laPiazza di Vicenza - Dicembre 2023

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DICEMBRE 2023

Periodico d’informazione locale - Anno III n. 12

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Cambiamento e concretezza

È

Antonio Di Lorenzo

assai curioso che, nella mente di Italo Calvino, quelle che verranno intitolate dalla moglie le “Lezioni americane” (perché Piero Citati ne parlava così con l’amico Italo) avrebbero dovuto concludersi con una riflessione sulla concretezza. L’avrebbe approfondita, annunciava lo scrittore, quando fosse arrivato sul suolo americano, e sarebbe partito dalla vicenda di Bartleby lo scrivano di Melville. Bartleby è diventato famoso perché era refrattario a ogni cambiamento e alle offerte di modificare la sua vita rispondeva sempre “preferirei di no”. La capacità di cambiare, invece, è sempre indice di un progresso. Che la concretezza e il cambiamento siano legati è ancora più importante quando dalla vita delle persone passiamo alla vita delle città. Vicenza ha bisogno dell’una e dell’altro, questo è poco ma sicuro. Nelle pagine che seguono trovate diversi spunti di riflessione su questi temi, a partire dal bilancio (che significa destinare i soldi di tutti a obiettivi di crescita) sino alla questione delle questioni, vale a dire il futuro di Campo Marzo.

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DAL “LABORATORIO SENTIMENTALE” ALLA MATITA PERPETUA SIAMO LA CAPITALE DELL’INNOVAZIONE L’iniziativa educativa della psichiatra Luisa Consolaro e la creatività nel riuso di Susanna Martucci esprimono una vitalità a 360 gradi Servizi a pagg. 12 e 17

Servizio a pag. 28

Io e la città

SVILUPPO E COESIONE: MELONI FIRMA L’ACCORDO CHE ASSEGNA AL VENETO 606 MILIONI FINO AL 2027 UOMINI CHE UCCIDONO LE DONNE: “FAMIGLIA E SOCIETA’, SERVE UN CAMBIAMENTO CULTURALE” Servizio a pag. 27

I GRANDI TEATRI DEL VENETO: BELTOTTO: “IL PALCOSCENICO CONQUISTA ANCHE I GIOVANI”

Economia

Servizio a pag. 29

segue a pag 5

Nuovo ospedale di Padova, un’opera storica

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Luca Zaia Governatore Regione Veneto

P

er il Veneto, non solo per Padova, con il nuovo ospedale si profila la realizzazione di un’opera storica. Alla sua conclusione potrà contare su uno degli ospedali di riferimento a livello internazionale. Un Polo sanitario che, compreso l’Ospedale Giustinianeo, sarà con ogni probabilità il primo in Italia per numero di posti letto, superando i 1680. segue a pag 5

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Facciamo il punto

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continua da pag. 1

Nuovo ospedale di Padova, un’opera storica Luca Zaia Governatore Regione Veneto

Nel nuovo Ospedale di Padova Est ci saranno 90 terapie intensive, 45 sale operatorie oltre alla grande realizzazione della Torre della Ricerca. Tutto all’insegna dell’innovazione, dotato di attrezzature di ultima generazione al momento dell’inaugurazione. È un sogno che si realizza, che consegneremo alla nostra comunità e ai pazienti provenienti da tutto il mondo. Non sarà un ospedale soltanto per la città ma un Policlinico di rilevanza mondiale. Disporrà di un’area dedicata di circa 40 ettari si svilupperà su una superficie di circa 212.000 mq. Avrà una piastra polifunzionale, edifici per le degenze, edifici per le attività di outpatients e un polo dei servizi. Sarà una struttura assolutamente green, in classe A3. Un medico che si laurea oggi può guardare a questo Ospedale come un vero e proprio punto d’arrivo della carriera.

Il questore: “Ascoltare e capire”

Cambiamento e concretezza Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<

Dario Sallustio, nuovo questore di Vicenza: ha 58 anni

È

al quattordicesimo trasferimento: Vicenza arriva dopo Lucca e Arezzo. Ha Palermo nel cuore, perché è stata la sua prima destinazione e nel capoluogo siciliano ha lavorato parecchio. Tant’è vero che nella primavera scorsa ha portato al vescovo di Lucca, per la messa crismale, l’olio di Capaci, nato dagli alberi di ulivo piantati nel luogo dell’attentato al giudice Falcone. Dal sangue alla pace. Il primo contatto con la città il nuovo questore Dario Sallustio, 58 anni, è stata una passeggiata in centro, da solo la sera della domenica in cui è arrivato. S’è reso conto della situazione di Campo Marzo, ha lodato come signorile la città. “Una terra nuova nel mio girovagare per l’Italia, ma sono orgoglioso dell’incarico” ha sottolineato nell’incontro con i giornalisti. Il suo primo impegno - ha spiegato - sarà “l’ascolto del territorio, la conoscenza”. Ha un solo obiettivo: “La sicurezza e il rispetto della legalità”. Vuole impegnarsi “sempre di più, senza cullarci sui risultati che pure sono stati raggiunti”. Un riferimento indiretto al lavoro del predecessore, Paolo Sartori, che è andato a Roma a dirigere la pubblica sicurezza nazionale. Sottolineando che l’impegno della polizia è ad ampio raggio, e citando molti settori, il questore Sallustio ha indicato alcuni temi più immediati nel Vicentino, come quello degli immigrati (“sono numerosi”) e quello della violenza sulle donne. Il questore ha sottolineato che “diventare commissario di polizia era il mio sogno”. È stato ufficiale della Guardia di Finanza durante il servizio militare. Confessa: “Il mio secondo amore è la Finanza”.

è un marchio proprietà di

Dario Sallustio ha sostituito il collega Paolo Sartori promosso a Roma

È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto. Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199

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Chiuso in redazione il 1 dicembre 2023

Da questo punto di vista, è da sottolineare un cambiamento, soprattutto da parte dell’ex opposizione che è diventata maggioranza di governo: le perplessità sulla chiusura, almeno di una parte, del grande parco, si sono sciolte e adesso, paradossalmente, si discute a Vicenza tra chi vuole chiudere il parco limitatamente all’area ovest e chi vorrebbe una cancellata amplissima. Nel frattempo, il sindaco ha rinnovato al ministro la richiesta di destinare forze dell’esercito a Vicenza (che avranno Campo Marzo come uno dei principali obiettivi) per riprendere quella che fu l’operazione “Strade sicure”. Più che una virata di Giacomo Possamai sui temi cari al centrodestra, credo sia da vedere anche questa decisione come frutto di una scelta di concretezza: se l’esercito può dare una mano, polizia di Stato e polizia locale possono essere dirottati ad altri compiti. A chi amministra oggi è chiesta poca ideologia e molto buon senso. Ed è giusto. Pier Paolo Pasolini ricordava: “Non esiste razionalità senza senso comune e concretezza. Senza senso comune e concretezza la razionalità è fanatismo”. continua da pag. 1

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Direzione, Amministrazione e Redazione: CENTRO STAMPA QUOTIDIANI S.p.A. Concessionaria di Pubblicità Locale: Direttore responsabile Via dell'Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) Nicola Stievano via Lisbona, 10 · 35127 Padova Tel: +39.030.7725594 tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >direttore@givemotions.it< >redazione@givemotions.it< Antonio Di Lorenzo Periodico fondato nel 1994 da >www.ilvicenza.com< >antonio.dilorenzo@givemotions.it< Giuseppe Bergantin


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Attualità

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La rassegna d’arte. Tre opere di Caravaggio, Van Dyck e Sassolino saranno esposte dal 16 dicembre sino al 4 febbraio

Vicentini gratis alla mostra in Basilica L’ingresso gratuito vale non solo per i residenti a Vicenza ma anche per quelli della provincia. Il filo conduttore della rassegna è il tempo. Sullo stesso tema 14 eventi collaterali, dibattiti, concerti e relazioni: in media due a settimana

I

vicentini entreranno gratis alla mostra in Basilica che si apre il 16 dicembre e si chiuderà il 4 febbraio. E non solo quelli della città: “Siccome vogliamo svolgere la funzione di capoluogo fino in fondo, potranno entrare gratis anche i residenti della provincia. Il titolo della mostra è: “Caravaggio, Van Dyck, Sassolino – Tre capolavori a Vicenza”. Di Caravaggio, al secolo Michelangelo Merisi, sarà esposto il San Girolamo” della Galleria di Villa Borghese a Roma; di Van Dyck uscirà dal museo civico di Vicenza il celebre dipinto “Le quattro età dell’uomo” mentre Arcangelo Sassolino, artista vicentino contemporaneo, esporrà l’opera “No memory without loss”. La mostra è curata da Guido Beltramini, direttore del Centro di studi di architettura “Andrea Palladio” e da Francesca Cappelletti, direttrice di Villa Borghese e anche della pinacoteca di Brera a Milano. È organizzata dal Comune assieme a Intesa San Paolo, secondo un progetto del Palladio Museum, con il supporto della Fondazione teatro di Vicenza e di Marsilio arte oltre che naturalmente dei musei. Sponsor sono: Confindustria Vicenza, Afv Beltrame, Cereal docks, Gemmo, Ld72, Melegatti. L’idea fondamentale della mostra riguarda il trascorrere del tempo, concetto rintracciabile immediatamente nel quadro di Van Dyck, individuabile pure nel teschio accanto al san-

to raffigurato da Caravaggio e nell’opera di Sassolino – come ha sottolineato Beltramini - che ha prodotto un grande disco rosso circolare che ruota, sul quale sono disposti oli che cadono a terra. È un’opera di rande respiro, che ha richiesto una teca espositiva speciale, di sette metri per tre. Accanto alla mostra, l’assessorato guidato da Ilaria Fantin ha creato quattordici eventi, più o meno due a settimana, che sono appunto centrati sul concetto di tempo: concerti, conferenze, dibattiti. Di seguito il programma. SABATO 23 DICEMBRE ORE 18 Concerto di Natale attorno ai tre capolavori Musiche di Amy Beach, Hugo Distler, Franz Gruber Gruppo vocale Libera Cantoria Pisani Filippo Furlan direzione SABATO 30 DICEMBRE ORE 18 Il tempo, lo sbaglio, lo spazio: poetiche del corpo e dei sentimenti nell’arte Stefania Portinari storica dell’arte - Università Ca’ Foscari Venezia LUNEDÌ 1 GENNAIO ORE 18 Concerto di Capodanno 29ma edizione Da Caravaggio a Tiepolo: musiche di Gabrieli, Castello, Corelli, Vivaldi Ensemble I musicali affetti Fabio Missaggia violino e direzione SABATO 6 GENNAIO ORE 18 Epifania, la luce delle donne: sette storie di vicentine straor-

Il “San Girolamo” di Caravaggio che arriva da Villa Borghese a Roma, le “Quattro età dell’uomo” di Van Dyck e un’immagine di Arcangelo Sassolino

dinarie e sconosciute Antonio Di Lorenzo giornalista DOMENICA 7 GENNAIO ORE 18 Tempi moderni: Darwin e la crisi della biodiversità Andrea Pilastro Centro nazionale della biodiversità - Università di Padova SABATO 13 GENNAIO ORE 18 Tempi e memorie: un percorso tra psicoanalisi e filosofia Raffaella Corrà filosofa Guido Savio psicoanalista DOMENICA 14 GENNAIO ORE 18 L’eternità nel tempo. Esistenza, impermanenza, contemplazione Marcello Ghirardi filosofo - Università di Padova SABATO 20 GENNAIO ORE 18

Questione di tempo: dialogo intorno a tre diversi modi di fruire un’immagine Marco Zorzanello fotografo documentarista Alberto Sinigaglia fotografo e visual artist Sebastian Arthur Hau book expert & festival organizer DOMENICA 21 GENNAIO ORE 18 Nata per morire: la musica e l’arte della memoria Stefano Lorenzetti direttore del Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza GIOVEDÌ 25 GENNAIO ORE 18 Uccidere il tempo Guido Tonelli fisico al CERN di Ginevra e professore Università di Pisa Introduce Fortunato D’Ami-

co architetto. In collaborazione con Relazionésimo SABATO 27 GENNAIO ORE 18 Cronos e Bios: la nuova concezione del tempo nelle scienze della vita Roberto Manfredini professore di Medicina interna all’Università di Ferrara In collaborazione con Fondazione Zoé DOMENICA 28 GENNAIO ORE 18 Forme nel tempo Guido Beltramini curatore della mostra Luca Illetterati filosofo Arcangelo Sassolino artista GIOVEDÌ 1 FEBBRAIO ORE 18 Leonardo Da Vinci e il Rinascimento, l’arte strumento per la scienza e i suoi esiti in Caravaggio Gaetano Thiene dell’università di Padova e Rolando Bellini professore emerito dell’Accademia di Brera di Milano In collaborazione con Relazionésimo SABATO 3 FEBBRAIO ORE 18 La danza delle ore: balletto dal repertorio classico Allievi Scuola Danza Grazia Paulon diretti da Noemi De Grandi

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Politica e amministrazione

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La polemica. Il centrodestra tuona contro le scelte dell’amministrazione a partire dalla Nuova Bertoliana sepolta

“Affossatori e sfruttatori di soldi altrui” “Avete tolto i soldi per la Bertoliana che non si farà a Santa Corona, ma chissà dove e chissà quando. Gli utili di Aim quest’anno ci sono (e tanti) per merito nostro ma già dall’anno prossimo caleranno vistosamente. E sui costi in più delle opere pubbliche non si parla dell’ex Centrale del Latte solo perché voluta dall’amico Variati”

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Alcuni consiglieri del centrodestra, peraltro tutti avvocati, in un’immagine di questa estate: Rucco, Sorrentino, Porelli e Dalla Negra

“P

ossamai utilizza i nostri soldi per fare i bilanci, a cominciare dagli utili di Aim che adesso sono alti ma già dall’anno prossimo caleranno. E di parecchio. Cancella la biblioteca e sorvola sull’aumento dei costi dell’ex Centrale del latte, solo perché voluta dal suo amico Variati”. È la risposta dell’opposizione di centrodestra al bilancio di assestamento presentato dalla giunta, risposta peraltro molto appuntita. Leggendo la manovra di assestamento del bilancio 2023 - scrivono in una nota tutti i consiglieri, con Francesco Rucco a firmare per primo, e di seguito Simona Siotto, Valeria Porelli, Valerio Sorrentino, Leonardo De Marzo, Stefano Notarangelo, Michele Dalla Negra e Liliana Zocca - risulta indubbio che i conti lasciati dalla passata amministrazione di centrodestra ed ereditati oggi da quella di Possamai siano risultati virtuosi, prudenziali e in sostanziale equilibrio. Grazie ovviamente al lavoro di tecnici ed amministratori tutti. “Detto questo emergono da questa manovra alcune scelte, anche a tratti necessarie, che vanno evidenziate e spiegate meglio ai cittadini. In primis, l’utile garantito dalla fusione Agsm Aim è stato il più alto in assoluto della storia della nostra municipalizzata”.

“Dai rumors che ci giungono da San Biagio, appare plausibile che gli utili prospettati per il 2024 saranno largamente inferiori”. “Ciò è la conferma di quanto dicevamo al momento della richiesta di revoca dell’amministratore Quaglino, ossia che l’azienda non stava rispettando gli obiettivi del piano industriale approvato in sede di fusione (vicenda Compago a parte)”. “La mancata rimozione del consigliere delegato è da attribuire esclusivamente alla scelta del sindaco di Verona che lo ha voluto fermamente al comando di Agsm Aim”. “Un altro tema è la nuova Bertoliana che, con l’utilizzo dei 2,5 milioni di euro in sede di assestamento attuale, di fatto sferra il colpo letale a tale progetto, annunciando che la nuova Bertoliana si farà… ma in altro luogo (aggiungiamo noi)”. “Poi c’è il tema degli extracosti, già lungamente dibattuto per il Pnrr nei giorni scorsi ma che oggi si arricchisce di alcuni nuovi capitoli: Un milione e 280 mila euro in più per l’ex centrale del Latte, progetto del bando periferie, voluto dall’amministrazione Variati, con Possamai capogruppo del Pd, per il quale non abbiamo sentito lamentele dal

sindaco Possamai su tali extra costi. Non si tratta, in questo caso, “di gravi errori di programmazione”? Per la videosorveglianza 85.000 euro in più, con i quali si vanno a finanziare la installazione delle telecamere. Tra queste le 9 telecamere del nostro progetto Santa Lucia Eretenia per il contrasto allo spaccio e al degrado, pronto per essere appaltato e di cui attendiamo a breve la realizzazione. Infine vanno segnalati i minor costi energetici per totali 2 milioni 100 mila euro che dimostrano le scelte lungimiranti fatte in materia di risparmio energetico sugli impianti comunali di illuminazione”. “Dalla prima lettura del prossimo bilancio di previsione - prosegue il centrodestra - unitamente all’imminente assestamento, è che questa giunta non abbia idee e stia beneficiando del lavoro della passata amministrazione senza dare alcuna visione futura alla nostra città”. “Un bilancio che si prospetta di tipo ragionieristico, con un assessore delegato inadeguato in una situazione storica migliore a quella che abbiamo vissuto noi caratterizzata dall’emergenza covid, dagli effetti della guerra in Ucraina, dall’aumento delle materie prime e dei costi energetici”.


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Politica e amministrazione

I conti della città. Nella manovra finanziaria respiro per due importanti cantieri in difficoltà, a San Bortolo e l’ex Aci

“Ecco le risorse per ex Centrale e università” I

l Comune trova i soldi per due cantieri importanti: quello dell’università a San Biagio e quello della ex Centrale del Latte a San Bortolo. È una delle novità contenute nella manovra di bilancio (presentata dal sindaco Giacomo Possamai e dalla sua vice Isabella Sala) che prevede interventi per circa 6 milioni di euro, derivanti per circa 4 milioni dall’avanzo di amministrazione, dal fondo Covid e per 2 milioni da risparmi della spesa energetica. I fondi sono trovati anche utilizzando i 2.5 milioni di euro accantonati nel bilancio passato dall’amministrazione Rucco per la Nuova Bertoliana: si tratta di soldi – com’è stato spiegato anche in passato – che hanno impedito al Comune di attingere al “fondone”, come viene chiamato, dello Stato per tamponare i maxi costi dei cantieri. “Non è pregiudicata la nuova biblioteca – ha spiegato la vicesindaca Sala – La capacità di indebitamento resta, anzi è perfino aumentata. Dovremo trovare la sede e il progetto”. «È un assestamento importante con il quale facciamo fronte prima di tutto alla grande difficoltà legata ai progetti del Pnrr – ha spiegato il sindaco Possamai Mettiamo infatti 2 milioni e 400 mila euro, una cifra comunque non sufficiente a coprire il disavanzo di 6,6 milioni di euro, che siamo al lavoro per provare a ridurre con una trattativa con le imprese e limando alcune progettazioni. Ci sono poi 2 milioni e mezzo di avanzo che utilizziamo per finanziare le opere che avevamo previsto di coprire a mutuo: non avendo più risorse proprie potremo accedere al fondo statale per l’aumento dei costi del Pnrr. Il budget di mutui non utilizzati potrà essere inoltre usato nel 2024 una volta individuata la soluzione per la nuova Bertoliana: quindi resta intatta la nostra capacità di spesa per procedere con la realizzazione della nuova biblioteca”. “Era necessario poi coprire gli extra costi per altre

La giunta conferma di voler utilizzare i 2.5 milioni di euro accantonati per la Nuova Bertoliana a Santa Corona, ma l’assessora Sala precisa: “Prima troviamo la nuova sede e definiamo il progetto, la capacità di spesa non è pregiudicata”. Stanziati anche 600mila euro per l’adunata degli alpini. La manovra è di 6 milioni di euro. “Facciamo fronte alle difficoltà dei cantieri del Pnrr che hanno visto crescere i costi”

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MONDO DONNA A cura di

Micaela Faggiani

Da sinistra, il ragionere capo Mauro Bellesia, l’assessora Isabella Sala e il sindaco Giacomo Possamai. Il cantiere dell’ex Centrale del latte a San Bortolo

opere pubbliche in corso di realizzazione, come l’ex Centrale del Latte e l’ex Aci a San Biagio. Sottolineo inoltre il finanziamento per integrare il sistema di videosorveglianza, portandola anche fuori dalle mura. Voglio esprimere l’apprezzamento per la volontà espressa da parte dei capigruppo di maggioranza e minoranza per portare da 1400 a 20mila euro il capitolo per il contrasto alla violenza sulle donne: un’iniziativa che è giusto e importante nasca dal consiglio comunale”. “Fondamentale è stato l’avanzo libero di amministrazione, in cui una componente significativa è costituita dagli extra utili di Agsm Aim - per un totale complessivo per l’anno in corso di 14,7 milioni. Abbiamo così liberato risorse in particolare per la riqualificazione dell’ex Centrale del latte e progetti strategici quali i masterplan per lo sviluppo urbanistico e per

Vicenza città universitaria. Non manca il sostegno alle fasce più fragili della popolazione”. Nel dettaglio, 1 milione e 280 mila euro va alla riqualificazione dell’ex Centrale del Latte: “È necessario restituire alla città questa area con nuove funzioni che permettano ai cittadini di viverla nell’estate del 2024”. Al masterplan per lo sviluppo urbanistico sono destinati 150 mila euro. A sostegno del progetto di Vicenza città universitaria vanno 20mila euro per lo sviluppo di un masterplan e 280mila euro per gli interventi di valorizzazione del palazzo ex Aci a San Biagio, che ospiterà il nuovo corso universitario di design industriale”. In vista dell’adunata nazionale degli Alpini del 2024 a Vicenza sono stati stanziati 600 mila euro a sostegno dell’organizzazione dell’iniziativa, confermando la scelta della precedente amministrazione.

Uno spazio dove esploriamo le tematiche, i successi e le sfide che riguardano il mondo femminile. Ascolta tutte le mattine dalle 11:38. Solo su Radio Veneto24.

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Politica e amministrazione

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Il nuovo piano. Sull’energia solare nel documento urbanistico maggiori possibilità di installazioni rispetto al passato

Fotovoltaico e garage, il centro è liberal Ribaltato il piano della giunta Rucco, l’amministrazione Possamai apre a varie novità. L’assessora Balbi: “Molte osservazioni delle categorie economiche, che avevano sollevato obiezioni sullo strumento precedente, sono state accolte. Per i garage “pertinenziali” via libera, perché li autorizza una legge nazionale”. Eliminato il “cappello” programmatico del documento e quindi anche la destinazione a parcheggio dell’ex macello

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arage, nuova Bertoliana, ex macello, fotovoltaico: sono i quattro temi emergenti nel nuovo piano del centro storico approvato dalla giunta Possamai che cancella la delibera approvata dalla giunta Rucco a marzo di quest’anno. Il piano del centro storico è uno strumento urbanistico decisivo, che va a cambiare il “piano Coppa” approvato dal sindaco Sala nel 1969 e diventato operativo nel 1977. Siamo quindi a una svolta importante, sia per le famiglie sia per gli imprenditori, specie quelli del settore commerciale. C’è da dire che già durante la campagna elettorale le associazioni di categorie avevano espresso riserve sul piano approvato dalla giunta Rucco chiedendo maggiore elasticità. L’hanno in gran parte ottenuta. Le novità. Prima di tutto s’è svolto un lavoro di confronto e concertazione con le categorie economiche. “Molti suggerimenti sono stati accolti”, spiega l’assessora Cristina Balbi che ha presentato la delibera. Il che può apparire inatteso rispetto alle categorie consuete, che prevedono una sinistra ingessata e una destra più liberal. Qui l’attuale giunta vesti i panni assai “liberal”. ll piano – sottolinea infatti l’assessora Cristina Balbi – va nel senso della semplificazione e della liberalizzazione, senza dimenticare naturalmente la tutela Unesco dovuta alla città. È stata tolta la parte programmatica del piano, aggiunge, quella che indicava gli obiettivi della giunta Rucco. Per esempio non

si troveranno più i progetti relativi all’ex macello da trasformare in parcheggio e la nuova Bertoliana da realizzare a Santa Corona. L’assessora Balbi spiega che

Un primo piano dell’assessora Cristina Balbi che ha aperto al fotovoltaico in centro storico

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è solo una scelta momentanea in attesa che siano approvati i programmi della giunta Possamai, quel masterplan della città di cui il sindaco sta parlando dalla campagna elettorale. Ha sicuramente ragione, ma di fatto quei due obiettivi caratterizzanti - fra i vari in centro storico - non ci sono più. E si sa bene che proprio su ex macello e nuova Bertoliana questo sindaco la pensa in modo molto diverso dal predecessore. Sui garage in centro la giunta ribadisce che quelli “pertinenziali” sono possibili perché c’è una legge nazionale che li autorizza. Come era prima. Tecnicamente, quindi, nulla cambia rispetto al passato. A parte il fatto che la giunta passata aveva insistito molto sullo stop ai negozi trasformati in garage. L’assessora Balbi, viceversa, sottolinea l’aspetto “liberal”. Riguardo al fotovoltaico, il piano prevede che siano posizionati anche verso la strada. Questa è una novità vera, che riguarda - come ha spiegato il dirigente, l’arch. Riccardo D’Amato - circa l’80 per cento degli edifici in centro, vale a dire tutti quelli (valutati nel 20-25%) che sono sono rigidamente tutelati. Naturalmente, si dovrà procedere “in modo ordinato, come una striscia continua e con attenzione al cromatismo”. Ma siamo a un’apertura che prima non c’era.


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Attualità

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Donne e violenza. La vicenda di Giulia Cecchettin ha aperto un dibattito su come intervenire: da Vicenza una risposta

Un “laboratorio sentimentale” per educare La psichiatra Luisa Consolaro spiega che questo caso ha sollevato emozione per vari motivi: si tratta di due giovani “normali” che sentiamo più vicini. Alla “Casa di cultura popolare” la dottoressa ha aperto questo luogo d’incontro che offre una possibilità di approfondire la propria situazione

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igliaia di persone, stimate in cinquemila, hanno partecipato alla marcia a Vicenza in ricordo di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Ci sarà una sedia rossa in consiglio comunale a ricordare le donne vittime di violenza. Una panchina è stata collocata anche in questura. Migliaia hanno marciato a Padova, migliaia anche a Vigonovo, il paese di Giulia, e a Roma, all’università La Sapienza. Tutta Italia si sente ancora coinvolta. Perché questo omicidio ha colpito tanto? Eppure è - con grande, disperato dolore - il 103esimo in Italia quest’anno. Ma ha avuto un impatto diverso. Perché? “Perché sono persone normali, come noi, e

tutti si sentono coinvolti”. A rispondere è Luisa Consolaro, psichiatra di lunga esperienza a Vicenza, consigliera comunale e presidente della Commissione consiliare “Servizi alla popolazione”. Spiega che in questo caso non ci sono situazioni di marginalità, vuoi per contesto familiare, economico oppure per origine dei protagonisti, che spesso fanno apparire più lontana la vicenda. In questo caso, appunto, si tratta di un bravo ragazzo italiano, come è stato definito, e di una studentessa come tante altre, gentile e sorridente. Sono anche giovani, spiega la psichiatra, sia la vittima sia l’assassino, e anche questo fatto non è secondario: non si tratta, cioé, di

La sedia rossa collocata come simbolo nella Loggia del Capitaniato: ci sarà anche in Consiglio comunale. La dottoressa Luisa Consolaro, psichiatra d’esperienza e consigliera comunale

persone mature che covano rancore oppure di ex mariti che rivendicano la prosecuzione di un rapporto concluso. Stavolta a non volersi arrendere all’evidenza e alla decisione dell’ex fidanzata è un suo coetaneo. Scatta un’identificazione della vicenda con il pubblico che diventa stringente, diretta. Non solo nel Veneto. Bisogna agire, affermano tutti. Certo, ma come? Insegnare a scuola l’affettività? “Non solo a scuola - rispon-

de la dottoressa - ma anche nei bar, nelle palestre, ovunque. Soprattutto in famiglia. E va insegnata non soltanto ai giovani, ma a tutti”. È tutta la società che deve interrogarsi, nelle sue diverse articolazioni, e mettersi in discussione. Proprio perché ci sentiamo tutti coinvolti. Come si fa - spiega Luisa Consolaro - soltanto a indignarsi quando sull’altro fronte i modelli educativi che passano in televisione o nella cultura di massa si

basano sul possesso e sul consumismo? Piccolo esempio. Alla “Casa di cultura popolare”, storica istituzione cui collabora la dottoressa, si sono inventati il “Laboratorio Sentimentale”, cui partecipa una decina di persone (di tutte le età, di diversa situazione anagrafica e di tutte le espressioni amorose) che vogliono condividere la propria situazione affettiva e approfondirla, per vivere meglio.

Tre donne al giorno nel Vicentino bussano a uno dei 16 centri anti-violenza I dati diffusi da Francesca Lazzari sono relativi all’anno scorso. Sono state in tutto 1.171 le donne che si sono rivolte ai centri presenti in tutta la provincia

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ono 1.171 le donne che hanno bussato a uno dei centri antivolenza di Vicenza e provincia nel 2022. Più di tre al giorno. I dati sono stati forniti dalla consigliera di parità, Francesca Lazzari, in un incontro qualche tempo fa alla libreria Galla Libraccio per la presentazione del

libro di Chiara Volpato “Le molestie sessuali. Un’indagine empirica” (Rosenberg & Sellier). Ecco i dati disaggregati per ogni centro dei sedici che esistono a Vicenza e in tutta la provincia. Schio, Centro Antiviolenza Sportello Donna “Maria Grazia Cutuli”: 272 (n. 5 donne accolte in casa rifugio); Castegnero, Sportello spazio donna: 21; Malo, Sportello donna: 204; Marano, Sportello donna “Anna Filomena Barretta”: 22; Uil Vicenza, Sportello Mobbing e Stalking: 54; Cgil, Sportello Molestie: 12; Cisl Vicenza, Spor-

tello Buon lavoro: 5; Ceav (Centro Antiviolenza) di Vicenza: 272, di cui 50 consulenze/orientamento e 55 consulenze legali; CeAV Arzignano: 95, di cui 14 consulenze/orientamento e 21 consulenze legali; Bassano, Spazio Donna (Bassano più sei sportelli a Cassola, Lusiana Conco, Marostica, Pozzoleone, Tezze sul Brenta, Valbrenta): 214 casi (di cui 177 vittime di violenza e 37 per altre problematiche). La consigliera di parità della provincia di Vicenza, Francesca Lazzari

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Il caso. Aumentano i tentativi di raggiri: carabinieri, prefettura e Centrale del latte scelgono l’avviso sulle bottiglie

Truffe agli anziani: antidoto al latte Una campagna che coinvolge 350mila bottiglie della “Centrale”: sulle etichette appaiono avvisi che mettono in guardia dai rischi e consigliano di rivolgersi ai carabinieri

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la prima iniziativa del genere nel Veneto e naturalmente a Vicenza. La Centrale del latte di Vicenza, che è stata acquistata 22 anni fa dalla Centrale del latte di Torino per 23 milioni di euro, l’ha già sperimentata, appunto, a Torino. Oggi il gruppo, che ha acquisito anche la Centrale della Toscana e si chiama “Centrale del latte d’Italia”, ha pensato di replicare nel Vicentino questa iniziativa a forte valore sociale. Si punta a confermare quel valore di attenzione alla comunità che è nato assieme all’azienda, voluta dal Comune nel lontano 1929 a San Bortolo. Grossomodo fino al 20 gennaio su 350 mila bottiglie della Centrale del latte di Vicenza, distribuite in 1500 punti vendita, compaiono etichette anti truffa dirette agli anziani. Messaggi semplici, disegni efficaci: “Non aprite la porta agli sconosciuti”. L’iniziativa è stata presentata nella sede del comando provinciale dei carabinieri dal colonnello Giuseppe Moscati, dal prefetto Salvatore Caccamo e dal direttore marketing della Centrale, Mario Restano. Il motivo di preoccuparsi c’è. I dati li ha forniti il colonnello Moscati. Se le truffe agli anziani quest’anno sono state sostanzialmente in linea con quelle dell’an-

Un’etichetta della bottiglia del latte prodotta dalla Centrale e il col. Moscati, il prefetto Caccamo e il dirigente della Centrale, Restano

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no passato, 49 contro 53, sono in deciso aumento i tentativi di truffa: a livello provinciale s’è passati da 20 a 31 di quest’anno, con un aumento del 50%. Ma se le truffe sono fallite, ha testimoniato il colonnello, molto merito è anche del capillare lavoro informativo che è stato realizzato proprio dai carabinieri con i tanti incontri pensati per gli anziani. Proprio il col. Moscati ha ricordato il caso dall’anziana 84enne che ha sventato una truffa con la tecnica dell’incidente al falso nipote. Sugli anziani c’è da scommettere, allora. Come ricorda il prefetto, sul tema bisogna essere “costanti, incisivi e persuasivi”.


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Il futuro del grande parco. Da un lato ci sono i problemi del verde, dall’altro la sicurezza. Due risposte sono in arrivo

Campo Marzo chiuso, la cura è radicale È una gara a chi vuole chiuderlo di più. L’amministrazione Possamai vuole recintare la parte ovest, da viale Roma al parco giochi. Rucco e il centrodestra definiscono la decisione “poco coraggiosa” e vorrebbero chiudere tutto, anche la parte di viale Dalmazia. Intanto l’assessore Spiller sta elaborando un piano da 200mila euro per vigilare sullo stato di salute delle piante, dopo l’albero caduto in viale Roma e il ferimento di cinque persone

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rmai non si discute neanche più se è il caso di chiudere o meno Campo Marzo. Sono lontani i tempi in cui il questore, in partenza per una nuova destinazione, raccomandava di tagliare la testa al toro e di chiuderlo. Era il 2017, sembra che sia passato un secolo anche se erano solo sei anni fa. Aveva ragione. Il dibattito oggi s’è spostato su “come” chiuderlo e quanto. Da un lato c’è l’idea dell’amministrazione Possamai, che prevede di chiudere la parte a ovest, quella del parco giochi, di viale dell’Ippodromo che ricomprende appunto l’antica “O” lungo la quale si svolgevano le corse dei cavalli prima, delle biciclette e delle moto poi. L’idea è quella di ampliare il parco giochi, ma per farlo occorre ampliare anche la recinzione fino a viale Roma. C’è da dire che su questo tema è il centrosinistra ad aver preso coraggio e deciso quello che, appunto sei anni

fa, durante un’altra stagione elettorale, era una soluzione molto osteggiata a sinistra perché appariva ultimativa e non in linea con la filosofia dell’apertura cara a molta parte di quel mondo. In questi anni, oltretutto, c’è stata la gestione Sartori della sicurezza: il questore (che ha appena lasciato) ha intensificato i controlli specie nella zona del centro città e in Campo Marzo. A domanda precisa, non ha mai voluto rispondere che la situazione sia risolta, ma migliorata sicuramente. Sbandati e spaccio di droga sono problemi che vanno affrontati dato che soltanto qualche settimana fa un intervento dei carabinieri ha trovato droga nascosta proprio dentro il parco giochi. Dall’altro lato il centrodestra di Rucco ritiene che Possamai si sia intestato una battaglia e un’idea che gli appartiene. Tant’è che proprio dalle sue file e per bocca del

vicesindaco Celebron era rispuntata nella primavera scorsa la proposta di chiuderlo. Verso la quale, va detto, lo stesso Possamai s’era mostrato possibilista. Rucco e il centrodestra resta anche convinto che chiudere la parte ovest del parco non sia sufficiente: Campo Marzo, a suo avviso, va chiuso tutto, anche nella parte di viale Dalmazia. “Appare sbagliato – dice una nota - pensare a una recinzione parziale dell’area delimitandola al lato di via dell’Ippodromo perché vorrebbe dire spostare il problema degrado e sicurezza a poche decine di metri verso viale Dalmazia e la zona dell’ex Caffè Moresco oppure, ancor peggio, riversare le presenze dedite allo spaccio in pieno “quadrilatero” tra viale Milano e viale Torino. Ricordiamo infatti che gli spacciatori non si estinguono, casomai si spostano”. “Possamai abbia quindi più coraggio - e su questo troverà

Uno dei servizi di controllo allestiti dalla polizia locale nella parte ovest del parco e l’albero caduto in viale Roma alcune settimane fa

il nostro sostegno - e vada a recintare tutto Campo Marzo grazie anche a quei fondi Pnrr (circa 7 milioni di euro) che abbiamo portato alla città e che hanno lo scopo di rivitalizzare e rifunzionalizzare un’area che i Vicentini non frequentano più”. L’altro problema di Cam-

po marzo riguarda la verifica della salute dei vecchi platani, dopo la caduta dell’albero in viale Roma e il ferimento di cinque persone. Su questo aspetto l’amministrazione, e in particolare l’assessore Spiller, sta predisponendo un piano da 200mila euro per monitorare la situazione.

Vicenza gioca nella “Nazionale dell’arte” con Sgarbi, Bellini e l’Olimpico Vicenza gioca nella Nazionale dell’arte. E regge il ruolo benissimo. I motivi sono molti: da un lato c’è Vittorio Sgarbi che ha “battezzato” il “Battesimo” di Giovanni Bellini a Santa Corona, inaugurando un programma di valorizzazione dell’opera. Dall’altro l’Olimpico che è stato dichiarato “monumento nazionale” per ora dal Senato. È un passo importante. Quando l’intitolazione sarà completa, cioè quando la legge sarà approvata anche dalla Camera, il teatro entra in un novero ristretto di illustrissimi monumenti ai quali è assicurata tutela e promozione. Merito di questi traguardi è da ascrivere al consorzio di promozione turistica “Vicenza è”, con Vladimiro Riva consigliere delegato e Carla Padova direttrice generale. Da un lato hanno radunato le energie della

squadra di deputati e senatori costituendo un “Comitato per l’Olimpico monumento nazionale”, dall’altro hanno stilato un programma di attività per valorizzare l’opera di Bellini. L’Olimpico diverrà monumento nazionale dopo che lo stesso traguardo Riva & Vicenza è l’hanno fatto tagliare alla Basilica Palladiana e al ponte Vecchio di Bassano. Su Bellini va registrata la partecipazione di ben quattro sindaci all’incontro che ha lanciato la nuova promozione dell’opera: in prima fila erano seduti Giacomo Possamai, Achille Variati, Francesco Rucco ed Enrico Hüllweck. Non è poco. Nell’occasione Vittorio Sgarbi ha celebrato Bellini (“uno dei più bei quadri d’Italia e perciò del mondo”) e il suo amore per Vicenza, città che conosce da quasi cinquant’anni, da quando era

giovane funzionario della Soprintendenza. Nel 1979 proprio a Santa Corona, di fronte a Bellini, Sgarbi allestì la sua prima mostra: “Palladio e la maniera”. Molte altre energie sono state riunite da “Vicenza è” per la promozione di Bellini. C’è Mauro Santinato, presidente di Teamwork di Rimini che incontrerà gli operatori turistici vicentini per valorizzare la domanda e offerta turistica. Piergiorgio Togni, per 30 anni delegato Enit in giro per il mondo, ha il compito di tenere i contatti con i buyers internazionali, selezionando gli interessati e organizzare i tour nel territorio. Allo Studio Esseci di Sergio Campagnolo è affidata la stampa nazionale, mentre il filmaker Alessandro Meggiolan sta allestendo un tour virtual del dipinto e di Santa Corona che sarà visibile sul sito di Vicenza è.

Vittorio Sgarbi ha “battezzato” il “Battesimo” di Giovanni Bellini a Santa Corona


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sul futuro. IL NATALE È ARTE.

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L’intervista

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Il personaggio. Susanna Martucci Fortuna è celebre per aver creato la matita “Perpetua” con gli scarti della grafite

È lei la campionessa della sostenibilità • Ha tolto dalle discariche 55 tonnellate di grafite • Crea anche borse con l’esoscheletro dei crostacei • La sua “Perpetua” è al Moma di New York e nel bookshop dell’università di Padova • “Si può fare molto di più nelle aziende per l’economia circolare: la testa è cambiata poco”

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egli ultimi due mesi ha ottenuto due premi: uno a Roma da Gammadonna, come donna imprenditrice più innovativa d’Italia. L’altro pochi giorni fa a Verona dedicato agli “imprenditori per il bene comune” organizzato da Cattolica assicurazioni e consegnato durante il festival della Dottrina sociale della Chiesa. Ambiti opposti che riconoscono il valore anticipatorio di Susanna Martucci Fortuna, 65 anni, sposata con Gianni Fortuna, “ceo” di Arclinea a Caldogno. La sua azienda si trova a Ponte del Marchese, ma il suo cervello è molto più avanti nel futuro. Era campionessa di nuoto da ragazzina e ora le appartengono molti record di sostenibilità e nell’economia circolare. Perché lei ridà vita agli scarti senza crearne altri, come ha fatto con “Perpetua”, la matita che produce dal 2014 con gli scarti della grafite e dura 21 volte più delle altre matite. Ma i suoi brevetti sono moltissimi, come per esempio un sistema di tingere i tessuti che fa risparmiare il 90% di acqua e il 47% di energia. La “Perpetua” è nel Design store del Moma a New York e nel bookshop dell’università di Padova. Qual è il premio che l’ha inorgoglita di più? Naturalmente il primo, assegnato alla “Perpetua” dal Corriere della Sera come miglior prodotto sostenibile. Quando mi hanno telefonato credevo fosse uno scherzo e ho mandato al diavolo l’interlocutore. S’è arrabbiato, poi ci siamo chiariti. Bucce di pomodoro trasformate in candele, alettoni di elicotteri in agende, scarti di elettrodi in tappi per bottiglie: che cos’è la creatività per lei? Obbligarsi in maniera continua e costante a vedere le cose in modo diverso. Lasciare tutti i giorni la propria zona di comfort. Chi dice che un tappo non può anche scrivere? Io l’ho

• “Le donne per fare carriera in azienda hanno bisogno di un tessuto sociale che le sostenga” • Ha ricavato una penna dalla bottiglia dell’acqua minerale • “Il mio ideale di donna? Mia zia Lena che ha vinto una battaglia di dignità con le banche” • Alessandro Gassmann l’ha definita un “eroe verde”

vita. Sia chiaro, io il papà lo ringrazio. Quante Perpetue ha prodotto? Ho tirato via dalla discarica 55 tonnellate di polvere di grafite e l’ho trasformato in qualcosa che non esisteva. Tenga presente che nella mia azienda comanda il design: prima di tutto, la bellezza. Quanti dipendenti ha prodotto. la sua azienda? InsomUndici, perché facma, lei la ciamo lavorare molto mattina si il territorio. Cresciamo sveglia, si guarnoi attraverso gli altri. da allo specchio e Bisogna avere un Dna s’interroga sul fuimprenditoriale e non turo. più genitoriale. E mi dico: Perché Che futuro vede per no? È la domanda Un’immagine di Susanna Martucci e la sua matita “Perpetua” lo smaltimento dei rirealizzata con gli scarti della grafite: ne ha eliminate 55 tonnellate di tutta la mia vita. fiuti? dalle discariche Lei realizza borUn rifiuto è tale perse con l’esoscheletro dei croun’agenzia per vendere audioché nessuno è arrivato a capire stacei oppure con la gomma visivi e insegnare l’inglese ai come usarlo. Nel mio caso mi degli penumatici, penne con bambini. In realtà Mondadori sono accorta che nessuno prole bottiglie d’acqua, ricicla mi ha insegnato a vendere vaduceva in Italia una matita e mi cuoio, alluminio, carta. Quanlori. Dieci anni dopo, quando sono detta: perché no? Ma doti oggetti ha prodotto? ho cambiato vita, ho applicato vrà essere la più bella del monChi lo sa. Tanti, dipende da lo stesso principio e mi sono do. Quindi, a proposito di rifiuquello che ci chiede il cliente. detta: parliamo del mondo dei ti, serve design, innovazione e La sua matita in grafite valori, di chi produce le borse e ricerca, altrimenti l’economia recuperata ricorda Enrico come, parliamo della filiera, di circolare non ha futuro. Fermi che per la sua prima chi butta via la materia prima. Lei è appunto indicata come reazione a catena utilizzò proE nel 2014 è nata Perpetua. una campionessa dell’econoprio la grafite. Quale è fra le Ha chiamato la sua azienda mia circolare. La nostra testa due l’applicazione più rivoluAlisea: i venti c’entrano? sta cambiando in questa direzionaria? Come no. Gli alisei sono i zione? Io sono rivoluzionaria come venti costanti che conducoPoco. La verità è che non sta nessun altro. Peraltro mi lino all’approdo, magari anche avanzando: si può fare molto mito a usare il buon senso. È molte donne che sono scartate di più all’interno delle aziende. trent’anni che ci alleniamo. dal mondo del lavoro. Perché, Ma spesso si preferisce spenÈ vero che l’intuizione a vede, il lavoro è libertà. dere i soldi e buttare in discacreare l’azienda le è venuta in Lei è bolognese, è la terza rica. treno ascoltando due profesfiglia di un generale dell’eserLa sua vita si può sintetizsori parlare? cito e ha abitato anche a Verozare così: dalla discarica al Vero. Era il 1983 ed ero una na: com’è cresciuta? Moma. Le piace? ventenne o poco più. Ascoltavo In caserma, tra l’alzabandieSì, ma fa parte del passato. È i loro discorsi e spiegavano più ra e il silenzio. Diciamo che i vecchio. o meno questo concetto: “Siamiei genitori avrebbero preUna ricerca recente spiega mo già seduti su un’immensa ferito un maschietto. E io che che in azienda solo una donpattumiera, i rifiuti sono un volevo studiare veterinaria, la na su dieci è dirigente. Cosa ne problema enorme per le genemia grande passione, mi sono pensa? razioni future e per l’ambienlaureata in giurisprudenza. Che ancora oggi si fa fatica a te”. Ho capito che parlavano Rendo l’idea? pensare che una donna possa anche di me. Allenata alla disciplina… avere un ruolo in un’azienda Lei nella sua vita precedenHai voglia. Ventidue chiloin cui deve lavorare 45 ore al te ha lavorato per Mondadori. metri di piscina al giorno. Ma giorno. Naturalmente diventa Ho aperto nel 1983 la “M83” anche questo è servito nella difficile se non ha una struttura

che le sostiene, un tessuto familiare, asili nido. Lei ha figli? Tre. Tutti vivono e lavorano a Londra. E non vogliono tornare perché vedono come sono trattati i giovani in Italia. Chi è il suo ideale femminile? Potrei dirle madre Teresa ma rispondo così: mia zia Lena Fortuna. La banca non voleva finanziare l’azienda (si riferisce all’Arclinea della famiglia del marito, ndr.) perché c’era una donna nel CdA. Era una dei titolari, mica la segretaria. Porta sfortuna, dicevano, mandatela via. I fratelli hanno detto di no e alla fine, quando hanno convinto la banca e trattato per il finanziamento hanno mandato i funzionari a trattare con lei. Bella rivincita. Perché ci sono poche donne scienziate? Per lo stesso motivo per cui non ho studiato veterinaria. Un po’ il clima è cambiato, ma resta molto da fare. Alessandro Gassman l’ha definita un “eroe verde”. Un po’ eroe devi esserlo, perché devi tenere la barra diritta in azienda. Eroine sono le donne che lavorano da me. C’è qualcosa di perpetuo nella vita e oltre la vita? La memoria. Tutto quello che faccio è qualcosa che evolve e che non si deve perdere. Lei ha scritto che le interessano queste cause: benessere degli animali, bambini, diritti civile e azioni sociali, formazione, ambiente, diritti umani, scienza, tecnologia, servizi sociali. Non è l’identikit di una donna, ma dell’Onu. È una piccola parte di quello che facciamo qui tutti i giorni, è l’apporto dell’ordinario. Sono pratica e pragmatica. Lei parla spesso all’università. Perché? Perché è la cosa giusta da fare. Cerco di trasmettere qualcosa ai giovani, mi sento in difetto con questa generazione disillusa. Indico strade grandi e importanti. Antonio Di Lorenzo


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Attualità

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Il bilancio. Una cinquantina all’anno i decessi, 650 patenti ritirate per alcol. Nelle scuole parte il corso “La strada giusta”

Morti in auto: tanti, distratti e ubriachi

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mo - che oltre ai ragazzi nelle scuole dovremmo allargare l’iniziativa anche alle loro famiglie”. La prefettura nel 2022 ha sospeso 665 patenti per abuso di alcol. Quest’anno siamo a 650 e per fine dicembre, stima il prefetto, arriveremo grossomodo alla cifra dell’anno scorso. In tutto sono 984 le patenti sospese dalla prefettura. Due su tre, quindi, sono provvedimenti presi per abuso di alcol alla guida da parte di giovani: esattamente il 66 per cento. La preoccupazione del prefetto è che l’abuso di alcol non sia più un fatto episodico, ma sia diventato - purtroppo uno stile di vita, per usare le sue parole. Di conseguenza, la campagna diventa ancora più importante. Al progetto “La strada giusta” hanno partecipato dal 2014 a oggi 14mila studenti delle terze e quarte superio-

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La provveditrice Nicoletta Morbioli alla presentazione dell’iniziativa “La strada giusta” in prefettura. Sotto l’’immagine di un incidente mortale

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ono una cinquantina all’anno i morti sulle strade nel Vicentino. L’andamento statistico un paio d’anni fa aveva avuto un calo, determinato con tutta probabilità dalla minore circolazione per la pandemia. Ma poi la cifra è risalita. I dati sono stati diffusi e commentati dal prefetto Salvatore Caccamo alla presentazione dell’iniziativa formativa “La strada giusta” che ha come referente le scuole e ha richiamato nell’Ufficio territoriale del governo molti rappresentanti delle istituzioni, a iniziare dalla provveditrice Nicoletta Morbioli, prima partner dell’iniziativa educativa. Nel 2014 - ha spiegato il prefetto - i morti in un anno erano stati cinquanta, cinque anni dopo, cioé nel 2019, sono stati 48. Nel 2021 si sono contante 32 vittime sulle strade, mentre l’anno scorso, nel 2022, i morti sono stati 45. Sulle cause degli incidenti mortali, la prima è quella della distrazione, come ha sottolineato il prefetto, ricomprendendo in questa categoria tutte le motivazioni che annebbiano la capacità di concentrazione, dall’uso dei cellulari alle droghe. Seguono fra le cause la mancata precedenza e il mancato rispetto della distanza di sicurezza. La fascia d’età maggiormente interessata dagli incidenti mortali è quella compresa fra i 30 e i 54 anni: “Questo ci fa pensare - ha spiegato il prefetto Cacca-

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Le preoccupazioni del prefetto: due patenti su tre sono state ritirate perché i conducenti erano ubriachi. I morti sulle strade riguardano soprattutto la fascia d’età fra i 30 e i 54 anni. “Dovremmo preoccuparci non solo degli studenti ma anche delle loro famiglie”

ri del Vicentino. Il ruolo di docenti è svolto da personale qualificato della polizia stradale, dell’Arma dei Carabinieri, dei vigili del fuoco e delle polizie locali, nonché da testimonial e istruttori di guida delle autoscuole dell’Aci, all’interno di un dettagliato programma. L’edizione di quest’anno inizia con il 1° febbraio. La presentazione dell’iniziativa è avvenuta in prefettura, presenti il presidente della Provincia Andrea Nardin, il comandante provinciale dei carabinieri, Giuseppe Moscati, il comandante della sezione di polizia stradale Silvia Lugoboni, il comandante provinciale dei vigili del fuoco Andrea Gattuso, il direttore dell’Aci Gian Antonio Sinigaglia, il direttore del Suem 118 Federico Politi, il presidente della Fondazione Bcc Giancarlo Bersan e il referente del Lions club, Alfredo Riondino.


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Economia

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L’azienda. La “Euroventilatori” di San Pietro Mussolino ha centrato traguardi importanti in tema di innovazione

Qui soffia forte il “vento del futuro” L’impresa di cui è presidente Valter Peretti e amministratore delegato Michele Carlotto ha visto diminuire l’età media dei dipendenti, ha un fatturato di oltre 16 milioni e ha trasformato la sua organizzazione puntando sul modello “lean” della Toyota realizzando economie e maggiore efficienza in molti settori. Presentato il suo “Polmon” innovativo sistema di test e certificazione. “Lazienda che si ferma non ha futuro” ha detto Peretti

VENETO24 Sintonizzati LEsul INTERVISTE futuro.

Valter Peretti, presidente della “Euroventilatori” e l’amministratore delegato Michele Carlotto

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e l’hanno battezzato “Il vento del futuro” un motivo c’è, anzi due. Prima di tutto perché l’azienda si chiama “Euroventilatori” e produce ventilatori industriali a San Pietro Mussolino da 42 anni. In secondo luogo perché hanno presentato “Polmon”, che è un innovativo sistema di test e certificazione dei ventilatori industriali. È l’ultima di una serie di innovazioni, lungo un processo che dura da molto tempo. Ha spiegato il presidente Valter Peretti: “L’azienda che si ferma non ha futuro – ha commentato presentando i numeri di Euroventilatori, con i suoi 93 dipendenti la cui media di età, in controtendenza, è andata via via calando negli ultimi 10 anni, passando dai 45 del 2011 agli attuali 38 – quella dell’innovazione è una sfida pesante, ma che rappresenta il futuro. Quello che auspichiamo dal mondo politico sono chiarezza e obiettivi chiari che durino nel tempo. Eventuali stanziamenti dovranno essere ben mirati e rivolgersi in particolare proprio ai temi dell’innovazione”. L’occasione per questa dichiarazione è stata un convegno cui hanno partecipato oltre che il presidente Peretti e l’ammini-

stratore delegato Michele Carlotto, anche la presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia, il sottosegretario Massimo Bitonci e il vicepresidente del Consiglio regionale, Nicola Finco. Fondata nel 1981, Euroventilatori progetta, sviluppa e produce sistemi di ventilazione industriale. Produce 28.000 macchinari all’anno di diametro girante da 160 mm fino oltre 2.000 mm per i fuori serie con oltre 1.100 prodotti a catalogo e opera in 40 Paesi nel mondo. Il fatturato 2022 è di 16.400.000 euro e, come detto, conta 93 dipendenti. Il presidente, Valter Peretti, è un nome noto a livello europeo: è presidente del “Gruppo Peretti”, di cui fa parte la conceria Cristina, fondata dal padre Graziano nel 1969, che ha sede a Montebello. Il gruppo fattura 100 milioni di euro l’anno. Maturità al “Pigafetta” e laurea nel 1977 all’università di Verona in economia e commercio, Peretti ha rivestito molti incarichi all’interno di Confindustria: è stato presidente della sezione concia dal 1992 al 1997 e anche dal 2010 al 2014. È attualmente vice presidente dell’Unic (Unione Nazionale Industria

Conciaria) e presidente della Fondazione Graziano Peretti. Peretti è anche proprietario della tenuta Ridolfi a Montalcino che produce il celebre Brunello. Michele Carlotto ha 36 anni ed è entrato nell’azienda nel 2011. Dal 2017, cioè da quando aveva 29 anni, è amministratore delegato di “Euroventilatori”. Ha una laurea alla “Bocconi”. Carlotto è conosciuto a Vicenza perché presidente di V-Reti, una società del gruppo Agsm Aim che si occupa delle condutture dei servizi di gas ed energia elettrica e solo quest’anno ha effettuato investimenti per 55 milioni di euro. Come si diceva, l’azienda ha puntato molto sull’innovazione: ha trasformato molto l’organizzazione interna puntando sul modello “lean” della Toyota. Questa scelta ha permesso un sostanziale efficientamento, consentendo di velocizzare molto i tempi di consegna dei prodotti ai clienti e di ridurre al minimo i magazzini e le scorte. Basti pensare che erano 7700 i pezzi di magazzino e sono passati – già alcuni anni fa – alla metà. Inoltre, un altro dato significativo è che il tempo tra l’ordine e la spedizione dei pezzi è passato da 6-7 settimane a quattro.

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Economia

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L’analisi. La criminalità oggi si presenta con la faccia di chi offre soccorso finanziario nei momenti difficili delle imprese

Riciclaggio, rischio in agguato per le Pmi L’anno scorso le segnalazioni di operazioni sospette sono state oltre 155mila e per il 99% riguardavano appunto il riciclaggio. Bisogna definire un nuovo quadro normativo per le piccole imprese

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econdo una stima per difetto elaborata da Banca d’Italia il giro d’affari riferibile alla criminalità organizzata, in Italia, ammonta a 40 miliardi di euro l’anno (più o meno il 2% del pil). Questo importo non include i proventi illeciti derivanti da reati violenti (furti, rapine, usura, estorsioni) ma solo quelli che vengono prodotti da transazioni illecite caratterizzate dall’accordo tra il venditore e l’acquirente (contrabbando, traffico d’armi, scommesse clandestine, smaltimento illegale di rifiuti, ricettazione, prostituzione, cessione di sostanze stupefacenti). Le organizzazioni criminali, desiderose di reinvestire i proventi illeciti, hanno mutato nel tempo il loro approccio al mondo delle imprese e sono oggi meno propense ad adottare me-

todi intimidatori o violenti e prediligono un approccio più commerciale (come ha scritto il Centro studi della Cgia di Mestre) utilizzando il finanziamento e/o l’acquisizione degli asset aziendali favorito dalla vulnerabilità economico-finanziaria di buona parte del tessuto produttivo delle piccole e medie imprese. Oggi le organizzazioni criminali si offrono come agenzie di servizi che vanno dalla fornitura di materiali, trasporti, manodopera a prezzi concorrenziali alla fornitura di iniezioni finanziarie risolutive per la stessa esistenza dell’impresa. Così facendo divengono partner strategici e ineludibili dell’imprenditore. A riscontro di ciò nel 2022 le segnalazioni di presunte operazioni sospette (Sos) pervenute all’Uif sono ascese al numero impres-

sionante di 155.426; e di tali segnalazioni ben un quarto è risultato ad alto rischio, mentre il 99,8% era riconducibile alla fattispecie di possibile riciclaggio. Il mix di aumento dei tassi di interesse e di progressiva diminuzione del credito bancario alle Pmi non potrà che giocare un ruolo di facilitazione strutturale per l’infiltrazione criminale nelle realtà economiche. La dipendenza endemica delle Pmi dal capitale di terzi (in primis da quello bancario) comporta che la massima parte delle imprese (secondo i dati più aggiornati dell’Istat su 4.338.000 aziende operanti in Italia più del 99% sono piccole e medie imprese) potrebbe diventare oggetto di tentativi di infiltrazione o acquisizione criminale. Dunque si sente la necessità di un ripensamento

normativo che porti le Pmi italiane a percorrere strade alternative di finanziamento, ad esempio attraverso un forte impulso (e un conseguente snellimento delle procedure) alla possibilità di raccogliere finanziamenti spontanei con l’utilizzo del web (il cosiddetto crowdfunding “equity based”). Questa possibilità, originariamente prevista solo per le start up innovative, per effetto delle mo-

difiche intervenute ex art. 57 c.1 Dl 50/2017 è teoricamente aperta anche alle piccole e medie imprese, sia “spa” che “srl”. Si tratta di procedere celermente in questa direzione, liberalizzando il più possibile le procedure connesse al fine di sostenere un incrocio domanda di credito-offerta di risorse che il sistema bancario non intende più fare proprio. Giuseppe de Concini

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Il film. “Cento domeniche” del celebre attore sul crack delle banche venete. Per lui applausi, abbracci e anche lacrime

Albanese: “Onesti traditi da criminali” Una proiezione pubblica e gratuita organizzata dalla diocesi e dalle due associazioni dei risparmiatori. Il vescovo Brugnotto spiega i motivi: “La Chiesa ha il compito di essere vicina a chi soffre. Queste persone fanno parte dei poveri del vangelo. La loro fiducia è stata tradita”. Nel crack della Popolare la diocesi ha perso 1 milione e mezzo e i Servi di Maria di Monte Berico quasi due milioni

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arla senza mezzi termini di traditori e di criminali Antonio Albanese nell’atrio del cinema Patronato Leone XIII quando incontra i giornalisti alla presentazione di Cento domeniche, il suo film che, ambientato e girato a Lecco, la città in cui è nato e cresciuto, prende spunto e materia dal crack - scandalo delle banche venete. Le parole dure di Albanese, che non fa nomi, sono rivolte contro chi ha tradito la fiducia dei risparmiatori, sentimento che scorre lungo tutto il film. La fabbrica in cui lavora il protagonista che si chiama non a caso come lui, Antonio Albanese l’ha vissuta dai 15 ai 22 anni, quando ha appunto lavorato in un’azienda metalmeccanica. “Ho avuto la fortuna – sottolinea Albanese, che è regista e protagonista del film – di incontrare persone che mi hanno convinto a rappresentare questa vergogna, come Carlo degli Esposti e la Vision distribution. Questa è una vicenda che scuote gli animi. E io ho lavorato con passione e onestà. Serviva un sincero realismo. Un taglio diverso rispetto ad altri film, anche se il mio film più comico, cioé Cetto Laqualunque, in realtà è un film drammatico sulle condizioni dell’Italia”. Albanese spiega di “aver lavorato molto sulla immedesimazione nel personaggio”. Sa bene di essere a Vicenza, al centro di “un dolore enorme, troppo difficile perfino da pensare, gente onesta che s’è sentita tradita da criminali”. La vicenda del crack delle banche, sottolinea, è una vergogna che non deve ripetersi. È travolto dagli applausi al termine della proiezione, abbracciato, molti sono commossi e qualcuno in lacrime. Albanese è salito sul palco ed è stato intervistato da Gian Antonio Stella. È intervenuto il sindaco Possamai e ha pre-

so la parola anche il vescovo Brugnotto, che ha organizzato la proiezione al Patronato e anche alla multisala Palladio a Settecà. Oltre alla diocesi, per questa presentazione si sono mobilitate anche “Noi che credevamo Associazione medio-piccoli risparmiatori” e “Associazione Nazionale

Antonio Albanese e Gian Antonio Stella al cinema “Patronato”, dove è stato proiettato il film. Nell’altra foto l’intervento del vescovo, mons. Giuliano Brugnotto

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Azionisti Banca Popolare di Vicenza”. “Mi sono profondamente commosso perché il vostro applauso per me era molto importante”, ha spiegato dal palco al termine del film. “Il titolo, Cento domeniche, - ha aggiunto – ricorda la fatica dei risparmiatori perché era il nome di una casa che mio padre ha costruito in due anni, lavorando di domenica”, ha raccontato il regista. Perché la diocesi ha voluto organizzare la proiezione gratuita del film di Albanese? Ha risposto il vescovo, presente in sala: “Come Chiesa dobbiamo essere vicini a chi è debole e in difficoltà. Il film offre una lezione che riguarda il futuro e ci proietta in una dimensione etica. C’è una parola che torna molto ed è fiducia. Quando s’interrompe questo circuito viene meno anche il rapporto con le istituzioni”. A una domanda di Stella, mons. Brugnotto sottolinea: “È evidente che in questa vicenda, peraltro complessa, siamo di fronte a persone scartate, lasciate ai margini, ai poveri del vangelo”. A margine dell’iniziative, comunque benemerita, va ricordato che anche la diocesi figura nell’elenco degli azionisti che hanno visto andare in fumo i loro risparmi: la diocesi ha perso un milione e mezzo di euro nel crack e i Servi di Maria di Monte Berico quasi due milioni, come riportava anche il Corriere della Sera in un articolo del 26 marzo 2016.


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Illustri d’un tempo

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Il personaggio. Scrisse un libro sulla “morte apparente” e sui sistemi per ravvivarla, il che lo avvicina al celebre medico

Ecco Tortosa, il Frankenstein vicentino Vissuto fra la seconda metà del Settecento e i primi dell’Ottocento, era consulente del Foro criminale e progenitore della medicina forense, quella diventata celebre con Csi e Ncis. Sul tema scrisse un fortunato manuale per l’epoca. S’interessò di Mostri, Ermafroditi e Superfetazioni. Trattò anche della morte apparente di “sommersi e asfittici” e indicava come riportarli in vita

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a storia di una disciplina apparentemente così moderna e quanto mai popolare come la medicina forense – si pensi solo al proliferare di romanzi in cui la figura del medico legale assume il ruolo di protagonista centrale della trama (da Kathy Reichs ad Alessia Gazzola, solo per fare qualche nome) – può vantare fra i suoi più importanti precursori anche un vicentino: mi riferisco a Giuseppe Tortosa (1743-1811), medico e filosofo che, ai primi dell’Ottocento, ancora quasi agli albori dunque di questa “nobilissima parte della medicina”, mise nero su bianco il frutto della sua decennale esperienza medica anche in qualità di consulente scientifico del foro criminale, dando alle stampe un pratico manuale dal titolo Istituzioni di medicina forense. L’opera, che riscosse subito un successo tale da rendere necessario varie ristampe, sarà qualche anno dopo adottata come testo di studio nelle patrie università, al pari di ben più noti lavori di studiosi e medici di fama internazionale. La volontà, come si espresse lo stesso Tortosa nella sua dedica in premessa, era quella di guidare “nell’ardua indagine di molteplici fatti i Giudici del Foro Ecclesiastico, del Civile e del Criminale” con il nobilissimo intento di rischiarare “le

oscurità che ad essi occultano il vero” e di preparare “il fondamento inconcusso alle loro giuridiche decisioni”. Gli argomenti trattati ne fanno ancor oggi un esaustivo compendio di osservazioni scientifiche – risultato di anni di praticantato nelle vesti di medico condotto in città e campagna – e di false credenze e superstizioni, cui Tortosa cerca comunque di contrapporre risposte logiche e razionali, per quanto possibile in quegli anni. “Può sembrare a taluno che io mi sia inutilmente esteso su certi argomenti” – si giustificava infatti il medico vicentino – “rade volte interessanti la pratica, come sono i Mostri, le Superfetazioni, gli Ermafroditi. Dirò in mia difesa che dovendosi anche di tale materie parlare, perché una volta o l’altra avviene che se ne tratti ai Tribunali, non ho voluto privare i giovani delle concernenti dottrine”. Ecco dunque affrontare con analitica scientificità, accanto ai più tradizionali argomenti della medicina, anche questioni quali l’impotenza, la magia, le possessioni, i miracoli sui quali Tortosa si sofferma lucidamente affinché le nuove generazioni di medici non si trovino impreparate nell’affrontarle, all’occorrenza, nel rigore più fermo e oggettivo. Dopo la laurea all’università

Un’immagina di Giuseppe Tortosa, una del celebre film “Frankenstein junior” e Oreste Palmiero, autore dell’articolo, mentre in Bertoliana illustra i libri scientifici a grandi e piccoli durante la “Notte dei ricercatori” 2023

di Padova, Tortosa aveva esercitato la professione prima a San Pietro in Gu, Bolzano vicentino e Sandrigo quindi, acquisita una certa fama anche come proto e medico carcerario in città, alla Commissione dipartimentale. Incarichi certamente non semplici da ricoprire in tempi come quelli in cui visse il vicentino, caratterizzati da frequenti stravolgimenti politici, precarie condizioni igienico-sanitarie e

contrastanti opinioni scientifiche circolanti. Attento osservatore, come pure dimostrano le relazioni che il vicentino stilava su richiesta dell’ufficio sanitario cittadino “a tutela della incolumità e prosperità popolare”, fu autore di un curioso scritto dal titolo “Considerazioni sopra la morte apparente dei sommersi e degli asfittici, e sopra i mezzi per ravvivarli” con il quale indicava alle autorità cittadine la

necessità allestire dei posti attrezzati per il primo soccorso. Ma il beffardo destino lo aspettava dietro l’angolo: scoppiata un’epidemia di tifo nel carcere di Vicenza, che egli seppe riconoscere quando era ormai troppo tardi, ne fu contagiato morendo la sera dell’11 dicembre 1811. Il libro di Mary Shelley appare nel 1818, quindi i due Frankenstein sono coetanei. Oreste Palmiero

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La riflessione. Intervista a Francesca Torelli, Consigliera di parità del Veneto

L’emancipazione femminile fa ancora paura “Gli studi e il lavoro permettono alle donne di ottenere l’indipendenza e di uscire anche da contesti di violenza, ma è necessario un cambiamento culturale” Consigliera Torelli, quali le sue considerazioni sulla drammatica vicenda di Giulia Cecchettin? Mi sono interrogata a lungo su quanto successo e sull’impatto che questo ha avuto. E’ stato uno shock molto che ha coinvolto tutte le generazioni a tutti i livelli perché in questa vicenda più di altre non c’è alcun alibi per l’assassino, non c’è nulla che lasci spazio a qualche genere di spiegazione. Siamo di fronte ad un evento che ha per protagonista un giovane, il quale probabilmente si è trovato in una situazione particolare. Quindi può avere un suo peso il messaggio di una società patriarcale, questo è evidente a tutti. Il femminicidio è l’aspetto certamente più tragico di un contesto in cui la disparità di genere è presente nella società

e nel mondo del lavoro. Che ne pensa? E’ un aspetto importante, tra l’altro proprio la vicenda di Giulia sottolinea come, probabilmente sia proprio l’emancipazione femminile uno degli elementi scatenati. In questo caso la ragazza doveva laurearsi prima del suo ex fidanzato, è comunque un elemento di emancipazione: mi laureo, mi trovo un lavoro, sono indipendente. Non dimentichiamo che proprio il lavoro permette di ottenere l’indipendenza e sopratutto alle donne di uscire anche da dei contesti di violenza e prevaricazione. Questo però le espone anche a dei rischi. Non tutte le situazioni di violenza si concludono con un femminicidio ma è fondamentale aiutare le donne ad inserirsi in un contesto lavorativo di qualità e riconosciuto che può essere la svolta per la propria

indipendenza. In un recente convegno abbiamo messo in luce i dati sull’occupazione femminile e le condizioni delle immigrate ed è stato ribadito quello che da tempo di sostiene. La donna è presente nel mercato del lavoro, assolutamente, con tassi di occupazione che non sono i più alti d’Europa ma sono sono comunque cresciuti negli anni. I settori di impiego però non sempre garantiscono la miglior qualità nel rapporto di lavoro. Proprio sulle retribuzioni c’è una forte disparità salariale tra donne e uomini, così come sono diverse le occasioni di lavoro che vengono date alle donne. A questo proposito, quali possono essere gli strumenti per favorire le pari opportunità in azienda? Dal 2022 abbiamo assistito all’introduzione di importanti strumenti. Mi preme segnalare la possibilità che hanno le aziende di ottenere la certificazione per la parità di genere. Va a certificare le aziende virtuose che introducono dei sistemi di gestione

del personale che permettono di valorizzare anche l’apporto delle donne. Questo ha delle ricadute non solo di tipo sociale, per i lavoratori e le lavoratrici e il contesto in cui si trovano, ma anche in termini di produttività per le stesse aziende. La certificazione family audit va a certificare se l’azienda ha degli strumenti di conciliazione. Uno dei principali problemi della donna per cui la donna non riesce a stare a lungo lungo sul mercato di lavoro o fare la stessa carriera che fa un maschio sta nel fatto che si accolli due lavori. Da una parte i carichi di cura in casa e dall’altra il lavoro fuori. Ricordo infine la legge 3 del 2022 con la quale la Regione Veneto è una delle prime che andrà a istituire il registro delle imprese virtuose. Questo strumento renderà disponibili e trasparenti i dati sulle retribuzioni permetterà di fare delle riflessioni interne all’azienda per innescare un cambiamento culturale che è assolutamente necessario”. (a cura di Giorgia Gay e Nicola Stievano)

Giulia Cecchettin

CHI E’ La consigliera di parità ha il compito di svolgere funzioni di promozione e di controllo dell’attuazione dei principi di uguaglianza, di opportunità e di non discriminazione tra donne e uomini. Dal 2022 Francesca Torelli è consigliera di parità effettiva della Regione del Veneto.

Federica Sandi, segretario e consigliera dell’Ordine psicologhe e psicologi del Veneto

Silvia Scordo, consigliera di parità della provincia di Padova

“Ragazzi, di fronte alle difficoltà confidatevi e chiedete aiuto”

“La violenza può iniziare anche da una semplice battuta”

“In molti sono rimasti colpiti per la giovane età delle persone coinvolte in questo doloroso fatto di cronaca”, è la riflessione di Federica Sandi, segretario e consigliera dell’Ordine psicologhe e psicologi del Veneto. “Ma già nel 2023 - continua - abbiamo assistito a numerosi femminicidi commessi da giovani che non hanno per forza alle spal-

“Di fronte ad un fallimento credono di potersi arrangiare ma questo può rivelarsi tragico” le relazioni fallite o numerosi eventi negativi nella loro vita amorosa. Quel che oggi emerge è che ancora ragazzi e giovani uomini credono di non potersi confidare chiedere aiuto, cercare conforto quando vivono emozioni negative e preoccupazioni molto forti collegate all’affettività,

alla relazione che stanno vivendo. Credono di doversi arrangiare a trovare una soluzione e spesso, purtroppo, questa soluzione diventa tragica e può sfociare in un vero e proprio delitto. Quindi è importante che uomini e donne sappiano di potersi confidare con amici, parenti e professionisti quando le relazioni diventano problematiche”.

Silvia Scordo è consigliera di parità della provincia di Padova. Di fronte al senso di sgomento provato in queste settimane, cosa dobbiamo trasmettere ai giovani per non arrivare a questi livelli estremi? Fin dalle elementari ci dovrebbe essere la possibilità di affrontare l’uguaglianza, ma non come una disciplina collaterale che andrebbe a rimarcare ancora di più le differenze. Andrebbero rivisti anche i libri di storia, scritti a due mani dagli uomini, per far capire il contributo dato dalla donna. Sarebbe un passo verso una normalità in cui uomini e donne danno lo stesso contributo, in parti uguali. Nel frangente di Giulia, non è la ragazza che ha sbagliato ad accettare l’invito del suo ex fidanzato. E’ lui che ha commesso un omicidio efferato affinché Giulia non potesse laurearsi e gioire del suo primo tra-

guardo. C’è bisogno anche di un cambiamento culturale per affrontare e gestire una situazione che è diversa rispetto alle generazioni precedenti? Verissimo, perché oggi anche con tutti i mezzi che hanno a portata di mano, dai cellulari ai social, i ragazzi crescono in fretta. Lo vediamo già alle medie, dove le avance sono all’ordine del giorno e la possibilità di sentirsi uomini sia con il linguaggio che con la gestualità. La violenza inizia da una battuta, quindi non si può non considerare grave anche solo una battuta ad una ragazzina. Bisogna prendere effettivamente con la giusta e dovuta importanza una situazione del genere che è effettivamente è germe di una violenza, di una possibile vessazione che oltretutto è fuori controllo, fuori dalle nostre case fuori dalle scuole”.


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Regione

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Coesione e sviluppo. Il protocollo sottoscritto a Verona insieme ai ministri Fitto e Nordio

Zaia e Meloni firmano l’accordo da 606 milioni “Oltre due terzi delle risorse serviranno al superamento delle carenze infrastrutturali”

V

ale ben 607 milioni di euro l’accordo per lo sviluppo e la coesione fino al 2027 e sottoscritto da Meloni e Zaia a Verona, in occasione di Job & Orienta. La firma del protocollo d’intesa tra Governo e Regione del Veneto si è svolta anche alla presenza dei ministri Raffaele Fitto (Affari europei) e Carlo Nordio (Giustizia). Nel dettaglio, l’accordo prevede, tra l’altro: 2,5 milioni per la digitalizzazione, 35,15 milioni per la competitività delle imprese, 134,6 milioni per ambiente e risorse naturali, 3,75 per milioni il patrimonio culturale, 151,5 milioni per trasporti e mobilità, 22 milioni per la riqualificazione urbana, 26 milioni per sociale e salute, 10 milioni per istruzione e formazione, 15,4 milioni per la capacità amministrativa. “Stiamo parlando di strategia, stiamo parlando di visione rispetto alle imprevedibili e impegnative sfide che abbiamo affrontato nell’ultimo triennio – ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia -. La firma di questo ac-

cordo aggiunge un ulteriore tassello alle politiche di sviluppo del “Sistema Italia”, ed in particolare della Regione del Veneto, che è tra le prime Regioni a siglarlo, grazie all’efficace coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri con cui il Veneto sta collaborando con grande impegno. L’intesa parla di sviluppo, parla di scelte di medio e lungo periodo e, quindi, scelte strategiche”. Zaia ha sottolineato che “dei 607,6 milioni di euro complessivi a disposizione del Veneto, oltre 400 milioni di risorse vengono destinate a interventi sul territorio volti al superamento di carenze infrastrutturali e al raggiungimento di imprescindibili obiettivi di competitività sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini”. “Lo considero un ulteriore tassello della nostra ottima collaborazione, un contributo che il Governo centrale dà ad una regione che altro non chiede se non di essere messa in condizione di correre sempre più velocemente,

di lavorare sempre più efficacemente, che rappresenta una locomotiva dell’Italia e che noi vogliamo valorizzare come locomotiva dell’Italia” – ha aggiunto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tornando ai numeri, per l’Ambiente e le risorse naturali 118,6 milioni di euro sono destinati alla difesa del territorio e della risorsa idrica attraverso opere strategiche per la sicurezza, anche con il contributo operativo dei Consorzi di Bonifica. Oltre 40 milioni, sono per interventi sul bacino di laminazione di Prà dei Gai. Per la difesa della natura e biodiversità, 14 milioni di euro sono destinati alla vivificazione delle aree

lagunari del Delta del Po per la riattivazione degli scambi d’acqua con il mare. Il settore dei trasporti e mobilità vede investimenti per più di 150 milioni di euro di cui 56 milioni destinati a finanziare due interventi prioritari: la variante alla SR 10 “Padana inferiore” e del Completamento “Terraglio Est”, in Comune di Treviso; mentre 10 milioni di euro sono assegnati alla linea ferroviaria Adria – Mestre che si aggiungono agli 11,25 milioni di euro già investiti nell’elettrificazione della tratta. In previsione delle olimpiadi invernali del 2026, 33,5 milioni sono destinati al collegamento della Ski Area del Civetta

con la Ski Area Cinque Torri e alla realizzazione di bacini idrici per l’innevamento. In materia di mobilità sostenibile, previsti 32 milioni di euro per le piste ciclabili, con il finanziamento di alcuni stralci delle Ciclovie Nazionali del Garda, Adriatica e VenTo e lotti della Treviso – Ostiglia, mentre nell’ambito della riqualificazione urbana 23,5 milioni di euro finanzieranno interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Infine, 10 milioni di euro sono destinati al miglioramento dei servizi abitativi e di ristorazione per gli studenti universitari.

A Rachele Scarpa l’incarico nazionale su giovani e salute Nuovo incarico nazionale su “Giovani e Salute” per la deputata trevigiana del Pd Rachele Scarpa. “Ringrazio Elly Schlein e Marina Sereni per la fiducia accordatami - afferma la parlamentare -. Pensiamo spesso al Servizio Sanitario Nazionale pubblico come qualcosa di più vicino alla popolazione anziana che a quella giovanile: eppure non è così, e sono tantissimi i temi attraverso cui possiamo trasmettere l’importanza del

coinvolgimento delle generazioni più giovani nell’evoluzione e nella difesa della sanità pubblica. Occorrerà innanzitutto chiedersi: cos’è salute, per i giovani? E che contributi preziosi può dare la nostra generazione nell’implementazione della salute collettiva? Penso al grande contributo avuto nel portare alla luce il diritto al benessere psicologico, e nell’evidenziare la sua profonda con-

nessione con le condizioni materiali e con le prospettive di precarietà. Penso al grande tema della salute sessuale e affettiva, che è innanzitutto diritto a un’educazione completa, inclusiva e di qualità, a una contraccezione libera, accessibile e sicura, alla prevenzione, al grande tema del consenso. Alla salute come diritto anche delle persone queer e con corpi e identità non conformi. Al tema delicatissimo del contrasto

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ai disturbi alimentari e dell’educazione alimentare, o anche alla valorizzazione e alla tutela dei giovani professionisti del mondo della salute. Penso che il Partito Democratico, su questo terreno, abbia molto da dire, da sviluppare e da proporre: metterò tutta me stessa per favorire la massima partecipazione e l’elaborazione di campagne, proposte di legge, progetti su questi importantissimi temi.

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L’intervista. Giampiero Beltotto, presidente del Teatro Stabile del Veneto (Venezia, Padova e Treviso)

“Il teatro piace e conquista anche i giovani” Beltotto è stato ospite di Giorgia Gay nell’ambito della rubrica “Le interviste del direttore”, in onda ogni sabato su Radio Veneto24

G

iampiero Beltotto da cinque anni è presente del Teatro Stabile del Veneto, che gestisce il Teatro Goldoni di Venezia, il Teatro Verdi di Padova, il Teatro Mario del Monaco di Treviso e da anni collabora con l’Estate Teatrale Veronese e nel 2023 con il Verona Shakespeare Fringe Festival. Nel 2022 il Teatro Stabile ha riottenuto la qualifica di Teatro Nazionale, per il triennio 2022-2024, confermandosi tra le eccellenze nazionali.

coli in sold-out sulle tre città. Quindi siamo molto contenti. È evidente che c’è un ritorno del pubblico nei teatri che sente propri. Il teatro si sente proprio quando ti corrisponde, quando lo spettacolo corrisponde a quello che tu stai cercando. È evidente che da noi lo spettatore non cerca soltanto il comico o il facile, ma anche il complesso e ciò che non è immediatamente percepibile, che richiede un minimo di riflessione.

Presidente, ormai sono entrate nel vivo le stagioni teatrali in tutto il Veneto. Qual è il trend? Ma soprattutto piace ancora il teatro? Il teatro piace moltissimo altrimenti in biglietteria non avremmo i numeri che abbiamo. Gliene cito solo due. Cinquemila abbonati sui tre teatri e i primi quattro spetta-

Oggi cosa va di più? Cosa piace di più agli spettatori? La prosa oggi ha un grandissimo ritorno di fiamma da parte del pubblico, che si sta innamorando dei testi. Sono stato alla prima di Padova con “Moby Dick” interpretato da Alessandro Preziosi. Il teatro era gremito, è stato un grandioso successo, anche se si

sera, quindi per i genitori è un po’ più difficile. Ma devo dire che dai 17 fino ai 30-35 anni la gente viene a teatro senza nessun problema. Ciò non toglie che dobbiamo continuare ad avere attenzione per i giovani, per non lasciarli nella solitudine dei loro strumenti elettronici.

Giampiero Beltotto

trattava di una scenica, quindi c’era una particolare forma di spettacolo. Alessandro è stato bravissimo e si è più che meritato un quarto d’ora di applausi alla fine. Un teatro gremito, dunque, ma i giovani vanno a teatro e oppure bisogna coinvolgerli di più? Ringraziando il cielo i giovani ci vanno. Un po’ di anni

fa quando mi affacciavo vedevo solo teste bianche o teste senza capelli. Invece adesso si vedono un bel po’ di teste nere, in numero abbastanza visibile. Credo che ci sia molta retorica nel dire che i giovani non vanno a teatro. Invece ci vanno, semmai abbiamo qualche problema nella fascia dai 35 ai 45 anni perché è l’età in cui si hanno i bambini da accudire a casa, alla

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A settembre è nata la fondazione Teatro Stabile del Veneto. Cos’è e cosa cambia rispetto al passato? La fondazione è la possibilità che ci siamo data di coinvolgere soprattuto il mondo dell’imprenditoria veneta. Ricordo a tutti così di sfuggita che il Veneto fa il 12 per cento del PIL nazionale e quindi ha una classe imprenditoriale di prim’ordine. La fondazione, pertanto, è fiscalmente il sistema migliore per avvicinare gli imprenditori e far capire che il teatro è anche casa loro. Del resto anche un un bullone di ferro si vende meglio con Goldoni che senza Goldoni. A cura di Giorgia Gay e Nicola Stievano


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La novità. Servizio sviluppato da un team di giovani imprenditori veneti

“Drink or drive”, in una app l’autista personale a disposizione per tornare a casa in sicurezza U

n comodo e sicuro servizio di autista sostitutivo per riportare a casa incolume chi, dopo una serata in un ristorante o con gli amici, non se la sente di mettersi al volante. Si chiama “DoD - Drink or Drive” e arriva tramite una applicazione che sarà disponibile su piattaforme Ios e Android. A metterla a punto da una start -up di giovani imprenditori veneziani: Elia Stevanato e Mattia Campagnaro, con il prezioso supporto dello startup studio veneto BeeRedi, guidato da Daniele Salvadori. Il funzionamento è semplice e intuitivo. Grazie alla App, il cliente, previa registrazione al servizio, potrà segnalare il luogo di incontro con l’autista

sostitutivo che lo ricondurrà a casa, mettendosi al volante della vettura del richiedente. Questo garantisce sia la sicurezza del conducente che la sua tranquillità. “Abbiamo pensato a questo servizio non tanto per città come Milano o Roma, dove è facile spostarsi con i mezzi pubblici, quanto piuttosto per tutte le piccole città e i paesi dai quali proveniamo, dove è normale andare a cena con la propria automobile”, commenta Elia Stevanato, CEO di DoD e vice presidente dei Giovani della Confapi di Venezia. “Non è questione di età, o di bere oltre ai limiti: a volte basta un bicchiere di vino a stomaco vuoto per perdere lucidità e rischiare la patente

Da sinistra: Mattia Campagnaro, Elia Stevanato e Daniel Salvadori

e la vita. DoD interviene non come competitor dei taxi, ma come alternativa che permette il rientro con il proprio automezzo. Il servizio permette infatti di sciogliere quella

resistenza a dover rientrare lasciando lì il veicolo, per poi recuperarlo il giorno dopo”, sintetizza Mattia Campagnaro. Le tariffe medie del servi-

zio variano da 20 a 60 euro, in funzione del tragitto, dell’orario e degli optional richiesti, offrendo un’opzione conveniente per coloro che cercano una guida sicura verso casa.

Protezione civile, Venturini: “Norma da cambiare per non esporre i volontari a responsabilità sproporzionate” Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale e vicepresidente di Anci Veneto è intervenuta sulla normativa che regola gli interventi della Protezione Civile in tema di sicurezza sul lavoro. “In seguito al decesso di un volontario di Protezione Civile in Friuli Venezia Giulia - ricorda Venturini - il suo coordinatore ed il sindaco del Comune dove l’intervento si stava svolgendo sono stati indagati e sono stati raggiunti da sanzioni da pagare per violazioni della normativa sulla sicurezza. Secondo la normativa, il sindaco del Comune dove si svolge l’intervento è equiparato – in tema di sicurezza sul lavoro – al titolare di una azienda mentre il coordinatore viene paragonato ad un dirigente.

Elisa Venturini

Questo episodio ha causato una forte reazione nel mondo del volontariato: se – a fronte dello svolgimento di un’opera di volontariato – si corrono dei rischi di natura economica ed addirittura penale è chiaro che molti volontari potrebbero ritirare la loro disponibilità.Se da un lato è giusto chiedere che gli interventi della protezione civile avvengano in sicurezza, dall’altro non possiamo imporre sulla testa dei sindaci e dei coordinatori una spada di Damocle così pesante visto che non parliamo di un rapporto di lavoro strutturato e soprattutto considerando che si tratta di un lavoro che spesso e volentieri si svolge in condizioni di emergenza o comunque in situazioni precarie. Credo quindi che sia necessario un

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emendamento che esoneri Sindaci e Coordinatori della Protezione Civile dall’adempimento del decreto legislativo 81 del 2008 in tema di salute e sicurezza sul posto del lavoro, escludendo quindi le conseguenti responsabilità per i volontari della protezione civile ed i loro coordinatori ma anche per i sindaci. Naturalmente questo non significa che ci sia un allentamento sul tema della sicurezza che resta centrale conclude Venturini - ma che va stimolata ed assicurata potenziando i corsi di formazione e facilitando il collegamento tra uffici pubblici e volontari ma non certamente individuando eccessive responsabilità civili e penali in capo a chi, con passione, si dedica ad aiutare la propria comunità”.

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appassionante viaggio attraverso il mondo del pallone nella nostra regione. In onda tutte le mattine dalle 9:30 e il sabato dalle 9:38. Solo su Radio Veneto24. A cura di Stefano Edel

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Regione

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Il bilancio. Numerosi gli interventi a sostegno del tessuto associativo, sportivo e del volontariato veneto

Aspiag Service Despar: un 2023 di progetti per il Veneto! U

n bilancio più che positivo degli interventi effettuati a sostegno del tessuto associativo, sportivo e del volontariato del Veneto, con molte iniziative che sono riuscite a coinvolgere appieno la clientela Despar in regione, permettendo fra l’altro di poter includere attivamente anche nuovi soggetti del privato sociale. Questa la valutazione, ormai in chiusura di questo 2023, che permette ad Aspiag Service, concessionaria del marchio Despar per il Triveneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, di potersi ritenere soddisfatta dei progetti avviati e conclusi nell’anno in favore del territorio veneto, dove partecipa attivamente alla vita delle comunità locali. Fra i progetti di sostegno alle realtà sportive locali va segnalata la nuova partnership siglata dal marchio dell’Abete con l’Associazione Sportiva Dilettantistica Fenice Veneziamestre C5, primaria realtà del futsal regionale e nazionale nata nel 2007, la cui prima squadra milita nel campionato nazionale Serie A2 Elite. Una società sportiva che aggrega oggi nel veneziano circa 400 atleti a partire dall’età di cinque anni e che si distingue per la capacità di saper coniugare, nella propria attività sportiva di

base, l’inclusione sociale, il coinvolgimento scolastico e l’educazione allo sport. Il 2023 ha poi visto crescere ancora l’impegno di Despar in favore del mondo del volontariato veneto, in particolar modo attraverso due iniziative di raccolta fondi, che hanno coinvolto migliaia di clienti: la prima per sostenere i progetti di cura dei disturbi del comportamento alimentare portati avanti dall’Associazione “Fenice ODV” di Portogruaro in provincia di Venezia e la seconda in favore dell’impegno della padovana Fondazione Ometto e del suo importante progetto wPiccolo Principe”, che da alcuni anni finanzia lo studio sugli arresti cardiaci e la morte improvvisa nei bambini e che mira a fare delle scuole del Veneto dei luoghi cardioprotetti, attraverso l’installazione di defibrillatori. Anche le donne sono state al centro non solo delle politiche di assunzione, di formazione e di valorizzazione di Aspiag Service, ma anche dei progetti legati ai loro diritti e al loro benessere, oltre a quelli di lotta alla violenza di genere, purtroppo sempre e più che mai di forte attualità. L’azienda anche per il 2023, attraverso l’iniziativa “Il mondo ha bisogno delle donne”, ha

IL PUNTO

di Giovanni Taliana Direttore Regionale Aspiag Service per il Veneto

Il nostro modo di pensare al Veneto

raccolto direttamente fondi indirizzati alla ricerca e la cura dell’endometriosi, che sono stati devoluti all’associazione no profit ISSA School (International School of Surgical Anatomy), istituita per volere dei vertici del Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’IRCSS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella (VR). Aspiag Service Despar ha poi proseguito la sua personale battaglia contro lo spreco alimentare, riuscendo a unire il valore della sostenibilità ambientale a quello dell’aiuto alle per-

sone che maggiormente si trovano in situazione di difficoltà, permettendo la preparazione di centinaia di migliaia di pasti destinati ai bisognosi. Mai dimenticando comunque la propria dedizione, ormai quasi ventennale, al programma “Le Buone Abitudini”, che promuove l’educazione alla sana alimentazione e ai corretti stili di vita nelle scuole primarie di primo grado dei territori di riferimento. Un progetto da quest’anno ulteriormente rafforzato e allargato a nuovi partner istituzionali, per garantirne un maggiore sviluppo e una più capillare diffusione.

Supportare la scuola, i ragazzi, la parità di genere, la ricerca, lo sport e il privato sociale sono da sempre il nostro modo di far parte del Veneto e delle sue diverse comunità, che hanno peculiari esigenze e dove sono attivi molti soggetti in prima linea sulle più svariate e importanti battaglie sociali. Siamo passati negli anni da attivi osservatori e solidi sostenitori di molte iniziative di promozione sociale, a veri partner di percorso del mondo del volontariato e di quello sportivo in questa regione, allargando sempre più l’attenzione prima e il coinvolgimento poi dei diversi attori pubblici e privati sul territorio ed estendendo contemporaneamente il consenso e la partecipazione della nostra solidale clientela, che si è dimostrata sempre più coinvolta in questi programmi. Per Aspiag Service non si tratta più di dimostrare di essere parte attiva dei luoghi che la ospitano, ma di trovare ulteriori spunti e migliori idee per rafforzare e alimentare indissolubilmente questo legame. Continuando anche il prossimo anno a innovare e qualificare sempre più il nostro ruolo di sostenitore e sviluppatore sostenibile e inclusivo del Veneto.

L’IMPEGNO DI DESPAR VERSO L’INCLUSIONE SOCIALE E LA VALORIZZAZIONE DELLA DIVERSITA’: IL PROGETTO IDEM DELLA COOPERATIVA VITE VERE DOWN DADI Anche per questo anno Aspiag Service-Despar ha portato avanti il suo impegno verso l’inclusione lavorativa e la valorizzazione della diversità collaborando con la Cooperativa Vite Vere Down Dadi, impegnata nell’accompagnare ragazzi con la sindrome di Down a costruire un progetto di vita il più possibile autonomo, sia dal punto di vista occupazionale, che abitativo e affettivo – relazionale. La collaborazione è nata nel 2020, quando la concessionaria del marchio Despar ha scelto di sostenere il progetto “iDem” della Cooperativa. Grazie a questo progetto, che ad oggi vede ben cinque ragazzi, l’azienda, insieme alla

cooperativa, è riuscita ad accompagnare giovani con Disabilità Intellettiva all’inserimento lavorativo, sostenendoli nella produzione e nella vendita di speciali shopper in cotone decorate a mano dagli stessi ragazzi. Nel tempo sono poi stati realizzati diversi progetti che hanno visto la collaborazione tra la Cooperativa e Aspiag Service – Despar, svolti con il fine di sensibilizzare le persone a comprendere quanto sia necessario che la disabilità esca dalla sfera ristretta di coloro che ne sono coinvolti, per trovare invece spazio nei luoghi della vita quotidiana affinché anche le persone con disabilità possano vivere sempre più una vita vera.


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DICEMBRE2023 2023 DICEMBRE

Salute Antibiotico-resistenza Una dura lotta contro l’uso improprio dei farmaci

A

Antibiotici: usare con prudenza

ntibiotico-resistenza: dal 18 al 24 novembre, un’intera settima mondiale è stata dedicata a far crescere la consapevolezza sull’importanza dell’uso prudente degli antibiotici e degli antimicrobici, in generale. Un uso improprio, infatti, contribuisce a rendere i batteri resistenti ai successivi trattamenti. Oltre agli antibiotici, fanno parte dei farmaci antimicrobici anche antivirali, antifungini e antiprotozoari. La resistenza a questi farmaci è la capacità dei germi patogeni di sopravvivere e moltiplicarsi anche in presenza di sostanze antimicrobiche usate per combatterli. Quando sono esposti a questi farmaci, molti germi (batteri, virus, funghi) sono infatti in grado di sviluppare meccanismi di resistenza che possono diffondersi rapidamente ed essere trasmessi anche ad altri germi di specie diverse. La conseguenza di tale fenomeno è lo sviluppo di popolazioni di batteri, virus, funghi e protozoi che non vengono uccisi dai farmaci a nostra disposizione e che quindi possono causare infezioni incurabili o persino mortali. Prosegue alla pag. seguente

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Eliminazione della violenza contro le donne, gli allestimenti delle ulss venete

I NOMI, I VOLTI E LE STORIE DEL FEMMINICIDIO… NON SOLO NUMERI Scarpette rosse, i nomi di alcune delle vittime e frasi rappresentative. Gli allestimenti dell’Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Treviso dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, quello di Padova dell’Ulss 6 Euganea, o le iniziative dell’Ulss 3 Serenissima: un piccolo spazio per un grande significato

Antibiotico-resistenza

Una dura lotta contro l’uso improprio dei farmaci La diffusione delle resistenze agli antimicrobici è favorita da un loro uso eccessivo e inappropriato, sia in medicina umana sia in ambito veterinario. Negli ultimi anni questo problema è divenuto un’emergenza di sanità pubblica, che determina un aumento della spesa sanitaria, l’allungamento dei tempi di degenza, fallimenti terapeutici e soprattutto un aumento della mortalità. I dati raccolti dalla sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza AR-ISS e dalla sorveglianza nazionale delle batteriemie da enterobatteri produttori di carbapenemasi (che rientrano tra i batteri sorvegliati perché il loro sviluppo di resistenza agli antibiotici costituisce una minaccia reale o potenziale per la salute pubblica), coordinate dall’ISS, e recentemente pubblicate su EpiCentro, hanno evidenziato che nel 2018 in Italia le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono più alte rispetto alla media europea anche se, in generale, si è osservato un trend in calo rispetto agli anni precedenti. La ricerca scientifica volta a individuare nuovi farmaci non riesce a tenere il passo con la capacità dei microrganismi di sviluppare nuove forme di resistenza. Per arginare il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza è necessario e urgente agire alla radice del problema, attraverso un uso più prudente e oculato degli antimicrobici. Solo così si può preservare l’efficacia di questi farmaci, risorsa preziosa che negli ultimi decenni ha salvato tante vite umane. Si tratta di una vera e propria la lotta contro l’antimicrobico-resistenza, che presuppone anche da parte di ciascuno un comportamento corretto nella gestione di questi farmaci. È fondamentale usarli solo quando strettamente necessari, seguendo le indicazioni del medico. Gli antibiotici non sono efficaci contro malattie virali comuni come il raffreddore e l’influenza: in questi casi l’assunzione di antibiotici è non solo inutile ma anche dannosa, perché favorisce lo sviluppo di batteri resistenti e altera l’equilibrio della flora batterica intestinale. Ecco, dunque, le azioni concrete che ciascuno di noi può adottare: assumere antibiotici solo se prescritti dal proprio medico di fiducia, rispettare scrupolosamente le modalità e le tempistiche di assunzione indicate dal medico (non saltare le dosi e non sospendere la terapia anticipatamente, anche se ci si sente meglio); non assumere di propria iniziativa antibiotici avanzati da terapie precedenti; in caso di malattie come il raffreddore e l’influenza, avere cura di sé, stare a riposo e al caldo e assumere molti liquidi; chiedere consiglio al medico o al farmacista sui farmaci utili per lenire i sintomi come febbre, mal di gola, naso chiuso, dolori muscolari; non assumere antibiotici a meno che non siano stati prescritti dal medico. E’ bene tener presente inoltre che è possibile prevenire le infezioni anche tramite la vaccinazione contro le malattie infettive. E ricordiamoci di smaltire gli antibiotici non utilizzati secondo le modalità previste (eventualmente chiedendo al farmacista indicazioni al riguardo). (fonte: Regione Veneto)

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Sport

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La vicenda curiosa. Una trasferta a Terni ai tempi del Real Vicenza diventò un’avventura per il giovane cronista di sport

Rimasi senza benzina per seguire Pablito “Ho rischiato un pestaggio, ho dovuto abbandonare l’auto in autostrada, ho raggiunto a piedi un taxi, ma a Fiumicino l’imbarco del volo era chiuso. Per fortuna il Vicenza aveva vinto”

H

o girato tanta Italia e una buona fetta d’Europa per raccontare molte pagine di sport in salsa berica. Una passione coltivata da ragazzino che poi fortuna ha voluto si trasformasse nell’amata professione. Sono entrato al Giornale di Vicenza che avevo da poco superato il traguardo dei 22 anni. Da quell’ottobre 1972 avrei trascorso qualcosa come 38 anni a raccontare un po’ di tutto ciò che accadeva in città, con ampie divagazioni sportive. Dire che ne ho viste di tutti i colori può sembrare eccessivo e probabilmente lo è, di sicuro mi è toccato di vivere situazioni strane, buffe, singolari o semplicemente imbarazzanti. Ve ne regalo un piccolo campionario, sperando di non annoiarvi troppo. Doveva essere un lungo week end soprattutto festoso che si sarebbe concluso con una botta di lavoro domenicale per dar conto della partita del Vicenza in quel di Terni. Erano gli anni d’oro del Vicenza di Paolo Rossi e compagnia bella, stagione di grazia 1976-77 con Gibì Fabbri a guidare il magnifico gruppo. Riassumendo: partenza il giovedì mattina dalla residenza veronese di Giussy Farina, destinazione la tenuta Valmora nei pressi di Follonica di proprietà anch’essa del presidente biancorosso. Con noi anche Maran, uno dei non pochi consiglieri biancorossi di quei tempi, piccolo di statura ma con una carica di simpatia non comune, gran giocatore di carte, zero soggezione nei confronti del

“principale”. Si era a fine novembre del 1976, io ero nuovo a esperienze del genere ed ero in qualche modo fiero del ruolo che andavo a coprire. Dopo un paio di notti trascorse in Toscana, il sabato mattina trasferta a Roma, dove Farina aveva una serie di incontri istituzionali di matrice calcistica e poi trasferimento a Terni per la partita della domenica. Viaggio con un’auto a noleggio, con cui avrei poi raggiunto l’aeroporto di Fiumicino perché il resto del nostro sparuto gruppo si sarebbe imbarcato col pullman della squadra. Ed è nel tardo pomeriggio di quella domenica, prendendo possesso in beata (!) solitudine della vettura che sarebbero cominciati i miei guai. Ora il serbatoio segnava rosso (dovevo immaginarlo, conoscendo il buon Giussy…) per cui c’era bisogno di alimentarlo per percorrere i chilometri verso l’aeroporto. Dopo un rapido consulto tra me e me decisi di investire 5 mila lire, sperando di farmeli bastare. Calcolo erratissimo, perché non tardai a rendermi conto che benzina ne serviva ancora. Cominciava a fare buio, uno dei distributori sul grande raccordo anulare non era in funzione e a questo punto mi vidi costretto a fare conoscenza con uno sconosciuto paesotto laziale a caccia di un benzinaio di turno. Alle prese con un crescente affanno, trovai anche il tempo di mandare a quel paese una vettura che mi seguiva col risultato di indispettire il conducente che mi obbligò a fer-

Il giovane Paolo Rossi in maglia biancorossa con l’allenatore G. B. Fabbri. L’allora giovane cronista Andrea Libondi, che firma questo articolo, fu uno dei primi a incontrare a Vicenza il campione, con cui strinse un’amicizia personale oltre che un legame professionale. Sarà un altro grande giornalista, Giorgio Lago, a creare nel 1978 ai mondiali di Argentina il soprannome “Pablito”

marmi per un chiarimento dal sospetto di resa dei conti. Io, che sono tutto fuorchè litigioso, scesi provando a spiegarmi che stavo semplicemente cercando un benzinaio e se mi potevano aiutare in questa ricerca. Niente da fare, forse il mio aspetto minaccioso (!) li convinse che era il caso di lasciar perdere e se ne andarono, lasciandomi con i miei problemi. Tornai sul raccordo affidandomi a san… benzina, che invece mi tradì lasciandomi in corsia di emergenza in prossimità di un’uscita. Trovai in qualche modo un bar per chiamare un taxi con cui avrei raggiunto Fiumicino. Tutto a posto? Certo che no, perché l’aereo per Venezia era in pista ed i passeggeri erano già

a bordo. Tutti tranne me. Credo di essermi messo a piangere per elemosinare l’imbarco, raccontando i miei problemi. Insomma, fui convincente. Ma erano ormai le 20, a bordo non potevo usare la macchina da scrivere e quindi potevo soltanto impostare a mente cronaca, commento, pagelle e interviste. Dimenticavo: una volta a Venezia, prima di fiondarmi col fido Guido Ferraguti (che mi aspettava) verso Vicenza, mi presentai all’autonoleggio consegnando le chiavi della vettura. “Dove l’ha lasciata?” la domanda ovvia. Con annessa risposta a dir poco imbarazzata: “Dalle parti di Roma, non mi chieda di più”. E tanti saluti. In redazione a Vicenza sarò

arrivato non prima delle 23, con tutto il lavoro da sbrigare, che era una montagna. Non ricordo a che ora ho riempito la pagina, per fortuna erano tempi in cui la rotativa poteva aspettare, magari con qualche (legittima) imprecazione di tipografi e altri addetti ai lavori. Di sicuro è un piccolo grande miracolo che il mio cuore di ventiseienne abbia retto allo stress. Ma credo che quel pomeriggio a dir poco tribolato mi sia costato qualche mese di vita. Ma l’importante che sia qui a raccontarlo. A proposito: il Vicenza da Terni tornò vincitore (3-2), fortunata tappa di quel percorso che avrebbe regalato il ritorno nel calcio dei grandi. Andrea Libondi

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Gastronomia Imprese & Imprenditori

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I piatti dell’autunno. Esploriamo qualche creazione di questo periodo dei cuochi vicentini: propongono idee interessanti

Stagione di zucca, tartufo, castagne e zuppa “La Marescialla” di Montebello condisce con la zucca gli gnocchi con la fioretta; propone anche un ottimo tartufo bianco. “Comfort food” di Vicenza si segnala per le fettuccine di farina di castagne con funghi e zucca. Il “Molin vecio” di Caldogno di Sergio e Ilaria Boschetto (con Igor in cucina) propone la zuppa “Cinciamenai” e il risotto con i fichi

C

ome la primavera, anche l’autunno è ricco di proposte gastronomiche ed è facile intuire perché: le stagioni di mezzo sono quelle che possono contare su maggiori ingredienti, da un lato perché sbocciano con il bel tempo, cioè con la primavera, dall’altro perché in autunno arrivano a maturazione anche i frutti tardivi o si preparavano le scorte per l’inverno. Di qui, per esempio, l’utilizzo del ma-

iale che conosceva il suo sacrificio a novembre in vista della resurrezione in tavola, oppure l’oca, retaggio della caccia di migrazione e della capacità di conservare le sue carni, tipiche della cultura ebraica. Tra le proposte autunnali, interessanti sono quelle del “Molin vecio” di Caldogno, di cui è al timone Sergio Boschetto da quarant’anni. Nel locale lavorano anche la moglie e i figli Igor e

Ilaria. Un piatto che merita una citazione è la zuppa “cinciamenai”, frutto delle ricerche di Terenzio Sartore: il nome è onomatopeico, richiama il cucchiaio che mescola. La zuppa, di suo, è fatta con verze e un nonnulla di carni, in questo caso il tastasale, e rientra in quella categoria del “comfort food” che riscalda e riempie. Tra le specialità di stagione, da sottolineare il risotto ai fichi neri. Una delizia.

A proposito, Antonio Donnagemma ha chiamato proprio così il locale che ha aperto in corso San Felice con Anna Laurenza. “Comfort food” è anche il titolo di un libro di Jamie Oliver che si ispira a questo concetto di piatti rassicuranti, quelli che Andy Warhol celebrò con la sua celebre opera sulla minestra Campbell. In questa stagione, Donnagemma propone le fettuccine, pezzo forte del locale perché sono naturalmente tirate a mano e squisite, però confezionate con farina di castagne e non di grano. Il condimento è a base di funghi e zucca. Da segnalare che nel locale entro poche settimane le fettuccine, questa volta di grano, saranno disponibili con i piselli freschi, che arrivano a Vicenza già ai primi

dicembre dalla Campania dove sono coltivati nelle serre. Locale storico è “La Marescialla” a Montebello, dove da 26 anni è alla guida Francesco Bertola, simpatia abbinata a indubbie capacità. Nel locale lavora anche la moglie e dà una mano la mamma Mariella. In questo periodo, il cuoco propone un ottimo tartufo bianco – da gustare assolutamente con l’uovo al tegamino – e soprattutto gli gnocchi alla fioretta, che sono prodotti con farina e la ricotta appena affiorata, chiamata appunto “fiore” o fioretta e molto apprezzata nell’alta Valle dell’Agno. Il condimento è ad hoc con la stagione, perché si tratta di una fonduta di zucca. Molto interessante. Antonio Di Lorenzo

Antonio Donnagemma del “Comfort food” e le sue fettuccine. Francesco Bertola de “La Marescialla” con la mamma Mariella: autori degli gnocchi e dell’uovo al tartufo. Sergio Boschetto e la figlia Ilaria del “Molin vecio” propongono la zuppa e il risotto


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Arriva il 2024

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L’iniziativa. È il 44esimo che sforna l’umorista vicentino dal 1986: quest’anno è dedicato a “Vecchi e nuovi eroi”

Il calendario con 56 caricature di Scotolati Ci sono anche 120 pensieri e riflessioni del Nostro, assieme alle citazioni surreali di 140 altri personaggi più o meno noti a Vicenza. E invita: “Sentitevi bambini, scherzate”

È

disponibile il nuovo calendario di Scotolati, all’anagrafe Gabriele Padoan, d’età impossibile da definire. Fate voi. Dal 1986 produce questi misuratori del tempo che lui interpreta a modo suo. Il calendario di quest’anno è il 44esimo, perché Gabriele è capace di produrre anche due calendari in un anno, così come non rispetta la scansione dei mesi: nel suo mondo, infatti, i mesi possono essere dodici, ma anche tredici o quattordici. Quest’anno il calendario è dedicato ai “Vecchi e nuovi eroi”, un’antologia di caricature di personaggi famosi in città: “Da Mariano Galla (disegnato nel 1983) e Antonio Corazzin (1985) a Francesco Rucco e Giacomino Possamai (2023), compresi tutti gli altri, raffigurati negli anni di mezzo, ho qui raccolto e colorato, dopo d’averli nel tempo abbondantemente ma bonariamente, orgogliosamente ma umilmente, rispettosamente ma derisoriamente, canzonati in libertà. E nessun se l’è mai presa, compreso quel Pino Rossi, ex sindaco di Gallio, cui ho dedicato (nel 2010), ben 12 testate di false notizie qui ripresentate e mai così

tanto l’ex orsosindaco si autorallegrò”. Non ci sono soltanto i disegni, per cui il Nostro è famoso anche se lui di gran lunga preferisce i giochi di parole, tant’è vero che quest’anno riproduce 120 “Pensieri ameni” e “Massime e minime” nelle quali sono pure inseriti altri personaggi (più o meno) conosciuti di Vicenza. Eccone alcuni: “Sei tu mia o di Maria? Camisano non è Bastía”. “Scognamiglio ha il nome sottinteso, Giorgio Ceraso ha il naso in sovrappeso”. “Mimmo La Protesi la perde ballando il valzertango, Ludovica si sballa danzando con l’orango”. “Linozonino s’intuba nel grissino, mal che vada sarà la cena dell’Orso Dino”. Commenta il Nostro: “Chi siano Fregonia D’Alluce, Candelina Bertacche, Carlantonio Menescampi, Dindorio Fallico, Mimmo La Protesi, Mentorio La Bugia, Mandolin Della Frittura, Pompelmino Melarancia e gli altri 140 nomi compresi nelle rubriche ai piè dei mesi… io non lo so, chiedetelo ai vostri vicini, sentitevi bambini, addossatevi anche voi dei soprannomi birichini”.

La copertina del calendario di Scotolati: si riconoscono fra gli altri Mariano Galla, Antonio Corazzin, Achille Variati, Francesco Rucco e Giacomo Possamai

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Film e serie tv visti da vicino

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Trame, protagonisti e volti nuovi, anticipazioni e commenti

Rubrica a cura di

Il “Blocco” raddoppia e punta ai piani alti

Troppo alte le aspettative “The crown” regge a metà

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l “Blocco” raddoppia e punta ai piani alti. A Milano sono partite le riprese della seconda stagione di Blocco 181, serie Sky Original realizzata in in collaborazione col rapper Salmo. La seconda stagione partirà con un salto temporale. Quando Blocco 181 tornerà sugli schermi – presumibilmente non prima di fine 2024 -, il racconto partirà due anni dopo il finale della prima stagione. “Sentivamo la necessità di lasciar passare del tempo, rispetto agli eventi della stagione precedente. Ritroviamo Mahdi, Bea e Ludo in un momento molto diverso delle loro vite, ma sono tutti e tre incastrati in situazioni che a loro stanno strette,” ha anticipato Ciro Visco, nuovamente alla regia nonché produttore creativo della serie. Mahdi, Bea e Ludo di nuovo insieme. Abbiamo lasciato i tre protagonisti più divisi che mai, alla fine della prima stagione. Sarà un evento dirompente che li riporterà a unire le forze. La realtà del “Blocco” è molto diversa dopo che gli scontri tra bande hanno portato il trio di protagonisti – e il loro amore senza etichette – a intraprendere percorsi diversi. Da una parte c’è Bea (Laura Osma), divisa tra il suo ruolo di Segundera e la speranza di una vita normale, e dall’altra Mahdi (Andrea Dodero), che cerca in ogni modo di coprire il vuoto lasciato dalla morte del boss Nicola Rizzo. Quando tornerà in città Ludo (Alessandro Piavani), ferito e perso dopo un evento di cui si addossa le colpe, il trio sarà costretto a fare i conti con quel legame che per tanto tempo hanno cercato di sopprimere. La verità è che insieme sono più forti: così tra vecchi amici e nemici, l’avventura è senza esclusione di colpi. Rivedremo Alessandro Tedeschi nei panni di Lorenzo: il dealer assumerà un atteggiamento più spirituale nella seconda stagione, pur continuando a inseguire il profitto a qualunque costo. Largo alla Kasba. Se i primi otto episodi hanno introdotto i tre protagonisti e i rispettivi mondi – la Misa di Bea, il Blocco di Madhi e la Milano altolocata di Ludo - la seconda stagione espande il racconto con un nuovo microcosmo: quello della Kasba, una realtà giovane e caotica come la musica che produce, fra trap, drill e techno. Grazie a un lungo lavoro di street casting e di reclutamento sui social per trovare i volti dei giovanissimi membri della Kasba, “Blocco 181” continuerà a esplorare le soggettività meno rappresentate sullo schermo, non a caso l serie è stata nominata ai Diversity Media Awards di quest’anno nella categoria delle migliori serie italiane.

Paolo Di Lorenzo

Non è la serie ad essere (s)caduta in basso, siamo noi che le affidiamo il compito di riconciliarci con i nostri ricordi

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l problema della sesta stagione di “The Crown” siamo noi, come il più codardo dei pretesti per mollare una persona. I primi quattro episodi, in streaming Netflix, rappresentano una sorta di altare votivo al personaggio di Diana, interpretato notevolmente da Elizabeth Debicki. Trasformata in una madonna stilnovistica da Peter Morgan - impegnata a schivare i continui presagi della sua imminente morte, oltre alle mine antiuomo, Diana è il punto focale della prima parte della stagione 6, i cui restanti episodi, quelli che raccontano il “dopo”, arrivano il 14 dicembre. The Crown ha sempre giocato - con risultati ambivalenti, a onor del vero - a titillare il voyeurismo del pubblico perdendosi a raccontare le follie del protocollo reale, ammiccando a uno stile sontuoso e quasi documentaristico. Questa capacità di alternare prestigio e soap ha funzionato bene nelle prime due stagioni. Con l’avvicinarsi alla contemporaneità, il gioco è diventato più difficile da reggere. Eppure chi guarda “The Crown”, specialmente chi ha iniziato dalla quarta stagione in poi, ha aspettato proprio questo momento per scoprire come la serie avrebbe gestito la morte di Diana. Se Peter Morgan sia riuscito, o meno, a mantenere la barra dritta è opinabile. Chi ama il camp gioirà per le (numerose) licenze poetiche, chi si aspetta “Super Quark” storcerà il naso. La verità è che la maggior parte di noi si ricorda bene il 31 agosto 1997, si ricorda quel funerale che ancora oggi detiene il record di diretta televisiva più vista nella storia. Oppure ha recuperato il film “The Queen”, scritto sempre da Morgan e dedicato ai giorni - quelli che hanno seguito la morte di Diana - in cui la corona inglese vacillò e fu costretta ad assecondare l’opinione pubblica. Le aspettative, per questa pagina di vita dei Windsor, erano insormontabili. Un conto era quando la serie discettava di Churchill, tutt’altra cosa è dover rendere giustizia alla principessa dei cuori. In sostanza, secondo chi scrive non è “The Crown” a essere (s)caduta in basso, siamo noi che attribuiamo alla fiction il compito di rinconciliarci con la nostra storia recente.


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21 novembre 2023 - 7 gennaio 2024

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Venezia, Piazza San Marco

Piste di pattinaggio su ghiaccio a Venezia (campo San Polo), Mestre (piazza Ferretto) e Marghera (piazza Mercato). Concerti, spettacoli, animazione itinerante, mostre, teatri. Scopri tutto il programma su: www.veneziaunica.it www.comune.venezia.it #NataleVenezia #lecittainfesta

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Mestre, Piazza Ferretto


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