Riviera n° 01 del 1/01/2017

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CONTROCOPERTINA

Lutti della musica, feste di paese e buon 2017!

In questo 2016 che troppi nomi dello spettacolo ci ha strappato, persino il giorno di Natale sarà ricordato come quello che ci ha sottratto George Michael, voce pop anni ’80 che più volte è risuonata anche nelle piazze della nostra Locride. In questi giorni di festa, anche se con colpevole ritardo Christmas on the Square ha cominciato ad animare Piazza Portosalvo a Siderno, rilanciando l’immagine glamour della città mentre, a pochi chilometri di distanza, la nuova impostazione del Locri on Ice sta rendendo questa edizione quella di maggior successo da quando l’evento è stato ideato. Certo, per essere belli bisogna soffrire e i residenti che affacciano su Piazza Martiri, lamentano la musica a tutto volume che si protrae fino all’alba anche nei giorni lavorativi proprio come, a Marina di Gioiosa, fanno coloro che risiedono nei pressi dei magazzini Alba, dove è stato eretto un simile “super gazebo". Aria più lounge si respira invece a Roccella, dove è in corso una rassegna jazz che sta animando queste fredde giornate di fine anno. Vive una seconda giovinezza, poi, la Piazza Dante di Ardore, dove il gruppo Incanto sonoro e una pista di pattinaggio hanno reso la serata di Santo Stefano indimenticabile per moltissimi residenti (e senza nemmeno generare polemiche). Tra le serate di divertimento sfrenato c’è che invece si diverte a fare beneficenza con la buona musica: è quanto accaduto a Siderno Superiore con la serata organizzata dal Rotaract. Vi lasciamo con il ben augurante paio di natiche di Andja Lorein, nuova musa del nudo made in Instagram. Che si riveli il modo migliore di iniziare questo 2017. Auguri! Jacopo Giuca

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DOMENICA 01 GENNAIO

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Per un inizio E-SPLO-SI-VO

Provate un misto di rabbia, imbarazzo e profonda tristezza quando vi chiedono "Cosa fai a Capodanno?". Quest'anno potrete rispondere a testa alta, senza la minima titubanza, e senza quella impudente ma tanto liberatoria voglia di mandere il vostro interlocutore a quel paese. Quest'anno, infatti, siete tutti invitati a "Christmas on the Square" per trascorrere la notte più lunga e imprevedibile dell'an-no sotto le stelle ma... al calduccio. Grazie alla tensostruttura che dalla Vigilia di Natale ha acceso la magia della festa a piazza Portosalvo, sarà possibile salutare l'anno nuovo accoccolati nel cuore di Siderno. Il Gran Veglione avrà inizio alle 00:59 con un concerto live, e poi a seguire tanta ottima musica dal vivo e dj set fino al mattino. La mission della serata: divertirsi di di gusto. La scommessa da vincere: esserci tutti. L’obiettivo: trascorrere un inizio dell'anno e-splo-si-vo.


Per un inizio E-SPLO-SI-VO

Provate un misto di rabbia, imbarazzo e profonda tristezza quando vi chiedono "Cosa fai a Capodanno?". Quest'anno potrete rispondere a testa alta, senza la minima titubanza, e senza quella impudente ma tanto liberatoria voglia di mandere il vostro interlocutore a quel paese. Quest'anno, infatti, siete tutti invitati a "Christmas on the Square" per trascorrere la notte più lunga e imprevedibile dell'an-no sotto le stelle ma... al calduccio. Grazie alla tensostruttura che dalla Vigilia di Natale ha acceso la magia della festa a piazza Portosalvo, sarà possibile salutare l'anno nuovo accoccolati nel cuore di Siderno. Il Gran Veglione avrà inizio alle 00:59 con un concerto live, e poi a seguire tanta ottima musica dal vivo e dj set fino al mattino. La mission della serata: divertirsi di di gusto. La scommessa da vincere: esserci tutti. L’obiettivo: trascorrere un inizio dell'anno e-splo-si-vo.


COPERTINA

CARLO DI CARMINE nche nel crimine la storia si ripete. 1990: in Australia viene ucciso Pasquale Barbaro, originario di Platì e la scelta di vivere di illecito. Nel 2016, a novembre, viene freddato a Sidney Pasquale Barbaro, nipote dell’uomo assassinato nel ’90, e anch’egli giovane rampollo di un business illegale colossale. In mezzo, l’arresto e la condanna di un altro Pasquale, scampato a quella che sembra una resa dei conti perché si trova in carcere dove sta scontando 30 anni per l'importazione nel 2009 della più imponente quantità di "pasticche" di ecstasy: 4,4 tonnellate. Un quantitativo record di oltre 15 milioni di pasticche nascoste i 3.000 barattoli di pomodori pelati provenienti dal porto di Napoli. Per chiudere il poker dei “Pasquale Barbaro” in Australia bisogna ritornare al 2003, quando un Pasquale Barbaro, parente dei primi tre, venne ucciso a colpi di pistola sempre in Australia, a Melbourne. Insomma sembra che nel continente dei canguri questo nome e questa dinastia discendente dall’Aspromonte non sia fortunata. Ma chi vuole far fuori i Barbaro dal crimine australiano? I giornali titolano sui propositi di lotta al crimine e in particolare di “contrasto alla ‘ndrangheta” calabrese, questo mostro tentacolare che colonizza e divora ogni luogo del pianeta. Però in Australia non sembra essere così decisiva e determinante come in altri angoli del mondo. Infatti Pasquale “Pat” Barbaro, che qualcuno dice avesse iniziato a “parlottare” con gli investigatori ai quali avrebbe dato qualche dritta, non si sentiva più sicuro. Appena si è avvicinato alla sua Mercedes almeno 2 killer hanno sparato sei colpi di pistola. “Pat” ha tentato di scappare, ma i due sicari lo hanno finito sul marciapiede di Earlwood, a Sydney. Il giorno dopo, in un processo per omicidio, in tribunale sarebbe stata ascoltata un’intercettazione in cui Barbaro parlava con il boss di una banda libanese, i “Brothers for Life”. Sullo sfondo dell’omicidio di Barbaro, secondo gli inquirenti, c’è il controllo del traffico di droga, ma anche il segno tangibile di una supremazia territoriale in tutti gli affari illeciti. Già, perché se la ‘ndrangheta è forte, unita e crudele, le altre organizzazioni criminali non sono da meno, e non è escluso che in Australia si possa verificare una situazione unica e spartiacque: ovvero che più realtà criminali si uniscano contro i clan calabresi per sopraffarli. Uniti si vince anche nel crimine, e se il nemico è forte e imbattibile come la ‘ndrangheta allora più bande insieme possono contrastarla. Sarà questo il senso di ciò che accade tra Sidney e Melbourne? L’imbattibile crimine calabrese sta subendo l’attacco della criminalità del resto del mondo? Le altre bande si sono ribellate allo strapotere dei clan italiani? Uno strapotere dato anche dal rapporto stretto con la politica e addirittura collegato ad una rete di informatori con le forze dell’ordine. Per la Polizia australiana è solo l’inizio di una lotta tra legge e banditi, per qualcuno l’inizio di una guerra tra bande che porterà ancora sangue e morti per strada.

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Sindaci, assessori, governatori, consiglieri regionali, interi consigli comunali sono finiti sotto processo (o in galera) con accuse gravissime e poi sono stati sistematicamente assolti. Si sta combattendo il crimine e la corruzione o c'è in corso una lotta per stabilire il primato della magistratura rispetto alla casta politica?

LA COPERTINA

La mattanza C’è il pericolo di un corto circuito: politica scadente, protagonismo dei magistrati, silenzio della stampa, paura tra i cittadini. Tutto ciò potrebbe indicarci una triste vigilia della fine della libertà! ILARIO AMMENDOLIA Che anno è stato il 2016? Leopardi avrebbe risposto che non ci sono buone annate. Noi non siamo poeti e, nella misura in cui agli uomini è consentito, viviamo la nostra vita cercando di non essere inutili. Operazione ardua quanto altre mai! L’orizzonte nel quale ci muoviamo è inquieto, e valori che sembravano acquisiti per sempre, vengono messi in seria discussione. Parlo della Pace, della democrazia, dell’uguaglianza. Persino la Libertà, più in Calabria che altrove, sembra vacillare e senza di Essa non ci può essere una vita degna di essere vissuta. Non mi riferisco alla libertà di delinquere bensì a quella di vivere rettamente senza dover avere paura del domani. Nella Mosca di Stalin, durante la notte, delle automobili si aggiravano tra le abitazioni di pacifici cittadini terrorizzati e non rientravano mai senza preda: persone comuni, intellettuali, uomini di governo, rifugiati antifascisti, ex rivoluzionari, credenti venivano imprigionati e di loro non si sarebbe saputo più nulla. Nella Germania di Hitler succedeva di peggio: ammalati mentali, portatori di handicap, ebrei, zingari, comunisti, democratici, omosessuali, oppositori al regime, venivano catturati in pieno giorno e tra l’indifferenza dei passanti. Era il periodo del Terrore, della morte della ragione, del trionfo del cinismo e dell’indifferenza. Eppure la Germania era stata patria del “Romanticismo” mentre la Russia aveva appena espresso la più affascinante letteratura d’Europa. Come si era giunti a tal punto? La Russia doveva difendere la “Rivoluzione bolscevica”; la Germania la purezza della razza ariana e la grandezza del Reich tedesco. Agli occhi di alcuni apparivano talmente grandi i fini da far sembrare persino meschino soffermarsi sul destino di singoli cittadini. Potrebbero mai ritornare le macchine nere della ceka o le croci uncinate? Non rispondete in fretta!

Trenta anni fa nessuno di noi sarebbe stato capace di prevedere il martirio di Aleppo. Ben altro era il clima e la partecipazione emotiva ai tempi della guerra del Vietnam. Allora, veramente la libertà è stata “partecipazione”! Potrebbe la giusta e nobile causa della lotta alle mafie essere lo strumento per distruggere lo Stato di diritto e per ferire mortalmente la libertà di ognuno di noi? La Calabria potrebbe rappresentare il terreno privilegiato per un tale esperimento? Ponendo questa domanda io non penso a nessun complotto e nessuna malafede di singoli magistrati ma mi sembra scorgere con chiarezza un processo storico che va in una direzione sbagliata. Il 2016 si conclude con un senatore della Repubblica in carcere, il sindaco di Bova Marina agli arresti domiciliari, gli ispettori antimafia in diversi comuni, altri esponenti “politici” in galera, numerosi ex ed attuali amministratori sotto processo. Se hanno commesso dei reati è giusto che paghino! Non sono “innocentista” verso alcuno, ma provo a difendere delle garanzie costituzionali rispetto a chiunque rappresenti una minaccia. Ad esempio, il senatore Caridi ancora non è stato condannato da alcun tribunale. Premetto di averlo visto una sola volta, da lontano e in una pubblica manifestazione e certamente non lo avrei mai votato per ragioni squisitamente politiche. Come senatore è stato il “nulla” come quasi tutti i parlamentari calabresi. Compresi la Bindi, Scilipoti e D’Attorre che calabresi non sono! Come detenuto diventa un “caso” non solo giudiziario ma anche di coscienza e ci inquieta il fatto che Egli sia stato inghiottito in così tanto silenzio. So bene che ci sono migliaia di casi ben più gravi e che riguardano persone indifese, deboli ed emarginati, dimenticati in carcere o vittime di una giustizia palesemente ingiusta. E appunto guardando a loro, a ogni cittadino di questa parte d’Italia, che io pongo l’accento su questa inquietante vicenda che evidenzia un rapporto patologico tra una frangia di magistrati e una certa “politica” sicuramen-

te scadente ma non per questo penalmente responsabile di reati. So altrettanto bene che la Calabria ha, quasi sempre, proiettato nelle Istituzioni la parte peggiore di se stessa. Ha espresso - ed esprime - una “casta” che andrebbe politicamente combattuta e severamente sconfitta. Altra cosa è la mattanza di sindaci, assessori, governatori, consiglieri regionali, di interi consigli comunali, che a centinaia sono finiti sotto processo (o in galera) con accuse gravissime e poi sono stati sistematicamente assolti. Quanto è successo e succede pone una questione politica di prima grandezza. Il dubbio è che non si stia combattendo il “crimine” nè la “corruzione” ma che sia in corso una lotta per stabilire il “primato” di una piccola avanguardia rispetto alla “casta politica”. E più ancora del carcere e dei processi mi inquieta l’omertà che sconfina nel terrore di esprimere un qualsiasi dubbio sull’operato dei magistrati e dei poteri forti. Paura non solo di protestare ma anche di sussurrare! L’abiura del “reo” prima ancora che un Tribunale si sia espresso. Il fatto che coloro che Caridi hanno votato, i suoi amici di partito, coloro che stazionavano nella sua anticamera sino al giorno prima, restino in silenzio è sinonimo di terrore. Odora di pecorismo! Perché si dovrebbe aver paura della “legge” dal momento che non siamo nella Russia stalinista o nella Germania nazista? Il ruolo codino e subalterno di tanta parte della stampa completa un quadro già fosco di suo. La detenzione in carcere diventa così uno “scalpo” che viene sapientemente agitato per terrorizzare coloro che operano - e, molto spesso male - nelle istituzioni. C’è il pericolo di un corto circuito: politica scadente, protagonismo dei magistrati, silenzio della stampa, paura tra i cittadini. Tutto ciò potrebbe indicarci una triste vigilia della fine della libertà! Non sono il venditore di Almanacchi e non prevedo il futuro, so però che almeno una parte di ciò che avverrà domani dipende da ognuno di noi. Per questo credo che sia necessaria una lotta di popolo contro le caste e un serio impegno contro il potere debordante dei magistrati e dei poteri forti e non elettivi. Due facce di una stessa medaglia. Noi siamo impegnati a sconfiggere la politica scadente, paurosa, codarda, inutile, antimeridionale, che vive abbarbicata nelle Istituzioni. Nella stessa ottica chiediamo la libertà e un giusto processo per Caridi e per tutti coloro che, pur non avendo mai usato la violenza, si trovano in carcere in attesa di giudizio. La fine del perenne stato di emergenza, il rispetto delle garanzie costituzionali. Il fatto che Caridi sia un nostro avversario politico non sposta di un millimetro la questione. Vogliamo che possa essere giudicato da uomo libero e difendersi in un processo severo ma giusto. Vale per Lui, deve valere per qualsiasi cittadino, non violento, che si trova in carcere. Nel 1992 una classe politica certamente compromessa e scadente è stata travolta da un discutibile e sospetto protagonismo della procura di Milano. Il risultato è stato il triste ventennio berlusconiano e leghista, la nascita del grillismo, Di Pietro ministro, la retrocessione dell’Italia, l’instabilità democratica, la crisi permanente, la fine dei partiti come organizzazioni democratiche. In Calabria sta succedendo e potrebbe succedere di peggio! Un buon 2017 a tutti, nessuno escluso, con l’augurio che ognuno saprà trasformarsi in vigile sentinella per proteggere i valori di libertà e giustizia, di democrazia e uguaglianza!


SIDERNO

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L’attenzione della Regione per i diabetici

Il presepe del maestro Carneri in mostra a Reggio Calabria Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria omaggia la tradizione napoletana del presepe. Domenica 18 dicembre è stato inaugurato in Piazza Paolo Orsi, la straordinaria opera del maestro calabrese, Domenico Carteri, formatosi alla scuola dei "presepiari" napoletani. Il presepe, di alto pregio artistico, è stato eseguito con grande maestria e cura dei particolari e rappresenta la più autentica tradizione partenopea di un’arte che affonda le radici agli inizi del XVIII secolo e tra i cui maestri spicca il nome del più grande scultore napoletano del '700, Giuseppe Sanmartino.

Il consiglio Regionale della Calabria da strumenti concreti alle associazioni dei giovani pazienti diabetici: 150mila euro per tre anni, reperiti nel bilancio della Regione, per i campi scuola, in cui i ragazzi socializzano e imparano a gestire la malattia. Un impegno assunto e rispettato su un tema che sta a cuore all'intero direttivo regionale. Il prossimo obiettivo è un progetto di legge regionale per istituzionalizzare i campi scuola. Sarà depositato subito dopo l'Epifania. Prima sono state trovate le risorse, adesso si presenta l'articolato: una best practice che pone la Regione agli antipodi delle “leggi manifesto”.

Un cicerone Locrese per il responsabilenazionale CFT Marchesini Vere e proprie opere d'arte, i presepi napoletani sono realizzati solo con materiali naturali come il sughero, il legno, la terracotta e la cera, come vuole la tradizione settecentesca. Questo genere artistico si collega alla figura del Re Carlo III di Borbone, uno dei più convinti sostenitori dell'arte presepiale. L'inaugurazione e l'esposizione del pezzo hanno dato inizio alle celebrazioni in occasione dei trecento anni dalla nascita del sovrano. L'opera del maestro Carteri rimarrà esposta al pubblico fino al 7 gennaio.

Il Centro Federale Territoriale (CFT) di Catanzaro, il 19 dicembre, ha ricevuto la gradita visita del Responsabile tecnico nazionale CFT Maurizio Marchesini. Guidato dal Presidente regionale della FIGC-LND Calabria Saverio MIrarchi e dal responsabile organizzativo del CFT di Catanzaro, il Locrese Giuseppe Filastro, Marchesini ha potuto constatare come crescono le nuove leve dei ragazzi calabresi.

Il campo sportivo di Bovalino dedicato alla memoria di due giovani scomparsi

Un buongiorno dal profumo locrideo L'AZIENDA LAVORATA, QUESTA SETTIMANA, È STATA PROTAGONISTA DI UN BELLISSIMO SERVIZIO DELLA RUBRICA DEL TG3 BUONGIORNO ITALIA. OSPITE D’ONORE, OLTRE ALLO SQUISITO VINO DELLA LOCRIDE, L’ESCLUSIVO PANETTONE AL BERGAMOTTO DE LA CASCINA

Natale in Palatenda In occasione del Natale è stata celebrata una Santa Messa nel Palatenda situato nella Piazza Stazione di Brancaleone, con la presenza dei gruppi scout della Candelora e di S.Brunello di Reggio Calabria.

Presso il campo sportivo “Pozzo” di Bovalino, martedì scorso, è stata dedicata una targa alla memoria di Giovanni Lombardo e Vincenzo Califano due giovani prematuramente scomparsi da circa un ventennio in seguito ad un incidente stradale.



POLITICA

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PARTITODEMOCRATICO E FATTORECOMUNE

La guerra fredda è diventata bollente

La scorsa settimana, al Comune di Siderno, ha tenuto banco la complicata questione della piscina di via Cerchietto, la cui gestione, da tempo viziata da complicate questioni burocratiche, deve diventare al più presto questione limpida e compresa da tutti i cittadini. Nel tentativo di fornire questo servizio, riportiamo i comunicati di PD e Fattore Comune che espongono le perplessità e i sospetti alla base del contenzioso.

Proposta Originaria La proposta originaria non prevedeva esborsi da parte dell’Ente: La società infatti si sarebbe accollata sia la cancellazione dell’ipoteca sia le somme anticipate alla Banca (BCC). In cambio avrebbe trattenuto in usufrutto (o in comodato), per 5 anni, la parte di struttura originariamente destinata ad attività di medicina riabilitativa (che, bisogna precisarlo, con la piscina e col servizio pubblico non c’entra assolutamente nulla). Tuttavia, questa soluzione non piaceva a Fattore Comune, ragion per cui, come ormai accede sistematicamente, la proposta transattiva è stata fatta saltare. Proposta Attuale (accordo peggiorativo) L’Ente dovrà anticipare (per restituirli alla società) ben 93.000,00 € (che è un’uscita certa) in cambio della disponibilità immediata della parte di struttura con gli impianti riabilitativi (la cui utilizzazione in senso produttivo è una cosa incerta). Quindi, un’uscita COSPICUA e CERTA, in cambio di una disponibilità immobiliare che non ha una finalità pubblica e il cui impiego produttivo è DIFFICILE e INCERTO. Considerazioni Politiche A chi giova tutto questo?? Perché Fattore Comune si è affannato a fare di tutto, mettendo in grave difficoltà l’Ente, fino al punto di farlo trascinare in giudizio dalla Siderno Nuoto, e facendogli sborsare quasi 100.000,00 €., pur di avere da subito la disponibilità della parte di struttura con le vasche per la riabilitazione?? A chi interessa veramente questa parte di struttura?? Di sicuro non alla popolazione di Siderno. Tutte le manifestazioni e i vari comitati sono stati fatti solo per la Piscina. E allora a chi interessa quest’altra attività?? Credo che la risposta la otterremo più avanti, non appena si faranno i bandi per dare in gestione gli impianti. Nel frattempo ci sono però alcuni dati certi: - Il Comune si è premurato di far riammettere alle future gare per la gestione degli impianti, le società che, non pagando gli affitti, hanno provocato la situazione di crisi ed hanno fatto chiudere la piscina. - Queste società sono state dichiarate morose con provvedimenti del Tribunale di Locri, ma nonostante ciò l’Ente ha fatto di tutto (e sottolineo di tutto) per affrettarsi a riabilitare…. e non solo. - La Sporting Club Leon, società che gestisce la palestra, è morosa verso la Siderno Nuoto (che però ha fatto sfratti e

pignoramenti) di circa 20.000,00, e poi ci sono altri 100.000,00 di debito per affitti non pagati, maturati da quando il Comune è subentrato nel possesso della struttura. - Solo che il Comune ha incassato una sola rata e poi niente, non ha nemmeno chiesto alla società di pagare gli affitti. Considerazioni Politiche E vi prego di risparmiarmi le difese d’ufficio, dicendo che l’Ente non è proprietario della struttura: INFATTI 1°) L’Ente ha “scoperto” solo di recente, col parere dell’ufficio legale ed a seguito di diffide e del giudizio con la Siderno Nuoto, di non essere proprietario (tant’è che la prima rata di affitto dallo Sporting l’ha incassata). 2°) Anche se non proprietario e indipendentemente dal titolo di proprietà, il codice civile ci dice che chi ha il potere di fatto sulla cosa, ha anche un generale obbligo di custodia e vigilanza sulla stessa, al fine di evitare danni a terzi (c’è un’ampia rassegna di giurisprudenza sul punto che distingue la custodia di fatto (quella ex art. 2051 c.c.) da quella contrattuale (ex art. 1117 c.c.)) Quindi il Comune, dopo la consegna delle chiavi ed il cambio delle serrature, era possessore di fatto, con la piena ed esclusiva (????) disponibilità del bene, ed era quindi tenuto a gestire la cosa, con la responsabilità e i doveri del custode, compreso quello di incassare i canoni di locazione: (se poi la titolarità non era del Comune si sarebbero restituiti, o utilizzati per pagare la Banca, o per la manutenzione) di certo, e su questo non ci possono essere dubbi, lo Sporting Club non poteva stare gratis et amori dei in una struttura in possesso di un Ente Pubblico. Ma oltre a questo giuridico c’è l’aspetto Politico: Perché tutto questo riguardo, oltre ogni logica, verso alcuni soggetti??? Come PD, ad esempio, abbiamo fatto una specifica interrogazione, che ancora aspetta risposta, per sapere perché, ed a che titolo, un’associazione sportiva denominata Siderno Sport, ha la sede sociale all’interno dei locali in della Piscina e sta, di fatto, e senza titolo alcuno, gestendo la palestra, ovviamente sempre gratis et amori dei. A questo, come ad altri interrogativi, forse avremo le risposte quando sapremo quali società parteciperanno alle gare per la gestione degli impianti. Per ora prendiamo atto che a Siderno, certe società e certi soggetti, sono più uguali degli altri... Mariateresa Fragomeni

I conti sottobanco del PD

FATTORECOMUNE

PARTITODEMOCRATICO

Quando sapremo quali società parteciperanno alle gare per la gestione degli impianti avremo tante risposte

Il PD sidernese ha la faccia tosta e doppia delle pietre: non avverte pudore, non dà speranza. Nel NO espresso in consiglio comunale contro lo schema di transazione riguardante la piscina coperta, c’è l’opportunismo spiccio, la picchiata furba di chi sa farsi i conti sottobanco. Lì lì, come i rigattieri nei minuti conclusivi dell’asta al mercato del pesce di Palermo che, per vocazione, si comportano allo stesso modo nella Vucciria e a palazzo. I Sidernesi non devono sforzarsi di dare una lettura politica a ciò che è successo nel recente consiglio comunale, poiché moltissimi sidernesi, che stanno fuori dalla sala del consiglio, sanno bene, nella sostanza, qual è il partito politico vicino alla società privata che è stata titolare delle chiavi in Via Cerchietto. I sidernesi, però, dovrebbero domandarsi, per il bene della loro città, perché la Fragomeni, dopo aver partecipato alla discussione e dato ordini e contrordini ai suoi su come votare, ha abbandonato i banchi del civico consesso durante una delle votazioni più importanti dell’anno. L’ha fatto per conflitto d’interessi a scoppio ritardato? Non c’è neppure un sidernese attento che disconosce il rapporto di amicizia che lega la segretaria del Pd alla controparte privata, una vicinanza così palese che, in un passaggio della discussione consiliare, è diventata plateale: Orbene, in base a questa transazione la società rinuncia a ogni azione legale contro il comune di Siderno e lo stesso comune ritornerà proprietario pagando solo (Sic!) gli interessi del mutuo che ammontano a circa 92mila euro e 20mila euro ai soci che hanno effettuato pagamenti nel periodo dicembre 2015 e nel gennaio 2016….” ha affermato soddisfatta Maria Teresa Fragomeni. A questo punto non bastano i turpiloqui di Carlo Fuda, sempre più convinto che la mala parola sia una risorsa virile, né le “cambionate di brecciolino” di Giorgio Ruso, per scoperchiare pentole e servire salse.

E ancora, abbiamo notato decine di volte l’avvocato e coniuge della segretaria del Pd, parlare dello schema di transazione con i funzionari comunali. Ebbene sì, è stato proprio il marito di Maria Teresa Fragomeni a trattare lo schema di transazione non votato dal Partito Democratico. Al contrario, Fattore Comune non ha avuto ruoli nella stesura dello schema di transazione, se non per sollevare dubbi e perplessità e, soprattutto, per dire NO alla concessione gratuita per sei anni delle vasche sanitarie a soggetti privati che, senza pagare l’affitto, avrebbero risparmiato, a danno del comune, circa 40.000 euro l’anno (240.000 complessivi, senza che il comune avesse avuto neppure la titolarità della struttura di via Cerchietto, ma solo responsabilità e spese di gestione). Sarebbe questo l’aspetto peggiorativo per la Fragomeni rispetto al precedente schema di transazione? Noi di Fattore Comune abbiamo perso la pazienza. Il Pd ha oltrepassato i limiti della verità, della sacralità istituzionale; è andato troppo in là; ha esagerato. Mariateresa Fragomeni & company non hanno avuto la decenza di votare la transazione e darne immediata esecuzione nei verbali del popolo e, approfittando della nostra lealtà verso il sindaco, sono sfuggiti al senso di responsabilità, dissipandosi in un gorgoglio di ipocrisia. Per noi non è stata una sorpresa, conosciamo bene chi sono, da dove vengono, a cosa mirano. Ma ormai la piscina è un capitolo chiuso, pieno d’errori da parte delle amministrazione passate. Noi abbiamo contribuito a ridarla nuovamente alla nostra città e siamo felici per questo. I sidernesi hanno apprezzato e condiviso. Oggi, però, pretendono una gestione responsabile e seria: la piscina coperta ha bisogno di acqua limpida per andare oltre la palude in cui l’hanno costretta. FATTORE COMUNE



ATTUALITÀ

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO fiancato, anche quest'anno volge al termine. Prima di salutarlo definitivamente vorremmo ripercorrere con voi i momenti più significativi del 2016 che, nel bene e nel male, hanno trovato spazio nelle pagine di questo settimanale. Riviera si affaccia al 2016 con una provocazione: creiamo un ufficio stampa per la 'ndrangheta. Si fa appello ai mafiosi di assumere dei nuovi giornalisti per smentire i crimini che non le appartengono. Questo per non consentire alla "super 'ndrangheta", che giornalmente sforna eroi, di considerare i mafiosi burattini utili per i loro privilegi e la loro carriera. Per tutto il mese di gennaio - e a più riprese durante l'anno - Riviera non ha potuto che constatare come si continui a soffiare sul "barbecue" dell'antimafia per alimentare una brace che vorrebbe abbrustolirci. A febbraio la Locride si trova tra l'incudine e il martello: da un lato l'attentato alle autolinee Federico, dall'altro la revoca dei finanziamenti del

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Progetto Locride, l'ennesimo atto di bullismo da parte dello Stato. Nel frattempo crolla in mille pezzi l'operazione Metropolis, che nel marzo 2013 ha investito la Calabria facendo terra bruciata sull'ennesimo sogno di sviluppo, perchè in fondo è così che funziona da noi: dove non arriva la 'ndrangheta, arriva la repressione. Febbraio si chiude con l'intimidazione all'assessore Federica Roccisano uno dei tanti fatti delittuosi - scriverà il nostro direttore editoriale Ilario Ammendolia - che l'establishment utilizza per occultare la propria inadeguatezza e per alterare i rapporti di forza a danno dei soggetti più deboli. A marzo l'antica Kaulon viene affogata in mare da un boia, il burocrate che, assillato dai cavilli, non ha a cuore neppure il mito. Aprile si apre con una scoppiettante notizia per la Locride: la rivista Fortune colloca Mimmo Lucano tra i 50 leader più influenti sulla terra. Qualunque altro territorio al mondo l'avrebbe candidato a governatore. Ci siamo chiesti allora se la politica calabrese fosse matura per Mimmo Lucano. Oggi, alla luce degli ultimi "sviluppi", rispondiamo con un NO secco. Nel frattempo un pentito di 'ndranghe-

ta dichiara che la chiesa di Prisdarello, piccola frazione di Gioiosa Ionica, è stata costruita dalle cosche. Durante la costruzione era poco più che bambino ma lo ha sentito dire e tanto è bastato per criminalizzare una comunità. A maggio Ilaria Mittiga decide di candidarsi a Platì, da dieci anni senza un sindaco, mandando all'aria i piani di Anna Rita Leopolda Leonardi. Alla fine i platiesi seglieranno Rosario Sergi, acerrimo "disturbatore" della Leonardi e, a neanche una settimana dall'elezione, il faro dell'antimafia sarà puntato su di lui. Sempre a maggio prende il via la nostra inchiesta "La mia banca è indifferente" con cui si indaga per quattro settimane sul rapporto che gli istituti di credito instaurano con le aziende del territorio, constatando come il mancato sostegno delle prime si stia trasformando in una terribile cancrena che costringe ad amputare le parti potenzialmente vitali di un'economia già infetta. A fine maggio un misterioso serial killer di cani, gatti e galline si aggira per Siderno. Dalle segnalazioni giunte in redazione si scopre che oltre al gusto atroce di seviziare le povere bestiole, l'uomo si

diverta in show a luci rosse all'interno di pollai, dove obbligherebbe le malcapitate pennute a subire rapporti sessuali. A giugno Riviera appurerà come ovunque in Calabria il PD si sia trasformato lentamente in un sistema di tribù correntizie che si ingegnano per accumulare il potere. "PD una tribù che traballa" titoleremo, con a corredo un fotomontaggio raffigurante Ernesto Magorno dentro a un pentolone, attorniato da alcuni membri della tribù: Federica Roccisano, Mario Oliverio e Sebi Romeo. Ma a traballare non è solo il Pd, la settimana successiva Riviera esce con "Virus" e a farne parte è la politica di ogni colore, a causa della quale in dieci anni in Calabria si sono persi centomila posti di lavoro. A luglio la politica calabrese perde un grande esempio di onestà, Sisinio Zito, il visionario di Roccella, una mente illuminata e straordinaria, sempre sul solco del fare e del fare bene. Riviera gli dedicherà quasi un intero numero: in tanti vorranno intervenire perchè l'Opera di Sisinio ha lasciato un segno indelebile. A fine luglio con l'Operazione Mammasantissima si riaffaccia sulla scena la giustizia spettacolo, gli


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strabismi investigativi e i teoremi spacciati per prove certe e inconfutabili. Un'operazione che potremmo considerare - scriverà Ilario Ammendolia - come la rivisitazione della Storia di Reggio e della Calabria ad opera di brigadieri e marescialli piuttosto che ricercatori e studiosi. All'interno dell'inchiesta emergeranno rivelazioni risalenti a quattordici anni fa. Ci chiederemo, pertanto, se all'insaputa degli inquirenti, coperto dalle tenebre, non ci sia qualcuno che faccia esplodere "bombe carta" traghettando il potere verso nuovi equilibri. Ad agosto, approfittando del clima goliardico, per tre settimane ci siamo divertiti a stilare delle classifiche che hanno avuto come protagonisti alcuni liberi professionisti del territorio. Siamo partiti con la top ten degli avvocati, abbinando ognuno al pesce che più lo rappresenta; poi è stata la volta del "fior fior" dei commercialisti e infine dei medici, in cui dieci noti specialisti sono stati paragonati a una diversa bestia. Nel frattempo, a ridosso della settimana di Ferragosto, Le Club, uno dei rari fasci di luce dell'estate della Locride, finisce sotto sigilli. "Abuso di Coscienza" sarà la copertina di Riviera,

una coscienza, quella dei ragazzi di Le Club, imbrattata dalla legge. A settembre, dopo sei anni di cielo alla julienne, Cosimo Cherubino, coinvolto nell'inchiesta che indicò Siderno come capitale della 'ndrangheta, torna a casa per decorrenza dei termini. Andrà a ingrossare le fila interminabili dei colpevoli prima della condonna. A ottobre i cittadini di Siderno si ritrovano ancora una volta a vedere messa a rischio la loro salute. Novecento tonnellate di rifiuti potrebbero scatenare nel territorio un disastro ambientale senza precedenti. Viene fuori, infatti, una "bomba ecologica" tenuta nascosta per 13 anni presso l'ex Bp di Siderno. La settimana successiva viene catturato a Bovalino Antonio Pelle, l'ennesimo boss che latita in casa sua, l'ennesima pedina di riserva. Ci siamo chiesti allora e continuiamo a chiedercelo adesso a chi siano utili questi latitanti che, di tanto in tanto, vengono stanati come topi di fogna. Il 22 ottobre il sindaco di Locri Giovanni Calabrese, il sindaco di Siderno Pietro Fuda e Nuccio Azzarà (UIL) organizzeranno una grande

pacifica e democratica manifestazione popolare per provare a tenere in piedi l'Ospedale della Locride. Sarà il Sanità Day, l'ultima spiaggia per salvare il salvabile. Gli effetti della manifestazione probabilmente ve li racconteremo nell'anno che verrà. L'ultima settimana di ottobre a Reggio si sfila per dire NO alla violenza sulle donne, dopo la vicenda della ormai nota ragazzina di Melito. In occasione della sfilata, Laura Boldrini pronuncia tre sacrosanti NO - alal violenza, alla 'ndrangheta e all'indifferenza - dimenticandosi, tuttavia, di dire NO al poliziotto che avrebbe raccomandato al fratello stupratore di negare tutto. A novembre, dopo due anni e mezzo di commissariamento, Africo torna alle urne. I candidati a sindaco sono Francesco Bruzzaniti e Francesco Talia. A guidare Africo per i prossimi 5 anni sarà il primo. Novembre si chiude con una bomba d'acqua che ricaccia la Locride nell'incubo del disastro del 2015. E mentre eseguiamo la conta dei danni, la sensazione di abbandono da parte dello Stato si fa di nuovo prepotente. Il 4 dicembre si vota per il referendum costituzio-

DOMENICA 01 GENNAIO 13

nale. Nella città metropolitana e nella Locride in particolare, in tutti i centri amministrati dal PD, vince il NO. A quanto pare i dirigenti del partito e i consiglieri regionali non hanno avvertito Renzi che il popolo calabrese non l'avrebbe seguito nella sua avventura verso un falso riformismo. Il 12 dicembre il calabrese Marco Minniti viene nominato nuovo ministro dell'Interno, aggiungendosi alla schiera di giganti entrati nelle stanze ovattate del potere. Noi di Riviera ci siamo chiesti se Minniti riuscirà a forzare le porte del Palazzo o sarà solo un'altra fugace ombra destinata a sparire nel nulla. Anche questo è un interrogativo che riceverà risposta, speriamo, nel 2017. Il 2016 si conclude con il sorriso smunto di Mimmo Lucano. Il sindaco di Riace è oggi preda di torbide manovre e dovrà fare molta attenzione non solo al boia ma anche ai suoi fedeli tirapiedi che si aggrappano con tutto il loro peso al suo corpo condannato al patibolo, così da renderne più rapida la morte. Con la speranza che il 2017 ci riservi tanti Mimmo Lucano che facciano fuori i Boia inviperiti, auguriamo a tutti voi un Anno Nuovo all'insegna della Meraviglia.


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SPERANZE

Lettera, in ritardo, a Babbo Natale C

aro Babbo Natale, anche se in ritardo, desidero anch’io unirmi ai tanti che si rivolgono a Te, ultima speranza. L’altra sera ascoltavo Bruno Vespa e, siccome in me produce un effetto soporifero, mi sono appisolato. Dopo un po’ mi sono svegliato e ho visto il pacioccone Tremonti, mirabile pendant con Vespa, che, come Alice nel paese delle meraviglie, ripeteva l’antico adagio: occorre produrre, perché con la cultura non si mangia. Tremonti, lampante ossimoro di un' Italia che, come penisola, essendo bagnata da tre mari si è ritrovata ad essere governata da tre monti. Poiché la patetica mellifluità dell'ex ministro mi produce più effetti di una tisana, mi sono riaddormentato. Ed ho sognato, non so perché, il nostro menestrello Otello Profazio che cantava “CCà si campa d’aria“ (a proposito, quando la privatizzazione?) al poliedrico Nolano, Giordano Bruno, che rispondeva con i versi: Quid est quod est? Ipsum quod fuit. Quid est quod fuit? Ipsum quod est. Nihil sub sole novum. - Annosa questione meridionale (purtroppo è l’unica che non va in prescrizione): nihil sub sole novum! - Fuga al Nord ed emigrazione dei nostri giovani cervelli. Nihil sub sole novum! - Viaggi della speranza. Nihil sub sole novum! - Interessi bancari maggiori al Sud. Nihil sub sole novum! - Primato del tasso crescente di disoccupazione. Nihil sub sole novum! - Spreco risorse con fantasiosi ed inefficaci progetti. Nihil sub sole novum! - Costruzione o ammodernamento delle infrastrutture. Nihil sub sole novum! - Ferrovia dignitosa. Nihil sub sole novum! - Depuratori efficienti. Nihil sub sole novum! - Chiusura delle già poche fabbriche o industrie. Nihil sub sole novum! - Acquedotti obsoleti, con copiose perdite del prezioso liquido. Nihil sub sole novum! - Continue promesse non mantenute. Nihil sub sole novum! - Politici veri e non politicanti di mestiere. Nihil sub sole novum! Caro Babbo Natale, scusami se Ti importuno, ma desidererei che il prossimo anno non sia costretto, e non vuole essere una minaccia o una captatio benevolentiae, a rivolgermi alla Befana, per cui Ti chiedo di esaudire, se non proprio tutte, almeno alcune delle richieste. Questo da cittadino della Locride. Da cittadino di questa Italia, Ti chiedo, e questo sarebbe già un bel passo in avanti: non permettere più che ci siano White Christmas, Black Christmas, Green Christmas (nel senso cromatico caro agli imbecilli della Lega Nord), ma solamente, e più amorevoli Merry Christmas. Lo so, qualcuno potrebbe definire questa letterina populistica. Vorrei soltanto ricordare l’importanza che ebbe agli inizi del secolo scorso il movimento populista in Russia contro l’arroganza zarista. Nihil sub sole novum! All'amico Ilario Ammendolia, preciso, puntuale e arguto, ricordo questa storiella. In prossimità del Natale alcuni Angeli, particolarmente zelanti, andarono sulla Terra per vedere come gli uomini stessero attrezzandosi per la grande ricorrenza. Al loro ritorno riferirono a Gesù nascente. Si fece avanti il primo: "Caro Gesù, non so se quest'anno ti conviene nascere!". "E perché mai?" "Perché gli uomini, per costruire la pace... continuano a fabbricare armi, per promuovere il perdono... continuano a condannare e, per ricordarsi che sono tutti uguali... continuano a dividersi; questo non mi sembra un bel mondo in cui nascere!" Ma il Bambino Gesù non sembrò ascoltarlo. Si fece avanti, allora, il secondo Angelo: "Caro Gesù, non so se quest'anno ti conviene nascere!". "E perché mai?". "Gli uomini hanno costruito delle statue di gesso che ti assomigliano, ai loro piedi depongono centesimi di euro, accendono una candela, poi vanno alla Messa di mezzanotte, pensano d'aver vissuto tutto il Natale ma continuano a fare del male ai loro fratelli; non mi sembra questo un bel mondo in cui nascere!". Anche dopo queste parole, il Bambino Gesù sembrò

non ascoltare. Allora il terzo Angelo disse: "Caro Gesù, non so se quest'anno ti conviene nascere. Pensa che gli uomini in questi giorni si siedono attorno a un tavolo e mangiano per ore, poi tra un bicchiere di vino e un dolce parlano della fame nel mondo. Dicono che sarebbe bello vivere in un mondo diverso e loro, come primo atto d'eguaglianza, fanno regali a chi farà loro altri regali. Caro Gesù, questo non mi sembra un bel mondo in cui nascere!". Il Bambino Gesù non sembrava, però, convinto di

quello che sentiva. Allora l'ultimo Angelo disse: "Caro Gesù, non so se quest'anno ti conviene nascere, sono quasi duemila anni che viene il Natale e nulla è cambiato: gli uomini vogliono restare soli, non sono venuti a cercarti e Tu smettila di rincorrerli". A queste parole, il Bambino Gesù guardò la Madre e disse: "Coraggio, Madre, ora, più che mai, è necessario che io nasca in fretta nel mondo e per il mondo!". A sua Eccellenza il Vescovo che afferma “come cambierebbe il mondo se ci

lasciassimo guidare dalla logica dell'amore”, trovandomi in perfetta sintonia, ricordo che Dante concluse La Divina Commedia con “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, e a tutti voi vorrei, ricordando che in inglese SKy significa cielo, che l'Uomo guardasse meno Sky e più il cielo! Un sincero e cordiale buon anno.

È STATO BELLO AVERTI TRA NOI, CIAO MARIA STELLA

Tonino Carneri

Una tristissima notizia ci è giunta questa settimana in redazione. Colpita da un ictus, è venuta a mancare una nostra ex collaboratrice, Maria Stella Brancatisano (per Riviera “Brasimante”), una penna dallo stile elegante e raffinato tanto quanto la sua anima, una donna infinitamente dolce e premurosa. La redazione si stringe al dolore dei suoi familiari, esprimendo sentite condoglianze.

DOMENICA 01 GENNAIO 14

Colloquio immaginario di due cittadini con la Città metropolitana

Un cittadino che non ha esperienza in materia di pubblica amministrazione o di vita politica, dopo aver sentito parlare i Sindaci di alcuni Comuni della provincia di Reggio Calabria, è portato a credere che la “Città metropolitana” sia una fonte inesauribile di pubblico denaro alla quale è possibile attingere finanziamenti per realizzare opere pubbliche di qualsiasi genere. Un altro cittadino, che invece si ritiene esperto di vita politica e di pubblica amministrazione, dopo aver sentito il geologo Carlo Tanzi dire che gli interventi, autorizzati l’anno passato per ripristinare i danni causati alle piogge del novembre 2015, sono stati pagati soltanto a metà, avrebbe voglia di chiedere agli stessi Sindaci: “Perché non utilizzate parte delle risorse finanziarie della Città metropolitana per devolverle alla Protezione Civile in modo che possano essere saldati i crediti delle imprese che hanno ripristinato le strutture pubbliche danneggiate dalle predette piogge del novembre 2015?”. Gli stessi Sindaci, d’intesa con i dirigenti della pubblica amministrazione, probabilmente gli risponderebbero: “Non sei esperto per niente perché ciò che tu proponi è illegale in quanto la Città Metropolitana non ha le competenze per pagare opere che sono state realizzate dalla Protezione Civile”. L’esperto, che in caso di un’eventuale simile risposta continuerebbe a sentirsi più esperto di prima, replicherebbe: “La competenza tra Enti Pubblici è solo un fatto formale, non legale; legale invece è che la pubblica amministrazione, alla quale fanno capo tutti gli Enti Pubblici, estingua i propri debiti, soprattutto quando si tratta di interventi eseguiti a titolo di somma urgenza”. Antonio Signato

IN RICORDO DI FRANCESCO RICORDIAMO FRANCESCO CIRIANNI,

AFFEZIONATO LETTORE DI RIVIERA VENUTO A MANCARE QUESTA SETTIMANA ALL’AFFETTO DEI SUOI CARI.



RIVIERA

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AMARCORD

DOMENICA 01 GENNAIO 16

Burraccia,

ossia un“originale”sidernese

MIMMO PANETTA oglio raccontare questa storia, perché riguarda un uomo (che continuo a chiamare Burraccia, ma sempre col rispetto che si deve usare nei confronti di ogni individuo), segnato dalle debolezze e dalle scelte e per il quale ho nutrito sempre una calda simpatia. L’idea di dare una mano a Peppe “Burraccia” mi accompagnò ininterrottamente mese dopo mese. I tentativi fatti personalmente e con l’ausilio dei Vigili e dell’assistente sociale, non avevano sortito nulla di buono. Occorre rilevare che l'eccentricità del personaggio era disarmante, in quanto, per molti aspetti, la sua sfrenata voglia di vivere in libertà, lo rendeva indubbiamente simpatico e degno di rispetto. Erano le sue condizioni di estremo disagio, di notevole povertà materiale, oltre che di carenze sul piano igienico sanitario, che mi preoccupavano, in specie durante l’inverno, quando vivere all’addiaccio deve essere certamente difficile. Vederlo girovagare per le vie della nostra cittadina durante le ore diurne poteva essere una conferma della sua presenza e in un certo modo anche del suo “stato di salute”. Le preoccupazioni mi assalivano quando la temperatura, durante le ore notturne, spesso si avvicinava allo zero se non addirittura, come successe alcune volte, scendeva oltre. All'inizio del mese di dicembre del 1998 ci fu una settimana di freddo intenso, pungente e insopportabile per la nostra zona, dove il clima mite caratterizza anche il periodo invernale. Quell’anno, persino nelle ore centrali della giornata, la temperatura era vicino allo zero e questo mi poneva l’assillante interrogativo di come dovesse sentirsi Burraccia (che viveva riparandosi solo con un semplice cartone sotto un balcone di una traversa del corso principale), dopo mezzanotte, quando il freddo si faceva più pungente. Tentai più volte di convincerlo ad accettare qualche ospitalità, almeno soltanto per quel periodo abbastanza rigido, ma il rifiuto era sempre così deciso che non lasciava spazi ad alcuna consensuale decisione. Sapevo, peraltro, delle difficoltà giuridiche che una soluzione d’imperio avrebbe comportato, pur essendo il "personaggio" solo e abbandonato. Contro la sua volontà c’era il rischio di fare più male che bene; insomma andare al di là delle nostre intenzioni. Un giorno chiamai i Vigili urbani invitandoli a cercarlo con l’obiettivo di convincerlo a venire in Municipio. Dopo tante difficoltà si presentò, incurante dell’invito fattogli, più per chiedere la sua solita questua,che per

V

ascoltare la proposta del Sindaco. Mi chiese diecimila lire e io cercai di prendere tempo per poter prospettare alcune soluzioni. Gli offrimmo di andare a vivere presso la Casa di riposo, sul lungomare dove avrebbe avuto adeguata assistenza, un letto e un pasto caldo, nonché la disponibilità, pressoché totale, della sua libertà durante il giorno. Poteva continuare a girovagare per le vie della città come al suo solito. Rispose “picche”, così come alla proposta di andare presso il Centro d’accoglienza di Siderno Superiore gestito da Don Marinetto, per le difficoltà di scendere alla marina che, in un primo tempo, ci sembrava essere disposto a superare, se gli avessimo fornito una bicicletta. Anche questa soluzione svanì per la paura che potessero rubargli la bicicletta “mentre dormiva”. Incamerò le sue diecimila lire e uscì, allontanandosi mentre balbettava qualche imprecazione. Una mattina di buon’ora andai a trovarlo nel suo ultimo rifugio a due passi dalla Sede municipale provvisoria di Piazza Giordano Bruno. Era riverso su di un fianco a terra, inzuppato per la pioggia caduta abbondante durante la notte. Un cartone macero aveva coperto invano il suo povero giaciglio. C’era anche una bottiglia di vino, l’unico bene di proprietà del cittadino Giuseppe Pedullà. Lo salutai con voce tremante e commossa. Mi rispose col cenno della testa ascoltandomi con insolita calma. Percepii la novità dello stato d’animo, dunque non dovevo sbagliare l’approccio. Fui assalito da un misto di gioia e di paura, perché vedevo vicina una soluzione e nel contempo sapevo di correre sul filo di lana. Iniziai, evidenziando, che quanto gli andavo a prospettare aveva carattere provvisorio, in attesa che il clima divenisse più accettabile, meno rigido per poter riprendere la vita di sempre. Vidi che continuava ad ascoltare in silenzio, mentre tutte le altre volte non mi aveva fatto ultimare alcuna proposta. Mi incoraggiai e andai avanti proponendogli di trasferirci nella più accogliente e calda stanza del mio ufficio in Municipio. Un lungo silenzio fu smorzato da un flebile “andiamo”. Arrivati, c'era Franco Muià intento a distribuire i caffè giornalmente ordinati dai dipendenti comunali (che in tal maniera finalmente non uscivano come negli anni passati). Burraccia garbatamente rifiutò il caffè che cercavo di offrirgli e ci dirigemmo in ufficio, dove attendeva l’assistente sociale, assieme ai Vigili e al responsabile del settore assistenza, la dottoressa Nunziatina Galluzzo. Avevo in precedenza avvisato il centro di Antonimina, che probabilmente avrei dovuto ricoverare un cittadino sidernese bisognoso d’attenzione e di cure. Feci

telefonare dalla mia segretaria per comunicare che da lì a poco avremmo raggiunto la sede di Bagni e partimmo. In macchina, mentre la pioggia riprendeva incessante e il freddo si faceva pungente, la discussione riguardò le garanzie che dovevo offrire affinché la sua permanenza fosse effettivamente temporanea. Promisi che a Natale sarei andato a prenderlo per riportarlo a Siderno. Una volta arrivati, fummo accolti con allegria, essendo la fama di Burraccia di dominio dei dipendenti di quel centro; nel pomeriggio ritornai nuovamente per sincerarmi sulle condizioni del nuovo ospite, e gli portai anche degli abiti. Lo vidi già più sereno; aveva fatto una doccia e pranzato, e stava tenendo in allegria gli infermieri con il suo “strano” modo di vedere la vita. Sorridente gli mostrai i vestiti che egli degnò solo di uno sguardo, intento com’era a cercare dentro una busta qualcosa che non trovò. Mi guardò fisso negli occhi e perentorio disse: “E il vino?”.

Naturalmente non gli avevo portato alcuna bottiglia di vino perché doveva iniziare una terapia disintossicante, ma soltanto due pacchetti di sigarette alla cui vista si tranquillizzò. Dopo aver chiacchierato sulla sua nuova situazione ci salutammo dandoci appuntamento per l’indomani. Andai a fargli visita dopo qualche giorno, per imprevisti che mi avevano costretto ad assentarmi da Siderno registrando un ulteriore miglioramento nel suo aspetto complessivo. Ogni suo gesto o parola suscitava simpatia e faceva scattare in me vere risate. Concordammo il suo ritorno, per qualche giorno, durante le festività natalizie e prima di salutarci mi invitò al bar e testardamente s’impuntò: voleva pagare il conto. Non ci fu verso, tirò fuori i soldi contando la cifra richiesta e uscimmo. Allungai la mano per salutarlo, quando, con il suo fare simpatico disse: “Dove andate? Cinquemila ciascuno! Anzi tu, Sindaco, diecimila!”. Ridemmo a squarciagola mentre consegnavamo quanto richiesto e subito dopo ci allontanammo. Il ventitre di dicembre era tutto pronto per il ritorno di Burraccia a Siderno. La voce correva e persino la stampa s’interessò all’evento dando notevole rilievo, sia al suo ritorno sia allo stato d’animo con cui i sidernesi lo attendevano. La “limousine” bianca si stava avvicinando mentre il corso della Repubblica era zeppo di gente che aspettava Burraccia. Fotografi e telecamere immortalarono l'uscita dall’auto e il suo ingresso nel Bar “Tentazioni”, che in suo onore offrì un buffet. La sera, presso il Centro polifunzionale, venne organizzata una cena, a cui furono invitati, in particolare, i più "bisognosi" e tutti coloro che avessero voluto manifestargli affetto e solidarietà. La cena fu offerta da quasi tutti i ristoranti sidernesi, segno di come i valori, che contano e che caratterizzano positivamente una comunità, sono presenti e vitali. Era l’una di notte quando i Vigili accompagnarono Burraccia nella sua stanza d’albergo, anch’essa offerta dall’hotel Efgal e il giorno successivo, dopo aver salutato tutti quelli che incontrava per strada e nei bar, fu riaccompagnato presso il centro di Bagni d’Antonimina. Ero felice in quei giorni di Natale, perché sapevo di avere fatto una opera buona; stavo aiutando una persona veramente bisognosa. Non m’interessai assolutamente del ciarlatano di turno che scrisse, anche per quell’evento, le solite e rancide fesserie non dissimili da quelle che quotidianamente sciorinava sul suo giornale e che rappresentavano la sintesi di quanto la sera prima aveva discusso nel direttivo del suo Partito.



CULTURA

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Era di Siderno ed era una meraviglia di padre

DOMENICA 01 GENNAIO 18

La Locride inaugura il nuovo anno con cinema e musica

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Mercoledì pomeriggio è stato presentato presso la Sala del Consiglio comunale di Siderno "Caro papà ti scrivo perché", una sorta di romanzo epistolare con cui la scrittrice messinese Patrizia Itri spiega le ragioni del suo silenzio al funerale del padre. Gli interi proventi derivanti dalla vendita del libro andranno all'Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), di cui Bruno Itri era donatore. Patrizia desidera continuare a essere fedele alla sua volontà e rinuncia a ogni guadagno nella speranza che tramite la ricerca non si muoia più della malattia che le ha portato via il padre, la displasia al midollo osseo.

C’è qualcosa di nobile - ma che si fa molta attenzione a non lasciar sfociare nell'eroico - nella rappresentazione che Patrizia Itri dà della vita del padre. Un uomo che, pur travolto e segnato da una malattia, la displasia al midollo osseo, che si impossessa senza remissione alcuna del suo corpo, pur ferito da un dolore per cui non ci sono (ma potrebbero esserci e questo lo fa ben sperare) cure, pur - a volte - isolato nello stato confusionale in cui la malattia lo relega, conserva la sovrana dignità di un padre. "Io sto bene, stai tranquilla" - risponde Bruno alla figlia in preda a dolori lancinanti alle gambe che non gli consentono di muoversi. I figli vanno protetti e vanno loro infusi coraggio e serenità, anche se ti trovi sul letto di morte, e questo Bruno lo sa bene. Patrizia, pur essendogli grata per l'amore infinito con cui l'ha cresciuta e protetta, non riuscirà a dire nemmeno una parola al suo funerale per raccontare, a chi era andato lì a porgergli l'estremo saluto, quanto può essere meravigliosa l'anima di un padre. La morte di Bruno provoca in lei un tale turbamento che il suo mondo, interiore ed esteriore, si fa appannato, perde consistenza. La lunga malattia del padre non l'ha aiutata ad accettarne la morte che sembra essere piombata di punto in bianco, generando in Patrizia una gigantesca confusione, una macchia, l'ennesima macchia di dolore pronta a deturpare ancora una volta la sua esistenza. Solo la scrittura di fronte alla foto del padre che campeggia sul comodino l'aiuterà ad elaborare il lutto, le consentirà di sporsi sull’abisso senza più paura di esserne risucchiata. E così le frange di quella vita che via via andava sfilacciandosi sotto i suoi occhi non saranno più per lei fruste funeste: si trasformeranno in bacchette da direttore d'orchestra con cui eseguire un inno alla gioia. La forza riconquistata spingerà Patrizia a recarsi a Siderno per raccogliere, tra chi lo aveva conosciuto, tutti i cocci dell'infanzia e della fanciullezza del padre. Siderno è il paese che Bruno ama a tal punto da aver trasmesso lo stesso amore anche ai figli, cresciuti invece a Messina, dove Bruno si trasferisce una volta sposata la donna della sua vita, Rina. A Siderno Patrizia e la sua famiglia hanno trascorso tutte le loro estati, in via Vico Torre, regno dei giochi all'aria aperta, perchè lì un tempo "non passavano macchine", e dove a inebriare gli animi c'era il pro-

Il Dolce di Natale 2016 Si è svolta mercoledì 7 Dicembre la XII Edizione della manifestazione -concorso "Il Dolce di Natale", organizzata dalla Fidapa di Siderno, Presidente Patrizia Pelle, in collaborazione con la Proloco, presieduta da Agostino Santacroce, e con l'Istituto Alberghiero "Dea Persefone" di Locri, diretto dalla Dirigente scolastica Maria Rosaria Russo. Il concorso prevedeva la preparazione di dolci tradizionali rivisitati con gusto a cura di pasticcieri professionisti e pasticciere casalinghe, con una novità: anche gli allievi dell'Alberghiero sotto la guida esperta dei prof.ri Renato Oliveto e Giuseppe Pantaleo sono stati coinvolti nella preparazione e confezione di susumelle e di sammartine e di altri dolci tipici, dalla prof.ssa e socia Fidapa, Cinzia Lascala, contribuendo al successo della serata.

La ricca tavolata imbandita di torte, pasticcine, nacatole, pignolata, e decorata con zucche laboriosamente intagliate dal prof. Giuseppe Serafino, è stata allestita dal prof. Francesco Lizzi, docente di enogastronomia-sala, che con professionalità assieme ai suoi alunni ha curato l'accoglienza dei partecipanti e degli ospiti intervenuti durante la serata. La finalità della manifestazione è sempre la beneficienza, destinata quest'anno all'Adisco che si occupa della sensibilizzazione e raccolta del cordone ombelicale. La giuria, composta da membri della Fidapa e della Proloco, era presieduta dal pasticciere, sig. Giuseppe Stalteri, membro dell'Associazione Pasticcieri. Ai vincitori sono state donate delle artistiche targhe. Per i dolci professionali, il 1° premio è stato assegnato alla torta natalizia del Bar Riviera di Locri, il 2° alla Pasticcieria Bar Canturi di Bianco e il 3° al panettone della Pasticcieria Tesori di Sicilia, mentre per i dolci casalinghi sono state premiate le sig.re Annamaria Ferraro, Angela Catanoso e Sivana Ferraro. Anche l'Istituto Alberghiero è stato insignito di una targa "Con sincera gratitudine per la professionalità, l'impegno e la generosità profusi", consegnata alla Collaboratrice della Dirigenza, prof.ssa Maria Amelia Carella dall'Assessore alla Cultura del comune di Siderno, Ercole Macrì.

fumo del basilico a foglia larga che cresceva negli scaldabagni tagliati a metà. Patrizia ricorda ancora le campane della chiesa di Portosalvo che scandivano ogni momento della giornata e rinsaldavano la fede. Ad azionarle un piccolo sacrestano, Mario, con delle grosse funi che lo sollevavano da terra mentre la madre lo afferrava dal piede per riportarlo giù. Tra i tanti "personaggi" di Siderno che Patrizia incontra durante il suo "ritorno alle origini", c'è anche lui, Mario, che ancora oggi suona le campane ma azionandole elettricamente. Nel suo viaggio a spasso nel passato, Patrizia rivive anche la sua Messina, quella dei banniaturi - primo tra tutti il giornalaio che con ritmo cantilenante invitava a comprare la "Gazzetta du Sud" - e dei vicini di casa autori, invece, del "Gazzettino del cortile" frutto del più spassionato curtigghiu (pettegolezzo). Ripercorsa la vita del padre e la propria, Patrizia è pronta per consegnare a Bruno il suo regalo di Natale, il primo senza di lui: è il libro della sua memoria che servirà a Patrizia per continuare a ricevere dal padre ulteriori segnali della sua approvazione. "Caro papà ti scrivo perché" è una sorta di romanzo epistolare che scorre lieve e a tratti sospeso, scandito dall’implacabile pulsare dei ricordi. A dettarli, misteriosamente, è quella fotografia di Bruno appollaiata sul comodino che, con inesorabile misericordia, continua a ripetere alla figlia: "Coraggio!".

Nella Locride la cultura non si ferma nemmeno sotto le feste. Tra i vari eventi organizzati sul nostro territorio durante questo periodo natalizio, certamente degne di nota, questa settimana sono la proiezione di corti Rosa di Vincenzo Caricari e Nel cuore delle rane di Bernardo Migliaccio Spina che si terrà mercoledì 4 gennaio, alle ore 18:00, presso la Libreria Calliope Mondadori di Siderno e la presentazione del nuovo album di Paolo Sofia, Il Navigante del 3000, che si terrà invece il giorno successivo, giovedì 5 gennaio, alle ore 18:30 presso il Caffè Letterario Mario La Cava di Bovalino.

L’affascinante opera prima di una coscienza infelice Accusato dell’omicidio Fortugno, Salvatore Ritorto è sottoposto al 41 bis da più di dieci anni. In carcere ha (ri)scoperto la passione per la lettura e la scrittura, producendo poesie e scritti in prosa che descrivono perfettamente il suo stato d’animo e la sua angoscia per la libertà perduta. Il prigioniero liberoè la sua prima, raccolta di pensieri ed emozioni dal carcere, in grado di gettare un ponte tra la sua solitudine e la nostra libertà.

UMBERTO LANDI

Il prigioniero libero è una raccolta di pensieri, emozioni e considerazioni edito nella collana L’evasione possibile. Parte di un progetto dell’Associazione Liberarsi realizzato grazie alla destinazione, da parte della Chiesa Valdese, di alcuni ricavati dell’8x1000 alla pubblicazione di titoli provenienti dal carcere, questo libro cerca di gettare un ponte tra l’autore (carcerato) e la società esterna. Salvatore Ritorto, infatti, è stato privato della libertà il 21 marzo 2006 a causa di una condanna all’ergastolo dettata dalla sentenza dei magistrati che lo riconosce esecutore materiale dell’omicidio dell’allora vicepresidente della Regione Calabria Francesco Fortugno. La sua lunga vicenda processuale, poggiata su basi “indiziarie” secondo il suo avvocato spesso viziate da testimonianze incongruenti, è culminata nel tristemente noto regime di detenzione “41 bis”, durante il quale Salvatore ha cercato, per quanto possibile, di ingannare il tempo coltivando i propri interessi. Da sempre rammaricato di non aver avuto la voglia di concludere gli studi come gli era stato consigliato di fare dai genitori, Salvatore ha riscoperto in carcere la passione per la lettura grazie al classico senza tempo della letteratura greca Le Storie, di Erodoto. Rimanendo egli stesso sorpreso di essere così tanto portato per quella cultura classica che per un periodo l’aveva ammaliato in età scolare, Salvatore ha approfondito la conoscenza di autori classici come Aristofane, Catullo, Eschilo, Euripide, Lucano e Plauto, esercitandosi al contempo in una scrittura, sia poetica sia prosaica che con il trascorre-

re degli anni è andata affinandosi, fino a raggiungere quel “gradino al di sotto della mediocrità” (afferma lui) occupato dagli scritti di questa sua prima raccolta. Il prigioniero libero, stando alle parole che l’autore stesso spende nei cenni biografici che troviamo ad attenderci all’apertura del libro, è il frutto delle speranze e della pazienza dello stesso Salvatore, riuscite a mettere in atto il complicato ossimoro che dà il titolo alla raccolta che abbiamo tra le mani. Si tratta di un libro agevole, che potremmo dividere in due macrosezioni: una costituita dalla sezione dedicata alle Poesie e una composta invece dagli scritti in prosa, contenente le Asserzioni, le Epistole e le Riflessioni. Le poesie di Salvatore toccano gli argomenti più disparati e, grazie alla loro metrica “libera” si rivelano spesso una sorta di moderno flusso di coscienza in grado di farci respirare le angosce, le speranze o i ricordi del suo autore. Gli scritti in prosa, invece, si presentano più che altro come considerazioni estemporanee non solo sulla vita che Salvatore è costretto a vivere in isolamento ma, grazie a un linguaggio spesso figurato, anche come considerazioni sociali che trovano applicazione nel quotidiano di ognuno di noi e che ci fanno comprendere quanto semplice sarebbe vivere in un mondo più equo. Fluido e sempre convincente, Il prigioniero libero è dunque l’affascinante opera prima di una coscienza infelice, la più sincera messa a nudo dei sentimenti di un detenuto da leggere tutta d’un fiato (e la brevità del libro lo permette) che ci conduce per mano attraverso i mali dello Stato contemporaneo fino alla puntuale considerazione del giornalista Luigi Manconi sull’amoralità della pena, perfettamente incastonata a conclusione delle considerazioni di Salvatore.


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Il sogno della Generazione Erasmus grande città del centro nord Italia. Noi, che oggi a stento riusciamo a stare dietro alle novità, non potevamo certo pensare che più di tre milioni di studenti, da lì a qualche anno, avrebbero conosciuto il mondo ed un’Europa con oltre 500 milioni di cittadini grazie al programma Erasmus. Per questo, proprio per dare il benvenuto all’anno che segna ai trent’anni di Erasmus, il programma che è tra i maggiori successi dell’Europa, ho deciso di dedicare il nostro spazio su La Riviera al sogno della generazione Erasmus. Un sogno possibile grazie ad uno dei meglio riusciti tra i programmi europei nato per creare i cittadini dell’Europa unita nelle diversità ma anche i cittadini di un mondo globale in continua evoluzione in cui le frontiere sono e saranno sempre più il retaggio di un passato restio a morire. Erasmus con le sue misure dedicate agli studenti universitari prima e poi ai giovani delle scuole superiori dai 14 anni in su ed anche agli aspiranti lavoratori, agli insegnanti, ai formatori e al terzo settore è senza dubbio l’esperienza che più parla di Europa e su cui l’Europa deve continuare a scommettere per avere un futuro ... Con la convinzione che non sarà più comunque possibile tornare a vivere dentro gli steccati nazionali buon anno alla generazione Erasmus! Alessandra Tuzza

Nel decidere a quale argomento dedicare l’ultima uscita annuale della nostra Pagina tematica mi sono imbattuta nel pezzo entusiasmante, che avevo chiesto per il numero di novembre della “News dall’Europa delle Opportunità” ad una giovane universitaria oggi in Belgio per vivere il suo avvincente Erasmus. Non ho avuto dubbi. Federica con il suo pezzo sempre più calzante mi ha illuminato la strada, proprio nel momento in cui tutti gli euroscettici sembrano usciti fuori dall’ombra ed anche gli europeisti appaiono frastornati e senza un chiaro senso della loro missione. Ecco, avevo in mano le parole che al meglio sintetizzavano la grandezza del sogno europeo: Unità, avventura, conoscenza reciproca, rispetto per le diversità, crescita, futuro, melting pot, cultura, innovazione, superamento delle barriere … tutto questo è per me l’Europa e tutto questo in sintesi è il patrimonio dell’Erasmus per coloro, giovani e non, che lo abbiano incontrato sulla propria strada. Un sogno, appena qualche decennio orsono, impensabile in un mondo pieno di barriere, visti, blocchi e muri. Un sogno, cui noi universitari dei primi anni ‘90, neppure potevamo aspirare. Noi, che uscendo dalle nostre aule di studio, al massimo potevamo pensare di acquistare qualche giornale in lingua straniera per confrontarci con altre lingue e culture… e giusto se avevamo la fortuna di studiare in qualche

ERASMUS:UNAPAROLA,MILLEEMOZIONI... DI FEDERICA CUSATO Era un normalissimo giorno di settembre quando cominciai questa avventura straordinaria Sono trascorsi solamente due mesi dall’inizio di tutto ciò, ma le sensazioni che ho provato le ricordo ancora con stupore. L’attesa è stata lunga Sapevo di essere vincitrice del programma di studi Erasmus+ da fine marzo, finalmente dopo le ultime notti insonni, sono partita e mi sono trasferita in Belgio per trascorrere 5 mesi della mia vita nella città di Liegi. Inaspettatamente, considerando il clima atlantico, era una giornata di sole, il cielo era terso; la pelle d’oca mi attraversava appena uscita dalla stazione, la posso percepire ancora. Non succede tutti i giorni di essere felici, così felici! Da quando ho emesso il primo respiro in questa città, ho sentito una nuova me, pronta e sicura ad affrontare questa nuova sfida che mi si presentava. Il mio entusiasmo insieme al mio spirito di adattamento mi accompagnano quotidianamente, non c’è stato un giorno in cui abbia avuto dei dubbi su quello che stavo vivendo. Vedo i miei giorni scivolare via ad una velocità pazzesca. Vedo una me iperattiva, che ha riscoperto la bellezza dell’arte, della cultura, delle lingue straniere, dello sport. Vivendo nel cuore d’Europa viaggio moltissimo, uno dei miei punti “deboli” preferiti: confondermi tra la gente, visitare un museo, osservare un quadro che prima avevo soltanto studiato tra le pagine di un libro di storia dell’arte, scattare una foto, essere felice per così poco. L’Erasmus è la realizzazione concreta della vera cultura, perché la si tocca con mano. Perché puoi dire sì, io ci sono stato, l’ho visto con i miei occhi. L’Erasmus ha riacceso l’entusiasmo che avevo perso, dopo tre anni di studio intenso e statico. È stata la scintilla che ha ravvivato il fuoco delle passioni, emozioni, sensazioni. Mi sento viva. L’Erasmus è anche condivisione, amicizia, legami con sconosciuti che si rivelano compagni straordinari di questo magnifico viaggio; è come se facessimo parte di una grande famiglia. Volente o nolente ci si ritrova circondati da studenti provenienti da tutto il mondo, con i quali condividi qualche evento, l’università, lo sport o una birra… e con altri la vita. Non posso non pensare alla mia coinquilina messicana, una cultura completamente differente da quella italiana; siamo diverse, ma legate da una complicità che solo l’Erasmus può creare. Sto vivendo momenti indimenticabili, esperienze che fino a qualche mese fa non pensavo di vivere, eventi che non avrei mai immaginato mi segnassero e viaggi che restano nel

cuore. Non tutti comprenderanno le mie emozioni nascoste tra le righe, perché solo chi ha vissuto un’esperienza del genere può capire, altri potranno percepirle come esortazione per partire. È un incentivo costante sotto ogni punto di vista, la voglia di imparare è troppa, la voglia di conoscere è inarrestabile. Anche la notte quando dormo, a volte sogno in francese. Pur non avendo un’ottima padronanza della lingua percepisco ogni giorno un miglioramento, una frase costruita diversamente, più dettagliata, complessa, questo mi stimola ad apprendere il più possibile. Dopo tre anni di università, venti esami sostenuti, dopo tutta la stanchezza e la voglia di finire questo percorso, paradossalmente trovo entusiasmante frequentare una lezione di diritto pubblico belga! Applicando le mie conoscenze di base ed effettuando uno studio comparato, studiando nuovi sistemi, mi accorgo della singolarità di questo Stato, che oltre tutto è centro nevralgico delle istituzioni dell’Unione Europea. La diversità è simbolo di sviluppo, di crescita, di uno scopo comune: un’Europa migliore. Prima lo davo per scontato, ora sono stupita dell’iter complesso e controverso che sta dietro alla conclusione di un accordo, anche il più futile. Il corso di diritto UE è stata la base per comprendere tutte le informazioni acquisite da quando mi sono trasferita: funzioni, attività, responsabilità che ruotano intorno a questa ampia macchina ricca di iniziative, progetti, obiettivi. È il fulcro del multiculturalismo e delle prospettive di vita, è il crescere insieme. Solo adesso sono cosciente dell’opportunità offertami, dell’investimento per una maggiore istruzione, che dà modo a milioni di studenti di confrontarsi, crescere, cambiare, sentirsi effettivamente cittadini d’Europa. Perché l’Europa crede in noi giovani, crede in un futuro migliore. Per questi motivi spero di dare un contributo nel mio piccolo. L’Erasmus è una opportunità preziosa, io ne farò tesoro. Ho cominciato ad avere più fiducia ed a credere in me stessa, a mettermi in gioco in qualsiasi situazione mi si presenti davanti senza esitare nemmeno per un istante. A volte ho commesso degli errori, a volte ho riscontrato degli ottimi risultati. Ho cominciato a capire che forse anche io posso puntare in alto, mettendomi costantemente alla prova. Sento che questo è il mio trampolino di lancio per il futuro. Anche se sono trascorsi non più di 60 giorni dall’inizio del mio Erasmus, mi sono fatta una promessa, alcuni la riterranno prematura, altri, come me, la considereranno coscienza puntuale: non voglio che resti soltanto un ricordo, voglio che sia la base per il raggiungimento di un obiettivo!

Bandi e programmi in scadenza Diritti di cittadinanza europea contro la discriminazione, la prevenzione e la lotta contro l’intolleranza Scadrà il 5 Gennaio 2017 l’Invito a presentare proposte reso pubblico nell’ambito del Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza per sovvenzioni di azioni 2016: “Diritti di cittadinanza europea contro la discriminazione, la prevenzione e la lotta contro l’intolleranza”. Compito dello stesso è quello di sostenere il dialogo e lo scambio delle migliori pratiche nella promozione della tolleranza e del rispetto reciproco, con le seguenti priorità inerenti a: Progetti per migliorare la comprensione tra le comunità, incluse le comunità religiose e prevenire e combattere il razzismo e la xenofobia attraverso attività interreligiose e interculturali; Progetti di prevenzione e lotta all’omofobia e alla transfobia; Progetti di base sulla prevenzione e la lotta contro l’antisemitismo e odio anti - musulmano e l’intolleranza; Progetti che promuovano lo sviluppo di strumenti e pratiche per prevenire, monitorare e combattere espressioni di odio online, incluso ma non limitato ai mezzi di diritto penale. L i n k http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/rec/topics/rec-rrac-raci-ag2016.html

Action Grants to Foster the Successful Inclusion and Participation of European Citizens in their Host EU Country’s Civic and Political Life’ Scadrà il 17 Gennaio 2017 l’Invito a presentare proposte per il bando ‘Action Grants to Foster the Successful Inclusion and Participation of European Citizens in their Host EU Country’s Civic and Political Life’, reso pubblico nell’ambito del Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione europea. Compito dello stesso è di rafforzare l’uguaglianza di genere, combattere tutte le forme di discriminazione e il razzismo, con l’obiettivo di: Sostenere i diritti del bambino; Garantire la protezione dei dati personali nell’Ue; Promuovere i diritti di cittadinanza dell’Ue; Promuovere la non discriminazione; Combattere il razzismo, la xenofobia, l’omofobia e altre forme di intolleranza; Applicare i diritti dei consumatori; Promuovere i diritti delle persone disabili; Favorire l’uguaglianza di genere e l’integrazione di genere; Prevenire la violenza contro i bambini, i giovani, le donne e altri gruppi a rischio. L i n k http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/rec/topics/19087-rec-rcit-citi-ag2016.html



CULTURA E SOCIETÀ

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I FRUTTI DIMENTICATI

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

DOMENICA 01 GENNAIO 21

Gigi Saccà di Palizzi raccontò che i semi gliel’aveva donati una persona anziana che li perpetuava da decenni, come aveva fatto suo padre in precedenza, e non sapeva da dove provenissero; forse qualcuno nel passato, avrà portato i semi dall’Argentina o dall’Africa Orientale quando apparteneva all’Italia.

Dolico egiziano Lablab purpureus ( L. ) Sweet di Palizzi Fam. Papilionacee

La presenza del dolico egiziano o lablab purpureo a Palizzi è indicativo di come i fagioli, non quelli di origine americana, arrivati in Europa dopo la scoperta dell’America, circolassero nei paesi del Mediterraneo da migliaia di anni prima dell’impresa di Cristofaro Colombo. Il termine lablab è di tipo onomatopeico in quanto i fagioli di questo tipo, rampicanti, quando seccavano e i raccoglitori si apprestavano a raccogliere i baccelli secchi per essere snocciolati essi emettevano un suono che veniva identificato per lablab. Colui che fornì allo scrivente i semi che poi seminò, Gigi Saccà di Palizzi, raccontò che gliel’aveva donati una persona anziana che li perpetuava da decenni, come aveva fatto suo padre in precedenza e non sapeva da dove provenissero, forse qualcuno nel passato, agli inizi del novecento, raccontava, avrà portato i semi da qualche area di emigrazione, che poteva essere qualche paese dell’America del Sud, come l’Argentina o dall’Africa Orientale quando apparteneva all’Italia (Abissinia, Eritrea, Somalia). Probabilmente ciò non corrisponde a verità in quanto nel passato la circolazione dei semi e delle merci , nonché delle persone all’interno del Mediterraneo avveniva più facilmente di quanto non avvenga adesso , in quanto tale mare rappresentava il bacino di comunicazione più importante del mondo e può darsi che tale varietà di semi fosse arrivata nell’area di Palizzi molto tempo addietro e sia stata tramandata di generazione in generazione in qualche contrada particolare e nello stesso tempo molto isolata. Ricordiamo a tal proposito che al comune di

Palizzi appartiene la frazione di Pietrapennata, ora quasi completamente disabitata, ma che fino alla metà degli anni 50 del 900 contava quasi mille abitanti ed era stata fondata agli inizi del IX sec. d.C. da coloni di Malta che erano fuggiti dalla loro patria in seguito alla conquista araba, portandosi dietro le essenze più particolari della loro terra, costituite da viti che sono dissimili addirittura da quelle di Palizzi stessa e può

darsi che tale varietà di fagioli sia proveniente da Malta in quanto colui che ha fornito i semi a Gigi Saccà vive nella contrada Gruda, ripopolata da gente originaria di Pietrapennata. Del resto a Palizzi stessa ci sono almeno tre varietà di fagioli diverse da quelli delle comunità vicine e ciò rappresenta una costante fissa per buona parte delle comunità della provincia di Reggio che ostentavano in maniera totemica anche una varietà particolare di fagioli , distintivi delle comunità stesse. Intanto nel passato più remoto, essa veniva coltivata in Egitto e sicuramente essa vi è ancora coltivata , anche se attualmente è molto presente in Asia e forse in America latina. È molto produttiva e produce un baccello piatto, leggermente irregolare e talvolta grinzoso, un po' arcuato soffuso di un colore violaceo molto intenso, che perde il suo colore quando esso è immerso in acqua bollente; è preferibile cogliere e cucinare i baccelli quando essi non sono a piena maturazione, senza essere sbucciati, quando poi i semi sono secchi, non sono omogenei e posseggono l’ilo che avvolge con leggero filamento un lato lungo del seme stesso. La preferenza per il caldo di tale varietà, indica la sua origine tropicale; infatti bisogna mettere a dimora i suoi semi non prima di maggio, quando già il caldo è notevole, per cui allora cresce velocemente e comincia a produrre abbondantemente. Quando poi la temperatura comincia a diminuire, specie di notte, a partire dalla metà di settembre, la sua vegetazione comincia ad

arrestarsi, al pari della sua produzione, che diviene stentata, ma che perdura per tutto il mese di settembre. Esso ha bisogna di essere sorretto da una canna o da un palo in quanto supera abbondantemente i due metri di altezza e naturalmente ha bisogno di essere irrigato, ma non con eccessiva abbondanza d’acqua e riesce a resistere bene anche nei terreni ad alto teno-

re di argilla, che trattengono meglio l’umidità rispetto ai terreni sciolti. I baccelli talvolta nascono a distanza ravvicinata in quanto i fiori stessi nascono raggruppati, pervasi di un colore che va da un rosa intenso ad un violetto sbiadito, capaci di abbellire elegantemente persino un giardino pretenzioso.

È la prima volta nella storia dell’umanità che le case dei ricchi possiedono meno oggetti rispetto alle case dei poveri

CasaVuota PASQUALE GIURLEO probabilmente architetto

Ci sono case molto, molto piene di roba e case piene di roba e poi ci sono case vuote e case molto, molto vuote e naturalmente un benestante, un signore, un protetto dalla storia e dalla società è portato a pensare che le case vuote e quelle molto vuote siano le case dei poveri e dei molto poveri, di quelli che “non hanno”. Ma si sbaglia, non è così. Le case dei poveri e dei molto poveri di solito sono così piccole, lo spazio è così corto, che la roba, il tavolo, le sedie, i mobiletti, le scatole, gli scatoloni, la bicicletta, la bambola non ci sta mai: si accatasta, si ammucchia in ogni angolo, come i resti del fiume contro la curva dell’acqua. Questa è la ragione per la quale la casa dei poveri è comunque sempre affollata e ansiosa. Poi può anche darsi che i poveri, per questa loro molto faticosa condizione, siano presi da una paranoia speciale, da quella speciale paura di avere ancora meno che li costringe, tutte le volte che possono, a comperare roba per immagazzinarla, per sentirsela addosso ad ogni costo. Questa è un’altra ragione per la quale le loro case, strette e senz’aria, diventano sempre più affollate, sempre meno percorribili, sempre più disastrose. Allora se è vero che le case vuote e quelle molto vuote non sono le case dei poveri e dei molto poveri, di chi sono le case vuote?

Questo è molto difficile da decidere. In generale uno potrebbe pensare, per esempio, che le case vuote siano semplicemente le case di quelli che aspettano di poterle riempire; ma anche questo pensiero risulta presto insostenibile, dato il fatto noto che le case dei giovani, voglio dire le case dei giovani signori che sono rimasti tali, sono subito piene (prima ancora di esistere e di essere abitate) di tutti i segni, simboli, chiavi, chiavistelli, grimaldelli, cerniere e motorini vari, sussidiari o no, che servono a ben disporsi, dilatarsi e avere successo nella società civile (così si chiama). Resta dunque soltanto un terzo pensiero possibile. Quello che attribuisce le case vuote a gente tanto privilegiata, tanto padrona delle condizioni esterne da sé, da poter essere (o sembrare) povera per autodecisione, cioè gente tanto privilegiata o fortunata o coraggiosa da poter auto decidere quando, quanto come sottrarsi al generale festival della competizione al quale normalmente l’istinto della sopravvivenza spinge e costringe più o meno ogni persona normale. Di questi privilegiati per - definizione non ce ne sono molti. Ci si potrebbe collocare qualche raro ricco, qualche ricchissimo che abbia superato i complessi, le paranoie del ricco; oltre che la solitudine, il consueto, melanconico, kitsch “blueprint” della condizione del ricco. Ma certamente non è una visione consueta. Per quanto ne so, un ricco così è qualche cosa come un uomo magro, molto magro, sui sessanta anni con la barba bianca e gli

occhi celesti, che naviga da sempre, in silenzio, sotto grandi vele, lungo rotte poco, pochissimo a sud della linea dei grandi iceberg, amico di orsi, di licheni; probabilmente uno che poi nei mesi di primavera, scende giù, in rotte note soltanto a lui, verso il mediterraneo, per scambiare barattoli di conserve ignote. Questo è quello che so, ma uno così, che si sia concesso di mantenere l’identità - quella che una volta i borghesi chiamavano con sufficiente cinismo la misura umana senza subire aggressioni dall’’esterno e senza neanche doversi confrontare con l’esterno, è così ricco che non ha neanche una casa. Forse tra i privilegiati di questo tipo ci si potrebbero mettere i rivoluzionari caso mai (altra visione inconsueta), cospiratori, utopisti, gente del sogno, sofferenti dell’ingiustizia, anche loro, in ben altra maniera, senza casa. Se la casa ce l’hanno, se frequentano case, allora davvero quelle sono case vuote, molto, molto vuote, visto che sulle pareti, negli angoli del bagno, nei cassetti, negli armadi, sopra e sotto, sui pavimenti, in ogni qualsiasi parte della casa, l’ombra dell’abitante non dico può restare segnata ma neanche può sostare un momento; né può restare traccia di persona, né identità, neanche di voce, neanche di mano, neanche di sguardo, neanche può restare traccia di memorie, di abitudini, nessuna traccia del puzzle di una vita. La casa di questo tipo “deve” restare molto, molto vuota: non deve contenere niente più dei termosifoni (sotto le fine-

“Abitare una casa con solo 10 oggetti significa provare l’ebbrezza dell’abitare nel vuoto e costringe a vivere a cospetto del proprio autoritratto”

stre), niente più delle cinghie per sollevare tapparelle, niente più del lucido plastico di mobili senza destino, niente più delle scatole di detersivo, della carta igienica, dell’odore di gas, dello scaldabagno gocciolante, del suono ossuto di magri pilastri, niente più di niente. Tenuto poi conto che mitra, pistole, bombe a mano, droni bombardieri, untuose scatolette di proiettili e queste cose che si vedono fotografate sui giornali - come si sa - non sono normalmente oggetti per riempire le case. Infine, tra la gente privilegiata del tipo del quale parliamo, ci si potrebbero mettere gli artisti, forse gli architetti designer, forse gli intellettuali in genere, se è vero che nei nostri paesi, per consuetudine antica e tuttora resistente, è stata consegnata agli arti-

sti e agli intellettuali – e forse agli architetti, pare, la gestione di quei buchi neri che si ritrovano qua e là nel grande cielo delle certezze, voglio dire la gestione di quelle zone che nel procedere presuntuoso e meccanico della “civiltà” non si riescono a percorrere se non usando i trucchi, i salamelecchi, i capricci, le capriole proprie della magia, cioè dell’arte. E si sa che alla magia, ai maghi, agli artisti, agli architetti, da tempi antichi vengono concessi privilegi (ben controllati), palcoscenici speciali, speciali spazi e speciali tempi, speciali silenzi, speciali distanze e speciali vuoti. Questo si sa. Per questo uno potrebbe pensare di mettere artisti e affini tra i privilegiati. Se non fosse che agli artisti i privilegi vengono concessi e non sono certamente autodecisi e la condizione privilegiata certamente non è una autoscelta ma è consegnata come compenso di prestazioni che “qualcun altro” misura, pesa, giudica e ratifica. Questa è la ragione per la quale le case degli artisti, di pittori, letterati, cantanti, grafici e architetti, a guardar bene non sono affatto case di privilegiati, non sono vuote, ne tanto meno molto, molto vuote. Le case dei maghi sono piene, molto piene di lance, scudi, paraventi e allettamenti, trofei, coppe, medaglie, diplomi, giochi, furbizie, gomitate e nascondini, altarini, memorie, tombe e mausolei; sono castelli, ville, appartamenti, cascine, palazzi; non sono case di privilegiati ma fortini della striscia di Gaza, reticoli da combattimento… E allora? Di chi sono le case vuote? E quelle molto, molto vuote?


RIVIERA

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DOMENICA 01 GENNAIO 22

Soubrette dai mille colori Geny Blefari posa in compagnia di uno strano personaggio incontrato a Bianco durante una serata indimenticabile organizzata dal fratello Franco. Una Novena indimenticabile Maurizio Bonetti ha allietato le giornate dei sidernesi grazi alla sua melodica novena di natale

Un Babbo Moderno Dopo anni di slitta e frustino pare che Babbo Natale abbia finalmente deciso di mandare mettere a riposo le renne e di muoversi in maniera indipendente. Approfittando del bel tempo, infatti, a Siderno e Portigliola ci è arrivato in biciletta!

Feste ecologiche I dipendenti del comune di Roccella festeggiano un fine anno positivvissimo per la raccolta differenziata nella propria città. Che l’anno appena cominciato sia ancora più pulito!

Capodanno coi capocucina Michele della Vecchia Osteria e suo figlio Giuseppe vi augurano buon anno senza smettere di offrirvi il loro straordinario servizio.

Assise infreddolita Nonostante il gelo di queste mattinate di fine anno, si fanno ancora ottimi incontri ai bar di Siderno. In questa bella tavolata: Cosimo Macrì, Pino Scarfò, Walter Tedesco e Mimmo Opera.

Il ballerino tarantolato Il più improvvisato ballerino di Siderno, Mario Musca, non ha smesso nemmeno sotto le feste di portare allegria per tutta la città grazie ai suoi provvidenziale attacchi di tarantella!

Voltarelli equatoriale Questa settimana Peppe Voltarelli è stata accolto nello studio di Florencia Ibañez, presso Radio Capital Argentina, per promuovere il suo ultimo disco.

Un matrimonio comunale Facciamo gli auguri a Pino Vumbaca, sindaco di San Giovanni di Gerace, che in questa settimana di fine anno è convolato a nozze tra i suoi colleghi sindaci della vallata e non.

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Musica a fiumi È una fine anno all’insegna della musica dal vivo quella che si è vissuta all’Irish Pub di Piazza Portosalvo. In questa foto, ad allietare i priopri clienti, niente meno che uno dei titolari!




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