Riviera nº 04 del 21/01/2018

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IN BREVE La Regione Calabria, in un evento organizzato dall’UE, ha offerto un buffet utilizzando (legalmente) i fondi POR destinati allo sviluppo del territorio… che ci dice di non riuscire a impiegare!

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la vetrina

L’EDITORIALE

DEL DIRETTORE E se "Meno sbirri, più lavoro" l'avesse scritto Berlusconi? vete presente quelle lavagnette magiche per bambini dove è possibile fare ogni genere di disegno e poi ricominciare da capo semplicemente spostando su un cursore la "gommina" che elimina tutto? Incarnando appieno questa immagine, impettito e scoppiante di vita, Silvio Berlusconi, domenica scorsa si è concesso alle domande (concordate) e al battito convulso di ciglia (concordato anch'esso) di Barbara D'Urso. È tornato, è di nuovo il nuovo. Berlusconi riesce a riacquistare, tutte le volte, la verginità perduta, senza bisogno di chirurgia. Si è seduto e alla domanda "Chi te lo fa fare?" ha risposto, assaporando già l'applauso del pubblico: "Sono qui a combattere perchè c'è bisogno di me!". Lo sa bene che lo scenario attuale è tale e quale a quello del 1994, quando scese in campo promettendo una nuova era politica. "Scesi non perchè mi piaccia la politica. La politica non mi è mai piaciuta". Mette i puntini sulle "i": lui è l'antipolitica, per eccellenza, ci tiene a ribadirlo. "Scesi solo per evitare il pericolo incarnato dal partito comunista". E infila subito il parallelismo con la situazione attuale: "Oggi c'è in campo una forma populista, ribellista, pauperista che è ancora più pericolosa dei post-comunisti di allora". Individuato il nemico, che è chiaramente il M5S, lo combatte all'istante, ma non sul campo politico come si affanna a fare il PD con argomentazioni fuscello, facilmente deperibili agli occhi degli elettori. Silvio cambia terreno di gioco e punta al mondo del lavoro: "Si tratta di persone che in parte non hanno mai lavorato, che guardano a chi invece un lavoro ce l'ha e a chi con il lavoro è riuscito a raggiungere il benessere con una grande invidia, che diventa odio". Coloro che avevano annunciato di entrare in Parlamento e aprirlo come una scatola di tonno nella vita non fanno un bel niente. Sono dei nullafacenti. Non come lui che viene dal mondo del lavoro, è circondato da gente che appartiene al mondo delle professioni e delle università, sa che un'impresa può andare avanti solo se viene liberata dalla morsa delle imposte. E, infatti, pronto prontissimo, lancia la sua flat tax che vale tanto per le imposte sul reddito familiare quanto per le imprese. Non spiega esattamente cosa sia ma fa capire che conviene e soprattutto semplifica le operazioni di dichiarazione dei redditi. Tira fuori prima un malloppo di scartoffie in cui ci si perde e naturalmente relativo all'attuale sistema fiscale, e poi un foglio, uno solo, al quale si passerebbe con la sua proposta. Silvio è per il minimo sforzo e il massimo rendimento, non è per la perdita di tempo, è per lo sviluppo, è per il fare girare l'economia, non per la politica quella vecchia mummia per cui nessuno va più a votare. Silvio è per il lavoro. Gli italiani solo per il lavoro. Oggi più che mai. Silvio tornerà in campo e lo dominerà. Il resto dei politicanti è impegnato a far finta di risolvere altre questioni. Questioni che strozzano i giornali e il respiro degli italiani. Mi viene in mente una di queste: la scritta "Meno sbirri, più lavoro" apparsa a Locri nel marzo 2017. Ci hanno girato dei film mentali attorno. Politica farneticante... Alla fine, se davvero qualcuno ha, di sua sponte, armato di bomboletta spray la propria mano (quel fantomatico qualcuno che si era ad un passo dall'acciuffarlo ma che resta ancora un "pericoloso criminale" a piede libero...), costui non chiedeva altro se non quello su cui Silvio sta costruendo oggi la propria campagna elettorale. Ah, dimenticavo, il leader di Forza Italia ha anche dichiarato che la vittoria del M5S manderebbe al governo i peggiori rappresentanti della magistratura militante. Non sarà mica che la scritta di Locri è opera di Silvio?

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Il Parco del Cinquantenario , a Bruxelles, cornice nella quale la Region e ha offerto il rinfresco ai propri ospiti

Alla Regione diventano ingegneri di Formula 1 pur di mangiare gratis Il comportamento dei nostri rappresentanti ha assonanze con quello di un celebre progettista della F1. Lui vinse il campionato, noi dispensiamo panini.

JACOPO GIUCA a Regione Calabria adotta strategie originali pur di impiegare i fondi POR concessi dall’Unione Europea per lo sviluppo del nostro territorio. I finanziamenti, che l’UE assegna alle regioni nell’ambito dei piani pluriennali di sviluppo, sono sempre stati gestiti in maniera poco brillante dai nostri rappresentanti, che spesso hanno vanificato il loro impiego a differenza di quanto fatto in altre aree del Vecchio Continente, in cui non di rado, invece, sono stati determinanti per la ripresa socioeconomica delle aree depresse. In occasione dell’evento “European Week of Regions and Cities”, organizzato a Bruxelles lo scorso ottobre e in cui la nostra Regione ha ricoperto un ruolo di primo piano con la proposta di una strategia di sviluppo macroregionale adriatico-ionica, proprio la Calabria ha ospitato un workshop che ha affrontato il tema relativo alla comunicazione dell’impiego dei fondi strutturali e ha permesso ai rappresentanti delle regioni di scambiarsi opinioni relativamente alle strategie comunicative da adottare nel prossimo futuro. Come la tradizionale cortesia calabrese impone, al termine dell’incontro la nostra Regione ha voluto offrire ai propri ospiti, in una sala a due passi dal Parco del Cinquantenario, un rinfresco a base di stuzzichini, assaggi freddi e caldi, vino e bibite analcoliche, un atto di cortesia perfettamente normale non fosse per il non trascurabile particolare che è stato pagato con parte di quei fondi che avrebbero dovuto invece garantire lo sviluppo del nostro territorio. Dimostrando di non essere totalmente sprovveduti, i nostri rappresentanti, dopo aver studiato approfonditamente il regolamento relativo all’impiego dei fondi, hanno sfruttato una specifica azione (la 14.1.5) per giustificare il pagamento del catering, inserendo il totale tra le spese di rappresentanza e affidando il servizio a una ditta che ha offerto il ribasso maggiore, rendendo l’utilizzo dei fondi perfettamente regolare sotto il profilo burocratico. Senza esprimere giudizi sulla liceità o meno di questo quanto meno fantasioso impiego del finanziamento europeo, non posso fare a meno di pensare all’ironia di tutta questa strana faccenda. Ma come - mi domando, - quando si parla di POR la politica regionale non fa altro che affermare quanto sia complicato inve-

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stirli e quanto complesse siano le norme (giustamente) imposte dall’UE e poi si studiano il regolamento solo per evitare di mettere di tasca propria i soldi di un buffet? Da appassionato di sport motoristici, il comportamento dei nostri rappresentati mi ha riportato alla memoria quello tenuto da Ross Brawn nell’inverno del 2009, quando, terminata la love story con la Ferrari, l’ingegnere era impegnato a progettare la vettura della scuderia che avrebbe poi preso il suo nome, la Brawn GP. Quell’anno, gli appassionati di Formula 1 lo ricorderanno, la Federazione Internazionale dell’Automobile approvò un cambio al regolamento della categoria, imponendo il ritorno delle gomme lisce in luogo di quelle scanalate, la limitazione delle appendici aerodinamiche, l’aumento di “taglia” dell’alettone anteriore, la riduzione di quello posteriore e l’introduzione di un sistema elettrico di recupero dell’energia per avere un surplus di potenza nei rettilinei. Tra le mille norme relative alle modifiche aerodinamiche si poteva leggere anche quella che imponeva l’uniformità del fondo piatto della vettura, che non avrebbe dovuto presentare appendici o fori in grado di pulire i flussi di corrente generati dal movimento del mezzo. Brawn, già all’epoca vecchia volpe della F1, aveva tuttavia notato che la norma del fondo piatto non faceva esplicito riferimento al diffusore posteriore, sezione terminale della vettura avente lo scopo di incrementare l’aderenza del mezzo al suolo, che diventava così una “terra di nessuno” nella quale si potevano sperimentare le soluzioni più disparate. Proprio per questa ragione, a differenza di quanto fatto dagli altri progettisti, che installarono sulle proprie auto diffusori dalle linee pulite, Brawn studiò per la propria macchina un’appendice che, al centro, presentava una singolare “V” bombata e forata, in grado di replicare il cosiddetto “effetto suolo” che tanto successo aveva avuto tra i progettisti negli anni ’70. Questa “V”, infatti, raccoglieva tutti i flussi aerodinamici provenienti dalla parte anteriore della vettura, “pulendoli” e permettendo alla macchina di rimanere ancorata al suolo in tutte le condizioni. Il risultato? Nelle prime gare del campionato le Brawn, macchine all’esordio e prive di qualsivoglia sponsor, risultarono dei missili irraggiungibili anche per le scuderie storiche, che fecero ricorso alla Federazione per vietare la norma di quello che venne presto ribattezzato “fondo soffiato”. Contrariamente a quanto le scuderie si erano aspettate, invece, la FIA decise di non rendere illegale la soluzione, ma di permettere a tutti di adottare soluzioni simili con il risultato che la scuderia dell’ingegnere inglese venne presto risucchiata a centro gruppo, dove tradizionalmente si sono sempre classificati i team esordienti. Il patatrac, tuttavia, era fatto, e i risultati sorprendenti della prima parte della stagione furono sufficienti, per la Brawn e Jenson Button, a conquistare il campionato 2009. Ecco, anche i nostri rappresentanti, proprio come l’ingegnere inglese, hanno studiato un regolamento per trovare un cavillo che possa renderli vincenti, solo che anziché la rinascita socioeconomica della nostra Regione, la loro “vittoria in Campionato” è un buffet. Com’è possibile, insomma, che sia così complicato trovare soluzioni brillanti per l’amministrazione ordinaria quando ci è stato dimostrato che, per il dilettevole, l’escamotage si trova sempre? Forse l’UE, anziché con moneta, dovrebbe finanziare i nostri progetti con panini e bibite. Potrebbe essere la volta buona che i nostri amministratori, oltre a studiare, si applichino pure…


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attualità www.larivieraonline.com

RAPPORTO “PENDOLARIA” DI LEGAMBIENTE

Il Tamburello funziona! el suo rapporto annuale "Pendolaria", relativo alla mobilità su ferro, Legambiente segnala un esempio positivo, ovvero il servizio del treno “Tamburello”. Si tratta del collegamento Melito di Porto Salvo-Reggio Calabria-Rosarno, un servizio vantaggioso per i pendolari perché effettua un servizio di metropolitana di superficie, introdotto per diminuire i disagi causati dai lavori sulla Autostrada Salerno-Reggio Calabria e che dal dicembre del 2010 non è più stato finanziato dal ministero dei Trasporti, che ha cancellato le risorse necessarie. La Regione Calabria, nell’ambito del servizio ferroviario regionale, ha deciso nel 2011 di finanziare e garantire la presenza di questo treno indipendentemente dai lavori autostradali. Con l’istituzione della fermata “Aeroporto” il servizio è stato rilanciato nel 2013, sempre finanziato dalla Regione Calabria e, dopo un periodo che vedeva il passaggio di sole 7 coppie di treni al giorno, sono state istituite finalmente 11 coppie di treni. Nelle scorse settimane il Governo ha stanziato 23 milioni di euro per la realizzazione di ulteriori 3 fermate su questa linea, ovvero San Leo, Bocale II e Sant’Elia

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MARINA DI GIOIOSA JONICA

SIDERNO

Neri "rifiuta" la Boschi: la Calabria ai calabresi «Non c’è spazio per Maria Elena Boschi nelle liste del Pd calabrese, non la vogliamo. Da Roma devono capire che la Calabria non può essere usata per piazzare gli impresentabili. Renzi ha detto che la Boschi sarà giudicata dagli elettori, che siano allora quelli di Arezzo a farlo». Questa la frase che getta Neri nella bufera. L'ha pronunciata nel corso della puntata de Lo Sfascio (la trasmissione condotta da Pietro Bellantoni andata in onda il 12 gennaio sul canale 211 del digitale terrestre). La segreteria regionale dem

I commissari hanno perso un finanziamento di 500 mila euro?

non l’ha presa bene: «C’è un abuso dell’espressione “candidati impresentabili” e restiamo convinti che in politica la forma a volte sia anche sostanza». «Il sottosegretario Boschi – spiegano dalla segreteria – è un’autorevole esponente del governo uscente ed è una dirigente nazionale del partito che in alcun modo può essere definita impresentabile, espressione assai infelice e priva di alcun appiglio». Ha fatto, quindi, seguito l’invito al consigliere Neri a chiarire il senso delle sue affermazioni, che naturalmente arrivano immediate: il termine "impresentabile" non ha alcun riferimento etico, morale o giuridico. "Ci mancherebbe. Sono abituato a esprimere giudizi di carattere meramente politico, pertanto il termine “impresentabile” va inteso in tal senso: Boschi e, come lei, ministri, sottosegretari, parlamentari e dirigenti di partito che provengono da altri territori non dovrebbero essere presentati nella nostra regione". Che tradotto vuol dire: la Calabria non può permettersi di essere il rifugio elettorale per nessuno.

I componenti dell'Amministraz ione Comunale di Marina di Gioiosa Ionica hanno chiesto ai commissari se hanno partecipato al Bando Social Housing della Regione Calabria

o scorso lunedì i componenti dell'Amministrazione Comunale di Marina di Gioiosa Ionica hanno proposto un question time del cittadino nei confronti della commissione straordinaria che guida l'Ente, per avere informazioni in ordine alla partecipazione del Comune al bando social housing promosso dalla Regione Calabria. In particolare è stato chiesto di sapere, mediante risposta pubblica, se il Comune di Marina di Gioiosa Ionica abbia partecipato al Bando Social Housing della Regione Calabria e per quale

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bene e con che idea progettuale; in caso di risposta negativa al primo quesito, le ragioni che hanno spinto il Comune di Marina di Gioiosa Ionica a non aderire al menzionato avviso pubblico, privando Marina di Gioiosa Ionica di un’importante iniziativa sociale. L’Amministrazione Comunale, prima dell’insediamento della commissione, stava lavorando per la presentazione di un progetto destinato alla creazione di un centro in favore delle donne da realizzare a Marina di Gioiosa Ionica in un bene confiscato alla criminalità organizzata. Il termine per la presentazione delle istanze era fissato alle ore 12:00 del 28 dicembre 2017. In data 28 novembre 2017, con PEC indirizzata al protocollo dell’Ente, il Sindaco democraticamente eletto informava i commissari del bando e offriva la disponibilità a incontrarli per approfondire la questione e offrire ogni più utile collaborazione in merito. La missiva non ha trovato, però, alcun riscontro. E, ad oggi, sull’Albo Online dell’Ente non risulta pubblicato alcun atto inerente la partecipazione del Comune al citato bando regionale, attraverso il quale era possibile ottenere un finanziamento fino a € 500.000,00.



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IN BREVE

attualità

Vecchio nonno Ridley, cos’hai fatto? Perchè non hai preso un Frecciarossa per venire da Roma alla triste Calabria?

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L’Abruzzo al posto della Calabria come sfondo del nuovo film di Riddley Scott. Ma pensate che all’occhio italico basti un campo di stoppie e paglia per dire “Siamo in Calabria”?

La Calabria e l’Abruzzo travolti in un insolito destino cinematografico er girare il film sul rapimento di Paul Getty, Ridley Scott se n’è andato in Abruzzo. E giusto, l’Abruzzo è vicino Roma, ci si arriva in uno zic. Aspro e selvaggio come la Calabria, altrettanto funestato da terremoti, a detta di molti anche più nullatenente (su questo ci dovete portare le prove), l’Abruzzo è stato set cinematografico per molti film proprio per la vicinanza a Roma e a Cinecittà. C’era bisogno di inventarsi un deserto, uno scenario americano? Si andava in Abruzzo. È noto che “Trinità” sia stato girato lì. Serviva uno scenario fantasy e surreale? Si andava in Abruzzo: “Ladyhawke”, “Il deserto dei Tartari”, “Il nome della Rosa” e tanti altri film condividono location abruzzesi. Insomma, l’Abruzzo, a parte che se ci puoi girare “Trinità” da una parte e “Ladyhawke” dall’altra, deve presentare una certa varietà di paesaggi, è diventato un po’ come i deserti di Sonora e Chihuahua, relativamente poco distanti da Hollywood, che prendi un camioncino con la troupe ridotta al minimo, e ci fai gli esterni. Ti dicono che sei su Marte, e in realtà sei nel deserto dell’Arizona. Pure una puntata di “Star Trek” ci hanno girato, come non avessimo mai visto un western! Per non parlare delle serie televisive. Ti dicono che sei in

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Oregon? Non è vero, sei da qualche parte vicino a Hollywood. Ci sono degli esterni sulle montagne innevate? Le ha girate la troupe con le controfigure, gli attori del cast fisso fanno solo gli interni. “Medium” non fa mistero della sua ambientazione, mentre il celebre “Streghe” sarebbe ambientato a San Francisco, ma è fatto tutto a Hollywood. Ma finché siete a casa vostra fate un po’ quel che volete, però non pensate che all’occhio italico basti un campo di stoppie e paglia per dire “Siamo in Calabria”. Ma vecchio nonno Ridley, cos’hai fatto? Stavi ancora piangendo sul flop di “Alien Covenant” che non hai preso un Frecciarossa per venire da Roma alla triste Calabria? Ma bastava che lo dicevi prima, no? Ti venivamo a prendere alla stazione e ti portavamo in giro. Ti avremmo offerto pane e ‘nduja, o se preferivi, visto che inglese sei, fish and chips. Guarda che il McDonald c’è pure a Siderno, non ti saresti sentito spaesato. E poi ti facevamo vedere location vere, non si sa mai che il prossimo Alien ce lo giravi qui. Mah, forse ci siamo abituati troppo bene con “Anime nere”. Ma poi, che cavolo, Kevin Spacey in Calabria non ci aveva neanche messo piede… che ti costava, no? #mainagioia Lidia Zitara


ILARIO AMMENDOLIA olti di noi ricordano la drammatica stagione dei sequestri di persona e sarebbe nostro compito “testimoniare” la verità, che è molto diversa rispetto alle ricostruzioni di comodo. Ho visto il film “Tutti i soldi del mondo”, che parla del rapimento del giovane Paul Getty. Noi calabresi ne usciamo malissimo. Brutta, ma probabilmente veritiera, l’infame “restituzione” del ragazzo fuggito dal covo ai sequestratori che erano già alla sua ricerca. Male nella scena (inventata) in cui si mostrano gruppi di ragazze intente a contare i soldi del riscatto con assoluta indifferenza verso le

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Sul grande schermo una Calabria barbara

Il film di Riddley Scott " Tutti i soldi del mondo " sul rapimento del giovane Paul Getty è un film da cui noi calabresi usciamo malissimo. sofferenze e la vita stessa del ragazzo. Malissimo - ma priva di fondamento - la scena finale che mostra gli ‘ndranghetisti all’inseguimento di Paul tra le viuzze di un paesino della Calabria con l’intento di ucciderlo. Il tutto nell’indifferenza, anzi nell’ostilità verso il ragazzo, da parte della popolazione. Ci meritiamo questo trattamento? Secondo me, pur sfuggendo da ogni vittimismo, assolutamente no! Andiamo ai fatti: è il 10 novembre del 1973, una busta arriva al quotidiano romano “Il Messaggero”. Al suo interno, un brandello di orecchio appartenente a Paul Getty, sequestrato a Roma la notte del 10 luglio dello stesso anno. Il ragazzo porta i capelli lunghi e ha un aspetto trasandato, ma è il nipote di un ricchissimo petroliere americano di cui porta lo stesso nome. La ‘ndrangheta inaugura la terribile stagione dei sequestri. In Italia siamo agli inizi degli “anni di piombo”. La vecchia ‘ndrangheta viene spazzata via dai colpi di mitra dei clan emergenti. ‘Ndranghetisti abituati a rubare qualche capra, al massimo qualche vitello, adesso diventano ladri e commercianti di uomini. Se l’uomo ha un prezzo, la ‘ndrangheta “acquista” e vende esseri umani in una visione perfettamente simmetrica a quella delle classi dominanti. Il film mostra il vecchio Paul Getty come rappresentante magistrale di una classe che misura tutto col valore del denaro. In Calabria, uomini abituati a essere parte di un proletariato agricolo di paese, ora aspirano a diventare agiati borghesi. È la vittoria “culturale” della borghesia che si riverbera con effetti criminali sulla ‘ndrangheta. Le parole pronunciate da Antonio Nirta dalla gabbia di un maxiprocesso valgono più di un trattato. Il giornalista Joe Marrazzo domanda: “Perché l’opinione pubblica vi accusa di essere un mafioso?”. La risposta di Nirta: “Perché ho rifiutato di vivere con un asino e due capre”. È la logica conclusione del disastro morale seguito alla distruzione della società contadina e all’emigrazione di massa. Intanto, per il giovane rampollo inglese vengono chiesti cinque miliardi. Giorno 11 novembre, la signora Harris, madre del ragazzo, riceve una telefonata: il figlio le verrà restituito pezzo dopo pezzo se non verrà pagato il riscatto. Si tratta. Il nonno del ragazzo, Paul Getty I, non è uomo arrendevole. Si è fatto dal nulla e non ha alcuna intenzione di rinunciare al proprio denaro. Non sfuggirà la similitudine tra i rappresentanti più veraci di una borghesia ingorda e spregiudicata e gli uomini della ‘ndrangheta. Alla fine si arriva a un accordo: la famiglia Getty pagherà un riscatto di un miliardo e settecento milioni di lire italiane. Una cifra enorme, che verrà depositata su un tratto di autostrada tra Lauria e Lagonegro. La notte del 13 dicembre di quello stesso anno, un camionista incontra, su quello stesso tratto di autostrada, un giovane visibilmente provato. Si ferma, lo soccorre: è Paul Getty. È la fine di un incubo non solo per la famiglia, ma per tutte le persone perbene e sensibili che vivono in Calabria e che si sentono moralmente coinvolte, pur essendo assolutamente estranee agli ambienti criminali. Intanto l’opinione pubblica segue distratta le fasi del sequestro. Sono anni pesanti: l’inflazione viaggia con un tasso vicino al 15%. Il

terrorismo inizia a colpire, gli scontri di piazza sono frequenti, le voci di un possibile golpe militare allarmanti. Il Sud dà segnali univoci di sofferenza: la rivolta di Reggio (in cui la ‘ndrangheta ha un ruolo importante), la rivolta del pane e il colera a Napoli. In questo clima nessuno coglie la mutazione genetica della ‘ndrangheta. Giovani caprai e braccianti lasciano le loro casupole di creta sperdute nei paesi dell’Aspromonte, abbandonano un mondo millenario, si staccano dalla religione dei padri, rompono con le stesse “regole” della vecchia ‘ndrangheta. Il cinema prima, la televisione dopo, hanno mostrato che un’altra vita è possibile e, ai loro occhi, appare un mondo incantato fatto di lussi inimmaginabili, agiatezza oltre ogni limite, guadagni facili, sprechi senza senso. Ma com’è stato possibile questo “salto di qualità” della ‘ndrangheta? Non ci sarebbe stato senza la copertura e la complicità di uomini dello “Stato” che ci hanno “venduto” trovando un accordo con i criminali. Vi sono innumerevoli testimonianze in tal senso e ancora, nei mesi scorsi un collaboratore di giustizia, tale Nicola Rocco Femia, dichiara: “Su cinque miliardi che si ricavavano dai sequestri almeno due finivano in mano loro”, cioè nelle mani degli “uomini dello Stato”. Una verità che non è mai venuta a galla! Giornalisti velinari, ed uomini di “Stato” compromessi hanno sempre preferito raccontare un’altra storia, che non è quella vera. Anche il film, pur pregevole per tanti aspetti, trova comodo sorvolare gli aspetti oscuri e inquietanti della terribile stagione dei sequestri di persona. Noi non lo possiamo consentire, ma sentiamo il dovere di ricercare e dire la verità costi quel che costi. E vi assicuro che la ricerca della verità ha “costi” e “rischi”. Quella dei sequestri è stata una stagione terribile, violenta, oscura, che la Calabria tutta ha pagato con un danno irreparabile alla propria immagine, con una fuga della borghesia benestante, con un alto numero di calabresi sequestrati. L’idea di una “Calabria barbara” - opportunamente distillata, dosata e servita è prevalsa sull’immagine di milioni di calabresi che, rifiutando ogni forma di criminalità, avevano scelto una vita difficilissima dormendo nelle soffitte di Torino o Milano, lavorando nei bassi di New York, nelle farm assolate dell’Australia, nelle miniere del Belgio e nelle fonderie tedesche. Nonostante ciò il pensiero dominante associa la “Calabria” al crimine perché ciò fa comodo e, purtroppo, il film “Tutti i soldi del mondo” non sfugge a questa tentazione.


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LA SETTIMANA

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intervista www.larivieraonline.com

MIMMO NUNNARI

“La convinzione di politica e società civile che i calabresi siano tutti criminali è il frutto di una menzogna calcolata”

“Siamo l’agnello sacrificato sull’altare degli interessi del nord”

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Martedì, alle 17:30, si svolgerà alla Biblioteca comunale di Siderno la presentazione del libro di Mimmo Nunnari. Nel saggio, il giornalista indaga le cause che hanno reso la Calabria “anomalia d’Europa”, l’atteggiamento dello Stato nei nostri confronti e la necessità di risorgere per far cambiare aspetto all’Italia.

ontinua il tour di presentazione del suo libro “La Calabria spiegata agli italiani”. Perché ha ritenuto necessaria la tappa di Siderno, il 23 gennaio? Questa tappa, in realtà, nasce da un invito, che comunque mi ha reso molto felice vista l’importanza rivestita da Siderno. Ritengo infatti che essa, come Locri, sia il punto di riferimento di tutta un’area estremamente sensibile della nostra regione e che, per parlare delle problematiche relative al nostro territorio sia necessario partire proprio dai luoghi simbolo della nostra storia, altrimenti non si potranno sviluppare strategie efficaci. Nel suo libro indaga le cause della trasformazione della nostra regione da erede della civiltà ellenica a simbolo di degrado europeo. Ha compreso quale sia il “peccato originale” della Calabria? Noi siamo semplicemente stati l’agnello sacrificato sull’altare degli interessi del nord dopo l’Unità d’Italia, condizione che ci ha reso un’anomalia d’Europa proprio per come siamo stati trattati dalle nostre stesse istituzioni. Il libro, in effetti, nasce proprio da una mia forte indignazione nei confronti della politica e dell’opinione pubblica, che hanno agito nei nostri confronti sulla base dell’idea generalizzata che i calabresi siano tutti criminali e corrotti, che la nostra terra sia irredimibile. Questa convinzione ritengo sia una menzogna calcolata, sulla quale non possiamo più tacere, perché fino a oggi ha creato la condizione di minorità necessaria ad avere una scusa per non lavorare al riscatto della nostra terra. Non possiamo nascondere di essere anche “terra del male”, ma è palese che siamo stati considerati sacrificabili per consentire lo sviluppo di altri territori. Anche con l’avvento della Repubblica questo atteggiamento nei nostri confronti non è mutato, come dimostra la derisione ingenerata dalla gestione della questione Salerno-Reggio Calabria, che pure è stata l’unica grande opera realizzata nella nostra regione mentre nel resto d’Italia si portavano a compimento grandi progetti. Quando nel resto del Paese si costruivano le grandi scuole, noi siamo diventati famosi per la foto di una scuola di Africo in cui i bambini, a piedi scalzi, facevano lezione in una stalla, seduti attorno al braciere. Ma nessuno ha mai pensato che quelle erano le scuole che lo Stato offriva al nostro comprensorio in quel periodo. Come si può pretendere, dopo averci lasciato per decenni in quelle condizioni, che anche nella nostra terra crescesse una “società civile”? A tal proposito, nel presentare il suo libro ha paragonato la nostra regione a uno scolaro preso di mira senza apparente ragione da un insegnante. Ma la Calabria è davvero una vittima innocente dell’Unità d’Italia? La Calabria ha molti difetti derivati in parte dalle conseguenze di ciò che abbiamo appena detto ma, per quanto siamo vittime, non siamo innocenti. Anziché ribellarsi a questo trattamento, infatti, la Calabria ha fatto crescere dentro di sé un male enorme, che ci ha fatto deviare. Questo nostro atteggiamento lassista, pur non essendo semplice risorgere dalle condizioni che ci erano state imposte, non ha fatto che peggiorare la situazione, creando terreno fertile per quelle devianze governative come i commissariamenti a cascata o gli atti mediatici rappresentati dai registri antimafia e dai patti contro la criminalità. In nessun altra regione d’Italia infatti, a meno che tu non sia indagato, c’è bisogno di conclamare la propria innocenza iscrivendosi a un registro. Questa pretesa che ci si dichiari dalla parte della legge è una criminalizzazione sotterranea. Il suo libro indaga ancora una volta tutti gli aspetti dell’annosa questione meridionale. Ma perché, nel 2018, c’è ancora bisogno di spiegare la Calabria agli italiani? Nessuno si sogna, in Emilia Romagna, Lombardia, o Piemonte di spiegare la propria regione agli italiani. Farlo con la nostra deriva dal perdurare della condizione di emarginazione di cui abbiamo parlato fin qui, che ha fatto scadere il nostro tempo. Non credo sia necessario scrivere ancora sulla questione meridionale, ma è imperativo che il resto del Paese prenda coscienza della questione calabrese perché potrebbe influenzare l’intero assetto socio-economico italiano. Fino ad oggi l’impianto correttivo nazionale non ha avuto interesse a tenderci una mano, ma se in Parlamento la politica fosse davvero intesa come la nobile arte della ricerca del bene per la propria società, avendo una visione unitaria del Paese, sicuramente non ci sarebbe la necessità di scrivere libri come questo. Io ho cominciato a farlo perché mi ero stufato, a margine dei miei interventi nelle occasioni pubbliche, di sentirmi dire “non sembri calabrese”, un’affermazione offensiva che a mio parere va a braccetto con la

convinzione, ormai obsoleta, che la criminalità organizzata sia un problema esclusivamente meridionale. I problemi di una singola regione, invece, su diversa scala, si ripercuotono sempre sull’intero Paese, cosa che, a suo tempo, affermava anche Leonardo Sciascia paragonando la mafia alla palma. Anche se trattenuta verso il basso, una volta rilasciata la foglia di palma sale verso l’alto in maniera naturale, un comportamento che, oggi ne abbiamo le prove, la criminalità organizzata ha imitato insediandosi anche a nord. Invece la criminalizzazione del nostro territorio ha relegato a una posizione di minorità la nostra terra e questo è evidente non solo in relazione ai fasti dell’antichità, ma anche se pensiamo a grandi autori come Corrado Alvaro, Mario La Cava, Fortunato Seminara, esiliati dalla letteratura perché non solo la politica ci ha bollati come irredimibili, ma anche la classe intellettuale ha le proprie responsabilità. La mai risolta anomalia calabrese, insomma, rischia di far sprofondare ulteriormente la società civile in un abisso dal quale sarà difficile uscire. Lei ha già ricordato che, se non si invertirà la tendenza, tale buco nero potrà trascinare con sé anche il resto del Paese, ma qual è il lavoro incompiuto che le istituzioni e la società devono mettere in cantiere per impedire il verificarsi di questa evenienza? È necessario presentare un’idea forte, non si cambiano le cose con le piccole leggi. Io non sono uno statista, ma penso che affidare a un’alta autorità, anche solo per una legislatura, il compito di supervisionare con poteri ampi le nostre amministrazioni locali, cercando di comprendere perché le opere rimangono incompiute e non si riesce ad avere un’idea programmatica efficace, potrebbe essere sufficiente a metterci sulla buona strada. Servono poteri che costruiscono, non che controllino, come hanno cercato di fare i vari Ministri dell’Interno convinti di cambiare le cose inviando l’esercito sul territorio. Il problema, tuttavia, è che lo Stato, da noi, è stato occhiuto, ma non governante, ha osservato per tenere tutti buoni ma non ha governato come avrebbe dovuto. Per questo anche la società civile deve avere uno scatto contestuale che riconosca un’autorità di questo tipo. Per quanto sarebbero più efficaci, infatti, non è più il periodo delle rivoluzioni, nel nostro territorio osteggiate, per di più, dalla presenza di una democrazia a scartamento ridotto, viziata da grande corruzione e dalla presenza di un fenomeno mafioso imperante che condiziona l’imprenditoria. È a causa degli imprenditori che non possono fare affidamento sulla coscienza delle regole per sopravvivere che abbiamo accettato l’idea di fare un investimento su giovani che se ne vanno all’estero senza contribuire al recupero della loro terra d’origine, o che consideriamo normale che nessuno voglia investire nello sviluppo della terra con più bellezze e km di costa d’Europa. Se lo Stato non offre le garanzie necessarie al vivere civile non potrà esserci sviluppo, ragion per cui il mio augurio è che qualcuno si renda conto di quanto sia urgente risanare la situazione e ridare dignità e forza alla Calabria, migliorando così anche l’immagine dell’Italia intera agli occhi dell’Europa. Jacopo Giuca

La settimana, a Mammola è cominciata con la visita del presidente Oliverio che, assieme a Nancy Spatari, Giovanni Puccio e Sebi Romeo ha inaugurato una nuova sede del PD. L’occasione è stata propizia per ripercorrere i successi del governo Oliverio e ribadire l’importanza di questo avamposto.

Giovanni Calabrese ha voluto scrivere al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in merito al persistente silenzio attorno alle condizioni dell’ospedale di Locri dopo l’invio dei commissari. Anche se siamo ormai in campagna elettorale, infatti, l’assenza di notizie comincia a destare preoccupazioni…

Eletto nel Comitato di rappresentanza per la sanità, Giuseppe Grenci ha voluto coronare il proprio incarico facendo un punto della situazione in merito alle criticità persistenti presso l’ospedale di Locri. Una condizione che si spera di sovvertire al più presto con azioni amministrative concrete.

Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato la legge istitutiva del garante per i diritti dei detenuti. La figura del Garante sarà un riferimento diretto per tutti coloro che si trovano limitati nella libertà personale. Una figura in grado d’intervenire per migliorare le condizioni detentive.

KODAK Sarabbe stato il mancato riconoscimento di alcuni giorni di permesso a una collaboratrice scolastica a provocare la rabbia all’origine dell’aggressione portata a termine da due individui nei confronti di Salvatore Natoli, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “M. Macrì” di Bianco. Grande l’indignazione della società civile, che si è stretta attorno al preside con innumerevoli attestati di solidarietà.



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Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

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IN BREVE

Grotteria, atto intimidatorio nei confronti di un giornalista Si sono svolte mercoledì 17 gennaio, presso le scuole di S. Domenico, i lavori del consiglio comunale di Grotteria chiamato a pronunciarsi in seduta aperta su un grave fatto di cronaca verificatosi la sera del 26 dicembre scorso. I tre consiglieri comunali del gruppo di PrimaVera Politica, Raffaele Lupis, Cosima Laface e Natalino Fazzolari, avevano chiesto, infatti, la convocazione del consiglio comunale, per condannare il vile gesto intimidatorio subito da un concittadino - storico corrispondente di diverse testate nazionali - al quale sono state tagliate le gomme dell'auto. L'uomo aveva dato notizia pubblica dei ripetuti disservizi nell’erogazione dell’acqua potabile (fino alla vigilia di Natale), apostrofando con toni duri l’amministrazione comunale. Il fatto, scrivevano i tre consiglieri comunali di minoranza nella loro richiesta, dispiegava tutta la sua gravità non tanto nella vigliaccheria del gesto in sé, quanto nel fatto che esso mirava palesemente non solo a mutilare la libertà di espressione del singolo, ma addirittura a lanciare un pesante monito nei confronti di chi avesse voluto pronunciarsi criticamente nei confronti dell’amministrazione comunale, riguardo a qualsiasi questione di interesse pubblico suscettibile di legittima censura. La considerazione più disarmante avanzata dai consiglieri di PrimaVera Politica, poi, riguardava la constatazione che l’amministrazione comunale non avesse ritenuto opportuno prendere le distanze dal fatto, sebbene i consigli comunali, dalle nostre parti, vengano sciolti per molto meno. I tre consiglieri chiudevano la loro richiesta, proponendo al consiglio comunale anche l’avvio di una petizione finalizzata al ripristino della Stazione dei Carabinieri di Grotteria, recentemente soppressa.

IN BREVE

Non è normale che un treno investa un gregge nel 2018 Stupisce molto, nel 2018, sentir parlare ancora di greggi investiti lungo la ferrovia. Eppure è quanto è accaduto all’inizio della settimana proprio dalle nostre parti, ad Africo, per la precisione, quando un gruppo nutrito di povere pecore sono state travolte da una lettorina di passaggio. Io, che quel treno ero solito prenderlo ogni mattina, non ho potuto non pensare a come mi sarei comportato se fossi stato in vettura e a quali momenti di tensione siano stati vissuti da coloro che, invece, su quel treno, ci erano saliti davvero. Da ex pendolare, dopo aver tirato un sospiro di sollievo alla notizia che, a parte le povere bestie, non ci ha rimesso la salute nessuno, non posso fare a meno di pensare che la colpa di quanto accaduto non sia stata di una distrazione del macchinista (mai ipotizzata dalla cronaca, per la verità), né tantomeno di un allevatore sbadato. La colpa, a parer mio, resta di uno Stato che non ha saputo investire correttamente non solo sulla strada ferrata, ma anche su barriere architettoniche in grado di evitare che simili eventi si potessero ancora verificare. Su chi pensa che, nel 2018, sia ancora normale spostarsi a singhiozzo come facevamo un secolo fa… N.I. Ex pendolare

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LA LETTERA

Il “volo” dei mastelli ci ricorda l’inciviltà di Siderno entile Direttrice di “Riviera”, mi permetto di scriverle per portare alla Sua attenzione e quella della Cittadinanza un dato di fatto purtroppo passato completamente inosservato. Si tratta del “volo” dei mastelli durante la tempesta di vento di questi giorni. La mia strada, direzione mare-monti, è stata particolarmente interessata da vento incanalato tra gli edifici, che gli hanno fatto prendere forza, con il risultato che la mattina dopo i mastelli gialli finiti al centro della carreggiata erano numerosi. Era chiaro a chiunque che quella sera non andasse messo fuori nessun mastello, nonostante ciò nessuno ha rispettato la semplice logica del buon senso. Eppure sarebbe stato sufficiente legarli con una semplice fascetta di plastica. Per tutta la giornata di mercoledì gli automo-

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bilisti non hanno fatto altro che scansare mastelli finiti per strada, non solo quelli gialli, ma anche quelli dell’indifferenziata, grigi, lasciati fuori in permanenza. Mi rendo perfettamente conto che per molti non sia facile ritirare il mastello di prima mattina, specie per gli anziani, ma bisogna pur ammettere che in moltissimi lasciano i mastelli fuori dall’uscio senza soluzione di continuità, in particolare organico e indifferenziata. Naturalmente evito qui di esprimere il mio stupore e il mio disgusto per chi si vanta di mettere tutto nello stesso sacco, sostenendo che gli operai non fanno caso al contenuto, cosa che indurrebbe a credere che la raccolta differenziata a Siderno sia solo una bufala, cosa a cui personalmente non credo. La maleducazione dei cittadini è arrivata al punto che ho visto delle giovani ragazze affrettarsi a

spostare i mastelli dalla carreggiata per evitare incidenti automobilistici, di fronte a uomini altri e grossi, in perfetta salute, che si godevano lo spettacolo. Possibile, mi chiedo, che i quarantenni siano così incivili? Non erano loro la generazione su cui contavamo? Se posso esprimere la mia opinione di uomo di una certa epoca, dovrei dire che c’è chi approfitta della raccolta differenziata, ficcando tutto in un sacco e lasciando un mastello di qualunque colore perché comunque viene ritirata. Perché questa discrasia, cara Direttrice, tra un cittadino come me che fa attenzione a togliere il foglio di plastica dalle buste da lettera commerciale e altri che appallottolano tutto, e danno un calcio a busta e mastello? Grazie per la risposta che vorrà darmi, L. F.

LA RISPOSTA

Qualcuno disse che tre cose non passeranno mai di moda: il nero che va con tutto -, il sorriso e l’educazione. Lei, caro lettore, grazie alla sua educazione è destinato a dettare la moda e a cambiare il mondo.

Quello che provavi per me era un sentimento puro e sincero Sapere che quando tornerò a casa non sentirò più quel “Angelegliu Meu!” mi spezza il cuore in mille pezzi. Ho imparato che la vita ti mette a dura prova e la tua perdita è per me un momento di quelli che non dimenticherò mai. Quello che provavi per me era un sentimento puro e sincero che andava oltre l’amore e sai anche che è sempre stato corrisposto da me incondizionatamente. Con te oggi se ne va un pezzo di me che mai più tornerà. Mi mancherai tanto e mi mancherà sentire papà dirmi che mi saluti e che mi pensi sempre. Sono certo che da oggi avrò un angelo custode che cercherà di proteggermi da lassù. Per me non eri semplicemente uno zio ma un secondo padre, un amico e un fratello. Arrivederci Zio e grazie per tutto quello che hai fatto per me, mamma, papà e Michele. Ti porterò sempre nei miei pensieri e ricordi più belli. Ti voglio bene, Il tuo Angelegliu



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il delitto www.larivieraonline.com

Giovedì sera Mino Muià è stato vittima di un agguato. Dopo oltre dieci anni un feroce omicidio rigetta Siderno nello sconforto.

Lo spettro del male si riaffaccia su Siderno L

a spesa sparpagliata sull'asfalto. Un uomo immobile steso a terra. Accanto la sua bicicletta. Si riaffaccia l'incubo. Ma siamo impreparati. Atterriti. Increduli. L'incredulità a volte è peggio del terrore. Il terrore piano piano lo metabolizzi, l'incredulità non ti fa trovare le risposte. E se per questo neppure le domande. A Siderno non si sparava dal 6 aprile del 2007, dal giorno in cui morì Rocco Alì, assassinato a colpi di fucile. Nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe accaduto ancora. Proprio lo scorso aprile, noi di Riviera avevamo "cantato vittoria". Festeggiavamo l'assenza del male, delle pozze di sangue, festeggiavamo la quiete. Respiravamo a pieni polmoni la possibilità di riscatto. Perchè - ci eravamo chiesti - finalmente non si sparà più? Si tratta: di un caso? di una scelta precisa della criminalità? di una vittoria delle Forze dell’Ordine? A tutti e tre gli interrogativi avevamo dato la stessa risposta: si! Seguendo l’evoluzione della criminalità nel tempo, specialmente nella Locride, sono esistiti spesso lunghi periodi senza clamori crimi-

DAL LUOGO DEL DELITTO

nali, probabilmente dettati dalla riorganizzazione dei ranghi interni alle cosche dovuta alla decisa risposta dello Stato. Ma mai periodi così lunghi. E su questo punto, pochi giri di parole e pochi fronzoli: un plauso va a Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza che hanno supportato la magistratura nell’azione di contrasto ai clan, azione che dall’ottobre del 2005, data dell’omicidio di Franco Fortugno, è stata dura, costante e violenta. Un'azione che ha consegnato alla giustizia tutti i reati accaduti nella Locride. Ci eravamo convinti che il delitto Fortugno avesse segnato un cambio di passo e di rotta nella presenza e nell’atteggiamento delle Forze dell’Ordine nella Locride. Ci crediamo ancora, certo, anche se lo shock è troppo forte. Ci appelliamo, perciò, alla speranza: la speranza che un successo investigativo indebolirà e assesterà un ulteriore duro colpo ai “cumpari” di Siderno. La speranza che lo Stato sarà tra noi, non sugli scranni a propinarci noiose interminabili omelie usa e getta che ci consegnerebbero allo sconforto, tra suoni di lontananze e di vuoti. La redazione


CARMELO MUIA

IMPRENDITORE DI 45 ANNI RIMASTO COINVOLTO NELL’INCHIESTA “CRIMINE”

Non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, di violenze, di menzogne crollerà. Pier Paolo Pasolini


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rubriche www.larivieraonline.com

LO ZIBALDONE

Se si devono sparare cazzate, le si dicano in maniera convincente

Siamo già a meno di due mesi dalle votazioni. Cominciano a scendere in campo le seconde linee. Dalle segreterie dei partiti stanno per uscire i “kit degli aspiranti parlamentari” con i discorsi di base, quello che si deve dire, quello che si deve evitare di dire, quello che, statisticamente, gli elettori di quella zona amano sentire e, viceversa, quello che non vogliono sentire. Se proprio si devono sparare cazzate l'importante è che si dicano in maniera convincente, pronti ad addossare sugli altri la non attuazione. Gli aspiranti parlamentari cercano di emulare i propri capi, ripetendo in maniera pappagallesca quanto i loro saccenti vanno affermando. Una parola che ultimamente è di moda e che, come un mantra, viene ripetuta in ogni dove, in senso dispregiativo, è “populismo”. Non so l'ignorante che per primo l'abbia usata, so che tutti quanti quelli che la usano non conoscono assolutamente il significato. Cerchiamo di capire qualcosa. Populismo è un nome con cui è designato in Occidente il movimento politico-culturale russo e i cui seguaci si dicono populisti, sviluppatosi nell'ultimo quarto del 19° secolo e durato fino alla Rivoluzione. Esso sorge dal tronco positivistico della sociologia e del socialismo agrario. Era diviso in varie correnti, da quella quasi liberale a quella vicina al marxismo. Animati da una profonda fede nel contadino russo, contrari al burocratismo zarista e propensi a saltare la fase di industrialismo occidentale, i populisti aspiravano a veder attuata una sorta di socialismo rurale, sulla base della comunità contadina russa. A motivi populisti è ispirata l'andata verso il popolo degli intellettuali russi della fine del secolo, nonché, con accentuato carattere rivoluzionario, varie organizzazioni, tra cui Terra e Libertà che intendeva giungere ad una nuova distribuzione della terra attraverso mezzi rivoluzionari. Negli Stati Uniti d'America, il populismo fu, accanto ai democratici e ai repubblicani, il terzo partito, con programma socialista: nazionalizzazione di mezzi di comunicazione e di produzione, elezione con voto popolare diretto del presidente, vice-presidente e senatori. L'accoglimento di gran parte delle richieste in sede legislativa segnò la fine del partito populista. Vi chiedo: pensate che se questi aspiranti parlamentari conoscessero un po' la storia abuserebbero in maniera così distorta ed ignorante un termine che bene o male ha rappresentato in quel contesto storico una conquista per il popolo? Penso proprio di no. Tonino Carneri

CALABRESE PER CASO

Rappresentare chi e come e, soprattutto, perché? Le regioni a minor opportunità, riconosciute o venute meno per incapacità propria, non possono credere di autoassolversi ritenendo che chiunque vinca possa cambiare copernicanamente un corso della politica e della storia di decenni

I piani elettorali che si leggono in questi giorni in molti quotidiani, ivi compresi quelli della nostra regione, dimostrano l’esistenza di un certo interesse per le prossime consultazioni politiche. Non solo perché sembra si voglia restituire, seppur con le regole dettate dagli stessi partiti con l’ennesima legge elettorale ( e sorvolo sulla mancata costituzionalizzazione delle regole e sulla loro variabilità secondo l’animus del presunto vincente del momento che poi…a ben guardare… rischia di trasformarsi nella vittima di se stesso), ma perché ancora una volta si crede di poter, se non di voler, rappresentare qualcuno o qualcosa. Ora, che la giostra dei nomi continui a girare quasi come una sorta di ruota degli esposti può anche essere comprensibile. Ciò che lo è meno è la corrida dei possibili candidati che si scatena non solo tra ma all’interno dei partiti laddove ognuno tenta di dimostrare di avere consensi nei suoi conti pre-elettorali. Senza ragionare guardando alle vicende nazionali, ma consapevoli che le dinamiche locali, e soprattutto calabresi, alla fine rispecchiano quanto il centro decide e dispone direi che il vero nodo da risolvere è proprio il rappresentare. Ora in una realtà variegata come quella italiana di certo le regioni a minor opportunità, riconosciute o venute meno per incapacità propria, non possono credere di autoassolversi ritenendo che chiunque vinca possa cambiare copernicanamente un corso della politica e della storia di decenni. In una campagna elettorale così frettolosa - sarei tentato a pensare volutamente frettolosa - non si leggono obiettivi chiari ne si intravvedono

idee altrettanto concrete rivolte a ispirare una rinascita meridionalista non del pensiero, direi ormai abusato, ma nei fatti. Vi è una sorta di rincorsa a soddisfare le logiche e le ambizioni di potere politico nella distribuzione dei collegi delle personalità che a vario titolo e con vari meriti, che ci saranno probabilmente, cercheranno come titolava un quotidiano regionale di qualche giorno fa di conquistarsi “ un posto al sole di marzo”. Ma al di là dei soliti luoghi comuni e delle abilità politiche in campo, mi sembra non vi siano ad oggi indicazioni su programmi e progetti da perseguire né, tantomeno, idee complessive di rilancio di una regione agganciandola magari, e in prospettiva, alle possibilità/opportunità di crescita non solo del Paese, ma dell’intera area mediterranea vista in chiave europea. In questo senso, sembra ancora una volta che, alla fine, siano sempre le lusinghe del possibile piazzamento calcistico che tornano in voga guardando al futuro sbarco a Roma come ad una sorta di riscatto/qualificazione di se stessi, di conquista di autorevolezza, di celebrazione dell’io avvolto in una cortina di pensiero politico che ha molto poco di ideologico per non dire di programmatico. Ancora una volta, insomma, sembra leggere nelle dichiarazioni e nelle indubbie qualità di chi le offre, che non vi sia un rifiuto dell’ambizione, non vi sia una sorta di rinuncia all’orgoglio o a sogni di potere e, quindi, non vi sia una volontà di servire con idee vere e misurabili una regione, così come la nazione di cui questa ne fa parte, con umiltà e disponibilità al servizio.

I BRIGANTI

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Aria di mare e aria pesante

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Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa di positivo, una volta tanto. E io ci provo. Oggi, venerdì 19 gennaio 2018 è una bellissima giornata soleggiata, non si vede neanche una nuvola in cielo. Si respira aria salina, tipica delle marine joniche. La cosa strana è questo misto di sale e piombo che entra nelle narici da ieri sera, e che pervade tutto il corpo, ma soprattutto lo spirito. Era da tanto che non ci si sentiva così. Pensavamo di essere andati qualche gradino avanti, e invece era una salita al contrario, che voleva ricordarci che c’è sempre un baratro ad aspettarci. Questa jonica è stupefacente, ti elettrizza da ogni punto di vista, non puoi mai aspettarti la stessa cosa, non ci si può rilassare. Se piove e tira raffiche di vento che sollevano da terra posso stare tranquillo che domani non ci sarà un alito di vento. Se oggi vado al mare spensierato posso dubitare di trovare il lungomare domani. Se voglio provare un lavoro nuovo non posso, perché offerte di lavoro non ce ne stanno, e devo per forza spostare lo sguardo altrove. Se mi batto giorno e notte contro i pregiudizi che vogliono vedere questa terra marcia fino al midollo, arriva un giorno che devo fermarmi e stare zitta, che non c’è nulla da dire. Eppure io mi sento sidernese e calabrese, e questo è l’aspetto positivo che posso fare emergere. Il marcio e il buono coesiste in ognuno di noi, e viene fuori al momento opportuno. Non in ogni altrove si può trovare solo il bello o il suo contrario. Ma non tutto è tollerabile. Io sono me stessa sempre, resto sidernese sempre, e mi porto dentro ciò che questa esperienza di vita mi ha concesso di portare. Sconterò ciò che devo scontare, in questa o in altre vite, e la stessa cosa vale per tutti. Se esiste una legge Karmica per interi popoli, allora la Calabria sta scontando qualcosa di grosso. BRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO


GIUDIZIARIA

CONVERSANDO

Cassazione sui “rapporti mafia-politica”

Il terreno non c'entra: la mineralità del vino deriva dai batteri

I FRUTTI DIMENTICATI

Moscatello invernale Pyrus Communis L. Fam. rosacee

Esplorando il settore dei peri, si resta stupiti dell’abbondanza delle varietà che venivano espresse da ogni territorio, non riscontrabili in altri immediatamente vicini, mentre solo qualche varietà, di qualità non eccezionale, risulta comune a molte aree e questo appare inspiegabile ed irrazionale seguendo la logica che alla qualità e alla bontà dei frutti deve seguire la diffusione della varietà stessa. Proponiamo come esempio la varietà Spinella presente nella Locride e in buona parte della fascia ionica della provincia di Reggio ; i suoi frutti dal punto di vista del gusto non sono eccezionali, ma piuttosto scadenti e nello stesso tempo sono soggetti a malattie che li fanno marcire. Questo problema però è nato agli inizi del Novecento, quando la mosca della frutta si diffuse provenendo dall’Africa. Il pero Spinella travalica la provincia di Reggio verso il catanzarese; i suoi frutti venivano utilizzati dalle famiglie, fondamentalmente per alimentare gli animali. Decine erano le varietà di qualità superiore però esse erano volutamente emarginate e non diffuse sui territori per il fatto che i frutti di essi erano troppo buoni e quindi erano ritenuti inutili in quanto non aiutavano l’economia delle famiglie perché velocemente divorati dagli uomini e non arrivavano ad alimentare gli animali, che rappresentavano la vera forza di una famiglia. Ogni territorio possedeva in maniera totemica la varietà eccellente e la esibiva nel confronto di altre eccellenze di altri territori, ma queste varietà venivano solo raramente coltivate e potevano essere appannaggio solamente dei benestanti mentre i lavoratori badavano al sodo e coltivavano le varietà che avrebbero dato frutti principalmente per gli animali domestici e fondamentalmente per il più importante della casa: il maiale. Esso era l’animale più importante della famiglia contadina ed ogni scarto di verdura o di frutta o d’altro, veniva offerto ad esso che avrebbe contribuito con il suo sacrificio rituale a farla sopravvivere per un anno intero. “ Cu si marita è cuntentu nu iornu, cu mmazza u porcu è cuntentu n’annu”, recitava il proverbio contadino . Ad esso erano dedicate le varietà che avrebbero prodotte le pere secche, che erano tante, come le pere Campanelle o Muntagnisi, le pere Gentili, le pere Gentili di Sant’Agata ecc., ma le varietà pregiate, come le pere Maluni, le Reginelle, le

SIDERNO Una fiaccolata per ricordare Jasmine Racco

Nella serata di giovedì, a Siderno, si è svolta una messa e una fiaccolata in occasione del primo anniversario dalla morte di Jasmine Racco, giovanissima studentessa scomparsa a causa di un male che l’ha strappata

Garofano e Cannella, le Angeliche o quelle di Gesù Bambino, no quelle no, perché troppo buone e sarebbero state uno spreco perché divorate dagli uomini. La varietà più diffusa in tutti i territori era la Moscatella, di cui in ogni territorio si parla come di una varietà specialissima e molto profumata, come lo Zibibbo moscato, però analizzando le particolarità si scopre che ogni territorio possedeva una Moscatella differente. Infatti esiste una Moscatella a Gerace che produce dei frutti medio piccoli, con la buccia giallognola ricoperta da puntini scuri che ricordano le efelidi, rotondeggianti, dal peduncolo abbastanza sviluppato, che maturano in luglio, profumatissimi e dalla polpa bianca e consistente. Un’altra differente era presente a Ferruzzano che produceva frutti dalla pezzatura media, dalla forma campaniforme, con la parte rivolta al sole rosseggiante, dalla polpa candida e molto aromatica ; esistevano tre piante ed esse sono seccate contemporaneamente nell’estate di tre anni addietro; forse è rimasto un solo esemplare, particolare anche per le foglie che sono rotondeggianti. A Guardavalle invece le pere Moscatelle risultano molto piccole, rosse, bellissime che sembrano dipinte o fatte di marzapane, dal gusto soave. Sempre in riferimento alle pere Moscatelle, ai primi di dicembre la signora Orsolina Dieni di Motticella di Bruzzano, mi mandò in un sacchettino di carta, una decina di pere che ella mi denominò Moscatelle d’inverno e restai stupito , per cui andai a trovarla ed ella mi raccontò che esse non avevano un gusto speciale, ma erano molto utili nel passato, in quanto maturavano quasi all’inizio dell’inverno e poi venivano stese sulle incannicciate e senza andare a male, si mantenevano intatte fino a febbraio. Esse servivano per preparare i decotti assieme ad altri ingredienti, come le pere secche, i fichi secchi ,i fiori di malva, ecc. Volli conservarle fino a qualche giorno addietro e si sono mantenute perfettamente e poi alla fine di un pranzo volli mangiare una e notai che non era eccellente per il gusto, leggermente acidulo ed astringente, però risultò eccellente nel ripulire la bocca . Esse sono di pezzatura media e di forma tondeggiante, però notai una particolarità nei frutti, in quanto talvolta capita qualcuno dalla forma allungata e qualcun altro risulta abbellito da una lieve parvenza di rosso sulla parte rivolta al sole.

all’affetto dei suoi cari. Il corteo ha avuto il via dalla chiesetta Maria Immacolata di Donisi ed ha raggiunto il cimitero e la tomba della giovane Jasmine. Tantissimi partecipanti hanno sfilato per chiedere una maggiore attenzione al territorio, la tutela e la salvaguardia della salute pubblica.

IL RICORDO

Il termine “minerale” si è affacciato nel mondo del vino solo da pochi anni pertanto l’utilizzo che se ne fa è ancora eterogeneo e poco codificato. Adoperare l’ambiguo aggettivo durante una degustazione, significa cogliere sentori dalle note amare e penetranti, spesso ed erroneamente, associate alla capacità del suolo di conferire al vino qualità/profumi minerali. Si vuole quindi trasmettere l’idea che elementi minerali, geologici, presenti nel suolo imprimano al vino caratteri unici e irriproducibili altrove. In effetti è ovvio che la vite abbia un forte scambio con il terreno e che gli elementi minerali si accollano un ruolo di primo ordine nel suo metabolismo. Eppure di recente una ricerca spagnola ha confermato quanto sostenuto da tempo dal Professor Attilio Scienza, il più grande esperto di enologia in Italia, dalla Master of Wine Sally Easton e da moltissimi altri esperti: la composizione chimica del suolo non c’entra niente con la mineralità del vino. Sembrerebbe accertato, invece, che una serie di composti dall’odore e dal gusto minerale derivino dal metabolismo delle viti, dai lieviti indigeni e dagli atri batteri, oltre che dalle pratiche di cantina. "Minerale" rimane comunque l'aggettivo del vino più inflazionato, abusato e difficile da definire. Trattasi, in generale, di una sensazione olfattiva che rimanda alla sensazione di minerale inteso come pietra, grafite, selce, pietra focaia, o ancora come salinità marina e addirittura come idrocarburo, mentre in bocca è percepita la sapidità. Sembrerebbe quindi che questa percezione sia dovuta a stimoli sensoriali attribuibili sia all’olfatto che al gusto, ma di difficile interpretazione, poichè non pare corrispondere ad alcuna percezione specifica. In fondo alla discussione resta comunque una sensazione bellissima: i vini cosiddetti minerali hanno davvero quel qualcosa di ineffabile e magico che riesce a evocare nei nostri ricordi momenti particolari e profumi, luci e atmosfere d’altri tempi. Se la mineralità non esiste, perlomeno è un sublime viaggio nella nostra coscienza, dove si nasconde un'idea, un bisogno del consumatore a ricostruire l'identità del vino. Sonia Cogliandro

Non so se vi siete accorte che non si fa che parlare di donne. Quasi sempre a sproposito o con intenzioni malevole, e con grande ignoranza, anche da parte di chi avrebbe buone intenzioni. La donna viene utilizzata come strumento d’accusa politica, come nel caso di Claretta Petacci insultata da quel comico di cui non ricordo il nome, quello col nasone. Gli uomini strillano contro la parola “femminicidio” (ma non contro “regicidio”, “genocidio”, “uxoricidio” o “infanticidio”, perfettamente acquisite e ben integrate nel nostro vocabolario). Sostengono che qualsiasi uomo di buona volontà si sentirebbe in colpa di fronte a questa parola. Bene, così dovrebbe essere: qualsiasi uomo di sani principi dovrebbe farsi un profondissimo e minuzioso esame di coscienza per quanto riguarda il suo rapporto nei confronti delle donne. Ma perché –ci chiediamo- si parla così tanto delle donne?

VERA DONOVAN SAYS

Sui rapporti tra “mafia” e “politica” si inseriscono una serie di sentenze della Corte di Cassazione si attualità per una serie di procedimenti penali che hanno coinvolto alcuni esponenti politici locali. Il fenomeno dei rapporti mafia politica «è sempre riconducibile alla fattispecie di concorso esterno nell'associazione ex art. 416 bis cod. pen. quando in mancanza di prova dell'organico inserimento si sia appurata l'esistenza di relazioni tra esponenti politici anche locali ed organizzazioni criminali, rappresentate da membri delle stesse, in virtù dei quali, ottenuto l'appoggio elettorale ovvero altro tipo di sostegno "politico", a seguito dell'esito elettorale il rappresentante politico si impegni ad assicurare corrispettivi in termini di appalti, forniture, atti amministrativi comunque favorevoli all'organizzazione ovvero "consegni" ad esponenti del gruppo criminale la macchina amministrativa comunale o singole branche, permettendo una totale o comunque pervasiva presenza di rappresentanti della cosca all'interno della stessa che la gestiscano di fatto ed in concreto nel proprio esclusivo interesse». Dove, quindi vi sia prova dello stabile inserimento dell'esponente politico all'interno dell'organizzazione criminale, ottenuta attraverso prova dell'affiliazione o di plurime condotte poste in essere per nome e per conto dell'associazione mafiosa o ‘ndranghetistica, nell'ambito di un rapporto di organico inserimento e stabile collaborazione duratura «potrà essere affermata la responsabilità ex art. 416 bis cod.pen.; ove invece, in mancanza di dimostrazione dello stabile inserimento di un esponente politico in un determinato gruppo criminale, sussistano elementi per affermare che sulla base di un patto di scambio il politico abbia assicurato all'organizzazione il controllo di tutto o parte delle attività politiche amministrative una volta eletto, il fatto andrà ricondotto all'ipotesi di cui agli artt. 110, 416 bis cod.pen.. Ove infine manchi la prova della conclusione di un patto di tal genere nessuna delle ipotesi criminose riconducibili al delitto di partecipazione ad associazione mafiosa sarà configurabile fatta salva la possibilità di applicare la norma di cui all'art. 416 ter cod.pen. ove ne sussistano i presupposti». La “prova” della partecipazione dell'esponente politico all'associazione di cui all'art. 416 bis cod.pen. pertanto: «non può essere ravvisata nella sola esistenza di rapporti tra lo stesso ed esponenti anche di vertice dell'organizzazione criminale aventi ad oggetto fatti privi di illiceità poiché altrimenti l'area della punibilità del delitto citato verrebbe estesa anche al di fuori di condotte realmente partecipative e sintomo di un concreto e reale inserimento organico che sussiste solo in presenza della cosciente adesione al programma criminale indeterminato; i rapporti anche reiterati e le relazioni tra esponenti politici e membri dell'associazione criminale possono invece essere sintomo del patto di scambio richiamato dalla pronuncia Sezioni Unite Mannino e, quindi, in tal caso, proprio in virtù della predetta autorevole giurisprudenza, andrà accertato che al sostegno elettorale e politico da parte dell'organizzazione criminale sia seguita poi la contro prestazione sinallagmatica in capo all'esponente politico, altrimenti rimanendo provata soltanto una frazione della condotta non idonea ad integrare neppure la responsabilità ex artt. 110-416 bis cod.pen..». Infine, sul punto, si richiama una sentenza della VI sezione penale, la n. 2285 del 15/05/2000, Rv. 216815, dalla quale si evince che: «non appare necessaria, per la consumazione del reato, la concreta esecuzione delle prestazioni promesse anche se, il più delle volte, essa costituisce elemento prezioso per la dimostrazione del patto e della sua consistenza».

Perché fa share. Pensavate altro? Sbagliato. Se c’è stata una qualunque molestia che possa far incassare audience o clic, è lì che la televisione, internet e i giornali la propongono, anzi, ve la martellano in testa con hashtag e tutto il resto. Alla fine viene a nausea. Ovviamente anche questo fa parte del sistema: non poterne più e non prestare più attenzione alle notizie che riguardano le donne. Manco a dirlo, di azioni serie e concrete non se ne fanno, vedi appunto l’opportuna rimozione di Roccisano per consentire alla Regione di gettarsi alle spalle il problema delle case-rifugio e dei Centri Anti Violenza. Se Ridley Scott butta fuori a calci in culo un attore che ha fatto porcherie indicibili, questa è una notizia. Se una prostituta viene assassinata perché ha rifiutato un pompino a un cliente… Be’, sapete come si dice? Se l’è cercata, era una puttana, colpa sua, ma chissenefrega? Ecco, e parliamo di Kevin Spacey, va’?


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Allarme baby gang. Che fare?

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Anni di dissoluzione di ogni valore in nome di una falsa idea di libertà, del trionfo del "vietato vietare" e del "diritto" alla soddisfazione di ogni capriccio hanno generato la violenza gratuita che oggi richiama la nostra attenzione.

recenti episodi di violenza, verificatesi in diverse zone del Paese, hanno costretto i media a occuparsi delle baby gang. Il fenomeno era noto già da tempo, ma nella forma più mite del "bullismo". Non si può parlare di fulmine a ciel sereno: anni di dissoluzione di ogni valore in nome di una falsa idea di libertà, del trionfo del "vietato vietare" e del "diritto" alla soddisfazione di ogni capriccio hanno generato la violenza gratuita che oggi richiama la nostra attenzione. Il Ministro Minniti ha parlato di una violenza «nichilista», senza direzione né ragione, che esplode contro chi capita. Le baby gang non hanno idee, progetti né rivendicazioni. Non mirano a sovvertire un ordine ma solo a espandere disordine. Il loro agire è mera traduzione rabbiosa di invidia, noia e malcontento preesistenti. Ma oltre ai figli del nulla, vi sono anche i figli di pregiudicati che, in definitiva, vivono in coerenza con l'educazione e gli esempi ricevuti in famiglia. La pericolosità del fenomeno, che si aggiunge alla tanta violenza già presente, non può essere sottovalutata né è lecito "farci l'abitudine": una società che vuole rimanere civile non solo deve mettere fine a questi comportamenti, ma deve anche cercare di agire sui giovani violenti che, per quanto pericolosi, sono loro stessi vittime della confusione, della fragilità relazionale e del trionfo di disvalori. Che fare? Punizioni severe? Nuove leggi? Educazione? Sembra che molti osservatori indicano nell'educazione la via per affrontare il grave problema: ma chi deve educare? Il pensiero va alla Scuola, panacea di ogni male dei giovani, che dopo essere stata già investita di precise responsabilità nella prevenzione delle tossicodipendenze, del tabagismo, dell'alcolismo, dell'obesità e delle infrazioni stradali, ma l'elenco potrebbe continuare, deve occuparsi anche di

prevenzione della violenza. Nessun dubbio che la Scuola deve svolgere funzioni diverse dal passato: la formazione culturale ed educativa deve essere intesa secondo connotazioni molto più ampie sia per la velocità dei cambiamenti che segna il nostro tempo sia per la fragilità dell'azione educativa delle famiglie. Trovata questa convergenza di massima sul senso della formazione scolastica oggi, c'è da chiedersi se è possibile cercare di conseguire questi ambiziosi obiettivi. La scuola segue i cambiamenti della società e soffre la svalutazione della cultura, del sacrificio, del senso del dovere. I governi italiani, da troppo tempo, non considerano la scuola una priorità anche quando riconoscono l'esistenza di una "emergenza educativa": forse le parole sul "ruolo essenziale della formazione" non mancano, magari sono anche riconosciuti gli sforzi dei docenti, ma gli interventi legislativi e le risorse economiche dedicate alla formazione smentiscono le belle parole, confermando la svalutazione della funzione della scuola e del ruolo dei docenti. L'educazione è, innanzitutto, relazione autorevole fatta di esempio e di comunicazione significativa: come può una scuola così svalutata essere significativa al punto di essere vera occasione di crescita umana e culturale. Come è possibile che la scuola, in queste condizioni, possa supplire la famiglia o, addirittura, reindirizzare un ragazzo, riportandolo sulla via della legalità contro il suo ambiente di provenienza. Il contatto con la realtà evidenzia che la "soluzione educativa" non è proprio a portata di mano, anzi. A completamento, almeno parziale, del quadro c'è da dire che la scuola può essere vissuta in modo opposto alla sua funzione: ci sono alunni che utilizzano il tempo scolastico per esercitarsi alla violenza non solo nei confronti dei coetanei, ma anche dei docenti che rappresentano l'autorità. Ci sono docenti che subiscono veri atti di bullismo che non denunciano per timore di essere considerati inadeguati al loro ruolo e finire sul banco degli imputati. Possiamo immaginare quale idea di se stessi sviluppano questi giovani che poi non avranno timore di agire anche contro l'autorità rappresentata dalle forze dell'ordine, come avviene sempre più spesso anche attraverso intimidazioni: l'impunità è così certa, a torto o a ragione, che non è ritenuto impensabile compiere attentati contro sedi e mezzi della polizia. Molte cose vanno ripensate! Si potrebbe cominciare dal ricordare che "educare" non è solo fatto dal positivo che abbiamo già detto, ma anche dalla forza delle regole, dei limiti che, a volte, bisogna dare, dai no che occorre dire. È anche necessario vietare! Ma se ogni occasione è buona per esaltare la vita "sopra le regole e trasgressiva" del personaggio di turno, credo che la violenza diverrà normale e non ci resta che sperare di non trovarci nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Giuseppe Giarmoleo

In bReve

Il rap di Caparezza fa tappa a Reggio Calabria nuovo tour di Caparezza fa tappa anche a Reggio Calabria. Un evento unico messo a segno dalla Esse Concerti Srl che vedrà il noto artista al PalaCalafiore di Pentimele il 14 Febbraio. Il cantautore e rapper pugliese di “Prisoner 709”, dopo il successo della prima tranche del suo live che ha registrato meritati sold-out, ha

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deciso di tornare a esibirsi dal mese prossimo con altri concerti che toccheranno ben dieci città italiane. Il rapper italiano ha pubblicato il suo nuovo album “Prisoner 709", ambizioso e politico, lo scorso 15 settembre registrando sin da subito, ampi consensi da pubblico e critica. Da qui, l’esigenza di aggiungere dieci nuove date al tour con il quale porterà il suo ultimo lavoro in giro per l’Italia. Michele Salvemini (questo è il vero nome di Caparezza) continua con i suoi lavori discografici a volare altissimo conquistando un pubblico eterogeneo. “Sarà uno show potentissimo – afferma il rapper di Molfetta Con questo album ho riscoperto la creatività e artisticamente è come se stessi vivendo quasi una seconda giovinezza. C’è una sorta di legame con il primo

album che era molto incentrato sulla mia persona ma in maniera molto più acerba – continua Caparezza – “Prisoner 709”, dopo tanti dischi spesi a parlare di altro, è sicuramente quello più autobiografico e maturo di tutti”. Il titolo dell’album deriva dall’esperimento che fece il professore Philip Zimbardo nel 1971, trasformando un’ala dell’università in un carcere e dando i ruoli di detenuti e guardie ai suoi studenti. Caparezza ha preso infatti ispirazione dal “Prigioniero 819”, cambiando però il numero in 709. L'album rappresenta la “prigionia mentale” in cui l'artista si sente intrappolato dall'acufene che lo ha spinto a porsi diverse domande esistenziali e a condividerle con i suoi fans.

Il leitmotiv dell’opera è l’uomo, l’umanità nel mondo d’oggi, che ha perso la strada ed è ancora vittima dei poteri statuali e occulti dei sistemi sociali, delle tradizioni di popoli in via di sviluppo, ma anche della cultura delle società industriali. e accanto all’accorato appello per la giustizia, la pace e la libertà vi è il racconto della genesi delle patologie sociali. TITolo lIbRo: e venne Il gATTo AuToRe del lIbRo: pAolA sAlvAdoR degAnello CATegoRIA: nARRATIvA CAsA edITRICe: RubbeTTIno pRezzo €14,00

È la storia di un giovane ebreo che lascia la sua famiglia a leopoli in polonia, intorno al 1930, e giunge in Italia, a padova, dove si laurea in ingegneria. ben presto, a causa delle leggi razziali, vive la tragedia di perdere lavoro e sicurezze, nonché, divenuto apolide, di venire imprigionato in un campo di internamento a ferramonti di Tarsia. Questa prigionia, paradossalmente, gli salverà la vita... TITolo lIbRo: Il fIlo dI poRpoRA AuToRe del lIbRo: vAnessA CRIConIA CATegoRIA: nARRATIvA CAsA edITRICe: leonIdA edIzIonI pRezzo €13,0o

Quando nasciamo veniamo accolti... e chi ci accoglie per primo è l’affetto di una donna. Quella stessa donna che ci ha portato con sé ora si separa da noi e ci rende individui. Ma siamo ancora completamente dipendenti e quella dipendenza ci serve ed è la sola al mondo che ci farà bene nella vita. Cosa succede se non c’è accoglienza? Cosa capita in natura se questo immenso compito materno non viene portato a termine?



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INTERVISTA A VITO TETI

“La lamentela diventa un alibi che finisce col coprire gruppi dirigenti locali” ELEONORA ARAGONA a Calabria sembra essere stata creata da un Dio capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli insieme. Questa frase di Guido Piovene sembra riassumere la lunga chiacchierata su Calabria e calabresi con Vito Teti. L’antropologo calabrese, classe 1950, narra la sua Calabria, una terra franata, stremata e irrequieta. Un’amalgama di opposti che Teti racconta nei suoi scritti alternando storia, riflessioni e vita vissuta. Lui stesso sostiene che i suoi saggi sono un’autobiografia della Calabria mischiata alla sua storia personale. In

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Terra inquieta, saggio edito da Rubbettino, si ritrovano tutte queste voci della Calabria e della storia di Teti. Il suo è un racconto vivido di una realtà difficile da interpretare, simile al suo paesaggio naturale frastagliato e mutevole. L’emigrazione che ha svuotato le strade del paesino in cui è anato e cresciuto, la decisione di partire per Roma per studiare e per trovare un altrove in cui realizzarsi. E la scelta poi che arriva piano, naturalmente, di tornare in quel mondo da cui pensava di voler fuggire per fare il possibile per la propria terra. Sono i punti salienti di una lunga chiacchierata che abbiamo fatto con Teti per cercare di capire qualcosa di più di una Regione che continua a suscitare polemiche e interesse. La Calabria dai mille

PROGETTI ono aperte le candidature per il nuovo bando di OSO – Ogni Sport Oltre di Fondazione Vodafone, la prima comunità digitale per avvicinare le persone con disabilità allo sport. Il nuovo bando, dal valore complessivo di 2 milioni di euro, ha l’obiettivo di identificare, supportare e finanziare i migliori progetti destinati alla diffusione della cultura della pratica sportiva, e capaci di coinvolgere le persone con disabilità, le loro famiglie, formatori e volontari. Al bando possono aderire enti e associazioni non profit: società e associazioni sportive senza scopo di lucro, federazioni sportive paralimpiche, federazioni sportive riconosciute dal CIP come discipline sportive paralimpiche, enti di promozione sportiva paralimpica, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali o consorzi di cooperative sociali, associazioni di promozione sociale (APS), associazioni, fondazioni e imprese sociali riconosciute e iscritte presso il Registro delle Imprese secondo la legge 155/2006 e la recente riforma del terzo settore. «OSO è completamente distinto da Vodafone perché non vogliamo creare un semplice bando che foraggi economicamente un progetto, ma vogliamo sottolineare il diritto di tutti di fare sport quali che siano le condizioni fisiche in cui queste persone si trovano - ha affermato Maria Cristina Ferradini, Managing Director della Fondazione Vodafone presentando il progetto a Siderno. - Per quanto la fondazione possa investire in questo mondo, infatti, ci siamo rosi conto che i soldi non fanno la differenza perché, osservando quali sono gli ostacoli che si frappongono tra la disabilità e lo sport il primo problema è culturale: c’è ritrosia da parte delle persone a partecipare a una pratica sportiva per vergogna, e questo anche a causa dell’ignoranza: la gente non sa che, avendo un problema fisico, può ugualmente praticare sport o far accedere il proprio figlio con disabilità alle strutture sportive rendendolo indipendente grazie allo sport». OSO ha già mappato oltre mille realtà tra associazioni, federazioni e impianti sportivi e, per la valutazione, considera l’impatto sociale, la fattibilità, sostenibilità, replica-

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2 milioni per incentivare l’accesso allo sport per i disabili

bilità, originalità e innovatività delle idee progettuali. Coloro che vorranno candidarsi potranno farlo online, fino al 23 gennaio 2017, sul sito ognisportoltre.it, registrandosi alla piattaforma OSO – Ogni Sport Oltre, compilando il form online e allegando la documentazione richiesta sul progetto che vorranno presentare. L’iniziativa è realizzata con il supporto tecnico di BIP, Business Integration Partners. Per maggiori informazioni sul bando, visitare il sito: ognisportoltre.it, o scrivere a: bando@ognisportoltre.it.

volti, dall’animo inquieto è uno di quei luoghi che ancora cercano il loro posto nel mondo e che spesso viene fraintesa. Cerchiamo quindi di mettere un po’ d’ordine. I calabresi sono vittimisti o hanno ragione a considerarsi dei perseguitati dall’ingiustizia? C’è molto di vero, credo che i calabresi facciano male a essere suscettibili quando gli vengono rivolte queste accuse. La Calabria ha goduto di una serie di sguardi negativi, ostili, pregiudiziali, spesso gratuiti. Questo è avvenuto sin da prima dell’unificazione nazionale. Anche da Napoli durante il periodo borbonico la Calabria veniva vista come un luogo di diversità, di alterità. E tuttavia, come scrivo in Maledetto Sud, su questo aspetto sarei crociano.

Cosa intende? Nel senso che quando siamo oggetto di un’immagine negativa, di uno stereotipo che pensiamo ingiusto dobbiamo chiederci innanzitutto se non facciamo anche noi qualcosa per meritarci quell’immagine. Se non è il caso di mostrare con i fatti che quei pregiudizi sono privi di fondamento. Dei guai che succedono in Calabria sono responsabili i calabresi stessi. Non si può dare la colpa sempre ai giornali del Nord, ai politici estremisti o ad altri, è un giochino questo che va in qualche modo scoperto e smascherato, perché altrimenti si finisce con il cadere in una sorta di auto-assoluzione generica. Se affermassimo questo tipo di concezione saremmo veramente maledetti nel senso che non

IN BREVE

Nasce la "Reale Banda della città metropolitana di Reggio Calabria" È nata la "Banda della città metropolitana di Reggio Calabria", istituita dalla Reale Accademia Filarmonica di Gerace ai sensi dell'art.4 dello statuto: ne ha dato notizia il presidente Giacomo Oliva durante l'applauditissimo concerto di domenica scorsa in piazza Paolo Orsi, all'interno del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Un’ufficializzazione avvenuta sotto la benedizione del maestro Riccardo Muti, che appresa la notizia dal consigliere metropolitano Lamberti Castronuovo, ha inviato in diretta un messaggio dove si è detto "profondamente commosso" dal progetto musicale e formativo che vede protagonisti questi ragazzi. Il con-

certo si è, infatti, inserito nel progetto "Alla ricoperta della identità culturale", cofinanziato dalla regione Calabria per la valorizzazione del sistema dei Beni Culturali e per la qualificazione e il rafforzamento dell'offerta culturale calabrese nel 2017. La Banda della Città Metropolitana, è composta da 33 ragazzi, diretti dal maestro Liliya Byelyera, diplomata in composizione e direzione d'orchestra tradizionale russa, già direttrice del coro del patriarcato di Kiev. Gli elementi provengono da tutto il territorio metropolitano, ma anche da altri centri della Calabria e della vicina Sicilia, tutti uniti dalla passione per la musica e dalla grande voglia di riscoperta della propria identità culturale che porti questa terra al vero cambiamento. Le caratteristiche divise sono una riproduzione fedele al reale decreto del 1841 che regolarizzava le bande musicali del Regno delle Due Sicilie, assimilate tutte alla guardie nazionali.


La Calabria ha goduto di una serie di sguardi negativi, ostili, pregiudiziali, spesso gratuiti. Ma, secondo l’antropologo calabrese, quando siamo oggetto di un’immagine negativa, di uno stereotipo che pensiamo ingiusto dobbiamo chiederci innanzitutto se non facciamo anche noi qualcosa per meritarci quell’immagine.

saremmo più in grado di cambiare le cose. Se invece diciamo che la responsabilità è anche nostra? Allora le cose cambiano, vuol dire che siamo in grado di mutare. La realtà non è il frutto di un qualche progetto di un’entità malefica, è frutto di storia, di vicende politiche complesse, ma è inevitabile. I calabresi oggi sono chiamati a interrogarsi sulle proprie responsabilità, devono assumersi delle responsabilità. Il dare la colpa ad altri rientra in una strategia della lamentela. La lamentela diventa un alibi che finisce col coprire gruppi dirigenti locali e per non farci fare i conti fino in fondo con i nostri limiti. Questa lamentazione caratteristica dei calabresi quanto è stata definita dal periodo delle catastrofi di cui parla in Terra inquieta? Indubbiamente le catastrofi, i terremoti, il paesaggio che viene sconvolto continuamente, tutto questo ha generato un sentimento di precarietà, di incompiutezza, di dolore. Forse anche di indifferenza e apatia. Un’apatia che dopo un terremoto è chiaramente legata a quella condizione catastrofica, ma che poi diventa un problema. Lo diventa quando entra a far parte della cultura e della mentalità. Si trasforma quasi in una specie di compiacimento. Quello che contrasto è la retorica della lamentela, il fare della catastrofe un pretesto, perché è allora che l’afflizione diventa lamentela infinita, una strategia del non fare. Bisognerebbe uscire da questa trappola che la natura e la storia hanno teso ai calabresi.

STORIE

Due giovanissimi della Locride campioni regionali di motocross a soli 10 anni, si chiama Francesco Giacco, è roccellese e domenica 14 gennaio si è ufficialmente laureato campione regionale cadetti di motocross 2017 a seguito di una cerimonia di premiazione avvenuta presso il castello degli Dei di San Giorgio Morgeto. Il piccolo Francesco, punta di diamante della Federazione Italiana Motocross Calabrese, ha raggiunto questo straordinario traguardo a seguito di due strepitose vittorie, nella 3ª e 4ª prova del campionato regionale motocross tenutosi sui circuiti di Motta San Giovanni il 17 settembre e di Roggiano Gravina (CS) l'8 Ottobre scorsi. Quattro primi posti (due manche per prova) che hanno decretato la nascita di un nuovo talento nel panorama del motocross regionale e non solo. Ma anche nella categoria 65 debuttanti è la Locride a uscirne vincente: conquistando la 1ª posizione in tutte le gare disputate nel campionato regionale, il sidernese Pasquale Antonio Tavernese, di appena 9 anni, si è laureato campione regionale scavalcando anche piloti più grandi di lui.

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EVENTI

Una giornata dedicata al wedding al Centro Commerciale SIDERNO

Dalle 10 alle 20 di oggi Calabriasposi, al primo piano del Centro Commerciale la Gru si svolgerà un’intera giornata dedicata al wedding. Tante aziende del settore presenteranno in galleria le novità e le proposte per il 2018-19, per uno sguardo completo sul mondo del matrimonio. Un eccezionale show che si concluderà con una sfilata.

Nuovo incontro tra comune e commercianti SIDERNO

Continuerà questa mattina, presso la Sala Consigliare del Comune, il confronto tra gli operatori del settore commerciale e l’assessorato alla cultura in vista dell’organizzazione degli eventi per le prossime festività. Quello odierno sarà il terzo incontro, il primo dopo la costituzione del comitato dei commercianti.

Un incontro di riflessione nel Giorno della Memoria MONASTERACE

In occasione delle Giornata della memoria e della legalità, giovedì 25 gennaio 2018, presso l’Aula Magna delle scuola secondaria di primo grado, alle ore 9:39, si svolgerà un incontro al con la collaborazione del Lions Club di Locri e del Circolo Culturale “P. Mazzone” di Roccella Ionica, al quale parteciperanno insegnanti, studenti e il giornalista Aristide Bava.

IN BREVE

Marina di Gioiosa Ionica: grande successo per la Befana nerazzurra Ha riscosso grande successo l’11ª edizione della “Befana nerazzura”, organizzata dall’Inter Club “Giancinto Facchetti” a Marina di Gioiosa Ionica. Oltre ai bambini presenti al “Palamarcellino”, quest’anno gli organizzatori hanno voluto fare visita anche al reparto pediatrico dell’Ospedale di Locri.

2º appuntamento con il Rock Contest di Radio Roccella

ROCCELLA IONICA

Sabato 27 gennaio, alle ore 22:30, nella Piazza S. Vittorio, si svolgerà il secondo appuntamento del Rock Contest di Radio Roccella, con l’esibizione di Sovraccarico, Unione Suonatori di Base, Antonio Cucinotta e il rapper GMC.



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ANGOLO FOOD

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LA RICETTA: CARBONARA DI ZUCCA

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L’INTERVISTA ALLA STAMPA

"Il Giornalismo in Calabria? Un trionfo di omologazione. I politici? Una barzelletta"

"Quasi quasi c’è da rimpiangere il vecchio giornalismo ministeriale che quantomeno era fatto da giornalisti in gamba. Non s’intravede passione civile così come nella politica, per lo più diventata roba da dilettanti allo sbaraglio".

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Pantaleone Sergi fa il giornalista da oltre trent’anni. È stato inviato speciale del quotidiano La Repubblica, fondatore e direttore de Il Quotidiano della Calabria, e ha collaborato a numerose testate quotidiane e periodiche nazionali. Oggi insegna Storia del giornalismo all’Università della Calabria, è deputato di Storia patria della Calabria, presidente dell’ICSAIC (Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) e fa lo scrittore. - Qual è lo stato di salute dell’informazione in Calabria? Mah… All’apparenza sta bene. Basta andare in edicola e puoi trovare due quotidiani regionali, un quotidiano provinciale se abiti a Cosenza e dintorni, e poi trovi bisettimanali e settimanali... Prodotti, non si può negare, anche di buona fattura. E però… se poi li sfogli ti accorgi che in gran parte, perché non è giusto fare di tutte le erbe un fascio, c’è un’informazione marcia, nel senso che non c’è un lavoro di decodifica, che c’è un’abbondanza di comunicati, più o meno elaborati quando va bene, che provengono da enti pubblici, aziende, forze dell’ordine, magistratura. Insomma c’è un trionfo di omologazione e quasi quasi c’è da rimpiangere il vecchio giornalismo ministeriale che quantomeno era fatto da giornalisti in gamba. E non parliamo del web! Al di là di alcune eccezioni – ma sono eccezioni… – è un disastro. O ci sono presunti giornali on line che si limitano a mettere in rete comunicati stampa, oppure – meglio questi ultimi – si limitano a fare commenti mascherati da notizie. E se appena appena in questa realtà c’è qualcuno che ha voglia di fare ancora il giornalista senza catene gli può capitare quello che è accaduto pochi giorni fa a Pietro Melia… - Quali sono i principali punti di debolezza del giornalismo locale, non solo da un punto di vista editoriale, ma anche del trattamento delle notizie da parte dei giornalisti? Guarda, io non voglio dare un valore paradigmatico al giornalismo che ho praticato assieme ad altri bravissimi colleghi in tempi che non sono poi tanto lontani, ma non si può pensare di fare il giornalista dietro un computer. Né si può pensare di appiattirsi acriticamente su fonti sicuramente importanti, come può essere un magistrato inquirente, registrando tutto quel che questa fonte fa come fosse verità assoluta. Il limite principale del giornalismo locale, ad ogni modo, dipende da fattori economici e professionali. Su questi ultimi, dico semplicemente che non ci sono più “scuole vive” di giornalismo. Penso di non esagerare se dico che più del 90 per cento dei giornalisti calabresi non ha avuto la fortuna di entrare in una vera redazione e non ha avuto maestri da cui apprendere il mestiere. E aggiungo che le università calabresi hanno rinunciato a fare la loro parte nella formazione di professionisti dell’informazione. Ma detto questo nessuno può ignorare che in Calabria c’è un’editoria debole in tutti i sensi, dal punto di vista economico e da quello dell’indipendenza e per questo ricattabile. Molti editori pensano ad altri affari e per i giornalisti non c’è trippa, nel senso che non ci sono tutele economiche e contrattuali, che sono malpagati, sottopagati e non pagati, che le inchieste sono costose e non si fanno, che si possono fare i giornali senza i giornalisti…? Quando addirittura l’editore non sta in redazione e pretende di intervenire sulle notizie… perché allora questo significa la fine dell’informazione. - C’è ancora spazio in Calabria per un giornalismo come cane da guardia del potere o lo scopo della stampa si è ridotto a far mantenere il potere a chi lo detiene?

Sinceramente non sono più convinto che il giornalismo debba essere solo il cane da guardia del potere. Presuppone un’indipendenza impossibile, mai esistita almeno in Italia e la professione d’altra parte è mutata. Ci sono altri compiti per il giornalista. Se pensiamo alla selva oscura di internet, per esempio, forse il giornalista dovrebbe diventare un cane da guida… il professionista che accompagna chi naviga, che lo porta su sentieri sicuri, che gli faccia rintracciare un’informazione pulita, che sappia individuare fake news e cose così. Sarebbe già un bel successo. Ma di sicuro in Calabria anche questo diventa più difficile. Tutti sognano di fare giornalismo d’inchiesta, tutti vorrebbero essere inviati sui fatti. È la visione romantica della professione… La realtà è diversa e allora bisogna aspirare al posto sicuro, a essere fortunati e lavorare magari in un giornale allineato al potere, e quindi foraggiato, o ancora in un ufficio stampa senza nemmeno avere in mente regole deontologiche e quisquilie simili, impegnato davvero per far mantenere il potere a chi lo detiene. Il mio non è un giudizio di valore, negativo, nei confronti dei colleghi che fanno scelte di questo tipo. Se non fossi stato fortunato non so che cosa avrei fatto io nella loro situazione… - Con quali aspettative 23 anni fa hai fondato il Quotidiano della Calabria? Sono state soddisfatte? Le aspettative mie sicuramente sì. Sono riuscito a fare un quotidiano tutto mio, tanto che in molti ne parlavano come il “giornale di Sergi”, sono riuscito a crearmi una squadra a mia immagine e somiglianza (almeno in quel momento… sul dopo non garantisco), ho creato le condizioni di base perché vivesse 23 anni e, mi auguro, almeno altri cento ancora. L’ho lasciato però perché dovevo rientrare a Repubblica a tempo pieno, ma spinto dal fatto che non c’erano più le condizioni per poter fare, come dicevo prima, il “giornale di Sergi”. - Politici in Calabria. Ci sono o ci fanno? Ecco la bomba! E dovevo aspettarmela… Ci sono, ci sono… Se il giornalismo non sta bene, negli ultimi dieci anni abbiamo avuto una politica moribonda e i risultati sono quelli che sono. La Calabria veleggia in acque tempestose e le statistiche la danno sempre in coda. Come nel giornalismo non s’intravede passione civile. La politica – anche qui bisogna fare distinguo ché ci sono persone di grande qualità – per lo più è diventata roba da dilettanti allo sbaraglio. Gente spesso incapace e incompetente, senza un mestiere, che pensa solo alla propria elezione. Ci sono personaggi da barzelletta… senza radicamento sociale… anche ignoranti che non sono in grado di coniugare un verbo e strutturare una frase e che però parlano e parlano senza avere niente da dire, come scriveva il poeta surrealista francese Paul Eluard. - A marzo si vota. Che scenari post-elettorali immagini per la Calabria? Cosa vuoi che succeda? La bonaccia delle Calabrie e dei calabresi andrà avanti comunque. Cambieranno alcuni nomi nelle agende dei giornalisti, apprenderemo quelli dei nuovi protagonisti spuntati dal nulla, gli innovatori si approprieranno dei vecchi modelli della politica e dell’amministrazione, i rivoluzionari abbandoneranno il look trasgressivo e casual per un Armani scuro, chi resta fuori dai giochi diventerà barricadero almeno nel linguaggio… Non immagino proprio cosa potrà accadere… Magari il presidente Oliverio si libererà di tanti orpelli e andrà avanti spedito… Da quando ho incominciato a vendere parole per vivere sento dire che la Calabria è una polveriera pronta a esplodere, che il disagio sociale rischia di travolgere tutto… lo sento da anni e non accade mai nulla. Solo la mafia mostra dinamismo ma la mafia è male assoluto…

Ingredienti per 4 persone: 300g di pasta, 2 uova, 600 g di zucca, 35g di pecorino, uno spicchio di aglio, sale, pepe, olio di oliva extravergine, 100 ml di brodo In una padella fate imbiondire l'aglio nell'olio. Tagliate la zucca a dadini e fate saltare in padella per 10 minuti. Aggiungete il brodo caldo e fate cuocere per altri 10 minuti. Mettete in una ciotola le uova con sale, pepe e pecorino e sbattetele con una forchetta. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata bollente e scolatela al dente. Mettetela in padella con un po' di acqua di cottura e fate saltare per 1 minuto. Spegnete la fiamma, aggiungete le uova sbattute e amalgamate rapidamente.

IL COCKTAIL: CUBA LIBRE Ingredienti: 5 cl di light rum (bianco), 10 cl di cola, 1 cl di succo di lime o limone, fetta di lime La ricetta è basilare e il drink si prepara direttamente in un bicchiere highball. Spremete il lime e filtrate. Versate il ghiaccio nel bicchiere. Aggiungete il rum e il succo di lime. Completate con la cola. Tagliate una fetta di lime, decorate, mescolate e immaginate di passeggiare per le strade di Cuba.

IL DOLCE:

BISCOTTI ALLE CAROTE E ARANCE

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore responsabile: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Tonino Carneri, Sara Leone, Pasquale Giurleo

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE:

0964342198 larivieraonline@gmail.com www.larivieraonline.com

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Ingredienti per una tortiera da Ingredienti per 4 persone: 300 g di carote, 140 g di burro, 120 g di zucchero, un uovo, 170 g di farina, 1/2 scorza di arance, un cucchiaino di lievito per dolci, 80 g di gherigli di noci Sbucciate le carote e lessatele in abbondante acqua. Quando saranno cotte, frullatele con un frullatore a immersione. Lavorate il burro e lo zucchero a crema con delle fruste elettriche o in una planetaria. Aggiungete l'uovo e un pizzico di sale. Setacciate la farina e il lievito e uniteli al composto. Unite la scorza grattugiata d'arancia, la purea di carote, le noci tritate e amalgamate. Preparate una teglia foderata con carta forno e disponetevi l'impasto a mucchietti aiutandovi con due cucchiai. Infornate a 180°C per 20 minuti circa.


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SPETTACOLO

"Mer Rouge" in lizza per un David di Donatello

Primo giorno di scuola Alessandro Archinà prende la parola per la prima volta in consiglio comunale, a Siderno, dopo la recente sostituzione operata in luogo di Giorgio Ruso.

a storia parallela di Nick e Sharif concorrerà per i David di Donatello. È diquesta settimana, infatti, la notizia della selezione di “Mer Rouge” di Alberto Gatto per la sezione cortometraggi degli “Oscar italiani”, la cui cerimonia di consegna si svolgerà a Roma il prossimo 21 marzo. Il cortometraggio, prodotto dalla Bird Production, è stato girato interamente a Gioiosa Ionica e, tra gli altri, vede protagonista anche il gruppo musicale “Marvanza”, che ha composto anche le musiche della pellicola.

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Talis pater… Il nostro direttore editoriale Ilario Ammendolia abbraccia la sua pupilla Caterina Belcastro in questa bella foto di qualche mese fa. Quando i figli politici seguono le orme dei padri…

Le fondamenta del commercialismo Ettore Lacopo si lascia ritrarre in questo abbraccio fraterno a Ilenia Caccamo: Il cuore dell’associazione dei commercialisti dà il suo contributo ed è pronto a ripartire!

Da Caulonia con furore Il programma Rai “I soliti Ignoti”, questa settimana, ha visto la partecipazione di una vecchia conoscenza della Locride: ci riferiamo a Marcello Cirillo, famoso showman originario di San Nicola di Caulonia.


O P O C S L’ORO Inizio passionale, desideri segreti bollono in pentola, pronti a esplodere venerdì, con la Luna di Fuoco in trigono al vostro segno. State sognando il prossimo viaggio, ma più per accontentare il vostro partner che per una vostra reale esigenza.

Inizio settimana produttivo, con la Luna serena in sesta Casa, peccato che mercoledì passi all’opposizione, rafforzata dal duetto Giove-Marte. Ne saprà qualcosa il partner, già stanco delle vostre gelosie e dei sospetti peraltro infondati.

Il flusso migratorio Un buontempone ci ha inviato due foto della manifestazione del centrodestra svoltasi a Bovalino con Wanda Ferro e il consigliere Regionale Orsomarso, invitandoci a trovare le differenze tra due schieramenti politici che presentano tanti nomi in comune.

Tradizione amicale Quando l’amicizia si mantiene negli anni: Franco Crinò posa per questo bello scatto in compagnia del dirigente scolastico Luigi Nicita e di Alfonso Passafaro.

Iniziate la settimana col piede giusto, una vera fortuna ora l’attività produttiva si rimette in moto e la coppia Marte-Giove in sesta Casa che vi reclama subito al vostro posto pimpanti e pieni di energia. Unico neo un calo di intensità passionale, il sentimento c’è ma controllato. Inizio tranquillo, condito con un filo di nostalgia, partite con un’espressione rilassata, pronti a cogliere occasioni e sfide man mano che si presenteranno. Venerdì rampante in amore ma inflessibile con i figli, giovedì impegnati sul lavoro o nelle faccende personali.

Si stava meglio quando si stava peggio Qualche giorno fa, un esponente politico del nostro comprensorio ha fatto una velata critica al nuovo corso dell’Assocomuni della Locride dicendoci: “Si stava meglio quando c’erano Peppe e Una foto preveggente Giorgio!” Affermazione In questa foto della scorsa estate, il vicesindaco di che ci ha convinto a Ferruzzano, Antonino Crea, indossava la fascia tritirare fuori dal nostro colore facendo le veci del primo cittadino archivio questa foto di Domenico Silvio Pizzi. Una foto che osserviamo Strangio e Imperitura. con amarezza ripensando alla vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo in queste settimane il comune. Ricaroka d’epoca Carmine, Pino e Giuseppe, mitici barman del Un olio di… vino! Ricaroka, mostrano i Sommelier “divino” di loro strumenti del olio, Francesco mestiere in questo “Bracco” Lubieri si bellissimo scatto di sorprende di essere qualche anno fa, oggetto di uno scatto quando il locale era del nostro fotografo ancora diretto dalla durante un evento buonanima di dedicato all’Olio del Marcello Fazzolari. nostro comprensorio.

Notte brave all’Irish Pub Eugenio ci manda questo selfie artistico che lo ritrae in compagnia del suo amico Antonio e di Daniele, titolare del “Melmoth Irish Pub” di Siderno. Dopo la terza birra tutto sembra molto rock!

Lunedì tranquillo, nervosi a metà settimana, sotto tiro di Luna, Marte e Giove, tutti in quadratura al vostro segno, indizio di battaglie famigliari e rampogne tra vicini. Consolatevi, ben presto il partner vi consolerà con un gesto affettuoso e illuminante. Lunedì spendaccione, causa un’indichiarata insicurezza che vi fa sentire fragili, esposti all’imprevisto. L’umore migliora a metà settimana grazie al triplo sestile di Giove, Marte e Luna che vi tiene su. Al lavoro sfornate un’iniziativa dietro l’altra, nello sport tirate come locomotori. Lunedì con la Luna ricettiva nel vostro segno, dispendioso mercoledì. Creativi ma senza strafare sul lavoro, l’unica certezza i principi in cui credete: una mano a chi versa in difficoltà è sempre ben data! Inizio settimana riflessivo, sembrate chiusi in voi stessi, in realtà vi state solo ricaricando per ripartire alla grande già da mercoledì. Imbattibili nello sport ma insopportabili a casa,preoccupati per un cambiamento di lavoro o per nuove mansioni sulle quali vi sentite impreparati. Nervosismo inespresso fino a venerdì, quando vedrete le cose con più chiarezza. Nulla di speciale l’energia psicofisica. Condizione consimile anche per il portafoglio, sedotto da saldi tentatori ma ripreso dalla logica di Saturno che vi raccomanda di evitare acquisti inutili. Controllati ma profondi i sentimenti, sentirvi amati rafforzerà l’autostima, ma il partner non si illuda, penetrare nella vostra corazza sarà più facile a dirsi che a farsi. Perfetto il weekend in montagna anche se le vacanze sono finite: pochi amici coi quali confidarvi davanti al fuoco del camino. Buon inizio di settimana, con la Luna d’Aria che vi schiaccia l’occhietto, promettendovi fortuna negli studi e viaggi di lavoro proficui e di largo respiro. Casa, regno delle emozioni scure e inespresse. Salvaguardate il tempo libero e l’autonomia, a cui tenete sopra ogni cosa. Lunedì incentrato sulle finanze, mercoledì ideale per i viaggi di lavoro o d’affari. Quando si tratterà di centrare l’obiettivo, manderete a dormire il sognatore che c’è in voi, svegliando sul posto invece lo stacanovista, che non mollerà la presa fino a risultato raggiunto.



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