Flos Stories issue number two - IT

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Seconda edizione: Cambiamenti — persone, luoghi e oggetti scoprono una nuova normalità. Chiara di Mario Bellini, Casa La Scala di Vittoriano Viganò, la mostra Cambio di Formafantasma, Flauta di Patricia Urquiola, Mayday di Konstantin Grcic e Last Order di Michael Anastassiades: tutto è in un momento di transizione.





PROFILO

Chiara di Mario Bellini

Nel 1969, l’architetto italiano Mario Bellini ha presentato per la prima volta Chiara, una lampada da terra realizzata da un unico “foglio” piatto ripiegato su se stesso, come un lucido mantello di acciaio inossidabile. Cinquant’anni dopo il suo lancio, Flos riedita questo prodotto iconico in svariate dimensioni e finiture. Per l’occasione, il design curator di Flos Paolo Brambilla ha parlato con il leggendario architetto di ciò che ha ispirato Chiara e di come il design sia (o non sia) cambiato dagli anni ’60. Ritratti di Alessandro Furchino Capria. Pagine precedenti: dettagli della nuova lampada da tavolo Chiara.

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A sinistra: Mario Bellini oggi con la nuova lampada da tavolo Chiara.


PAOLO BRAMBILLA:

Parliamo di Chiara. Come è nata?

Chiara e tanti altri oggetti che lei ha realizzato sono diventati delle icone del design. Erano anni eroici ed era ancora tutto da inventare. In che modo il panorama del design moderno è diverso da allora? PAOLO BRAMBILLA:

MARIO BELLINI: Un giorno ero nel mio studio e mi è venuto in mente che si sarebbe potuto utilizzare la luce nel modo in cui si manifesta nel nostro ambiente e nel nostro paesaggio, mai diretta, ma spesso attraversata dalle nubi o riflessa dagli oggetti, dai muri e dalle superfici. Quindi anziché dire “disegniamo una lampada” mi sono detto “disegniamo un apparato che sia in grado di prendere la luce da una sorgente artificiale e rifletterla nell’ambiente con una certa intelligenza e grazia”. Domandarselo non è stato così complicato, ma poi viene il momento più difficile: che cosa fai in questi casi? Ho preso una forbice, un grande foglio di cartoncino e ho iniziato a tagliare qualche cosa che potesse diventare un cilindro con alla sommità un cappello più largo che, ricongiunto sul lato destro e sinistro, avrebbe potuto servire da riflettore della sorgente di luce ospitata nella base. E così è stato.

Oggi si parla tanto di design ed esiste l’espressione “casa di design”. Io mi domando, cosa vorrà mai dire avere una casa di design? Se “design” significa “progetto”, avere una casa progettata non ha molto significato. Dico spesso di aver quasi preconizzato che la parola “design” sarebbe diventata, anziché la semplice traduzione del termine “progetto”, la vera e propria indicazione di uno stile, come già avvenuto per la definizione di “art déco”. Nella parola design all’epoca era implicita un’affermazione. Ora si dice che l’era degli stili sia finita, che la forma segua la funzione, “form follows function”. Io non ci credo: la forma ha quasi sempre seguito la funzione (millenni fa non si poteva certo disegnare una sedia su cui non ci si poteva sedere) e la forma segue l’emozione, il significato, i valori. Anche una lampada come Chiara segue la funzione. Pensa a quanti altri modi si posso utilizzare per deflettere la luce e rimandarla in una certa direzione; però questo “personaggio”, diventato un’icona, non solo rimanda la luce che è all’interno della sua parte cilindrica, diffondendola con grazia su quello che la circonda, ma appaga anche lo sguardo grazie alla sua presenza. Chiara stessa riempie lo spazio, comunica entrando in sintonia con la nostra capacità emotiva di interpretare le cose. MARIO BELLINI:

La lampada si chiama Chiara, ma in realtà è un riferimento a tutt’altro.

PAOLO BRAMBILLA:

MARIO BELLINI: A me piace sempre giocare con le parole e il loro significato, sono anche un appassionato di etimologia. Chiara significa qualche cosa di chiaro ma la parola chiaro è una parola che si usa molto nel nostro linguaggio (parliamoci chiaro, vediamoci chiaro). Ci sono anche delle espressioni dialettali lombarde di dire “fai luce” che usano la parola chiaro. Chiara è anche il nome di una delle mie figlie.

PAOLO BRAMBILLA:

stiamo andando?

PAOLO BRAMBILLA: Quando ha realizzato questa lampada immagino che l’abbia progettata insieme a Sergio Gandini. Come è nato questo rapporto con Flos?

Le icone sono destinate a scomparire? Dove

L’idea che sia giunta la fine degli stili è un’idiozia, priva di consapevolezza e di fondamento storico e filosofico. E io sono contento che sia così e che il design sia uno stile. Ci sono persone che hanno il talento per disegnare arredi, oggetti, interni e case, che continueranno a farlo e diventeranno icone. Ci saranno sempre cose che rappresentano il nostro tempo e il suo modo di evolvere, oggetti che danno un significato alle nostre case, ai nostri spazi e ai nostri uffici: con il tempo sono destinate a trasformarsi e cambiare. Quindi quando parlo di stile di design voglio intendere, in modo provocatorio, che si è utilizzata questa parola per affermare che fosse giunta “la fine degli stili” ma in realtà si è finito per trasformare il design stesso nello stile del nostro tempo. E così verrà ricordato tra cento anni. MARIO BELLINI:

Allora era possibile fare una cosa e poi chiedere un appuntamento per mostrare il tuo progetto, come ho fatto con il cartone tagliato di cui ho parlato poco fa. Parlavi con una persona che si dichiarava disposta a tentare e provare, e questo è ciò che successe. Da quel pezzo di cartone si è passati a un grande foglio di acciaio inossidabile che è stato tagliato in modo da poter essere avvolto in un cilindro, con tre tagli alla base in corrispondenza dei tre anelli che sorreggevano la lampada, dove si avvitava la lampadina. Sopra c’era un cappello che si richiudeva in modo allargato e inclinato a 45 gradi. Così è nata la progenitrice della lampada che stiamo ristudiando e rimettendo in produzione, con addirittura un’intera famiglia composta da esemplari di dimensioni e prestazioni diverse. Non è una semplice riedizione, bensì una cosa mai fatta prima: nella Chiara originaria il profilo della lamiera era tagliente, non rimaneva attaccato. Adesso invece abbiamo applicato queste bordature che sono un tutt’uno con il margine del metallo tagliato. Abbiamo anche colto l’occasione per divertirci a costruire una famiglia di Chiare: la Chiara classica (con alcune finiture e differenze), la Chiara media e la Chiara piccola, che è quella più adatta ad essere appoggiata su una toilette, una mensola, un mobile basso. Mentre sei a letto a leggere, questa Chiara proietta una luce che non si diffonde troppo e non affatica la vista. MARIO BELLINI:

PAOLO BRAMBILLA: Com’è cambiato, nel design, l’uso degli spazi

privati in questi anni? Oppure è cambiato il modo di abitare?

Se ci si domanda se e come è cambiato il modo di abitare, voglio fare subito una distinzione: è cambiato radicalmente il modo di abitare l’ufficio e di coabitare una casa. In passato ho fatto molte ricerche su questo fenomeno del lavoro in ufficio, ho scritto anche un volume dal titolo “Progetto ufficio”, in cui affermo l’importanza del tempo trascorso in uno spazio di lavoro e la necessità di prestare molta più attenzione agli arredi che ci circondano per così tante ore al giorno. All’epoca si parlava di office landscape, il quale veniva considerato MARIO BELLINI:

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Sopra: immagini storiche di Chiara. Disegno tecnico della lampada originale.

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Bellini con Chiara nel 1969. Foto di Giuseppe Pino.



un’innovazione straordinaria, ma spesso si riduceva all’atto di aggiungere qui un’altra piantina, lì uno schermo in più… In realtà il problema non è aggiungere del verde, ma fare in modo che il tuo ufficio ti assomigli di più, dare spazio alla persona nella sua interezza, non solo alla mansione ma alla dimensione del lavoratore come colui che occupa un ambiente. Quando sei in ufficio, “abiti” l’ufficio: la sedia deve essere confortevole, quello che ti circonda non deve essere soltanto un’astrazione funzionale. Per esempio, io avevo immaginato che chi stava in un ufficio doveva avere di fronte uno schermo ma anche la possibilità di vedere tutte le persone che gli passavano davanti. Magari era noiosissimo, ma utile a sentirsi parte di un insieme. Quando qualcuno si avvicinava alla postazione per discutere di qualcosa, per scambiare due parole, normalmente si sarebbe trovato davanti una barriera: l’invenzione di qualche genio il cui scopo era che non si vedessero le gambe della segretaria, ma che impediva a chiunque di sedersi dall’altra parte della scrivania. Il risultato era che chi veniva a parlare con te si doveva sedere in un angolo, con la punta del ripiano nella pancia. Allora avevo inventato questa appendice rotonda, da aggiungere al normale rettangolo dei desk, e l’avevo battezzata “pianeta ufficio”. Quella appendice rotonda nel giro di meno di un mese era diventata l’accessorio fondamentale di tutti i sistemi per ufficio allora in produzione. Tutti l’hanno adottata e io non l’ho presa male, pensando che forse avevo inventato qualcosa di significativo. Il concetto alla base di questa idea era che anche se sei importante, chi viene da te è una persona e non un robot, quindi se vuole fermarsi a parlare con te si può sedere attorno a questa appendice rotonda, tu ti puoi spostare un po’ e prestarle la dovuta attenzione. Questo è stato il fondamento del rinnovamento dello spazio d’ufficio.

tuiscono gli scavi archeologici: anche allora c’erano cortili con deambulatori a colonne, c’era una vasca d’acqua al centro, c’era un po’ di verde, le case avevano due piani e quindi c’erano delle scale, c’erano le finestre, all’interno c’erano gli angoli dove si cucinava e quindi c’erano le pentole, il focolare ecc... e c’erano dei divani su cui coricarsi, era più una cosa da Trimalcione, ci si metteva più comodi. La maggior parte delle attività e delle cose che si usavano allora sono le stesse di oggi, perché noi nel passaggio dall’epoca romana ad oggi non siamo mica cambiati: abbiamo sempre due gambe, due braccia, due mani, due piedi, gli occhi, la stessa intelligenza. La nostra cultura è molto vicina a quella di allora: i filosofi, i letterati di allora rappresentano ancora le fondamenta della cultura europea e occidentale, per cui bisogna andarci molto piano quando si parla di evoluzione o di cambiamenti. Poi è chiaro che tutto cambia: noi viaggiamo con gli aerei, con il metrò e l’automobile, mentre prima c’erano i cavalli e le carrozze… ma era la stessa cosa. All’ora del tè le signore andavano in giro in carrozza per sfoggiare i loro abiti nuovi. C’è un bel romanzo di Marco Romano che si chiama La città delle donne che è davvero interessante. A maggior ragione, se i nostri stili di vita domestici non cambiano così tanto ha senso fare una riedizione di una lampada di 50 anni fa?

PAOLO BRAMBILLA:

MARIO BELLINI: Stiamo

parlando di una scala di valori in cui cinquant’anni sono come cinque minuti, quindi lampade, oggetti, mobili, arredi si assomigliano ancora moltissimo, salvo i casi in cui elementi e luoghi hanno subito un’evoluzione violenta. Ma 50 anni fa le automobili c’erano già e ci sono ancora oggi. Forse non ci sono più le carrozze, ma le carrozze altro non sono che le antenate delle automobili, i cavalli sono gli antenati delle motociclette ecc… Io addirittura penso di esagerare quando considero la grande permanenza del modo di vivere della nostra civiltà, per cui andiamoci piano e non pensiamo che nel giro di 10/20 anni possano saltare tutte le valvole e si possa stravolgere tutto. Ci sono cose di cose che hanno avuto e continuano ad avere una lunghissima permanenza. Per fortuna non siamo un cartone animato.

Anche nelle nostre case l’arrivo della tecnologia, specie negli ultimi anni, ha cambiato i nostri stili di vita, no? PAOLO BRAMBILLA:

Quanto è giusto domandarsi se è cambiato il nostro stile di vita? Io sono un po’ polemico e chiedo… siamo sicuri di vivere in modo diverso da come vivevano gli antichi romani? Io dico di no. Basta andare a vedere cosa ci resti-

MARIO BELLINI:

A sinistra: Mario Bellini con il nuovo modello di lampada da tavolo Chiara.

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Riedizione dell'iconica lampada da terra Chiara.


Chiara nel packaging originale


Fotografie di Chiara dall’archivio Flos.


FLOS STORIES

ISSUE TWO: CAMBIAMENTI

Le cose cambiano, è la vita. E negli ultimi sei mesi lo abbiamo sperimentato ininterrottamente, come se le placche tettoniche della vita quotidiana si spostassero sotto i nostri piedi. Adesso indossiamo maschere. Partecipiamo alle riunioni via Zoom o Skype. Rimaniamo a una certa distanza dai nostri vicini. Cuciniamo, lavoriamo e studiamo da casa. È incredibile con quanta velocità ci siamo adattati a questa nuova normalità. Per Flos Stories 2 abbiamo colto l’occasione per accogliere tutti questi cambiamenti e celebrare storie di adattabilità. In questo numero vi ripresenteremo alcuni classici design di Flos, rieditati per il 2020: l’iconica Chiara di Mario Bellini, la funzionale Mayday di Konstantin Grcic e la flessibile Diabolo di Achille Castiglioni sono state tutte rivisitate e ripensate con piccole modifiche progettuali. Vi porteremo a Londra, dove la mostra 13

Cambio di Formafantasma, un’esplorazione dell’industria del legno esposta al Serpentine Pavilion, ha un non so che di preveggente. Andremo poi in vacanza sul Lago di Garda, in Lombardia, dove la dimora degli anni ’50 di Vittoriano Viganò, la brutalista Casa La Scala, è stata illuminata con una selezione di lampade Flos. Ovviamente ci sono anche alcuni nuovi prodotti. Presentiamo le eleganti, minimali luci Flauta di Patricia Urquiola, reinterpretate dall’artista Pablo Limón sotto forma di rendering iper-dettagliati. E vi mostreremo gli ultimi, surreali istanti di una cena, in cui la nuova lampada da tavolo Last Order di Michael Anastassiades diffonde la sua luce da sogno. Pensiamo che questa capacità di cambiare – e la volontà di farlo – sia ciò che fa emergere la vera bellezza di una persona, di un luogo o addirittura di una lampada.


INDICE

16 Last Order ↑

58 Diabolo di Achille Castiglioni ↑

88 I giochi di Sany

64 Into the Groove ↓

1 Chiara di Mario Bellini ↑

92 Questionario Nendo →


28 Casa La Scala di Vittoriano Viganò ↑

94 Collaboratori

78 Konstantin Grcic rivisita Mayday ↑

74 Vivere con Lampadina

44 ‘Cambio’ di Formafantasma ↑

95 Nuovi Prodotti A/W 2020


LAST

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ORDER

L’artista Laila Gohar e il fotografo Zhi Wei evocano uno di quei momenti surreali alla fine di una serata, quando i contorni delle cose iniziano a dissolversi. Gli amici si attardano tra tovaglie spiegazzate e avanzi di dolci nei piatti. LAST ORDER, una nuova lampada di MICHAEL ANASTASSIADES, diffonde la sua luce calda su questa scena effimera.



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Pagine 16-17: Last Order Fluted, in acciaio inossidabile lucido. Pagina 18: Last Order Clear e Fluted, entrambe in rame satinato. Pagine 20-21: Last Order Fluted, in ottone lucido. Pagina 23: Last Order Fluted, in acciaio inossidabile lucido. Pagine 24-25: Last Order Fluted, in rame satinato. Pagina 26: Last Order Clear in ottone lucido. Tutti i modelli sono di Michael Anastassiades.

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Casa La Scala di Vittoriano Viganò

Adagiata sulla riva del Lago di Garda, in Lombardia, una struttura di stampo Brutalista in cemento si staglia in netto contrasto con il paesaggio verdeggiante. È stata la dimora dello scultore ed editore francese André Bloc, costruita negli anni ’50 da un amico, l’architetto italiano Vittoriano Viganò. Una semplice casa vacanze per tre persone, progettata per ricaricarsi, creare opere d’arte e bere contemplando il panorama lacustre. “In questa zona (vicino a Portese) la costa del lago è bellissima e ancora poco abitata ed edificata” scrisse Domus nel 1959. “Il punto in cui si trova la casa (sopra la Baia del Vento) è completamente isolato. Si tratta di un terreno impervio, con erba e ulivi, in cui una zona pianeggiante scende a picco sull’acqua formando una scogliera e una spiaggetta.” È proprio quello strapiombo a dare il nome alla casa, La Scala. Infatti il lago scintillante che sta sotto è accessibile solo attraverso

una passerella di quaranta metri, costituita da un trave di cemento armato e cento gradini in lamiera. La passerella si protende dalla casa, attraversando il terreno roccioso, per terminare in uno scarno pontile che si protende sull’acqua blu. La casa, con due porzioni di cemento che danno forma a pavimento e soffitto, è proiettata a sbalzo verso il paesaggio circostante, con una planimetria che fluisce liberamente e sembra anticipare l’attuale moda degli spazi aperti e flessibili. Le vetrate sono rimovibili oppure possono essere oscurate con delle veneziane. Ci sono solo tre stanze isolate: la cucina, il bagno e la camera da letto degli ospiti (sotto la zona abitabile c’è uno studio da artista dove Bloc poteva lavorare ammirando il lago). Oltre a questo, il luogo era – ed è ancora – accomodante, adattabile e, come dimostra l’intervento di illuminazione di Flos, aperto all’interpretazione. Fotografie di FEDERICO TORRA 28




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Pagine 30-31: riedizione della lampada da terra Chiara in stainless steel e nuovo modello da tavolo, in aluminum with anthracite edge, di Mario Bellini. Pagina 32: Oblique, in marrone e ruggine, di Vincent Van Duysen. Pagine 34-35: riedizione di Diabolo, in cherry red (sinistra) e beaver brown (destra), di Achille Castiglioni. Pagine 36-37: Belt, in pelle naturale, di Ronan ed Erwan Bouroullec. Pagina 38: lampada da parete Flauta, in anodized copper, di Patricia Urquiola. Pagina 40: Infra-Structure Episode 2, in nero opaco, di Vincent Van Duysen. Pagina 43: lampada da parete Flauta, in anodized ruby red, di Patricia Urquiola.

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FORMAFANTASMA in ‛Cambio’

In conversazione con Gea Politi e Cristiano Seganfreddo

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Formafantasma non è uno studio di design qualsiasi. L’idea partorita da due italiani basati ad Amsterdam, Andrea Trimarchi e Simone Farresin, è un'attività di ricerca che si interroga sulle cose che pensiamo di conoscere. Analizzano il modo in cui gli esseri umani agiscono. Osservano il passato per trovare nuove strade verso il futuro. Propongono il cambiamento. O altro. Ed è proprio il cambiamento - Cambio - il soggetto della loro mostra personale alle Serpentine Galleries di Londra, che riapre il 29 settembre.. In essa, esplorano l’industria mondiale del legname, esaminando il modo in cui il legno viene coltivato, approvvigionato e utilizzato in tutto il mondo, mostrando agli spettatori che in questi tempi “ci sono molte cose su cui possiamo lavorare.” Questo è un estratto di una conversazione tra Formafantasma, Gea Politi e Cristiano Seganfreddo del gruppo editoriale italiano CGPS, pubblicato originariamente (su carta certificata che non fa uso di specie arboree protette) da Flash Art.

Estratto di "L'indissolubile interconnessione tra le Specie: Formafantasma" pubblicato originariamente in Flash Art no. 348 Marzo – Aprile 2020, Courtesy Flash Art. CGPS: Cominciamo con una domanda che pone Hans Ulrich Obrist nella sua prefazione al catalogo di Cambio, in uscita in occasione del vostro progetto alla Serpentine. Come il design può essere sostenibile? Come possiamo utilizzarlo per trasformare l’attitudine generale che ci ha portato a questa situazione semi-irreversibile di cambiamento climatico – che certamente delinea conseguenze devastanti per il futuro?

esclusivamente del benessere e dei desideri umani. Se la nostra sopravvivenza è pari a quella di tutte le altre specie con cui condividiamo la Terra, il design non può più avere come unico referente l’uomo. De-antropizzare l’attività umana è ovviamente un’utopia, ma il tentativo di realizzarla è quello che ci può salvare perché ci porterà a osservare l’esistente non come una fonte da penetrare e estrarre ma da amare e con cui cooperare. Il design può dunque intervenire su diverse scale. Ci sono soluzioni a brevissimo termine. Quelle più ovvie, come ad esempio fare scelte materiali e produttive più sostenibili, pensare al deperimento dei prodotti, al loro possibile riciclaggio. Poi ci sono soluzioni a medio termine, quelle sistemiche. Qui il design deve lavorare in modo più olistico, non occuparsi esclusivamente della progettazione del prodotto ma di osservare e riformare la catena produttiva nella sua totalità, dall’estrazione di materia prima alla fase distributiva, di riparazione e riciclaggio. Infine ci sono soluzioni a lungo termine. Quelle filosofiche e speculative che ci aiutano a immaginare modi di vivere, di produrre, di viaggiare, di amare, di provare empatia, che vanno oltre una visione prettamente capitalista.

Partiamo dal presupposto che il sistema economico, finanziario e produttivo attuale non è sostenibile. Non siamo nemmeno sicuri che l’essere umano lo sia. Detto questo, ci sono molte cose su cui possiamo lavorare. La prima che ci viene in mente è provare a rendere il design meno antropocentrico. Come potete immaginare è un paradosso considerando che la definizione stessa di design implica il desiderio e l’istinto umano di scolpire l’ambiente che lo circonda per assecondare i propri desideri e necessità. Dall’altra parte un pensiero ecologico si può sviluppare esclusivamente se comprendiamo quanto l’interconnessio- CGPS: “Mi sono dato come legge di procene tra le varie specie sul pianeta sia fon- dere sempre dal noto all’ignoto, e di non damentale e indissolubile. Pertanto non fare alcuna deduzione che non sgorghi possiamo pensare che il design si occupi direttamente dagli esperimenti e dall’osFORMAFANTASMA:

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Pagina 44: un fotogramma di Cambio: Visual Essay, 2020. Green screen nel Bosco del Chignolo, Montemerlo, Italia. Foto di C41, Courtesy Formafantasma. Pagina 47: alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, Ziano, Italia. Fotogrammi dal video, 2019. Foto di C41, Courtesy Formafantasma.

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Pagine 48-49: fotogrammi da Cambio: Visual Essay, 2020. Green screen nel Bosco del Chignolo, Montemerlo, Italia. Foto di C41, Courtesy Formafantasma.

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Pagina 50: fotogrammi da Quercus, 2020, un film prodotto manipolando una scansione Lidar di un querceto in Virginia. Courtesy Formafantasma.

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gnificati. In italiano il cambio (dal latino quella di pensare a una retrospettiva ma di Cambium) è lo strato di poche cellule che mostrare – come fatto da Kostantin Grcic e negli alberi è situato tra la corteccia e il Martino Gamper – un modo di vedere il decorpo interno. Questo piccolissimo strato sign, una forma di manifesto. Il design del è fondamentale perché, oltre ad altri sco- prodotto in tal senso non è fondamentale. pi, è responsabile del dialogo fra l’interno Partendo da tali presupposti abbiamo intee l’esterno dell’albero. Quando le piante so la mostra non tanto come la fase consono emerse dall’acqua, dopo aver creato clusiva di un percorso, quanto come il suo l’atmosfera milioni di anni fa, hanno subito inizio. Ci interessava pertanto focalizzarci diversi stress dovuti ai cambiamenti clima- sulla fase di ricerca, in questo caso su un FORMAFANTASMA: Quando abbiamo inizia- tici e hanno avuto bisogno di una protezio- iper-oggetto come l’industria del legno e to il nostro approccio era più intuitivo e ne per sopravvivere. Il cambio ha facilitato della sua estrazione. La struttura è in realtà meno programmatico. I primi lavori erano questo processo trasformativo e aiutato le simile a quella che abbiamo utilizzato con i più introspettivi, abbiamo cercato di indi- piante in pericolo a diventare alberi, produ- Ore Streams (che era una commissione delviduare cosa ci interessa di più all’interno cendo una vera e propria armatura biologi- la National Gallery di Victoria a Melbourdella disciplina del design, capirne i cliché ca: il legno. Abbiamo preferito utilizzare ne). La differenza sostanziale è che in quel e dove poter espandere la nostra visione. il termine italiano e non latino poiché non caso avevamo un limite o meglio una comI temi che ci interessano erano già tutti lì, volevamo suggerire la connessione imme- missione più specifica – ci è stato chiesto di come anche l’osservazione delle dinamiche diata all’ambito scientifico ma orientarci disegnare dei mobili collegati all’analisi sul del fare progettuale in modo più olistico. su un livello più umanistico della parola, riciclo di scarti elettronici. Questo perché Recentemente con i nostri lavori meno che suggerisce appunto un momento di il museo ha istituito una collezione legata commerciali come Ore Streams (2017– transizione e di cambiamento, che è quello al design del mobile e voleva assicurarsi 2019) e Cambio (2020) stiamo cercando di cui auspichiamo. che il nostro lavoro rispondesse a tale esiessere più radicali. genza. Un’istituzione come la Serpentine, CGPS: Un progetto come Cambio prevede che opera in modo più simile a quello di CGPS: Parliamo di “Cambio”: il progetto è sicuramente un team di ricercatori e proget- una Kunsthalle, nel senso che non possiede anche il titolo della mostra alla Serpenti- tisti. È stato uno dei primi progetti a essere una collezione permanente, ci ha permesso ne, ed è in italiano. Perché avete deciso di impostato con queste dinamiche? di andare oltre il prodotto. La mostra cermantenerlo tale? È legato alla vostra lingua ca di espandere la cerchia di conversazioni madre o ci sono altri motivi dietro questa FORMAFANTASMA: Quando ci siamo con- che abitualmente il design intrattiene così scelta? Cambio delinea un’azione chiara. frontati con Hans Ulrich Obrist e Rebecca abbiamo incluso nel progetto le ricerche di Nella istallazione presentata alla Serpenti- Lewin sulla possibilità di fare una mostra diversi professionisti che si occupano di ne si concepisce il cambio? alla Serpentine, la cosa che ci è sembrata discipline come la dendroclimatologia, lo FORMAFANTASMA: “Cambio” ha duplici si- più interessante è che la richiesta non era studio dell’anatomia del legno, la conserservazione”. Il vostro lavoro procede per sperimentazioni, un po’ come gli scienziati seicenteschi alla ricerca di nuove verità nascoste quanto evidenti in natura. Un modo di apprendere producendo risultati che sviluppano un’idea iniziale. Raccontateci del vostro metodo sperimentale e come si è sviluppato nel corso degli ultimi dieci anni di ricerche.

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Pagine 52-53: campioni di legno provenienti dalla Collezione Botanica Economica dei Kew Gardens. Foto di Gregorio Gonella.

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Pagina 54: analisi al microscopio di un campione di quercia rossa dal Centro Thßnen delle Competenze sull’Origine del Legname, Amburgo, Germania. Courtesy Formafantasma.

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vazione, la filosofia, l’attivismo e le politiche di governance. Per cui, di fatto non ci sono dei progettisti oltre a noi, ma tante altre figure che hanno permesso di costruire una visione più olistica del design e delle conoscenze necessarie per sviluppare strategie ecologicamente responsabili.

per impattare il meno possibile sull’ambiente e per generare consapevolezza sulle modalità dispendiose nel progettare mostre in passato. Pensate di essere riusciti nel vostro intento? Come siete riusciti a evitare lo spreco non necessario?

Si, la mostra lavora anche su un meta-livello. In primis ci siamo posti il limite di lasciare i muri della galleria bianchi e di non costruire nessuna partizione aggiuntiva che non fosse strettamente necessaria – per esempio abbiamo dovuto costruire un muro all’entrata per CGPS: Le vostre azioni sembrano procedere la proiezione di un video per evitare che con una volontà sistematica. Utilizzate fonentrasse troppa luce. Anche tutti i supporti ti e ricerche cross-disciplinari, autorevoli che abbiamo disegnato per mostrare i vari e inaspettate, come in un catalogo sempre contenuti non sono dei piedistalli ma dei in-progress, che rispecchiano la varietà di veri e propri oggetti come tavoli, mensole, idee e competenze, per creare quello che scaffalature. Non volevamo che il design definite un “Ombrello concettuale”. Camne suggerisse un’idea di temporalità, come bio è l’inizio di un’ulteriore fase di investifossero futili elementi di rimanenza di una gazione. Questo cambio continuo dove vi mostra. I pezzi sono chiaramente pensati conduce adesso? per avere una vita oltre questa. Volevamo inoltre che il legno utilizzato fosse in qual- FORMAFANTASMA: Alcuni dei contenuti di che modo significativo, quindi abbiamo Cambio continueranno a livello didattico scelto di lavorare con legno di abete rosso all’interno del Master che gestiremo da setdella Val di Fiemme. Proprio lì, circa un tembre 2020 alla Design Academy di Einanno fa a causa del cambiamento climati- dhoven. Se Cambio al momento guarda alle co una tempesta ha distrutto 13.000.000. di macro dinamiche che governano l’industria alberi. Il rischio è che il resto della foresta del legno, il passo successivo sarà quello venga contaminata dai batteri degli albe- di focalizzarci su casi studio più specifici. ri che inevitabilmente marciranno se non Passeremo dalla scala macro a quella micro. raccolti. Il legno di abete non è un materia- Ci piacerebbe, per esempio, non solo traFORMAFANTASMA:

L’esposizione è un viaggio attraverso un processo di consapevolezza su quanto è urgente oggi cambiare il modus operandi nella nostra società. Quanto incide la parte critica e quanto il trovare una soluzione all’interno del vostro percorso? CGPS:

La componente critica è sicuramente presente e fondamentale. La mostra però, in modo più o meno esplicito, offre dei punti di riflessione e delle domande che suggeriscono possibili strade più trasformative. Per esempio con Cambio ci occupiamo del legame complesso tra accelerazione della produzione, i tempi naturali di crescita degli alberi e il ciclo di assorbimento di CO2. Tali considerazioni possono offrire spunti interessanti seppur radicali, proposte o considerazioni sul ciclo di vita dei prodotti nonché la necessità di maggior trasparenza del processo di approvvigionamento e produzione. FORMAFANTASMA:

CGPS: Avete riflettuto a lungo su come proce-

dere in termini di produzione della mostra: dal libro, alla realizzazione di ogni stanza,

le adatto alla costruzione di mobili perché molto tenero e facile da incidere. Dunque lo abbiamo trattato con una finitura simile a quella degli strumenti musicali che rendono la superficie più resistente. Seppur la scala è irrisoria, per noi scelte come questa hanno un preciso valore nel nostro processo, che si allontana da scelte esclusivamente formali. Lo stesso vale per il catalogo che ovviamente è realizzato con una carta certificata che non contiene tracce di specie arboree protette.

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sformare parte dei contenuti sviluppati in un compendium per il Master ma anche lavorare con una azienda del mobile o del prodotto semifinito. CGPS: Amate lavorare con, e su, aspetti apparentemente marginali – per temi e latitudini. Volate in diverse parti del mondo per incontrare comunità e pratiche sedimentate nel tempo, spesso sconosciute e dimenticate. Raccontateci gli incontri inaspettati di questo cambio nella vostra pratica di interrogazione. FORMAFANTASMA: A dire il vero abbiamo volato il meno possibile. Simon per esempio che lavora con noi ed è colombiano ha gestito i contatti con la Fondazione Gaia Amazonas che si occupa di aiutare le popolazioni indigene colombiane a tracciare i loro territori così da fornire dati da tradurre in azioni legali per assicurarsi che parte dell’Amazzonia, in cui vivono, non venga disboscata. Simon è volato solo una volta in Colombia, tutte le altre conversazioni sono state effettuate via Skype o via whatsapp – sia per quanto riguarda questa parte della mostra che per il resto.Per la mostra abbiamo lavorato con il Thunen Institute in Germania, con i Kew Gardens, il Victoria & Albert Museum, la European Investigative Agency di Londra, uno studioso dell’evoluzione del legno e persone coinvolte con la costruzione di governance

legata a elementi naturali come le foreste. La lista è lunghissima. Più che inaspettati, tutti questi incontri sono stati fortemente voluti e cercati. La parte più intensa della mostra è stata questa: intessere relazioni. CGPS: Anche i grandi fondi finanziari oggi parlano di ESG: Environmental, Social e Governance, per i loro investimenti. Sono trend o veri cambiamenti climatici? FORMAFANTASMA: Il design ha un ruolo politico ed è inevitabile perché è spesso utilizzato come uno strumento di espansione economica. Dare forma al mondo significa anche e soprattutto deciderne le politiche. ‘Cambio’, la personale di Formafantasma è in mostra alla Serpentine Galleries di Londra dal 29 settembre 2020. Gea Politi è Publisher e Editor in Chief di Flash Art. Cristiano Seganfreddo è publisher di Flash Art.

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Pagina 57: analisi al microscopio di campioni di carta dal Centro Thßnen delle Competenze sull’Origine del Legname, Amburgo, Germania. Courtesy Formafantasma

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Diabolo di Achille Castiglioni Da una conversazione con GIOVANNA CASTIGLIONI

“Mio padre era veramente un ottimo giocatore di Diabolo”, dice Giovanna Castiglioni, figlia del leggendario designer italiano Achille Castiglioni. Parla di uno dei passatempi preferiti del padre, il gioco di destrezza derivante dallo yo-yo cinese, in cui un oggetto a forma di clessidra viene fatto correre avanti e indietro su un cordino tra due bacchette. Nel 1998 l’antico numero di giocoleria è servito da ispirazione per l’ultima collaborazione di Achille con Flos: l’omonima lampada a sospensione regolabile. “Ha un design molto semplice”, Giovanna racconta Diabolo, originariamente creato sotto forma di modellino di carta, poi cartone e infine realizzato in alluminio bianco rivestito a polvere. “Una lampada a sospensione composta da due coni, uno contenente la sorgente luminosa e l’altro fissato a soffitto, per nascondere un meccanismo a tamburo. Un po’ come il gioco che gli dà il nome, Achille ha immaginato una luce che potesse andare su e giù grazie a un sistema a carrucola, in modo da poterla regolare in altezza in base alle proprie preferenze, riducendo o aumentando la distanza tra i due coni. Alcuni esemplari originali sono ancora appesi oggi nello studio Castiglioni. Achille non si soffermava mai troppo a spiegare ciò che lo ispirava, ma le idee insite in Diabolo fanno parte del vocabolario di Castiglioni da decenni. Quando Achille e suo fratello Pier Giacomo hanno iniziato a progettare insieme negli anni ’50, un’anonima lampada da lavoro a forma di cono, utilizzata per scenografia era appesa nella stanza in cui lavoravano (Nel 1962 l’hanno spostata nella sala riunioni, in quella che ora è la Fondazione Achille Castiglioni). Per Giovanna, le tracce delle forme coniche di Diabolo risalgono a questa fonte di ispirazione e spiegano l’interesse dei fratelli nei confronti di design così funzionali e anonimi. 58


A Castiglioni, fotografato nel suo studio nel 1998 da Hugh Findletar.

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Sopra: foto di Santi Caleca. A sinistra un’immagine della vetrina del negozio Flos. Sotto: foto di Ramak Fazel.

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Anche la carrucola è qualcosa che Achille e Pier Giacomo hanno studiato approfonditamente, nella speranza di creare sistemi a puleggia per altre lampade a sospensione come la RELEMME del 1962 e la Splügen Bräu del 1961. Entrambe sono disegnate con delle carrucole, insieme alla Diabolo, come si vede qui. “A loro piaceva raggruppare insieme tante lampade e trovare linee diverse, livelli diversi”, spiega Giovanna. “Achille voleva nascondere la carrucola ma invitarti a fare scorrere su e giù la lampada, per scegliere l’altezza desiderata”.

Foto di Hugh Findletar.

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La risposta del pubblico al debutto nel 1998 fu positiva: “Come sempre, si resta sorpresi dal leggero tocco alla Castiglioni”, scriveva Domus quell’anno. “Con mano sicura, dimostra metodicamente le inesauribili risorse di ciò che tutti abbiamo proprio davanti al naso”. Ma dopo solo cinque anni sul mercato, alcune difficoltà tecniche al sistema a puleggia ne hanno interrotto la produzione.

Ma ora, più di vent’anni dopo il suo lancio, Diabolo ritorna, senza più problemi meccanici e con due nuovi colori, cherry red e beaver brown, tinte utilizzate da Achille in alcune sue ceramiche. Il design è stato appena modificato (tutti i ritocchi sono interni), lasciando del tutto intatto quel “leggero tocco alla Castiglioni”. 63



INTO THE GROOVE Le lampade a parete Flauta di Patricia Urquiola, ispirate all'organo a canne e ai dettagli delle scanalature architettoniche, rappresentano uno studio sulla consistenza e la semplicità . L’artista Pablo Limón ne cattura la bellezza industriale con una serie di rendering ad alta definizione. 65









Pagine 64-65: Flauta Riga da interni, in anodized blue steel. Pagine 66-67: Flauta Riga da interni, in anodized copper. Pagine 68-69: Flauta Spiga da interni, in anodized ruby red. Pagine 70-71: Flauta Riga da esterni, in forest green. Pagine 72-73: Flauta Spiga da interni, in anodized blue steel. Tutti i modelli sono di Patricia Urquiola.


Vivere con LAMPADINA Illustrazioni di SARA VIVAN

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Giovanna Castiglioni, figlia del leggendario Achille Castiglioni, ha trovato un nuovo divertente mezzo per condividere le storie sui famosi progetti industriali di suo padre: un flip-book. In Castiglioni in 2 sec troverete le meravigliose illustrazioni di Sara Vivan (ve ne mostriamo due qui) di Lampadina, una ironica lampada disegnata da Achille per Flos nel 1971 e proposta quest’anno in una gamma di nuovi colori.


In queste pagine, troviamo Lampadina nelle sue funzioni di lampada da parete, da tavolo e come torcia. “Mi è stato chiesto molte volte di scrivere un libro sulle storie che girano attorno a mio padre, sui progetti di Achille, anche su aneddoti ed episodi della nostra famiglia” spiega Giovanna. “In questo primo progetto volevo offrire, in due secondi, una storia di design industriale”.

Tutti i nuovi colori di Lampadina a pag. 99




PROFILO

KONSTANTIN GRCIC rivisita MAYDAY, una lampada dalle infinite possibilitĂ di utilizzo, in occasione del ventesimo anniversario

Intervista di Hannah Martin. Fotografie di Bastian Achard. 79


Mayday è la lampada da lavoro per eccellenza. Creata dal designer tedesco Konstantin Grcic nel 1999, ha un riflettore a cono applicato a una impugnatura, un gancio, e un cavo avvolgibile, può essere agganciata alla testiera di un letto, appesa sopra al tavolo della cucina o utilizzata come torcia per cercare qualcosa che è finito sotto il divano. Nello studio dello stesso Grcic a Berlino si può vedere questa simpatica lampada agganciata a un tubo dell’impianto di riscaldamento, appollaiata su una libreria o appesa sopra alla scrivania del designer, per fargli luce mentre disegna. Per celebrare gli oltre vent’anni di successo sul mercato, Flos presenta un’edizione celebrativa della lampada in una elegante versione in alluminio pressofuso. E la struttura semplice e intramontabile di questa lampada iconica? È rimasta esattamente la stessa. 80



HANNAH MARTIN: Allora,

mi racconti la storia di Mayday. Cosa ha ispirato questo pezzo?

Sul suo sito web si vede un tizio che la usa per riparare la sua auto. HANNAH MARTIN:

Torniamo al 1999, quando ha creato questo design. Com’era il mondo allora? Quali domande si poneva e affrontava con il suo lavoro? HANNAH MARTIN:

Mayday è stata una cre- KONSTANTIN GRCIC: Un mio amico ha scatazione autonoma. Era la lampada che vole- tato quella foto da qualche parte a New vo per me, una lampada che dal mio punto York. Anche se ritengo che Mayday abbia KONSTANTIN GRCIC: Avevo 20 anni in meno di vista doveva essere una sorta di uten- probabilmente creato una sua tipologia di di adesso. La mia vita aveva 20 anni in sile. Un utensile è un oggetto che svolge prodotto, ovviamente ho fatto riferimen- meno. Non c’era nulla di definitivo. La una funzione, una funzione ben precisa, e to ad alcune lampade che mi piacevano e vita si basava semplicemente sulle necessinormalmente la forma esprime la sua fun- che mi hanno dato ispirazione. I meccanici tà. Ma era anche bella. Creava un senso di zione. È questo a rendere un utensile così sollevano le auto e poi ci agganciano sotto indipendenza, di libertà. La lampada, così bello. Lo vedi e capisci subito cos’è e a una lampada. O le persone che partecipa- come altre cose progettate in quel periodo, cosa serve. Volevo anche una lampada che no a delle spedizioni. Io osservavo queste è stata creata con quello spirito. Mayday è non avesse una collocazione fissa. Non è né specifiche tipologie di lampade e mi pia- quella che ha riscosso più successo perché una lampada da soffitto, né una lampada da ceva la loro estetica, o il loro linguaggio è effettivamente un prodotto molto accescomodino, né una lampada da garage. Non o l’espressione, essendo state costruite per sibile. Le persone la vedono, pensano che è nulla di tutto ciò ma, allo stesso tempo, lo scopi ben precisi. Ciò implica anche che sia interessante, che è bella, poi guardano è. È una lampada molto versatile. In ufficio siano un attrezzo. Sono lì per essere uti- il prezzo e pensano “Sì, posso permetterho il primo prototipo realizzato all’epoca. lizzate. Anche se cadono, non si rompono. mela e il prezzo è onesto”. Questo risulHa un aspetto molto diverso dal prodotto Ecco perché abbiamo scattato questa foto tato è effettivamente difficile da ottenere. finale, ma ha già alcune sue caratteristiche: nel garage. Cerchiamo sempre di rendere le cose accessibili ma molto spesso le cose semplici il gancio, il supporto per avvolgere il cavo. La lunghezza del cavo era un aspetto ben HANNAH MARTIN: E perché ha scelto questo si rivelano piuttosto complicate e tutt’altro chiaro per me. Oggi si eliminerebbe sem- nome, Mayday? che economiche. Con Mayday il risultato plicemente il cavo per sostituirlo con una è stato veramente perfetto: la tecnologia batteria ricaricabile ma vent’anni fa una KONSTANTIN GRCIC: Era il 1999. In Europa utilizzata, la semplicità che, 20 anni fa, era cosa del genere sarebbe stata impensabile. c’era la rave music e c’era questo famoso una specie di standard. Oggi la si definifestival, il Mayday Festival, che si tene- rebbe una lampada piuttosto primitiva. È HANNAH MARTIN: Come immaginava di va il primo maggio. Probabilmente avevo un riflettore, con una piccola impugnatura utilizzarla? quello in mente. Ma fa anche riferimento e un portalampada interno con supporto a alla richiesta di soccorso “Mayday! May- vite dove avvitare la lampadina. È abbaKONSTANTIN GRCIC: C'era un disegno che day!”, che a quanto pare deriva dal france- stanza low-tech. E ciò è servito a renderla avevo fatto in cui si vedeva un pavimen- se “m’aider” che significa “aiutatemi”. Pur economica. Penso che continui a essere to, due pareti e un soffitto. Si può usare essendo una richiesta di aiuto, Mayday ha un elemento che rende interessante questa la lampada orientandola dove si vuole. Si anche un bellissimo suono. Significa anche lampada ancora oggi. Oggi abbiamo i LED può appendere al soffitto, appenderla alla “giornata di maggio”. Una giornata di sole, e l’elettronica e anche le lampade semplici parete o appoggiarla a terra. E in qualun- qualcosa di positivo e leggero. Suonava sono diventate molto più sofisticate. Ma que di queste applicazioni, esiste più di un bene. Trovare i nomi è sempre così diffici- una lampada come Mayday ha ancora il modo di utilizzarla. Dotando la lampada di le. La gente ha iniziato molto rapidamente suo perché. La si può anche riparare se si una sorta di impugnatura, la vedevo anche a usare il nome e ciò non accade sempre. rompe. La lampada proviene da un vecchio come una torcia. Anche se era attaccata a sistema, un vecchio mondo, ma ha ancora un cavo, questo era sufficientemente lungo un posto nel mondo moderno. La sua semda poterla usare così. Nel corso degli anni plicità, la sua coerenza, la sua trasparenza... ho iniziato a vedere che la gente la pubbliLa si comprende davvero. cava sui social media; andavo in casa delle persone e vedevo una lampada Mayday. La gente mi parlava di quella che aveva acquistato e di come la utilizzava. Ognuno aveva la propria storia al riguardo. È stato questo il suo successo. È una lampada che, sebbene piuttosto specifica, sembra più un’offerta. Offre delle possibilità e le persone la usano a modo loro. KONSTANTIN GRCIC:

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HANNAH MARTIN:

È ciò che è.

KONSTANTIN GRCIC: C’è qualcosa di positivo in ciò. Per 10 anni abbiamo pensato se creare un aggiornamento, dotandolo di tecnologia LED e via dicendo. Ci abbiamo provato, ma non ne siamo mai stati del tutto convinti e così l’abbiamo lasciata com’è.

Quali modifiche sono state apportate alla versione anniversario?

HANNAH MARTIN:

KONSTANTIN GRCIC: Abbiamo cambiato il materiale. L’edizione anniversario non è uno sviluppo della lampada Mayday, è semplicemente una sua celebrazione. Le abbiamo fatto indossare un abito leggermente più costoso. La parte superiore della lampada è solitamente realizzata con plastica stampata a iniezione, l’edizione anniversario è invece realizzata in alluminio pressofuso. È più robusta, più pesante. Mantiene il riferimento originale dell’utensile e per questo è una variazione o edizione interessante, ma non sostituisce quella originale.

Mi piace questa idea dell’oggetto di design come utensile. E sembra che molti dei suoi lavori iniziali adottassero questo approccio. Lei re-immaginava questi oggetti iper-pratici, un cestino per il bucato, un porta piatti, un secchio... Cosa rende questi soggetti utilitari così intriganti? HANNAH MARTIN:

KONSTANTIN GRCIC: Beh, per quanto mi riguarda erano gli oggetti di design che amavo. La referenza di queste cose sono, molte volte, prodotti anonimi. Prodotti che sono stati progettati da qualcuno ma non come mera espressione di design, bensì solo per creare un buon prodotto, costruire qualcosa con cura, utilizzando il materiale giusto. Sentivo, in quel periodo molto intensamente, che il design degli anni ‘90 era inflazionato. C’era troppo. Troppa espressione. Troppo materiale. C’erano così tanti elementi che si potevano ridurre. Ecco perché ero alla ricerca di queste cose essenziali: oggetti pratici, della vita quotidiana. Inoltre, dal punto di vista del mio processo progettuale personale, il fatto che questi oggetti fossero così funzionali mi ha aiutato. Il processo è diventato meno condiscendente e più obiettivo. Mi ha aiutato a mantenere una certa distanza da essi. Mayday, come ho detto, era un progetto molto personale. Ma il riferimento che mi ha ispirato era di una lampada molto funzionale.

I suoi lavori spesso sono descritti come semplici. Penso che sia una definizione calzante ma credo anche che sia interessante il modo in cui lei è stato in grado di creare qualcosa di semplice, ma con una forma decisamente inaspettata. Sto pensando alla sua libreria Es: non è un oggetto formato da linee rette ma è, a tutti gli effetti, un design estremamente semplice. HANNAH MARTIN:

KONSTANTIN GRCIC: È qualcosa che tengo molto in considerazione. La semplicità è qualcosa che mi sforzo di ottenere, pur sapendo che la semplicità non è mai semplice. È in effetti piuttosto complicata. Non mi è mai piaciuto il percorso formalistico della semplicità, quando per “semplice” si intende qualcosa composto esclusivamente da linee rette. Non ci credo. Torniamo all’utensile. Un utensile è perfettamente semplice ma è piuttosto intrigante dal punto di vista della forma e dei dettagli. Un riferimento semplice non è mai qualcosa che copierei senza farmi domande. Cercherei sempre di trovare una versione ancora più semplice di ciò che già lo è, oppure di cambiare l’idea di semplicità vera e propria. Jasper Morrison, ad esempio, un designer che ammiro nonché un eccellente mentore, ha un approccio diverso alla semplicità. Prende cose che esistono già e le rielabora molto da vicino. Le cambia appena un po’, dando loro il suo tocco magico. Mi piace rovesciare le cose e scoprire che ciò che noi consideriamo semplice può anche essere fatto in modo completamente diverso. HANNAH MARTIN: Il suo sgabello bar Miura lo fa, in un certo senso.

È un ottimo esempio: ora, è uno sgabello perfettamente semplice. Il processo non lo è stato altrettanto: il modo in cui l’ho disegnato, la sua geometria, il modo in cui è plasmato. Ma quando lo si vede, lo si considera semplice. C’è una chiara funzione e un motivo per cui è fatto così. KONSTANTIN GRCIC:

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Si sa dove mettere i piedi. Si sa come interagire con esso. Ma se si dice a qualcuno di immaginare uno sgabello bar semplice, probabilmente non è ciò che verrebbe in mente. HANNAH MARTIN:

Esatto. Verrebbe piuttosto da pensare a uno sgabello con seduta rotonda e tre gambe diritte.

Mi parli della sua quarantena. Mi interessa sapere come rimanere a casa, a volte in uno spazio piccolo e confinato, abbia influito sui designer. Ha cambiato il suo rapporto con gli oggetti con cui convive? HANNAH MARTIN:

KONSTANTIN GRCIC:

Ho letto che lei modella sempre tutto con la carta prima di realizzarlo. Fa parte del modo in cui arriva a quelle forme inusuali? HANNAH MARTIN:

KONSTANTIN GRCIC: Non è più proprio così. Ma c’è stato sicuramente un periodo nella mia carriera in cui la creazione del modello era molto importante per lo sviluppo del prodotto. Usavo carta, forbici, nastro adesivo, un pezzo di filo metallico... Materiali molto semplici. La mia intenzione non è mai stata di far assomigliare quei semplici modellini di cartone al prodotto finale. Avevo semplicemente bisogno di quei modelli basilari per comprendere la fisicità dell’oggetto. Ma poi, piuttosto spesso, mi sono reso conto che effettivamente tale modello aveva un valore estetico: perché avevo dovuto semplificare la forma geometrica, perché solo il cartone o il filo metallico possono fare certe cose. Quei modelli base avevano un’immediatezza; qualcosa di fresco, semplice... Ora sto forzando un po’ troppo la mano con questa parola, ah! Nell’ultimo decennio i software si sono evoluti così rapidamente che ora utilizziamo sofisticati strumenti di modellazione su computer. Si può stampare un modello in 3D direttamente dal computer, cosa che 20 anni fa era impossibile. Il mio processo e, di conseguenza, i risultati, sono un po’ cambiati con la tecnologia. Non ho nostalgia del vecchio processo, ma ricordo com’era e mi piaceva. Era una decisione cosciente, in alcuni casi, andare avanti con questa estetica di modello primitivo piuttosto che renderlo molto sofisticato.

HANNAH MARTIN: Con quante persone lavora? KONSTANTIN GRCIC:

Siamo solo in cinque.

HANNAH MARTIN: Stavo pensando a Mayday in rapporto ai tempi. A come sia un oggetto così eccezionale per questo momento perché può avere così tanti scopi. Tutto ciò con cui viviamo deve essere più flessibile ai giorni nostri.

Abbiamo trascorso la quarantena a Berlino ma avevamo sempre la possibilità di spostarci, diversamente dalle persone di altri paesi a cui non è stato permesso uscire di casa per due o tre KONSTANTIN GRCIC: Certamente. Penso che la mesi. Qui non è stato così. vita, in generale, cambi a un ritmo sempre più veloce e che dobbiamo stare al passo HANNAH MARTIN: Quindi forse non ha avuto con i cambiamenti, che sia un cambio di lavoro, di situazione familiare, di casa o di molto effetto su di lei? paese.. E mi piace. Sono necessari oggetti KONSTANTIN GRCIC: Beh, uno degli effetti di adattabili, versatili e flessibili, in un certo questa quarantena è stato che il mio ufficio senso il contrario di conservativi, statici o era chiuso e in modalità a distanza. I miei fissi. L'arredamento affonda le sue radici assistenti erano a casa. Non potevamo tra- nella parola tedesca “mobile” (möbel), che scorrere la giornata insieme in ufficio. Mi implica una certa mobilità. è mancato molto. Sono felice che questa fase sia finita per ora e che i miei assistenti siano tornati e che possiamo di nuovo lavorare insieme. Il processo di progettazione è molto dinamico, molto interattivo. Durante il lockdown abbiamo svolto alcune sessioni Zoom al mattino, per discutere di cosa ogni designer dovesse fare e nel pomeriggio; mi inviavano i risultati, ma io lo trovavo molto frustrante. Non perché non facessero un buon lavoro ma perché mi mancava il processo. Sentivo sempre che se avessimo avuto la possibilità di lavorare insieme, nel pomeriggio, avremmo potuto fare le cose in modo diverso. Avrei potuto intervenire più rapidamente. Non credo che il mio processo di progettazione si presti a essere svolto a distanza. KONSTANTIN GRCIC:

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88 IC di Michael Anastassiades

Quale alternativa completa la sequenza?

Illustrazioni di Sany

Per illuminare la giornata

GIOCHI


89 Chiara di Mario Bellini

Aiuta Henricus a guidare Chiara nel suo alloggio!


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Quante Last Orders ci sono sul bancone? Last Order di Michael Anastassiades

Unisci i puntini!

Arco di Achille & Pier Giacomo Castiglioni


91 Belt di Ronan & Erwan Bouroullec

GĂźnter ha fame. Puoi aiutarlo a trovare il suo cibo preferito?


QUESTIONARIO

Nendo

La parola giapponese Nendo significa “argilla”. È un nome calzante per l'eclettica azienda fondata dal designer industriale Oki Sato con sede a Tokyo e Milano, che reinventa incessantemente gli oggetti quotidiani. Una casetta per uccelli. Una scatola porta fazzoletti. Una nave da pesca. Una penna. E, ovviamente, una manciata di lampade per Flos. Abbiamo chiesto al prolifico designer ed esperto collaboratore di compilare questo breve questionario. Proprio come i suoi progetti, le sue risposte sono semplici, divertenti e, immaginiamo, alimentate da grandi quantità di caffè. Fotografie di DSL Studio. 92


Cosa vorresti poter cambiare?

Descrivi la tua nuova normalità con tre parole.

La quantità di tempo

1.Bere 2.Più 3.Caffé

Dicci qualcosa che non hai mai fatto.

Cosa c’è sul tuo comodino?

La maggior parte delle cose che non sono design.

Nomina il tuo strumento preferito.

Collezioni qualcosa?

Qualcosa che ha cambiato la tua vita.

Disegna il tuo oggetto di design preferito

L'Italia

Cosa mangi a colazione?

Descrivi l’ultima cosa che hai fatto

Caffé

Caffé

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Collaboratori Bastian Achard è un fotografo che lavora tra Berlino e New York. Per Flos Stories ha immortalato lo studio berlinese (e l’amata lampada Mayday) del designer industriale tedesco Konstantin Grcic (p. 78).

Direzione Creativa Apartamento Studios

Paolo Brambilla è Design Curator di Flos e co-titolare dello studio di architettura milanese Calvi Brambilla, insieme a Fabio Calvi. Per questo numero, ha intervistato il maestro del design italiano Mario Bellini in merito alla sua iconica lampada Chiara, che festeggia il suo 50° anniversario (p. 1).

Team Flos Barbara Corti Rosaria Bernardi Elisa Bodei Silvia Delaini Donatella Matteoni Francesco Funari

Caporedattore Hannah Martin Graphic Design Apartamento Studios

Traduzioni Team Agiliz@ tu gestion

Stampa Per questa storia, il fotografo Graficart, Treviso Gea Politi e Cristiano SeganAlessandro Furchino Capria, Settembre 2020 freddo sono i fondatori del che ha sede a Londra e Migruppo editoriale milanese lano, ha rivolto il suo obietCGPS. Un'estratto della loro tivo su Bellini e la sua amata conversazione con lo studio lampada (p. 1). di design Formafantasma, inizialmente pubblicata da La newyorkese Laila Gohar Flash Art, è pubblicato in crea eventi, esperienze e questo numero (p. 44). opere d’arte con il cibo. Per ‘Last Order’ (p. 16) lei e il L’illustratore e artista Sany, fotografo Zhi Wei hanno anche conosciuto come Saallestito un vero e proprio muel Nyholm vive a Stoccoltablescape, una onirica tama. Per Flos Stories 2, gli vola apparecchiata a fine abbiamo chiesto di ideare serata, illuminata dalle ulalcuni giochi e vignette che time lampade di Michael avessero come soggetto le Anastassiades. ultime lampade Flos (p. 88). Per Flos Stories 2, l’artista e designer di arredo Pablo Limón ha reimmaginato le luci Flauta di Patricia Urquiola utilizzando una tecnica raffinata di rendering iperdettagliati (p. 64).

Federico Torra, fotografo di interni e di architettura con sede a Milano, ha immortalato Casa La Scala, dimora anni ‘50 di Vittoriano Viganò, sotto una nuova luce (p. 28). La milanese Sara Vivan ha illustrato i molteplici stati d’animo di Lampadina, la lampada multifunzione di Achille Castiglioni disegnata nel 1971, per il nuovo flip-book, Castiglioni in 2 sec., citato a (p. 74). 94

Ringraziamenti Michael Anastassiades Mario Bellini Giovanna Castiglioni Corraini Edizioni Formafantasma Konstantin Grcic Nendo Patricia Urquiola Maryam Nassir Zadeh


NUOVI PRODOTTI Autunno Inverno 2020 95


INDICE PRODOTTI

Collezione Decorativa Chiara. . .............................. Mario Bellini....................... Diabolo Re Edition. . ............. Achille Castiglioni............... Flauta................................ Patricia Urquiola................. Last Order.......................... Michael Anastassiades. . ....... Lampadina.. ........................ Achille Castiglioni............... Mayday Anniversary.. ........... Konstantin Grcic.................

1969..........................pag.......... 1998/2020.................pag.......... 2020..........................pag.......... 2020..........................pag.......... 1972..........................pag.......... 2000/2020.................pag..........

97 97 98 98 99 99

Collezione Outdoor Flauta Outdoor................... Patricia Urquiola................. 2020..........................pag.......... 100 Collezione Architetturale Infra Structure Episode .. ...... Vincent Van Duysen............ 2020..........................pag.......... 101 Oblique.............................. Vincent Van Duysen............ 2020..........................pag.......... 101 Belt.................................... Ronan & Erwan Bouroullec... 2019..........................pag.......... 102 96


Chiara Mario Bellini, 1969/2020 Materiali: Alluminio, gomma, acciaio inox Tensione: 220 - 240V Fonte luminosa Versione da terra: LED 15W E27 2000lm 2700K dimmable Fonte luminosa Versione tavolo: LED 10W E14 800lm 2700K dimmable / LED 8W E14 700lm 2700-3000K Finitura: stainless steel with black edge

1450 mm

720 mm 500 mm

ø 320 mm

F1590056

Nuovo modello: Chiara T Nuove finiture: aluminum with anthracite edge, dark grey with olive green edge, pink gold with oxide red edge

410 mm

280 mm 215 mm

ø 88 mm

F1595004

F1595023

F1595034

Diabolo Achille Castiglioni, 1998/2020 Materiali: Alluminio Potenza: 70W, 21W LED Tensione: 220-240V Fonte luminosa esclusa: LED 70W E27 2452lm 2700K CRI80

Nuove finiture: beaver brown, cherry red Disponibili in: bianco

380 mm

560 mm

ø 160 mm

ø 390 mm

F2121035A

F2121026A

F2121009A

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Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Autunno Inverno 2020

Chiara F


Flauta Patricia Urquiola, 2020

500 mm

225 mm ø 45 mm

ø 45 mm

ø 45 mm

Riga 225

Spiga 225

Riga 500

Spiga 500

Riga 1000

Spiga 1000

Esempi finiture

anodized Blue Steel

anodized Copper

anodized Ruby Red

bianco

nero

Last Order Michael Anastassiades, 2020

100 mm 40 mm

Materiali: Vetro, ottone, policarbonato Tensione: IN 5V Fonte luminosa: LED inclusa 2,5W 200lm 2700K CRI90 Finiture: rame satinato, ottone, verde opaco, acciaio lucido ø 100 mm

ø 70 mm

Last Order CLEAR INDOOR F3693015

100 mm 40 mm

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Autunno Inverno 2020

1000 mm

Materiali: Alluminio Potenza: 12W Tensione: 220-240V Fonte luminosa inclusa: 2 LED 12W 600lm 2700K CRI95 Finiture: anodized blue steel , anodized copper, anodized ruby red, nero, bianco

Last Order CLEAR OUTDOOR/INDOOR

F3693059

F3693039

F3693056

ø 100 mm

ø 70 mm

Last Order FLUTED INDOOR F3694015

Last Order FLUTED OUTDOOR/INDOOR

F3694059

F3694039

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F3694056


Mayday Anniversary Konstantin Grcic, 2000/2020 Materiali: Polipropilene, alluminio Tensione: 220-250V Fonte luminosa: 1xLED E27 8,5W 965lm 2000-2700K

dimmable

530 mm

Nuova finiture: alluminio grigio chiaro

ø 220 mm

Lampadina Achille Castiglioni, 1972

240 mm

Materiali: Alluminio Tensione: 230V Fonte luminosa inclusa: LED 2W E27 200lm 2700K Finiture: nero, arancio, bianco, verde, turchese, lilla

ø 125 mm

F3300000

F3300075

F3299009

F3299039

99

F3299074

F3299042

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Autunno Inverno 2020

F3779054


Flauta Outdoor Patricia Urquiola, 2020

Collezione Outdoor - Nuovi Prodotti Autunno Inverno 2020

225 mm

500 mm

1000 mm

Materiali: Alluminio Potenza: 12W Tensione: 220-240V Fonte luminosa inclusa: LED 12W 2x555lm 2700K / LED 12W 2x597lm 3000K / LED 12W 2x638lm 4000K CRI80 Finiture: grigio, antracite, forest green, nero, bianco

ø 45 mm

Riga 225

ø 45 mm

ø 45 mm

Spiga 225

Riga 500

Spiga 500

Riga 1000

Spiga 1000

Esempi finiture

grigio

antracite

forest green

100

bianco

nero

deep brown


Infra-Structure Episode 2 Vincent Van Duysen, 2020

1519 mm

1519 mm

Materiali: Alluminio estruso e tornito in lastra policarbonato opale Tensione: 48V Fonte luminosa integrata: Top LED 2700K CRI90 / dimmer incluso Finiture: nero opaco, bianco

ø 300 mm

900 m m

ø 300 mm

1519 mm

03.8465.14

1200

ø 300 mm

Infra Structure Episode 2 -C6 Top LED 22W 2324lm + 30W 2366lm

03.8465.40

03.8466.14

03.8466.40

Collezione Architetturale - Nuovi Prodotti Autunno Inverno 2020

Infra Structure Episode 2 -C5 Top LED 22W 2324lm

mm

Infra Structure Episode 2 -C7 Top LED 2x 22W 2324lm + 30W 2366lm

03.8467.14

03.8467.40

Oblique Vincent Van Duysen, 2020 Materiali: Alluminio estruso, metacrilato Tensione: 24V Fonte luminosa inclusa: Power LED 8W 750lm 2700K - 800lm 300K - 850lm 4000K CRI90 USB-C connection integrata Finiture: antracite, marrone, grigio, ruggine, salvia, bianco

350 mm

ø 120 mm

ø 155 mm

DR antracite

DW marrone

AH grigio

DX ruggine

101

DW salvia

DY bianco


Belt Ronan & Erwan Bouroullec, 2020

3000 / 2500 / 2000 / 1500 / 1000 mm

Materiali: Pelle, Alluminio Tensione: 48V Fonte luminosa: Top LED 29W 1010 lm UP - 2350 lm DOWN 2700K CRI 95 / 29W 1050 lm UP - 2450 lm DOWN 3000K CRI 95 Finiture: pelle naturale, nero, verde

3000 / 2000mm

14 nero

ACollezione Architetturale - Nuovi Prodotti Autunno Inverno 2020

18 pelle naturale

102

GN verde


For more information please visit flos.com



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