Le miniere romane di lapis specularis de Spagna: una risorsa monumentale e ambientale

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Le miniere romane di lapis specularis di Spagna: una risorsa monumentale e ambientale in un paesaggio di cristallo


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María José Bernárdez Gómez · Juan Carlos Guisado di Monti [Direttori del progetto di ricerca “Centomila passi attorno a Segóbriga” del Museo Storico Minerario Filippo di Borbone e Grecia. ETSIM di Madrid] Traduzione di Isabel Longhi-Bracaglia

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a più di vent’anni si sta investendo economicamente e lavorando per la valorizzazione delle cave di lapis specularis di Spagna e dei giacimenti archeologici annessi. La storica estrazione di epoca romana del lapis specularis o gesso-speculare (noto anche per l’importanza che rivestì in epoca romana come “cristallo di Spagna”), dopo lo sfruttamento dei territori interessati dalle antiche lavorazioni minerarie, lasciò un’importante eredità economica e culturale. L’estrazione romana del lapis specularis si sviluppò tra i secoli I e II d.C. in due zone di quella che in epoca romana fu la provincia di Spagna Citerior, corrispondente alle attuali regioni spagnole di Castilla-La Mancha e Andalucía. Le due aree storico-minerarie sono distanti tra loro centinaia di chilometri e, nonostante conservino in buono stato i resti archeologici del passato, con gallerie, pozzi, strade e vari elementi comuni all’attività estrattiva che ebbe luogo 2.000 anni fa, sono anche molto diverse per ciò che concerne l’ambito territoriale e ambientale nel quale sono situate. Così nell’attuale regione di Castilla-La Mancha, nelle province di Cuenca e Toledo, note anche come terre di Don Quijote de la Mancha, si trova una di queste aree storico-minerarie risalente al tempo in cui si estraeva dalle miniere romane, in quella che era la principale e maggiore zona di sfruttamento, del vetro di gesso dell’Impero e dalle quali si estraevano i cristalli più grandi e di miglior qualità dell’epoca (secondo la testimonianza del naturalista Plinio il Vecchio). Questo minerale, una volta estratto dalle viscere della terra, grazie alla sua facilità di lavorazione diventò, per la sua trasparenza, un materiale ideale per favorire l’illuminazione naturale nelle case e nei grandi palazzi pubblici dell’epoca. Fu, quindi, una preziosa risorsa

L’archeologa Maria Josè Bernardez Gomez osserva un grande cristallo di gesso speculare in una delle miniere romane di lapis specularis di Castilla - La Mancha - Spagna (foto Piero Lucci).

ABSTRACT In Spain, the extraction of lapis specularis, developed between the I and the II century A.D. in two areas where in the Roman age there was the province Spain Citerior, corresponding to the current regions of Castilla - La Mancha and Andalucía. The authors, María José Bernárdez Gómez and Juan Carlos Guisado di Monti, tell about how Spain is investing economic resources for over twenty years in these two regions, to study, protect and enhance the Roman quarries of lapis specularis and the annexed archaeological and natural sites. The aim is to promote the natural and historical heritage of these regions, to develop a sustainable tourism, respectful of a unique environment in Europe.


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architettonica, sia nella fabbricazione di finestre, che nell’applicazione a tutti gli spazi degli edifici che potevano contribuire a far entrare la luce naturale, proprio per le sue spiccate proprietà di rifrazione della luce e per la sua nitida trasparenza. Le cave di lapis specularis di Castilla-La Mancha si trovano nella zona centrale della Penisola Iberica, una regione caratterizzata da un clima continentale con rigidi inverni e torride estati, condizioni climatiche tipiche della dura terra castellana. La zona mineraria occupa una grande estensione, “centomila passi romani”, secondo la testimonianza di Plinio il Vecchio, attorno all’antica città di Segóbriga, una lunghezza, tradotta in misure attuali, di circa 150 chilometri, che corrisponde perfettamente a quella documentata dalla ricerca sulle cave romane di lapis specularis nelle attuali province di Cuenca e Toledo. In questo spazio si localizza un reticolo archeologico molto caratteristico del distretto minerario, dove città, villaggi, strade e altre infrastrutture, assieme alle stesse miniere di cristalli di gesso, sono diventate un’importante risorsa culturale e turistica, con giacimenti come la già menzionata città ispano-romana di Segóbriga (oggi parco archeologico regionale), che ospita più di 50.000 visitatori all’anno, grazie all’interesse suscitato dai suoi monumentali resti archeologici. Attualmente, sono turisticamente visitabili anche alcune miniere romane di lapis specularis che sono state adattate per l’accesso del pubblico: “La Mora Encantada” (Torrejoncillo del Rey), “Las Cuevas de Sanabria” (Saceda del Río, Huete) e “Pozolacueva” (Torralba), tutte nella provincia di Cuenca. Nella stessa zona, c’è un progetto già in essere per aprire al pubblico la miniera “La Condenada”, nel comune di Osa della Vega, dove ha sede il Centro studi e interpretazione dell’attività estrattiva romana del lapis specularis, tuttavia ancora in

Mappa delle provincie romane di Hispania nel secolo I d.C., con le due zone minerarie de lapis Specularis nella provincia di ‘Hispania Citerior Tarraconensis’ Cristallo di gesso nella grotta di Castilla di La Mancha - Spagna (foto Ivano Fabbri).


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costruzione. In questo territorio si dipana la così detta Strada del Cristallo di Spagna, che mette in rete il distretto minerario, con un percorso accuratamente segnalato per escursionismo a piedi e cicloturismo di più di 160 chilometri ,che si estende dall’antica città ispano-romana e giacimento archeologico di Ercávica, nel municipio di Cañaveruelas, fino al ponte romano di San Clemente, sempre in territorio di Cuenca. L’itinerario omologato come “strada di lunga distanza” e ufficialmente denominato come GR-163 nella classificazione europea, attraversa diversi villaggi della zona, accanto ai luoghi archeologici e minerari e tra elementi etnografici più recenti e tipici della ruralità, quali le capanne di pastori, ovili, alveari e altre costruzioni di uso tradizionale, che favoriscono lo sviluppo del turismo rurale e culturale in uno scenario naturale imparagonabile per il suo paesaggio di cristallo. Nonostante il maggior valore attrattivo sia costituito dal patrimonio archeologico e geologico (soprattutto per gli splendidi cristalli del gesso) della grande zona mineraria di Castilla-La Mancha, il patrimonio ambientale ed ecologico della regione è altrettanto interessante e importante, date le caratteristiche dell’ambiente naturale dove si sviluppa e potrebbe potenzialmente rappresentare un ulteriore grande richiamo per attivare e dinamizzare l’ecoturismo. La zona mineraria di Castilla-La Mancha si localizza in una vasta area gessosa che determina e condiziona tanto il paesaggio, quanto la fauna e la flora del posto. Si tratta di un paesaggio di grande impatto e intensità, definito dai processi naturali, ma soprattutto antropici, Formazione di abete di gesso nel Paraje Natu- quali furono all’epoca romana l’estrazione del lapis specularis, che ral del Karst de Yesos de Sorbas, in Almería arrivò a incidere così profondamente sul territorio, che possiamo par(Andalucía). lare di un vero paesaggio culturale, modellato dall’attività umana per

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lo sfruttamento delle risorse naturali. Il valore ecologico di questo territorio si può stimare anche in funzione dei vincoli cui è sottoposto, quali la rete Natura 2000 (SICSito di Importanza Comunitaria e ZPS-Zona di Protezione Speciale), indispensabile in una prospettiva futura di sviluppo e sostenibilità, per una zona che soffre il declino economico e lo spopolamento. Anche se a prima vista la zona non restituisce un’immagine attraente, essa conserva un ambiente naturale ricco di diversità biologica, grazie anche, in parte, a questa perdita di residenti e al mantenimento delle attività agropastorali tradizionali, che hanno un minore impatto antropico sulla natura. Attualmente, tra le aree protette dalla normativa ambientale della zona mineraria si trova la ‘Laguna del Hito’, nei municipi di Montalvo e Hito, dichiarata dall’Unesco Riserva della Biosfera della Mancha Húmeda, ZPS per la protezione degli uccelli e SIC, data la rilevanza delle zone paludose per la conservazione della biodiversità. Allo stesso modo e ancor di più in relazione al substrato gessoso, sono protette le “Steppe gessose della Alcarria conquense”, una zona arida di alto valore ecologico, con una vegetazione molto singolare, classificata come Sito di Importanza Comunitaria della rete Natura 2000, con una superficie di 11.000 ettari, suddivisa in tre nuclei e considerata uno dei migliori ecosistemi steppici su gesso di Europa. Queste terre dal clima estremo e scarsa vegetazione ospitano anche alcune delle piante più peculiari dell’interno della Spagna. Il substrato gessoso condiziona la sopravvivenza della maggior parte delle specie vegetali presenti, permettendo l’affermarsi di endemismi unici, che svolgono funzioni essenziali di protezione e consolidamento del suolo. L’altra zona spagnola dove troviamo lo sfruttamento minerario di grandi cristalli di lapis specularis è la Comunità Autonoma di Andalucía e, più precisamente, la provincia di Almería, nel sud est del paese, al margine del Mediterraneo. Restano ancora da studiare archeologicamente e da stabilire le dimensioni dei relitti delle antiche miniere

Miniere romane di lapis Specularis di ‘La Mudarra’ en Huete (Cuenca). Le antiche opere romane hanno modellato un panorama minerario ancora leggibili sul paesaggio odierno.

Mappa delle attuali regioni spagnole; in rosso le zona minerarie romane di lapis Specularis nelle provincie di Cuenca e Toledo, in CastillaLa Mancha, e di Almería, in Andalucía.


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romane di gesso che si trovano nei dintorni della baia di Almería, nella zona de Alquián, nella località di Sorbas e nei comuni almeriensi di Arboleas e di Cuevas di Almanzora. Il complesso minerario più importante di Almería è quello di Alquián, oggi amministrativamente dipendente della capitale almeriense. I suoi prodotti minerari si indirizzavano verso il mare, in particolare verso il Portus Magnum, uno degli antichi porti romani di Spagna, dal quale si distribuivano i gessi della zona per la loro commercializzazione attraverso il Mediterraneo. A Sorbas i giacimenti e le miniere che si possono osservare sono più piccoli, probabilmente a causa del al fatto che l’attuale cava di gesso di ‘Los Yesares’ (la seconda maggior cava di gesso del mondo e la più grande di Europa) distrusse le antiche miniere romane durante lo sfruttamento in età Moderna. Qualcosa di simile deve essere successo a Bologna, in Italia, alle sue antiche miniere romane di gesso, quasi tutte perse a causa dei lavori con le tecniche moderne di estrazione. Infine, collegate al trasporto di minerali verso il bacino del fiume Almanzora e connesse direttamente con l’antica città mineraria romana di Baria, si trovano le miniere di lapis specularis di Arboleas e di Cuevas di Almanzora. Le prime sono anche interessate da un progetto di adeguamento che ne permetta la fruizione turistica e i cui lavori sono già iniziati quest’anno, al fine di favorirne sia la valorizzazione e lo studio, sia una possibile destinazione culturale e turistica. Riguardo alle condizioni ambientali, la regione almeriense costituisce la zona più arida e con meno precipitazione d’Europa. Questo quadro climatico ne ha condizionato la morfologia in modo da offrire particolari e bei paesaggi, dove la vita, malgrado il deserto, si fa breccia con diversità botaniche e faunistiche, arrivando anche a generare differenti tipi di ecosistemi subdesertici. Se parliamo del valore ecologico nei dintorni delle cave romane di lapis specularis di Almería, guardando quelle di Alquián si distinguono la contigua Sierra di Alhamilla e il vicino Parco Naturale Marit-

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timo e Terrestre di Cabo de Gata-Nijar. Quest’ultimo è una delle aree naturali andaluse con il maggior numero di vincoli di protezione, tanto di carattere naturale quanto culturale, in relazione alla sua ricchezza geologica, ecologica, storica, paesaggistica e antropologica. Nonostante questo, per il momento Alquián non gode di nessun tipo di protezione che ne garantisca la conservazione, con il conseguente rischio e minaccia di possibili alterazioni o distruzione, dato che si trova nelle immediate vicinanze della moderna cava di gesso di ‘El Cigarrón’, appartenente alla azienda mineraria Placo Saint Gobain. Il complesso minerario di lapis specularis di Sorbas si situa nel noto ‘Paraje Natural de Karst de Yesos de Sorbas’. Si tratta di uno spazio naturale protetto che, oltre alle miniere di lapis specularis, ha più di mille cavità carsiche naturali, in maggioranza tra loro collegate, e presenta un universo di formazioni di cristalli con stalattiti, colonne e speleotemi di grande interesse didattico e scientifico. Il suo valoL’archeologo Juan Carlos Guisadeo di Monti nei pressi di un pannello informativo della “Ruta del Cristal” di Spagna (GR -163). Percorso di lunga distanza che attraversa la zona mineraria del lapis specularis nell’attuale regione di Castilla La Mancha.

Recupero cristalli dal pozzo.


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re speleologico lo ha trasformato in uno degli esempi più importanti del mondo per il carsismo nei gessi e in uno dei gioielli geologici del pianeta. Il paesaggio desolante che apparentemente caratterizza la superficie carsica di Sorbas con le sue rocce di gesso, in realtà nasconde una straordinaria ricchezza genetica vegetale, prodotta dall’adattamento delle piante ivi presenti alle dure condizioni imposte dall’ambiente. Studi recenti di ricerca hanno stabilito che le piante, oltre che i nutrienti, possono arrivare ad estrarre acqua dalla struttura cristallina del gesso durante i periodi di siccità, tanto da assicurarsi la sopravvivenza. Queste scoperte possono sviluppare tecniche di impiego da Esemplare di Tortuga Mora (Testudo graeca), utilizzare nella riforestazione e potenziamento delle coltivazioni delle specie protetta e in grave pericolo di estinziozone aride e semidesertiche, grazie alla capacità del gesso di potersi ne abituata ad habitat aridi o semiaridi, con poca pioggia e ambienti tipicamente mediter- idratare e disidratare. In questo modo, determinate piante con radici ranei come il levante almeriense. poco profonde arrivano anche ad approvvigionarsi fino al 90% delle proprie necessità di liquidi durante il periodo estivo in questi ambienti estremi. Il panorama dei complessi minerari di lapis specularis di Arboleas e Cuevas de Almanzora, nella zona settentrionale di Almería, vicini al bacino del fiume Almanzora, offre uno spazio disabitato e subdesertico. Le miniere di Arboleas si localizzano ai piedi del Cerro de Limaria, nel villaggio dei Higuerales, mentre le Cuevas di Almanzora si situano nella Sierra di Almagro, un sistema montagnoso della Coordillera Bética ambientalmente protetto e parzialmente designato come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) della rete Natura 2000, Le popolazioni di chirotteri delle cave di lapis Specularis hanno trovato in queste dove l’attività mineraria dal passato e più recentemente durante i semine romani un habitat ideale come rifugio coli XIX e XX, come nella vicina Sierra di Almagrera, è stata parte per superare gli inverni. Nell’immagine un pipistrello in una delle miniere che riposa in dell’identità e della cultura dei popoli di questo territorio. Speriamo un lucernario di epoca romana. che la valorizzazione di questi spazi e il possibile sviluppo turistico del loro patrimonio minerario siano, insieme alle loro bellezze naturali, il motore di un futuro sostenibile per queste terre.

Narciso di Sorbas (Narcisus tortifolius) uno degli endemismi vegetali del Paraje Natural del Karst de Yesos de Sorbas.

La Laguna de Hito, en Cuenca, è l’area umida preferita dalla Gru comune (Grus grus) nelle miniere di lapis Specularis; nella regione sono state censiti più di 40.000 individui nel 2016. La laguna è un’area umida di grande importanza ornitologica nella provincia di Cuenca, in Castilla-La Mancha.

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