Riviera nº 02 del 06/01/2019

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vetrina

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ROCCELLA JONICA Un comunicato stampa di “Roccella Futura” esprime indignazione per un utilizzo inappropriato della ex Chiesa Matrice da parte dei giovani del Rotaract Club di Locri che rispondono: “La valorizzazione e la tutela delle strutture storiche passano anche dall’accessibilità”

Calabrese per caso

Borghi senza vita

Cos’è un borgo? Se dovessimo riferirci al significato corretto dovremmo allora individuare nell’insieme fortificato di un piccolo nucleo urbano dotato di una propria attività economica la sua espressione urbanistica più tipica, magari riconoscendo alla sua peculiare capacità produttiva una vocazione agricola e artigianale. Oggi potremmo chiederci, però, che cosa sia un borgo dal momento che l’urbanizzazione concentrata sui grandi agglomerati ha ridistribuito possibilità e opportunità a dimensioni significativamente diverse. Ma, guardando a quelle piccole luci che ancora resistono all’abbandono del cuore piuttosto che delle braccia, potremmo anche dire che sono alla fine lo specchio indistinto delle diverse anime che hanno creato quei piccoli luoghi. Luci che oggi, in un presepe itinerante che ci costringe a guardare il nostro passato, chiedono di essere protagoniste di un nuovo futuro. Borghi di Calabria o di altrove essi segnano una continuità che non può essere annichilita dalla sintesi della vita quotidiana sempre più semplificata, anche se solo per immagine, da una sicurezza tecnologica che non dà certezze di spirito. In questo senso, ogni piccolo borgo delle nostre colline può trasformarsi in un’opportunità che guarda al futuro in una prospettiva che ricerca nel passato gli ingredienti per una vita che possa essere alternativa al collasso dei grandi numeri per riportare l’uomo al centro di se stesso. Green economy e sostenibilità diventano allora i veri elementi di un’economia sommersa rappresentata dall’abbandono dei saperi e delle conoscenze, dei ruoli e delle abilità ma, soprattutto, della capacità di rivedere i borghi nella loro semplicità questa volta come Green community; ovvero come sistemi interdipendenti di vita rurale interconnessi con i mercati. Guardare ogni nostro piccolo borgo con gli occhi dello spopolamento necessario, se non ineluttabile, significa perdere non solo le tracce del nostro passato ma anche non guardare alle opportunità di un futuro nel quale l’individuo vuole riappropriarsi di se stesso, pur senza rinunciare alla sua dimensione high tech. E allora la risposta alla valorizzazione del borgo non è solo data dall’estemporaneità culturale, ma dalla necessità di definire un nuovo ordine urbanistico attraverso il quale coniugare conservazione del valore e possibilità di abitabilità. Ciò significa, però, volontà oltre che capacità di investire in quella economia della conoscenza che produce e non si commisera. Investire nella rigenerazione urbana e umana di un borgo significa disegnare anche una nuova frontiera per un volontariato partecipato e non decantato, trasformando il flash mob in un modello di azione immediata che coinvolge ogni attento fruitore delle bellezze e delle tradizioni di un passato che non si vuole disperdere. In questo ogni tradizione, ogni difesa del patrimonio delle diverse comunità avrebbe un suo posto all’interno di un percorso di ricostruzione di modelli economici diffusi, siano essi legati all’ospitalità o alla produttività. E allora, seppur affascinati dal ricordo di un presepe vivente da sempre, potremmo pensare che guardando verso monte ogni sera, alla luci artificiali dei piccoli paesi di collina o delle nostre montagne, corrisponde una luce di vita. Giuseppe Romeo

Rotaract: è polemica sull’utilizzo dell’ex Chiesa Matrice L’ultima settimana del 2018, per la comunità roccellese, è stata purtroppo all’insegna della polemica. Casus belli, per “Roccella Futura”, sarebbe stata la manifestazione organizzata la sera di Natale dal Rotaract Club di Locri presso l’ex Chiesa Matrice del complesso monumentale Carafa, trasformata per l’occasione, riferisce l’Associazione Politico-Culturale in una nota stampa diffusa in data 29 dicembre, in “location di una festa da discoteca in cui hanno trovato svago centinaia di giovani”. Sostenendo di farsi portavoce del malcontento di molti residenti, nel breve comunicato l’associazione sottolinea l’importanza di dare ai giovani del nostro comprensorio l’opportunità di potersi divertire e aggregare, ma al contempo ritiene incomprensibile la scelta della ex Chiesa Matrice come luogo “da adibire a discoteca” quando la sua storia e la sua architettura dovrebbero destinarla “a manifestazioni di ben altro tenore e natura”. Si è fatto attendere solo poche ore, dunque, il comunicato dei giovani del Rotaract di Locri, che attraverso le parole del presidente Marco Cavaleri, hanno scelto di controbattere a “Roccella Futura” con una lettera di ringraziamento agli organizzatori e all’amministrazione comunale di Roccella Jonica, spiegando poi diffusamente l’importanza dell’evento da loro organizzato e rispondendo punto per punto all’Associazione Politico-Culturale senza tuttavia fare mai esplicito riferimento al loro precedente comunicato. Si è scoperto così che la festa da discoteca sarebbe in realtà stato un evento volto alla raccolta di fondi a scopo benefico per la realizzazione di progetti sociali finalizzati allo sviluppo del territorio, che saranno illustrati dettagliatamente attraverso una conferenza stampa che avrà luogo nelle prossime settimane. La stessa scelta della Chiesa Matrice, viene riferito da Cavaleri, non sarebbe stata casuale, ma effettuata con l’intento di far conoscere “la bellezza del nostro territorio valorizzando ciò che di buono c’è”, sfruttando una struttura storica, come avviene in tante altre parti d’Italia, per sottolineare l’importanza della sua fruibilità per la popolazione, che può agevolarne la valorizzazione, la pubblicizzazione e la tutela.

IL MESSAGGIO DI SDEGNO

“Mai più eventi di questo genere in un luogo una volta sacro, il cui pavimento conserva ancora le tombe di sacerdoti, di membri delle passate confraternite e di personaggi che hanno fatto la storia di Roccella. MAI PIÙ!!! Facciamo in modo che questo spazio sia un posto di cultura per convegni, presentazione di libri e concerti di elevato spessore.”

“Caro Bebo, non perderti in stupide polemiche” aro Bebo, ho visto che hai condiviso un post di facebook in cui si dice: “Mai più eventi di questo genere in un luogo una volta sacro, il cui pavimento conserva ancora le tombe di sacerdoti, di membri delle passate confraternite e di personaggi che hanno fatto la storia di Roccella. MAI PIÙ!!! Facciamo in modo che questo spazio sia un posto di cultura per convegni, presentazione di libri e concerti di elevato spessore.”. Ti chiedo conferma perché ti reputo una persona intelligente e non posso pensare che un professionista come te, intenzionato a candidarsi a sindaco di Roccella Jonica, cerchi in una cosi stupida polemica il modo per conquistare l’elettorato. Mi dispiace perché speravo che un uomo desideroso di amministrare Roccella avesse argomenti e progetti per migliorare quella che comunque è già la migliore cittadina della Locride anche per questa elasticità mentale. Chi si candida a sindaco di Roccella deve avere la responsabilità di capire che questo centro sembra nato, ed è diventato grazie a qualcuno, il luogo dei sogni, un luogo in cui si vive la vita, il luogo in cui la notte del 15 agosto si riversano migliaia di persone che ballano fino alle prime luci dell’alba. Pensare in questo modo bigotto di un evento che in questi anni sta facendo riscoprire i luoghi della Locride ai nostri giovani (lo scorso anno si è svolto a Palazzo De Mujà a Siderno Superiore), unendo il divertimento con la scoperta delle proprie bellezze e con lo spirito della beneficenza non è da te. So che chi ha scritto queste banalità non ha resistito alla tentazione di scrivere contro l’Amministrazione Certomà per alleggerire la frustrazione che appartiene a chi ha perso e cerca l’aiuto dell’arbitro per rimettere in gioco la propria squadra. Sembra quasi un tifoso dell’Inter che domenica protestava perché il rigore dato alla Juve poteva non esserci, ma intanto la Juve gli passa 14 punti. Caro Bebo, non mi permetto di darti consigli perché sono più piccolo di te e non sono presuntuoso, ma permettermi di dirti che mi aspetto che il movimento che guidi faccia vedere un programma, una strategia, un’idea per amministrare questo gioiello di cittadina, non un gruppo di giacobini pronti a distruggere quello che ha fatto chi governava ieri e governa oggi. Sarebbe la fine non solo dell’Associazione, ma dell’intera Città di Roccella.

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Rosario Vladimir Condarcuri

Dopo la polemica di fine anno tra “Roccella Futura” e “Rotaract Club di Locri”, abbiamo scritto a “Bebo” Gabriele Alvaro, che ha recentemente espresso la sua intenzione di candidarsi a sindaco di Roccella Jonica per ricordargli che è anche grazie all’elasticità mentale se il suo è il paese migliore della Locride.


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attualità

SIDERNO

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La nostra città si affaccia al 2019 mostrando tre diversi volti: alla voglia di riscatto dei commercianti, si contrappone il ricordo di un paese che ha vissuto giorni migliori e che presenta ancora gravi criticità ecologiche.

La “pulizia del fare” e il “dinamismo ecologico” abbelliscono la città Splendida l’iniziativa spontanea dei commercianti sidernesi che, da prima delle feste natalizie, hanno abbellito le vie del paese ponendo dinanzi alle proprie attività biciclette “decorative”. Un gesto semplice, dai contenuti importanti che vuole trasmettere un messaggio di speranza e di resilienza di cui la nostra comunità sente un disperato bisogno. Prima dell’avvento delle feste natalizie, a Siderno, sono comparsi strani oggetti nei pressi di diversi negozi del centro. Uno a uno, i commercianti hanno infatti posizionato fuori dalle proprie attività delle biciclette illuminate a festa, come si trattasse di un’insegna del locale. Questa strana moda è partita dalla fortunata intuizione di alcuni commercianti di Via Cesare Battisti che hanno adottato questa particolare metodologia di ornamento, ben presto diffusa e riprodotta in modo originale in quasi tutte le vie del centro storico. Sembra un simbolo delle attività sidernesi, tanto più che gli elementi ornamentali sono indicativi e caratteristici della città di Michele Bello. La bicicletta si conduce con passione e “pedalare” è un verbo che richiama fatica ma anche movimento, è simbolo di un dinamismo che scorre nelle vene dei commercianti sidernesi. Dialogando con uno di essi, infatti, ci è stato rivelato che, dopo

aver visto comparire le prime biciclette, è stato mosso dal desiderio di installare anche lui questa novità fuori dalla propria attività per il duplice significato che ritiene il mezzo porti con sé: da una parte appunto il dinamismo che dovrebbe stimolare i commercianti a “darsi una mossa”, dall’altro un messaggio ecologico, vista la natura della bicicletta di mezzo di trasporto che rispetta l’ambiente e che trasmetta dunque la “pulizia del fare”. Continuando con i simbolismi, la Siderno che si stava riprendendo stava riuscendo a scalare una montagna, ignara tuttavia che qualcuno avesse posto sul suo già difficile cammino delle trappole che costringeranno adesso i veri sidernesi a rimboccarsi le maniche e a cercare di coinvolgere una volta di più la gente per superare i tanti ostacoli che separano la città dalla sua piena e completa rinascita. Vladimir

A terra i Siderni Dedicato ai sidernesi di un tempo che hanno vissuto momenti di grande bellezza , in un luogo indimenticabile. Figghjoli mei chi ppreju sta’ matina pedalijandu supo u lungumari. Appena arbisci, Sidernu è cchiglja i prima, comu a na vota, chi ssi faci amari. Ma poi m’abbertu ca chista passijata esti canteri apertu, ferru e cimentu. Avundi mi giru Sidernu è smindicata, ca natura no sbagghia, ca ndavi u supravventu. Cca’ di putihi, bar e stabilimenti ndavi a ogni passu, non capi ormai cchju nnenti. Ma chistu è normali, staci finendu a stati, chistu esti u cuntu da nostra civirtati. Na vota di Siderni si sapia chera nu hiuri ppoiatu sup’o mari. Non c’era pacciu chi potia cridiri ca pe bellezza si potia appattari. Mo’ jeu non sacciu cchiu chi t’imbattiu, Sidernu mia, non sacciu chimmu penzu. N’ta ddui hijumari restasti assulicata, senza riparu e a nuda scumbogghjiata. Stu gruppu n’ta gula, vogghiu u spocu, ma restu mbelatu davanti ad ogni locu. Non pozzu cchiu’ vidiri cosi storti, n’to paisegliu meu tradutu a morti. Era nattu u destinu i stu paisi, riccu i profumu, d’arti e d’omini valenti. Mo’, rijettati e ad ogni locu offisi, all’occhi i tanti, simu menu i nenti. T’abbrazzu mo’ Sidernu a mani chini. Non m’accuttentu cchiu’ i sti restatini. Ripigghju a bricichetta, rifazzu natta strata …ca nostargia n’to’ cori du tempu di na vota Martin settembre 2014

A Siderno, quest’anno è arrivata la Bef-fana LA VECCHIETTA HA FATTO FATICA A PORTARE IL SACCO DEI DONI A SIDERNO. È PESANTE INGOMBRANTE ED EMANA UNO STRANO ODORE. LA SUA SCOPA È ELETTRICA PER NON INQUINARE, MA QUI NON È RICHIESTA…

La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, il cappello alla romana viva viva la bef-fana! La vecchietta ha fatto fatica a portare il sacco dei doni a Siderno. È pesante ingombrante ed emana uno strano odore. Arriva stanca e scende direttamente nel comignolo del palazzo Portoghesi. Si ferma a riprendere fiato, la vecchina, la sua scopa è elettrica per non inquinare, ma qui non è richiesta. Comincia a rovistare ma ne estrae solo mattoncini di carbone di vario colore. Il primo pacco ne contiene tre con i colori della bandiera verde, bianco e rosso ed è riservato agli amministratori, sono stati monelli. Collusi, condizionati e sperperatori. Poi parte con la sua scopa elettrica e si posa a Timpe Bianche e qui stende un manto pietoso a coprire le nefandezze perpetrate a oltraggio

dell’ambiente del sito SIC Valle del Novito, e dato che i produttori di clementine e ortaggi per la popolazione, cattiva, sono stati a loro volta cattivi dona una buona dose di percolato che defluisce direttamente nella fiumara e chi si è visto si è visto, colpirne uno per educare cento a sopravvivere. E tanto per non farsi mancare niente una spruzzata di arsenico nell’acqua di falda dove pescano i pozzi per innaffiare gli ortaggi e, perché no, qualche carico aggiuntivo di rifiuti solidi, liquidi e speciali sul vasto letto della fiumara. Giusto per restare sul Novito ci aggiunge qualche effluvio notturno e diurno dall’impianto TMB di contrada San Leo e i continui sversamenti del megamodernissimo e tecnologico depuratore che avvisa con un bip gli operatori. “Lato sud mi sono sbrigata!” esclama la vecchina, ma quando sta per mettere in moto la scopa elettrica si ricorda di fare un salto anche alla piccola discarica di San Leo dove, giustamente, intorbidisce le acque del laghetto permanente di cui non si conosce la composizione. Però un piccolo allevamento di carpe vegetariane potrebbe essere utile e dilettevole: con gabbiotto affitta canne da pesca s’incrementa l’occupazione. Sorvola Tutto l’abitato e per puro sadico piacere lo fa sopra la splendida, confortevole, non ingombrante e soprattuto ben progettata pista ciclabile, zigzagando per marciapiedi e villette tagliate arriva finalmente alla zona industriale. Qui fa fatica a districarsi tra le abitazioni e gli stabilimenti ma certamente individua l’agglomerato che comprende Sika, ex Calcementi e fornace elegantemente incastonato tra torrente Lordo, ex SS 106 con ferrovia annessa, dal cui sottopasso si allunga il pontile pericolante, e delimitato a nord-est dal cimitero ormai saturo. La vecchina è disorientata! Davanti a tale disordine non si capacita cosa deve lasciare e dato che in superficie ormai c’è di tutto e di più decide di spargere un po' di inquinanti nel sottosuolo: colroformio, dicloroetano, tetracloroetilene e qua e la uno spruzzo di tricloetilene. L’ArpaCal è servita! Certo non si scompone perché è un ente regionale ma è convinta di essere arpa, quindi uno strumento cor-

dofono a pizzico, e non agenzia per la tutela dell’ambiente. Quindi giusto un pizzico ogni tanto e lunghi mesi ad aspettare analisi che non arrivano a fronte di 170mila euro stanziati dall’assessorato regionale per un improbabile piano di caratterizzazione della zona. Ora siamo certi, la colpa dell’avvelenamento è della Bef-fana, possiamo smettere di cercare e dirottiamo quel che resta a bonificare la ex BP. A proposito, la vecchina qui non ha bisogno di volare perché entra direttamente dal retro da dove sono passati tutti i materiali e le sostanze asportate in maniera fedifraga. Qui la bef-fana non lascia nulla perché ormai l’ambiente è saturo di cattivo odore, speriamo solo quello. Un salto al pozzo per l’approvvigionamento idrico di S. Anna però lo vuole fare per controllare se la concentrazione del ferro si sia abbassata, ma i valori li vede stabili a 693 mcg/lt e, soddisfatta, se ne vola via. Non è necessario il carbone, qui hanno ferro in abbondanza, ma da dove viene? Chissà? A questo punto pensa di sorvolare il territorio a monte e dall’alto vede distintamente tutte le micro e macro discariche allocate un po' dappertutto, fossi, canali, strade di periferia, bianche colline qua e là spruzzate di suppellettili e poi il largo invaso della diga di Pantaleo che potrebbe contenere un bel po di carbone. Aspetta però a incendiare le sterpaglie, lo farà qualcuno in estate. Tanto l’acqua… campa cavallo. Quando decide di scendere di quota si trova sopra la piazza RSU (rifiuti solidi urbani) già piazza della Cittadinanza Europea. Mentre prosegue riflettendo che sta per succedere la stessa cosa all’Unione Europea capita in un infernale ingorgo e rischia di cadere come una mosca investita dallo spruzzo del DDT. Si trova nei pressi del passaggio a livello di via Jonio, decine di automezzi in coda ad aspettare che apra il passaggio a livello. Il treno è ancora fermo alla stazione di Locri. A questo punto la vecchina decide di librarsi e tornare a essere Befana rivolgendosi ai bambini col sacco dei doni. Qui gli adulti si sono puniti abbastanza da soli. Amen. Arturo Rocca



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Qualcuno al governo si è convinto che piccoli finanziamenti a pioggia visibili per i cittadini siano maggiormente efficaci dell’affidamento di fondi mirati agli enti di medio livello. Verissimo, se solo fossimo ancora in campagna elettorale…

Ogni promessa

Una lotta tra poveri che ci fa restare nell’arretratezza

La politica di oggi e quella di un tempo sono separate da un abisso. Se poi restringiamo il campo dalla politica nazionale a quella regionale il quadro diventa desolante. È quanto ci hanno trasmesso due felici uscite dei nostri parlamentari Francesco Cannizzaro e Domenico Furgiuele, che dimostrano come la nostra politica sia ancora impegnata in sterili lotte intestine quando anche le regioni più arretrate d’Italia hanno messo la freccia per migliorare i propri servizi. empo fa, cercando un’informazione, ho trovato una seduta parlamentare risalente a quando mio padre era in Senato. Così, per gioco, quando scrivo, ascolto su radio radicale interventi di vari personaggi politici: da Andreotti a Craxi, da Misasi a Mancini passando per Zito e Zavettieri. Mi aiuta a capire il livello che passa tra chi ci rappresentava un tempo e chi ci rappresenta oggi. Dio mio. Non c’è partita, c’è solo da piangere per come ci siamo ridotti, riflessione che mi spinge a domandarmi: ma davvero si stava meglio quando si stava peggio? Una domanda attuale già nel 2014, anno in cui la nostra parlamentare Jole Santelli fece una vera figura di m… quando, alla domanda de “Le Iene” relativa a cosa fosse l’Isis, rispose che era un progetto contro il terrorismo internazionale, e continuò a inanellare belle figure uscendo su tutti i giornali nazionali con una smentita che risultò invece inutile dinanzi al video integrale. Ma, direte voi, la Santelli sta lì per altri meriti. Bene, ma intanto rappresenta la Calabria da cinque legislature, è stata per due volte sottosegretario di stato e qualcuno ancora si chiede perché siamo ridotti così. Qualcuno dichiara che la vecchia politica c’è, ed è proprio il compagno di partito di Jole Santelli, Francesco Cannizzaro. Uno dei più giovani parlamentari italiani e anche uno tra i più eleganti, la cui finezza sembra che spopoli tra i banchi della Camera. Cannizzaro, con una presenza

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dell’altro mondo, con grande enfasi si attribuisce sui social il merito dell’inserimento nella finanziaria dell’emendamento per l’aeroporto di Reggio Calabria. Io, che vivo ancora di Prima Repubblica, ritengo inconcepibile che un politico faccia tutto questo chiasso per un finanziamento che prevede tutta una serie di fantasie, e mi rendo conto che proprio questo è il motivo del decadimento della politica. L’onorevole Cannizzaro, evi-

dentemente, non sa che la politica si fa per la gente (per il popolo, si diceva una volta) e non per se stessi o per aumentare il proprio pennacchio. L’emendamento Cannizzaro, infatti, si potrebbe festeggiare tra molti anni, quando sarà tangibile, quando tutti i 25 milioni saranno spesi. Al massimo il deputato dovrebbe preoccuparsi di far redigere un programma per sapere come e dove devono essere spesi i 25 milioni. Inoltre

Francesco Cannizzaro e Domenico Furgiuele hanno intavolato uno scontro aeroporto contro aeroporto, Reggio Calabria contro Lamezia Terme. Non hanno pensato, i due boys, che i calabresi li hanno votati per sostenere lo sviluppo della Calabria, che la guerra la dovrebbero fare insieme contro l’aeroporto di Catania o per lo sviluppo del porto di Gioia Tauro contro la lobby dei deputati che difendono il porto di Genova. Niente, ancora siamo alle lotte interne…

Cannizzaro non era in aula quando hanno votato la finanziaria, e Forza Italia ha votato contro. Comunque, l’altro lato negativo di questo modo di fare politica è anche questa lotta tra poveri, l’unica piccola battaglia che i nostri parlamentari riescono a vincere. Voglio infatti mettere in evidenza anche le gesta di un altro genio della politica Calabrese, tale Domenico Furgiuele, della Lega, che addirittura redige un comunicato stampa per far sapere che è riuscito, lui che fa parte della maggioranza, a far approvare due ordini del giorno, uno sulle terme e uno sull’aeroporto di Lamezia Terme, aggiungendo poi che questi sono provvedimenti seri, non come le chiacchiere che sono state fatte prima. Forse non hanno spiegato al deputato che il suo partito governa dal 1994. Mi potrei dilungare su come sono scritti questi comunicati, ma lascio perdere per non farmi accusare di voler sparare sulla Croce Rossa. L’ultimo ma non meno importante elemento che risulta chiaro dagli interventi dei due parlamentari è il fatto già accennato che stiamo assistendo a una lotta tra poveri: aeroporto contro aeroporto, Reggio Calabria contro Lamezia Terme. Non hanno pensato, i due boys, che i calabresi li hanno votati per sostenere lo sviluppo della Calabria, che la guerra la dovrebbero fare insieme contro l’aeroporto di Catania o per lo sviluppo del porto di Gioia Tauro contro la lobby dei deputati che difendono il porto di Genova. Niente, ancora siamo alle lotte interne, mentre anche le altre regioni del sud mettono la freccia e migliorano in tutti i servizi. Rosario Vladimir Condarcuri


Il 3 gennaio il parlamentare calabrese pentastellato Alessandro Melicchio ha annunciato che nella “Manovra del Popolo” varata dal Movimento 5 Stelle è prevista l’elargizione complessiva di 20 milioni ai piccoli comuni calabresi. Tanti amministratori locali hanno accolto la notizia come una vera e propria boccata d’ossigeno per i propri centri, troppo a lungo dimenticati dal governo. Ma una serie di (assurdi) vincoli potrebbe comportare per la maggior parte di essi il ritiro dei fondi da qui al prossimo maggio. Questo senza considerare che, valutato l’ammontare dei finanziamenti per singolo comune, qualcuno ha giustamente affermato che stanno cercando di sfamarci con un’ arachide…

sa è credito

Salveremo l’uomo che muore di fame dandogli una sola arachide?

2019 si è aperto con una buona notizia per i piccoli comuni calabresi. Giovedì mattina, infatti, il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Melicchio ha annunciato che, all’interno della Manovra di bilancio, prontamente ribattezzata per l’occasione “Manovra del Popolo”, si è stabilito di elargire 20 milioni ai centri della nostra regione al di sotto dei 20mila abitanti per mettere in sicurezza strade, scuole, edifici pubblici e per la manutenzione del patrimonio comunale. Di questi 20 milioni, 5,2 saranno destinati ai comuni reggini, che si vedranno recapitare, a seconda del numero di residenti, 40, 50, 70 o 100mila Euro a partire dal prossimo 10 gennaio. Il governo del cambiamento vincola l’utilizzo di questo finanziamento a pioggia a poche condizioni, tra cui l’impiego del denaro entro il 15 maggio pena la revoca degli stanziamenti e l’elargizione delle risorse per il 50% all’avvio dei lavori e per la restante metà a collaudo delle infrastrutture avvenuto. Diversi sindaci, nelle ore immediatamente successive alla divulgazione della notizia, hanno accolto le parole di Melicchio con urla di giubilo, leggendo nelle dichiarazioni del governo la possibilità di portare a termine piccole incompiute che affliggono la quasi totalità dei nostri piccoli centri. “Finalmente - avrà pensato più di un amministratore locale - potrò far partire quel servizio scolastico che da tanti anni mi chiedono, riasfaltare quella maledetta strada secondaria, pulire e ripristinare la funzionalità della fontana della villa comunale o restaurare quel palazzetto storico”. Ma è davvero tutto oro quello che luccica? In effetti no. Innanzitutto perché, benché questo genere di operazioni possano dare respiro a quella parte di primi cittadini troppo a lungo dimenticati dal governo, la vaghezza della destinazione dei fondi potrebbe comportare più di un grattacapo per molti di loro, a cominciare da quelli che hanno accolto la notizia con un plauso. Inoltre, considerati i tempi della burocrazia statale in generale e calabrese in particolare, il rischio di non riuscire a rispettare i termini così stringenti imposti dal

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governo è più che mai concreto. Affidare, presentare e realizzare un progetto serio non è cosa da poco nemmeno nell’era della fattura elettronica. L’inanellarsi di consigli comunali, verbalizzazione di proposte, nulla osta da parte dei segretari, accettazione delle condizioni da parte delle ditte appaltanti e controlli da parte dei palazzi di giustizia richiede troppo spesso lassi di tempo che vanno ben oltre i cinque mesi e cinque giorni concessi dallo Stato, a meno che i comuni non sappiano già oggi cosa fare e, soprattutto, a chi affidare i lavori de quo. E qui interviene un ulteriore problema, al quale la nostra terra è purtroppo estremamente sensibile: quella dell’infiltrazione mafiosa. La mossa del governo del cambiamento non tiene assolutamente conto della legge anticorruzione e dei tempi necessari a svolgere i giusti controlli da parte della magistratura. Se anche un primo cittadino di un piccolo comune, poi, effettuasse l’affidamento diretto di una data opera pubblica alla ditta di un conoscente con il solo intento di stringere sui tempi e non perdere il finanziamento, rischierebbe di vedersi arrivare in municipio una commissione d’accesso senza nemmeno capire esattamente quale sia la ragione, e un destino simile sarebbe certamente riservato al conoscente la cui ditta ha portato a termine i lavori, indipendentemente dal cognome che gli grava sulle spalle. Onde evitare questo rischio, la soluzione sarebbe dunque quella di cercare di realizzare progetti che non richiedono ampia programmazione: interventi talmente piccoli da risultare quasi inutili nell’economia complessiva del contesto urbano (la sistemazione di un’aiuola, la cancellazione di una barriera architettonica da un edificio pubblico, il pagamento delle bollette arretrate del riscaldamento scolastico…) e in grado di evidenziare quanto sia effimero il finanziamento approntato dal Ministero. Per fare nostra la frase utilizzata da un sindaco del nostro comprensorio, sono convinti di sfamarci con un arachide. Speriamo almeno che sia una di quelle di Superpippo… A centrare un altro non trascurabile problema per gli amministratori fortunati che si ritrovano questi fondi tra le mani, comunque, è stato il sin-

daco di Polistena Michele Tripodi. Dimentichiamo gli scenari apocalittici fin qui elencati e fingiamo che l’illuminazione dei nostri sindaci garantisca loro di sfruttare al meglio il finanziamento, com’è nelle ottime intenzioni del governo. Come affermato in una nota stampa da Tripodi resta il non trascurabile problema di inserire i fondi appena arrivati nel bilancio di previsione del 2019. Ma tale bilancio non doveva essere presentato nell’autunno dello scorso anno, tanto che la maggior parte dei nostri amministratori si sono scapicollati per sfruttare la deroga al 31 dicembre? Ultime notizie affermano che sarebbe stata concessa un’ulteriore deroga fino al 28 febbraio. Benissimo, ma chi ha già presentato il bilancio come farà a inserirvi la spesa derivante dal finanziamento o anche solo a limare ulteriormente i già risicati tempi di appalto di un progetto per poterli inserire nello stesso entro la fine del prossimo mese? Difficoltà che aumentano esponenzialmente nel caso dei comuni commissariati. Insomma, quella del governo ci sembra una mossa che presenta tanta buona volontà quanto un singolare distacco dalla realtà, esattamente come se ci si mettesse in testa di salvare una persona che annega svuotando il mare con un bicchiere… entro un’ora. Il finanziamento è tutt’altro che sgradito, sia chiaro, ma sembra figlio della costante campagna elettorale in cui ci troviamo dall’ormai remoto 4 marzo 2018. Piuttosto che dare un contentino visibile ai sindaci (presto elevati a capro espiatorio del mancato sfruttamento dei fondi entro i ragionevoli termini concessi dallo Stato), non sarebbe stato meglio destinare questi stessi 20 milioni agli enti intermedi, imponendo loro di utilizzarli per opere della medesima natura, ma su più ampia scala? Da quando la Città Metropolitana ha preso il posto della Provincia di Reggio Calabria, ad esempio, le strade di sua competenza sono in uno stato raccapricciante. E a Junchi vi sapranno sicuramente dire quanto quei 5 milioni sarebbero stati una manna dal cielo per la nostra viabilità… Jacopo Giuca

Legge di bilancio: cadrà il governo, o cadrà l’Italia? La legge di Bilancio ci ha fatto pensare al campo di battaglia di una guerra inutile, mentre i generali, a debita distanza, rimanevano indaffarati in altri discorsi. In Aula, a testa bassa e senza chiedersi ragioni, le truppe grilline e leghiste sono andate all'assalto. Ma non sono entrate nel testo, almeno come li volevano loro della maggioranza, neppure il Reddito di cittadinanza e Quota 100 per le pensioni. L'Europa ha continuato a sculacciarli con energia, il Partito Democratico e Forza Italia hanno tentato di fare un mestiere che gli è sconosciuto, l'opposizione. Persino il ricorso dem all'esame della Consulta sul conflitto d'interessi, sacrosanto, poiché il governo ha esercitato anche il potere legislativo, lasciando al Parlamento solo l'opportunità di votare sì o no alla manovra, senza poterlo discutere, sembra domandare ai giudici non il merito ma la responsabilità (e allora?) di far saltare la legge di bilancio (peraltro piena zeppa di errori, come ha rilevato il Comitato per la legislazione della Camera, presieduto oltretutto dalla grillina Fabiana Dadone). Se finiremo lo stesso in recessione (nessuno se lo augura), registreremo il fallimento di questa classe politica: Di Maio sarà stato una meteora, ma Salvini non avrà le credenziali per i suoi disegni, le autonomie, la sua premiership, la Commissione europea. Questa la domanda e la risposta della settimana scorsa tra Alessandro Trocino del Corsera e la Senatrice Paola Nugnes del M5S, vicinissima al Presidente della Camera Fico: “Le autonomie sono un tema fondante della Lega, Giorgetti ha detto che se non passa l'autonomia entro il 15 febbraio, cade il governo”. “Io dico che se passa la riforma delle autonomie cade l’Italia. Quindi è meglio se cade il governo, piuttosto che l'Italia. Siamo in molti nei 5 Stelle a pensarla così, non si deve lasciare andare il sud alla deriva”. Aggiunge, la Senatrice, dei riferimenti storici sul dualismo nord-sud, ma sull’argomento soccorre in questo periodo anche l'ultimo libro di Bruno Vespa, "Rivoluzione", la "furiosa guerra tra storici", un concetto fra gli altri: "Si tenga presente che i buoni del Tesoro borbonici pagavano un tasso d'interesse nettamente inferiore a quello sabaudo: segno di una maggiore affidabilità. Anche se questo sembra paradossale per la vulgata comune, Napoli assomigliava alla Germania e Torino all'Italia". Se si modifica l'equilibrio della Commissione Europea e Salvini si gioca una carta, ha il diritto di farci sapere che mangia pane e Nutella, ma soprattutto deve produrre dei risultati. Non sapremmo dire se nelle austere Cancellerie europee andrà con addosso le sue famose felpe oppure vestito da ministro o commissario, certamente conteranno i fatti. Intanto sarà trascorso un anno da quando si è portato dietro tutte le polemiche per la manovra. Se va male, il freddo si farà sentire comunque. Federico Lago


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attualità

MARINA DI

GIOIOSA JONICA

La vicenda giudiziaria che ha recentemente colpito Sergio Mazzia, componente della terna commissariale che guida Marina di Gioiosa Ionica dopo lo scioglimento, ha fatto indignare gran parte dei residenti del nostro comprensorio, giustamente convinti che si stiano utilizzando due pesi e due misure giudiziarie differenti dinanzi a casi in fondo simili. Prendersela direttamente con Mazzia, tuttavia, sarebbe come guardare il dito che indica la luna…

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Tot capita tot sententiae

Non ho preso carta e penna per urlare il manzoniano “dagli all'untore” nei confronti di chi si trova a dover difendere la propria dignità da quale che sia sospetto o accusa. A me interessa, invece, sottoporre la seguente domanda: il Dottor Mazzia deve, può essere anch'egli rimosso dal suo incarico analogamente a quanto accaduto all'Amministrazione Vestito? E, se no, in base a quale codicillo?

Prendendo a prestito il titolo di un romanzo di Hans Hellmut Kirst, ha creato subbuglio nella piccola città di Marina di Gioiosa Jonica (né poteva essere diversamente!) la notizia, apparsa negli ultimi giorni dello scorso anno sulle pagine dei giornali e nelle testate giornalistiche televisive dell'universa Italia, relativa all'inchiesta sulla tragedia di Rigopiano nella quale il 18 gennaio 2017 persero la vita per schiacciamento, ipotermia e asfissia, ben ventinove persone. Le indagini fin qui svolte ipotizzano, stando alla notizia diffusa, alcune responsabilità in capo, tra gli altri, anche al vice prefetto, all'epoca dei fatti, della provincia di Pescara, oggi Prefetto vicario di Crotone nonché componente della terna commissariale nominata dal Ministro dell’Interno per reggere il Municipio di Marina a far data dallo scioglimento di quella Amministrazione con il sospetto non ancora provato di essere infiltrata dalla malavita organizzata. Amministrazione della quale, tanto perché non si pensi che io voglia nascondermi dietro il dito, fui componente. Se con onore attendo il responso dell'oracolo romano (TAR) hic manendo optime. In conseguenza di questa premessa sia chiaro, dunque, che non ho preso carta e penna per urlare il manzoniano “dagli all'untore” nei confronti di chi si trova a dover difendere la propria dignità e il proprio onore da quale che sia sospetto o, peggio, accusa. Vai a patùtu e non jìri a medicu, dicevano i nostri vecchi, e, da patùtu, mi identifico nella condizione del Dottor Mazzia che di prenome fa Sergio ed è mio omonimo, e piacevolmente gli ricordo che un Sergio è innocente a prescindere. Sono certo che nelle sedi opportune, come i miei colleghi di Amministrazione e io stiamo facendo, saprà tutelare e difendere l'una e l'altro e a questa certezza unisco l'augurio di un facile successo ben comprendendo come possa essere difficile addormentarsi con la vergogna di una simile ipotesi di reato pendente sul collo. A me interessa, invece, sottoporre all'attenzione di chi più di me ne sa la seguente domanda: L'Amministrazione Vestito è stata sciolta sulla base di un accertamento condotto attraverso l'esame di delibere, decisioni, atti e quant'altro, comprese relazioni di forze di polizia contenenti deduzioni derivate da collegamenti forzati, impressioni fantasiose e premesse non sottoposte al vaglio di stringente critica oggettiva. Evito di portare esempi che chiunque voglia può approfondire.

Nessun contraddittorio, nessuna richiesta di giustificazioni, nessuna possibilità di difesa nel corso dell'indagine, nessuna imputazione, nessun addebito di responsabilità penali. Quelli amministrativi hanno la consistenza dell'aria fresca. Fatta la tara di quello che non è dato sapere, il Dottor Mazzia, allo stato attuale, sembrerebbe essere in una situazione un tantinello più critica di quella dei consiglieri dell'Amministrazione Vestito. Venendo alla domanda delle cento pistole tanto cara a Sandro Paternostro, dunque, il Dottor Mazzia deve, può, dovrebbe, potrebbe, ditemi voi, essere anch'egli rimosso dal suo incarico analogamente a quanto accaduto all'Amministrazione Vestito? E, se no, in base a quale codicillo, nota, capocchia di spillo, eccezione, discrimine, pagliuzza, pizzu 'i timpa? E, se esistessero, in realtà, tutte queste possibilità o anche una sola, dovremmo cominciare a convincerci del fatto che il nostro non può continuare a essere considerato uno Stato di Diritto così come la nostra Repubblica non può dirsi fondata sul lavoro? E chi spiegherà al Renzo che è in noi che non è vero che la Legge per i poveri diavoli è meno uguale e che non si risolve tutto con due capponi? E come la mettiamo con i Tedeschi che un giudice a

Berlino lo troveranno sempre mentre noi ne abbiamo tanti dappertutto ma tutti insieme fanno la grande giostra del tot capita tot sententiae? Mi creda, Dottor Mazzia, contro di Lei non ho assolutamente niente, non so nemmeno che faccia ha e, quindi, non può starmi nemmeno antipatico a pelle, ma questo non può impedirmi di riflettere sul fatto che sia estremamente ingiusto che Lei e Noi siamo diversi di fronte all'idea, platonicamente parlando, del Diritto e provocatorio ancor più che questa sperequazione venga posta in essere a favore di chi appartiene alla categoria che applica le misure dalle quali è al riparo. Ripeto che non provo alcun sentimento ostile nei suoi confronti ma giuro che comincerei a provarne uno assolutamente positivo se domani apprendessi che ha rassegnato, con encomiabile dignità, le dimissioni. Al contrario di quanto fanno tutti coloro i quali, ricoprendo incarichi di prestigio, come il Suo, in situazioni come la Sua dicono di avere fiducia nella Giustizia ma rimangono pervicacemente e saldamente abbarbicati al posto che occupano. Sarebbe il mio eroe e lo diventerebbe anche per i miei nipotini quando glielo raccontassi. Sergio Salomone

Ponte Allaro Ovvero: come Castore e Polluce trovarono umani più furbi degli dei CAULONIA A quasi quattro anni dal suo crollo, la tribolata ricostruzione del ponte sulla fiumara Allaro assume connotati così assurdi da averci fatto immaginare che cosa i due Dioscuri del mito greco, Castore e Polluce, avrebbero pensato assistendo a quanto avviene ancora oggi nei pressi di Caulonia Marina…

Castore e Polluce, figli di Zeus, intesi Dioscuri, per il dotto Salvini sono dioscuri e quindi da rimandare nel loro paese di origine perché anche a Caulonia è finita la pacchia. Ma torniamo al dunque! Nell’Olimpo i due gemelli figli della stessa madre Leda ma forse di due padri, Zeus amante e Tindaro marito, che li concepirono nella stessa notte, si agitano alquanto a sentir parlare da anni del crollo del ponte monarchico e presi da un attacco di nostalgia saltano sulla cyclette del tempo e con due pedalate e mezza (mille anni a pedalata) arrivano sul posto per controllare di persona, si fa per dire, la situazione che tanto clamore suscita. I Dioscuri furono sempre considerati divinità benefiche e soccorritrici. Essi potevano comparire all’improvviso nel bel mezzo di una mischia per portare aiuto a chi si trovava in pericolo, oppure nel culmine di una tempesta marina ponendosi sull’albero maestro della nave. Ma adesso sono disorientati, non riescono a capire bene da che parte schierarsi anche perché abbagliati dalla luce del semaforo, pertanto chiedono delucidazioni ai due operatori ANAS in servizio giorno e notte h24, come si dice nel terzo millennio dopo Cristo. Verde si passa e rosso non si passa, spiegano. E a proposito di Cristo

s’imbattono in un povero cristo segaligno che fuma e percorre anch’egli h24, con contapassi incorporato, il tragitto di andata e ritorno sul ponte repubblicano; si avvicinano e gli chiedono lumi scambiandolo per Mercurio e immaginando che abbia le ali ai piedi. “Oh Ermes puoi chiarirci con chi stare? Nel 535 a.C. ci fu facile scegliere abbiamo preferito i Locresi perché erano in numero inferiore, circa 10.000, contro i Crotoniati che erano 10 volte tanto ma anche perché nella Locride le cicale cantano, cioè le arti sono fiorenti mentre altrove regna la barbarie. Su nostro consiglio i Locresi attirarono i Crotoniati in un tranello e ne fecero strage e da questa sconfitta si risollevarono solo grazie alla austerità dei pitagorici e avendo paura di tornare verso Locri si rivolsero a conquistare Sibari, riuscendovi. Ma torniamo ai fatti. Come è possibile che ancora questo ponte non si sia riusciti a ricostruirlo?” E allora il povero cristo Mercurio, che oltre ad essere il messaggero degli dei è anche il protettore dell’eloquenza, del commercio e dei ladri così risponde: “Cari gemelli dizigoti in un contesto chiaro già a dicembre 2015 si sarebbe stanziato il milione e novecentomila stateri (al conio lo stesso valore dell’euro) per fare un guado sulla fiumara, ma questa soluzio-

ne avrebbe fatto imbestialire i miei protetti, commercianti e ladri non dimenticate, quindi si è andati avanti con le perizie, le progettazioni, gli incarichi, ecc. Per tre anni si sono mossi pubblici ufficiali e funzionari ANAS con ricche prebende e trasferte facendo girare l’economia degli hotel e dei ristoranti stellati. La politica ha inforcato le fasce tricolori e via nuove trasferte a Reggio, a Catanzaro e a Roma. Intanto le progettazioni vanno avanti, i lavori vengono appaltati, consegnati, iniziati, interrotti e giù nuove perizie. È la legge di Keynes, pagare per scavare buche e poi pagare per ricoprirle e l’economia gira. Senza tutto questo tira e molla non ci sarebbero stati i 6 milioni e 300mila euro, o stateri che dir si voglia, per mezzo ponte. Intanto il ponte repubblicano continua a fare il proprio dovere fino alla portata di 7 tonnellate, appena il monarchico sarà completato si dovrà buttare giù il repubblicano che non sopporta i carichi maggiori. E qui si aprirà un nuovo capitolo lungo altri 5 anni e se l’Olimpo vuole ci saranno altre risorse per questo territorio dimenticato”. Castore e Polluce si affrettano a pedalare all’indietro sulla cyclette del tempo per aver trovato umani più furbi degli dei. Arturo Rocca


CITTÀ

METROPOLITANA

È tutto buio anche in una mezzanotte artificialmente illuminata Il concerto di fine anno a Reggio Calabria è stato un flop finanziato con fondi che sarebbero dovuti spettare a tutta l’Area Metropolitana amministrata dal sindaco Giuseppe Falcomatà. Indipendentemente dalla grandezza della cifra spesa, la metodologia di utilizzo di questi fondi ha dimostrato una volta di più che la nostra regione è gestita da una politica priva di idee, che cerca di nascondere la sua incapacità attraverso eventi altisonanti che gettano fumo negli occhi di cittadini rassegnati. La Città Metropolitana non parla e quando lo fa nessuno sembra ascoltarla. In compenso canta come un usignolo. Un canto prezioso e costoso dal momento che la sera di fine anno si sono spesi 80mila euro “metropolitani” per un concerto di fine anno a cui avrebbero assistito non più di duecento persone. Roba da teatro di Vienna. Muta sui problemi seri e veri si nasconde dietro la “festa” senza popolo e senza gioia. E il Partito Democratico che “governa” e gestisce la Città Metropolitana, duetta come un cardellino. Ma a cantar molto si perde la voce. Ottantamila euro non sono una gran cifra, ma la dimostrazione che manca un’Idea di Città Metropolitana, un qualsiasi straccio di programmazione. Tutto si riduce alla mera gestione, all’improvvisazione (a volte alla clientela) e a una sostanziale continuità politica con le esperienze precedenti. Distrarre il popolo con musica senza idee e rumore senza senso equivale ad adeguarsi al vecchio motto borbonico: festa, focaccia e forca. Della “focaccia” sembra che i “grillini” vogliono farne la loro bandiera. Manca la forca ma non le “manette”. Lo dovrebbe ben sapere il PD che, ha il presidente della Regione “recluso” tra le montagne della Sila. Rispetto a ciò si registra qualche scialba dichiarazione di solidarietà espressa sottovoce in nome dell’innocentismo, ma nessuna battaglia per la

difesa dello Stato di diritto. E un tale atteggiamento, piuttosto che generare solidarietà, provoca indignazione tra le gente comune perché degrada un grande problema politico in una questione di carattere personale. Sembra ed è una difesa di casta che non coincide con la tutela delle Libertà costituzionali. Ed è così che le parole “Destra” e “Sinistra” per-

dono di significato. Cambiano le gestioni ma non la politica. Sia chiaro, io non ho mai creduto ad alcuna superiorità morale della “Sinistra” rispetto al pensiero liberale e neanche nei confronti della destra storica. Una marcata differenza politica però ci deve essere e sarebbe di vitale importanza, altrimenti si perde la bussola… ma non c’è!

Un concerto tra i precari o disoccupati avrebbe sommato la festa alla lotta. Un concerto in carcere avrebbe detto che tra i reclusi c’è certamente il “delitto” ma anche tanta umanità sofferente e un conflitto da parte degli emarginati e degli ultimi sia pure mascherato da rispetto della “legalità”. La musica nei reparti di pediatria avrebbe avuto il merito di sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale sul dramma della sanità in Calabria; soprattutto oggi, mentre avanza il rovinoso secessionismo delle Regioni ricche.

E così Salvini che si traveste da poliziotto è tutto un programma. È come se il sindaco si vestisse da capo dei vigili urbani o il ministro della Marina andasse in giro vestito da marinaretto. Il fascino della divisa apparteneva ai Gheddafi, ai Bokassa, ai Saddam e ai dittatori di ogni risma e colore. Ed è il modo classico con cui una certa “destra” demagogica e populista - risponde al bisogno di un ordine e di giustizia nascondendosi dietro una vuota divisa. Per ritornare al tema iniziale un concerto tra i precari o disoccupati avrebbe sommato la festa alla lotta. Un concerto in carcere avrebbe detto che tra i reclusi c’è certamente il “delitto” ma anche tanta umanità sofferente e un conflitto da parte degli emarginati e degli ultimi sia pure mascherato da rispetto della “legalità”. La musica nei reparti di pediatria di tutta la provincia avrebbe avuto il merito di sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale sul dramma della sanità in Calabria; soprattutto oggi, mentre avanza il rovinoso secessionismo delle Regioni ricche. Un bella iniziativa nella tendopoli di Rosarno avrebbe detto al mondo che c’è un’altra Calabria ed esiste un’altra Italia. Quei duecento impavidi, tristi e solitari spettatori, tormentati dal freddo e che a Reggio ascoltavano il concerto, dimostrano che in Calabria c’è solo tanto buio anche in una mezzanotte artificialmente “illuminata”. Io comunque non perdo la speranza e quindi auguro a tutti voi un felice 2019. Ilario Ammendolia


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Sbarre: l’Osservatorio accoglie l’appello della signora Sciarasciat L’Osservatorio Ambientale diritto per la vita, in seguito all’appello di Silvana Sciarasciat apparso a pagina 15 del nº 52/2018 del nostro settimanale, ha inoltrato alla Commissione straordinaria di Siderno e all’ArpaCal di Reggio Calabria una lettera aperta nella quale si fa portavoce dei disagi patiti dai residenti a causa dei lunghi intervalli di tempo in cui il passaggio a livello del quartiere Sbarre della nostra città rimarrebbe chiuso per garantire il transito in sicurezza dei convogli ferroviari. Riportiamo di seguito il testo integrale della comunicazione depositata presso il Comune di Siderno in data 31 dicembre: “Si comunica che molti cittadini lamentano che al passaggio a llivello di via Jonio si verificano quotidianamente ingorghi stradali dovuti alla lunga attesa per l’apertura delle barriere che proteggono dal transito dei treni. Lamentano, infatti, che a quel passaggio a livello, e solo a quello,

vengono abbassate le barriere quando il treno parte da Ardore; i minuti di attesa sarebbero 14 per 10 volte al giorno. Tale situazione si ripercuote pesantemente sull’ambiente a causa dei gas di scarico degli automezzi che ammorbano I’aria, considerando che l’incrocio è percorso da molti automezzi pesanti provenienti dalla circonvallazione e dalla E90. Com’è noto i motori diesel, principalmente, hanno un effetto deleterio sulla salute umana a causa delle emissioni dallo scappamento anche di poveri sottili PM10 e PM 2,5. Si chiede di voler intervenire per far cessare tale stato di cose al fine di salvaguardare Ia salute dei cittadini. All’Arpa in indirizzo si chiede di voler verificare il grado di tossicità dell’aria in relazione ai fatti in narrazione. Certi della giusta considerazione ed in attesa di riscontro si inviano saluti e si augura buon lavoro. Arturo Rocca Presidente Osservatorio”

Nuovo traguardo per Giuseppe Cavallo Il professore Giuseppe Cavallo, maestro qualificato dalle maggiori federazioni ed enti riconosciuti dal Coni di kickboxing, karate, jujitsu, wushu kung fu e difesa personale, considerato, di quest’ultimo settore, uno dei massimi specialisti in Europa, è stato eletto membro del prestigioso direttivo tecnico operativo del settore sicurezza civile e professionale dell’International Wushu Sanshou Federation presieduta da uno dei più autorevoli maestri, a livello planetario, di arti marziali, Gilberto Pauciullo. Il Maestro Giuseppe Cavallo, uomo di grande cultura, esperienza e preparazione, plurilaureato, è insegnante di atleti campioni nazionali e internazionali, molti dei quali hanno vestito più volte la maglia della nazionale ufficiale italiana, ed è anche direttore tecnico dell’Accademia di Arti Marziali, Difesa Personale e Kickboxing che ha sedi operative a Caulonia Marina, Polistena e Siderno. La sua nomina, all’interno del comitato direttivo della prestigiosa organizzazione, arricchisce la stessa di una ulteriore grande figura. L’organizzazione del Gran Maestro Gilberto Pauciullo, tra l’altro, proprio di recente, ha siglato un accordo con l’altrettanto prestigiosa World Ju Jitsu Federation, diretta dal mitico Giacomo Spartaco Bertoletti e fondata dall’altrettanto rinomato e compianto collega Soke Robert Clark.

IL RICORDO

Mi manchi, papà. Sarai per sempre il mio supereroe Caro papà, sono 30 lunghi anni che non sei più tra noi. Non passa attimo che io non ti pensi e non passa attimo che non senta la tua mancanza. Quando sei andato via ero solo un bambino, adesso sono un uomo con due meravigliosi figli e uno di loro porta il tuo nome. Saresti stato orgoglioso di loro e loro lo sarebbero stati di te. Il tuo ricordo ancora oggi è vivo nel cuore delle persone che ti hanno conosciuto. Eri, sei e sarai per sempre il mio supereroe. Ti amo! Tuo figlio Carlo

Ti saremo riconoscenti sempre Nonna, pensavamo che questo momento non sarebbe mai arrivato, eppure eccoci qui dinanzi a te indifesi e inermi. È difficile affidare a una semplice penna ciò che sei stata e hai rappresentato per noi. Tu continuerai a vivere negli occhi di Zia Vanda, nello sguardo di zio Massimo, nel sorriso acceso di papà. Impossibile dimenticare la tua grande ironia, la tua immensa bontà, non solo con noi familiari ma anche con tutti coloro i quali giornalmente venivano nelle nostre case. Lo dimostrano gli infiniti messaggi di affetto che sono giunti non solo in questi giorni, ma che ci hanno accompagnato in questi lunghi e interminabili mesi di malattia, in cui hanno regnato sovrani dolore e sofferenza. Sei stata, sei, e sarai un modello da seguire e da cui prendere esempio per i giorni a venire. Inutile descrivere il vuoto che lasci, perché è enorme e incolmabile… chi verrà alle sette del mattino a suonare il campanello per farci gli auguri di compleanno? Chi ci aspetterà con la moka sul gas quando rientreremo da scuola? Chi mi chiamerà urlando al telefono dicendomi “Vero, torna a casa che ti devo preparare le tue frittelle preferite?” Ad oggi, come vedi, tante domande, zero risposte. Nonostante tutto una cosa è certa: tu non sarai passato, sei presente e sarai futuro. Non ti preoccupare, anche se non ti avremo fisicamente, sappiamo che ci sarai al 18º compleanno di Alessia, a quello di Martina, e alla mia laurea che nominavi incessantemente a ogni mio rientro; tranquilla nonna, quella è una delle mie promesse con te. È difficile accettare che le cose e le persone ci vengano portati via, ma vogliamo concentrar-

ci sulla fortuna di averle avute nella nostra vita. Di aver trascorso tempo con loro. Ringraziamo Dio perché ci ha dato il tempo di goderti ed ereditare valori ed esperienze di generazioni passate. Tenerti viva dipenderà da noi, ricordandoti ogni giorno. Ti preghiamo di vegliare su di noi, di continuare a pregare. Ti preghiamo di essere felice, di qualunque forma di felicità tu possa godere e ti ringraziamo per il bene che ci hai fatto. Come nipoti ti siamo e saremo riconoscenti sempre. I TUOI NIPOTI Veronica, Alessia, Martina, Nicola e Nicola





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Dieci anni senza mio padre, Virgilio Condarcuri

“Il

ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

In ricordo di Virgilio Condarcuri, cattedra di moralità democratica Il 3 gennaio 2019 ricorre il decennale della morte di Virgilio Condarcuri, uno di quegli uomini che difficilmente si dimenticano. Chi lo conobbe ricorda la sua grande umanità, il suo coraggio, la grande disponibilità verso gli altri, l’alto senso civico e soprattutto l’amore per la famiglia e per la ricerca con ogni mezzo della giustizia sociale. Virgilio è stato un maestro, un esempio di comportamento civile e sociale, una cattedra di moralità democratica. Aiutare gli altri e condividere con loro l’entusiasmo della lotta sociale e politica, era una sua disponibilità naturale, qualcosa che gli urgeva nel nobile cuore di combattente per l’affermazione della giustizia e della libertà. Niente lo fermava, quando c‘era da organizzare e condurre una lotta per i lavoratori, neppure le esigenze personali o famigliari; fu a capo degli scioperi delle gelsominaie, dei lavoratori della terra, degli scioperi alla rovescia negli anni ‘50, organizzati, sull’esempio di Danilo Dolci, per difendere il diritto al lavoro sancito dall’articolo 4 della Costituzione. Non si risparmiò neanche nella difesa degli interessi dei lavoratori delle Ferrovie dello Stato, di cui fece parte come Capostazione, tanto da essere eletto come massimo esponente della FILT – CGIL nel periodo più critico per la città Reggio Calabria, negli anni cioè, della rivolta cittadina per il Capoluogo quando più volte presidiò di notte, assieme ad altri compagni, la sede del Sindacato per difenderla da eventuali attacchi fascisti. La sua direzione del sodalizio sindacale reggino, durata vari anni, diede allo stesso sindacato maggiore risalto e prestigio aumentando il numero degli iscritti e delle azioni sindacali. Fu promotore attivo ed efficace presso la Direzione Nazionale delle FF.SS per il miglioramento della rete ferroviaria in Calabria ed era riuscito persino a ottenere che il nuovo Stabilimento “Officine Grandi Riparazioni” fosse costruito a Saline. In campo politico si distinse come attivo dirigente, organizzatore e consigliere municipale della sua città in rappresentanza del PCI di cui fu militante e dirigente. Dopo la scissione del 1991 aderì al Partito di Rifondazione Comunista, nel quale fu eletto membro dirigente provinciale e più tardi Senatore della Repubblica in rappresentanza dello stesso partito. Virgilio Condarcuri sarà ricordato nel tempo come cittadino esemplare e come uno dei grandi esseri che diedero prestigio e risalto alla nostra zona. Fortunato Nocera

La più grande possibilità che mio padre mi ha dato è stata quella di realizzare le mie idee, inseguire con caparbietà il mio sogno, senza avere paura di sbagliare, anzi facendomi capire che solo sbagliando avrei realizzato quello che volevo.

3 gennaio sono trascorsi dieci anni senza te, senza mio padre, Virgilio Condarcuri. La mia vita, tutto il mio essere si è dovuto preparare a superare questo triste evento. Sarò retorico ma un padre è una parte importante di te, un padre è la tua stessa vita. Ognuno di noi instaura un rapporto diverso con il proprio padre, in questo ci vuole pure fortuna, e io ne ho avuta perché mio padre è stato sempre presente nella mia vita, e la sua presenza è stata importante. Il primo aspetto che voglio ribadire, già accennato in qualche articolo, è che mio padre non mi ha lasciato una grande eredità economica: lui mi ha insegnato che i soldi servono ma nella vita le cose che contano, le priorità, sono altre. Fare del bene, aiutare gli ultimi, combattere per le proprie idee, queste sono le cose che contano, queste sono le cose che non hanno prezzo, queste sono le cose che ti possono rendere immortale. Immortale un poco lui lo è. Perché dal giorno della sua morte, la sua presenza non è mai venuta meno, la sua presenza l’ho avvertita dovunque. Dal giorno della sua morte, ho iniziato a incontrare gente che mi raccontava di lui, che mi raccontava cosa aveva fatto, di quanto aveva fatto. Un continuo, anche gente che non mi conosceva mi fermava per chiedermi se fossi il figlio di Virgilio. Questo anche per via di una certa somiglianza. Per me è sempre valso molto di più di un conto in banca. Ricordo sempre che mi fece imparare a memoria la frase sulla tomba di mio nonno Rosario: “Sol chi non lascia eredità d'affetti poca gioia ha dell'urna” di Ugo Foscolo, frase diventata un motto per la mia famiglia. Spesso negli articoli che scrivo non cito mio padre

tra i miei formatori, ma questo era proprio un suo insegnamento, quello di non ostentare mai le cose proprie. Sicuramente, però, lui è stato il mio formatore. Sin dall’infanzia ho sempre avuto un legame particolare. Quando ero molto piccolo ci vedevamo poco perché lavorava tra Reggio e Catanzaro, oppure era a Roma o in qualche congresso del sindacato o del partito. Quando andava a un congresso ero più felice perché al ritorno mi portava sempre un gioco. Ricordo con piacere le domeniche mattina, giorno in cui finalmente era a Siderno. Alle 10:30 di solito arrivavano due suoi amici, Fortunato Nocera e la buonanima di Totò Furfaro, e insieme a loro andavamo all’edicola dove si prendeva l’Unità e si iniziava la distribuzione. Poi, crescendo, iniziai a seguire anche le sue passioni. Il partito e la politica per primi. Ricordo ancora la sede del partito sul corso Garibaldi, a Siderno, la sala piena di gente, il fumo che sembrava nebbia, tutti i vecchi compagni del partito comunista

che non ci sono più - Peppe Errigo, Peppe Reale, Tonino Fragomeni, l’Avvocato Pedullà - e quelli che ancora sono compagni - Franco Minniti, Cosimo D’Agostino e Paolo Fragomeni - le elezioni e le feste dell’unità. Il calcio, anche se io non ho mai tifato per il Bologna come lui, ma per il Milan come i miei zii. Il vino, ancora oggi tengo pulita la cantina che racconta Siderno per via delle targhette che lui attaccava alle bottiglie che gli regalavano, tipo cumpari Mommo, dottore Colistra, Zi Micu! Uno spettacolo, un piccolo museo di Siderno. La cantina è un altro simbolo del suo essere, infatti all’entrata aveva affisso una targa con su scritto “Il vino è nemico dell’uomo, chi fugge davanti al nemico è un vigliacco”. In viaggio, insieme a lui, ho conosciuto tutta l’Italia, da buon capostazione girava molto sui treni. Un altro ricordo indelebile erano i nomignoli con cui la gente si rivolgeva a lui: Capo, Professore (perché i primi anni aveva insegnato), Senatore, Commendatore, Don Virgilio. Ancora oggi riconoscerei le persone dal titolo con cui lo salutavano. Il periodo più bello forse è stata l’esperienza al Senato, era il 1992, perché sentiva che tutti i sacrifici di una vita venivano premiati con quella elezione, e il lavoro di senatore era quello che sapeva fare meglio perché era un esperto nel suo settore. Abbiamo vissuto insieme quel periodo a Roma con Donna Carmela, sua madre, che aveva 100 anni; morì qualche anno dopo, nel 1998. Negli anni della crescita mi ha sempre sostenuto cercando di stimolare le mie passioni, la mia identità. Dopo l’università capì che stavo passando un momento difficile, perché non riuscivo a lasciarmi andare verso le mie passioni, e in quel frangente fu fondamentale perché mi aiutò a capire la strada che volevo prendere, mi diede il coraggio per prenderla. Oggi dico contento che faccio il lavoro che volevo e voglio fare, ma senza i suoi consigli forse non sarei qui. In quel momento mi fece capire la bellezza della libertà, la libertà come valore da seguire e condividere. Ma attraverso i suoi consigli mi indicò la strada più difficile, mi fece prendere una strada senza scorciatoie, mi fece partire dal basso. Solo così ho potuto capire la vita e le difficoltà da superare per essere uomo. Realizzato il primo passo, mi accompagnò in quello più difficile - questo anche grazie a un amico che ho ricordato un po’ di tempo fa, Toto Delfino - quello di non essere il figlio di Virgilio ma Rosario o anche Vladimir. Questo è sempre l’esame più grande per un figlio, soprattutto se tuo padre è stato tra le 900 persone su 60 milioni a legiferare in parlamento. Ma a 30 anni avevo tutti gli strumenti per affrontare anche questa prova, che mi resi conto di aver superato quando un giorno mi chiese il favore di pubblicare un articolo per un suo amico. Ricordo il suo orgoglio nel chiederlo e la soddisfazione di un padre nella mia. La più grande possibilità che mio padre mi ha dato è stata quella di realizzare le mie idee, inseguire con caparbietà il mio sogno, senza avere paura di sbagliare, anzi facendomi capire che solo sbagliando avrei realizzato quello che volevo. Sicuramente con questo articolo farò piangere mia madre ma avevo dentro da tempo queste parole e oggi, che sono 10 anni che mio padre non c’è più, penso sia giunta l’ora di scriverle.


GIUDIZIARIA

Il credito IVA inesistente

L’annu novu cu ttia Chjianu ca broccia stasira Vi dicu Mangiamu normali no ttantu no pocu Scangiamu palori arzamu la testa Ca n’cigna natt’annu e tempu n’di resta Su festi i famigghja tra frati e parenti Jornati spassusi , ti preji cu nnenti Tra jiochi e rigali tra scupa e trissetti M’becchiamu i sicuru ,no penzi u rifretti Ma chigiiu chi resta di chistu mumentu Non è sulu festa e cori cuntentu Non ennu schiticchj cu tutti l’amici No n’zugli ,rrisati ed uri filici E tri,ddui ed unu sparau menzanotti Ti penzu si ssulu ammenzu a sti bbotti Vorria u sugnu sulu nu pocu cu ttia Ccussi’ l’annu novu... d’amuri sarria. Martin (ultimo dell’anno nel ricordo di mio padre)

Nasce la prima Enoteca Comunale Calabrese Si chiama Enoteca Comunale Valle del Neto ed è la prima enoteca istituzionale promossa da un comune calabrese e affidata alla gestione di una cooperativa di giovani. Nel Castello di Santa Severina (XI sec.), considerato una delle antiche fortezze meglio conservate dell’Italia meridionale. È un’enoteca che nasce “dal basso”. L’ha voluta fortemente il sindaco Lucio Salvatore Giordano, che ha coinvolto la Pro Loco, il Touring Service, l’associazione Borghi più Belli d’Italia e i sommelier dell’AIS Calabria. Ed è anche una creatura delle sette aziende vitivinicole della Valle del Neto, che producono vino nelle valli e sui fianchi addolciti dall’argilla delle colline fra Strongoli, Crotone, Rocca di Neto, Casabona: Borgovalle, Ceraudo, Librandi, Pizzuta del Principe, Russo&Longo, Val di Neto e Vetere. Per tenere a battesimo l’Enoteca Comunale – un’idea del giornalista Virgilio Squillace – si è tenuto un convegno, “L’Oro di Bacco”, sulle tradizioni più antiche del vino con l’antropologo Fulvio Librandi e lo storico Giuseppe Squillace, entrambi docenti all’Università della Calabria. Nelle sale del Castello destinate all’Enoteca, la degustazione è stata curata dai sommelier AIS, dei vini delle aziende che hanno aderito all’Enoteca e ricadono nel territorio dell’IGP Val di Neto e accompagnata dalla performance jazz del Corrado Quartet.

FRUTTI DIMENTICATI

Melograno carmosino di Bianco PUNICA GRANATUM L. FAMIGLIA DELLE PUNICACEE

I melograni erano molto diffusi nel territorio della Locride in diverse varietà, frutto del passaggio sul territorio di numerosissime dominazioni e popoli venuti da mondi lontani, in seguito anche a fughe di fronte a invasioni. Infatti non sarebbero spiegabili altrimenti le diversità presenti di tale specie botanica. Da Bivongi a Palizzi i frutti sono solo apparentemente uguali, ma analizzandoli attentamente ci si accorge della diversità dalla colorazione esterna, dal periodo della maturazione e dalla diversità dei grani all'interno, differenti sia in forma e grandezza, sia nella loro colorazione, che va dal nero al bianco passando dal rosa e dal rosso rubino. La differenza si riscontra anche nella partizione interna che è delimitata da una membrana biancastra e amara che a volte è molto contorta e altre molto regolare, come può capitare nell'area che va da Bivongi a Bianco. Come sappiamo, il melograno è originario della Fenicia, tant’è che viene denominato in termini scientifici Punica Granatum, ma secondo i Cazachi e gli Armeni esso è originario delle loro aree. In Armenia, addirittura, esistono delle piante che producono dei frutti che contengono, a detta loro, 365 arilli o grani, uno per ciascun giorno dell'anno. Addirittura vi si produce un vino dalle melagrane premure che è piacevole, non molto alcolico e dal colore rosso rubino. Naturalmente l’Armenia e la Georgia, stati della Regione del Caucaso, assieme all'alta valle del Khabur nella Mesopotamia settentrionale e all'area dei monti Zagros, nell’Iran sud-occidentale, rappresentano le zone dove avvenne il primo addomesticamento della vite più di seimila anni addietro, per cui vi si produce vino da vitigni primordiali, che probabilmente esistono ancora sporadicamente nelle nostre parti, portati da coloni Armeni già al tempo di Eraclio l'Armeno, imperatore di Costantinopoli, o di Niceforo Foca nel IX secolo d.C. Nei nostri territori esistono stratificazioni di civiltà leggibili attraverso la presenza dei melograni por-

I BRIGANTI

Le pubblicità sono contro il sud da 157 anni

tati dai popoli che vi passarono, tra i quali portiamo come esempio il melograno nero di Palizzi, conservato e salvato da Francesco Campolo di Pietrapennata ma residente a Palizzi Marina. Esso produce frutti che maturano tra dicembre e gennaio, dai grani rosso scuro, quasi nero, leggermente aciduli. Anni addietro, lo scultore armeno Avetis, ospite a Brancaleone di Francesco Amodei, direttore dell’Istituto Internazionale di Restauro sito in Palazzo Spinelli, a Firenze, affermò che il melograno nero di Palizzi è originario dell’Armenia. Un'altra particolarità dei melograni della Locride, da Bivongi fino a Bianco, è quella di presentare una partizione interna dei grani simile agli spicchi delle arance, con numerose gradazioni di colore degli arilli che vanno dal rosso intenso al rosa o addirittura al bianco trasparente. Comunque sia, la pianta simbolo del benessere e della fertilità è presente nella Locride sin dai tempi della Magna Grecia e addirittura la melagrana è rappresentata nei pinakes locresi, evenienza eccezionale tanto più che nell'antichità classica non erano così diffuse le piante che davano frutti. Erano infatti più facilmente reperibili le pere, le mele, le noci, le mandorle e pochi altri frutti oltre ai fichi, che venivano essiccati e che per il loro alto apporto calorico costituivano, assieme al miele, la base dell'alimentazione degli atleti che si recavano a gareggiare a Olimpia. A Bianco sono presenti i melograni Dente di Cavallo e i melograni della varietà Carmosina, che varia, fra l’altro, da paese a paese ed è diffuso da Locri fino all'entroterra di Bovalino. La Carmosina di Bianco, individuata in un campo della famiglia Spanò nei pressi del villaggio turistico La verde, abbandonato da decenni, è diversa da quella di Benestare, ad esempio, che è più piccola e dai grani più neri, può raggiungere una dimensione ragguardevole che supera i 600-700 grammi di peso e presenta una divisione interna molto regolare, tanto da rendere estremamente semplice staccare i grani che risulteranno molto dolci al gusto e dai semi poco legnosi, quasi inconsistenti. Orlando Sculli

Altro che caciocavalli in valigia, qui si riempiono cartoni di provviste, non per il letargo… ma quasi. I parenti sono venuti, hanno dormito e mangiato “aggratis” e tra poco se ne partiranno con altri sudatissimi regalini nostrani, lasciandoci soli con noi stessi e le nostre ombre. Quanto sono belli, però, i parenti! “Dove ci facciamo le vacanze quest’anno? Visto che siamo al verde andiamo al paesello, che almeno risparmiamo!” Mica è cattiveria la mia. È la verità. Io nemmeno ho mai fatto le vacanze in giro per il mondo, per un solo motivo, i ssordi che mancano. I soldi mancano perché manca il lavoro. E non essendoci lavoro, se hai figli, pensi prima alle cose della famigghia, che poi questa è la mentalità. E meno male. Poi ci sono quelli che pure avendo il lavoro se ne restano al sud, che poi mamma si offende. Quest’anno io non sono al paesello perché me ne sono andata, mancando il lavoro. E quindi non ho ospitato nessun parente a scrocco, anzi pago un bell’affitto e contribuisco, ahimè, a gonfiare le casse nordiche loca-

I falsi documenti fiscali emessi dalle società cartiere possono riguardare sia operazioni “soggettivamente” inesistenti, con riguardo a transazioni commerciali intercorse tra controparti diverse da quelle indicate in fattura, sia operazioni “oggettivamente” inesistenti, in relazione a transazioni commerciali del tutto fittizie poiché mai verificatesi. Solitamente, nonostante l’emissione di fatture produca volume d’affari e gettito d’IVA, le società cartiere non effettuano alcun adempimento fiscale, né formale, né sostanziale, omettendo di effettuare le dichiarazioni e i versamenti dell’IVA e dei redditi prodotti o, se le presentano, dichiarando ma non versando. Per tali ragioni, la vita delle società cartiere è generalmente breve, non oltre i due anni, poiché esse sono strumentali alla realizzazione di un certo numero di delitti fiscali, concentrati in un periodo di tempo limitato, decorso il quale vengono avviate verso il fallimento o, più spesso, la loro sede legale viene trasferita all’estero, dove in seguito vengono liquidate al fine di ostacolare ulteriormente le indagini. Talvolta, però, dette società producono i cosiddetti elenchi “Intrastat” per documentare, durante il periodo di tempo in cui cartolarmente operano, l’effettuazione di transazioni con imprese di altri Paesi membri dell’Unione Europea. Ciò si verifica nell’ipotesi in cui l’emissione di fatture per operazioni inesistenti sia finalizzata a evadere l’IVA, attraverso le cosiddette “frodi carosello” che prevedono la realizzazione, solo formale, di operazioni intracomunitarie. Il sistema dell’IVA è, infatti, fondato sul principio per cui l’imposta calcolata sul prezzo del bene ceduto o del servizio reso è dovuta allo Stato da ciascun soggetto passivo, che dal debito detrae l’imposta relativa ai suoi acquisti. Ad ogni passaggio, lo Stato deve incassare la differenza tra IVA sugli acquisti e IVA sulle vendite, fino all’ultimo passaggio. Nelle operazioni intracomunitarie tra soggetti passivi IVA, in virtù di uno specifico regime basato sulla tassazione del bene ceduto (o del servizio prestato) nel paese di destinazione, il cedente (o il prestatore di servizio) deve emettere fattura senza addebito d’imposta. Il cessionario provvederà ad integrare la fattura ricevuta indicando, tra l’altro, l’aliquota e l’imposta e annotandola sia nel registro delle vendite (che documenta l’IVA a debito, da versare al Fisco), sia nel registro degli acquisiti (che documenta l’IVA a credito, da detrarre dal debito d’imposta). In tal modo, l’IVA a debito è neutralizzata dall’IVA a credito. Nello schema tipico delle frodi carosello realizzate in ambito UE vi è, innanzitutto, una società, detta “conduit company”, che effettua una cessione intracomunitaria a un società, detta “cartiera” o “missing trader”, residente in un altro stato membro dell’UE. Quest’ultima è il perno della frode, poiché non è altro che un soggetto interposto tra il venditore e l’acquirente effettivo. La società cartiera, infatti, acquista un bene senza pagamento dell’IVA e lo rivende a una terza società, denominata “broker”, applicando l’IVA che, tuttavia, non verserà all’erario. In sostanza, la società cartiera acquista senza essere debitrice di IVA e vende con IVA, incassando l’imposta sulle vendite fatte al broker, ma non versandola al Fisco, in quanto, entro poco tempo, essa scompare. A sua volta la società broker detrae l’IVA effettivamente versata alla società cartiera. Il danno per il Fisco è, dunque, duplice. Da un lato, vi è la società cartiera che non versa l’IVA che ha incassato per la vendita al “broker”, il quale acquista il diritto di detrazione, per cui il Fisco diventa debitore verso tale società per un IVA mai incassata. Lo schema di seguito proposto facilita la comprensione di tale meccanismo fraudolento, capace di arrecare notevoli perniciosi effetti tanto all’Erario nazionale quanto al bilancio comunitario.

li. Però vado poco al supermercato, perché, al contrario di quello che vorrebbero farci credere le pubblicità in tv, chi emigra cerca sapientemente ciò che ha sempre degustato col cuore, ovvero l’olio locale calabrese, gli agrumi del sud, il caffè nostrano, la pasta, e seleziona il marchio FATTO AL SUD. Cerco tra gli scaffali la salsa calabrese e il tonno mio, oltre alle mie soppressate e i vini, nella zona “esotica” vicino al cous cous. Sto esagerando un poco… ma mica tanto. Io ci metto un po’ a fare la spesa, proprio perché ho cura di guardare la provenienza dei prodotti. Altro che due provoloni in valigia: al nord si ricevono cartoni carichi di speranza! E chi ci va al supermercato col ben di Dio che è arrivato? Ma mi faccia il piacere, mi faccia! Vada lei a comprare in quei postacci, che io ci vado quando ho finito la carta igienica! E trovo pure la marca del sud, che fa tanto bene alla mia economia. Non me ne voglia nessuno, ma quando è troppo, è troppo. Brigantessa Serena Iannopollo


R 02 GENNAIO- 16

opinioni

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I social sono diventati una vera e propria estensione del nostro essere e, in tempi recenti, sono stati più che mai determinanti nell’esito di vicende socio-politiche di rilevanza anche mondiale. Secondo Franco Martino il prezzo da pagare per restare costantemente connessi è tuttavia davvero tropo alto, e ci sta traghettando verso un futuro orwelliano che in certi, ambienti, si sarebbe già manifestato…

L’occhio del grande fratello e la collaborazione gratuita

Si sa che sui social è facile aprire campagne di odio e politiche per indirizzare le convinzioni di chi non ha molti strumenti per ragionare con la propria testa. È noto pure che i nostri desideri di acquisto, le nostre partecipazioni alle discussioni e qualsiasi altra cosa facciamo sui social vengono analizzate e catalogate per tracciare il nostro profilo, non solo quello che noi inseriamo quando ci iscriviamo, ma anche ogni nostro passo.

I social sono liberi da censura? Quali sono i diritti del collaboratore della rete? Invitavo gli iscritti a un gruppo di discussione su Mimmo Lucano e Riace a non condividere sulla rete notizie, informazioni, messaggi, foto che abbiano riferimenti a un ministro ben noto, in quanto, secondo me, gli si fa un favore, al contrario di coloro che ritengono che fare ironia sulla sua mancanza di opportunità in alcuni momenti lo renda antipatico, lo ridicolizzi. Tutte le discussioni in merito alla possibilità che il web faccia crescere la partecipazione dei cittadini sono falsate dal fatto che ci sono sempre persone che propongono e altre che si accodano invece di informarsi, studiare, capire ciò di cui si parla. Succede questo perché c’è ignoranza incommensurabile sugli effetti della rete e sulla sua capacità di indirizzare le persone su certi argomenti, giocando sulla curiosità e in alcuni casi sulla morbosità delle persone. Niente di più e niente di meno di chi segue i programmi pomeridiani o anche serali delle TV dei pianti, delitti e quanto fa audience. Nel rispondere al commento di un mio amico, nel gruppo, faccio cenno che i social, Facebook e l’uccellino (Twitter) hanno determinato la vittoria di Trump negli Stati Uniti e Bolsonaro in Brasile, non finisco la frase, che mi scompare dagli occhi, rimango perplesso, penso che dipenda dal fatto che il mio argomentare fosse troppo lungo. Un altro tentativo di proseguire, eliminando la voce Twitter, e vengo di nuovo tagliato. Ho provato a finire il discorso con un altro commento, scrivendo anche che pensavo fossi controllato, che occorre stare attenti quando si parla a casa del padrone, poiché rischi che ti sbatta fuori, anche questo cancellato, alla fine ho concluso in modo più criptico affermando che quanto parli (inteso “scrivi”), devi stare attento. Si sa che sui social è facile aprire campagne di odio e politiche per indirizzare le convinzioni di chi non ha molti strumenti per ragionare con la propria testa. È noto pure che i nostri desideri di acquisto, le nostre partecipazioni alle discussioni e qualsiasi altra cosa facciamo sui social vengono analizzate e catalogate per tracciare il nostro profilo, non solo quello che noi inseriamo quando ci iscriviamo, ma anche ogni nostro passo. Capita spesso che ti individuino come personaggio che

stimola dibattiti e ha seguito e ti diano delle “stellette” di merito per farti sentire importante invogliandoti così a inserire altri argomenti di discussione. Capita anche che se non scrivi per qualche tempo ti solletichino a intervenire. Il motivo di questo riconoscimento è dovuto al fatto che più persone partecipano con “Mi piace” o commenti o postando foto, più aumentano i loro introiti pubblicitari, basati sul numero di partecipanti di tutti i gruppi presenti. Non solo, analizzando tutti i tuoi dati acquisiti, ti possono inviare pubblicità mirata sulla base delle tue preferenze. In questo senso il controllo su ogni nostro intervento è ancora più potente delle orecchie dei tutori dell’ordine, che sono preposti a tenere sotto osservazione le telefonate di chi è soggetto a indagini di polizia. A differenza di questi soggetti, che devono essere autorizzati ad ascoltare le nostre chiacchierate, questi ci “perseguitano” giorno per giorno, in quanto quello che si dice rimane nella memoria dei server di chi gestisce queste piattaforme, che li vende alle aziende per offrire “servizi”, altrimenti detti pubblicità, quando non ci vende, anche attraverso terzi, al politico che può iniziare la sua campagna in base ai nostri profili. Come dicevamo in precedenza Trump ha vinto così, e anche Bolsonaro ha effettuato campagne di odio e falsità sugli avversari. Anche da noi il ministro di cui sopra, utilizzando la campagna contro i migranti e presentandosi come uomo normale, buon padre di famiglia sulla rete, ha aumentato in modo esponenziale la sua visibilità e i sondaggi danno il suo partito come primo nelle prossime elezioni, quasi raddoppiando i voti presi alle elezioni di marzo. Mentre quando si parla al telefono l’addetto alla registrazione della telefonata sta in silenzio e prende nota, l’occhio dell’impiegato addetto ai social non ha problemi a cancellare immediatamente colui che ritiene non consono a regole che accettiamo al momento dell’iscrizione. Non si può parlare male di chi ti fornisce il servizio, rischi che tu venga escluso, chi ti fornisce il servizio telefonico non lo può fare, sulla rete devi stare attento alle cose di cui parli, invece se milioni di persone lanciano attacchi di odio, razzismo o misoginia, stranamente si accorgono solo se qualcuno li informa.

Devo considerarmi “schedato”? Credo di sì, ho provato a finire il mio discorso, dopo un paio di ore l’occhio vigile ha corretto ciò che scrivevo… Chissà se viene pagato bene? Anche il famoso venditore americano di qualsiasi merce sulla rete, dopo avermi chiesto un giudizio su un prodotto comprato, al mio commento che il venditore si era comportato male mi ha ribattuto che la loro politica non prevede che si possa parlare del venditore, ma solo del prodotto. Non rispondo più alle loro richieste di giudicare la merce acquistata. Invece di pagarci perché siamo noi a offrirgli un servizio gratuito, stando in rete e partecipando ai dibattiti, noi stessi merce e nemmeno anonima, ma preziosa, scandagliata in tutti i nostri aspetti, gusti, desideri, emozioni… ci censurano! Internet era nato per scopi militari, poi è stato aperto a tutti, sembrava che potesse contribuire ad aumentare la partecipazione, ma solo se mandi foto di compleanni, feste, spettacoli non si curano di te, ma se provi a discutere di certi argomenti devi stare attento a certe voci, parole che vengono individuate come “sensibili” da controllare e, nel caso specifico, tagliare, diciamo un poliziotto anonimo, ma solerte e inflessibile, che elimina velocemente quello che pubblichi, ma nel frattempo ti hanno riempito di proposte di acquisto. La pubblicità serve per far diventare miliardari i pochi padroni del web, influenti personalità nel nostro mondo e della nostra vita. Quando scrivi sui giornali e ti pubblicano la notizia, se qualcuno si sente offeso, può querelarti o più opportunamente chiedere la rettifica. Ci vorrebbe una “censura” anche per il loro strapotere economico, dividerli e creare più reti diverse, ne va della “democrazi@” e dei diritti dei cittadini, il grande fratello ci controlla con il suo occhio invisibile e sarebbe opportuno che ci facessero partecipi dei guadagni stratosferici che, grazie anche ai nostri contributi alle discussioni, in pochi accumulano. Non intendo corrispettivo poiché, come fa il più conosciuto motore di ricerca, ospitiamo sui nostri profili sociali pubblicità, ma perché noi forniamo i contenuti alle loro piattaforme e il nostro lavoro di idee, pensieri, documentazione, video, fornisce loro, gratuitamente, il materiale per continuare a esistere. Franco Martino


Nel 2018 fatti di cronaca, la cattiva gestione della sanità, l’incapacità politica, e le vicissitudini socio-economiche hanno tracciato l’ennesimo bilancio a perdere. In questo contesto sta a noi cittadini riacquistare la consapevolezza di che cosa implichi davvero la partecipazione democratica e reagire con forza all’attacco in atto nei confronti della nostra dignità di cittadini liberi.

È ora di svegliarci dal torpore e dalla paura Nel 2018 abbiamo avuto un numero infinito di sindaci e compagnia bella arrestati (nel solo mese di luglio, cinque e dico cinque sindaci arrestati!), poi liberati, un altrettanto numero infinito di commissioni di accesso, manipolate spesso da nemici politici, inviate nei comuni, da cui sono derivati spesso e volentieri scioglimenti. I motivi degli scioglimenti spesso sono da interpretare nei vari omissis del report della Prefettura… Ma ci sono Sindaci che non si arrendono e a loro va tutto il nostro incoraggiamento!

L'anno 2018 si è chiuso in bellezza, o meglio, in bruttezza: una città, Reggio Calabria, la più popolosa della Regione, che sembra stata mitragliata da un autotreno di spazzatura a lancio rapido, infestata da sacchi e secchielli di ogni tipo, dappertutto, con erbacce che una giungla indiana non ha mai conosciuto e con buche ispide e sterminate per le strade. Comprese le parti di recente asfaltate. C'è stato anche chi è morto, affossando nelle buche, ma si sa: piangere un morto son lacrime perse. Il brutto è quando sono perse anche le speranze. Come regalo di Natale centinaia di dipendenti dell'eccellente istituto sanitario privato De Blasi si sono visti recapitare una lettera di licenziamento forzato, causa un'annosa questione di pagamenti derivanti dalle decisioni della buonanima del Commissario Scura, che per risolvere il problema Sanità ci ha tolto almeno dieci anni di salute cadauno! Comunque la sintesi di tutta la questione mala sanità calabrese è: dovete morire tutti, come i topi, chi ha i soldi si può andare a curare al freddo e caro Nord! Centro "riggitano" illuminato nel raggio di 2 km… oltre 2 km di circonferenza… la desolazione, la morte, l’abbandono. Solo a titolo esemplificativo, nella periferia nord della città, Gallico Marina, permane da settimane uno scempio umano: lastre di Eternit "sciancate" da ruspe che hanno demolito un fabbricato abusivo decennale… l’amianto era sul tetto ma non "sapevano ci fosse". Che peccato. Soprattutto considerare che, per quanto brutto prima, almeno non costituiva un'ecobomba, mentre ora la mia anima piange pensando all’amianto sfarinato nella sabbia della viciniora spiaggia. Ancora, più avanti, si possono intravedere i resti di un bellissimo albergo/ristorante, in auge fino a metà anni '80 (Fata Morgana) che, a oggi, assomiglia più a una casa delle streghe… nessuno si domanda che fine abbia fatto o possa fare. Non aggiungo numeri all'elenco delle opere e dei fabbricati abbandonati, disseminati ovunque, compreso il centro storico. Il simbolo di una città abbandonata e degradata si vede da chi, una domenica di dicembre qualunque, aveva deciso di andare allo stadio, ma non c'era nessuno che vendesse i biglietti: i palchi erano vuoti e fuori c'era gente a non finire che avrebbe voluto entrare. Abbiamo un governatore domiciliato e “garantito”… giusto a fine anno, quando c'erano da definire le leggi più importanti, quelle che la Regione Calabria si lascia sempre per il 31 dicembre. Auguri ai Comuni per la partenza delle ATO rifiuti dal 1º gennaio. Ancora non ci credono nemmeno loro, probabilmente, forse non hanno capito che, ogni mese, i Gestori degli impianti vorranno essere pagati per non far-

gli avere la spazzatura per strada (banalizzazione di un'intera LR 14/2014, ma che esprime il concetto!). Abbiamo due buone notizie: la Corte Europea accetta il ricorso dell'Oasi, storico e bellissimo villaggio balneare e ristorante reggino, interdetto dalla prefettura… E un'altra grossa Società reggina, la FFC costruzioni di qualità srl, si vede accolto dal Tar di Reggio Calabria il ricorso per la seconda interdittiva… peccato che il 31/10/2018 il Tribunale Fallimentare di Reggio aveva dichiarato fallita la Società! Parimenti mi vengono in mente altre società, che davano da mangiare a centinaia di poveri padri di famiglia (Ased srl, Radi srl e così via… l'elenco è lunghissimo e si estende a tutta la Regione!). Dopo decenni di mare inquinato, in una volta sono stati sequestrati 14 depuratori della provincia di Reggio Calabria: dopo più di un mese di "comprensione del problema" da parte di chi è stato incaricato di rimettere a posto la situazione, adesso aspettiamo di avere un mare blu… oppure gli ennesimi divieti di balneazione coincidenti con l'inizio della stagione estiva. Abbiamo in carcere un tale che si chiama Paolo Romeo, avvocato di lustro e politico di tutto rispetto, da maggio 2016, detenuto per essere il "manovratore di una cupola massonica oscura che ha attanagliato la città di Reggio Calabria" e attualmente senza capi di accusa sulle spalle, visto che la Cassazione ha rigettato tutto: con lui albergano nelle carceri o agli arresti domiciliari o sono ancora in causa almeno altre 15 persone per essergli stati amici. "Casca la terra… tutti giù per terra!” Meno male che lui la prende a ridere: gioca a carte e si conferma leader indiscusso, anche dietro le sbarre. Abbiamo in carcere un ex governatore della Calabria, checché se ne dica uno dei pochi politici carismatici degli ultimi anni (a prescindere dal colore politico), con l'accusa di falso d’ufficio. Nel 2018 abbiamo avuto un numero infinito di sindaci e compagnia bella arrestati (nel solo mese di luglio, cinque e dico cinque sindaci arrestati!), poi liberati, un altrettanto numero infinito di commissioni di accesso, manipolate spesso da nemici politici, inviate nei comuni, da cui sono derivati spesso e volentieri scioglimenti. I motivi degli scioglimenti spesso sono da interpretare nei vari omissis del report della Prefettura… Ma ci sono Sindaci che non si arrendono e a loro va tutto il nostro incoraggiamento! Poi ci sono state le maxi operazioni, quelle che ti fanno rimanere a bocca aperta: circa 170 arresti a gennaio 2018 nel crotonese (operazione Stige), cui sono seguiti quasi subito una raffica di scarcerazioni disposte dal Tribunale del Riesame, talvolta per vizi di forma, e una serie di annullamenti (in taluni casi senza rinvio) di ordinanze. Ad oggi sono 80 gli imputati rinviati a giudizio. La sinistra scompare. E la destra cavalca l’onda. Nel 2019 la coalizione di destra, della cui vera destra è rimasto ben poco, salirà agli altari. Ma l'esaltazione che c'è già da ora e che arriverà al picco in quel momento non dice niente sulla buona politica e sulla sicurezza e fiducia che la gente ripone in essa. Dice di più sulla delusione che si ha degli ultimi governi della cosiddetta sinistra. Cantare vittoria perché gli altri sono incapaci a me farebbe piangere. Che dire di più? I fatti si commentano da soli. E il Tempo è il migliore Amico dell’uomo. Tuttavia è ora di svegliarci tutti dal torpore e dalla paura, perché è in atto un forte attacco alla nostra dignità di cittadini liberi, alla nostra democrazia e al diritto di avere una terra sana, pulita, legale, edulcorata da pregiudizi, di ogni tipo e a ogni livello, e non politicizzata, ma piuttosto orientata alla buona politica, quella della Res Publica. Mi piace molto questo motto grecanico, che ho imparato da poco, che racchiude tutto il calore di noi calabresi e l'unico modo per riscattarci: Ismìa pame macrìa (Insieme andremo lontano)! Per quanto mi riguarda, probabilmente, il mio viso o il mio nome lo potrete leggere a breve sui giornali, prima di entrare anch'io nel girone dei nemici del Potere, ma onestamente preferisco penare per una mia idea, piuttosto che per un'opinione altrui! Auguri a tutti noi calabresi. Margherita Tripodi

A Befana Pensu a Befana i tanti anni arretu Quandu cu tanta ansia jeu à spettava Ndavia a mamma chi sempi mi parrava: va, dormi, figghiu, ca Bifana arriva. I chilli tempi non avia televisioni E accussi jeu sempi prestu mi curcava, Ma cu penseru cà Bifana arriva, jeu quasi mai m’addurmentava. Ndavia a fratima chi cummia si curcava E cu li pedi sempi mi spingia; Poi chianu chianu u sonnu m’arrivava E ncollu i fratima cadia E a Bifana sempi pamm’a nu sognu era. Quandu a matina jeu mi risbigghiava Giocattoli nta carzetta non vidia, Trovava fica, castagni e viscottina, Ma puru cu chilli jeu cuntentu era Ca chilli eranu i tempi chi ndavia. Mò ndannu tutti sti cotrari d’ora, treni, apparecchi e camioncini, Ma non su cuntenti mai com’era jeu Puru ca ndannu tuttu megghiu i mia. Sordi pagaria u tornamu arretu, Ma soddisfazioni jeu vorria, Natta vota u turnu cotraru: U trovo a carzetta chi mpendia. Franco Futia

Povere piume

Non bastano poche parole per cambiare I sentimenti, quando poi a pronunciarle d’importanza sono personaggi, certamente In alto loco viventi.Meglio ascoltar del passerotto, In questi giorni infreddolito, il flebile cinguettio che tutto ignora, vuol solo la sua presenza dimostrare. Affamato, non è in festa, non deve, con grande sfarzo dire amore! Lui, l’ispira solo di presenza, spesso è costretto,con un batter d’ali, d’ allontanarsi e mentre s’eleva in cielo, non il male, ma tanto affetto fa nascere nel core. Ricoperto ora di povere piume, presto s’infoltiranno, e splendendo al sole, più di sontuosi abiti lo copriranno! L’albatros

Domani

Domani i miei pensieri voleranno liberi e i sogni, nuvole nell’indaco cielo delle mie primavere. Da domani il mio canto di vita squarcerà i muri delle incomprensioni e tutto sarà limpido davanti a me. La mia strada, ora, è aperta e chiara, posso percorrerla, posso varcare quella soglia, perché in me è la forza del futuro; in me è la scintilla per illuminare il mondo; in me è la fiamma per divampare le speranze. Non posso perdere l’occasione di questo viaggio. Il tempo del domani è nelle mie mani… adesso Buon 2019 a tutti!

Luisa Totino


02 GENNAIO - 18

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cultura

LOCRI

BOVALINO

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ROCCELLA JONICA

Il capodanno to Nonostante sia giunta appena alla sua 6ª edizione, viene ormai considerata il grande classico del capodanno calabrese e ogni anno continua a incrementare le presenze rendendo il nostro comprensorio punto di ritrovo appetibile per migliaia di giovani provenienti da ogni dove. Parliamo del veglione del “Locri on Ice”, organizzato come di consueto presso la piazza Martiri di Locri e in grado anche quest’anno di attirare con il suo intrattenimento semplice ma efficace almeno 10mila persone. Numeri da capogiro che rendono scontata l’incoronazione di Locri a regina del Capodanno in Piazza certamente della Locride, presumibilmente dell’Area Metropolitana di Reggio Calabria e probabilmente dell’intera regione. Gongola l’Amministrazione Comunale guidata da Giovanni Calabrese, che con la sua felice intuizione ha realizzato, durante il suo precedente mandato, una rassegna natalizia che da semplice fonte di intrattenimento per i più piccoli è oggi in grado di inanellare

numeri da capogiro, probabilmente destinati a incrementare con le edizioni a venire. Musica incessante e fuochi d’artificio hanno fatto da cornice a una festa svoltasi nella più grande civiltà, complice anche il costante monitoraggio delle forze dell’ordine cui è andato il più caloroso ringraziamento da parte degli organizzatori. Un successo dirompente reso probabilmente ancora più importante da una “distinta concorrenza” rappresentata dalla manifestazione “Natale al Castello più” svoltasi a Roccella Jonica. Se Locri si conferma veglione più appetibile del comprensorio, infatti, è la manifestazione natalizia realizzata dall’Amministrazione Certomà, in grado di dare rinnovato slancio al già sciccoso natale roccellese, a meritare il primato di rassegna invernale di maggior qualità. A giocare in favore della manifestazione ideata dalla consigliera Carmen Ingrati una straordinaria varietà dell’offerta, in grado di attirare e coinvolgere un egual numero di bambini, giovani, adulti e anziani, le location sugge-

Un 2018 da incorniciare per il Coro Diocesano Laetare Sabato 29 dicembre, con il concerto tenutosi presso la Cattedrale di Gerace nell’ambito delle manifestazioni organizzate per l’elevazione della stessa a Basilica minore, si sono concluse le attività del Coro diocesano Laetare diretto dal maestro Natale Femia per l’anno 2018. Sono stati eseguiti i brani Adeste Fidelis; È natu u Signuri; Medley di Natale ; Tante schiere d’angeli; Cantique de Noel; I cieli narrano; Gesù Bambino; Cantique de Jean-Racine; Silent Night; Il Canto di Natale del gatto e del topo; Jingle Bells. Nei giorni precedenti, il 26 dicembre, come ormai da tradizione, il Maestro Natale Femia ha presentato il 28º Concerto di Natale per coro e orchestra presso l’Auditorium – Palazzo della cultura- del Comune di Locri. Molta partecipazione di pubblico e ricco repertorio di canti appropriati per il Natale. Particolarmente applaudite le voci dei solisti Clorinda Bumbaca, Aurelio Caccamo, Nico Ferraro e Andrea Guarneri. Forte apprezzamento delle esecuzioni da tutto il pubblico presente e in modo particolare da Sua Eccellenza il Vescovo Monsignor Francesco Oliva, che non ha lesinato parole di compiacimento e ringraziamento a tutto il coro e in particolare al Maestro Natale Femia, che con la sua sempre più forte abnegazione e disponibilità riesce a estrarre il meglio da ognuno dei cantori e dai professori d’orchestra. Il 20 dicembre – presso il Centro di Aggregazione “Fortunato La Rosa” in Canolo, con la partecipazione del soprano Eleonora Pisano, e Ilaria Sinicropi al pianoforte, il coro diocesano ha presentato il Concerto per coro e pianoforte. Nell’occasione sono emerse le qualità canore del soprano Eleonora Pisano che, avvalorata dalla sua magnifica voce finemente impostata, ha magistralmente proposto brani di F. Cilea – Io son l’umile ancella, di G.Puccini, da Gianni Scicchi – O mio bambino caro, dalla Bohème – Donde lieta uscì, dalla Turandot – Tu che di gel sei cinta di P. Mascagni, dalla Cavalleria rusticana –

Voi lo sapete o mamma, arricchita dalla incantevole esecuzione al pianoforte di Ilaria Sinicropi che con perfezione di tecnica ha trasmesso al pubblico sensazioni piacevolissime all’ascolto. Altro importante evento del Coro Laetare è stato il Raduno delle corali provenienti da tutto il mondo, dal 23 al 25 novembre, presso l’aula Paolo VI in Vaticano alla presenza di Papa Francesco, che al termine ha celebrato la messa animata da migliaia di coristi di ogni nazione intervenuta, magistralmente diretti da Monsignor Marco Frisina. A settembre, nei festeggiamenti in onore della Madonna di Porto Salvo a Siderno, l’evento Musica e preghiera, concerto per Coro polifonico e orchestra d’archi vi è stato il riconoscimento generale delle capacità organizzative e aggregative del maestro Natale Femia, che è riuscito a unire le migliori professionalità sidernesi così da offrire al pubblico delle magistrali esecuzioni per coro e orchestra nella Cattedrale di Siderno attraverso la armoniosa fusione di musica e preghiera. Per ultimo, ma sicuramente non ultimo, piace ricordare il Concerto d’estate 2018, Gran Galà Lirico – La notte delle stelle, che con le musiche scelte dal maestro ha permesso di raggiungere livelli altissimi di gradimento d parte del pubblico. La partecipazione del Tenore Francesco Anile, artista di fama internazionale, e del soprano Caterina Francese, voce unica più che rara, ricca di elevata professionalità e sapiente coloritura delle sfumature, hanno toccato il cuore dei presenti. La serata, sotto l’incantevole scenario delle brillanti stelle di agosto, ha sprigionato nei presenti veri sentimenti di accorata partecipazione. Grazie al Coro Diocesano Laetare, grazie al maestro Natale Femia e grazie a tutti i cantori. Buon nuovo anno a tutti! Renato Gargiulo


La notte più lunga del 2019 ha regalato ai cittadini della Locride un’offerta vastissima. Al classico moderno del veglione offerto dal “Locri on Ice”, re indiscusso anche di questo capodanno, si sono affiancate diverse manifestazioni, veglioni o concerti che ci hanno fatto assistere al tramonto dei veglioni privati, soppiantati anche nel nostro comprensorio da feste di piazza in grado di soddisfare i gusti di tutti.

torna in piazza stive e un’organizzazione che, al netto del fisiologico rodaggio, è risultata davvero invidiabile. Un mese di festeggiamenti che meritano di essere riproposti con l’idea non tanto di fare concorrenza quanto di creare maggiore varietà all’offerta turistica fuori stagione, con ricadute economiche positive per l’intero comprensorio. Che l’idea del veglione di piazza in stile Locri sia destinata a fare scuola, comunque, quest’anno l’ha dimostrato anche Bovalino. Il grande gazebo sorto nella centralissima Piazza Camillo Costanzo grazie all’impegno della locale Pro Loco, gremito di persone in attesa della mezzanotte, ha infatti riprodotto con successo l’atmosfera godereccia della vicina Locri, avendo dalla sua il vantaggio di non rinunciare a quell’intimità che ha permesso a parenti e conoscenti di riunirsi senza prima effettuare una smaniosa ricerca di diversi quarti d’ora. Più tradizionale, invece, il capodanno proposto dall’Amministrazione

Comunale di Bianco che, in collaborazione con la Città Metropolitana di Reggio Calabria, ha allestito un partecipato concerto di Cosimo Papandrea permettendo al numeroso pubblico di iniziare il 2019 ballando al suono della nostra musica tradizionale. Il capodanno più dance della Locride, infine, è certamente stato quello offerto da Caulonia e dal suo Fantasy Floor, un party del nuovo anno che ha fatto scatenare Piazza Bottari a partire dal singolare orario delle 00:27 e fino all’alba del 1º gennaio. Insomma, un bilancio più che positivo per la notte più lunga del 2019, che con la sua variegata offerta in diverse piazze del comprensorio ha dimostrato quando si stia diffondendo anche nel nostro comprensorio la pratica delle feste di piazza in grado di ingenerare indotto turistico, segnando una volta per tutti il tramonto dei veglioni in discoteca o nelle salette private. Jacopo Giuca

MARINA DI GIOIOSA IONICA A 82 anni gira il mondo in bicicletta: venerdì era nella Locride Torna l’appuntamento con la Befana Nerazzurra Nato in Siberia da padre polacco e madre russa, Janus River ha 82 anni, ma non li dimostra affatto. L’ultima volta che ha dormito in un letto vero e proprio è stato il 30 dicembre del 1999. Partì tutt’a un tratto, all’insaputa di tutti. Da 19 anni gira il mondo in bicicletta, macinando sulla sua due ruote vintage la bellezza di 400mila chilometri («come fossi andato sulla luna»). Ha visitato fin qui quasi duecento nazioni, incontrato decine di migliaia di persone. Dorme in sacco a pelo, senza tenda, all’aperto o da chi gli offre ospitalità lì per lì. In tasca non ha mai più di tre euro (sì, 3). Negli ultimi anni ha attraversato in lungo e in largo la Russia, l’Australia, il Sud America. Ora è intento nel suo personale Giro d’Italia: ha cominciato l’anno scorso, questo mese dovrebbe tagliare il traguardo. Ma lui alza già l’asticella: intende arrivare a Pechino nel 2028. In bici, ca va sans dire. Vuole morire libero come ha sempre vissuto. Il più tardi possibile: gli dà manforte il vaticinio di un monaco buddista della Cambogia, che gli disse «Vivrai fino a cent’anni». Vent’anni ancora in sella, qua e là, per il globo. Il cicloviaggiatore più celebre al mondo parla varie lingue e ha fama di Casanova. È decisamente vegetariano. Nei torridi mesi estivi ha pedalato senza requie per le regioni del centro-sud. Ovunque l’hanno accolto legioni di curiosi, gitanti, imprenditori e rappresentanti degli enti locali. E, venerdì è stato nel nostro comprensorio, partendo di buon’ora da Riace per trascorrere il resto della giornata a Roccella Jonica.

Questa sera, domenica 6 gennaio, alle ore 17:00, si svolgerà, presso il Palasport V. Marcellino di Marina di Gioiosa la 12ª edizione della Befana Nerazzurra, dedicata a tutti i bimbi delle Scuole materne di Marina di Gioiosa Ionica. La manifestazione, organizzata dall’Associazione Culturale e ricreativa Inter Club “G. Facchetti”, sarà presentata da Francesco Lombardo e Emanuele Femia e godrà dell’animazione di Nemo’s Group di Roccella Jonica.



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arte&co

Archiviate anche quest’anno le feste natalizie è tempo di bilanci. Ma come abbiamo trascorso il Natale e il Capodanno e che cosa ci lasceranno davvero queste feste, sempre più svuotate del loro originale significato?

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A Natale siamo tutti più… incoerenti Già a fine Novembre appaiono tra le strade principali luci appariscenti che danno il via al lungo periodo natalizio. Ma dietro le frasi dette, ridette e risentite come “A Natale siamo tutti più buoni” o al di là del classico Jingle Bells, cos’è diventato, nel XXI secolo, il Natale? Proverò a capirlo, esaminando le varie situazioni che si vengono a presentare in questo arco di tempo. Primo punto: da Gennaio a Novembre tanti si lamentano della crisi e degli scarsi guadagni, ma stranamente nell’ultima settimana che precede la festa, i negozi sono presi d’assalto perchè la tradizione vuole che sia fatto il regalino. Tuttavia, è il secondo punto ad attirare di più la mia attenzione, ed è quello che vede le persone che non si fanno mai sentire, tanto da pensare che siano ormai estinte, che improvvisamente ricompaiono intasando il telefono con video e foto di “Buon Natale”. Ma il vero limite consiste nell’inviare gli auguri preimpostati a tutta la rubrica, senza scomodarsi di leggere il nome in questione perché, se magari con una persona non si hanno più contatti dal 1980, forse sarebbe meglio saltarlo. Arriviamo al punto più delicato: la visita dei parenti (molti dei quali ritornano in paese dopo la partenza di fine agosto) che, dopo i baci e gli abbracci consueti, riprendono con l’interrogatorio rimasto in sospeso in estate. Ognuno riceverà le domande in base alla propria condizione sociale e privata. Di conseguenza… • Ai single sarà chiesto: ancora niente fidanzato? Fissandoli, con dispiacere, come se fossero privi di qualche arto. • Agli studenti universitari: ma quando ti laurei? Oppure: quante materia hai già dato? • Ai fidanzati: a quando il matrimonio? • Alle coppie sposate: quando arriverà il primo erede? Queste sono le domande più gettonate, fatte attraverso uno sguardo molto attento e scrutatore, tanto da sembrare di trovarsi davanti al tribunale dell’Inquisizione, piuttosto che a un tranquillo pranzo in famiglia. Ora è il momento di parlare della tombola: gioco tradizio-

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nale natalizio che riunisce nonni, zii, cugini intorno a un tavolo per assaporare un’avvincente gara di numeri. Sembra tutto interessante, ma se già al primo numero il parente di turno urla “Ambo”, tutto si trasforma in una costante ripetizione e, quindi, sarebbe opportuno avvisare questi simpaticoni che tali battute non suscitano nessun tipo di ilarità, neanche con tutto lo sforzo di questo mondo. Tipici dolci della tradizione natalizia: il Pandoro e il Panettone, mezzi da usare nelle visite ai vari parenti. In realtà il loro è un triste destino, in quanto rimangono abbandonati in un angolo della cucina oppure riciclati ad altri amici o famigliari (a meno che a qualcuno non venga la brillante idea di farcirli di nutella o gelato, unico caso in cui diventeranno appetitosi). A Capodanno, poi, anche se una persona decide di non ubriacarsi, può divertirsi lo stesso e salutare il nuovo anno in allegria. Inoltre, i fuochi da accendere allo scoccare della mezzanotte non sono più belli come una volta. Questo perché vengono utilizzati per qualsiasi avvenimento: compleanni, battesimi, matrimoni, non suscitando più lo stesso entusiasmo di quando si attendeva il 31 dicembre per ammirarli. Ormai sono diventati qualcosa di ripetitivo e, di conseguenza, noioso. Infine, superate le cene infinite con i parenti e sopravvissuti al Capodanno, giungiamo al 6 gennaio, giorno della Befana, che tutte le feste porta via. Il mio augurio è che si trascini via anche molta incoerenza e ipocrisia, il motto del Natale dovrebbe infatti essere “A Natale siamo tutti più sinceri”, perché i regali sarebbe bello farli col cuore, non per dovere; gli auguri inviarli solo a chi si frequenta o si sente durante l’anno; basta con tutti questi “doveri” e false dimostrazioni di affetto, facciamo quello che veramente sentiamo. Forse così, senza maschere, vivremo il Natale con la sua vera magia e saremo tutti più felici e soddisfatti, anche e soprattutto dopo la fine di queste interminabili feste. Rosalba Topini

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Ariete Potrai contare sul favore di Venere, che porterà una ventata di passione nella tua vita! Sono possibili nuovi incontri e nuovi amori: basta mettere da parte le paure e lanciarsi in nuove sfide senza farsi frenare dal passato. Sabato e domenica fortunati.

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La 1ª fattura del 2019 Dal 1º gennaio scatta l’obbligo di fatturazione elettronica. Il nostro amico Salvatore Calautti ci chiede se la sua sperimentazione delle stesse per come ritratte in foto possa essere considerato a norma di legge…

Toro Venere cambierà domicilio e non sarà più in opposizione! Tutte le liti e le incomprensioni col partner dell’ultimo periodo saranno un ricordo e riuscirai a ricostruire il rapporto su basi più solide. Anche sul lavoro sono in arrivo delle belle novità. Gemelli Una buona e una cattiva notizia questa settimana. Il pianeta Mercurio garantirà ai tuoi progetti, specie lavorativi, di ripartire con più forza e grinta di prima, ma Venere entrerà in opposizione e potrebbero nascere difficoltà nella tua vita di coppia… Cancro Mercurio in opposizione renderà complicato ottenere i risultati che desideri, sia nelle relazioni che nella professionale. Se ti è possibile sistemare una faccenda lasciata in sospeso in ufficio, fallo giovedì e venerdì, con la luna dalla tua parte.

Odore di elezioni Si sente odore di elezioni ed ecco tornare alla ribalta il nostro affezionato Franco Crinò, che discute, come sempre, di prospettive politiche con Letture regionali Alessandro Nicolò, sicuro Mauro D’Acri, consigliere regionale e delecandidato nelle file di gato all’agricoltura, legge con molta attenFratelli d’Italia. zione la “Riviera”, augurando in questo modo un felice anno ai nostri affezionatissimi lettori.

Leone Venere non sarà più sfavorevole al tuo segno e ti aiuterà a risolvere le questioni che sono state oggetto di accese discussioni tra te e il tuo partner. Ma rimanda i confronti dalla giornata di giovedì in poi: lunedì, martedì e mercoledì sarai nervoso. Vergine Venere smette di favorire la tua relazione: tra te il tuo partner potrebbero nascere incomprensioni. Le giornate più pericolose saranno giovedì e venerdì, quando anche la luna sarà opposta e ti sentirai nervoso. Meglio aspettare il fine settimana.

Così vicini, così lontani A Bovalino, durante un convegno, abbiamo fotografato il sindaco Vincenzo Maesano, Eugenio Triveli e Oreste Romeo: tre amici che oggi si ritrovano su posizioni politiche leggermente differenti.

Stili differenti Giorgio Scarfone e Giancarlo Miriello rappresentano il passato e il presente di Stilo, viste le cariche rispettivamente di ex e attuale sindaco di Stilo. Non abbiamo resistito alla tentazioni di fotografare assieme due dei più stimati primi cittadini del paese di Tommaso Campanella.

Scorpione Venere abbandona il tuo segno, ma la tua relazione è così forte che difficilmente potrà risentirne! Buone notizie sul lavoro: da sabato Mercurio agirà in tuo favore e nelle prossime settimane potresti ricevere una chiamata o la risposta che aspettavi. Sagittario Venere entra nel tuo segno promettendoti un periodo di fortuna dal punto di vista sentimentale. Anche sul lavoro potrebbero arrivare delle belle novità, possibili soprattutto nelle giornate di lunedì, martedì e mercoledì. Attenzione a giovedì e venerdì.

Il sindaco netturbino Datasi malati gli LSU dedicati alla raccolta dei rifiuti di Ferrazzuano, il primo cittadino Domenico Silvio Pizzi ha iniziato l’anno rimboccando le maniche per garantire continuità in un servizio indispensabile soprattutto nel periodo delle feste.

Zampogna Robot Un trio di suonatori guidati da Pasquale Rabotti posa per il nostro giornale con le loro antiche zampogne, con cui hanno reso più tipica la tradizionale novena sidernese. Un colombo non fa primavera In un bar di Siderno ha fatto il suo trionfale ingresso un colombo più che mai intenzionato a farsi servire. Visto il freddo di questi giorni mai come questa volta, tuttavia, ci sentiamo di sottolineare che il proverbio ha ragione!

Bilancia Venere torna dalla tua parte! Chi è in coppia vedrà rinascere la passione, mentre i single potrebbero fare incontri fortunati. Attenzione però al fine settimana: tra sabato e domenica qualcosa potrebbe non andare esattamente come lo avevi previsto…

Capricorno Mercurio entrerà nel tuo segno e le prossime settimane saranno particolarmente importanti e significative per il tuo lavoro: potrebbero arrivare conferme, premi e riconoscimenti, oltre a occasioni da prendere al volo. Giornate fortunate: giovedì e venerdì.

Un buon bicchiere di nostrano Pino e Raffaele hanno festeggiato il nuovo anno con un eccezionale bicchiere di vino e, con il sapore della nostra terra ancora in bocca, ci salutano con caloroso affetto.

Acquario Le tue pene d’amore avranno fine! Lunedì, martedì e mercoledì saranno delle giornate super-fortunate grazie alla congiunzione della luna: potresti fare qualche incontro importante o avere una bella occasione sul lavoro. Fortunato anche il fine settimana. Pesci Venere diventerà sfavorevole e potrebbero nascere incomprensioni e tensioni col partner, con cui non sarà facile dialogare… Per fortuna la luna ti soccorre e ti regala giornate serene giovedì e venerdì. Anche sul lavoro potrebbero arrivare buone notizie.




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