Riviera n°04 del 25/01/2015

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DOMENICA 25 GENNAIO

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A un anno dalla morte Per uccidere una persona bisogna superare una serie infinita di sbarramenti che la Natura ha messo dentro ciascun uomo a tutela della specie. Uccidere un bambino è un’impresa impossibile se non per persone che hanno già ucciso la loro umanità.

Il piccolo Cocò ucciso da un sicario disumano ILARIO AMMENDOLIA

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È passato un anno della morte del piccolo “Cocò”. Gli assassini non sono stati assicurati alla giustizia. Non è solo una sconfitta per lo Stato ma, per dirla con le parole del vecchio capomafia di S. Martino di Taurianova Peppe Zappia, una conferma che “à finita l’ominità”. Ribadisco quanto ho già avuto modo di dire: in casi come questo mi sovvengono i versi del Pascoli “Uomini nella truce ora dei lupi…” . Cioè la regressione degli esseri umani verso la bestialità. Però (e che però) i lupi non uccidono i cuccioli della loro specie. Invece a Cassano qualcuno si è disumanizzato a tal punto da sparare contro un bambino di appena tre anni e bruciarne il cadavere. La storia di questo bambino è un atto di accusa contro la nostra società. Nicola a soli tre anni aveva conosciuto il carcere vivendo insieme alla madre, in una cella umida tanto

ammalarsi di bronchite cronica. Mentre gli altri Non propongo torture da bambini giocavano, lui era in cella per reati mai come sevizie, ma percorsi messi. Uscito fuori del carcere è costretto a “con-vivere” col di recupero, non nonno, trafficante di droga, impegnato in guerre per semplici e non il controllo del mercato. Nessuno si ricorda di questo bambino, se non quanscontati. Occorre do i sicari lo uccideranno senza pietà. prosciugare con Uccidere un coniglio o un gallo per la stragrande maggioranza delle persone sarebbe un trauma. urgenza Per uccidere una persona bisogna superare una serie la pozzanghera infinita di sbarramenti che la Natura ha messo dentro ciascun uomo a tutela della specie. stagnante e Uccidere un bambino è un’impresa impossibile se nauseabonda dove non per persone che hanno già ucciso la loro umanità. Persone che provano disprezzo e odio per sé costoro crescono stesse, e vedono in qualunque essere umano l’immae si moltiplicano gine riflessa della loro bruttura. ed estirpare il cancro Il dramma ci tocca da vicino. È successo appena un anno fa, in Calabria, in mezzo a noi. prima che Il piccolo Nicola è nostro. Non possiamo restare indifferenti, né invocare la torgeneri metastasi.

tura o la pena di morte. Sarebbe inutile. Dovremmo, invece, dichiarare una guerra senza quartiere agli ambienti malsani e brutali che spengono ogni moto della coscienza, ogni lume di civiltà. I “bruti” crescono e vivono in mezzo a noi e noi ce ne accorgiamo solo quando presentano il loro triste conto di sangue e di morte. Mai più bambini in carcere, mai più bambini abbandonati. Questo dovrebbe essere il grido unanime delle nostre coscienze. In Svezia o in Norvegia ci può pur essere un grave fatto di cronaca nera, ma la società non lascia un bambino al suo triste destino senza muovere un dito, come è successo in Calabria. In questo senso, pesanti sono le responsabilità dello “Stato” e di quella parte della società che osserva supina, indifferente e silente quanto avviene intorno a essa. Un anno fa, gli avvoltoi del razzismo hanno planato a lungo sui nostri cieli e come da antica abitudine sono “calati” in Calabria, dopo ogni tragedia, per straziare le nostre carni. La Calabria ormai fa notizia solo in casi come questo. Riporto un reportage di un grande giornale di Torino del 4 aprile 2014: “Cassano allo Ionio è un posto spaventoso… Tutto avviene lontano dal mondo. Spesso badanti marocchine si trasformano in fidanzate a suon di botte. Può capitare di fare figli sia con la moglie sia con la nuora all’interno dello stesso nucleo famigliare, e tutti restano insieme, sotto lo stesso tetto…”. Come si fa a non provare sdegno dinanzi a certo modo di fare giornalismo? Che c’entra la storia di Cocò con l’offesa gratuita a Cassano? Le accuse gratuite alla gente di Cassano sono funzionali ai disegni di chi non vuole ammettere che non è uno Stato civile quello che consente rendite parassitarie imponenti ai pochi e lesina i fondi per salvare la vita di una creatura, che lo rinchiude in carcere, che ne perde le tracce. In questo caso la cattura degli assassini non può essere lasciata solo alle forze di polizia. Il crimine ha ferito gravemente ognuno di noi e nessuno dovrebbe sentirsi estraneo a questa battaglia. Se non avessi paura di essere frainteso arriverei a dire: non so se ancora sopravvive qualche “uomo di onore” e in che misura questi siano stati tali, ma se qualche “seme” è rimasto si dovrebbe sentire impegnato in questa guerra contro gli assassini del piccolo Nicola. C’è un bel film di Pietro Germi, “In nome della legge”. La trama è tratta dal racconto autobiografico di un magistrato di provincia: parla di un vecchio capomafia che non esita un secondo nel dare la caccia e consegnare ai carabinieri un mafioso resosi responsabile dell’omicidio di un ragazzo. Infine il carcere. Non ci può essere lo stesso carcere per il responsabile di un’azione così orrenda e per chi si è reso responsabile di una truffa, di un furto e neanche di reati più gravi. Non propongo torture e sevizie, ma percorsi di recupero, non semplici e non scontati, e la certezza che persone responsabili di tali crimini non possano essere rimesse a contatto con la società se non al termine di un lungo percorso e l’assoluta certezza del recupero. Rafforzare le forze armate? Inutile. Se il bruto esiste, il bruto colpirà. Meglio, molto meglio, prosciugare con urgenza la pozzanghera stagnante e nauseabonda dove costoro crescono e si moltiplicano ed estirpare il cancro prima che generi metastasi. Una questione Politica, qualora la politica non fosse l’inconcludente “ammoinu” che si nota intorno a noi


RIVIERA

ATTUALITÀ

GIUDIZIARIA

Cosimo Cherubino e il processo “Bluff” Si chiamava “Bluff” il processo incardinato anni fa in cui è stato imputato anche Cosimo Cherubino. Assolto e risarcito. Nell'operazione “Primavera” gli investigatori, in una relazione di servizio, scrivono di un controllo avvenuto a Locri tra Cherubino e un Cordì, che frequentava la scuola privata “G. Leopardi” di Siderno fondata dall'ex consigliere regionale. In un'altra relazione di servizio si parla della parentela di Cherubino, quando questi forse non era ancora nato, risalendo a qualche generazione addietro, per affermare che nella tomba dei suoi parenti è stata deposta una persona deceduta. E che dire dell'ipotesi della parentela con il suocero, assolto dalle recenti accuse a suo carico in procedimenti penali antimafia? Nel 2015, quindi, per sostenere il quadro probatorio contro Cosimo Cherubino, si portano nel fascicolo del dibattimento del processo “Falsa politica” quelle relazioni di servizio e le dichiarazioni rese dai testimoni nel processo “Bluff”, anche se in questo caso molte sono a sostegno della difesa. Forse solo in Italia vige il principio della “circolarità delle prove”, che una volta entrate nelle procure sbucano a sostenere un eventuale nuovo procedimento penale, anche quando il precedente si è concluso con un'assoluzione. Ma è grave anche la circostanza “normale” che un precedente, a fine pena, sia sempre “in agguato” da una

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Un ambizioso progetto partito nel 2011dà oggi i suoi frutti dopo essere stato riconosciuto anche dalle istituzioni, che si impegnano con operedi coordinamentoe unfinanziamento di34milionidieuro

AgriFoodNet

un impegno concreto per la nostra agricoltura JACOPO GIUCA

A cancelleria delle varie procure ad additare il prevenuto quale “reo in eterno”, contravvenendo ai principi cartolari della Costituzione, che prevede la rieducazione della condanna e del carcere. Tornando alla “Falsa politica” si insinuano ancora una volta trascorsi lontani anni luce contro un imputato. Candidato ed eletto nel 1998 alla Provincia di Reggio Calabria, Cherubino nel 2005, con lo Sdi, riporta nel collegio di Reggio 6.689 preferenze, mentre nel 2010 non riuscì a essere rieletto con 6.546 preferenze, attestandosi ottavo su undici candidati della lista del PdL. Chi lo ha votato ? Forse i tanti giovani che lo hanno seguito sin dall'esperienza universitaria, ma forse anche tutte quelle persone, spesso dimenticate dai parenti, alle quali Cherubino mandava gli auguri a Natale e Pasqua, e persino per i compleanni. Uno strano ma incisivo modo di fare politica attiva, ma che forse ha dato i suoi frutti, raccogliendo consensi dove non ci si pensa. Cherubino ha cercato di difendersi con forza, nonostante la sofferenza psicofisica che lo ha colpito in questi anni di carcere preventivo. Ha cercato di contrastare, insieme ai suoi difensori, l'ipotesi della Procura, che chiederà nei suoi confronti una pesante condanna. Ci sarà un giudice a Berlino anche per Cherubino, che respinga la circolarità delle prove e giudichi senza preconcetti. lr

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griFoodNet, Rete Agroalimentare della Calabria composta per il 50% da quote capitali sociali di Organismi pubblici di Ricerca e per l'altro 50% da sessanta tra le più importanti imprese private dell'agricoltura e dei servizi, nasce dalla volontà di porre l'Università al servizio delle imprese per trasformare la ricerca in iniziative imprenditoriali e per favorire la collaborazione tra le imprese al fine di innalzare la propensione all'innovazione del sistema produttivo, dando vita ad una concezione innovativa della formazione e della ricerca. Con sede presso la Fondazione Mediterranea Terina, a Lamezia Terme, agisce tramite bandi regionali ed emanati dal Ministero dell'Istruzione dell'Uniniversità e della Ricerca ed è recentemente diventata una delle poco pubblicizzate eccellenze del nostro territorio. Grazie al suo impegno nell'innovazione delle cosiddette “Filiere Agroalimentari di Qualità”, che gli ha garantito di coinvolgere nel progetto, oltre alle imprese locali, dieci organismi stranieri nella formazione di dipendenti del settore primario, gli è stato riconosciuto un finanziamento complessivo di ben 34 milioni di euro. Questa bella avventura inizia nel 2011, quando AgriFoodNet, presentato un valido progetto di innovazione, viene designata dalla Regione Calabria gestore del Polo di Innovazione. Da quel momento, il polo ha rappresentato la volontà di porre l'Università e gli enti di ricerca al servizio del mondo imprenditoriale, trasformando la ricerca in uno strumento di competitività per le imprese. Questo progetto riunisce oggi sessanta imprese selezionate tra le più importanti realtà del panorama regionale e ha garantito di avviare con successo l'interrelazione tra il mondo scientifico-accademico e quello dell'imprenditoria. Raggiunti questi obiettivi, nel 2012 AgriFoodNet ha potuto dedicarsi al supporto dei diversi soggetti aggregati, ampliando progressivamente la propria rete grazie alla collaborazione del MIUR, che ha agevolato il progetto di crescita competitiva e sostenibile per l'economia di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Sposando le raccomandazioni del Ministero, AgriFoodNet è riuscita a valorizzare gli interventi regionali coordinandoli con successo ai piani di progettazione nazionale, dando vita ad AgriFoodTech, distretto ad alta tecnologia che

elabora proposte progettuali che rappresentino un punto di riferimento non solo per la Calabria ma per tutto il contesto delle Regioni della Convergenza e dell'area mediterranea. Oggi il distretto opera su tre proposte progettuali di ricerca industriale, con lo scopo di affrontare le problematiche dei comparti olivicolo, dei prodotti da forno e delle filiere vegetali, veri e propri punti di riferimento della nostra economia di settore. Il suo progetto cardine è la valorizzazione intensiva degli agrumi della Piana di Gioia Tauro, che tutti si augurano possano divenire simbolo del riscatto della nostra economia. Grazie ai fondi appena ottenuti, inoltre, è in programma l'avvio di sei progettualità previste dalla Regione nel 2010 e definitivamente approvate lo scorso ottobre, relative ai comparti della zootecnia, dei derivati carnei, del lattiero-caseario, del-

l'enologia, delle conserve vegetali e dei prodotti surgelati. È inutile sottolineare quanto questi obiettivi siano importanti non solo per la società, ma per l'intero comparto regionale, che potrà ben presto godere dei già benefici effetti dell'intenso lavoro svolto in questi anni da AgriFoodNet. È doveroso ricordare che gli sforzi della ditta sarebbero stati vani se non fosse stato per l'intenso lavoro degli imprenditori che hanno collaborato al progetto, dimostrando di avere grande consapevolezza di quanto l'innovazione tecnico-informatica sia importante ai fini della sopravvivenza del settore. Questi e altri importanti progetti di valorizzazione del nostro territorio verranno esposti nella presentazione dell'Agenda strategica regionale, che segnerà l'effettivo avvio dei lavori programmati dal polo di innovazione.



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COPERTINA

L’OPINIONE/1

Il sogno di una Nuova Politica GIUSEPPE GIARMOLEO

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on sempre il ritorno alle urne, in modo particolare negli enti locali, equivale al "ritorno alla normalità". Presto a Siderno sarà eletto un sindaco che dovrà assumersi compiti gravosi sia sotto il profilo della gestione, in senso stretto, del comune sia nell'ordine generale di rilancio dell'economia, del ruolo e dell'immagine della città medesima. Un compito che richiede una valida squadra e sostegno popolare. Già diverso tempo addietro su queste pagine invocavamo una "logica nuova per Siderno": superare steccati ideologici che non hanno alcun valore, tener presente l'attuale periodo storico che impone cambiamenti di mentalità e di soluzioni. Il nostro tempo è complesso e carico di problemi: nessuno ha soluzioni semplici e immediate, ma tutti possono dare un contributo al bene comune; anzi è necessario che l'attenzione sia massima e il confronto il più ampio, attento e aperto possibile. La Riviera ha ben operato, dando fiato al dibattito, creando occasioni di confronto: un merito che va riconosciuto! Nei prossimi giorni è auspicabile che il confronto si rafforzi e arrivino altri contributi affinché i cittadini possano scegliere non solo il sindaco, ma anche un programma di governo della Città. A mio avviso, vi sono alcuni elementi che non possono essere disattesi, indipendentemente dai programmi che saranno proposti agli elettori. Innanzitutto, con probabilità, la crisi di questi anni segna un importante cambiamento che si tradurrà, anche, in minori risorse per gli enti locali non solo nell'immediatezza, come già avviene, ma anche per molti anni a venire; inoltre, la politica del governo centrale va nella direzione di reperire in loco le risorse necessarie al funzionamento dei servizi: dalla sanità ai trasporti, con le conseguenze che possiamo osservare, considerata la scarsa ricchezza del nostro territorio. È finito il tempo delle spese fuori controllo con la delega a Roma di appianare il deficit: oggi un sindaco rischia di essere, innanzitutto, un esattore, figura tradizionalmente poco amata. Ma le leggi sono vincolanti e una amministrazione che si comporta come se nulla fosse cambiato, proseguendo secondo vecchi schemi potrebbe sperimentare un triste ritorno alla realtà su richiamo degli Organi di controllo. La crisi economica mondiale, le particolari condizioni dell'Italia e le specifiche condizioni dei nostri comuni calabresi richiedono sindaci competenti e dotati di grande volontà. Davanti a questa realtà si può procedere, come in passato, pensando che "tanto tutto si aggiusta" o ricordando che "la crisi c'è sempre stata": si può procedere raschiando il fondo del barile alla faccia della maggioranza dei cittadini, oppure si può capire che siamo davanti a un cambiamento epocale che deve essere gestito con intelligenza: nell'interesse di tutti! A chi serve una Calabria desertificata? Anche coloro che stanno in "alto" che vantaggio ne avrebbero? Il futuro sindaco di Siderno, d'intesa con i cittadini, dovrà "pensarla nuova", dovrà pensarla "in grande". È necessario entrare in una logica diversa che veda la Città protagonista di un'occasione straordinaria, qualcosa di mai visto prima e che può essere un grande motore di crescita per l'intera provincia reggina: la Città metropolitana. Gli anni che verranno saranno decisivi: coloro che saranno sul ponte di comando dovranno avere competenze, idee e capacità decisionale. Sarebbe un delitto sprecare questa opportunità!

Il futuro sindaco di Siderno, d'intesa con i cittadini, dovrà pensare "in grande", perchè siamo di fronte a una svolta epocale, un’occasione straordinaria che può divenire un grande motore di crescita per l'intera provincia reggina: la Città Metropolitana!

Il giorno

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ERCOLE MACRÌ

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hi odia Siderno? Chi la combatte? Chi la vuole ancora rendere prigioniera? Vele nere spiegate sopra un mare d'ombre, a dritta, ancora, su quella capitale economica della Locride che stava ricominciando ad assaporare il gusto della rinascita, quel croccante meraviglioso della vigilia. L'urna promessa. Neppure un boccone. Lo stratega malvagio che impasta tensione non ha perso tempo ed è riapparso come un macigno, armato fino ai denti dell'antica ed efficace trama. C'è lui, lo sciacallo, dietro l'attentato intimidatorio a Pier Domenico Mammì? Mammì è una persona perbene, un professionista che sa stare al mondo e nella pace, a cui va la totale solidarietà della Redazione e un abbraccio, che estendiamo con estrema vicinanza alla moglie e ai figli. Ma dietro l'attacco volgare a Mammì e ai sidernesi sani io vedo un attacco a Fuda e Panetta. Me ne assumo la responsabilità, ma lo leggo così. Siderno, dopo il decennio che l'ha lacerata, ha paura di due cose allo stesso modo: di Belzebù o 'ndrangheta e di un altro commissariamento. Addirittura più del secondo che del primo. C'è qualcuno che sta mostrando alla popolazione attraverso una sfumatura diabolica, due minacce velate: il prolungamento dell'attuale com-


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NEWS

Pietro Fuda non si ferma.Gli

ultimi eventi, nei quali si sente coinvolto e sdegnato in qualità di cittadino, lo hanno convinto a prendere appuntamento con il prefetto, che lo riceverà martedì mattina, alle 10.00

o degli

ciacalli

L’attentato a Pier Domenico Mammì,a cui va il nostro abbraccio, va letto come unatrama diabolica contro la nuova primavera sidernese

missariamento o l'ennesimo scioglimento del consiglio entro un anno dal suo insediamento. Nel dopo Fortugno, con lo spostamento delle deviazioni mascherate da Palermo a Reggio Calabria, il trasversalismo eversivo che opera in riva allo Stretto ha preteso la stecca del comando, e “u cumannari è megghju du futtiri”. A Pietro Fuda, però, non piace essere comandato, e di questo ha dato piena dimostrazione durante il suo mandato di presidenza alla Provincia di Reggio, trattando alcuni nani che si sentivano, con cattivo gusto, giganti, come figuranti di cotto e da giardino. Tra l'altro oggi gode, come potenziale sindaco di Siderno, grazie anche a Domenico Panetta, dell'appoggio pieno dei vertici non solo regionali di Sinistra Ecologia e Libertà. L'ultimo colpo di coda del senatore, quasi sindaco, non è stato gradito.

C'è sempre una stima nel gradimento. Una Calabria con il consiglio regionale più scarso del continente, una Reggio che ha fatto della mediocrità seduta nei posti istituzionali e nei satelliti ruba soldi la principale prospettiva nel medio e lungo periodo, ha l'obbligo di impedire, con ogni mezzo, che una città importante come Siderno riporti qualità, competenza, progettualità, esperienza e l'altra faccia nella futura Città Metropolitana. Agli sciacalli, che stanno alla Calabria come i trenta tiranni ad Atene, servono, invece, giovani da telecomandare, 'ndranghetisti da ricattare, non la barba e i capelli bianchi, né l'altra faccia e l'altra competenza. Certo, le ipotesi potrebbero essere anche altre. Siderno, attraverso l'attentato a Mammì, potrebbe essere stata intimidita e sputata da un folle a cui Fuda ha negato attenzione, oppure da un altro folle che

prova antipatia per Panetta. Panetta non sempre è simpatico, il suo rigore e la sua sinistra non piacciono a tutti. Potrebbe essere stata la 'ndrangheta locale, quella cretina che ha goduto quando il comune non s'è costituito parte civile al processo Congiusta. La benzina ce l'hanno tutti, ma i proiettili no. Cari sidernesi, per molti anni vi siete combattuti, parlati male, perfino odiati, ma ora tornerete vivi, tutti insieme, vinti e vincitori, a prendervi quel meritato sorso di libertà e democrazia. Non permettete a nessuno di calarvi un altro calice amaro. La storia insegna: dietro ogni trama c'è sempre un gruppo di persone che in piazza sbraita più forte, per poi, nelle segrete, riferire tutto, con un servile bisbiglio, ai suoi padroni. Attenti, sidernesi. Massima attenzione al giorno degli spioni.

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L’OPINIONE/2

No alle elezioni primarie COSIMO D’AGOSTINO

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fatti: trenta cittadini o giù di lì, appartenenti alla “cosiddetta società civile”, firmano una petizione nella quale chiedono che l'ingegnere senatore Piero Fuda, nostro concittadino, si candidi secondo voci urbane dopo varie di sollecitazioni - alle elezioni per la carica di Sindaco della città di Siderno alle prossime elezioni comunali di primavera. Tutto regolare, tutto legittimo. Contemporaneamente, nel PD cittadino, si crea una situazione di panico: qualcuno, come al solito, li ha scavalcati, paradossalmente a destra, scompaginando posizioni politiche ritenute erroneamente consolidate nel tempo. Cosa fare? Un volenteroso si offre sull'altare della dignità politica di arginare il danno quale unico antagonista di Fuda. La disponibilità non viene accolta perché, nel frattempo, sulla via di “Portosalvo”, appare la candidatura di un volontario da immolare sull'altare dell'agone politico (forse avete capito di chi si tratta). Tutto regolare, tutto legittimo, ma non sappiamo se è o sarà tutto a posto. Quindi, primarie siano il prossimo 22 febbraio e primarie di coalizione! Epperò, a questo punto, permettete che a noi, umili frequentatori di Frattocchie (qualcuno escluso) qualche dubbio legittimamente sorga. E il dubbio, e più che di un dubbio, è una domanda che spontaneamente ci poniamo: se l'ingegnere Fuda è stato candidato dalla società civile, la quale si è scomodata a firmare per il sostegno alla sua candidatura per la “salvezza” di Siderno, che senso ha portarla a votare alle primarie del 22 febbraio? Se io ho un popolo che mi prega, fa la fila dietro la mia porta per indurmi a fare il sindaco, “cui prodest” sottoporre la mia persona a un secondo esame? Delle due l'una: o sono candidato della società civile (e, credetemi, di quelle trenta persone che hanno firmato, solo pochi non hanno frequentato i salotti della politica o le mattonelle antistanti i locali di compare Micu o i cumpari Petru, o ancor di più quelli piazzate a orologeria sino piazza Risorgimento, fornendosi all'uopo di “carnitina”) e quindi, gioco forza, non si necessita di primarie, oppure sono espressione dei partiti e quindi non ci sarebbe stato bisogno delle firme della società civile. Se è così: perché non rifiutare le firme e partecipare alla pari? D'altra parte al PD mi permetto di chiedere che senso ha far misurare il suo candidato in una lotta fatta in casa propria e non piuttosto, presentarlo come il proprio candidato senza alcun ricorso a pseudo primarie. Sostenerlo fino in fondo o cadere con esso, ma con dignità.

Che senso hanno le primarie del 22 febbraio? Se io ho un popolo che mi prega, fa la fila dietro la mia porta per indurmi a fare il sindaco,“cui prodest” sottoporre la mia persona a un secondo esame?


PRIMO PIANO

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Tempo libero

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La domenica pomeriggio al centro commerciale ti manda in tilt. Anche se hai un“piano d’attacco”, finisci per girovagare senza meta in quello che è un campo di battaglia pieno di insidie. E così succede che, dopo un pomeriggio di selva selvaggia e shopping sfrenato, torni a casa con il rimorso di non avere potuto acquistare quello che cercavi.

Una domenica al centro

commerciale

SARA JACOPETTA

È

il giorno che Dio donò per il riposo, ma l'uomo lo usa per andare al centro commerciale. Per comodità. In un colpo solo puoi fare la spesa, liberare i tuoi figli nell'apposita area baby adornata di poster della Disney semistrappati e puzza di piedi, andare dell'estetista, comprare quel regalo che hai sempre rimandato. Passare la domenica pomeriggio al centro commerciale vuol dire che devi fare prima un progetto. Il centro commerciale non è un luogo qualunque, è un campo di battaglia, per cui bisogna attrezzarsi. Innanzitutto devi prendere una scala, arrampicarti fino all'ultimo piano dell'armadio e riprendere gli indumenti estivi. Una t-shirt e degli shorts possono andare bene. Perché la temperatura del centro commerciale è uguale a quella dell'altra parte del mondo: se fuori è inverno e hai le catene da neve, lì dentro è il 15 agosto. Non commettere mai l'errore di andare al centro commerciale con un maglioncino, a meno che tu non voglia lentamente lievitare. Vacci presto, nel post pranzo, quando i comuni mortali sono abbioccati da pranzo domenicale con polpette. In questo modo avrai la carreggiata del corridoio tutta per te ed eviterai di prendere per mano un bambino che non sia il tuo. Probabilmente ti capiterà di dimenticare il progetto a casa, per cui invertirai l'ordine delle cose da comprare. Non a caso, l'obiettivo era comprare un giubbotto e invece sei finito dentro l'Euronics a farti i selfie con i cellulari in esposizione. Il tempo passa e i corridoi iniziano ad affollarsi, anche di conoscenti che non hai voglia di salutare. Così, a tratti, ti fingi interessato ad una vetrina di materassi in lattice pur di evitare discorsi di circostanza. Finalmente trovi un maglioncino garbato, ma noti che ha un buco: da stratega che ti ritieni (ma che non sei), lo porti alla cassa con la faccia afflitta. Il messaggio è chiaro: per questo buco ci vuole un ulteriore sconto. Riferisci di aver già controllato, è l'ultimo pezzo e non sai come fare. Ma la commessa non si arrende e

con un “Attenda un attimo” ti fa aspettare venti minuti, mentre tu, figlio di sarta, ti sei già pentito di aver usato questa stupida tattica. Trovato: ovviamente, stessa taglia, stesso prezzo. Un'altra cosa che noti a vista durante i saldi è che le commesse non ci sono più. Forse si sono licenziate coscienti di ciò che sarebbe loro spettato o si sono nascoste sotto la cassa. Sta di fatto che tu entri nel negozio e l'immagine che ti si presenta è una mole di persone che come sciacalli rovista tra gli scaffali. Cerchi un segno di riconoscimento, un tesserino, una maglietta con scritto Staff o semplicemente delle unghie ricostruite che ti possano far capire che quella è la commessa. Niente, non c'è. Eppure fino a un mese fa l'avevi denunciata per stalking. Così fai tutto da solo: riordini le taglie, guidi gli altri clienti e rimproveri i genitori di quel bambino che, come un Pollicino 2.0, mangia un gelato al pistacchio

lasciando sgocciolare macchioline verdi. Una capatina al negozio make-up giusto per provare un po' di tester e poi uscire da lì con la faccia di Lady Gaga. E intanto vedi una bambina che seduta su un cavalluccio azzurro con ruote, passeggia tranquillamente. Con un lieve movimento di bacino si porta avanti di 6 metri e all'istante ne desideri uno anche tu anzi due: su uno ti siedi tu e l'altro lo attacchi dietro dalle briglie e lo usi come mulo per metterci le buste. Così si sono fatte le sette di sera: tu hai trascorso un'intera domenica pomeriggio al centro commerciale e te ne torni a casa con un golfino triste, la spugna col bastone per lavarti la schiena e 400 kcal in più gentilmente fornite dal gelato di McDonald's. Tuo marito ti guarda e ti dice: “Ma il giubbotto? Non l'hai trovato?”. “Rientriamo a casa che per il giubbotto torniamo domenica prossima”.



RIVIERA

Scippo a Siderno: l’appello della vittima Ricorderete il furto avvenuto l'ultimo dell'anno in pieno centro a Siderno, del quale avevamo dato notizia tramite il nostro sito internet. La vittima, una signora della nostra comunità, era stata depredata della propria borsa. A molti giorni dallo scippo, avvenuto dinanzi alla porta di casa, la signora si appella al buon cuore dei rapinatori affinché le venga riconsegnata almeno l'agenda contenuta all'interno della borsa, sulla quale erano segnati numeri di telefono di estrema importanza.

Psichiatria e processo penale: presto un convegno a Locri

TERRITORIO

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Il cimitero di Siderno Superiore sta lentamente scendendo a valle. Come una frana al rallenti sta venendo giù assieme a un pezzetto di montagna, arrecando, ovviamente, gravissimi danni alle tombe dei nostri cari estinti. Non sono poche, infatti, le cappelle o le singole tombe che, assieme al terriccio friabile, stanno “smottando” assieme al loro carico di tristi ossa, e la mancanza di un'adeguata manutenzione non fa che

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L’amministrazione di Locri porta a casa un accordo storico

Gatto precisa: “Volevamo incitare, non criticare“ asquale Gatto, esponente dei commercianti di Gioiosa Jonica dei quali abbiamo pubblicato una lettera aperta nella quale veniva espresso malcontento per le condizioni in cui verserebbe la città, ha contattato il nostro giornale chiedendoci una rettifica. «Nella nostra lettera - ha spiegato - non viene fatto esplicito riferimento all'attuale amministrazione e al sindaco Fuda, non direttamente responsabile della chiusura degli uffici da noi nominati. La lettera vuole più che altro essere un incitamento a svegliarsi per la cittadinanza gioiosana, che deve comprendere in modo nitido ciò che non funziona nella nostra comunità». Riportiamo questa precisazione ma continuiamo a domandarci come mai il sindaco, certo a conoscenza delle difficoltà dei commercianti, non abbia imbastito un tavolo di confronto utile a migliorare la condizione di una città che, indiscutibilmente, adesso si trova anche tra le sue mani e che, pertanto, dovrebbe avere l'aspirazione di lasciare meglio di come è stata trovata.

Giovedì 29 gennaio, al Palazzo della Cultura di Locri, si terrà un convegno dal titolo “Aspetti psichiatrici nel processo penale”. L'incontro, che inizierà alle ore 16.00, è organizzato dell'Associazione Nazionale Avvocati Italiani di Locri e attraverso il patrocinio dell'Ordine degli Avvocati e del Comune. A seguito della registrazione dei partecipanti, l'avvocato Roberto Lanfranco introdurrà l'argomento, lasciando poi la parola al sindaco Giovanni Calabrese, all'avvocato Gabriella Mollica Luly, al dottor Luigi D'Alessio e al dottor Rodolfo Palermo. Relazioneranno dunque l'Avvocato Sandro Furfaro, il dottor Luciano D'Agostino e il dottor Corrado de Rosa, autore del libro “La mente nera: un cattivo maestro e i misteri d'Italia. Lo strano caso di Aldo Semerari”. L'evento, aperto alla cittadinanza, è accreditato presso il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Locri e darà la possibilità di ottenere tre crediti formativi in materia di diritto penale per l'aggiornamento professionale.

PRIMA

DOPO

Nel pomeriggio di mercoledì il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, ha concluso l'accordo con l'ASP di Reggio Calabria, sottoscrivendo un verbale che impegna le due parti a premurarsi di comune accordo della tutela dell'ospedale. Dopo aver inviato una ditta che ha provveduto alla raccolta dei rifiuti che occupavano il parcheggio del nosocomio, l'ASP ha garantito a Calabrese il pagamento entro quindici giorni di 2 milioni utili a sanare parte del debito che la società avrebbe nei confronti del Comune di Locri. A seguito di accertamenti, il resto della somma, ammontante così a 2.100.000 euro, verrà progressivamente versata nelle casse del comune, aggiungendo a essa un milione e mezzo in ruoli da ammettere. Dal canto suo, Calabrese ha dovuto concedere ai direttori amministrativi Tripodi e Staltari, di non avanzare pretese sul tasso di interesse maturato in questo periodo di credito da parte dell'ASP e di sottoscrivere nell'immediato futuro un accordo per la fornitura dell'acqua pubblica.

La lenta frana del cimitero accelerare ulteriormente l'inevitabile processo. Crepe nel terreno e alberi caduti sono il segnale evidente di un disinteresse da parte dell'amministrazione per le sorti del luogo di eterno riposo dei nostri familiari, le cui dimore stanno cadendo a pezzi senza che ci sia distinzione tra personalità illustri e poveri cristi, persone ricordate o presto dimenticate, luoghi di culto o di semplice passaggio, caduti dello Stato e mammasintissima. A nulla sono serviti gli sforzi degli attuali proprietari delle cappelle, rese inagibili dalla placida ma progressiva furia di Madre Natura né, tantomeno, le lacrime che hanno inumidito i tre reclami ufficiali per altrettanti lotti danneggiati presentati a un più che mai disinteressato Comune di Siderno. Come spesso accade, le responsabilità sono state fatte rimbalzare dagli organi di competenza ai singoli eredi, dal custode all'ufficio per l'ambiente e il territorio senza che, in definitiva, si sia mosso un solo dito per salvaguardare l'area scrigno di tanti

ricordi. E, intanto, il cimitero scivola giù centimetro dopo centimetro.

Il Paradiso germoglia nel sottosuolo di Siderno? Chi l'ha detto che il giardino dell'Eden si trovi a Israele, proseguendo verso oriente? Il giardino in cui Dio creò Adamo ed Eva cresce e prospera al di là delle falde acquifere di Siderno. Quello che vedete nella foto è l'Albero della Conoscenza del bene e del male, noto anche come l'Albero della Vita. Fratelli, il paradiso è più vicino di quanto pensassimo, peccato intasi la fogna di Siderno e durante le tempeste invernali quello che ci riserva in superficie sia una scena mefistofelica piuttosto che celestiale, grazie al nauseabondo brodo di sudiciume che inebria l'aria. Ironia a parte, si ringraziano gli operai di Locride Ambiente, che mercoledì mattina hanno provveduto a sturare la fogna insozzata, il cui lerciume imputridiva indisturbato dall'alluvione del lontano 2000.

La flessibilità del patto di stabilità La Commissione europea, il 13 gennaio 2015, ha diramato la notizia che chiude un'epoca e apre un'altra, del riconoscimento che dalla “flessibilità” del patto di stabilità e crescita scaturisce la creazione del “Fondo Europeo per la Strategia degli Investimenti “ (EFSI). La decisione della Commissione è stata diffusa , e a ragione, anche dal Presidente del Partito Socialista Europeo Sergei Stanishev, che, parlando a Strasburgo, ha sottolineato che “abbiamo finalmente cominciato a vedere un vero cambiamento proveniente dalla Commissione, e tutti dobbiamo accoglierlo perché questo è un chiaro segno che l'influenza della nostra famiglia politica è in crescita , il merito principale di questo risultato dovrebbe essere dato al Commissario Moscovici che l'ha avviato e agli altri commissari della nostra famiglia che hanno reso possibile tutto questo e hanno assicurato un enorme passo in avanti. Il Fondo Europeo per la Strategia degli Investimenti sarà un vero e proprio strumento per rilanciare la crescita, stimolare gli investimenti e guidare l'Europa fuori dalla crisi. L'Unione europea potrà finalmente tornare al suo ruolo di guida dell'economia reale europea. Questa interpretazione più precisa del Patto di stabilità e di

crescita dà agli Stati membri più opportunità per gli investimenti nella creazione di posti di lavoro e per la crescita economica . È positivo per testimoniare che l'Europa ha iniziato a eliminare i tabù conservatori e si sta muovendo verso un percorso più graduale, a vantaggio di tutti i cittadini”. La battaglia per conseguire questo risultato epocale è iniziata nel Congresso del Partito Socialista Europeo del 1° Marzo 2014 a Roma , nel quale è stato

lanciato il manifesto programmatico verso una nuova Europa, articolato in dieci progetti per le elezioni del Parlamento europeo del 25 maggio 2014. Questo programma ruota attorno alla formula “Unione Politica ed economica”. I punti programmatici che si richiamano al principio di flessibilità sono: la ripartenza dell'economia e la necessità di porre il settore finanziario al servizio dei cittadini e dell'economia reale enunciati sotto il titolo un'Unione che progredisce. Questi due punti programmatici richiamano la flessibilità del patto di stabilità e di crescita per incrementare gli investimenti per la crescita e l'occupazione attraverso il “Fondo Europeo per la Strategia degli Investimenti”, che la politica del rigore o dell'austerità imposta dalla cancelliera Angela Merkel e da i suoi alleati nel precedente quinquennio (2009-2014) aveva affossato le economie degli Stati membri dell'Europa mediterranea (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo,Cipro e Malta) , che sono rimasti fuori dalla crescita e dall'occupazione soprattutto giovanile. Adesso la decisione della Commissione, sotto l'impulso del Partito Socialista Europeo con la creazione del “Fondo Europeo per la Strategia degli Investimenti” (EFSI) , viene a colmare una

profonda lacuna, dando agli Stati membri più opportunità per gli investimenti nella creazione di posti di lavoro e per la crescita economica. È da sottolineare che il Premier italiano Matteo Renzi aveva più volte invocato nel corso del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea l'adozione da parte della Commissione presieduta da Jean Claude Junker di una linea di politica economica fondata sul principio di flessibilità per passare dalla politica del rigore a quella della crescita e dell'occupazione . A questo riguardo il negoziato sull'interpretazione del principio di flessibilità ha dato i risultati sperati che sono stati resi pubblici proprio lo scorso 13 gennaio alla scadenza del semestre di presidenza italiana. Ora, con la creazione del “Fondo Europeo per la Strategia degli Investimenti” (EFSI), l'Italia potrà sforare il tetto del 3% del Trattato di Maastricht e, nonostante l'alto debito pubblico pari al 135 % , potrà disporre di risorse da impegnare nella politica per la crescita e l'occupazione e realizzare le riforme per le quali si è impegnata . Si tratta, quindi, di avere finalmente la possibilità di implementare quella politica per la crescita e l'occupazione che il nostro Paese attendeva . Fiorenzo Grollino, Consulente UE



ATTUALITÀ

Islam:èinattounaguerracontrol’Occidente? ANTONIO SCORDINO

L

e recenti drammatiche vicende di Parigi, pur nella loro apparente univocità, hanno in effetti fatto sorgere nell'opinione pubblica non poche e ineludibili domande, due delle quali sono senz'altro queste: il jihad, inteso come “guerra santa” per islamizzare il mondo, e quindi anche i Paesi cristiani, fa parte dell'autentico insegnamento della predicazione di Maometto e del Corano, e, soprattutto, prevede le modalità che sono proprie del terrorismo? C'è realmente, in atto, una guerra che l'Islam (= sottomissione fiduciosa a Dio) ha scatenato contro l'Occidente? La prima domanda pone un problema d'interpretazione di un testo; la seconda pone un problema d'interpretazione di fatti. Perciò partirò da questi, in primis da quelli di Parigi. È evidente che le due questioni sono strettamente connesse fra di loro e che, lungi dall'essere qualcosa di astratto, il significato di jihad potrebbe, anzi dovrebbe, giustificare sia la eventuale guerra contro l'Occidente che i metodi terroristici. A “fotografare” bene il massacro terroristico di Parigi contro il giornale satirico “Charlie Hebdo”, si deve affermare che esso non è stato commesso contro l'Occidente in quanto tale e, in un certo senso, nemmeno contro la libertà di stampa in quanto tale (è ovvio che apro la questione sui limiti, o non limiti, della libertà di stampa, in particolare di quella satirica, sulla quale spero di tornare in un prossimo articolo). L'efferata e ingiustificabile strage è stata compiuta per punire gli autori delle vignette, che non solo desacralizzavano e ridicolizzavano Maometto, ma lo offendevano profondamente, insieme con i suoi seguaci. Altro significato bisogna attribuire al contemporaneo e ugualmente infame delitto al supermercato parigino, con l'uccisione di quattro indifesi cittadini francesi, ma di religione ebraica. Anche in questo caso l'Occidente c'entra poco. Ci troviamo piuttosto di fronte a una violenza brutale e cieca, che rimane incomprensibile, pur facendo riferimento, sul piano politico, alla irrisolta questione palestinese e al conflitto tra ebrei e palestinesi. È innegabile che negli ultimi anni New York, Madrid, Londra e tante altre città europee e americane sono state teatro di spaventose azioni terroristiche compiute da musulmani in odio all'Occidente che proclamavano “Allah è grande”. È vero che è alquanto diffuso nella cultura e nelle popolazioni islamiche un senso di frustrazione e di rivendicazione della propria identità, di fronte al “pericolo” di perderla a causa

della penetrazione e dell’egemonia dei modelli socio-culturali occidentali, soprattutto di matrice americana. Inoltre, nei Paesi islamici trova enormi difficoltà ad affermarsi il principio della laicità dello Stato, che il Cristianesimo ha risolto da alcuni secoli col “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” e che, tuttavia, è presente in alcuni Stati di religione islamica come la Tunisia e l'Algeria. La pratica del terrorismo da parte di musulmani è da tempo presente anche nell' Africa centrale e settentrionale, certamente da non considerare “Occidente”, con una indifferenziata violenza non solo contro i cristiani ma anche contro le comunità e i gruppi nemici, pur se appartenenti in teoria alla stessa religione. Le stragi di questi ultimi anni compiute nell'area geografica che va dal Pakistan al Mediterraneo, da Sunniti contro Sciiti e viceversa, persino nelle moschee, sta a dimostrare che la violenza terroristica come strumento di lotta politico-religiosa non ha una sua specificità di guerra contro l'Occidente e il Cristianesimo. È giusto precisare, d'altronde, che le guerre politico-religiose, sia contro i musulmani che tra cattolici e protestanti (la più distruttiva è durata trent'anni e ha coinvolto quasi tutta l'Europa!) sono tutt'altro che estranee alla storia del Cristianesimo. C'è, infine, il terrorismo dell'Isis, il nuovo stato islamico tra la Siria e l'Iraq, con ramificazioni anche in Africa, che uccide singoli incolpevoli occidentali per mano di tagliagole, talora occidentali loro stessi convertiti all'Islam, ma che compie nello stesso tempo efferate e disumane stragi di intere popolazioni di musulmani di altro

orientamento religioso e, ultimamente, perfino di bambini che guardano una partita in tv! Per quanto ci possano essere, dietro questi assassinii, complici più o meno organizzati, facoltosi finanziatori o addirittura qualche Stato, dalla rassegna di tutti questi fatti non riesco a vedere una guerra dell'Islam contro l'Occidente e il Cristianesimo, né tanto meno un processo di islamizzazione pacifica, anche perché sono fiducioso sulla forza dei valori cristiani e delle strutture politiche e istituzionali dell'Occidente. Peraltro la forza del terrorismo, così come è stato per le Brigate rosse, non consiste nel consenso delle masse (in questo caso non ci sarebbe bisogno di ricorrervi), ma nella possibilità di pochi suoi attivisti - una minoranza quantitativamente insignificante - magari bene organizzati, di agire nell'ombra, al di fuori del controllo delle Istituzioni, delle forze di polizia e della stessa Intelligence. Senza questo carattere di segretezza, di clandestinità e di imprevedibilità il terrorismo non esisterebbe. Ed è proprio questa imprevedibilità, di tempo (quando?) e di luogo (dove?) che genera una paura diffusa, perché esso può colpire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Spesso, questa paura è immotivata, come al tempo delle Brigate rosse ha spiegato McLuhan in un famoso articolo sul Corriere della Sera, ma difficile da vincere. Si comprende, allora, perché quando si parla di musulmani in modo generico si commette un grave errore, che può pregiudicare un dialogo costruttivo tra l'Occidente e l'Islam, che è quanto mai indispensabile per isolare e sconfiggere l'estremismo e il fanatismo religioso. Oltre

all'Islam fondamentalista e ai terroristi, infatti, esiste un Islam moderato, che ritengo di gran lunga maggioritario e che certamente non si sente rappresentato dai terroristi. Esso, tuttavia, ha la grave colpa di essere stato fino a ora silenzioso. La grande e rivoluzionaria novità scaturita da Parigi consiste proprio nella esplicita condanna, da parte di questo Islam, della violenza, specie di quella terroristica, ancora più grave perché esercitata e rivendicata in nome di Allah, contraddicendo l'autentico messaggio del Corano, che, secondo i moderati, è messaggio di pace e di tolleranza. Se così non fosse non si spiegherebbe il dialogo che gli ultimi papi, compreso il papa-teologo Benedetto XVI, hanno intrapreso con alcuni dei massimi esponenti dell'Islam, e sarebbero contraddittorie le loro preghiere nelle moschee. Soprattutto non si comprenderebbe la presa di posizione del Concilio vaticano II, quando dichiara che “La Chiesa guarda anche con stima i Musulmani, che adorano l'unico Dio… misericordioso e onnipotente… Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio”. E ancora: “se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani”, bisogna adesso “difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Dichiarazione “Nostra aetate”, n° 3). Mi pare ovvio sostenere che per la Chiesa cattolica la “guerra santa”, intesa come attività violenta e terroristica, soprattutto verso i cristiani, non appartiene al messaggio del Corano. In esso, infatti, precisa il

Vaticano II, si esortano i musulmani a venerare Gesù come profeta e a onorare la sua Madre Vergine, Maria, che pure talvolta invocano con devozione. La guerra che l'Occidente deve combattere, pertanto, non è contro l'Islam, ma contro il terrorismo e l'estremismo di matrice, impropriamente, islamica. Lungi dal considerare la posizione della Chiesa cattolica come espressione di buonismo tattico in una fase storica molto delicata, essa si fonda su una vasta produzione di studi, sia di autori musulmani che cattolici e laici. Sicuramente il Corano contiene espressioni che incitano con determinazione al combattimento e all'uccisione degli infedeli (sura II) e degli idolatri (sura IX). Frasi non dissimili da alcune altre presenti nel Vecchio Testamento, specialmente, ma non solo, nei libri di Giosuè e dei Numeri. La loro interpretazione tuttavia non può, come per il V. T. o qualunque altro testo, prescindere dal loro contesto, dalle situazioni storiche nelle quali sono state scritte e dal significato che ad esse è stato dato dagli stessi autori, nel nostro caso da Maometto. Le sure che incitano alla guerra santa sono del periodo in cui il profeta era a Medina, in lotta con La Mecca, e si riferiscono soprattutto alle tribù politeiste, agli infedeli e a coloro che lo avevano abbandonato (gli apostati). Inoltre la guerra santa doveva essere sempre collettiva, non individuale e riguardava soltanto l'Arabia. Dalla lettura del testo coranico si evince inoltre che essa era da intendere come un dovere religioso, in particolare per difendersi contro le persecuzioni e qualora la comunità fosse in pericolo. Significativo l'esordio della sura II, 257: “Non ci sia coercizione in materia di libertà religiosa: la strada diritta è facilmente distinguibile dall'errore”, che è rivolto in primis alle “genti del Libro” (Cristiani, Ebrei e Zoroastriani), anche se escluse dalle cariche pubbliche. Dopo la morte di Maometto (632) e la successiva redazione del Corano (tra il 644 e il 656) le interpretazioni del jihad, cominciarono a essere le più diverse, soprattutto a seguito della scissione degli Sciiti, per i quali, a differenza dei Sunniti (Sunna = tradizione), ci deve essere la libera interpretazione degli Imam, diretti discendenti di Maometto. Addirittura, per i mistici musulmani il jihad, che significa “sforzo”, è la guerra che ciascuno deve combattere contro sé stesso e le proprie passioni. All'interno di queste interpretazioni prevalgono, anche per autorevolezza scientifica, quelle che ho sopra indicato e alle quali fanno oggi riferimento, oltre la Chiesa cattolica, anche tutti i capi di Stato occidentali. In ogni caso, nessun musulmano, al di fuori dei terroristi, sostiene che il jihad prevede azioni terroristiche.


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DOMENICA 25 GENNAIO

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SCUOLA

L’ANGOLO DI PARRELLO

La rete scolastica deve smetterla di“vivacchiare”

“Cara liberta”

Sta passando in sordina la razionalizzazione della Rete Scolastica.Ma un Piano del genere dovrebbe partire da un’analisi di medio termine che tenga conto del dato demografico e concentrarsi sulla qualità del servizio offerto

VITO PIRRUCCIO Sta passando in sordina la Razionalizzazione della Rete Scolastica che ridisegna, per la quarta volta in sette anni, il volto della scuola calabrese. L'assessore uscente ha invitato a operare in tale materia gli amministratori entranti, ma questi non hanno ancora trovato la quadra per occuparsi di scuola. Intanto, le notizie che giungono a livello provinciale sembrano disegnare un percorso che non si discosta dalla logica dei Piani fin qui approvati. Decisioni di così vasta portata dovrebbero essere precedute da un dibattito tra operatori del settore, rappresentanze politiche e sindacali, stampa e quanti sono chiamati a rendere ai territori un servizio per la collettività. Si preferisce, invece, la solita manfrina, che ha portato a una sfilza di provvedimenti tampone. Un Piano di razionalizzazione della Rete Scolastica dovrebbe partire da un'analisi di medio termine che tenga conto del dato demografico, dell'ipotesi di ottimale strutturazione logistica, della rete di servizi unitari alla quale l'istituto di nuova costituzione potrebbe accedere e della disponibilità edile già esistente. Questo, almeno, per quanto riguarda gli istituti che racchiudono il primo ciclo di istruzione. Discorso a parte merita la riorganizzazione degli istituti superiori che dovrebbe aggiungere l'omogeneità dell'offerta formativa, la qualità delle strutture e dei servizi didattici, i dati qualitativi e quantitativi delle performance in uscita dell'utenza frequentante. Per quanto riguarda gli accorpamenti di scuole di primo e secondo ciclo occorre evitare che il piano sia centrato su un'operazione aritmetica di somma o sottrazione del numero di alunni. È ciò che è avvenuto negli interventi di riorganizzazione fin qui attuati, che hanno comportato interventi di accorpamento di plessi o smembramento di istituti e l'accavallarsi di operazioni amministrative a instabilità crescente. Senza contare che operazioni supportate, solo, da analisi di breve periodo, hanno portato a reggenze di dubbia qualità. Per quanto riguarda l'intervento sugli Istituti Comprensivi non si può non tener conto dell'orografia del territorio e del depauperamento delle aree interne. La politica scolastica deve aiutare a invertire la tendenza mediante un'operazio-

ne di accorpamento dei plessi siti nelle aree costiere, con conseguente ottimizzazione delle strutture esistenti, in modo tale da conseguire risparmio di personale da utilizzare per il mantenimento dei plessi montani e collinari, presupposto necessario a garantire il servizio scolastico ai giovani costretti, altrimenti, a trasferirsi sulle aree nelle quali è più facile accedere a tale servizio. Per quanto riguarda l'intervento sugli Istituti Superiori occorre ricercare l'ottimizzazione dei risultati mediante accorpamenti che privilegino i poli a indirizzi omogenei; la disponibilità di strutture edilizie e impianti didattico-laboratoriali; la collocazione degli istituti in aree di facile convergenza territoriale collegate da servizi di supporto. I “Poli a Indirizzi Omogenei”, oltre all'opportunità di massimizzare l'offerta formativa, consentirebbero una migliore gestione di tutte le fasi di elaborazione programmatica, a iniziare dalla gestione del lavoro collegiale e dalla programmazione dell'offerta formativa; una migliore ed efficace utilizzazione del personale docente; l'utilizzo ottimale delle strutture edilizie esistenti; il pieno interscambio qualitativo dell'offerta didattica in presenza dell'unità organizzativa centralizzata. Capisco le ragioni degli amministratori locali e delle organizzazioni sindacali, ma chi definisce le politiche di razionalizzazione della Rete Scolastica deve orientare la propria azione sulla centralità dell'alunno; sulla qualità del servizio offerto e su un calcolo comparativo qualità della spesa/servizio. Il passato delle politiche sanitarie o ambientali sul nostro territorio, ad esempio, ci dice che non è disseminando di strutture sanitarie che abbiamo reso un servizio di qualità agli ammalati né, facendo crescere in modo esponenziale la presenza di addetti alla forestazione abbiamo la qualità ambientale dei nostri territori. Se con le scelte che stanno maturando in materia di razionalizzazione della Rete scolastica, la politica procederà alla costituzione di assembramenti di indirizzi a omogeneità variabile, a effettuare operazioni di somma-sottrazione di plessi a questo o a quell'altro istituto, a generare opzioni di breve periodo che non tengono conto dell'andamento demografico, prepariamoci all'ennesima “scelta di non scegliere”, cui conseguirà un'ulteriore caduta della qualità della formazione e una prolungata agonia di molte strutture che. Rispettoso delle opinioni di tutti, ritengo doveroso soffermarmi non solo sull'analisi della situazione, ma anche sulle possibili proposte praticabili. Per quanto riguarda gli accorpamenti nell'ambito degli istituti comprensivi ribadisco quanto detto sopra: economizzare risorse professionali e strutturali con il taglio dei plessi sulle aree costiere da riversare nelle aree interne, garantendo l'obbligo scolastico anche nei centri abitati di piccola entità demografica. Per quanto riguarda gli accorpamenti nell'ambito del ciclo superiore occorrerebbe procedere alla costituzione di tre Poli a indirizzo omogeneo tenendo conto della tradizione formativa e dell'ampia disponibilità dell'edilizia scolastica. Una scelta del genere consentirebbe di ottimizzare i servizi e di programmare le poche risorse di investimento disponibili tenendo conto dei punti di forza e debolezza di tale assetto organizzativo. Sono convinto che, in tal modo, la qualità del servizio e i livelli occupazionali verrebbero salvaguardati. Nella consapevolezza della complessità del problema, occorrerebbe individuare uno spazio di confronto in grado di mettere al servizio degli amministratori provinciali e regionali una serie di proposte che facciano pulizia di ogni tentativo di soluzione demagogica o di corto respiro in tema di riorganizzare del servizio scolastico.

“Cara libertà, ti scrivo questa mia breve lettera per comunicarti che mi è dispiaciuto per tutto quello che ti è successo in questi giorni. Ti capisco benissimo, ma comprenderai certamente che “libertà” non significa “libertinaggio”, cioè dire tutto quello che si vuole senza rispettare le consuetudini, le moralità, le religioni, i sentimenti dell'uomo. La satira deve certo far ridere, ma alcuni limiti esistono in tutti gli ambiti. Ricordo la satira di Totò: semplice, elementare, compresa da tutti e che nemmeno lontanamente si sognava di offendere qualcuno. Per il momento non ho altro da aggiungere; un affettuoso abbraccio da Franco.” Franco Parrello

A Massimo Calveri IN MEMORIAM EPANODOS Io non credente ho anche pregato negli amari licheni della mia ribellione che tracima gli opachi ossimori di codesto tuo assurdo tragitto, come dovessi tornare agli irrigui sorrisi delle talassiche tue distese. Io non credente ho anche creduto che volessi ancora imprimerti sui lirici albori dell'estasi di serotine estati, nelle bionde spume delle vostre «leggende giovani». Ma tu non tornerai dove più occiduo è il riposo del felino

negli arcani erebi ad attendere una tua carezza che lo desti dal cupo verde oro d'un arboreo sogno. Io non credente ti vedo ora eludere le brume del nocchiero e dell'Elisio negli equorei campi una radente aurora aspirare, come fosse un nardo o uno scafo di luci il tuo Pensiero. Di emerse chitarre maree di nuovo remoti accordano orizzonti di lune sinfoniche, nelle valli dei bruni peana ove spandi struggenti flore del tuo astro. Ma io non credente non crederò mai che tu non possa a noi più ritornare. Pino Sfara

A.A.A... collezionisti cercasi! L'Associazione Filatelica Numismatica Sidernese informa i collezionisti e i possessori di lotti, accumuli, carteggi, lettere e buste postali, cartoline illustrate, cartoline postali ecc. che, per festeggiare il suo quarto anniversario, ha attivato il servizio gratuito di valutazione ed intermediazione allo scambio e/o alla cessione. Se possiedi una collezione - di qualsiasi tema o Paese, avanzata o solo agli inizi, o anche una raccolta di monete - che vuoi cedere, oppure vecchi carteggi o buste di corrispondenza, di cui vuoi disfarti, non esitare a rivolgerti alla nostra Associazione. A titolo assolutamente gratuito risolveremo ogni tua esigenza. Non perdere tempo, contattaci: Afnsidernese@gmail.com


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Un romanzo di Cosimo Armando Figliomeni

DOMENICA 25 GENNAIO 14

CAPITOLO I: L’ultimo confino

A partire da questa settimana, per dieci episodi, presentiamo il racconto su Antonio Macrì. “È solo un romanzo - afferma nella postafazione l’autore ancorché suffragato di dati e ricorrenze, aneddoti e vicende effettivamente avvenuti. […] Una storia romanzata, ispirata da un personaggio che ha segnato Siderno e la fascia jonica reggina nel bene e nel male”

Rispetta tuo padre (Ovvero Guardatemi le spalle) Q

uando Don Antonio si ritrovò alle porte della città, si tolse il cappello e lo poggiò sulle ginocchia. Stava seduto comodamente, se pure provato dal lungo viaggio, accanto a Pietro che sin da ragazzo gli faceva da chauffeur. L’auto, una Fiat 125 azzurro-mare, il giorno prima li aveva accolti sulle Alpi Marittime, al confine con la Francia. Don Antonio era rimasto sveglio per tutta la notte mentre Pietro, attento e scrupoloso, scivolava giù attraverso gli Appennini. Una breve sosta in trattoria nei pressi di Orte e poi, senza più fermarsi, verso la Riviera dei Gelsomini, sulla Costa Jonica. «Questa città merita rispetto! Principalmente da me» disse a Pietro, quasi commosso. In quel momento si trovavano sul Lordo, il torrente che a Nord spacca la città e che le piogge torrenziali fanno scendere in piena dalle falde dell’Aspromonte, giallo e marrone come le campagne che lo circondano. Superato quel ponte, ecco Siderno che rideva, distesa sul suo mare cristallino, sdraiata sulle colline dove sorgono popolose borgate. Don Antonio era stato al confino in Liguria per più di due anni, accolto dal suo clima mediterraneo coi suoi uliveti e vigneti, come se dalla Calabria non si fosse mai mosso. Certo, Siderno gli mancava. Gli mancava la gente, orgogliosa e sincera, forte e determinata. Rispettosa e rispettabile. Ma la visita dei conterranei emigrati per lavoro sin dalla fine della seconda guerra mondiale, la loro parlata ricca di inflessioni dialettali, la loro calorosa ospitalità avevano sicuramente contribuito a rendergli meno amaro quel soggiorno coatto. La Liguria gli era rimasta nel cuore se a distanza di anni continuava a parlarne. Durante quel soggiorno - raccontava agli amici - si faceva accompagnare spesso nella Città della Lanterna a confondersi nei Carruggi con i meridionali, specie calabresi e siciliani. Si divertiva sentirli parlare, fermandosi davanti alle vetrine dei negozi, dov’erano esposti coloriti cartelli: pane di Platì, capretto di Spropoli, caciocavallo di Ciminà; o sull’uscio dei ristorantini, dove campeggiavano i menu regionali: pasta con le sarde e finocchietto selvatico alla palermitana, il cui aroma invadeva le vie. Fileji alla gioiosana col ragù di cervella. Così respirava i mari del Sud e gli effluvi delle Serre e d’Aspromonte. Superate le vecchie fornaci, la Fiat 125 azzurro-mare imboccò Via Fermi, serpeggiando silenziosa tra vecchi calessi e biciclette che scampanellavano. Superata anche Via Margherita che con Viale Matteotti aprivano Piazza Risorgimento, da cui si ripartiva verso Sud Corso della Repubblica dagli ampi marciapiedi, su cui i sidernesi erano soliti riversarsi per lunghe tradizionali passeggiate serali, la sua commozione era al culmine. Quella piazza costituiva per Siderno il primo vero punto nevralgico, con la fontana zampillante circondata da quattro maestosi leoni di roccia, scintillanti e spruzzati a seconda la direzione del vento. Don Antonio disse a Pietro di fermarsi, e questi lo fece a malincuore. Sapeva, Pietro, che prima bisognava adempiere a un dovere. Anzi, un obbligo: presentarsi al Comando dei Carabinieri per le incombenze di legge, come prendere visione del decreto sugli orari di presentazione, firma e quant’altro. «Doveri, caro Pietro - replicò Don Antonio - che assolveremo dopo: il reggente la Caserma è il Maresciallo Imbo, amico mio». Così dicendo, Don Antonio scese dall’auto e si avvicinò alla fontana. Accarezzò la testa di uno di quei leoni come il padrone accarezza il cane, immerse la mano in quell’acqua fresca e rigogliosa e si segnò la fronte, come se si fosse trovato davanti a una fonte battesimale. Lo riconobbero tutti e qualcuno dal Bar Aquila si sporse fuori a baciargli la mano. Quando si presentò in caserma, l’appuntato Controvà, dalla guardiola, certamente informato dal maresciallo, balzò in piedi come a mettersi sull’attenti. Ebbe un sussulto, però, quando intravide sulla viuzza una moltitudine di persone al seguito. Aveva temuto si trattasse d’una protesta o cose del genere. Serrò lo spioncino e corse per le scale ad avvertire il Maresciallo. Doveva bussare, ma la porta si aprì d’incanto. «Fallo entrare - gli disse - Ma da solo. «E tutti quei cristiani?» Chiese l’appuntato. «Quelli non c’entrano. Lasciali fuori» fu la risposta. Un cenno di saluto, mano sulla fronte e colpo di tacchi, prima di volare per le scale e aprire il portone, esagitato, nervoso e impaurito. «Accomodatevi, ma solo voi. Ordine del Maresciallo» disse a Don Antonio. Prima di varcare la soglia, dopo aver salutato con un cenno di mano i suoi

IL PROTAGONISTA: u zzi ‘ntoni accompagnatori, Don Antonio si tolse di nuovo il cappello. Salì le scale, gradino dopo gradino, imperturbabile come si conviene a un capo. Con dignità. E la consapevolezza di doversi ritrovare di fronte a un rappresentante dello Stato ma con la certezza che sarebbe stato sempre lui il vero capo della città. Intanto il maresciallo Imbo, assicuratosi d’essere rimasto da solo, aprì il portellino d’un vecchio mobile da cui cavò una bottiglia di Vecchia Romagna e due calici. Lo stesso gesto lo ripeteva immancabilmente il 2 giugno e la notte di Natale, salvo grandi e rare occasioni. E quella in un certo senso lo era. Dispose tutto sulla polverosa scrivania e attese seduto, come riteneva più consono, che Don Antonio arrivasse. La porta si aprì al primo tocco e Don Antonio, cappello in mano, varcò la soglia d’ un grande salone. Il Maresciallo Imbo lo stava aspettando. Si ritrovarono l’uno di fronte all’altro, ciascuno con le proprie responsabilità. Consapevoli dei rispettivi ruoli e dei comportamenti da assumere in futuro, in nome dei diritti e dei doveri. Due realtà apparentemente diverse, due facce della stessa medaglia. Don Antonio esordì: «Eccomi, Maresciallo, eccomi qua! Il calvario è finito! Da questo momento sono a vostra completa disposizione». Pronunciò queste parole con la flemma che la circostanza richiedeva. «Quel che conta è che ora siete qui, fra la vostra gente che vi ama e rispetta», disse il Maresciallo Imbo. E continuò fissandolo intensamente negli occhi, quasi a volergli far capire che ciò che stava per dire era principalmente un avvertimento: «Ritengo che la vostra presenza, d’ora in avanti, costituirà una garanzia per tutto il territorio. Una sorta d’approdo alla pace tra le cosche locali, un compromesso di non belligeranza. Insomma, un punto di riferimento per i consigli che darete e la saggezza che vi riconoscono. Il compito è molto difficile, lo so! Ma solo voi potete farcela, Don Antonio». Don Antonio annuiva schernendosi. Certo, a modo suo. «Ma cosa dite, Maresciallo?! Io sono un pover’uomo. Lo sanno tutti.

«Voi, invece, che siete il Maresciallo dei Carabinieri, il capo di questa città, un’istituzione dello Stato: il primo anello di quella giudiziaria… voi, dico, costituite il primo punto di riferimento, la vera e propria certezza. «E, per dimostrarvi che ciò che dico corrisponde a quel che penso, vi rammento che quando decisi di costituirmi, da voi sono venuto. Anzi, voi da me. Perché la soffiata che avete ricevuto l’ho architettata io». Così dicendo, Don Antonio si alzò in piedi per meglio frugare nelle tasche della giacca, in cerca di qualcosa che stentava a trovare. Quando vi riuscì, in mano gli comparve un pacchettino ben confezionato in carta lucida color bleu con striature rosse, simile ai colori della divisa del Maresciallo. «Apritelo - disse a Imbo - È un regalo per voi. «Ma guarda! - disse il Maresciallo - Nonostante i vostri problemi, avete pensato pure a me!? A un carabiniere di paese, umile servitore di uno Stato che tante volte non c’è, che non sa e che non vuole sapere, avendoci abbandonato in una terra da prima linea, senza uomini né mezzi». Aprì l’involucro facendo attenzione a non strappare la carta dai colori dell’Arma. Maneggiò indeciso la scatoletta di duro cartone che ancora nascondeva il contenuto, pensando a una penna o a un tagliacarte. Invece saltò fuori un carabinierino degli anni ’30, con la giacchetta azzurra e i pantaloni neri, moschetto a tracolla. «Un giorno, sapendo di poter tornare, lo acquistai a Genova, non ricordo se in Via XX Settembre o a Molassana. Da un venditore ambulante. Di queste miniature ne aveva parecchie, in rappresentanza di tutti i Corpi dello Stato». Il Maresciallo, a quella vista, ne rimase colpito. Quasi riconoscente. Spaziò sulla scrivania per trovargli un posto decente fra la polvere e il giallo di libri e riviste. Nella finzione di seguire il racconto di Don Antonio, l’aveva già piazzato, sicuramente per fargli assumere maggiore risalto, su un vecchio Codice di Procedura Penale. Da lì il carabinierino appariva più alto. Quasi maestoso. E l’incisione sul piedistallo di vetro, più leggibile: NEI SECOLI FEDELE. Bevvero il brandy facendo tintinnare i bicchieri a suggello d’un tacito patto, d’una sorta d’intesa. Sulle scale si strinsero la mano. «Buona permanenza» gli augurò il Maresciallo Imbo, guardandolo negli occhi. «Lunga vita!» rispose Don Antonio. Pietro, udendo che Don Antonio stava scendendo gli ultimi scalini e guadagnando l’atrio della caserma, si affrettò ad avviare il motore dell’auto. Nell’attesa aveva dato un’occhiata fugace alla Gazzetta che a quell’evento aveva riservato un’intera pagina. “Ecco come si spiega la presenza di tutta quella gente, al momento del nostro arrivo!” commentò tra sé. Gigi, corrispondente locale del foglio di Messina, come sempre, aveva anticipato tutti. Dopo aver fatto accomodare Don Antonio e richiusa la portiera, si avviò lungo Corso Garibaldi tagliando da Via della Conciliazione. Da lì mancava poco per immettersi sulla Via Dromo e raggiungere finalmente casa. Intanto la gente, appresa la notizia, si era riversata sui marciapiedi come per assistere a una gara ciclistica, donne e bambini affacciati alla finestra. Don Antonio salutava tutti con vistosi gesti delle braccia, a capo scoperto fuori del finestrino. A casa lo aspettavano moglie e figli, confusi nella moltitudine di parenti e amici. Molti dei quali gli avevano fatto da corteo fin sotto il portone della caserma. Alcuni, addirittura, sventolavano bandierine tricolore ricavate per l’occasione da fogli di carta crespata. All’improvviso un coro al suono d’un organo a bocca e una lira. “Una volta c’era un Re Che faceva da pastore Al suo popolo devoto”. E così via fino a notte fonda, tra abbracci e bacia mano, e brindisi e rossi bicchieri di vino. Una festa quel ritorno, come si fa al campione alla fine di una corsa, o a una squadra di calcio che vince lo scudetto. Eppure i “confino” erano stati tre. Gli altri due non registrarono il medesimo epilogo. Quello di Ustica, per esempio. Dove pare che anche lì Don Antonio abbia lasciato il segno ed ebbe i primi contatti con la Mafia Siciliana facendosi apprezzare per le sue doti di coraggio e saggezza. A L’Aquila passava per un distinto signore calabrese, riservato. Nessuno sapeva che fosse un mafioso.



PROFILI / SERVIZIO A CURA DI MARIA G. E VALENTINA COGLIANDRO

Per qualcuno la parola “vicino”è sinonimo di paura del citofono, per altri di vere e proprie guerre intestine, per altri ancora di tovaglie di briciole sulla testa e di panni affumicati dal vicino appassionato di barbecue. E non è vero che l'erba del vicino è sempre più verde: verde è solo l'invidia. Eccovi una breve rassegna delle tipologie di vicino di casa che siamo riusciti a individuare in giro per la Locride.

e l a t n e r o i d e Il M I

l vicino mediorentale, quando arriva in Italia, conosce solo due parole della nostra lingua: “ciao” e “cipolla”. Con le sue padellate di cipolla fa commuovere tutto il vicinato, tanto che scattano dei veri e propri abbracci di gruppo. Usa così tanta cipolla che da quando si è trasferito in Calabria la cipolla di Tropea è in via di estinzione. Solo durante il ramadan la cipolla tira un sospiro di sollievo, perlomeno dall'alba al tramonto. La donna mediorientale arriva in Italia con il burqa, riparte sempre col burqa ma indossato a mo' di pareo. Inizialmente ti sembra un tipo introverso ma, dalle tempo, e diventerà la vicina più simpatica e chiacchierona. Apprende il dialetto, i modi di dire, i soprannomi del vicinato anche se fa ancora confusione sul concetto di “Fica” e “Fica 'ndiani”.

di vicino 7 nella Locride esemplari

L’ufficio informazioni

É

il vicino che conosce tutto di te, nei minimi dettagli. Ti ricorda che la casa non è tua ma della banca: “Hai fatto il mutuo, te lo sei scordato?”. Sa che contratto telefonico hai, a quanto ammonterà la tua prossima bolletta del gas. Ha la tua vita in excel suddivisa in entrate, uscite e ritorni. Ti fa non solo da ragioniere ma anche da psicologo, avvocato, notaio, professore, addirittura ginecologo. Può capitare che vedendoti nervosetta esclami: “Già... sei in fase premestruale!” Acquista il giornale esclusivamente per venire da te e offrirti il suo servizio, assolutamente non richiesto, di rassegna stampa. Tutto questo, naturalmente, per dimostrare che ne sa più di te. L'ufficio informazioni ha comunque i suoi vantaggi: è gratuito, disponibile 24 ore su 24 ed è sempre vicino a te! Generalmente l'ufficio informazioni è un uomo che ha la passione per il barbecue, in particolare quando c'è vento. Lo vedi tutto indaffarato con quel forchettone con cui, da bravo direttore d'orchestra, dirige le sue “salcicce”, mentre si gratta la pancia pelosa. Un orangotango schizofrenico che in tutta scioltezza e senza il benché minimo riguardo ti affumica i panni stesi. Un rompipalle che vive per litigare e per questo tralascia tutto il resto: porta sempre la stessa camicia senza bottoni da anni e dai suoi denti puoi sapere cos'ha mangiato negli ultimi due mesi. L'ufficio informazioni si crede anche esperto sommelier, e naturalmente promuove a pieni voti solo il vino di sua produzione: “Questo vino è sincero!” E c'ha ragione, perché fa sinceramente cagare.


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La telecamera G

di sicurezza

eneralmente è la madre dell'“Ufficio informazioni”. È una vecchietta simpatica - si fa per dire - che ti spia da quelle deliziose tendine fatte a mano da lei, con dei ghirigori all'uncinetto, posizionati “casualmente” all'altezza degli occhi. Lei c'è, ti osserva in ogni tua mossa, ma tu non la vedi. A volte, però, capita che la camaleonte esca allo scoperto: la mattina quando esci per andare al lavoro, lei è li che annaffia le sue piante; torni ed è ancora lì che annaffia le piante; porti a spasso il cane ed è di nuovo lì col suo annaffiatoio senza fondo. Inizialmente pensi: “Che adorabile vecchietta, come si prende cura delle sue creature verdi!” Ma poi ti accorgi che sono finte! Può capitare anche che la telecamera di sicurezza esca dal suo solito e circoscritto raggio di azione e decida di pulire il tratto di strada antistante la sua proprietà. Ma è solo una scusa per reperire nuove informazioni da comunicare al figlio. Fa tante di quelle passate con la sua scopa di ferro che elimina lo strato di asfalto, scopre le vecchie strade lastricate dei romani, giunge fino al centro della terra, scambia quattro chiacchiere con Lucifero, e poi risale i vari gironi e rispunta a Gerusalemme!

no e

i n o t n e l o I P IL

DOMENICA 25 GENNAIO

17

L’ospite indesiderato É

quel vicino di casa che sa perfettamente quando disturbare: azzecca il momento esatto in cui dopo una giornata di lavoro vorresti finalmente prendere la rincorsa dal corridoio e tuffarti nella vasca, dove hai precedentemente disciolto i tuoi sali minerali tonificanti, e abbandonarti a quel piacevole relax che hai pregustato tutto il giorno in ufficio. E invece no: dlin dlon, dlin dlon, dlin dlon. Sa che in famiglia usate suonare il campanello 3 volte come segno di riconoscimento e fa altrettanto lui, perché lui si sente uno di famiglia! E così esci dalla doccia tutta insaponata del tuo bagnoschiuma preferito (che ha un unico difetto: è privo del senso di orientamento... sì, esatto, il Dove!), e con i peli superflui che si strizzano tra loro, prendi l'asciugamano del bidet, giusto per coprire lo stretto necessario, tanto è sicuramente mamma, e apri il portone. Tatatatan: figura di m... all'ennesima potenza! L'ospite indesiderato, inoltre, sa che alle 20:30 ceni e alle 20:29:59 puntuale suona il campanello. Dlin dlon, dlin dlon, dliiiin dloooon. “Ciao, state mangiando?” “Ma noooo, non stavamo mangiando, abbiamo apparecchiato perché il tavolo aveva freddo”, vorresti rispondergli ma ti trattieni ed educatamente: “Stavamo per iniziare”, e lui: “Ah bene, allora mi accomodo sul divano”. E rimane lì sul divano per tutta la durata della cena e non accetta mai di sedersi al tavolo con voi, perché lui non è uno scroccone, è solo un comunissimo esemplare di stritola-ricomponi-e-ristritola-balle. Mi sono fatta 29 anni di vicinato con lui. E sono innocente!

vicino proveniente dal nord è quel vicino che, vedendolo, ti poni un'unica e sola domanda: “Ma chistu chi vinni u faci cca?” Inizialmente pensi di affrontare con lui dei discorsi seri, te li prepari pure per evitare figuracce, facendo attenzione a utilizzare un perfetto italiano e consultando la Garzantina per una corretta analisi logica. Ma puntualmente, quando te lo ritrovi davanti, vai in confusione: inizi a confondere gli ausiliari: “Io ho stato a Milano per 15 anni” (un salto a scuola in quest'arco di tempo, no?). Quando però il vicino polentone esordisce con un “se io sarei in te” uccide ogni tua convinzione e finalmente ti mette a tuo agio. Il vicino, ma soprattutto la vicina polentona, è un coltellino svizzero quanto a rottura di balle: riesce a romperle in 25 modi diversi! Suona il campanello per ogni cosa: “Senti, scusa, ho la febbre a 40, che ce l'hai una supposta?” Oppure “Ciaoooo, (l'entusiasmo è assolutamente non reciproco) ce l'hai una papaya? Sai sto preparando una crostata che oggi scende la Carla”. Mentre ti chiedi come caspita le sia potuto venire in mente di fare una crostata alla papaya, comprendi anche che quel simil essere che sorride e deambula (solo ed esclusivamente in macchina anche per percorrere 100 metri) non ha ben chiara la differenza tra sud Italia e paese esotico. E poi con quella vocina da cornacchia in calore non solo ti frantuma le balle, te le nebulizza, facendole passare inesorabilmente allo stato gassoso. Con la sua psicologia da Vanity Fair cerca di convincerti che il tuo mal di testa derivi da un conflitto edipico o da disfunzioni sessuali dovute alla carenza di una figura materna. Hai una dispensa piena di latte con cui fai colazione gratis da anni (alla faccia di Heidi e delle sue caprette che fanno “ciao”), scatoloni interi di latte appena munto: è quello che ti fa venire lei alle ginocchia!

b o n s a L

e l a c i n e m o d e r o t a b r u t s Il di A

dire il vero non è uno solo. Fanno a turno: questa settimana tocca al bambino del piano di sopra che alle sei di mattina è già bello pimpante e pronto a sfregare sul pavimento la sua macchinina senza ruote, così stride e ti irrita con maggiore successo. La scorsa domenica è stata la volta del vicino 90enne sordo che di buon mattino ha messo in moto la sua pandina per recarsi a messa ma, non sentendo il motore, violentava la frizione. Dopo un po' ci ha rinunciato esclamando: “Mi sa che si è ingolfata”. E naturalmente ti ha citofonato supplicando tuo marito a risolvere il problema, e mentre tu ti domandi: “Ma perché non chiede aiuto a suo figlio?”, lui ti anticipa dicendo: “Non ho chiamato Giovanni perché non voglio disturbarlo. Sai, lui lavora tutta la settimana, la domenica vorrebbe approfittarne per riposare!”. La prossima domenica, invece, tieniti pronta perché verrà a trovarti la vicina che ha voglia di prendere il caffè con te alle 7 in punto mentre tu vorresti rimanere a poltrire sotto una lasagna di coperte. Lei verrà perché ha tante domande urgenti da porti. “Disturbo?” la salta, “Come stai?” idem, passa direttamente a “Ma quando si laurea tua figlia Francesca?”, per continuare con “E invece a tua figlia Teresa l'hanno pagata? E quanto le hanno dato?”. Poi se provi a porle le stesse domande sulle sue figlie, improvvisamente si ricorda che ha un impegno improrogabile e scappa. Esattamente quello che speravi, questa tattica funziona sempre!

L

ei sta alla cordialità c o m e Erode stava ai b a m b i n i . Quando ti vede, per non salutarti e non disperdere preziosa energia per lei indispensabile a reggersi un'intera giornata sul tacco dodici, adotta la tanatosi: come uno scarabeo stercorario si irrigidisce improvvisamente e simula uno stato di morte. La snob condivide con l'astuto insetto un'altra caratteristica: si nutre di sterco, ovvero mangia schifezze di sottomarca e frutta ammuffita per risparmiare e potersi permettere vestiti firmati e agghindarsi con orecchini di pessimo gusto. Quando la notte rientra dalle sue serate noiose con gli amici snob la senti zappare su per le scale con quei tacchi molesti senza ormai più gommine e la immagini molleggiare con la sua acconciatura col phon dentro. In quell'istante avverti la furia lucida di chi ha deciso che non ne può più: vorresti tagliarla in due dall'alto in basso, come i wurstel, e lasciarla lì a ondeggiare per l'eternità. Almeno quegli orecchini obbrobriosi avrebbero un senso: la farebbero oscillare meglio.


RIVIERA

CULTURA E SOCIETA’

Pillole

Naturopatiche A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone

Continuando a trattare le modalità di cottura mi domando: ma le patate fritte come le mangiamo?...

Padelle e frittura!

Quando l'alimento viene prima bollito e poi ripassato, abbiamo la cottura ripassata in padella, in questo caso l'alimento bollito (solitamente una verdura) viene messo nella padella con l'olio già caldo (olio nel quale si sarà eventualmente fatto soffriggere dell'aglio); la verdura quindi verrà disidratata e l'olio cotto stimolerà maggiormente il fegato, migliorando la digestione. Anche nella cottura in padella (che si differenzia da quella stufata solo per l'assenza del coperchio e per il fatto che può essere effettuata anche “a freddo”, cioè mettendo insieme a freddo gli alimenti e l'olio) l'alimento viene disidratato e reso, così, più facilmente aggredibile dai succhi gastrici. Per quanto riguarda la frittura, a parte le regole fondamentali che già conoscete (alimento completamente immerso nell'olio extra vergine d'oliva, che non deve mai raggiungere il punto di fumo, e temperatura ottimale), è molto importante sfatare il mito che “faccia male” o “sia pesante”. Il fritto ha invece un'azione coleretica e colagogo: in parole semplici significa che fa contrarre e svuotare la colecisti; questo comporta anche una migliore evacuazione delle feci, ed è controindicato di fatto solo nelle patologie del fegato e della colecisti. La cottura dorata-fritta (nella quale l'alimento viene prima passato nella farina, poi nell'uovo e poi immerso in olio bollente), ha lo stesso effetto stimolante per il fegato della frittura, ma più intenso per via del fatto che l'uovo viene a contatto diretto con l'olio bollente. La cottura panata (nella quale l'alimento viene immerso prima nell'uovo, poi nel pangrattato e infine nell'olio bollente) ha invece uno stimolo meno intenso della cottura dorata-fritta, per via della crosticina esterna di pane che, in quanto carboidrato, supporta il fegato offrendogli gli zuccheri. Un cenno merita sicuramente anche la cottura alla brace, tanto utilizzata sia nel periodo estivo che invernale, che non ha controindicazioni se fatta nel modo giusto (l'alimento non deve carbonizzare in nessun punto) ed effettuata con la legna.

Ci incontriamo a Condo-Kore N “

LUCIA FEMIA

I luoghi hanno ovunque una loro costruzione antropologica: hanno sempre una loro storia, hanno una loro vita.Poche terre come la Calabria possono raccontare la mobilità e la storicità dei luoghi

on so quando ebbi per la prima volta la sensazione che i luoghi avessero un loro senso, un loro sentimento; immagino sia accaduto molto presto, nella mia infanzia. Nel paese della mia fanciullezza i luoghi avevano un nome ed erano tutti speciali. Avevano un segreto. […] Quando parlo di sentimento dei luoghi, pur non escludendo la magia che essi possono esercitare, non intendo costruire una metafisica dei luoghi, collocarli in una sorta di immobilità e di storicità. I luoghi hanno una loro posizione geografica, spaziale, ma sono sempre ovunque una costruzione antropologica: hanno sempre una loro storia, anche quando non facilmente decifrabile, sono il risultato dei rapporti tra le persone. Hanno una loro vita: nascono, vengono fondati, si modificano, mutano, possono morire, vengono abbandonati, possono rinascere. Poche terre come la Calabria, attraversata fin da epoche preistoriche dai popoli più diversi, segnata dal succedersi di civiltà, da abbandoni e da ricostruzioni, possono raccontare la mobilità e la storicità dei luoghi. Leggendo queste righe de Il senso dei luoghi di Vito Teti, non posso non pensare a Condojianni, la frazione del Comune di Sant'Ilario situata a 159 metri dal livello del mare, con una vista mozzafiato. Se fino a poco tempo fa, menzionare questo luogo richiamava nell'immaginario comune né più né meno che uno dei tanti paesi interni abbandonati di Calabria, dalla scorsa estate e, soprattutto, in questi giorni appena trascorsi di festività invernali, l'affascinante contea medievale è andata assumendo nuovi e inattesi significati, quali quelli di arte, cultura, dibattito politico e sociale, ambiente, buona cucina e convivialità. Tutto questo grazie alla lungimiranza di Luciano Pezzano e di Pasquale Caminiti che, attraverso l'associazione Condo-Kore e la collaborazione del ristorante Gromu, hanno dato vita a “Musica & Parole”, una ras-

segna multi sfaccettata, volta a riunire intorno a personalità incarnanti nuclei tematici culturali, artistici, sociali differenti, un pubblico che, per la prima volta, si è ritrovato a invertire la consueta marcia di rotta che dai paesi interni porta alla costa. Dopo l'approdo alla piazza dalle mille luci e una suggestiva passeggiata in sentieri di vecchie e rovinose dimore, nella parte più esterna del ristorante Gromu, in un inconsueto e simpatico spiazzo di ghiaia abitato da un agrumeto e riscaldato da stufe a fungo, si sono svolti eventi e incontri destinati a lasciare tracce indelebili in chi li ha vissuti. Si è partiti con gli organetti e i tamburelli dei suonatori di novena Rocco Lacopo, Giuseppe Pelle, Matteo Tropea, per poi immergersi in un'alternanza di spettacoli musicali e teatrali di svariata tipologia: la musica d'autore e tradizione di Gianni Favasuli, la ripresa di alcune tra le più belle canzoni della popular music eseguite da Lucia Femia, Vincenzo Oppedisano; Federico Placanica e Antonello Pochero, la canzone d'autore di Mujura arrangiata con i ritmi mediterranei delle percussioni di Massimo Cusato e ancora, la reinterpretazione di Gaber da parte del duo chitarra-voce Mario e Valeria Varano, il repertorio di Rosa Balestrieri interpretato e arrangiato da Manuela Cricelli e Peppe Platani, il trascinante monologo Locride One Hot Minute di Vincenzo Brizzi, la performance musicale degli immensi Paolo Sofia e Salvatore Gullace e, last but not least, l'energico rock dei Madvintage. La kermesse è poi approdata al letterario, con l'incontro intorno al romanzo giallo-horror-noir Contrada delle case vecchie, una storia malata di Anton Francesco Milicia, in cui la sagacia dell'autore, intervallata da domande di Vincenzo Brizzi e dei partecipanti, ha dato vita a un dibattito ricco di spunti. A suggellare la rassegna, riportando l'attenzione sul senso e sull'importanza dei luoghi, proprio in un momento storico in cui, se tutti più volte al giorno ripetiamo il termine locale, a conti fatti ne perdiamo sempre più l'abitudine, una conferenza sull'ambiente, sul rispetto del nostro territorio che altro non è che la base del benessere, nell'imprescindibile rapporto tra uomo e natura. A presiedere, non i soliti politici di turno, ma semplici cittadini, capaci di esprimere qualità professionali e specifiche conoscenze sugli argomenti trattati: Arturo Rocca, che ha illustrato temi e risultati del suo ultimo meticoloso lavoro sulla potabilità delle acque sorgive, il naturalista Diego Arcidiacono, che ha parlato dell'altra grande risorsa di questo territorio, oggi estremamente umiliata, le fiumare, lanciando per l'occasione una sua precisa proposta di parco fluviale e, l'architetto Rita Lanucar che, grazie alla sua esperienza di progetti eco-sostenibili, ha dato ulteriori delucidazioni sull'argomento. Quello che si è così andato creando è un laboratorio di idee e progetti da cui possano partire concrete iniziative di recupero del patrimonio ambientale che possano far guardare al futuro con maggiore fiducia e che servano soprattutto da stimolo alle pubbliche amministrazioni, affinché recepiscano le istanze e i bisogni degli abitanti del luogo e si adoperino fattivamente in questo senso. Come rivela il significato del nome dell'associazione CondoKore (Condo dal greco Kontos-oi che significa “vicino a” e Kore, nome con cui comunemente veniva chiamata Persefone, dea greca del risveglio e della rinascita, il cui culto è legato alla nostra terra, come ben rivelano il tempio e le tavolette votive di Locri-Epizefiri), a Condojianni la valorizzazione è cominciata. I prati sono in fiore.

Apre i battenti l'Associazione Giovani di Caulonia

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a ormai cominciato ufficialmente le sue attente attività di promozione culturale e artistica l'Associazione Giovani di Caulonia. Inaugurata in grande stile alle 18 di ieri, in un ennesimo fresco sabato di un inverno incerto, in via Aldo Moro n°1, la sua sede, si è impegnata innanzi alla cittadinanza, partecipe in larga presenza con inaspettato entusiasmo all'ambizioso e importante progetto, a lavorare con zelo, senza scopo di lucro ma con fini solidali e di promozione e utilità sociale, per il florido e suggestivo comune locrideo e questo nostro sprazzo di terra jonica. I ragazzi del piccolo centro reggino - patria dell'ormai consolidato Tarantella Festival e famoso per la stupenda spiaggia

incorniciata da fiumane di turisti e giovani che animano i locali dell'estate e le numerose e inestimabili ricchezze storiche del borgo antico - coordinati dall'impegno scrupoloso del Presidente Salvatore Cirillo e uniti a una già ampia fetta di abitanti che come soci condividono la lodevole iniziativa del gruppo, sono determinati a pensare attività di rilancio del territorio tese a realizzare idee di sviluppo per la nostra suggestiva zona, investendo sull'attenzione delle nuove generazioni e coadiuvandosi della gentile collaborazione dei commercianti del posto, per finalità ludiche e ricreative mirate a valorizzare prodotti e risorse locali. Fiduciosa che dall'amore per il proprio paese dei suoi giovani possa concretizzarsi la speranza di un futuro migliore per la nostra terra, che sempre

più ha bisogno di risposte concrete ad ansie di rinnovamento per una costa tanto meravigliosa e fiorente quanto macchiata di una fama talvolta troppo triste, l'Associazione è stata lieta e lusingata della presenza, all'evento di ieri, dell'On.le Francesco Cannizzaro, e felice dell'augurio caloroso per un buon lavoro del Sen. Antonio Caridi che, per motivi istituzionali, ha rimandato la sua presenza a Caulonia alla prima riunione del gruppo. Sentiti ringraziamenti sono andati al sindaco di Caulonia Giovanni Riccio e al vice sindaco Francesco Cagliuso nonché agli altri politici locali che hanno preso parte all'importante iniziativa manifestando, soddisfatti, una cura e un gradimento particolari verso questo volenteroso disegno di un paese sempre migliore e in crescita. Gabriele Sabbadini


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Isidoro Galdino: professione tenore, passione tessitore

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n po' tutti conoscono Isidoro Galdino per la sua fama di tenore. Risiede a Caulonia, e oltre ad aver solcato i palcoscenici dei teatri più prestigiosi, qualche volta, come nel mio caso, lo si è visto partecipare come ospite alle manifestazioni scolastiche, lasciando il pubblico sbalordito con la sua voce. Ma questa è un'altra storia. Erano le ormai trascorse vacanze natalizie, era l'atmosfera da paesello, riprodotta dai Catoji nel borgo antico di Siderno Superiore. Tra sorrisi e saluti della gente, spiccava una finestrella aperta da cui partiva un familiare ma non troppo - sottofondo. Tic-tic-tic, un suono sincronizzato proveniva da uno dei Catoji allestiti. E i visitatori ne erano attratti, e guidati dalla curiosità, scoprivano anzi riscoprivano uno dei lavori più tradizionali calabresi. Vi era, in quella piccola stanzetta, montato uno stupendo… telaio. Sì, un telaio. Quell'attrezzo che molti, come me, conoscono solo dal racconto delle bisnonne, da cui hanno avuto in dono una preziosissima coperta. E dietro il sofisticato attrezzo, sedeva un uomo attento e concentrato, che con un simpatico sorriso accoglieva i numerosi visitatori. A questo punto veniva già sfatato il primo mito: il telaio non è un attrezzo prettamente femminile. Sfatiamo il secondo: a tessere era proprio Isidoro, Isidoro Galdino, tenore, che si era cimentato nella lavorazione al telaio. E a grande sorpresa di tutti, che non hanno potuto fare a meno di apprezzare l'operato. Per i curiosissimi come me, il tessitore si è mostrato disponibilissimo alle domande, cogliendone lo stupore tipico dei bambini che per la prima volta vedono le luci di Natale. Signori, Isidoro ha iniziato a tessere per una sfida con sua madre. La madre, infatti, aveva commissionato da

nota tessitrice, un lavoro, e quando questo le fu consegnato, Isidoro si accorse che presentava una forte asimmetria. Così per dimostrare a sua madre che quello che aveva notato fosse un difetto di lavorazione, quasi da autodidatta, con il solo ausilio di una donna di Stignano che non fece neanche in tempo ad arrivare ai principi più complessi di spiegazione della lavorazione al telaio, Isidoro iniziò a lavorare alla tela con una tale familiarità, da lasciare perplessi un po' tutti. La madre per prima. Che poi, la lavorazione per la realizzazione di una sciarpa o una coperta, è un meccanismo troppo complicato da spiegare, figurarsi a farlo! Lui con molta pazienza, ha cercato di spiegare il metodo, ma la mia mente si è fermata a quando ho appreso che ci fossero ben undici pedali - "licci", è il termine tecnico - per la lavorazione. E la tessitura va compiuta rigorosamente a piedi nudi, perché il passaggio da un pedale all'altro, avviene proprio grazie alla percezione di diversità dei licci. Un lavoro talmente complesso da impiegare: corpo, mente, estro

e inventiva. Una cosa che non tutti sanno è che il telaio è meteoropatico, registra qualsiasi tasso, anche bassissimo, di umidità, e in questo caso la lavorazione - ci dice Isidoro - diventa più difficoltosa. Ma insomma, il tessitore di Caulonia come impiega il suo tempo libero? Cantando, penserebbero in molti. Davanti alla tv, suggerirebbero altri. Ebbene no. Per lui, rilassarsi significa, prendere un uncinetto, e… lavorare, appunto, con filo e uncinetto. Potremmo dire che la sua mente, anche quando è in relax, lavora incessantemente. Quasi da venti anni, Isidoro affianca questa passione, diventata un vero e proprio lavoro, al canto lirico. Mi riferisce che anche il mondo canoro attualmente è in crisi, che avrebbe dovuto spostarsi, come in passato aveva già fatto, ma poi è tornato qui. "E anche se questa scelta mi ha molto vincolato, il mio è proprio un forte attaccamento alla terra d'origine" afferma. E da buon calabrese, non ha potuto fare a meno di coltivare una raffinata tradizione, che gli offre tantissime soddisfazioni. Lo scorso 6 Dicembre, è stato creato un "Coordinamento Tessitori Calabria" con sede a Lamezia, e Isidoro ha preso parte alla riunione tenutasi in questa occasione, a cui, inoltre, hanno partecipato tessitori provenienti da tutta la regione. Beh, una personalità del tutto esuberante, il tenore-tessitore. Durante la nostra lunghissima chiacchierata, ha raccontato con naturalezza della sua vita, senza artifici né retorica, e il suo racconto così dettagliato e interessante, ha affascinato un po' tutti. Chissà che quest'arte non trovi largo spazio fra i giovani, fino a diventare simbolo di una regione. I presupposti ci sono tutti. Isidoro conclude con quella che i latini avrebbero definito "sententia", ma il suo non è un modo di dire, bensì un pensiero strettamente radicato nella sua personalità: “bisogna credere in sé stessi, e in ciò che si fa. Bisogna superare le barriere mentali. Insomma non bisogna demordere, ma cimentarsi”. E Isidoro, in questo, come in altro, è un vero campione. Sara Leone

“Te lo do io il libro”in piazza il primo febbraio Continuano gli appuntamenti promossi dall'Associazione Amici del Libro e della Biblioteca (ALB), che tra i suoi fini ha non solo una adeguata collocazione della biblioteca comunale (per ora relegata in un sottoscala, con molti volumi inaccessibili, priva di telefono e totalmente decentrata rispetto alla gran parte dei potenziali fruitori), ma anche lo stimolo alla vita culturale del paese, il rafforzamento della coesione sociale e dell'animazione culturale volontaria. “Te lo do io il libro” è un'iniziativa nata di recente, che propone, ogni prima domenica del mese, uno scambio di libri, senza altro impegno che la restituzione al proprietario originale. La sede individuata è la piazza Municipio, dove l'ALB espone la sua (per ora piccola) dotazione di volumi, in gran parte una donazione proveniente dal “Premio La Torre”, e i libri

donati dagli associati stessi. Non è obbligatorio cedere un libro in prestito, ma è molto gradito. Il meccanismo di prestito è semplice (basta accordarsi individualmente col proprietario), oppure appoggiarsi all'ALB, che provvederà alla restituzione. L'appuntamento di domenica primo febbraio sarà posposto alle sei del pomeriggio, anziché le usuali ore di metà mattina, per una serata speciale riscaldata dal calore degli antichi bracieri accesi, di fronte a cui si potrà leggere e chiacchierare. L'ALB promuove la fantasia e l'intraprendenza, oltre che l'iniziativa personale, per cui ogni intervento, proposta, uscita dagli schemi, è particolarmente gradita. Sperando che i più giovani si possano sentire attratti, si consiglia di munirsi di un libro amato per poterne leggere qualche brano ad alta voce. Lidia Zitara

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L’esperto dott. Ernesto Aquila

CULTURA

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Infertilità: quando l’uomo è senza carburante Il 9 febbraio presso il centro Raymat visita urologica gratuita Fino al secolo scorso si credeva che l’infertilità fosse un problema soprattutto femminile, ma è stato ormai ampiamente accertato come invece, da questo punto di vista, i due sessi si equivalgano. Quali sono, allora, i fattori di rischio dell’infertilità maschile? Cosa si può fare per prevenire questo problema? Ne abbiamo parlato con il dott. Ernesto Aquila, urologo. Dott. Aquila, quali sono le cause dell’infertilità maschile? Schematicamente potremmo distinguerle in cause pre-testicolari (patologie a carico dell’ipotalamo e dell’ipofisi), testicolari (patologie congenite o acquisite a carico dei testicoli), e post-testicolari (comprendono le malformazioni, acquisite o congenite, delle vie seminali e delle ghiandole annesse). Per quanto riguarda le cause pre-testicolari, un’alterazione ipotalamica o ipofisaria può determinare un deficit nella secrezione di gonadotropine con ipogonadismo ipogonadotropo Se tale deficit è congenito si avrà un mancato sviluppo dei caratte-

l Consigli dell ortopedico

Lesioni della cuffia dei rotatori della spalla

IL DOTT. VINCENZO CALAFIORE RICEVE PREVIO APPUNTAMENTO PRESSO: STUDIO MEDICO PRIVATO, VIA DEL TORRIONE 24, REGGIO CALABRIA, TEL 0965/21079; CELL 329/4255444

STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO RAYMAT, VIA CALVARIO 15/A MARINA DI GIOIOSA JONICA, TEL. 0964/416856; ISTITUTO ORTOPEDICO DEL MEZZOGIORNO D'ITALIA , DI REGGIO CALABRIA TEL 0965/361221 (IN REGIME DI CONVENZIONE COL SSN).

ri sessuali e i genitali rimarranno prepuberi. Se il danno è acquisito dopo la pubertà, si avrà un’involuzione dei caratteri sessuali con ipotrofia testicolare. Nella maggior parte dei casi, la forma acquisita è secondaria ad adenomi ipofisari, craniofaringiomi e altri tumori cerebrali soprasellari, terapia chirurgica e radiante, abuso di anabolizzanti, eccesso di ormoni non ipofisari (estrogeni, androgeni e glicocorticoidi). La forma congenita di ipogonadismo ipogonadotropo più frequente è la sindrome di Kallmann dovuta ad un deficit di GnRH (gonadotropin-releasing hormone) ipotalamico, una condizione associata ad ipo-anosmia. Passando alle cause testicolari, è necessario anzitutto precisare che questo gruppo comprende individui con un danno primitivo testicolare. Tra le cause più frequenti vi è il varicocele, presente nel 10-15% della popolazione maschile adulta, che provoca un innalzamento della temperatura nella borsa scrotale, deprimendo la produzione di spermatozoi. Nella maggior parte dei casi è presente a sinistra, nel 15-20 % bilateralmente, mentre nel 2% è riscon-

I dolori alla spalla spesso sono causati da patologie della cuffia dei rotatori.Questa struttura è formata da quattro tendini che ricoprono la testa dell'omero, consentono il movimento della spalla e stabilizzano l'articolazione.Le lesioni della cuffia possono essere di tipo traumatico o degenerativo, createsi cioè per una eccessiva ripetizione di movimenti che a lungo termine usurano i tendini. Possono essere parziali, in cui si ha la rottura di parte del tendine o totali in cui il tendine si lacera completamente. Il sintomo principale è rappresentato dal dolore anteriore o laterale alla spalla che si irradia lungo il braccio.Spesso il dolore è prevalentemente notturno.Altro sintomo è la limitazione funzionale del braccio con difficoltà a sollevare l'arto.La diagnosi si basa su di un'accurata visita supportata da specifici tests che valutano la funzionalità dei singoli tendini e su esami di diagnostica per immagini quali l'ecografia e soprattutto la risonanza magnetica di spalla.La terapia dipende dalla gravità della lesione e dei sintomi associati. Pertanto si spazia dal semplice riposo articolare associato a terapia fisica e farmacologica,alla terapia infiltrativa con acido ialuronico, fino all'intervento chirurgico.Eseguiamo l'intervento di sutura della cuffia in artroscopia,attraverso piccoli fori della cute, riuscendo a ripristinare l'anatomia senza ampie incisioni, recando meno dolore post operatorio ed una riabilitazione più rapida. La ripresa delle normali attività quotidiane si ha dopo 45 giorni dall'intervento,mentre per l'attività sportiva si aspettano i 3 mesi.

trabile isolato a destra. Altrettanto frequente è il criptorchidismo, ovvero la mancata discesa dei testicoli entro l’anno di vita, che si associa spesso ad una scarsa produzione spermatozoaria e a un aumentato rischio di sviluppare tumore testicolare. Le cause post testicolari si distinguono in cause ostruttive congenite e ostruttive acquisite. Le prime sono dovute a difetti di sviluppo delle vie seminali, che possono consistere sia in una mancata produzione di un tratto di esse, sia in un loro difetto di canalizzazione. Le cause ostruttive acquisite, invece, conseguono a episodi infiammatori cronici o ricorrenti o a interruzioni chirurgiche per lesioni sui deferenti Tra le cause post- testicolari vi sono anche le alterazioni morfo-strutturali degli spermatozoi. Esattamente. Pazienti con la sindrome di Kartagener, o sindrome delle “ciglia immobili”, producono spermatozooi immobili per l’incapacità del flagello ad effettuare battiti, a causa dell’assenza dei filamenti di dineina. Vi sono poi spermatozoi a

L’intervista

alla dott.ssa Anna Perri e al dott. Rocco Valeriano

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“testa tonda”, privi dell’acrosoma, che impediscono la fecondazione per l’incapacità di penetrare i rivestimenti dell’ovocita. Infine, alterazioni di molecole presenti sulla superficie dello spermatozoo, importanti per l’adesione all’ovocita (sp56, pro-acrosina), possono contribuire all’infertilità. Passiamo adesso alle cause genetiche. È possibile riscontrare anche delle anomalie cromosomiche. La prevalenza di anomalie cromosomiche è maggiore nel maschio infertile ed è inversamente proporzionale alla concentrazione degli spermatozoi. Si può stimare che l’incidenza del fattore cromosomico nel maschio infertile sia compresa tra il 2% e l’8%, con un valore medio pari al 5%. Tra le cause genetiche ricordiamo la sindrome di Klinefelter. A favorire l’infertilità anche l’obesità, l’alcol, le droghe e il doping. L’obesità grave è, purtroppo, in aumento e ciò può portare a una riduzione della libido con possibilità che si determini una disfunzione erettile e una situazione di ipogonadismo (insufficiente secrezione di ormoni sessuali). Anche l’alcool, alcuni tipi di droghe e il doping sportivo possono determinare un problema di fertilità che, sebbene sia normalmente transitorio, può aggravarsi fino a diventare irreversibile, specialmente nel caso di abuso continuato per lunghi periodi di tempo. Cosa consiglia per ridurre il rischio di infertilità? Il primo consiglio che darei è quello di prestare attenzione al proprio stile di vita, evitando il sovrappeso e l’assunzione di droghe e alcool. Inoltre, è necessario, per quanto possibile, tenere conto dell’ambiente in cui si vive, perché stress e inquinamento ambientale hanno certamente un impatto sulla fertilità. Infine, è fondamentale diffondere una maggiore consapevolezza in merito all’utilità delle visite andrologiche, dato che alcuni dei problemi che determinano l’infertilità maschile sono spesso risolvibili solo se diagnosticati e trattati in giovane età.

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Studio Minerva Surgerical Service tel. 347/8894989 via Lucrezia della valle 19 Catanzaro. Studio Fondazione Marincola Politi tel.3663554802 via G. Verdi Soverato. Studio fisioterapico via II trav. Petrarizzo,1/a Mesoraca tel. 327/3350951 Studio Polispecialistico "Aquila" via Palatucci tel 339/7100119 Castelsilano STUDIO MEDICO POLISPECIALISTICO RAYMAT, VIA CALVARIO 15/A MARINA DI GIOIOSA JONICA, TEL. 0964/416856;

Le tre cause più frequenti dell’ipertiroidismo sono: il gozzo diffuso tossico, noto anche come malattia di Basedow-Graves, il gozzo multinodulare tossico e l’adenoma tossico.

L’ipertiroidismo:diagnosieterapia La tiroide è una ghiandola endocrina deputata alla sintesi e secrezione degli ormoni tiroidei. Tali ormoni svolgono un ruolo cruciale nella regolazione dei processi metabolici sia nel bambino che nell’adulto e nei processi di differenziamento e di sviluppo del tessuto nervoso centrale e periferico durante la vita fetale. Tra le patologie che colpiscono la tiroide c’è l’ipertiroidismo di cui abbiamo discusso con gli endocrinologi Dottoressa Anna Perri e Dottor Rocco Valeriano. Che cos’è l’ipertiroidismo? Si definisce ipertiroidismo una sindrome clinica di ipermetabolismo conseguente ad un eccesso di ormoni tiroidei circolanti. La ghiandola tiroide produce, infatti, ormoni che vengono rilasciati nel flusso sanguigno per controllare la crescita del corpo e il suo metabolismo. Quali sono le principali cause di ipertiroidismo? Nella maggior parte dei casi l’ipertiroidismo è causato da un aumento della produzione di ormoni da parte della tiroide. Le tre cause più frequenti sono: il gozzo diffuso tossico, noto anche come malattia di Basedow-Graves, il gozzo multinodulare tossico e l’adenoma tossico. Esiste una correlazione tra prevalenza di ipertiroidismo e apporto iodico? I dati epidemiologici riportati nella letteratura scientifica dimostrano che nelle aree geografiche dove l’apporto iodico è carente, l’ipertiroidismo è causato più frequentemente dal gozzo multinodulare tossico e dall’adenoma tossico. Nelle popolazioni che hanno un apporto iodico sufficiente o elevato, le tireopatie nodulari sono più rare e il Morbo di BasedowGraves è la causa più frequente di ipertiroidismo. Quali sono i segni e i sintomi caratteristici dell’ipertiroidismo? I sintomi più frequenti sono nervosismo, cardiopalmo, sudorazione, intolleranza al caldo, stanchezza muscolare, difficoltà respiratorie, iperattività, diarrea e dimagrimento nonostante l’appetito aumentato. Spesso sono presenti disturbi sessuali come irregolarità mestruali (nelle donne) ed eiaculazione precoce (nei maschi).

A cura di:

Drssa Anna Perri Dr Rocco Valeriano studioperrivaleriano@libero.it Specialisti in Endocrinologia Università degli Studi di Pisa Ricevono presso lo Studio Medico Polispecialistico Raymat Tel. 0964 416856

Come si diagnostica l’ipertiroidismo? L’anamnesi e l’esame obiettivo rappresentano il primo approccio diagnostico. La valutazione del profilo tiroideo, l’ecografia tiroidea con ecocolor-doppler e, laddove necessario, la scintigrafia tiroidea, consentono di definire l’entità dell’ipertiroidismo e la causa. Qual è la terapia dell’ipertiroidismo? Il trattamento dell’ipertiroidismo è volto innanzitutto a ridurre l’iperproduzione di ormoni tiroidei, bloccandone la sintesi e/o secrezione o eliminando il tessuto tiroideo con l’intervento di tiroidectomia o con la terapia radiometabolica con 131-I. Dopo la terapia con lo iodio radioattivo è controindicata una gravidanza? Ad oggi gli studi riportati nella letteratura scientifica dimostrano che una donna in età fertile può pianificare la gravidanza dopo 12 mesi dalla terapia senza rischi per il feto. Qual è il trattamento di scelta dell’ipertiroidismo in gravidanza? Nella gestante ipertiroidea il trattamento di scelta è senz’altro quello farmacologico. La somministrazione dello iodio radioattivo è assolutamente controindicata e il ricorso alla tiroidectomia è necessario solo in casi eccezionali.


RIVIERA

Lidia Zitara al Tg2 Eccola qui davanti alle telecamere del Tg2 grazie ad uno splendido servizio del nostro concittadino Enzo Romeo. Lei è Lidia Zitara, figlia dell’indimenticato nostro direttore e padre del “meridionalismo” Nicola Zitara. L’assist Rai è stato propizio per presentare il suo ultimo libro dal titolo “La piccola estate”. Il volume tratta di una ragazza goffa e insicura, disoccupata da sempre, che risponde a un curioso annuncio e si ritrova col compito di fare ciò che più ama: occuparsi di piante. Lieve e ironico, un libro di illusioni e delusioni che racconta, nient'altro che il tentativo di migliorare la propria esistenza.

Palizzi Superiore

Direttamente dalle ombre del medioevo il borgo giunge fra noi, immerso tra boschi odorosi, sovrastato dal picco di rocce aspre, sfiorato dal corso della fiumara domata dal ponte; la bellezza selvaggia è un paradigma sovrastante, reso goloso da fichi d’India generosi e dall’anima laboriosa di uomini che da secoli strappano spazi alla terra.

Una bellissima giornata

La Rosa e Hill L’amico Dario La Rosa insieme al celebre attore Terence Hill. Il “Don Matteo” nostrano, negli anni scorsi ha girato nel nostro territorio una serie tv che ha riscosso enorme successo dal titolo “L’uomo che sognava con le aquile”. Il film ha messo alla luce la caparbietà tipica della gente di Calabria, che quotidianamente lotta per la valorizzazione delle proprie tradizioni contrapponendosi alla crescente e distruttiva globalizzazione.

Sentiti ringraziamenti al professore Zimbalatti per la sua presenza sul nostro territorio. Tappe privilegiate: la stupenda cittadina di Canolo e soprattutto la montagna dell’ Aspromonte. Un diario di viaggio realizzato con passione, all’insegna di sapori, saperi, tra cultura e tradizioni.

Complimenti “dolce Enrico” Enrico Cusenza, titolare della rinomata “Antica Gelateria Caffè Strati” di Siderno, è stato premiato a Rimini con il primo premio internazionale per il gusto “Mille Idee” al torroncino millefiori con variegato mandarino. Questo il suo primo commento a caldo: “avendo puntato sempre sulla tradizione è stata davvero un'emozione aver vinto questo premio internazionale riguardante la proposta di nuovi gusti ma senza dimenticare l'importanza della tradizione stessa”. Complimenti al numero uno al mondo in gelateria che dopo tutto quanto è accaduto ha voluto dedicare questo prestigioso riconoscimento a lui: DON ENZO STRATI !

San Pietro & San Giovanni Il Vescovo alla fiaccolata Il vescovo della diocesi di Locri-Gerace, S.E. Mons.Francesco Oliva assieme a una componente della commissione straordinaria del comune di Siderno, Maria Cacciola insieme ad altri parroci del territorio, hanno partecipato alla fiaccolata di solidarietà tenutasi a Siderno nei giorni scorsi.

Pietro Sgarlato del centro-destra e Giovanni Lanzafame del centrosinistra. Due colleghi, due dottori commercialisti che si esercitano a fare i conti in vista delle ormai imminenti elezioni. “I blue-jeans che sono un segno di sinistra con la giacca vanno verso destra. Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...”

Eravamo 4 amici al bar

Siderno com’era Questa bellissima foto tratta da un archivio di foto storiche risale all’anno 1953 e riguarda l’incoronazione della statua della Madonna dell’Arco in quel di Siderno Superiore. La statua è diversa rispetto a quella restaurata pochi anni fa che si trova attualmente in una chiesa del borgo storico. Ma non per questo è meno bella. Evviva Maria, Evviva Maria, Evviva Maria.

L’uomo plin plin Il nostro amico si è messo a girovagare alla ricerca di un posto dove potesse “innaffiare” le piante esotiche. L’ha finalmente trovato nell’intervallo e fedele al motto “piatto ricco mi ci ficco” si è liberato: “e con le mani amore, per le mani ti prenderò e senza dire parole nella discarica ti porterò....” l’uomo “plin plin” ha detto sì.

Mimmo Panetta, insieme ad alcuni suoi amici, si prepara alla competizione elettorale. “Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo destinati a qualche cosa in più che a una donna ed un impiego in banca si parlava con profondità di anarchia e di libertà”.

Eeee Forza Italia Forza Italia studia le strategie politiche in vista delle prossime elezioni amministrative sidernesi. Beccati insieme sul corso della Repubblica dal nostro fotografo, Michelangelo Vitale (Tomba) ascolta attentamente Riccardo Ritorto. Sicuramente i due non lasceranno nulla d’intentato pur di contrastare il passo della sinistra sidernese: “Forza Italia mia che siamo in tanti a crederci nella tua storia un'altra storia c'è la scriveremo noi con te e Forza Italia per essere liberi e Forza Italia per fare e per crescere”

L’albero 106 Durante un violento nubifragio che ha colpito la nostra zona nei giorni scorsi, un fulmine ha colpito un albero conseguentemente abbattutosi sulla Strada statale 106, all'altezza di un Camping che si trova tra Siderno e Locri.


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La grotta della Lamia a Montebello La Grotta della Lamia, un luogo di grande fascino naturalistico e culturale sconosciuto ai più, situato a Montebello Jonico. La cavità si apre a 910 metri di altitudine s.l.m. sul fianco di uno dei tanti valloncelli tributari del Vallone Spedia, affluente dell’ampia Fiumara Valanidi sulla sua sinistra idrografica. Probabilmente, quindi, i Greci per il contrasto tra la bellezza e la paura generata da queste grotte, diedero alla località che le ospita il nome di “Lamia” quale ricordo del mostro mitologico.

Direttamente dal lido “La Rocchetta” di Bovalino ecco a voi “I ragazzi di fuoco”. A riproporla sui social network un loro amico che così si è espresso: “Bellissima questa foto… eravate molto bravi, e se non sbaglio avevate gia la strumentazione nuova (Hammond, chitarra e basso Gibson e poi Gurnari junior di cui non ho più saputo nulla)… Grazie Peppe per i ricordi che ci fai rivivere”.

Gli unici nemici di Reggio sono i reggini!!!

Il Capotreno

#nanisuiddievonnuatuttinani

Il nostro collaboratore Antonio Calabrò, oltre ad essere un valido scrittore, è un ottimo capotreno. Qui lo vediamo mentre vidima il ticket di una elegante passeggera. Caro Antonio, potresti informare i vertici di Trenitalia e dire loro che qui da noi necessariamente “le ferrovie debbono essere potenziate!?

"Nimici i cui? Oh, frabbica di storti! Sunnu sulu nimici da so' sorti! Nimici d'iddi stessi pi ppuntiggiu, e i cchiù fissa dû mundu sunnu a Rriggiu!" Nicola Giunta

Matteo Renzi & la Merkel Un tempo desideravano avere il potere, quello sulle molecole. Gli interessava la struttura delle cose. Ora questo interesse lo rivolgono verso un settore completamente diverso. Italiani e tedeschi vanno a braccetto, in un’Europa che cerca di ritrovare “il respiro”.

C’era una volta il Battesimo guardavallese Una bellissima foto scattata alla fine degli anni 50 durante la celebrazione di un battesimo in quel di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. Da notare, nel dettaglio, la massiccia partecipazione popolare per una giornata di festa che coinvolgeva tutta la popolazione. Altri tempi!

Il giorno più bello del mondo “È una sensazione che mi sembra innata come se con me fossi sempre stato, come se ti avessi sempre conosciuto, ma la meraviglia è che ti ho incontrato!” Con le parole della nostra canzone volevo farti gli auguri per i nostri sei mesi… Sì, sei mesi che mi hanno stravolto la vita!!! Ti amo. Tua Rita

Abbracciamose

Nicodemo e il prof. Il signore della rassegna stampa mattutina di Telemia, Nicodemo Barillaro (originario di Mammola) mentre è intento a intervistare, a Gioiosa Jonica, il professore Domenico Angilletta (originario di Grotteria). Prove tecniche d’unione dei comuni della Vallata del Torbido che esprimono alcune delle loro migliori risorse umane. Come dice lo scrittore Norberto Bobbio : “il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze”.

Una sala da barba “poliedrica” Un nutrito gruppo di amici anima le giornate di una sala da barba in quel di Marina di Gioiosa. Calcio e politica sono gli argomenti preferiti dai nostri che si scambiano reciprocamente le loro impressioni sui fatti più importanti del giorno. Ed è così che se Fiorello e i suoi amici hanno inventato “l’edicola”, a Marina di Gioiosa c’è la “sala da barba”. “La libertà altrui ci sta a cuore perché senza di essa il trionfo delle nostre opinioni è vano. Evitiamo però la santocchieria di rispettare opinioni scellerate. Difendo la tua libertà perché aspiro a convincerti. Perché la tua libertà è la condizione della mia vittoria. Rispettando la tua libertà, non rispetto però i tuoi errori, bensì la possibilità che tu ti arrenda liberamente alle mie verità”. Nicolás Gómez Dávila.

Due abili scrittori e due amici di vecchia data. In questa foto la professoressa Daniela Ferraro da Locri e l’avvocato Francesco Ettore Nirta da Bianco. Da notare il coprispalle rigorosamente rosso della Ferraro ma sappiamo che l’avvocato Nirta preferisce il colore nero. “Lo scrittore originale non è quello che non imita nessuno, bensì quello che nessuno può imitare.” François-René de Chateaubriand

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