Riviera nº 03 del 13/01/2019

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vetrina

Fiumara La Verde

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A tutti i 42 paesi della Locride, il Creatore ha donato un tesoro a cui si aggiungono il clima temperato, la biodiversità più ricca, il vino, il bergamotto, le arti, i mestieri, la gustosa cucina...

Bruzzano Vetere

Capo Bruzzano

Promemoria per il comitato dei sindaci

… e venne il giorno

Locride! della

La bellezza naturale e artistica della Locride farebbe tremare i polsi a chiunque ma i nostri amministratori sono pienamente consapevoli dello scrigno di meraviglie che gli è stato consegnato?

Mar Ionio

Locride vista da Capo Zefirio

Leonida Repaci chiude il suo Quando fu il giorno della Calabria con l’auspicio “Utta a fa juornu c’a notti è fatta!”. Aveva poco prima fatto dire al Creatore che i mali scatenati dal maligno non avrebbero impedito alla Calabria di raggiungere la felicità, solo ci sarebbe voluto più di sudore. Il sudore è una secrezione del corpo sottoposto allo sforzo della fatica. Ricordiamolo. Ma si può sudare anche per l’inerzia, solo che questo è sudore freddo che diventa stillicidio e non produce felicità. Anzi! il sudore freddo può essere provocato da stati di agitazione o indigestione ma può anche essere il sintomo di un infarto del miocardio. A parte qualche caso di sudore da sforzo per la maggiore notiamo tanta sudorazione fredda. Vediamola meglio. Premesso che la Locride non è un’entità politica né amministrativa ma solo geografica, essa copre una superficie di 1366,60 km² e comprende 131.985 abitanti in 42 comuni con una densità media di 103 ab./km². La fascia costiera dell'area è ancora denominata Costa dei gelsomini (o Riviera dei Gelsomini) seppur non se ne senta più la fragranza. Se la sudorazione fredda non è provocata da agitazione, infatti non ne vediamo, potrebbe esserlo da indigestione. Un vecchio adagio recitava u assai è comu u nenti, possedere molto è come non avere nulla! A Stilo la cattolica, e non solo! A Bivongi il Marmarico, e non solo! A Pazzano Santa Maria della Stella, e non solo! A Monasterace il Drago di Kaulon, e non solo! A Camini il monastero di San Leonte, e non solo! A Riace i Santi Medici e Lucano, e non solo! A Stignano villa Caristo, e non solo! A Placanica il tabernacolo del Gagini, e non solo! A Caulonia l’Eremo di Sant’Ilarione, e non solo! A Roccella il Castello e la torre Pizzo Falcone, e non solo! A Grotteria le necropoli arcaiche, greche e romane, e non solo! A Martone la chiesetta rupestre di S. Anania, e non solo! A San Giovanni di Gerace il paradiso del Levadio, e non solo! A Mammola il Salino e monte Scifo, e non solo! A Gioiosa il Naniglio, e non solo! A Marina di Gioiosa la Torre Galea, e non solo! Ad Agnana le terme, e non solo! A Canolo la grotta Zagaria, e non solo! A Siderno i palazzi nobiliari, e non solo! A Gerace la Basilica dell’Assunta, e non solo! A Locri la Persefone (sic!), e non solo! Ad Antonimina le Terme, e non solo! A Ciminà il cumino e le cascate Caccamelle, e non solo! A Portigliola il teatro greco-romano, e non solo! A S. Ilario il Castello di Condojanni, e non solo! Ad Ardore la Madonna della Grotta, e non solo! A Bovalino la Mocta Bubalina, e non solo! A Platì l’eremo di San Nicola dei Prati, e non solo! A Careri l’antica Pandora, e non solo! A Benestare l’Ariaporu, e non solo! A San Luca Polsi e Pietra Cappa, e non solo! A Casignana la Villa Romana, e non solo! A Sant’Agata il palazzo Borgia, e non solo! A Caraffa Santa Maria degli Angeli al Pizzo, e non solo! A Samo il borgo di Precacore, e non solo! A Bianco lo Zoparto e la scogliera, e non solo! Ad Africo le Palmarello, e non solo! A Ferruzzano il bosco di Rudina, e non solo! A Bruzzano Rocca Armenia, e non solo! A Staiti S. Maria dei Tridetti, e non solo! A Brancaleone Capistrello e la Caretta caretta, e non solo! A Palizzi la Madonna dell’Alica, e non solo! A tutti i 42 paesi il clima temperato, la biodiversità più ricca, il vino, il bergamotto, le arti, i mestieri, la gustosa cucina. Tutti elementi che fanno tremare i polsi ma ai nostri amministratori fanno al massimo tremare le gambe. A quando un progetto per la Locride? Un progetto di felicità comune che ci faccia sudare caldo ma riuscire! Arturo Rocca

Capo Zefirio


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attualità www.larivieraonline.com

Cosa rimane del cuore della Locride?

Ci ha molto colpito il post comparso alcuni giorni fa sulla bacheca Facebook di una nostra lettrice (M.S.), che racconta un caso di ordinaria follia avvenuto sulla tratta locridea della ferrovia ionica. Riportiamo integralmente il testo: “Ogni mattina viaggio sul solito treno e ogni mattina si ripresentano le solite scene di controllori che combattono con persone italiane e straniere per il pagamento dei biglietti… ma oggi la scena è diversa: una ragazza africana cerca di salire e il controllore la spinge… lei è incinta… urla e inizia a piangere, ha il biglietto in mano, ma lui continua a non volerla farla salire in treno… e anche dopo, davanti ai miei occhi,

mentre lei piange per un calcio in pancia ricevuto, il controllore continua a spingerla e ad alzare la voce… Cosa ne è rimasto del cuore della mia splendida terra? È una nazione esasperata, l’Italia… un Paese stanco… il risultato di accordi politici da brivido… la grande “illusione” mediatica sta producendo effetti! Complimenti a tutti noi…” Sentiamo di dover fare nostro il sentimento di disperazione di questa ragazza, che giustamente si domanda cosa sia rimasto del sentimento di accoglienza di una terra che, al netto delle difficoltà, era stata fino ad oggi in grado di distinguersi per la sua instancabile umanità.

“Non abbiamo fatto nessuna polemica, tantomeno stupida” Bebo Alvaro risponde all’articolo di Rosario Vladimir Condarcuri dal titolo “Caro Bebo, non perderti in stupide polemiche”, apparso a pagina 3 di “Riviera” nº 2/2019 del 6 Gennaio scorso.

Carissimo Rosario, ti conoscevo come un editore molto attento alle vicende locali, ma mai avrei potuto immaginare che ti interessassi in maniera così approfondita anche ai post che privati cittadini come me si limitano a condividere sui social network, traendo da questo addirittura spunto per un lungo articolo sulla prestigiosa rivista con la quale collabori. Naturalmente, visto che hai deciso di “tirarmi in ballo” (come si suol dire in gergo giornalistico) sono costretto a risponderTi, pur sentendomi onorato di tanta attenzione che ritengo di non meritare, anche in considerazione del fatto che, pur non trattandosi del primo post che ho condiviso sui social anche su questioni di rilevanza locale, è la prima volta che suscito il Tuo interesse. Spero che tale interessamento nulla abbia a che fare con le voci di una mia possibile candidatura alla guida di uno schieramento politico che si contrapporrà a quello attualmente al governo del paese nel quale risiedo, né ad altre dinamiche che non voglio neppure prendere in considerazione. Conoscendoti mi sento sicuramente di escluderlo, ma ne converrai che le coincidenze temporali appaiono ai più quanto meno sospette. Sai la stima che ho sempre nutrito e che nutro nei tuoi confronti, ma questa volta devo, purtroppo, dirti che hai preso fischi per fiaschi e tutto ciò mi ha lasciato molto perplesso, perché ritengo che non sia il TUO stile. Ma veniamo ai fatti. Per quanto riguarda l’articolo relativo all’utilizzo dell’ex Chiesa Matrice del Complesso Monumentale Carafa tengo a precisarti che Roccella Futura, associazione di cui mi onoro di essere il Presidente, non ha fatto nessuna polemica, tantomeno stupida. Tanto è vero che gli altri media che si sono occupati della vicenda hanno scritto “… la puntualizzazione di Roccella Futura…” Se tu avessi letto attentamente il manifesto ti saresti accorto che Roccella Futura si è soltanto limitata a esprimere una sua legittima (e secondo me giusta) opinione, e cioè che i giovani si debbano divertire, ma

che non è quella la “location” adatta da adibire a feste da discoteca con musica ad alto volume e quant’altro. Una chiesa da poco restaurata, bene artistico e architettonico, di immenso valore storico-culturale, secondo la nostra opinione, non può essere adibita a tutto questo. Si tratta, molto semplicemente, di un uso improprio, per non dire altro. OPINIONE che può essere discutibile, ma sicuramente non polemica e, ripeto, tutt’altro che stupida. A scanso di equivoci riporto il testo integrale del comunicato stampa di Roccella Futura, anche al fine di consentirti una più attenta e serena lettura. “Dal gran ballo del principe Carafa a John Travolta La sera di Natale l’ex Chiesa Matrice del complesso monumentale Carafa, bene storico, artistico e architettonico restaurato di recente, patrimonio dei roccellesi e dell’intero comprensorio locrideo, è stato location di una festa da discoteca in cui hanno trovato svago centinaia di giovani. È comprensibile e auspicabile che ai giovani sia data la possibilità di divertirsi e aggregarsi, ma non si comprende il motivo per cui la scelta del luogo da adibire a discoteca sia caduta sull’ex Chiesa Matrice, struttura destinata a manifestazioni di ben altro tenore e natura. Per quanto successo, ricordando anche l’analogo episodio verificatosi la scorsa estate nel piazzale antistante il Palazzo Carafa, e unendosi al coro di proteste levatosi tra la popolazione residente, l’Associazione “Roccella Futura” esprime profondo disappunto e ferma condanna per l’uso improprio e oltraggioso del suddetto bene monumentale, augurandosi che non abbiano a ripetersi episodi simili”. Non capisco dove si possa riscontrare polemica stupida! O forse non hai letto… bene? Ma veniamo al post che ho semplicemente condiviso su Facebook, in cui si dice: “Mai più eventi di questo genere in un luogo una volta sacro, il cui pavimento conserva ancora le tombe dei sacerdoti, di membri delle passate confraternite e di personaggi che hanno fatto la storia di Roccella.

MAI PIÙ!!!! Facciamo in modo che questo spazio sia un posto di cultura per convegni, presentazione di libri e concerti di elevato spessore”. Vedo che non hai riportato l’autore del post ma solo chi si è limitato a condividerlo (cioè il sottoscritto). Disattenzione su disattenzione, dunque… o semplicemente carenza di completa informazione, o magari informazione parziale, chiamala come vuoi. Ebbene, per completezza di informazione e per il rispetto che credo sia dovuto ai lettori della Tua rivista, va detto che l’autore di quel post è la “Associazione Culturale Roccella com’era” che rappresenta un fiore all’occhiello della nostra cittadina e di cui fanno parte seri professionisti di assoluto valore che da anni, fra le varie e prestigiose iniziative che hanno portato avanti con successo, studiano anche la storia del “Castello Carafa”. Ma soprattutto, ai fini che interessano, la suddetta associazione nulla ha a che fare con il mio gruppo politico che, invece, prende il nome di Roccella Futura. Anche per tali ragioni non capisco dove si possa riscontrare polemica stupida (ed eventualmente da parte di chi… e per cosa? Per aver condiviso un post (volendo ovviamente augurarmi che gli obiettivi non siano diversi)? Concludo con due brevi puntualizzazioni su quello che scrivi: 1) Non era mia intenzione candidarmi a Sindaco della Città, ma c’è tanta gente che me lo chiede. 2) Stupido è il pensiero di chi ipotizza che una coalizione che intende partecipare alle elezioni amministrative non abbia un programma, anzi… ridicolo. Sia il programma che il relativo progetto politico ci sono e sono molto ambiziosi e, a mio avviso, di altissimo livello, e saranno presentati nei tempi e nei modi dovuti. Questo è il mio e il nostro pensiero se vuoi, certamente, sempre opinabile. Non ti rubo altro tempo visto che sia tu che io abbiamo cose molto più importanti di cui occuparci. Ti saluto con la stima di sempre Gabriele Alvaro

LA RISPOSTA Caro Bebo, mi vedo costretto a tornare a scriverti, sarò sintetico. Chi mi ha insegnato questo lavoro mi ha insegnato che la notizia si basa su un fatto, il fatto di cui ho parlato è abbastanza evidente, c’è stata una festa al castello di Roccella, la stessa è stata fatta lo scorso anno a Siderno a Palazzo de Moja che è tra i palazzi più antichi di Siderno Superiore, l’opposizione sempre attenta non ha scritto niente, come niente è stato scritto sulle feste che fanno in tutto il mondo nei luoghi storici, solo a Roccella ho notato questa reazione. Punto. Su questo ho scritto senza essere offensivo. Con lo stesso spirito con cui scrissi a Certomà sulla stranezza della

Bandiera Blu a scavalco, e come ho evidenziato delle lacune nell’organizzazione del Festival Jazz in conferenza stampa a Vittorio Zito questa estate. Solo per ricordare gli articoli più recenti. La differenza che in questi casi come in precedenza, non sono stato offeso, ed è stato accettato il mio punto di vista. Il giornalista deve partire da un fatto per aprire la visuale, cercando di far vedere l’altra faccia da medaglia, cercando di svolgere il ruolo democratico dell’informazione. Aprendo confronti per migliorare, per crescere. Mi dispiace constatare che tu mi rispondi con frasi non vere, scrivi un articolo lungo mentre su trattava di una breve di 2000 battute, con allusioni che non ti si addicono e

con una serie di precisazioni che non portano alla discussione. Sarò anche stupido e ridicolo, ma faccio politica da quando ero ragazzino. Il programma di chi si candida a sindaco deve essere presente in tutte le azioni, anche nei manifesti. Ti ripeto comunque che l’articolo era breve, era una considerazione su un fatto, che ti ho già ripetuto, posso anche avere torto, e se ti ritieni offeso posso anche chiederti scusa, ma ti voglio confortare: il mio era solo un atto di stima e un’apertura al dialogo. Mi dispiace che tu non lo abbia colto in questo senso, ci vediamo alla prossima. Saluti cari. Rosario Vladimir Condarcuri

Vincenzo Boccia martedì a Reggio

Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, sarà a Reggio Calabria martedì per concludere l'assemblea pubblica di Unindustria Calabria. Il ritorno nella Città Metropolitana di Reggio del numero uno di Viale dell'Astronomia conferma la vicinanza di Vincenzo Boccia alla Calabria e la sua sensibilità verso i temi della crescita e dello sviluppo di territori come il nostro, che necessitano di adeguata programmazione per poter tornare a essere competitivi in tutti i campi del settore economico-finanziario.

La Reggina si salva… in calcio

La mattina del 10 gennaio è stato sottoscritto il passaggio di proprietà del 97,1% delle quote della Urbs Reggina 1914 Srl. Luca Gallo ha così rilevato l’86,66% mentre il 10,44% è stato acquisito da De Caridi e Simonetta. La felice conclusione della trattativa fa uscire dal baratro la squadra di calcio della Città Metropolitana, così incerta sul proprio futuro da temere, fino a Natale, di non riuscire nemmeno a terminare il campionato. Nonostante si sappia invece quanto la sfida sia complicata, l’obiettivo dichiarato, adesso, torna ad essere la Serie A!

Un po’ di Calabria calcherà il palco

È ormai ufficiale la co-conduzione della 69ª edizione del Festival di Sanremo da parte di Claudio Bisio e Virginia Raffaele, che affiancheranno il direttore artistico Claudio Baglioni sul palcoscenico dell’Ariston. La Raffaele, nota imitatrice romana, è nata da madre di famiglia circense e padre calabrese, che lasciò la nativa Soriano ancora piccolo per stabilirsi nella Capitale con la famiglia. Ecco spiegata la felicità del sindaco di Soriano, Francesco Bartone, che ha dichiarato di essere pronto ad omaggiare la showgirl con un mostacciolo sorianese a


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R Soddisfazione del GAL “Terre Locridee” per la visita di alcuni operatori turistici giapponesi Due giornate importanti per lo sviluppo economico della Locride quelle vissute dal GAL “Terre Locridee” che in sinergia con il CNA, l’agenzia Italy Wonderland e Passione Sud ha organizzato un Educational Tour per far conoscere ad alcuni operatori turistici Giapponesi la nostra terra. In questi due giorni, grazie alla sinergia che si è venuta a creare, è stato possibile far conoscere le bellezze della Locride a un gruppo di operatori che da anni favoriscono il flusso di turisti dal Giappone verso la Valle D’Aosta. Il GAL ha ospitato questo gruppo di tecnici che hanno studiato in loco un tour che potrebbe soddisfare le esigenze della loro clientela. L’itinerario ha visto come prima meta Gerace: martedì gli operatori turistici hanno potuto ammirare la bellezza dell’antico borgo, accompagnati da alcune guide del posto e dall’assessore Carmelo Femia. Dopo la visita della cattedrale e della chiesa di San Francesco e una piacevole passeggiata tra le viuzze del paese, gli ospiti hanno potuto degustare le tipicità del territorio. Mercoledì ci si è spostati, invece, nell’area dello Stilaro, accompagnati da Giorgio Metastasio e da Danilo Franco; qui si è svolta la visita di Stilo, in particolare della Cattolica e di Monte Stella, santuario tra i più suggestivi di tutto il sud Italia. Si è anche pensato di far apprezzare maggiormente il territorio con un tour aereo “i borghi, le montagne e il mare” realizzato da Mario Vasile. Nel pomeriggio gli ospiti giapponesi hanno visitato il castello di Roccella Jonica, accompagnati dal vice sindaco Vittorio Zito, e poi si sono dedicati alla conoscenza delle più importanti strutture alberghiere, guidati dal presidente della Jonica Holidays Maurizio Baggetta. Gli operatori giapponesi sono rimasti molto colpiti dalle bellezze della nostra riviera e anche dall’elevato standard delle strutture ricettive. Salvatore Addario, calabrese di origini ma da anni residente in Valle d’Aosta, vicepresidente nazionale del CNA, si è congratulato per l’organizzazione e per l’ospitalità, caratteristica innata dei calabresi. Molto soddisfatti anche Marilena Spagnolo e Takeshi Sugiyama, membri del gruppo tecnico e soci della Italy Wonderland. Il presidente del GAL Francesco Macrì alla fine di questa esperienza ha espresso la sua soddisfazione: “Solo attraverso queste azioni si può iniziare un cammino fatto di programmazione e progettazione che porti sviluppo del territorio e ritorni economici che possano dare linfa e prospettiva alla Riviera dei Gelsomini”.

l’opinione www.larivieraonline.com

“Un sogno sognato da soli è solo un sogno, un sogno sognato assieme è una realtà” John Lennon

CRONACA DELLA VISITA NELLA LOCRIDE DI TOUR OPERATOR GIAPPONESI

Se i calabresi perdessero la parola la Calabria sarebbe meglio della Florida

I turisti che vengono in Calabria vogliono sorrisi, non lacrime ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI i dice che andare in bici, una volta imparato, non si scorda mai. Per la cronaca, ho letto sulla prestigiosa rivista scientifica Nature che questa credenza popolare è stata confermata da uno studio di neurobiologia. Questa premessa mi serviva per introdurre l’esperienza che ho vissuto questa settimana. Infatti, dopo molti anni, sono tornato ad accompagnare dei turisti, o meglio degli ospiti, a visitare la mia bella terra. Ho avuto la fortuna di poter scegliere la scuola da frequentare, così, mentre quasi tutti i miei amici si sono divisi tra Liceo Classico e Scientifico, io ho frequentato l’istituto tecnico per il turismo ai tempi del grande preside Carmelo Filocamo e della mitica professoressa di geografia Carolina Scordino. Nel mio percorso formativo anomalo, quella scuola mi ha dato molto sotto tutti i punti di vista, ma una delle cose che più mi piacevano era proprio fare la guida turistica. Spiegare la bellezza dei nostri posti, le gesta legate ai monumenti, la storia millenaria della Locride. Che bello che è stato. Poi, negli anni dell’università, ho continuato a fare questo lavoro che mi dava soddisfazioni sia professionali che economiche, perché mi ha permesso di avere sempre una certa indipendenza. Sono stati anni bellissimi, le estati della mia maturità sono legate anche a immagini splendide di queste escursioni. Poi la vita mi ha portato verso una passione più forte, quella della carta stampata, dell’informazione e della comunicazione. Ma anche il turismo è stata una vera passione, passione che nei giorni scorsi ha trovato una nuova occasione per rivivere. Infatti, la settimana scorsa sono stato contattato per contribuire alla realizzazione di un giro turistico che si stava organizzando in Calabria per dei tour operator del Giappone. Così, dopo un lavoro di preparazione, martedì abbiamo ricevuto questo gruppo di ospiti e siamo partiti alla (ri)scoperta della nostra terra. Non vi parlo qui del programma e di quello che abbiamo visitato (lo potete leggere nel comunicato del GAL “Terre Locridee” pubblicato a lato) ma dell'orgoglio di vedere negli occhi freschi di chi non ci conosce lo stupore alla vista di queste bellezze. Voglio parlarvi delle sensazioni che prova chi vede per la prima volta la Locride. Il tour è durato solo due giorni, ma sono stati due giorni intensi vissuti con professionisti del settore, con un elevato tasso di conoscenza della materia e un'evidente conoscenza di molte parti del mondo, per cui aumenta ulteriormente il valore della soddisfazione e del piacere nel vederli apprezzare la nostra terra. Ho sentito gli occhi lucidi nella grotta di Monte Stella, lo stupore generato dalla vista che da

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Gerace domina tutta la costa, la curiosità nel vedere gli strati degli affreschi della Cattolica di Stilo e la maestosità del castello di Roccella, la varietà delle dominazioni e delle culture che abbiamo avuto. Anche a me, dopo anni che non facevo questi tour, ha colpito la professionalità delle strutture alberghiere, la qualità dei servizi offerti e l’educazione nell’accompagnare i turisti alla scoperta della loro offerta. Oltre questo, tuttavia, ho scoperto anche alcuni limiti che mi hanno fatto comprendere meglio perché questa nostra terra non è mai diventata una vera meta turistica per come dovrebbe, visto che ha tutte le carte in regola per esserlo. La cosa che più mi ha colpito è proprio la mancanza di una mentalità del turismo: l’ospitalità è insita nel nostro DNA, non esiste popolazione più ospitale, la nostra gente è pronta a dare tutto all’ospite, ma la mentalità turistica è altra cosa. La mentalità turistica prevede delle azioni precise, prevede l’assenza totale di lamentela, cosa che invece hanno dovuto sorbirsi questi poveri giapponesi, prevede l’orgoglio della propria storia, il valore dell’identità e soprattutto un’autostima che fa sì che chi viene possa pensare di non essere il salvatore della patria. Forse, come altre volte, giungo alla stessa conclu-

sione: il male della Calabria sono i calabresi. Più passa il tempo, più faccio esperienza e più mi rendo conto che serve purtroppo qualcosa per ovviare a questo problema. Mi viene da dire che, probabilmente, se il 50% dei calabresi fossero senza la parola forse la Calabria sarebbe più visitata della Florida, che in fondo è molto simile a noi ma senza la nostra storia. Ripeto per me stesso che la nostra regione ha il numero maggiore di disoccupati ed è in fondo a tutte le classifiche di sviluppo e di qualità della vita, per cui fa veramente rabbia pensare che cosa si poteva realizzare e invece non è stato fatto. Chi incontra persone che visitano il territorio non deve porre problemi che non interessano, loro vogliono conoscere la nostra storia, la nostra archeologia, non esiste che chi incontra un turista si metta a spiegare che serve la legalità, oppure che la Regione Calabria è lenta nelle pratiche, siamo fuori dal mondo, il turista vuole sorrisi e non lacrime. Mentre finisco di scrivere penso a una frase di John Lennon: “Un sogno sognato da soli è solo un sogno, un sogno sognato assieme è una realtà”. La prendo in prestito come invito a tutti i Calabresi.


LETTERA A SAVERIO COTTICELLI Si è insediato martedì a

Catanzaro il neo commissario ad acta per la sanità in Calabria, Saverio Cotticelli, che subentra nell'incarico a Massimo Scura. Il primo incontro che ha avuto è stato col procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri.

La notte dei generali

“Signor Generale, all’atto della nomina Lei ha sbagliato strada e invece di andare verso un ospedale si è diretto verso gli uffici della DDA. Anzi, e per dirla proprio tutta, ha reso omaggio a chi sembrerebbe abbia il bastone vero del comando”.

ILARIO AMMENDOLIA Generale emerito, Lei è il nuovo commissario per la sanità in Calabria e ha subito detto di non conoscere la nostra Terra. Le diciamo subito che in Calabria i segni parlano come forse in nessun altro posto di Europa e quando un generale dei carabinieri in pensione viene nominato commissario di “Calabria verde” o alla “Sanità” è un segno inequivocabile di crisi profonda della democrazia. Al di là della Sua persona (che rispettiamo) il commissariamento costituisce una patente di incapacità e di immaturità democratica che viene consegnata al popolo calabrese e sarebbe anche uno schiaffo per tutti gli “Eletti”, qualora ci fosse ancora uno straccio di “classe dirigente”. Con questa premessa, Le chiedo perdono per l’ardire e mi permetto di domandarle, nella maniera più umile e rispettosa possibile: quali sono le competenze del procuratore della DDA di Catanzaro in materia di sanità? Nessuna! E, infatti, Ella, dopo l’incontro con il dottor Gratteri, ha sentito il bisogno di dichiarare: “…da vecchio carabiniere ho avuto sempre un interlocutore solo: la legge e la magistratura!” Nulla da obbiettare se fosse stata una visita discreta e privata, altra cosa quando Ella sente il bisogno di dichiarare “quella di Gratteri è la prima stanza in cui sono entrato”! Ci perdoni, Signor generale, ma in procura non si va per denunciare reati? Lei aveva reati da denunciare all’atto dell’insediamento? Era a conoscenza di possibili attentati contro la Sua persona oppure di qualche trama delle cosche per continuare a tenere sotto scacco la sanità calabrese? Ritengo di no! In questo caso la Sua “visita” diventa un “segno” e potrebbe esser stata quantomeno inopportuna e Lei avrebbe perso tempo e chi l’ha ricevuta ancor più di Lei! A meno che Ella non abbia voluto caricare di un significato altamente simbolico la sua visita: Lei ha reso

omaggio alla “LEGGE”! All’atto della nomina, Lei ha sbagliato strada e invece di andare verso un ospedale o una postazione di 118 si è diretto verso gli uffici della DDA. Anzi, e per dirla proprio tutta, ha reso omaggio a chi sembrerebbe abbia il bastone vero del comando. E se i “segni” parlano non comanda la Legge! Se così fosse mi sento precipitare nell’incubo di Kafka e si staglia ai miei occhi il tetro edificio dei guardiani e custodi della legge che stritolano l’inerme cittadino. Non ho dubbi di sorta: la “legge” in Calabria langue (ed è umiliata) dove più si soffre e si muore, iniziando dagli ospedali che sono l’immagine funesta della sgangherata sanità calabrese. Ed è proprio per questo che Ella avrebbe dovuto rendere il Suo primo omaggio al cittadino inerme che si trova in una corsia di ospedale, che gira invano in un’ambulanza mentre la vita se ne va; oppure ai tanti emarginati che - prendendo i soldi a prestito - intraprendono i costosi viaggi della speranza. Costoro incarnano la LEGGE meglio di chiunque altro! Una “legge” ferita e che chiede di essere liberata dalle catene che la tengono prigioniera. In Calabria siamo nella “notte dei generali” dei prefetti, dei commissari, dei pubblici ministeri, e di un diffuso ceto di politicanti di accatto, che con gli alti burocrati vivono il loro “Gran giorno” mentre questo popolo di “coglioni” e “criminali” a cui faccio parte a pieno titolo non conta più niente. Lei non è l’eccezione ma la regola, Signor Generale, perché la Calabria ha abbandonato da tempo la Repubblica italiana per approdare all’Iran degli ayatollah. Tranquillo Signor Generale, nessuno avrà niente da obiettare. Tutti coloro che ha incontrato e incontrerà non avranno assolutamente nulla da ridire circa le sue priorità e solo qualche vecchio matto continuerà a ritenere e a vaneggiare pensando che il “popolo” sia il supremo custode delle leggi e che la rischiosa lotta per la Libertà e per il sostanziale rispetto della Costituzione rappresenti un dovere per ogni cittadino.


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copertina

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Solo il presidente della SVIMEZ, Adriano Giannola, sembra essersi reso conto che le ultime mosse del Governo stanno per far precipitare il nostro Paese giù da un baratro dal quale sarà impossibile risalire. All’origine del problema la legge sull’autonomia delle regioni del nord, una pretesa leghista che il Movimento 5 Stelle sta avallando senza rendersi conto che la salvezza della coalizione giallo verde potrebbe significare la morte definitiva del sud.

Legge sulle autonomie: buona apocalisse a tutti!

“T JACOPO GIUCA

Con la legge sulle autonomie che Lega e 5 Stelle vogliono far passare entro il 15 febbraio le regioni già dimenticate del sud sarebbero ridotte a vivere alla giornata, tanto più che le sicuramente più concorrenziali proposte settentrionali finirebbero con il dirottare qualunque investimento proprio verso la Pianura Padana, abbandonandoci dunque al nostro tragico destino.

ra reddito di cittadinanza e decreto sicurezza, in queste prime settimane del 2019 sta inquietantemente passando sotto silenzio il decreto sulle autonomie che, stando alle dichiarazioni del governo, dovrebbe essere approvato da qui al prossimo mese. Infatti, escluso il nostro Ilario Ammendolia, che aveva lanciato l’allarme già un anno e mezzo fa, ne ha fatto un rapido accenno sul numero della scorsa settimana il nostro Federico Lago e, su “il Quotidiano del Sud”, Filippo Veltri, ma praticamente nessun altro, soprattutto al meridione, ritiene l’argomento di importanza capitale. A discutere con sempre più preoccupata insistenza della questione sulle pagine dei quotidiani nazionali di ogni ordine e grado, invece, è Adriano Giannola, Presidente dell’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, che ha affermato senza mezzi termini che la coalizione giallo verde sta operando per trasformare il sud in un vero e proprio inferno. Il perché di tanta preoccupazione Giannola lo ha spiegato diffusamente su “Il Mattino”, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e “la Repubblica”, dove si è reso autore di un breve trattato ed è stato protagonista di due differenti interviste attraverso le quali viene delineato un quadro davvero desolante delle possibili conseguenze delle aspirazioni autonomiste delle regioni del nord. Ma procediamo con ordine: che uno degli obiettivi principe della Lega (che, pur avendola cancellata dal logo, la parola “Nord” continua ad avercela marchiata a fuoco in fronte) fosse assicurare un maggiore potere economico al settentrione è un dato pacifico. Meno pacifico sarebbe dovuto essere il fatto che delle aspirazioni autonomiste del nord Italia, e della pretesa che “lo Stato restituisca i miliardi versati da noi veneti” che ha dato il la ai secessionisti, diventasse portavoce il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, self made man di chiara origine napoletana e primus inter pares grazie ai voti di un elettorato meridionale abbacinato dall’assistenzialismo made in 5 Stelle. Eppure è stato proprio Di Maio, all’inizio dello scorso dicembre, ad

affermare di pretendere l’autonomia del Veneto (e delle altre regioni che ne faranno richiesta) senza se senza ma. Forse il vicepremier grillino è preoccupato di vedersi sfilare la poltrona da sotto il culo qualora la Lega, sedotta e abbandonata, decidesse di voltare le spalle ai compagni di merende che occupano il Parlamento facendo così cadere la claudicante coalizione del cambiamento; sicuramente Di Maio non ha compreso che cosa comporti la siglatura di un contratto di governo che pretenderebbe di rendere il Nord Italia degli Stati Uniti in miniatura, quando, al massimo, potrebbero aspirare a diventare una sbiadita replica del Senegambia… ma senza “negri”, s’intende! Fatto sta che la scadenza del 15 febbraio si avvicina ad ampie falcate e, come ammonisce Giannola, qualora la proposta sulle autonomie dovesse passare, ci troveremmo dinanzi a uno Stato che va a due velocità tremendamente differenti a causa di una legge anticostituzionale. Eh già, perché quella carta tanto spesso vilipesa da cittadini e politica, imporrebbe che almeno i servizi di base (scuola, sanità e mobilità), in Italia, siano garantiti con lo stesso standard su tutto il territorio nazionale. Ma siccome la singolare dislessia che colpisce tutti i frequentatori di Palazzo Chigi tende a far leggere “Rotoloni Regina” al posto di “Costituzione della Repubblica Italiana”, questo basilare principio hobbesiano non solo non viene applicato oggi, ma lo si vuole ufficialmente disattendere garantendo di potersi istruire, curare e muovere, solo a chi ha soldi da buttare. La norma che il governo è intenzionato a varare permetterebbe infatti alle nuove regioni autonome (attualmente in lista d’attesa per il privilegio ci sono Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) di farsi restituire dallo Stato in comode rate mensili quella quota di tasse dirottata sul finanziamento dei servizi per territori altri e, soprattutto, di autofinanziarsi i servizi di cui sopra con fondi che rimangono nei confini regionali. Siccome nessun presidente di regione è abbastanza pazzo da essere convinto di poter fare tutto in totale autonomia, viene concessa la possibilità a due o più territori limitrofi di “confederarsi” e di promulgare delle leggi valide sull’area di competenza (ogni riferimento alla flat tax è puramente voluto) per realizzare un circolo virtuoso che garantisca ai residenti delle nuove Regioni-Stato di avere a propria disposizione i migliori servizi sul

mercato. I lungimiranti veneratori del dio Po, inoltre, hanno dimostrato immensa magnanimità nello studiare un sistema di sussidio alle regioni che, in difficoltà, dovessero rivolgersi loro per chiedere un supporto economico, permettendo ai ricchi cugini settentrionali di elargire ai bisognosi somme a tassi di interesse concordati a seconda delle necessità (quindi tranquilli: l’assistenzialismo continuerà a essere garantito e, per farci sentire ancora di più a casa, comodi tassi da usura ci convinceranno di aver a anche fare con la criminalità organizzata nostrana!). Così facendo, le regioni già dimenticate del sud sarebbero ridotte a vivere alla giornata, tanto più che le sicuramente più concorrenziali proposte settentrionali finirebbero con il dirottare qualunque investimento proprio verso la Pianura Padana, abbandonandoci dunque al nostro tragico destino. Ciò di cui la legge sulle autonomie non ha tenuto di conto, tuttavia, è che il debito pubblico che lo Stato sta pagando nei confronti dell’Europa è stato generato per ben più di tre quarti proprio dalle regioni che oggi pretendono l’autonomia e che un eventuale passaggio della proposta, come sottolineato a più riprese da Giannola, porterebbe a due scenari: un debito pubblico Statale che, senza le risorse del nord, finirebbe con lo schizzare alle stelle facendoci diventare una volta per tutte un Paese da terzo mondo (robe che la crisi socioeconomica greca, a confronto, è stata una placida nuotata in uno stagno a metà agosto), oppure (lo scenario Senegambia poco prima accennato), mosse da un improbabile senso di responsabilità, le regioni del nord si accollerebbero la parte del debito che devono sanare in prima persona, rendendosi ben presto conto di quanto la cosa non sia semplice e finendo così con il fare un rapido passo del gambero che, di punto in bianco, ci stiperebbe tutti sulla stessa barca ferma in mezzo al Mediterraneo che nessuno vuole venire a rimorchiare. E la cosa più agghiacciante è che non solo non si stanno rendendo conto di tutto questo i leghisti e il Movimento 5 Stelle, ma è che noi cittadini siamo talmente tanto analfabeti funzionali e manipolati dalle dirette Facebook di quattro capre, da stare per affrontare l’apocalisse con il sorriso sulle labbra e pieni di fiducia nei confronti di chi ce la sta scagliando addosso.


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Pigreco

la combinazione “creativa” infinita In pochi sanno che il “pigreco” sia un numero infinito e che in esso si trovino tutte le combinazioni di numeri possibili. Nel pigreco sono contenute infinite combinazioni di numeri che, se tradotte mediante il codice ASCII, generano infinite combinazioni di lettere. Se nel pigreco ci sono infinite combinazioni di lettere, vuol dire che il pigreco contiene ogni messaggio mai scritto, ogni pensiero a cui mai abbiamo pensato. Con l’ambizione di scovare e trasmettere messaggi inimmaginabili e imprevedibili nasce la PIGRECO Communication, un’agenzia di comunicazione, ma anche uno studio grafico che mira a promuovere il business e i servizi/prodotti di un’azienda. Ogni azienda ha, infatti, bisogno di un referente specializzato in comunicazione che la supporti passo passo nella costruzione di un’identità ben definita nel mercato di riferimento. La sfida delle attività commerciali non riguarda, infatti, solo la pubbli-

cità di ciò che viene venduto, ma la comunicazione dei valori, del modo di lavorare e degli obiettivi che l’impresa persegue. Si tratta di creare un vero e proprio rapporto di fiducia con i consumatori e quindi ci vogliono esperti in grado di fornire una consulenza in questo ambito. Il successo delle aziende sul mercato dipende proprio dalla competenza di chi si occupa della comunicazione. La PIGRECO, dal 2010 a oggi ha reso popolari le attività di centinaia di clienti, diffondendo il loro brand e, attraverso una serie di azioni, incrementando le loro vendite. È da sempre la concessionaria pubblicitaria del settimanale free press “Riviera" e vende spazi pubblicitari di diverse testate regionali ed emittenti locali. Noi, un po' famiglia, un po' bottega, siamo un laboratorio di teste capaci di affrontare la comunicazione su tutti i fronti. Ognuna con la sua

vocazione e le sue esperienze, ognuna con il suo preciso punto di vista e le sue soluzioni da mettere sul banco di ogni nostro progetto. Alla testa dell'azienda Paola D'Orsa, cuore pulsante della stessa: la sua comprovata esperienza nel settore moda e spettacolo unita alla profonda passione per le diverse forme artistiche legate all’immagine è un mix esplosivo di creatività. All’interno della PIGRECO coordina l'intero team e definisce le linee guida per tutto ciò che riguarda l’anima visuale e concettuale della comunicazione, regalando suggestioni sempre nuove a ogni progetto. Al suo fianco Eugenio Fimognari che coordina la pianificazione dei progetti dell’agenzia, definendo strategie di promozione dedicate ai clienti con un occhio sempre attento alla ricerca di nuovi potentials da aggiungere al portfolio dell’agenzia. Spalla destra di entrambi Francesca Bono, cresciuta all'interno dell'azienda apprendendo di giorno in giorno tutti i segreti della grafica, animata dalla sua costante voglia di scoprire e apprendere tutto ciò che non è convenzionale. Il team si avvale anche di un'ampia rosa di freelance che ogni giorno contribuisce alla nascita di idee, forme che, abbinate alla giusta dose di creatività, fanno sì che dalla PIGRECO vengano sfornati solo progetti pubblicitari di alto livello. I nostri servizi abbracciano ogni ambito della comunicazione online e offline: - marketing strategico (ricerche di mercato, analisi di marketing, selezione dei canali più proficui, individuazione delle soluzioni e degli strumenti più adatti.); - brand identity (creazione del logo e immagine coordinata e packaging); - realizzazione di campagne pubblicitarie; - servizio di stampa in piccoli e grandi formati (biglietti da visita; locandine; volantini; brochure; flyer; etichette su carta, carta adesiva e pvc; manifesti su carta, tela canvas e pvc); - progettazione e organizzazione di eventi; - pubblicità sul web (realizzazione di banner, pubblicità sui social); - wedding (partecipazioni, inviti, wedding bag, coni portariso, libretti messa, ventagli, segnaposti, menù, bomboniere alimentari) Tutte le nostre soluzioni sono costruite ad hoc sulle esigenze specifiche del cliente al fine di raggiungere gli obiettivi di marketing condivisi, renderli vincenti, originali e costruiti su misura per ogni Cliente. Nel definire ogni progetto ci avvaliamo di diversi professionisti e fornitori del territorio che con noi costituiscono un'affiatata ed efficiente squadra sempre al fianco del nostro cliente per accontentare ogni sua esigenza, animati dal forte desiderio di vederlo soddisfatto.


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Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

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BABBO NATALE ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI BIANCO

Anche quest’anno presso la Scuola dell’Infanzia di Bianco si è svolta una bella e significativa cerimonia: è arrivato Babbo Natale a portare i panettoni offerti dall’Associazione dei Pensionati bianchesi, alla presenza del Dirigente scolastico Prof. Natoli, delle maestre, del parroco Padre Bruno e di molti soci dell’Associazione. Il Dirigente scolastico, dopo aver manifestato apprezzamento alle maestre per il proficuo lavoro svolto, ha ringraziato l’Associazione per i doni offerti ai bambini e, ancor di più, per il profondo significato che tale gesto rappresenta nell’evidenziare il rapporto tra le precedenti e le nuove generazioni. Ha preso poi la parola Padre Bruno che ha illustrato in modo efficace e comprensibile il valore del Natale, non solo per i cristiani ma per tutti gli uomini di buona volontà. È a questo punto che è intervenuto il Presidente dell’Associazione e già Dirigente scolastico Prof. Filippo Sganga, il quale ha sottolineato che fin dalla costituzione dell’Associazione si è voluto effettuare quest’incontro con i bambini, come espressione di una sensibilità particolare per una fascia di età molto aperta ad una visione fantastica della realtà e proiettata verso un futuro pieno di speranza e aspettative. L’offerta del panettone da parte di Babbo Natale ha voluto essere il simbolo di questo rapporto intergenerazionale, anche perché il logo dell’Associazione è rappresentato da un pensionato che conduce per mano un bambino guardando al futuro. Antonio Scordino

Solo cenni Quanto è vera l’affermazione di Socrate, che affermava di fronte all’immensità dello scibile umano di non sapere niente! Quando si pensa all’età del pianeta Terra, riferita alla sua massa e quindi alla sua grandezza e si nominano milioni di anni, si rimane sbalorditi, ma non è niente. Facciamo il paragone della vita di un moscerino e l’uomo, si può pensare che in pochi giorni tutta la sua vita è finita, mentre l’uomo arriva o supera ottanta anni! Di fronte alla macroscopica grandezza di un pianeta, l’uomo non è che un moscerino o molto meno. Allora se consideriamo le tre grandezze, spazio, tempo e velocità, riflettendo arriveremo a capire il concetto di annullamento del tempo! Mentre sulla Terra, apparentemente il tempo ha un suo valore, nel vuoto spaziale il tempo sparisce! Ultimamente la navicella spaziale è arrivata su Marte, ha impiegato per noi residenti sulla Terra tre anni, se ci fosse stato un essere vivente dentro la navicella, per lui sarebbero trascorsi solo infinitesimali unità temporali. Poiché la navicella è fuori della gravità terrestre, dovrebbe essere fuori anche del tempo, o no? Poichè il calcolo è differente. Ma non è questo l’argomento del quale si vuole parlare. Affrontare la morte corporale non è da poco! Eppure grandi e importanti scienziati affermano che c’è un dopo e che in altri modi si continua a vivere! Albatros

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Luce per la cattolica Inutile spendere parole per illustrare la bellezza e la grande valenza culturale della Cattolica di Stilo. Essa è conosciutissima ed è visitata da frotte di turisti che provengono da ogni parte d'Italia e del mondo. Eppure, la Cattolica di Stilo sembra non suscitare lo stesso interesse in parte della cultura locale, e in chi è preposto a tutelarla. Custodi che, in mancanza di idonei locali di guardiania, “bivaccano”, non certo per colpa loro, al suo interno. Mancanza di deumidificatori e/o aeratori atti a preservare gli affreschi. Affreschi sporcati da uccelli che, entrando da un foro sulla parete, pernottano al suo interno, ecc… A tutto ciò si aggiunge l'intervento predisposto per l'illuminazione del monumento che,

oltre a dargli luce, ha “arricchito” l'esterno della Cattolica con fili in rame che entrano all'interno delle cupole, per dare elettricità alle lampade, attraverso fori praticati nei millenari mattoni. E, ancora, diverse cassette di derivazione “impreziosiscono”, all’esterno, le cupole. Così come altri “strani” interventi al di fuori della Cattolica. Credo che chi doveva controllare abbia controllato e, “ex lege”, ha ritenuto consono l’intervento e lo ha autorizzato. Lodevole l'iniziativa di dare luce alla Cattolica, ma non adeguato il modo, mi viene da dire. Sono convinto che altro tipo di intervento si poteva e si doveva predisporre senza “violentare” la Cattolica. Danilo Franco

Non sparate sulla Lega! Colpo grosso a Cannavò: un caso in… certo A San Luca una sera di Carnevale di tanti anni fa un proiettile-uovo lanciato malamente in una direzione cadde su un’auto in sosta e provocò una faida, almeno stando alle fonti giudiziarie e processuali. A Cannavò la notte del capodanno 2018/19 si rischia realmente di provocare una… risata pazzesca. Titolava un giornale il 3 gennaio: “Un proiettile per Michele Gullace. Colpito il cofano della sua Jeep”. Basterebbe già il titolo. Il commissario leghista dichiarava a caldo “Sono preoccupato. Da quando sono tornato in politica con Salvini mi sono fatto molti nemici sia nella città di Reggio che in provincia”. Ergo: bisogna indagare non solo a Reggio, Cannavò è un rione della periferia collinare di Reggio, ma in tutta la provincia e, perché no, in tutta Italia ma non trascurando l’Europa. Il probabile proiettile sarebbe di grosso calibro, ipotizziamo che lo abbia sparato un’arma da guerra proveniente da qualche ex repubblica jugoslava. Il malcapitato dopo un sospiro, non di sollievo, confessa che mentirebbe se non dicesse che questo episodio (il grave attentato) lo ha scosso davvero! (Riporta sempre il cronista). Sentiamo ora le dichiarazioni della vittima: Salve mi

chiamo Jeep Renegade e sono prodotta dal gruppo italo-canadese FCA. Non posso dire con certezza se l’attentato sia rivolto a me, messo in atto da qualche gruppo automobilistico tedesco, o al proprietario (ricordiamo che si tratta di Michele Gullace commissario reggino della Lega) perché non ricordo esattamente quando sono stata colpita. Potrebbe anche trattarsi di uno sparo indirizzato al vecchio anno 2018 che per cause sconosciute si è rivolto verso di me, in tal caso un vero e proprio proiettile va…cante. Ma potrebbe anche trattarsi di un attentato della mafia nigeriana messo in atto per le politiche scaccia neri della Lega e potrebbe essere successo mentre mi recavo a Taurianova il mercoledì 2 gennaio in un tornante mentre mi guidava il già ricordato commissario reggino della Lega Michele Gullace, proprietario. Altro non potrei riferire dato che le indagini volute dal ministro felpato sono in corso; mi viene, però, il dubbio che gli attentatori fossero convinti che tra i passeggeri ci fosse l’ex tesoriere della Lega, di origini vibonesi, che stesse cercando di riciclarsi. Ricordiamo che egli dopo essere stato autista volontario e portaborse del ministro della giustizia berlusconiano

Alfredo Biondi e poi dal 2007 al 2010 tesoriere della Lega (in forza di un diploma di scuola superiore forse conseguito presso un istituto privato di Napoli) viene espulso nel 2012 dal consiglio federale. Si ritira, quindi, a vita privata come azionista della discoteca Sol Levante a Lavagna in provincia di Genova e socio del bar Balilla di Genova; in forza di ciò diventa tesoriere e vice presidente del rinato Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale. Anche qui gli viene comminata l’espulsione nel marzo 2017 per inefficienza. Si vocifera che volesse rifarsi una vita politica nella nuova Lega di Salvini. Qui le gelosie non mancano. E più non dissi! Suggerirei, però, di attenzionare il giornalista Luigi Palamara e il sindaco di Taurianova Fabio Scionti con cui il già citato commissario della Lega reggina è venuto a diverbio. Mi dicono che qualcuno ha distrutto la casa dell’acqua di San Martino di Taurianova, fortemente voluta dal sindaco Scionti. Un consiglio al giornalista Luigi Palamara perché faccia un viaggio cautelativo in qualche posto lontano da Cannavò. Arturo Rocca

L’Anas e le sue priorità Un lettore ci segnala la messa in opera da parte di ANAS di una manutenzione non urgente a discapito di lavori che dovrebbero invece essere svolti nell’immediato.

Recentemente, nella bassa Locride, sono stati attuati da parte dell’Anas, sulla 106, tra Bianco, Bovalino e Ardore, due interventi di disfacimento e rifacimento del tappetino stradale. Il primo è stato attuato in primavera e il secondo nel mese di dicembre, anno 2018. Forse nessuno sapeva che detti interventi sarebbero stati attuati, probabilmente nemmeno i Sindaci dei tre predetti comuni ne erano a conoscenza. Sicuramente nessuno era convinto che gli stessi interventi fossero effettivamente necessari. I Sindaci dei comuni di Benestare, Ardore, Bovalino (Commissario prefettizio), Platì, Careri, San Luca (Commissario prefettizio) e Bianco, avevano chiesto all’Anas e al Ministero delle Infrastrutture che venissero realizzate lungo la SS 106, tratto Bianco – Ardore, in corrispondenza degli incroci con le strade provinciali, delle “rotatorie in modo tale da limitare la velocità dei veicoli in transito e gli attraversamenti irregolari delle carreggiate…” (Gazzetta del Sud del 06/04/2017, pag. 33). L’Anas non ha ritenuto prioritarie dette rotatorie e non le ha finanziate perché probabilmente è convinta che la velocità eccessiva si limita soltanto con il controllo elettronico. Negli ultimi anni si sono verificati tre o quattro incidenti mortali tra Reggio Calabria e Roccella, lungo la SS 106 e suoi raccordi, di automobilisti che si sono schiantati appunto contro le rotatorie che non avevano visto in tempo perché guidavano troppo veloce. Ancora prima, oltre dieci anni fa, a Siderno, tre o quattro ragazzi su un’autovettura “… hanno trovato la morte” sbattendo contro una rotatoria ubicata nella parte periferica a monte dell’abitato. Nel tratto della SS 106 Reggio

Calabria – Melito sono diminuiti gli incidenti mortali soltanto dopo che sono stati installati da parte dell’Anas alcuni rilevatori elettronici che segnalano chi supera la media dei 90 km orari. Però, prioritario non era nemmeno il suindicato rinnovo di tappetino stradale tra Bianco, Bovalino e Ardore. Prioritario era tre anni fa, e tutt’oggi lo è, il Ponte Allaro, tanto che avremmo dovuto chiedere noi della Locride tutti uniti e con una sola voce: “vogliamo il Ponte Allaro ricostruito, fino a quando non ce lo ricostruirete non pretendiamo niente altro, nemmeno inutili tappetini stradali. Se nel contempo eseguirete sulla 106 altri interventi meno prioritari del Ponte Allaro, vi denunceremo penalmente, perché anche l’Anas è tenuta a rispettare le priorità”. Per non dilungarmi troppo, parlo in sintesi della procedura che si sarebbe potuta seguire per reperire rapidamente, coinvolgendo la Regione, la Città Metropolitana e la provincia di Catanzaro, il finanziamento per il rifacimento di almeno due corsie del Ponte Allaro, superando la restrittiva e formale concezione della “questione di competenza”. I finanziamenti possono essere concessi anche da chi non ha la competenza specifica. Regione, Città Metropolitana e provincia di Catanzaro avrebbero potuto con propri fondi concedere il finanziamento all’Anas, che avrebbe redatto il progetto esecutivo occorrente, appaltato ed eseguito i lavori. Per propri fondi intendo utilizzazione dei contributi europei che in genere non vengono mai utilizzati per intero. Antonio Signato


Addio a un altro pezzo di storia di Siderno, è morto Ciccio Diano Domenica mattina, sono al bar, ho appena finito di rileggere l’articolo che avevo scritto in ricordo di mio padre che mi giunge una brutta notizia inaspettata, è morto Ciccio Diano. Mi addolora questa notizia perché per Siderno Ciccio è stato un monumento di imprenditoria e di simpatia. Personalmente lo conosco da sempre siamo vicini di casa, siamo cresciuti insieme con i figli, soprattutto con la buonanima di Filippo, ma anche con Teresa, Antonio e Tiziana, e anche con fratelli, Giovanna, Rosetta e Mario che è anche mio compare. La mente si riempie di ricordi, di immagini, tra tutte ricordo subito le sue lacrime quando parlava di Filippo, il figlio che morì giovanissimo dopo aver emulato il padre come imprenditore e aver creato è sviluppato in chiave moderna il lavoro del padre. Filippo era per me un fratello maggiore, era uno dei migliori amici di mio fratello Dante, la sua morte è stata uno dei

momenti più tristi della mia gioventù. Ciccio Diano tra i più noti tifosi interisti di Siderno, storiche le visite di Facchetti e di altri campioni in paese. Ciccio Diano che mi raccontava con orgoglio che la sua attività aveva aperto più di 50 anni fa ed è rimasta sempre nello stesso posto, dando lavoro a tante persone. Ciccio Diano un punto di riferimento per tutti a Siderno, sempre presente con il suo sorriso, con la sua simpatia, sempre pronto a sostenere le iniziative per migliorare il paese; tra le tante cose mi vengono in mente le maratonine che organizzava per raccogliere fondi per la sanità nella Locride. Potrei scrivere ancora tanto, ma voglio esprimere le mie condoglianze alla famiglia, perché come ho scritto per mio padre, di cui Ciccio era grande amico, il ricordo farà vivere per sempre Ciccio Diano nei nostri cuori. Rosario Vladimir Condarcuri

Caramelle e bollette Si punta più a prendere i voti che non al carretto di dati economici e sociali disastrosi. Tira più… un primario amico che ti chiede una cosa per il reparto che non la preoccupazione di un sistema sanitario (soprattutto a Locri) complessivamente indebolito, oppure il “favoleggiare” di una grande opera pubblica che non si farà mai (rimaniamo sempre in zona…) che non il reale e permanente rischio che rappresenta la Galleria della Limina, il declino del Porto di Gioia Tauro, il disfacimento della rete stradale provinciale, i gravi pericoli sulla Statale 106, come viene declinata la questione delle Ferrovie. Non si guarda al terreno che frana sotto i piedi (e non stiamo parlando solo di geologia…), non arriva mai a conclusione la riflessione su cosa debbano fare meglio gli operai forestali. Non si guarda al fatto che non sono stati fatti investimenti coerenti, che non si riesce a valorizzare le risorse locali. Lo staff di chi chiede di essere eletto manovra vorticosamente i Social, sono finiti gli incontri “veri” (le manifestazioni di piazza rappresentano una valvola di sfogo una tantum) per ragionare in gruppo, decidere

come richiamare i dirigenti. Il rapporto tra elettori ed eletti si cerca in maniera spiccia, spesso insincera, senza dare conferme. Infrastrutture semi paralizzate e imprese in crisi, lavoro che diminuisce, il Reddito di cittadinanza che resta una nebulosa, “Quota 100” per le pensioni penalizzante come rateo mensile, che distanzia il Trattamento di Fine Rapporto e che vale solo per tre anni. Tanti non fanno altro che sperare nel buon esito, invece, di queste questioni. Intimamente, però, al di là del voto dato per rivalsa contro quelli di prima (che hanno governato male), loro stessi hanno una grande paura. Pensano alle caramelle (ci siamo ricordati questa metafora) che hanno riposto nel primo cassetto del comò: ne hanno desiderio (e bisogno, per approcciarsi al tempo e al buono), ma lì vicino ci stanno pure le bollette che aspettano di essere pagate, che evitano quanto più possibile di vedere… meglio attendere… Eh sì… “Quando si guarda una bolletta, il cuore salta un battito”. I cardiologi negano l'esistenza di questa sindrome, ma c’è… c'è. Federico Lago

Spiranza

Stu mundu è strudutu di troppu paroli I fatti su pochi mbicinanu o zeru Non c’è cchjiu armonia od amuri veru Rispettu o carizzi tra patri e figghjioli

Rifrettu cchiu o spissu i tutti i maneri Cercandu cunortu,penzeri leggeri Mi mbrogghjiu ijeu stessu, u cori mi doli lapru a vucca n’ta chiesa ma non sacciu i paroli Spiranza mu torna e n’ta l’anima u trasi Jiornati filici, bontà casi casi Nu gridu forti pa tutti i ripati: U scuru non c’è, sulu luci stutati

Martin

Francesco Coluccio, un esempio

Forse nessuno si sarebbe mai aspettato che oggi mi sarei ritrovata qua a scrivere, o meglio, descrivere la tua immensa forza. Mi sento in dovere di fare tutto ciò, mi sento debitrice tua, per tutto quello che mi hai insegnato/lasciato, ma soprattutto per chi come me e come te, si ritrova ad affrontare questo viaggio tortuoso. Tutto ebbe inizio due anni fa, quando con un controllo si vide una macchia. Ecco, lì iniziarono le mille paure, le mille domande: Cos’è? Cosa succede? E via con intervento, radio, chemio, caduta dei capelli, ecc ecc... Mi si stringe il petto, ricordo ancora la tua chiamata: “Che fai? Hai da fare? Rasiamo i capelli?” Tu, mio caro zio, hai tirato fuori tutta la tua forza, quella forza che ti ha aiutato a lottare e a sconfiggere quel mostro per la prima volta. Sembrava andasse tutto per il meglio, o almeno essere sulla strada giusta. Tu con le solite visite di controllo, io presa ad organizzare il mio matrimonio. Tu volevi essere partecipe di tutto, io che amavo e amo vederti e sentirti contento delle mie scelte. Maggio 2018, il mio matrimonio. Giugno 2018, solita visita per te, ma con un insolito risultato! Mio caro zio, lui è tornato! Si riparte. Radio, forza e fede. Esatto, forza e fede. Questa volta il mostro è più grosso, non serve la chemio. Sei stato forte, tanto che alla domanda “come stai?” rispondevi “sto bene, non vi preoccupate” mentre quei dolori aumentavano di giorno in giorno. Sei stato forte quando noi cercavamo di esserlo per te, mentre eri tu a sostenerci. Sei stato forte, quando volevo renderti più bello facendoti la barba, ma tu nascondevi il dolore e la stanchezza nello stare seduto. Sei stato forte ancor di più in quei 5 mesi. Sei stato forte fino all’ultimo tuo respiro. Ci tengo a rendere pubblico che, HAI VINTO TU! 12 novembre 2018 Mio zio è volato in cielo, ma quel mostro non lo ha mai spento! Non esiste e non esisterà mai un Manuale per come sconfiggere il cancro, ma abbiate la forza e la fede che ha avuto lui. La nipote Desirè Coluccio


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Avere cura delle nostre tradizioni non significa soltanto recuperare e rimettere in commercio i nostri prodotti più rappresentativi, ma anche avere la lungimiranza di presentarli in modo inedito e innovativo. È seguendo questa filosofia che La Cascina 1899 ha ideato “Nero Di Vino”, un prodotto destinato a deliziare i palati e abbellire le vostre case.

Nel corso della sua storia lunga oltre un secolo, La Cascina 1899 ha trattato la tradizione enogastronomica calabrese come un vero e proprio patrimonio da salvaguardare. Ma avere cura delle nostre tradizioni non significa soltanto recuperare e rimettere in commercio i nostri prodotti più rappresentativi, ma anche avere la lungimiranza di presentarli in modo inedito e innovativo, rendendoli così accattivanti per il moderno mercato globale. È grazie a questa filosofia di commercio che, nel corso degli anni, abbiamo visto La Cascina 1899 esportare sempre più prodotti all’estero, dando lustro ai prodotti più rappresentativi della nostra terra, come avvenuto con il “Bergotto”, o presentando in una veste inedita i più simbolici alimenti della nostra tradizione, come fatto invece con “NdujaUp”. È seguendo questa filosofia che Salvatore Agostino ha ideato per La Cascina 1899 “Nero Di Vino”, un prodotto destinato non solo a deliziare i palati più esigenti, ma anche ad abbellire le vostre case con un packaging esclusi-

vo che strizza l’occhio alla nostra splendida tradizione. Uno dei più antichi metodi di conservazione del capocollo, infatti, consisteva nella marinatura del celebre insaccato in anfore piene di prelibato vino rosso, in grado di insaporire e rendere unico il sapore già straordinario del salume. Documentandosi proprio su questo peculiare processo di conservazione del capocollo, di cui ci parlano testimonianze scritte risalenti addirittura al Iº secolo d.C., Salvatore Agostino ha deciso di proporre al grande pubblico un capocollo di maialino nero immerso in una soluzione a base di vino Cirò e di ricercatissimi aromi, destinata a rendere ancora più prelibato questo straordinario prodotto. Ma siccome tale lavoro di recupero dell’antica tradizione gastronomica magno greca non poteva essere presentato in una semplice confezione, La Cascina 1899 ha deciso di affidare ai talenti della Pigreco Communication la realizzazione di un packaging che potesse sottolineare la sua esclusività e richiamare una volta di più la gloriosa storia

antica della nostra splendida regione. Ecco dunque che, grazie alla collaborazione con artigiani del territorio, il capocollo “Nero Di Vino” sarà venduto in un’anfora di terracotta alta ben 33 cm e del diametro di 18 cm, sigillata con un pregiato coperchio di legno di pioppo. Ogni anfora sarà decorata con disegni in stile greco antico, raffiguranti meravigliose scene di caccia al maialino nero o di raccolta dell’uva, una decorazione esclusiva che renderà ogni anfora unica. All’interno di queste piccole, grandi opere d’arte, il cui coperchio in legno di pioppo fa da naturale repellente per le termiti, troverete due capicolli del peso complessivo di 1,5 kg, che vi consigliamo di conservare a una temperatura compresa tra i 4° e i 6° C e di consumare entro tre mesi dall’apertura della confezione. Un prodotto destinato a deliziare i vostri palati in grado di assicurarvi un vero e proprio pezzo da collezione, perfetto per abbellire ogni angolo della vostra casa una volta consumato il prodotto alimentare.

La Cascina 1899 - Strada Statale 106 – 89047 Roccella Jonica (RC)- Tel./Fax: +39 0964 86 66 75 - info@lacascina1899.it


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Il capocollo “Nero Di Vino” sarà venduto in un’anfora di terracotta alta ben 33 cm e del diametro di 18 cm, sigillata con un pregiato coperchio di legno di pioppo e decorata con disegni in stile greco antico.


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Il Ministro dell’Interno scioglie il Consiglio Comunale di Careri Durante il Consiglio dei Ministri svoltosi nella serata di giovedì, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha stabilito lo scioglimento del Consiglio Comunale di Careri per “forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata” emerse all’esito di accertamenti da parte di una apposita commissione di accesso agli atti. Lo scioglimento del Consiglio Comunale, avente effetto immediato, sarà in vigore per un periodo di 18 mesi, durante i quali il Municipio sarà gestito da una commissione straordinaria.

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CALABRESE PER CASO

Democrazia e legalità

Il rapporto tra legalità e democrazia sembra aver perso aderenza in quello che dovrebbe essere un senso comune di conoscenza dei rispettivi significati.

Ci sono diversi modi di interpretare il rapporto tra democrazia e legalità soprattutto allorquando l’idea di democrazia si confonde con i poteri, altrettanto democratici si presume, delle istituzioni attraverso i quali essa si manifesta nel nostro quotidiano. Ci sono, poi, diverse correlazioni che vengono in mente quando si mettono in rapporto categorie politiche fondamentali per il vivere civile come queste. E cioè che la legalità è democrazia e che la democrazia è partecipazione. Correlazioni che, a ben vedere, sono molto diffuse e utilizzate nelle diverse occasioni, convegni, articoli, conferenze o risultati di pontificat di circostanza sempre utili a giustificare scelte, iniziative e provvedimenti. Ora credo, da semplice osservatore delle diverse realtà che si presentano quasi ogni giorno sull’orizzonte calabrese, che il rapporto tra legalità e democrazia sembra aver perso aderenza in quello che dovrebbe essere un senso comune di conoscenza dei rispettivi significati: per legalità l’assumere a valore il rispetto delle norme, la proporzionalità, la ragionevolezza e la trasparenza della loro applicazione; per democrazia, la concreta e, soprattutto, libera manifestazione di un pensiero tradotto in programma e la correttezza di trasformare il programma – già sottoposto a verifica elettiva - in risultati concreti. Ma non solo. Vi è poi un terzo aspetto che si pone al centro di tale relazione ed è rappresentato dal fatto che la partecipazione è libertà. Ovvero, che non vi debbano essere paure o timori nella libera scelta di un rappresentante e delle sue intenzioni di governo. Ora se la partecipazione al voto è espressione di libertà, di certo il saldo di democrazia ottenuto risponde ad una matura consapevolezza dei diritti riconosciuti e del loro esercizio senza condizionamenti e senza pregiudizi. Ne dovrebbe seguire che così come si riconosce all’elettorato attivo la libera partecipazione a decidere a chi affidare il proprio futuro, altrettanto si riconosce all’elettorato passivo il diritto di esercitare liberamente, e responsabilmente, il proprio mandato quanto il dovere di rendere conto del proprio operato sia in termini di aderenza agli obiettivi proposti. A tutto questo si aggiunge, però, il dovere di

verifica del rispetto delle funzioni esercitate in una cornice di correttezza amministrativa, e di legalità, che impedisca che altrettanto verificate condotte non in linea con tali diritti e doveri - riconosciuti e garantiti possano pregiudicare un modo di esercitare la libertà in termini di rappresentatività. Una manifestazione, quest’ultima, la cui sospensione è la sospensione di un diritto e di un dovere democratico: il diritto di essere rappresentati per i cittadini e il dovere per gli amministratori di rappresentarli al meglio. Non vi sono dubbi che all’esercizio di tali diritti di libertà si accompagni anche l’obbligo di garantire un diritto di legalità che dovrebbe - fondato al di là delle ipotesi, sulla valutazione concreta e non presunta - giustificare le valutazioni e i controlli sulle attività amministrative condotte nelle governace locali. Tuttavia, quest’ultimo, si pone come un dovere condizionato dal momento che dovrebbe guardare alla necessità che un valore, quello della legalità, non confligga o renda privo di contenuti quello della rappresentanza democratica di una comunità che, di per sé, in termini di presunzione di metodo, non dovrebbe presentare caratteri di illiceità se non nell’esatta determinazione di ipotesi di reato provate e personalmente ascrivibili. In questa valutazione non credo vi siano spazi di discrezione al di fuori di necessarie iniziative, chiare e concrete, di indagine su responsabilità specifiche alle quali affidare il compito di rimettere in discussione l’esercizio di un diritto o di censurare la condotta di un dovere. Per questo, guardando ad una terra che vive ostaggio tra un senso di illiceità che sopravvive ad ogni contrasto possibile e una sovraesposizione di un senso di legalità che disancora – se non disabitua - molti cittadini dall’impegno civile, probabilmente dovremmo fermarci a riflettere. Ovvero ripensare se, alla fine, in che misura, in quali termini - o soprattutto con quali elementi a favore o contro - la legalità, come pensano in molti, è democrazia; la democrazia, come crediamo in tanti, è partecipazione; la partecipazione, come vorremmo tutti, è libertà. Giuseppe Romeo

Fatturazione elettronica: la rivoluzione che spaventa porterà vantaggi per tutti Con l’introduzione della fatturazione elettronica più di un titolare di partita IVA si è trovato ad affrontare un grattacapo che ha ingenerato paure e sospetti nei confronti dell’amministrazione finanziaria. A cercare di rassicurare gli imprenditori della Locride il presidente dell’Ordine dei Commercialisti Ettore Lacopo, che in questa breve lettera spiega perché i timori iniziali saranno presto sostituiti da immensi vantaggi per tutti.

Con la fatturazione elettronica, introdotta a partire dal 1º gennaio 2019, è stata avviata quella che non esiterei a definire una vera e propria rivoluzione copernicana. Proprio in virtù del suo carattere rivoluzionario, tuttavia, la nuova metodologia di fatturazione sta mettendo a dura prova i titolari di partita IVA. Il meccanismo, infatti, ha bisogno ancora di molto rodaggio ma, al netto delle polemiche, l’ Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Locri è certo che sarà presto visibile il risvolto positivo di questa riforma, costituito anzitutto dal beneficio di carattere fiscale garantito dal sistema di tracciabilità elettronica delle operazioni di acquisto e di vendita, che garantirà la riduzione dei termini di accertamento da cinque a tre anni grazie all’utilizzo di mezzi di pagamento tracciabili. Certo, al momento ci sono ancora molti disagi legati soprattutto alla comprensione del meccanismo che, di primo acchito, può risultare piuttosto farraginoso: la creazione e la trasmissione di un documento in formato elettronico e, dunque, in linguaggio .xml, e la contabilizzazione automatica attraverso un sistema di interscambio gestito direttamente dall’amministrazione finanziaria, richiedono per i professionisti una preparazione informatica che ha fatto giustamente temere a più di un titolare di partita IVA che questo sistema possa incidere negativamente sugli affari della propria attività professionale. A discapito di chi vedeva questa riforma come uno spauracchio, tuttavia, una volta entrato a regime, questo siste-

ma potrà integrarsi alle nostra attività professionali e rivelarsi un chiaro vantaggio per tutti. Capisco i timori di chi ritiene che, nel nuovo sistema di fatturazione, si nasconda anche una criticità relativa al trattamento dei dati personali. Il sistema che obbliga noi professionisti a inviare all’amministrazione finanziaria le

fatture elettroniche attraverso software gestiti da soggetti privati, rischia infatti di mettere a disposizione delle cosiddette “software house” i nostri dati personali, un problema del quale sarà certamente necessario discutere con chi di competenza, al fine di migliorare un sistema oggi ancora acerbo e garantire così a tutti gli imprenditori del nostro Paese la tutela di un diritto sancito dalla Costituzione. L’obiettivo della rivoluzione fiscale, tuttavia, non è certo quello di diventare una sorta di “Grande Fratello” delle imprese italiane, bensì evitare le false fatturazioni, combattere l’evasione fiscale ed evitare di sottrarre credito al fisco, scopi che, ne sono certo, saranno raggiunti già in questi primi mesi di applicazione del sistema e che ci permetteranno di comprendere, dopo questa fase preliminare, se il meccanismo sia veramente affidabile e quali correttivi eventualmente apportare per poterlo migliorare. Una volta entrato a regime, infatti, il sistema di fatturazione elettronica garantirà all’Amministrazione finanziaria di svolgere un’attività di controllo “concomitante”: i dati di informazione sia per gli acquisti sia per le vendite saranno letti e controllati in tempo reale, rendendo così obsoleto il sistema di controllo a posteriori in auge fino alla fine dello scorso anno e dando maggiori garanzie e tutele sia ai venditori sia agli acquirenti. Ettore Lacopo, Presidente Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Locri


GIUDIZIARIA

La “droga parlata”

CONVERSANDO

Il primo corso di sommelier itinerante in Calabria Diventare sommelier sul campo, esplorando il territorio di Cirò, l’area più importante della produzione del vino calabrese e al contempo una delle più antiche d’Italia. Sono i due obiettivi ambiziosi e al tempo stesso raggiungibili che Fondazione Italiana Sommelier propone ai Calabresi con il primo “Corso di sommelier itinerante”, in partenza a fine mese nella cittadina dello Ionio. L’appuntamento è fissato per il prossimo 26 gennaio, alle ore 10, presso il Museo del Calendario Luigi Lilio, a Cirò, per la presentazione del percorso formativo, che consentirà agli iscritti di avvicinarsi al mondo del vino e padroneggiare sia la tecnica della degustazione che le nozioni fondamentali di questo settore. Le lezioni, che prenderanno il via la settimana successiva, avranno cadenza settimanale, il sabato mattina alle ore 10, e si svolgeranno nelle principali cantine della zona, secondo un calendario che sarà reso noto ai partecipanti, per consentire loro di conoscere da vicino le aziende, i protagonisti, le differenze tra filosofie e stili produttivi. “Abbiamo pensato a un corso itinerante per offrire un valore aggiunto ai futuri sommelier, consentendo loro di arricchire il proprio bagaglio formativo conoscendo sul campo, azienda dopo azienda, Cirò, il territorio principe della viticoltura calabrese” spiega Gennaro Convertini, Presidente d e l Comitato Organizzativo per la Calabria di Fondazione Italiana Sommelier. “Il progetto, d’altro canto, ha un forte valore aggregativo, grazie alla collaborazione e alla lungimiranza dei produttori che, aderendo all’iniziativa, riusciranno a presentare Cirò come area produttiva nella sua interezza al pubblico degli appassionati” continua Convertini.

FRUTTI DIMENTICATI

Pumu d’inverno di Bianco MALUS DOMESTICA BORKH FAMIGLIA ROSACEE

Ogni comunità ben consolidata negli usi e nelle attività agricole, piccola o grande che fosse, e Bianco lo era, aveva numerosissime varietà da frutto, che davano l’aiuto indispensabile per il sostentamento invernale. Bianco è stato fondato nell’entroterra, su una collina di candido caolino attorno al X secolo d.C., quando divenne insostenibile vivere sulla costa per via degli attacchi incessanti che venivano dalla vicina Sicilia, attaccata dagli arabi a a partire dall’827. Fu centro di baronia e, in certi momenti della storia, ebbe più importanza di Bovalino, che fu centro di ducato e che aveva avuto un’importanza cruciale nella ribellione di Fulcone Ruffo contro Manfredi, figlio naturale di Federico II di Svevia, che aveva dotato Bovalino di un castello formidabile parte del sistema difensivo passivo costituito da ventitré superfortezze distribuite in maniera strategica in tutta la Calabria. Bianco era costituito da tre nuclei principali: Zoparto, Pardesca e Catamotta, mentre piccoli nuclei abitativi stabili sorgevano pericolosamente, per via degli attacchi degli arabi prima e dei turchi poi, a cominciare dai primi del 1500, in tutto il suo territorio. Gli attacchi dei turchi diminuirono di frequenza dopo la battaglia di Lepanto del 7 ottobre del 1571, dove la flotta cristiana annientò quella turca che perse 30.000 combattenti, limitando le sue perdite a 2.000 uomini, di cui 600 calabresi. In segno di giubilo e di ringraziamento a Dio furono eretti chiese e monasteri in ricordo della vittoria a Lepanto e anche nel territorio di Bianco fu edificato il monastero dei Riformati o del Crocefisso, incendiato dai piemontesi nel 1861 perché il generale spagnolo Borjes, che cercava di far insorgere i calabresi contro i piemontesi, vi aveva trovato rifugio per una notte. Bianco antico, dopo il terremoto devastante del 1783, cominciò a essere ricostruito nella marina, dove sorge attualmente e traccio il suo nuovo percorso basando la propria attività sull’agricoltura specializzata nel settore vitivinicolo, che fu in espansione fino oltre la metà dell’800, data in cui entrò in crisi per due motivi: la guerra commerciale tra Italia e Francia, che importava dall’Italia meridionale fortissimi quantitativi di vino per tagliare o potenziare il proprio vino, e l’arrivo della fillossera dall’America, che distrusse i vigneti, specie quelli che erano stati impiantati in aree argillose, come era il caso di Bianco. La ripresa fu lenta per il settore viticolo, in quanto fu necessario innestare le viti su portainnesti che neutra-

I BRIGANTI

Non fidarti mai di un uomo che non ti compra gli assorbenti!

lizzavano la filossera; prima, da sempre, le vigne venivano impiantate con i tralci semplicemente. Naturalmente, accanto al settore viticolo era prospero quello cerealicolo, con la semina di ceci, favette, cicerchie, di grano di varietà antiche e locali quali potevano il Granoro o il Ciciaruni, persi in seguito alla politica della Comunità Economica Europea, che privilegiava solo il Creso e il Patrizio a cui dava il premio di produzione. Fino alla fine degli anni ’40 del ’900 sopravvisse la coltivazione del baco da seta ed erano curate le coltivazioni di bergamotto fino a quando non furono annientate dalla terribile propaganda degli americani, che avevano dichiarato che l’essenza del bergamotto fosse cancerogena; ora, fortunatamente, tale diceria infame è stata tacitata e il settore è in forte ripresa grazie a una politica illuminata portata avanti dal dottor Ezio Pizzi, presidente del Consorzio del bergamotto. Naturalmente, il settore della frutticoltura era presente, ma esclusivamente per il fabbisogno strettamente familiare, anche se negli anni ’70 del ’900 erano stati costituiti degli impianti di pero della varietà Coscia, ora abbandonati. Non sono stati effettuati impianti di peschi o di nettarine, come è avvenuto nell’area di Monasterace, tentando di salvare le meravigliose varietà antiche perse definitivamente. Nelle vigne, oppure nei giardini mediterranei, c’era l’uso d’immettere delle varietà di meli, sia estive che invernali, che allietassero sia le mense dei ricchi che quelle dei poveri. Si privilegiavano quelle invernali e ogni comunità aveva le proprie varietà che si potevano adattare al clima e ai suoli del proprio territorio. Bianco aveva alcune che erano appropriate al clima marino e al terreno non sciolto che viene preferito di solito dai meli, e una di questa varietà ho osservato nel campo del defunto Francesco Mezzatesta, ora curato dal fratello Bruno, che conserva quanto Francesco o suo padre avevano concentrato nel loro campo. La varietà viene definita semplicemente “D’inverno” e produce bei frutti, di pezzatura medio-piccola dal colore rosseggiante con striature chiare. La produzione è costante, ma ad anni alterni le piante sono più cariche. I frutti vengono attaccati dalla mosca della frutta, ma riescono a difendersi con una certa efficacia. Essi venivano raccolti dopo la vendemmia e conservati nei bassi su incannicciate, fino a primavera inoltrata o fino a quando la scorta non terminava. Orlando Sculli

Ho scritto queste due righe a Natale perché proprio in questa giornata sono stata colpita moralmente da alcune notizie di cronaca. Invece, a essere colpite fisicamente sono state altre tre donne uccise dal compagno di vita, più una salvata in corner dalla figlioletta di 9 anni che ha impedito, col suo arrivo, che il suo papà stringesse più forte il filo che stava strozzando la mamma. Solo in itaGlia, e sono solo le vicende a noi pervenute. Chissà quante altre donne in questi giorni hanno ricevuto regalini fisici o psicologici dagli uomini che hanno giurato di proteggerle. Chissà. Ed era Natale. “Tu sei femminista” -mi dicono- “ma sai quanti uomini soffrono per colpa delle donne?”. Beh – rispondo,certo che sono femminista, e ci mancherebbe pure. Cosa dovrei essere, maschilista? “Sono per le cose giuste” dice la persona equilibrata. E allora io sono squilibrata. Perché in questo mondo non si può stare in mezzo, si deve scegliere. E io non posso starmene tranquilla avendo messo al mondo una figlia. Questa società è tutto fuorché equilibrata. Come si può consentire alle proprie orecchie di sentire: “è stato un raptus” oppure “era geloso”? Come si può non arrabbiarsi se in giro senti commenti della serie “sa’ cercau!”? Come posso io, da madre, non pensare che tra qualche anno passerò le pene attendendo il suo ritorno a casa sana e

La Suprema Corte di Cassazione, Sez. III, con sentenza dell’11/02/2015, ha decretato che l'esistenza di una associazione finalizzata al traffico di stupefacenti può essere desunta anche dal contenuto delle conversazioni intercettate, qualora il loro tenore sia sintomatico dell'organizzazione di una attività illecita e, nel caso in cui ai dialoghi captati non abbia fatto seguito alcun sequestro. Il giudice di merito, al fine di affermare la responsabilità degli imputati, è gravato da un onere di rigorosa motivazione, in particolare con riferimento alle modalità con le quali è risalito alle diverse qualità e tipologie della droga movimentata. Le captazioni intercettate, inoltre, possono rilevare anche come prova dell’aggravante dell’ingente quantità (Cass. Sez. 4, Sentenza n. 46194 del 05/07/2013) nonché come strumento per il rinvenimento della sostanza (Cass. Sez. V 4.111.2010): in quest’ultimo caso, trattasi dell’espressione del principio più generale secondo il quale la prova della natura della sostanza stupefacente non richiede necessariamente l’accertamento peritale, potendo desumersi anche da altri elementi. A quali condizioni si può ritenere affermata la responsabilità penale sulla base delle sole intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche? In via generale, viene enunciato il principio in virtù del quale il giudice di merito accerti che il significato delle conversazioni intercettate sia connotato dai caratteri di chiarezza, decifrabilità dei significati, assenza di ambiguità; la ricostruzione del significato delle conversazioni non deve lasciare margini di dubbio sul significato complessivo della conversazione. Se invece la conversazione captata non è connotata da queste caratteristiche - per es. per l'incompletezza dei colloqui registrati, per la cattiva qualità dell'intercettazione, per la cripticità del linguaggio usato dagli interlocutori, per la non sicura decifrabilità del contenuto o per altre ragioni - non per questo si ha un'automatica trasformazione da prova a indizio ma è il risultato della prova che diviene meno certo con la conseguente necessità di elementi di conferma che possano eliminare i ragionevoli dubbi esistenti” (Cass. Sez. VI 3.5.2006 Rispoli, Cass. Sez. IV 25.2.2004). Di conseguenza, si viene ad affermare che il giudizio di responsabilità in materia di stupefacenti potrà essere formulato sulla base delle sole intercettazioni telefoniche – che costituiscono fonte diretta di prova – laddove le stesse abbiano un significato univocamente confermativo. La scrupolosa interpretazione delle comunicazioni captate e la successiva ricostruzione dei fatti collegati, nonostante l’accortezza utilizzata dagli indagati, incentrata sull’obiettivo di impedire la comprensione agli estranei del reale significato delle conversazioni, mediante l’uso evidente di un linguaggio “criptico” ed “allusivo”, ha permesso agli investigatori della Guardia di Finanza del GOA di Catanzaro, in una recente indagine coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, di offrire un quadro probatorio ove il significato delle conversazioni intercettate, al netto di vari artifizi utilizzati, è connotato dai caratteri di chiarezza ed assenza di ambiguità. Le espressioni utilizzate nel corso delle intercettazioni sono tra quelle, quasi standardizzate, comunemente mutuate dai narcotrafficanti per indicare criticamente la sostanza stupefacente; nel caso di specie, ad esempio, piuttosto ricorrente oltre che ingenuo è apparso il ricorso ai termini “viaggi”, “lavoro” o “spisa”, per indicare lo stupefacente. Coronamento degli sforzi investigativi profusi dagli inquirenti dei reparti speciali delle Fiamme Gialle, tesi a delineare l’esistenza di un’associazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti ex art. 74 D.P.R. 309/90, diversi sono stati i rinvenimenti e i successivi sequestri di sostanza stupefacente a carico della consorteria indagata.

salva, perché potrebbe incappare nella rete di qualche maledetto? Poi penso a mio figlio, che ancora è piccino, e mi dico che è tutto nelle mie mani. Dovrò essere io a crescerlo in modo che non arrechi danno alle donne. Eppure basterebbe semplicemente che amasse la vita, e che fosse felice di viverla e di condividerla con gli altri esseri viventi. Ma se questa società insegna l’opposto, insegna la prevaricazione, la competizione a partire dalle scuole, il maschilismo e la xenofobia a partire dai governi… come posso io competere con la società? Una cosa importante che posso fare è partire dalle cose basilari: manderò mio figlio a comprare gli assorbenti per me e per mia figlia. Sembra banale ma non lo è, poiché so che qualche intelligentone starà pensando “che schifo!”, ne sono sicura. Si parte dal basso-ventre: il rispetto per il corpo femminile è la prima cosa per creare un animo gentile in un uomo. Bisogna insegnare ai maschietti che le donne una volta al mese hanno bisogno di assorbenti, e di cure, poiché da lì nasce la vita. E dunque, come qualcuno mi ha suggerito, suggerirò a mia volta alle donne di non fidarsi di un uomo che si vergogna di chiedere gli assorbenti per loro, perché è sintomo di una mente chiusa, e una mente chiusa non ha rispetto per nessuno. Beh, potrebbe essere una prova interessante! Brigantessa Serena Iannopollo


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la storia

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Janus River all'alba del nuovo millennio è montato in sella alla sua bici e da allora, con soli 3 euro in tasca al giorno, ha attraversato 154 paesi e percorso oltre 400 mila chilometri. Dopo l'Italia lo aspetta il Sudamerica, poi si imbarcherà per l'Australia. Nel 2028 conta di arrivare a Pechino.

Sopra, Janus River ospite a Palizzi Marina con il parroco Don Leone e l’avvocato Pietro D’Aguì. Sotto, River con il direttore del residence “Gnura Momma” di Locri. In basso, River in visita al Comune di Bianco con il sindaco Aldo Canturi

Il giramondo più famoso ha 82 anni e fa tappa nella Locride

"In Calabria ho trovato un'accoglienza magnifica, nella Locride in modo particolare. Sono stato nei più grandi agriturismi e villaggi italiani ma la qualità delle strutture che mi hanno ospitato qui e la competenza di gestione non l'ho riscontrata altrove”.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Con soli 3 euro al giorno e una bici di 20 chili, a cui si aggiungono 30 di bagagli, Janus River, 82 anni, ha attraversato 154 paesi e percorso circa 400 mila chilometri. Nell'ultima settimana è stato nella Locride facendo tappa a Riace, Roccella, Locri e Bianco. La Calabria è la sedicesima regione italiana che ha deciso di visitare e la percorrerà lungo tutta la costa, pedalando per ben 780 chilometri. Noi lo abbiamo incontrato a Locri, presso il residence "Gnura Momma" che gli ha riservato un'inaspettata ospitalità. "In Calabria ho trovato un'accoglienza magnifica, nella Locride in modo particolare. Generalmente io chiedo un primo abbondante, insalata mista verde, pomodori e cipolla - condita con l'olio che mi porto dietro e che di tanto in tanto mi regalano le aziende agricole. Qui a Locri mi è stato offerto anche il secondo piatto a base di ottimo pesce che raramente mi regalano. La Calabria è straordinaria, sono stato nei più grandi agriturismi e villaggi italiani ma la qualità delle strutture che mi hanno ospitato qui e la competenza di gestione non le ho riscontrate altrove, neppure a Rimini e Riccione". Qualcosa, però, lo lascia di stucco. "Nell'attraversare lo Stivale ho incontrato tantissimi sindaci, qui in Calabria pochissimi: i comuni sono quasi tutti guidati dai commissari!". Anche a Janus non è sfuggita questa peculiarità tutta calabrese... Passa a raccontarci, poi, un po' della sua storia. Nato in Siberia da padre polacco e madre russa, è rimasto orfano quando aveva solo 3 anni. “I miei genitori sono morti durante la seconda guerra mondiale. Non ho mai saputo cosa volesse dire vivere in famiglia”. Ha iniziato il suo viaggio pedalando intorno al mondo il 31 dicembre 1999, all'alba del nuovo millennio. «Mi capitò sotto gli occhi un articolo su un ragazzo italiano che stava girando il mondo in bicicletta. Mi sono subito detto: perchè non farlo anch'io?". Si imbarcò, quindi, per le Canarie, passando per Barcellona. Poi si diresse verso nord, in Norvegia, quindi in Russia, visitandola per intero. Il 1 dicembre 2016 ha iniziato il suo giro in Italia, Paese che già conosceva. Ha infatti vissuto per oltre 20 anni a Fregene, giungendovi ai tempi di Papa Wojtyla. "Quando seppi che era stato eletto un Papa polacco, tramite la famiglia di mio zio a Cracovia riuscii a ottenere il permesso di soggiorno. Conosco l'Italia come le mie tasche ma le mie tasche da ricco, non da povero". Prima di montare in sella alla sua bici, Janus era, infatti, un impresario di calcio e spettacolo, ha conosciuto personaggi che contano, politici compresi, e guadagnato

tantissimi soldi. "Ho lavorato con Berlusconi e organizzato Feste dell'Unità con Veltroni. Ho portato tanti artisti italiani in Russia prima della dissoluzione dell'Unione Sovietica. Tra questi, Albano e Romina, Toto Cutugno, che quando ha cantato "L'italiano" sono tutti impazziti a Mosca. Ho messo da parte un bel gruzzoletto e alla mia morte lo donerò ai bambini orfani della Siberia e del Sud America". Oggi vive con 3 euro al giorno. "Per adesso sono in mano agli italiani - sorride. - L'unica mia spesa giornaliera è la Gazzetta dello Sport. Cappuccino e cornetto, anche se preferisco il bombolone, mi vengono offerti nel 90% dei casi nei bar in cui mi fermo al mattino: grazie ai giornali locali

sanno chi sono e in cambio della colazione chiedono solo una foto con me e la mia bici". Negli alberghi, anche i più lussuosi, in cui si ferma a dormire, riposa sempre nel suo sacco a pelo. "Il letto è troppo morbido per me!". Non ha grandi pretese, solo un tetto sotto cui stare. Non chiede mai biancheria ma solo la possibilità di fare una doccia. Qualche volta gli è capitato di dormire anche nei cimiteri. "I cimiteri sono i posti più sicuri: nessuno ti ruba mai niente!". E se gli si chiede se rimpiange il passato, risponde: "Non ho tempo per la nostalgia, devo pensare a dove sarò domani". Finito il tour in Calabria, Janus raggiungerà la Campania, quindi il Lazio e per finire farà un pellegrinaggio ad Assisi. "Voglio ringraziare San Francesco, patrono d'Italia, per l'ospitalità ricevuta da tutti gli italiani e per il fatto che non mi sia mai successo niente in questo Paese. Anche in Messico ho ringraziato la madonna di Guadalupe". A giugno conta di finire il suo giro in Italia. "A Napoli mi aspetterà una nave container che mi porterà in Venezuela. Tre settimane di viaggio per raggiungere uno dei posti più pericolosi del mondo, dove so già che avrò poca possibilità di sopravvivere. Attraverserò i villagi e lì non ci sarà polizia a proteggermi, sarò tutto solo". È per questo che prima di entrare in Venezuela andrà a presentarsi alle televisioni. "Tutti i banditi guardano la televisione, non leggono i giornali ma non si perdono i telegiornali!". Dal Venezuela andrà, poi, fino in Patagonia. Attraversata la Terra del Fuoco, si imbarcherà nuovamente per raggiungere l’Australia. "Ho programmato di restare lì per quattro anni". Rotte e progetti di Janus sono, dunque, già ben definiti, e anche il traguardo finale è già fissato. "Arriverò a Pechino nel 2028, quando avrò 91 anni. Entrerò nello Stadio olimpico durante la festa nazionale. Ho l'1% delle possibilità di essere ancora vivo e in buona salute ma io ci spero". A tenere viva la speranza la profezia di un vecchio monaco buddista cambogiano che lo avrebbe rassicurato che vivrà fino a 100 anni. Fino a oggi la profezia sembra avergli portato bene. "Non sono mai caduto dalla bicicletta, non sono mai stato malato, mai visto un dottore in tutti questi anni di viaggio" - ci rivela spalancando i suoi grandi occhi azzurri che custodiscono tutta la sua fierezza e il suo coraggio. E una volta arrivato a Pechino, sano e salvo, che farà? "Prenderò un aereo e proseguirò verso l'Oceania, mi piacerebbe finire i miei giorni a Bora Bora o in una di quelle isolette lì". Noi glielo auguriamo e lo salutiamo come gli è stato insegnato qui in Calabria: "Ciao Janus, e saluti pi cent'anni!".


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Il libro sul porto di Gioia Tauro apre uno spiraglio sullo sviluppo economico della Calabria È stato presentato sabato 5 gennaio presso la Libreria Mondadori di Siderno il libro “Il porto di Gioia Tauro: città metropolitana e nuovi paradigmi politici” scritto da Domenico Napoli, direttore del Cefris e Filippo Romeo, esperto di Geopolitica.

Il porto di Gioia Tauro è il più grande in Italia per il throughput container, il nono in Europa e il sesto nel Mediterraneo. Le sue origini progettuali risalgono alla confusa situazione politica determinatasi in Calabria all’inizio degli anni settanta (i cosiddetti fatti di Reggio) che ha portato il passaggio, della sede del Capoluogo, da Reggio a Catanzaro. L’area costiera della Piana di Gioia Tauro, tradizionalmente coltivata ad agrumi e oliveti, venne designata come sito adatto per ospitare il porto, diventando così una possibile risorsa significativa per lo sviluppo economico della Regione. Risorsa messa in evidenza dal libro “Il porto di Gioia Tauro: città metropolitana e nuovi paradigmi politici” scritto da Domenico Napoli, direttore del Cefris (Centro per la Formazione, la Ricerca, l’Innovazione e lo Sviluppo) e Filippo Romeo, esperto di Geopolitica. Il volume è stato presentato sabato 5 gennaio presso la Libreria Mondadori di Siderno, alla presenza dei due autori, intervistati dagli studenti del liceo scientifico “Zaleuco” di Locri; di esponenti delle istituzioni, dell’imprenditoria, della politica e di un gran numero di spettatori interessati all’argomento. L’incontro è stato coordinato, in maniera eccelsa, dal professore Giuseppe Giarmoleo sempre attento e sensibile verso tutte le problematiche che riguardano il nostro territorio. Nel dibattito si è messo in evidenza di come il porto, per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, potrebbe offrire grandi vantaggi economici alla Calabria, in primis dal punto di vista commerciale, con l’idea giusta e un lavoro di squadra. Inoltre, secondo i due autori, il “Rigassificatore” è una realtà da considerare importante per i bisogni energetici dell’Italia, per la possibilità di implementare la “Piattaforma del freddo” che avrebbe ricadute importanti per l’agroalimen-

Siderno: Giuseppe Albanese nominato “Professore delle stelle” Le più vive congratulazioni a Giuseppe Albanese, titolare del vivaio sidernese Albaflor, per essere stato definito dai vivaisti esperti del centro sud e anche da colleghi del nord Italia “Professore delle stelle”. Un nome suggestivo, dietro il quale si rivela un lavoro sapiente, lungo e tenace per arrivare alla creazione delle sue Stelle di natale, diventate famose in quanto caratterizzate da particolare salute, bellezza ed eleganza.

tare calabrese e per la possibilità di rifornire di combustibile le navi che, in un futuro non lontano, sostituiranno la nafta con il metano. L’opera è suddivisa in cinque sezioni: la prima, dal titolo “Gioia Tauro nel nuovo contesto geopolitico”, descrive il quadro geopolitico del Mediterraneo. Nella seconda sezione, “Portualità e infrastrutture del trasporto”, vengono evidenziate le potenzialità e le carenze infrastrutturali. Nella terza,“Gas: fattore di progresso e integrazione dei Paesi del Mediterraneo”, si affronta la tematica energetica, ipotizzando un impianto a cella a combustibile nell’area retro portuale, per la produzione di energia pulita. Nella quarta sezione, denominata “Alta formazione e Ricerca per una nuova centralità del sapere nello spazio Euro Mediterraneo”, si affronta il tema della formazione come fattore di sviluppo per l’area, auspicando che quest’ultima possa fungere da centro di diffusione dei nuovi saperi per l’intero bacino del Mediterraneo. Nella quinta e ultima sezione, “Economia e giustizia pilastri dello sviluppo”, sono contenute delle riflessioni, secondo cui non potrà esistere sviluppo in assenza di una giustizia certa e di un’economia che guardi al mercato perdendo di vista l’uomo. Tutte tematiche affrontate durante l’incontro tra i presenti, che si sono confrontati per poter utilizzare al meglio le risorse della nostra Regione. Lo scopo è stato anche quello di sviluppare una coscienza, forte a tal punto da trovare la giusta motivazione che porterà, finalmente, al decollo economico della Calabria e, di conseguenza, al rientro dei nostri giovani che sentono il bisogno di rimanere nella propria terra e che soffrono all’idea di doverla abbandonare. Rosalba Topini

Sabato prossimo a Locri un incontro sulla storia politica della città Sabato 19 gennaio 2019, a Locri, nel salone di Palazzo Nieddu del Rio, alle ore 18:00, sarà esposto il lavoro di ricostruzione della composizione del Consiglio Comunale di Locri, a partire dalle elezioni amministrative del 1946 per giungere ai giorni nostri. L’iniziativa, a cura dell’associazione Locri Patria Nostra, indiscutibilmente splendida realtà di impegno culturale oramai navigante verso i venti anni di presenza sul territorio locrese, vedrà tra i relatori due ex amministratori locali, Bruno Lacopo, già segretario del PCI e Rosario Scarfò, già presidente del Circolo di AN e quale moderatore il giornalista Rocco Muscari, il quale avrà il difficile compito di contenere un prevedibile e atteso dibattito, stante le analisi che saranno effettuate su oltre 70 anni di politica locale. L’obiettivo non è certamente quello di procedere sulla falsariga della precedente iniziativa, la presentazione del libro di Marcello De Angelis, secondo la visione Rosso/Nero ma, pur se con simile struttura formale (quella dei due relatori), dopo una sintesi circa le dinamiche dei partiti storici in Locri, ci si fermerà alla valutazione del ruolo che la DC ha avuto in paese nel corso dei decenni, per giungere alle possibili valutazioni circa l’eredità che i partiti hanno lasciato nello scenario locrese e concludere con una serie di proposte che possano consentire alla cittadina di Locri di caratterizzarsi come fattivo laboratorio politico e in ogni caso rendere ancor più conoscibile ai giovani la storia e la tradizione politica locale e gli uomini e le donne che hanno rappresentato tutto ciò.

Terme di Agnana: un nuovo piccolo gioiello arricchisce la Locride A pochi chilometri da Siderno Superiore, lungo la strada provinciale che porta a Canolo, è stata "riscoperta" un'antica struttura un tempo perfettamente funzionante. Il sito è stato recuperato recentemente dall'amministrazione comunale di Agnana, nel cui territorio è ubicato, e si trova nella parte bassa di una vallata a duecento metri dalla strada provinciale. Una piccola struttura che per molti anni è rimasta abbandonata sino a quando, grazie a un progetto indirizzato alla sistemazione di tutta l'area circostante, le Terme sono state riportate al vecchio splendore e possono, ades-

so, essere adeguatamente ammirate con più facilità di un tempo. Anche perché è stata creata un'apposita strada che consente di arrivarci senza pericolo. La zona è stata infatti interamente qualificata e dotata di luci. Le acque salso-iodiche di Agnana, secondo gli esperti, contengono cloruro di sodio, meglio noto come sale da cucina. Vengono usate per bagni, inalazioni, irrigazioni e fanghi. Curano malattie infiammatorie ginecologiche croniche, reumatismo articolare, rachitismo e infiammazioni croniche delle vie respiratorie. Tra l'altro non è da escludere che in quella zona

possa esserci, nel sottosuolo, l'eventuale presenza di manufatti di epoca romana e il Comune di Agnana, in un suo progetto, ha previsto una campagna di rilevamenti con il georadar proprio per identificare questa possibile presenza. Una scoperta che andrebbe ad arricchire ulteriormente la già ricca storia del comune che, a parte la presenza dei resti delle terme salsoiodiche era noto anche per le miniere di carbone che approvvigionarono il primo treno della storia in partenza da Napoli, risalente all’epoca di Ferdinando II.


I segreti del ‘700 nella Vallata del Torbido protagonisti del nuovo libro di Pittari

È uscito giusto in tempo per il Natale “L’apprezzo della Camera marchesale di Gioiosa Jonica del 1742”, saggio con il quale Giovanni Pittari indaga, attraverso documenti inediti, tutte le sfaccettature di un periodo storico poco studiato e contestualizzato dagli storici del nostro comprensorio.

È ancor fresco d’inchiostro “L’apprezzo della Camera marchesale di Gioiosa Jonica del 1742”, scritto da Giovanni Pittari per Promocultura ed., Gerace (RC), 2018, pp. 472, che fa parte della collana: ‘Fonti per la storia del Mezzogiorno moderno’, e offerto come strenna di Natale. Si tratta di un libro, da tempo annunciato, che presenta documenti tutti inediti, tutti di prima mano, sconosciuti, forse ritenuti di poco conto dagli ‘storici’ di casa nostra, che ora vengono proposti ai cultori della materia e non solo, col precipuo intento di contribuire a una ulteriore conoscenza del ‘Settecento’ nel territorio della ‘Vallata del Torbido’. Un secolo, questo, poco studiato e per nulla contestualizzato che ha tanto da raccontarci dato che la storia spesso fonda le sue radici su basi prettamente romantiche, come piace ai più, e non sui documenti. Una cattiva abitudine, questa, consolidata nel tempo, che spesso trasmette chi fa ‘storia’ e, di rimando, ‘avvelena’ la ricerca. E proprio per non scadere in uno scientismo di maniera, in inutili quanto sterili e illogiche provocazioni, Giovanni Pittari legge il territorio con materiale conservato in scaffali ammuffiti d’archivi pubblici o trascurato in biblioteche private che ha raccolto in anni di indagine, e che ora mette a disposizione dei ‘cultori’ della materia. Ovviamente le ‘fonti’ proposte presentano molteplici sfaccettature e utilizzazioni legate a nomi, persone, località, produzioni agricole, ecc. anche perché la storia è memoria collettiva e insieme di tradizioni culturali che incidono sul presente. E per acquisire ulteriori elementi attendibili, l’autore mette a confronto i documenti di Casa Caracciolo con il “Libro della stima de’ beni di tutto il territorio di questa terra di Giojosa in Provincia Calabria fatto dagli apprezzatori eletti in pubblico parlamento dall’Università della terra suddetta, per la formazione del Catasto Universale”, che si trova nell’Archivio della Regia Camera della Sommaria di Napoli. Tutto ciò per definire in maniera tangibile e senza pregiudizi l’esatta situazione socio-economica del territorio di Gioiosa Jonica, sul presupposto che le stime sono state effettuate dagli stessi apprezzatori. Un documento alquanto interessante riportato nel volume riguarda i “Beni che si possiedono in questa terra di Giojosa immuni, ed esenti da buonatenenza, ò d’altri pesi fiscali dell’Illustre D. Gennaro Maria Caracciolo, Duca di Girifalco, ed Orta e Marchese di questa terra di Giojosa”. E come se ciò non bastasse, per capire meglio gli ulteriori passaggi che avvengono in Gioiosa nel Settecento, Pittari si è avvalso, pure, di un volume da tutti sconosciuto, che fa parte

d i una biblioteca privata e di un manoscritto introvabile dove vengono riportati i beni della Famiglia Caracciolo di Arena nel Comune di Gioiosa Jonica ed elencati tutti i fondi e oliveti, con i relativi introiti, che esistono nel feudo di Gioiosa, formati rispettivamente nel 1809 e nel 1818. Possiamo, allora, assentire che ancora una volta l’autore è andato alla ricerca delle nostre radici attraverso documenti incontestabili, sicuri e che ora propone alla nostra riflessione. Di rimando, ritornano attuali gli scritti di Marc Bloch che considera la storia “scienza degli uomini del tempo, oppure un dialogo senza fine tra il presente e il passato” e che il vero soggetto della storia è l’uomo, e la storia così intesa vuole parlarci degli uomini al di là delle forme sensibili del paesaggio, degli arnesi, delle macchine, degli scritti apparentemente freddi.

La befana nerazzurra porta calze al reparto di pediatria dell’ospedale di Locri Ottimo riscontro per la befana nerazzurra, svoltasi a Locri la scorsa settimana grazie all’impegno dell’Inter club. La società ha distribuito calze al reparto di pediatria dell'ospedale di Locri alla presenza della presidente della Pro Loco Adele Sidoti, della ex dirigente scolastico Maddalena Laganà, del presidente dell’Inter Club di Locri, del presidente della Lados Filippo Tedesco, del direttivo Club Taurianova e il presidente onorario Gino Labate. Nemo’s ha fornito una splendida animazione, che ha arricchito l’ottima presentazione di Francesco Lombardo e Emanuele Femia.

SIDERNO SUPERIORE: consegnata una targa fedeltà a un tour operator canadese Locri: sabato 26 gennaio la presentazione del libro “Con la mafia ai ferri corti” Sabato 26 gennaio, alle ore 18:30, presso Palazzo Nieddu del Rio, sarà presentato il libro “Con la Mafia ai ferri corti - Cesare Mori ‘Il Prefetto di Ferro’”. L’evento, patrocinato dall’Assessorato alla Cultura della Città di Locri e organizzato dalla Comunità Militante Oltre Uomo, vedrà l’intervento del curatore del libro Francesco Paolo Ciulla che sarà intervistato da Rosario Condarcuri editorialista del nostro settimanale .

Alla presenza del Parroco Don Giuseppe Alfano e di diverse Associazioni che operano all’interno delle suggestivo borgo di Siderno Superiore è stata consegnata una Targa Fedeltà a un Tour Operator Canadese e al Suo gruppo di turisti che per 18 giorni hanno girato in lungo e in largo per il territorio della Locride. La calorosa e suggestiva cerimonia si è svolta nella Piazza San Nicola di Siderno Superiore a conclusione di una vista guidata tra le suggestive viuzze del Borgo e con lo sfondo di Antichi Palazzi, Portali e Artistici Balconi. L’iniziativa è stata fortemente voluta dalle diverse Associazioni che da tempo operano all’interno del Borgo e in particolare da un gruppo di lavoro, per la maggioranza giovani, che da più mesi, rimboccandosi le maniche, stanno rendendo il centro storico pulito, ordinato, arricchendolo di fiori e piante. Nel ricevere il gradito riconoscimento, Il Responsabile dell’Organizzazione Canadese Vojco Zadkovic, che da più anni fa soggiornare dei gruppi Senior nella Locride in bassa stagione, con entusiasmo ha riferito che per la prossima primavera le presenze

della loro organizzazione raddoppieranno, in quanto gli ospiti che vengono nel Borgo Antico di Siderno si faranno Ambasciatori di questa calorosa accoglienza, che non riscontrano in altre località turistiche che visitano. La cerimonia si è conclusa all’insegna del Folklore locale, e soprattutto con la rievocazione storica del periodo dell’Assedio dei Turchi che, provenienti dal mare, si spingevano nelle arie interne rendendosi protagonisti di violenze, razzie, furti. A conclusione della manifestazione, le Associazioni del luogo e i rappresentanti dei giovani erano ancora più coscienti delle grandi potenzialità del Borgo e tutti si sono dati appuntamento nei prossimi giorni per riunirsi intorno al progetto “Vivi Borgo sos Palazzi.” Questo Progetto e’stato avviato dal Sidus Club nei mesi passati, quando non è stato possibile realizzare come previsto la grande manifestazione di solidarietà “Cibus Noster” nei palazzi Falletti e De Mojà, in quanto non a norma per la fruibilità. Di conseguenza si è stati costretti con tante difficoltà a spostarla in altri luoghi.


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Avvocato e docente universitario di diritto dell’informazione, Cataldo Calabretta è un esempio positivo della nostra terra avendo conquistato, con le proprie forze, grandi traguardi in diversi settori, compreso quello dello star system.

foto di Alessandro Bachiorri

La superlativa carriera del calabrese Cataldo Calabretta

ataldo Calabretta, avvocato e docente universitario di diritto dell’informazione, è un esempio positivo della nostra terra avendo conquistato, con le proprie forze, grandi traguardi in diversi settori. Molto competente, da anni mette la sua professionalità al servizio di molti volti noti dello star system italiano e collabora con prestigiosi periodici italiani. Si definisce un calabrese nell’anima: generoso, ambizioso, determinato e inarrestabile. Ma, andiamo a conoscerlo meglio. Quali sono i ricordi più belli che conserva della sua infanzia a Cirò Marina? Se penso ai ricordi della mia infanzia, non posso non ricordare gli odori domestici della mia casa di famiglia e della natura circostante, compresa la salsedine del mare. Avere delle radici così forti, che affondano in una Terra così ricca eppure piena di contraddizioni, mi ha spinto a partire per vedere cosa c’era oltre quei confini senza, però, mai dimenticare la via del ritorno nel luogo dove sono nato e cresciuto. Ho vissuto a Cirò Marina fino a 18 anni, poi sono partito per studiare giurisprudenza a Milano all’Università Cattolica, un privilegio senza paragoni e nel capoluogo lombardo è iniziato il mio sogno. In Calabria sono nati moltissimi professionisti talentuosi costretti però a lasciarla, con grande dolore, per affermarsi altrove, ma senza mai dimenticarla. Da avvocato, come ha intrapreso la strada del mondo della televisione e della comunicazione? Diritto e informazione, per me, rappresentano un binomio perfetto. A 20 anni ho iniziato a scrivere sui

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giornali ancor prima di laurearmi, tutto è avvenuto in maniera naturale. Con tanto impegno sono arrivati risultati prestigiosi, ma per raggiungerli è stato fondamentale avere un’ottima organizzazione mentale. Mi piace sperimentare, ma prima di iniziare qualsiasi avventura professionale voglio essere sicuro di non commettere errori. Oggi, però, non riuscirei ad eliminare niente, ancora il fisico e la mente mi sostengono (sorride ndr). Spero di essere apprezzato per tutto ciò, il consenso per me è essenziale. La mia vita è “on the road” sempre con la valigia in mano, con l’occhio all’orologio per non perdere un aereo, un appuntamento, un viaggio, una lezione all’università. Cosa apprezza e cosa, invece, cambierebbe in questo universo dello spettacolo? Come tutti gli ambienti c’è il bene e c’è il male. È necessario non mischiarsi con il marcio e cercare di arginarlo il più possibile. In veste di avvocato è entrato a far parte della difesa di Francesco Schettino. In questi casi, quanto il processo mediatico può influire negativamente? Nell’esercizio della cronaca giudiziaria sorge il diritto di conoscere i fatti, oggetto di una vicenda giudiziaria: l’interesse pubblico alla notizia è un diritto previo. Il giornalista deve raccontare la notizia con equilibrio e obiettività. Sempre più spesso succede che, attraverso uno stravolgimento dell’informazione, si deformano le risultanze processuali e nascono delle vere e proprie gogne, fondate su una presunzione di colpevolezza. Il processo mediatico non dovrebbe esistere, ma dovrebbe esserci un equilibrio tra informazione e procedimento penale. Ogni volta che tale rapporto è squilibrato sorge il processo mediatico. Sono, profonda-

mente, convinto che le “tre” verità che costituiscono le vicende di cronaca giudiziaria, ossia la verità storica, processuale e mediatica, debbono convergere, ma spesso questo non succede; è compito di tutte e tre le categorie di professionisti ovvero: i protagonisti per la prima, giudici e avvocati per la seconda e giornalisti per la terza contribuire, con il massimo impegno, affinchè questi tre poli corrispondono. Nel 2016 ha scritto insieme a Vittoriana Abate, giornalista e conduttrice di Rai Uno, “Il Ragionevole sospetto” libro dedicato ai più intricati casi di cronaca nera. Sì, il nostro intento è stato quello di spiegare grandi categorie di delitti: i cosiddetti cold case, quei casi irrisolti che hanno calamitato negli anni un’attenzione massiccia e costante, quei casi già definiti ma che, nonostante il responsabile sia stato assicurato alla giustizia, presentano zone d’ombra su cui è importante indagare e informare. Abbiamo svolto un’analisi specifica del rapporto che sussiste tra le indagini in corso e le inchieste giornalistiche che si “muovono” parallelamente. Lei è consulente legale e opinionista dei più importanti programmi Rai, in che modo si ricopre un ruolo così delicato? Non è semplice. È fondamentale prepararsi e conoscere le vicende giudiziarie per non commettere errori e per non deludere il pubblico. Nessuno deve avere la presunzione di credere che un’opinione sia la verità assoluta. In questi anni ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica su alcune campagne. Quali, in particolare? Nel 2009 sono stato il promotore della campagna ine-

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rente l’utilità del sangue cordonale. Abbiamo organizzato tante iniziative e ricevuto molti consensi, per aver avviato un progetto volto a migliorare il livello delle informazioni su una materia complessa, che è governata da una normativa ancora piuttosto carente in Italia. Molte mamme in attesa non sono ben informate su tutte le varie possibilità, ed arrivano al momento del parto senza aver deciso nulla. Su una materia così importante, in Italia, c’è un vuoto legislativo intollerabile rispetto agli altri paesi d’Europa, dove la situazione è regolamentata in modo migliore. Se si pensa che le cellule staminali, estratte dal cordone, possono essere trapiantate per curare varie patologie come: linfomi, leucemie, aplasie midollari, talassemie, immunodeficienze congenite e alcuni difetti metabolici la situazione appare ancora di più paradossale. L’altra campagna d’informazione è volta a educare sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori, si chiama “Regalati la prevenzione”. Ho pensato di far scendere in campo, insieme a me, alcuni personaggi del mondo della medicina, della comunicazione e dello spettacolo per ricordare a tutti che un corretto stile di vita e frequenti controlli medici specifici possono essere i nostri migliori alleati per scongiurare l’insorgere di gravi patologie. Cosa le manca di più della sua Terra, quando si trova fuori? La mia famiglia. Della Calabria si è sempre detto “tutto” e “il contrario di tutto”. Lei cosa vorrebbe dire? Auguri Calabria, spero che avrai presto una nuova veste, lo meriti. Rosalba Topini

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Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo, Gaetano Marando, Rosalba Topini, Arturo Rocca, Franco Martino, Franco Crinò, Antonio Scordino, Giovanni Pittari. STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

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Ariete La settimana comincia con un lunedì superfortunato, in cui la luna splenderà nel tuo segno! Venere favorevole regala alla tua relazione una marcia in più e facilita gli incontri. Qualche problemino, invece, potrebbe nascere sul fronte del lavoro.

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Alla gogna! Durante una cena medievale svoltasi al Castello di Roccella Jonica, il nostro amico Attilio Marrapodi ha voluto sperimentare la tortura medievale della gogna. Voci di corridoio affermano che si stia aggirando per la Locride ancora in questo stato…

I mangiatori di patate Domenico Cartolano e Salvatore Sainato si fanno immortalare tra le patate, in uno splendido scatto che pare essere stato dipinto dall’estro di un certo Caravaggio.

Il valore dell’amicizia I sindaci di Palizzi, Walter Scerbo e Agnana, Caterina Furfaro, celebrano assieme alla nostra Margherita Tripodi e a Laura Multari la propria amicizia, che li unisce nonostante la distanza geografica che li separa.

Connubio enogastronomico Ernesto Riggio e Danilo Lavorata presentano alla collega Emanuela Gemelli del TG3 i vini della Locride, rilanciando al contempo il messaggio che l’unione fa la forza.

Il valore dell’umanità Il salvataggio di alcuni migranti a Torre Melissa ha permesso di trarre in salvo anche un bimbo e una mamma intrappolati nella barca soccorsa dai cittadini volenterosi. Una dimostrazione di umanità di cui sentivamo grande bisogno.

Gemelli La tua vita sentimentale in questo periodo sarà un vero e proprio tormento! Cerca di non evitare le discussioni e affrontale a testa alta. Sai cosa vuoi e riuscirai a far valere le tue ragioni. Punta tutto su giovedì e venerdì, fortunati con la luna! Cancro Se stai aspettando una svolta nella tua vita, soprattutto professionale, ti toccherà aspettare. Non è il momento adatto ai colpi di testa. Concentrati sulle cose belle che già possiedi, e non sono poche! Sabato e domenica due giornate super-fortunate. Leone La tua settimana comincia con una bella luna favorevole e Venere dalla tua parte! L’amore sarà il vero protagonista delle tue giornate. Le giornate più fortunate saranno quelle di lunedì, giovedì e venerdì. Giornate no, invece, martedì e mercoledì. Vergine Anche questa settimana ti toccherà vivere alti e bassi. Le giornate più fortunate saranno quelle di martedì e mercoledì, mentre tra giovedì e venerdì non mancheranno le discussioni, anche accese… Per fortuna ci pensa il lavoro a darti soddisfazioni.

Il furto del trono Paola Scuticchio, intenzionata a godersi ogni aspetto del Natale al Castello Più svoltosi a Roccella Jonica, si lascia fotografare mentre, siede sul trono lasciato ormai vacante da Babbo Natale, mentre faceva disperare la befana per averle rubato la scopa!

Bilancia La tua settimana comincia con un lunedì di luna in opposizione: sarà una giornata pesante, in cui potrebbe verificarsi qualche inconveniente o presentarsi qualche ritardo. In ambito lavorativo, inoltre, lo sfavore di Mercurio crea ostacoli in più. Scorpione Mercurio è pronto a regalarti nuove occasioni e belle sorprese. Attento però a non lanciartele scappare! Le giornate di martedì e mercoledì, con la luna in opposizione, potrebbero vederti di malumore… ma le stelle sono pronte a realizzare i tuoi sogni!

Convegnisti Il camerata Belcastro, Rudi Lizzi, Walter Melcore, Antonello Alfarano, il consigliere regionale Alessandro Nicolò e la simpatica segretaria FSI USAE della Locride Emanuela Barbuto posano per questa foto di gruppo al termine di un convegno.

Media melodici Geny Blefari e Bluette Cattaneo posano assieme al cantante neomelodico Angelo Famao al termine della serata di successo tenutasi a Gioiosa Ionica.

Toro Belle notizie sul fronte lavorativo: Mercurio è finalmente dalla tua parte e ti aiuta a sbloccare situazioni che sembravano ormai perdute… Incontri interessanti e nuove opportunità saranno possibili soprattutto nei giorni di martedì e mercoledì.

Sagittario Sarà una settimana all’insegna di Venere e della passione! Nuovi incontri importanti aspettano i single, mentre le coppie troveranno nuovi modi per divertirsi. Attenzione, però, alle giornate di giovedì e venerdì: la luna in opposizione crea tensioni. Capricorno Col sostegno di Mercurio potrai ottenere dei risultati strabilianti, soprattutto sul lavoro. Attenzione, però, a non stressarti troppo: è facile, infatti, che nei prossimi giorni tu possa avvertire un po’ stanchezza in più, soprattutto nel weekend…

Suggestione o apparizione? In questa foto che ritrae il caminetto di una casa di San Luca, sarebbero apparsi tra le fiamme tre volti che, con occhio clinico potrete vedere anche voi. E, stando alla testimonianza di chi ci ha mandato la foto, non si tratterebbe dell’unico caso “strano” avvenuto in quella casa…

Acquario La tua vita sentimentale ti regalerà grandi soddisfazioni. Il partner pronto a regalarti stimoli nuovi e tanta avventura potrebbe essere dietro l’angolo! Le giornate più fortunate saranno lunedì, giovedì e venerdì. Attenzione a martedì e mercoledì. Pesci Sei uno dei segni più sensibili dello zodiaco e dai tutto te stesso anche a chi non lo merita. Forse è il caso di partire da questa crisi per cominciare a mettere finalmente al primo posto le tue esigenze. Giornate fortunate: martedì e mercoledì.


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