Mag 54 ottobre 2013

Page 1

Supplemento al numero odierno de La Provincia - Non acquistabile separatamente - € 1,50 (La Provincia € 1,20 + Mag € 0,30)

N. 54 OTTOBRE

I L

M AGA Z I N E

D E

A SCUOLA CON UN SOGNO di Annalista Testa e Sergio Baccilieri

«Vieni sul lago ti sposiamo noi» di Edoardo Ceriani

«No, certi uomini non li frequento» di Nicola Nenci







L’editoriale di Diego Minonzio

Una partita tutta da giocare Un battito di ciglia e la vita è già passata. È nei momenti di malinconia che ti prendono in stagioni come questa, quando l’aria fresca dell’autunno si aggira per i corridoi della memoria, che il ricordo dei giorni verdi del liceo diventa più dolce. E più consolatorio, soprattutto. Quando le strade erano tutte aperte, i timori solo un piccolo prezzo da pagare alla voglia di avventura e sembrava di tenere il proprio destino tra le mani, insomma, quando la partita era ancora tutta da giocare. Dopo, quando sei già uscito dagli spogliatoi per iniziare il secondo tempo, le cose cambiano, naturalmente, e tanti pasticci che hai combinato nel primo non li rifaresti mai. Eppure è bello ricordare. È appagante, soprattutto, rivederti nelle voci, nelle parole - e nelle facce - dei ragazzi che sono oggi quello che tu eri una volta, trenta o magari anche quarant’anni prima. Cambiano i tempi, certo, ma le emozioni, le pulsioni, le piccola sfide esistenziali contro il mondo sono sempre le stesse. Per fortuna. E allora è davvero una gioia, credeteci, inaugurare il nostro numero di ottobre del Mag con una copertina tutta dedicata agli studenti comaschi, al loro rapporto con la scuola non tanto come luogo fisico o contenitore delle materie di studio, quanto invece in qualità di incubatore dei sogni e delle aspettative dei nostri ragazzi, immersi in tempi difficili e incomprensibili come mai dal secondo dopoguerra ad oggi. “A scuola con un sogno” abbiamo pensato di titolare questa inchiesta nata dall’elemento di cronaca più semplice: aver passato una mattinata come tante tra gli studenti delle superiori cercando di capire qual è il loro rapporto con la vita, con lo studio, cosa pensano dell’Italia, dei suoi politici, delle opportunità che prepara e concede a chi si accinge a entrare nel mondo del lavoro, se la disperazione nei confronti di un paese vecchio, conservatore e classista li spinga tutti quanti a fuggire verso esperienze all’estero oppure se c’è chi vuol vincere la propria battaglia nel luogo dove è nato, se c’è chi ha bisogno di rompere tutto e inventarsi una vita e un lavoro completamente nuovi oppure se ch’è anche chi non ha dubbi nel scegliere la via dell’azienda o della professione dei padri e delle madri. Abbiamo sentito i ragazzi, tanti, e anche molti professori, le persone che spesso addirittura più delle famiglie colgono le loro incertezze, le loro insoddisfazioni e quell’ansia di cambiamento, di trasformazione, di rivolta contro la società dominante, quasi, che è connaturata alla loro età. L’età in cui si diventa grandi. Le risposte sono sorprendenti e, nonostante tutto, piene di futuro, di speranza. Perché tutti quanti non mostrano dubbi, sorretti dalla forza del loro essere allo stato nascente: ci credono, sono certi di poter ottenere il meglio da un’avventura esistenziale che inizia proprio ora. La vita poi gli assesterà anche sonori schiaffoni, questo è certo, ma fa parte del gioco: tutti cadono, quelli bravi sono quelli che sono capaci di rialzarsi. Sempre. In bocca al lupo e buon Mag a tutti.

mag

7



44 Supplemento al numero odierno de La Provincia - Non acquistabile separatamente - € 1,50 (La Provincia € 1,20 + Mag € 0,30)

N. 54 OTTOBRE

I L

M AGA Z I N E

D E

A SCUOLA CON UN SOGNO di Annalista Testa e Sergio Baccilieri

«Vieni sul lago ti sposiamo noi» di Edoardo Ceriani

«No, certi uomini non li frequento» di Nicola Nenci

42

MAG - OTTOBRE 2013

7

L’EDITORIALE di Diego Minonzio

13

DIECI BELLE NOTIZIE di Maria Castelli

LE OPINIONI 17

«Donna di picche» di Roberta Peverelli

18

«Pubbliche virtù»

35 TURISMO: COMO CHE CRESCE L’analisi del trend visto dal Castadiva di Gisella Roncoroni

50 56 UN PANETTIERE A BERLINO Così il comasco Sironi ingolosisce i tedeschi di Riccardeo Bianchi

42 IO, LEI, IL LAGO E SOGNO SIA Dai matrimoni ai galà. Vita da Como in style di Edoardo Ceriani

63 I SEGRETI DELLE GRANDI CUCINE Dal Birrificio a Villa dì’Este di Serena Brivio

di Alberto Terzi

20

«Occhi sul mondo» di Umberto Montin

21

«La borsa & la vita» di Gabriele Zerbi

50 A CERTI UOMINI HO DETTO NO La storia di Sara modella da Briatore di Nicola Nenci

71 ALMENO SENZA DOLORE L’impegno dei volontari dell’associazione Palma di Laura D’Incalci

22

A SCUOLA CON UN SOGNO

di Annalisa Testa e Sergio Baccilieri Una mattina tra i ragazzi del liceo per scoprire quale vita si aspettano. «Forse all’Italia dovremmo dare ancora un po’ di fiducia, alla fine il futuro lo faremo noi, se ce ne andiamo cosa ne sarà del nostro paese...». E all’uscita dalla scuola le voci di chi ha voglia di scommettere sul domani.

mag

9


76

I L M AGA Z I N E D E

DIRETTORE RESPONSABILE

Diego Minonzio

95

RESPONSABILE di REDAZIONE

Giuseppe Guin

tel. 031.582342 - 335.7550315 fax 031.582421

76 A COMO LA MAFIA C’È Progetto S. Francesco per la legalità

g.guin@laprovincia.it redmag@laprovincia.it

OPINIONI Roberta Peverelli, Umberto Montin, Alberto Terzi, Gabriele Zerbi

di Francesca Guido

82 QUANDO CHIAMA LA RAI Il musicista Liberti a “Che tempo che fa” di Sara Della Torre

88 I ROCKETTARI PICCHIANO DURO Les Fleurs des Maldives e l’incontro con Nada di Arianna Augustoni

103 109 Le parole che non tornano di Emilio Magni

110 Eventi 115 (S)fashion

di Serena Brivio

116 Navigazioni Lariane di Luca Meneghel

117 Grande schermo

di Bernardino Marinoni

95 NELLA CITTA’ FANTASMA Le imprese di Stazi skater comasco

118 Scaffale

di Carla Colmegna

119 Animali

di Ricky Monti

SERVIZI Gisella Roncoroni, Laura D’Incalci. Sara Della Torre, Edoardo Ceriani, Stefania Briccola, Annalisa Testa, Sergio Baccilieri, Nicola Nenci, Riccardo Bianchi,Francesca Guido, Ricky Monti, Arianna Augustoni RUBRICHE Maria Castelli, Marinella Meroni, Eugenio Gandolfi, Emilio Magni, Bernardino Marinoni. Franco Brenna, Federico Roncoroni, Francesco Angelini, Tiziano Testori, Luca Meneghel, Giogi Albanese, Gianfranco Casnati TENDENZE E MODA Serena Brivio FOTOSERVIZI Carlo Pozzoni, Andrea Butti

di Marinella Meroni

120 I consigli dello chef

103 UNA SEDIA PER LA VITA Opere di designer per Sim-patia

122 Il bello della Salute di Tiziano Testori di Franco Brenna di Eugenio Gandolfi

di Stefania Briccola

88

126 L’oroscopo 129 Gli aforismi del mese di Federico Roncoroni

130 Last minute

di Francesco Angelini

REALIZZAZIONE GRAFICA

DIREZIONE CREATIVA Monica Seminati IMPAGINAZIONE Barbara Grena PUBBLICITÀ Sesaab servizi - Divisione Spm Tel. 031.582211 STAMPA Litostampa - Bergamo Numero chiuso in tipografia il 2 OTTOBRE

10 10

mag




Dieci belle notizie di Maria Castelli

LA CITTÀ E L’ORGOGLIO

«Cento persone come lei in città e la città sarebbe diversa»: è il commento alla lettera di Anna Mauri al giornale “La Provincia”. Più che una lettera, un messaggio di sfida al malumore nell’incipiente autunno: «Ora è tempo di ricominciare, di mettersi all’opera perché abbiamo un paese da mandare avanti - scrive - Abbiamo una città di cui prenderci cura e di cure la nostra Como ha davvero bisogno! Ha bisogno di ritrovare lo charme che ha sempre avuto, ha bisogno di tornare ad essere la città conosciuta per la propria bellezza…Perché, diciamolo, va bene la crisi, va bene il low profile, va bene tagliare gli sprechi. Ma vogliamo infondere un pochino di fiducia e di allegria a questa città e a chi la abita? Vogliamo cercare di riaccendere la scintilla a questa città? Io voglio tornare a vantarmi della mia città…Non mi arrendo. Anzi, mi piacerebbe che queste mie poche righe fossero uno stimolo al governo della città e ai cittadini per rimboccarsi le maniche e dare ognuno il proprio contributo».

IN NOME DELLA PACE In migliaia hanno risposto all’appello di Papa Francesco che chiedeva preghiere e digiuni per la pace. Anche Parè ha aderito, ma ha fatto molto di più: ha spostato alla domenica l’appuntamento enogastronomico programmato per la sera del sabato dedicato alle veglie e ai sacrifici per la pace. Un appuntamento accuratamente preparato, a base di gnocchi, ricavato destinato in ogni caso alla beneficenza, ma il «mai più guerra! Mai più guerra!» del Pontefice ha rappresentato il richiamo più alto e la “doppia rinuncia” di Parè, alla cena personale e alla festa parrocchiale ha rappresentato il valore aggiunto, dal forte connotato simbolico.

PIETRO NATO DUE VOLTE

Pietro De Maria, 41 anni, figlio del panettiere che a Mezzegra fa il pane più buono della Tremezzina, ha vinto il campionato del mondo di sci nautico seduto, slalom categoria M.P., cioè multi plegic. Dal 1995, Pietro ha perso l’uso delle gambe a causa di un incidente stradale, ma si considera «una persona fortunata nella vita - afferma - quell’ evento doloroso mi ha aperto porte nuove verso esperienze inimmaginabili ed alla conoscenza di persone di grande cuore, gente che nella semplicità dei rapporti quotidiani sa donare valori che contano molto di più della pur pesante medaglia d’oro conquistata in una gara sportiva». Grande festa in paese per il successo nello sport, coronato dalla medaglia d’oro e per il coraggio con il quale Pietro ha ripreso a vivere, s’è reso autosufficiente, non si è mai tirato indietro. Ma anche nel momento del trionfo, il campione è stato capace di parole toccanti come queste: «Quella medaglia - ha detto - l’ho vinta per la mia famiglia, per la mia ragazza, Sara e per tutta la schiera di amici sinceri».

GARA DI SOLIDARIETÀ PER LO SCUOLABUS A Figino Serenza, lo scuolabus era pieno d’acciacchi e le risorse comunali non sarebbero state sufficienti per rimetterlo in forma. Si è fatto avanti il messo comunale, Luigi Colombo con il primo filo di una rete di solidarietà: ha raccolto contributi per mille euro dagli operatori economici del paese e con il materiale così acquistato s’è messo all’opera Matteo Basso, imbianchino e writer. Lo scuolabus è tornato a splendere di giallo, arricchito con i disegni del mitico Jacovitti. Ma non è la prima volta che il paese si dimostra solidale. «A Figino Serenza - ha dichiarato il sindaco, Angelo Orsenigo - siamo molto fortunati. Da sempre, c’è un gran numero di persone che si mette a disposizione della comunità e che lavora per il bene comune. Ha un ruolo davvero insostituibile».

AZIENDE STORICHE VICINE AI GIOVANI

«Da diversi anni, porto avanti per la mia azienda, con l’aiuto del mio staff, concorsi di idee aperti a designers di tutto il mondo. Per ogni concorso, il prodotto da progettare è diverso e le sezioni di partecipazione sono due, divise in over 26 e under 26…. Quest’anno, abbiamo lanciato il nostro settimo concorso “Accendi la tua idea”; il tema del progetto è il tavolo ed ogni designer, più o meno giovane, si potrà cimentare. La mostra di questi prodotti viene inaugurata con la premiazione dei vincitori ed ogni anno è per me una grande emozione. Ritengo che progetti come questo non fanno altro che stimolare ed aiutare i giovani. Perché noi dobbiamo essere vicini a loro e consentire di farsi conoscere, oltre che aiutarli ad entrare nel mondo del design. Nello stesso tempo, portiamo nel mondo le nostre aziende e il nostro territorio». Lo scrive Maurizio Riva, primario imprenditore del settore legno - arredo: esperienza ed innovazione s’intrecciano nella sua azienda e ne costituiscono la formula di successo.

mag

13



GLI EROI NORMALI

APRE LA SCUOLA DI COMO

Tre belle notizie tutte in un solo giorno. La prima: ci sono volontari a Como pronti ad aiutare nello studio alunni dai 6 ai 13 anni. La seconda: in un oratorio di Mariano Comense, sotto la supervisione degli adulti, i ragazzi hanno realizzato un murales di proporzioni impressionanti. La terza: la Protezione civile di Arosio ha organizzato per i bambini della zona un week end didattico nei boschi. Le ha registrate il giornalista e scrittore Mario Schiani, noto autore della rubrica “Buonanotte” sul quotidiano “La Provincia” e ne ha fatto argomento di un editoriale in prima pagina. «L’impegno di chi si dedica ai ragazzi è particolarmente benemerito - scrive Schiani - garantisce loro la possibilità di crescere, imparare ed attingere a modelli positivi. E a noi offre l’occasione di raccontare una realtà quotidiana priva delle bassezze con le quali ogni giorno la cronaca costruisce se stessa. E’ la realtà dell’eroismo normale. Di solito soccombe. Per un giorno, non è così: scusate se è poco».

LE PATATE FANNO BENE Aiutare le opere parrocchiali e soddisfare il gusto per la genuinità dei propri comparrocchiani: è l’obiettivo dell’iniziativa in corso a Valmorea, sul sagrato delle chiese delle frazioni di Caversaccio e di Casanova Lanza. A Caversaccio, sul sagrato, dopo le Messe prefestive e festive, i fedeli acquistano patate dai contadini locali e le scambiano con offerte per l’oratorio. A Casanova, alcuni parrocchiani portano sul sagrato gli ortaggi del proprio orto: i fedeli che escono da Messa li prelevano e lasciano un contributo per i lavori dell’oratorio. Si tratta di prodotti a chilometro zero, cresciuti sotto il sole di casa e che hanno un valore aggiunto: la beneficenza.

Como investe sul capitale umano: le università e gli enti di alta formazione della città hanno siglato il protocollo per la nascita della Scuola di Como, un collegio di merito e un trampolino per giovani talenti che studiano per un mondo migliore e che si preparano per essere classe dirigente. Motto della scuola è: «Guardare sulle spalle dei giganti». Si concretizza così il progetto coltivato da Univercomo: «A fronte di fondi sempre più ristretti e di un calo di iscrizioni negli atenei - ha detto il presidente, Giacomo Castiglioni - ci siamo chiesti su che cosa può puntare l’università di Como, tanto vicina a Milano. La risposta: dobbiamo puntare sulla qualità degli insegnamenti e sull’eccellenza».

LO SCIENZIATO E DIO Alberto Dolcini, 31 anni, laureato in fisica e specializzato in astrofisica, è uno dei sei giovani ordinati diaconi dal Vescovo, Diego Coletti. «Proprio la passione avvertita fin da bambino per le stelle, il cielo, il cosmo, mi ha portato ad immergermi nello studio - ha raccontato - Più mi addentravo nella conoscenza di realtà grandiose, complesse e distanti, più aumentava il mio stupore di fronte alla bellezza del creato. Subito dopo la laurea, sono entrato in seminario, ho proseguito il mio cammino passando da un tipo di analisi scientifica all’indagine umanistica, filosofica, teologica». Scienza e fede, afferma, non sono in contrasto e «in ogni cosa, c’è l’impronta divina».

IL FABBRO PIÙ BRAVO Un’inattesa eccellenza della nostra terra: la forgiatura e la lavorazione del ferro ed è stata riconosciuta nel campionato mondiale di Stia, nell’Aretino. Sul podio, è salito Danilo Panzeri, titolare della Eurofer di Orsenigo, cinque dipendenti, premiato da una giuria internazionale per la qualità dei prodotti, ma anche per l’opera “Plasticità naturale” realizzata in tre ore durante la gara. Prima di tutto, Panzeri ha ringraziato la sua squadra e i suoi maestri per «la tecnica e la passione che mi hanno trasmesso» poi ha sottolineato uno dei fattori di successo: «Non bisogna mai fermarsi. Si deve lavorare sull’innovazione e sulla ricerca. Solo con l’impegno e la voglia di mettersi in gioco si riesce ad emergere»

mag

15



Donna di picche di Roberta Peverelli

Presidente Rotary club Como Baradello

Le nostre piccole e grandi sfide Vi parlo di Rotary, un’associazione che conta un milione e duecentomila soci nel mondo, un grande contenitore di amicizia, ideali del servire, opportunità di incontro professionale, sostegno alle nuove generazioni. Da cento anni in campo per anticipare soluzioni per un mondo equo , indicare la via ed interpretare con concretezza la posizione di leadership. Da quasi un decennio ne faccio parte, con impegno costante, ed in questo anno presiedo il Rotary Club Como Baradello, uno dei due club cittadini, fondato nel 1976, che conta quasi una sessantina di soci. Una responsabilità per la prima volta nella storia del club declinata al femminile e dunque non irrilevante, soprattutto perchè la scala di intervento locale, in un territorio policentrico come quello del neonato Distretto rotariano 2042 - i distretti raggruppano diversi club per aree geografiche omogenee - vede una stretta coincidenza fra il cittadino ed il socio rotariano, e quest’ultimo , specie se con cariche direttive, non può sbagliare. Il Presidente del Rotary non è espressione di potere gerarchico, ma è leader per condivisione, ed ha il compito di individuare le esigenze della comunità e del territorio, rispondendo con una progettualità pluriennale e di valenza strategica. Per i soci non un sergente o un ammaestratore, ma un direttore d’orchestra che imposta tempi e volumi, incoraggia i musicisti valorizzandone le diverse abilità e, se riceve applausi, li indirizza verso i solisti, valorizzandone il talento e lodando con sincerità. Per questa ragione il programma di questo anno rotariano 2013/2014 è orientato su due linee: la conoscenza interna fra i soci del club, del territorio e delle problematiche che lo investono, con l’ambizione di diffondere e di divulgare gli ideali rotariani nella comunita’ attraverso conviviali e service dedicati, ed il tema della sostenibilità nei progetti che il club intende mettere in campo, club aperto al ricambio ed all’ingresso delle nuove generazioni. Il fondamento teorico e pratico del club è

rappresentato, per norma statutaria, dalle cinque vie d’azione: interna per assicurare il buon funzionamento del club ed affermare il senso di appartenenza, professionale per promuovere l’osservanza dei principi morali nell’esercizio della professione, di interesse pubblico per migliorare la qualità della vita nelle aree di influenza del club, internazionale per promuovere l’intesa e la tolleranza fra i popoli e la cooperazione per iniziative e progetti di servizio in altri Paesi, infine le nuove generazioni per trasferire ai giovani informazioni e conoscenza, lasciando loro in eredita’ consapevolezza della crescita umana e professionale. Le enfasi contemporanee nel piano strategico di un club rotariano sono legate alle contingenze odierne: la crisi dell’associazionismo, mutuata dalla crisi generale, che deve trovare una soluzione dall’interno formando e motivando i soci ed incrementando la membership, l’azione umanitaria attraverso service locali ed internazionali, in condivisione con altri club, sfruttando al meglio le risorse della Rotary Foundation, braccio operativo dell’organizzazione, la sostenibilità con programmi ed iniziative specifiche per i giovani impegnati nei Rotaract ed Interact club, vivaio del Rotary. I progetti di servizio nascono dalle sollecitazioni della comunità e degli stessi soci e l’elenco è in continuo divenire, con il coinvolgimento di altri club rotariani, riuniti in gruppi di lavoro come il Lario e l’Insubrico, che opera anche nella vicina Confederazione Elvetica. Nella cooperazione e nella condivisione affrontiamo piccole e grandi sfide, esortati dal motto del Presidente del Rotary International per l’anno rotariano in corso, “Engage Rotary, change lives” - Vivi il Rotary, cambia le vite - e la grande passione per il servire ci aiuta ad esplorare i problemi della comunità e del territorio con un approccio interdisciplinare insito nella diversa estrazione culturale e professionale dei soci, uniti nel portare cambiamenti positivi e duraturi nella società.


Pubbliche virtù di Alberto Terzi Life-coach del Buonumore Associazione Stringhe colorate

Portiamo le Hawaii a Como Da qualche anno ho scoperto che le favole a cui assolutamente non bisogna credere sono quelle che non fanno sognare, limitate dalla concretezza, o meglio i racconti e i fatti così come si presentano nella loro crudité e che, all’apparenza, sembrano corrispondere alla verità. E se negli ultimi tempi hanno successo i cinici, è proprio questo approccio che alimenta la crisi e impedisce di trovare vie d’uscita. Ho scoperto che quello che è visibile ai nostri occhi non solo è una minima parte di quello che esiste, ma molto spesso è quello che vogliamo vedere interpretando informazioni che, lette in modo diverso, potrebbero portarci ad altre conclusioni. Ad esempio se crediamo alla crisi come entità esterna a noi e che stiamo subendo, e allo stesso tempo crediamo alla visione del mondo che ci presentano i giornali e i telegiornali è obbligatorio giungere a delle definizioni nefaste del nostro tempo, ma, a mio parere, la situazione va ribaltata. Ho dovuto emigrare culturalmente per rendermi meglio conto di ciò e mi sono trovato alle Hawaii, non chiedetemi come, ma subito mi hanno affascinato i loro principi Huna tramandati dagli sciamani, che presentano una visione del mondo spiazzante per le popolazioni occidentali. Sono rimasto attratto dal loro metodo di pulizia delle memorie, ormai noto anche in Italia come Ho’Oponopono, che significa “mettere le cose al posto giusto”. Trai i principi hawaiani, uno dei più provocatori è “il mondo è quello che pensi che sia” che ci ricorda che tutto è un’illusione e i sistemi sono soggettivi. Per chi si fa problemi di identità si sottolinea che “tutto è collegato, la separazione è un’illusione” e quindi “tutto è possibile”. Per chi si sente vittima deve sapere che “Adesso è il momento del potere” e qualsiasi cambiamento dipende da noi stessi nel 18

mag

qui e ora proprio perché il potere viene da dentro noi stessi. E non manca il richiamo all’Amore dove “amare è essere felici insieme” proprio perché siamo tutti collegati e solo col diminuire della critica aumenta l’amore. Questa visione si fonda su due azioni molto efficaci per poter dare una svolta alla propria vita, così come è successo per la mia: La Gratitudine e il Perdono. Mi sono allenato ogni giorno a ringraziare ogni cosa che capitava e nel giro di due mesi ho iniziato a vedere il mondo in modo diverso e ad attrarre gratitudine e amore come mai mi era capitato prima. Ho capito che bisogna ringraziare anche tutte le difficoltà che si incontrano vedendole sotto una luce di crescita personale e ora mi trovo a nuotare in un Oceano di Gratitudine che assaporo momento per momento e la crisi non so cosa sia. Ho anche capito che il Perdono non è una concessione che facciamo a un’altra persona, bensì un dono che facciamo a noi stessi liberando la nostra energia da un legame con la sofferenza e lasciando spazio a nuovi inizi. Inoltre, il Perdono è il riconoscimento che tutti siamo diversi, ma collegati per cui è necessario attivare l’empatia e non il cinismo per poter convivere in modo più armonico. Gli hawaiani hanno escluso la lamentela dalla propria vita e si assumono il 100% delle responsabilità di quello che fanno e di quello che succede attorno a loro. Il mio invito è quello di provare a portare la gratitudine e il perdono nella vostra vita assumendovi la piena responsabilità e ogni sera ringraziatevi di quello che avete fatto lasciando a Dio o all’Universo di completare l’opera proprio per non cadere nel perfezionismo, infatti corre voce che Dio non perda tempo e non volga il suo sguardo alle persone perfette. E sulla crisi fatevi una bella risata, che è una grande opportunità.



Occhi sul mondo

di Umberto Montin

Se vacilla la pausa caffè Non è un’abitudine e tantomeno una moda, seppure consolidata negli anni. Bersi una tazza, ma anche due o tre, di tè da decenni è un’immagine ben precisa, lo stereotipo del british style. Rappresentare l’inglese tipo molte volte significa riprodurlo mentre si gusta una tazza di tè, in particolare alle cinque del pomeriggio, tanto che quanto scrisse Henry James nel suo “Ritratto di signora” del 1881, si può sottoscrivere ancora: «Nella vita – annotò - ci sono poche ore più piacevoli dell’ora dedicata alla cerimonia del tè pomeridiano». Eppure, nonostante la riflessione di James, anche questo baluardo dello stile britannico oramai vacilla, travolto non tanto dalla crisi, ma dai ritmi di lavoro della società attuale. Lo prova uno studio, effettuato manco a dirlo nel Regno Unito, dal quale si ricava che il pressing lavorativo, lo spirito competitivo e la costante verifica dei risultati alla fine stanno per avere la meglio sulla pausa-tè. Un quinto degli interrogati nel corso della ricerca, ammette di dedicare alla sosta lo stesso tempo di una volta: troppo il lavoro, sarebbe la giustificazione, ma anche i controlli dei capi e perfino la subordinazione al giudizio dei colleghi, verso i quali non si vuole apparire come degli scansafatiche. E dire che fermarsi in tutto 19 minuti alla settimana ha ricadute positive sulla produttività, al contrario di chi gira al largo da macchine distributrici o dalle teiere elettriche che in Gran Bretagna si trovano in ogni posto di lavoro come in ciascuna camera d’hotel. Secondo lo studio, comunque, gli inglesi alla fine circa quattro tazze al giorno riescono ad assicurarsele. Falso allarme, dunque? Neppure per sogno in quanto, per almeno la metà degli stakanovisti della pausa, dentro quelle tazze non vi sono le foglioline degli altopiani cinesi o dell’ Himalaya, del Giappone piuttosto che dell’India, bensì il mediterraneo, scuro e bollente caffè. Anche qui il tempo ridotto è all’origine della scelta: per un buon caffè è sufficiente un minor tempo e, guarda caso, lo apprezzano in particolare chi ha fra i 35 e i 44 anni, ovvero i lavoratori più attivi. Ma anche quelli più in carriera, che certo non possono “perdere tempo” ad aspettare l’infusione come hanno sempre fatto le signore dei romanzi di Jane Austen, delle sorelle Bronte o di Dickens sempre impegnate, per pagine e pagine, a officiare quel rito del “tè delle cinque”. E anche le resistenze di chi teme le ricadute sulla salute di questa “americanizzazione” nell’assunzione di bevande, sono destinate ad essere spazzate via da recenti ricerche scientifiche. Secondo il dottor Steven Blair dell’University of South Carolina infatti “è significativo che i risultati non hanno dimostrato alcuna associazione tra consumo di caffè e tutte le cause di mortalità tra gli uomini più anziani e le donne. Ed è anche importante notare - ha aggiunto il medico - che nessuna delle dosi di caffè in uomini o donne, sia giovani che più anziani, ha avuto effetti significativi sulla mortalità cardiovascolare”.

20

mag


La borsa o la vita di Gabriele Zerbi

Amministratore delegato Castadiva Resort

Il turismo e la rivoluzione Durante la visita di Paolo Giovanni II, a seguito del sorvolo in elicottero del nostro Lago, Il Papa impressionato dalla bellezza dei nostri luoghi affermò: “Comaschi, ricchi, ricchi, ricchissimi” che, la stampa dell’epoca giocò tra i riferimenti ai conti bancari e il reale significato «Comaschi: Ricchi di Storia, di Cultura, di Territorio». Beh, girando il mondo, (capita oggi a tutti), ci si rende immediatamente conto quanto il nostro territorio sia unico, ricco di natura, orografia, collocazione geografia, ambiti d’intorno. Difficile trovare una località con caratteristiche simili: luoghi di bellezza unica, logistica aeroportuale (quattro aeroporti internazionale a portata di mano) vicinanza a Milano e alla Confederazione Elvetica e alle aree sciistiche, senza scordare i personaggi storici e i monumenti, dai Plinio ad Alessandro Volta, dal Duomo a S. Abbondio, dal faro di Brunate all’illuminato Architetto Terragni etc. Senza trascurare che nei dintorni del “bacino del lago di Como” si trova, con Como, l’area da sempre trainante dell’economia italiana (Brianza, Nord Milano etc.) che forma un tessuto d’insieme che valorizza il territorio. La Como dell’800, patria della seta, dell’economia trainante, importante via commerciale e di connessione con il nord Europa, grande ed estesa provincia, pare aver perso, negli ultimi 200 anni, quasi tutto. Dalla crisi di oggi, alle difficoltà di attività in tutti i settori si legge il riferimento, alle vie da perseguire, che vengono spesso indirizzate allo sviluppo del “Turismo”, dalle pubbliche amministrazioni, ai guru di riferimento, ai media. Un’attenzione da rivolgere alla situazione e al “da farsi” inerente alle infrastrutture, politiche, sinergie, operatori etc. per realizzare la “Vocazione naturale del territorio”: il Turismo. Dalle amministrazioni locali si lanciano tematiche turistiche senza avvertirne la concretezza di pianificazioni, programmi o concrete visibilità; allo stato pratico si è ben lontani da sistemi funzionanti (vedi Trentino, Romagna, Toscana) dotati di Brand e di azioni condivise, programmate e coordinate tra pubblico e privato, compresa la gestione della finanza disponibile e/o necessaria (basti guardare anche alla recente polemica sulla tassa di Soggiorno). Si legge che “Como è adatta per tutto: anche per una rivoluzione”; beh, in questi giorni durante il “Palio del Baradello” si è festeggiato il Barbarossa, condottiero anche rivoluzionario. Forse ne servirebbe uno anche oggi, che crei impulso, unione, condivisione e soprattutto raggiunga risultati concreti, rimuovendo lo stato latente attuale. Sviluppo, Turismo, Rivoluzione, tutto è possibile. Basta volerlo.

mag

21


A SCUOLA CON UN SOGNO

22

mag


di Annalisa Testa, foto Carlo Pozzoni UNA MATTINA TRA I RAGAZZI DEL LICEO PER SCOPRIRE QUALE VITA SI ASPETTANO «DOBBIAMO DARE ANCORA UN PO’ DI FIDUCIA ALL’ITALIA, ALLA FINE IL FUTURO LO FAREMO NOI, SE CE NE ANDIAMO CHE COSA NE SARÀ DEL NOSTRO PAESE?...»

A SCUOLA CON UN SOGNO mag

23


A SCUOLA CON UN SOGNO

H

anno quella compostezza tipica dei ragazzi del primo anno. Ordinati, silenziosi e con ancora quel pizzico di rispetto che rischia di essere smarrito poi negli anni a venire. Per farli parlare ci metti un po’, hanno in testa un sacco di cose che però, fanno fatica ad esprimere. Timidi, riservati o forse solo un po’ spaventati. Hanno appena varcato la soglia di quel purgatorio formativo lungo cinque anni (si spera) che li prepara al dopo. Ma cos’è, per loro, questo “dopo”. Incertezza e timore sul futuro? Macché. I ragazzi di oggi hanno le idee chiare, sanno già che strada prendere e come raggiungere l’obiettivo che si sono prefissati. La crisi e la disoccupazione non li frenano, loro sono forti, lo si intravede nei loro occhi. In quest’aula si respira l’aria di una generazione innovativa. Qualcosa sta cambiando, o forse è già cambiato. Non solo perché, finalmente, da quest’anno gli insegnanti hanno sulla cattedra un tablet al posto del tanto temuto registro rosso del passato, ma perché i ragazzi sono veloci, hanno

24

mag

un apprendimento circolare a trecentosessanta gradi; non è più frontale, un rapporto uno-a-uno con il professore. «Nel corso della mia esperienza d’insegnamento mi sono accorta che negli ultimi anni i ragazzi hanno sviluppato capacità d’apprendimento multidirezionali. Sono costantemente on line, utilizzano con semplicità impressionante dispositivi multimediali che velocizzano il sistema di studio. Rispetto al passato hanno accesso a molte più informazioni che sicuramente sono importanti anche nella formazione del loro pacchetto di istruzione e li aiuta nella scelta del loro futuro. Ecco perché sono già così determinati», racconta la professoressa Antonella De Venere, insegnante del biennnio dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore Paolo Carcano di Setificio di Como che quest’anno festeggia trent’anni di insegnamento. Determinazione, quindi. È senza dubbio ciò che contraddistingue i giovani 2.0. Come Caterina, una ragazza con una forte personalità forse dovuta anche al fatto che arriva da un altro Paese e che dopo aver frequentato la Scuola In-


ternazionale di Como, ha scelto di non seguire le orme dei genitori che lavorano nel campo linguistico ma di rincorrere il suo sogno, quello di lavorare con gli animali: «Ho scelto il Liceo perché mi da’ la possibilità di formarmi al meglio per realizzare il mio sogno nel cassetto, quello di diventare veterinaria». Su ventotto iscritti, ventisei di loro hanno in mente l’Università. Ma chi sceglie di terminare gli studi con la Maturità Scientifica non lo fa per pigrizia, come Andrea, per esempio, che ha ben chiaro in testa di volare negli Stati Uniti per provare realizzare il suo “american dream” quello di continuare a suonare e entrare a fare parte di una band. «Il Liceo ci formerà per poter affrontare qualsiasi tipo di percorso universitario, importante ormai per poter fare carriera», spiega Luca che ha già in mente il suo percorso universitario. «Mi colpisce molto il fatto che i ragazzi hanno già un progetto ben definito al primo anno, sanno già che Università frequentare e hanno già ben chiaro in mente cosa vogliono fare da grandi», racconta la professoressa. Michelangelo e Giuseppe sognano di andare all’estero e

Giada sogna di diventare medico Ambrogio è tornato dagli Usa L’american dream di Andrea è invece suonare in una band diventare ingegneri, Andrea pensa all’osteopatia in Svizzera, Caterina volerà in Inghilterra, Chiara ha un progetto dalle elementari, quello di diventare astrofisica laureandosi negli USA, Stefano sceglie il campo economico come consulente finanziario e Giada vuole diventare medico. Comun denominatore tra i banchi della prima Liceo di Scienza Applicate? Andare all’estero. L’Italia non offre molto, dice Andrea, è difficile trovare lavoro, bisogna andare oltre i confini per fare carriera. Ci crede ancora un po’, invece, Alessandro: «Forse

mag

25


A SCUOLA CON UN SOGNO

all’Italia dovremmo dare ancora un po’ di fiducia, alla fine il futuro lo faremo noi, se ce ne andiamo cosa ne sarà del nostro paese...». Anche Martino, che sogna di diventare pediatra, la pensa così: «Andare all’estero è importante soprattutto per gli studi, per la formazione, che dev’essere sempre più totale, creare collegamenti di lavoro e di conoscenze anche con altri studenti». Bisogna essere flessibili, dice Stefano. Per avere una possibilità si deve accattare il cambiamento, essere inclini al sacrificio. Un buon compromesso potrebbe essere secondo i ragazzi quello di iscriversi alla laurea triennale in Italia e specializzarsi all’estero. Comunque, sta di fatto che le prove nella vita saranno tante, ma loro non ne sembrano spaventati, e noi speriamo di cuore rimangano in Italia. Mi chiedo solo... se tra cinque anni tornassi di fronte a questi ragazzi, i sogni sarebbero gli stessi?

Ambrogio è appena tornato dagli Stati Uniti, frequenta la quinta superiore del Liceo di Scienze Applicate. «Il mio sogno è tornare là. È un’altra vita. Un’esperienza all’estero è importante soprattutto se hai un minimo di ambizione, qui hai poco spazio». Sono d’accordo con lui i compagni di classe che sono a un passo dalla maturità. «Se vuoi fare qualcosa di buono nella vita devi essere parecchio determinato. La determinazione è ciò che ti contraddistingue, per questo secondo me non puoi accontentarti di cinque anni di Liceo», racconta Sara. I ragazzi che ho di fronte sono adulti. Maturi. Molti di meno rispetto al numero di giovani che ho avuto di fonte poco fa. Su diciotto quattro faranno medicina. Una media altissima. Le ambizioni forse non sono cambiate. Fisioterapia, ingegneria, chimica. Ma cos’è cambiato rispetto al primo giorno di scuola di cinque anni fa?

LA SCUOLA È UNA OPPORTUNITÀ di Alise Porta Docente di lettere ISIS di Setificio P. Carcano Cosa ha a che fare la scuola coi sogni dei ragazzi? Nulla, risponderebbero quegli studenti che la vedono solo come luogo di fatica e noia, dove sopravvivere pigramente e indifferenti. Fortunati, invece, quelli che la vivono come un ottimo strumento per la realizzazione dei loro sogni. Parafrasando le parole del Manzoni riferite al cardinal Federico Borromeo «persuaso che la vita non è già destinata ad essere un peso per molti e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego» direi che la scuola deve essere per tutti un’opportunità di crescita personale e professionale. Bisogna capirlo, però, e cogliere tutte le occasioni che offre per acquisire e sviluppare competenze. Molte volte l’alunno non è neppure consapevole delle potenzialità che ha dentro di sé e lo scopre grazie alle esperienze in cui viene coinvolto. La scuola funziona quando fornisce opportunità per mettersi in gioco ed esprimere la propria creatività, anche a costo di qualche difficoltà o sconfitta. I vantaggi sono tanti in termini di maturazione e padronanza di sé. Il sogno di molte mie alunne è di lavorare con successo nel mondo della moda e hanno capito che solo con passione, determinazione e impegno potranno realizzare i loro obiettivi. È una strada ripida, una scala a pioli, difficile da salire ma per cui vale la pena fare fatica perché il traguardo è importante. E così apprezzano la visita a Firenze nell’atellier di un famoso

stilista: un mondo lussuoso e affascinante per loro prima quasi irraggiungibile! O aderiscono con entusiasmo alle iniziative proposte, lavorando a ritmi frenetici. Collaborano alla realizzazione di costumi di scena teatrali, impegnandosi al di fuori dell’orario scolastico. O partecipano a concorsi e vincono il primo premio portandosi a casa oltre alla soddisfazione personale, un consistente premio in denaro «ch’era follia sperar» (il solito Manzoni) un piccolo anticipo della realizzazione del loro sogno di lavorare nel mondo della grafica. E che dire di Martina che in classe non c’è verso di farla parlare in un’interrogazione e sul palcoscenico a fine anno ha trovato la sua realizzazione incantando la platea con una sicurezza da attrice provetta! E come dimenticare Stefano che a scuola ha scoperto la sua passione per il teatro e ha accantonato la chimica per realizzare il folle sogno di diventare un apprezzato attore e regista comasco? Se la scuola non gli avesse dato la possibilità di frequentare il laboratorio teatrale, Chissà? Avremmo avuto un chimico infelice. Ragazzi, inoltre, che capiscono l’importanza dello stage estivo e sacrificano parte delle vacanze per investire sul loro futuro e tornano a scuola più sicuri di sé. Ragazzi che riconoscono il ruolo dei docenti come guide e compagni di viaggio in questo percorso verso l’età adulta e quando si realizza quest’alchimia nel rispetto delle reciproche esigenze, la scuola non può che funzionare bene. Ed ecco allora che il sogno non è più individuale, perché tutti i sogni si intersecano come tanti fili di seta per creare un meraviglioso e variopinto tessuto.


Qualcuno ha cambiato idea, come una delle ragazze della classe che vorrebbe fare moda, ma forse non è troppo tardi... Qualcuno invece è contento del proprio percorso di studi. Il clima in quinta è piuttosto rilassato, ormai i ragazzi sono consapevoli del fatto che da qui a un attimo sono in pasto ai leoni. Pronti a tutto.

C’è un ragazzo tra loro che non parla finché non interpellato. Si chiama Tobia, arriva da Roma, un bel cambiamento soprattutto a questa età. Piazzato, tra l’altro, in prima fila fronte cattedra. «Facevo lo stesso Liceo, non sembra moto diverso ma non voglio fare l’Università. Vorrei fare il pasticcere, a Parma c’è un’accademia, spero di poter andare là». Tobia non è l’unico, il suo compagno di banco non è interessato all’Università, vorrebbe entrare in Accademia Aeronautica, ma non è facile. Al suono della campana una valanga di ragazzi si riversa nel corridoio. È il momento in cui esperienze e personalità si possono mescolare, visi puerili si incrociano con facce barbute di ragazzi ormai maggiorenni. Ragazzini timidi e impauriti se ne stanno con le spalle al muro sognando di diventare uomini come i ragazzi dell’ultimo anno. Le ragazze cercando di farsi strada, anche per loro ogni giorno è una prova. Ogni giorno è una piccola esperienza che si aggiunge al propri bagaglio di crescita. I giovani hanno solo bisogno di un po’ più di fiducia. E ci sono persone adulte, a partire dagli stessi professori e dal Preside del Liceo, che sono pronte a dargliene. Una nuova circolare proibisce di fumare, anche in cortile. Ma ovviamente qualcuno trova il modo di farlo, e non così tanto di nascosto. Alla fine, forse, questi ragazzi non sono poi tanto diversi da come eravamo noi, qualche decennio fa. UN GIORNO TRA GLI STUDENTI Una mattinata a scuola per ascoltare i sogni dei ragazzi e le loro aspettative di futuro.

mag

27


A SCUOLA CON UN SOGNO

...e NOI CI

CREDIAMO LA VOCE DI 25 STUDENTI COMASCHI CHE GUARDANO AL LORO FUTURO 28

mag

di Sergio Baccilieri foto Andrea Butti/Pozzoni



A SCUOLA CON UN SOGNO

I

sogni dei giovani comaschi sono realistici, con un piede pronto alla partenza. Per un adolescente sognare il proprio futuro adesso non è come accadeva negli anni sessanta o settanta, per chi ha vissuto l’allunaggio guardare il cielo la notte non era un impossibile miraggio, ora invece è bene tenere i piedi per terra. Questo non significa che i ragazzi di Como, gli studenti degli ultimi anni delle superiori, non abbiano buone speranze, solo sembrano più a contatto con la realtà, pronti a capire che non tutto è possibile e che il panorama dei loro giorni vive un momento di declino. Sognare per loro vuol dire avere il coraggio di alzare la testa. Certo in città fuori dalle porte delle scuole c’è ancora chi la notte fa i più tipici sogni, il prototipo del desiderio ad occhi chiusi. Per esempio Mohamed Ibnelfaqyh, studente di 18 anni alla DaVinci-Ripamonti, non nasconde la sua passione: «Vorrei fare il calciatore. Sono bravo e non è tardi. Pace per la crisi e per la pensione, tentare non nuoce». Augurando a lui di indossare presto la maglia numero sette, in memoria della leva calcistica e di Nino, è difficile dargli torto.

30

mag

Con opzioni lavorative più comuni Elisa Tagliabue, 18 anni al Pessina, da man forte a Mohamed e dice: «Se dovessimo guardare alla crisi dovremmo rinchiuderci in casa e chiudere gli occhi. Io vorrei diventare un lavoratore socio sanitario, mi piacerebbe stare con i bambini e vorrei farlo qui, a Como. Sarà difficile, ma ci proviamo». Anche la sua compagna Anna De Sarno ha lo stesso pensiero: «Tanto vale affrontare la realtà e trovare un buon lavoro nel proprio ambito di studi». Niente paura allora, servirà però lavorare sodo. Idris Ajoulì studia alla Ripamonti e racconta: «Ho sempre sognato di lavorare come medico dello sport. Stare vicino al terreno di gioco pronto a intervenire. Temo sia difficile, ma ci riuscirò, non credo sia impossibile a Como, è una città migliore di tante altre per realizzare le proprie aspirazioni». Giusto, ma è anche vero che oggi il futuro è un interrogativo non semplice per un adolescente. È un volo pindarico contorto, che non plana su ali leggere e spensierate, ma resta ancorato alle quotidiane statistiche delle pagine economiche. Eugenia Avella


L’OBIETTIVO È LA FORMAZIONE di Nicola D’Antonio Preside istituto magistrale Teresa Ciceri

è all’ultimo anno del liceo Teresa Ciceri e riflette: «Io vedo il mio futuro in bianco e nero. Sembra che la mia generazione sia costretta a tornare al passato per sperare nel domani. Per trovare un lavoro oggi bisogna accontentarsi di essere sfruttati, oppure sfondare con una idea geniale, certo fare il poeta di questi tempi è fuori moda. Servirebbe forse coltivare una grande passione, andare lontano e realizzarla». Una passione, un sogno, fortunato chi ce l’ha. Martina Datone, studentessa da poco maggiorenne, è fortunata: «Io una passione ce l’ho: la fotografia. Sarei disposta a fare la gavetta per riuscirci, dipenderà da quanto sarò brava. I volti, le facce, i ritratti: ecco il mio sogno». Roberto Noseda da Lezzeno sognava invece di fare il falegname: «Pensavo che da grande avrei lavorato con il legno. Adesso amo il disegno su computer, realizzare capi e vestiti in digitale». Luca Carnelli alla Magistri: «Vorrei fare il fisioterapista per atleti e sportivi. Secondo me se hai un sogno oggi puoi farcela, basta impegnarsi». Fa eco Sebastian Covaci dal Caio Plinio: «Per inseguire i sogni ci vuole coraggio». Chi ha le idee più

La scuola italiana, e quindi anche la scuola comasca, da tempo è coinvolta in cambiamenti profondi rispetto al passato. Si sono razionalizzate le risorse. Le novità normative introdotte ne stanno rinnovando l’identità e l’organizzazione.È sempre più decisa la spinta ad introdurre l’innovazione tecnologica nelle pratiche amministrative, ma soprattutto nella didattica. È difficile, essendo il cambiamento in corso, seguirne tutti i passaggi con chiarezza e prevederne ragionevolmente tutti i possibili sviluppi, ciò comporta spesso che la discussione in merito, sia tra gli addetti ai lavori che nell’opinione pubblica, oscilli tra posizioni di apertura totale all’innovazione, ma spesso acritica, e atteggiamenti di resistenza tenace, ma preconcetta, a qualsiasi innovazione. Rispetto a questa situazione è opportuno, allora, cercare di concentrare la riflessione sull’individuazione del ruolo essenziale che la scuola deve avere nella formazione delle nuove generazioni, soprattutto in coincidenza dell’inizio di questa anno scolastico, che per molti versi potrebbe segnare una vera rottura rispetto al passato. L’introduzione delle moderne tecnologie di comunicazione nella scuola è inevitabile, al di là dei nostri auspici o delle nostre preoccupazioni, perché sarebbe paradossale utilizzare nella propria vita privata tutti i mezzi più moderni ed aggiornati e impedirne nello stesso tempo l’uso in qualsiasi luogo di lavoro o formazione. È però corretto domandarsi se la formazione dei giovani a scuola possa esaurirsi semplicemente nel favorire l’uso di tecnologie e software che consentano l’accesso in poco tempo ad una massa sterminata di informazioni, e non invece nell’educazione ad assimilare strumenti critici per riuscire a districarsi in essa. Dentro questa difficoltà si colloca il ruolo vero ed autentico della scuola. Essa deve avere come compito prioritario quello di guidare i giovani all’acquisizione, stabile e duratura, di metodi e pratiche necessarie a sapersi districare nella grande quantità di informazioni disponibili, nella convinzione che la quantità di per sé non dà risposte, ma che queste si trovano assimilando l’abitudine al confronto ed alla selezione, resa possibile solo da uno specifico addestramento alla pratica razionale. Questo compito esalta l’insegnamento come relazione comunicativa, cioè procedere per coinvolgimento e sensibilizzazione, in un contesto nel quale si confrontano la solida identità adulta e la vitalità strabordante dell’adolescenza, poco incline alla stabilità. È qui che, al di là di ogni strumento tecnico, si gioca il ruolo essenziale della formazione, che deve ricercare il giusto equilibrio tra metodo e cultura, cioè tra la faticosa, e spesso noiosa, necessità dello studio e l’entusiasmo della scoperta. Agire, tutti, nella scuola in un continuo e costruttivo dialogo, tra informazione e formazione, può forse essere la strada più efficace per accompagnare i figli giovani di questo nostro tempo, più informati ma più fragili, a non avere paura del mondo ed ad assumerne, anche per noi, la responsabilità per il futuro.

mag

31


A SCUOLA CON UN SOGNO

OCCORRE DARE UNA SPERANZA

di Ornella Marelli Docente Liceo Classico Volta

11 settembre 2013: accolgo, come di consueto da molti anni a questa parte, la mia nuova quarta ginnasio: mi si parano di fronte numerosi visi emozionati, impauriti, compiti, curiosi. Mi intenerisce sempre il carico d’ansia che accompagna il rito di passaggio alla scuola superiore, al liceo classico nello specifico. Mi sembra di percepire, dal gioco di luce degli sguardi, il carico di sogni che questi giovani si portano dentro. Certo, sanno dai media di tempi difficili, di anni di crisi su più fronti, sanno che forse quella del lavoro, quando avverrà, sarà una ricerca più laboriosa di quella occorsa ai loro genitori. Eppure stanno investendo, così coraggiosamente, sulla formazione di sé. Hanno messo in conto che il percorso che li attende non comprenderà solo rose e fiori, che il loro procedere incontrerà la fatica di un’applicazione quotidiana intensa e a tratti noiosa, qualche conoscenza di cui non sarà immediato appropriarsi, magari anche gli inciampi di occasionali fallimenti. Sognano però di “costruirsi” nell’incontro approfondito con

quella classicità ancora così attuale, di imparare nuovi linguaggi e dunque nuovi pensieri, di acquisire spirito critico a tutela di sé, di armonizzare con originalità l’antico col moderno, di far dialogare le perle di saggezza dei grandi dell’antichità con i più moderni supporti tecnologici da cui non sanno separarsi e che usano con abilità consumata. Sognano in grande, i più. Animati da fuoco sacro anche per ambiti di cui le statistiche ufficiali sostengono una certa saturazione. Sognano di poter aprire nuove vie, di inventarsi una declinazione personale del sapere, di costruirsi una nicchia professionale in cui quanto appreso (competenze più che isolate conoscenze) possa fare la differenza. Resto così, sempre, come in sospeso ed ammirata di fronte all’energia che li anima, a quella sana proiezione al futuro che l’adulto un po’ disilluso non ha saputo conservare. So che sono responsabile di fronte a loro di un tratto di strada da condividere, che devo custodirne gli slanci offrendo loro “sostanza”. So che è importante che dia loro speranza, convincendoli che la non immediata spendibilità del loro sapere è tutt’altro che un problema, che il loro occuparsi di lingue antiche come di processi chimici, di sistemi filosofici come di letteratura inglese, li abitua a quella flessibilità tanto richiesta oggi nel complesso mondo del lavoro ma soprattutto tanto preziosa per la definizione del loro sé.

confuse è Simone Compagnoni, 17 anni al Pessina: «Il mio sogno nell’infanzia era quello di fare il soldato, il militare. Adesso ambisco a qualcosa che mi faccia sentire realizzato e poi, diciamo la verità, che sia anche molto remunerativo». Sogni e lavoro si intrecciano, questi giovani sanno di dover fare i conti con i quattrini. Elena Peterlin, appena uscita dall’istituto di via Carducci a Como, dice: «I sogni ci sono, ma la creatività è oppressa dalla realtà. Ognuno di noi però deve crederci nonostante tutte le difficoltà, siamo giovani. Infondo è giusto così: secondo me i sogni non sono una vita facile piena di comodità, ma significano anche impegno e volontà». Per la sua compagna di banco Mariagloria Giorni: «Bisogna essere speranzosi, ma bisogna anche fare invece che parlare. Io vorrei lavorare nel sociale, in campo ospedaliero». Eliminati i grandi sogni, niente più astronauti, Sara Brenna studentessa del Teresa Ciceri dice: «Io sogno di essere indipendente, di poter continuare gli studi senza dover pesare sulle spalle dei miei genitori. Riuscire a campare e a coltivare le mie passioni. Come lavoro vorrei fare l’infermiere, non per forza qui a Como». Scappare, andare via, prendere armi e bagagli, questo sì che è un sogno comune alla maggioranza delle giovani leve. Il planisfero è piccolo per chi naviga con la rete e con la fantasia, per Federico Cavallini alla Magistri: «Viaggiare sarebbe

bello, è un modo per cambiare vita». Così dice anche la liceale Alessia Barrasso: «Io spero che a Como ci sia posto per i sogni dei giovani, almeno di quelli che valgono. Io però sarei anche pronta ad andare via, i miei zii in Canada si sono fatti una bella vita, potrei fare come i nostri nonni che guardavano all’America. L’importante è trovare un lavoro che piaccia, il mio sogno è fare il pediatra, certo imbarcarsi in dieci anni di studi e costruire una famiglia è dura». O la Pennsylvenia o il circolo polare artico, racconta Alberto Greggio iscritto alla Factory dell’Accademia Galli: «A me piacerebbe viaggiare, qui ci sono poche opportunità. Il mio sogno è la Finlandia, ho sempre avuto il pallino per l’Europa del nord, l’attrazione per i paesi freddi». La sua compagna Fosca Bugada: «Sarebbe bello andare in Australia, appena posso io scappo». Per Valentina Nosari: «Como è un trampolino di lancio, il nostro sogno è la moda. Poi però per realizzarsi bisogna partire». Così anche Susanna Pozzi: «Vorrei far parte di una grande maison, una ditta di moda famosa». Non sono tutti dello stesso avviso alla Factory, per Alice Negro Cusa: «A me piacerebbe lavorare in una grande azienda, viaggiare mi piace, ma sto cercando degli stage post scuola nei paraggi». Del resto c’è chi è andato lontano e in sogno ha scelto proprio Como, come Brian Melchior, arrivato al Pessina dal Salvador: «Qui c’è speranza per i sogni, non a caso da extracomunitario sono finito qui».

32

mag


Tre ragazze dal Pessina escludono mete esotiche, Simona Merazzi, Daniela Strati e Nicoleta Zamfir dicono: «Il Sud America è bello, per andarci in vacanza però. Vorremmo stare nella nostra città». Le radici nei sogni sono importanti, dice Riccardo Briccola, studente del Caio Plinio: «Il mio sogno è portare avanti l’azienda di mio padre, che è stata fondata da mio nonno. Facciamo valigie nel comasco. Penso sia importante la famiglia». Sposarsi e avere figli, un sogno semplice, forse per tanti ragazzi ancora lontano dalla mente. Ma questi giovani sembrano sognare cose possibili, non vogliono la luna, ma un lavoro e dei figli, altro che caraibici bar su spiagge deserte.

MA LA LORO VITA NON È QUI di Elena Sada Docente al Liceo scientifico Paolo Giovio E rieccoci di nuovo dietro ai banchi. L’ultima campanella di giugno sembra suonata soltanto ieri, i ricordi delle sere d’estate e del mare sembrano appena dietro l’angolo, eppure è già iniziato un altro anno. E loro sono ancora lì, tutti o quasi: abbronzati, un po’ assonnati, contenti di ritrovarsi e raccontarsi. Quello che fa meno piacere, forse, è la prospettiva dei nove lunghi mesi che li aspettano, tra interrogazioni da schivare e noiose spiegazioni troppo spesso da subire passivamente. Per chi, come me, sta ormai ‘dall’altra parte’ della cattedra e del registro (quest’anno elettronico, per inciso), la sfida si ripropone sempre uguale e sempre diversa: interessarli, appassionarli, riuscire nella sottile opera di seduzione intellettuale che li spinga ad amare quelle nozioni che istintivamente sentono tanto lontane da sé. Perché – diciamocelo – gli studenti di oggi come di ieri in fondo restano fermamente convinti che «la vita non è qui», come canta qualcuno, e che i loro veri interessi, i sogni e le soddisfazioni si svolgono su un altro piano rispetto alla realtà scolastica e si realizzano piuttosto nella musica, nello sport, tra le righe di una chat o di una lettura non imposta per dovere. Qualche volta, con qualche classe, ne abbiamo parlato apertamente. Quando nell’aula la noia si faceva troppo palpabile per proseguire la spiegazione come se nulla fosse, la domanda l’ho posta anche un po’ come una sfida: «Ma se nemmeno Ungaretti vi interessa, a voi che cosa piace davvero?». E allora scopri una volta di più che dietro gli sbadigli c’è tutto un mondo di passioni. Che, però, non riguardano la scuola, ma quella che loro chiamano «la vita vera». Eppure qualche volta, durante la spiegazione di una poesia, anche i loro occhi diventano più vivaci e attenti, la penna smette di prendere appunti meccanicamente e cominciano ad ascoltarmi

davvero, a lasciarsi portare dalle mie passioni e a condividerle, a lasciare che un’ora scorra via meno lenta del solito, e lasci qualcosa. Non saprei dire come o quando accade, ma certo la via per far rinascere il piacere della cultura – e che siano testi letterari o formule algebriche fa poca differenza – non passa necessariamente per le tanto decantate TIC (per i profani: LIM, tablet e via dicendo), e nemmeno richiede per forza di cose tecniche didattiche rivoluzionarie. La passione, quando è evidente, è contagiosa, soprattutto se è accompagnata dal rigore. I ragazzi sentono se chi sta loro di fronte ama il suo lavoro o timbra un cartellino, e qualche volta rispondono di conseguenza, anche se trasformare il dovere in piacere resta spesso un compito non facile. Non è facile nemmeno sapere che cosa si aspettano i ragazzi dalla scuola di oggi. In questo senso sono lontani dalle ingenuità dei loro padri o fratelli maggiori, che credevano di poter cambiare il mondo e prenderne in mano le redini. La lezione continua che viene dal mondo degli adulti, con i suoi compromessi e le sue delusioni pubbliche e private ha insegnato alle nuove generazioni un realismo quasi cinico. Si studia perché si deve, e per l’università meglio scegliere una facoltà poco inflazionata, seguire le regole se non si vuole rischiare di ritrovarsi senza lavoro. E cercare di convincersi che va bene così. Non è cinismo, ma autodifesa: un tentativo di salvare le aspirazioni in uno spazio privato, che non venga contagiato dalla prosa del quotidiano. Eppure anche in questo senso la scuola può (potrebbe) fare molto: avvicinare le passioni e i doveri, far diventare passioni almeno alcuni di questi doveri e aiutare a scegliere, per il domani, una professione amata e non subita, scelta con il cervello, ma anche un po’ con il cuore.

mag

33



TURISMO È LA COMO CHE CRESCE

di Gisella Roncoroni IL TURISMO DI LUSSO SUL LAGO REGISTRA UN VERO E PROPRIO BOOM «NEGLI ULTIMI DUE ANNI VEDIAMO I MIGLIORAMENTI MESE SU MESE» IL PRIMO MERCATO, PER IL RESORT CASTADIVA, È QUELLO AMERICANO, SEGUITO DA QUELLO RUSSO E, AL TERZO POSTO INGLESI E FRANCESI. «IL PROBLEMA È CHE COME SISTEMA ITALIA NON SIAMO PRONTI. GLI IMPRENDITORI SI SONO FATTI CARICO DI CREARE STRUTTURE E SERVIZI, ARRIVANDO A SOPPERIRE ALLE LACUNE DI UNO STATO DISORGANIZZATO»

mag

35


C’

è chi prenota all’ultimo minuto su internet, da visita. Un mondo in espansione. E che sta cercando di chi vuole eventi particolari in due settimane ampliare la stagione, trainandola con eventi addirittura fino e ancora chi si presenta direttamente alla rea gennaio. «Le tempistiche di prenotazione - commenta Anception e spera di trovare una camera. Tutti, drea Luri, general manager di CastaDiva, il resort a cinque ovviamente, pretendono un servizio impeccabile. Perché le stelle lusso di Blevio, a regime da due anni, il primo a lanciadinamiche turistiche e le modalità di prenotazione cambiano re la sfida allo storico Villa D’Este di Cernobbio - sono sema ritmi velocissimi. Anche per quelle strutture esclusive e pre più veloci e ormai si può parlare tranquillamente di last che hanno nel lusso la parola chiave. E che rappresentano second. C’è anche chi non prenota e non stiamo parlando di letteralmente un mondo a parte rispetto alle vacanze o ai soggiorni economici. La durata media, da noi, è di 3 notti. soggiorni tradizionali. Ma sono Bisogna essere sempre pronti. Per anche quelle strutture che porqualsiasi richiesta. Dall’apertura tano il nome di Como nel mona oggi registriamo un aumento Il direttore del Castadiva, Luri: do perché frequentati da grandei ricavi tra il 15 e il 16%». «In questi anni abbiamo avuto di divi, da ricchi finanzieri, da «In questi due anni - aggiunge quello star system insomma che Miriana Verga, direttore Marincrementi superiori al 15% attira curiosità e che fa parlare. keting & Sales - per noi è stato e oggi il turismo è il last second» Un’arma a doppio taglio perché riposizionare commercialmente se l’albergo non è abbastanza la struttura nel suo percorso e all’altezza, se il servizio non funabbiamo concentrato gli sforzi ziona a dovere o se accade qualche contrattempo, scatta il nel far percepire la struttura per quello che in realtà era passaparola e la cattiva pubblicità che, a livelli alti, può ase cioè a un livello lusso, con risultati che sono in crescita sumere proporzioni catastrofiche. nonostante il trend turistico generale. Negli ultimi due Questo è uno dei volti del turismo made in Como che, solo anni vediamo i miglioramenti mese su mese sia in termini nei primi sei mesi del 2013, ha visto 437mila arrivi con di occupazione, ricavo medio camere e ricavo medio calcoun incremento degli stranieri e una flessione degli italiani. lato sulle camere disponibili. E dallo scorso anno abbiamo Il volto dorato del superlusso che della flessibilità e della anche la stagione prolungata a gennaio che abbiamo deciso velocità nel soddisfare qualsiasi richiesta fa il suo biglietto di riproporre, dopo aver fatto capire che sul lago si può 36

mag



trovare qualcosa di aperto anche in inverno». La crisi, che pure ha investito il settore turistico, anche se il lago di Como fa eccezione avendo registrato un boom proprio quest’anno, sembra non arrivare nelle strutture di lusso. Strutture che oggi vanno però letteralmente a “caccia” di clienti organizzando viaggi nei mercati migliori e su cui hanno intenzione di puntare e abbinando non solo la promozione della struttura, ma anche aspetti particolari del luogo, enogastronomia in testa. Non a caso i vertici del CastaDiva hanno in programma un tour tra New York, Russia, Brasile e Inghilterra con settimane gastronomiche e con le dimostrazioni in tempo reale, a casa dei potenziali clienti, dello chef. Quello stesso chef con cui, chi arriva a Blevio, può fare corsi di cucina e perfino andare a fare con lui la spesa imparando a cucinare tutto, visto che lì è stata adottata la linea del chilometro zero in cucina (vengono acquistate solo le materie prime e, curiosità, nel menù non si trova la pizza perché il resort non ha ancora una camera di lievitazione adeguata a garantire la qualità della pasta). «Le fiere - ammette Luri - non bastano più. Bisogna essere più creativi, originali e arrivare direttamente ai clienti, non 38

mag

fermarsi soltanto agli operatori di viaggio. Certamente l’enogastronomia è uno dei nostri punti forti». E, come detto, si punta anche a una stagione lunga. «Chiudiamo dal 6 gennaio fino a metà-fine marzo - aggiunge - ed è il secondo anno che facciamo questa scelta, da soli tra le strutture a cinque stelle. La spa è il motore trainante del periodo invernale, ma apriamo le camere (73 oltre a 2 ville, ndr) e le strutture sulla base delle richieste. In più siamo arrivati alla seconda edizione del Simposio del gusto, con chef di livello mondiale». Il primo mercato, per il resort di Blevio, è quello americano, seguito da quello russo e, al terzo posto, a sorpresa, si trovano inglesi e francesi (questi ultimi in forte crescita). Capitolo a parte è quello del mercato del Medio Oriente, meno numeroso, ma che batte tutti in quanto a entità delle spese. Molto diverso è, invece, il canale seguito dalle celebrity. Per loro sono gli agenti di viaggio a selezionare l’albergo ma, quando ad esempio si parla di Hollywood, funziona anche il passaparola tra le star. A Blevio sono passati Robert Zemeckis ( per lui basta citare “Ritorno al futuro”), Robert De Niro, Gerard Depardieu. Solo una manciata di settimane fa


L’ACQUA, UNA SCOMMESSA PER IL NOSTRO TURISMO di Guido Capizzi economista, ricercatore e giornalista

si è fermato a Blevio Stewie Wonder. Non mancano sceicchi, grandi gioiellieri e magnati. I grandi divi scelgono tutti la stessa location: Villa Norma, quattro piani con tanto di darsena privata, sala giochi e chef personale. «Le celebrità - spiega Luri - prenotano per tempo, perché hanno le loro piccole manie e richieste particolari». Dal maggiordomo a cibi particolari. Si parla di organizzazione quasi maniacale, messa a punto dallo staff dell’artista. «Anche i maggiordomi - aggiunge il direttore generale - sono ormai 2.0 e tengono anche l’agenda dell’ospite». Mediamente ci vuole una settimana per organizzare il soggiorno di un grande nome in base alle indicazioni fornite dai suoi consulenti, ma «quando arriva l’ospite in persona, spesso cambia tutto rispetto alla pianificazione». Ci sono poi

Nel 1970 l’Organizzazione Mondiale per il Turismo (Unwto), agenzia dell’Onu per la promozione del turismo responsabile, sostenibile e universalmente accessibile, istituì l’evento denominato World Tourism Day (WTD). Quest’anno il tema è stato: “Turismo e acqua: proteggere il nostro comune futuro”. Il turismo, settore economico con ampia e rapida crescita a livello mondiale, deve perciò considerare l’acqua di cruciale importanza: un bene e una risorsa. È un bene in quanto sono milioni i turisti che cercano di godere di questo elemento della natura durante i loro giorni di riposo, a esempio scegliendo come destinazione alcuni ecosistemi in cui l’acqua è il tratto più caratteristico (zone umide, spiagge, fiumi, laghi, cascate, isole, ghiacciai o nevai) e cercando di cogliere i suoi numerosi vantaggi (in centri balneari o termali). Al tempo stesso l’acqua è una risorsa indispensabile per alberghi, ristoranti e attività del tempo libero. Guardando avanti il turismo sarà sempre più un vantaggio per il territorio nel momento in cui saprà gestire le risorse con criteri di “green economy”: un’economia il cui impatto ambientale si mantiene in limiti accettabili. Siamo, perciò, tutti chiamati a promuovere un turismo ecologico, rispettoso e sostenibile, che può favorire la creazione di posti di lavoro, sostenere l’economia locale e ridurre la povertà. Dunque, il turismo ha un ruolo fondamentale nella tutela dell’ambiente. L’acqua, chiave dello sviluppo sostenibile, è un elemento essenziale per la vita, senza acqua non c’è vita. Anno dopo anno aumenta la pressione su questa essenziale risorsa. Una persona su tre vive in un Paese con scarsità di acqua da moderata ad alta ed è possibile che per il 2030 la carenza colpisca quasi la metà della popolazione mondiale. Per questo diventa fondamentale ribadire che tutti coloro che sono coinvolti nel settore del turismo abbiano una forte responsabilità nella gestione dell’acqua, in modo che il comparto sia effettivamente fonte di ricchezza a livello sociale, ecologico, culturale ed economico. Occorre un cambiamento di mentalità, l’adozione di uno stile di vita diverso, caratterizzato da sobrietà e autodisciplina. Le imprese del settore devono invitare il turista alla consapevolezza delle sulle sue responsabilità e dell’impatto del suo viaggio sul territorio che raggiunge. Vanno incentivati anche i piccoli gesti che permettono di non sprecare o contaminare l’acqua e che, al tempo stesso, aiutano ad apprezzarne l’importanza. Anche il Papa è intervenuto sottolineando di prendere «tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti a ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro». La Commissione Europea ci ricorda che «l’acqua è la chiave della vita: è una risorsa cruciale per l’umanità e il resto del mondo vivente. Tutti hanno bisogno di acqua, non soltanto per bere. I nostri fiumi e laghi, nonché le nostre acque costiere e sotterranee costituiscono risorse preziose da proteggere». È necessaria una nuova “cultura dell’acqua”, soprattutto in campo turistico, dove “codici di comportamento” adeguati e “stili di vita” responsabili siano la risposta giusta al bisogno urgente di “sostenibilità”.

STAR AL CASTADIVA

Nella pagina accanto: Valeria Marini, con Francesco Facchinetti il calciatore Antonio Cassano e Robert De Niro Qui sopra; Stevie Wonder.

mag

39



i matrimoni, in realtà grandi feste in qualche caso anche a tema. «Abbiamo organizzato matrimoni in due settimane dice Miriana Verga - e ormai è normale programmare senza grande anticipo». Le ultime nozze da favola sono quelle tra il rampollo Oliver Ripley e Jeisa Chiminazzo. Alla testa di una maxi holding (basti dire che la sua compagnia aerea è stata il main sponsor del film di 007 Skyfall) lui e supermodella lei (ha sfilato per tutte le grandi case di moda ed è stata anche il volto di Victoria’s secret) hanno organizzato una serata ispirata al Grande Gatsby con tanto di scenografie e arredamenti trasportati sul lago direttamente dalla Francia. Ovviamente ci sono anche le nozze di super ricchi, ma estranei al jet set internazionale e sono loro quelli che chiedono il party perfetto con una manciata di giorni di anticipo. Tutto rose e fiori? Non proprio. Le lamentele ci sono. E principalmente riguardano l’organizzazione dei servizi, aeroporto in testa. «Il problema - chiarisce Luri – è che come sistema Italia non siamo pronti. Il motore del turismo, e parlo in senso generale, oggi sono le bellezze paesaggistiche e gli imprenditori che si sono fatti carico di creare strutture e servizi, arrivando spesso a sopperire alle lacune di uno Stato disorganizzato. Il turista se ne accorge. Sul lago c’è il problema di poter mangiare a qualsiasi ora, ma è chiaro che è una questione legate ai costi. Ad esempio i russi pranzano alle 4 e cenano alle 2 di notte. La maggior parte di lamentele che noi riceviamo riguardano i bagagli che arrivano in ritardo in aeroporto o che vengono smarriti. Non solo: quando si telefona per cercare di capire che fine ha fatto la valigia, ai numeri dedicati spesso non risponde nessuno o non è in grado di dare informazioni, quando dovrebbe averle in tempo reale. E questo lo straniero se lo ricorda. Come ricorda che nessuno dice “Benvenuto in Italia”. Non lo fanno in molti Paesi stranieri? Vero, ma non capisco perché dobbiamo copiare il peggio».

IL SIMPOSIO DEL GUSTO Sette serate ciascuna con protagonista uno chef, mercatini con street food e prodotti d’eccellenza, lezioni di cucina e anche un premio ai maestri che si cimenteranno tra i fornelli. Sono gli ingredienti della seconda edizione del Simposio del Gusto, promosso dal CastaDiva resort di Blevio. Il via alla settimana dedicata all’enogastronomia sarà domenica 8 dicembre con l’inaugurazione del mercatino del CastaDiva, con una decina di postazioni che ospiteranno prodotti italiani d’eccellenza e formaggi locali, dolci natalizi di produzione artigianale , vini del consorzio, uno dedicato al Toc e infine spazio allo street food di alta qualità. Fino al 15 dicembre il mercatino sarà aperto al pubblico, ai ristoratori e agli operatori del settore dalle 12 alle 16. Durante la giornata sono anche previste lezioni di street food con lo chef del resort di Blevio. Da lunedì 9 partiranno ufficialmente le sette serate, guidate ciascuna da uno chef di altissimo livello. Tre italiani e quattro stranieri sono le indiscrezioni dell’ultimo minuto, visto che il maxi evento è ancora ovviamente in fase organizzativa per quanto riguarda i dettagli. Per l’Italia dietro i fornelli ci saranno Davide Oldani, Enrico Crippa (tre stelle Michelin) e Antonino Cannavacciuolo (tre stelle Michelin) mentre per il

resto del mondo saranno impegnati Alex Atala (dal Brasile, conosciuto come uno dei 10 migliori chef al mondo), Anatiky Komm (Russia, l’unico chef russo a fare cucina molecolare) e per gli Stati Uniti ci saranno Mario Batali e Joe Bastianich. «La novità di quest’anno – spiega Miriana Verga, direttore Marketing & Sales del CastaDiva - è uno speciale premio, a cura di una giuria costituita da giornalisti e personalità del mondo enogastronomico italiano ed internazionale, che sarà consegnato agli chef invitati al simposio per il loro talento». Tra i giurati ci saranno Giancarlo Aineri (il suo prosecco è stato utilizzato da Barak Obama per festeggiare la vittoria), i giornalisti Alberto Schieppati e Klaus Davi e Claudio Sacco (fondatore del club online Viaggiatore Gourmet/Altissimo Ceto dedicato all’enogastronomia). Nel dettaglio il programma del Simposio prevede come detto, dalle 12 alle 16, il mercatino, dalle 16.30 alle 17.45 il “Culinary work shop culinaria” (incontro tra lo chef e i giornalisti sul futuro della cucina), dalle 18 alle 18.30 premiazione dello chef protagonista e, a seguire aperitivo e cena di gala con menù a cura dello chef di giornata. Ovviamente per la cena è necessario prenotare il tavolo.

mag

41


di Edoardo Ceriani foto Morlotti Studio e Michele dell’Utri Studio

DAI MATRIMONI AI GALÀ, COSÌ PATRIZIA E CRISTINA DI COMO IN STYLE DISEGNANO EVENTI DA FAVOLA: DAL MATRIMONIO DI STEFANO DOMENICALI, TEAM PRINCIPAL FERRARI, A QUELLO DI LEONARDO. «LA NOSTRA È UNA DELLE PROFESSIONI PIÙ BELLE DEL MONDO. PERCHÉ VIVE DI EMOZIONI»

42

mag


IO, LEI E IL LAGO …E SOGNO SIA! mag

43



PROTAGONISTE

Patrizia Saraga e Cristina Pensini titolari di Como in Style agenzia di promozione eventi.

Parole chiave, due: Como e stile. Che, insieme, fanno Como in Style. Ovvero il pretesto per una favola a lieto inizio. Da leggere, o raccontare, al contrario, dal fondo alla cima. Una favola che però ha dentro altre favole. Belle, divertenti, romantiche, emozionanti, coinvolgenti e con tanti protagonisti. In un concetto, uniche. Come unica è la storia delle due protagoniste. Anche se, a pensarci bene, i primi attori forse sono tre. Lei, lei e l’altro. Per un triangolo che di amoroso (e molto) ha giusto il contesto nel quale muoversi. Lei è l’architetto Patrizia Saraga, l’altra lei è la bocconiana Cristina Pensini e lui è il Lago di Como (“il nostro terzo socio”, svelano in coro). E cosa fanno insieme tre soggetti così apparentemente differenti? Organizzano eventi, matrimoni soprattutto. Ma non solo. Comune denominatore, guarda caso, il Lario. Una costante, e lo scoprirete, in questa storia. Per tutti - merito (o colpa?) della tivù - le due imprenditrici comasche sono wedding planner. Ma guai a citare gli esempi della televisione. “Fuorvianti”, vi direbbero se costrette a commentare quel che passa nel tubo catodico. Aggiungendo: «La nostra situazione è un’altra. Le trasmissioni deformano la realtà. Capiamo che in Italia la tv riesca a muovere le masse e a creare personaggi, ma i protagonisti delle serie sono diventati vere e proprie caricature di loro stessi. In pratica gli unici protagonisti, con l’evento, ovvero il matrimonio,

sfumato sullo sfondo. Provate a guardare il programma, ora, sotto un altro punto di vista. Vi ricorderete tutto quello che fa, o dice, Enzo Miccio, tanto per prendere il più famoso, ma non memorizzerete sposi e location o quel che accade intorno». Un concetto forte, che Pensini e Saraga rafforzano: «La nostra è una delle professioni più belle del mondo. Perché vive di emozioni, e siccome sono sempre forti, in quanti altri possono dire di fare altrettanto?». Tra le due l’incontro è di quelli che più casuali non si può. Anno 2006: Elena deve sposarsi e va a farsi un giro in una delle più importanti fiere milanesi. Valtellinese trapiantata in pianura per lavoro, è accompagnata dal futuro marito. Che

mag

45


MATRIMONIO SUL LAGO

L’ultimo evento organizzato da Patrizia Saraga e Cristina Pensini è stato il matrimonio del calciatore Leonardo.

viene individuato nel fiume di persone tra gli stand. A riconoscerlo è Patrizia, architetto momentaneamente “prestata” al consorte, fotografo professionista con specializzazione in matrimoni, e quindi tra gli espositori. E lei, comasca doc, del fidanzato di quella che sarebbe diventata la futura socia è stata compagna di scuola. Le promesse di rivedersi e risentirsi sfociano, una volta tanto, in un business. Un anno dopo, infatti, Saraga parte con Como in Style. Ha carattere, fiuto per gli eventi, estro e 46

mag

fantasia. Insomma, è portata. Un’autentica artista. «Ma ho anche un grande limite - dice - ed è quello di non avere nel dna il concetto di affare. Una grande lacuna, che mi impedisce di fare i conti con i… conti. Ma in questa attività credevo fortemente e non volevo si rivelasse l’ennesima meteora di un mercato che cambia gli umori a secondo dei momenti». Ecco allora (ri)spuntare Pensini. Lavora, nel frattempo, in Bmw Italia, ramo del marketing. Ma ha l’esigenza di tirare un po’ il fiato, in concomitanza con la seconda maternità. «Mi sono detta, ci siamo dette, facciamo un esperimento, poi vediamo come va a finire». Va a finire che, un giorno, la società diventa una srl e le due si affiancano definitivamente. In attesa, da un momento all’altro, di stringere un patto anche con l’altro socio, il lago appunto. «L’esperienza - dicono - è servita a entrambe. Oltre alle competenze, abbiamo di diverso personalità e carattere. Momenti di confronto ce ne sono stati, ma con grande intelligenza siamo riuscite a superare gli scogli. Il merito è stato quello di


avere fatto spesso un passo in avanti, capendo limiti e difetti dell’altra. Un percorso che ci ha arricchite e completate». Il connubio è perfetto. Il risultato, lì da vedere, è la sede in centro a Como. Un autentico scrigno del buon gusto. Un tocco di glamour, tanto buon umore, idee e colori. Le basi di una passione che premia, soprattutto quando ci si ricorda di essere state le registe del giorno più bello di Stefano Domenicali, team principal della Ferrari, e di Leonardo, l’ultimo in ordine di tempo e stella del calcio mondiale (in campo e sulla scrivania). Ma sono le punte di un iceberg, la vetrina di un lavoro duro e stressante, ma che ripaga. Il segreto si chiama passione. Unito alla professionalità e all’eccellenza. Ma, mai come in questo ambiente, la curiosità spesso si fa morbosa. E la voglia di sapere di tutto e di più monta. Ha un nome: gossip, che è poi quello che ti fa dire di averlo letto dalla parrucchiera o dal medico, invece di confessare il passaggio in edicola. «Toglietevi dalla testa che sia il nostro obiettivo. Mai pensato di fare qualcosa per

finire sui giornali dei vip. Ci mettiamo l’anima e sovente ci viene l’ansia da prestazione, ma la privacy è il nostro must». «Su Como, in Como e per Como. E nel logo c’è Como». Chi parla non è un esperto di marketing ingaggiato per promuovere il territorio, ma ancora Patrizia Saraga, il motore non fosse altro perché l’ha fondato - del business. «Questo è uno dei territori più belli del mondo - incalza Elena Pensini -. Il lago è uno spettacolo. E noi lavoriamo sul lago e con il lago. Che è qui, a Como, e che è quello di George Clooney, se volete, e quindi conosciuto in tutto il mondo, con le sue ville e i suoi giardini fioriti. Chi si affida a noi sa che potrà contare sulla qualità e avere intorno un pool di altissimo livello, sia a livello di organizzazione sia di fornitori. Li selezioniamo personalmente, badando a lavorare con aziende del territorio». Comprensibile, in situazioni come queste e in location da sogno, buttare un occhio al budget. In fondo dovrebbe essere la fortuna delle due professioniste, ma potrebbe pure

mag

47


contribuire - e non poco - a selezionare la clientela. «Non è mai una questione di budget. Che non è la causa, ma la conseguenza. Puntiamo a essere coerenti con quello che ci chiede, e si aspetta, il cliente. Sta poi a noi essere brave e conquistarne la fiducia. Se proprio volete saperlo, non ci è mai capitato di incontrare persone che non abbiano messo un tetto alla spesa. Budget illimitati, insomma, non ne abbiamo mai maneggiati. Ma questo è il lato più stimolante di tutta la vicenda». Matrimoni, e non solo. Bussano, all’ufficio di via Adamo del Pero, tanti stranieri, ma i comaschi non mancano, Il canale di comunicazione è il classico e viaggia sulla rete, intesa come internet. «Niente è meglio del passaparola. La soddisfazione dei clienti è la migliore pubblicità». Nove, dieci eventi all’anno. Tutti di classe, tanti di e nel lusso. Non senza richieste

particolari. «Finora c’è sempre andata bene, casi particolari non ce ne sono da raccontare. A meno che, tra questi, non si metta il caso del ragazzo che ha voluto le guardie svizzere per la festa di compleanno. E allora, sapete che sfida per trovare costumi e personale adeguatamente preparato? Avercela fatta - ovviamente erano finte - è stata soddisfazione allo stato puro. Così come portare sul lago gli artisti del Cirque du Soleil. Il massimo per chi come noi cerca sempre il meglio». Non solo matrimoni, dunque. Ma con i matrimoni come la mettiamo? Capita ancora di parteciparvi? Domanda poco intelligente se rivolta a due che del “per tutta la vita” ne hanno fatto una ragione di vita. Un po’ più sensata, invece, se si pensa a Elena e Patrizia di tutti i giorni, e cioè semplici invitate. La prima risposta è diplomatica: «Abbiamo finiti gli amici, si sono già tutti sposati”, dice Pensini. Poi Saraga rompe il silenzio e racconta: “Non è facile, l’ammetto. Perché, anche non volendo, ormai abbiamo l’occhio clinico. Una visione diversa delle cose, e forse è per questo che troviamo gente restia a invitarci. Adesso mi basta sapere dove una ha acquistato l’abito per capire come andrà a finire». Lago e filo, quindi. Poi al resto pensano tutto loro: dalla location al catering, dall’allestimento alla sicurezza. Se sogno deve essere, che sia il più bello possibile. 48

mag



A CERTI UOMINI HO DETTO «NO» di Nicola Nenci

LA STORIA DI SARA SALVI, MODELLA CHE DA GENNAIO SARÀ SU SKY CON BRIATORE «HO RIFIUTATO LE CENE DI SILVIO, E AL SUCCESSO CI ARRIVO CON LA FACCIA PULITA»

50

mag


mag

51


I

n gennaio la vedremo in tv, su Sky, fare l’assistente di Flavio Briatore nella seconda edizione di “The Apprentice”. Il reality degli imprenditori rampanti. Si chiama Sara Salvi, non è comasca. È di Pinerolo. Ma è ormai lariana di adozione. Ha sposato, infatti, Davide Uboldi, noto imprenditore di Lomazzo nel settore auto, e ottimo pilota di automobilismo, più volte campione italiano in diverse categorie. Dunque, sì: anche Como ha la sua velina. O modella. O valletta. Non Olgettina, come vedremo. Per scelta, non per caso. Sara è bella, e va bene. Non sarebbe lì, a fare quel lavoro. Ma è pure sveglia e brillante. Sa cosa vuole, e sa soprattutto cosa 52

mag

non vuole. «Non voglio scendere a compromessi per fare questo mestiere. Fin dove arrivo, pulita e con quello che so fare, bene. Tanto di guadagnato. Ma non userei secondi mezzi per arrivare in alto. Ci sono già passata: la porta del produttore che si apre, ti fa annusare il successo, l’opportunità, poi… zac: ti fa capire qual è il pedaggio da pagare. E allora mi alzo e saluto». A Sara è capitato, davvero, di essere invitata a una delle famose cene di Berlusconi. Ecco come andò: «Avevo partecipato a Miss Padania e mi notò Emilio Fede, presente alla finale. Mi propose di diventare Miss Informazione e di lì, di fare la meteorina su Rete4. Fui presentata in video, eccetera. Già


te: «Ho avuto amiche che mi hanno detto: mai sei matta?, noi ci saremmo andate di corsa. Ma non giudico. Ognuno è responsabile di quello che fa. La vita è fatta di scelte. Magari, però… ecco, non parlerei di vittime riguardo a chi alle cene ci è andato. Ripeto, non giudico». E Briatore com’è? «Lui con il casting non c’entrava nulla. Curiosamente ci siamo conosciuti sulla spiaggia, al mare, in Sardegna. Io con mio marito e lui con la Gregoraci. Quando ha saputo che avevo vinto il casting, era contento perché sono piemontese e i nostri paesi di origine saranno distanti 20 minuti di macchina. Sono contenta perché non mi limito a fare la bella statuina, ma parlo, faccio la sua segretaria che deve interagire con i concorrenti, quelli che poi dovranno passare l’esame di Flavio. Buon clima, ci si diverte. Sto registrando da qualche settimana». Ma come è iniziata questa storia di fare la modella? «Le mie amiche mi avevano iscritto a Miss Italia. L’unica edizione in cui si faceva tutto in diretta, niente registrazione. Un’esperien-

Como ha la sua velina, o modella, o valletta, ma per scelta non Olgettina «Non scendo a compromessi»

MODELLA

Sara Salvi è ormai lariana di adozione. Ha sposato Davide Uboldi, noto imprenditore di Lomazzo nel settore auto pilota di automobilismo, più volte campione italiano.

l’impatto fu strano: quando fui ricevuta nel suo ufficio, lui si stava facendo fare la manicure da due ragazze. Ma il peggio fu dopo, quando fui invitata a una cena “di un personaggio importante”, che insomma si capì subito a chi si riferiva. Rinunciai, alla cena, agli ammiccamenti, e pure al posto di meteorina. Ho studiato, tre anni di Scienze Giuridiche, ho una famiglia che crede in me e in quello che ho scelto di fare. Scendere a compromessi, mi sarebbe sembrato di tradire, oltre me stessa, anche le persone che mi vogliono bene. Poi, intendiamoci, ognuno è libero di fare quello che vuole. Non mi scandalizzo». Non si sente né migliore né peggiore di chi ha fatto altre scel-

mag

53


za che mi ha poi dato modo di lavorare come modella, per pubblicità. Ma nella mia testa era tutto abbastanza un gioco. Non avevo obiettivi certi. Ora è diverso, perché non nego che questa occasione di Sky mi intriga. Voglio vedere dove arrivo. Già essere stata scelta, è un successo». Poi c’è tuto il capitolo dei motori. Ha conosciuto Davide a un evento-premiazione dell’Aci. Corteggiamento efficace, il matrimonio dopo un breve fidanzamento. Innamorati persi. E basta vedere su facebook le dediche reciproche dopo i successi nelle rispettive professioni. Non c’è volta che lui, dopo una vittoria, non dedichi il successo alla moglie. Che spesso è in pista con lui. Ma… «Ma quest’anno mi è capitato di fare l’ombrellina nel mondiale Superbike e ho tradito il mondo delle quattro ruote per quello delle moto. Mi sono divertita, 54

mag

è un ambiente elettrizzante. Anche se l’invadenza dei tifosi a volte è un po’… asfissiante». E quando è in pista con Davide? «Sono tesa. Ora si gioca il titolo italiano, ma io sono più agitata per il pericolo, che non per il risultato». Già che ci siamo, togliamoci qualche sfizio: Cosa pensa una modella quando guarda le sue foto? Si riconosce? O vede un’entità astratta? «Io quando guardo le mie foto, lo faccio sempre in maniera professionale. Sono il mio lavoro, il giudizio diventa tecnico». Ed essere belli è sempre un vantaggio? «La bellezza è un’arma a doppio taglio. Se la sai trattare, difendere con l’intelligenza diventa una bella opportunità. Viceversa può essere anche la tua rovina. I complimenti degli uomini? Fanno piacere. Ma mai come quelli delle donne. In quel caso posso anche mi commuovermi».



56

mag


di Riccardo Bianchi

C’È UN

PANETTIERE A BERLINO

LA STORIA E LA SCOMMESSA DI ALFREDO SIRONI. 32 ANNI, CON UNA LAUREA IN STORIA IN TASCA È ANDATO A FARE IL PANE IN GERMANIA. GIORNALI E RADIO DI BERLINO HANNO RACCONTATO LA SUA ATTIVITÀ, ELOGIANDO I PRODOTTI RAFFINATI ITALIANI. «QUI CHI VUOLE METTERSI IN PROPRIO VIENE AIUTATO ED AGEVOLATO. I PROBLEMI NON MANCANO MA LA POLITICA LAVORA PER RISOLVERLI». mag

57


P

anettiere a Berlino. Con laurea in storia. È tutta da sione. Girando per Berlino è rimasto affascinato da un’anraccontare la “storia” del comasco Alfredo Sironi, tica struttura commerciale che ospitava un grande merca32 anni, da due mesi gestore di una panetteria in to coperto. «L’edificio si trova vicino al centro storico di uno storico mercato coperto della capitale tedesca, Berlino, vanta 120 anni di storia. Mattoni a vista, grandi il Markthalle di Kreuzberg. vetrate in cui entra sempre il sole. Mi è subito piaciuto è Alfredo era partito da Capiago Intimiano un anno fa, dopo così mi balenata l’idea di aprire uno stand per produrre e aver conquistato la sognata laurea in storia, conseguita vendere pane e altri prodotti esclusivi, tutti made in Italy, mentre lavorava nel ristorante e nella caffetteria di famiglia, a Berlino». il Grillo di Capiago e il Crème Come riporta un sito italiano di Montorfano. che promuove Berlino «lo stoPersona di grande cultura, Alfrerico edificio, tre anni fa, è staIl panettiere laureato in Storia do era volato in Germania con to salvato dalle grinfie di un «Fantastico costruire dal nulla, l’obiettivo di trovare un lavoro imprenditore intenzionato ad nel campo della comunicazione. abbatterlo grazie all’opposizioqui le istituzioni ti aiutano Ma non sapeva una parola di ne dei residenti del quartiere. e la panetteria va alla grande» tedesco. «Per un anno sono anRilevato da tre soci, la struttura dato a scuola tutte mattine per è stata trasformata in un piccolo imparare la lingua di casa. Alla paradiso del cibo “alternativo”, sera, per pagare le spese, lavoravo come aiuto cuoco in un con un occhio di riguardo ai prodotti genuini e al bioloristorante». Ma con un laurea in storia, è difficile trovare gico». un’occupazione anche in Germania. «È una triste realtà, Alfredo è partito da zero. «È stato fantastico vedere nascere tanti laureati tedeschi in discipline umanistiche sono senza dal nulla il mio stand. Ho seguito tutto i lavori, dando una lavoro, molti si devono adattare se vogliono portare a casa mano agli operai, usando anche il martello. Nel frattempo uno stipendio». contattavo aziende italiane per i macchinari necessari per la Alfredo Sironi ha così cambiato obiettivo. Frutto di una vipanificazione. Ogni volta che arriva un “pezzo” dall’Italia 58

mag


per me era un motivo per fare festa». Ad agosto l’apertura. Dopo una lunga riflessione sul nome della panetteria. «Avevo pensato di chiamarla “Da Alfredo”, ma Alfredo in passato era il nome comune di tanti italiani emigrati, nel Novecento, negli Stati Uniti o nel Nord Europa. Molti di essi hanno aperto locali. Anche qui in Germania ci sono pizzerie “Da Alfredo”. Esiste persino la “Pizza surgelata da Alfredo”. Non mi piaceva l’etichetta classica del ristoratore italiano in Germania, ovvero pizza, tovaglia a quadretti, e mandolino appeso sopra la cassa. Volevo far capire che offrivo prodotti di qualità. Alla fine ho scelto di chiamare il mio punto di vendita “Sironi-Pane di Milano”. Ho scelto Milano e non Como per un semplice motivo: il panettone, tipico prodotto milanese. Qui piace molto, i miei clienti lo vedranno nascere in diretta». I prodotti di Alfredo? «Pane a lievitazione naturale a base sia di grano tenero che duro, focaccia genovese, lievitati italiani come panettone e colomba, grissini, biscotteria e frolle alla marmellata. E la farinata di ceci, mia grande passione. Di “straniero” uso soltanto il burro tedesco, decisamente il top». La panetteria sta andando alla grande. Giornali e radio di Berlino hanno dedicato articoli e servizi sulla sua attività,elogiando la sua ricerca nel presentare prodotti raffinati e “italiani”.

Alfredo lavora moltissimo: «Siamo aperti dal lunedì al sabato dalle 8 alle 18, il giovedì sera c’è sempre un evento per attirare clienti al mercato e così chiudiamo alle 22». Con lui collabora sin dall’apertura un giovane panificatore italiano: «Cercavo un esperto del settore, con voglia di fare esperienze. Dal panificio Longoni di Monza mi hanno segnalato un giovane di Gorizia, Matej Leopoli. Ho parlato con lui del mio progetto, gli è piaciuto molto, ed ora lavora con me. Ci intendiamo alla perfezione». Ora il team di Sironi si sta allargando. I clienti aumentano giorno dopo giorno. Tanto che Alfredo fa fatica persino a rispondere alle telefonate della mamma. «È sempre concentrato sul lavoro – di mamma Patrizia -, prima facevo fatica a contattarlo perché era impegnato nella realizzazione dello stand, poi quando ha aperto è stato ancora peggio. Alla fine ero anche preoccupata, lavorava troppo!». Alcune settimane fa, nel giorno di chiusura del ristorante di famiglia, mamma Patrizia e papà Antonio hanno preso LA SCOMMESSA IN GERMANIA Alfredo Sironi, 32 anni da due mesi gestisce una panetteria nel centro di Berlino.

mag

59


l’aereo all’alba per andare a trovare il figlio a Berlino. «Mio figlio mi ha stupito - confessa mamma Patrizia -, è meticoloso sul lavoro, vuole che tutto sia perfetto, e cerca sempre di presentare novità sul bancone. Non si ferma un minuto. Il mercato? Un posto davvero bello, molto accogliente». Alfredo fa fatica anche tenere aggiornata la sua pagina di facebook, ma non mancano commenti sulla sua Inter e sul basket in generale. A proposito di basket: Alfredo è aggiornatissimo sulle vicende infinite del palazzetto di Cantù. «Andavo spesso a vedere la Pallacanestro Cantù - ricorda Alfredo Sironi - . Il pianella è mitico ma per poter stare ai passi con i tempi un nuovo palazzetto sarebbe l’ideale per Cantù. Ma in Italia non è facile fare progetti, la burocrazia è il primo vero problema». In Germania, invece, chi vuole mettersi in proprio viene aiutato ed agevolato. «Mi sembrava di essere in paradiso. Camera di commercio e associazioni artigiani sono i primi ad aiutarti. Personale sempre disponibile, risposte immediate, documenti pronti in tempi ragionevoli. La precisione tedesca? Un falso mito. Usano il buon senso quando emerge qualche piccolo problema. Se si usa il buon senso le regole non servono». Anche a livello fiscale in Germania tutto è più semplice. «Non ho nessun obbligo di rilasciare scontrini, come accade per tante altre attività che non svolgono servizi al tavolo. Qui gli studi di settore sono impostati secondo criteri ben studiati. In Italia l’incubo è doppio: scontrini fiscali da rilasciare anche per un acquisto di 10 centesimi e studi di settore “complicati”. Ho trovato una Germania molto organizzata su tutti i fronti. Anche qui i problemi non mancano, ma la politica lavora per risolverli». 60

mag



DAL BIRRIFICIO A VILLA D’ESTE, VIAGGIO DIETRO LE QUINTE DELL’ENOGASTRONOMIA. NEL CINQUE STELLE LAVORANO 35 CUOCHI, IN GRADO DI PREPARARE 6.000 COPERTI AL MESE, PER UNA CLIENTELA INTERNAZIONALE. AL BIRRIFICIO C’È UNA BRIGATA COSMOPOLITA FORMATA DA 15 COLLABORATORI: LAVORANO IN UNA CUCINA DA 1.000 METRI QUADRATI E SERVONO 500.000 CLIENTI L’ANNO

di Serena Brivio foto Carlo Pozzoni

E

ntrare dietro le quinte eno-gastronomiche di Villa d’Este è un’esperienza unica. Si scopre una piccola impresa che produce squisita eleganza, prima ancora che piatti della migliore tradizione italiana. Alla guida Michele Zambanini, 39 anni, origini trentine, recentemente nominato Executive Chef dell’albergo. Per lungo tempo ha lavorato al fianco di Luciano Parolari che gli ha passato il timone di una brigata di 35 cuochi insieme a una grande responsabilità: esser lo chef numero uno dell’Hotel. Prima di approdare a Villa d’Este nel 1997, Michele ha fatto diverse esperienze in Italia e all’estero, nei locali di riferimento dell’alta gastronomia. Ricette e fornelli riempiono tutta la sua giornata, non ha molto tempo per le pubbliche relazioni. «Sono in piedi dalle sei del mattino fino a mezzanotte, otto mesi l’anno. L’hotel ha tre ristoranti: La Veranda, il Grill e Il Platano. Nell’alta stagione, ogni mese si superano agevolmente i 6.000 coperti». Eppure non c’è mai tensione in questo santuario del gusto dove il servizio deve essere di qualità e con le giuste tempistiche. Zambanini dirige le varie linee come un direttore d’orchestra, al posto della bacchetta il microfono a dare i tempi. La voce scandisce ordini secchi, senza esitazioni. «Perché tutto funzioni, ci vuole cuore e carisma». Si ritiene primus inter pares, con alcuni collaboratori ha fatto la gavetta, ma il presupposto fondamentale perché la macchina funzioni è l’assoluto rispetto dei ruoli. Ancor oggi, l’ordine gerarchico è rigorosissimo. Sotto di lui: 2 chef di cucina, 1 sous chef, 2 juniorsous chef, 1 Chef pasticcere, 9 capi partita, 6 demi-chef di partita e 14 commis di cucina. 62

mag

Tendenzialmente ogni anno si assumono un paio di giovani che escono dalle scuole. «Non chiediamo esperienza, ma tanta voglia di lavorare ed imparare». Tempo fa, qualche detrattore aveva messo in giro la voce che a Villa d’Este si mangiavano piatti preparati e surgelati durante la chiusura invernale. «Falsità, quest’immagine non è vera ribadisce con forza il grande cuoco - Qui si usano prodotti freschi, basandosi sulla stagionalità. Molti arrivano dal territorio. Almeno tre, quattro volte la settimana vado al mercato a scegliere frutta e verdura. Carne e pesce provengono direttamente dai luoghi d’origine». «Si prepara tutto al momento - continua - la pasta viene fatta


I SEGRETI DELLE

GRANDI CUCINE mag

63


VILLA D’ESTE

Michele Zambanini, 39 anni, origini trentine, nominato Executive Chef dell’albergo. Per lungo tempo ha lavorato al fianco di Luciano Parolari.

a mano, come in casa. Così il pane e i dolci. La cucina dei Ristoranti rimane aperta fino alle 23, sempre pronta a soddisfare qualsiasi golosità». Il cliente più difficile? «Per me sono tutti uguali. Chi viene da noi, pretende il meglio. Contrariamente a quello che si crede, i Vip sono spesso meno esigenti degli altri». Si vede che è un perfezionista. «Il piatto deve essere ineccepibile, anche dal punto di vista estetico. In caso di errore, non arriva in tavola». Sarà pure capitato di venire colto alla sprovvista da una richiesta dell’ultimo minuto. «Quella volta che un ospite importante ordinò una sogliola Valeska, specialità francese fuori menù. Richiede parecchio tempo, il pesce va farcito con astice, caviale e salsa di champagne. Naturalmente, il cliente è stato soddisfatto ed ha avuto la pazienza di aspettare». Tra i suoi avventori i potenti del mondo e grandi star. Clooney va matto per i bucatini con burrata e pomodoro, De Niro per gli scampi alla griglia, Springsteen per la tagliata di Black Angus, mentre l’ex ministro Giulio Tremonti è golosissimo del gelato al pistacchio. Gli ultimi due anni di Zambanini sono stati i più importanti della sua vita, cucinare ad alti livelli esige dedizione totale, con pochi spazi personali. Lui non ha comunque dubbi «Non capita a tutti di lavorare in uno dei luoghi più incantevoli del pianeta».

64

mag



L

a cucina del Birrificio di Como è invece il regno di Attori di un vero show cooking, che va in scena 7 giorni su Ivan Trombetta: nel 2005 vi è approdato dopo di7 nel seminterrato del locale, uno spazio di circa 1.000 mq, verse esperienze in Italia e all’estero. Comasco, 39 dove sono situate in perfetto ordine le linee, le celle e il magazanni, ha il lago nel cuore. Partito giovanissimo, ha zino. I numeri sono impressionanti 500.000 coperti all’anno. toccato varie città per arricchire il suo curriculum accanto ad Alta cucina a prezzi accessibili è il compito che Ivan svolge autentici artisti. All’Harry’s Bar di quotidianamente. Il Birrificio Londra gli è capitato di vedere a si rivolge a un target trasversale: cena Madonna, Dustin Hoffman, studenti, professionisti, famiglie Al Birrificio di via Paoli Mister Bean, Claudia Schiffer e con bambini. ogni anno si producono tanti altri personaggi. Vige la cultura della filiera corta, Comanda una brigata cosmopodi approvvigionarsi presso forni200 mila litri di birra lita formata da 15 collaboratori. tori locali, sfruttando le opporL’aiuto chef è filippino, Meynard tunità offerte dal territorio e coper i circa 500 mila clienti Magnaye, dal 2002 in Italia. Somunque dalle regioni italiane. vrintende ai primi. Alessandro Come ogni re dei fornelli, lo chef Podurea, secondo vice di origine russa, si occupa dei secondi. sorveglia e coordina ogni reparto. Il sorriso è affabile, ma i Napoletano il mago della pizza, Gian Mario Carta. Il menù suoi comandi hanno accenti militaristici. birraio è nelle mani di Simone Serra, sardo. Italiano anche il «La nostra missione è quella di mettere in tavola cibi sani, pasticciere, Gian Domenico Lopresti e il gourmettista Davifreschi, con un occhio attento al corretto rapporto qualitàde Matteri. prezzo». 66

mag


IL BIRRIFICIO

Il sabato sera è il momento di maggior picco. Quindici persone in cucina riescono a sfornare in poche ore 1200 cooperti.

Il lavoro comincia di mattina, con il taglio delle carni e degli ortaggi. A mezzogiorno, ora d’apertura del ristorante, l’intera macchina comincia a funzionare a pieno regime. Dalle 12 alle 13 si devono servire in tempo record 300 ospiti. Al sabato sera, il picco presenze sfiora le 1.200 persone presenti nello stesso momento. La batteria è rodata e affiatata. «I piatti sono cucinati come in un ristorante a conduzione familiare - spiega Ivan - cambia l’organizzazione: c’è Internet tra le pentole». Ogni linea è infatti dotata di terminali che stampano le co-

mag

67


PROTAGONISTA

La cucina del birrificio, mille metri quadrati, è il regno di Ivan Corbetta comasco, 39 anni.

mande, ognuno può visualizzarle con estrema facilità. «Il sistema informatico - interviene Simone Orsenigo - consente di ottimizzare le preparazioni e di ridurre gli errori nelle consegne al tavolo». È lui, 34 anni, a occuparsi per conto della famiglia della gestione del locale. Senza complessi, si dichiara un autodidatta. «Mi sono laureato in Economia ad aprile e il primo luglio abbiamo aperto. Non ho avuto nemmeno il tempo di fare esperienza, unici modelli di riferimento i birrifici visitati con mio padre in Italia e all’estero». Il food fa da contorno alla bionda bevanda, la birra, naturale al 100% , non filtrata e non pastorizzata. All’anno se ne producono 200 mila litri. L’offerta comprende cinque varietà sempre disponibili e una che varia in base alla stagione, più le edizioni speciali come quella realizzata per i 200 anni del Teatro Sociale, molto apprezzata dai turisti. Orsenigo ha tanti altri progetti nel cassetto, e un sogno. «Mangiare è convivialità, mi piacerebbe che lo capissero tutti quelli che entrano nel nostro ristorante, chiedendo di essere subito serviti. La buona cucina mai si concilia con la fretta».

68

mag




ALMENO SENZA

DOLORE di Laura D’Incalci

L’IMPEGNO DEI VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE PALMA E LE CURE PALLIATIVE PER ALLEVIARE LE SOFFERENZE DEI MALATI STORIE DI DISPERAZIONE, DI DOLORE, MA ANCHE DI SPERANZA E DI VOGLIA DI VITA «OGNI SITUAZIONE È DIVERSA E NOI CI PRENDIAMO A CUORE IL DRAMMA DI CHI SI PREPARA A MORIRE»

D

ove ogni prospettiva di guarigione si chiude, quando i medici si devono arrendere per non sconfinare nell’accanimento terapeutico, inizia una fase dolorosa e drammaticamente difficile per i malati e i loro familiari. E anche per gli operatori sanitari chiamati a non tradire un’alleanza con i pazienti, a non far mancare loro la “cura” che si

traduce in assistenza assidua, in sostegno, in terapie efficaci ad alleviare il dolore. A Como l’approccio a malati non guaribili, ma sempre curabili, è iniziato oltre 20 anni fa sull’impulso di un’esigenza avvertita da un gruppo di medici e infermieri: «Abbiamo precorso i tempi organizzando un’équipe preparata a seguire i malati che necessitano di terapie palliative a domicilio» ammette il professor Angelo Palma, presidente

mag

71


dell’associazione “Antonio e Luigi Palma” Onlus, andando versanti, il supporto cioè di diverse figure professionali» concon il pensiero al primo nucleo di professionisti animati dalla ferma Paola Giussani, infermiera coordinatrice dell’équipe volontà di mettere in campo un servizio competente ed efficaattualmente formata da 4 infermieri professionali, 2 operatori ce per i pazienti che affrontano il momento più drammatico socio-sanitari, 3 medici, 1 psicologo e un gruppo di volontari e inquietante dell’esistenza. «Era precisamente il 5 novembre preparati al delicato compito di star vicino a chi soffre, malati e 1992» prosegue Palma rievocando la spinta pionieristica di due familiari. «Ci si accosta ai pazienti in punta di piedi, con grande medici, il professor Aldo Rossini, scomparso da qualche anno discrezione e disponibilità ad ascoltare, ma anche con fermezlasciando un segno indelebile nella storia della sanità comasca, za, con atteggiamento tutt’altro che passivo e condiscendente» e il dottor Luciano Tadini medico anestesista specializzato in puntualizza la coordinatrice descrivendo una fase di accompaterapie del dolore. «Abbiamo cominciato cercando una sede, gnamento e cura attiva, tesa cioè a condividere delle scelte, a che fu individuata in via Martino Anzi, e mettendo insieme intraprendere un percorso per migliorare la condizione di vita un gruppo di lavoro operativo fra persone che condividevano in un momento inevitabilmente attraversato da inquietudine e lo spirito dell’iniziativa basata sul il riconoscimento del valore scoraggiamento, improvvise illusioni e domande di aiuto non della vita, della sua dignità da salsempre espresse. «È importante vaguardare fino all’ultimo respiriuscire a lenire il dolore, oggi la ro», ricorda oggi il dottor Tadini medicina consente di tenere sot«Ci si accosta ai pazienti elencando le varie figure profesto controllo disturbi e disfunzioni in punta di piedi e discrezione sionali coinvolte nell’impresa che che potrebbero compromettere 20 anni fa nasceva dalla libera inipesantemente la qualità della vita. disponibili ad ascoltare ziativa, come espressione di una Occorre quindi fare attenzione a e pronti a lenire il dolore» sensibilità umana e sociale che tutti i sintomi, ad esempio nausea, ha anticipato norme legislative e vomito, difficoltà respiratorie… direttive oggi inerenti al sistema che possono essere affrontati con sanitario. «L’approccio ai malati terminali a domicilio è stato adeguate terapie e trattamenti sedativi. Ma questo aspetto si fin dall’inizio affrontato tenendo conto della complessità di intreccia con altre dimensioni che riguardano le relazioni socontesti che esigono un impegno clinico e assistenziale su più ciali, gli affetti familiari, la sfera psicologica e spirituale». 72

mag


PRESIDENTE

Angelo Palma a capo dell’associazione “Antonio e Luigi Palma” per la cura del dolore.

«La medicina palliativa e l’assistenza domiciliare costituiscono il modello per eccellenza della complessità assistenziale relativa ai pazienti oncologici in fase terminale» puntualizza il dottor Corrado Taiana direttore dell’Unità Operativa di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’Ospedale Valduce, in prima linea - insieme alla dottoressa Clelia Casartelli - nel sostenere anche l’attività dell’associazione Palma nello specifico ambito della somministrazione di terapie antidolorifiche. Del resto in base alle recenti normative, a partire dalla legge 38 del 2010, sono state attivate “nuove reti sanitarie” che nell’ottica di riduzione di ricoveri ospedalieri inappropriati, hanno reso attuale un percorso di Ospedalizzazione Domiciliare per le Cure Palliative al quale ha aderito l’ospedale Valduce - con la propria Unità Operativa di Terapia del Dolore e Cure Palliative - avvalendosi del supporto dell’associazione Palma. «Eravamo pronti a entrare in sinergia con l’ospedale grazie ad un’esperienza ben collaudata e sempre più consistente» ammette il professor Angelo Palma segnalando la progressiva mole di “lavoro” nel passaggio dai 20-30 casi all’anno nei primi anni dell’attività avviata nel 1993 con una media di circa 300 uscite degli operatori, agli oltre 100 pazienti seguiti in un anno, con oltre 2000 uscite sul territorio (da inizio 2013 allo scorso agosto precisamente 1959). «Le sfide affrontate sono molto impegnative anche tenendo conto che il nostro servizio è sempre stato erogato gratuitamente» aggiunge il presidente delineando una serie di iniziative orientate alla formazione e

L’EVENTO MUSICALE L’ Orchestra dei Popoli Vittorio Baldoni in concerto per l’Associazione Palma il 22 novembre alle ore 20.30 presso la Sala Bianca del Teatro Sociale di Como. Lo spettacolo a scopo benefico prevede l’esibizione di bambini e ragazzi di diverse nazionalità, insieme agli allievi del Conservatorio G.Verdi di Milano. Per informazioni: 031 303492

mag

73


ad un più ampio coinvolgimento sociale. «Oltre ai numerosi corsi destinati agli operatori impegnati nell’attività, medici, infermieri e volontari, sono stati organizzati vari dibattiti su temi scottanti e attuali quali eutanasia , accanimento terapeutico, testamento biologico…», riferisce sottolineando la valenza culturale di diverse iniziative tese a far conoscere l’associazione e a incrementarne il sostegno. Di particolare richiamo in tal senso è il concerto annuale nella Sala Bianca del Teatro Sociale di Como, una vera tradizione, apprezzata per l’eccellenza di proposte musicali e di artisti, cantanti e musicisti di levatura internazionale. Si tratta di eventi che occasionalmente danno visibilità ad una realtà altrimenti quasi nascosta, protetta da grande riservatezza, attraversata da mille segreti, da commozioni destinate a trasformarsi velocemente in ricordo: «Il ritmo delle chiamate, dei casi da seguire sul territorio è molto intenso - riferisce ancora la coordinatrice del servizio Paola Giussani - ci prendiamo cura di una ventina di casi contemporaneamente, come se avessimo una struttura con 20 posti letto». «Ci occupiamo di ogni paziente solo per il tempo che gli resta da vivere, mediamente un mese e mezzo, a volte molte meno o in qualche caso fino a 90 giorni» aggiunge suggerendo l’idea di un lavoro particolarmente intenso, garantito 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno, inclusi i giorni festivi. «Ogni situazione è diversa, il dramma di chi si prepara a morire è qualcosa di assolutamente personale» riferisce Paola Giussani lasciando affiorare una serie di immagini, volti e sguardi, che sono rimasti impressi nella sua stessa esperienza. «Non dimenticherò mai Emma, la sua riservatezza, la grande ospitalità, la volontà di non far trapelare la sofferenza, di non pesare sugli altri. Di cultura lontana dalla nostra europea, in Italia da mol74

mag

ti anni, era consapevole dell’evoluzione della malattia e fino all’ultimo ha mantenuto una compostezza, una regalità che è dei semplici…Attendeva i volontari e si preoccupava sempre di far trovare il caffè e qualche biscotto». «Molto spesso i pazienti pensano agli altri più che interessarsi di se stessi, si preoccupano dei figli o dei genitori, del marito o della moglie» aggiunge sottolineando un tratto ricorrente, pur nella diversità di situazioni e storie. E anche questa apprensione è una molla che aiuta a impostare la vita, a prendere delle decisioni: «Ricordo una nonna, molto legata alla sua nipotina di 8 anni. Un giorno ha deciso di darle l’addio, voleva forse vivere quel momento di distacco con lucidità: dopo quell’ultimo saluto non l’ha più incontrata» prosegue Paola Giussani descrivendo un’iniziativa che va ben oltre l’aspetto puramente sanitario e assistenziale, o meglio, proprio attraverso la domanda di cura, fa trapelare esigenze che riguardano l’esistenza, gli affetti, la gestione della quotidianità che rischia di essere travolta dalla malattia che non lascia tregua, toglie energie e fiducia per continuare a vivere. «Per i pazienti in questa situazione la figura più significativa, con la quale scatta un rapporto di fiducia e di vero sostegno, può essere l’operatore socio sanitario piuttosto che l’infermiere, il medico o il volontario…non ci sono schemi fissi, determinante è il senso di vicinanza, l’empatia che si crea e consente di leggere il bisogno e di offrire qualche soluzione: a volte si tratta di ascoltare uno sfogo, altre volte di fare la spesa per la cena o accompagnare i bambini all’allenamento di calcio dato l’improvviso aggravamento della loro mamma». Passa poi a ricordare la consapevolezza delle mamme: «Cristina era molto grata delle cure palliative a domicilio: Così posso stare il più possibile vicina ai bambini», diceva, e in effetti


erano piccoli, 4 e 6 anni, e lei li aveva piano piano preparati al fatto che se ne sarebbe andata…Un’altra giovane donna aveva chiesto la consulenza dello psicologo: «Non è per me, è per mio marito che sono preoccupata, lo vedo davvero angosciato». E non è stato più possibile dimenticare la disperazione di Luca, un giovane pieno di vita e di progetti: «Con la malattia che si aggravava la sua compagna lo aveva lasciato e non gli aveva fatto più nemmeno vedere la bambina di 2 anni. Ci aspettava per raccontare la sua amarezza, non si sentiva più completamente solo». C’è chi resiste, si aggrappa alla vita perché deve vedere la figlia che si sposa o conoscere un nipotino che nascerà a giorni: «Ricordo una signora che è morta proprio il giorno del suo compleanno: non mancava tanto e lei aveva atteso quella data, ci teneva a festeggiarlo». Non sono mai “casi” quelli che si susseguono nei ricordi di Paola Giussani e degli altri operatori, ma esperienze che restano indelebili, parte della vita. E ogni volta che dal passato affiorano vicende di bambini malati, di genitori che cercano di darsi coraggio senza riuscirci, di mamme che fino all’ultimo respiro restano serene per rassicurare i loro figli, quasi fatica a trattenere la commozione e si ritrova a parlare con la voce incrinata. «Ci si immedesima, si partecipa, non si rimane mai estranei al dolore degli altri», dice. Le è mai successo di piangere insieme a loro? «Sì, sempre» ammette. «Possiamo fare tante cose per alleviare il dolore, ma poi anche noi ci troviamo di fronte a un limite invalicabile, e sentiamo una lacrima che scende sulla faccia… penso sia giusto anche così. Penso che il giorno in cui questi drammi non ci toccheranno più, sarà meglio che cambiamo mestiere».

I CONTATTI Il servizio di Ospedalizzazione Domiciliare Cura Palliative è rivolto ai pazienti di Como, Albese con Cassano, Brunate, Cavallasca-Cernobbio, Lipomo, MaslianicoMoltrasio, Montorfano, San Fermo della Battalgia, Tavernerio. Per richieste attivazione servizio tel. 031.324225 e-mail odcp@valduce.it Info: Associazione Palma via Vitani 13- Tel. 031 2753464 associazionepalma@libero.it www.associazionepalma.org

mag

75


E

dilizia, mercato immobiliare, credito, ma anche agroalimentare. Sono solo alcuni dei settori dove la presenza della mafia al Nord è ormai un fatto noto. Gli ultimi fatti di cronaca, con l’incendio che ha distrutto il “Botanic Garden” di Vertemate e gli altri roghi dolosi di Como e Cantù, fanno intendere che un altro settore, quello florovivaistico, è stato contagiato dalle infiltrazioni criminali. La lotta alla mafia si fa attraverso un processo culturale, ma anche sfruttando processi di governance ed economici del territorio. Ma come sconfiggere questo cancro che affligge il 76

mag

nostro paese e che al Nord è molto più diffuso di quanto si possa immaginare? E come rompere il consenso ? Lo abbiamo chiesto a fondatori e sostenitori del progetto San Francesco, una realtà da anni presente sul territorio e che facendo “rete” vuole dimostrare che insieme si può fare molto per sconfiggere questi criminali, che hanno sfruttato la crisi economica per impossessarsi delle aziende in difficoltà. «Il centro studi sociali contro le mafie progetto San Francesco è un’associazione di promozione sociale, uno strumento di promozione della cultura della legalità e di lotta alle mafie - spiega il direttore Alessando De Lisi -. Nasce nel 2008, nel cuore del sindacato, con volontà di rafforzare la lotta alle


A COMO

LA MAFIA C’È E NOI LA COMBATTIAMO di Francesca Guido

L’IMPEGNO DI PROGETTO SAN FRANCESCO UN’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE, CON L’OBIETTIVO DI INCENTIVARE LA CULTURA DELLA LEGALITÀ E LA LOTTA ALLE MAFIE. DALLA CASA CONFISCATA ALLE COSCHE, ALLA “BANCA DELLA FIDUCIA” E ALLA CAMPAGNA “RICICLIAMOLI!”. L’ATTIVITÀ DEL SINDACATO E LE ASSOCIAZIONI MOBILITATE.

mafie nel mondo del lavoro. Eversione fiscale, corruzione e criminalità organizzata sono i principali freni all’economia del paese e impediscono la competitività sana a favore della democrazia nel mondo del lavoro». Cisl, Filca, Fiba e Siulp tra i promotori del progetto che vede nella cultura della legalità il primo strumento civile per ostacolare le cosche che cercano di impossessarsi delle realtà economiche del territorio: «Per questo il nostro lavoro è innanzi tutto teso alla diffusione della responsabilità sociale di tutti i protagonisti della comunità - aggiunge De Lisi - imprese, sindacati, lavoratori, mondo della cultura e del credito e certamente a sostegno del territorio attraverso una specifica rete

civica cogli enti locali. All’interno del progetto San Francesco esiste Alveare, appunto questa rete sociale e civica tra enti locali e mondo delle imprese e della cultura». Nato in Lombardia, il progetto si è diffuso su altri territorio nazionali, e oggi è attivo in Calabria, Toscana, Liguria e Campania. La sede dell’associazione è a Cermenate in una casa confiscata alla ‘ndrangheta, dedicata a Giorgio Ambrosoli, ucciso da Cosa Nostra nel 1979. Tolta dalle mani della mafia, la villetta è un luogo di incontro per cittadini, lavoratori, imprese, artigiani, associazioni e giovani. A Como, dunque, un simbolo materiale di riscatto sia economico che sociale.

mag

77


GIOVANI PROTAGONISTI

Un grande dimostrazione di partecipazione giovanile in occasione della manifestzione “Fiducia” svoltasi a Como nelle settimane scorse.

Tra le iniziative più impegnative a livello nazionale la “banca della fiducia” e la campagna “Ricicliamoli!” «ovvero la raccolta firme per chiedere che il 35% dei capitali confiscati alle mafie tornino al territorio per pagare la cassa integrazione ai lavoratori in difficoltà e attraverso il microcredito sociale per le imprese etiche femminili e giovanili, ma anche Lavoro Punto Fermo, specifico progetto per un nuovo welfare della responsabilità sociale e molte altre azioni civili contro la cultura mafiosa». Il nostro territorio, il 14 e 15 settembre, ha ospitato un’altra iniziativa che ha avuto la fiducia come parola chiave . «A Como, abbiamo creato anche il primo Festival della Fiducia in tre edizioni - conclude De Lisi - per promuovere il territorio italiano e le buone prassi strategiche per una nuova crescita nella legalità e attraverso la responsabilità sociale, verso Expo 2015» 78

mag

Senza la fiducia nel futuro difficile reagire e migliorare la situazione, come spiega anche Gerardo Larghi, segretario generale aggiunto Cisl dei Laghi - Como : «È uno strumento indispensabile per costruire qualcosa di concreto nella realtà sociale che a Como è viva e attiva». Anche nel comasco la mafia ha sfruttato la crisi per entrare in possesso di aziende in difficoltà, mirando a prendere il comando del mercato immobiliare, ma anche di altri settori.«Il sindacato non poteva restare fuori da questa situazione - aggiunge Larghi - e i recenti incendi dolosi che hanno interessato attività florovivaistiche ce lo confermano. Ecco perché il progetto San Francesco ha l’obiettivo di costruire percorsi culturali, sociali, economici e politici per un’educazione sul tema della lotta alla mafia. Il problema va affrontato, non bisogna nascondersi, ma mettere in piedi un sistema che crei consenso sociale, lavoro pulito, sano e onesto».


Ma la situazione a Como è preoccupante? «A Como il problema c’è ed è evidente - aggiunge il segretario generale aggiunto - le infiltrazioni mafiose hanno preso di mira sopratutto il settore dell’edilizia e attraverso meccanismi illeciti hanno messo in ginocchio molti lavoratori, ma anche altri settori sono in pericolo e il turismo è tra questi. In Lombardia ci sono situazioni note che dimostrano come non si deve abbassare la guardia, così come si deve porre fine a speculazioni e concorrenza sleale». Dall’avvio del progetto nel 2008 ad oggi sono nate nuove collaborazioni che sul territorio hanno consentito di portare il messaggio antimafia in molte realtà lavorative e sociali. «La risposta nel comasco è buona - spiega Larghi - e molto incoraggiante perché quando parli con le persone ti rendi conto che il messaggio viene recepito. Anche i Comuni e le associazioni ci stanno seguendo».

Il messaggio è senza dubbio arrivato ad alcune ricamatrici specializzate nel pizzo di Cantù che hanno chiesto di fare qualcosa di concreto per il progetto San Francesco. Il pizzo, eccellenza del lavoro femminile e del territorio, ha portato così alla collaborazione con l’associazione comasca Abc Ricami e Merletti, dando vita a “Pizzo contro pizzo”. L’iniziativa è un appello alla solidarietà e alla responsabilità contro le mafie nel mondo del lavoro, sintetizzato in un bottoncino di pizzo arancione, assegnato chi nella professione, nell’impegno sociale e politico e nelle scelte quotidiane, contribuisce a togliere consenso alle mafie e a ridurre i ricatti mafiosi. La rete si diffonde ma ancora molti preferiscono il silenzio per paura. A Como c’è troppa omertà? «A Como non c’è omertà, ma riservatezza - conclude Larghi - qualcuno dovrebbe spiegarmi la differenza, sono un filologo».

L’IMPEGNO CONTRO LE MAFIE

Alcuni momenti dell’attività dell’associzione: A sinistra il presidente della Regione Roberto Maroni e, sotto, Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso.

mag

79



IN PRIMA PERSONA

Due nomi dello sport impegnati con il progetto San Francesco denominato “Pizzo contro pizzo”. A destra: la campionessa di basket Mara Invernizzi. Sotto: Elisabetta Sancassani campionessa di canotaggio.

LO SPORT IN CAMPO «PIZZO CONTRO PIZZO» Anche il mondo dello sport femminile comasco scende in campo contro le mafia. Non solo il Basket Como che ha siglato un patto con progetto San Francesco e Cisl dei Laghi, ma anche la campionessa bellagina di canotaggio Elisabetta Sancassani. Lo sport può essere un mezzo per portare il messaggio tra i tifosi e i sostenitori, come spiega la campionessa di pallacanestro Mara Invernizzi, che da giugno è anche la responsabile dell’area social partnership del progetto San Francesco: «Come Basket Como scenderemo in campo con la maglia contro le mafie, una bella iniziativa e siamo contente di partecipare. Lo sport può essere un tramite per diffondere il messaggio del progetto e per avere un maggiore consenso sociale in un modo diverso da quello tradizionale». La capitana è diventata anche madrina dell’iniziativa “Pizzo contro pizzo” ma in futuro un’altra campionessa potrebbe affiancarla come testimonial dell’iniziativa. Elisabetta Sancassani, campionessa mondiale di canotaggio, è pronta a sostenere il progetto San Francesco. L’incontro tra le due campionesse in occasione del Festival della fiducia, infatti, è stata l’occasione per parlarne. «È un messaggio importante e se posso contribuire alla sua diffusione sono pronta a scendere in campo - racconta la campionessa bellagina - anche chiedendo alla mia compagna di gare di indossare la maglia contro le mafie. Lo sport può essere un mezzo importante per arrivare a molti». Un legame, quello tra le due atlete, stretto attraverso il progetto, ma che ha radici passate. Gli zii di Mara Invernizzi, infatti, sono vicini di casa di Elisabetta Sancassani. Le due atlete, che prima del Festival della fiducia non si erano mai incontrate di persona, lo avevano fatto idealmente nel racconto dei parenti di Mara. «Mi raccontavano sempre dei suoi risultati sportivi e del suo impegno - racconta la capitana - così come a lei hanno parlato molto di me e dei miei progressi. Era un po’ come conoscersi e finalmente c’è stata l’occasione di farlo di persona».

mag

81


QUANDO

CHIAMA LA

RAI

di Sara Della Torre

STORIA E SOGNI DI VITTORIO LIBERTI, ESPULSO DALLA BANDA DI REBBIO, PER SCARSA DISCIPLINA ORA NELLO STAFF DI “CHE TEMPO CHE FA” E “SANREMO”. MA IL MUSICISTA COMASCO CHE IN RAI CHIAMANO “PROFESSORE” IN CASA NON HA IL TELEVISORE E SOGNA DI FARE L’INSEGNANTE. «UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA È EFFIMERA. C’È UNA MOLE DI LAVORO, CHE SI CONSUMA IN UN ATTIMO E NON TI LASCIA NIENTE. DIVERSO È INTERAGIRE A SCUOLA CON I RAGAZZI, DOVE È DIFFICILE, MA SI POSSONO STABILIRE LEGAMI DURATURI» 82

mag


mag

83


MUSICISTA Vittorio Liberti, 52 anni, insegnante al Liceo musicale “Teresa Ciceri” di Como a destra in alto, con Fabio Fazio.

«L

a Rai? Pensai alla solita telefonata a casa di partecipare alle selezioni per il ruolo di consulente musicale sollecito per il pagamento del canone. Lo voa Roma. In questi casi si risponde sempre sì, anche se, fino a gliono capire che noi a casa non abbiamo il quel momento, non sapevo chi fosse un “consulente musicale”. televisore per scelta?». Partecipai alla selezione, fui chiamato improvvisamente, il giorIn realtà, la Rai, quattro anni fa, chiamò Vittorio Liberti per no prima. Dovevo dimostrare di saper orchestrare, arrangiare, offrirgli la possibilità di partecipare alla selezione del ruolo tagliare i jingle. Dopo cinque mesi mi comunicarono che ero di consulente musicale. Qualifica poco nota: in Italia chi fa stato scelto». questo lavoro si può contare sulle dita di una mano. E lui, Nell’ambiente comasco, Vittorio Liberti è conosciuto tra gioseguendo con fiducia il proprio destino, si aggiudicò il posto vani e meno giovani: insegnante al Liceo Musicale “Teresa Cia fianco del regista Duccio Forzano nella trasmissione “Vieni ceri”, direttore di diversi cori cittadini tra cui lo “Schiaccianovia con me” con Fabio Fazio e Roci” dell’Ospedale Sant’Anna, per berto Saviano. il reparto psichiatrico di Cantù, Apprezzato per il lavoro, contiprotagonista insieme al musicista «Se vuoi lasciare ai giovani nuò negli anni seguenti, con “Che e amico fraterno, Marco Belcadei messaggi significativi tempo che fa” fino ad arrivare alla stro, nella band giovanile “The primavera di quest’anno al teatro e vuoi cambiare un po’ il mondo Muro”, autori della maratona di Ariston come unico lombardo in canzoni non stop, dedicata al canlo puoi fare solo con la scuola» uno staff romano per “Sanremo tautore Fabrizio De Andrè. 2013”. Pochi, invece, sanno che dietro alDi Vittorio Liberti, 52 anni, mucuni programmi televisivi di sucsicista e insegnante, sposato con Ada e padre di tre figli Locesso c’è il suo occhio, soprattutto il suo orecchio, attento a renzo, Lara e Leonardo, colpiscono la semplicità e lo stupore. seguire ogni suono e ogni rumore che contribuiscono a creare Quella incredibile capacità di continuare a meravigliarsi, di una trasmissione. vivere le conquiste della vita e i successi del palcoscenico, liberi «Non credevo che la musica potesse aprire questa possibida presunzione o arroganza. lità di lavoro - racconta Liberti -. Le trasmissioni televisive «Tutto è nato, per caso, da un invito al matrimonio di un e radiofoniche hanno bisogno di una persona che conosca, mio alunno, Emanuele, impiegato alla Rai come elettricista. qualità, tempistica e successione degli interventi musicali. SoMi chiese di suonare, durante la festa. Non sapevo che tra gli norizzazioni, performance musicali, commenti di sottofondo, invitati c’era un produttore. Mi notò e mi chiese se volevo come stacchetti, sigle, effetti sonori (per esempio il rumore 84

mag



della pioggia o un cane che abbaia). C’è un lavoro di analisi profondo, il supporto della tecnologia, oggi fondamentale, e tanta curiosità». Sono diversi gli ingredienti del successo di Vittorio Liberti: accanto alla semplicità, che l’ha condotto dentro il tempio della Rai con la meraviglia di un bimbo davanti ad un parco giochi, anche la grande preparazione, lo studio, la passione, frutto di esperienze uniche, ma capaci di interagire, di compensarsi e di formare un ricco bagaglio di conoscenza. «Fare il musicista per me - continua Liberti - significa lavorare a tutto campo, cercare sempre nuove vie di scoperta. Quando prendi tutto, impari a fare tutto. Ho sempre accettato ogni tipo di lavoro sia per necessità che per curiosità. Questa modalità mi ha portato fortuna». Così per non cambiare i fattori che regalano successo, Liberti è pronto per il futuro a dare avvio a nuove esperienza, sempre in ambito musicale, ma, spaziando, per esempio, nel settore radiofonico. Sottovoce, però, lo ammette: la vera aspirazione è un’altra e pochi, davanti a tante possibilità di crescita, crederanno. «Vorrei fare l’insegnante. Non capisco perché la Rai mi vuole e lo Stato no. Penso che se vuoi lasciare alle giovani generazioni messaggi significativi e se ti interessa cambiare, un po’, il mondo, puoi farlo solo attraverso la scuola. Una trasmissione televisiva, al contrario, è effimera. C’è una mole di lavoro, che si consuma in un attimo e non ti lascia niente. Diverso è interagire a scuola con i ragazzi, dove è difficile, ma si possono stabilire legami duraturi». E se il sogno dell’insegnamento rimane per ora nel cassetto, molti altri si sono avverati: varcare le scene del Festival di Sanremo «dove la pressione e la concentrazione sono ad un livello elevatissimo, ho imparato ogni sera 40 pezzi a memoria per dare indicazioni corrette al regista sulla direzione della telecamera», o come quello di incontrare grossi nomi della musica e del cinema: Roberto Benigni, Zucchero Fornaciari, Enzo Jannacci, Claudio Baglioni, Ivano Fossati. «Anche se il più bell’incontro è stato con Mauro Pagani, arrangiatore e coautore di De Andrè, direttore artistico di Sanremo. È sempre stato il mio mito. A Roma, per due mesi abbiamo condiviso la strada, la colazione, le giornate per la preparazione del Festival: sono stato via due mesi da casa». Oggi Vittorio Liberti è già al lavoro per la nuova stagione di “Che tempo che fa”. «Per Fazio è così: la squadra che vince non si cambia. Mi dispiace lasciare durante i week end la mia famiglia. Ma la Rai chiama». Non l’avrebbe immaginato un epilogo simile, chi lo buttò fuori dalla Banda di Rebbio, a quindici anni, per scarsa disciplina. Così come ancora non credono in Rai che il “professore”, questo il soprannome con cui lo chiamano i colleghi per il suo noto desiderio di insegnare, non abbia il televisore. 86

mag



88

mag


I ROCKETTARI PICCHIANO DURO

di Arianna Augustoni LA MUSICA E LE SFIDE DEL GRUPPO “LES FLEURS DES MALAVIDES”. L’INCONTRO INASPETTATO CON NADA E IL NUOVO LP. INTANTO, TRA UN CONCERTO E L’ALTRO, DAVIDE SI DEDICA ALL’INFORMATICA, RIKI RIPARA GLI IMPIANTI LASER E UGO FA IL MAESTRO ELEMENTARE mag

89


A

ttenzione, state alla larga da loro, picchiano duro. Nel disco c’è un continuo riferimento, diretto o indiretto, a Tranquilli, sono rockettari e il duro è nei suoni e due tematiche principali e contrapposte: occidente e oriente. nella grinta per esprimere il loro modo di vedere L’occidente rappresenta la situazione sociale, culturale e umana la vita. attuale: la crisi dei valori, la mancanza di certezze, la continua Fanno il grande esordio nel panorama musicale i les Fleurs ricerca dell’avere più che dell’essere. L’oriente invece è la dides Malavides, ci tengono a parlare di pronuncia, per cui “le mensione umana più metafisica: il processo catartico del viagflœR de ma-la-dìv”, la rock band comasca che, da oltre dieci gio attraverso un percorso di ricerca che ha come strumento anni, è un mito nei club del territorio, ma conosciuta anche in fondamentale la nuda conoscenza, prima di tutto, di sé stessi. tutto il resto della penisola. Non Da qui anche la scelta del titolo un gruppo qualunque, ma la band dell’album: oltre che per il palese «L’Occidente è il simbolo che ha fatto addirittura innamorae sarcastico parallelismo con la sire Nada. Prepariamoci quindi per tuazione culturale attuale, l’inizio della situazione di crisi attuale: tornare nel “Medioevo!”: dodici del Medioevo viene storicamente tracce per tre giovani che sono fatto iniziare nel 476 a.C., anno mancanza di certezze, di valori, cresciuti a pane e Rock’n’Roll. del crollo dell’impero romano ricerca dell’avere più dell’essere» Dal prossimo 12 novembre ind’occidente. fatti, i fans dei “Fleurs” potranno La band ha già presentato l’anesultare per l’uscita del primo LP teprima del videoclip del primo ufficiale che debutta sotto etichetta indipendente Zeta Factory: singolo estratto dall’album, lo scorso 21 settembre a Seregno: “Medioevo!” appunto, una fatica in cantiere da ben tre anni la title-track “Medioevo” realizzato con laiuto dell’Associazione e che, finalmente ora, è venuta alla luce. Il progetto è davvero Palio del Baradello che ha fornito costumi e attrezzi medioirresistibile, irriverente e decisamente rock: quel rock che, loro evali. stessi, definiscono “alternativo d’autore” e “indissolubilmente I les Fleurs des Maladives sono un trio di giovani poco più che anni ‘90”. L’album nasce da un’urgenza riflessiva: un costante e trentenni composto da Davide Noseda (voce, chitarre, testi e delicato equilibrio in bilico tra spunti di riflessione e necessità melodie), Ugo Canitano (basso e cori) e Riccardo Giacalone di esprimere tutto nel modo più diretto e immediato possibile, (batteria e percussioni). Nascono nel 2002 dando vita ad un al limite dello sfogo. rock alternativo d’autore tagliente e d’impatto con un indub90

mag



bio rimando alla scena alternative rock anni ‘90: cavalcate stoner, esplosioni grunge e contaminazioni noise modulate e reinterpretate da una spiccata vena cantautorale, cuore pulsante delle sonorità della band. I primi riconoscimenti arrivano con una demo nel 2004 che ottiene un bel commento da parte di Mauro Pagani, il lavoro discografico dei Fleurs inizia però nel 2007 con Antinomìe EP, totalmente autoprodotto, composto da quattro brani: “Vittime della moda”, “Il mio a**re per te”, “L’ultima gioia” e “Novembre”. Le prime tre canzoni vengono scelte per essere incluse in diverse compilation indipendenti (Peteran Records, Arci Sana Records) e distribuite sul mercato indie italiano, europeo e americano. Ma il primo grande riconoscimento risale al 2008 quando vengono contattati da Nada colpita dalla ballata crepuscolare “Novembre” (uno dei rari momenti “tranquilli” del repertorio della band). «Non ci credevo - dice Davide Noseda - Nada, anima della musica italiana, ci ha cercati e voluti tanto da includere la

92

mag

canzone nella sua tournée “Il mio cuore umano” nei teatri italiani. Successivamente Nada decide di inserire il brano come inedito da studio nel suo album del 2008 “Live Stazione Birra” prodotto da Lucio Fabbri». A novembre 2008 escono infatti con singolo e videoclip di Novembre e la collaborazione viene presentata all’interno della trasmissione Scalo 76 in diretta su Rai Due. Nada e la band bucano lo schermo e il videoclip di “Novembre”, diretto dal regista romano Andrea Falbo, è stato uno dei finalisti, nel 2009, al Premio Italiano videoclip Indipendente, organizzato dal MEI e, lo stesso anno, al Premio Videoclip Indipendente, organizzato da Rockol e Università IULM, Milano. Che cosa significa il nome della band? «Ci siamo ispirati all’opera di Baudelaire “I fiori del male”. La band ha scelto questo nome in quanto esteticamente fine a se stesso e come tributo all’opera poetica. Le Isole Maldive non c’entrano nulla (scherzano, ndr). Abbiamo anche


un “soprannome” con il quale ormai siamo riconosciuti da tutti: “Fiorellastri”. Non sappiamo chi lo abbia inventato e quando, ma ci è piaciuto talmente tanto che lo abbiamo fatto diventare il nostro nickname su Facebook e Twitter e ovviamente è ora il dominio del nostro sito web: www. fiorellastri.it». Un trio davvero forte perché Davide, tra un concerto e l’altro, abbandona la chitarra per dedicarsi all’informatica, Riki si occupa di manutenzione impianti laser, mentre Ugo è il più alternativo, vive la sua quotidianità a scuola, è un maestro elementare e, la passione per la musica, è tanta e tale da arrivare a insegnare ai piccoli cantautori come leggere uno spartito e coordinare i suoni e le melodie. Ma com’è stato l’incontro con Nada? «Ha dell’incredibile. Nell’estate del 2007 siamo stati chiamati per aprire il suo concerto in Piazza Cavour assieme ad altri gruppi della zona. Alla sera assistemmo al suo concerto e, alla fine, ci mettemmo in fila per il rituale della “consegna

cd” che i gruppi emergenti fanno ai “big”. Mi ricordo che quando venne il nostro turno parlai con Gerry Manzoli, produttore e marito di Nada e gli dissi che semplicemente cercavo di scrivere belle canzoni. E poi gli suggerii la traccia tre, sottolineandogli il fatto che, a mio avviso, sarebbe stata la favorita. Era “Novembre”. Da quella sera non seppi più nulla e mi dimenticai della faccenda fino a quando a gennaio 2008 ricevetti una mail in cui Nada mi diceva che era rimasta molto colpita dalla mia canzone e che le sarebbe piaciuto poterla cantare dal vivo nella sua tournée». E il futuro? «Al momento ci stiamo preparando per il tour promozionale che partirà dopo la presentazione ufficiale del disco. Quello che possiamo dire noi come band è che su questo album ci abbiamo lavorato in modo instancabile per tre anni cercando di “dire tutto e dirlo bene”, curando tutto nei minimi dettagli».

mag

93



di Ricky Monti LA STORIE E LE SFIDE DEL GIOVANE SKATER COMASCO, GUIDO STAZI. DALL’AVVENTURA A CONSONNO AL SOGNO DI PARTIRE PER L’AUSTRALIA.

NELLA CITTÀ

FANTASMA mag

95


LA SFIDA

Guido Stazi skater comasco, a Consonno, dentro la citta fantasma quella che doveva diventare la Las Vegas della Brianza.

S

iamo stati con un giovane skater comasco, Guido Stazi, dove nessuno aveva avuto il coraggio di andare, Consonno, una città “fantasma”. Solitamente gli skater cercano dei luoghi sempre nuovi e particolari per potersi divertire con la propria tavola e questa volta la protagonista è Consonno. Stazi non conosceva Consonno e non aveva nemmeno visto delle immagini, è stata per lui una scoperta in tutti i sensi. Dopo quasi cinquanta anni dalla chiusura della “Las Vegas della Brianza” è stato possibile usufruire solo la grossa struttura dove c’erano i negozi, le sale da gioco, il minareto 96

mag

perchè il resto degli edifici sono ormai in rovina e ricoperti dalle piante. Non è stato difficile trovare delle strutture per divertirsi e scattare belle foto sfruttando principalmente il piano più alto dell’edificio, dove Stazi con molto coraggio è riuscito a salire addirittura sulla cupola del minareto. La giornata a Consonno si conclude con un ollie di Stazi da una altezza di tre metri spaccando in due parti la sua tavola ma con il sorriso stampato sul volto. Più scattavamo foto e più ci rendevamo conto di essere in un luogo misterioso e con un fascino retrò.



«Ho iniziato ad andare in skate a Como, ma in città non ci sono le strutture. Il luogo ideale? Copenaghen»

Come ha conosciuto il mondo dello skate? Sono nato a Como ed è qui dove ho cominciato ad usare la tavola da skate. All’inizio non c’era praticamente nulla che agevolava il mio modo di skateare, nessuna struttura, solamente qualche street spot ma si parla purtroppo di roba “rozza” non adatta allo skate. Dopo diversi anni mi sono ritrovato a far contest in skatepark con strutture lisce in legno o in metallo senza averli mai girati, scoprendo che mi risultavano più facile di quelle con cui mi allenavo a casa... ed ora eccomi qua! Le ultime avventure con lo skate? Sono stato a Berlino e ho preso in affitto una casa con il mio amico Frank, lui non skateava però mi seguiva sempre a parte qualche volta che giustamente voleva divertirsi, mentre io uscivo a fare foto e video con Sam, Mauro e altri amici conosciuti durante questo viaggio. Consonno che cosa ha rappresentato? Appena sono arrivato avevo la sensazione che stavamo facendo un’escursione ma appena hai iniziato a farmi vedere i vari spot mi è salita la voglia di skateare. Il paesaggio era bello e qualsiasi foto sembrava venire bene. Devo ringraziare te Ricky e Fumaz per avermi fatto scoprire questo posto eccezionale per il mio sport. Il luogo preferito per la tua passione da skatear ? Sicuramente a Copenaghen al Feadel Park dove puoi trovare tutti i tipi di strutture a partire dal bowl street, rail leg, muretti manual, pad, gobbe, flat bar, insomma tutto quello che ci vuole per cominciare a diventare un vero skatear che purtroppo qua in Italia non abbiamo mai avuto. E la realtà italiana per un amante di skate? Bella domanda, sicuramente mi piacciono le persone che vanno in skate senza lamentarsi visto che io in questo shooting ho skateato il “flat” di gomma, è stato quasi impossibile ma non mi sono lamentato. Questo shooting è la prova che gli spot in Italia per lo skate ci sono, anche troppi rispetto ad altri Paesi dell’est Europa che fanno il doppio della fatica a skateare non avendo strutture pero skateano di piu. 98

mag


mag

99


LA LAS VEGAS DELLA BRIANZA Consonno fi no al 1928 era un comune autonomo, con un’economia basata sulla coltivazione di porri, sedano e castagne. Successivamente si unisce al comune di Olginate, divenendo sua frazione. Nel 1962 il destino di Consonno cambia all’arrivo sulle colline della Brianza dell’eccentrico imprenditore Conte Mario Bagno, rilevando l’intero borgo da un’ immobiliare gestita da due famiglie della zona. L’obiettivo del Conte Bagno era di costruire una nuova Consonno, soprannominata la “Las Vegas della Brianza” e senza troppi pensieri viene raso al suolo l’intero borgo, risparmiando solo la chiesa di San Maurizio, perfino spianando una parte della collina. Successivamente l’impresa Bagno realizza la strada principale tra il borgo e Olginate dando la possibilità di raggiungere la nuova Consonno con ogni tipo di mezzo. L’inaugurazione avviene nel 1966 lasciando i visitatori stupiti dalla nuova struttura avveniristica,all’avanguardia per le strutture dell’epoca, dotata di diverse sale da ballo e da gioco, sfi ngi egiziane immerse nel parco, diversi negozi, un cannone,un minareto, un hotel e infi ne pagode cinesi, le quali la leggenda racconta che arrivassero da Cinecittà. Per diversi anni Consonno è stata al centro dei divertimenti nella brianza fi no al 1976 quando una grossa frana distrusse la strada isolando la “città dei balocchi” e trasformandosi negli anni successivi nella cosidetta città “fantasma”. Nei successivi trent’anni Consonno è stata meta per curiosi ma sopratutto come location originale per video musicali e fi lm. 100 mag

In Italia la gente dovrebbe parlare meno, giudicare meno chi skatea con lui visto che non siamo in tanti ma agire. Prossimi viaggi? Innanzitutto vorrei cambiare continente per un anno, Australia, e lavorare un paio di mesi visto che grazie allo skate non si lavora più e per questo vorrei ringraziare i miei sponsor Volcom, Fallen, Minoia Board co e Blast-dist. Ho deciso di intraprendere questo viaggio in Australia sopratutto per evolvermi, perché c’è una cultura diversa dall’Italia, e potrei approcciarmi alla tavola in modo diverso e ottenere dei miglioramenti.


UN AMORE NATO COSÌ

SECONDA EDIZIONE Dello stesso autore: “Qui non succede niente” (romanzo - 2006 - Dominioni Editore - 6 edizioni) La trilogia sulla storia di Elisa Vanelli “L’amore imperdonabile” (romanzo - 2009 - Book Editore - 4 edizioni) “Io ti aspetto qui” (romanzo - 2010 - Book Editore - 3 edizioni) “Portami al lago” (romanzo - 2011 - Dominioni Editore - 3 edizioni)

ALESSANDRO DOMINIONI EDITORE

Copertina: Fotografia, Enzo Pifferi - Grafica, Silvano Perego - Attrice, Laura Negretti

La storia misteriosa di due amori proibiti scuote il piccolo borgo di Carate, sul lago di Como, agli inizi degli anni ‘50. La vita segreta della bella Clarissa e il mistero del Toni che scompare ogni venerdì notte. Le orazioni delle zitelle pettegole e la Gina del Pesàt, figlia del peccato. Le indagini del maresciallo Anselmi e i sermoni del vecchio prevosto. La lögia che aspetta gli uomini nella sua casa di Careno e la strìa che predice vita e morte. Intrighi, passioni e relazioni inconfessabili. Sono amori finiti e sogni di un amore.



UNA SEDIA PER

LA VITA

di Stefania Briccola

OPERE DI ARTISTI E DESIGNER PER SOSTENERE L’ATTIVITÀ DI SIM-PATIA. LE SEDIE D’AUTORE ESPOSTE ALLA TRIENNALE DI MILANO ANDRANNO ALL’ASTA A PALAZZO TERRAGNI, IN RICORDO DI ALFREDO RATTI

mag 103


L

a “Battuta d’arte #2…con Sim-patia” quest’anno si svolge con una mostra alla Triennale e un’asta di beneficenza a Palazzo Terragni a favore del centro per disabili motori gravi di Valmorea. Protagoniste della manifestazione sono una cinquantina di sedie rivisitate, dipinte e completamente trasformate in gran parte da noti artisti e designer, ma anche da stilisti e imprenditori prestati alla causa. L’esposizione si terrà nell’atrio d’ingresso della Triennale di Milano (dal 24 ottobre al 3 novembre) per poi approdare, il 9 novembre, a Como a Palazzo Terragni dove ( il 10 novembre) ci sarà l’asta bandita da Anna Gastel, esperta d’arte e presidente del Fai Lombardia. Le registe dell’iniziativa sono Rosanna Viganò, Elena Mantero,

104 mag

Maria Antonello e Elena Viganò, quattro signore accomunate dall’impegno nel sociale e dalla passione per l’arte che raccontano a Mag come è nato questo progetto. L’obiettivo è quello di migliorare con nuovi strumenti tecnologici le capacità sensoriali dei disabili per condurli verso l’autonomia. «L’idea dell’asta dice Rosanna Viganò, socia fondatrice di Sim-patia - è nata nel 2011 con l’apporto di numerosi artisti che hanno trasformato dei semplici vassoi di plexiglas in opere uniche. Il successo della manifestazione precedente, tenuta alle Serre Ratti di Casnate e fortemente voluta dal compianto amico Alfredo Ratti, ci ha spronato a continuare con una seconda iniziativa dedicata alle sedie d’autore che quest’anno vede il coinvolgimento di numerosi designer oltre agli artisti».


LE PROMOTRICI Rosanna Viganò, Elena Mantero, Maria Antonello Elena Viganò.

50 sedie d’artis ta all’asta

BATTUT D’ARTE A #2 ... con SIM-PA TIA

Andrea Branzi, Michele De Lucchi, Terry Dwan, Luca Scacchetti, Alessandro Mendini e Silvia Venturini Fendi sono della partita, giusto per fare qualche nome. Poi hanno risposto all’appello imprenditori e stilisti come Giovanni Anzani, Aldo e Alberto Spinelli, Simona Roveda, team Factory Mantero, Giuseppe Menta, Agatha Ruiz de la Prada, Elio Fiorucci e Remo Ruffini. Fra gli artisti spiccano i nomi di Roberto Coda Zabetta, Giovanni Frangi, Anna Galtarossa, Vincenzo Marsiglia e Aldo Spoldi. Tra le sorprese di quest’anno ci sono le sedie di Davide Van de Sfroos, cantautore laghèè, di Guido Taroni, giovane fotografo e modello, di Angelo Monti, presidente dell’ordine degli architetti di Como. Poi ci sarà la seggiola rivisitata dagli ospiti di Sim-patia e quella

dei ragazzi della comunità di recupero di San Patrignano. «L’ispirazione è venuta - spiega Elena Mantero, vicepresidente della Cooperativa Sim-patia - durante la cena di gala di Orticolario 2012. Le sedie rosse di legno, donate dall’azienda Riva 1920, erano parte integrante dell’installazione realizzata dallo svizzero Daniel Berset che avevamo ammirato a Villa Erba. Orticolario, una volta smontata l’opera en plein air, le ha messe a disposizione delle onlus con le quali collabora e Sim-patia ha accolto con entusiasmo la proposta. Anima dell’asta è Rosanna Viganò». Numerosi artisti comaschi hanno risposto all’appello da Massimo Clerici, ironico e giocoso che fa reggere ad un dito della mano la sedia di “Oltre l’equilibrio”, a Nicola Salvatore che moltiplica l’icona della balena, Leitmotiv del suo immaginario. Invece Valerio Gaeti ha inserito nell’opera elementi fluttuanti che ricordano la natura, fonte d’ispirazione della sua arte. Poi ci sono Valentino Carboncini, Ornella Cavadini Reni, Adriano Caverzasio, Ester Maria Negretti, Giuliano Collina, Marco Grassi, Fabrizio Musa, Davide Riva e Davide Sprengel. Lucia Pescador rende omaggio a Carla Badiali, astrattista del gruppo Como. Il writer Omar Hassan propone una sedia dipinta con bomboletta spray. Carla Tolomeo mette in evidenza il cuore nella scenografica nuova seduta che assume contorni surreali e fiabeschi. Il neofuturista Battista Luraschi declina sulle tonalità del verde la seggiola che porta con sé nuove speranze. Poi abbiamo architetti e designer come Alfredo Taroni, Massimo Malacrida e altri ancora. Gli OLO Creative Farm hanno realizzato un video a Sim-patia che verrà proiettato nel corso della mostra in Triennale a Milano e a Palazzo Terragni a Como. Il filmato vede il coinvolgimento di alcuni artisti e racconta il passaggio delle sedie che vengono trasformate in oggetti d’arte per poi tornare idealmente agli ospiti del centro. «È stato bello vedere - sottolinea Elena Viganò, segretaria degli Amici di Simpatia - come gli artisti si sono prestati con entusiasmo per la realizzazione del video a Valmorea e sono diventati attori per un giorno. Gli OLO hanno posizionato le sedie nel prato per cercare di raffigurare il logo di Simp-atia e riprenderlo dall’alto». L’associazione Lithos di Como, nota per i suoi libri d’artista, sta curando un catalogo della mostra che sarà disponibile nella versione cartacea e on line al sito www.sim-patia.it/astasedie. Le sedie d’autore giungeranno dalla Triennale di Milano a Palazzo Terragni a Como il 9 novembre per essere messe all’asta il 10 novembre in mattinata. L’iniziativa è aperta ad un pubblico interessato all’arte e ai sostenitori di Sim-patia. L’asta è dedicata alla memoria di Alfredo Ratti, architetto paesaggista comasco,

mag 105


L’ASTA A PALAZZO TERRAGNI (s.bri.) L’esposizione “50 sedie d’autore. Battuta d’arte #2 con Sim-patia” si inaugura il 24 ottobre (ore 19) alla Triennale di Milano e rimarrà aperta fino al 3 novembre 2013, per poi approdare, il 9 novembre, a Como a Palazzo Terragni dove il 10 novembre, alle ore 10.30 si terrà l’asta bandita da Anna Gastel, esperta d’arte. (Informazioni alla mail: astasimpatia@gmail.com). Sarà possibile vedere le opere nel catalogo on line, realizzato da associazione Lithos, all’indirizzo www.sim-patia.it/astasedie

GLI ARTISTI IN CAMPO

che ha supportato dall’inizio la manifestazione. Numerosi personaggi si sono appassionati nel tempo alla causa di Sim-patia e hanno sostenuto le sue attività venendo a conoscenza di questa realtà. «Ogni anno assisto ad una gara di generosità - osserva Rosanna Viganò - che non finisce mai di stupirci. Non osavo chiedere un’opera a Omar Galliani che aveva già partecipato all’iniziativa l’anno scorso invece il maestro ha rilanciato coinvolgendo i suoi due figli; Michelangelo e Massimiliano. Determinante è stato l’interessamento del comandante colonnello Marco Pelliccia per avere come prestigiosa location dell’asta il salone di Palazzo Terragni, attuale sede del comando provinciale della Guardia di Finanza di Como». La sedia di Massimiliano Galliani, classe 1983, s’intitola “La luce dell’anima” e reca l’ombra di un uomo per evidenziare la forza interiore di un individuo costretto all’immobilità. Il giovane artista ha colto nel segno del progetto. «In questo momento al centro di Valmorea - dice Maria Antonello, presidente degli Amici di Sim-patia - si sta cercando di migliorare la capacità motoria e cognitiva degli ospiti disabili. L’obiettivo è la conquista dell’autonomia con lo sviluppo della domotica e del polo tecnologico. Proponiamo non una visione assistenziale, ma una 106 mag

(s.bri.) Ecco gli artisti, designer, architetti, stilisti e personaggi vari che hanno rivisitato le sedie di Riva1920 per l’asta a favore di Sim-patia: Giovanni Anzani, Riccardo Arbizzoni, Baldessari e Baldessari, Fratelli Bonzano, Andrea Branzi, Giuliano e Gabriele Cappelletti, Valentino Carboncini, Ornella Cavadini Reni, Adriano Caverzasio, Massimo Clerici, Roberto Coda Zabetta, Carlo Colombo, Giuliano Collina, Valerio Cometti, Michele De Lucchi, Silvano Donadoni, Terry Dwan, Ettore Favini, Ilaria Venturini Fendi, Elio Fiorucci, Giovanni Frangi, Valerio Gaeti, Massimiliano Galliani, Michelangelo Galliani, Omar Galliani, Anna Galtarossa, Marco Grassi, Omar Hassan, Giuseppe Leida, Christian Leperino, Battista Luraschi, Massimo Malacrida, Team Factory Mantero, Vincenzo Marsiglia, Alessandro Mendini, Giuseppe Menta, Angelo Monti, Fabrizio Musa, Ester Negretti, Franco Origoni, Alessandro Pedron, Lucia Pescador, Antonio Riello, Davide Riva, Agatha Ruiz de la Prada, Simona Roveda, Ospiti di Sim-patia, Ospiti di San Patrignano, Paolo Salvadè, Nicola Salvatore, Luca Scacchetti, Alberto Spinelli, Aldo Spinelli, Aldo Spoldi, Davide Sprenghel, Studio Bai, Alfredo Taroni, Guido Taroni, Carla Tolomeo e Davide van de Sfroos.

prospettiva più ampia che vede il singolo protagonista». Il centro di Valmorea dispone di una piscina, di una palestra e di un’area informatica che mette a punto soluzioni per recuperare le capacità residue dei suoi ospiti. L’apertura di appartamenti domotici e di una lavanderia permette ad alcuni di raggiungere una significativa indipendenza e di poter lavorare riconquistando una parte di vita. L’autonomia è un percorso a ostacoli per i disabili gravi del centro di Valmorea. Bisogna arrivare in fondo ad un lungo corridoio. Manca una strada, facciamola.




di EMILIO MAGNI

LE PAROLE CHE NON TORNANO

IL DIALETTO MILANESE VA OLTRE FRONTIERA La parlata di Lezzeno nelle opere di Basilio Luoni e il mondo contadino con la sua parlata

Da secoli il nostro bel dialetto milanese, che a qualcuno piace chiamare “insubrico”, batte imperterrito sulle contrade della terra alto lombarda, dalle risaie della Lomellina, fin sulla sponda occidentale del Verbano, spingendosi in su per seguire il Ticino fino quasi alle sue sorgenti nel cuore delle Alpi. Anche se con tante inflessioni e intonazione diverse, accenti che mutano da borgata a borgata, da quartiere a quartiere, da cascina a cascina, uno di Biasca può facilmente intendersi con un milanese in vacanza in Canton Ticino e viceversa. Però accade che alcune comunità le comunità delle vallate lariane e soprattutto delle montagne della Svizzera Italiana, parlano ancora un loro caratteristico dialetto che altrove è del tutto incomprensibile. Prendiamo Lezzeno per esempio, paese il cui gergo popolare ha la fortuna di contare su Basilio Luoni, un grande poeta, un cultore della parlata vernacola tipica di questo paese e capace di conservare tenacemente tale patrimonio e di tramandarlo grazie alle sue opere che sono assai piaciute a Giovanni Testori, e hanno ottenuto successo anche a Milano. Luoni, insegnante di lettere, uomo di grande cultura classica, ha, tra tante belle imprese, tradotto in dialetto “L’avaro” di Molière, affibbiando al suo lavoro il titolo di “El piôcc”: più esplicito di così era impossibile. Il dialetto tipico di Lezzeno emerge magnificamente anche in un altro lavoro teatrale di Luoni, “El Natal”. Per dire che l’asino della sacra famiglia è docile e ubbidente, Luoni, usa il termine “umeliô”: parola che se non ci fosse stato

Luoni sarebbe scomparsa senza più tornare. Rivolgendosi a Pedrii, un personaggio che nei Vangeli non c’è, ma è dovuto alla fantasia di Luoni, Giuseppe dice: “Bravo penii. Gh ‘ho scià dômà / ôn fagôttell. Ti ciappa la cavezza / del l’asnii. L’è umeliô e el te vee adree / senza impontass”. Sempre secondi Luoni, vi è anche un’altra versione. Invece di “umeliô”, si potrebbe dire anche “umilii”. In ambedue i casi il dialetto questa volta prende dall’italiano e nel caso specifico da umile, parola che si associa molto bene ad ubbidiente. Ubbidiente nel dialetto milanese è “ubidient”, come indicano unanimemente il Cherubini, il Banfi, Cletto Arrighi e altri autori del dizionario del dialetto milanese. Anche il brianzolo però, come Lezzeno ci ha messo del suo. Ubbidiente da Monza in su diventa “vün de bön cumand”, ovvero uno che si può comandare facilmente. Una ragazza che ubbidisce senza porre reazioni “l’è vüna che né la bufa, né la fa sègn”. È bello osservare che nei vari luoghi il mondo popolare e contadino si destreggiava a modellare la propria parlata ricorrendo alla fantasia. Le genti della Val Colla, in Canton Ticino, che confina con la nostra Val Cavargna, al tempo dei “magnan”, avevano sviluppato un proprio gergo, con termini codificati assolutamente incomprensibili a chi non ne era a conoscenza, chiamato “rüngin” (al di qua del passo di San Lucio detto “rungín”). I “magnan” della Val Colla, celebri ramai e stagnini, volevano difendere i segreti del loro lavoro quando andavano in giro per l’Europa. In “rüngin”, “la pulenta” diventava “ra rebàiza”.

mag 109


EVENTI

GALÀ A CASIGLIO PANAMERA STAR Presentata la nuova Porsche Hybrid Nel corso di una elegante serata al Castello di Casiglio, il Centro Porsche Como ha presentato ai numerosi ospiti la nuova Porsche Panamera, ultimo gioiello della fortunata serie iniziata quattro anni fa, in continua evoluzione nel design e nella riduzione dei consumi, a parità se non addirittura di superiorità, di prestazioni. Il titolare Giancarlo Pettine e il consulente marketing Marco Teli hanno rimarcato le caratteristiche del più recente gioiello della Casa di Stoccarda, in due versioni. La Panamera S Hybrid che integra due motori: un sei cilindri da 3.0 litri in grado di sviluppare 333 cavalli tra 5.500 e 6.500 giri, abbinato ad un motore elettrico. La Panamera Diesel con motore nuovo 6 cilindri a V da 3.0 litri di cilindrata e la potenza maggiorata di 50 cavalli.

110 mag


di GIANFRANCO CASNATI

EVENTI

MOTO D’EPOCA PER PASSIONE La sfilata organizzata dal Moto Club Erba Erano 138 “vecchie signore” ancora in grado di graffiare, e hanno animato l’8° raduno di moto d’epoca, organizzato dal Moto Club Erba in piazza Mercato. C’era di tutto: modelli ante guerra come una Norton 500 da corsa del 1933, Lambrette, Vespe e tante Moto Guzzi, che hanno reso famoso il motociclismo italiano nel mondo. Molto apprezzata anche la mostra fotografica all’Ottica Pontiggia. Ma c’erano anche personaggi noti del motociclismo erbese. Giuseppe Bonanomi di Albavilla, il “Pinin” mago dei motori. Giuseppe Borella, storico presidente del moto club ai tempi del campo di motocross “California” di via Trieste. Memorabili le sue imprese di gioventù, con le scalate in moto della gradinata del teatro Licinium. Non sono mancati anche i più noti collezionisti erbesi Ezio Zappa, Renato Silva, Nello Croci. Poi tutti in fila per la sfilata lungo le vie cittadine, con destinazione il Museo Lietti di mezzi militari a Buccinigo.

mag 111


EVENTI

RISO E RISATE AL ROSSODISERA Grande successo per il primo appuntamento con il comico di Colorado Si è aperta ufficialmente la stagione per gli “Eventi Rossodisera”. “Riso Risotti e Risate “ ha raccolto il massimo delle adesioni possibili, culminando il tema della serata (selezione di risi da tutto il mondo) con le esilaranti battute del comico di Colorado Gianluca Impastato! Lo spettacolo che si è svolto nel piazzale sottostante ha visto il noto comico esibirsi nelle sue migliori Gag supportato dal calore di un pubblico per nulla infreddolito !! Le serate Rossodisera continuano con l’arrivo del duo più creativo della televisione Maurizio & Andrea, i due finalisti della scorsa edizione di Master chef. (Foto di Alessandro Matola)Alessandro Matola

112 mag

©Alessandro Matola


EVENTI

di GIGI ALBANESE

IL PALIO VINTO DA CAMERLATA Sfilata storica e cena medioevale rinnovano la tradizione

Il Palio del Baradello 2013 è stato vinto dal borgo di Camerlata. La trentatreesima edizione della rievocazione storica della visita del Barbarossa alla città - che ha proposto conferenze, concerti, cene medievali, visite guidate, giochi, il progetto scuole e cortei in costume - è stata un po’ tormentata. Prima per il cambio dei vertici in corsa poi per il maltempo che ha costretto gli organizzatori ad annullare la giornata clou della kermesse medievale. Il corteo storico e la gara del tiro alla fune, previsti per il 15 settembre, sono stati recuperati la domenica successiva. In quella giornata i rosso-verdi capitanati da Mauro Bianchi e retti da Carmen Cangi hanno vinto il tiro alla fune e sono passati in testa alla classifica generale pari merito con Tavernola. La vittoria è arrivata grazie al miglior piazzamento nelle tre gare. Grande euforia tra i borghigiani che nell’albo d’oro figurano al primo posto (insieme a Brienno che quest’anno non ha partecipato) con 7 vittorie. La classifica finale ha visto al secondo posto Tavernola, al terzo Cernobbio, al quarto San Martino e al quinto Camnago Volta.

mag 113



IDEE (S) FASHION

di SERENA BRIVIO

AUTUNNO BRIT E ROYAL ALL’INSEGNA DEL RICICLO Per i più giovani l’alternativa è il blazer da indossare sopra i jeans

Cicli e ricicli. Quest’autunno è di nuovo tartan-mania, molto brit e royal. Un trend declinato dai più noti marchi di moda maschile e femminile in vari modi per età e stili diversi. «Dalla tentazione non resteranno immuni nemmeno i signori più ancorati all’abito grigio spiega Marco Cassina di Peter Ci - Nel new tartan club entra come protagonista il cappotto, ampio e in tessuti pregiati, in cromie più o meno soffuse». Di ritorno anche i pantaloni scozzesi, lanciati in era vittoriana dai rampolli delle famiglie nobili e dai militari anglosassoni. «Per i più giovani - continua l’esperto di look - l’alternativa è il blazer da indossare sopra i jeans con una shirt lavata rigorosamente senza cravatta». Nel completo da ufficio, il tocco nuovo può essere rappresentato da giacca, camicia, pantaloni e gilet a check dello stesso tessuto e colore. «Ai più raffinati - suggerisce Cassina - piacerà l’allure aristocratica di una blazer doppiopetto Principe di Galles in alternativa al gessato: divisa che fa molto gentleman d’Oltremanica, intramontabile modello di eleganza».

mag 115


NAVIGAZIONI LARIANE

di LUCA MENEGHEL

PICCOLI GRANDI EDITORI I LIBRI FINISCONO IN RETE Blog e social network per far conoscere le realtà editoriali attente al territorio comasco Sono piccole realtà editoriali, ma profondamente radicate sul territorio. Nate come imprese artigianali nel corso degli anni ottanta, le principali case editrici di Como hanno trovato nella rete - e sui social network - una vetrina importante per far conoscere le proprie pubblicazioni. E per consentire ai lettori appassionati, anche a coloro che vivono fuori dall’Italia, di acquistare volumi via Internet. Fondata nel 1981, Editrice Lariologo (www.lariologo.it) è specializzata in pubblicazioni sulle bellezze del lago di Como e la sua storia, con particolare attenzione al settore turistico. Sul sito - anche in lingua inglese - è possibile navigare tra tutti i titoli pubblicati dalla casa editrice, suddivisi per categorie; non mancano i giochi da tavolo in salsa lariana, dal “Gioco dell’oca del Lago di Como” al “Memolario”. Per acquistare i prodotti basta un clic sul pulsante “aggiungi al carrello”. La sezione download, oltre al catalogo completo della casa editrice in formato pdf, offre gratuitamente due chicche per i turisti: la pianta del Lario e la pianta del centro storico di Como, entrambe a cura di Marino Nicoli. Molto utili, una volta scaricate su smartphone o tablet, per girare la città senza perdere la bussola. Da qualche settimana Lariologo ha una propria pagina su Facebook (www.facebook.com/lariologo) e Twitter (@Lariologo) per segnalare gli appuntamenti culturali del comasco. Nata nel 1984, Alessandro Dominioni è un’altra “etichetta” storica della città di Como. Allo stesso tempo libreria e casa editrice, come agli albori delle imprese editoriali italiane, ha un sito Internet (www.dominionilibri.it) molto utile per i collezionisti di pubblicazioni rare. Attraverso il motore di ricerca è possibile rintracciare libri da anni fuori commercio, alcuni molto preziosi, e di ordinarli attraverso il computer. Molto nutrite anche le sezioni dedicate alle stampe rare, alle fotografie d’epoca e ai poster. L’area “nostre edizioni” presenta invece tutte le pubblicazioni targate Dominioni, gran parte delle quali sono dedicate al territorio lariano, ai personaggi e alle storie che l’hanno reso celebre. Ogni libro è accompagnato da una descrizione puntuale dei contenuti. Alessandro Dominioni è anche su Facebook (www.facebook.com/ pages/Alessandro-Dominioni-Libreria-Editore): sul social network spazio a video, fotografie e appuntamenti culturali. Specializzata in storia e arte locale è infine Nodo Libri (www.nodolibri.it). Graficamente molto curato, il sito del gruppo editoriale - con interessi che spaziano dalla fotografia all’archivistica - invi116 mag

l scoperta t d li attraverso tt lla sezione i ta alla deii proprii tit titoli “percorsi”: l’utente può così curiosare nel catalogo attraverso decine di aree tematiche - da “architettura” a “Lario” passando per “dialetto” ed “etnografia” - proprio come accade fisicamente in una qualsiasi libreria. Ogni libro è accompagnato da una scheda bibliografica molto dettagliata e anche in questo caso, per ordinare il volume, bastano pochi clic. Una sezione del portale è invece interamente dedicata agli autori pubblicati dalla casa editrice, con tanto di fotografia e una breve nota biografica. Da non perdere anche la pagina dei link, con molti collegamenti a siti Internet editoriali e culturali del territorio comasco e lombardo. Sempre aggiornata con nuove pubblicazioni, presentazioni di libri, mostre e segnalazioni la pagina Facebook del gruppo (www.facebook.com/NodoLibriComo).

SEGNALAZIONI EDITORI COMO www.editoricomo.it È l’associazione della piccola editoria comasca con link alle case editrici del territorio. IBIS EDIZIONI www.ibisedizioni.it Divisa tra Como e Pavia, un’altra casa editrice specializzata in letteratura di viaggio. BIBLIOTECA DI COMO www.bibliotecacomunale.comune.como.it Il sito della biblioteca comunale di Como, con il catalogo consultabile on-line. Hai un sito dedicato a Como, al Lario e al territorio circostante? Vuoi segnalare un blog ai lettori del MAG? Scrivi una mail all’indirizzo navigazionilariane@yahoo.it.


GRANDE SCHERMO

di BERNARDINO MARINONI

CINEMA E PAESAGGIO Dal “Piccolo mondo antico” a “Malombra” lo scenario della terra comasca diventa film Lario e Ceresio, e Mario Soldati. Trattando del rapporto tra cinema e panorama non ce se ne può discostare. Quella di “Piccolo mondo antico” è tra le non molte schede di film italiani che Sergio Arecco, ha incluso in “Cinema e paesaggio”, dove s’intende il paesaggio del cinema, scorso con sguardo obliquo e inedito in forma di dizionario. Il borgo di Oria, la “breva che cala sulla superficie del lago e non solleva più gli spruzzi, costringendo le onde a un muto ritornello ipnotico, a una fissità raggelata, a una specularità immota”. La stessa dei personaggi ritratti “come figurine di un teatrino della Storia” nella composizione che Soldati fa della sua immagine della Valsolda, “stlizzandola come fosse la scrittura di un pittore gotico primitivo, con la medesima solarità perpetua e spenta”. Ma girando sul posto, “tra quelle olee fragranti, quei cipressi, quelle verbene, quei ficus repens che ricoprono le muraglie del lungolago, il regista non può, a un certo punto, a una certa svolta del racconto, non rompere l’incantesimo”, annientando “l’artificiale compostezza di un lago perennemente luminoso e immacolato”. Un anno dopo, tra maggio e settembre 1942, Soldati gira “Malombra”, in Valsolda e soprattutto nella cinquecentesca Villa Pliniana, sul lago di Como. Tutto lo spazio, scrive Sandro Bernardi in “Il paesaggio nel cinema italiano”, viene “elaborato in modo funzionale alla drammatizzazione delle scene. Pioggia artificiale, colpi di luce, trasparenti, montaggio dinamico che oppone continuamente dettagli a piani d’insieme, e soprattutto il vento anch’esso artificiale che scuote tutto, vestiti, laberi, arbusti, tende, candee, dall’injizio alla fine, mostrano la volontà di utilizzare anche gli esterni come struemnt per una drammaturgia di tipo teatrale”. Perciò il paesaggio è “scomposto in frammenti: una finestra che sbatte, un albero tormentato dal vento, un angolo di lago nero nella notte in tempesta”. Sparisce, secondo Bernardi, “ogni traccia di

vedutismo e con essa ogni mistero della natura”. Permangono quelli del cuore, ma anche “un profondo interesse per gli aspetti pittorici”. Lo splendore del paesaggio di “Malombra” era stato riconosciuto subito dalla critica (“Soldati sottolinea con gli elementi più suggestivi del paesaggio, le nebbie, i riflessi del lago, le ombre e le penombre che dominano la casa”), seppure con l’addebito che non riuscisse “a tradursi che raramente in funzione espressiva. Quando vorrebbe crearsi il contrappunto, come nella scena della tempesta, accade che l’elemento fisico domini di tanto l’altro, da ridurre tutto in scenario da teatro lirico”. Però “il registro della messa in immagini trova il suo ritmo giusto, tra barche, onde flagellate dal vento, orridi” e appaiono bellissimi gli squarci - “quello della passeggiata nel parco con la bicicletta dalla ruota altissima, quello del pranzo sulla veranda” - accreditando il fascino maggiore alla fotografia, per cui risulta “dolcissima la ricerca dei panorami” e il “gusto del lago, allucinatorio, dà un brivido di angoscia e di piacere”. Che cosa chiedere di più?

CINEFORUM, SESSANT’ANNI DI STORIA Nato da una costola di un Circolo del cinema che era stato tra i primi a costituirsi in Italia, il Cineforum di Como doppia la boa dei sessant’anni di ininterrotta attività. La tonda ricorrenza non attesta soltanto una longevità straordinaria, ma anche e soprattutto la fedeltà ad un modello - presentazione-dibattito-conclusione - che il Cineforum considera irrinunciabile e che si perpetua infatti nonostante i cambiamenti infine che nel consumo di cinema sono stati vorticosi negli ultimi trent’anni. Fin dagli inizi, nell’allora nuovo cinema La Lucernetta, 252 posti, il Cineforum aveva riscosso un consenso che negli anni, passando anche attraverso sale che nel frattempo sono scomparse, avrebbe aumentato i giorni di proiezione, eleggendo infine l’Astra a sede di un appuntamento che è deciso a rinnovarsi. Don Giuseppe Fossati, artefice primo del Cineforum di Como, ai curiosi cronisti delle origini riferì di avere cominciato “con una serie di cicli (sei, sette film per volta) e fin dalla prima serie ci fu il tutto esaurito”. Premessa confortante e sviluppi che hanno consentito al Cineforum di attraversare i marosi - con al comando, intanto, don Enrico Malinverno - di un’offerta squassata prima dai film in tv, poi dalle videocassette, con ostinata convinzione del ruolo del grande schermo rispetto al cinema di qualità. Don Tiziano Raffaini, che ne ha raccolto l’eredità - un patrimonio umano nei cui confronti la cultura comasca non è senza debiti - è determinato a propugnare il Cineforum: sessant’anni di storia, la metà di quella del cinema, un’eccellente (ri)partenza.

mag 117


di CARLA COLMEGNA

SCAFFALE

c.colmegna@laprovincia.it

LE ROTTE DEL TRANSATLANTICO Dentro il Novocomum dell’architetto comasco Giuseppe Terragni Si intitola “Le rotte del Transatlantico” il libro che pone l’attenzione su un edificio, e non solo uno, presente in città e da sempre emblema dell’architettura contemporanea. Il volume è curato Giorgio Cavallerie e da Elisabetta Ferrario ma si avvale della collaborazione di molti che apprezzano il Novocomum dell’architetto comasco Giuseppe Terragni, il Transatlantico nel dire comune dei comaschi. Leggere questo libro è un modo per ripercorrere le vicende che accompagnarono l’opera di Terragni che non ebbe vita facile ne 1929 a causa del suo essere così nuova rispetto alle tendenze architettoniche del tempo. “Le rotte del Transatlantico” è un libro voluto da Marina Cavalleri, che nel 2006 fondò l’associazione “Amici del Novocomum” e dedicato alla sua memoria. Un’occasione unica per scoprire, e riscoprire, la preziosità dell’architettura di Terragni a Como.

VITA PRECARIA DI GIOVANI TACCHINI La situazione dei giovani dentro il mondo incerto del lavoro “Il muro - Vita precaria di giovani tacchini” una frase surreale, come può sembrare il contenuto del libro dall’omonimo titolo, scritto dalla comasca Angelica Isola. Il libro vuole essere una sorta di manifesto, forse di protesta per la condizione di tanti giovani costretti ad essere precari, per tempi così lunghi che fanno perdere loro ogni speranza di riscatto e di un futuro migliore. Il libro fonde e unisce una quantità di situazioni e di personaggi, che accompagnano il lettore in un viaggio fantastico. Il racconto riunisce una serie di situazioni più comuni e difficoltose di quanto possa immaginare chi non le vive, come sono costretti a fare i ragazzi di oggi. Angelica Isola “Il muro - Vita precaria di giovani tacchini” Fondazione Mario Luzi Editore, 144 pag., 16,50 euro

A cura di: Giorgio Cavalleri ed Elisabetta Ferrario “Le rotte del Transatlantico” Nodo Libri, 48 pag., 10 euro

ANIME SALVE Un sociologo canturino alle prese con la musica e le riflessioni nate dalla propria vocazione intellettuale confluiscono in un libro che lo stesso autore ha scritto fondendo elementi diversi tratti dall’analisi dei comportamenti di ciò che ci sta attorno e le canzoni di Fabrizio De Andrè. Un libro particolare che porta il lettore a navigare tra parole messe in musica e che hanno fatto la storia della musica di oggi. L’autore vuole mostrare al lettore come si possa cercare di raggiungere un modo di vivere fatto di com- p o r tamenti che si intrecciano e che, anche attraversoo le canzoni, possono essere compresi e indirizzati a un’esistenza più rispettosa dell’altro e quindi più ù equilibrata. Emilio Margheriti “Anime salve” Ilmiolibro.it, 120 pag., 10,50 euro

UN BUS PER LA STAZIONE Il racconto del quotidiano in modo diverso e con spessori e intensità diverse, nel corso della propria vita. È il libro di Enrico Ferioli che intreccia diverse storie, di diversi personaggi, per arrivare a comporre un puzzle che mostra le difficoltà del portare avanti la propria esistenza, incontrando avvenimenti e situazioni che possono sembrare insuperabili. Tra i caratteri che l’autore descrive ci sono dipendenti d’azienda, insegnanti, suonatori e musicisti, anziani e figure che si musicano con altre, di provenienza diversa dalla propria e per questo così diverse e impegnative. Ognuno di questi attori recita la sua parte vivendo giorno per giorno con la sensazione di poter fare diversamente, e forse meglio. Un libro articolato, che si presta a più spunti di riflessione e che veste i panni comuni da indossare ogni mattina. 118 mag

Enrico Ferioli “Un bus per la stazione” New Press, 160 pag., 12 euro


di MARINELLA MERONI

ANIMALI

CANTO DI CANARINI E CERVELLO UMANO Studiando il loro cinguettare si è scoperto che i neuroni dell’essere umano si riproducono Armonioso, affascinante e romantico: il canto degli uccelli è uno spettacolo che incanta. Cinguettano per corteggiare, per difendere il loro territorio, per esprimere la loro gioia, ma c’è dell’altro. Recentemente è stata fatta una epocale scoperta nel campo delle neuroscienze grazie a Fernando Nottebohm, professore di etologia della Rockefeller University di New York, che ha dichiarato «Con le melodie dei canarini potrò riparare il nostro cervello e i nostri circuiti cerebrali danneggiati». Spieghiamo: è stato provato che quando un canarino adulto impara un nuovo canto delle nuove cellule (neuroni) compaiono nel suo cervello. Grazie a questa scoperta viene smentito un dogma scientifico secolare: è sempre stato detto che l’uso di droga e alcol distruggesse le cellule celebrali, che non ricresceranno mai più. Si è sempre affermato che il cervello fosse un organo destinato a rimanere con le stesse dimensioni e lo stesso numero di cellule, l’idea che i neuroni si riproducessero era considerata una follia. Oggi la scienza ha dimostrato che non è così! Nottebohm ha scoperto che per l’apprendimento vocale la struttura celebrale umana è più affine a quella dei pennuti canori che non agli scimpanzé, perché condividono con noi l’abilità di imparare a cantare, che è fuori dalla capacità delle scimmie. Ad esempio i giovani uccelli emettono dei “sottocanti”, che sono paragonabili alla lallazione dei neonati.: i nidiacei intonano con gli occhi chiusi, in uno stato di rilassatezza, come i neonati quando emettono “ba ba ba” sperimentando il mondo dei suoni. La ricerca ha evidenziato che l’emisfero sinistro dei canarini è dominante, come quello umano, e sono in grado di imparare nuovi canti anche da adulti, aggiungendo nuovi suoni, in particolari i maschi durante la stagione dell’amore; ciò è collegato alla presenza di testosterone. Quindi gli ormoni hanno a che fare con il cinguettio, confermato dai test scientifici: si è scoperto che ogni volta che veniva iniettata della timidina in alcuni canarini adulti per diversi giorni in primavera, l’1% dei neuroni (nell’ Hvc) risultava marchiato, cioè le cellule originali si erano divise e che nuove cellule erano nate in un’altra parte del cervello, diventando neuroni. È stato l’inizio di una rivoluzione della conoscenza del cervello umano. Dichiara Nottebohm «grazie all’osservazione del canto dei canarini notai che la loro area celebrale si amplia in primavera, perché riescono a produrre nuovi neuroni, sostituendoli ai vecchi. Le spiegazioni sono due: la prima è che i pennuti devono ridurre all’essenziale il loro peso per volare e quindi eliminare ciò che risulta di “troppo”. La seconda motivazione è che sono longevi,(un canarino vive fino a 10 anni ), ma hanno un cervello che pesa solo un grammo, e dovendo immagazzinare molta memoria, che occupa spazio, hanno risolto il problema: rimpiazzano la memoria vecchia con neuroni nuovi. Inoltre ci sono dei parallelismi tra il modo di imparare a parlare dei bimbi e il modo in cui gli uccelli imparano le melodie. I baby canarini non soltanto apprendono come i neonati, ma sanno produrre nuovi neuroni». Il lavoro di Nottebohm rappresenta un passo scientifico essenziale nella possibile applicazione della neurogenesi adulta attraverso la riparazione dei danni celebrali, come l’ictus, usando le cellule staminali. I canarini col loro canto gioioso e la capacità di apprendere sono stati la prima specie a svelare il rimpiazzo neuronale. Niente male per una creatura di solo 15 grammi.


I CONSIGLI DELLO CHEF Ittiturismo Abate - Lezzeno - 338 5843814

A CENA DAL PESCATORE E IN TAVOLA IL LAGO La sfida di Abate che a Lezzeno ha aperto il ristorante “Ittiturismo” Giuseppe in cucina e nel menù soltanto il pesce pescato da Claudio “L’avventura” dell’Ittiturismo da Abate inizia qualche anno fa, nel 2002, quando Claudio, dopo 10 anni di officina meccanica, decide di cambiare vita e dedicasi a una delle sue passioni, la pesca, raccogliendo l’eredità di Flavio con il quale aveva condiviso qualche uscita notturna. Claudio si “tuffa”cosi nel lago cercando di imparare un nuovo lavoro con l’aiuto di vari pescatori: Zep che gli ha insegnato le basi, da come “met gio i re”, come “fai pasa” e come “tirai su”e con Giuliano ha imparato le malizie della pesca delle alborelle. Dopo qualche anno anche Giuseppe si è imbarcato con Claudio, anche lui abbandonando l’officina. L’idea del ristorante di pesce di lago è sempre stata nei pensieri dei fratelli unendo alla passione per la pesca la passione di Giuseppe per la cucina. Quando la regione ha dato l’opportunità di avviare l’attività di ittiturismo anche in Lombardia (nel 2008), l’idea è sembrata diventare più abbordabile quindi, trovato il luogo giusto sono iniziati i lavori di ristrutturazione. Lavori non semplici perche il luogo giusto era una vecchia casa che non aveva nulla del ristorante e bisognava studiare tutto nei minimi dettagli senza ben

RISO CON FILETTO DI PERSICO INGREDIENTI per 4 persone: 24 filetti di persico 320 g riso 2 uova, farina bianca 1 limone, burro formaggio grattugiato foglie di salvia. PREPARAZIONE: Passate i filetti prima nell’uovo poi nella farina e friggeteli in un ampia padella con il burro e le foglie di salvia, quando sono ben dorati da ambo i lati spruzzateli con il succo di limone e lasciate evaporare. Nel frattempo cuocete il riso in abbondante acqua salata, scolatelo e preparatelo nel piatto da portata alternandolo a strati con il formaggio grattugiato poi decorate con i filetti dorati e il loro burro. 120 mag

sapere a cosa si andava incontro non essendo del mestiere, ma la passione e la voglia di fare aiutano sempre. Nel giugno del 2009 è nato l’ittiturismo da Abate aprendo la prima sera con la musica del “Davide”che ormai fa parte dell’arredamento ed è cresciuto e cresce con l’aiuto di tutte le persone che entrano a mangiare nella “casa del pescatore” e lasciano la loro traccia. Claudio segue la sala e prende gli ordini mentre in cucina Giuseppe è affiancato dalla mamma Marisa e dal fratello più piccolo Giovanni. Il menu comprende sia piatti tradizionali del lago come il riso con persico, il carpione, i missoltini col toc, sia piatti originali come la tartare di lavarello, il sushi o la paella di lago. La volontà di fondo in tutti i piatti è comunque quella di voler valorizzare il pesce di lago, soprattutto il lavarello che viene proposto in diversi abbinamenti , rendendolo gustoso e “mangiabile”, come dice Claudio, anche da chi non ama molto il pesce. Vogliamo ringraziare tutti gli amici/clienti che ci stanno aiutando ad andare avanti in questa avventura! Ma soprattutto un grazie di cuore a papà Antonio che dall’alto ci segue sempre e ci aiuta.



IL BELLO DELLA SALUTE di TIZIANO TESTORI Tiziano Testori, Docente Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, Università degli Studi di Milano www.tizianotestori.eu Francesca Bianchi, Laureata in Odontoiatria e Protesi Dentaria, Docente presso il Corso di Alta Formazione in Implantologia Orale IRCSS Istituto Ortopedico Galeazzi Università degli Studi di Milano Samuele Cavuoto, Laureato in Igiene Dentale

GLI SBIANCAMENTI DENTALI SONO SICURI PER I MIEI DENTI? Sempre più pazienti richiedono oggi procedure di sbiancamento per correggere il colore dei loro denti. Ma è sempre possibile cambiare il colore e, soprattutto, cambiarlo senza correre rischi per i denti e per le gengive? Le discromie dentali, le macchie sui denti per intenderci, sono alterazioni del colore che possono dipendere da sostanze che si depositano sulla superficie dei denti (discromie estrinseche) o da caratteristiche proprie dei denti, congenite o secondarie a variazioni che si verificano con il tempo (discromie intrinseche). Quando le discromie sono estrinseche è possibile ottenere il ripristino di un colore soddisfacente semplicemente sottoponendosi ad una seduta di igiene dentale professionale, durante la quale l’Igienista dentale rimuoverà in maniera efficace le pigmentazioni determinate, ad esempio, dal consumo di determinati alimenti o bevande (tè, caff è, vino rosso e molti altri ) dall’uso di tabacco, da batteri o da sostanze chimiche (ad esempio gli sciacqui con collutori a base di clorexidina). Nel caso invece di discromie intrinseche il trattamento prevede l’utilizzo di gel a base di perossido di idrogeno o di carbamide, la cui azione ossidante permette di degradare i sistemi pigmentanti. Lo sbiancamento dentale effettuato con gel a base di perossidi è una procedura cosmetica che numerosi studi clinici hanno dimostrato essere efficace ed innocua a livello di denti se condotta in maniera adeguata e dopo un’accurata diagnosi: una volta accertato lo stato di salute di denti e gengive, l’assenza di processi cariosi, l’eventuale presenza di restauri (che non si sbiancherebbero) e la natura delle discromie, si discutono con il Paziente le diverse opzioni di trattamento. Lo sbiancamento può infatti essere eseguito a livello domiciliare mediante l’impiego di mascherine individuali che vengono caricate con un gel a base di perossidi e portate per alcune ore al giorno o durante la notte per un periodo di alcuni giorni. Il trattamento può anche essere eseguito con una prima seduta in studio, applicando un gel ad elevata concentrazione dopo aver correttamente isolato gengive, labbra e guance affinché non entrino in contatto con il gel stesso, per poi essere continuato a casa secondo le modalità descritte prima. In generale, rispondono meglio gli elementi con 122 mag

colorazione tendente al giallo, meno bene quelli con colorazione tendente al grigio. La discromia può recidivare dopo alcuni mesi o anni, ma è sufficiente ripetere alcune applicazioni per riportare il colore ai livelli raggiunti con il primo ciclo di trattamenti. Un effetto indesiderato che frequentemente si verifica durante i trattamenti sbiancanti è l’ipersensibilità dei denti: si tratta di un fenomeno transitorio, correlato alla concentrazione di perossido, che si risolve spontaneamente e che può essere minimizzato mediante l’uso di prodotti specifici. A volte i Pazienti si affidano a trattamenti fai-da-te con i prodotti oggi sempre più diff usamente disponibili in commercio: è utile sottolineare che per non correre il rischio di effettuare trattamenti inutili o dannosi per denti e gengive sono sempre necessarie una diagnosi ed una supervisione professionale. Un’ultima nota riguardo ai “rimedi della nonna” per lo sbiancamento dentale: cercare di rimuovere pigmentazioni o illudersi di cambiare il colore dei denti utilizzando sistemi abrasivi, come ad esempio spazzolando i denti con bicarbonato di sodio, può seriamente ed irrimediabilmente danneggiare lo smalto, portando come risultato un peggioramento dell’estetica del sorriso.


IL BELLO DELLA SALUTE di FRANCO BRENNA Medico Chirurgo, Specialista in Odontostomatologia. Professore a Contratto presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Libero Professionista in Como, francobrenna@frabre.it

MORIRE SULLA SEDIA DEL DENTISTA Riflessioni e interrogativi dopo una tragedia finita sulle prime pagine di tutti i giornali

Redazione di un quotidiano ore 16.10, un giorno qualsiasi: «Carabinieri? Buonasera, Pirlinchetti che parla, novità dal territorio?... Scusi, ma stiamo per chiudere». «No, nessuna notizia Pirlinchetti… aspetta un momento, ma che dico!? Ci hanno segnalato mezz’ora fa un incidente a Casorate, in uno studio dentistico. Il paziente è deceduto!». «Come ha detto maresciallo? Un morto sulla poltrona di un dentista?. Grazie, mandiamo immediatamente qualcuno…. ». Mattina successiva: le prime pagine appartengono alla tragedia. Le Prime pagine sono tutte sulla tragedia. I giornali strillano: “Muore dal Dentista in seguito ad anestesia”, “Va dal Dentista e muore sulla poltrona”, “Morto sulla poltrona del Dentista, sequestrate le fiale di anestetico, saranno analizzate dai NAS. Il sospetto è che possano aver indotto la reazione letale.” E del Dentista? Nessuno si occupa? Nessuno si chiede come siano accaduti i fatti, come si sia sentito, cosa abbia fatto in un momento così drammatico? E’ lui sicuramente il Mostro? In un momento in cui nessun Medico, nessun Odontoiatra, nessun Sanitario vorrebbe mai augurarsi di esserne l’attore, non sarebbe corretto rendere partecipe la comunità dei lettori nel far conoscere che un Dentista, anche in un frangente così drammatico, così inatteso, così imprevedibile nelle sue conseguenze, possa mettere in atto tutto ciò che scienza e coscienza, morale ed etica, gli impongono e, nonostante la concitazione e l’e-

mozione che potrebbe sopraffare qualsiasi Sanitario (che non sia un Anestesista Rianimatore) riesce nella sua opera di primo soccorso a chiamare il 118, operare le prime manovre di rianimazione apprese in Corsi di Aggiornamento dedicati alle emergenze, rendersi disponibile per il malcapitato e per gli eventuali parenti vicini? Non pensiamo che in questo “dramma finale” il Dentista, “il Mostro”, è disperato, è solo nel suo dramma, solo nell’incertezza di ciò che sta accadendo contro ogni sua volontà? Costretto a vivere in assoluto il più brutto momento della sua Professione, una Professione medica, una Professione dove non si curano solo denti ma anche Uomini; dove si instaurano, con i propri pazienti e con il passare degli anni, quel regime di confidenza sanitario e famigliare che permette di “sostenere” i propri assistiti anche e non solo nella loro Salute Orale. L’incidente ambulatoriale, lo sappiamo dai tempi dell’Università, ribadito nei Corsi sopra citati, può essere per tutti dietro l’angolo. Può capitare. Ed è per questo che l’Odontoiatra e non solo lui, si aggiorna, si accultura e, nel momento in cui viene sopraffatto da un evento non prevedibile, si opera nel miglior modo possibile affinchè il paziente possa essere soccorso e preparato ad accogliere coloro che fanno questo come mestiere, come gli Anestesisti Rianimatori del 118. Dispiace, e molto, leggere che una persona, un assistito, non sia più al mondo. Dispiace conoscere che un fatto così grave possa accadere sulla poltrona del Dentista. Dispiace venire a sapere che dietro una morte in ambiente medico ci debba essere per forza un’inadempienza sanitaria. Dispiace intravedere, soprattutto nei titoli della carta stampata, che trovarsi dal Dentista potrebbe essere pericoloso per la propria vita. Dobbiamo tuttavia essere a conoscenza che i Professionisti dell’Odontoiatria e della Medicina sono persone che hanno scelto una professione da svolgere con il miglior senso etico possibile, con competenza e aggiornamento, nel rispetto delle persone che hanno in cura, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo essi versino. I fatti sopra esposti potrebbero essere ricavati dalla fantasia dello scrivente; mio malgrado, modificati alcuni termini, tutto, purtroppo, è accaduto. Anche vicino a noi. Il paziente deceduto, in seguito ad accertamenti Medico Legali, è stato colpito da massiva e incontrastabile emorragia cerebrale non imputabile ad alcun intervento da parte del Dentista. Sarebbe purtroppo morto anche in un supermercato o a casa propria senza che nessuno potesse provvedere ad un minimo soccorso. Il Dentista ha fatto di tutto e se il malcapitato fosse stato colpito da un male meno imperdonabile, probabilmente, tutte le manovre messe in atto dal terapeuta si sarebbero rivelate corrette per salvare una vita.

mag 123


La Ditta Elettro Clima s.n.c. nasce nel 1997 e da 16 anni a questa parte fornisce assistenza, installazione, manutenzione e riparazione di caldaie, condizionatori e pannelli solari

MULTIMARCA. PREVENTIVI GRATUITI riguardanti INSTALLAZIONE, SOSTITUZIONE e RIPARAZIONE di CALDAIE, CONDIZIONATORI e PANNELLI SOLARI Per

e maggiori ed approfondite informazioni, visitate il nostro sito:

www.elettroclimasnc.com Ricordiamo che la nostra Ditta opera quale CENTRO ASSISTENZA AUTORIZZATO: COSMOGAS service - ITALTHERM service - BERETTA service

SCONTI ed OFFERTE su PIU’ CALDAIE e PANNELLI SOLARI!!! Elettro Clima s.n.c. di Giudici Giovanni & C. Via Resegone, 16 - Cantù (CO) Tel.: 031/716997 - 349/0734610 – 339/8864981 E-mail: info@elettroclimasnc.com - Sito Internet: www.elettroclimasnc.com

Orari d’ufficio estivo: lunedì-venerdì 8.00-12.00 – 14.00-18.00 Orari d’ufficio invernale: lunedì-venerdì 8.00-12.00 – 14.00-18.00 e sabato 8.00-12.00

Via Resegone, 16 - CANTU’ (Co) - Tel. 031.716997 - Fax 031.3516134 www.elettroclimasnc.com


IL BELLO DELLA SALUTE di EUGENIO GANDOLFI specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica a Como e Lugano - www. eugeniogandolfi.com

ACADEMIA DAY CLINIC Un sogno che si realizza: tutta la medicina del benessere in una sola sede a due passi da Como Da quando mi occupo di chirurgia e medicina estetica, il mio sogno è stato quello di realizzare un polo di eccellenza che fosse in grado di offrire la più ampia gamma di terapie e interventi, dai più semplici ai più complesse, a copertura di tutti gli aspetti e le specializzazioni della cosiddetta “medicina del benessere”: dalla medicina estetica alla medicina rigenerativa, dalla chirurgia estetica alla medicina preventiva, dalla diagnostica alla medicina antiaging, ai trattamenti cosmetici medicali. Da qualche mese a questa parte, con la nascita di Academia Day Clinic credo di esserci riuscito. Non da solo, ovviamente, ma con un gruppo di persone straordinarie, animate anch’esse dallo stesso sogno. Come spesso capita alle avventure più belle, anche questa nasce da un insieme, probabilmente irripetibile di determinazione e di opportunità a volte inattese. Per esempio, il mio incontro con il dottor Riccardo Forte, specialista di medicina estetica e chirurgo che oggi mi affianca, è avvenuto proprio nel momento in cui entrambi cercavamo un partner e una nuova struttura. È stato quindi naturale condividere le nostre aspirazioni e unirci in un progetto comune. Anche la struttura che oggi ospita Academia Day Clinic, a pochi passi dal confine di Chiasso, si è come “materializzata” all’improvviso offrendosi come soluzione ideale. Infine, il team di persone validissime che si sta aggregando intorno ad ADC, che è in parte formato da nuovissime leve, in parte da nostri collaboratori di lunga data – una fra tutte Filina Di Stefano responsabile del reparto di Cosmetica medica del centro – si sta profilando come una forza straordinaria al servizio della bellezza e del benessere. Già oggi Academia Day Clinic, grazie agli specialisti che ci lavorano e alla tecnologia di assoluta avanguardia che utilizza, è un punto di riferimento internazionale per la medicina del benessere, ossia la medicina che si rivolge alla persona sana che vuole vivere più a lungo e al meglio della sua possibilità. E domani – ossia dal gennaio 2014 – diventerà anche una sede di ricerca e formazione aperti ai medici europei che vorranno apprendere l’uso delle nostre tecniche e riconosciuta dalle più importanti aziende di biotecnologie del mondo. Ci sono molti aspetti che mi affascinano di Academia Day Clinic, proprio per i vantaggi che possono dare al pubblico. Ad esempio, il fatto di ospitare specialisti di varie branche, permette di affrontare il paziente con una visione d’insieme e di

trattarlo nella sua complessità, aumentando l’efficacia di determinate terapie, attraverso una sinergia con altri trattamenti. La filosofia di Academia Day Clinic, inoltre, sta proprio nel prendersi cura della persona nel suo complesso. In quest’ottica, oltre ad aver approntato un blocco operatorio con due sale chirurgiche modernissime, abbiamo anche curato l’accoglienza, che è a livello di hotel a cinque stelle. Insomma, stiamo creando una struttura che si distingue anche per la cura del particolare, l’accoglienza e il dialogo a tutto campo con gli specialisti che si confrontano con i pazienti per venire veramente incontro alle loro esigenze. Il tutto, ovviamente senza creare attese miracolistiche – che sono sempre fuori luogo – ma al tempo stesso mettendo a disposizione del paziente tutto quanto c’è di meglio sia a livello di competenze professionali, sia a livello tecnologico. E a proposito di tecnologia, Academia Day Clinic dispone delle tecnologie medicali più sofi sticate e innovative: tutti i laser oggi in uso per la correzione degli inestetismi della pelle (capillari, tatuaggi, cicatrici, esiti di acne, smagliature, ustioni e macchie cutanee), la radiofrequenza, la cavitazione, la criolipolisi ecc. Inoltre, siamo trai pochi in Europa a poter offrire un sistema di simulazione fotografica dell’intervento chirurgico in 3D che permette, per esempio, di mostrare realisticamente il nuovo seno dopo una mastoplastica, o il nuovo profilo dopo un intervento al naso. Ma non basta perché in Academia Day Clinic ci siamo presi l’impegno di offrire davvero le tecniche e le tecnologie più avanzate: come, per esempio, la terapia fotodinamica che cura in modo efficace e non invasivo le lesioni precancerose e cancerose della pelle, oppure la rigenerazione a innesto tissutale contro l’invecchiamento del viso e per il modellamento del corpo. Potrei continuare ancora, ma forse la cosa migliore è che veniate a trovarci o visitiate il nostro sito. Scoprirete come la realizzazione di un sogno, mio e dei miei collaboratori, potrà contribuire a realizzare anche i vostri!

• 0039.031.303003 (dall’Italia) 0041916826262 (dalla Svizzera) • Per ogni informazione, contattatemi su www.eugeniogandolfi.com • Approfondimenti www.eugeniogandolfi.com/mag/ottobre2013

mag 125


LE STELLE DI COMO ARIETE 21 MARZO  20 APRILE Forse si potrebbe peccare di irrazionalità (Giove in quadratura) rifugiandosi nel sogno di Venere e Marte ma ciò è tutto quello che un cielo ostile offre. Venere è decisamente propizia ad un clima da idillio (fino all’8). In più la focosità di Marte vi spinge ad avere un campo affettivo che è fusione di sentimento ed eros. Sul lavoro tutto è meno roseo perché vi sono pericoli di gaffe, passi falsi, con parole e gesti che vengono male interpretati nonostante la presenza di Urano che tende a facilitare cambiamenti, nuovi incarichi, cambio di sede, trasferimenti eliminando così frizioni e scontri. Poco sonno, ritmi frenetici vengono supportati da ottime energie ma nella seconda metà del mese, Marte nel settore astrologico che riguarda la salute potrebbe presentarsi con problemi muscolari. Siete introversi e poco socievoli.

TORO 21 APRILE - 20 MAGGIO Marte è lontano, Saturno in opposizione con Mercurio, Venere, Sole. Tutto diviene faticoso finché non interviene il prode e saggio Giove che, in sestile,vi indicherà la via. Nella prima metà del mese (Venere e Marte) rendono i rapporti pesanti e tesi: evitate discorsi che potrebbero tornarvi come boomerang. Siete poco ascoltati nell’ambiente di lavoro e i vostri suggerimenti cascano nel vuoto anche se con Marte contrario è logico aspettarsi ben poco. I vostri progetti saranno rivisti più avanti. Non siete in perfetto stato psico-fisico e vi sentite debilitati e poco disposti ad attività fisiche perciò controllate l’alimentazione limitando gli apporti calorici. Dal 16/10 potrete con Marte scaricare tensione nervosa e chili di troppo.

GEMELLI 21 MAGGIO - 21 GIUGNO Buona presenza di Sole in trigono, Marte in sestile ma opposizioni pesanti di Marte e Venere per cui vi sembrerà come se qualcosa cerchi di sfuggirvi .Persino le persone a voi care vi sembreranno staccate e lontane facendovi sentire in sintonia precaria persino col partner tanto da pensare ad un momentaneo allontanamento per chiarire le idee. C’è anche il rischio di spese extra dovute a problemi di burocrazia mentre il mese si preannuncia con valide prospettive grazie ad Urano. Perciò sarete più concreti anche se meno estrosi e dovrete sfruttare la prima metà-mese per nuove iniziative. Abbastanza disponibili ad attività sportive anche se alternativamente ma dovrete soprattutto seguire il ritmo delle vostre energie col riposo e curando la dieta.

CANCRO 22 GIUGNO - 22 LUGLIO Venere e Giove vi supportano e a metà del mese giunge Marte con Mercurio e Sole. Tendete ad essere meno romantici del solito perché la presenza di Marte darà una sferzata di erotismo al vostro rapporto. Gli altri pianeti arricchiranno di idee originali con fantasie da sogno. Ad ottobre gli stimoli intellettivi saranno innumerevoli con desiderio di crescita culturale e professionale. Giove assicura incrementi economici. Siete attirati da cibi elaborati e goloserie ma avrete modo di bruciare energie e calorie in eccesso. Sprigionate buonumore quindi le vostre serate acquisteranno nuovi amici attratti dalla vostra compagnia.

LEONE 23 LUGLIO - 23 AGOSTO Sole, Venere e Urano si incaricano di controbattere le negatività di Mercurio e Saturno. Avete molto dubitato dei vostri affetti e ciò vi ha lasciati tristi perciò ora tocca a Venere cancellare brutti ricordi e fantasie negative rinnovando l’entusiasmo nella coppia come se la vostra storia fosse agli inizi. La vita lavorativa disegna un mese burrascoso per intralci professionali, trattative arenate da disguidi burocratici. Potreste anche avere l’opportunità di una nuova professione ma ponderate bene il salto qualitativo perché Giove non è dalla vostra proteggendo le finanze e garantendo la riuscita del progetto. Buona energia e vitalità da vendere che spenderete all’aperto, lontani dalla mondanità che per ora non vi entusiasma. Possibilità di disturbi digestivi molto facilmente causati da tensione nervosa.

BILANCIA 23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE Venere fino all’8/10 e Marte accompagnato al Sole. Avete avuto un periodo contraddittorio con pianeti che hanno determinato alti e bassi, causato malumori, ricerca di sicurezza e stabilità ed ora ricercate soluzioni che possono anche significare routine e ripetitività ma maggiore serenità. Ci sarà una bella scossa che porterà entusiasmo nel menage e cancellerà le nubi del passato. Evitate investimenti di denaro che la posizione di Giove sconsiglia. Prudenza nelle trattative commerciali e gestione razionale dei problemi. Potrete anche tentare un discorso impegnativo con un vostro superiore che ascolterà le vostre istanze. Fino al 15/10, Marte vi garantirà buone energie ma poi dovrete temere un malessere o un infortunio che vi obbligheranno al riposo ma un periodo di pausa vi gioverà per ripensare ad un comportamento utile nel futuro.

SCORPIONE 23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE Buona visione oroscopica: Sole, Venere, Giove, Saturno, Marte e Mercurio. Se il vostro rapporto è di lungo periodo potreste stare tranquilli ma se siete alle prime armi potrete scivolare in una gelosia tanto possessiva e irrazionale da stancare il partner più tollerante. Marte poi farà elargizione dei suoi doni erotici con risultati ottimali. Il quadro astrale tanto positivo promette risvolti benevoli sul lavoro con finanze in crescita, offerte allettanti,rimborsi inattesi, opportunità di investimenti con piena soddisfazione senza alcun pericolo né incidenti. Curerete molto l vostro aspetto esteriori ore soprattutto nella prima metà mese poi potreste accusare piccoli disturbi di origine infiammatoria ma l’umore sarà ottimo e la socialità attireranno amici in serate interessanti e variate. Rimandate per ora le vostre camminate sulle nostre colline e appendete al chiodo l’amata bicicletta.

SAGITTARIO 23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE Venere nel segno cancella ogni brutto pensiero vi sfiori rendendo il vostro rapporto come un dolce meringato. Così sarà roseo ogni menage con tenerezze, scambi di affettuosità e sorrisi. Anche Marte darà del suo e così l’intesa sarà perfetta. Naturalmente il vostro stato idilliaco si riflette anche sul vostro partner. Sul lavoro sarete meno angelicati e vedrete pericoli e nemici dappertutto rendendo faticosa la convivenza. Tendete ad essere giocatori solitari senza ragionare che l’unione fa la forza. Economicamente gli introiti miglioreranno dopo un periodo di stallo. Marte vi renderà dinamici ed effervescenti nello sport ma dovrete limitarvi ad attività più quiete con amici: ottime e amichevoli partite di pallone, passeggiate verso baite di montagna, tornei di pallavolo con la socialità che ne avrà enorme vantaggio.

CAPRICORNO 22 DICEMBRE - 20 GENNAIO Anche per voi Marte, Venere e Saturno: la trimurti imbattibile artefice di fortune e realizzazioni in tutti i campi. Desiderio di appagamento con il compagno ma voglia di trasgressione con fantasie di evasione verso altri lidi e con notevole disponibilità di energie. Riuscirete a risolvere problemi complessi nell’ambito lavorativo con mente rapida e intraprendenza la qual cosa attirerà l’apprezzamento di superiori e colleghi. Attenti invece alle spese perché Giove è avverso perciò rimandate gli investimenti. Piuttosto pigri la prima quindicina, avrete poi le energie moltiplicate ed allora vi sarà la palestra,esercizi all’aperto,camminate ed escursioni. Mercurio curerà le vostre attività mentali con amicizie, incontri, meditazioni e letture.

ACQUARIO 21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO Lotta di pianeti con Venere, Urano e Sole a contrastare Mercurio, Saturno e Marte. Energie in buona tenuta con Venere che suggerisce tenerezza e amore e romanticismo a go-go. Dopo il 16/10 Marte vi porta focosità, gioia di vivere, irruenza. Con ciò molta capacità di innovazione, decisionalità anche a cambiare strada se vi accorgete di nuove difficoltà, affronterete trattative commerciali, compravendite e problematiche con riflessione e perspicacia. Attenzione a conflitti sul lavoro causati da invidie e competitività. Sarete lontani da palestre e corse rilassanti fino a metà mese e poi il vostro esercizio fisico servirà soprattutto per scaricare il nervosismo dovuto alla quadratura di Mercurio che rovinerà rapporti famigliari e personali. Trascorrete questo periodo negativo evitando contatti ravvicinati e scongiurando battibecchi e litigi.

VERGINE

PESCI

24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE

20 FEBBRAIO - 20 MARZO

Tutti i grandi dell’oroscopo stanno da voi e gli unici pericoli che potrebbero disturbare un periodo lussureggiante sono i parenti che mettono “lingua” nel vostro menage rovinando rapporti e armonia. Per il resto tutto è roseo e sereno anche nella sfera professionale, il mese di ottobre è il più promettente dell’anno. Pronti ad offrire acume, collaborazione, incontri utili e preziosi, coincidenze fortunate,concluderete ottimi affari. Anche negli investimenti (campo minato) avrete opportunità favorevoli. Dolori muscolari e malesseri ma alta percentuale di buonumore vi renderanno socievoli e attenti ad attività culturali.

126 mag

Nettuno e Saturno con opposizioni importanti (Marte e Venere). Quest’ultima seminerà contrasti e la vostra vita sarà fatta di tentativi di resistere a tentazioni di tutti i tipi. Potreste persino scivolare nella voglia di avventure sentimentali anche se siete convinti che è inutile, rischiosa e gratuita. Finirete per ragionare ed eviterete un errore che vi danneggerebbe molto. Mercurio vi aiuta ad essere astuti sul lavoro con facilità a pianificare e risolvere senza esagerare rischiando passi falsi. Mese adatto alla creatività più che allo sport perché Marte toglie energie e predispone agli infortuni mentre la dieta deve essere sotto controllo puntando soprattutto all’attenzione dei cibi conservati che potrebbero essere scaduti o tossici e scatenare intossicazioni e allergie.




Gli aforismi del mese di Federico Roncoroni

LA LEGGE È LA LEGGE Dovere dei giudici è render giustizia; loro mestiere differirla. Alcuni conoscono il loro dovere e fanno il loro mestiere. Jean de la Bruyère

La legge è uguale per tutti Massima giuridica

Più uno Stato è corrotto più fa leggi. Tacito

La legge senza morale è vuota. Orazio

Dove esiste una società umana esiste la legge; dove esiste la legge, esiste una società umana. Massima giuridica

La legge è uguale per tutti gli straccioni Carlo Dossi

La leggi non vengono fatte per singole persone, ma nell’interesse di tutti. Massima giuridica

Chi ha fatto la legge deve essere il primo a ubbidire alla legge. Pinaco

Le leggi sono state inventate per paura delle ingiustizie. Orazio

Sapere le leggi non è conoscerne le parole, ma comprenderne la forza e lo spirito. Massima giuridica

Se si dovessero studiare tutte le leggi non rimarrebbe il tempo di trasgredirle. Johann Wolfgang Goethe

In nessuno Stato le leggi avrebbero la forza che devono avere se non fossero rese temibili dalle pene che minacciano chi le viola. Sofocle

129 129 29 mag 12 mag


LAST MINUTE

di FRANCESCO ANGELINI

LUNGOLAGO, UNA VITTORIA CHE NON HA PADRI Molti tentano di attribuirsi i meriti della svolta per il cantiere della passeggiata resa possibile solo attraverso uno sperpero di soldi pubblici. Meglio tenere un basso profilo Come si sa la vittoria ha cento padri mentre la sconfitta è orfana. Archiviata (facendo tutti gli scongiuri del caso) la pratica del lungolago - comunque uno spreco di denaro pubblico figlio di una dissennatezza amministrativa che ha pochi paragoni nella storia comasca - ecco che è partita la corda ad attribuirsene i meriti. Del resto si sa: la partita del cantiere infinito e sciagurato, della figuraccia mondiale del muro è stata la vera molla del cambiamento che ha portato non tanto il centrosinistra comasco a vincere le elezioni amministrative quanto il centrodestra (responsabile dello scempio e dello spreco poiché alla guida della città) a perderle. Perciò c’è poco da festeggiare. Se nel 2016 Como potrà riavere il suo lago è solo perché il sindaco Mario Lucini ha onorato la cambiale elettorale con i comaschi grazie a una collaborazione istituzionale con la Regione, pur targata Lega-Pdl. Solo un atto di buon senso per restituire a Como e non solo una delle sue perle. Una volta chiusa la pratica sarebbe dovuto calare il silenzio. Su le maniche e al lavoro, almeno fino al taglio del nastro del nuovo lungolago che i comaschi (se tutto andrà bene) avranno atteso nove anni con uno spreco di risorse pubbliche da impallidire. E invece no. Al di là del centrosinistra (va detto che Lucini ha mantenuto una sobrietà apprezzabile), nel centrodestra è partita la corsa a ricordare che sì, si era in maggioranza mentre si perpetrava lo scempio del lungolago. Però con dei distinguo sul progetto. Obiezioni ma sfociate in dimissioni. Nessun componente della precedente giunta o della precedente maggioranza di palazzo Cernezzi ha mai pensato di rinunciare al cadreghino per manifestare il dissenso su un progetto tanto dannoso per la città. Ancora meno lo hanno fatto gli esponenti della Lega Nord che ora, parandosi dietro Maroni, hanno rivendicato una vittoria che oltre a essere di Pirro (perché ottenuta a un costo pesantissimo per la comunità) non è certo attribuibile a loro. Sulla questione del lungolago tutti farebbero bene a mantenere un profilo basso a prescindere dai ruoli e dalla responsabilità. Cercare una speculazione elettorale su una vicenda così disgraziata è davvero un atto di cattivo gusto. Come se i comaschi non avessero memoria di quanto accaduto. Le cifre iperboliche sperperate e i quattrini che ancora saranno ingoiati dal progetto dovrebbe indurre tutti a starsene tranquilli e a far tesoro di questa esperienza. Per far sì che non si ripeta. Quella del lungolago è una vittoria senza padri.

«

130 mag




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.