con la cronica carenza di personale: mancano in media il 25% di dipendenti e anche i segretari comunali sono in difficoltà. Da qui l’accorato appello al governo. TOMMASI: “FACCIAMO GIOCO DI SQUADRA” “Credo che queste siano le occasioni in cui le tante parole che si usano per parlare di territori e comunità, - ha sottolineato il sindaco di Verona Damiano Tommasi - di capillarità della presenza delle istituzioni per un confronto serio sui temi che ci coinvolgono tutti i giorni. Sono convinto che se il gioco si fa di squadra, si riescono a trovare soluzioni che non vengono

Sopra: Mario Conte, Luca Zaia, Damiano Tommasi e Sergio Giordani (foto ufficio stampa Comune di Verona). A destra: Elisa Venturini e Roberto Bazzarello

condizionate da posizionamenti politici o da ideologie. Anci Veneto ha il compito di raccogliere le voci di tutti, trasversali, cariche di esperienza sul campo. Il senso di queste giornate non è solo segnalare problemi, ma soprattutto proporre e confrontare soluzioni”. VENTURINI: “I COMUNI NON SONO SEMPLICI ESECUTORI” Elisa Venturini, vice presidente di Anci Veneto, ha aggiunto: “I Comuni svolgono una funzione determinante nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni e per questo il loro ruolo deve essere valorizzato anche nella fase in cui lo stato centrale prende le decisioni. I Comuni non possono essere semplici esecutori di

decisioni prese altrove, lo stato deve essere loro vicino e fornire gli strumenti per affrontare e gestire le situazioni che si presentano: in questo senso il ruolo dell’Anci come coordinamento e sintesi è assolutamente strategico”. BAZZARELLO: “GIOVANI SINDACI TANTI QUANTI GLI OTTANTENNI” A sottolineare la mancanza di giovani tra gli amministratori locali è stato Roberto Bazzarello, coordinatore regionale di Anci Giovani Veneto. “In Italia ci sono circa 20 mila giovani under-36 che ricoprono cariche nei comuni (sindaci, assessori o consiglieri comunali) di cui 1500 in Veneto. Ma siamo sempre meno,

solo il 18% del totale degli amministratori comunali. L’età media dei sindaci Italiani è di 55 anni ma la cosa preoccupante è che noi giovani, siamo tanti quanti i sindaci ottantenni e se continuiamo così ci ritroveremo sempre più sindaci pensionati. Stiamo lavorando per avvicinare i giovani alla politica. Abbiamo proposto di avviare una collaborazione con il Ministero dell’Istruzione con l’obiettivo di raccontare nelle scuole il lavoro de giovani amministratori. A livello locale organizziamo corsi di formazione gratuita in webinar e vogliamo realizzare i Consigli Comunali dei Ragazzi nelle città capoluogo insieme alla Regione”.


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Regione

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L’intervista. Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, fa il punto sul settore

“I bonus edilizi servono, c’è bisogno di forza lavoro” D

alle prospettive sui bonus edilizi alla ricerca di personale, dalla situazione finanziaria alle prospettive per l’immediato futuro: Roberto Boschetto, presidente veneto di Confartigianato Imprese, fa il punto sul settore e lascia alcune proposte. Presidente, qual è lo stato di salute del settore al momento? “Dopo il covid per tutti gli artigiani c’è stata una crescita notevole. Di contro, purtroppo abbiamo dovuto affrontare la mancanza di personale, per cui non siamo riusciti a portare a termine molte commesse. D’altra parte questa difficoltà nasce per vari motivi, non solamente la denatalità ma anche perché molti preferiscono fare lavori. Soprattutto i nostri ragazzi italiani preferiscono, dopo l’università intraprendere percorsi di un livello diverso a cercare lavori d’ufficio. Per questo molte nostre aziende hanno dovuto ricorrere a personale dall’est Europa o dal Marocco. Ma attualmente mancano anche questi lavoratori e ciò ci ha messo in forte difficoltà, nonostante la parte economica sia buona. Non è vero quello che dicono spesso che nelle nostre aziende non si guadagna, invece si guadagna molto bene”. Perché? “Perché noi ci teniamo ai nostri dipendenti. Il rapporto che c’è nelle nostre aziende tra datore di lavoro e dipendente è molto più forte rispetto a un’azienda e quindi a un’industria. In quel contesto una persona rappresenta un numero, da noi o si va d’accordo oppure ognuno va per

la sua strada. Quindi questo permette di lavorare in sintonia, lavorare bene e permette anche a a molti dei nostri dipendenti di avere quella disponibilità di tempo che adesso viene molto richiesta, soprattutto dai giovani. I giovani non vogliono solamente lavorare e basta, ma voglio coltivare i propri hobby e seguire la famiglia”. Un altro problema del settore è quello dell’accesso al credito con tassi molto alti. “Sì, purtroppo proprio quando si sta lavorando bene la BCE sta aumentando quasi quotidianamente i tassi. Questo ovviamente mette in difficoltà le aziende da un lato perché non hanno la liquidità per mantenere il giro di cassa e dall’altro lato la clientela. Se prendiamo ad esempio il settore dell’edilizia che da dopo il covid ha ripreso alla grande, l’aumento dei tassi mette in difficoltà le giovani coppie e più in generale la classe media. Dopo la crisi del 2008 le costruzioni che finalmente avevano ripreso ora affrontano un nuovo calo, già lo notiamo e lo abbiamo fatto presente a livello nazionale”. Sul fronte dei bonus, cosa vi aspettate dal governo? “A fine anno cercheremo di capire e avere una riposta. Quello che noi chiediamo è di continuare con più intelligenza e più capacità, a differenza di quanto fatto con il 110 per cento. I bonus servono all’economia ma anche al nostro patrimonio edilizio. La maggior parte dei nostri

Le aziende stanno vivendo una fase di crescita, ma resta il problema dell’occupazione e dell’accesso al credito, occhi puntati su fonderie e metalmeccanica

Roberto Boschetto presidente di Confartigianato Imprese Veneto

edifici hanno bisogno di una ristrutturazione, anche per rispettare i nuovi standard energetici europei. Speriamo che il governo sappia mettere in campo con intelligenza delle proposte adeguate, ben diverse dal precedente superbonus”. Tra i settori che stanno soffrendo vi sono le fonderie. “Già ad inizio anno ce ne siamo accorti da alcuni dati che arrivavano proprio dal comparto delle fonderie. Le nostre rilevazioni ma anche quelle di Confindustria ci dicono che già dall’inizio della scorsa primavera questa attività ha subito un forte rallentamento. Siamo molto preoccupati perché tutto il settore della meccanica è molto forte nel mondo dell’artigianato

che rappresenta una delle filiere più importanti del nostro mondo. La prospettiva brevissimo termine indica che da ottobre a novembre ci saranno minori commesse, una tendenza dovuta a vai fattori, sopratutto a livello europeo. La Germania, dove il Veneto lavora molto in particolare nel comparto delle automobili e delle macchine operatrici, sta affrontando una crisi pesante, con una inflazione maggiore della nostra. Questa congiuntura sfavorevole di riflesso di ripercuote sulle nostre imprese visto che siamo dei forti subfornitori della Germania oltre che di altri stati europei. Non nascondiamo la nostra preoccupazione in questo frangente, fronte Le CosesiadisulCri SAS inter-

no che su quello europeo”. Vi aspetta dunque una stagione impegnativa? Come sempre i nostri imprenditori non temono le sfide e quando c’è da rimboccarsi le maniche non si tirano certo indietro, quindi affronteremo anche questa congiuntura impegnativa. Con la stessa determinazione affronteremo anche i temi che come Confartigianato Imprese stiamo ponendo da livello regionale a quello nazionale, dialogando sui tavoli a Roma, ben consapevoli che certe misure richiedono un intervento ancora più ampio, a livello europeo. L’Europa orma è una realtà che con la quale dobbiamo quotidianamente dialogare e dobbiamo confrontarci”.

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Regione

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La consultazione. Calzavara: “Una nuova stagione per il riordino degli enti locali”

Fusioni di Comuni, a fine ottobre i referendum La Regione abbassa il quorum al 30 per cento Ecco i comuni al voto: Polesella - Guarda Veneta; Gambugliano - Sovizzo; Quero Vas - Alano di Piave; Carceri - Vighizzolo d’Este

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fine ottobre si vota per nuove fusioni dei Comuni in Veneto. Il 29 e 30 ottobre sono in calendario quattro referendum consultivi in cui otto amministrazioni sottoporranno ai cittadini il progetto di fusione. E per la prima volta si vota con il nuovo quorum di partecipazione. I comuni che andranno al voto l’ultimo weekend di ottobre sono: Polesella - Guarda Veneta; Gambugliano - Sovizzo; Quero Vas - Alano di Piave; Carceri - Vighizzolo d’Este. Intanto il Consiglio regionale approva il disegno di legge sull’associazionismo intercomunale, le fusioni di comuni e le intese programmatiche di area, primo tassello, spiega l’assessore regionale al bilancio e alla programmazione Francesco Calzavara, all’interno del piano di riordino territoriale. “Le disposizioni approvate aiuteranno a dare rapida attua-

zione al Piano di Riordino territoriale adottato dalla Giunta regionale - ricorda l’assessore - e all’esame della Prima Commissione Consiliare per l’espressione del parere di competenza. In particolare, segnalo come abbassando anche il quorum di partecipazione ai referendum di fusione, che viene portato dal 50 per cento al 30 degli aventi diritto al voto, con ulteriore ribasso al 25 per cento laddove vi sia una alta percentuale di iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani con residenza all’estero, potremo avviare una nuova stagione legate ai processi di fusione che si lega strettamente a quella razionalizzazione della governance capace di sostenere una visione nuova, aggiornata e ancora più efficiente del territorio regionale. “Il referendum è il più importante istituto di democrazia di-

Francesco Calzavara, assessore al bilancio e alla programmazione

retta e abbassare il quorum non va ad intaccare questo diritto, ma intende combattere un fisiologico astensionismo – puntualizza Calzavara -. A fine ottobre celebreremo in Veneto ben 4 referendum consultivi su processi di fusione, una sorta di ‘fusion day’, in cui otto amministrazioni locali si confronteranno con i propri cittadini applicando il

nuovo quorum di partecipazione. Il Veneto con i suoi 563 comuni è la terza regione per numero di comuni, di cui 181 con meno di 3mila abitanti e in uno scenario decennale, circa 130 comuni veneti sotto i 10mila abitanti avranno serie difficoltà ad erogare servizi efficienti sul proprio territorio – conclude Calzavara

-. Intendiamo sollecitare una profonda riflessione sul tema al fine di individuare la dimensione media ottimale per continuare a garantire tutte le funzioni comunali. Questo potrà avvenire attraverso varie forme: le unioni di comuni, le conferenze dei sindaci e i futuri ATS (Ambiti territoriali sociali) che vedranno la nascita entro l’anno”.


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Regione

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La discussione. Di fronte alle critiche dei consiglieri di opposizione la Regione smentisce

Nervi tesi sui conti della Strada Pedemontana Veneta “L’importo sale ancora”, la replica: “Lettura sbagliata” Zanoni: “I mancati introiti dei pedaggi peseranno sui nostri bilanci”, Lorenzoni: “L’operazione si è rivelata un bancomat da cui attingere per 39 anni”

“A

l privato non si deve dare un euro in più per la realizzazione della Pedemontana. Se infatti la concessionaria avesse rispettato il cronoprogramma della terza convenzione del 2017, i lavori sarebbero terminati ben prima del Covid-19 e della guerra in Ucraina”. Il commento alla notizia dell’aumento dei costi della Superstrada Pedemontana Veneta di altri 361 milioni di euro, portando così l’ammontare per la sua realizzazione a 2 miliardi e 880 milioni, è dei consiglieri regionali del Partito Democratico, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni, Francesca Zottis, Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto. Ma dagli uffici regionali arriva la smentita: “Si tratta di ricostruzioni non corrette tratte dai dati di bilancio, con il messaggio erroneo che alla Regione sarebbero già stati preventivati dall’azienda

realizzatrice maggiori costi per 300 milioni di euro. Fatto che al momento non trova alcun riscontro”. I dirigenti regionali si chiedono: “Pertanto cosa c’è di vero? I dati riportati sono dati di bilancio, pubblicati, interpretati traendo conclusioni che gli uffici non reputano corrette e applicabili alla SPV.I rapporti dell’azienda che sta realizzando l’opera con la Regione dipendono da un contratto e da un Piano economico finanziario, che sono altra cosa. Che poi la ditta abbia già segnalato alla Regione che l’infrastruttura è costata di più di quanto previsto, a causa della pandemia e dell’aumento prezzi per la guerra in Ucraina è certamente plausibile. Come già più volte comunicato, la Regione su tali istanze, peraltro nemmeno completamente computate, ad oggi non ha concesso né proroghe sui tem-

L’inaugurazione del collegamento tra la Pedemontana e la A27

pi di realizzazione né maggiori costi riconosciuti a carico della concessione”. Ma l’opposizione incalza anche sull’impatto del canone: “Non dimentichiamo – sottolinea Zanoni - i mancati introiti da pedaggi a causa di uno scarsissimo flusso di traffico. Con la terza convenzione del 7 marzo 2017, il presidente Zaia ha commesso il tragico errore di garantire alla SIS un canone

annuo per 39 annualità, per un ammontare complessivo di 12 miliardi di euro, ottenendo in cambio di incassare i pedaggi da flussi di traffico. Così facendo ha portato il rischio di impresa a carico dei cittadini veneti, e il risultato disastroso è sotto agli occhi di tutti, visto che le entrate da pedaggi sono insufficienti a coprire i costi del canone. Non finisce qui, perché, stando ai dati dei

primi sei mesi di quest’anno, anche con la realizzazione del tratto finale di Montecchio Maggiore, si prevedono entrate non superiori ai 100 milioni l’anno, contro un canone che in media ci costerà 300 milioni l’anno”. Su questo aspetto interviene anche Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in Consiglio Regionale: “L’opera doveva aver definito tutti i termini contrattuali nel 2017, senza ulteriori sorprese. Invece secondo i privati la Pedemontana Veneta è un bancomat da cui attingere per 39 anni. Ed è sorprendente che gli amministratori della Lega critichino il superbonus per l’effetto che ha sul debito dello Stato, mentre l’operazione della SPV da loro congegnata è dello stesso stampo e ben peggiore. Infatti, non solo ha caricato un debito ‘mostruoso’ sulla comunità regionale, ma non si è nemmeno in grado di quantificarlo, come testimonia l’incertezza sull’entità dei pedaggi futuri”.

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Regione

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La collaborazione. Nuova partnership per la promozione del progetto “Le Buone Abitudini”

Aspiag Service Despar e Provincia di Padova insieme per la sana alimentazione nelle scuole C

resce il gruppo di lavoro de “Le Buone Abitudini”, il programma firmato Despar e rivolto alle scuole primarie per promuovere la sana alimentazione e stili di vita salutari, con la nuova partnership stretta fra Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, e la Provincia di Padova che affiancherà l’azienda nello sviluppo e nella diffusione del progetto. “Le Buone Abitudini” è infatti il programma di educazione alimentare che da diciassette anni Aspiag Service Despar promuove all’interno delle scuole primarie aderenti al progetto presenti nelle regioni in cui l’azienda opera. Dal 2006 quando è nato, “Le Buone Abitudini” è riuscito a formare 150 mila alunni, coinvolgendo oltre 6.500 classi appartenenti a più di 1.000 istituti scolastici in quasi 700 Comuni delle regioni in cui l’iniziativa è attiva. Da Padova, provincia che ad oggi conta 84 Comuni aderenti all’iniziativa, comincia ora

una nuova fase di sviluppo che mira a coinvolgere sempre più scuole e alunni su tutte le altre sei province del Veneto, in coordinamento con l’Assessore Regionale all’Istruzione Elena Donazzan. L’importante partecipazione della Provincia di Padova, inoltre, aiuterà il programma ad ampliarsi ulteriormente su tutto il territorio provinciale, grazie al coinvolgimento diretto dei 102 comuni a cui la stessa Provincia si rivolgerà in maniera diretta, anche attraverso l’intervento del Provveditorato agli Studi di Padova, al fine di coinvolgere le diverse amministrazioni comunali all’interno dell’iniziativa e dei suoi svilup-

pi futuri. Una collaborazione istituzionale significativa che arricchisce il gruppo di lavoro de “Le Buone Abitudini”, dove sono già operative altre due realtà pubbliche, l’AULSS 6 Euganea e l’Università di Padova: la prima in qualità di sviluppatore del progetto attraverso un percorso dedicato ai neogenitori e ai primi 1000 giorni di vita del bambino, e la seconda per la misurazione e la valutazione scientifica quinquennale degli impatti che il programma risulta avere sugli stili di vita adottati, nonché per l’elaborazione di una proposta di possibili interventi da attuare per la continua promozione della salute.

“Le Buone Abitudini” è un programma strutturato in cinque percorsi di educazione alimentare, curati e verificati in collaborazione con un team di specialisti (medico, psicologa, nutrizionista, cuoco, biologo e pedagogista) e differenziati per ciascuna classe della scuola primaria in un percorso formativo, in linea con le indicazioni nazionali del MIUR. Oggi il programma è fruibile interamente online attraverso una piattaforma digitale (https://www.lebuoneabitudini. despar.it/piattaformascuola/) dedicata agli insegnanti della scuola primaria, che possono registrarsi con facilità e usufruire di contenuti scientifici aggiornati e proposte interattive. Un investimento in innovazione che da un lato ha permesso a Despar di continuare a stare al fianco delle scuole e degli alunni anche durante il periodo pandemico e, dall’altro, di aprire il progetto all’interno territorio nazionale grazie alla collaborazione del Consorzio Despar Italia.

3 domande a Stefania Tessari, Direttore Medico dell’UOC Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Azienda Ulss 6 Euganea 1. Quale è il ruolo dell’educazione e della prevenzione nello sviluppo di pratiche per l’adozione di una sana alimentazione e corretti stili di vita nei bambini? Il ruolo della prevenzione per la promozione di stili di vita salutari nei bambini è fondamentale per una crescita sana e in salute fin dai primi mille giorni di vita e ancor di più già prima del concepimento. Imparare fin da piccoli a seguire buone abitudini alimentari e praticare attività motoria aiuta a diventare studenti e sportivi brillanti con aumento delle capacità di apprendimento e adulti consapevoli e responsabili del proprio benessere fisico, psichico e relazionale. Il risultato nel lungo termine contribuirà alla riduzione di malattie croniche come malattie cardiovascolari, tumo-

ri, diabete, obesità e altre. 2. In che modo l’Azienda Ulss 6 Euganea promuove l’educazione alimentare e in quali iniziative si concretizza questo impegno? L’AULSS 6 Euganea ha un piano di prevenzione aziendale con programmi di promozione della salute che coinvolgono gli ambienti di vita (es. scuole, luoghi di lavoro), lungo tutto l’arco della vita delle persone. Tra i programmi, ha attivato un tavolo intersettoriale per le scuole a cui partecipano vari enti pubblici e privati, al fine di costruire una rete tenendo la persona, il bambino e la famiglia al centro dell’attenzione al fine di aumentare la consapevolezza e le abilità per adottare stili di vita salutari. L’Ulss 6 Euganea è impegnata in diverse attività di prevenzione per le scuole

e i Comuni, nelle mense scolastiche con la valutazione

dei menù e la diffusione del Ricettario 2.0 regionale, portale che presenta tantissime ricette varie ed equilibrate, a cui le scuole possono fare riferimento; ha ambulatori e consultori nutrizionali; svolge laboratori sulla sana alimentazione con le scuole elementari; svolge corsi alle future e neo mamme perché la salute parte proprio

da una sana alimentazione durante questi periodi preziosissimi. 3. Che cosa prevede il protocollo che avete siglato con Aspiag Service Despar e in che modo il programma Le Buone Abitudini si inserisce nel piano di prevenzione promosso dall’azienda sanitaria locale? Il protocollo siglato con Aspiag Service Despar e deliberato dal Direttore Generale dell’Azienda Ulss6, prevede una collaborazione sinergica tra le due parti. Tramite questo accordo l’Ulss 6 integra e promuove il programma “Le buone Abitudini” nelle scuole della provincia di Padova a partire dagli asili nido, fino alle scuole secondarie di primo grado. È stato inserito per l’AULSS6 tra i programmi promossi dalla regione nel piano di prevenzione.

IL PUNTO

di Giovanni Taliana Direttore Regionale Aspiag Service Despar per il Veneto

Pubblico e privato: una sinergia vincente per progetti di utilità sociale Il programma “Le Buone Abitudini” che la nostra azienda ha avviato ormai diciassette anni fa è riuscito ad aggregare un gruppo di lavoro che coinvolge partner istituzionali di primo piano ed è una dimostrazione tangibile di come la sinergia tra istituzioni e mondo dell’impresa sia vincente nel sostegno e la promozione di progetti di utilità sociale, ambito nel quale Aspiag Service Despar svolge da sempre un ruolo di primo piano. Come azienda, infatti, sentiamo forte la responsabilità verso i territori in cui siamo presenti ed è per questo che il nostro impegno sociale si concretizza in una logica di restituzione ai territori e alle comunità di parte del valore che da essi riceviamo. Ne è un esempio concreto il programma “Le Buone Abitudini” nel quale continuiamo ad investire con convinzione perché lo riteniamo uno strumento dal grande potenziale e un concreto supporto alla scuola e alle famiglie per informare e rendere sempre più consapevoli le giovani generazioni su una tematica centrale come la promozione della sana alimentazione e di corretti stili di vita. I numeri di coinvolgimento di questo importante progetto sono in continua crescita e, anche grazie al coinvolgimento di partner istituzionali di primo piano, vogliamo rafforzare sempre più un ponte tra scuola, famiglia, società e istituzioni per accrescere la consapevolezza su una tematica centrale per lo sviluppo delle società come la qualità della vita. Essere un attore sociale al fianco delle necessità dei territori e delle comunità in cui ci inseriamo è da sempre una missione che ci caratterizza, vogliamo esserlo sempre di più portando il nostro modo di fare impresa e contribuendo, in un dialogo costante con tutti i soggetti che animano la vita del territorio, a costruire uno sviluppo sostenibile e inclusivo.


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L’analisi. Il nuovo libro di Antonio Di Lorenzo racconta avvenimenti e personaggi di quel periodo con 500 immagini

Vicenza negli anni 90, che protagonista! Dalla politica al costume, dallo sport alla tecnologia, viviamo oggi sulle innovazioni di quegli anni: pensate a Internet che si affacciava, ai primi telefonini come piccole valigie, all’alba della tv satellitare, al calcio dei tre punti e che non gioca più solo la domenica. In discoteca si balla fino al mattino ma ci sono anche “le stragi del sabato sera”. I grandi delitti della cronaca, l’economia che viaggia spedita e gli immigrati che arrivano nel Nordest tra timori e accoglienza

È

nelle librerie “Che freccia Vicenza 90!”, il nuovo libro di Antonio Di Lorenzo, che racconta gli avvenimenti e i personaggi di quel decennio a Vicenza con 500 fotografie del periodo. Le storie sono suddivise in sedici capitoli, l’ultimo parla anche dell’astranove atterrata a Lugo Vicentino nell’estate del 1996 e degli avvistamenti di Ufo che si sono susseguiti in quei giorni. Perché la Vicenza degli anni Novanta è una freccia? Perché si adegua ai veloci cambiamenti di quegli anni, che sono tanti, profondi e rapidi. Li rincorre e li acchiappa. Centra i bersagli. Sono mutamenti strutturali della vita e della società: pensate allo sport, con l’anticipo delle partite, all’economia che corre come una locomotiva e fa nascere il caso Nordest in Italia, con Vicenza che è cuore di questo nuovo miracolo. Riflettete sull’impatto che il fenomeno immigrazione ha avuto sul sistema delle imprese e sulla società, tra paura e accoglienza. E non avevamo ancora visto niente. Pensate agli stili di vita che si modificano profondamente: sbarcano i discount e i centri commerciali, peraltro sempre aperti; in discoteca fino al mat-

tino si balla, e spesso si sballa, con la tragica scia di sangue delle stragi del sabato sera. Il sesso diventa uno show, senza sensi di colpe e vergogne. Pensate ai pazzi che, fortunatamente solo per un periodo di tempo, si divertono a lanciare sassi dai cavalcavia: quante croci per quegli atti criminali. E poi c’è Tangentopoli, che fa deflagrare la politica: muoiono i vecchi partiti, ne nascono di nuovi, dal travaglio giudiziario e sociale nasce la Seconda Repubblica. Pensate al cambiamento più profondo di tutti, quello legato alla tecnologia: i primi telefoni cellulari assomigliano a piccole valigie, esibiti come uno status symbol; è l’alba di Internet quando si racconta con orgoglio che in pochi giorni sul web Vicenza è stata contattata da 200 luoghi, perfino dagli Usa, e la Rete collega cinque milioni di persone nel mondo. Adesso si contano a miliardi. È la tecnologia, bellezza. Vicenza innova addirittura nella televisione satellitare. Sono gli anni dell’air bag, delle Playstation e del Gps. Ma ancora non s’è visto niente, perché la vera rivoluzione che ribalterà le nostre vite arriverà nel 2007 con l’invenzione dello smartphone.

La copertina del libro e un’immagine dell’autore. Nelle altre foto, la prefetta Cancellieri, il sindaco Marino Quaresimin, la “battaglia” a colpi di liquame a Vancimuglio, Mauro Giaretta dei Cospa e il consigliere regionale Achille Variati

Scorrono nelle pagine molti avvenimenti e tanti personaggi, qualche volta di rilievo nazionale. Tornano alla memoria fatti e circostanze finite in qualche angolo nel limbo. Vicenza negli anni Novanta appare come una città di forti pulsioni, d’intuizioni d’avanguardia ma anche di scommesse perse e di occasioni perdute: lo stadio in bilico sul ciglio del futuro, il Vicenza cal-

cio che diventa inglese, il primo tentativo del metrò, il sogno del volo Vicenza-Roma, il tram che è ancora futuribile mentre altri capoluoghi vicini l’hanno realizzato. Insomma, Vicenza è sempre la problematica città che conosciamo. Riemergono le immagini delle grandiose feste popolari, Sotto le Mura e Lungo di portici di Monte Berico, dei miti di musi-

ca e teatro che salgono sui palcoscenici, degli artisti esordienti che diventeranno star, e poi i cantautori, autentici pezzi da Novanta, che affascinano negli stadi o in spettacoli più intimi. Insomma, questo libro è il primo che cerca di collocare gli eventi, i personaggi e il pensiero di quegli anni a Vicenza. Non c’è evidentemente tutto, non è neanche possibile.

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La mostra. La “Proporzione aurea” interpretata da otto artisti nella rassegna nell’ambito di “Relazionesimo”

Partenone, Vitruvio e Platone in Basilica Curata da Rolando Bellini, è aperta sino al 10 dicembre la rassegna nella quale si rilegge il tema fondante della bellezza con artisti come Michelangelo Pistoletto Otto artisti in mostra in Basilica sul tema “La proporzione aurea”, in una rassegna curata da Rolando Bellini: la mostra, aperta in Basilica sino al 10 dicembre, rientra nel programma di “Relazionesimo”, festival organizzato da Ketty Panni e Ombretta Zulian. MICHELANGELO PISTOLETTO, l’artista italiano più famoso che interviene in mostra, condurrà il visitatore in un inedito Terzo Paradiso, improntato ai concetti di proporzione e relazione. Un’opera con cui tutti i visitatori sono chiamati a interagire. Rilegge anche l’Uomo vitruviano. DUCCIO FORZANO, noto regista di trasmissioni tv di successo (Stasera pago io con Fiorello, Uno di Noi, Che tempo che fa, Di Martedì, nonché di sei edizioni del Festival di Sanremo), autore e direttore artistico, ha lavorato sul manifesto della mostra, il Ritratto di Luca Pacioli e giovane igno-

to (1495). FABIO VOLPI, graphic designer di formazione conosciuto con il nome d’arte di Dies_, dal 2012 lavora principalmente su progetti di video mapping, installazioni e live performance audiovisive. La sua opera in mostra chiama in causa il Partenone. ERICA TAMBORINI, artista della nuova generazione, presenta una serie di opere che lavorano su luce e ombra, parola e transito, frattura e armonia, tra Leonardo e d’Annunzio. «Se nell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci è in gioco la restituzione ideale di un canone, di un’anatomia rigorosa – spiega Tamborini la mia Donna Vitruvio è azione tra cielo e terra, tra cerchio e quadrato, tra essere e divenire”. ANGELO BONELLO, direttore artistico del Festival delle Luci di A2A di Brescia e Bergamo e dal 2014 direttore

artistico di “Italia’s Got Talent”, “Telethon” e “The Voice”, nella sua opera presente in mostra, Relazioni Auree, è la lettera “R”, ispirata all’alfabeto di Luca Pacioli e intessuta di rimandi a Fibonacci, a simboleggiare il concetto di “relazione”. MATTEO RIVA, designer dell’informazione specializzato nella rappresentazione cartografica, nel suo lavoro infografico rende omaggio al modo in cui Pacioli investe la natura di modelli matematici per indagare le sottili relazioni tra la parte e il tutto. JACOPO GONZATO, architetto, progettista, designer del suono vicentino, ha scelto per la sua ricerca sulla proporzione aurea i cinque solidi descritti da Platone nel Timeo. La geometria del suono prende forma nei poliedri in legno massello. PAOLO MARANGON, architetto, esalta nella sua opera la dissolvenza del legame tra passato e futuro, tra l’alfabeto codificato da Luca Pacioli e Helvetica, carattere in piombo diventato il font più noto del pianeta, grazie ad Apple.

Le organizzatrici della mostra, Ombretta Zulian e Ketty Panni e un’immagine del video sul Partenone

Lo studio di Trevisan: “Vi spiego perché a Vicenza si deve dire Campo Marzo”

A

dolfo Trevisan ha pubblicato un interessante studio che ha intitolato “Tre note di toponomastica” in collaborazione con Elisa e lo storico Francesco Bianchi, nelle quali fa il punto su altrettante questioni (compresa piazza Matteotti e il toponimo pusterla), la più interessante delle quali è l’esatta dizione del parco cittadini. Trevisan non ha dubbi (né prima di lui altri storici) nel definire l’esatta dizione in Campo Marzo, perché è da escludere qualsiasi riferimento militare al “Campo di Marte” che pure esiste a Firenze e a Roma. Eppure la questione anima le discussioni da molto tempo. Adolfo Trevisan non è una persona qualsiasi: è stato direttore in municipio dell’Ufficio informativo comunale, ha fatto parte a lungo della Commissione toponomastica comunale,

ha scritto anche libri. Si deve ritenere, quindi, un’autorità in materia. Riportiamo alcuni passaggi del suo lavoro. “La discussione su Campo Marzo sembrò essere definitivamente chiusa dal Consiglio comunale e dalla Giunta comunale, autorità competenti in materia, prima con la delibera del Consiglio del 15 marzo 1974, “Approvazione dello stradario comunale”, e poi con la delibera di giunta municipale del 12 giugno 2001 “Denominazioni delle località del Comune di Vicenza”. In queste due occasioni, l’esatto toponimo fu definito Campo Marzo. Successivamente, la Commissione consultiva per la toponomastica cittadina tornò sulla questione. Nella seduta del 14 settembre 2015, fu espresso il parere di seguito riportato letteralmente: “Vengono ricordati

Adolfo Trevisan è un esperto di toponomastica vicentina

gli studi del prof. Mantese e del prof. Barbieri che concordano su “Marzo”, anche se l’origine del toponimo non è ancora definita. Non vi può essere, peraltro, alcun riferimento a “marcio” per struttura e collocazione del “campo” stesso, né a “marcite”, in quanto sono un metodo di coltivazione

non riferibile al sito stesso. La commissione concorda sulla correttezza del nome “Campo Marzo”. “Se la questione del toponimo di Campo Marzo era stata definita, non ne era però chiara l’origine. A questo proposito, ritengo importante riportare un passaggio dello studio che il prof. Mons. Giovanni

Mantese depositò in Commissione toponomastica negli anni Settanta del secolo scorso e che riporto per la parte di interesse: “A parte che non conosco un solo documento che parli del Campomarzo come luogo paludoso, o come luogo di marcite e di scarico, risulta invece chiaro da quanto si è detto che il Campomarzo doveva anticamente aprire la buona stagione, dopo i mesi invernali, con i “mercata annualia” con la fiera e altro. Il mese di marzo con i fuochi del “prà comun” accoglieva la comunità cittadina all’aprirsi del nuovo anno. Inoltre, i documenti parlano chiaramente della tezza di Campomarzo più volte ricostruita con regolari delibere comunali e destinata a raccogliere il fieno che veniva regolarmente affittato a privati all’aprirsi della Primavera”.


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La ricerca. Francesco Bianchi ha scovato una vicenda curiosa: il bottegaio vendeva 30 chili di formaggio al giorno

Immigrato di successo quel casolino manager C

osa vendeva un casòlin a Vicenza agli inizi del Cinquecento? Tonnellate di formaggi, che giungevano anche dalla Grecia e da Creta, portati nel Veneto dalle navi della Serenissima. Secondo la “vacchetta”, la sua bottega di Porta Nova vendeva 13 tonnellate di formaggi l’anno, più di una al mese: più di trenta chili al giorno. Il dato emerge dal volume La bottega di un “chaxolin” nel Rinascimento veneto (2023) dello storico Francesco Bianchi, frutto di uno studio vincitore della seconda edizione della borsa di ricerca intitolata ad Aldo Businaro, indimenticato tutore dei beni ambientali del Veneto, in particolare la rocca di Monselice. Bianchi è uno storico dell’università di Verona che ha al suo attivo numerose pubblicazioni di livello. L’agile volume racconta di Ambrogio da Bellano, la cui presenza a Vicenza è documentata dal 1496: si può ipotizzare avesse almeno vent’anni. Era contemporaneo di Luigi da Porto, autore del racconto “Giulietta e Romeo”. Probabile che l’abbia conosciuto, visto che abitava in contrà Porti. Ambrogio abitava a Porta Nova, quartiere che nella Vicenza di fine Quattrocento, che aveva sì e no ventimila abitanti, era indicato come “la contrà di quei da Bellano”. Erano in gran parte provenienti dal paese sulla sponda orientale del lago di Como, che oggi è famoso perché a Bellano è nato e vi ha ambientato tutti i suoi romanzi il celebre scrittore Andrea Vitali. Fra gli artigiani del tempo c’è anche Ambrogio, il cui profilo imprenditoriale emerge chiaramente dalla lettura di una vacchetta, cioè il libro contabile stretto e di forma allungato, composto da 120 carte, scoperto all’interno dell’archivio Velo alla Bertoliana. Lo studio di questo documento consente di ripercorrere il giro d’affari di Ambrogio, che si era trasferito dal distretto di Como

Lo storico racconta in un libro la storia di Ambrogio da Bellano, giunto alla fine del Quattrocento dal lago di Como: a Porta Nova aveva un negozio di formaggi che giungevano anche da Grecia e Creta. Ma gli fu anche affidata la costruzione di un convento e un ospedale nella zona che è oggi di San Marco. Fu premiato con la cittadinanza di Vicenza

IMMAGINA NUOVI MODI di ABITARE…

Un’immagine dello storico Francesco Bianchi e un quadro antico ricco di formaggi

a Vicenza, dove è attivo come “chaxolin” (nel senso di formaggiaio) � così si autodefinisce � tra il 1496 e il 1506. Ambrogio, che opera insieme ad alcuni familiari, faceva parte della corporazione che raccoglieva alcune decine di “chaxolini”: diventa anche “gastaldo” della fraglia, cioè della corporazione. In borgo Portanova gestisce la compravendita di varie merci, ma in particolare di formaggi, per quantitativi – appunto – misurabili in tonnellate. Vendeva anche all’ingrosso a clienti importanti, il che spiega il volume dei suoi scambi. I suoi clienti e i suoi fornitori sono per lo più vicentini, appartenenti sia ai ceti popolari sia a quelli aristocratici della città e del contado, mentre i prodotti caseari trattati rispondono a svariate tipologie. Si trovano formaggi a pasta dura

o molle; formaggi di latte vaccino o pecorino; formaggi di monte e di pianura, provenienti dal Vicentino, dal Veronese, ma anche dalla Sicilia, dalla Grecia e da Creta, questi ultimi forniti da grossisti veneziani. Ambrogio è un immigrato di successo, perché nel 1505 diviene “cittadino di Vicenza”. Lo deve anche a un altro successo imprenditoriale, perché Ambrogio da Bellano diventa anche un manager, un uomo d’affari in settori ben diversi da quello alimentare. Per la sua capacità di organizzare gli è affidata, assieme a Mattero da Costozza, la realizzazione del convento di San Francesco a Pusterla (oggi è la zona della scuola delle Dame Inglesi) e l’ospedale della Misericordia nella zona in cui oggi si trova la chiesa di San Marco, tant’è che la strada vicina è intitolata appunto alla Misericordia.

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Il personaggio. Stefano Jacolino racconta la storia del negozio di strumenti musicali più noto di tutta la provincia

Jacolino, mito per generazioni di musicisti Anche Rory Gallagher con i Bath Soap cinquant’anni fa s’è fatto fotografare davanti a quella bottega, aperta nel 1957 da Giuseppe, papà dell’attuale gestore

G

iuseppe Jacolino giunge a Vicenza da Padova nel 1957 e apre al civico 67 di contrà Santi Apostoli il suo laboratorio di riparazione di strumenti. Il negozio è ancora lì dopo 66 anni, punto di riferimento per musicisti di tre generazioni. La svolta avviene con la rivoluzione beat degli anni Sessanta, quando esplode la voglia di musica e Vicenza, per citare il titolo di un fortunato libro, diventa “Una provincia piena di complessi”. Anche Rory Gallagher con i Bath Soap si farà fotografare lì davanti. Nel giro di pochi anni Jacolino si trasforma in un vero e proprio negozio di strumenti musicali, che nel 2013 diventerà bottega storica. Oggi è Stefano, il figlio di Giuseppe, insieme alla moglie Lucia a portare avanti l’attività del padre, ma la musica è decisamente cambiata. Chi c’era negli anni d’oro della rivoluzione musicale a Vicenza?

I nomi più celebri erano quelli di Giuliano e i Notturni con il loro Ballo i Simone, The Gentlemen, Gli Scorpioni e G91. Ma l’elenco è davvero lunghissimo.” Gli strumenti li acquistavano da voi? “Molti di loro si rifornivano qui. All’epoca gli strumenti musicali erano beni di lusso e non tutti se li potevano permettere. Mio padre però doveva lavorare e quindi li cedeva con la promessa che questi sarebbero stati pagati a rate. Dopodiche, appena scopriva che un locale aveva bisogno di una band per la serata, passava l’informazione alle band che avevano qualche conto aperto e la mattina seguente, con i soldi della paga della sera prima, i musicisti si presentavano in negozio per saldare il debito.” Lei fa lo stesso? “Ahimè no. A mio padre bastava una stretta di mano e la parola per dormire tranquillo.

Stefano Jacolino, Rory Gallagher con i Bath Soap e la vetrina del celebre negozio a Santi Apostoli

Oggi fidarsi è un rischio molto grosso. Le persone sono cambiate.” Anche la musica è molto cambiata… “Già, come pure il mercato. Lo strumento classico si vende ancora ma i volumi sono crollati. Per non parlare di internet.” Si riesce a vivere vendendo

strumenti musicali? “Si sopravvive, ma bisogna sapere come muoversi. Gli strumenti a basso budget ormai li vende il web. Fortunatamente chi suona riconosce ancora che il negozio, quando si tratta di strumenti di un certo valore, offre miglior qualità e maggiori garanzie.”

Che fine hanno fatto le tante band vicentine? “Oggi la rock band non esiste più, al massimo è una cover-band. Qualche eccezione sicuramente c’è, ma un movimento come quello degli anni ’60 – ’70 non credo si vedrà mai più”. Roberto Meneghini

Calderale era il cinema per Vicenza, dai film all’Odeon alla rivista Segnocinema

I l buio si avvicina”. Amava dire così Mario Calderale poco prima dell’inizio di un film. E Vicenza ha ricordato proprio nel “suo” Odeon quanto amasse il cinema in una serata, presente la moglie Liliana Carollo, fra tanti amici di un tempo. “Un omaggio doveroso a un protagonista della vita culturale cittadina che per mezzo secolo ha fatto appassionare al cinema generazioni di giovani”, ha sottolineato Enrico Ladisa, direttore del cinema Odeon che ha raccolto l’eredità di Calderale. “La storia di Mario parte lontana anche culturalmente dal cinema Odeon – ha ricordato Enzo Pancera, socio storico del Cineforum di Vicenza e critico cinematografico – cioè dalla fine degli anni Cinquanta, quando Mario entra a far parte del Cineforum di Vicenza che all’epoca aveva sede al Patronato Leone

XIII ed era espressione di un mondo cattolico che puntava a sfruttare con intelligenza le formidabili potenzialità educative del cinema”. Di quell’associazione facevano parte tra gli altri oltre a Pancera, il futuro giudice Giannico Rodighiero e i fratelli Bernardini uno dei quali, Aldo, scomparso nell’agosto scorso, sarebbe diventato uno dei più autorevoli studiosi del cinema muto. All’epoca alla direzione c’era un sacerdote, don Tullio Motterle, che chiese a un giovane Calderale, allora studente, di entrare nel direttivo. Negli anni Settanta gli affidò la direzione del cineforum, che si trasferì all’Odeon perché il gestore di allora, Stefani, era andato in pensione. Calderale realizza così la grande fusione, mettendo assieme la cultura cattolica con quella laica simboleggiata da personaggi illustri che hanno anima-

Nella foto, Mario Calderale

to quel luogo, come Licisco Magagnato”. Insieme a lui tra le figure storiche del direttivo negli anni Settanta ci sono Enzo Pancera, Niccoletta Camplani, Paolo Madron, Massimo Manduzio e

chi scrive. Col cambio di sala il cineforum decolla, in pochi anni arriva a 3.500 iscritti e l’offerta si allarga con il “Filmstudio”, rassegna di film d’essai. Nel 1981 entra in

gioco l’editoria con la nascita di “Segnocinema” bimestrale che si afferma presto tra i cinefili e diventa una delle pubblicazioni cult in. Quarantadue anni di storia e 240 numeri sia in carta che on line curati personalmente da Calderale che aveva trasformato lo studio di casa sua nella sede della rivista e da caporedattore progettava i numeri (attesissimo quello di settembre con tutti i film dell’anno), contattava i collaboratori, impaginava i pezzi. “Per noi che eravamo dei ragazzi di vent’anni Mario era “il professore”. Lo guardavamo con un misto di deferenza e timore, ma scoprimmo nel giro di poco che oltre a un intelletto fine aveva generosità, umiltà e una grande carica umana. In città ha lasciato un segno indelebile e Vicenza gli deve molto”. “Calderale era il cinema”, ha concluso Ladisa. Luciano Chiodi


Il personaggio

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L’identikit. “Annus mirabilis” per il professor Edoardo Demo, presidente del “Cisa” e da poco “ordinario” all’ateneo

Per lui due promozioni fra torte e Lane Il professore è un gourmet, esperto in particolare di pasticceria. Ed è un appassionato tifoso del Lanerossi. È presidente del corso di laurea in economia, imprese e mercati che la sua università di Verona ha aperto a Vicenza. Due anni fa il prof. Demo è stato celebre perché alla mostra sulla “Fabbrica del Rinascimento” in Basilica ha espresso il valore di un tempo dei quadri in maiali

L

a riga dei capelli in mezzo è una scelta condivisa da altre star, Johnny Depp e Brad Pitt tanto per citarne due, perché fa risaltare gli zigomi e mette in risalto i volti, come quello del Nostro, non allungati. Il sorriso, franco, è un’arma dell’empatia sulla quale conta il professore. Edoardo Demo, 54 anni, storico, ha ammesso candidamente in pubblico che questo 2023 per lui è un annus mirabilis, perché nel giro di pochi mesi è diventato presidente del Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio e, da poco, professore ordinario di storia economica all’università di Verona, incarico per cui possedeva l’abilitazione dal 2018. Demo, vicentino doc che

vive a Mestre. Insegna ai corsi universitari in viale Margherita e da tre anni è presidente del corso di laurea in economia, imprese e mercati internazionali della sede di Vicenza, ma sempre della sua università di Verona. Il suo campo è la storia economica della terraferma veneta fra tardo medioevo ed età moderna. Questo spiega perché Guido Beltramini direttore del “Cisa” lo sfrutti perbene. È l’uomo che trasforma le monete in maiali. Due anni fa, infatti, per la mostra de “La fabbrica del Rinascimento”, il professore risolse una questione pratica: spiegare quale fosse al loro tempo il valore delle opere esposte, cioè quanto valesse il lavoro dell’artista. Per rispondere a questa domanda serviva

una “moneta” per la comparazione dei valori e, soprattutto, qualcuno che riuscisse a svolgere questo lavoro. La “moneta” è stata individuata nel maiale, parafrasando una scelta del “Moma” di New York che usa le vacche come metro di comparazione: il valore dell’opera era spiegato mettendo vicino il suo valore espresso in maiali: spiegando, cioè, quanti maiali si sarebbero potuti comprare con i soldi spesi per il dipinto. Due altre sono le passioni del professore: una è il Lanerossi Vicenza, di cui porta orgogliosamente il distintivo sulla giacca, l’altra riguarda l’enogastronomia, con particolare competenza sulla pasticceria. Al “Cisa” ha preso il posto

Un’immagine del professor Edoardo Demo colta a una conferenza: porta i capelli con la riga in mezzo, scelta che lo accomuna a star del calibro di Brad Pitt e Johnny Depp

di presidente di Lino Dainese, perché lo stesso imprenditore dopo nove anni ha voluto una rotazione. È rimasto vice ed è stato lanciato Demo, che nel CdA siede fra altri nomi illustri:

lo scienziato Federico Faggin, il docente universitario Antonio Foscari, Alessandro Moscatelli, presidente degli avvocati, gli imprenditori Antonio Vescovi ed Elena Zambon.

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Film e serie tv visti da vicino

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Trame, protagonisti e volti nuovi, anticipazioni e commenti

Rubrica a cura di

Torna “Vita da Carlo”: serie migliore della precedente

“Un’estate fa”, prodotto ok che contiene moltitudini

T

orna “Vita da Carlo” e trasloca su Paramount+. La serie comica scritta, diretta e interpretata dal celebrato attore romano approda in streaming con una seconda stagione più riflessiva e divertente della prima. Paramount+ gode (per il momento, ma chissà per quanto ancora) del vantaggio di essere built-in nell’offerta degli abbonati Sky. È con prodotti come “Vita da Carlo” che l’azienda nata dalla fusione tra Viacom e Cbs mira a distinguersi e a staccare la concorrenza. Punta a riuscirci grazie all’autorialità, ai nomi di grandi richiamo - Sylvester Stallone osannato a Cinecittà per l’inaugurazione della piattaforma, esattamente un anno fa - e soprattutto grazie al binomio che per decenni ha associato la parola “cinema” al marchio Paramount. Com’è, quindi, la seconda stagione di “Vita da Carlo”? Meno scontata rispetto alla prima, ma è sicuramente più romana. Verdone - che non ha mai nascosto una certa fatica nel girare dieci episodi da mezz’ora (“del resto questo è il modello produttivo di oggi, tutti facciamo le serie” ha detto in conferenza stampa) si sbriglia dalle costrizioni di tempo e di mezzi che spesso presenta il cinema. Il risultato è una seconda stagione a tratti malinconica - ogni operazione in cui un autore diventa specchio della propria vita è destinata a raccontare più ombre che luci - ma senz’altro più riuscita. Le risate sono meno forzate, i richiami all’attualità - che nella prima erano onnipresenti, in virtù della storia in cui Verdone puntava alla poltrona di sindaco di Roma - non sono così fuorvianti e le guest star non sovrastano mai il carisma di Verdone, che da bravo padrone di casa accoglie ciascuno di loro, da Zlatan Ibrahimovich a Maria De Filippi, per concedere (almeno) una scena memorabile. Nella seconda stagione di Vita Da Carlo, il nuovo che avanza ha il duplice volto della popstar Sangiovanni - Giovanni Pietro Damian, vicentino classe 2003 ed ex stella di “Amici” – e dell’attrice Ludovica Martino. I due - nella serie - sono scelti da Verdone come gli interpreti del suo film d’autore, “il suo Otto e mezzo” come lo definisce lui: Maria F. Sangiovanni avrà il compito di portare sullo schermo Carlo da giovane, mentre a Martino tocca il ruolo della protagonista titolare del film.

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n’estate fa”, la serie in onda su Sky dal 6 ottobre, è una storia sull’effetto manipolatorio che la nostalgia può avere sulle nostre vite. Elio, un affermato avvocato quarantenne, è costretto a rivivere il suo più grande trauma, cioé quando viene rinvenuto il cadavere di Arianna, l’amore dei suoi 18 anni. Il ritrovamento riapre l’indagine, trent’anni dopo, sulla sua morte ed è l’occasione per Elio e il suo gruppo di amici - ormai dissestato - di pareggiare vecchi conti e risanare non pochi rancori. Il racconto si snoda su due linee temporali. La prima è ambientata al giorno d’oggi, mentre la seconda riporta Elio - letteralmente - all’estate dei suoi diciotto anni. È il 1999 e lui, insieme ad Arianna, Costanza, Carlo e tutti i loro amici trascorrono una vacanza al camping “L’Onda”. Con un colpo di scena che ricorda un po’ “Inception” di Christopher, Elio si ritrova quindi a rivivere il suo passato. Potrà così scoprire la verità sull’omicidio di Arianna e magari impedirlo. Anche il cast è molto forte. Più che gli adulti - Lino Guanciale, Claudia Pandolfi, Nicole Grimaudo, Anna Ferzetti - a spiccare sono le loro controparti giovani come Antonia Fotaras, volto di Arianna che di questa storia è un po’ la Laura Palmer di “Twin Peaks”; con lei Martina Gatti, Sofia Iacuitto, Luca Vannuccini e Tobia De Angelis. “Un’Estate Fa” è un prodotto azzeccato che contiene moltitudini, come direbbe il poeta Walt Whitman. C’è il racconto di formazione che vede questi adolescenti diventare adulti (loro malgrado), c’è il giallo dell’omicidio di Arianna e c’è persino una punta di fantasy. Merito soprattutto di una colonna sonora imponente – dai Depeche Mode ai Black Box, la Siae ringrazierà molto – la serie si dimostra un’operazione originale che sa giocare con furbizia sugli elementi più identificativi degli anni Novanta, dal Calippo alle macchine fotografiche usa-e-getta. Gli americani - che amano coniare neologismi - la definiscono retrostalgia, l’avvertire la mancanza di un’epoca che risale a prima della nostra nascita. In fondo è tutto qui. La nostalgia è una percezione soggettiva, mica un timbro sul passaporto.


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Redazione 0346.25949 • redazione@araberara.it • Pubblicità 328.4623304 iNValcamonica - Aut. Tribunale Bergamo 1/2017 - P.I. 20/01/2017 - ISSN 2532-1323 - Direttore responsabile Piero Bonicelli - Clusone (BG) 22/5/2020 - Editore: Media(iN) srl - Stampa: Litosud - Pessano con Bornago (MI) - Pubblicità: Publi(iN) srl - Abbonamenti: 39 euro - c/c postale n° c/c 70355680 intestazione: Dmedia Group, causale: Abbonamento a Araberara Valcamonica

SCHIENA TACITURNA

Com. Montana

di Aristea Canini La mascherina appoggiata sul sedile, il finestrino abbassato e il cielo che si libera e va dove vuole. Quasi come noi.

di Piero Bonicelli

segue a pagina 47

RITORNO A SCUOLA: MA COME?

LIGURIA

di Anna Carissoni Al momento non sappiamo ancora quali modalità adotterà il Governo per il ritorno a scuola. segue a pagina 47

MIGLIORI NO SOGNATORI SÌ di Sabrina Pedersoli Suona la sveglia, ho sonno, la supplico di lasciarmi dieci minuti in più. Che tanto poi sono in ritardo lo stesso. Dove eravamo rimasti? segue a pagina 46

L'OMBELICO DEL MONDO di don Redento Tignonsini Nel 1969, prima di partire per il Kenya, sono stato a Londra perimparare un po' di lingua inglese. segue a pagina 47

Rivarolo. Finisce la «guerra» y(7HC5D2*LNMKKT( +"!"!z!#!z

A PAGINA 3

SAN BENIGNO San Benigno piange Ans elmo Grandinetti, l’81enne rimasto coinvolto in un fatale incidente stradale lo scorso 28 settembre. A PAGINA 19

weekend di violenza ai danni delle donne, l’ultimo appena trascorso. Infatti, nelle precedenti 24 ore i Carabinieri sono stati impegnati in diversi interventi per casi di violenza tra le mura domestiche e anche in strada. La scia dei maltrattamenti parte da Rivarolo Canavese, passa per Favria, per finire quindi a Forno. Nel primo caso un giovane ha continuato a mantenere delle condotte persecutorie nei confronti della donna. Negli altri due, invece, vittime sono delle madri, che sono state minacciate dai rispettivi figli. Fondamentale l’intervento di familiari e delle forze dell’ordine, che hanno evitato il peggio. A PAGINA 7

FAVRIA I lavoratori di Perardi e Gresino manifestano il loro «no»

I soccorsi dopo l’incidente

A PAGINA 16

L’episodio si è verificato l’8 ottobre nei pressi dell’abitazione dove il piccolo risiede, in via Udine, nell’area

residenziale Influenza della a sud città

Il vaccino in arrivo... non per tutti

VOLPIANO C’è grande preoccupazione a

Volpiano per la salute di un bambino di tre anni che nella serata di giovedì 8 ottobre è stato investito. Il piccolo si sarebbe allontanato dalla mano del genitore per attraversare la strada, ma sarebbe stato travolto da una Vespa che sopraggiungeva. A PAGINA 25

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Non solo Montalto Doraasfalto,

il «rondò» Unapure petizione non morire per per salvare l’ufficio postale

RIVAROLO Dieci milioni di asfalto per 125 chilometri di strade e una promessa: la rotonda all’incrocio che devia verso la «Pedemontana». ALLE PAGINE 2 e 3

MONTALTO DORA I residenti hanno perso la pazienza VALPERGA Primae prograna mosso una petizione per gli insostenibili malfunzionamenti dell’Ufficio postale. A PAGINA 17

Se il posteggio è un privilegio... Buffo all’attacco Ivrea

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Quasi pronta la caserma per le

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L'OMBELICO DEL MONDO di don Redento Tignonsini Nel 1969, prima di partire per il Kenya, sono stato a Londra perimparare un po' di lingua inglese. segue a pagina 47

In qualche parte dell’universo ci sono boschi incantati dove gli astri ruotano intorno a una coccinella. (Fabrizio Caramagna)

Non solo gli spari: a Castellamonte si è accesa la faida

IVREA Dopo la sentenza del

alle gambe dai proiettili esposi dal giovane di San Giorgio.

Il ra sindaco: St mbino «Fatti estranei alla città, non siamo il Bronx»

ABBIAMO SCELTO DEGLI INCOMPETENTI

Tribunale delle Acque per la causa intentata nel 2016 dal circolo locale di Legambiente contro la costruzione della nuova centrale al Crist, l’associazione si trova a dover pagare 20mila euro per le spese processuali. «Un messaggio rischioso perché disincentiva ad impegnarsi per tutelare l’ambiente – commenta la presidentessa del gruppo eporediese Marilisa Schellino Aiutateci a sostenere la raccolta dell’ingente somma per la salvaguardia del territorio». A PAGINA 11

La Fase 2 sarà lunga, se finirà soltanto con la scoperta del vaccino. Vivremo per uno/due anni in una condizione provvisoria, sempre guardinghi e sempre a rischio. segue a pagina 46

Anche i gruppi Aib dell’Eporediese la scorsa settimana L’episodio ALTO CANAVESE E’ stato un stati impegnati per lunghi sono weekend di violenza ai danni si è verificato giorni negli interventi di soccorso delle donne, l’ultimo appena l’8 ottobre trascorso. Infatti, nellepost pre- alluvione. nei pressi A PAGINA cedenti 24 rch oreivioCarabinieri dell’abitazio La patronale (foto d’a ) 19 -

sono stati impegnati in dine dove versi interventi per casi di il piccolo violenza tra le mura domerisiede, stiche e anche in strada. La in via Udine, scia dei maltrattamenti parte nell’area da Rivarolo Canavese, passa residenziale per Favria, per finire quindi a a sud Forno. Nel primo caso un giodella città vane ha continuato a manTOMA ALLE ERBE TOMA MACCAGNO - 1.8 KG tenere delle condotte perseAROMATICHE 800 G cutorie nei confronti della VOLPIANO C’è grande preoccupazione a donna. Negli altri due, inVolpiano per la salute di un bambino di tre vece, vittime sono delle maanni che nella serata di giovedì 8 ottobre è dri, che sono state minacciate stato investito. Il piccolo si sarebbe aldai rispettivi figli. Fondalontanato dalla mano del genitore per atTOMA PEPERONCINO BURRO ARTIGIANALE mentale l’intervento diAL famitraversare la strada, ma sarebbe stato traG 250 G / 500 G liari e delle forze800 dell’o rdine, volto da una Vespa che sopraggiungeva. A PAGINA 25 che hanno evitato il peggio. A PAGINA 7

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I volontari al lavoro

IVREA Il Carnevale di Ivrea non è soltanto storia e tradizione. Ma anche un business per la città delle «rosse TOMA DI ALBIANO torri». Stando ai dati illustrati 1.8 KG in passato, in ogni edizione la kermesse movimenta tra un minimo di 1,5 a un massimo di 3 milioni di euro. E già quest'anno l'improvvisa sospensione dell'evento per l'aggravarsi della pandemia Covid-19 a metà febbraio ha avuto conseguenze sui bilanci, in primis quelli delle attività commerciali. Per l’emergenza sanitaria anche quella del 2021 non si farà. La notizia verrà ufficializzata tra questa sera e domani, dopo la riunione prevista a Palazzo civico nel tardo pomeriggio di oggi (mercoledì 14 ottobre). A PAGINA 2 e 3

IVREA Dopo la sentenza del

Ivrea

L’immondizia buttata pure sui marciapiedi Il vecchio cimitero napoleonico

nei «Luoghi del cuore» del Fai

A PAGINA 18

Strambino

I rifiuti abbandonati

Sarà una patronale senza alcuna festa

IVREA In pieno centro storico ci sono sacchetti di rifiuti abbandonati per la strada, sui marciapiedi e pure fuori dei cestini o dai bidoni di raccolta. A PAGINA 9

STRAMBINO La festa Patronale di Strambino quest’anno non sarà ricca di eventi come sempre. Garantite solo le giostre. Per il Covid annullata pure la camminata dell’Ottobre Rosa. A PAGINA 15

Tribunale delle Acque per la causa intentata nel 2016 dal circolo locale di Legambiente contro la costruzione della nuova centrale al Crist, l’associazione si trova a dover pagare 20mila euro per le spese processuali. «Un messaggio rischioso perché disincentiva ad impegnarsi per tutelare l’ambiente – commenta la presidentessa del gruppo eporediese Marilisa Schellino Aiutateci a sostenere la raccolta dell’ingente somma per la salvaguardia del territorio». A PAGINA 11

Marilisa Schellino

Eporediese

Alluvione, volontari tanti in prima linea EPOREDIESE Anche i gruppi Aib

La patronale (foto d’archivio)

dell’Eporediese la scorsa settimana sono stati impegnati per lunghi giorni negli interventi di soccorso post alluvione. A PAGINA 19

I volontari al lavoro

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Prossima Uscita Venerdì 5 Giugno RINASCITA

Le aziende agricole ripartono da ciliegie e formagelle ALLE PAGINE 9 - 13

A PAGINA 2

CAPO DI PONTE

L’ultima campanella: chiude la scuola delle Suore A PAGINA 8

La colletta per pagare la causa persa al Crist

Numero di testate per regione:

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L’INTERVISTA Stefano Malosso, la cultura e uno sguardo ‘Oltreconfine’ verso il futuro

BRENO

VIA SAN FRANCESCO, 25 - RIVAROLO Ivrea. (TO) -Legambiente 0124/28277 chiede aiuto dopo la sentenza

MONTALTO DORA I residenti hanno perso la pazienza e promosso una petizione per gli insostenibili malfunzionamenti dell’Ufficio postale. A PAGINA 17

Ma sono state evitate le domande importanti (non avendo da dare le risposte?) sui temi di attualità che ha proposto l’emergenza del Coronavirus

a pagina 46

A PAGINA 12

Imprenditori, amministratori, insegnanti, agricoltori, commercianti, ar tigiani, sportivi, musicisti... storie di ripartenze faticose e coraggiose

Eporediese

Fiorano. La candidatura presentata dal Comune

L’embrassons nous dei papi francescani in assemblea

di Giovanni Cominelli

Il Covid «cancella» il Carnevale 2021 Così Ivrea perde altri milioni di euro

La festa Patronale di Strambino quest’anno non sarà ricca di eventi come sempre. Garantite solo le giostre. Per il Covid annullata pure la camminata dell’Ottobre Rosa. A PAGINA 15

SAN BENIGNO San Benigno piange Ans elmo Grandinetti, l’81enne rimasto coinvolto in un fatale incidente stradale lo scorso 28 settembre. A PAGINA 19

DARFO Alessandro Pedretti, il Covid, le allucinazioni e la sua rinascita in musica

ALLE PAGINE 28 e 29

VOLPIANO Ora è in prognosi a Torino

A PAGINA 20

San Benigno

A due settimane dall’incidente non ce l’ha fatta

segue a pagina 47

IL RACCONTO

Sarà una patronale Alluvione, volontari A Forno il figlio picchia la mamma per la droga. Violenze anche a Favria e Rivarolo Ivrea la gamba senza alcuna festa tantiUn inbambino prima dilinea tre anni PensiGliincastrata oresta nato dentro Madre presa a pugni. L’ex a schiaffi investito da una Vespa STRAMBINO EPOREDIESE investito sulle strisce «Perardi e Gresino», la protesta dei 100 Lombardore

“Dagli atri muscosi...”, dalle cucine fumose, dai divani sfatti dei salotti che sembravano musei e adesso sembrano accampamenti, dalle camere che fin troppo spesso si sono fatte larghe da che qualcuno se n’è andato per sempre, dagli orti che come nulla fosse hanno la terra grassa di sempre, dai giardini fioriti di un maggio temporalesco... “un volgo disperso repente si desta / intende l’orecchio, solleva la testa / percosso da novo crescente romor”. Si rimette in moto la vita, il rumore del motore dell’auto lasciata in garage che sembrava un relitto archeologico di tempi andati sembra un canto dell’exultet che è mancato la notte della resurrezione. E allora nelle facce slavate del lungo eremitaggio, “...ne’ guardi, ne’ volti confuso ed incerto / si mesce e discorda lo spregio sofferto / col misero orgoglio d’un tempo che fu...”, orgoglio o semplice sospiro di sollievo di avercela fatta, di averla scampata, ma poi quando uno esce di casa... “s’aduna voglioso, si sperde tremante / per torti sentieri, con passo vagante/ fra tema e desire, s’avanza e ristà...” (I coro dell’Adelchi). Ci si muove come dovessimo ricominciare a imparare non solo a camminare, a correre, ma anche a salutare per strada le persone, cercando di riconoscerle dietro la mascherina, salve, buon giorno e poi tre passi avanti ci si chiede “ma chi era?”, dobbiamo riscrivere il galateo di una nuova era.

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Cronache (e storie) fra tragedia e farsa al tempo del Covid 19

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IVREA In centro stounapieno mietitrebbia rico ci sono sacchetti di rifiuti abbandonati per la Paura strada, LOMBARDORE a Lombardore per un fuori incisui marciapiedi e pure dente sul lavoro. Intorno dei cestini o dai bidoni di alle 16 di sabato 10 un raccolta.agricoltore di 38 anni è A PAGINA rimasto seriamente ferito.9

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RIVAROLO Finito L’incubo del parcheggio

Studentessa nei «Luoghi del cuore» del Fai viene travolta Mercoledì notte di paura nel dehor di una pizzeria dove 18 sulle strisce Maurizio e Andrea Rosso, il co-titolare, sono stati colpiti CUORGNE’ Attimi di appren-

IVREA Il Carnevale di Ivrea non è soltanto storia e tradizione. Ma anche un business per la città delle «rosse torri». Stando ai dati illustrati in passato, in ogni edizione la kermesse movimenta tra un minimo di 1,5 a un massimo di 3 milioni di euro. E già quest'anno l'improvvisa sospensione dell'evento per l'aggravarsi della pandemia Covid-19 a metà febbraio ha avuto conseguenze sui bilanci, in primis quelli delle attività commerciali. Per l’emergenza sanitaria anche quella del 2021 non si farà. La notizia verrà ufficializzata tra questa sera e domani, dopo la riunione prevista a Palazzo civico nel tardo pomeriggio di oggi (mercoledì 14 ottobre). A PAGINA 2 e 3

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BRENO

VI ASPETTIAMO RIPARTIAMO INSIEME

Dopo l’arresto di Alex Ficarra il fratello Nicolas ha distrutto le vetrine del locale dello scontro

L’immondizia buttata pure Il vecchio cimitero napoleonico CUORGNÈ Martedì sui marciapiedi VALPERGA Il cancello del Comune chiuso, il divieto di parcheggio e il cortile pieno di autovetture. Un’anomalia che non è passata inosservata. A PAGINA 13

*PRENDERE VISIONE DEL REGOLAMENTO INTERNO

IVREA Vaccino antinwww.autosporttorino.it sulle strisce pedonali in corso fluenzale sì o no? Sta per Massimo D’Azeglio nella iniziare la campagna mattina di martedì, 13 otd e l l’Asl To 4, mentre n. 40 • Mercoledì 14 Ottobre 2020 • Euro 2,00 tobre. Ancora polemiche sulall’ospedale di Ivrea, su La Nuova Periferia - Aut. Tribunale Torino n. 2698/1977 - P.I. 1977 - Direttore resp. Piera Savio - Rivarolo Canavese 14/10/2020 - Editore: Media(iN) srl - Stampa: Litosud - Pessano con Bornago (MI) - Pubblicità: Publi(iN) srl 0124.640490 - ISSN 1594-4131 - Poste Italiane s.p.a - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art. 1 comma 1- DCB LO - MI la viabilitàEdizione e idetrasporti. disposizione della RegioA PAGINA 5 ne Piemonte, a breve riaprirà il reparto CoL’INCHIESTA Viabilità vid-19. A PAGINA 6 e 7

CAPO DI PONTE

L’ultima campanella: chiude la scuola delle Suore

www.spadacinimobili.it

segue a pagina 47

VOLPIANO Ora è in prognosi a Torino

ALTO CANAVESE E’ stato un

IVREA Ennesimo incidente

A PAGINA 2

Telefono 0364 330203

RITORNO A SCUOLA: MA COME?

alle gambe dai proiettili esposi dal giovane di San Giorgio. Il sindaco: «Fatti estranei alla città, non siamo il Bronx»

Il Covid «cancella» il Carnevale 2021 Così Ivrea perde altri milioni di euro Fiorano. La candidatura presentata dal Comune

ALLE PAGINE 9 - 13

donne carabiniere Imprenditori, amministratori, insegnanti, agricoltori, commercianti, ar tigiani, Via Brendibusio, 26 sportivi, musicisti... storie di ripartenze faticose e coraggiose 25050 NIARDO (BS) A PAGINA 27

APERTO LA DOMENICA POMERIGGIO di Aristea Canini

viene travolta Mercoledì notte di paura nel dehor di una pizzeria dove sulle strisce Maurizio e Andrea Rosso, il co-titolare, sono stati colpiti

San Benigno

segue a pagina 46

APPUNTAMENTO La mascherinaSU appoggiata sul sedile, il finestrino abbassato e il cielo che si libera e va dove vuole. Quasi come noi.

CUORGNÈ Martedì

A due settimane dall’incidente non ce l’ha fatta

ALLE PAGINE 28 e 29

RINASCITA

Le aziende agricole ripartono da ciliegie e formagelle

Redazione 0346.25949 • redazione@araberara.it • Pubblicità 328.4623304

CUORGNE’ Attimi di apprenn. 39 • Mercoledì 14 Ottobre 2020 • Euro 1,50 sione in pieno centro, dove una giovane studentessa canavesana è stataROC investita. Giornale di Ivrea - Iscrizione n. 015381 - P.I. 2018 - Direttore resp. Piera Savio - Ivrea 14/10/2020 - Editore: Media(iN) srl - Stampa: Litosud - Pessano con Bornago (MI) - Pubblicità: Publi(iN) srl 0124.640490 - ISSN 1594-4131 - Poste Italiane s.p.a - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art. 1 comma 1- DCB LO - MI ALLE PAGINE 4 e 5 IN CARCERE Alex Ficarra, 26 anni di San Giorgio, mentre viene condotto in carcere A PAGINA 13

Lombardore per un incidente sul lavoro. Intorno alle 16 di sabato 10 un agricoltore di 38 anni è rimasto seriamente ferito. A PAGINA 20

La Fase 2 sarà lunga, se finirà soltanto con la scoperta del vaccino. Vivremo per uno/due anni in una condizione provvisoria, sempre guardinghi e sempre a rischio.

SCHIENA 5000 MQ. DI ESPOSIZIONE A NIARDO (BS) TACITURNA

A Forno il figlio picchia la mamma per la droga. Violenze anche a Favria e Rivarolo

a pagina 46

Prossima Uscita Venerdì 5 Giugno

A PAGINA 12

L’INTERVISTA Stefano Malosso, la cultura e uno sguardo ‘Oltreconfine’ verso il futuro

Quindicinale in edicola il venerdì • Anno 4 - n. 10 • Euro 2,00 • Venerdì 22 Maggio 2020

VALPERGA Il cancello del Comune chiuso, il divieto di parcheggio e il cortile pieno di autovetture. Un’anomalia che non è passata inosservata. A PAGINA 13

LOMBARDORE Paura a

DARFO Alessandro Pedretti, il Covid, le allucinazioni e la sua rinascita in musica

iNValcamonica - Aut. Tribunale Bergamo 1/2017 - P.I. 20/01/2017 - ISSN 2532-1323 - Direttore responsabile Piero Bonicelli - Clusone (BG) 22/5/2020 - Editore: Media(iN) srl - Stampa: Litosud - Pessano con Bornago (MI) - Pubblicità: Publi(iN) srl - Abbonamenti: 39 euro - c/c postale n° c/c 70355680 intestazione: Dmedia Group, causale: Abbonamento a Araberara Valcamonica

Non solo gli spari: a Castellamonte si è accesa la faida Studentessa

Ivrea Lombardore

Ma sono state evitate le domande importanti (non avendo da dare le risposte?) sui temi di attualità che ha proposto l’emergenza del Coronavirus

segue a pagina 47

IL RACCONTO

di Giovanni Cominelli

L’Ad Foti chiama Rostagno: «Riapro il parcheggio Gtt» RIVAROLO Finito L’incubo del parcheggio

*PRENDERE VISIONE DEL REGOLAMENTO INTERNO

Settimanali locali

A Rivarolo scoppia il caso delle mascherine a scuola a pag.9

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Se il posteggio è un privilegio... Buffo all’attacco

A PAGINA 5

Dopo l’arresto di Alex Ficarra il fratello Nicolas ha distrutto le vetrine del locale dello scontro

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Settimanali locali

A Leini calcio in quarantena

San Giusto, maestra positiva e gli alunni tutti a fare il tampone CASTELLAMONTE Coda per il tampone

Gli resta la gamba Un bambino di tre anni Pensiincastrata onato dentro Madre presa a pugni. L’ex a schiaffi investito da una Vespa inveuna stimietitrebbia to sulle strisce «Perardi e Gresino», la protesta dei 100

A Rivarolo scoppia il caso delle mascherine a scuola a pag.9

Tempo libero, gli appuntamenti nel weekend a pagina 21y(7HB5J4*OLNNKT( +"!z!z!%!;Tempo libero, gli appuntamenti nel weekend a pagina 21y(7HB5J4*OLNNKT( +"!z!z!%!;

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VALPERGA Prima grana

“Dagli atri muscosi...”, dalle cucine fumose, dai divani sfatti dei salotti che sembravano musei e adesso sembrano accampamenti, dalle camere che fin troppo spesso si sono fatte larghe da che qualcuno se n’è andato per sempre, dagli orti che come nulla fosse hanno la terra grassa di sempre, dai giardini fioriti di un maggio temporalesco... “un volgo disperso repente si desta / intende l’orecchio, solleva la testa / percosso da novo crescente romor”. Si rimette in moto la vita, il rumore del motore dell’auto lasciata in garage che sembrava un relitto archeologico di tempi andati sembra un canto dell’exultet che è mancato la notte della resurrezione. E allora nelle facce slavate del lungo eremitaggio, “...ne’ guardi, ne’ volti confuso ed incerto / si mesce e discorda lo spregio sofferto / col misero orgoglio d’un tempo che fu...”, orgoglio o semplice sospiro di sollievo di avercela fatta, di averla scampata, ma poi quando uno esce di casa... “s’aduna voglioso, si sperde tremante / per torti sentieri, con passo vagante/ fra tema e desire, s’avanza e ristà...” (I coro dell’Adelchi). Ci si muove come dovessimo ricominciare a imparare non solo a camminare, a correre, ma anche a salutare per strada le persone, cercando di riconoscerle dietro la mascherina, salve, buon giorno e poi tre passi avanti ci si chiede “ma chi era?”, dobbiamo riscrivere il galateo di una nuova era.

Cronache (e storie) fra tragedia e farsa al tempo del Covid 19

ABBIAMO SCELTO DEGLI INCOMPETENTI

n. 40 • Mercoledì 14 Ottobre 2020 • Euro 2,00 Edizione de La Nuova Periferia - Aut. Tribunale Torino n. 2698/1977 - P.I. 1977 - Direttore resp. Piera Savio - Rivarolo Canavese 14/10/2020 - Editore: Media(iN) srl - Stampa: Litosud - Pessano con Bornago (MI) - Pubblicità: Publi(iN) srl 0124.640490 - ISSN 1594-4131 - Poste Italiane s.p.a - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - art. 1 comma 1- DCB LO - MI

L’INCHIESTA Viabilità

Non solo asfalto, pure il «rondò» per non morire

RIVAROLO Dieci milioni di asfalto per 125 chilometri di strade e una promessa: la rotonda all’incrocio che devia verso la «Pedemontana». ALLE PAGINE 2 e 3

In qualche parte dell’universo ci sono boschi incantati dove gli astri ruotano intorno a una coccinella. (Fabrizio Caramagna)

L’embrassons nous dei papi francescani in assemblea

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18 2 2

039 99 891 info@netweek.it

La forza della comunicazione glocal La forza della comunicazione glocal

Quasi pronta la caserma per le donne carabiniere A PAGINA 27

VI ASPETTIAMO PER LE ULTIME NOVITÀ IN COMPLETA SICUREZZA CENTRO CUCINE


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www.ilvicenza.com


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