“ “ La paura che finisca “
CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 22 MARZO
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Il“regime”dei commissari ha piegato il paese. Ma forse Siderno aveva bisogno di toccare il fondo per riemergere da un torpore decennale?
FERMENTO CULTURALE A SIDERNO
È stato un successo l’incontro organizzato dall’Associazione Amici del Libro e della Biblioteca con il professore Domenico Angilletta al Bar Helios di Siderno. Decine di persone si sono accalcate nella sala da tè del locale per ascoltare la presentazione - recensione di Angela Celi, Salvatore Napoli e Ercole Macrì a Il profumo dei tigli. Agli interventi, intervallati dalla lettura di estratti del libro da parte di attori tra cui figurava anche Vincenzo Muià, è seguito il dibattito con Angilletta.
Il timore è che questo nuovo fermento si accartocci su sé stesso o venga fatto implodere da volontà più alte, che vogliono il Sud ignorante.
LIDIA ZITARA
M
ai come ora Siderno si è sentita bisognosa di protezione. Il “regime” commissariale, brutale, dispotico, indifferente e inconcludente, ha inginocchiato un paese già piegato, affondandogli la testa nel fango senza pietà. Non sentiremo la vostra mancanza, Tarricone, Cacciola e Pitaro: potete andare dove dovete andare sin da subito, per quello che ci riguarda. Ci avete fatto ben capire quanto violenta può essere la mano dello Stato Italiano, quando vuole estorcere dignità ai cittadini. Nessuno vi rimpiangerà, ma un merito ce l’avete: quello di averci fatto capire che se vogliamo una cosa, ce la dobbiamo “fare” da noi. Non si tratta di laboriosità, di ingegno o di capacità fattiva, ma di una cosa molto semplice: il desiderio di continuare a vivere, di sentirsi all’altezza delle proprie aspettative, di impiegare le capacità di ognuno.
Forse era proprio questo ciò di cui aveva bisogno Siderno? Toccare il fondo per iniziare a riemergere da un torpore decennale? Se è così allora grazie, ma adesso andate con Dio. Abisit iniuria, lo diciamo con serenità, ma senza un’oncia di stima. Forse uno dei giorni che più felicemente dovremo ricordare quando non sarete più tra noi, sarà il 14 marzo 2015. Una data banale, un sabato come un altro, in cui a Siderno si sono tenute due presentazioni di libri: “Il profumo dei tigli” di Domenico Angilletta, al Bar Helios, e “Cruel” di Salvo Sottile alla Libreria Mondadori. Una disparità enorme di peso mediatico tra i due autori, che hanno però entrambi conquistato una grande fascia di pubblico. Non era mai accaduto a Siderno che due eventi si sovrapponessero in modo così drastico, e che altri si incrociassero tra di loro in continuazione. Un fermento culturale che prelude un risveglio politico e amministrativo? Lo speriamo, lo speriamo con tutto il cuore.
Il profumo dei tigli conquista il pubblico
Siderno era un paese culturalmente morto fino a che non sono iniziati i primi incontri letterari, teatrali, musicali, presso la Saletta Rossa della Libreria Mondadori al Centro Commerciale “la Gru”. “Ma dove mi hanno portata? In un centro commerciale?” ebbe a dire Isabella Bossi Fedrigotti, chiamata a presentare un suo libro. Andandosene mi confidò che non aveva mai incontrato un pubblico così attento e preparato. È dal 2007, quando fu aperta la libreria e poi dal 2010, con l'inizio delle attività della “Saletta Rossa”, che Siderno si è appoggiata in maniera pesante e poco lungimirante a uno spazio privato. Per equanimità diremo che allora c'era l'amministrazione, e fu molte volte sollecitata dalla sottoscritta, attraverso questa e altre testate, a inviti per migliorare la qualità della vita culturale del paese, ma nulla fu fatto. La “Saletta Rossa” rappresenta tuttora un faro per la Locride, ma Siderno ha bisogno di luoghi pubblici, luoghi per associarsi, confrontarsi, parlare e decidere su se stessa e il proprio destino. L'unico luogo pubblico destinato a incontri di questo genere - la biblioteca comunale- i cari commissari l'hanno sbattuta in un sottoscala. Ora l'Associazione Amici del Libro e della Biblioteca (ALB) sta letteralmente “scavando le fosse con i piedi” per averla di nuovo aperta, funzionante, fucina di menti autocoscienti e capaci di autodeterminazione, in grado di accogliere i bisogni di una comunità. Perché la cultura non è ricordare le date a memoria, ma la piena consapevolezza di sé, di limiti e virtù, di possibilità e di opportunità dell'individuo e della società. Il timore di tutti coloro che partecipano e godono di queste attività culturali, per ora necessariamente concentrate in luoghi privati o in spazi pubblici non specifici (vedi l'iniziativa ALB “Te lo do io il libro”, ogni prima domenica del mese in piazza Municipio) è quello che tutto quanto finisca nel nulla, che si accartocci su sé stesso o venga fatto implodere da volontà più alte, che tendono a volere il Sud ignorante e inconsapevole. Queste e molte altre aspettative caricano di responsabilità la futura nuova amministrazione di Siderno. Non ci accontenteremo di un “non è facile”, saremo vigili informatori della cittadinanza. Ai commissari (a cui non concediamo il credito di una “c” maiuscola) auguriamo buon viaggio, ma ciò che a loro riconosciamo è di averci reso più intransigenti e meno lassisti nei confronti di chi ci amministrerà. Altrimenti faremo da soli.
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Salvo Sottile: tra spettacolo ed esperienze di vita Erano presenti più di cinquanta persone alla Mondadori del Centro Commerciale La Gru per la presentazione del libro di Salvo Sottile, Cruel. L’autore, introdotto da Maria Teresa D’Agostino, ha parlato della sua opera, di cui Rossella Scherl ha letto alcuni estratti. Sottile ha coinvolto il pubblico rivelando come l’esperienza della cronaca nera, della quale si occupava il padre, sia stata la Stele di Rosetta che gli ha permesso di comprendere il genitore, con il quale aveva un rapporto conflittuale.
RIVIERA
ATTUALITÀ
New Jersey Gioiosa Ionica: L’asse della cocaina Era il 2008, quando Polizia italiana e Fbi riuscirono a rompere le alleanze fra le più importanti famiglie mafiose palermitane collegate al capo di “Cosa nostra” Salvatore Lo Piccolo e soggetti della famiglia Gambino di New York. Nel febbraio di 5 anni fa, l’operazione Old Bridge a Palermo e New York, consentì a Servizio centrale operativo e squadra mobile di Palermo di eseguire un’operazione congiunta con l’arresto - per associazione mafiosa, omicidi, estorsioni e altri gravi delitti - di 80 persone. Le indagini evidenziarono i rapporti tra la LCN americana e gli esponenti delle famiglie palermitane del mandamento di Passo di Rigano Boccadifalco storica emanazione negli Usa di “Cosa nostra” siciliana. Proprio nel continente americano, trovarono rifugio diversi mafiosi palermitani, sottrattisi alla mattanza dei corleonesi degli anni ‘80 (i cosiddetti scappati), tra i quali gli Inzerillo. In quel contesto gli investigatori intercettano delle conversazioni tra alcuni soggetti di Gioiosa Jonica, che temevano di essere stati scoperti mentre, in quel medesimo momento, stavano organizzando un traffico di cocaina dagli Stati Uniti verso l’Italia. In effetti il gruppo di “gioiosani” erano monitorati ma nel corso di una riunione operativa del luglio 2008 le autorità le autorità statunitensi comunicarono, nel corso di un incontro di coordinamento tenutasi presso la sede della S.O.D. della DEA, l’intenzione di procedere all’esecuzione delle collegate indagini svolte in direzione del Cartello del Golfo, inquadrate nel progetto RECKONING – THE FAMILY. In quel contesto veniva, dunque, concordata la data del 16.09.2008 come quella in cui si sarebbero dovute svolgere le operazioni in USA, Italia e Messico. In tale contesto si decise, per evidenti ragioni investigative, di non procedere anche nei confronti di due presunti broker gioisani, uno dei quali sarebbe in questo periodo ancora negli Usa, atteso che le indagini dirette nei loro confronti erano ancora in corso, attività che, in effetti, avevano consentito di portare alla luce dei gravi indizi. Le indagini americane avevano fatto emergere che tale S.G., d’intesa con i suoi parenti, gestiva un traffico di cocaina dagli USA, in particolare da New York, verso l’Italia. I quantitativi (normalmente variabili tra i 5 ed i 10 kg), acquisiti attraverso diversi canali di approvvigionamento riferibili a centro - sudamericani stanziali a New York venivano trasferiti, con cadenza mensile, in Italia, attraverso l’invio di pacchi postali o corrieri. Veniva, così, avviata una cooperazione di polizia e giudiziaria con le Autorità statunitensi e conseguentemente venivano svolte attività investigative di natura tecnica e dinamica, sotto la direzione di questa A.G., i cui preliminari sviluppi consentivano di documentare che S.G. aveva una serie di debiti “con quelli della Piana e quelli della montagna” per pregresse narcotransazioni. Per poter ripianare tali debiti, attraverso S.G. e P. P., si era fatto finanziare una serie di importazioni, per le quali aveva incontrato, negli USA, alcune difficoltà. Ragion per cui era stato costretto a richiedere l’intervento dello zio R.V. che nel febbraio 2008, attraverso l’intermediazione di un personaggio influente, poi identificato in A.E., si incontrava con alcuni soggetti in grado di interloquire con quelli della piana e della montagna per convincere questi ultimi a dilazionare e posticipare il debito di S.G. Debito che sarebbe stato pagato attraverso l’importazione di sostanza stupefacente, che sarebbe giunta in Italia attraverso dei container con all’interno dei prodotti normali, spesso frutta.
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#lafabbricadipietro: parte daSiderno Superioreil tour d'ascolto del candidato a sindaco Pietro Fuda ggi alle ore 17, in Piazza San Nicola, a Siderno Superiore, il candidato a sindaco Pietro Fuda presenterà la coalizione di centrosinistra (Partito Democratico, Centro Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Siderno Libera) che lo sosterrà nella prossima tornata elettorale del 31 Maggio. Le elezioni amministrative sono momenti rari e preziosi per progettare il futuro di una città, per vedere e guardare da vicino le problematiche e le criticità del territorio, per rapportarsi con i cittadini. Da Siderno Superiore, infatti, prenderà il via la fase dell'ascolto, un tour lungo e attorno la città che vuole divenire una “Fabbrica di idee” capace di rendere il centro, il borgo sopra, i rioni e i quartieri competitivi in ambiti creativi, progettuali, ambientali e culturali. Tale iniziativa è contenuta a pieno titolo nel principale obiettivo che il centrosinistra si è prefissato: la partecipazione dei sidernesi nella composizione di un mosaico di criticità e progetti che ormeggerà nella giunta e nel consiglio comunale con la massima dignità. Dopo il lavoro svolto dai componenti di partito per dare vita a una bozza di programma elettorale, si è compreso che la voce della cittadinanza sarà indispensabile per comprendere davvero le criticità del nostro paese. Sono dunque invitati a partecipare tutti i cittadini che vorranno confrontarsi, proporre, segnalare, ascoltare. Per comunicare idee, proposte e appuntamenti nasce l'hashtag #lafabbricadipietro. Centro, Borgo, rioni e contrade: ci sarà un passato da recuperare, un presente su cui riflettere, un futuro da costruire.
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Laura Crimeni: “Tutti a pensare che sono la più votata perché mi hanno aiutato i mafiosi”
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Anche a Gioiosa è in voga un'antipatica quanto insensata equazione: supereletto sta a mafia come busta con proiettile sta a vittima.
«Bisogna cambiare mentalità, basta con il vedere sempre tutto nero». Laura Crimeni, presidente del consiglio comunale di Gioiosa Ionica è approdata in redazione martedì scorso, senza gerbere gialle e foulard rosa per quello che aveva affermato al cantiere della legalità promosso da What Women Want: «Se si ricevono tanti voti alle elezioni, il luogo comune vuole che l'eletto stia come minimo simpatico alla mafia». Laura Crimeni lo dice, ma senza alcuna vanità, che è stata la prima eletta nella tornata elettorale che ha consacrato sindaco della Capitale del Torbido il bravo e giovane Salvatore Fuda. Di striscio la Crimeni ha avvertito il dito contro, facile come il grilletto da questi parti. E ancora, sibili biliosi innescati da queste parti come
le mine antiuomo lo furono vent'anni fa a Sarajevo. Le malelingue a volte possono fare più male delle lame. Anche a Gioiosa Ionica come, in fondo, in tutta la Calabria. Qui da noi è in voga un'antipatica quanto insensata equazione: supereletto sta a mafia come busta con proiettile sta a vittima della mafia. Ed è una convinzione difficile da estirpare. A nessuno è venuto in mente che Laura Crimeni sia stata votata perché donna dotata di grande senso civico e parte attiva nel sociale, e perché la comunità le ha riconosciuto il suo impegno sul territorio. Tutti, o almeno la maggioranza, a pensare che quegli oltre 500 voti fossero un regalo gentilmente concessole dalla 'ndrangheta. Puntare il dito è umano, perseverare è diabolico.
Unaciocca A L O V A F NELLA el’altra N E D E ’ L L E N
“io Principessa ne la nuova collezioe ”. primavera estatgnia Noi della Compa della bellezza nne sosteniamo le do tare a vivere e interprecipesse, il loro essere prin VERSO RA ILLUMINANDO, ATT ALENTO T O R O L IL , I L L E P A IC À. IT IC N U O R O L A L E TICO ESTE
Franco e Francesco
“E vissero per sempre felici, contente… e bellissime!”. Ogni donna ha sin da bambina, anche solo per un istante, sognato di essere una principessa irresistibile. Come quella delle favole, graziosa, romantica e, perché no, spiritosa e ribelle. La Compagnia della Bellezza di Franco Iemma e Francesco Falcometà ha per ogni donna una diversa pozione magica di stile. Una pozione che ha l’ordito dell’eleganza classica ma anche un lieve fruscio di modernità con qualche scatto di sapiente fantasia. Stralunati balzi nel passato, guizzi di fiaba che lasciano intendere che non è affatto tramontato il mondo che fu ma riecheggia altisonante in un’aurora di stile. Sfuma il confine tra ieri, oggi e domani trionfando nella “favola del sempre”. Oggi ti senti Meg Ryan? Le tue ciocche avranno le sue indomabili lunghezze asimmetriche. Hai voglia di indossare una corona? Sarai accontentata con un ciuffo regale e sofisticato come quello di Lady Diana. Il nostro styling si affida ai dettagli per essere sempre sulla cresta dell’onda in fatto di hair look. Righe e ciuffi SLASH, sdraiati sulla fronte per sublimare lo sguardo, frange ad ARCHETTO, RETTE, o sartorialmente RICAMATE e SPIRITOSE, tagli corti e sbarazzini nello stile POSH PUNK per geometrie grunge, e poi tagli WOB e LOB per lunghezze WILD-FREE, leggeri e dirompentemente spettinati. Il tuo look irradierà bellezza e fascino e sprigionerai tutta la dolcezza eclettica del disincanto! Francesco, la donna che sceglie Compagnia della Bellezza non la lasciate tornare a casa se non è soddisfatta… Lavoriamo da sempre all’accoglienza per far vivere a ogni nostra cliente un’esperienza da favola. Da noi la donna non può che sentirsi a proprio agio: ascoltiamo i suoi desideri e cerchiamo di trovare insieme la soluzione giusta, l’equilibrio perfetto tra le sue richieste e le nostre proposte. Si vince quando vinciamo insieme! Quando è iniziata la vostra avventura? Siamo presenti sul territorio dal 2001 e oggi facciamo parte dei tutor team di Compagnia della Bellezza, una squadra di hair designer e Joyá designer. Cosa pensi delle proposte Primavera-Estate? La nuova collezione farà davvero di ogni donna una principessa, puntando alla semplicità: il suo hair look sarà costruito con cura e su misura per lei. Cosa comprende il vostro Joyámenù? Il Joyàmenù è l’insieme dei nostri servizi abbinato alla volontà di offrire a ogni donna un’esperienza gioiosa ed energizzante. Il menù comprende il Taglio su Misura, che creiamo ad hoc per ogni viso come in sartoria!, l’innovativa Piega Gloss, una piega che riaccende il colore dei tuoi capelli esaltandone la lucentezza. Gloss Infusion, invece, è il primo trattamento Hair SPA che rigenera, lucida, ricostruisce e profuma i tuoi capelli. Per quanto riguarda la colorazione, il menù prevede lo Joyá color, un servizio personalizzato, senza ammoniaca, che dona ai tuoi capelli una lucentezza naturale; il Color Blush, un servizio di colorazione in 3D multitono, che regala profondità e tridimensionalità al colore; e il Velvet Color con cui vengono creati effetti luce a contrasto per una lucentezza vellutata. Franco, quale sarà il colore dell'estate 2015? Il biondo. La grande novità è il ritorno del biondo assoluto. C'è grande novità anche per le nuances calde con sfumature, miele, oro golden, cuor di pesca. Possiamo dire che c'è un biondo per ogni donna. E per quanto riguarda la sposa? Per l'acconciatura sposa ci sono due temi per me attuali: uno romantico, ispirato all'arte classica, dominato dalla morbidezza; l'altro bon ton, ispirato dalle icone dell'eleganza come Claudia Cardinale o Virna Lisi, e indicato per gli abiti più importanti.
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PRESENTI SUL TERRITORIO DAL 1995 FRANCO IEMMA, SS106 KM87 - BOVALINO (RC) INFO: 0964/66680 FRANCO E FRANCESCO, C.SO DELLA REPUBBLICA - SIDERNO MARINA (RC) INFO: 0964/387005 MAIL: IEMMASIDERNO@CDBMAIL.COM
LA COPERTINA
“Farsa”Politica
Sentenza di Primo Grado
Mano pesante per Cosimo Cherubino: Dell'Utri e Cuffaro, pur accusati di“concorso esterno”in associazione mafiosa, hanno avuto metà degli anni di Cherubino, oltre al“privilegio”di essere processati da uomini liberi. Previti e Squillante hanno avuto condanne molto più lievi di Cherubino. Galan meno di un terzo.
Il sorriso e ILARIO AMMENDOLIA
In sintesi
A
Lunedì scorso al tribunale di Locri si è concluso l’atteso Primo grado del processo“Falsa politica” Antonio Commisso, ex assessore ai lavori pubblici di Siderno non è mafioso. A certificarlo il tribunale di Locri, che lo ha assolto da ogni accusa. Ha fatto, però, un anno e tre mesi di carcere. Stessa cosa per Rocco Commisso, il figlio del “Mastro”, indicato come l'esponente principale della 'ndrangheta di Siderno. Cosimo Cherubino già consigliere regionale dello SDI, e successivamente candidato con la destra, ha avuto la pena più alta: 12 anni di carcere. Seguono Giovanni Verbeni e Damiano Rocco Tavernese, ai quali sono stati inflitti 10 anni e 6 mesi di carcere. Pene più lievi, ma non di molto, infine, per l’ex consigliere Domenico Commisso, detto Talonci, e Rocco Tavernese, che dovranno scontare 9 anni e 6 mesi di carcere.
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A confronto della giustizia nazionale, quella Calabrese assume sempre più i caratteri di una caccia alle streghe. Ma la storia ci insegna che, spesso, sul rogo, non si bruciano i veri colpevoli.
ntonio Commisso, ex assessore ai lavori pubblici di Siderno non è mafioso! Ha fatto un anno e tre mesi di carcere per il cognome che porta e per esser stato amministratore comunale di Siderno. Basta! Questa è la sua unica colpa! A certificarlo il tribunale di Locri che lo ha assolto da ogni accusa. Non è mafioso neanche suo cugino, Rocco Commisso il figlio del “Mastro” indicato come l'esponente principale della 'ndrangheta di Siderno. Per entrambi la procura aveva chiesto una severa condanna a nove anni di carcere. La decisione dei giudici smentisce la procura e blocca quanti vorrebbero certificare l'appartenenza alla 'ndrangheta utilizzando l'anagrafe comunale. Lo stato di famiglia non costituisce prova neanche in Calabria. Occorre qualcosa in più! Almeno per questa parte l'inchiesta non ha retto al primo grado di giudizio. Severe invece le condanne comminate agli altri imputati. Cosimo Cherubino già consigliere regionale dello SDI, e successivamente candidato con la destra, ha avuto la pena più alta: 12 anni di carcere. I giudici che hanno emesso la sentenza, hanno applicato la legge. Sono stati severi ma senza farsi spingere verso una deriva di giustizia sommaria, tant'è vero che hanno nettamente distinto le diverse posizioni degli imputati. Ma sulla “legge” che i magistrati hanno rigorosamente applicato, bisogna riflettere per non imprigionarci in un labirinto kafkiano dove non c'è nesso logico tra il reato eventualmente commesso e l'enormità della pena inflitta. Pur nel massimo rispetto della persona di Cosimo Cherubino (o non è più tale?) non ho dubbi: la politica che fu anche sua doveva (e deve) essere sconfitta! Non perché lo dica il codice penale ma perché è interesse della Calabria e dell'Italia intera. Ma è questa la strada maestra? Sarà interessante leggere le motivazioni della sentenza. Mi limito però a osservare che nessuno degli imputati dello scandalo Mose o delle “grandi opere”, dell'Expo, della ricostruzione dell'Aquila ha finora avuto una pena superiore a cinque anni. Eppure nei casi citati i miliardi sono realmente spariti e le
Buoni e cattivi
distinzione impossibile
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Classe politica inadeguata: una stolta illusione e una calcolata menzogna, pensare che un certo modo di far politica sia appartenuta solo a Cosimo Cherubino. Attenti perché la storia ci insegna che, molto spesso, sul rogo non si bruciano le streghe!
le lacrime prove sembrano inconfutabili. Nel recente scandalo “Incalza” il gip ha respinto - giustamente - la richiesta di contestare agli imputati il reato di associazione a delinquere. Non c'erano le prove! Il 98% degli imputati risponderà a piede libero. Dell'Utri e Cuffaro, pur accusati di “concorso esterno”, hanno avuto metà degli anni di Cherubino, oltre al “privilegio” di essere processati da uomini liberi. Previti e Squillante hanno avuto condanne molto più lievi di Cherubino. Galan meno di un terzo. Cherubino ha avuto una pena di poco inferiore a Stasi che avrebbe ucciso a freddo la ragazza che lo amava. C'è una logica in tutto ciò? Sì! C'è sullo sfondo la Calabria, una terra in cui la “repressione” sostituisce la “Politica”. In questo caso, non per responsabilità dei giudici ma di una classe politica inadeguata e codarda. Infatti sarebbe stato compito della politica, soprattutto della Sinistra, affrontare in campo aperto e vincere i mille Cherubino che hanno operato e operano in Calabria, invece hanno beneficiato dei loro voti ed hanno fatto finta di non vedere.
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istinguere i buoni dai cattivi è ormai un'impresa impossibile. Lo pensavamo da tempo ma la polemica sull'antimafia di facciata innescata sulle pagine de La Repubblica da Attilio Bolzoni è lì a darcene prova. Ancora. I danni provocati dall'antimafia di professione dovrebbero essere perseguibili penalmente. Non solo per il falso moralismo, l'assoluta mancanza di eticità di queste persone, ma soprattutto per la sfiducia che hanno provocato tra le persone comuni. Tra quelle persone oneste che però hanno timore di farsi avanti e di combattere apertamente il malaffare e le organizzazioni criminali. Questi serpenti che strisciando si sono insinuati all'interno di strutture che dovevano essere sane, che avevano il compito di portare speranza in territorio di cui nessuno si interessa e a cui nessuno si dedica. Lo hanno fatto con astuzia e pazienza, hanno mutato la loro pelle e si sono
I danni provocati dall'antimafia di professione dovrebbero essere perseguibili penalmente. Non solo per il falso moralismo, l'assoluta mancanza di eticità di queste persone, ma soprattutto per la sfiducia che hanno provocato tra le persone comuni. Tra quelle persone oneste che però hanno timore di farsi avanti e di combattere apertamente il malaffare e le organizzazioni criminali.
È una stolta illusione anzi una calcolata menzogna, pensare che un certo modo di far politica sia appartenuta solo a Cosimo Cherubino. Se così fosse stato avremmo notato il contrasto stridente tra un “rappresentante delle cosche” e il resto de consiglieri regionali con i quali ha operato - fianco a fianco - per 5 anni. Avremmo avuto un naturale “rigetto” quando ha pensato di ricandidarsi. Così non è stato, il che significa o che Cherubino non ha rappresentato le cosche oppure che non è stato un corpo estraneo in seno al consiglio regionale e nel contesto della politica calabrese. Occorre consapevolezza che attribuendo ai magistrati un ruolo squisitamente politico, il “capro” ucciso nelle aule di giustizia rinasce ogni giorno sotto altre spoglie e diventa garanzia di una sostanziale continuità. È questo che vogliamo? Vogliamo illudere i calabresi indignati per i privilegi della “razza padrona” e per le disuguaglianze inaccettabili, stremati dalla crisi, che basta accendere un rogo per risolvere la situazione? Attenti perché la storia ci insegna che, molto spesso, sul rogo non si bruciano le streghe!
presentati con una nuova e scintillante maschera, sotto la quale però nascondevano sempre squame e lingua biforcuta. Per decenni sono cresciuti e si sono moltiplicati all'interno di tante organizzazioni che non avrebbero mai dovuto accettarli e che avrebbero dovuto combattere non solo i mafiosi riconosciuti e condannati, i criminali pluriricercati da combattere, quelli che traffico in droga e sono armati di kalashinikov, ma anche i bulli senza cervello - quelli da grilletto facile, quelli che vorrebbero entrare a far parte di quelle organizzazioni, quelli che sognano di diventare dei pezzi da novanta ma sono a malapena dei bassi manovali. Quelli che del comportamento mafioso/'ndranghetista hanno fatto il loro modo di vivere, ma che all'apparenza si sono ripuliti, quelli che marciano sempre in prima fila durante le manifestazioni e che non si perdono un convegno. Ma cos'ha prodotto questa antimafia da ufficio, da sdegno urlato ma non praticato? Corsi di eticità e calendari, agendine. Un marketing e un merchandising da far invidia ad una
grande azienda. E nessuno che invece di proporre l'ennesima lezione di legalità, che per carità va fatta, si sia battuto per migliorare le scuole in cui i giovani calabresi si formano. Invece di pretendere servizi, di rispettare i doveri e di riaffermare la propria dignità si sono dedicati alle campagne pubblicitari, alle navi della legalità e al trionfo delle fiaccolate. Questi gesti sono da apprezzare, possono essere degli atti di coraggio ma ci deve essere molto altro dietro. Non si possono accettare solo gesti dimostrativi, ci vogliono anche i fatti. Ci vuole un esempio che riporti le persone a credere nello Stato e nella giustizia, altrimenti non ha senso. L'antimafia di professione in questo senso ha fatto regredire una società di decenni, ha riportato le persone verso la sfiducia, verso il senso di sconfitta e fallimento. Le ha portate a credere che sono tutti uguali e che non c'è via d'uscita. Ha reso ancora più difficile separare i buoni dai cattivi. E questa è una colpa grave, da condannare. Eleonora Aragona
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ATTUALITÀ
DOMENICA 22 MARZO 8
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Lungomare
di Siderno
È passato più di un anno, ma anche i più ottimisti stanno perdendo le speranze di vedere risorgere il lungomare di Siderno. Perché tanto immobilismo? Quante altre estati dovranno passare prima che si restituisca ai sidernesi la stagione balneare che meritano? I soldi ci sono, serve solo allungare la mano...
Pigrizia e incapacità
Ci sono i soldi, ma manca il progetto «Ci sono 7,5 milioni di euro, ma manca il progetto». L'assist dell'architetto Adolfo Melignano, uno dei tanti sidernesi che abitano fuori dalla propria terra, sgama pigrizia e incapacità made in Calabria.
L
a notte del 2 febbraio 2014 la furia cieca del dio Nettuno ha colpito con tutta la sua violenza l'innocente e fragile lungomare di Siderno. Nell'arco di poche ore, la sua passeggiata panoramica era stata afferrata con fare omicida dalle possenti mani del re dei mari e sbriciolata come succede a un biscotto nelle grinfie di un bambino capriccioso. Nella piovosa giornata successiva, ondate di sidernesi si erano riversate su ciò che restava di quel cumulo informe di mattoni e cemento, constatando l'inadeguatezza di quelle barriere che avrebbero dovuto preservare l'opera dell'uomo. A partire da quel giorno, ci si aspettava una mobilitazione solidaristica che garantisse a quel bel prodotto della civiltà di tornare al suo antico splendore, giusto in tempo per accogliere adeguatamente la bella stagione e godersi quel periodo dell'anno in cui Nettuno avrebbe placato la propria ira. A partire da quel giorno maledetto, le illazioni e le speculazioni su l'affaire lungomare, nei 413 che sono trascorsi, si sono sprecate senza che si muovesse un dito. Oggi, invece, giunge in redazione l'assist di un sidernese che opera a Torino e che
dovrebbe far vergognare tutta la classe dirigente cittadina. Si tratta dell'architetto Adolfo Melignano che, ci ha rivelato, stando a voci trasversali acquisite in ambito regionale, la disponibilità di 7,5 milioni di euro per sanare il lungomare. «Considerate le condizioni della nostra città - ha detto Melignano - possiamo ritenere un finanziamento così consistente più che plausibile. Vista la sua posizione, infatti, il paese soffre di un rischio frane, erosione costiera e danni alluvionali di livello R4 (il più elevato), così calcolato sulla base del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI). Questo piano, che mostra le potenzialità e le criticità del territorio e viene sviluppato autonomamente da ogni regione, nella nostra risulta molto ben strutturato e dettagliato, visto che rende conto non solo dei pericoli, ma anche dei rischi. Questa precisione del PAI calabrese garantisce al nostro territorio di accedere più facilmente ai finanziamenti, considerato che uno dei criteri per la concessione risiede nella possibilità di relazionare il più dettagliatamente possibile sullo stato idrogeologico della zona di interesse. «Tuttavia, e qui risiede il problema principale di Siderno, questi finanziamenti non verranno sbloccati dallo Stato fino a quando non verrà definito un progetto, anche solo preliminare, per il recupero
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Verrebbe da pensare che chi si sta occupando del progetto sia interessato allo stesso tempo a temporeggiare fino a quando i tempi non saranno maturi per chiedere un anticipo col pretesto di finanziarlo
del lungomare, cosa che non solo non è ancora stata fatta ma, vista la mancanza di un esecutivo che se ne occupi, non sembra nemmeno possa essere realizzata in tempi brevi». Questa quota, dunque, sembra destinata a restare una cifra che Siderno potrà solo continuare a sognare di riuscire a ottenere per dare nuova vita alla propria stagione balneare. Intanto, il lungomare continua a offrire uno spettacolo quantomai desolante: non è tornato a essere completamente praticabile, i suoi marciapiedi sono ancora sprofondati e insistono a costituire un pericolo per i pedoni che vogliono godersi il paesaggio dimentichi dei danni ancora visibili. La strada termina senza un perché con contorni frastagliati al di là di una cedevole barriera di rete edile, calcinacci e fili elettrici penzolano sulla spiaggia sottostante completando un inquietante quadro retro-futurista. Architetti, ingegneri, politici e carrettieri, nell'arco di una rivoluzione solare, si sono sentiti in dovere di dire la propria non curandosi del ruolo rivestito, a volte dimenticandolo. E, forse, è proprio perché i politici non hanno fatto i politici, impedendo agli architetti di fare gli architetti e agli ingegneri di fare gli ingegneri, che siamo arrivati fino a questo punto. Un punto in cui la Regione è pienamente consapevole delle condizioni del territo-
rio e i soldi per sistemare la risorsa più grande di Siderno, il suo meraviglioso lungomare, ci sono, ma non vi si può avere accesso. Se volessimo fare i maliziosi, considerato quanto poco la questione si sia smossa nell'ultimo anno, verrebbe da pensare che chi si sta occupando del risanamento del lungomare sia al contempo interessato a non farlo partire, facendo affidamento su un PAI dettagliato e qualche conoscenza per ottenere almeno una parte del denaro da destinarsi, si sosterrà, alla presentazione del progetto in Regione. Siccome però abbiamo fiducia in questo territorio e nei propri cittadini, vogliamo credere che le difficoltà di elaborazione di questo progetto preliminare siano oggettive, ma di rapida soluzione. È evidente, infatti, che la gravità della situazione sia palese a tutta la cittadinanza, tanto che l'unica giustificazione plausibile a questo immobilismo non può che risiedere nella condizione di commissariamento del comune. Possiamo dunque plausibilmente sperare che, a seguito delle elezioni, l'amministrazione entrante mobiliterà senza altre esitazioni un esecutivo che si occupi della fase progettuale, permettendo così alla Regione di comunicare allo Stato che Siderno merita realmente questo finanziamento? Jacopo Giuca
OGGI ALLE 9,00 PASSEGGIATA ECOLOGICA, MARTEDÌ CONFERENZA STAMPA
Diga,una risorsa che è diventata un problema In occasione della giornata mondiale dell'acqua, l'Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita organizza questa mattina una passeggiata ecologica sulla strada che circonda la diga sul Lordo. Nei due anni in cui l'invaso è stato svuotato in via precauzionale, la diga non ha ricevuto le attenzioni che il caso avrebbe richiesto, sia da un punto di vista paesaggistico che ecologico. Attualmente i bordi dell'invaso vengono utilizzati come discarica di ingombranti e di materiale potenzialmente pericoloso, come l'eternit. Della diga si è parlato tanto come risorsa ambientale e paesaggistica, ma il nulla di fatto è sotto gli occhi di tutti. In un'assemblea cittadina convocata da «Riviera» dopo il disastro sul Lungomare, l'onore-
vole Fuda, oggi candidato a sindaco di Siderno, ha esposto senza mezzi termini forti perplessità sulla situazione, dichiarando che una delle ragioni dei danni dovuti alla mareggiata è la depauperazione dei letti dei torrenti per recuperare il materiale per la costruzione della diga. A oggi sappiamo che alcune parti sono danneggiate e per martedì 24, alle ore 17:00, è prevista una conferenza stampa presso la sede del Centro Italiano Protezione Civile di Siderno. Vi prenderanno parte Arturo Rocca (presidente dell'Osservatorio), l'ingegnere Raffaele Macry Correale che tratterà gli aspetti strutturali dell'invaso, il vicepresidente dell'Ordine dei Geologi, Alfonso Aliperta; per il Consorzio di Bonifica
Alto Jonio Reggino, interverranno il presidente Arturo Costa e il consigliere Vincenzo Carnà per dibattere in merito alle azioni future per il ripristino dell'invaso. Ciò che preoccupa nell'immediato è che il pozzo di accesso allo scarico sia danneggiato e che le saracinesche (paratoie) che controllano il flusso idrico si chiudano definitivamente a causa di sismi o altri eventi geologici. Ciò comporterebbe un riempimento non voluto dell'invaso, che potrebbe essere pericoloso. L'operazione di apertura delle paratoie sarà al più presto messa in opera dal Consorzio di Bonifica Alto Jonio Reggino, su ordine del Ministero delle Infrastrutture. Non ci sono invece evidenze, né positive
né negative, di un eventuale interramento di rifiuti potenzialmente tossici. L'Osservatorio, nel corso degli ultimi mesi, ha anche sottoposto a esame 12 fonti disseminate nel territorio, riscontrandole di alto valore qualitativo. Una delle noti dolenti è la dispersione d'acqua potabile, proveniente dalla fonte Zinnì, che a oggi è sversata direttamente nel Lordo. Purtroppo la ricchezza biologica e paesaggistica acquisita dalla diga in questi ultimi anni, sarà persa per sempre. La diga era divenuta infatti uno dei più grandi bacini artificiali della Calabria e una stazione di riposo per gli uccelli migratori provenienti dall'Africa, alcuni in via di estinzione. L.Z.
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LA SETTIMANA
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Dopo le decisioni del Ministro degli Interni e in seguito ai lavori della commissione d'accesso nominata dal prefetto di Reggio Calabria, il 31 maggio si andrà alle urne. Presente è Sandra Polimeno. In un articolo di Franco Perrone, la consigliera provinciale si presenta in qualità di rappresentante del nuovo Centro Destra. Ma il tentativo di aggregazione più evidente al momento è quello portato avanti dai dirigenti del CDU, l'avvocato Mario Mazza e Sebatiano Primerano. Mario Mazza, candidato nello
Un po' di chiarezza sul finanziamento
La cittadina si prepara alle nuove elezioni comunali
“Rispettare la natura” vuole il condizionale C’è un articolo sull’Aspromonte del signor Nirta. C’è il commento di Atreyu che gli fa da contraltare. Nel 1971 e 1972 ci feci i campi-scout a Zervò, altro mondo, ma il posto era così bello che si è come insediato nella mia carne, anche se non può essere sempre presente alla coscienza, basta un niente che si comincia a ricordare. Troppu bellu ma troppu bellu ma troppu bellu era. L’immutabilità esiste solo nella memoria, il divenire trasforma… si potrebbe dire che la storia è maestra di vita e di… elettricisti, è nu trasformatori, a storia. Con i mille problemi che ha quel pezzo di Calabria in cui sono nato, pezzetto oserei dire (cu si ricorda quando u corsu Garibaldi finia a via Bellu? i na parti) s’imbastisci nu ragiunamentu supa e funghi. E allura? Sito del Corpo Forestale dello Stato: il vademecum della raccolta dei funghi. Ci sono undici articoli e alla fine tre periodi in cui vengono specificate norme e disposizioni a carattere generale. Dell’ultimo di questi tre periodi faccio un copia incolla e neretto - Il Corpo forestale dello Stato ricorda che la raccolta dei funghi è comunque subordinata ad obiettivi generali di conservazione dell’integrità territoriale e degli equilibri degli ecosistemi. Pertanto, chi in generale ama la natura ed in particolare chi ama andare per boschi a cercare funghi dovrebbe assumere un comportamento adeguato e rispettoso, evitando di sconvolgerne gli equilibri con comportamenti inopportuni. Non è raro infatti trovare funghi danneggiati a calci o bastonate, oppure gettati via dopo essere stati raccolti, a seguito di dubbi o ripensamenti circa la loro commestibilità. – È scritto in un bell’italiano, non sembra esserci nulla che non sia condivisibile. Fuorché na cosa: non capiscia u condizionali “dovrebbe”… dovrebbe assumere un comportamento adeguato etc etc… e pecchì non “ndavi” – deve. Forse perché quel vago senso di comando del “deve” si faciarria veniri a ccocchiunu l’acitu si bboli u si cogghi na cisterna? Francesco Marra
dimissionario della giunta Mittiga. Verrà invece proposta una lista per la candidatura di Mimmo Savica, mentre il sindaco uscente, Tommaso Mittiga, sta lavorando come se fosse il primo giorno del suo mandato, ma al momento non vi è alcuna conferma per una sua ricandidatura. Sebbene ci sia un'apertura verso una nuova gestione del paese, quello che in realtà ci si chiede è se si riuscirà a gestire la cosa pubblica in maniera responsabile, ma soprattutto consapevole di servire una cittadina con grandi potenzialità, portando a termine i progetti presentati al pubblico. I problemi del paese non sono pochi. M.Cristina Caminiti
Colori del Sud A S. Ilario dello Ionio (RC), giardini, paesaggi, vitigni, artigianato e musica
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Centomila europer Siderno Superiore
BOVALINO
schieramento del Centro Sinistra per Oliviero presidente, è riuscito ad ottenere una buona percentuale di preferenze nelle ultime elezioni regionali.Il fine sicuramente è quello di creare un movimento che riesca a contenere il maggiore numero possibile di posizioni al di fuori della logica di partito. Ovviamente in primis vi è il bene della cittadina, coinvolgendo i bovalinesi ad eventuali miglioramenti del paese. Si aggiungono le adesioni di Antonio Zurzolo, attuale consigliere di minoranza del comune di Bovalino per la lista Nuova Bovalino, Enrico Tramontano, anch'egli consigliere di minoranza, e l'avvocato Enzo Maesano, esponente del centro sinistra e assessore
DOMENICA 22 MARZO
Vivere il territorio in armonia, tornare a un consumo consapevole e alla dimensione domestica della produzione: dagli orti ai giardini, ai vitigni, per ridare anima al paesaggio e all’uomo. Questi i temi di “Colori del Sud”, manifestazione patrocinata dalla Provincia di Reggio Calabria e organizzata dal Comune di S. Ilario dello Ionio, svoltasi domenica scorsa, nelle sale dell’Oratorio del “Sacro Cuore” alla Marina di S. Ilario. Hanno relazionato gli esperti di settore Marò D’Agostino (Leggere il paesaggio), Pierfrancesco Multari (Vini e vitigni) e Lidia Zitara (I giardini, piante d’ornamento e da frutto). Molte e interessanti le opere di artigianato in esposizione: terracotta, legno, vetro, gioielli e ricami. E poi marmellate, pane, dolci, zeppole e la degustazione di vino a cura della sommelier Emanuela Alvaro. A conclusione, applausi per “TerreMère”, il suggestivo live di Gabriele Albanese, eclettico polistrumentista che spazia dall’elegante sax all’ipnotico marranzano, con Alfredo Verdini e Giovanni De Sossi; ospiti Ousmane e Pape. Un viaggio musicale attraverso il Mediterraneo che ha conquistato il numeroso pubblico presente.
Auguri ..... Auguri per la festa del papà da parte della famiglia nel ricordo a tre anni dalla morte
La segnalazione arriva puntuale. I 100mila euro finanziati per “ampliamento strada e verde attrezzato” in via Cavone a Siderno Superiore, sulla provinciale Siderno-Canolo, sono stati destinati, attraverso un accordo di programma, dalla Provincia al comune di Siderno nel lontano 2005. Allora il presidente era Pietro Fuda. In dieci anni non sono mai stati revocati, né da governo provinciale Morabito, né da quello di Raffa. I soldi, fermi e a disposizione, invece, non sono mai stati utilizzati solo per la pigrizia degli amministratori sidernesi, anche da parte di quelli che agivano davanti e attorno all'attuale consigliere provinciale Francesco Rispoli, che nelle ultime settimane si è preso il merito dello sblocco dei soldi. Rispoli, ai tempi del finanziamento, era assessore della giunta Figliomeni. Il merito dei soldi “recuperati” va totalmente riconosciuto ai commissari, all'Uffico tecnico di Siderno e alla direzione lavori che hanno fatto un nuovo Accordo di Programma punteggiando ogni singola parte del vecchio. Tale e quale.
Arrivederci zio Peppe Zio Pepè così tutti noi ti abbiamo chiamato migliaia di volte. Oggi, però, non stiamo salutando uno zio ma un padre. Perché sei stato un altro padre per ognuno dei tuoi nipoti, indistintamente. Per i più grandi, ai quali hai dedicato ogni minuto libero e una marea indimenticabile di attenzioni ed emozioni, e per i più piccoli, non facendo mai differenza tra i tuoi figli e noi. La tua scomparsa così prematura ha fatto entrare tutti in una dimensione parallela, dalla quale forse speriamo di uscire con te che, con quel sorriso, ci dici: “ci avevate creduto?”. L'uomo più buono e gentile di tutti. Regalavi sorrisi al mondo intero, senza che mai qualcosa potesse pesare sulle spalle degli altri. E chi se li scorda i soprannomi che ci hai affibbiato? Dal primo all'ultimo, eri un ridere continuo, e lo sarai ancora, non finisce qui. Attorno a te ruotava tutto, per tutti noi. La nostra vita non sarà più la stessa, senza di tè. Ti hanno ben descritto: schiena dritta e sguardo al futuro. Noi aggiungiamo tutto il resto. Amore indiscusso, infinito ed immenso. Gli occhi commossi ed orgogliosi quando qualcuno di noi portava a casa un traguardo raggiunto. Fiero di noi, una pacca sulla spalla ed un abbraccio, al pari del miglior genitore che si possa desiderare. Non credo riusciremo mai ad accettare di non poter più vedere quel tuo sorriso, ascoltare la tua risata o la tua voce, forte e chiara, profonda e dolce, rassicurante, impostata e…tua. La tua voce Pe! Grande e forte. Dentro noi, con noi, accanto a noi sempre e per sempre. Vorremmo regalarti i nostri ricordi più belli, e regalarli anche a tutti i presenti. Ma li custodiremo gelosamente invece, perché ogni qualvolta ci mancherai ci aiuteranno a farci avvertire la tua presenza e ci faranno sentire che sei lì, con noi. Ti chiediamo oggi, di continuare a camminarci accanto, di continuare a guardarci, a guidarci, ad illuminarci la strada, insieme alle nostre stelle più luminose, il nonno e zio Enzo. Teneteci la mano e sorrideteci sempre. Ti amiamo zio Pepè, infinitamente. Al pari dei tuoi figli, con lo stesso amore forte e potente. Veglia su di loro, Giorgia Giulia e Ciccio, e su noi tutti. Arrivederci zio Pepè I tuoi adorati nipoti.
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SPECIALE PASQUA L’INTERVISTA IMMAGINARIA ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO DI TRENITALIA
Ci siamo quasi! Pasqua è vicina e tutti siamo alla ricerca di nuove idee da proporre nelle nostre tavole pasquali! I soliti piatti sono sempre ben graditi, ma stuzzicare i palati con qualcosa di nuovo non guasta mai... ospite di questa domenica sarà la mia cara amica Cristina... dopo sette anni finalmente assieme! Calabrese DOC,amante dei secondi piatti di carne, non potevo non viziarla con una succulenta portata che rievoca i profumi mediterranei della nostra terra con l'alimento che soprattutto la domenica di pasqua è puntualmente presente sulle tavole, questa settimana preparerò le costolette d'agnello alla calabrese! Ingredienti per 4 persone: o o o o o o o o o o
16 costolette d'gnello 100g di olive verdi snocciolate 200g di polpa di pomodoro 2 peperoni grossi rossi 1 foglia d'alloro 2 dl di vino rosato 2 scalogni 2 cucchiai di olio d'oliva extravergine 1 ciuffetto di prezzemolo sale e pepe
Preparazione: lavate i peperoni tagliateli a metà privateli di semi e dei filamenti bianchi interni e tagliateli a tocchetti il più possibile regolari, Lavate il prezzemolo e tagliatelo finemente, sbucciate gli scalogni tritateli anch'essi finemente. Fatto ciò prendete una casseruola versate l'olio e fatelo scaldare aggiungete gli scalogni e la foglia d'alloro facendoli appassire mescolando spesso con un cucchiaio. Fatto ciò adagiate le costolette d'agnello nella casseruola facendole rosolare nel soffritto a fuoco dolce da entrambe le parti e insaporitele con un pizzico di sale e una manciata di pepe, bagnatele poi col vino e fatelo vaporare a fuoco vivace. Ora potete unire alle costolette i peperoni tagliati a tocchetti e dopo alcuni minuti potete aggiungere la polpa di pomodoro e continuare la cottura a fuoco moderato per circa 20 min. regolando il tutto con il sale. A cottura ultimata cospargete le costine col prezzemolo e trasferitele in un piatto da portata aggiungendo poi le olive. Ed ora... buon appetito!
«V’ho addobbati proprio bene! » - Dottor Soprano, lei è amministratore delegato di Trenitalia dal 2006, quali sono stati i suoi risultati in questi anni? Si ritiene soddisfatto? - Pienamente, gioia bella. Non lo vedi come vi ho addobbati bene, voi trucidi del Suddd? Ché nun ce l'hai l'occhi pe' vedé? Nun l'hai mai preso un treno dal 2006 ad oggi? - No: non ne passano più dal 2006, infatti. - Anvedi che t'ho portato dove volevo io? Era esattamente ciò che volevamo: farve pagà i bijetti carissimi per non darve manco il servizio, così c'avete stipendiato 'a Freccia d'oro, de rame e d'argento, bianca, gialla, verde, marone, arancione. Gliel'avete stipendiata a tutta Italia, 'a trucidi! Solo voi siete rimasti senza. Ammazza quanto siete de coccio! V'avemo fregati alla grande grande! (risata) - Mi scusi, ma quindi lei sta confermando che esiste un accordo politico tra Trenitalia e lo Stato? - Ammazza, gioia, ma te sei proprio da ricovero! Ma che te sei fumata stammatina? Cioè, scusa, ma te ripeto la domanna de prima: l'occhi pe vedé nun ce l'hai? Nun te ricordi chi c'era quanno 'e Ferrovie so' state privatizzate? C'era D'Alema, gioia, quello che la ggente lo considera “de sinistra”, uno dalla parte der popolo, uno di cui ve fidavate, e poi ve l'ha messa nel… - Ho capito, grazie. Quindi era tutto programmato in anticipo? - Ma a te pare che noi ce mettiamo a fa' le cose de miliardi de euro senza un piano, senza - che te dico - un foglio Excel pe' tené 'l conto de li sordi che ce vengono 'n tasca? Ma che te pare, che me so' laureato alla Giuseppe
Leopardi? Io so' uno che sposta miliardi di euro dall'Italia alle Caymans in pochi secondi. Con un dito caccio i treni dalla ionica e li porto a Bergamo, vi faccio i binari nuovi e vi tolgo i treni, vi metto dei vagoni del tempo del re Pipino, zozzi e trucidi come voi, così ve passa la voja de viaggià. Ma che ve dovete viaggià, voi del Suddd? Ma statevene dove siete! Tanto siete dei morti de fame! Siete peggio delli indiani, degli zingari, dei negri, perché nun sapete più manco lucidà le scarpe o lavà i vetri del'auto ar semaforo. - Dottore, scusi, ma non le pare di esagerare? - C'hai ragggione, gioia, non lo scrivere nell'articolo che ho paragonato gli zingari ai meridionali, ché sennò poi m'arriva un reclamo dal governo rumeno. Cancella, se po' fa? - Certo che se po' fa'. Fatto, dottore.
Hi-tech, ecco i gadget 2015
Maria Angela Restretti
Costruisce case per i senzatetto con i cassonetti della spazzatura Nella cittadina di Okland (California), Gregory Kloehn ha dato il via ad un fenomeno volto ad aiutare i senzatetto. L'artista americano ha ideato un progetto a basso costo, ma soprattutto fantasioso con la costruzione di rifugi abitabili per coloro che vivono in strada.
Il 2015 sarà un anno decisivo per l'industria hi-tech con alcuni nuovi gadget, dagli smartwatch ai visori per la realtà virtuale, che potrebbero decollare o, al contrario, rivelarsi un flop. C'è attesa per l'Apple Watch, per l'Oculus Rift e per Morpheus, gli occhiali di Sony per i videogiochi, ma anche smartphone e tablet arriveranno con delle novità, alcune delle quali sono state svelate in anteprima al Consumer Electronic Show (CES) in programma a Las Vegas dal 6 al 9 gennaio. Sul fronte degli smartwatch molte proposte sono già state lanciate sul mercato - Il Gear S di Samsung, lo ZenWatch di Asus, il Moto 360 di Motorola, il G Watch R di Lg, lo Smartwatch 3 di Sony e il Pebble - ma per alcuni analisti a far da volano al settore potrebbe essere il debutto tra poche settimane dell'Apple Watch, un po' come accaduto agli smartphone e ai tablet con l'avvento di iPhone e iPad.
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Bologna dice "NO" ai risvoltini! S pessi o sottili, fino alla caviglia o, nei casi estremi anche dalla caviglia in su, in voga e gettonatissimi. Fanno tanto stile bohémien, conferiscono al look un non-so-che di trascurato, ma arrotolati al punto giusto e senza esagerare, possono essere davvero très chic. Fatto sta, che da un anno sono al centro del mirino della polemica. Ed è guerra. Armata pure. Non contro la Libia, né contro nessun altro Stato. Il conflitto è acceso contro... i risvoltini. Si intenda con il termine "risvoltini", nulla che
Un’estate di cattivo gusto Secondo l'Accademia Italiana del Galateo, quella scorsa è stata un'estate all'insegna del cattivo gusto, se non della maleducazione degli italiani. L'accademia ha stilato un elenco con le più comuni forme di maleducazione degli italiani in vacanza che spaziano dall'abbigliamento ai social network. 1. Le calzature sono state una delle vere pecche estive. Gli stivali in estate non si devono assolutamente usare, specie sotto i vestiti leggeri in lino o seta. 2. Facebook fa ormai parte della nostra quotidianità, ma deve essere usato con parsimonia e garbo. Di cattivo gusto sono sicuramente le foto dei paesaggi con il primo piano delle proprie gambe. 3. Importante è ricordare che il vestito da sera ha una funzione ben precisa e non deve essere usato in occasioni informali come feste in spiaggia, dove non sono ammessi i tacchi a spillo soprattutto per chi già non riesce a camminarci per strada.
abbia a che fare con le pietanze a base di carne o pesce, bensì un particolare modo di arrotolare i jeans o i pantaloni, creando l'effetto "acqua in casa"- come ha amato definirlo qualcuno -, come se si fosse in procinto di catturare innocui pesciolini con tanto di canna da pesca - secondo altri. Alcuni ricorrono ai suddetti con moderazione, il cui risultato è accettabile. Altri li esasperano, indossano un bel paio di calze verde acido, con su riportato Shrek, in bella vista sulla caviglia, e poi arrotolano e arrotolano, fino al polpaccio. Così, coloro che più di tutti si sentono violentata la vista, a causa di tale moda incessante,
hanno indetto una giornata nazionale contro il risvoltino. Durante il primo Aprile, a Bologna, un gruppo di volontari, sarà a disposizione degli affetti da questa patologia, incitandoli a sciogliere l'arricciatura forzata all'estremità dei pantaloni. Per chi fosse d'accordo l'appuntamento è in centro, ed è chiamato a partecipare attivamente il popolo italiano tutto. Per quanto mi riguarda, io il primo Aprile sarò in giro a Siderno. Lo so già. Indosserò pantaloni con tanto di risvoltino. Sara Leone
Vuole essere seppellito in una bottiglia gigante di Jack Daniels Di richieste bizzarre per la sepoltura se ne sono viste parecchie, ma mai come quella dell'ex soldato Anto Wickman. Il quarantottenne si è fatto costruire una bara a forma di bottiglia di Jack Daniels, per un valore totale di 50.000 dollari. Se la speranza degli egizi era quella di giungere l'aldilà ricoperti di ori preziosi, perché non sperare di farlo con in mano un bicchiere del proprio whisky preferito?
Sul fronte della realtà virtuale il 2015 segnerà il debutto dell'Oculus Rift, il visore per la realtà virtuale di Facebook che fornirà un'esperienza 3D e immersiva così come il 'Progetto Morpheus' di Sony, altro caschetto dedicato ai videogiochi per la PlayStation 4. In questo quadro si inseriscono anche il Samsung Gear VR, che si abbina agli ultimi phablet dell'azienda sudcoreana, e Cardboard, il visore low cost di Google, fatto di cartone, che funziona con app ad hoc inserendo dentro lo smartphone e di cui sono già stati venduti 500mila esemplari. La scommessa di Big G sono però i Google Glass, gli occhialini hi-tech che dovrebbero finalmente approdare nei negozi insieme ad alcuni prodotti rivali tra cui 'SmartEyeglass Attach!', il sistema di Sony che si monta su un qualsiasi paio di occhiali e che è stato in scena al Ces.
Una toilette pubblica per cani Una cittadina spagnola ha introdotto una “toilette per cani”, al fine di ridurre il problema degli escrementi dei cani lasciati per le strade dai padroni maleducati. L'idea è di Eric Girona convinto del potenziale addestramento di questi amici a quattro zampe.
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CAPITOLO NONO
Un romanzo di Cosimo Armando Figliomeni RISPETTA TUO PADRE (ovvero GUARDATEMI LE SPALLE)
Perchè “Zio”?
«
Senti Gigi - chiese un giorno Vanù - ma perché “zzi’ ‘ntoni”? «Don Antonio, dunque, era pieno di nipoti, era numerosa la sua parentela? «E, poi a me, come mi conosceva? Quando mi incontrava mi salutava inchinandosi, e si toglieva il cappello». Gigi sorrideva scuotendo la testa: Don Antonio salutava tutti, e a tutti con un inchino, ma non voleva ricordarle che anche suo zio Vincenzo era uomo d’onore. Si sedette prendendola sulle ginocchia, accarezzandole i capelli. «La storia è lunga» rispose Gigi. «Se te la racconto mi devi seguire e non sbadigliare, com’è tuo solito». Non aveva dimenticato, Gigi, quando, ancora fidanzati, una sera le parlò di Moneta e di Cambi e della debolezza della Lira nei confronti delle altre monete. Allora, la testa reclina sulla spalla di lui, dopo lunghi sbadigli si addormentò russando. Seguirono tre giorni di musi lunghi mentre in famiglia nessuno sapeva perché. Vanù avrebbe preferito soltanto le carezze, ma conoscendo Gigi si strinse di più sul suo petto dichiarandosi pronta a seguirlo. «Dunque, devi sapere che “zzi’” è una parola siciliana come “pizzo” che vuol dire giaciglio, l’angolo della stanza ove si collocava un pagliericcio oggetto del prezzo che dovevano pagare alcuni detenuti durante la permanenza in galera. «Con l’appellativo “zzi’” si designano i potenti, chi possiede grossi patrimoni sottratti ai feudatari Borboni, da ultimo sempre assenti dalla Sicilia per meglio gozzovigliare a Napoli. Tali usurpatori, alla fine, ne erano diventati padroni. Dettavano leggi, calmieravano l’economia, regolavano l’ordine sociale e quello politico, ed erano abbastanza considerati anche in campo religioso. «Insomma, erano considerati veri e propri capi, di fronte ai quali il popolo si era sottomesso chiedendone favori e protezione. La società quindi si divise in gruppi, anzi in “cosche”. Cosca significa “foglia di carciofo”, quindi “gruppo”. In un comprensorio gli “zzi’” erano i capi cosca, cioè boss riconosciuti, rispettati e venerati da tutti, più del pater familias di romana memoria. «Ecco perché “zzi’ ‘ntoni, zzi’ Vrenna ecc… «Oggi, però, con la frantumazione dell’economia agricola, si registra un cambio generazionale. «In Sicilia, come in Calabria, scompare il “gabelloto”, il fittavolo, il manutengolo, avendo adottato il modello americano. È subentrato così il libertinaggio tarando l’economia e il mondo bancario e finanziario. «Al vecchio “zio” si sostituisce il boss degli stupefacenti, lo strozzino, l’aguzzino. Il comando l’hanno assunto i nipoti. Espressioni di nuove generazioni, di nuovi interessi, di nuove e più ampie vedute. «L’uomo e la sua “parola” non contano più: in compenso, cantano le mitraglie.» Quando Gigi finì di parlare, Vanù s’era addormenta sul suo petto… da un pezzo!
«Scusa Gigi, ma la Mafia è solo degli uomini?» Chiese un giorno Vanù. Le donne: mogli, sorelle, madri hanno un ruolo in seno all’Onorata, o è solo finzione delle telenovele? Gigi partì da lontano. Addirittura da Maria Immacolata, madre di Cristo. Arrivò al concetto di famiglia, di quella matriarcale e poi patriarcale. Brevemente ne fece un excursus. «In quella matriarcale - diceva - si registrava il predominio della donna quasi in tutti i campi. Specialmente per quanto atteneva all’agricoltura, dato che le donne non partecipavano a guerre, né alla caccia. La loro sedentarietà consentiva loro di osservare meglio i fenomeni naturali della vegetazione in genere e non trascurare mansioni in campo artigianale e al governo della casa. I figli assumevano il nome della madre che, col dono della fecondazione, veniva considerata una divinità». «Sì - disse Vanù - Ma che c’entra la Madonna? E Gigi: «C’entra eccome! La madonna segnò il Cristianesimo. «Ella è trascendentale rispetto alla storia della donna e come
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“TANTE ECUBE, MA NESSUNA MARIA IMMACOLATA” tale rappresenta la perfezione, un modello sublime da emulare, una guida… il porto a cui approdare. O almeno lo era. «Era l’archetipo femminile nella metamorfosi della femminilità divina. «Dante, in un certo senso, accosta la sua Beatrice a una visione angelica. «Altre donne hanno contribuito a scrivere la loro storia. Per esempio Giovanna d’Arco, Santa Caterina da Siena, per citarne alcune! La Chiara di San Francesco, la stessa Maddalena a fianco di Cristo. Ma l’elenco è molto lungo». «D’accordo - disse Vanù - Però, non tutte le donne sono state così». «È vero. Non tutte. Anzi, pochissime». «E poi, che strano assumere il nome della madre!» «Eppure è così. Ancor’oggi senti dire: figlio di puttana; mai figlio di cornuto. È sicuramente un retaggio. «Le cose sono cambiate già dal 1600, grazie ai vari movimenti femministi, all’obbligo di frequentare la Scuola, al diritto al lavoro femminile specie in Inghilterra e negli Stati Uniti. E troviamo donne coinvolte anche durante la Rivoluzione Francese. In Italia, invece, le cose vanno a rilento. Specie nel Sud, in Calabria. «Diciamo che la cultura magnoellenica ci condiziona ancora. «Basti pensare ad Ecuba, moglie di Priamo e madre di Ettore, di Cassandra e di tanti altri fra i cinquanta figli che appartenevano a Priamo. «Costei, Ecuba, era una regina vendicativa: aiutata da altre prigioniere troiane, fece uccidere i figli di Polimnestore dopo averlo accecato, per vendicare così la morte di uno dei suoi. «Quando si dice la natura delle donne! «Nell’Iliade piangeva la morte di Ettore e nelle Troadi impersona il dolore delle donne troiane. «Virgilio diceva che “La donna è una creatura mutevole e varia”. E, Seneca nel De Remendiis ricordava che “niente è tanto mobile quanto i voleri delle donne”, mentre Rigoletto cantava “La donna è immobile qual piuma al vento”! «“La donna è uterina, senza razionalità”, diceva una volta un mio maestro. E affermava che non avesse anima. «Senza dubbio, talvolta, è più fegatosa degli uomini, più determinata, più pericolosa… insomma più mafiosa! «Forse per questo nel rituale della ‘ndrangheta, e ancor prima nell’Onorata, la donna, lasciata fuori da ogni mansione, era
intoccabile e rispettata in quanto tale. «Col trascorrere del tempo abbiamo registrato una sorta d’integrazione femminile frutto di rivendicazioni, manifestazioni, simposi sociologici talvolta con risultati dicotomici. «Appare evidente una nemesi: nascoste sotto il rimmel e lo Chanel, ti può capitare d’incrociare, a bordo di lussuose “fuoriserie”, tante Ecube ma nessuna Maria Immacolata. «E non si esclude che talune possano camminare con una calibro 22 stretta nella giarrettiera».
Virgilio diceva che “La donna è una creatura mutevole e varia”. E, Seneca, nel De Remendiis, ricordava che “niente è tanto mobile quanto i voleri delle donne”, mentre Rigoletto cantava “La donna è immobile qual piuma al vento”! “La donna è uterina, senza razionalità”, diceva una volta un mio maestro. E affermava che non avesse anima.
RIVIERA
PRIMO PIANO
I coinquilini sono figure misteriose e variopite che meritano di essere osservate e documentate per il loro insolito rapportarsi con l'ambiente circostante. La convivenza forzata ha permesso agli impavidi ricercatori di studiare il loro mescolarsi fra la gente comune e di coglierne gli aspetti più curiosi e peculiari. È stato possibile individuare almeno cinque categorie di coinquilini che possono essere elencati in ordine di sgradevolezza: “lord”, scroccone, pignolo, tirchio, festaiolo.
I 5 esemplari di coinquilino VALENTINA COGLIANDRO
IL PIGNOLO
IL FESTAIOLO Il festaiolo è un esemplare prevalentemente notturno, la cui dieta è composta da alcool, arachidi e salatini vari. Il suo corpo è ormai costituito per il 70% di alcool anziché d’acqua. Il suo habitat sociale prediletto è la discoteca, meglio se affollata da simili del sesso opposto. Obiettivo comune dei festaioli è partecipare alle feste più rinomate o crearne una. Sfortunatamente per il suo coinquilino, spesso la sede della festa è proprio la loro casa, che si trasforma in locale notturno, disco pub, aperto a chiunque porti una bottiglia di vodka. I disagi per il povero coinquilino non sono pochi: disturbo del sonno, festaioli abusivi in camera, casa distrutta. Il festaiolo cercherà di farsi perdonare ridendoci, oltre che bevendoci, su.
ILTIRCHIO Per il tirchio è sempre mattino, non ha bisogno di luci accese, perché lui vede attraverso l'oscurità, lo definirei “uomo gatto”. Se doveste incontrare di notte un uomo con gli occhi rossi, non temete, è il tirchio in modalità notturna. Il taccagno non ha mai freddo: fuori ci sono - 20 C°, ma lui spegne i termosifoni sostenendo che sia una giornata calda. Questo strano esemplare risparmia su ogni cosa: dopo aver cucinato la pasta, non butta l'acqua, ci bolle le patate per la cena, e dopo le patate cucina la carne che servirà per il pranzo dell'indomani. A questo punto pensi che lo strano sistema del risparmio a mo' di vasi comunicanti si sia concluso, invece no: utilizza il vapore per cucinare le zucchine che successivamente andrà a congelare. Affliggente e straziante è il momento della bolletta, lui sa esattamente a quanto ammonta la somma da pagare, conta kilowatt per kilowatt e si attacca a ogni cavillo per poter pagare una quota più bassa: «Io spengo tutte le spie, tolgo tutte le prese, leggo a lume di candela, la lavatrice la faccio una volta a settimana, a freddo alle 5 del mattino, mi asciugo i capelli con un phon alimentato solo da energia solare». Finirai col decidere di pagare la sua quota solo per zittirlo.
Il pignolo è il coinquilino più fastidioso col quale si possa convivere. Il pignolo riesce in modo subdolo a dettare legge e a gestire con dispotismo l'economia della casa. Vivendo con tale animale sociale, i principi della libertà decisionale vengono sovvertiti e completamente annichiliti. Pensi di poter appoggiare il cucchiaino sporco di caffé sul tavolo e invece lui é lì pronto a urlarti contro, come se tale gesto potesse alterare gli equilibri naturali. E guai a lasciare la bottiglia d'acqua senza tappo, si attiverebbe l'allarme rischio idrogeologico. _
LO SCROCCONE Lo scroccone è l'animale sociale che approfitta della bontà del proprio coinquilino; parassita della società, cerca di trarre vantaggio da ogni situazione. «Mia mamma ha fatto un dolce, se ne vuoi prendi pure…» e l'indomani a colazione, apri il frigo e di torta nemmeno una briciola, c'è solo il vassoio con su scritto un bigliettino: «RINGRAZIA TUA MADRE, ERA BUONISSIMA». Lo scroccone ha probabilmente problemi di memoria: «Scusa ho dimenticato il formaggio, posso prenderne un po' del tuo?», «Oggi ho fatto la spesa ma non ho comprato il bagnoschiuma, uso una goccia del tuo», «Ehi, perdonami, prendo il tuo caffè: ho scordato che il mio era finito». A questo punto le soluzioni sono due: consigliargli una cura di fosforo o cambiare casa! Io ho provato con la prima ma non ha funzionato.
IL“LORD” È il coinquilino più temuto, il più ripugnante, il più insopportabilmente snob. Si presenta dicendo «Piacere, sono uno che ci tiene molto alla pulizia e all'igiene della casa...», solo dopo qualche giorno capisci che era una sporca battuta. Il piano cucina diventa un campo di battaglia, scontri tra titani: sugo di pomodoro versus olio d'oliva, un duello all'ultimo schizzo... gambi di prezzemolo lasciati lì a muffire per giorni, residui di funghi tra una piastrella e l'altra che, mettendoli più a fuoco, ti rendi conto che si tratta di veri e propri esemplari da sottobosco che crescono rigogliosamente ai bordi del piano cottura. Ti terrorizza l'idea di lasciarlo solo per qualche giorno, sai perfettamente che basta poco tempo per rischiare di ritrovarsi in casa delle specie mutanti, createsi dalla sporcizia del WC. Una delle cose che ti lascia più sbalordito è l'accumulo smodato di immondizia. Come può una persona, in così poco tempo, produrre tanta spazzatura? Probabilmente avrà un amico festaiolo, che in tua assenza, organizza party a casa vostra.
Concluderei con una celebre citazione di Bernardo Bertolucci: «La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista». Se anche voi siete vittime dei magnifici 5, andate alla ricerca di questa meravigliosa conquista... affittatevi un monolocale!
SETTIMANALE
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L’intervista
a colloquio AlessandraTuzza
DOMENICA 22 MARZO
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Il nostro direttore incontra Alessandra Tuzza, grande professionista che ha diretto il settimanale durante il triennio 2006-2009: "La Riviera è stata per me un'ottima palestra e conservo tanti bei ricordi".
“Il giornalismo è una droga ed è impossibile disintossicarsi” MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
artedì scorso ho avuto l’enorme piacere di conoscere Sandra Tuzza, direttrice della Riviera tra il 2006 e il 2009. E nella nostra sala riunioni, corteggiata dal mezzogiorno, ci siamo fatte una lunga chiacchierata. Che ricordi - positivi e negativi - conservi deI tuo “mandato”? I ricordi positivi travalicano di gran lunga quelli negativi. Quelli negativi sono legati ai ricorsi che si sono aperti, ma questo penso faccia parte della vita di ogni giornalista che si ritrova a scontrarsi col dover dare la notizia e con chi da quella notizia si sente offeso o leso nell’immagine. Per il resto ho solo ricordi positivi: la Riviera è stata senza dubbio un trampolino e un’ottima palestra. Purtroppo ho dovuto lasciare in seguito alla nascita di mio figlio, perchè avrei potuto occuparmi meno della parte legale, però ho continuato a scrivere. Ho collaborato con L’Avanti, con la Gazzetta e oggi mi occupo di piani di comunicazione di diversi fondi, sia a livello europeo che internazionale. Donne e giornalismo. È il Messaggero ad avere il maggior numero percentuale di firme femminili (33,7%); al 2° posto Il Fatto Quotidiano e al 3° Il Sole 24ore. Tre uomini contro una donna. Perchè così poche donne? Il campo del giornalismo è avvincente e proprio per questo abbraccia l’intera vita quotidiana. È qui che rientra la differenza di genere: è difficile coniugare il ruolo di donna, moglie e madre col ruolo di giornalista. Non ci sono orari, non ci sono livelli di responsabilità ben definiti e spesso per inseguire la notizia si mette in secondo piano tutto il resto. È più un lavoro per donne giovani: in età matura spesso si è costretti a doverci rinunciare. Il giornalismo non è quindi, a tuo avviso, un mestiere per madri? Potrebbe esserlo nel momento in cui ci fosse un supporto a quelli che sono i bisogni delle donne, sia a livello familiare che sociale. L’esistenza di asili nido o di scuole a tempo pieno aiuterebbe molto le madri a misurarsi col giornalismo, così come con altre professioni. Spero che questo serva da sprone a chi si occuperà tra qualche mese della politica locale per attivare delle strutture che siano davvero di sostegno alle donne che vogliono inserirsi nel mercato lavorativo. E poi, naturalmente, si rivela di estremo aiuto alla donna l’esistenza di una rete familiare su cui poter contare.
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“Le donne giornaliste sono più competitive però sanno fare squadra. Gli uomini sono facilmente ma superficialmente squadra”.
Servono dei nonni disponibili, dunque? I nonni sono una risorsa fondamentale. Non solo perchè, in molti casi, contribuiscono al bilancio familiare ma perchè sono indispensabili a tenere in piedi una famiglia, in quanto collaborano all’educazione e alla crescita morale e civile dei nipoti, riuscendo a essere di grande aiuto a una madre. Secondo qualcuno le donne nel giornalismo hanno una marcia in più, hanno più grinta, più spirito di sacrificio, prendono il lavoro più sul serio. Sei d’accordo? Spirito di sacrificio ne ho osservato anche nei colleghi maschi. Sicuramente quello che ho notato, occupandomi da tempo di diversità di genere, è che se la donna si lancia in un’attività, lo fa in maniera più razionale. Riesce a configurarsi subito quelli che sono gli obiettivi che intende raggiungere. Ci mette anima e corpo, forse anche per primeggiare, proprio perchè si è in poche. La caparbietà è soprattutto una caratteristica femminile ed è naturale che in ogni donna sia forte il desiderio di arrivare per prima in quella che è stata da sempre per lei una riserva indiana. C’è più competizione tra giornaliste donne o giornalisti uomini? Le donne sono più competitive, non solo nel campo del giornalismo, ma in tutti i campi in cui si vanno a misurare. Però sanno anche fare squadra. Nel momento stesso in cui riescono a delimitare le proprie aree di competenza, sono quelle che lavorano meglio in team. Gli uomini sono facilmente ma superficialmente squadra. Il giornalismo è forse il campo in cui ci si becca più facilmente porte in faccia. Quali sono i requisiti per esercitare al meglio questa professione e impedire a queste porte di sbattere? Le porte in faccia si beccano un po’ in tutti i settori. Sicuramente nel giornalismo c’è una concorrenza incredibile. Non è detto che i migliori siano quelli che emergono, e questo a livello locale e regionale è quanto di più triste si osservi.
Bisogna saper decidere tra la carriera e la volontà di non venir meno ai propri principi. Un consiglio che dò è di non svendersi e di avere delle idee che non abbiano un prezzo, essere coerenti e dare un’informazione che sia il più veritiera possibile. C’è il rischio che una donna anzichè rispondere a esigenze di imparzialità tenda a rispondere a esigenze di investimento affettivo? Un rischio che ho sempre evitato. È vero però che la donna, essendo moglie e madre, a volte rischia di mettere davanti altre esigenze. Non giudico chi opta per l’una o l’altra strada, ma sicuramente è necessario trovare quell’equilibrio che ti permette di essere professionale. Quanto conta il cuore, quanto la testa, quanto la preparazione culturale? In primo luogo la preparazione culturale. Purtroppo si è sempre più davanti a giornali che leggendoli ti sale la rabbia perchè noti anche strafalcioni grammaticali o ti
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“Il giornalismo non è un mestiere per madri: non ci sono orari, non ci sono livelli di responsabilità ben definiti e spesso per inseguire la notizia si mette in secondo piano tutto il resto”.
imbatti in giornalisti che hanno poco chiaro l’argomento che vogliono sviluppare. Questa è una debolezza che si paga e che impedirà di fare il salto di qualità. È chiaro che un giornalista faccia il suo lavoro anche con il cuore e spesso lo si sceglie rischiando che la scrittura diventi una malattia. Quando ho lasciato il giornale, per anni, ho trovato difficoltà a scrivere perchè avevo paura di lasciarmi prendere da questa malattia e di non riuscire a farne a meno, mettendo da parte attività più remunerative e più soddisfacenti dal punto di vista carrieristico-professionale. Il giornalismo è una droga: ti prende e ti accompagna tutta la vita. Bisogna saperlo gestire e trasformarlo in una medicina nei momenti in cui sei giù o vorresti dare un contributo alla società in cui vivi. Chi sceglie di fare il giornalista lo fa davvero per amore, non certo per amore di stipendio! Ma non bisogna dimenticare che il giornalismo è un mestiere e deve essere pagato come tale e questo è bene che gli editori, soprattutto del Sud, lo imparino. È da molto che soffri di questa “grafopatia”?! Sì! Sin da bambina scrivevo per passare il tempo. A dire il vero ho imparato prima ad amare i libri che a scrivere, perchè ritengo che bisogna prima accostarsi alla lettura e poi passare alla scrittura, anche per evitare défaillances nello scrivere, come spesso accade. Bisogna, però, sempre continuare a leggere per ambire alla perfezione. Negli anni ‘50 veniva indetto da Famiglia Cristiana il concorso “La madre dell’anno”. Ad essere premiate erano le madri di figli malati, madri che preferivano la loro morte all’interruzione di gravidanza, madri eroiche in situazioni di indigenza. Se oggi fosse indetto lo stesso concorso, quali madri verrebbero premiate? Oggi la società mette meno in risalto il principio della famiglia rispetto a quanto avveniva negli anni ‘50, o per lo meno la famiglia tradizionale. Sarebbe una provocazione conferire un premio alle donne
madri che riescono anche a fare una buona carriera nel proprio territorio, dalle donne magistrato alle donne poliziotto fino alle donne giornalista, perchè no? Cos’è per te il successo? Non l’ho conosciuto! Il successo a livello personale è quello che ti fa star così bene da non aver bisogno di altro. Donne e legalità. What Women Want, di cui sei membro direttivo, lo scorso 13marzo ha inaugurato a Siderno il Cantiere della Legalità. Esiste una specificità di genere nella legalità e nell’antimafia? Il nostro movimento è abbastanza nuovo, è nato lo scorso ottobre con l’obiettivo di far parlare il territorio con la voce delle donne e di rispondere all’ondata di violenza che ha segnato negli ultimi anni l’Italia e non solo. Oggi finalmente iniziano a esserci tanti magistrati e donne poliziotto che fanno antimafia e anche molte amministratrici. What Women Want vuole scoprire, con il supporto delle amministratrici locali, qual è il valore aggiunto che le donne possono apportare al discorso della legalità e dell’antimafia. La legalità è un principio che sia l’uomo che la donna possono portare avanti, ma la donna proprio perchè madre e moglie, può mettere in azione la propria sensibilità ed emotività e contribuire in maggiore misura all’antimafia. I suoi bisogni, dalle mense per i bambini ai giardini pubblici dove andare a fare una passeggiata, al rispetto dell’ambiente con l’avvio di sistemi di raccolta differenziata razionali, sono delle priorità che la donna può portare a galla e che fanno parte della cultura dell’antimafia. Antimafia non è solo evitare che si spari per strada o si aprano in maniera compulsiva consorzi a scopo di lucro, antimafia significa avere amore per la propria terra, rispettare le regole del vivere civile. All’antimafia serve una figura come la Lanzetta o come Gratteri? L'antimafia non ha bisogno di figure "tipo", di leader. Io non sono per gli eroi, sono per i movimenti che nascono e camminano seguendo le idee della gente. Ogni giorno vediamo come giudici considerati integerrimi possano scivolare su bucce di banana come qualsiasi altro essere umano. All'antimafia serve la forza delle idee, delle persone e tanta cultura della legalità. Bisogna iniziare a diffondere questa cultura a partire dalle scuole, senza però limitarsi alle scuole. La cittadinanza attiva è il primo perno di antimafia di cui ha bisogno il nostro territorio. Molta gente comune fa più di un paio di eroi.
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“L’antimafia non ha bisogno di eroi. All’antimafia serve la forza delle idee, delle persone e tanta cultura della legalità”.
RIVIERA
Lidia, siamo orgogliosi di te! el successo per Lidia Zitara, inserita con entrambi i suoi libri nella selezione della proposta del mese dai Mondadori Store. Unica autrice con due titoli in selezione, ha coperto la disponibilità della collana “Garden” dell'editore Pendragon, poiché ogni casa editrice può avere solo due titoli in selezione. Lidia Zitara è collaboratrice di «Riviera» dal lontano 1999, e proprio sulla nostra testata sono apparsi i suoi primi articoli di giardinaggio, che hanno formato il nucleo del suo saggio “Giardiniere per diletto. Contributo ad una cultura irregolare del giardinaggio” (2009). Del 2015 è il suo romanzo d'esordio “La piccola estate”. L'essere selezionata dalle librerie Mondadori colloca definitivamente Lidia Zitara tra gli autori più riconosciuti e prestigiosi nel settore del giardinaggio, a livello nazionale. Siamo molto orgogliosi di aver fiutato per primi il suo talento, e che «Riviera» sia stata la culla della sua passione. La Redazione
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CULTURA E SOCIETA’
Pillole
Naturopatiche A cura di: Patrizia Pellegrini Naturopata Bioterapia Nutrizionale® Presidente Associazione Culturale Tone www.patriziapellegrini.com
A tavola prendiamoci cura di NOI.Saper associare il pasto, conoscere le modalità di cottura. Il movimento è fondamentale. CAMMINIAMO Cosa significa saper associare il pasto ? Parliamo di persone adulte e definendo il pasto consideriamo che ognuno ha la sua alimentazione. Tre pasti al giorno in linea generale: colazione, pranzo e cena sono sufficienti per garantire all'organismo il suo fabbisogno quotidiano. "L'abito" per il corpo è il nutrimento, non tutti amiamo lo stesso modello di vestito e abbiamo la stessa misura di taglia, ciò vuol dire che siamo ognuno diverso dell'altro e che l'abito si deve cucire su misura! A proposito di modalità di cottura, sapevate che le pietanze fritte possono essere più dimagranti di quelle bollite? Per frittura si intende immersione dell'alimento nell'olio bollente, capace di generare veloce disidratazione dell'alimento tramite shock termico. Ciò impedisce la perdita di nutrienti. Se eseguita correttamente è uno stimolo per l'organismo e le sue funzioni e può essere anche dimagrante se ben associata agli alimenti crudi, buone quantità di frutta e verdura. Piccole regole generali: Usare Olio extravergine di oliva, tenere una temperatura sostenuta, che non deve superare mai il punto di fumo, e friggere sempre piccole quantità di alimento per volta, così che non si abbassi di grado evitando l'imbibizione dell'alimento con conseguente cattiva digestione. Il fritto, dopo la cottura, deve risultare di color del Sole, non brunito, indice di frittura non eseguita bene, e deve essere asciugato su carta paglia. La primavera alle porte, dopo il lungo inverno, eliminiamo le tossine regalandoci una buona attività fisica e contrastiamo lo stress con le mandorle. In momenti di particolare stress, come passare da una stagione all'altra, l'organismo può manifestare contratture a livello muscolare, come accade dopo intensa attività sportiva o dopo lunghe giornate fredde. Questo può avvenire per mancanza di magnesio, minerale necessario al buon funzionamento del sistema nervoso, in questi casi il consumo di mandorle può aiutare a ristabilire l'equilibrio organico. Oltre al magnesio nelle mandorle sono presenti ferro, calcio, fosforo, vitamina E, vitamina B1 e vitamina B2. Inoltre le mandorle sono ricche di grassi, soprattutto insaturi, proteine, carboidrati e fibre utili per regolarizzare la funzione intestinale. Inserire 3-4 mandorle nella colazione del mattino e 5-6 durante la giornata, avendo cura di consumarle con la loro pellicina di color marrone, garantisce al corpo anche una buona dose di silicio che nutre la nostra pelle, le nostre unghie e i nostri capelli preparandoci per un'estate al TOP!
"Vendere il vino oggi? È cambiato tutto, adesso serve fare abiti su misura"
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primi passi da winelover li muove nella sua Gioiosa Jonica, in Calabria, ma l'amore lo porta in Sicilia, dove continua la scoperta di quel mondo che lo ha folgorato e che non lo abbandona. Così Rocco Pugliese racconta la sua esperienza con il vino, di cui non può più far a meno; in primo luogo, perché attorno ad esso ha costruito il suo lavoro come consulente commerciale; in secondo luogo, perché il suo approccio è una sorta di devozione che lo spinge ad una ricerca costante dei prodotti da consigliare; in terzo luogo, perché Rocco il vino lo beve, ma non certo il primo che gli capita. Parlare con lui può aiutare a capire come sta cambiando oggi il mondo della rappresentanza e del commercio del vino. Per Pugliese tutto è cominciato nel 2004 e per caso. Rocco sta terminando il corso di laurea di economia. Un amico, proprietario di una delle enoteche più importanti della zona, si rivolge a lui per farsi dare una mano nella gestione. Il giovane dottore in economia, appena ventisettenne, del vino distingue solo il colore, bianco e rosso. Ma a stretto contatto con un mondo nuovo, giorno dopo giorno vede crescere in lui curiosità, approccio col gusto e passione. Ne resta folgorato e cosa fa? Comincia a studiare, studiare, studiare. Assorbe informazioni, modi di fare, conoscenza. Come una spugna. Un anno dopo, rileva l'enoteca e comincia a gestirla insieme al fratello Alessandro. Nelle sue mani, cambia tutto. L'enoteca diventa altro. Resta sempre un luogo dove bere e acquistare vini, ma lo stile è totalmente diverso. Rocco la trasforma in un posto gourmet con 30 posti a
sedere e vi fa crescere una cucina territoriale, includendovi il meglio dei prodotti italiani. Mentre Alessandro segue gestione e conti, ironia della sorte, l'aspirante economista pensa al vino, nuovo complice di vita. Dopo due anni l'enoteca finisce per essere recensita sul Gambero Rosso e sulle più importanti riviste di settore. Ma ad arricchire sempre più la conoscenza di Rocco è l'incontro con alcuni produttori e con alcune persone che fanno parte del mondo del vino. Così, scopre nuove realtà, dai vini francesi a quelli naturali e biodinamici. “Si apre un universo per me - racconta Rocco Pugliese -. Apprendo, assaggio nuove cose e comincio a percepire il vino non più come una bevanda. Voglio sapere tutto, a partire dalla filosofia produttiva. I vini comincio a sceglierli con la pancia. Non mi bastano più i nomi, le etichette. Ne voglio l'identità, lo stile, l'eleganza. E apprezzo sempre di più l'assenza di interventismo in vigna e in cantina. Un trinomio indissolubile che dà la qualità di un vino diventa per me quello tra vitigno, territorio, produttore”, afferma Rocco. Nel frattempo, l'amore per Cinzia, oggi sua moglie, lo spinge in Sicilia. Così seguendo il cuore, come sempre del resto, lascia l'enoteca e si trasferisce a Catania. La passione ancora una volta ha la meglio, ma occorre ricominciare da capo. E da dove se non dal vino, da quella via maestra che è ormai parte della sua vita? Scommette ancora e in due anni costruisce un portafoglio di aziende vinicole con cui lavorare. Alcune grandi, altre ancora poco conosciute, ma di cui Rocco riconosce le potenzialità. In portafoglio oggi le cantine che gravitano attorno alle Caves de Pyrenees, o
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ancora i vini di Frank Cornelissen, o Porta del Vento ed altri ancora. Oggi Rocco è un siciliano adottato, è appena diventato papà e percorre in lungo e in largo la via del vino. A dire il vero, non sono tantissimi i chilometri che fa. “Faccio un lavoro sartoriale. Non ho bisogno di girare tanto in macchina. Ai miei clienti consiglio vini su misura, quelli che più si addicono alle loro esigenze. Meglio pochi, ma buoni, possibilmente variabili in base ai menù di stagione. Le carte dei vini enciclopediche sono ormai out. I consumatori sempre più esigenti”. E della ristorazione siciliana dice: “Cresce moltissimo. Ai ristoratori che vogliono conoscere il mondo del vino consiglio di porsi sempre l'obiettivo della crescita professionale che riguarda in primo luogo le risorse umane. Devono essere qualificate, non si può improvvisare. Poi è necessario che si parta dalla passione, la sola cosa che fa la differenza”. “La Sicilia del vino aggiunge - ha tanto da offrire. In 20
anni ha fatto passi da gigante e si colloca tra i primi posti in Italia. Di certo, oggi la crisi condiziona i consumi e questi si fanno anche più regionalizzati. Ma è fondamentale lavorare per un'apertura mentale, per diffondere la cultura del vino. Per far questo, è importante il confronto con il resto del mondo”. Oggi Rocco Pugliese si diverte lavorando e soprattutto sono lontani, anni luce, i ricordi di quando per lui il vino era solo bianco o rosso. Il suo palato non è più quello del ventisettenne. Il suo approccio al vino è totalmente cambiato. Ha una visione più naturalista e meno interventista, conosce la filosofia del vino e di chi lo produce. Il suo lavoro? Lo interpreta in termini di consulenza, non di vendita. La sua bevuta del cuore in questi anni? “Una degustazione di grandi etichette di Borgogna, tra tutte La Tâche di Romanée-Conti”. I suoi vitigni preferiti restano in assoluto il Pinot Nero e il Nebbiolo.
Il Gallo di Dràgoni Storiadiordinariaindolenza D Si raccontava di un gallo che, espletate le sue mansioni che la natura di gallo gli conferiva, non faceva altro che andare su e giù, e passeggiare senza una meta precisa
ragoni è notoriamente una frazione del comune di Grotteria al di là del Torbido e dello Zarapotamo. Ignoro quanti abitanti registri oggi, comunque sia questo piccolo centro mi è particolarmente caro perché il padre del mio trisavolo ne era oriundo. Anche lì, dai tempi remoti, circolava la leggenda di un gallo, del gallo di Dragoni per l'appunto, che in virtù della sua pregnanza aveva avuto una felice divulgazione in tutto il territorio della contea (Grotteria nel periodo feudale era stata elevata a Contea). Ma veniamo al dunque. Si raccontava di un gallo che espletate le sue mansioni che la natura di gallo gli conferiva: annunciare l'alba
col suo canto, pizzicare le galline, beccare, combattere e sedare eventuali concorrenti, gli restava il grande problema su come passare il resto della giornata, abbastanza lungo da come si può immaginare. E allora non faceva altro che andare su e giù, passeggiava senza una meta precisa, ruspava qualche volta anche se demandava questo compito alle sue galline perché questa attività comportava fatica e prendeva in giro chi si industriava. In pratica: ingannava il tempo affinché si facesse l'ora del mbatò. L'espressione la impiegava la mia nonna materna, Maria Lucia Panetta, nata nel XIX e morta alla fine degli anni Settanta del XX, farrese, riferendola a quei molti infingardi, indolenti e scansafatiche del piccolo borgo di Farri che, non sapendo come passare le loro giornate, si riunivano davanti alla nostra casa, prendendo il sole come le lucertole, seduti a ruota o su qualche pietra di confine o ngiaciuti, (piegati sulle ginocchia) in attesa che
RIVIERA
LA ROSA DEIVENTI (mini rubrica a cura di Maria Verdiglione)
ALLA MAGNIFICA CORTE DEI MAGNIFICI MEDICI a Firenze
Siamo in pieno Rinascimento. Letterati, artisti, mecenati fanno di Firenze un gioiello di città. In tanto fervore qualche “mecenate”, preso dalla voglia di dimostrare quanto ci tenesse a realizzare cose belle, si intratteneva volentieri fra i suoi operai. Stiamo parlando di un avo di Lorenzo e Giuliano: Giovanni dei Medici. Questo “signore”, ricchissimo e magnanimo, nell'attesa della inaugurazione della Basilica di San Lorenzo, era solito mangiare con le maestranze pane e formaggio pecorino. Dalla parte degli Artisti c'era il grande pittore Sandro Botticelli. Un giorno, un fiorentino molto in vista gli chiese perché non si sposasse. Il pittore gli rispose che una notte aveva sognato di prendere moglie e che si era tanto spaventato da saltare dal letto e rimanere in piedi per paura di riaddormentarsi. A un certo punto si vestì, scese in strada e iniziò a gironzolare fino all'alba.
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Èmorto Mike Porcaro
Le radici Sanluchesi dei fondatori del gruppo musicale deiToto Era partito da San Luca, nel 1906,il nonno di Mike, Domenico Porcaro
Il giovane, figlio di falegname, dovette per necessità, come molti della sua generazione, emigrare negli Stati Uniti. Il paese di nascita, San Luca, contava allora poco più di 2000 abitanti ed era abitato quasi totalmente da pastori, contadini, qualche artigiano e pochissimi gaiantuomini. L’analfabetismo era quasi totale. Il concetto di musica sconosciuto. La passione per la musica che prese il giovane figlio del falegname, gli venne, forse, dall’ascolto delle bande musicali che arrivavano nei paesi per le feste padronali. Fatto sta che il giovane imparò presto a suonare la tromba e a percuotere il tamburo rullante. Con questi semplici rudimenti musicali il giovane Porcaro arrivò a Hartford capitale del Connecticut. A San Luca era rimasto il fratello Saverio che rilevò il mestiere e la bottega paterna e che sposò la sorella del Cav. Antonio Alvaro padre del grande Corrado. A Hartford conobbe e sposò una giovane connazionale campana. Nell’aprile del 1930 gli nacque il figlio maschio Giuseppe, che educò a leggere la musica e a suonare il tamburo, fin da bambino. Ma i geni musicali erano già presenti, abbondantemente, anche nel rampollo dei Porcaro. Giuseppe (ormai Joe) si appassionò alla musica e, tredicenne, faceva già parte della banda musicale che allietava le feste organizzate dagli emigranti italiani, dove si suonavano i pezzi più belli dell’opera lirica italiana. Ma per portare avanti gli obblighi familiari dovette ricorrere ad altri lavori tra i quali l’autista. Il suo sogno, però, era sempre quello di arrivare ai livelli alti della musica professionista. Finché a trentasei anni prese la grande decisione di trasferirsi con tutta
la famiglia a Los Angeles. Qui, presto si affermò per i suoi talenti, che affinò al seguito dal grande maestro e mentore Al Lepak, specie nello studio delle percussioni classiche, diventando in pochi anni un musicista di studio richiestissimo. Ha inciso con i più grandi nomi della musica americana tra cui Madonna, Nancy Sinatra, Pink Floyd, Don Ellis, Nataly Cole, Frank Sinatra e con tantissimi altri. Ha firmato colonne sonore di importanti films. E’ insegnante ed educatore nelle accademie musicali; ha fondato il Los Angeles college of Music, di cui è Presidente. Nel 2000, Joe Porcaro, trovandosi in Italia, ha
voluto visitare il suo paese d’origine, la casa dove era nato suo padre e i pochi parenti superstiti. Joe è’ padre di quattro figli, tre maschi e una femmina, tutti musicisti di grandissimo talento. Il maggiore, Jeff, morto improvvisamente nel 1992, a solo 38 anni, è tra i fondatori, assieme al fratello Steve del complesso musicale Toto, notissimo in tutto il mondo: innumerevoli i dischi d’oro e di platino. Jeff fu pure apprezzato compositore, scrisse musica anche per Michael Jackson. Quando nel 1982 David Hungate, uno dei fondatori, lasciò il gruppo, subentrò nel complesso il fratello minore Mike, che oggi gli amanti della musica folk – rock piangono, per la morte avvenuta il 15 marzo 2015.Era ammalato di SLA San Luca è spesso indicata, da una stampa “copia e incolla”, la patria di tutti i misfatti e di tutti i delitti, e c’è pure chi avanza l’ipotesi che noi calabresi abbiamo il crimine nel DNA. Bisogna ricordare a questi signori che la Calabria ha dato al mondo insigni personaggi della cultura, come Benardino Telesio, Campanella, Gioacchino da Fiore, San Francesco di Paola, Cassiodoro, Mattia Preti, Renato Dulbecco, Umberto Boccioni, Francesco Cilea, Mimmo Rotella, Mario La Cava e tantissimi altri ; e San Luca, nel suo piccolo, a personaggi come Corrado Alvaro, Padre Stefano De Fiores, i fratelli Domenico e Antonio Giampaolo e Giuseppe Ventri; e, che, dalla sua pianta sono nati i germi che hanno prodotto frutti artistici negli altri Stati, del calibro della famiglia Porcaro di San Luca. Fortunato Nocera
venisse la sera. Quando poi la mia famiglia si fu trasferita sul lato destro del Torbido, agli inizi degli anni Cinquanta, per quanto la situazione fosse nuova - siamo in piena espansione economica - non diverso fu lo scenario: tutti i pomeriggi le persone adulte della contrada, come se si fossero dati appuntamento, si incontravano davanti al muretto della strada provinciale, dall'altra parte della Nazionale. Si appoggiavano, qualcuno si sedeva e passavano i loro pomeriggi parlando. Quando poi si faceva l'ora della partita a carte si trasferivano nel nostro bar e, una volta chiuso perché si andava a nanna, loro continuavano sino a notte fonda con il gioco della morra sul noto muretto, con relativi schiamazzi e urla qualche volta anche con litigi seri. A inaugurare questo scenario durato per diversi lustri era un certo A.A. detto Peppi, il quale con il pretesto, che dovesse vedere il suo appezzamento sul letto del Torbido già dal primo pomeriggio apriva le danze dell'indolenza e della infingardaggine. Mia madre dalla vetrina dei negozi nel vederlo arrivare tra sé e sé commentava: “arrivà u gaiu i Draguni!” (È arrivato il gallo di Dragoni!), subito dopo arrivavano gli altri e copiosi. Di che cosa parlassero è facile immaginarlo: la meteorologia e il resoconto della mat-
tinata. Non si risparmiavano, tuttavia, di dare delle frecciate a qualcuno che lavorava sodo e quando passava, dopo il saluto d'obbligo, e si era allontanato al punto dal non poter percepire i loro commenti, tra di loro borbottavano: “teh fatica, teh!” oppure “chju mori e na l'inchij!” (quello muore e non la riempie!). E così avanti per anni. Quando poi venne la stagione della grande immigrazione molti di quel muretto e del nostro bar presero le vie del Nord qualcuno prese anche la via delle Americhe e dell'Australia. Quelli che, però, stagionalmente ritornavano, arricchirono senz'altro il loro lessico ma mai persero l'abitudine di posizionarsi sul muretto e continuare i discorsi lasciati in sospeso. La grande differenza era che vedendo passare il solito, diremmo, il quasi unico lavoratore del borgo, cambiarono il termine ma non la sostanza “Rusca, rusca! ” borbottavano tra di loro e mentre il lavoratore si allontanava tra di loro se la ridevano, e la storia si ripeteva. È un vero peccato che il muretto sia stato abbattuto, dopotutto siamo sempre noi uomini a stabilire il vero nesso con le cose. Che cosa succederebbe se si incontrassero il gallo di Dragoni con il gallo di Cefali? Domenico Angilletta
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ATTUALITÀ
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LA LETTERA
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Il cardiologo e medico dello sport
Dr Michele Iannopollo
Squali e solchi ritmici: un sorriso vi educherà.
Ilcuoreè: È difficile, scusatemi. Arrivano in due e sono eccezionalmente diversi. No, non diversamente abili, ma diversamente straordinari. Li ho guardati dapprima senza vederli, con gli occhi distrutti da anni di sovrastrutture e di saccenza; pesanti direi. Eppure il guardato ha rieducato il guardante, come ogni forza naturale fa per vocazione. Niente di strano - se la volontà è sincera, questo è ciò che accade sempre, quando serve - se non fosse che la rieducazione qui è stata, come dire, troppo veloce, immediata, dirompente. E una cosa così, credetemi, ti cambia dentro perché smagnetizza la bussola, distorce l'orizzonte, insomma ti toglie ogni presunta sicurezza, per quanto stratificata; ti segna, speriamo per sempre. Arrivano in due e sono eccezionalmente diversi. No, non diversamente abili, ma diversamente straordinari. Sentire quell'accento attira immediatamente l'attenzione. È troppo simile al mio e per giunta declinato in un luogo troppo distante dal suo: la televisione. Troppo simile dicevo, anzi, sovrapponibile senza residui: è lo stesso. E sento pronunciare parole come Siderno, Mammola, ma giustapposte a lemmi incongrui: Shark, Groove.
E che vuol dire? Che c'entra? Poi li guardo e subito mi stupisce il fatto che l'occhio ceda il posto all'orecchio, come il cuore, talvolta, all'anima. Incomincia così una lieve discesa, mitigata dal sorriso che tutt'e due mi strappano quando fanno una battuta; ma è un sorriso all'inizio quasi pudico, velato di una sorta di paternalismo che non mi fa capire se sorrido per davvero o lo faccio per compiacere il mio ego e il suo senso di dovuta solidarietà. Intanto il contrasto diventa rumoroso: non brillano per fortuna, i ragazzi, ma ridono e si abbracciano e costringono l'anima ad acconciarsi di nuovo a ricordare - come le era stato insegnato - che niente è legato a niente e che il pensiero, come la parola, può non tenere conto del numero delle dita. E ogni tanto lo fa. E sebbene siano poche le volte in cui lo fa, quelle volte il mondo rinasce sino a mettere a rischio persino non - sciocchi - atei, ai quali vien quasi voglia di credere. Quando la musica comincia è ormai troppo tardi: la discesa diventa vertiginosa; e poi risaliamo. Roller-coaster; così, tutti insieme, senza bisogno di dircelo, tenendoci per mano. E gridando, con una lacrima. Adesso, guardando indietro, potrei anche riuscire a immaginare (solo immaginare) il percor-
so di vita con quelli che prendevano in giro da piccoli, vergognandomi del fatto che non avrei io la forza di dire ho sorvolato tutto, ma che se prendono in giro l'altro ancora m'incazzo. Così è la terra che li ha generati, educati, forgiati nel caldo della sofferenza e nella inconsapevole generosità di chi crede (sbagliando) di avere poco e lo offre tutto. Così è la famiglia di quella terra, che instilla la forza, il coraggio, l'onore. Così è la guerra vinta dalla parola che nasce dalla vita e che sconfigge - Gaetano se mi senti fattene una ragione - anche la sidernesità. Questa la cultura forte che, se esiste, esiste e il fatto che non sempre appaia non revoca minimamente in dubbio il fatto che esista. Il sorriso che vince sul dileggio, la fratellanza che accresce la forza e consente vette fuori portata a uno solo, il talento che insegna con l'esempio, il coraggio che si nutre del sostegno indiscutibile dei cari. Se non sono stolto, anche così si combatte il malaffare. Sciascia direbbe forse da artigiani certo, magari non da professionisti. Arrivano in due e sono eccezionalmente diversi. No, non diversamente abili, ma diversamente straordinari. Max
FUNERALI GIUDICE GIUSTI
La pietà è morta ILARIO AMMENDOLIA ietà l'è morta, cantavano i partigiani durante la guerra di liberazione nazionale. Ed infatti, sui nostri monti, anche la pietà era morta sotto i colpi della brutalità e della spietatezza della guerra. Ho partecipato ai funerali del giudice Giancarlo Giusti, persona che non ho mai conosciuto. Non esistono funerali con gioia e non ci possono essere cortei funebri pieni di allegria. Quello di Giusti però, sono state esequie particolarmente tristi. Trasmettevano un sentimento di angoscia capace di contaminarti e di travolgerti. Un uomo s'è tolto la vita. Se è morto da innocente, come Lui gridava, bisognerebbe capire perché tanta indifferenza intorno alla sua bara. Se fosse stato colpevole, s'è inflitto con le sue mani una pena immensamente più drammatica di quella che avrebbe potuto stabilire un qualsiasi tribunale della Repubblica. Vorrebbe dire che la sua coscienza e la sua sensibilità non hanno retto l'impatto con la colpa. Avrebbe avuto diritto alla pietà! Invece, intorno a quella bara pochissime persone.
P
Non c'erano i suoi colleghi a tenere i “cingoli”. Non c'erano neppure gli avvocati ad esprimere il cordoglio. Non c'erano gli “anziani” a tenere la classica orazione funebre. Non c'erano i mafiosi perché era morto un giudice. Non c'erano le forze dell'ordine perché
nella bara c'era un pregiudicato. Non c'era la gente comune perché ovunque c'è un clima di paura e di terrore come in una guerra civile. Non giudichiamo nessuno però ci limitiamo a constatare che “Pietà l'è morta"! In una piazzetta disadorna, senza uomini in divisa o con la toga a rendere onore, con solo qualche fiore, si udiva solo il pianto disperato di chi lo ha voluto bene. Bisognava essere dinanzi a quella Chiesa per avvertire il clima in cui siamo precipitati e ci vorrebbe ben altra penna che la mia per esprimere i sentimenti di smarrimento che ti assalivano stringendoti la gola come in una morsa. Il Papa ha annunciato il Giubileo della Misericordia e saranno migliaia i pellegrini a recarsi a Roma o a frequentare le Chiese ed a battersi il petto invocando misericordia. Se un vecchio laico come me potesse essere ascoltato da Dio, chiederei Misericordia per il giudice Giusti. Ed anche per me, per la parte di responsabilità che mi porto addosso per avere contribuito a costruire una società così crudele. Misericordia per quanti hanno così tanta paura da essere indifferenti dinanzi alla tragica morte di un Uomo Misericordia per coloro che hanno ucciso anche la pietà!
“
- Un organo straordinario. - Un amico prezioso che ci segue e ci accompagna per tutta la nostra esistenza, che vive, aumentando il ritmo lavorativo, tutte le nostre emozioni, felicità e delusioni. - Un amico fedele che lavora indefessamente per noi, contraendosi per 365 giorni l'anno a un ritmo medio di 60 battiti al minuto, giorno e notte per tutta la vita. - Un amico infaticabile che ci permette di eseguire sforzi, fare sport e competizioni, garantisce il supporto necessario per far fronte al ritmo della nostra vita. - Un motore straordinario, ineguagliabile dalle nostre moderne tecnologie ingegneristiche. - Una pompa di un enorme acquario che spinge il sangue in un sistema chiuso: il comparto artero-venoso. La peculiarità di questa pompa o motore sta in alcune caratteristiche invidiabili per qualunque industria automobilistica: è un motore estremamente potente che pompa 60 litri di sangue al minuto, 8640 in un giorno, 3.153.600 in un anno, 252.258.000 nella vita, si contrae almeno 60 volte al minuto, 86.400 volte al giorno, 31.536.000 volte l'anno, 2.522.880.000 volte nella vita. IA ERCHIETTO - Un motore estremamente affidabile, si ferma mai o quasi, non richiede IDERNO non troppi tagliandi che comunque non DIETRO facciamo mai, anche se come tutti gli LOSPEDALE organi meccanici non è immune all'usura. Alla nascita nessuno ci ha SCALA mai dato il cosiddetto libretto di NFO manutenzione per il nostro corpo o per il nostro cuore, anche se assai spesso viene chiesto al medico o al cardiologo cosa posso fare per il mio cuore, a testimonianza che esiste l'esigenza di un'istruzione. - Un motore che pesa meno di 500 gr. e necessità di 30 kg di energia per sviluppare l'immensa mole di lavoro quotidiano, prodotta attraverso il cosiddetto metabolismo, complesso di reazioni biochimiche attraverso le quali gli acidi grassi e carboidrati introdotti con gli alimenti e circolanti nel sangue vengono degradati e scissi in molecole più piccole per produrre energia pronta da utilizzare (ATP). - Un motore eccezionale perché può utilizzare per produrre energia estraendo semplicemente dal sangue quello che si trova in quel momento in maggiore abbondanza (subito dopo pranzo, quando la concentrazione degli zuccheri aumenta, utilizza prevalentemente il glucosio, nelle ore notturne tra un pasto dell'altro, gli acidi grassi; dopo una corsa, quando aumenta il lattato prodotto dai muscoli periferici, il cuore utilizza il lattato, quest'attività metabolica lo rende un motore onnipotente in grado di funzionare con qualsiasi combustibile). Perché avvenga il metabolismo cardiaco è fondamentale che vi sia abbastanza ossigeno per bruciare, demolire, rompere i vari metaboliti, liberando così l'energia in essi contenuta. Per questo, il metabolismo cardiaco è prevalentemente aerobico cioè dipendente dall'ossigeno, il bruciatore è rappresentato dai mitocondri, una vera e propria fucina in cui entrano i metabolici già in parte degradati e si produce l'energia che permette al cuore di pompare il sangue e a noi di vivere.
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RIVIERA
Fiori di mandorli
Arriva il tempo quindi dei fiori sugli alberi come costellazioni appiccicate al legno, come industrie di sogni prefabbricati in serie e che ogni anno, con la nuova stagione delle gemme, sorgono al nostro sguardo come le vedette di buone notizie all’orizzonte. Perché è sempre così, con questa maledetta primavera cantata a squarciagola, che si rinnova il desiderio di vivere, di anno in anno, fino all’ultimo sorso di questo miele che ci ostiniamo a chiamare vita.
Non ci resta che affidarci ai santi! Mimmo Savica, dinanzi a una delle statue che adornano le nostre belle chiese, dimostra la sua grande fede nella speranza di un futuro migliore per le città della Locride. Speriamo che lo ascoltino!
Ultime notizie da Ibiza Jonica The Rocca Factor Il sindaco di Benestare, Rosario Rocca, indossa le vesti dell'illustre oratore al convegno nazionale di SEL, sottolineando quanto siano importanti le qualità del singolo nello sviluppo di un partito.
Calabriachef Salvatore Bucci è uno che la Calabria ce l'ha nella testa, nel cuore nell'anima e, in questa fotografia, anche tra le mani e stampata sul petto! Ogni suo piatto affonda le sue radici nella tradizione!
La tanto attesa squadra di operatori ecologici dediti alla manutenzione del lungomare è finalmente stata attivata. La sua efficienza è fuori discussione: dopo pochi minuti i risultati sono già sorprendenti!
ità nal are e io? la ffic Lasca fessio traspcogli u ' L ta pro cala lo sul i Sal to di o Las o, chela con vitale ra Gin catt nte i di ti i t n s ura ent tut e a r onc o d sto Il c press que ficio ddocumza pe . n f s i e he o u e di rtan eari anc nel suazion impo baln t
Sottile coinvolgimento Il grande successo per la presentazione di Cruel, di Salvo Sottile, ha coinvolto anche il professore Germoleo e la sua classe, che ha voluto farsi immortalare in una foto con l'autore/presentatore.
Il cielo è azzurro perché Dio tifa Siderno! La gioiosa esplosione azzurra degli Ultras del Siderno. Tra un incitamento e l'altro, delusioni e abbracci, non importa dove sia la squadra del cuore, il tifo di questo pubblico è sempre di prima categoria!
osa Gioi rde e e un a v del so di far i Gioios a r d ra cu il ca une re cu o vver al coma di ave traversole a d È lauso ostr del o at dim ttadin ulizia scatto de p gran ica, che erde ci ra e la p questo Jon l suo v otatu come stra. de la p aiuole dimo
Il Polisportiva che fu Foto d'epoca dal sapore nostalgico quella che ritrae la squadra Polisportiva Locride, dove, tra i giocatori, si distinguono l'allenatore Eugenio Macrì e il suo presidente, il dottore Giovanni Galasso.
SETTIMANALE
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Mi cugino in… diano! In questo negozio di abbigliamento, affidarsi a manichini dai capelli improbabili per esporre la merce non basta. Tra loro, infatti, emerge la figura del cugino di Nicola Cardinale: l'in… diano!
Cantiere Sbarre La triade di colori e facciate. Mastri si nasce non si diventa. Da sinistra: Francesco Pianta, Caruso Antonio e Baggetta Natale, quando la stagione della rinascita sidernese nasce dal blue del mare e dal giallo del sole. Da Plaetta e “Dragola”
A Il fru com Trich gran ugu cas gale e piac ilo me de lavri, Lill a, t a su e a rita ora o! utti on lui t pro di f : ecc di esse ore Li dot ave o a re llo , l t sua i che panc lora u celeb cala test etta n p rato bre imo e v ranz sità nia ino o no . d la i
se Co rne rso le i far ta e pe ia d ues a d mo o avrà vogl hé, q ettata va un c a a r l Fer non o per intercrovvis nzi a a c d a a a c p n t n Wa oni, m i sé. E, è sta tre imzio di erne. zi re d ana en omi od e l e arla im o m e c re m p sett nzar ical uttu a am str Cat
e eo o iro i PD resp y Rom ntran d nzo altro eb nco co tta Pra i tutt' dove Smeni i Fran si tra n è e e d , o t ilo Frago rfone men ro, n ta ola i St Tav ella d eresa io Sca . Ovvia di lavo qu aria T iorg anni nzo iaro? G iov pra ch M g n Sor di u
oi 18 a leonora. E per i tu 'Auguri a,Stefano ed Mamm gliamo bene Ti vo
Il m Rocco in tutt itico Rocco“Juve” King a la su King Solo osare un vero tifa juventus Citrella curan una tale oso può inità. tinuar dosi al con esposizion infatti e t serio. a essere p empo di coe assiForzo r nRoccoeso sul !
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È tornato a trovarci Tony White che, servizio fotografico alla mano, si è presentato in redazione con una serie interessantissima di saluti che coinvolgono l'intera comunità sidernese e ci dà appuntamento alla sua imminente apparizione per Italia 1!
U La Mou omini veri per uom ntain Bike è un o sport ini che n della fa o per ques tica e sono pro n hanno paura nti a ta pa Domenic o Macrì, ssione. Ne sa qudare tutto q alcosa u i im p gara che lo vede pegnato in una ro tagonista.
Buon o ann comple ilo. nni, Dan
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Un FAI per ogni stagione Il FAI Calabria riunito nella redazione del Tg Regione. L'organizzazione si occupa di salubrità dell'ambiente attraverso iniziative ed eventi sempre accattivanti, come le imminenti Giornate di primavera
i. mat vizi abresi olti pri o pres- ti di r e S cal o m son itui gono ost ten reti iam eti g se ria abb izi segr zero e c e manrade. h v b r c sto rie se ala re st In C I nostri hé a coolonta le nost soc lide v sicure va