CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 03 MARZO
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Il luogo dove l’impossibile diventa possibile: la Calabria nel nuovo film di Fabio Mollo USCIRÀ AL CINEMA IL PROSSIMO 9 MARZO“IL PADRE D’ITALIA”, OPERA SECONDA DEL REGISTA CALABRESE FABIO MOLLO, IN CUI VIENE DESCRITTA LA GENERAZIONE DEI TRENTENNI, UNA GENERAZIONE SICURA SOLTANTO DELLA PROPRIA PRECARIETÀ, SENTIMENTALE PRIMA ANCORA CHE ECONOMICA. MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Una morsa alla gola. Un film palpitante, poetico, irrequieto che con un stile sofisticato e mai scontato è riuscito a entrare nelle pieghe più segrete di una generazione: quella dei trentenni, non più figli, non ancora genitori. Dopo "Il Sud è niente", rivelatosi un autentico caso internazionale, il regista reggino Fabio Mollo ha sfornato, fumante di perfezione, "Il Padre d'Italia" (nelle sale dal 9 marzo), un on the road dei sentimenti che ha come protagonisti una coppia improbabile. Mia è il ritratto dell'eccesso, come se il suo motto fosse: sono, ergo azzardo. Capace d'infinita felicità ma altrettanta tristezza, volteggia libera fino a nuovo ordine ma senza nessuna garanzia. Paolo, invece, ha paura della vertigine e per lui Mia è l'eccezione che non sapeva di aspettare da sempre, il momento in cui tutto ciò che lo opprime si fa da parte e cede il passo alla leggerezza, alla spuma delle chiacchiere, a un diverso mareggio che lo stacca da ogni regola e controllo. Insieme intraprendono un viaggio da un capo all'altro dell'Italia ma anche dell'anima - come ha dichiarato lo stesso regista - per esplorarsi fino in fondo e capire cosa vuol dire essere adulti. Si spoglieranno l'un l'altro, levandosi a vicenda il lenzuolo che avvolge le loro vite, solitarie, terrorizzate; piano piano ricomporranno il puzzle di un'esistenza che per la prima volta sarà loro finalmente chiara. E così giunti alla fine di un viaggio maieutico, che li ha condotti in Calabria, Paolo e Mia sono pronti per il "miracolo". Nei panni di questa strana quanto affascinante coppia, due signori attori: Isabella Ragonese, che sfodera una dirompente vitalità, e Luca Marinelli, che supera se stesso dopo la straordinaria performance in “Lo chiamavano Jeeg Robot”. In una settimana no stop, tra interviste, ospitate in tv e press conference, il regista del "Il padre d'Italia", Fabio Mollo, è riuscito a trovare il tempo anche per noi. Paolo è un ragazzo orfano e gay, Mia aspetta una bambina ma non sa chi sia il padre e
non riesce a sentirsi madre. Che sentimento nasce tra i due? Paolo e Mia sono due sconosciuti ma nel momento in cui si incontrano, come spesso accade nella vita, esplode inspiegabilemente un legame molto forte. Intraprendono un viaggio, che in realtà è un tentativo di Paolo di portare a casa Mia, "casa" in senso fisico ma anche metaforico. Il loro legame cresce scoperchiando il loro senso di abbandono. Il tema portante del film è l'essere genitori oggi. Un timore che attanaglia tutti, omosessuali ed etero. Perchè secondo te i giovani trentenni vivono quest'ansia da prestazione? Non credo si tratti di ansia da prestazione. Penso si provi una grande gioia, un grande slancio nel diventare genitori. Le difficoltà sono oggettive: la precarietà, le difficoltà di poter contare su una stabilità economica e lavorativa che finisce per diventare anche sentimentale. I trentenni di oggi sono la generazione che ha dovuto inventarsi mestieri nuovi, nuovi modi di stare al mondo. Siamo la prima generazione che sta peggio della generazione che l’ha preceduta. Nel momento in cui vuoi costruire un futuro che preveda un figlio, hai delle responsabilità che la precarietà mette in crisi. Oggi una giovane donna non si vede riconosciuti dei diritti che le permettano di essere madre e lavoratrice allo stesso tempo. È inutile proclamare il Fertility Day se poi non ci sono le condizioni che ti permettono di essere mamma e poter fare carriera. Un ritardo si avverte anche per quanto riguarda il riconoscimento delle famiglie arcobaleno, che esistono, non è una possibilità che riguarda il futuro. Se non avessi fatto parte di questa generazione che ha dovuto "inventarsi", avresti fatto comunque il regista? Certo, forse più comodamente. I registi delle generazioni precedenti guadagnavano di più, erano supportati in modo diverso; anche la stessa Enpals (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza ai Lavoratori dello Spettacolo) offriva un sussidio diverso. Un tempo era previsto anche un sussidio di disoccupazione nel momento in cui il regista non stava sul set. Fare l’artista non è più considerato un lavo ro…
Il regista Fabio Mollo Esatto, oggi fare l’artista è considerato un lusso. Io che non vengo da una famiglia benestante, ho dovuto fare diversi lavori tra un film e l’altro, e continuo a doverli fare Al di là della trepidazione che genera il diventare genitori, che ruolo ha la paura nel film? Il padre d’Italia vuole essere un film che neutralizza le paure e insegna ad avere coraggio. Paolo e Mia sono spaventati nell’immaginare un futuro. Incontrandosi riescono a trasmettersi a vicenda la voracità della vita. Luca Marinelli è come te un trentenne brillante. Ha già vinto il David di Donatello come migliore attore non protagonista per il film Lo chiamano Jeeg Robot, oltre a un Nastro d'Argento e un Ciak d'Oro nella stes sa categoria. Come vi siete conosciuti? Cosa ti ha convinto che lui fosse il padre d'Italia che stavi cercando? Ci siamo conosciuti al Festival di Berlino.
Dopo la proiezione de "Il Sud è niente" ci siamo presentati. Io ero naturalmente un suo grandissimo fan - l’avevo già visto in “Tutti i santi giorni”, “La solitudine dei numeri primi” – e volevo proporgli la mia sceneggiatura. Durante il primo incontro – lo ha ricordato anche lui l’altro giorno in conferenza stampa – abbiamo parlato di tutto tranne che del film. Quindi ci samo ritrovati prima di tutto come essere umani e questo ci ha aiutato a trovarci bene anche professionalmente. Miriam Karlkvist, la protagonista de "Il sud è niente", reciterà anche in "Il padre d'Italia". Che ruolo interpreterà? È una sorpresa. Miriam dopo “Il Sud è niente” è cresciuta tantissimo professionalmente. Ha frequentato d’Arte Cinematografica “Gian Marie Volontè” a Roma. È diventata una signora attrice. Credo sia irriconoscibile nel film…
Il viaggio de "Il padre d'Italia" si concluderà a Reggio Calabria. Ne "Il sud è niente" era emersa una Calabria come luogo dell'anima. Che Calabria verrà tratteggiata stavolta? La Calabria sarà il luogo dove l’impossibile diventa possibile. Ho voluto capovolgere quella che è in generale l’idea che si ha della nostra terra. In un'intervista hai dichiarato di fare il regista perchè sei nato al Gebbione (periferia sud di Reggio Calabria). In che modo questo quartiere, che non gode generalmente di un'ottima reputazione, è stato per te una marcia in più? Il Gebbione mi ha insegnato che niente ti è dovuto, niente va dato per scontato, niente è alla portata di mano, niente è facile da ottenere. Mi ha insegnato che bisogna “ruzzuliarsi le maniche”, come si dice al Gebbione. Mi è servito tanto nella vita venire da lì. Il premio Oscar Paolo Sorrentino ti ha scelto come regista del docu-backstage del suo "The Young Pope", serie andata in onda lo scorso autunno su Sky Atlantic. Com'è stato lavorare con lui? Poter lavorare con Paolo Sorrentino è stato un grandissimo regalo, gliene sono molto molto grato. Per me è stato come tornare a scuola, poter stare sul set e rubare con gli occhi. Un’esperienza che mi ha allargato le spalle, mi ha fatto sentire più forte. Dopo i primi mesi di totale adorazione, ho iniziato a capire, a imparare. È stata un'occasione formativa straordinaria che mi è tornata utile mentre giravo “Il padre d’Italia". Una vera sfida perchè Sorrentino non voleva un semplice backstage ma un documentario di un’ora e mezza. Mi ha gratificato molto vederlo contento del risultato, così come mi ha riempito d'orgoglio il comunicargli che il mio "The Young Pope: A Tale of Filmmaking" è in cinquina ai Nastri d'Argento come miglior documentario cinema e spettacolo! Come ti vedi tra vent'anni? Mi vedo più grasso, ormai mi sto espandendo a vista d’occhio! Spero di essere sereno come oggi. Il cinema è un lavoro che procura molto stress, ogni giorno è come ricominciare da capo. Però è un lavoro che mi mette gioia e mi fa sentire utile, e quando mi sento utile sono sereno.
ATTUALITÀ
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DOMENICA 03 MARZO
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Renzi visita la Locride per conoscere il Goel La situazione nel PD in vista della primarie e i progetti per la Città metropolitana saranno sicuramente stati gli argomenti di cui Matteo Renzi ha discusso mercoledì mattina con il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, durante una visita della quale era stato informato soltanto il primo cittadino. L’incontro, di carattere prettamente formale, si è svolto in un bar del centro e si è protratto per circa due ore. Successivamente i due hanno raggiunto il lungomare cittadino, intitolato, peraltro, a Italo Falcomatà, padre del sindaco e a sua volta primo cittadino di Reggio negli anni ’90, ed è qui che sono stati pizzicati dall’occhio vigile della stampa. L'incontro tra i due esponenti del Partito Democratico, è stato confermato in separata sede, è servito a rinsaldare ulteriormente il già stretto rapporto che c'è tra l'ex premier e Giuseppe Falcomatà, che lascia immaginare anche un possibile coinvolgimento del primo cittadino nelle future vicende del Partito. La visita dell’ex premier, comunque, non è terminata a Reggio, in quanto, dopo l'incontro nella Città Metropolitana, Renzi si è recato nella Locride dove aveva fissato, anche in questo caso in maniera strettamente informale, un secondo incontro. Solo dopo diverse ore si è venuti a conoscenza che l'ex presidente del consiglio, una volta giunto nel nostro comprensorio, è stato ricevuto all'ora di pranzo da Maria Paola Sorace e dal consorzio sociale Goel di Caulonia. Sarebbe stato lui stesso, nella giornata di martedì, a chiedere un incontro per conoscere da vicino questa realtà della Locride. Renzi, inoltre, avrebbe chiesto esplicitamente che a tavola, presso un ristorante di Roccella Jonica, non fossero presenti rappresentanti politici ma solo ed esclusivamente ai membri del consorzio. Terminato anche questo secondo incontro, l'ex premier ha annunciato ai commensali che si sarebbe concesso un breve giro turistico prima di ripartire alla volta di casa.
Siderno: Mille studenti fanno mettere radici alla legalità
OLTRE MILLE RAGAZZI IN MASCHERA HANNO SALUTATO IL “DERBY DELL’AMICIZIA”, PRIMO STEP DEL PROGETTO “LA LEGALITÀ METTE RADICI”. FINISCE 1 A 1 TRA LE MEDIE ALVARO E PEDULLÀ. Sfilata in maschera, balli e sport. Oltre 1000 studenti tra elementari e medie hanno salutato il Martedì Grasso sidernese allo stadio comunale, una boccata d’ossigeno a pieni polmoni dopo il lunedì nero segnato dal vile e feroce attacco contro il consigliere Giorgio Ruso. Stamattina, invece, la città di Siderno ha vinto, ha trionfato grazie all’iniziativa organizzata dall’Istituto Comprensivo Pascoli-Alvaro e patrocinata dall’amministrazione comunale, che ha visto anche la partecipazione massiccia dell’Istituto comprensivo Bello-Pedullà, a cui va un sincero ringraziamento per la partecipazione e l’altruismo. Sorrisi, energia pulita, colori e tanto sole hanno contrassegnato il primo step del progetto “La legalità mette radici”. Il Derby dell’amicizia tra le scuole medie Pedullà e Alvaro, terminato uno a uno con le reti di Pellegrino per la Pedullà e di Catalano per l’Alvaro, alza il tono di tre tacche e ci dice una cosa chiara, che ci deve rimanere in mente: «Voi siete responsabili del nostro futuro, scacciate dalla nostra città i criminali e dateci speranza». «La bellezza originale della scuola - ha affermato in modo entusiasta l’assessore alla Pubblica Istruzione Ercole Macrì. - Una risposta forte, dal basso, che mira a raggiungere la gente sana, ovvero quell’enorme fetta di popolazione che sa leggere e immagazzinare i messaggi lucidi che provengono dai ragazzi. Oggi più che mai, questo esercito di sidernesi deve combattere per riprendersi la città di cui è proprietario». «Dedico questa bella mattinata di legalità a Giorgio Ruso e alla sua famiglia» ha continuato Ercole Macrì. «Ora spero che i soliti non si soffermino sui coriandoli lanciati e abbandonati lungo la pista d’atletica dai ragazzi…» ha concluso con un sorriso sarcastico l’assessore, trattenendo tra i denti almeno altre tre parole.
GIUDIZIARIA
Sul reato di corruzione In questa settimana uno degli argomenti principali che hanno occupato i media è stato quello relativo a vicende legate ad ipotesi di corruzioni a livello nazionale, che hanno attirato l’attenzione di tutti. Sul reato di corruzione, senza per questo pensare di essere esaustivi, insiste un quadro normativo ampio e in continua evoluzione normativa e legislativa. In primo luogo ci troviamo di fronte ad un reato a dolo specifico, ove il fine di compiere atti contrari ai doveri di ufficio connota il profilo della volontà e non l’elemento obiettivo del reato. La corruzione può realizzarsi secondo un duplice schema, principale e sussidiario: “secondo quello principale, il reato viene commesso con due essenziali attività, strettamente legate tra loro e l’una funzionale all’altra: l’accettazione della promessa e il ricevimento dell’utilità, con il quale finisce per coincidere il momento consumativo, versandosi in un’ipotesi assimilabile a quella del reato progressivo. Secondo lo schema sussidiario, che si realizza quando la promessa non viene mantenuta, il reato si perfeziona con la sola accettazione della promessa che identifica il momento di consumazione del reato – Cass., n. 35118/2007”. Il che vuole dire che, ai fini della sussistenza del reato, ciò che rileva è che sia intervenuto il pactum sceleris; mentre sia la dazione del denaro che – a fortiori – l’effettivo compimento dell’atto contrario, costituiscono eventualità corroborative, ma non indispensabili per la consumazione del reato e il suo accertamento. Ed ancora, “integra il reato di corruzione, in particolare di quella cosiddetta “propria”, sia l’accordo per il compimento di un atto non necessariamente individuato “ab origine” ma almeno collegato ad un “genus” di atti preventivamente individuabili, che l’accordo che abbia ad oggetto l’asservimento più o meno sistematico - della funzione pubblica agli interessi del privato corruttore, che si realizza nel caso in cui il privato prometta o consegni al soggetto pubblico, che accetta, denaro od altre utilità, per assicurarsene, senza ulteriori specificazioni, i futuri favori – Cass., n. 34834/2009”. Non solo, ma “in tema di corruzione propria, costituiscono atti contrari ai doveri d’ufficio non soltanto quelli illeciti (perché vietati da atti imperativi) o illegittimi (perché dettati da norme giuridiche riguardanti la loro validità ed efficacia), ma anche quelli che, pur formalmente regolari, prescindono, per consapevole volontà del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, dall’osservanza di doveri istituzionali espressi in norme di qualsiasi livello, ivi compresi quelli di correttezza ed imparzialità. (Fattispecie relativa a pagamenti di fatture effettuati da un’azienda ospedaliera con tempi anticipati rispetto all’ordine cronologico, sebbene le sofferenze di cassa impedissero la regolare e puntuale liquidazione di quanto dovuto ai vari fornitori di beni e servizi ospedalieri)- Cass., 30762/2009”. Quindi, si ravvede il delitto di corruzione anche dove il comportamento, al quale è finalizzata la promessa o la dazione, si caratterizzi per la violazione dei generali principi che devono regolare l’azione amministrativa del pubblico ufficiale.
Siderno ha bisogno di meno rumors e più attenzione. La bestia che ha colpito ancora la nostra città è sfuggente.Non sappiamo se vive a Siderno o si alimenta con Siderno approfittando di ogni suo minimo errore per trasformarlo da assist infelice a gol.
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La bestia bastarda C’è chi invoca segnali forti ma un segnale fortissimo Fuda l’ha dato. Dopo tanto tempo, infatti, si sta svelando un crimine epocale, si sta facendo luce sulla bomba ecologica di Pantanizzi.
Forse qualcuno si era illuso, forse credevamo che fosse più generosa, forse siamo inadeguati, ingenui, non all’altezza di vivere questa città per aiutarla: la bestia che ha ridotto in macerie Siderno è ancora maladettamente viva e vitale, addirittura degenerata come la bastarda di Antonio Delfino o l’Anima nera di Criaco. La bestia esagera, disegna, studia. È tornata e, oggi, opprime con i tentacoli di Alien e il ghigno innocente del caffè al bar, dove la comunità accetta il compromesso del vivere in ginocchio piuttosto che del morire in piedi. Così fan tutti, anche il Consiglio comunale di Siderno attraverso un fanatismo aberrante, da osservatorio megalomane, che riduce il massimo consenso cittadino a un post, e poi banalizza la bestia nel momento in cui, una minor parte di esso, stabilisce che il feroce attacco al consigliere Giorgio Ruso nasce da un passaggio infelice su Facebook del vice sindaco Anna Romeo. Okay. Bravi. Ma. Però. Quando Kant, nella Critica della Ragion Pura richiama Copernico per parlare di una rivolta contro chi calpesta, sputa e offende la vita di una comunità, intende per rivolta un’illuminazione utile a svelare l’oscuro, tutto ciò che è occulto per sbatterlo in fronte al sole. Pietro Sgarlato, per deformazione professionale legge meglio i cavilli che Kant. Lo dimostra quasi sempre, preoccupandosi più degli infissi che della soletta, del pelo e non della trave. Lui vede fin qui, sì, al di là, no. “Segnali forti contro il crimine” strilla al sindaco Fuda dalla sua postazione, con un assetto da fuoriclasse da play out di Promozione, ma senza render-
si conto, per esempio, che un segnale fortissimo Fuda l’ha dato. Dopo tanto tempo, infatti, si sta svelando un crimine epocale, si sta facendo luce sulla bomba ecologica di Pantanizzi. Ora qui nessuno vuole togliere dal cilindro Pantanizzi come movente dell’attentato Ruso, ma, rispetto allo strillo del massimo consigliere di Forza Italia, possiamo tranquillamente affermare, che dietro i veleni, gli inquinamenti, ci sono poteri deviati e senza pietà. Da Sgarlato, dalla sua onestà intellettuale, pretendiamo analisi più incisive, dato che il segnale estremo c’è stato e lui non l’ha visto. E lo stesso vale per Caruso ergo sum e De Leo ergo fugio. Meno rumors, più attenzione. Anche perchè la bestia è sfuggente, non sappiamo se vive a Siderno o si alimenta con Siderno approfittando di ogni suo minimo errore per trasformarlo da assist infelice a gol. Seppur autogol. La Fragomeni ha convinto di più, soprattutto nel passaggio in cui pesa l’attentato a Giorgio Ruso utilizzando un canone estetico prima che morale, tantomeno retorico. Un attentato bruttissimo, immagini bruttissime, addirittura molto più raccapriccianti di quelle che pochi mesi fa l’hanno vista vittima in prima persona di una minaccia pesante. L’atto intimidatorio a Giorgio Ruso è un atto criminale, di questo dobbiamo essere convinti tutti e agire sulla scorta di questa convinzione. È necessario rimanere uniti per evitare che il crimine trasformi Siderno in una gruviera deforme dove il roditore si aggira indisturbato, organizza sortite fulminanti scegliendo i bocconi più ghiotti, per poi tornarsene lesto nel suo covo. Vladimir Condarcuri
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Esplosione
PD
IL PARTITO DEMOCRATICO PERDE LE RAGIONI DELLA SUA STESSA ESISTENZA. LA SINISTRA HA SMARRITO LA SUA MISSIONE STORICA. UN VENTO DI EGOISMI, DI CONFLITTI ARMATI, DI INDIFFERENZA VERSO LE SOFFERENZE ALTRUI, DI SOPRAFFAZIONE DEI FORTI SUI DEBOLI SI ABBATTERÀ SULLA CALABRIA, LA COLPIRÀ IN PIENO, DISINTEGRANDO I PARTITI DI CARTAPESTA. ILARIO AMMENDOLIA Proviamo a dare un significato alla visita in incognito di Renzi in Provincia di Reggio e nella Locride e, personalmente, riesco a dare una sola lettura: Renzi non si fida più degli apparati del partito calabrese che in questi anni gli hanno raccontato una verità diversa da quella reale. Normalmente gli occhi e le orecchie di un leder dovrebbero essere i dirigenti regionali e provinciali. Evidentemente Renzi, soprattutto dopo il 4 dicembre, non si fida più di loro. Li ritiene incapaci di “leggere” il loro territorio. Inadatti a dirigere. Ovviamente non so se la visita nella Locride gli sarà di qualche utilità anche perché la malattia di cui soffre il PD è seria e, ovviamente, non riguarda solo il Partito democratico. Se fossi un medico direi che nei partiti è in atto un grave processo degenerativo dal momento che le cellule impazzite sembra stiano prendendo il sopravvento su quelle sane. Credo nei Partiti nel senso che indica la Costituzione e li ritengo fondamentali per la democrazia. Ritengo che il Pd potrebbe essere una risorsa democratica ma stento però a riconoscermi nei partiti attuali perché protagonisti della vita interna non sono più i cittadini. Esiste una scissione profonda tra partiti e gente; aggiungo- purtroppo- anche tra il Partito democratico e la sua gente.
Manca “l’intellettuale collettivo” inteso come il luogo in cui il professore universitario, il ricercatore, il filosofo, il poeta si mescola al contadino, al commerciante, all’impiegato, al muratore e insieme ne viene fuori una grande forza capace di trasformare e far progredire la società. L’unico momento di contatto sono le elezioni, poi ognuno per la sua strada: l’eletto nel “palazzo”, il cittadino immerso nei suoi problemi e senza interlocutori. Le visite dei singoli “capi” non equivalgono a partecipazione quanto piuttosto a creare un rapporto di sudditanza tra eletto ed elettore. Si finisce con l’accettare la logica del “palazzo” e la “politica” diventa chiacchiera, anzi un continuo parlar male degli “avversari” o dei “nemici interni” nello stupido tentativo di accreditare se stessi. In questi anni ho cercato di dare un significato al mio voto e alla tessera del PD. Per esempio ho cercato di stabilire il nesso tra giovani disoccupati e il partito che ho votato. Non l’ho trovato! Ho cercato disperatamente un rapporto tra il grido strozzato dei degenti ospedalieri e gli eletti del PD. Non esiste. Sono andato nelle carceri, cercando un qualche legame tra la disperazione dei reclusi e la “Politica”. Non c’è traccia. Dopo lungo travaglio sono arrivato alla conclusione che questa “politica” non vive più nei luoghi di lavoro, tra i precari, nella miseria, tra gli emarginati, tra la gente che lavora. La “politica” parla solo di se stessa ed a se stessa.
È drammatico quando si è costretti a constatare che la Sinistra non vive più nei luoghi e tra la gente tra cui è nata. Non si nutre più delle speranze e dei sogni del “Suo”popolo. Non tesse più alcun “Progetto”, non metabolizza valori e ideali. E’ solo grigio apparato che occupa le stanze delle Istituzioni, incapace di guardare oltre il presente. Solo per fare qualche esempio: non è di Sinistra il tentativo di rintrodurre i vitalizi ai consiglieri regionali ne altri mille indizi che delineano una precisa strategia che punta a separare gli interessi degli “eletti” dai bisogni delle classi sociali che li hanno espressi. Ma è quello che è successo in questi anni! Ciò spiega perché avanza il movimento qualunquista di Grillo e cresce la “Lega” razzista di Salvini che catalizzano la protesta mettendo a rischio la democrazia italiana. Succede perché a Sinistra c’è un vuoto nel quale ogni “dirigente” recita a soggetto nel tentativo di creare una ragnatela utile alla rielezione e così si scambiano i diritti come favori premiando i “cortigiani” e trattando da “nemici interni” le menti libere. La crisi del PD non è solo crisi di voti e di leadership: è una crisi esistenziale da cui non si esce filando alla stessa conocchia. Ne abbiamo avuto prova quando nei giorni scorsi è stato aperto e chiuso nel giro di poche ore il tesseramento del PD relativo all’anno 2016 (sic). Al di là della volontà dei singoli circoli è apparso ovunque un “PD”, clandestino, chiuso, rissoso e, soprattutto, ha evidenziato la scissione tra popolo e
apparato. Non ho mai dato peso alle formalità e men che mai al tesseramento ma, in questo caso, tutto mi è sembrato funzionale al potere castale, a logiche perverse di ceto politico, ad una precisa strategia di tener fuori la gente dal partito. Sarebbe stato molto più dignitoso non fare il tesseramento come è avvenuto nel 2015, quando gli apparati lo hanno vietato per ragioni oscure. Se si andasse avanti su questa strada ci troveremmo dinanzi ad un golpismo strisciante che mira a sequestrare la “Politica” ed a svuotare la democrazia. Il PD perderebbe le ragioni della sua stessa esistenza. La Sinistra intera smarrirebbe la sua missione storica. Dinanzi a questo scenario non si può restare in silenzio diventando oggettivamente complici. Soffia ovunque un vento rabbioso di destra estrema simile a quello dell’antiguerra. Un vento di egoismi, di conflitti armati, di indifferenza verso le sofferenze altrui, di razzismo, di sopraffazione dei forti sui deboli. La bufera colpirà in pieno la Calabria e non saranno partiti di cartapesta a resistere. Ecco perché bisogna liberare tutti i partiti, partendo dal PD e dalla Sinistra dalle oligarchie di palazzo e restituirli alla “sovranità popolare”. Bisogna farlo oggi senza mai tradire le ragioni profonde di una “scelta di vita” perché domani potrebbe essere troppo tardi. Per tutti!
IN BREVE CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo
...a proposito di Marchi d’area È certamente un gran segnale il sapere che c’è un territorio in movimento che non si arrende ai luoghi comuni, che crede finalmente di poter abbattere ritardi e comodi adagi di una vita troppo tranquilla, se non proprio rassegnata. Qualunque dinamismo che rende vitale una società ha del positivo se ciò serve a movimentare gli animi, a dare senso al quotidiano, a costruire percorsi comuni attraverso i quali dotarsi di un futuro. Certo non è semplice se riflettiamo sulle nostre esperienze o, meglio, non-esperienze imprenditoriali in Calabria, e nella locride in particolare, o di marketing territoriale che man mano si sono aperte negli anni e chiuse senza risultati. Ma non è certo un buon motivo per non ritentare. Eppure, quando sento parlare di marchi d’area, di marketing territoriale il mio pensiero va altrove. A coloro che del territorio, del clima nonostante le diversità di latitudine, ne hanno fatto un motivo di eccellenza, un modo di restituire quanto il territorio merita partendo da un presupposto fondamentale: il rispetto. Fare marketing territoriale significa tutto e può significare nulla se a premessa di ogni iniziativa non vi è una cultura del rispetto di ciò che respiriamo, di ciò che calpestiamo, delle peculiarità delle nostre terre, della storia dei nostri piccoli paesi o di ciò che ne rimane, delle caratteristiche naturalistiche e produttive che la tradizione ha offerto prima di annichilirsi dietro le comodità consumistiche confezionate altrove. Leggere gli obiettivi della nuova iniziativa fa certo effetto ed è motivo di fiducia. Ma è anche ricordo di parole già sentite, enunciate, scritte e riscritte senza
Marina di Gioiosa: Quattro giorni per organizzare il funerale di uno squalo www.larivieraonline.com
poi avere a riscontro risultati concreti. Fare marketing territoriale non significa solo certificare un clima, cosa abbastanza complicata, ma si può fare. Significa certificare modelli di tutela, di promozione, di organizzazione, di produzione che fanno del territorio una risorsa plurale e capace di coprire quanto il rapporto tra uomo-ambiente richiede: una sinergia senza compromessi, leale. Ognuno di noi può fare due passi nelle nostre ruralità e guardare lo stato delle colture o chiedersi che fine hanno fatto le piccole abilità agricole o quella minima ma genuina ospitalità che nella sua semplicità era molto più decorosa dell’ipotesi dell’industrializzazione turistica mai decollata, ma capace di lasciarci ancora oggi malcelati scempi paesaggistici. Marchio d’area o marketing territoriale? Si, certo, ma con l’umiltà di guardare cosa hanno fatto negli anni altre esperienze, regionali e locali. E non si tratta solo della Valle d’Aosta o del Tirolo piuttosto che la Liguria come regioni, ma di vallate, di piccole realtà che hanno saputo utilizzare strumenti semplici, ma incredibilmente efficaci per far si che ogni lembo del territorio esprimesse se stesso. Così come, per citarne una, la Val di Gresta, la valle degli orti biologici, dove ogni centimetro quadrato è ambiente, natura, vita e produzione. Ricchezza e benessere delle cose semplici trasformate in gioielli da tutelare. Una delle tanti valli lontane, forse troppo per un’Italia che vorrebbe farcela, ma si dimentica che esperienze e successi devono essere condivisi e per essere condivisi, adattati e riproposti, devono essere conosciuti, apprezzati e umilmente considerati senza inseguire eccellenze d’occasione.
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Sabato 25 febbraio, sulla spiaggia di Marina di Gioiosa Jonica, è stato avvistato uno squalo di medie dimensioni arenatosi probabilmente durante la notte. Grande curiosità si è destata attorno alla carcassa dell’animale, che ha attirato un piccolo capannello di curiosi fino al momento in cui la “salma” non è stata messa in sicurezza da chi di competenza. Nonostante un primo, tempestivo, intervento, tuttavia, lo squalo è rimasto sulla spiaggia fino a giovedì quando, finalmente risolte le lunghe, farraginose e costose misure di legge all’italiana, l’amministrazione ha potuto smaltire i resti dello squalo.
Ferruzzano ha finalmente un campo di calcio degno di tal nome
LOSPORTLOCRESE INCONTRAIVERTICIDELCONI
Lo sport Locrese, rappresentato da Filastro e Papa, questa settimana è andato a rapporto dai vertici nazionale e regionale del CONI, incontrati nelle persone di Giovanni Malagò e Maurizio Condipodero.
Don Ciotti a Locri per preparare la giornata del ricordo di Libera Il 21 marzo la rete Libera scenderà in piazza per ricordare tutti gli innocenti morti per mano delle mafie, creando in tutto il Paese un ideale filo di memoria, nella convinzione che dal ricordo si possa generare impegno e giustizia nel presente. Per l’occasione il Presidente di Libera Don Luigi Ciotti incontrerà a Locri tutte le Associazioni, i gruppi, le comunità che si impegnano nel nostro territorio. L’incontro si svolgerà presso il Palazzo della Cultura in via Trieste a Locri, martedì 7 marzo 2017 alle ore 18.
Finalmente...Ferruzzano avrà un DEGNO campetto di Calcio a 5 in erba Sintetica !! Allelujaaaaa !! I ragazzi del paese potranno ora giocare non più tra la cicoria e le patate !! Complimenti al Sindaco che si sta svegliando dal lungo letargo, impegnandosi a chiudere in bellezza il suo attuale mandato...e magari pronta all'ennesima riconferma ??
L’APPROFONDIMENTO
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Calabria Fragile: 17 e 18 marzo un workshop su come prevenire e ridurre il rischio sismico
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Le recenti scosse che hanno devastato il centro Italia rappresentano l’ennesima turbolenza per il fragile equilibrio di un Paese eternamente sospeso tra passato e futuro, conservazione e cambiamento. Cosa si sta facendo in Calabria e nella Locride, area esposta ad altissimo rischio sismico? I calabresi, abituati a vivere in un territorio fragile, non hanno sviluppato nei secoli una sufficiente e diffusa coscienza di “protezione civile” e quindi hanno una scarsa propensione alla prevenzione. Eppure si sa che è la consapevolezza della fragilità del territorio in cui si vive la miglior difesa contro il rischio. All’approfondimento di questa delicatissima tematica sarà dedicato il workshop “Calabria fragile: come prevenire e ridurre il rischio sismico”, un seminario organizzato dall’Amministrazione Comunale di Siderno in collaborazione con il Sisma-Lab dell’Urban Center Locride che si svolgerà il 17 e 18 marzo presso l’Istituto Istruzione Superiore “Guglielmo Marconi” Siderno, e che si pone l’obiettivo di essere una riflessione e un resoconto sulle condizioni del nostro comprensorio, sulla percezione del rischio, sulle carenze del sistema di gestione delle emergenze, sulla legislazione vigente e sugli incentivi, su come i comuni della Locride difendono il territorio e i beni pubblici e sulle strategie in atto e le azioni preventive per ridurre il rischio sismico. Alla due giorni, a cui parteciperanno Regione Calabria, Città Metropolitana di Reggio Calabria, Protezione Civile Regione Calabria,
Università Mediterranea di Reggio Calabria, Università della Calabria, Ordini dei Geologi, degli Architetti, degli Ingegneri, ENEA Calabria, Collegio dei Geometri e gli studenti dell’IIS “Guglielmo Marconi” di Siderno, si parlerà del Risk Assessment, che individua diverse strategie da attuarsi su scale temporali diverse, di mappa dei rischi, del progetto Casa Italia e Calabria Sicura, di come conservare la memoria oltre le forme e delle moderne tecnologie come completamento delle tecniche antiche, di recupero dei beni architettonici e new towns, di cosa gli architetti possono imparare dalle catastrofi, del legno nell’ambito di una diversa filosofia del costruire antismico, della necessità di favorire in modo omogeneo la crescita di una cultura territoriale di protezione civile, della scuola e della sua funzione essenziale nella educazione alle tematiche del rischio sismico. Relazioneranno il sindaco di Siderno Pietro Fuda, il Direttore Generale della Protezione Civile Calabria Carlo Tansi, il professore ordinario al Dipartimento di Architettura e Territorio dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Giuseppe Fera, l’architetto Pasquale Giurleo, il Dirigente Dipartimento Infrastrutture LL.PP Mobilità Regione Calabria Giuseppe Iiritano, il dirigente scolastico dell’IIS Guglielmo Marconi Siderno Clelia Bruzzì e la professoressa a contratto presso PAU dell’Università di Mediterranea di Reggio Calabria Clelia Bruzzì.
I calabresi, abituati a vivere in un territorio fragile, non hanno sviluppato nei secoli una sufficiente e diffusa coscienza di “protezione civile” e quindi hanno una scarsa propensione alla prevenzione. Eppure si sa che è la consapevolezza della fragilità del territorio in cui si vive la miglior difesa contro il rischio.
All’approfondimento dell’adeguamento sismico dei nostri edifici sarà dedicato il workshop “Calabria fragile: come prevenire e ridurre il rischio sismico”, un seminario organizzato dall’AC e Sisma-Lab dell’Urban Center Locride che si svolgerà il 17 e 18 marzo presso l’IIS “Guglielmo Marconi” di Siderno
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PARADOSSI SANITARI
Può il medico di base ignorare il parere dello specialista? Gentile Direttrice della «Riviera», le scrivo perché vorrei avere un suo parere su un fatto accadutomi ieri. Ho richiesto al mio medico di base la prescrizione per delle analisi del sangue. La prescrizione mi è stata rifiutata poiché - a dire del medico - troppo ravvicinata alla precedente, risalente ai primi di dicembre del 2016. Sono una donna anziana e ho molti acciacchi, per cui prendo tanti farmaci: uno di questi ha rivelato un latente disordine della tiroide, con un tumore benigno e curabile. Molto probabilmente il mio medico potrebbe pensare che i miei problemi con la tiroide non siano il mio guaio peggiore, ma lo specialista mi ha prescritto un controllo ogni tre mesi circa, almeno per il primo anno. Come saprà, ciò è dovuto alla recente normativa che ha tagliato gli esami e ha dato severe indicazioni sulla frequenza delle richieste di analisi ematologiche, tuttavia la stessa legge dice che la prescrizione può essere fatta se esistono le condizioni mediche. Mi chiedo se il parere di uno specialista sia quindi a tal
IL LETALE E ANACRONISTICO OSSIMORO DEL PALAZZO - 4 IL CDA RAI: (Proposta) TETTO ANCHE PER GLI ARTISTI. COMPENSO MASSIMO 240 MILA EURO. Che abbiano letto Riviera? Tranquilli. Anche se ci siamo interessati in tempi non sospetti, non sono megalomane o millantatore (la mia amica Maria Teresa D’Agostino direbbe: date a Cesare quel che è di Cesare tranne le coltellate, aggiungo io); più semplicemente avrà prevalso il buonsenso e la constatazione che i sacrifici che si chiedono, vero ministro Padoan? (ne parleremo) stridono con il pervicace mantenimento dello status simbol di alcuni privilegiati. Per dirla con il compianto Nino Manfredi “Fusse che fusse la volta bbona?”. Nelle spese della Camera, oltre a € 400.000 per le cassette della posta, c’è un’uscita di Euro 2.150.000, per spese telefoniche. Euro 1.500.000 per rete fissa ed euro 650.000 per cellulari. Mi chiedo, come è possibile spendere tale cifra per la telefonia, considerando che noi plebei con € 5 in più possiamo accedere dal telefono fisso anche ai telefoni cellulari e che con 10/15 euro al mese abbiamo telefonate illimitate verso tutti? Hanno timore di essere intercettati o debbono chiamare i figli che frequentano un master all’estero? E, poi, I deputati dispongono di una somma annua di 3.098,74 euro per le spese telefoniche! Mensilmente, al netto, oltre all’indennità di €5.350, si aggiungono €3.500 di diaria e €3.690 come rimborso spese per l’esercizio del mandato (il tutto senza rendicontazione). I deputati usufruiscono, anche, di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere quello più vicino al luogo di residenza ed a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km. La Camera non fornisce ai deputati telefoni cellulari (che morigerati!). Però, secondo il rendiconto pubblicato sul sito di Montecitorio, la Camera nel 2012 ha speso la bellezza di 124 milioni di euro. Tra le voci più bizzarre, circa € 22.000 per dolciumi e prelibatezze varie, 107 mila per caffè e ben 8.338 per arance fresche. A giudicare dal rendimento in aula, sembrerà strano ma i deputati sono costati € 500.000 per i corsi di lingue straniere e di informatica. La Camera ha acquistato hardware per 1,2 milioni, mentre la manutenzione (salata) ci è costata 666 mila euro. continua Tonino Carneri
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punto ininfluente per un medico di base, che probabilmente riterrebbe inutili tutte le prescrizioni poiché già mi considera al termine dei miei giorni. Lasci che le spieghi l’iter che devo seguire per ottenere la tanto sospirata prescrizione: richiesta di visita specialistica endocrinologica, prenotazione e attesa della stessa presso una struttura pubblica, visita dall’endocrinologo che può finalmente richiedere le analisi del sangue, ma può anche non farlo, vanificando attese, file, capriole e tempo, tanto tempo che se ne va. Capirà che il tempo diventa alquanto importante per chi come me sente di non avere più la clessidra piena. Mi chiedo anche perché lasciamo che i tagli alla Sanità ci colpiscano così direttamente, quanto ci sarà tolto ancora e quanto siamo disposti a subire prima di ribellarci. Il suo parere sarà molto gradito, Antonia Capria Zitara
DOMENICA 03 MARZO
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La Risposta della direttrice Gentilissima signora Capria, capisco benissimo il suo disagio, frutto di un’epoca che ha ridotto il medico di base a mero esecutore di ordini provenienti dal Ministero. Un ruolo che lo Stato gli ha imposto in nome di una spending review che ha comportato una revisione anche del rapporto medico-paziente. I medici di base sono finiti nel mirino dei tagli, accusati di iperprescrizione, quando in realtà le ragioni dello sperpero andrebbero rintracciate magari nella disorganizzazione dei servizi come anche nella corruzione negli appalti. Il risultato di queste imposizioni dall’alto costringerà i medici a non poter più prescrivere secondo scienza e coscienza e determinerà inevitabilmente una sempre più scadente qualità dell’assistenza. Servirebbe un’attenta riflessione prima di attuare provvedimenti così scriteriati perchè il medico di famiglia, in molti casi, è l’unico amico che può indirizzare il paziente nel percorso di salute e di malattia. Maria Giovanna Cogliandro
IL PUNTO DI BELLIGERANTE
La vera opposizione sprona, non ostacola Quanto accaduto al consigliere Ruso è sicuramente da condannare e non posso che esprimere solidarietà nei confronti suoi e della famiglia. A mio modesto parere, tuttavia, questi incresciosi atti vandalici sono purtroppo all’ordine del giorno per ogni amministrazione e non hanno nulla a che fare con la politica, tanto più quando colpiscono una giunta fatta di signori per bene. L’obiettivo, dunque, deve essere destabilizzare un’amministrazione dalla quale si è distanti anni luce. È un dato di fatto che a Siderno, per vari motivi, i cittadini ancora non vedono i frutti dell’impegno della giunta Fuda ma non si può negare, ricordando che nessuno possiede la bacchetta magica, che qualcosa si stia muovendo. Non dimentichiamo che, dopo il commissariamento e il dissesto, era un’impresa quasi impossibile
far riprendere a camminare questa città anche perché, per rimettere a posto alcune opere e realizzarne altre servono soldi (e tanti!) che l’amministrazione non ha. So che il sindaco Fuda sta dando tutto sé stesso nella gestione del Comune eppure si continua a parlare con estrema facilità. A cominciare dall’opposizione (pardon, dall’oppositore - chi vuol capire, capisca) a fare chiacchiere da bar sono tutti bravi, a riprova che non esiste più la politica di una volta, quella fatta da uomini con un ideale. Fare opposizione va bene, ma sempre con onestà e amicizia nell’esclusivo interesse della città e delle nostre famiglie! La vera opposizione è quella che dà anche pacche sulle spalle per spronare e non pensa solo a far affondare l’amministrazione! Giuseppe Belligerante
DOMENICO PANETTA:
“LA SINISTRA È UN’ALTRA COSA...” Attraversiamo un momento storico convulso e pieno di incertezze. Un mondo politico, da Destra a Sinistra, in profonda trasformazione. I disastri economici e le scellerate scelte politiche portate avanti in questi ultimi decenni dai governi in quasi tutto il pianeta, hanno contribuito ad aumentare la povertà, allargato in modo insostenibile la forbice tra chi si trova ai livelli bassi della sussistenza rispetto all’assurdo 01% che detiene la maggioranza assoluta delle ricchezze accumulate. Scelte che hanno altresì contribuito a creare un diffuso e pericoloso inquinamento rendendo lo stato di salute della Terra ai minimi livelli, con serie ripercussioni sulla salute degli umani. Lo sfruttamento selvaggio dei beni ambientali, dal suolo all’aria all’acqua, con lo spargimento indiscriminato di scarichi incompatibili con la vita di flora e fauna, aggrava il già precario stato in cui si trovano milioni di italiani impossibilitati persino a garantirsi la salute come autorevolmente prescrive la Costituzione. In Italia abbiamo dunque l’espulsione, o l’impossibilità ad entrare nei circuiti del sistema produttivo, di milioni di cittadini che vengono fatti sprofondare nell’insicurezza e nella desolante precarietà esistenziale. Giovani senza futuro, scuola al collasso benché gli sia stata affibbiato l’appellativo di “buona”; ricerca quasi inesistente, con apparati produttivi che si reggono sui sacrifici delle finanze provenienti dal contribuente a cui, però, vengono scaricate le difficoltà prodotte da questa incapacità governativa a porre rimedio ad una pesante crisi. Crisi che nasce dall’interno del sistema e della logica liberista, attenta com’è a garantire gli interessi dei flussi finanziari senza preoccuparsi nemmeno, così come avveniva negli anni precedenti, di mantenere i minimi necessari alla vita decente dei lavoratori. Dentro questo quadro la politica gioca ruoli opposti, con mezzi e prospettive diverse. La Destra ovunque soffia sul fuoco dell’insofferenza ed i vari populismi trovano alimento dagli effetti della povertà e soprattutto riescono nei loro programmi a causa del pesante trasformismo, che ha visto decimare valori e principi che avrebbero dovuto essere il terreno d’impegno della Sinistra. Questa, ovunque arrivata al governo si è impegnata in un pernicioso avvicinamento al dettame liberista fino al totale coinvolgimento con l’assunzione di tale ideologia, indifferente al fatto che milioni di cittadini venivano spinti verso la disperazione e verso la perdita di qualsiasi speranza. Che altra lettura potrebbe avere l’astensione o il cambio nelle scelte di voto di milioni di cittadini? La lettura non può sfuggire dal fatto che soggetti politici che si richiamavano ai principi sanciti dalla nostra carta
Costituzionale hanno via via agito in disprezzo di essa. Il 4 dicembre, con la sconfitta referendaria impressa da una valanga di voti a maggioranza giovanile e con significativo contributo del mezzogiorno, rappresenta lo spartiacque dal quale occorre partire per comprendere cosa e come fare. Due, credo siano gli insegnamenti che emergono dalle vicende politiche di questi anni e dalla sconfitta subita dal PD al referendum. In primis il popolo italiano ha chiaramente espresso che la nostra Costituzione debba essere attuata, perché fondamentale ed attuale in tutto il suo dettame ad iniziare dalla garanzia del lavoro e della giusta interpretazione che deve avere sia in termini di diritti che di valore sociale e di promozione individuale. Quindi della tutela della salute, della formazione, della sicurezza e della pace nonché della solidarietà e della salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico e culturale. La stessa questione meridionale trova nella Carta gli indirizzi per la soluzione, che la politica in questo secolo e mezzo dall’Unità d’Italia non ha mai voluto affrontare, semplicemente perché non prevista nel DNA della mancata unificazione nazionale. L’altro messaggio chiaro ed inequivocabile è la necessità di avere un soggetto politico convintamente impegnato secondo i principi ed i valori di una Sinistra che, sebbene debba agire ed operare nel momento storico attuale debba farlo senza sé e senza ma con coerenza e senza mezzi termini. Non è mediabile la necessità di abbattere le ingiustizie sociali così come non sono rinviabili le strategie per garantire il lavoro, la salute l’ambiente la solidarietà e la dignità della persona umana. La Sinistra, però, è altra cosa se non scorre dentro le sue vene e non alimenta il suo cuore
e la sua mente con i bisogni che il popolo, in carne ed ossa e non in modo astratto, vive e soffre giorno per giorno. Insomma un soggetto politico è di Sinistra se il suo inizio è quello di farsi popolo, non solo di rappresentarlo, e lo avviene mentre opera per costruire l’alternativa al liberismo e alla devastante logica del mercato selvaggio che tutto ha sacrificato pur di garantire i detentori di ricchezza. Dal 17 al 19 febbraio a Rimini con grande e appassionato dibattito è stato avviato questo processo che ambisce a riscrivere la nuova storia della Sinistra italiana. Il Partito è nato e da subito vuole proporsi alternativo ai tanti “già visto” e a tutte quei tentativi che negli anni passati sono falliti e che testardamente ancora qualcuno vuole proporre annacquandoli con variazioni trasformistiche senza per nulla incidere nel superamento della causa del fallimento. Per garantire giustizia sociale l’alternativa al liberismo non è solo fondamentale ma risulta essere indispensabile. Anche a Siderno Sinistra Italiana ha messo radice e vuole diventare sempre di più un soggetto inclusivo. Il Partito dovrà essere un collettivo e come tale riuscire ad essere il luogo dove giovani, donne, lavoratori, disoccupati, e quanti aspirano a vivere in una società giusta equilibrata e fondata sui sani principi della Costituzione, entrano per divenire parte integrante “dell’intellettuale collettivo”. Una nascita come questa di SI, che subito ha posto nel suo interno gli anticorpi per non commettere gli errori del passato, ma anzi facendo tesoro da questi, crediamo sia un buon auspicio. Per questo invitiamo quanti si sentano interessati e vogliono impegnarsi in questa difficile ma necessaria lotta per cambiare ovunque la politica, che dovrà divenire lo strumento per governare gli interessi del popolo e non del capitale, ad entrare. Visitando il sito di Sinistra Italiana chiunque può rendersi conto degli obiettivi che si è dato il congresso di Rimini, dove ben quattro delegati di Siderno hanno partecipato; leggere lo statuto per comprendere l’importanza delle regole interne e del valore che assume la tessera, nonché la strategia politica che SI intende portare avanti assieme al Popolo italiano. Il tesseramento è avviato. L’alternativa allo sfasciume ed alle disuguaglianze è possibile. Dobbiamo semplicemente convincerci che l’unità di quanti la vogliono, l’alternativa, sia la sola strada da percorrere perché gli italiani incomincino a vedere la politica impegnata a dare, finalmente, le giuste risposte ai propri bisogni ed all’aspirazione di un futuro migliore, che non sia più dettato dagli interessi delle varie lobby ma solo e soltanto di quelli del popolo italiano. Mimmo Panetta
LA SCOMPARSA
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DOMENICA 03 MARZO
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DOPO AVER LOTTATO CONTRO UNA LUNGA E GRAVE MALATTIA, FRANCESCO GENTILE SI È SPENTO NELLA NOTTETRA IL 24 E IL 25 FEBBRAIO SCORSI. SEMPRE ATTIVO NELLAVITA POLITICA E SOCIALE DI SIDERNO, È STATO FONDATORE DEL "PALO", MOVIMENTO NATO PER INIZIATIVA DI ALCUNI AMICI DIVARIE CORRENTI POLITICHE,TRA CUI IL COMPIANTO PAOLO CATALANO.
Frammenti di discorso in memoria di Francesco Gentile
Così svanisce la bellezza... … Poi, si pensa che quando la bellezza di una città viene corrotta, svanisca pure la brillantezza dei nostri sguardi; e le chiacchiere tra amici rasentano il rimorso per non aver saputo impedire lo svilimento, causato da perdite di cultura, di saperi e di ingegni, e da smodati appetiti … … E poi, si pensa che la brillantezza dei nostri sguardi svanisca anche quando un cittadino di valore, un uomo di carattere, un amico, se ne va per sempre … In anni ormai distanti, dalle parti di un atelier sartoriale allora in prossimità del municipio, si conversava con Francesco Gentile, che aveva proprie idee infine determinate da un sentore scettico, intorno alla possibilità di un rivolgimento innanzitutto “estetico” nelle scelte pubbliche, nei comportamenti sociali e nei progetti individuali. … Ma, ci si domandava retoricamente, se non c’è più niente da fare per combattere l’indegnità diffusa e quindi recuperare spazi agli ideali maturi ed alle realizzazioni convenienti e sicure e durature, allora fanno bene coloro che abbandonano il terreno per dirigersi verso lidi forestieri? Salvo poi ad accorgersi che il degrado è vasto anche altrove e che ogni fatica per salvarsi dunque risulta dappertutto vana … … Appunto, le situazioni nostrane non sono dissimili da quelle di altri luoghi, nella comune decadenza; e noi che ci illudevamo di vivere in un luogo certamente afflitto dall’analfabetismo funzionale e dalla inadeguatezza della classe dirigente, ma almeno fortunatamente dotato di una natura rigeneratrice, consolandoci col ritornello “almeno si respira, circola ora vento di mare ora di monte, e le tossine vanno via”, invece ci siamo accorti di essere, anche noi come gli altri, penetrati da veleni chimici, nell’aria, nell’acqua, nelle case, nelle fabbriche, negli orti … Si discorreva anche di questo con Francesco Gentile, in qualche vecchio incontro ozioso all’imbrunire, e nel relativo disaccordo su soluzioni auspicate lo scambio di pensieri nutriva in ogni caso, se non la speranza, la personale resistenza etica all’andazzo generale, all’inquinamento delle coscienze, al restringimento dell’orizzonte, al deterioramento delle relazioni, alla mutazione aliena. Ricordiamo adesso la buona educazione di Francesco Gentile, nel porgere con garbo, nel contraddire con ironia, nell’opporsi con eleganza dialettica, nel condividere con distinzione, nell’alludere magari per attenuare una critica impietosa. Addolciva così il carattere forte e imponente e impetuoso dei Gentile, genìa colta che specialmente nell’avvocatura, nella politica e nel commercio librario esercitato con animazione di cenacolo intellettuale, segnò di impronte memorabili la storia novecentesca della società sidernese. F. D. C.
PERDONAMI PER ILTEMPO CHE NON ABBIAMO TRASCORSO INSIEME Sono qui per condividere con voi quello che sento per Francesco, pur consapevole di non avere la forza e la lucidità necessarie e pur essendo convinto che solo con il silenzio e nel silenzio, sul filo dei ricordi, si possa continuare a parlare con lui ed in qualche modo lenire questo dolore. Ma lo devo a Francesco, devo dirgli ciò che non gli ho mai detto: Perdonami per il tempo che non abbiamo trascorso insieme. Caro Francesco, avrei voluto che fossi Tu qui, al posto mio, non solo per evitare questo distacco così lacerante, ma perché sarebbe stato più giusto. Infatti oltre ad essere più giovane, Tu sei rimasto qui a custodire le nostre radici, i nostri ricordi e a tenere vivi gli insegnamenti di nostra madre e nostro padre. Ma anche perché la morte di nostro padre è stata vissuta da Te con intensità e sofferenza tale da toglierTi la gioia di vivere; ma non Ti ha tolto la disponibilità verso gli altri, dovuta alla Tua grande umanità e non Ti ha tolto quel sorriso dolce, lieve, anche se a volte triste. La Tua semplicità e la Tua umiltà potevano trarre in inganno, non immaginando che per quelle Tue caratteristiche e per il rispetto che hai sempre avuto per gli altri, per la conoscenza delle cose e delle persone, per la Tua forza interiore e l’onestà intellettuale, vissuta anche quando Ti provocava sacrificio e dolore, sei diventato il punto di riferimento per tutti noi e soprattutto per me. Da questi brevi considerazioni puoi capire il vuoto che lasci per Santa, Francesca, Peppe , Giovanni, le tue adorabili nipotine, nostra sorella Franca e per tutti noi. Anche la lunga malattia che ti ha causato così tanta sofferenza l’hai vissuta con una dignità incredibile senza mai un lamento fino alla fine, pur essendo consapevole di ciò che si stava consumando. Ci hai salutati e ci hai parlato con la profondità dei Tuoi sguardi. Ci mancherai tanto Francesco. Vorrei chiudere con un verso della poesia che un nostro poeta dialettale, Rocco Ritorto, scrisse in occasione della morte di papà:” Il ricordo che ci hai lasciato è tanto bello che non si può raccontare”: Tu ci stai tutto in queste parole. Con la speranza che ci si possa ritrovare, un grande abbraccio Francesco caro. Tuo fratello Enzo
A UN AMICO CHE NON C’È PIÙ Avevo diciannove anni quando partii da Siderno alla volta di Torino; erano pochi, ma il mio amico Francesco Gentile ne aveva ancor meno. Da poco aveva varcato la soglia dei dieci, l’età in cui solitamente terminano le scuole elementari. Davvero un ragazzetto al confronto di chi, pur con la baldanza dei ragazzi, si apprestava ad affrontare, per la prima volta, le difficoltà della vita. Come si sa, la lontananza rafforza gli affetti. Non sempre, naturalmente, ma il mio caso fu questo. In estate, arrivare a Siderno significava ritornare in patria, riattingere il fulcro della propria esistenza, risalire alle origini. Negli anni Sessanta eravamo in pochi a sentire esigenze di questo genere, che gli anni a venire avrebbero reso drammatiche. Fu in questa atmosfera che incontrai davvero Francesco, e continuai a incontrarlo adolescente, ragazzo e infine adulto. Qui mi si doveva rivelare il suo essere profondamente, visceralmente, uomo. Anzi gentiluomo, ancor più che galantuomo, cosa che certamente era, nella sua estrema onestà morale verso gli altri. Ma soprattutto gentiluomo per l’intensità del suo sentire, per la serietà dei valori che ispiravano la sua vita, per la discrezione che era la misura del suo comportamento. Alimentata da questo humus, che artifici e calcoli non potranno mai distruggere, crebbe un’amicizia la cui freschezza mi colmava di stupore ogniqualvolta mi si presentava innanzi la Sua figura. Una semplice conoscenza, seppure sostenuta da una reciproca e forte simpatia, andava trasformandosi in amicizia duratura, complici le nostre visite domenicali al barbiere Pino o le capatine di Francesco e della signora Santa ai loro parenti miei dirimpettai. Certo ancora chiacchiere di convenienza, o poco più. Ma non sempre le quattro parola scambiate dal barbie-
re, o, come si dice, al bar, sono banalità; o meglio, non di rado in esse sono racchiuse, quasi incapsulate in un nucleo protettivo, potenzialità ancora inespresse, ma gravide di futuro, capaci di una metamorfosi commovente che, in questi giorni tristi, mi arrossa gli occhi di pianto. Avvenne a Torino, in ospedale. Lo vidi mentre dalla stanza mi faceva cenno di avvicinarmi: con un gesto affettuoso, ma fiero della fierezza antica della nostra gente, che nell’abbraccio caloroso non nascondeva il dolore fisico, ma testimoniava la dignità del malato, dell’uomo. In quei momenti ci si accorge che un’amicizia che sembrerebbe appena inaugurata, è invece lì, stabile, vivente da un tempo immemorabile. Spesso al mio desiderio di ascoltarlo rispondeva con un silenzio più eloquente di mille parole; o alla mia partecipe ritrosia rispondeva con la sua parola pacata, più eloquente di mille silenzi. Oppure ancora con la gentilezza di un gesto cortese. Come quando pensò di farmi incontrare il sindaco Pietro Fuda, nostro comune amico, ma anche mio vecchio e indimenticabile compagno di scuola. In quell’occasione, dopo i saluti e le pacche sulle spalle, egli con una scusa ci lasciò da soli a chiacchierare e, come ama fare chi si avvicina alla vecchiaia, a ricordare la giovinezza. In realtà mi aveva fatto mostrare come talora la vera amicizia consista nel tirarsi indietro e non nel farsi avanti. Si dice comunemente che la pioggia che Ti ha accompagnato all’ultima dimora terrena sia fatta anche delle lacrime di Dio. Forse il vero significato della Misericordia è proprio questo: anche Dio “piange” sul destino dei “giusti”. Che Tu, che giusto sei stato certamente, possa davvero godere della Sua pace! Ciao Francesco Enzo Romeo Architetto - Torino
Pietro Fuda: "FrancescoGentileera per Siderno un riferimento costante, certo, inesauribile" Con la perdita di Francesco Gentile l'amministrazione comunale di Siderno si ritrova a dover fare a meno di un riferimento costante, certo, inesauribile. Il suo interesse e la sua attenzione per le problematiche sociali, la sua umanità, la sua sensibilità riuscivano a coniugare i punti di forza di una cultura appartenuta a un mondo che non c'è più con le istanze delle nuove generazioni. Più che pretendere di elargire suggerimenti cercava un dialogo che sprigionasse folgorante unità, all'interno del quale proporre con pacatezza anche le problematiche più scabrose, per cercare di raggiungere insieme all'amministrazione delle soluzioni che avevano sempre al centro le esigenze dei cittadini. Francesco Gentile era convinto che solo la condivisione di intenti potesse generare il cambiamento, potesse favorire la crescita. Perchè è nella condivisione che tocchiamo l’apice di noi stessi, è lì che siamo il massimo di ciò che possiamo essere. Discreto e imperturbabile come solo chi è dotato di grande saggezza sa essere, Francesco Gentile non ha mai voluto svolgere ruoli di primo piano in politica ma ha dato importanti contributi per far crescere la nostra comunità e, di riflesso, tutta la Locride. Pietro Fuda
TI IMMAGINEREMO ANCORA DAVANTI AL COMUNE, A DISCUTERE CON GLI AMICI DELLA BANDA DEL PALO Se è vero che "sol chi non lascia eredità di affetti poca gioia ha dell'urna" tu, caro amico, sarai gioioso in eterno, perché lasci grande eredità di affetti. Le tue doti di umiltà, la tua disponibilità nei confronti degli altri, ti accompa-
gneranno in questo viaggio e ti innalzeranno agli occhi di Dio. Hai usato i tuoi privilegi - nascita, famiglia, conoscenze - nel modo più giusto, mettendoli al servizio degli altri. Hai usato i tuoi familiari "importanti", docenti universitari e medici insigni – spesso tormentandoli – per aiutare chi aveva bisogno di una visita, di un consiglio, di una conferma. Ti sei prodigato nel laboratorio affinché i pazienti non fossero considerati numeri ma persone – senza alcuna distinzione – e amici, e noi tali ci siamo sentiti. Abbiamo perseguito gli stessi obiettivi: gli studi, la famiglia, l'affermazione professionale. Abbiamo condiviso anche l'ultima battaglia, lottando con determinazione e con dignità, ma abbiamo perso: sono stati abbattuti i pilastri delle nostre case. Affidiamoci a Dio, alla Sua misericordia. Sicuramente ci darà la forza per andare avanti. Ci mancherai, caro Francesco, ma il tuo ricordo ci accompagnerà e ti farà rivivere e ti immagineremo ancora davanti al Comune, a discutere con gli amici della Banda del Palo dei problemi del paese, che hai sempre amato, nonostante tutto. Ti lasciamo andare, caro amico, nella certezza che gli Angeli ti accompagneranno davanti al Supremo Giudice e Gli diranno: Signore, accoglilo, quest'uomo non è vissuto invano. Ha dato amore e amore ha ricevuto. Franca
ATTUALITÀ
“LE CARICHE CI SONO STATE AFFIDATE CON CONSENSO, INDIPENDENTEMENTE DALL’ESTENSIONE DEI NOSTRI COMUNI, DATO SULLA BASE DEL QUALE NON BISOGNA VALUTARE LA CAPACITÀ DI AFFRONTARE I BISOGNI DELLA LOCRIDE”
ASSOCO
Candia e
“Ripartiamo d DOPO ANNI DI DORMIVEGLIA E LA CRITICA RELATIVA ALLA SUA INUTILITÀ, L’ASSEMBLEA DEI SINDACI DELLA LOCRIDE HA BATTUTO UN COLPO IMPORTANTE RINNOVANDO MARTEDÌ SCORSO IL SUO PRESIDENTE E IL PRESIDENTE DEL COMITATO. ALL’ESITO DI UNAVOTAZIONE ASSAI DISCUSSA FRANCO CANDIA E ROSARIO ROCCA HANNO BATTUTO GIUSEPPE CERTOMÀ E GIOVANNI CALABRESE, LASCIANDOTRASPARIRE LA PRESENZA DI UNA LONGA MANUS DEL PD NELLA GESTIONE DELL’ORGANO. JACOPO GIUCA La scorsa settimana il lungo coma dall’Assocomuni sembra essere terminato grazie all’elezione dei nuovi presidente dell’Assemblea dei sindaci e del Comitato. Si tratta rispettivamente di Franco Candia, sindaco di Stignano, e Rosario Rocca, primo cittadino di Benestare. A chiosa delle polemiche relative alla loro elezione, apparsa a diversi organi di stampa come il frutto di un accordo trasversale orchestrato dal Partito Democratico, li abbiamo incontrati nella nostra redazione per parlare di diversi temi: dallo già citate polemiche relative all’elezione allo stato amministrativo dell’organo, dalle dichiarazioni programmatiche a i progetti da recuperare per rendere nuovamente grande la Locride. Con la fine della gestione Imperitura possiamo affermare davvero che si chiude un’era? Rocca: Ci troviamo a gestire un organo che va totalmente azzerato nelle cariche come nel programma. Tutti siamo consapevoli di quali siano le questioni irrisolte e proprio questa consapevolezza ci lascia sperare nella possibilità di avviare una nuova fase che trovi, di comune accordo con tutti i nostri colleghi, il modo migliore di far emergere le potenzialità inespresse del
nostro territorio, portando così risultati utili per la nostra comunità. Candia: Ci auguriamo che la nostra elezione segni la ripartenza di un ente della quale siamo convinti che il territorio non possa fare a meno. Del resto, quando l’organo non è riuscito a svolgere il proprio compito per molti mesi consecutivi la Locride ha sempre fatto fatica a ripartire. La condizione che viviamo oggi rappresenta l’opportunità unica di riunire i piccoli comuni per creare una progettualità sinergica che, in seconda battuta, ci faccia dialogare più serenamente con gli organi istituzionali. Come possono i sindaci di 3.900 abitanti riuscire a rappresentare l’intero comprensorio? Candia: Io non valuterei la capacità di
affrontare i bisogni dell’intera Locride da parte di un sindaco sulla base della quantità di cittadini che rappresenta. È già accaduto che primi cittadini di borghi molto piccoli abbiano ricoperto ruoli molto importanti e non bisogna dimenticare che le cariche che ci sono state affidate sono il risultato di una somma di consensi, indipendenti dall’estensione dei comuni che li hanno espressi e certo non raggruppandosi in coalizioni che hanno fatto un distinguo tra grandi e piccoli centri. Questo tipo di argomentazione, anzi, mi sembra tanto faziosa quanto, in qualità di presidenti dell’assemblea e del comitato, io e Rosario non eserciteremo il potere in maniera verticistica come avviene nei singoli comuni. Siamo la sintesi di due organi collegiali in cui ogni sindaco può esprimere la proprio
opinione raccogliendo o meno il consenso dei colleghi, niente di più. Rocca: Nell’ambito dell’Assemblea dei sindaci della Locride la grandezza dei comuni è ininfluente, pertanto sono d’accordo su tutta la linea con Franco. Anzitutto perché rappresentiamo organismi di natura collegiale, in cui siedono altri primi cittadini, in secondo luogo perché, rispetto al passato, le alleanze e le strategie non sono più il frutto di simpatie o antipatie, ma il risultato di un percorso politico premiato dalla stragrande maggioranza dei sindaci e che può dare grande risultati all’interno del nostro organo, elemento che esclude che i grandi comuni debbano sentirsi messi all’angolo in seguito alla nostra elezione. A tale proposito, durante la campagna elettorale per il Consiglio Metropolitano,
Rosario Rocca ha dichiarato che, da uomo PD, non avrebbe mai potuto scendere a compromessi con rappresentanti di un altro partito, come Giovanni Calabrese. Anche nell’Assocomuni la linea partitica è più solida di quella delle larghe intese? Rocca: La condizione dell’epoca era molto diversa da quella di oggi. Ritenevo e ritengo tutt’ora che nell’elezione della Città Metropolitana non si potesse prescindere dalla politica, per questo mi opponevo a una lista di larghe intese. Nell’ambito dell’Assocomuni, invece, pur continuando a ribadire che, politicamente, non potrei mai andare a braccetto con Giovanni Calabrese, lo affermo con un accezione differente: ciò che ci divide, questa volta, non è l’appartenenza politica, ma il modo di affrontare le problematiche territoriali. L’Assemblea non può continuare a riunirsi a suon di slogan o di un populismo territoriale che combatta ciecamente il reggiocentrismo. L’alleanza tra me, Candia e due terzi dei sindaci dell’assise è stata dettata proprio dalla consapevolezza che, prima di innalzare i muri, è necessario cercare un’interlocuzione politica che dia risposta alle speranze della nostra gente. Continuando a proporre un muro contro muro a oltranza con Falcomatà, Oliverio o il governo, non raggiungeremo i risultati sperati. Per questa ragione ritengo che questo, come la rivalità tra piccoli e grandi comuni, non siano stati aspetti in grado di spaccare l’Assemblea com’è stato malizio-
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OMUNI
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“CI TROVIAMO A GESTIRE UN ORGANO CHE VA TOTALMENTE AZZERATO NELLE CARICHE COME NEL PROGRAMMA. LA CONSAPEVOLEZZA DI QUALI SONO LE QUESTIONI IRRISOLTE CI LASCIA SPERARE NELL’AVVIO DI UNA NUOVA FASE.”
e Rocca:
dalla Locride” CANDIA E ROCCA,TUTTAVIA, NON CI STANNO A PASSARE PER LE MARIONETTE DEL PARTITO: CONCEDENDOCI UN’INTERVISTA PRESSO LA NOSTRA REDAZIONE, I PRIMI CITTADINI DI STIGNANO E BENESTARE CI SPIEGANO LA LORO POSIZIONE, SOGNANO SINERGIA E COLLABORAZIONE STRETTA CON REGGIO E REGIONE E SI IMPEGNANO A RECUPERARE I TANTI DISCORSI CHE LA VECCHIA GESTIONE DELL’ASSOCOMUNI HA LASCIATO IN SOSPESO. RIUSCIRANNO A DIMOSTRARE CHE I LORO DETRATTORI AVEVANO TORTO? samente lasciato intendere da alcuni organi di stampa. Semplicemente, al tentativo di riproporre uno schema già visto in passato, tanti primi cittadini hanno fatto una scelta di responsabilità proprio per cercare di mantenere unita la Locride. Credendo nel nostro principio di cambiamento, i nostri colleghi hanno dato a noi la carica, convincendoci a svolgere al meglio e sempre alla luce del sole il compito affidatoci. Non ci sarà più spazio né per giochetti né tantomeno per strategie che hanno trascinato nel baratro l’Assocomuni. Insomma la linea partitica è la salvezza dell’Assemblea dei sindaci. Candia: No! Questa convinzione che ci siamo mossi nell’interesse dei partiti è totalmente infondata! Anche se i consensi sono stati ottenuti da un gruppo di partenza che si identifica con un partito, non dobbiamo dimenticare che, con le successive votazioni, abbiamo raccolto i consensi di candidati che, inizialmente, facevano parte di un altro fronte. Durante le elezioni si sono creati due fronti distinti, questo sì, ma siamo stati noi stessi a cercare velocemente un modo di risolvere una situazione di stallo. Affermare in tono accusatorio che ci sono state telefonate per raggiungere gli accordi, è ipocrita, perché le telefonate le hanno fatte tutti! Ritornare su questo aspetto, così come anche ribadire fino alla nausea che che l’organo è inutile, sminuisce la portata politica dell’organo stesso, composto da membri, non dimentichia-
molo, che si sono rivelati determinanti in molti processi decisionali e che nell’interesse del territorio spesso non hanno esitato a sacrificare i propri interessi, com’è accaduto in occasione della realizzazione della variante della 106, quando il voto dei piccoli comuni fu determinante per dare precedenza al tratto che oggi è stato realizzato. A proposito di 106: il progetto e il finanziamento iniziali prevedevano la sua realizzazione fino ad Ardore ma, dopo anni e nonostante un dialogo a più riprese con Del Rio, ancora non sappiamo se sarà completata. Sarà una vostra battaglia? Candia: Chiederemo ciclicamente il completamento della strada. Il tratto oggi percorribile è stato realizzato ormai di molti anni fa, ma l’ANAS fa programmi annuali
e pluriennali che dovrebbero già prendere in considerazione il suo miglioramento. Per questa ragione dobbiamo far sentire la nostra voce nutrendo l’ambizione che la Locride diventi un’area d’Italia collegata da una strada a quattro corsie come accade in tutte le altre parti del Paese. Per ora, ci resta il rammarico che, nonostante tanti confronti e determinazioni, ancora l’Assemblea non sia riuscita a ottenere qualcosa di concreto per la cittadinanza. Oltre a questo, quali saranno le priorità del nuovo corso dell’Assemblea dei sindaci? Rocca: Sicuramente la questione della sanità territoriale, la cultura e il turismo culturale, l’agricoltura e rendere più forte e omogenea la Locride nel rapporto con la Città Metropolitana. A tale proposito, pro-
prio in questi giorni incontreremo Falcomatà e abbiamo già ottenuto disponibilità a un incontro dal presidente Oliverio per riprendere i temi trattati nel Tavolo permanente per la Locride, nel recente passato interrotto anche a causa di una mancanza da parte di noi sindaci. Riprenderemo immediatamente tutti i discorsi lasciati in sospeso con l’obiettivo di recuperare un rapporto di interlocuzione e sinergia con la Regione e con i vari Ministeri (non solo quello dell’Interno), che ci aiuti a sviluppare una strategia di rilancio. Ripartiamo dalla Locride, insomma. Ripartiamo dalla gente e da una attività che non dimentichi di affrontare le emergenze ma che si ponga come obiettivo primario dare un futuro al nostro comprensorio mettendo assieme cittadini,
associazioni e organi amministrativi. Candia: È doveroso sottolineare, comunque, che affronteremo le emergenze con metodo nuovo: il nostro obiettivo è sviluppare fin da subito un confronto programmatico, creando un atto formale e partecipativo che venga sottoscritto da tutti. I colleghi sindaci, infatti, saranno parte attiva nel raccogliere i contributi delle entità sociali attive, provvedimento che ci auguriamo possa evitare, nel corso delle riunioni, il fossilizzarci sull’elenco dei problemi che affliggono il nostro territorio senza impegnarci attivamente nella ricerca delle soluzioni. La politica, in democrazia, è bella perché consente a tutti di esprimere idee, proposte e progetti sui quali chi ha lo sterzo in mano si possa spendere. E per quanto riguarda il distretto culturale della Locride? Rocca: Siamo consapevoli che il nostro territorio ha un potenziale culturale e paesaggistico enorme. Per questa ragione il discorso sul distretto culturale verrà certamente ripreso con l’obiettivo di dare vita a una strategia che possa valorizzare adeguatamente il nostro territorio, facendo sì che ogni peculiarità dei nostri comuni venga valorizzata in modo utile a dare lustro all’intero territorio. Per ottenere più rapidamente questo risultato è necessario fare squadra con le cooperative, con le associazioni e dando vita a una collaborazione in cui l’interdipendenza rappresenti la chiave per un futuro migliore.
CULTURA
A mi manera: il talento flamenco di Martin de la Cruz Martìn de la Cruz, spagnolo di Malaga ma trapiantato in Trentino, l’ho conosciuto lo scorso settembre a Bovalino: piombò per caso come ospite in una serata celebrativa del “Caffe Letterario Mario La Cava”, incantandoci con una chitarra di fortuna e una voce andalusa permeata da un roboante accento trentin-veneto. “Scotulandu i mani” tutti noi del Caffè ci dicemmo che un talento del genere andava accalappiato, e così fu: per un gioco di complicità, con sullo sfondo la passione per il raku di Monica, la compagna di Martìn, a distanza di qualche mese lui ha accolto l’invito di Mimmo Calabria per una serata tutta sua al Caffè, il 25 febbraio. Sala strapiena, inutile dirlo, e Martìn ha spaziato col suo ricco repertorio, che parte dai brani più classici e radicati nella cultura del flamenco andaluso, con l’immancabile impronta poetica di Garcia Lorca, per sfociare poi in quello che egli adora definire Flamenkito: una rielaborazione di brani conosciuti che lui musica e canta in chiave flamenco arricchendoli di sonorità ineffabili, un po’ sulla falsariga dei Gipsy Kings, dei
quali esegue anche una travolgente versione di “Bamboleo”. Martìn de la Cruz rulla velocissimo le lunghe dita sulle corde, ed estrae i suoni tipici della sua terra come pepite preziose dalla buia cassa armonica della chitarra. Tuttavia non è soltanto un talentuoso quanto versatile cantante e musicista, ma possiede la personalità sanguigna tipica della sua gente, e una forza comunicativa che te lo fa amare sin da subito, anche quando ripone la sua chitarra e apprezza la cucina calabrese bevendo del buon vino. Eh sì! Un bicchiere di vino non deve mai mancare accanto a lui quando si esibisce, perché, parole sue, è il miglior lubrificante per corde vocali. Ma in questi giorni a cavallo del carnevale con altri amici ho avuto la fortuna di godere della compagnia di Martìn anche in occasioni diverse: ad Acireale, per festeggiare un carnevale flagellato dalla pioggia; a Portigliola, cenando in agriturismo, dove con due terzi degli Argagnari di Franco Stefanelli si è celebrato un inedito trio calabro-andaluso. Di Martìn e della sua arte si diventa facilmente ingordi, così lo abbiamo convinto per un’ultima esibizione in un locale sul lungomare di Bianco, dove si è davvero superato dando il meglio di sé. Martìn è rientrato in Trentino con la promessa che il prossimo anno tornerà con noi ad Acireale, a sfidare di nuovo la proverbiale pioggia battente di carnevale, perché in quanto ad ostinazione, tra calabresi e andalusi è davvero un bel contendere. Antonio Milicia
Oggi la presentazione del nuovo video di Manuela Cricelli Appuntamento alle ore 18:30 presso la Libreria Calliope Mondadori di Siderno per l’anteprima del video girato nella Locride dal regista locale Vincenzo Caricari.
Oggi pomeriggio, alle ore 18:30, presso la libreria Calliope Mondadori di Siderno, avrò luogo la presentazione del videoclip “Cos'altro”, nuovo singolo di Manuela Cricelli, estratto dal progetto musicale IdentitatEM. Il video, realizzato da Streets Video, è stato girato in varie location locridee, tra cui il Musaba di Nick Spatari, e vede la partecipazione di Martina Raschillà, Francesco Filippone, Lucia Licciardello, Giuseppe Futia e Alessia Verteramo con l’attore Lele Nucera in qualità di special guest. Manuela Cricelli, accompagnata dai musicisti Peppe Platani, Vincenzo Oppedisano e Federico Placanica, presenterà alcuni brani tratti da IdentitatEM. Nell'occasione sarà inoltre presentata la nuova casa di produzione audiovisiva Streets Video di Vincenzo Caricari. Streets Video produce video di alta qualità curandone ogni aspetto, dall’ideazione alla post produzione alla diffusione, realizzando spot pubblicitari, videoclip musicali, booktrailer, documentari e prodotti cinematografici. Vincenzo Caricari vanta un’esperienza decennale nel settore cinematografico, con la realizzazione di documentari e cortometraggi proiettati e premiati in festival cinematografici nazionali e internazionali.
Il teatro greco – romano di Lokroi rivive grazie alla RealtàVirtuale I sindaci di Locri e Portigliola, Giovanni Calabrese e Rocco Luglio, in collaborazione con la Direttrice del Museo e del Parco Archeologico di Locri Rossella Agostino e la fondatrice della digi.Art Servizi digitali per l’Arte Rosanna Pesce, presenteranno al pubblico, presso la Sala del Consiglio Comunale di Locri, martedì 7 marzo, alle ore 17:00 l’Applicazione mobile in VR e in Real Time per la visita virtuale al Teatro Greco - Romano di Locri. L’Applicazione, gratuitamente disponibile su Apple Store e Google Play, consentirà, grazie all’uso di caschetti per la Realtà Virtuale, un’esperienza di visita immersiva del Teatro, ricostruito per l’occasione in un modello digitale. L’uso delle tecnologie digitali nell’ambito dei Beni Culturali consente una migliore comprensione di quanto è arrivato fino a noi sotto forma di reperto archeologico. Smartphone e tablet sono tecnologie di uso quotidiano, mezzi che ci mettono in contatto con il mondo e ci permetto di rivivere la magnificenza del Teatro Greco Romano di Locri. Le strutture del Teatro sono state ricostruite in un modello digitale interattivo nel quale sarà possibile, oltre ad una completa visita, aprire il “Velario” che svolgeva la funzione di proteggere il pubblico dal sole, oppure attivare i meccanismi nascosti sotto la “Scena”, collegati alle scenografie mobili che accompagnavano le rappresentazioni che si svolgevano presso l’arena. Sarà possibile interagire con i personaggi presenti nel Teatro per avere ulteriori informazioni sulla storia e sulle caratteristiche costruttive. La digi.Art ha proposto il progetto sotto forma di “Sponsorizzazione Tecnica” ai sindaci e alla direttrice del Museo e del Parco Archeologico di Locri con la finalità di amplificare la conoscenza del sito e attirare ancor di più l’attenzione sull’intero Parco Archeologico, sul Museo, ma anche sulla città di Locri, che vanta nel suo comprensorio altri gioielli artistici e archeologici. La realizzazione del modello digitale del Teatro ha previsto la consulenza scientifica dell’archeologa Simona Accardo. I sindaci e gli assessori alla cultura, nell’ambito della promozione dei Beni Culturali del Comune di Locri, hanno valutato positivamente la presenza di uno strumento innovativo come la visita in Realtà Virtuale di uno dei più importanti edifici storici compresi nel Parco Archeologico comprensoriale, che consentirà di fare conoscere ad un numero sempre maggiore di pubblico quanto questa terra custodisce. «Le tecnologie digitali studiate e applicate per consen-
Siderno Superiore: Continua con successo il viaggio alla scoperta della lira
Continua il viaggio nella tradizione grazie al corso di Lira Calabrese che si svolge periodicamente a Siderno Superiore. Grazie all’iniziativa dell’Amministrazione Comunale, il buon successo delle precedenti edizioni, partecipate oltre ogni più rosea aspettativa, ha già prodotto risultati sensazionali, garantendo ai docenti di superare ogni dubbio organizzativo e permettendo loro di produrre tanta e ottima musica. In questa foto, la classe degli “avanzati”, che ormai possono affermare con orgoglio di padroneggiare in piena autonomia questo nobile strumento del passato calabrese.
tire il miglioramento della fruizione di un bene culturale da parte del pubblico costituiscono il progresso di cui c’è bisogno - ha affermato Rosanna Pesce L’Applicazione in Realtà Virtuale per la visita immersiva al Teatro Greco-Romano è stata sviluppata partendo da questo pensiero e contribuisce alla conoscenza della storia del territorio in cui viviamo per amplificare la percezione delle potenzialità che il patrimonio culturale possiede e concretizzare l’idea che dai beni culturali si possa dar vita all’economia della cultura». La realizzazione dell’Applicazione ha visto la collaborazione di professionisti del settore. L’Applicazione è disponibile in download gratuito su Google Play e Apple Store digitando la ricerca “Teatro Greco” oppure “Teatro Greco-Romano di Lokroi”. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito dello sviluppatore www.digi-art.it o alla pagina Facebook “digi.art servizi digitali per l’arte”.
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DOMENICA 03 MARZO 19
Il FAI Locride e della Piana raccoglie fondi per recuperare i beni del centro Italia Nel tentativo di perseguire l’obiettivo di recuperare i luoghi più belli della nostra terra e di preservare le migliaia di beni artistici e culturali ci cui è ricco il nostra Paese, la Delegazione FAI Locride, in collaborazione con la divisione della Piana di Gioia Tauro ha organizzato, lo scorso venerdì 24 febbraio, un evento di raccolta fondi dal titolo "L'arte per l'arte: un brindisi per Arquata del Tronto" presso il Winter Cactus di Locri. Il ricavato della giornata di beneficienza è stato convogliato per il restauro dell'Oratorio della Madonna del Sole di Capodacqua, devastato dal violento terremoto del 24 agosto, che ha raso al suolo diversi centri del centro Italia e provocato centinaia di vittime.
Per l'occasione è stata allestita una splendida mostra di sculture e dipinti di artisti locali coordinata dall'esperta Marò D'Agostino. Durante la cerimonia serale lo storico dell'arte Gianfrancesco Solferino ha illustrato a tutti i presenti i più importanti aspetti storico-artistici del tempio, costruito nella seconda metà del XVI secolo e attribuito al noto artista Cola d'Amatrice, che sarà uno degli edifici storici della zona oggetto di una certosina opera di restauro. La Delegazione FAI Locride e la divisione della Piana di Gioia Tauro esprimono la propria gratitudine agli sponsor e ai numerosissimi partecipanti per la solidarietà e la sensibilità dimostrata sul tema.
SIDERNO
Opportunità lavorativa per i giovani Il Comune di Siderno “entra” in Europa: all’interno del palazzo municipale sarà aperta un’agenzia Eurodesk. Da martedì scorso il comune di Siderno ha un’agenzia Eurodesk, ovvero una delle tre reti calabresi - insieme a Rende e Cosenza - che si occupa di informare, orientare e favorire l'accesso dei giovani ai programmi europei, in particolare nei settori della formazione, della mobilità internazionale, del lavoro e del volontariato. Dopo l’evento inaugurale dello sportello, previsto per i primi giorni di aprile, inizieranno le attività di informazione e progettazione all’interno del palazzo municipale, precisamente nel settore guidato della dirigente Paola Commisso, che fa riferimento agli assessori Bianca Gerace ed
Ercole Macri. Le opportunità messe a disposizione dall’Europa consentiranno, grazie all’agenzia Eurodesk di Siderno, sia ai giovani della nostra città che della Locride tutta, di poter competere all’interno di un mercato del lavoro internazionale, ricercando opportunità formative e lavorative che, nel delicato momento sociale che stiamo vivendo, possono risultare determinanti. Inventori, artigiani, agricoltori, outsider, grafici, pubblicitari etc, avranno finalmente un’opportunità di giocarsela alla pari con i loro coetanei d’Europa.
Questa mattina la farsa di carnevale di Pro Piazza Cavone Il rinnovato direttivo del Comitato “Pro Piazza Cavone”, ha rinviato la farsa di carnevale Casa Micciula, inizialmente prevista per domenica 26 febbraio 2017, alla prossima domenica, 5 marzo 2017, alle ore 10:30. L'appuntamento è sempre a Siderno Superiore, in Piazza Cavone, per assistere allo spettacolo scritto e diretto da Salvatore Mazzitelli.
Grotteria e Motta Gioiosa nel Settecento GIOVANNI PITTARI Si tratta, probabilmente, di una iniziativa senz’altro felice quella intrapresa da Enzo Cataldo e da chi scrive, valendosi del contributo di giovanissimi studiosi e di esperti in materia, approfondire e dare alle stampe i catasti onciari dei cinque comuni che si affacciano sulla Vallata del Torbido, vale a dire Gioiosa Jonica, Grotteria, Mammola, Martone e S. Giovanni di Gerace. Di certo si sa che le trascrizioni per il comune di S. Giovanni di Gerace sono già ultimate, per quello di Mammola sono a buon punto, mentre gli altri sono in fase di elaborazione, per cui si spera di darli alle stampe in un tempo ragionevole, utilizzando una nuova metodologia di ricerca avente come fine l’acquisizione di dati sistematici e scientifici dell’economia del territorio preso in esame, col precipuo intento di rendere un ulteriore contributo per una più ragguardevole conoscenza del Settecento calabrese. Criteri, questi, sottolineati più volte dal prof. Saverio di Bella, ordinario di storia nell’Università di Messina. Ora nell’esaminare alcuni documenti dei primi anni del Settecento (ma che si riferiscono pure agli ultimi decenni del 1.600) ci siamo imbattuti in atti notarili di grande interesse per quel che attiene i confini dei territori di Grotteria e Motta Gioiosa, che non lasciano adito a interpretazioni di sorta per il ruolo rivestito da coloro i quali hanno fatto pubblica testimonianza come persone pratiche dei luoghi e a conoscenza dei fatti. Intendiamo, ora, proporre nella sua interezza un atto notarile del 1.725 che sarà inserito nel catasto onciario di Grotteria, grazie all’amicizia, nobiltà d’animo e generosità di Carmine Laganà, uno dei maggiori studiosi del medioevo calabrese. “Costituiti in pubblico testia in presenza nostra Chierico D. Francesco Cordì di anni 60, il signor dottor fisico Emanuele Cordì di anni 50, il reg.i D. Domenico Macrì di anni 35, Pietro Macrì di anni 70, Giuseppe Falletti di anni 35, Vito Gentile di anni 50, Giacinto Marando di anni 65, il R.do Don Giovanni Marando commissario apostolico di anni 70, il sig.r Antonio de Romeis di anni 50, il chierico Giuseppe (d’Arnge) di anni 50, Pietro Giovanni Lombardo di anni 45, Francesco Badolato di anni 50, Francesco (tano) di anni 70, di loro libera e spontane testificano e fanno pubblica testimonianza come persone pratiche dei luoghi ne i quali confinano i territori delle terre di Grotteria e Motta Gioiosa e specialmente dei loro confini qualmente discendendosi del casale di Martone per via di Cordiano e proprio dal valloncello per il fiume Franco al fiume Turbolo aveno sinistra del medesimo fiume Franco vi è stato ab antico ed da tempo immemorabile sin come vi è presentemente una rupe seu timpa in parte fatta di pietra viva e parte di terra detta la Timpa di Pau seu di Pacì alla quale si va dissero derdosi anca sinistra del detto fiume Franco, doppo la via che viene della Grotteria vicina alla quale timpa vi era anticamente una strada per cui si passava et era dentro la possessione di Merulli, e da diversi particolari di Grotteria da venti cinque anni circa per dilatare le loro possessioni fu chiusa detta strada antica che per quanto si è inteso dire era il divisorio tra il territorio di Grotteria e quello di Motta Gioiosa e si
lasciò il pubblico passaggio come al presente si vede per la via antica principiava dalla detta Timpa di Pau seu di Pacì e continuava verso la chiesa diruta detto S. Antonio a man sinistra di detto fiume Franco per cui si và al fiume Turbolo e totalmente diverso e distinto dal loco chiamato Timpa di Pau seu di Pacì e palo però per quanto noi catesimo dire Pau seu Pacì al scendere per la strada e a man sinistra Palo a man destra. ***** Come ancora che p.me e secondo giorno del mese di luglio di ciaschedun’anno fu sempre solito farsi come si fece una fiera chiamata della Grazia nella conferenza del fiume Turbolo nella quale fiera per ogni
anno suole scendere il Governatore o sia officiale di giustizia della terra di Grotteria accompagnato da numerosa compagnia di gente d’armi con bandiera spiegata, e tamburo battenti, et accompagnato da molta numero di gentil uomini a cavallo della terra sudetta di Grotteria quali dopo haver passato il territorio di detta Motta Gioiosa, et innanzi la baracca dove regge giustizia il vice Marchese o sia capitan di detta terra Motta Gioiosa che stava situata sopra pane di detta chiesa scendendo in buon ordinanza per quel tenimento o sia lerza di terra che trovasi sotto detta chiesa a canto del feudo anco chiamato della Grazia, et cui solea trovarsi la baracca dove si reggeva corte dal detto Governatore os ia officiale di giustizia di detta terra di Grotteria nella quale zionto e smontato da cavallo con tutti l’altri della comitiva si sedeva dentro di quella pro tribunali e per tutto il tempo che durava detta fiera amministrava giustizia in tutte le cause civili, criminali e miste e tutte quelle persone che dimoravano in detto territorio o sia lerza di terra acanto detto feudo della Grazia e sempre si passò per territorio di Grotteria, li baglivi della quale anche in tempo di detta fiera nel medesimo tenimento facevano et alzavano molte e molte baracche o siano capanne per comodo dei mercanti, et altri venditori di robbe esigendo dalle medesimi il jus della gabella baronale o sia bagliva e catapania esercitando con detto governatore l’atti soliti di giurisdizione e li predetti baglivi ensevato detti jussi sopra cennati. ***** Come ancora che discendendosi per detto tenimento dove si fa detta fiera continua detto territorio di Grotteria sino al passo o sia strada per la quale si va e si entra nel feudo detto comunemente della Galea del principio del quale tirandosi addirittura vero la torre che stà situata nel medesimo e da detta torre tirando anche per dentro verso la chiesa chiamata (…) San Nicola a Mari da parte destra verso il Turbolo viene a restare tutto quel tenimento nel territorio di Grotteria e da parte sinistra in quella della Gioiosa e tutto quel tratto di marina che traversa da detta chiesa di San Nicola sino all’altra parte del fiume Turbolo dove dicesi comunemente S. Anna fù sempre et è nel territorio di detta terra di Grotteria e sempre in esso territorio ha esercitato giurisdizione l’officiale della medesima con arrestare l’inquisitori e li baglivi della terra sudetta han sempre in quello fidato l’animale de forestieri et esatto la diffida di coloro che non hanno fidato et in occasione che si vendevano robbe baronale o siano li prezzi soliti espressi per baglia e catapania e questa e cosa chiara per haverlo visto praticare molte volte e per traditione antiche che a vi è memoria di uomo incontrano orde a fede del vero hanno rogato anti che delle cose sudette ne dovessimo fare atto pubblico et quai officia nostra pubblica est et … Simone Lucà notaio di Sideroni”. P.S. Allo stato attuale disponiamo della trascrizione di altri atti notarili più antichi dai quali si rilevano identiche testimonianze. Analoghe risultanze riscontriamo pure nell’apprezzo di Grotteria, e Casali del 1.707, dove si legge: “Feudo Galea fol. 14v-15r - Di più la Baronal corte esige annui carlini cinque da Don Fabrizio d’Aragona d’Ayerbis per adoga del sub feudo della Galea nelle pertinenze della Grotteria carlini cinque”.
CULTURA E SOCIETÀ
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I FRUTTI DIMENTICATI
A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI
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Fino alla fine degli anni ‘50 la varietà era dominante nel territorio di Brancaleone Superiore ma dopo che l’antico borgo si spense, non fu più coltivata se non sporadicamente e con il passare del tempo scomparve del tutto
Dolica di Brancaleone Phaseolus vulgaris L. Famiglia Papilionacee
La Dolica di Brancaleone, come tutte le altre doliche (gr.dolicos - lungo) rappresenta l’eredità del Mediterraneo antico ed è originaria dell’Africa, come il Fagiolo dell’Occhio, bianco dall’ilo nero, mentre il presente è tutto nero con l’ilo bianco. Fino a quando Brancaleone Superiore, non fu abbandonata completamente, cosa che avvenne alla fine degli anni 50 del 900, la varietà di fagiolo qui presentata era dominante nel territorio di Brancaleone stessa, specialmente lungo le aree ripariali del piccolo torrente Al-Talìa, ma dopo che l’antico borgo si spense, contemporaneamente essa non fu più coltivata se non sporadicamente da qualche persona anziana e con il passare del tempo scomparve del tutto dal suo territorio al pari delle persone che frattanto andarono via per sempre. Una decina di anni addietro ebbi modo di andare a trovare il pastore Giovanni Crea di Bruzzano e mi accorsi che la moglie preparava per essere cucinati i baccelli di una varietà di fagioli quasi identici a quelli dell’Occhio, ma neri con l’ilo bianco. Seppi che il marito aveva recuperato i semi di quel tipo di fagioli più di quarant’anni anni prima a Brancaleone Superiore e d’allora ogni anno li aveva coltivati perché erano molto produttivi. Allora chiesi alla signora dei semi ed ebbi solo un baccello secco che conteneva sei o sette semi maturi, che ripose sul cruscotto della sua macchina. Il baccello si aprì a un certo punto e dei sei o sette semi rimasero solo due, in quanto gli altri con il movimento della macchina scivolarono dentro l’abitacolo e non ci fu modo di recuperarli.
I due semi furono conservati per tutto l’inverno e in primavera furono posti in un vaso a germogliare, ma spuntò solamente una piantina che crebbe vigorosa e s’inerpicò sul filo dove venivano stesi i panni ad asciugare. Alla fine di maggio cominciò a emettere dei fiori bellissimi, di un tenero pervinca nel primo mattino, ma quando il sole cominciava a risalire nel cielo essi si richiudevano e solo due ore prima del tramonto essi si riaprivano, mostrando però un colore diverso, tendente al giallo tenue. Alla pianta fu riservata la massima cura per cui produsse adeguatamente e furono recuperati alla fine della stagione circa 120 semi. La primavera seguente furono donati metà dei semi alla dottoressa Luisa Palermo di Cosenza che coordina la distribuzione dei semi di piante calabresi in estinzione fra gli iscritti delle 5 Stelle del Met-Up di Cosenza ed ella consegnò ad alcuni pochi semi e le più attive risultarono la signora Paolina Cavalcanti di San Marco Argentano e la signora Maria Concetta Carnevale di San Lucido che con grande diligenza curarono le piante che spuntarono. Naturalmente furono consegnati altri semi, che ebbero ugual successo nella riproduzione mentre il gruppo cerca di migliorare il suo impegno alla ricerca di nuovi semi o nella riproduzione di piante in estinzione, guardando ad altre organizzazioni territoriali che ormai operano da anni, tra cui l’associazione Crocevia, che solo nel comparto dei semi autoctoni è arrivata ormai a centocinquanta semi appunto, avendo avuto come collaboratrice di punta Ivonne Piersanti , che da sola era stata capace di trovare nel Pollino più di 50 semi di piante in estinzione; Ivonne vive in Francia e le sue vacanze nella sua città, Cosenza, le trascorre alla ricerca di semi.
L’estate scorsa il dott. Fausto Jori, manager di punta della società di consulenza Reply, con sede a Milano, ha avuto i semi della Dolica di Brancaleone, della Rignunedu di Caulonia, del Poverello, del Lab-Lab, della Dolica di Palizzi, quelli della melanzana Verde di Bianco e della melanzana Zuccarigna di Ferruzzano. Egli si è infatuato della Calabria, oltre ad essersi innamorato di Roghudi, dove ha trovato un cagnolino abbandonato, chiamandolo proprio Roghudi, e ha comprato quasi quattro ettari a Cropani (CZ) e ha costituito un’associazione con altri professionisti del Catanzarese, tra cui l’avvocato Roberto Viscomi di Botricello, che si sta impegnando a comprare dei terreni abbandonati da coltivare con piante interessanti. Fausto Jori nel suo terreno di Cropani coltiva la melanzana in estinzione di Amantea e i suoi frutti li manda come prodotti biodinamici a Londra e Amburgo, mentre contemporaneamente coltiva anche la Stevia, le cui foglie sono utilizzate come dolcificanti naturali, molte volte più dolci dello zucchero, utilizzabili anche dai diabetici. Con queste piccole iniziative, se diventeranno generalizzate, si potranno sconfiggere i tentativi al momento vincenti delle multinazionali dei semi che è quello di privare i contadini dei propri semi tradizionali e che nel frattempo hanno messo le mani sui terreni più fertili dell’Africa e dell’America latina, mentre a esse si è aggiunta pericolosamente la Cina che ha comprato fette immense del Continente Nero; la prossima partita a livello planetario sarà quella dell’acqua e ricordiamo che quella degli acquedotti calabresi appartiene per buona parte alla società francese Veolia, a cui l’anno venduta gli amministratori calabresi.
Cento sfumature di grigio GUAI A CHI CREDE CHE IL GRIGIO SIA SOLO IL COLORE DELLA MALINCONIA. SE È VERO CHE NEL LINGUAGGIO COMUNE È SPESSO SINONIMO DI SPENTO, TRISTE, MEDIOCRE, IN REALTÀ IL GRIGIO PER LA SUA INNATA ELEGANZA E LA SUA VERSATILITÀ LO RENDONO UN PERFETTO COMPAGNO DI CASA, CAPACE DI ACCOMPAGNARSI AD ALTRI TONI E COLORI O DI ESPRIMERSI AUTONOMAMENTE MOSTRANDO IN SOLITARIA TUTTA LA SUA CLASSE PASQUALE GIURLEO PROBABILMENTE ARCHITETTO Il grigio? Ce lo ha dato la moda. Ma non gli Armani, gli Yamamoto, i Cardin e altri indiscussi maestri del mezzo tono. Neanche Christian Dior che lo scelse per facciata della sua boutique di Avenue Montaigne a Parigi. No, il più medio dei colori viene da molto più lontano. Addirittura dal fashion medievale. Che inventa letteralmente la parola e dunque la categoria del grigio. Il termine infatti entra nelle lingue romanze, e quindi anche in quella italiana, attraverso il commercio delle pellicce. Nel Medioevo con il termine grigio, derivante dal germanico grisi e dal francese gris, ci si riferiva al mantello di certi scoiattoli siberiani usato per confezionare gli abiti di dignitari e altri potenti. O, più tardi, alla pelle di alcuni orsi, come il grizzly, detto così proprio perché il suo pelo ricorda quelle parrucche di capelli grigi che in inglese si chiamano grizzle. Solo successivamente la parola grigio smette di essere semplicemente il colore di un animale per diventare un colore e basta. La concezione pittorica classica considera il grigio come un bianco sporco, quindi ottenuto aggiungendo al bianco quantità variabili di nero. Tuttavia, esistono altri grigi e altri metodi per ottenerli, mescolando i tre colori primari blu, rosso e giallo così come i moderni software ottengono i grigi miscelando i tre colori primari di stampa: ciano, magenta e giallo. Questo tipo di grigio, tutt'altro che neutro, può creare effetti di grande impatto visivo, nonché suscitare forti effetti sulla sfera psico-emotiva. In questo caso il grigio diviene il colore per eccellenza, il simbolo stesso del chiaroscuro. Con la parola grigio di fatto indichiamo l’infinita gamma delle variazioni
che stanno fra il bianco e il nero, i due non-colori assoluti, i poli opposti della scala cromatica. Esattamente come il bene e il male sono i poli opposti della scala morale. Nessuno di questi assoluti esiste veramente. Perché la vita, come le cose, non è mai perfettamente bianca o perfettamente nera, ma sempre grigia. Simbolo della mediazione dei contrari, emblema della coincidenza degli opposti, il grigio ha la capacità di
significare le cose più diverse, a seconda del suo tono, della luce e dell’oscurità che mescola. Si può dire che la realtà sia quel che Cartier Bresson diceva della fotografia. Un catalogo infinito di punti di grigio. Più o meno luminosi. Non a caso i mistici vedevano Dio non come una luce assoluta bensì come una nuvola grigio tempesta, un biancore opalescente, un fulgore tenebroso. Proprio
come la caligine divina che appare a Mosè sul monte Sinai. Anche il saio dei monaci in origine è grigio come la cenere a significare penitenza, contrizione, umiltà. Perfino quando a indossarlo sono degli autentici vip come il cappuccino François Leclerc du Tremblay, il potentissimo segretario del cardinale di Richelieu, soprannominato per questo l’eminenza grigia. Umiltà dunque, ma piena di orgoglio. Come quella di Cenerentola che, lo dice il nome stesso, vive nel grigiore della cenere, ma alla fine mette sotto tutti. Come la Julia Roberts di Pretty Woman. O come quella della Griselda boccaccesca, emblema immortale della moglie sottomessa, votata ad un destino plumbeo fin dal suo nome, che deriva appunto da gris, grigio. Dalle donne grigie delle fiabe agli uomini grigi della civiltà industriale. Il colore della medietà celebra il suo trionfo sociale a metà Ottocento quando diventa la divisa degli uomini d’affari, eminenze grigie del mondo borghese, avvolti nei loro completi di grisaglia. Il grigiore fatto tessuto appunto. È l’apoteosi dell’uomo medio, annullato dal Fumo di Londra che veste un ruolo più che una persona. Un po’ come il Tasmania che imperversa oggi più che mai nei palazzi del potere, confermandosi come colore centrista per antonomasia. Il colore del compromesso. Oggi il grigio domina nell’architettura, nello stile, nel design. Coprendosi di bagliori trionfali nell’alluminio degli edifici che illuminano il profilo delle città. Satinato come quello delle leghe leggere. O metallizzato come quello delle auto. Non è certo lo stesso tono delle città industriali annerite dal fumo e avvolte dalla nebbia, come la Londra di Charles Dickens o la Berlino di Walter Benjamin. Quello era un grigiore untuoso che pesava sulle cose e sulle anime. Quello di oggi è un metallo rampante, è il riflesso incerto del cielo alla soglia dell’alba e del tramonto nelle città.
RIVIERA
Squadra stellare Parte dello staff del ristorante stellato Gambero Rosso. Attorno al proprietario Francesco e a Tiziana, l’indispensabile squadra dei camerieri. Selfie controcorrente Il vicesindaco di Benestare, Domenico Mantegna, mentre gli altri si affannavano a scattare selfie con Renzi, ha prodotto questo originale scatto con Laura Boldrini, presidente della Camera. Eccellenze locali Laura Stilo, produttrice del famoso prosciutto San Canolo, posa in compagnia del Presidente dell’Ente Parco Giuseppe Bombino.
Gli esodati Barbara Panetta e Paolo Fragomeni, recentemente protagonisti delle cronache locali perché rimasti digiuni durante il tesseramento del Partito Democratico.
Gli esodati 2 Demetrio Naccari cerca di consolare Pino Mammoliti, anche lui rimasto senza tessera del Partito Democratico per ragioni che possiamo solo immaginare.
Due stignanesi DOC Il primo cittadino di Stignano Franco Candia posa con Cecé Carnà, storico dirigente del PD oggi Sidernese, ma anche lui pronto a vantare origini stignanesi!
Alleanza tolstojana Dopo settimane di guerra, giunge finalmente la pace tra il sindaco Aldo Canturi, fronte partitico caldo presso l’Assocomuni, e il giornalista Pino Albanese. A suon di tradizione Pino Rubino mostra la propria lira durante le recenti giornate dedicate alla Lira Calabrese svoltesi a Siderno Superiore.
Coriandoli e Nutella Anche nella Locride c’è stato il carnevale: il ragazzi dello Yogorino, grazie a questa interpretazione, hanno cercato di farcelo “assaporare”.
Vertici agricoli La prossima settimana parleremo di agricoltura. Anticipiamo il tema con uno scatto dei massimi esperti del settore. Da sinistra: Pasquale Esposito, dirigente alla Regione Calabria; Leo Autelitano, ex presidente dell’Ente Parco; Luigi Rubino, ex n°2 alla regione e alla provincia di Reggio; Mauro D’Acri: consigliere regionale con delega all’agricoltura.
Passaggi scaramantici Vincenzo De Leo che, in settimana, al consiglio comunale di Siderno, si è spostato tra i banchi dell’opposizione, dimostra di non essere scaramantico grazie al colore del suo maglione.
SETTIMANALE
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DOMENICA 03 MARZO
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Alan Barillaro: il mammolese della Disney vince l’Oscar Piper è un tenerissimo cucciolo di Piovanello che, spronata dalla mamma, sta cercando di affacciarsi al mondo e di diventare autonoma nella ricerca del cibo. I primi tentativi di approvvigionamento, sul bagnasciuga di un’assolata spiaggia, non vanno come dovrebbero, tanto che Piper, travolta da un’onda, si rifiuta per molto tempo di uscire dal nido. Con l’inaspettato aiuto di un paguro, tuttavia, il piccolo uccellino riuscirà a trovare il modo di superare le proprie paure e di diventare, nella tecnica di approvvigionamento, più abile degli uccelli adulti del suo stormo. È questa la sinossi della pellicola, di appena 6 minuti e proiettata nelle sale prima del film Alla ricerca di Dory, che è valsa alla compagnia Disney Pixar l’ennesimo Oscar per i suoi toccanti film di animazione. L’ambita statuetta dorata, consegnata al Dolby Theater di Los Angeles lo scorso 26 febbraio durante l’89ª edizione della cerimonia omonima, è stata ritirata dallo scrittore e regista del cortometraggio Alan Barillaro che, come avrete intuito dal cognome, è di chiare origini calabresi. Nato e cresciuto in Canada, Alan è infatti figlio di un papà di
Mammola e di una mamma abruzzese e, dal 1997, è supervisore delle animazioni alla Pixar, casa di produzione cinematografica californiana legata a doppio filo alla Apple e, dal 2006, appartenete alla Walt Disney Company. Dopo aver collaborato alla produzione di classici dell’animazione digitale come Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo e Gli Incredibili, Barillaro si propone per la prima volta in qualità di ideatore e realizzatore diretto di una storia prodotta da grandi del settore come John Lasseter e Andrew Stanton, consegnando al cinema una storia essenziale, eppure così emozionante da meritare un riconoscimento così prestigioso. JG
Siderno Antica: nucelo famigliare del 1902
Gruppo di famiglia fotografato in Siderno Marina il 4 febbraio 1902 in occasione dell'anniversario delle nozze d'oro dei coniugi Giuseppe Romeo ed Elisabetta Meleca (al centro), dei quali il marito era nipote "ex patre"del sacerdote filosofo Paolo Romeo (1800-1887). Tra parenti e affini immortalati nella lastra fotografica, alla sinistra dei coniugi, il medico chirurgo Francesco Paolo Romeo (con la mano appoggiata sulla spalla del padre) e accanto a lui, a seguire, i fratelli, l'avvocato Carlo e il notaio Vincenzo (che regge, sulla gamba, un bambino), entrambi seduti. La fotografia è stata gentilmente concessa alla rivista dall'avv. Filippo Racco, la cui nonna paterna Giovanna, nipotina dei nonni festeggiati, è la bambina in abito scuro, seduta al centro della prima fila, con la sorellina gemella Peppina alla sua destra.
Siderno: Il Calvario di via Piromalli recuperato dall’Associazione Giovanile L'Associazione Giovanile di Siderno, durante l’ultima settimana, si è impegnata a rilanciare il Calvario di via Piromalli, dotandola di una nuova illuminazione che è allo stesso tempo dimostrazione di fede e di buon senso civico.
MARTEDÌ 'I LL'ARZATA ULTIMO GIORNO DI CARNEVALE La farsa, con tutto il popolo appresso, 'u marti 'i ll'arzata, o "l'altiata" - come dicevano i latini - dopo le rappppresentazioni del giovedì grasso e della domenica di Carnevale, da Piazza Ariaporu, si spostava "for''o ponti 'i Carricatu, pammi sdarrùpanu a Carnalavari". Secondo il responso del tribunale popolare, Carnevale, dopo aver rubato e fatto razzia di porci e di generi alimentari, doveva pagare con la vita tutte le sue malefatte. Lungo la strada, 'a Zzevecchja, filando e sputacchiando la gente, si
diosperava per la sorte toccata a suo figlio, che doveva morire digiuno e senza avere mai rubato niente a nessuno. Dal ponte, però, veniva buttato giù un fantoccio di paglia, mentre il corteo, al suono della tarantella, si scioglieva lentamente per fare ritorno a casa. Erano i tempi " 'i Peppi Benincasa, 'u sidernotu", che interpretava il personaggio di "Carnalavari". ( Nella foto, la maschera più famosa dei nostri giorni: Peppi 'u Nigru in una farsa carnascialesca ) Franco Blefari