Riviera nº 08 del 18/02/2018

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MARIA CARMELA LANZETTA CANDIDATA AL SENATO

PLURINOMINALE

Sono fiduciosa che si potrà lavorare bene nella Locride enso, da sempre, che il nostro territorio soffra di più malesseri e che, quindi, abbia bisogno prima di tutto di una analisi completa per individuarli nel loro grado di gravità e risolverli secondo l’urgenza. Sto già parlando con i Sindaci, le Associazioni e i Cittadini del nostro territorio per avere un quadro ancora più chiaro e completo di quello che ho sempre conosciuto da Sindaco e da Ministro per gli Affari Regionali. Attraverso il Ministero, infatti, avevo intrapreso un percorso di salvaguardia e di aiuto ai piccoli Comuni del Mezzogiorno, iniziando con un protocollo d’intesa con il Comune di Casal di Principe nel momento in cui, dopo tanti anni e tante crisi, era stato eletto un Sindaco antimafia. Un protocollo d’intesa che, coinvolgendo altri Ministeri, soprattutto P.I. e Cultura, avrebbe colmato e sanato i vuoti che si erano creati negli anni a causa di continue crisi amministrative e/o per le infiltrazioni mafiose. È un modello che vorrei proporre al prossimo Parlamento, in particolar modo per cominciare ad affrontare la questione “scioglimento dei comuni” con lo scopo di prevenire le infiltrazioni mafiose. Io sono fiduciosa che si potrà lavorare bene in Calabria e, nello specifico, nel nostro

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territorio, in quanto partiamo già dalla base costruttiva del governo Renzi e Gentiloni, che vede, per esempio, l'export della Calabria crescere più di quello delle altre regioni meridionali. Ricordando anche gli investimenti previsti nel Patto Calabria e nella Città Metropolitana, i grandi investimenti nella ferrovia ionica attuati dal Ministro del Rio, i 620 milioni cantierizzati, i 100 in affidamento, i 2 in progettazione e la ZES, di cui si parla da molti anni ma approvata solo pochi giorni fa dal governo Gentiloni. Sappiamo da sempre quali sono le problematiche del nostro territorio: il lavoro in primis, le infrastrutture, il completamento della s.s. 106 da Locri ad Ardore e la messa in sicurezza tra Monasterace e Soverato. Investimenti per favorire la mobilità interna, il sostegno alle famiglie, alle piccole aziende, al terzo settore, per migliorare l’offerta formativa riducendo la dispersione scolastica e per fornire il giusto sostegno a quanti vivono nel disagio sociale ed economico. Soprattutto fare in modo che i Comuni possano affrontare, sia dal punto di vista tecnico che economico, la depurazione, la raccolta differenziata e la valorizzazione dei beni culturali. Il nostro territorio ha una vocazione turistica che va ancor più sviluppata anche favorendo il turismo nei paesi interni.

MARIA CARMELA LANZETTA È NATA A MAMMOLA IL 01.03.1955, RESIDENTE A MONASTERACE. HA CON-

SEGUITO IL DIPLOMA DI MATURITÀ PRESSO IL LICEO CLASSICO “IVO OLIVETI” DI LOCRI E LA LAUREA IN FARMACIA ALL'UNIVERSITÀ DI BOLOGNA. FIGLIA E MADRE DI FARMACISTA, VICEPRESIDENTE DELL’ORDINE DEI FARMACISTI DI REGGIO CALABRIA

DIVENTA PRESIDENTE DELLA PROLOCO DELLA SUA CITTADINA “PRO LOCO MONASTERACE IL TEMPIO” DAL 1998 AL 2006. REALIZZA INSIEME AI COMPONENTI DELLA ORGANIZZAZIONE NUMEROSI EVENTI, TRASCINANDO NELL’ENTUSIASMO DEL FARE I SUOI CONCITTADINI È STATA ELETTA SINDACO DI MONASTERACE NEL MAGGIO 2006. CINQUE ANNI DOPO È STATA RICONFERMATA. SI È DIMESSA NEL 2013. MINISTRO PER GLI AFFARI REGIONALI E LE AUTONOMIE LOCALI NEL GOVERNO RENZI DAL 22 FEBBRAIO 2014 AL 30 GENNAIO 2015. È PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "UMBERTO ZANOTTI BIANCO" PER LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI. MOLTO OPERATIVA IN MANIFESTAZIONI


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la vetrina

L’EDITORIALE

DEL DIRETTORE Un Paese rovinato dai raccomandati altra sera ho rivisto “Il tassinaro” di Alberto Sordi. Non è un film riuscitissimo, ai livelli de “Il marchese del grillo”, “Tutti dentro” o “Troppo forte”, ma offre uno spaccato interessante degli anni ’80 per molti aspetti simili ai giorni nostri. Sordi nei panni di Pietro è un taxista che percorre giorno e notte le strade di Roma a bordo del suo “Zara 87”. Un giorno su quel taxi sale Giulio Andreotti, il vero Giulio Andreotti nei panni di se stesso. Pietro approfitta di averlo a bordo per chiedere una raccomandazione per il figlio, laureando in Ingegneria. “Lei fa tante raccomandazioni, ne ha fatte sempre tante” – esordisce Pietro senza che Andreotti batta ciglio. “Perché, vede, – prosegue Pietro – è stata sempre la mia più grande aspirazione avere un figlio ingegnere, io povero tassinaro. È un motivo che mi riempie di orgoglio e soddisfazione. Però non basta che io sia orgoglioso e fiero di lui. Vorrei che lui, l’ingegnere, fosse orgoglioso e fiero, il che non è. Lui è molto scoraggiato, ha poca fiducia nell’avvenire. Tanto che una sera mi ha chiesto la licenza di tassinaro. Dice: «Sai per i primi tempi, intanto che trovo una sistemazione…». Ma onorè, adesso che ho un figlio ingegnere, si mette a fare il tassinaro?”. Questo il principio per cui ancora oggi ci si sente in diritto di chiedere raccomandazioni al politico di turno. “Mio figlio non è come gli altri, ha studiato, ha una laurea – si pensa – Scommettere su di lui non è un peccato. Conviene. Mio figlio è più raccomandabile degli altri altrimenti non avrei bussato da lei”. Praticamente ci si autoconvince di essere nel giusto e nell’insindacabile. La raccomandazione è un furto di merito, è un oltraggio alla dignità di un ragazzo e di un Paese. Chi si vede scavalcato è costretto a rinviare la costruzione del proprio futuro, la collocazione di se stesso nel mondo. Si perde fiducia negli altri, si cade nella disperazione. I migliori si convincono di non valere nulla. Ed è chiaro che quando i migliori si sentono dei falliti, il paese non può che fallire in balia della mediocrità. Ma torniamo al film di Sordi. “In America, a San Francisco – racconta Andreotti a Pietro – ho visto degli ingegneri della Nasa che guidavano il tram. Mi son fermato a parlar con loro e mi hanno detto che c’era un anno di intervallo nei programmi della Nasa e in quell’anno di intervallo avrebbero guidato il tram. E loro non lo consideravano una cosa così disdicevole”. Al che Pietro risponde: “Io ho paura che qui in Italia se li mettono a fare i tranvieri, poi se lo scordano che sono ingegneri e gli fanno fare i tranvieri per tutta la vita”. Ed è quello che temo anch’io se si continua a credere che ciò che conta non è la preparazione che hai ma chi conosci. Perciò non lasciatevi lusingare da promesse pre-elettorali, perché chi dirà di sì alle vostre raccomandazioni, prenderà “a cuore” la sistemazione di vostro figlio ma non a cuore il bene del Paese. E poi non dite che sono i politici il peggior male d’Italia.

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IN BREVE

Non è raro incontrare sui social network ragazzi giovanissimi inneggiare al Duce, glorificare le sue imprese o, addirittura, condividere le idee razziste del ventennio. Ma come si fa a essere nostalgici di un pensiero politico o di un periodo storico che non si è vissuto?

Ha senso dichiararsi (anti)fascisti oggi? Oggi, in Italia, la rievocazione del fascismo, o di antiche nostalgie monarchiche, sono solo un falso problema, perché nessuno ci crede più realmente: sono pensieri e forme di governo ormai superati, obsoleti. La verità è che noi non riusciremmo più a relazionarci con altre forme di governo del paese diverse dalla nostra.

CARLO TROPIANO

Sono due i principali eventi che mi hanno spinto a porgermi questa domanda e a fare la conseguente riflessione. Il primo è stato la visione del film “Sono Tornato”, di Luca Miniero, in proiezione nelle sale cinematografiche proprio in questi giorni. Si tratta di una discreta commedia italiana, che prende spunto da un altro famoso film tedesco intitolato “Lui è tornato” (o “Er ist wieder da”), solo che, mentre quest’ultimo racconta del ritorno in vita, nella Germania dei giorni nostri, di Adolf Hitler, la commedia italiana narra di un Mussolini redivivo, che torna nell’Italia di oggi, pronto a riconquistare gli italiani e la guida del paese. Il film mi è piaciuto, anche se, personalmente, ho scorto delle inesattezze o, forse, sarebbe più corretto dire delle “pecche” relative all’interpretazione del personaggio da parte del coprotagonista. Forse, quest’ultimo, avrebbe dovuto osservare meglio i numerosi filmati dell’istituto Luce dedicati a Mussolini e studiare di più le sue movenze e i suoi comportamenti in pubblico. Si, perché, diciamoci la verità, al giorno d’oggi uno come il Duce, con quella sua divisa nera, gli stivali e il fez, non fa proprio impressione e nemmeno affascina; anzi, proprio riguardando quei vecchi filmati, mi rendo conto di come la sua immagine risulti goffa, poco moderna, per nulla interessante, non incute alcun timore, né paura. Inoltre, mentre guardavo il film, ho avuto come l’impressione che il giovane regista ci stesse raccontando e descrivendo un Mussolini a lui già raccontato e descritto da altri: un “Duce di seconda mano”, insomma, la cui personalità è stata ricostruita su luoghi comuni propri del personaggio storico. La verità è che, per un regista, nato nel 1967, risulta alquanto complicato descrivere fedelmente la personalità di Mussolini, il suo retaggio e il suo pensiero; soprattutto perché chi ce lo racconta è nato e cresciuto in un’epoca ormai lontana dal famoso ventennio, quando il fascismo era ormai rimasto il nostalgico ricordo dei più anziani o il pretesto per costituire un partito politico di estrema destra e raccogliere voti facili. Oggi, che anche coloro che hanno vissuto gli ultimi scorci del ventennio fascista stanno per diventare quasi centenari, mi appare ancora più difficile, se non impossibile, immaginare un giovane, magari nato negli anni novanta, nostalgico di un pensiero e di un modo di essere distante anni luce dal suo. Eppure, non è raro incontrare sui social network ragazzi giovanissimi inneggiare al Duce, glorificare le sue imprese o, addirittura, condividere le idee razziste del ventennio. Altri sono convinti che il ritorno in vita di una personalità come Mussolini sia necessario per restituire “dignità” al nostro paese (spesso si preferisce rispolverare la parola “patria”), oppure a risolvere le ingiustizie sociali o le frustrazioni delle nuove generazioni. Allora le mie domande sono: che senso ha tutto ciò? Come si fa a essere nostalgici di un pensiero politico o di un periodo storico che non si è vissuto? Ha senso essere e dichiararsi fascisti nel 2018? Oppure, al contrario: può avere senso essere e dichiararsi antifascisti oggi? Un giorno, nel tentare di dare una risposta a queste domande, mi venne in mente una splendida idea. Sapevo benissimo che in Italia, sin dal

1955, esiste un articolo di legge che prevede e punisce il reato di apologia fascista (la c.d. Legge Scelba), allora decisi di accedere alla mia banca dati giuridica per conoscere la reale e concreta applicazione di questa legge. Non fui per nulla sorpreso nello scoprire che la Legge Scelba, sin dalla sua pubblicazione, è stata applicata raramente dai nostri giudici. Allora pensai subito (e penso tutt’ora) che il fascismo, come lo spettro del suo ritorno, è sempre stato un falso pericolo, perché la società ed i costumi di noi italiani sono profondamente e radicalmente cambiati, in questi decenni ci siamo talmente assuefatti alla democrazia repubblicana che i nostri modi di vivere e di pensare sono ormai lontanissimi da quell’ideologia li. Allora mi viene da pensare che gli episodi di razzismo, come anche tutti quegli atti estremi di intolleranza di una parte degli italiani, non siano più ricollegabili all’ideologia fascista in quanto tale e neanche ad una sua evoluzione, bensì ad altro, a qualcosa di diverso ed autonomo. Il secondo evento che ha illuminato questa mia riflessione è stata la notizia, risalente a poco più di un mese fa, del rientro in Italia della salma del Re Vittorio Emanuele III (il sovrano fascista, per intenderci, ovvero quello che firmò, in qualità di Capo di Stato, le leggi raziali del 1938). Appresi la notizia dal telegiornale, mentre pranzavo assieme a mio padre e subito scorsi in lui un’esplicita manifestazione di indignazione profonda. Sia chiaro, mio padre è nato a Repubblica già fatta (1946) e la sua infanzia e adolescenza non hanno potuto essere minimamente intaccate da pensieri e ideologie di segno monarchico. Ma la sua indignazione si palesò sempre di più, a che io, col mio solito fare provocatorio, decisi di aprire il dibattito commentando la notizia con un semplice “mi fa piacere… era ora che si decidessero a farlo tornare il nostro piccolo reuccio…”. Questo mio commento provocò la sperata reazione di mio padre, il quale espresse la sua indignazione con grande veemenza. Nel corso della discussione le mie domande retoriche furono le seguenti: “ma davvero oggi, nel 2018, la figura dei Savoia è in grado di compromettere o anche, in qualche modo, di scalfire, la stabilità della nostra Repubblica?”, “davvero oggi, in mezzo ai tanti problemi di carattere sociale ed economico che attanagliano l’Italia e l’Europa tutta, il rientro in patria della salma di un personaggio storico, vissuto ottanta anni fa, può indignare o avere ancora qualche peso o significato per gli italiani?”. Io penso che la mia generazione, come anche quella prima di me o, addirittura, come quella di mio padre, il problema della monarchia neanche se lo debba porre. La domanda principale sulla questione, dunque, è: “ha senso essere (anti)monarchici oggi?”. La mia risposta a questa domanda retorica fu geniale: “per me, giovane trentenne, nato e cresciuto tra gli anni ottanta, novanta e duemila, dichiarare di essere monarchico o fascista, oppure “anti”, equivarrebbe affermare oggi di essere filo napoleonico o mazziniano; sarebbe di un anacronismo surreale, al limite del ridicolo”. Oggi, in Italia, la rievocazione del fascismo, o di antiche nostalgie monarchiche, sono solo un falso problema, perché nessuno ci crede più realmente, perché sono pensieri e forme di governo ormai superati, obsoleti. La verità è che noi non riusciremmo più a relazionarci con altre forme di governo del paese diverse dalla nostra. Allora, superate le finte e inutili indignazioni, ben venga in Italia la salma di Re Vittorio Emanuele III e che sia anche esposta in un bel mausoleo a Roma, come simbolo di un periodo storico, così da regalare alla nostra capitale un ennesimo monumento da visitare e fotografare (magari pagando anche il biglietto). D’altronde, oggi Roma ha vie dedicate all’impero, a Papi dichiaratisi manifestamente antisemiti, a imperatori che si sono macchiati di sanguinosi genocidi e persecuzioni contro i cristiani. La conclusione di questa riflessione è che oggi, nel 2018, il fascismo non esiste più, i monarchici non hanno più senso di esistere e non costituiscono alcun concreto pericolo; i giovani che inneggiano al fascismo e ne rievocano le sue ideologie non sono più credibili. Interrompo qui questa mia riflessione, torno a giocherellare con il mio cuginetto di tre anni, che già è convinto di essere “democristiano doroteo”.


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PLACANICA

La Madonna dello Scoglio accoglie più di 5.000 fedeli Lo scorso 11 febbraio, presso il Santuario di Nostra Signora dello Scoglio, si è svolta la XXVI Giornata del Mondiale del Malato, in occasione della quale, come ormai da tradizione, si sono riversati a Santa Domenica di Placanica migliaia di fedeli pronti a partecipare al ricco programma di preghiera e raccoglimento organizzato da Fratel Cosimo. Come ogni anno, sono stati infatti più di 5.000 i pellegrini giunti al cospetto della Madonna dello scoglio fin dalla serata del 10 febbraio, quando la celebrazione eucaristica officiata da Monsignor Oliva ha preceduto l’esposizione del Santissimo Sacramento. Il giorno successivo il programma è dunque iniziato con le prime ore del giorno e la partecipazione al Rosario, alla via Crucis, all’Angelus e all’Evangelizzazione di Fratel Cosimo, in attesa della Celebrazione Eucaristica presieduta per l’occasione dal Vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno Giovanni D’Ercole.

DESTINAZIONE CALABRIA

LOCRI

Incendia un autocarro e se la cava con una denuncia, l’indignazione di Calabrese Nella nottata tra lunedì e martedì i Carabinieri della Compagnia di Locri hanno risposto alla segnalazione di un autocarro in fiamme tra corso Garibaldi e via Zaleuco. I controlli da parte della pattuglia hanno consentito ai militari

I Cammini calabresi presentati alla BIT di Milano IL PRESIDENTE OLIVERIO HA ILLUSTRATO, CON L’AUSILIO DI ESPERTI, I PERCORSI CHE PORTERANNO A UNO SVILUPPO DEL “TURISMO LENTO” NELLA NOSTRA REGIONE.

dell’arma di mettersi immediatamente sulle tracce del presunto autore dell’incendio del mezzo di trasporto, successivamente identificato nella persona di un rumeno 32enne che aveva ancora in mano una tanica di benzina e un passamontagna a coprirgli il volto. Il gesto, che nonostante l’intervento degli vigili del fuoco ha procurato ingenti danni all’autocarro di proprietà di un imprenditore di zona, ha assunto i connotati di una chiara intimidazione considerato il mutismo relativo alle motivazioni da parte del presunto colpevole che, deferito all’Autorità Giudiziaria, se l’è tuttavia cavata con una semplice denuncia. Inspiegabile, secondo il sindaco Giovanni Calabrese, il mancato fermo da parte della Magistratura. Dal proprio profilo Facebook, infatti, il primo cittadino ha tuonato contro la decisione, invocando la galera immediata per il criminale ed esprimendo la sua indiscussa vicinanza all’imprenditore vittima del danneggiamento, a suo dire beffato due volte nell’arco di poche ore…

atto il punto delle azioni e delle strategie messe in campo per rafforzare la Destinazione turistica della Calabria, lunedì mattina, alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano sono stati illustrati gli obiettivi da raggiungere nell’ambito dello sviluppo del “turismo lento” in Calabria attraverso la pratica dei cammini, con la presentazione della guida Touring Club “Cammini di Calabria”. Natura, sostenibilità e benessere intercettano non soltanto il target delle famiglie, ma anche quello dei giovani, ragion

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per cui la Regione Calabria, su impulso del Presidente Mario Oliverio, ha deciso di avviare una serie di azioni per consolidare esperienze sparse sul territorio, svilupparne di nuove, e cercare di costruire una strategia complessiva di promozione. Grazie all’interlocuzione tra Regione e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, due cammini calabresi, in possesso di tutti i requisiti di sicurezza e fruibilità, sono entrati a far parte nella primissima versione dell’Atlante Nazionale dei Cammini Italiani, varato nel novembre 2017. Si tratta, in particolare, del Sentiero del Brigante (da Gambarie d’Aspromonte a Serra San Bruno e Stilo) e il Cammino di Francesco di Paola (da San Marco Argentano a Paola e Paterno Calabro). Due cammini che costituiscono parte dell’oggetto anche della guida del Touring Editore, che la Regione Calabria ha voluto realizzare mettendo altresì a disposizione una guida-taccuino per il viaggio in lingua italiana e una in lingua inglese disponibile in libreria da fine marzo. Nella guida sono reperibili tutte le informazioni tecniche e pratiche per la percorrenza degli itinerari.



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Il caso Macerata si para dinanzi ai nostri occhi ed è cieco chi non vuole vedere. Il fanatico che ha sparato non ha solo colpito sei innocenti e solo per il colore della loro pelle. Ha mirato sulla sacralità e sull’inviolabilità della persona umana, sui valori della Carta Costituzionale, sull’Italia civile.

Ci sono valori che non sono scambiabili per un pugno di voti

Le nostre battaglie hanno un senso se non offendiamo l’Umanità. Altrimenti si incomincia con gli eterni “ebrei”, si continua con i “negri”, gli italiani, quindi i “calabresi” e infine i “santulucoti” gli “africoti”. Per passare poi ai vicini di casa e alle singole famiglie ritornando a essere gli uomini tribali “della pietra e della fionda”.

ILARIO AMMENDOLIA è un nesso tra il rigurgito razzista in atto e la nostra battaglia per l’orgoglio e il riscatto calabrese. Onofrio e Lucia Costa erano solo due bambini. Quando udirono i primi spari si rifugiarono sotto le tende accanto alla loro mamma che cercò di proteggerli sino all’ultimo respiro. Li trovarono così, tutti e tre, carbonizzati. Accanto a loro i quattro fratellini Petrucci, morti tra le fiamme. I loro padri erano stati già uccisi a colpi di mitra e di moschetto. E con loro tantissimi altri. La loro colpa: essere poveri.Essere minatori. E una colpa ancora più grande: essere immigrati. Italiani! Quella mattina a Ludlow la neve divenne rossa di sangue e la notte dalle Montagne Rocciose scesero i lupi richiamati dal sangue innocente di donne, bambini e minatori che avevano passato un intero inverno in sudice capanne simili a quelle esistenti oggi a Rosarno. L’orribile fetore della carne umana bruciata arrivò e si diffuse intorno scandalizzando la civile “America”. Ci fu un tempo che gli americani di origine anglosassone ci chiamavano “negritos”. Era il razzismo contro gli italiani, soprattutto contro i siciliani e i calabresi. Eppure, la stragrande maggioranza degli italiani si spaccava la schiena ed erano andati negli USA per sfuggire alla fame che divorava i nostri paesi, per allontanarsi dai “baroni” e dai “pretori”, dalla terra avara, dalla fatica inumana, dal luridume nelle strade e nei tuguri. Ma con i nostri emigranti erano arrivati anche le famiglie di Al Capone, Anastasia, Vito Genovese, dei Bonanno e, quindi la “mano nera, “cosa nostra” la “camorra”. Ci hanno odiato ma non lo meritavamo. Non lo meritavano gli italiani che lavoravano negli altiforni di Chicago, né quelli che coltivano la terra nelle fattorie della Virginia, né gli scaricatori nel porto di New York. Nel dopoguerra il razzismo colpì ancora i nostri emigranti in Svizzera, in Germania in Francia. Anche in Belgio dove i nostri minatori venivano scambiati con sacchi di carbone. Noi calabresi, forse, eravamo i meno amati perché più poveri e - molto spesso - analfabeti! Poi avvenne in Italia e fu la pagina più dolorosa. Dormivamo nelle soffitte di Torino e Milano costruendo le loro scuole, i loro ospedali, fondendo i metalli nelle fabbriche,arrampicandoci sulle impalcature e senza protezione. I “nostri” fittavano non una stanza ma un “posto-letto” secondo i turni di lavoro. Nella stessa branda un lavoratore dormiva di giorno e un altro di notte! Al tempo dei sequestri di persona, il primo Bossi ci definiva “vergogna del mondo”. Eppure il 70% dei sequestrati sono stati calabresi.

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E quando a Milano un calabrese uccideva a colpi di coltello, (come è successo più volte), i giornali aprivano la prima pagina: “calabrese (o siciliano) fa a pezzi…”. L’indicazione della provenienza regionale serviva a coloro che leggevano il giornale di sentirsi diversi e migliori; appartenenti a un’altra razza rispetto ai calabresi! Di collocare il male fuori di sè. Qualora i giornali avessero scritto: “un uomo uccide a colpi di coltello un altro uomo” tutti saremmo stati costretti a fare i conti con la nostra natura umana. Il razzismo è una lebbra che diventa sempre più aggressiva man mano che si coniuga con l’ignoranza, il fanatismo, la paura, la rozzezza. La mia generazione si porta dietro tante responsabilità ma aveva scacciato questi lugubri fantasmi. Forse non è stato merito nostro ma del fatto che era ancora vivo il ricordo delle nostre città fumanti sotto le bombe, l’orrore dei lager, l’immane tragedia della guerra, “l’urlo nero delle madri,” le immagini di “uomini crocefissi al palo del telegrafo”, di bambini sciolti nei gas. Del fungo atomico che aveva bruciato due città e fatti a pezzi gli abitanti. A volte ritornano! Cieco chi non vede. “Macerata” si para dinanzi agli occhi ed è cieco chi non vuole vedere. Il fanatico che ha sparato non ha solo colpito sei innocenti e solo per il colore della loro pelle. Ha mirato sulla sacralità e sull’inviolabilità della persona umana, sui valori della Carta Costituzionale, sull’Italia civile dove - in percentale - avvengono un decimo dei delitti rispetto all’armatissima “America”. Nessuno mi costringerà mai a scegliere tra gli assassini di

Pamela e lo stragista di Macerata. Ci sono cose su cui non si può scherzare e che non sono scambiabili con un pugno di voti. E mi mortifica molto il fatto che nella Locride la stupida campagna elettorale si sta svolgendo senza spessore politico e morale. Ci sono valori che non sono scambiabili per un pugno di voti. “La persona umana è sacra e inviolabile”. Lo era Becky morta tra le fiamme nella tendopoli di Rosarno, lo era Pamela uccisa da un branco di uomini di colore, lo era Jessica uccisa da un autoferrotranviere. Lo è il carabiniere aggredito a colpi di spranga da fanatici estremisti a Piacenza. Siamo impegnati da anni a contrastare l’infame binomio “calabrese-ndranghetista”. Qualche varco abbiamo contribuito ad aprirlo. Attenti, però. Questa battaglia può essere vincente solo nella misura in cui non offendiamo l’Umanità. Altrimenti si incomincia con gli eterni “ebrei”, si continua con i “negri”, gli italiani, quindi i “calabresi” e infine i “santulucoti” gli “africoti”. Per passare poi ai vicini di casa e alle singole famiglie ritornando a essere gli uomini tribali “della pietra e della fionda”. La “provenienza”, il “villaggio” la “tribù” sostituisce e mortifica l’umanità. In questa battaglia non si può restare neutrali, né essere indifferenti. Tutto il veleno che si sparge oggi lo troveranno domani, moltiplicato all’infinito, i nostri figli nella loro vita.


MARIA GIOVANNA COGLIANDRO rancesca era giovane, poco più che maggiorenne, innamorata, e in un attimo sola, "come una pezza butta via in un angolo". Sola con il suo dolore. Senza il figlio che avrebbe voluto. È stata costretta ad abortire, anni fa, dopo essere rimasta incinta di un prete. Ha deciso di denunciare tutto alle telecamere delle Iene e il servizio è andato in onda la sera di San Valentino. Stando a quanto emerge, Francesca avrebbe subito delle pressioni psicologiche da parte del prete con cui aveva avuto una relazione, Don Giuseppe Leone, e anche dall'attuale arcivescovo emerito di Cosenza, Salvatore Nunnari. Anzi sarebbe stato quest'ultimo, ancor più dell’amante, a spingerla a ricorrere all’aborto. “Il vescovo mi disse che io non ero altro che una sbandata - riferisce Francesca all'inviata delle Iene - e che per la nostra Chiesa era un duro colpo e che cose del genere non dovevano uscire fuori". L'avrebbe messa quindi di fronte a una scelta: "Se avessi tenuto mio figlio, dovevo partire, non rimanere qui" oppure "abortire e continuare la vita così com'era". La storia venne a sapersi in paese e Francesca venne isolata: “Mi hanno abbandonato tutti, non avevo più un sacerdote, non ero più considerata una ragazza per bene”. Al servizio delle Iene ha fatto seguito una nota del legale di monsignor Salvatore Nunnari: il servizio contiene “prospettazioni e affermazioni che, per quanto riguarda monsignor Nunnari, non sono vere e appaiono gravemente lesive della figura dell'arcivescovo emerito di Cosenza». E per questo Monsignor Nunnari ha annunciato di aver dato mandato di querelare per diffamazione, «con ampia facoltà di prova», i responsabili delle Iene e gli autori del servizio. «Nessun ruolo attivo ha svolto monsignor Nunnari nella vicenda in oggetto - prosegue il legale. - Men che meno ha assecondato o discusso di pratiche abortive nelle circostanze oggetto del servizio. Altri elementi del servizio diffamatorio saranno portati da monsignor Nunnari all'attenzione di diversi organismi competenti per le valutazioni e le determinazioni del caso». Sull'aborto la Chiesa si è pronunciata più volte. Nel novembre 2016, a conclusione del Giubileo straordinario sulla misericordia, Papa Francesco ha pubblicato una lettera apostolica in cui afferma: «Concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto… Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre». Ora, l'assoluzione del peccato dell'aborto è una cosa, la guarigione delle ferite dell'aborto ben altra. Richiede molto più tempo. E questo tempo per Francesca deve ancora trascorrere. Se fosse vero che l'allora vescovo di Cosenza Monsignor Nunnari le abbia consigliato di abortire e "continuare la vita così com'era", al di là del peccato di cui si è macchiato - che per quanto Dio possa essere misericordioso, a me viene un tantino difficile perdonare il negare l'aborto facendo finta di niente, non è affatto un consiglio saggio da offrire a una madre che stava per rinunciare, contro il proprio volere, al proprio bambino. Francesca non lo ha dimenticato e infatti dice: "Non c'è giorno in cui non ci pensi". Ogni anno, il 22 gennaio - data in cui si era recata all'ospedale, in pullman, per effettuare l'aborto - per lei è un incubo. Ricorda quanto sia stato terrificante: "Mi trovavo in mezzo a delle donne con cui non c'entravo nulla. Uscita da lì mi sentivo sporca". Consigliarle di gettare tutto nel dimenticatoio per salvaguardare il "bene" della Chiesa non l'ha aiutata a guarire. E, infatti, a distanza di anni Francesca è ancora lì che trema. Quello che mi sento di dirle da donna è di scrivere una lettera al suo bambino, ristabilire un legame con lui, chiedendo il suo perdono, la sua comprensione, il suo abbraccio. Perchè un bambino anche non nato è capace di gesti straordinari. Le consiglio anche di parlargli di suo padre, non abbastanza all'altezza di prendersi una responsabilità così grande e così bella, e degli uomini di Chiesa che, per quanto misericordiosa, a volte è così ingiusta.

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n o n o t r o L'ab a n u o l o s è a s e i h C i d e n o i t s e u q La sera di San Valentino un servizio delle Iene ha raccontato la storia di Francesca, una ragazza di San Vincenzo La Costa (CS), del suo aborto, di un prete e di un vescovo che non l'avrebbero protetta e che, anzi, l'avrebbero costretta a interrompere la gravidanza. Al di là dello sconcerto che può provocare il dover scoprire un'eventuale chiesa ingiusta e brutale, a noi preme stare vicini a Francesca che, a distanza di anni, anche se assolta dal peccato dell'aborto, non è guarita dalle ferite dell'anima.


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VINCENZO DE LEO FORZA ITALIA

MARCO SCHIRRIPA PARTITO DEMOCRATICO

SANITÀ, ISOLAMENTO, LAVORO…

La Locride secondo i suoi più giovani politici MARCO SCHIRRIPA - PARTITO DEMOCRATICO Data la mia vicenda personale in maniera molto particolare. Sono stato ufficialmente candidato alle elezioni del 4 marzo nel collegio Calabria 07 con tanto di approvazione della direzione nazionale del Partito Democratico, eppure, per una serie di dinamiche ancora poco chiare e che, per la verità, non mi appassionano più di tanto, sono stato messo da parte per lasciare spazio ad altri esponenti di partito. Vivendo un’esperienza come la mia la tentazione più comune è la “reazione di pancia”, tuttavia trovo più serio e responsabile far prevalere il mio senso di appartenenza a una comunità, quella del PD. È proprio tenendo a mente di non essere solo un rappresentante del partito, ma prima di tutto un suo componente, che ho scelto di continuare a sostenerlo e, anzi, di spendermi nella campagna elettorale a partire dal sostegno al nostro capolista alla Camera, Antonio Viscomi, una persona preparata e onesta, che rappresenta l’anticorpo ideale contro la politica dell’approssimazione e delle furberie. La politica, oggi, difetta di coerenza e credibilità, due elementi di cui i giovani devono assolutamente farsi promotori e che, nel mio piccolo, spero di contribuire a far ritrovare. La forza politica del PD è nei dati di crescita del nostro Paese. Guardando ai dati ISTAT, infatti, nei cinque anni di governo a guida PD il PIL è cresciuto; se poi questa crescita sia avvenuta anche per dinamiche sovranazionali è un discorso che merita di essere approfondito, ma il dato c’è e ci dà grande credibilità. Anzi, lasciamo in eredità un Paese migliorato non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello dei diritti (penso all’approvazione della legge sul biotestamento, sulle unioni civili o sul caporalato) e non va dimenticato il tentativo di riforma costituzionale che, a mio avviso, rappresenta un’occasione mancata per il nostro Paese. A livello locale, e con questo non mi riferisco solo alla Locride, ma all’intera Calabria, non posso dimenticare gli oltre 500 milioni di euro stanziati per la rete ferroviaria ionica e il perfezionamento della Salerno-Reggio Calabria, investimenti importanti che possono dare nuova linfa vitale alla nostra economia. Ovviamente non basta ma è già qualcosa. Aggiungo che in Calabria, e nella nostra provincia in particolare, c’è inoltre bisogno di un gran lavoro di ricostruzione del partito, quale che sia l’esito delle votazioni del prossimo 4 marzo. L’isolamento e il lavoro. Lo stanziamento di fondi per l’ammodernamento della ferrovia e i finanziamenti destinati all’autostrada hanno assunto grande importanza perché si è cercato di ovviare all’atavico problema delle nostre carenti infrastrutture. Non possiamo infatti permetterci di continuare a essere una fetta di territorio isolata dal resto d’Italia. A questo va aggiunto uno sforzo utile a creare le condizioni per ridare dignità al tessuto imprenditoriale locale, rendere cioè il nostro territorio abbastanza fertile da convincere gli imprenditori a investire nella Locride, perché la politica non dà lavoro, ma può e deve costruire le condizioni affinché si crei. Da questo punto di vista è ammirevole l’attività svolta in particolare dall’assessore regionale Francesco Russo per l’istituzione della Zona Economica Speciale di Gioia Tauro, che potrebbe rappresentare una vera svolta per tutto il nostro territorio. Ho un assegno di ricerca in diritto comparato all’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’attività ad esso collegata, naturalmente, occupa la maggior parte della mia giornata. È complicato conciliare il lavoro con l’impegno politico, perché la politica richiede molto tempo. Con un po’ di organizzazione, tuttavia, si riesce a fare tutto, compresa qualche partita a tennis, passione che ho ereditato da mio padre. Mi piace condurre giornate intense, perché alla mia età si è ancora nel pieno delle energie. Proseguirò la mia attività di ricerca universitaria ma sicuramente non trascurerò l’impegno in politica, che continuerà con la stessa determinazione e lo stesso entusiasmo di sempre. Max Weber diceva che “la politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso”, io lo sto provando sulla mia pelle. Sono fiero di poter andare avanti a testa alta continuando a rimanere a disposizione del partito sia in ambito locale sia nazionale.

Mai come quest’anno ci auguriamo che le Elezioni rappresentino un punto di svolta per la storia della nostra terra. Abbiamo parlato con due giovanissimi della politica locale, Marco Schirripa e Vincenzo De Leo, che sono stati a modo loro protagonisti di questa campagna elettorale e ci hanno voluto spiegare il loro punto di vista su partiti, emergenze territoriali e prospettive di sviluppo della Locride.

1

Sei uno dei membri più giovani espressi dalla politica nel nostro territorio. Come stai “vivendo” le imminenti elezioni politiche?

2

Quale ritieni che sia la marcia in più del tuo partito e come pensi debba esprimere la propria politica sul nostro territorio?

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Quali sono i problemi della Locride che il prossimo governo dovrebbe affrontare con urgenza?

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Oltre che dalla politica, la tua vita è scandita come ovvio da vari impegni personali, come concili i due ambiti?

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Che programmi hai per il futuro?

LA SETTIMANA

VINCENZO DE LEO - FORZA ITALIA Sono impegnato in prima linea nella campagna elettorale per il 4 marzo, perché Forza Italia è in gioco con ottime possibilità di vittoria. Dopo un periodo di incertezza sui programmi e sugli uomini e donne che avrebbero dovuto rappresentare il partito, infatti, il Presidente Berlusconi, con il suo carisma, la sua competenza e la sensibilità per le problematiche degli Italiani, ha deciso di puntare su figure nuove e giovani che, per appartenenza ai rispettivi territori, si sentono maggiormente motivati e responsabilizzati. Esempio tipico è quello della nostra regione, che vede canditate persone che vivono e operano nella nostra amata Calabria e che, pertanto, conoscono meglio di chiunque altro le problematiche insistenti sul nostro territorio. Questo mi fa ben sperare per l’immediato futuro. Per quello il mio impegno a favore dei candidati di Forza Italia sarà totale. Aver messo in campo persone che vivono e operano sul nostro territorio è sinonimo di coerenza ed estrema sensibilità verso le, purtroppo ataviche, problematiche della nostra terra; l’ascolto e la comprensione delle istanze provenienti dai propri conterranei rende possibile addivenire alla loro risoluzione. Non deve essere intesa come “la solita frase fatta”, ma, oggi più che in passato, è indispensabile puntare sui giovani: riaccendere l’entusiasmo di chi, sfiduciato dal malgoverno locale, Regionale e nazionale, ha perso interesse per le vicende politiche del proprio Paese; creare e/o rinnovare i circoli di Forza Italia nei Comuni di residenza, mettendo al centro della vita politica locale giovani con provate competenze professionali e spiccate doti morali, e coloro che hanno voglia di coinvolgere chi ha perso fiducia nella Politica. Un esempio su tutti è la recente apertura del circolo Forza Italia di Siderno, di cui faccio parte, unitamente a persone competenti e appassionate, che è riuscito a catalizzare l’interesse di un considerevole numero di cittadini. Il problema principale è quello della Sanità, la cui soluzione è a gran voce invocata e auspicata dall’intera collettività, costretta a continue migrazioni sanitarie alla ricerca di cure idonee; le maggiori criticità sono rappresentate proprio dall’Ospedale di Locri, dove i medici – che hanno più volte denunciato la carenza dei Livelli Essenziali di Assistenza - sono costretti a operare espletando turni massacranti a causa della grave carenza di organico cui la sinistra non è riuscita a porre rimedio per incapacità e inefficienza politica, relegando così il diritto alla salute a un diritto di serie B. Reparti indispensabili come ortopedia, pediatria, oncologia e lo stesso Pronto Soccorso sono sul punto di cessare ogni attività, altri sono già stati accorpati presso ospedali lontani dalla Locride, che conta qualcosa come 140mila abitanti. E ancora i trasporti, sempre più carenti con rischio di isolamento e grave pregiudizio che si riverbera sul turismo, vero volano per la ripresa economica della nostra regione. Poi l’occupazione giovanile, ai minimi storici nella nostra terra per la quale è necessario investire risorse sfruttando le opportunità che il territorio offre, turismo e agricoltura su tutto. Vedrei bene, cosi come proposto da Francesco Cannizzaro, un Decreto Locride che affronti e risolva in uno tutte le problematiche più stringenti. Anche se con sacrificio riesco a conciliare i due ambiti perché l’impegno politico, al quale dedico gran parte della mia giornata, è vissuto con grande serenità. Addirittura, nella sua applicazione pratica, si presenta a volte complementare con la mia professione di avvocato, che mi consente non di rado, nella veste di consigliere comunale, di risolvere problemi che quotidianamente i cittadini mi presentano. Comunque, nonostante la determinazione e l’impegno profuso nell’attività ed esperienza politica, la mia attenzione alla famiglia è imprescindibile, poiché la ritengo essere il nucleo per la ricostruzione dei valori civili e sociali che, purtroppo, hanno subito un grave decadimento che ha contaminato il modo stesso di fare politica. Certamente la Famiglia, una crescita professionale che mi consenta di proseguire con competenza e determinazione nel mio percorso politico contribuendo così, questo è il mio auspicio, alla risoluzione dei problemi che da decenni affliggono il territorio, precludendone crescita e sviluppo. Jacopo Giuca

Lunedì è stato approvato il Piano Strutturale Comunale di Locri. Di grande importanza per l’assessore all’urbanistica dimissionaria Evelina Cappuccio, è frutto dello sviluppo dello strumento urbanistico elaborato nel 2004 dall’amministrazione Barbaro e dà nuove prospettive di sviluppo alla città.

Si è insediata martedì mattina la Commissione Pari Opportunità della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Tra le 15 componenti dell’Organo paritetico anche due donne della Locride: il sindaco di Caulonia Caterina Belcastro e il membro del PD di Siderno Giusy Massara in qualità di vicepresidente.

Completato l’organigramma della sezione calabrese dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, che accoglie nel suo organo esecutivo nuovi amministratori. Tra essi, anche il sindaco di Locri Giovanni Calabrese che, assieme a Franco Candia, potrà dare la giusta voce alla Locride in seno all’Assemblea.

Giovedì si è svolta la conferenza stampa di presentazione del Movimento Politico culturale frutto della confluenza del Comitato Popolare Metropolitano, del Comitato 22 ottobre e dell'Associazione degli Imprenditori Reggini, in prima linea sui temi di giustizia, Stato di diritto e ruolo degli enti locali.

Per Marco Schirripa i problemi principali della Locride sono l’isolamento e il lavoro. Per Vincenzo De Leo la Sanità, la cui soluzione è a gran voce invocata e auspicata dall’intera collettività.


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DE.PA.IM: 50 anni

di esperienza e competenza Da 50 anni la DE.PA.IM srl, consolidata impresa di costruzioni del territorio, opera sul mercato con alta professionalità e garantendo una riuscita dei lavori a regola d’arte. Al vertice dell’impresa Vincenzo Sgambelluri, nato e cresciuto a Siderno, che da sempre coltiva una grande passione per le costruzioni. Già in tenera età amava realizzare casette in argilla e da allora il suo talento è cresciuto a dismisura. Oggi Vincenzo Sgambelluri può vantare una grandissima esperienza e conoscenza del campo dell’edilizia. Nata come Impresa Costruzioni Generali, già dal 1980 la sua ditta si specializza in pavimentazione industriale al quarzo ottenendo un positivo riscontro sul mercato e crescendo di anno in anno, sia in termini di addetti che per volume di affari. L’impresa si aggiudica appalti in 95 Comuni della Calabria, 5 della Sicilia e 2 della Basilicata, eseguendo 500.000,00 mq di pavimentazione. Nel settore della Pavimentazione Industriale al quarzo e resina utilizza i sistemi più tecnologicamente avanzati, con elevati standard qualitativi, così da garantire al cliente ottime caratteristiche in termini di funzionalità, durabilità, aspetto

estetico, facilità di manutenzione e pulizia. Grazie a macchinari di eccellenza è possibile realizzare fino a 1000 mq di pavimentazione in un giorno. Altro settore in cui la DE.PA.IM. si distingue per la sua alta professionalità è la Deumidificazione dei muri attraverso lo sbarramento chimico e intonaci macro-porosi. Grazie al supporto di tecnologie avanzate – tra cui il misuratore igrometrico elettrico – e i continui aggiornamenti con le migliori aziende chimiche mondiali, la DE.PA.IM si pone ai primi posti in Calabria e Sicilia nel settore della Deumidificazione muraria, risolvendo, negli anni, tale problematica in diverse chiese, conventi, palazzi storici, vecchi manieri, costruzioni in cemento armato. In particolare, l’impresa affronta e debella 10 tipi di umidità: Ascendente, Discendente, Accidentale, di Condensa, Elettro-smog, Igroscopica, per Fattori Elettrofisici, di Rilascio delle nuove costruzioni, di Contatto con il terreno freddo, per Fattori Chimici. La DE.PA.IM, inoltre, è altamente specializzata nel settore del Restauro, recupero e valorizzazione di case e immobili di valore, grazie al supporto di professionisti del settore: architetti, tecnici specializzati e maestranze altamente qualificate. La DE.PA.IM. propone una scelta vastissima di soluzioni, il meglio che il settore possa offrire: tegole e coppi invecchiati, mattoni a mano e gli ultimi ritrovati tecnologici, quali malte traspiranti e termico-acustiche, pitture a base di silicati traspiranti, anti-sale, a elevate capacità antimuffa e anticondensa, idrorepellenti, resistenti all'inquinamento atmosferico. Dal 1968 sul mercato, la DE.PA.IM ha contribuito a scrivere la storia del territorio realizzando, oltre a bellissimi edifici di edilizia residenziale, punti vendita di prestigio come, ad esempio, il Centro Commerciale La Gru, il luogo più frequentato dagli amanti dello shopping della Locride e non solo, che si sviluppa su una superficie di ben 33.000 mq. Ma la professionalità di DE.PA.IM. è stata scelta anche al di fuori della Costa di Gelsomini. Tra gli interventi più importanti i lavori di pavimentazione presso: il Parco Commerciale “La Cometa” di Taurianova; l’Aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria; la base Nato di Sigonella, a Siracusa; le officine della Gazzetta del Sud, a Messina; i depositi Sammontana, a Milazzo; la sede di Catania della Mangiatorella. Scegliere DE.PA.IM è una garanzia di successo al 100%. Una bella realtà che continua a crescere e a essere riconosciuta ovunque per la serietà e la qualità inimitabile.

DEUMIDIFICAZIONE PAVIMENTAZIONE INDUSTRIALE IMPERMEABILIZZAZIONE


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Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

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IN BREVE

Forza, tifosi! Il Siderno Calcio ha bisogno di voi! Forza, tifosi! Il Siderno Calcio ha bisogno di voi! Il Siderno Calcio 1911 sta svolgendo un campionato in linea con le premesse fatte dalla società durante il ritiro di Monasterace. Pienamente rispettate le aspettative espresse a inizio campionato dal presidente Raffaele Salerno, che sta dedicando un impegno senza eguali alla conduzione della squadra assieme ai suoi più stretti collaboratori: Canzonieri Travel, Enzo Commisso, Futia Manhattan, Nicola Gullace, Romeo, Stalteri, Vumbaca, il Direttore Generale Silvano e lo sponsor Giovinazzo, senza dimenticare mai l’eccezionale Pasquale Sgotto, che resterà sempre nei nostri cuori! Anche se siamo scalati dal secondo al quinto posto in classifica, è stato meraviglioso vivere il girone d’andata da capolista solo grazie al nostro eccezionale impegno e senza effettuare le spese folli delle squadre disposte a spendere tanto, tantissimo pur di programmare la vittoria. E meravigliosi, a dir poco, sono stati anche i tifosi che non hanno mai lasciato sola la squadra, dandole il loro preziosissimo supporto in ogni sua avventura domenicale. Ma gli sportivi dove sono? Durante un confronto diretto con una delle nostre più temibili avversarie ne abbiamo visti tantissimi, più di quanti non se ne fossero riversati nella tribuna opposta, eppure sono scomparsi duranti tutti gli altri appuntamenti, anche se la società, con grande onestà intellettuale, non ha illuso nessuno e sta, anzi, facendo più di quanto sia in suo potere. Nel ricordare ancora una volta che il prezzo del biglietto è il più basso della categoria, voglio pregarvi di sostenere la nostra squadra con maggior passione nello sprint finale, affinché l’impegno di tutti possa farci raggiungere l’obiettivo promesso: il secondo posto e, perché no, gli spareggi finali per la conquista di un posto in serie D. Mi rivolgo a voi, meravigliosi tifosi: questo pomeriggio gioca la vostra squadra del cuore, non facciamole mancare, come purtroppo avvenuto in altre occasioni, il nostro sostegno. Torniamo a svolgere il ruolo di dodicesimo uomo che ci spetta! Tutti a Scalea! Giuseppe Belligerante

Gli “Amici della pineta”e le elezioni politiche del 4 marzo In vista delle prossime elezioni del 4 marzo, gli “Amici della pineta” avvertono con preoccupazione, le tensioni che affliggono la comunità nazionale, per un confronto tra le forze politiche, ove manca un qualunque progetto da proporre agli elettori, per lo sviluppo democratico del nostro Paese. Preoccupazione la nostra, percepita anche oltre confine, da tutte quelle forze democratiche che si aspettano dall’Italia un valido contributo per la costruzione di una solida e democratica comunità Europea, come delineata nel “manifesto di Ventotene” dai fratelli Rosselli e dai loro compagni di esilio. Un tempo, quando i partiti nel nostro Paese, mantenevano un corretto rapporto di rappresentanza tra cittadini e istituzioni, poteva accadere che si pensasse al giorno delle elezioni come ad un giorno di festa; e la vicenda elettorale appariva come il momento in cui si affermava la sovranità popolare nella scelta per il futuro del Paese.

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SIDERNO

Perchè abbiamo bambini tanto maleducati? Gentilissima Direttrice del giornale “Riviera”, la prego di confortarmi con la sua autorevolezza in una semplice constatazione: è secondo lei accettabile che a Carnevale i bambini e giovani fanciulli scatenino il loro istinto distruttivo? Mi sono ritrovata a fare una semplice passeggiata domenica scorsa, e in piazza ho trovato l’inimmaginabile. Tutta la pavimentazione, specie sul lato “via Marina”, era ricoperto di schiuma bianca, coriandoli e vetri di bottiglie rotte, oltre che di cartacce, plastica e lattine. I coriandoli erano ricoperti da altra sporcizia, inzuppati in una sorta di pastone melmoso di spruzzi colorati. Una pesante fioriera di plastica era stata rovesciata e distrutta, la terra e le piante hanno occupato l’intero scivolo di accesso alle sedie a rotelle, come può evincere dalle fotografie inviate. La scena non aveva nulla di apocalittico, solo di deprimente e squallido: una inutile dimostrazione di disprezzo per i beni pubblici

(anche se ritengo che la fioriera fosse privata), e di inciviltà. Il carnevale dovrebbe essere una festa allegra, sì, è vero ha tradizioni non linde e pinte, un po’ trasgressive e a volte efferate, ma qui siamo oltre il significato della tradizione, che si è spento da decenni. Non essendoci più manifestazioni di gruppo, sfilate, momenti di aggregazione sociale, i giovani trovano nel carnevale un giorno “senza regole” una sorta di “Purge” (mi riferisco al film), dove tutto è concesso, anche la distruzione immotivata. Che piacere si prova nel gettare quattro gerani agli angoli di una piazza? A impedire l’accesso ai disabili? I genitori dov’erano? Perché abbiamo a Siderno e in Italia bambini tanto, ma tanto maleducati e violenti? Perché poi stupirsi del bullismo scolastico e delle violenze tra insegnanti e allievi? Grazie Direttrice, vorrei rispondesse a queste poche domande. La lettrice Loredana S.

Il vetusto acquedotto comunale di Locri

A tutti noi, fin dall’adolescenza, è stato insegnato che l’acqua è un bene universale, prezioso per la vita di tutti gli esseri viventi e che bisogna farne buon uso, evitando gli sprechi. Anche l’Amministrazione Comunale di Locri in più occasioni, soprattutto in estate quando l’acqua scarseggia, ha esortato la popolazione a evitare consumi inutili. Si verifica, però, che l’acquedotto comunale, in verità vetusto, perda acqua da non poche parti, una delle quali è riscontrabile nel tombino sito in Via I Maggio, angolo Piazza Nassiriya della nostra Città. Nel tombino, infatti, fluisce da più di un anno acqua limpida proveniente, come è stato accertato da privati, da una rottura prodottasi nella condotta sotterranea adiacente. L’inconveniente è stato più volte segnalato, anche per iscritto, ai competenti Uffici comunali, ma…

l’acqua continua placidamente a riversarsi nel tombino. È il caso di aggiungere che alle rimostranze degli abitanti della zona, dipendenti dell’Ufficio Tecnico cittadino hanno saputo solo esprimere l’avviso che il guasto potrebbe essersi verificato nella condotta appartenente alla Sorical, fornitrice del prezioso liquido, e che pertanto a quell’Ente spetterebbe la riparazione. Risultato: nessuno! Una domanda si impone: il conto dell’acqua sprecata, a quale dei poco solerti Enti deve essere addebitato? Francamente, i cittadini, che sono insoddisfatti da siffatti comportamenti e che già si sentono oberati dalle tante gravose imposizioni, chiedono con determinazione che il canone relativo al servizio idrico integrato venga commisurato esclusivamente al consumo di cui si trae beneficio.

IL RICORDO

È GIA PASSATO UN ANNO DALLA TUA SCOMPARSA, MA IL DOLORE NEL NOSTRO CUORE È ANCORA VIVO. HAI LASCIATO UN VUOTO ENORME... MANCANO I TUOI SORRISI E I TUOI CONSIGLI, LA TUA SIMPATIA TRAVOLGENTE E CONTAGIOSA, LO STARE INSIEME CHE ERA LA NOSTRA PIÙ GRANDE FELICITÀ. la tua famiglia

RICORDANDO....

In ricordo di Giuseppe Sgambelluri

In ricordo di un uomo semplice e buono. In ricordo di un uomo onesto e affettuosamente disposto verso il prossimo. A dieci anni dalla tua dipartita, vivi ogni giorno nei pensieri e nel cuore di chi ti ha conosciuto e amato. Grazie per tutto quello che hai fatto per noi. La tua famiglia.

IN BREVE

13 febbraio: giorno della memoria del “sud” Anche il popolo mediterraneo ha un suo giorno della memoria, così come altri popoli che hanno subìto perdite di vite, economia e futuro. Il genocidio del “sud” si ricorda ogni 13 febbraio, come deliberato l’anno passato dalla regione Puglia e Basilicata. In questo giorno, nel 1861 cadeva l'ultima fortezza borbonica, quella di Gaeta, che riuscì a resistere molti mesi contro l’invasore sabaudo. Il Regno delle due Sicilie perdeva la sua millenaria indipendenza e scompariva: dai libri, dalle strade, dalla memoria. Quello di voler a tutti i costi ottenere un giorno di commemorazione, per noi ha uno scopo preciso che è quello di poter parlare apertamente di questo argomento e cercare di recuperare ciò che non è andato perduto, perché grazie a Dio rimangono documenti scritti e memorie tramandate oralmente che hanno consentito il recupero di una storia tutta nostra ma taciuta, perché sconveniente per chi quella guerra la vinse. In questo giorno si commemorano le vittime meridionali, soprattutto civili, della ferocia sabauda. Tutto questo non lo troverete sui libri di scuola. Brigantessa Serena Iannopollo


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Sabato 24 febbraio | h 22:00 | La Cascina 1899 | Roccella Jonica

La Cascina in musica con Loccisano TRIO

Un live che diviene film in una location straordinaria come le sale de “La cascina”. «Sarà una serata densa di emozioni» dice Loccisano. «Presentiamo “Solstizio”, l’album nuovo, ma partiamo dai due precedenti lavori, “Battente italiana” e “Mastrìa” Tre album, un metodo codificato tutto suo, collaborazioni d’eccellenza e innumerevoli partecipazioni a festival internazionali. Lui e la sua magica chitarra battente: tutta in un imperdibile live, la straordinaria storia artistica di Francesco Loccisano, sabato 24 febbraio 2018, inizio alle 22.00, nello scenario elegante de “La cascina 1899”, strada Statale 106, a Roccella Jonica (RC). Lo storico locale della Riviera dei Gelsomini, simbolo di gusto e ospitalità, all’insegna dello slogan “La Cascina in musica”, in collaborazione con l’associazione culturale “Battente italiana”, ha scelto di promuovere uno spettacolo unico, con Loccisano protagonista, insieme a Tonino Palamara (batteria e percussioni) e Nicola Scagliozzi (contrabbasso). Un evento che sarà documentato con una video-produzione, curata da Aldo Albanese, in cui, alla fine, sarà protagonista anche il pubblico presente. Dagli inizi ai palcoscenici internazionali, l’appassionante viaggio nella musica di Francesco Loccisano per un live che diviene film in una location straordinaria come le sale de “La cascina”. «Sarà una serata densa di emozioni» dice Loccisano. «Presentiamo “Solstizio”, l’album nuovo, ma partiamo dai due precedenti lavori, “Battente italiana” e “Mastrìa”. Tre dischi per me molto importanti, magici come il numero tre, il numero perfetto, quello della creazione. Ed è magica, appunto, la mia chitarra battente che mi ha condotto in questo percorso straordinario attraverso grandi festival, progetti all’estero, film e collaborazioni che mi hanno fatto crescere. Abbiamo in serbo ancora tante sorprese perché la battente non finisce di stupirmi e stupirà ancora anche voi regalando sonorità imprevedibili, sempre coinvolgenti. Nata come strumento per accompagnare, si è fatta scoprire in tutta la sua versatilità e perciò ho scelto di darle centralità e di farla dialogare con altri strumenti, solo apparentemente distanti, come in questo caso, con il contrabbasso e le percussioni». Entusiasta anche l’organizzatore dell’evento, Salvatore D’Agostino, titolare della “Cascina”: «Il connubio cibo e musica è ormai storico per il nostro locale – dice D’Agostino ⎼. In passato abbiamo ospitato artisti provenienti da ogni parte d’Europa, eccellenze di diversi ambiti musicali, ora abbiamo scelto di portare alla “Cascina”, con Loccisano, la musica che nasce sul nostro territorio, l’arte che esprime l’intensità della Locride. Per il gusto, daremo spazio a una cena realizzata a quattro mani, con i migliori piatti della cucina calabrese insieme a quelli del Sudtirol, grazie alla collaborazione con la cantina “Produttori Bolzano” e l’azienda “Rossi di Arangea”». Tra musica, ottimo cibo e vini, un’imperdibile esperienza sensoriale: «Pietanze straordinarie e musica rappresentano insieme cibo per l’anima» conclude Loccisano, invitando tutti sabato prossimo alla Cascina.


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LA CALABRIA SI SALVERÀ CON UNA TERAPIA D’URTO CHE PREVEDE IL 45% DEGLI

INVESTIMENTI PUBBLICI A SUD, SBUROCRATIZZAZIONE, ATTENZIONE ALLE INFRASTRUTTURE E ARGINAMENTO DELLA SANITÀ MALATA.

Voce ai candidati

Continua la nostra carrellata di candidati territoriali alle Elezioni Politiche 2018. Questa settimana diamo voce a sei aspiranti parlamentari presenti nel Collegio Plurinominale Calabria 02 per la Camera dei Deputati.

1

servizio di Jacopo Giuca

2

Qual è la vostra ricetta per fare ripartire in tempi brevi il nostro territorio?

Ha individuato un punto nel programma dei vostri avversari che trae in inganno gli elettori?

3

È sempre attuale il problema della distanza tra elettorato e politica. Come pensate di colmarla?

I PROGRAMMI DEI PARTITI COSIDDETTI “CLASSICI” SONO UN GUAZZABUGLIO DI RIPETIZIONI E DI PROMESSE ELETTORALI IRREALIZZABILI. TUTTI PARLANO ALLA PANCIA. NESSUNO SI RIVOLGE AL CUORE PERCHÉ NON È CONVENIENTE.

SE LA POLITICA NON ASCOLTA I BISOGNI REALI DELLE PERSONE NON VIVE IL PROPRIO TEMPO, NON RIESCE A CREARE LE CONDIZIONI PER INVESTIRE NELLA PROPRIA TERRA, È UNA POLITICA CHE NON RISOLVE I PROBLEMI.

PER FAR RIPARTIRE LA CALABRIA È NECESSARIO

PROGRAMMARE UN PIANO DELLE INFRASTRUTTURE. ALTA VELOCITÀ, EFFICIENTAMENTO DELLA FERROVIA JONICA, COMPLETAMENTO DELLA 106…

L’INTERA IMPOSTAZIONE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEGLI ALTRI PARTITI POGGIA SU UN’INTERPRETAZIONE FUORVIANTE DELLA REALTÀ, SECONDO LA QUALE TUTTO VA MALE.

SERVE QUALITÀ DELL'INSEGNAMENTO, OGGI INGIUSTA-

MENTE DIVERSA NELLE AREE D'ITALIA. VANNO GRATIFICATI I DOCENTI SUL PIANO ECONOMICO E BISOGNA ELIMINARNE IL PRECARIATO.


Rita Commisso - Liberi e Uguali 1. No a servilismi e logiche di potere. Tutela e centralità del lavoro con una terapia d’urto che prevede il 45% degli investimenti pubblici al Sud. Zona Economica Speciale, con cuore a Gioia Tauro ma con tentacoli su tutto il territorio e con, necessariamente (altrimenti sarebbe monca), investimenti che puntino alla trasformazione e alla valorizzazione delle risorse locali e alla sicurezza del territorio. “Sburocratizzazione” per rendere facili e fruibili le procedure. Ripristino delle spese per le infrastrutture al Sud, basti pensare alla SP2 Bagnara CalabraBovalino o alle linee ferroviarie. Arginare il dato della “Sanità malata” ponendo fine, una volta per tutte, al Commissariamento della Sanità calabrese, ai prelievi forzosi e alle varie “smemoratezze” che hanno determinato lo sfascio della nostra Sanità.

2. Le belle parole che incantano e di cui, ormai, siamo tutti stanchi: flat tax, riforme fiscali, europeismo. Non aver acceso i riflettori sulla questione meridionale, sui nostri giovani costretti a emigrare e credere che gli effetti tra centronord e sud siano gli stessi, ponendoli sullo stesso piano. Scoprire che tante pagine di programmi elettorali non sono altro che copia-incolla da Wikipedia, articoli di giornale o dossier. 3. L’unico percorso per colmarla si fa strada facendo, restituendo fiducia e dignità, dimostrando coi fatti, e non con le parole e gli slogan, che la politica non è un mestiere, non è un affare per le lobby ma è passione, serietà, abnegazione, onestà. È Bene Comune!

Gianfranco Sorbara - Partito Valore Umano 1. La mia candidatura è già di per se stessa un punto di partenza positivo: sono infatti l’unico candidato in posizione utile della provincia. Avere ricette e soluzioni per i territori significa conoscerli e viverli, non fare passerelle politiche solo nei momenti elettorali. Oggi Reggio Calabria e la Locride vivono una campagna elettorale condita quasi esclusivamente da candidati cosentini e catanzaresi: perché dovremmo continuare a votarli? Che risultati hanno prodotto in questi anni? 2. I programmi dei partiti cosiddetti “classici” sono un guazzabuglio di ripetizioni e di promesse elettorali irrealizzabili. Tutti parlano alla pancia delle persone di immigrazione, economia ed Europa. Nessuno si rivolge al cuore perché non è politicamente “conveniente”; noi, invece, abbiamo inserito il cuore anche nel simbolo elettorale proprio perché scegliamo la strada più difficile ma gratifi-

cante, quella di dire la verità sempre e comunque per ridare credibilità alla politica dopo anni di delusioni e illusioni. 3. Rifacendomi alla prima domanda ricordo a me stesso e a tutti gli elettori i pilastri sui quali è nato e si fonda il Partito Valore Umano: meritocrazia e autodeterminazione dei territori. La politica deve tornare a essere tra la gente e per la gente; mai più rappresentanti paracadutati dalle segreterie nazionali e avulsi dai territori, il vuoto lo si potrà colmare solo eleggendo donne e uomini conosciuti e apprezzati dai cittadini, non per partito preso o per indicazione delle segreterie nazionali.

Domenico Giannetta - Forza Italia 1. Le ricette sono sempre le stesse; il problema non è l'obiettivo, ma il risultato. I nostri governi regionali non sono riusciti a incidere nello sviluppo in modo organico. Si è lavorato a macchia di leopardo senza costruire un’identità unitaria. Ci sono realtà che funzionano malissimo ed eccellenze. Lo sviluppo della Calabria passa dal raggiungimento della normalità e la si può ottenere rispondendo ai bisogni fondamentali del territorio, primo fra tutti il lavoro. 2. Trovo decisamente debole l'idea del reddito di cittadinanza proposta dal Movimento 5 Stelle. Non porta occupazione ed equità sociale, ma ci riporterebbe a sistemi assistenziali che hanno prodotto più danni che benefici. Pensare poi di recuperare i fondi aumentando le tasse sul gioco d'azzardo dichiarando di voler combattere la dipendenza, ma di fatto sfruttandola mi sembra un cane che si

morde la coda. 3. Siamo sicuri che sia così? Non è così nella mia esperienza personale. Io vivo costantemente a contatto con i miei elettori. Ascolto il loro bisogni, le loro preoccupazioni. Se la politica non ascolta i bisogni reali delle persone non vive il proprio tempo, non riesce a creare le condizioni per investire nella propria terra, è una politica che non parla al cuore della gente e non risolve i problemi. Però attenzione a chi usa l'antipolitica in modo strumentale per fare politica. Il Movimento, per esempio, ha ricandidato gli uscenti, consolidando così di fatto le strutture di potere a discapito della proclamata democrazia dal basso.

Giuseppe Serranò - Fratelli d’Italia 1. Per far ripartire la Calabria è necessario programmare un piano delle infrastrutture. Alta velocità fino a Reggio Calabria, efficientamento della ferrovia Jonica, completamento della 106 e delle trasversali Jonio-Tirreno toglierebbero dall’isolamento il nostro territorio, creerebbero lavoro e attirerebbero investimenti. Essenziale anche la realizzazione di porti turistici e la valorizzazione dei beni storici, artistici e archeologici per puntare sul turismo culturale. 2. Il reddito di cittadinanza venduto dai pentastellati come la “panacea” per affrancare dal bisogno i ceti meno abbienti. Credo che non risolva i problemi della disoccupazione né sia la strada da indicare alle nuove generazioni. La soluzione è la “cultura del lavoro” sia come fonte di reddito che come realizzazione personale di ogni individuo. Ovviamente, per fare ciò, è necessario puntare sul

rapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. 3. La politica decaduta e il suo esercizio sempre più spesso finalizzato a scopi personali disorientano e creano disaffezione. Credo non ci si debba arrendere. Ognuno deve assumersi la responsabilità esercitando uno dei diritti fondamentali che sta alla base della democrazia partecipativa: il voto. I partiti hanno un compito fondamentale perché la politica torni a occuparsi del bene pubblico. Devono favorire il processo di selezione della classe dirigente attraverso un continuo confronto interno e la garanzia di accesso alle più alte cariche da parte dei più capaci e meritevoli.

Antonio Viscomi - Partito Democratico 1. Voglio cercare di scrivere questa ricetta in prima persona confortandomi sul tema con i cittadini, a cominciare dalle ragazze e dai ragazzi di questa terra, che non possono avere come unica alternativa l'emigrazione, ma devono riscoprire, nella propria realtà di appartenenza, nuove opportunità e una visione strategica per realizzare un sogno comune, un’impostazione che, in definitiva, coincide con il fine ultimo della Politica. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso un’adeguata rappresentanza politica del nostro territorio, sostenendo i tanti processi di cambiamento sociale e politico della Calabria attraverso un azione mirata sul piano del lavoro, della sicurezza, del welfare, dell’attenzione ai bisogni e dei diritti civili. 2. Più che concentrarmi su un singolo punto ritengo che ingannevole sia

l’intera impostazione della campagna elettorale degli altri partiti. Poggiano tutti su un’interpretazione fuorviante della realtà, secondo la quale tutto va male, sottolineando non tanto le intenzioni di governo, quanto gli errori degli altri. Ne risulta che nessuno voterà certi partiti per il loro progetto politico, ma perché rancorosi e arrabbiati. 3. Stando in mezzo alla gente, ascoltandone i bisogni, le incertezze, le paure, non per cavalcarle, come fanno gli altri, ma per risolverle. Dobbiamo migliorare nella comunicazione e nel contatto con i cittadini, una questione sulla quale spero di riuscire a dire la mia affinché la sinistra torni ad avere un rapporto privilegiato con il popolo!

Dalila Nesci - Movimento 5 Stelle 1. Il reddito di cittadinanza a chi vive sotto la soglia di povertà. È una misura necessaria e urgente, per cui abbiamo trovato le coperture. Ai singoli sino a 780 euro e alle famiglie con 4 componenti fino a quasi 2000 euro. Abbiamo previsto anche le risorse per la formazione al lavoro e norme affinché non si abusi del sussidio. Ne deriverebbe una ripresa economica, perché oggi, con la crisi, non spende più nessuno. Il provvedimento rivoluzionario cancellerebbe la dipendenza delle masse dalla politica e sottrarrebbe i bisognosi dal reclutamento della criminalità organizzata. Assieme abbiamo previsto le pensioni di cittadinanza, al fine di garantire anche gli anziani poveri. 2. Il federalismo nella scuola proposto dal centrodestra è la negazione dell'istruzione pubblica, che invece deve uscire dalla logica aziendalistica voluta

dalla Lega. Serve qualità dell'insegnamento, oggi ingiustamente diversa nelle aree d'Italia. Vanno gratificati i docenti sul piano economico e bisogna eliminarne il precariato. Infine il programma Lavoro del Pd è una contraddizione unica: il partito ha trasformato i lavoratori in sfruttati. 3. Con l'esempio. Abbiamo rinunciato ai rimborsi elettorali per 42 milioni e restituito indennità che ci spettavano per 23 milioni. Abbiamo dimostrato di stare con i cittadini, non con le banche, amiche dei partiti. La commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche, istituita tardi per colpa di PD e Forza Italia è merito del Movimento. La chiesi ufficialmente nel lontano 2013.


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LO ZIBALDONE

Il cambio di casacca dei parlamentari Il popolo italiano si sa che è definito pallonaro. Se lo riferiamo al calcio, recentemente si è aperta una discussione sull'esultanza del calciatore juventino Bernardeschi dopo il gol segnato alla Fiorentina, sua ex squadra. Povero popolo allorquando tale gesto provoca accesi dibattiti ed interventi di “autorevoli opinionisti”! Ma il cambio di casacca per un calciatore professionista è del tutto normale. Perché scandalizzarsi se esulta dopo aver segnato una rete? Trovo, in tutta onestà, più scandalistico il cambio di casacca dei parlamentari. Apprendo che fra i candidati non troveremo Dorina Bianchi che in quattro legislature ha cambiato più volte casacca alternandosi fra UDC, PDL e PD. Di professione è neuroradiologa. Mi si perdoni la considerazione. Se riporta nella professione la capacità di “radiografare” la società italiana come ha fatto in quattro legislature non c'è, da parte dei suoi pazienti, motivo di stare allegri. Altrettanto ha fatto Antonio Gentile che, anche lui, in quattro legislature si è barcamenato fra Forza Italia e NCD, non disdegnando la nomina di sottosegretario al ministero dello sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni.. Non si presenta più ed ha dichiarato che lui, però, la politica ce l'ha nel dna. A sostegno di questa sua affermazione candida il figlio Andrea. Luciano Regolo, Direttore de L'Ora della Calabria, a Report ha dichiarato: Era accusato del fatto che l’azienda sanitaria locale gli avesse procurato – come dire – queste consulenze molto ben pagate, senza fare sostanzialmente poco o nulla. La notizia che non vogliono sia pubblicata è quella dell’apertura di un’inchiesta a carico di Andrea Gentile, figlio del senatore Tonino Gentile. Mentre invece Gentile junior, prosciolto dall’inchiesta, è stato nominato nel CdA dell’Istituto dei Tumori. Ma con quali requisiti? Ha una laurea in giurisprudenza. E, poi, ci lamentiamo della sanità? A proposito, un'ultima considerazione. Sapete quanti sono stati i cambi di casacca nell'ultima legislatura? Purtroppo 546. Qualcuno propone di multare i propri parlamentari che dovessero fare il salto della quaglia. Se non lo sa gli ricordo che non è possibile in quanto l'art.67 della Costituzione recita: Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Signori candidati, mi permetto umilmente di darvi un consiglio. Non parlate più dei giovani ma parlate con i giovani. Non soltanto quelli che vi portano i grandi elettori agli incontri. Andate a trovarli nei loro paesi, nei loro borghi, nelle loro campagne. Parlate ai loro cuori, ai loro sogni, alle loro aspettative. E, soprattutto, non prendeteli in giro. Se l'ospedale è pieno di topi non dite loro che sguinzaglierete centinaia di gatti! Tonino Carneri

L’INTERVISTA A OTTAVIO AMARO

“Senza la Locride non esiste né Calabria né Città Metropolitana” Come nasce la sua candidatura per il collegio n. 4 del Senato? È stata una scelta naturale che viene da lontano. Voltandomi indietro posso dire di avere intrecciato la mia vita alle vicende della Calabria fin da ragazzo. Ho scelto di studiare qui e di lavorarci. La Calabria è stata il cuore della mia passione: del mio impegno politico e dei miei studi. Ho frugato tra le sue piaghe e le sue straordinarie potenzialità soffrendo come tutti i calabresi nel vederle non utilizzate o sprecate. La spinta per l’impegno politico e quella verso la mia professione di docente universitario hanno la stessa radice: la voglia di far crescere e trasformare la Calabria assieme ai calabresi di buona volontà. Per questo ho fatto il sindaco tanti anni combattendo coi problemi quotidiani della mia comunità e, nello stesso tempo, li ho studiati e approfonditi all’università. Da Segretario dell’Autorità di Bacino ho conosciuto le nostre fragilità idrogeologiche ma anche le nostre qualità e le nostre risorse. Per me, mi faccia citare Repaci, “nascere in Calabria è un privilegio”. Che idea ha della Locride? Senza la Locride e senza lo sviluppo di tutte le sue potenzialità non esiste né Calabria meridionale né Città Metropolitana. È uno scrigno di eccellenze:

risorse agricole pregiate, bergamotteti, vigneti; e poi centri urbani traboccanti di storia e tradizioni. Da qui può e deve nascere un’offerta turistica di risorse naturali, culturali e archeologiche. Si può farlo in tempi brevi grazie a risorse umane fatte di associazionismo, imprenditori, ragazzi laureati che sono una speranza solida di cambiamento e di riscatto. Serve una spinta interna. Ma è indispensabile un riscontro nelle politiche metropolitane e nazionali. Per questo è importante essere in Senato con le idee chiare su cosa lavorare e chiedere. Se dovesse indicare delle priorità? Intanto la mobilità. La cosa più difficile per noi è fare entrare ed uscire uomini e merci dalla nostra terra. Siamo isolati in un mondo sempre più connesso e unificato. Significa rinunciare a usare e farsi usare, rinunciare allo scambio tra le nostre potenzialità e quelle dell’intero pianeta. È qui l’origine della nostra marginalizzazione. Quindi: mobilità, cioè collegamento sicuro e efficiente che significa ferrovia come metropolitana di superficie, completamento della nuova statale e della trasversale Bovalino-Bagnara, insieme ad un collegamento più logistico tra paesi interni e costa. E’ poi decisivo un sistema sanitario potenziato a Locri, e servizi più diffusi di assistenza per tutte le fasce d’età e soprattutto per agli anziani. Dobbiamo alzare la testa, rifiutare che la Calabria e la Città Metropolitana si piangano addosso. Non possiamo delegare ad altri il nostro futuro. Abbiamo capacità e intelligenze per autodeterminarci e produrre progettualità. Questo è il mio impegno: lavorare attorno a queste cose assieme ai cittadini e alle comunità della fascia ionica. Spazio pubblicitario elezioni politiche 2018

CALABRESE PER CASO

Senso di appartenenza e politica E’ davvero notevole respirare l’atmosfera pre-voto nelle nostre comunità e, soprattutto, leggere e percepire il fermento intellettuale che contraddistingue un momento di competizione elettorale che, in verità, si nota molto meno in territori nei quali la politica in un modo o nell’altro ha segnato la sua presenza, e in maniera significativa. In questi giorni, ad esempio, sfogliando i giornali o “aprendo” le pagine digitali dei webzine si possono leggere molti interventi nei quali si afferma una sorta di politically correct nelle riflessioni di coloro che si pongono, per dovere o per funzione, a guida delle nostre comunità. Per carità, ogni contributo di pensiero è una ricchezza nel computo delle possibilità di disporre di punti di vista diversi attraverso i quali far maturare un’opinione propria, condividendone o meno i contenuti. Tuttavia, alcuni passaggi molto spesso rischiano di essere vittime delle lusinghe dei luoghi comuni a cui si accompagnano, oltre a non volere credere - forse per un senso di giusta fiducia a beneficio di inventario si potrebbe dire - che in fondo non si viva in una democrazia incompiuta e che un ordine sociale diverso e più partecipato possa essere ancora un obiettivo a cui mirare. Non vi sono dubbi che uno degli imperativi democratici sia quello di […] Non trascurare il valore civile e sociale del voto …[…] poiché esso dovrebbe permettere l’esprimersi di una politica sociale diffusa vista, questa, come impegno per la Comunità senza riserve e steccati. Ciò nonostante, bisognerebbe allora cercare di comprendere come si possa intendere una politica sociale che prescinda dal colore e che magari possa trasformarsi, alla fine, in una

sorta di nemesi di se stessa rinunciando alle ragioni del partito che, come è evidente, sono sicuramente dominanti rispetto alle ragioni dei territori. Purtroppo, a tali ottimistiche indicazioni risponde sia il livello che la “qualità” dello scontro che si osserva ogni giorno. Uno scontro costruito su altre argomentazioni dal momento che, al di là della conquista del consenso, è la legge elettorale che tecnicamente dimostra tanto, alla fine i cittadini accedono al voto – pur scegliendo il colore che più li identifica - per ratificare scelte fatte altrove, senza possibilità di incidere nel preferire l’uno o l’altro dei candidati. Scelte ben ordinate nei termini di presentazione delle liste e degli eleggibili quanto nella suddivisione dei collegi operate secondo previsioni di successo e di certo non secondo le ragioni di rappresentatività. Modi e intenzioni che dimostrano quanto più che della prossimità all’elettorato si sia utilizzata la regola delle preservazione di una politica senza anima. Insomma, se […] “votare significa esprimere un senso di appartenenza …[…] si dovrebbe avere il coraggio di dimostrare come, quanto e in che misura una così evidente verità si possa conciliare con una gestione eterodiretta delle intenzioni di voto da parte di tutti i partiti in corsa prim’ancora che queste possano esprimersi in piena libertà. Esprimere un senso di appartenenza, insomma, è una cosa seria e, credo, che prima di dimostrarlo in una competizione che dividerà tra vincitori e vinti forse avremmo dovuto farlo nostro unendo e condividendo idee e opere nel quotidiano superando il comodo attendismo e non aspettando una competizione elettorale. Insomma, pur apprezzando da semplice e trascurabile cala-

brese per caso la nobile intenzione per la quale il Vescovo, tra le citazioni precedenti, afferma che […] puntiamo ad una Politica socialmente utile, che edifica la Città educando il cittadino ad accettare il rischio della carità politica, condividendo anche scelte scomode, che relativizzano gli interessi individuali (e gli interessi dei partiti a salvaguardare il proprio potere dove li collochiamo?) e privilegiano forme di partecipazione alla cura della casa comune…”[…], mi chiedo come questa possa essere prodotta da una politica “quotidiana” che viaggia da anni su binari propri e autoreferenziali. Concludendo, pur intravedendo nella lettura una sorta di remake dell’utopica visione della the city upon the hill tipica dello slancio millenarista dei colonizzatori puritani del New England - mutuata dal Discorso della Montagna di Gesù ai discepoli (Matteo 5,17,28 ) - ritengo che costruire oggi una nuova Città del Sole in Calabria cara a Campanella richieda ben altri impegni e sforzi di una campagna elettorale e, soprattutto, un’idea di politica sociale diversa nel senso più nobile del termine. Inoltre, non penso risieda […] “…nell’accettare il rischio della carità politica …”[…] la sfida, ma nella fine dell’assistenzialismo di ritorno, nel riappropriarsi del proprio destino, nell’affermarsi di una volontà di condividere e decidere da se. Una necessità di cambiamento che presuppone un passaggio culturale e civile molto più ampio che va ben oltre un 4 marzo per superare quella teatrale certezza per la quale la politica, quella partitocratica e dei potentati, o la si fa o la si subisce. Giuseppe Romeo

I BRIGANTI

Gattopardi impazziti allo “zoo italico” Mancano poco più di due settimane al fatidico voto, ed ecco che si sprecano i colpi bassi verso questo e quell’altro partito, o movimento… o qualsiasi cosa si muova controvento. Questo sarà IL VOTO! Sì, perché in questo (finto) stato erano anni che non si votava per eleggere il governo, ci stavamo quasi rassegnando ai governi tecnici, qualcuno chinando il capo, qualcun altro scodinzolando. Sta di fatto che il popolo conta sempre meno: lo chiamano persino “gregge” (ma quando riguarda i vaccini va bene!). Assistiamo impotenti ai teatrini che disintegrano i neuroni, e di questo il (falso) popolo itaGliano è ghiotto. Per quanto io sia apartitica non ho potuto evitare di notare l’ultimo penoso spettacolo riguardante i “pericolosissimi pentastellati” manco fossero super mutanti maligni, i quali avrebbero rubato un milione di euro. Il cittadino medio manda giù vari bocconi avariati, e non si chiede di cosa si stia farneticando, poiché difatti nemmeno si parla di soldi pubblici, ma personali (ma chi ha interesse a spiegarlo proprio adesso?). La battaglia politica si fa attraverso tv e giornali in primis, e in questi giorni i media sembrano voler mettere in guardia il cittadino solamente rispetto a cosa potrebbe andare incontro se osasse votare per governi che non hanno ancora sperimentato la vittoria, perché chi prende la strada nuova non sa cosa trova. Sono così bravi a manipolare le informazioni che riescono a causare allucinazioni visive e uditive: ecco che colui che deve votare viene improvvisamente colto da amnesia fulminante e non si ricorda più di quanti politicanti mafiosi ora siano candidati, né di quelli che stanno subendo processi o di quelli già condannati che ancora girano indisturbati su tutto il territorio. No. Il votante medio ti guarda negli occhi minaccioso e dice: “io voglio votare perché è un mio diritto!” Poi si gira e cambia canale, vuole tenersi aggiornato, vuole lacrime e sofferenza, vuole lotta, vuole sangue. Vuole la fiction, la telenovela tipo “il segreto” per fustigarsi davanti allo schermo fino al 4 marzo: giorno in cui tutto cambierà affinchè nulla cambi, come lessi da qualche parte… Brigantessa Serena Iannopollo


GIUDIZIARIA

CONVERSANDO

Voti e “locali” di ’ndrangheta in Piemonte

La Locride che avrebbe fatto impazzire Bacco Nella silenziosa immobilità di un'atmosfera che riconduce ai tempi in cui il Mediterraneo incuteva il rispetto dovuto al dio Nettuno, avvolti dal profumo di zagara e gelsomini, affiorano 25 comuni (Agnana, Ardore, Bianco, Bovalino, Bruzzano, Camini, Canolo, Caraffa del Bianco, Casignana, Caulonia, Ferruzzano, Gerace, Gioiosa Jonica, Grotteria, Locri, Mammola, Marina di Gioiosa Jonica, Monasterace, Placanica, Riace, Roccella Jonica, Sant’Agata del Bianco, Sant’Ilario, Siderno e Stignano) e molteplici vitigni autoctoni da cui sbocciano prelibatezze che avrebbero fatto impazzire lo stesso Bacco. Le colline argillo-marmose, le terrazze ricche di agrumeti, uliveti e vigneti che raggiungono il cuore del Parco Nazionale dell'Aspromonte, il paesaggio lunare delle fiumare e gli interminabili e deserti chilometri di arenili bassi e sabbiosi, custoditi spesso da alte rocce a picco sul Mar Ionio, ribadiscono di essere davvero lontani dal mondo. Qui, dove l'Italia sembra finire tuffandosi nel Mediterraneo arcaico, nascono i vini designati con la IGT “Locride” prodotti nelle varianti bianco, Montonico bianco passito, rosso (anche nella tipologia novello) e rosato. Dal mazzo scelgo una delle carte vincenti, il Montonico bianco passito, un gioiello di rara avvenenza che impreziosisce il panorama enologico calabrese. Arse dal sole e accarezzate da incessanti brezze marine, le uve, provenienti da vigneti composti maggiormente dal predetto vitigno, generano un vino dal grande impatto visivo: una raffinata veste color ambra con riflessi ramati. Un naso intenso, di estrema tipicità varietale, con integri e nitidi sentori di mandorla, agrumi canditi (bergamotto e cedro), miele di castagno, fichi secchi e datteri, lievi note balsamiche e profumi eterei di cera d'api. L'assaggio, caldo, avvolgente, fresco e agile, è in linea per tessitura e dolcezza, con un finale leggermente amarognolo, fine e che si fa ascoltare a lungo. Il retaggio storico e la lunga tradizione vitivinicola della Riviera dei Gelsomini consegna ai buongustai del nettare degli dei la Magna Grecia in questo bicchiere. Sonia Cogliandro

I FRUTTI DIMENTICATI

Lacrima lanata di Ferruzzano VITIS VINIFERA L. a ricerca sulle viti del territorio, svolta in aree marginali , è stata fruttuosa grazie alle persone anziane che in piccole vigne , vicine ai centri dell’entroterra avevano conservato i vitigni degli antenati. Infatti le vigne più grandi erano state abbandonate in seguito all’emigrazione di massa degli anni 50 quando andarono via anche gli zappatori che erano i consumatori primari del vino che essi contribuivano a produrre. Bisogna ricordare che il vino stordiva un po' ma dava molta energia per cui i padroni delle vigne passavano il vino più volte al giorno ai lavoratori e naturalmente talvolta veniva dato non certo il migliore, a coronamento di un parco pasto a base di olive salate, cipolle, lardo , cacio e pane ma in questo caso si poteva essere mal ripagati, mentre pochi passavano un buon vino negli orci da cui si beveva a fontanella ed addirittura un’abbondante pranzo a base di polpette e maccheroni; in questo raro caso il lavoro progrediva velocemente e meglio. L’espediente punitivo per il padrone poco generoso era costituito dall’azione di rivoltare le zolle su parti non zappate e con tale metodo il lavoro appariva portato avanti con alacrità. Naturalmente ogni vigna era costituita da decine di varietà che producevano uve diverse , che venivano calcate assieme. Infatti c’era la convinzione che il vino venisse migliore e più fragrante qualora le varietà fossero tante. Per evitare la selezione la maggior parte dei contadini, prima di piantare una vigna, alla cieca andava a recuperare i tralci in una vigna vecchia. Difficilmente si facevano vinificazioni in purezza e solamente da parte dei ricchi proprietari terrieri che addirittura potevano fare sperimentazioni e prove su uve non precedentemente saggiate. Essi potevano addirittura produrre vini da dessert, chiamate solitamente “greci” con diverse varietà che si poteva recuperare nei territori: mantonico, bianco e nero, lacrima, bianca e nera, malvasie, moscatelli, ecc. Alla fine degli anni 50 del novecento, il capitolo emigrazione transoceanica era ormai chiuso , ma si aprì uno nuovo, quello degli inizi degli anni 60, quando i “terroni” s’indirizzarono verso l’area del triangolo industriale, Milano, Torino e Genova., in seguito al “boom “ economico. Infatti in tale periodo si sviluppò l’industria automobilistica che ebbe il suo perno nella F.I.A.T., m a non solo. Apparvero nelle case operaie i frigoriferi e le televisioni e l’aumento della popolazione nel “triangolo industriale “, determinò lo sviluppo dell’edilizia e l’espansione, talvolta senza regole, delle città del Nord. Il Sud precipitò in una crisi irreversibile, con i centri collinari che si svuotarono dopo centinaia di anni di esistenza, grazie ad una politica dissennata da

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parte di una classe politica impreparata. Pertanto nei paesi dell’entroterra rimasero solo gli anziani , quelli che non avevano avuto il coraggio di affrontare una nuova vita fatta di sacrifici e coloro che si ritenevano benestanti. Per alcuni anni ancora le persone non giovani ebbero il ruolo di perpetuare il germoplasma calabrese in piccoli poderi talvolta ricadenti in aree non distanti dai paesi oppure in quelli lontani, dove si recavano a dorso d’asino Le vigne marginali rappresentarono uno scrigno prezioso lasciato in eredità dai greci, dai romani e dai bizantini e proprio ad essi indirizzai il mio interesse alla fine degli anni ottanta del novecento e feci appena in tempo a recuperare trecento accessioni. Nelle indagini di due anni addietro del ricercatore Angelo Caputo, del Centro Sperimentale di Turi, che ha estratto il DNA di 253 viti, ben 70 sono risultate uniche al mondo, quindi genotipi; altre sono risultate identiche a vitigni della Campania, Puglia, Basilicata ecc., a dimostrazione della grande mobilità che esisteva anche nel passato, nel mondo viticolo, dell’Italia meridionale, erede della Magna Grecia, che rappresentò il Terzo Polo di domesticazione della vite. Ho esplorato per anni, 17 comunità con le realtà viticole ormai marginali, gestiti solo da anziani o da vecchi, avvalendomi dell’esperienza di circa sessanta persone non giovani, quindi competenti al massimo nel settore viticolo e non. Talvolta ritorno nei posti che cominciai a frequentare alla fine degli anni ottanta del 900 ed ogni anno riscontro la dipartita di qualcuno e la scomparsa di una vigna marginale. Di circa sessanta custodi che si erano offerti ad aiutarmi, sono rimasti poco più di una decina, di cui solo la metà operativi. Uno di essi, il defunto Giuseppe Lipari di Ferruzzano mi fece dono circa 15 addietro di alcuni tralci della Lacrima bianca lanata, con le cui uve nel passato veniva prodotto un raffinato passito bianco. La pagina inferiore della foglia della Lacrima bianca lanata, è fortemente pubescente e fa venire in mente le aminie lanate portate dai Tessali verso la metà del V secolo a.C. nell’area di Sibari distrutta dai Crotoniati nel 510 a.C. I Tessali cercarono di ricostruire la città, ma furono attaccati a loro volta dai crotoniati e furono costretti a lasciarla e i superstiti si rifugiarono, a Posidonia , poi Paestum, colonia di Sibari in Campania. Proprio in Campania esistono delle viti simili alla Lacrima bianca di Ferruzzano, tra cui la Coda di Volpe e forse la Falanghina. Le uve della Lacrima lanata di Ferruzzano sono molto delicate e lievemente aromatiche e con esse potrebbe essere prodotto un bianco raffinato. Di tale varietà esistono solo una decina di viti, di cui una nella vigna del defunto Giuseppe Lipari in contrada Saccuti nel comune di Ferruzzano e le restanti nel campo di salvataggio dello scrivente in contrada Arie Murate dello stesso comune. Orlando Sculli Antonino Sigilli

«The Mail on Sunday» una testata inglese, ha portato alla luce quanto era già evidente a molte femministe: la vita delle prostitute nel quartiere hard di Amsterdam non è quella pacchia che vi hanno sempre fatto pensare. Cade il mito della “happy hooker”, della prostituta amorevole e felice, di quella che sceglie il suo mestiere, che lo fa come fosse un lavoro qualsiasi, la prostituta che guadagna come una star e che “si fa pagare per spassarsela”. Queste sono palle, pallissime, inventate dai maschi, sostenute dal maschio-pensiero e dalle donne con la sindrome della kapò, e purtroppo diffuse anche da giornaliste (la vostra Vera ha con questi occhi letto cazzate simili sulla bacheca di una nota giornalista, che di ritorno da Amsterdam ci ha tenuto a fare un reportage della sua visita al quartiere hard). Il «The Mail on Sunday» ha esaminato decine di processi per tratta di esseri umani in Olanda, e la verità che emerge è orribile: la maggior parte dei volti sorridenti e carezzevoli sono di ragazzine vittime di tratta, provenienti dai paesi dell’Est Europa, e costrette alla prostituzione con la violenza e le minacce.

VERA DONOVAN SAYS

Continua il “viaggio” nelle inchieste delle procure antimafia del Nord Italia dalle quali si evince che le “locali” di ’ndrangheta presenti si sono interessate ad alcune tornate elettorali del posto dove si sono stabilite. Dopo l’esempio dei voti delle ‘ndrine nella regione Lombardia questa settimana ricordiamo alcuni passaggi dell’informativa dei carabinieri collegata con la maxi operazione antimafia denominata “Minotauro”, ovvero l’operazione scattata nel giugno 2011 che ha fatto luce sulla presenza della ‘ndrangheta in Piemonte. Anche in questo caso l’assunto di partenza è che nessuno vuole i voti delle ’ndrine. Questo in Calabria come in Lombardia. Nonostante ciò le cosche, quanto meno nelle terre del sud, sembra che possano convogliare un alto indice percentuale sulle preferenze da dare a singoli candidati o liste collegate. Solo per non dimenticare nel profondo Nord ci sono anche cosche di mafie e, per quanto ci potrebbe interessare, di locali di ’ndrangheta che nel “solo” Piemonte sono almeno dieci. Locali che non stanno certo a guardare e che sono portatori di voti anche in quella regione italica. All’ex “Bar Italia”, poi e assegnato all’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti, uno dei maggiori esponenti delle ’ndrine calabresi, tale G.C. originario di Siderno e morto suicida, avrebbe indetto degli incontri con altri soggetti ritenuti affiliati ‘ndrangheta ed elementi di spicco in Piemonte per procurare dei voti a favore di un candidato alle elezioni europee del 2009. In particolare, dopo la presentazione ufficiale del candidato agli esponenti della 'ndrangheta della provincia di Torino, il defunto, secondo gli investigatori, “ha iniziato personalmente una trattativa finalizzata al c.d. "voto di scambio", che doveva culminare con la dazione, da parte di chi si occupava materialmente della campagna elettorale di B., di euro 20.000, necessari per mettere in moto un meccanismo che avrebbe dovuto procurargli i voti dei calabresi del Piemonte (e non solo)”. Dalle intercettazioni tra presenti all'interno del "Bar Italia" di via Veglia e dall’esame delle immagini registrate mediante il servizio di videosorveglianza attivo davanti al medesimo bar, nel mese di maggio del 2009 in pieno periodo elettorale (elezioni del Presidente della Provincia di Torino e del Parlamento Europeo previste per i giorno 6 e 7 giugno successivi), sono stati registrati i seguenti due distinti episodi. Oltre a quello per le europee c’è stato quello relativo all’incontro con una candidata alla presidenza della Provincia di Torino. In questo caso sorregge la tesi dell’accusa anche un servizio di intercettazione dell’utenza telefonica che nel maggio del 2009 registra una conversazione, di cui si riporta di seguito il sunto: G.C. chiama L. C. e gli chiede se possono votare anche loro che sono residenti a Volvera. Il signor L. risponde affermativamente, dal momento che si tratta delle elezioni provinciali. G. dice che vorrebbe sentire “Claudia” e chiede a L. di fissare un nuovo incontro con lei. L. risponde che la donna ha l’agenda piena di impegni e che in quel momento è impegnata con Bossi a Torino. G. risponde che è interesse della donna e non suo partecipare ad un nuovo incontro ed aggiunge che lui oggi avrebbe potuto far venire più di quaranta persone. L. cerca di spiegare a G. che gli impegni della donna sono molteplici e che a causa di essi avevano trascorso la mattinata a Nichelino. G. lo interrompe dicendogli che la tappa di Nichelino era stata inutile, in quanto “a Nichelino conosce tutti Franco”. Per la Cassazione il processo Minotauro ha davvero acclarato la presenza e l’operatività di “locali di ’ndrangheta” in Piemonte, con tutti gli annessi e connessi che possono essere sottesi ad un sistema in cui la criminalità organizzata può quantomeno influenzare il voto. Nel Sud come nel Nord dell’Italia.

Interventi di chirurgia estetica forzati, aborti, deturpazioni, violenza fisica e psicologica: c’è tutto questo dietro le finestre inondate di luce rossa, calda e attraente. Alle donne viene tolto il diritto al proprio corpo, sono carne in vendita. A nessuno importa se queste donne siano o no vittime di tratta, gli interessa solo poter aver rapporti senza preservativo. Secondo il racconto di una giovane rumena, gli inglesi sono i peggiori. Fanno turismo sessuale in luoghi dove è legale, usandole come oggetti e ridendo del loro dolore e della loro sofferenza. I pappa prendono quasi tutto ciò che guadagnano, lasciando loro circa dieci sterline “a botta”. Dopo che il coperchio della disumanità del quartiere a luci rosse di Amsterdam è stato sollevato, pare, e diciamo pare, che sia approdata al Parlamento olandese una legge per far diventare la prostituzione un’ “offesa”. Ricorda tanto il fatto che in Italia lo stupro è stato un’offesa alla morale e non una lesione alla persona fino agli anni Novanta. E cosa diverrà un’offesa? La prostituzione, il suo sfruttamento o l’esposizione in vetrina? Probabilmente solo quest’ultima, e il mercato del turismo sessuale non ne avrà danno. La tanto civile “cazzolanda”. Eccola.


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18 FEBBRAIO - 16

Attualità

tItolo lIbro: storIe per sognAre un po’ Autore del lIbro: lIsA CAVolA CAtegorIA: rACContI CAsA edItrICe: CIttà del sole

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edIZIonI

preZZo € 10,00

Aldo VArAno

dal 1987 giornalista professionista, è fondatore e direttore di Zoomsud.it

InterVIstA

“la ‘ndrangheta il male peggiore?

È tutto un equivoco!”

Il problema vero della Calabria, quello da cui dipendono tutti gli altri, e anche quello della ‘ndrangheta, è lo squilibrio tra la ricchezza che riusciamo a creare e quella che ci serve per vivere, sia pure a un livello più basso rispetto al resto del paese. lavoro, salute, sicurezza dipendono tutte da questo nodo.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Per oltre 20 anni inviato speciale dell’Unità, Aldo Varano è fondatore e direttore di Zoomsud.it. Decano del giornalismo, Aldo è un geniale istrione, appassionato del quarto potere fino al parossismo, non ha alcun timore di andare controcorrente e lo fa affidandosi alle proprie intuizioni e alla propria razionalità, non certo da capopopolo sobillatore. “Ognuno è responsabile del suo tempo” sosteneva Corrado Alvaro. Il giornalista lo è un po’ di più? Intanto, complimenti per aver scelto la citazione. È attualissima. Alvaro vedeva lungo. Bisognerebbe scolpirla sulla porta di tutte le abitazioni. Invece c’è un fuggi fuggi dalle responsabilità. La colpa è sempre degli altri. Ma passiamo ai giornalisti. In passato erano un po’ più responsabili degli altri. Ora no. È in atto una rivoluzione mediatica che gli toglie sempre più ruolo, peso, responsabilità, e anche prestigio. È che non hanno (non abbiamo) più il monopolio della notizia. Il mondo, piaccia o no, va verso una realtà in cui giornalisti e lettori coincideranno. Tutti giornalisti (sui social) e tutti lettori (sempre sui social). È troppo presto per capire che conseguenze avrà tutto questo. Poi ci sono i talk show e l’informazione spettacolo. Qui le responsabilità s’impennano. Ma quello è già un altro mestiere. La rete deresponsabilizza. E questo sarà un problema sempre più drammatico che prima o poi andrà affrontato. Giornalista professionista dal 1987, facendo un bilancio della sua carriera, pensa di aver vinto qualche battaglia? È una domanda imbarazzante. Le battaglie le vincono e le perdono i cittadini, le comunità, i gruppi di pressione. I giornalisti devono (dovrebbero) raccontare quei mondi. Ma capisco il senso della domanda. Diciamo che dal mio lavoro ho avuto moltissime soddisfazioni. Veramente molte. Se invece vuol sapere quante volte ho raccontato i fatti senza che questo incidesse sulla realtà direi che questa è la normalità del giornalismo. È raro che il nostro racconto modifichi la realtà. Diciamo che depositiamo spinte e prese d’atto che aiutano i processi. Ma il protagonista non è mai chi racconta, è chi fa. Più volte si è ritrovato ad analizzare il fenomeno mafioso in Calabria. La ‘ndrangheta è il male peggiore della nostra terra, paura cieca, il franchising più riuscito, una truffa? Chi fa della ‘ndrangheta il problema fondamentale e prioritario della Calabria sbaglia e – non è un paradosso - indebolisce anche la lotta per sconfiggerla cancellandola dal nostro orizzonte storico fino a farne “normale” e “fisiologica” devianza criminale. È questa la mia opinione. Il problema vero della Calabria, quello da cui dipendono tutti gli altri, e anche quello della ‘ndrangheta, è lo squilibrio tra la ricchezza che riusciamo a creare e quella che ci serve per vivere, sia pure a un livello più basso rispetto al resto del paese. Lavoro, salute, sicurezza dipendono tutte da questo nodo. Ma non è colpa del destino. La Calabria possiede le risorse necessarie per una vita che utilizzi tutte le possibilità del nostro presente storico. Ma attivarle vuol dire sconfiggere l’insieme degli interessi parassitari cristallizzati dentro la Calabria, liberare per intero le nostre potenzialità produttive e le nostre risorse. Non è una cosa che i calabresi potranno fare da soli. Servirebbe il massimo, proprio il massimo, della volontà della Calabria e insieme un progetto nazionale capace di assecondare questo sforzo. Una volta tutto questo si chiamava questione meridionale. Questione ora nascosta sotto il tappeto che si vendica impedendo all’Italia di correre come altri paesi europei. Perché non si è ancora riusciti a sconfiggere le mafie? La ringrazio per questa domanda. Ne ho fatto il punto centrale in tutte le mie discussioni, pubbliche o private, sulla ‘ndrangheta. Mi rifiuto da tempo di trattare l’argomento se non partendo da qui. Se non si parte da qui, è aria fritta. In Calabria, l’interrogativo viene ampiamente rimosso e nascosto. C’è confusione perfino a individuare il potere a cui spetta l’obbligo di sconfiggere la mafia. Certo, serve il contributo di tutti. Ma c’è o no un potere che ha l’obbligo specifico di organizzare e dirigere, rispondendone, gli sforzi necessari per raggiungere questo obiettivo che difficilmente verrà centrato da retorica e proclami? Evitiamo equivoci: magistrati e forze dell’ordine contro le cosche sono preziosi e senza loro la vita in Calabria peggiorerebbe in modo drastico. Ma la magistratura non può sconfiggere la mafia. Per definizione giudica, punisce e reprime i reati e i misfatti che la mafia ha già commesso o ha già iniziato a consumare. Ma per sconfiggere la mafia veramente bisogna distruggere le condizioni che producono e riproducono in continuazione il fenomeno mafioso. Questo punto, che è quello

strategicamente decisivo viene spesso e da molti rimosso. Ho il sospetto che accada per due ragioni: il convincimento che non sia possibile vincere la mafia e il convincimento che la mafia esiste non a causa di una situazione storica ma per il nostro Dna. Volevo riassumere questo ragionamento quando ho scritto che molti calabresi (naturalmente non tutti) hanno un pregiudizio razzista sui calabresi. Quali sono, secondo lei, gli interessi degli intellettuali calabresi di mostrare fuori dai confini della Punta dello Stivale il volto negativo della loro regione? Lo fanno tutti consapevolmente? Non credo che si debbano aver timori a mostrare per intero il nostro volto che comprende negatività molto ampie. Dietro questa paura, spesso, si nasconde una domanda di protezione per l’assistenzialismo, che è uno dei nostri mali peggiori che viene alimentato soprattutto dalle classi dominanti e privilegiate. Il problema è che il volto della Calabria è complesso e non sempre gli intellettuali (e nel mucchio metto anche i giornalisti e quindi me stesso) riescono a spiegarlo correttamente. C’è poi un altro fenomeno: ci sono intellettuali che faticherebbero a essere ascoltati o pubblicati cento metri più in là di dove abitano, figuriamoci a nord della Sila. Da qui una spinta a farsi accettare raccontando quel che gli altri si vogliono sentir dire. Gli intellettuali come gruppo, nella storia italiana, non sono mai stati innocenti. Ma nessun gruppo è unidimensinale. Ci sono intellettuali calabresi che riescono a trasmettere un’immagine corretta della Calabria. Altri ci riescono benissimo. E poi ci sono gli intellettuali presunti. Come sempre, le cose sono complicate. Negli ultimi trent’anni, secondo lei, ci si è preoccupati più di trasformare la Calabria o di gestirla? Il termine trasformazione è molto equivoco. La Calabria si trasforma in continuazione. In natura e nella storia la stasi non esiste. Invece, molti in Calabria sono convinti che tutto resti sempre fermo. Perfino arrivando alla conclusione che il cambiamento è impossibile. Quanto alla periodizzazione, io credo che se si vuole capire la vicenda calabrese bisogna pensare a partire dagli anni 70. Fu allora che venne accantonata la questione meridionale (me lo lasci ricordare sul giornale che è stato del mio amico Pasquino Crupi, portabandiera prestigioso del meridionalismo) sotto la triplice spinta della nascita delle Regioni (1970, Moti di Reggio, Aquila, Castellamare, Avola, ecc), l’Autunno caldo (1969) e la decisione politica di cooptare nel sistema di potere la generazione del ‘68. da allora che la Calabria viene gestita in modo impotente e spesso mediocre. Che speranze per la Calabria ci verranno consegnate il 4 marzo prossimo? Non lo so. Dipenderà dai risultati. Vedo molta incertezza e la tendenza a ritrarsi dall’appuntamento. Per quel che mi riguarda voterò come ho sempre fatto negli ultimi decenni scegliendo con attenzione il meno peggio. Sono un teorico del meno peggio. È la soluzione migliore, più lucida e più culturalmente attrezzata per aiutare la Calabria.

storie per sognare un pò è una raccolta di racconti brevi con lo scopo di spogliare l'uomo delle sue insicurezze e delle sue paure, mostrandogli di non essere solo nella sua umanità. l'uomo, insieme alla società, diventano protagonisti di questi abbozzi e stralci di realtà spesso ironici ed esasperati. tItolo lIbro: lA CurA. Il VIAggIo dI guArIgIone dell’AnIMA Autore del lIbro: MyrIAM lAruffA CAtegorIA: relIgIone e spIrItuAlItà CAsA edItrICe: lAruffA edItore preZZo €15,00

l'autrice racconta del viaggio di evoluzione dell'anima, dell'incontro con il nostro bambino interiore, del senso co-creativo delle emozioni e della trasformazione a livello epigenetico e quantistico che avviene durante il processo life Alignment. life Alignment è un sistema di terapie energetico-vibrazionali, un modo di vivere, una visione della realtà che va oltre il velo dell' "illusione" e conduce alla verità del nostro essere, della nostra natura e del nostro scopo animico sulla terra.

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lo stato italiano spende seisette miliardi di euro all’anno per l’accoglienza dei migranti, un fiume di soldi. dove vanno? A chi vanno? Chi guadagna dietro il grande business che si è venuto a creare con l’arrivo in Italia di centinaia di migliaia di immigrati? Migranti spa cerca di rispondere a queste domande proponendo storie, analisi e dati sui flussi di denaro che gravitano intorno al mondo dell’accoglienza.



R 18 FEBBRAIO- 18

cultura www.larivieraonline.com

La mediazione è procedimento giuridico che affianca il processo civile e riduce costi, tempi e stress legati alle cause.

INTERVISTA AD ANNALISA CERTOMÀ

La mediazione rende l’Ordine dei Commercialisti di Locri eccellenza d’Italia JACOPO GIUCA o scorso 30 gennaio l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Locri è stato tra i protagonisti della Convention organizzata dalla Fondazione ADR Commercialisti, indetta dal Consiglio Nazionale e incentrata sul tema della mediazione e della gestione della crisi del sovraindebitamen-

L

to. A spiegarci il perché della partecipazione a una tavola rotonda attorno alla quale hanno preso posto solo i tre migliori ordini dei commercialisti d’Italia (Firenze, Locri e Napoli), è venuta in redazione Annalisa Certomà, dal 2013 Responsabile dell’Organismo di Mediazione istituito presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti

ed Esperti Contabili di Locri, nella Commissione Mediazione del Consiglio Nazionale e relatrice durante la Convention. «Da quando è stata prevista nel sistema giuridico italiano, nel 2011, la mediazione ha attraversato un lungo processo di sperimentazione non sempre accolto senza scetticismo - ci spiega la Certomà. - L’Ordine dei Commercialisti di Locri, tuttavia, ha accolto questo cambiamento dal 2012 ed è da sempre in prima linea nella promozione di questo nuovo istituto giuridico non solo tra i cittadini, ma anche tra gli operatori commerciali e giuridici che rendono possibile la mediazione». Ma che cos’è, esattamente, la mediazione? «Si tratta di un istituto introdotto con un Decreto Legislativo del 2010 nel nostro sistema giuridico continua la Dottoressa, - inizialmente con caratte-

re transitorio e sperimentale, oggi divenuto strutturale grazie all’applicazione della legge 96/2017. Grazie a esso, il conflitto tra due parti si sposta dal Tribunale all’organismo di mediazione, presso il quale il mediatore, professionista che opera in condizione di assoluta imparzialità rispetto alle parti, ascolta le loro istanze e cerca di far loro raggiungere un accordo con un notevole risparmio di tempo e denaro. La mediazione, infatti, prevede la presenza dell’avvocato solo in qualità di assistente e deve obbligatoriamente concludersi entro tre mesi, al termine dei quali si produce un verbale che ha validità esecutiva in seguito alla sottoscrizione di entrambe le parti in causa e ha un costo commisurato al valore della causa stessa, ragion per cui i clienti, ancora prima di avviare il procedimento, sanno quanto andranno a spende-

re. Non solo: un ulteriore vantaggio di carattere fiscale è rappresentato dal riconoscimento del credito d’imposta commisurato all’indennità corrisposta dalle parti; in caso di successo della mediazione, infatti, il credito è riconosciuto entro il limite massimo di 500 euro, mentre nell’ipotesi di insuccesso è ridotto della metà. «Nonostante si tratti di uno strumento messo a disposizione del cittadino accanto alla via ordinaria del processo civile, la mediazione è ancora oggi poco conosciuta perché, una volta elaborata la legge che la regolamenta, il legislatore non si è premurato di farla diffondere, un difetto al quale l’Ordine dei Commercialisti di Locri ha cercato di ovviare. «Operando in questa direzione abbiamo infatti voluto far conoscere questo metodo alternativo

CURIOSITÀ

Lo sapevate chea a Gioiosa cresce il tartufo?

Proprio quello raro e prezioso, il cosiddetto “tartufo d’Alba”, cresce nelle zone di Gioiosa Jonica. Non appare strano dunque che un convegno sulla coltivazione di tartufi si sia tenuto proprio a Gioiosa, il 9 febbraio scorso, al Castello Pellicano. L’evento è stato promosso dall’assessora alla Cultura di Gioiosa Ionica, nell’ambito del progetto “La cultura al centro storico”, a cui collaborano diverse associazioni, quali “Don Milani”, “Gruppo Teatro Grotteria” e il “Circolo Le Calabrie”. La serata è stata condotta da Cristina Briguglio. Non appena i relatori e i coltivatori sono entrati con dei piccoli fagottini di tessuto a quadretti bianchi e azzurri, contenenti dei tartufi, un aroma misterioso ha riempito la sala. L’odore di tartufo è sicuramente penetrante, ed è quanto mai vero ciò che è stato affermato durante la serata, che pur godendo di condizioni climatiche e pedologiche ideali alla coltivazione del tartufo, e che questo cresca spesso spontaneo, i calabresi non siamo avvezzi al consumo poiché non appartiene alla cucina regionale. Difficile quindi descriverne con appropriatezza odore e sapore, ma posso riportare la mia personale impressione di tepore e rilassatezza: sembrava che aleggiasse un mormorio, che i piccoli tuberi parlassero. Non meno squisita e sofisticata la scelta dei vini offerti a fine serata, selezionati da Slow Food Condotta Locride, rappresentata per l’occasione da Alberto Belvedere, in modo da accordarsi alla perfezione con i finger food a base di funghi e tartufi. Durante la serata, dagli interventi del professor Guida, dei dottori Tomaino e Cannavò, abbiamo appreso che il tartufo abbisogna di un terreno compatto e poco drenato, tendente a una reazione basica. I tartufi si legano a delle piante compagne, e ogni pianta determina o predilige un certo tipo di tartufo, e viceversa. In questa interazione molto complessa da un punto di vista biochimico e naturalistico (concorrono altri fattori come la presenza di piccola fauna selvatica), si sviluppano questi funghi ipogei, cioè che crescono sotto il terreno, che hanno un prezzo elevatissimo sul mercato alimentare. Oltre a rappresentare un’evidente risorsa econo-

mica e agricola, la tartuficoltura si trasforma facilmente in un simbolo di una regione o di una città, quindi attrazione turistica e enogastronomica, che potrebbe fungere da traino per altre eccellenze territoriali. Uno dei tartuficoltori ha raccontato un aneddoto interessante: da giovane militare conobbe per casualità la sagra del tartufo di Acqualagna, uno dei meno pregiati d’Italia, su cui era stata costruita una intera kermesse. Acqualagna è nota in Italia per la tartuficoltura, eppure il tartufo promosso non è d’eccellenza. Questo dimostra come vendere i tartufi sia davvero poco problematico, laddove si crei un sistema di accoglienza e di promozione turistica ed enogastronomica che faccia del tartufo un focus di marketing. Ciò che è stato detto è in fondo molto semplice: signori, il terreno c’è, il clima pure.., che stiamo aspettando? Lidia Zitara

LOCRI

Giovani Democratici e Gioventù Nazionale a confronto sabato 24 febbraio La politica è ormai sinonimo di malcontento, sfiducia e incertezza. Visto il clima di rassegnazione che si può riscontrare quotidianamente, aspettarsi che i giovani si cimentino nel mondo politico può sembrare un’utopia, eppure, nella nostra realtà locale, i due poli opposti della politica, i Giovani Democratici e la Gioventù Nazionale, cercano di colmare il divario tra pessimisti e ottimisti. Seppur di diverse opinioni, entrambe le fazioni politiche sono al corrente che il mondo giovanile non vota perché disinteressato e senza conoscenza di quale sia la differenza tra un pensiero di sinistra e uno di destra. In vista delle prossime elezioni del 4 marzo, i Giovani Democratici hanno lanciato la sfida sui social alla Gioventù Nazionale rivendicando un mancato confronto politico che si perpetua ormai da molti anni. Il dibattito, accolto con favore dalla Gioventù Nazionale, si terrà sabato 24 febbraio alle 18 presso il Palazzo della Cultura di Locri e sarà un’occasione di confronto tra due ali opposte della politica tra idee divergenti e giovani con voglia di fare e cambiare. Gli esponenti dei Giovani Democratici coinvolti saranno Simone Raschellà, Domenico Chianese, Luca Matteo Rodinò, che dialogheranno con Giovanni Puro, Matteo Bruzzese e Gabriele Gratteri di Gioventù Nazionale, mentre il difficile compito di mediazione spetterà al loro compagno di scuola Domenico Futia. L’evento di sabato 24 febbraio non sarà soltanto un confronto tra visioni politiche divergenti, ma cercherà di avvicinare i giovani alla politica, a far leva su idee assopite, a instillare fiducia in un ambito visto con riluttanza anche dagli adulti. Gaetano Marando


EVENTI

Elezioni: i candidati 5 Stelle oggi nella Locride

rispetto a quello giudiziario per risolvere i conflitti avviando una collaborazione con l’Istituto Superiore “Mazzone” di Roccella Jonica, presso il quale è partito lo scorso gennaio un progetto che intendiamo allargare anche alle altre scuole del comprensorio. Accanto all’obiettivo di diffondere la “cultura della mediazione”, si darà ai giovani la possibilità di approfondire un argomento che potrebbe garantire uno sbocco lavorativo o indirizzare la loro scelta di un percorso universitario presso atenei che hanno nel loro piano di studi la specifica materia della mediazione. «Accanto a questo progetto ne abbiamo inoltre

Abbiamo incontrato Annalisa Certomà, membro della Commissione Mediazione del Consiglio Nazionale dei Commercialisti che, lo scorso 30 gennaio, ha riportato in una tavola rotonda i risultati straordinari ottenuti dall’Ordine di Locri nell’applicazione di un nuovo procedimento giuridico destinato a cambiare la storia d’Italia. Ci ha spiegato di cosa si tratta e come può implementare le prospettive di crescita del nostro comprensorio

COSTA DEI GELSOMINI

messo in cantiere un secondo con il Tribunale di Locri, relativo alla “mediazione delegata”. Questo tipo di mediazione è quella che viene ordinata da un Giudice che intravede la possibilità che un processo già avviato possa risolversi in una mediazione. Da qui la necessità di determinare delle regole volte a disciplinare i rapporti tra processo e mediazione; in questa direzione il nostro ordine ha avviato una collaborazione con il tribunale di Locri che si tradurrà in un ciclo di incontri utile per comprendere i meccanismi e le criticità di questo particolare tipo di mediazione. Un percorso sicuramente innovativo poiché contribuirà a creare un “dialogo” tra il Giudice e il mediatore. «Grazie a questo impegno sociale, alla produzione di un opuscolo informativo che lo stesso Consiglio Nazionale ha voluto diffondere presso tutti gli organismi di mediazione istituiti presso gli ordini territoriali dei commercialisti, e al gran numero di mediazioni che siamo riusciti a svolgere in questi anni, abbiamo ottenuto un posto alla tavola rotonda del 30 gennaio». «Anche in questo ambito - è intervenuto a tal proposito il Presidente dei Commercialisti di Locri, Ettore Lacopo, - ci siamo voluti impegnare in prima linea per dare il nostro contributo alla diffusione e conoscenza di uno strumento giuridico nato per il cittadino, per trasformare il conflitto in educazione alla crescita e migliorare il rispetto degli altri e della cosa pubblica».

All’IIS Marconi di Siderno un giardino che è un paradiso Non si tratta di andare alla ricerca dei massimi sistemi per scoprire “quale relazione abbiamo oggi noi umani, fautori dell’ecologia, con la natura?”, interrogativo che si pone Francesco Tassone nel volume Ecologia consapevole (edito da Tecniche nuove 2012). È un interrogativo che dovrebbe accompagnare l’agire quotidiano di ognuno di noi nel rapporto con la natura, una “relazione” sinergica che purtuttavia presenta un mare di limiti non solo materiali, ma soprattutto culturali, se è vero come è vero che “l’uomo in molti dei suoi reiterati comportamenti distruttivi, appare completamente avulso dalla vita stessa che lo sostiene e così, isolato nei suoi obiettivi innaturali di avida conquista, trascorre la sua insostenibile esistenza”. Appare quindi essenziale che ognuno di noi, nel proprio sito faccia la sua “limitata rivoluzione ecologica creativa e consapevole” ma soprattutto armoniosa come una “necessità ineluttabile e ineludibile”. È in questa direzione che la nostra istituzione scolastica anche attraverso l’eccezionale contributo dei docenti (Strangio, Cristina, Mollica, Calabrese) assieme a un nutrito gruppo di alunni (tra i Mottarello e Sanataca) ha inteso agire con tenacia nell’intento di creare tutte le condizioni affinché l’immenso giardino del nostro istituto fosse reso un “paradiso”. Ma è soprattutto doveroso mettere nel giusto rilievo l’indispensabile apporto che ha dato l’azienda “Calabria verde” diretta dal commissario straordinario del distretto n. 10 di Bovalino, dr. Aloisio Mariggiò. “È con grande soddisfazione - dichiara la dirigente scolastica dell’IIS Marconi di Siderno, dott.ssa Clelia Bruzzì - che rileviamo l’immensa disponibilità dimostrata da tutti gli operatori di Calabria Verde e il loro elevato livello di professionalità nel rendere il giardino della scuola un paradiso capace di rispondere concretamente alle esigenze ambientali di quanti quotidianamente utilizzano la nostra struttura scolastica”. Non abbiamo nessun timore ad affermare, sfatando adagi negativi relativi al “mondo della forestazione calabrese”, che l’impegno profuso in un mese intenso di duro lavoro è stato proficuo, tanto da indurci e assolutamente non per piageria l’elenco di quanti hanno contribuito a ciò: avv.

Domenico Antonio Mileto (resp. Uff.), geo, Francesco Taverniti (dir. Lav.), Lucio Tucci (capo op.), Giovanni Zitone (capo squadra), Tito Calvi-Giuseppe FudaGiorgio Murdocca-Giorgio NadileGiorgio A. Loccisano-Luigi Severino. In questo contesto ci corre l’obbligo di ringraziare altresì l’avvocato Anna Romeo (assessore al Comune di Siderno e la società Locride Ambiente, i quali si sono tempestivamente adoperati per lo smaltimento del materiale di risulta). Senza ombra di dubbio si può affermare che s’è iniziato a fare una “piccola” rivoluzione ecologica tesa a “rinsaldare l’antico patto tra l’uomo e la natura” al fine di costruire un dialogo costante tra le varie istituzioni dello Stato. Beama Nebbia

IN BREVE

L’Arazzo di Gerace “nascosto” nel chiuso del palazzo

Il Palazzo Vescovile di Gerace inaugurato nel dicembre 2014, dopo tredici anni di restauro, risorto dopo l’abbandono e il disfacimento strutturale, custodisce un inestimabile capolavoro d’arte del Seicento, ma pochi lo sanno. Si tratta di un magnifico arazzo, opera di Jan Leyneirs (1630-1686), uno dei più noti arazzieri fiamminghi del Seicento, commissionato da Nicolas Foquet sovrintendente alle finanze del Re Luigi XIV e realizzato, come si suppone, su una composizione stilistica alla maniera del grande pittore dell’Accademia di Francia Charles Le

Brun o di Pieter Paul Rubens. L’arazzo, presentato in concomitanza della fase conclusiva dei lavori di restauro dell’edificio da parte del ministero dei Beni Culturali, è andato ad impreziosire la collezione del Museo Diocesano, custode d’arte e cultura della più antica Diocesi della Calabria. Qui, finalmente, dopo quarant’anni, l’opera che misura m. 3,80 di altezza per 5,84 di larghezza dopo “l’esilio” a Cosenza per il suo difficile restauro ultimato nel 1972 dagli arazzieri romani Pio e Silvio Eroli presso la Sovrintendenza BSAE della Calabria, ed altre “dimore” momentanee, è stato collocato nel salone principale vescovile attiguo alla Cattedrale. Per la storia, questo bellissimo arazzo fu acquistato insieme ad altri paramenti dal Vescovo Idelfonso del Tufo nel 1730, prelato lungimirante che dotò la Cattedrale, svolgendo opera di restaurazione materiale e morale della diocesi. L’arazzo, raffigura Meleagro, figlio di Eneo re di Calidone in un’affollata scena mitologica di caccia. Dello stesso Leyniers si annoverano altre preziose opere tessili a Copenaghen, a San Pietroburgo e in Francia. A Roma, a Palazzo Chigi, altri splendidi arazzi ornano la sala del consiglio dei Ministri e il “salone degli arazzi” nel contiguo Palazzo Aldobrandini. Ebbene, fino ad oggi, lo splendido “Arazzo di Gerace”, “ritornato a casa”, dopo tanti auspici, piuttosto che essere ammirato dalla collettività, rimane ancora relegato nel chiuso del palazzo. È paradossale che, dopo tanto impegno, passione e denaro pubblico speso, come sempre purtroppo succede, nel nostro territorio si rimanda alle “calende greche” per realizzare una qualsiasi infrastruttura o luoghi aperti di cultura. Il tutto è ancora più difficile se ci si mette anche il potere burocratico a complicare le cose. Pepè Napoli

I Candidati del Movimento 5 Stelle interverranno questa mattina per esporre i punti principali del loro programma nella Locride. Dalle 9 alle 11 saranno all’YMCA di Siderno, dalle 11 alle 13 in Piazza dei Mille a Marina di Gioiosa, dalle 17 alle 20 all’Auditorium di Gioiosa Superiore.

Filosofia ed ecologia si incontra a scuola grazie a Scholé ROCCELLA JONICA

Lunedì 19 febbraio 2018, a partire dalle 10, nel salone dell’ex Convento dei Minimi di Roccella, si terrà la presentazione dei lavori finali degli studenti che hanno partecipato al progetto «Pensiero, originalità e spirito di iniziativa: così ci prendiamo cura dei luoghi e dei territori».

Coldiretti in piazza con Campagna Amica LOCRI I sapori e i profumi della campagna, mercoledì 21 febbraio, dalle ore 8 alle ore 13:30, arrivano in Piazza Martiri con i Mercati di Campagna Amica, iniziativa di Coldiretti che dà la possibilità di acquistare prodotti di stagione, selezionati e a km zero direttamente dagli agricoltori.

La scuola in festa per i 70 anni della Repubblica ROCCELLA JONICA

Venerdì 23 febbraio, alle ore 17, presso l’ex Convento dei Minimi, si terrà la festa della scuola organizzata dall’associazione Museo della Scuola “I care” in collaborazione con il Comune di Roccella Jonica, che vedrà l’intervento di esperti costituzionalisti che parleranno di argomenti di attualità.



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ANGOLO FOOD

18 FEBBRAIO - 21

arte&co

LA RICETTA: RIGATONI CON PESTO DI PISTACCHI, MOZZARELLA E POMODORI SECCHI

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PASQUALE CAPRÌ

Ingredienti per 4 persone: 320 g di rigatoni, 2 mozzarelle senza lattosio, 100 g di pistacchi di Bronte, 15 g di pinoli, 50 g di rucola fresca, 8 pomodori secchi, olio extravergine di oliva.

Simbolo della comicità reggina, le sue imitazioni di personaggi locali e nazionali, reali e inventati, sono esilaranti.

L’INTERVISTA

Pasquale Caprì, il comico reggino che spopola sul web

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Avrei dovuto fare l’avvocato ma di avvocati ce ne sono talmente tanti... il mondo forense non sentirà certamente la mia mancanza!

howman a 360 gradi, Pasquale Caprì è il simbolo della comicità e dell’entertainment reggini. Le sue imitazioni di personaggi locali e nazionali, reali e inventati, spopolano sui social con milioni di visualizzazioni. Quello più richiesto è sicuramente Sandrino, personaggio nato dalla fantasia di Pasquale, che rappresenta lo stereotipo del reggino medio, nullafacente, che vivacchia tra i locali più “in” e alla costante ricerca di ragazze... che respirano! A chiunque incontri, Sandrino si rivolge con un “mpareee...”, perchè lui compari ne ha tanti, un’infinità, e anche quando non li conosce neppure, per tutti loro “u cafè è pavatu”. “Ma si tu non sai cu su’ i cristiani, chi parri a fari?” - è uno dei tormentoni di Sandrino. Quindi prima di cominciare: chi è Pasquale Caprì? Pasquale Caprì è fondamentalmente un ragazzo normale, o quasi, nato a Reggio Calabria parecchi anni fa, da una famiglia che ha sempre combattuto per farlo studiare. Però, già dai primi anni di scuola, Pasquale (che poi alla fine sarei io), mostrava particolare interesse per lo studio dei comportamenti umani e da attentissimo osservatore ne riproduceva i gesti, le movenze e soprattutto le voci. Si può dire che io sostanzialmente sia un antropologo! Avresti dovuto fare l’avvocato, invece hai preferito essere uno show man da milioni di visualizzazioni sui social. Si guadagna di più? Per quanto riguarda le visualizzazioni devo soltanto ringraziare i tantissimi fans che quotidianamente mi dimostrano il loro straordinario affetto sia sui social (attraverso la mia pagina ufficiale) e sia in giro per strada o

durante gli spettacoli dal vivo. Il merito delle tante visualizzazioni è tutto loro. Tornando alla domanda, non so se si guadagni di più a fare lo showman ma certamente si incontra molta più gente, si viaggia di più e probabilmente ci si “incazza” di meno. E poi di avvocati ce ne sono talmente tanti... il mondo forense non sentirà certamente la mia mancanza! Quanto somiglia Pasquale a Sandrino? Direi molto poco dal punto di vista caratteriale (fisicamente forse un po’ ci somigliamo!). Io sono più riflessivo, razionale e tollerante, Sandrino più impulsivo, istintivo e diretto. E poi Sandrino ci prova con tutte! Entrambi però siamo due ragazzi estremamente buoni. Ti capita di avere crisi d’identità? Sì, ma più che crisi di identità mi capita di avere crisi di voce, nel senso che credo proprio di non avere più una voce mia o forse non l’ho mai avuta! Scherzi a parte, in pochi conoscono la mia vera voce perché parlo sempre con quella degli altri. I miei familiari e gli amici più stretti infatti non mi sopportano più! Cosa direbbe Falcomatà di Reggio Calabria? Falcomatà direbbe che Reggio Calabria è la città ideale per diramare e proclamare costantemente allerte meteo, quindi domani scuole chiuse! Scopelliti? Scopelliti direbbe che a RReggio (con due R ovviamente) si dovrebbero realizzare tanti progetti per i gggiovani (con 3 G). Sandrino? Sandrino, che le donne reggine e della provincia sono dei fiorellini bellissimi, insomma che è chinu di pilu! E Pasquale? Pasquale invece pensa che Reggio sia una città meravigliosa, della quale è perdutamente innamorato al punto tale da non volerla mai lasciare. È la settimana di San Valentino... come corteggerebbe una donna Sandrino? Sandrino porterebbe sicuramente a cena una donna per conquistarla ma dopo i primi 3 minuti e mezzo di corteggiamento soft andrebbe all’attacco con frasi del tipo: “Oh scusa ma lo sai che sei la più bella femmina che abbia mai visto negli ultimi 8 minuti? Sei uno spettacolo della natura, mi sono seriamente innamorato di te! Andiamo a casa mia! Se la risposta dovesse essere: “Ma Sandrino per chi mi hai presa? Non sono quel tipo di ragazza!”, lui molto serenamente direbbe: “Uuuttanaaaa...e mu rici ora?! Mi hai deluso profondamente, da te non me lo sarei mai aspettato!”. Come ti vedi tra dieci anni? Come mi vedo tra dieci anni? Uttanaaaa....e chi sacciu?! Scherzi a parte, questa domanda un po’ mi inquieta, anzi mi terrorizza proprio. Facciamo una cosa, ci risentiamo tra dieci anni e mi chiedi “come ti vedi adesso”? Maria Giovanna Cogliandro

Versate in un frullatore a immersione o un mortaio i pistacchi, i pinoli e la rucola. Frullateli o pestateli, aggiungendoci a poco a poco l'olio extravergine d'oliva. Il tutto fino a ottenere un pesto cremoso e omogeneo. Tagliate a listarelle sottili i pomodori secchi. Riducete a dadini la mozzarella senza lattosio e mettetela da parte. A questo punto, fate cuocere i rigatoni in acqua bollente salata per una decina di minuti e scolateli. Unite il pesto di pistacchi, i pomodori secchi e la mozzarella.

IL COCKTAIL: TOP CORN Ingredienti 40 ml Martini bitter 1972, 20 ml Martini Rubino Riserva, 10 ml liquore espresso Galliano, 5ml Laphroig 10 yo, 5ml sciroppo di pop corn. Mettere tutti gli ingredienti in un mixin glass di vetro, mescolare bene per 30 secondi per ottenere una diluizione del 20% circa. Versare in una coppa e decorare con delle caramelle al caffè e dei marshmallow. Servire con dei pop corn aromatizzati al caffè.

IL DOLCE:

MOUSSE DI MARRONI

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Tonino Carneri, Sonia Cogliandro

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

Ingredienti per 4 persone: 350 g di crema di marroni, 3 uova, q.b. sale, 2 dl di panna fresca, 4 cialde. Mettete in una ciotola la crema di marroni e la panna montata e mescolatele bene con l'aiuto di una spatola. Sgusciate le uova, separate i tuorli dagli albumi e unite i soli tuorli al composto, uno alla volta, sempre mescolando. Con una frusta, montate gli albumi a neve ben ferma con un pizzico di sale e incorporateli delicatamente al composto, mescolando dal basso verso l'alto con la spatola. Suddividete la crema ottenuta in 4 coppette. Al momento di servire, accompagnate la mousse di marroni con le cialde al cioccolato o, in alternativa, delle lingue di gatto.


18 FEBBRAIO - 22

R

O P O C S O R O ’ L

the blob

Settimana impegnativa. Cercate di prestare attenzione alle persone che vi sono vicine, qualcuno di particolarmente caro per voi potrebbe farvi perdere le staffe. In questo momento non potete permettervi stress ma tutti i vostri legami, anche quelli più intimi, sono destinati a subire qualche scossone. Se dovete prendere una decisione importante aspettate il fine settimana.

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Nel primi giorni della settimana vi sentirete fiacchi e sottotono, ma da giovedì le cose miglioreranno. Non siete ancora molto tranquilli sul versante lavorativo ma la vostra voglia di fare è così forte che al momento di vedere subito i risultati non vi interessa. L’unica nota dolente è il vostro modo di fare. Dovrete cercate di essere più giocosi. Sarete pieni di energie più combattivi che mai. Volete dimostrate a tutti i costi quanto valete. Sia sul versante lavorativo che su quello amoroso. Dovete sfruttare questa carica energetica per farvi avanti e prendervi ciò che vi spetta. Le stelle saranno infatti particolarmente accomodanti in amore ed è per questo che dovete farvi avanti, single!

A Carnevale ogni scherzo vale… È entrato nel pieno dello spirito carnevalesco, il sindaco di Portigliola, Rocco Luglio, che lo scorso fine settimana ha voluto prendere parte attiva alla festa organizzata nel proprio paese, indossando questo coloratissimo completo.

Ti stimo moltissimo! Il più simpatico dei “Bracco” ha scelto il giorno di San Valentino per consegnare un simpatico attestato… di stima a Caterina Bonino, storico volto del tabacchi di Rocco.

Lo Zingaretti attore Torna a far parlare di sé l’ex consigliere regionale Candeloro Imbalzano che, in occasione dell’attesissimo ritorno in televisione de “Il Commissario Montalbano” ha voluto farsi immortalare con Luca Zingaretti, l’attore che presta il volto al mitico personaggio di Andrea Cammilleri!

Settimana altalenante. Nei prossimi giorni sarete attraversati da sensazioni contrastanti. Vi sentirete forti e sicuri tanto quanto vulnerabili e ciò confonderà il vostro modo di pensare e agire. Sul versante lavorativo invece le cose sembreranno andare molto meglio, specialmente nella seconda parte della settimana. Settimana di avventure e di conquiste per i single. Le stelle favoriscono gli incontri e vi rendono più affascinanti che mai agli occhi di chi vi parla. Per le coppie di lunga data in arrivo risposte importanti. Sul versante lavorativo dovrete vedervela con qualche evento insolito che potrà mettere alla prova le vostre capacità. Nei prossimi giorni si farà largo un po’ di malumore. Sarete demoralizzati e demoralizzanti, e non mancherà qualche tensione nei rapporti più stretti. Ciò non toglie che dovete continuare a perseguire i vostri obiettivi, perché avete già tagliato dei traguardi importanti. Anche sul versante sentimentale dovete essere più empatici.

Una prestazione da Zero e Lode Reduci dalla partecipazione al quiz show pomeridiano di Rai Uno, il bovalinese Domenico Garreffa e il sidernese Domenico Pezzano ci mostrano con orgoglio il biglietto che ha permesso loro di ottenere 15 minuti di celebrità!

Par condicio, parte 1 Renato Scopelliti e Pietro Sgarlato si fanno fotografare assieme al candidato Giuseppe Mangialavori, nella speranza che il ritratto sia di buon auspicio per l’esito delle elezioni del prossimo 4 marzo.

Quanto le cose sembrano andare per il verso giusto tendete a cadere in trappola. Nonostante frantumiate ogni giorno nuovi record sembra che proprio non riusciate ad accontentarvi dei risultati ottenuti. Il partner vi sostiene, ma volete sempre di più. Siete troppo testardi. Cercate di apprezzare di più l’imprevedibile. Un cielo super favorevole vi regalerà giornate positive. Da un punto di vista professionale le soddisfazioni saranno molte, e anche da un punto di vista affettivo le cose inizieranno a prendere la piega giusta. Complice il vostro atteggiamento più solerte saprete gestire tutte le questioni, qualsiasi sia la loro altitudine. In amore sarete più empatici.

Par condicio, parte 2 La dirigente scolastico Maria Carmela Ferrigno, di Roccella Jonica, non ha esitato a recarsi a Moschetta, domenica scorsa, per esprimere tutto il suo supporto, anche fotografico, al collega Antonio Viscomi, candidato alle elezioni politiche.

Con il favore delle tenebre Giovanni Siclari, sindaco di Villa San Giovanni, si confronta con il collega di Gerace Giovanni Pezzimenti, durante una passeggiata notturna.

Continuità territoriale Vincenzo Bombardieri, Francesco Ursino e Francesco Serafino assistono a un convegno nel segno della continuità territoriale monopolizzando un’intera fila di poltrone all’insegna dell’appartenenza a Roccella Jonica.

Un percorso ricco di soddisfazioni Sei entrato nei nostri cuori come un raggio di sole. Oggi è un giorno speciale, inizia il tuo percorso di Fede. Custodisci nel tuo cuore l’amore di Dio, la purezza ti accompagni nel percorso di tutta la tua vita. Tanti auguri per il tuo battesimo dal tuo padrino e madrina.

Nei prossimi giorni sarete attraversati da una forza esplosiva che vi farà cambiare idea su molte cose. Vorrete dare una svolta alla vostra vita ma dovete innanzitutto mettere una pietra su molte questioni del passato, anche se le considerate ancora in sospeso. Sul versante amoroso se avete dei dubbi fidatevi del vostro sesto senso. Settimana sottotono con qualche acciacco da un punto di vista amoroso. Siete confusi e ciò vi rende facilmente irritabili. Forse state perdendo di vista i vostri obiettivi e vi state preoccupando troppo di dettagli futili. Mantenete la calma. Sul versante lavorativo invece ritroverete la carica di un tempo. Ben presto una fase di svolta. Alcuni astri antipatici vi daranno del filo da torcere. I contrattempi riguarderanno il versante lavorativo nel quale dovrete vedervela con alcune complicazioni di troppo. Le tensioni lavorative potranno ripercuotersi anche nella vostra vita privata, in particolare nel rapporto a due. È probabile che la tensione si scateni nella sfera affettiva. La vostra voglia di fare contagierà le persone che vi circondano e scoprire il vostro carisma. Sfruttate questo fascino stellare che vi avvolgerà per comunicare al meglio le vostre idee e i vostri piani per il futuro. Se avete qualcosa di importante da annunciare al partner fatelo senza problemi, poiché penderà dalle vostre labbra.




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