Riviera nº 12 del 18/03/2018

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la vetrina

Come già avvenuto negli ultimi quattro anni, pare che anche in occasione delle Elezioni Amministrative 2018 nessuno si dirà disposto a concorrere per la carica di sindaco nel paese di Corrado Alvaro. La scarsa affluenza alle recenti politiche, infatti, ha inferto un nuovo colpo all’esercizio della democrazia da parte dei sanluchesi. Ma attribuire questo atteggiamento a un disinteresse da parte della comunità sarebbe un errore gravissimo… JACOPO GIUCA commissariamento di San Luca compie cinque anni. Dopo lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale guidata da Sebastiano Giorgi in seguito all’operazione “Inganno”, nella primavera del 2013, i rigurgiti democratici della comunità sanluchese sono stati rari e senza soluzione di continuità. L’afflizione commissariale, infatti, demoralizzò i possibili candidati alle amministrative 2014 ancora prima che si cominciasse a parlare di consultazioni elettorali e anche il timido tentativo di Giuseppe Trimboli di conquistare lo scranno di primo cittadino s’infranse miseramente contro lo scoglio del quorum, scorto dalla lontananza del poco lusinghiero 43% di aventi diritto al voto che decisero di recarsi alle urne. Tra una disaffezione all’urna confermata anche nel 2016 e passaggi a vuoto, nel 2017 furono i cittadini stessi a mettere le mani avanti, scrivendo al Ministero degli Interni di non perdere tempo a organizzare una nova tornata elettorale nel paese ma, piuttosto, di riconfermare in comune la presenza del commissario Salvatore Gullì, che tanto bene aveva fatto alla comunità. La controversa decisione della gente di Corrado Alvaro, criticata da alcuni, celava in realtà, sotto la scelta di non voler scegliere, il coraggio di lasciare spazio al germe tenace della dignità e, paradossalmente, una coscienza civica dal valore inestimabile, in grado di dimostrare quanto la cittadinanza fosse consapevole dei difetti della propria città e fosse in grado di intuire in quale direzione voltarsi per intraprendere il cammino che le avrebbe permesso di correggerli. In effetti Gullì, forte forse della sicurezza di non avere la spada di Damocle del Ministero sul proprio capo, tra il 2015 e il 2017 aveva amministrato il paese in scioltezza, comportandosi meglio di tanti primi

Il

IN BREVE

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A cinque anni dallo scioglimento dell’Amministrazione Giorgi, San Luca continua a preferire il commissariamento al ritorno alle urne. Un comportamento che deriva dall’atteggiamento tirannico dello Stato nei confronti di tanti paesi dell’entroterra calabrese

SAN LUCA Il paese che ha rinunciato alla democrazia

cittadini democraticamente eletti e instaurando un rapporto di sana collaborazione con una comunità alla quale poteva ormai rivendicare un orgoglioso senso di appartenenza. Accolta la richiesta relativa alla permanenza di Gullì, la comunità ha potuto rimandare a data da destinarsi l’appuntamento con le urne, continuando ad alimentare la sindrome di Stendhal nei confronti del commissario illuminato, in un viaggio idilliaco che, come tutte le cose belle, è inevitabilmente destinato a concludersi. Nell’ultimo anno, infatti, qualcuno ha provato a organizzare alcune timide assemblee popolari per suggerire in un reverenziale sussurro che ci si dovesse fare avanti in vista delle Amministrative, ma le recenti elezioni politiche, che hanno relegato con crudeltà San Luca in calce alla classifica dell’affluenza, fermatasi al 37,9%, hanno definitivamente placato gli animi di chi una mezza idea di comporre una lista ce l’aveva, convincendolo a ritirarsi nel buio delle proprie stanze senza proferire ulteriore parola. E così, mentre l’organizzazione pruriginosa degli altri paesi chiamati al rinnovo delle proprie cariche amministrative fa il bello e il cattivo tempo sulle pagine dei giornali locali, di San Luca si susseguono solo sporadiche notizie relative a elezioni che non ci saranno e all’impossibilità che il paese saluti il nuovo anno sotto la guida di un sindaco democraticamente eletto. Sembrerebbe, anzi, che le probabilità che i cittadini tornino a votare siano state scherzosamente oggetto di puntate nelle locali sale scommesse, all’interno delle quali la presentazione di due liste sarebbe data venti a uno, quella di una sola lista a dieci e, clamorosamente, il salto della tornata elettorale per assenza di candidati uno a trenta, ovvero così certa da far matematicamente perdere il denaro della puntata a chiunque sarebbe così folle da scommettere su questa eventualità. Un colpo durissimo per la democrazia che, per la quarta volta di fila è costretta ad allontanarsi dal paese aspromontano con il volto rigato dal pianto degli amanti respinti, ma non ancora pronti a smettere di lottare per l’oggetto del proprio amore. Lo Stato, padre padrone di una comunità che, più di qualunque altra, accoglierebbe con fredda indifferenza il ritorno di una monarchia assoluta, viene avvertito come un entità leviatanica pronta a colpire con rigido bastone le terga di chi prova a rialzare il capo, consolando i sanluchesi con la saporitissima carota di accontentare la loro richiesta di continuare a essere amministrati da un commissario dal volto umano. Quanto tempo separi San Luca dall’insediamento di un’Amministrazione democraticamente eletta non è dato saperlo, ma è ovvio che quel 37,9% stia a indicare con severa freddezza che i tempi sono ben lungi dall’essere maturi. Perché una comunità che non ha voluto essere partecipe di una scelta costituzionalmente basilare come quella che risponde alla domanda “Da chi vuoi essere governato?” è una comunità che ha perso la speranza che le cose possano cambiare, che, come tanti altri italiani ha pensato che il suo voto fosse inutile ma che, a differenza di tanti altri italiani, ha avuto il coraggio di attuare la più forte forma pacifica di protesta dimostrando alla Nazione di non sentirsi cittadina, ma suddita. Un messaggio che lo Stato continua a (voler) ignorare, non comprendendo che, fino a quando non sarà esso stesso a dare a San Luca le risposte di cui la comunità sente il bisogno, in Aspromonte si continuerà a preferire di non votare.


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Come già avvenuto negli ultimi quattro anni, pare che anche in occasione delle Elezioni Amministrative 2018 nessuno si dirà disposto a concorrere per la carica di sindaco nel paese di Corrado Alvaro. La scarsa affluenza alle recenti politiche, infatti, ha inferto un nuovo colpo all’esercizio della democrazia da parte dei sanluchesi. Ma attribuire questo atteggiamento a un disinteresse da parte della comunità sarebbe un errore gravissimo… JACOPO GIUCA commissariamento di San Luca compie cinque anni. Dopo lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale guidata da Sebastiano Giorgi in seguito all’operazione “Inganno”, nella primavera del 2013, i rigurgiti democratici della comunità sanluchese sono stati rari e senza soluzione di continuità. L’afflizione commissariale, infatti, demoralizzò i possibili candidati alle amministrative 2014 ancora prima che si cominciasse a parlare di consultazioni elettorali e anche il timido tentativo di Giuseppe Trimboli di conquistare lo scranno di primo cittadino s’infranse miseramente contro lo scoglio del quorum, scorto dalla lontananza del poco lusinghiero 43% di aventi diritto al voto che decisero di recarsi alle urne. Tra una disaffezione all’urna confermata anche nel 2016 e passaggi a vuoto, nel 2017 furono i cittadini stessi a mettere le mani avanti, scrivendo al Ministero degli Interni di non perdere tempo a organizzare una nova tornata elettorale nel paese ma, piuttosto, di riconfermare in comune la presenza del commissario Salvatore Gullì, che tanto bene aveva fatto alla comunità. La controversa decisione della gente di Corrado Alvaro, criticata da alcuni, celava in realtà, sotto la scelta di non voler scegliere, il coraggio di lasciare spazio al germe tenace della dignità e, paradossalmente, una coscienza civica dal valore inestimabile, in grado di dimostrare quanto la cittadinanza fosse consapevole dei difetti della propria città e fosse in grado di intuire in quale direzione voltarsi per intraprendere il cammino che le avrebbe permesso di correggerli. In effetti Gullì, forte forse della sicurezza di non avere la spada di Damocle del Ministero sul proprio capo, tra il 2015 e il 2017 aveva amministrato il paese in scioltezza, comportandosi meglio di tanti primi

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A cinque anni dallo scioglimento dell’Amministrazione Giorgi, San Luca continua a preferire il commissariamento al ritorno alle urne. Un comportamento che deriva dall’atteggiamento tirannico dello Stato nei confronti di tanti paesi dell’entroterra calabrese

SAN LUCA Il paese che ha rinunciato alla democrazia

cittadini democraticamente eletti e instaurando un rapporto di sana collaborazione con una comunità alla quale poteva ormai rivendicare un orgoglioso senso di appartenenza. Accolta la richiesta relativa alla permanenza di Gullì, la comunità ha potuto rimandare a data da destinarsi l’appuntamento con le urne, continuando ad alimentare la sindrome di Stendhal nei confronti del commissario illuminato, in un viaggio idilliaco che, come tutte le cose belle, è inevitabilmente destinato a concludersi. Nell’ultimo anno, infatti, qualcuno ha provato a organizzare alcune timide assemblee popolari per suggerire in un reverenziale sussurro che ci si dovesse fare avanti in vista delle Amministrative, ma le recenti elezioni politiche, che hanno relegato con crudeltà San Luca in calce alla classifica dell’affluenza, fermatasi al 37,9%, hanno definitivamente placato gli animi di chi una mezza idea di comporre una lista ce l’aveva, convincendolo a ritirarsi nel buio delle proprie stanze senza proferire ulteriore parola. E così, mentre l’organizzazione pruriginosa degli altri paesi chiamati al rinnovo delle proprie cariche amministrative fa il bello e il cattivo tempo sulle pagine dei giornali locali, di San Luca si susseguono solo sporadiche notizie relative a elezioni che non ci saranno e all’impossibilità che il paese saluti il nuovo anno sotto la guida di un sindaco democraticamente eletto. Sembrerebbe, anzi, che le probabilità che i cittadini tornino a votare siano state scherzosamente oggetto di puntate nelle locali sale scommesse, all’interno delle quali la presentazione di due liste sarebbe data venti a uno, quella di una sola lista a dieci e, clamorosamente, il salto della tornata elettorale per assenza di candidati uno a trenta, ovvero così certa da far matematicamente perdere il denaro della puntata a chiunque sarebbe così folle da scommettere su questa eventualità. Un colpo durissimo per la democrazia che, per la quarta volta di fila è costretta ad allontanarsi dal paese aspromontano con il volto rigato dal pianto degli amanti respinti, ma non ancora pronti a smettere di lottare per l’oggetto del proprio amore. Lo Stato, padre padrone di una comunità che, più di qualunque altra, accoglierebbe con fredda indifferenza il ritorno di una monarchia assoluta, viene avvertito come un entità leviatanica pronta a colpire con rigido bastone le terga di chi prova a rialzare il capo, consolando i sanluchesi con la saporitissima carota di accontentare la loro richiesta di continuare a essere amministrati da un commissario dal volto umano. Quanto tempo separi San Luca dall’insediamento di un’Amministrazione democraticamente eletta non è dato saperlo, ma è ovvio che quel 37,9% stia a indicare con severa freddezza che i tempi sono ben lungi dall’essere maturi. Perché una comunità che non ha voluto essere partecipe di una scelta costituzionalmente basilare come quella che risponde alla domanda “Da chi vuoi essere governato?” è una comunità che ha perso la speranza che le cose possano cambiare, che, come tanti altri italiani ha pensato che il suo voto fosse inutile ma che, a differenza di tanti altri italiani, ha avuto il coraggio di attuare la più forte forma pacifica di protesta dimostrando alla Nazione di non sentirsi cittadina, ma suddita. Un messaggio che lo Stato continua a (voler) ignorare, non comprendendo che, fino a quando non sarà esso stesso a dare a San Luca le risposte di cui la comunità sente il bisogno, in Aspromonte si continuerà a preferire di non votare.


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LOCRIDE

A Striscia la Notizia l'emergenza discarica di Bovalino È da anni considerato uno dei 18 siti "ad alto rischio" dalla Regione Calabria ma ancora non è stato bonificato. Stiamo parlando della discarica a Bosco Sant’Ippolito, nei pressi di Bovalino su cui è stato lanciato anche l’allarme dell’Istituto superiore della Sanità attraverso un dossier che traccia gli altissimi livelli di inquinamento e mortalità. A occuparsi di quest’emergenza, che sta creando gravi danni all’ambiente, è l’inviato di Striscia la Notizia, Luca Galtieri. Diverse le voci interpellate tra cui Giuseppe Pollifroni, rangers d’Italia, che spiega le problematiche che derivano dal sito: "Il rischio più grande che si corre è che l’inquinamento del suolo, delle falde acquifere e del mare, intacchi la catena alimentare". Una realtà inquietante mentre dalle istituzioni tutto tace nonostante nel 2013 sia stato elaborato un Piano Operativo Generale di Interventi per la bonifica dei siti inquinati con ben 45 milioni di euro previsti, cinque milioni dei quali destinati proprio al comune di Bovalino. Soldi ad oggi mai arrivati.

LOCRI

SIDERNO

Lungomare: due attività chiuse per infiltrazioni mafiose Mercoledì ha destato scalpore la decisione dell’Amministrazione Comunale di Siderno di emanare un’ordinanza di revoca della concessione demaniale marittima e autorizzazione all’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti

L’amministrazione Calabrese dà la cittadinanza onoraria a don Ciotti

e bevande a una nota attività sita sul Lungomare delle Palme, destinata all’immediata chiusura per consentire le attività di sgombero dell’area precedentemente occupata. La decisione, cui ha fatto seguito, nel giorno successivo, la revoca della concessione demaniale a uno stabilimento balneare per le medesime motivazioni, è stata determinata da una comunicazione della Prefettura di Reggio Calabria, che avrebbe accertato tentativi di infiltrazione mafiosa all’interno di entrambe le attività, imponendo per tale ragione l’emanazione dell’ordinanza al fine di garantire la legalità e tutelare le imprese oneste del Lungomare.

Lo scorso fine settimana la consegna del riconoscimento. Il fondatore di Libera: «Accetto con gratitudine, ma il riconoscimento non è a me, ma a “noi”»

Sabato mattina, in una sala consigliare gremita,l’Amministrazione Comunale di Locri ha consegnato a don Luigi Ciotti la cittadinanza onoraria. In seguito ai saluti del Presidente del Consiglio Michi Maio e all’intervento del capogruppo di minoranza Antonio Cavo, il sindaco Giovanni Calabrese, ha sottolineato come questo obiettivo sia stato raggiunto esattamente a un anno di distanza dalla “Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, organizzata da Libera a Locri, un evento che ha ricordato al Paese come la nostra comunità sia composta di persone perbene. «Vi prego - ha sottolineato il fondatore dell’associazione Libera in apertura del proprio intervento - non state dando a Luigi Ciotti la cittadinanza onoraria di Locri, ma sono qui per rappresentare un “noi”.

Io ricevo questa onorificenza con gratitudine, ma anche con la consapevolezza che è il “noi” che vince e non i navigatori solitari. Questo “noi” è il risultato del sacrificio dei tanti che hanno cercato di costruire e per questo hanno pagato con la propria vita. Per conseguire l’obiettivo del cambiamento - ha proseguito don Ciotti distruggere i parassiti della mafia, del malaffare e della corruzione, occorre combattere insieme spogliandoci delle etichette, mettersi sinceramente al servizio della cittadinanza ritrovando il vero significato della parola politica. Se la politica, infatti, non si mette al servizio della comunità tradisce se stessa e se non spinge, come oggi purtroppo accade, la società a curarsi dei propri giovani la invita a dimenticare la propria storia e a non curarsi del proprio futuro».


Rredazionale

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OLIO BergamOLIO l’alta cucina che fa bene alla salute Da oltre vent'anni La Cascina 1899 punta sul Bergamotto, un frutto straordinario cheha ormai travolto l'alta gastronomia, conquistando i palati più esigenti. Tanti i prodotti nati da LaCascina che hanno come ingrediente fondamentale l'oro verde di Calabria: dai panettoni alle colombe, dalle uova di pasqua ai torroni, dai liquori a perle di gusto come i Babà al Bergamotto, i Bergamaretti e i Cioccolatini aromatizzati al bergamotto. Da oggi un nuovo arrivato è entrato a far parte della famiglia "Bergamotto" pronto a fare innamorare le vostre papille gustative. Si tratta di BergamOLIO, il primo olio con l’intero frutto di bergamotto, scorza e polpa, non semplicemente aromatizzato come quelli che si trovano in mercato. Un prodotto che esalta le proprietà organolettiche dell'olio e del bergamotto. Un gusto profumato e delicato in cui la purezza dell'olio extravergine di oliva è esaltato dalla raffinatezza del bergamotto. Olive e bergamotto insieme, due frutti che inducono un'azione benefica sull'organismo. Grazie al loro contenuto di antiossidanti, olive e bergamotto svolgono un’azione protettiva nei confronti dei danni causati dei radicali liberi e sono pertanto un valido aiuto nella prevenzione dell’invecchiamento e per far sì che l'organismo sia sempre in forma e in salute. Entrambi, inoltre, hanno proprietà energizzanti e tonificanti e contengono dei principi attivi che aiutano a ridurre il colesterolo. Insomma due frutti prodigiosi e dal gusto sorprendente. BergamOLIO è ideale per insaporire piatti a base di pesce, sia cotto che crudo, salmone affumicato, carpacci, insalate e verdure grigliate. Un tocco in più per rendere gustose e profumate le vostre ricette con tutti i benefici che il vostro organismo ne trarrà.

Il primo olio con l’intero frutto di bergamotto, scorza e polpa, non semplicemente aromatizzato come quelli che si trovano in mercato. Un prodotto che esalta le proprietà organolettiche dell'olio e del bergamotto.

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IN BREVE

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copertina

Dobbiamo creare un “esercito del lavoro” prima che la Calabria muoia a causa dell’imponente emorragia che l’ha già dissanguata. È un sogno? Può darsi ma per i sogni è bello battersi, anche quando si dovesse perdere!

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Più poveri e più disuguali

Secondo me occorrerebbe creare un nuovo soggetto , autenticamente meridionalista ma non straccione e dedito al piagnisteo. Un soggetto che si impegni a cambire modello di sviluppo nel senso indicato dalla Costituzione Repubblicana . “Uguale dignità”, “stesse opportunità”, tutela delle “persona umana”, non sono parole da pericolosi sovversivi, o di individui che sognano la rivoluzione bensì dettate dal buon senso e dalla realtà!

ILARIO AMMENDOLIA questa l’immagine della Calabria per come esce dal rapporto della Banca d’Italia. I dati relativi al territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria sono oggettivamente drammatici. La Locride è fanalino di coda. Tra i giovani sino a 35 anni il tasso di disoccupazione è intorno al 29, 2 % e a questi bisogna aggiungere i precari e quindi coloro che hanno rinunciato da tempo a ricercare una qualche occupazione. Credo che la repressione nella misura in cui è stata "cieca" abbia giocato un suo ruolo e la recente chiusura del principale ristorante sul lungomare di Siderno ne è una conferma. È il fallimento di una classe “dirigente” che non è tale perché manca di una pur minima elaborazione culturale e politica , di una qualsivoglia strategia e di qualsiasi disponibilità all’impegno e alla lotta democratica. Nei mesi scorsi è stato pubblicato un articolo del direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, che personalmente - e senza alcuna presunzione - mi permetto di non condividere. Il dottor Rossi scrive : “Non è questione di soldi. Non c’è carenza relativa di risorse finanziare al Sud in nessun ambito dell’azione pubblica. È evidente che le differenze possono spiegarsi solo, come dicono pudicamente i sociologi e gli economisti, con la minore dotazione al Sud di “capitale sociale”, quella grandezza intangibile che ha a che fare con il senso civico dei cittadini, con la fiducia verso gli altri, con la partecipazione alla vita comunitaria. È una grandezza difficile da definire quando c’è, è più facile vederne gli effetti quando manca: basta l’esperienza pratica che tutti possono fare del modo di funzionamento della società meridionale; che spesso conferma stereotipi e pregiudizi.” Non so bene cosa significhi la parola “capitale sociale” ma credo si riferisca a ognuno di noi in quanto cittadini del Sud. Non indignatevi e non sorprendetevi! Molto spesso lo stesso pregiudizio abbiamo noi verso gli “africani” e lo abbiamo avuto verso i cinesi finché costoro non sono diventati la seconda potenza mondiale.

È

Giustino Fortunato E a ben guardare si tratta di un pregiudizio che si ha verso la povertà e l’emarginazione. Siamo pronti a “perdonare” il banchiere che porta soldi all’estero, l’imprenditore che trasferisce la propria fabbrica, il benestante che evade miliardi al fisco ma siamo inflessibili dinanzi ai “difetti” che nascono dal clima di privazione e di povertà. È vero! Dove c’è depressione e sottosviluppo, spesso la gente dimostra minore senso civico; una scarsa capacità di fare impresa; una rara attitudine a cooperare; poca creatività! Non bisogna scambiare la causa con gli effetti. Il mio dubbio è che questi “difetti”, almeno per quanto riguarda il Sud, rappresentino il prodotto di una grave ingiustizia storica da non addebitare un indistinto “capitale sociale”. (Per esempio: per i prossimi 50 anni il popolo siriano porterà le stimmate del massacro a cui è costretto a sottostare). Ciò detto e, senza alcun vittimismo, dobbiamo accettare la sfida. Una certa "Calabria" ha eletto Salvini al Senato! Non polemizzo con nessuno ma, a questo punto, se “federalismo” deve essere federalismo sia ma non trazione leghista e non a rimorchio dell’antimeridionalismo !

Antonio Gramsci Un equo federalismo non può prescindere da una lotta per l’uguaglianza e per un nuovo modello di sviluppo . Faccio un esempio: le disuguaglianze sono aumentate in tutta Italia. I dati di Bankitalia ci dicono che in Italia il 30% più ricco detiene circa il 75% del patrimonio. Ma il dato importante è che oltre il 45 % di questa quota è detenuto da appena il 5% delle persone. In Calabria questi dati sono enormemente più accentuati! La “ricchezza” calabrese, molto spesso, non è frutto di capacità produttiva, di competenze, di sviluppo sociale. Non ho nulla contro i “ricchi” in quanto tali e non vorrei “far piangere nessuno”. Mi auguro, per esempio, che il volume di affari e i profitti di Callipo crescano sempre più; che il caffè “calabrese” conquisti nuovi mercati; che le aziende turistiche diventino leader mondiali. Sarebbe sciocco però non ammettere che una parte consistente della ricchezza accumulata in Calabria lo sia stata tramite la reddita parassitaria, della capacità di intercettare fondi pubblici, i privilegi della burocrazia, i benefici accordati alle caste e alle corporazioni.

“Federalismo” avrebbe un significato se ciò ci consentisse di spostare una parte consistente dei soldi dal parassitismo al mondo della produzione, della ricerca; e al contrasto all’emarginazione sociale. Se un burocrate che percepisce 6.000 euro al mese senza un’adeguata resa, ne prendesse 4500 non morirebbe di fame ma un giovane potrebbe trovare lavoro e restare in Calabria. Se si riducesse di almeno il 50% il vitalizio agli ex consiglieri regionali, non sarebbe un dramma per nessuno ma consentiremmo a un centinaio di giovani ricercatori di non esportare altrove la propria intelligenza. Se si tagliassero del 50% i costi dell’apparato regionale, anche abolendo le strutture speciali, si aprirebbero grandi opportunità per molti ragazzi calabresi. Compresi coloro che oggi devono il loro lavoro ad altrui “concessione”. Nello stesso tempo dovremmo ricontrattare il flusso di denaro che arriva dall’Europa. Il problema principale oggi è dare un lavoro minimo garantito a chi non ne ha uno. E vuole lavorare! Ribadisco: non mera assistenza (se non per i disabili) ma lavoro! E attraverso il lavoro rifar ridiventare “verdi le nostre montagne, azzurro il nostro mare, pulite le nostre città”. Dobbiamo creare un “esercito del lavoro” prima che la Calabria muoia a causa dell’imponente emorragia che l’ha già dissanguata. È un sogno? Può darsi ma per i sogni è bello battersi, anche quando si dovesse perdere! Per fare questo abbiamo bisogno di uno strumento. Gli attuali partiti sono militarmente occupati dalle caste per cui, salvo una improbabile “liberazione”, non sono utilizzabili. I dati elettorali però ci dicono che sono delle “tigri di carta” di cui non bisogna aver paura. Secondo me occorrerebbe creare un nuovo soggetto, autenticamente meridionalista ma non straccione e dedito al piagnisteo. Un soggetto che si impegni a cambire modello di sviluppo nel senso indicato dalla Costituzione Repubblicana. “Uguale dignità”, “stesse opportunità”, tutela delle “persona umana”, non sono parole da pericolosi sovversivi o di individui che sognano la rivoluzione bensì dettate dal buon senso e dalla realtà! Quindi bisogna accettare e vincere la sfida prima che sia troppo tardi, e questo dipende da ognuno di noi!


La Slovacchia ha alzato le sue barricate contro la 'ndrangheta. L'omicidio di Jan Kuciak, il reporter che stava conducendo un'inchiesta sui legami oscuri tra il governo slovacco e la 'ndrangheta calabrese, ha sollevato un'indignazione di dimensioni enormi della società civile. Chiesto con forza un ricambio radicale alla guida del paese. E così per la prima volta nella storia si è assistito alla caduta di un governo per 'ndrangheta. Una novità drammatica che dovrebbe indurre a una riflessione chi si ostina a combattere la criminalità organizzata con leggi ridicole.

" 'Ndrangheta, via dal mio paese!" MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

In Slovacchia l'uccisione di un giornalista che indagava sui legami tra la criminalità organizzata e la politica ha portato alle dimissioni del primo ministro. In 5o mila nei giorni scorsi sono scesi in piazza a Bratislava e in altre città del Paese per chiedere la testa del premier Robert Fico. Una reazione così indignata da parte della società civile dell'est Europa non si registrava dall'epoca delle proteste che portarono alla caduta del Muro di Berlino. I manifestanti hanno chiesto con forza un ricambio radicale alla guida del paese, precipitato, all'indomani dell'omicidio del reporter Jan Kuciak, in un grande scandalo di corruzione e criminalità. Tra i nomi che figurano nell'inchiesta che stava conducendo Kuciak proprio quello del primo ministro, accusato di avere legami oscuri con la 'ndrangheta calabrese. Secondo le informazioni che aveva raccolto Kuciak, l'ex assistente del premier Fico, la modella ed ex Miss Universo Mária Trošková, aveva avuto una relazione con Antonino Vadalà, imprenditore calabrese, originario di Bova Marina, legato alla criminalità organizzata, e da anni in Slovacchia. Dopo la morte di Kuciak, Vadalà era stato arrestato insieme ad altre sei persone, tutte rilasciate due giorni dopo per insufficienza di prove. Nel 2015, miss Trošková era diventata capo consigliere del governo di Fico grazie alla spintarella di Viliam Jasaň, segretario di stato per la sicurezza, anche lui sospettato di essere entrato in affari con Vadalà. Nei giorni scorsi Trošková e Jasaň hanno rassegnato le dimissioni, seguiti dal ministro dell'Interno, Robert Kalinak, e dal premier Fico. Per la prima volta nella storia si è assistito alla caduta di un governo per 'ndrangheta. Il popolo ha reagito: "'Ndrangheta, via dal mio paese!". Finora la Slovacchia ha resistito al "contagio" delle mafie che però hanno trovato terreno fertile in altre aree dell'Est Europa come, ad esempio, in Romania e Bulgaria. Un'influenza pervasiva e drammatica quella delle organizzazioni criminali transnazionali che va a intaccare gli equilibri economici, di sicurezza e geopolitici del sistema mondiale. Ne sanno qualcosa l'America Latina, l'Africa Occidentale, l'Asia, il Caucaso, piano piano i Balcani, aree in cui si indebolisce la forza delle istituzioni e le mafie hanno vita facile, diventando attori geopolitici al pari degli Stati. La quasi totale assenza di deterrenti che ne arginino l'avanzata fa sì che agiscano indisturbate minacciando l'economia, la politica, la democrazia e la stabilità internazionale. Così facendo le mafie consolidano nell'arena mondiale il loro ruolo di detentori di potere internazionale, a livello militare, politico, economico, culturale, sociale. Alcuni passi sono stati fatti verso la strada del contrasto a livello trasnazionale del crimine organizzato. Pensiamo alla collaborazione in materia penale al centro dei rapporti bilaterali tra Italia e U.S.A., che ha portato negli ultimi anni a risultati straordinari. Basti citare l’operazione “New Bridge” del 2014, da cui sono emersi rapporti tra la Famiglia Gambino di New York e i clan della ‘ndrangheta calabrese attivi nel traffico di sostanze stupefacenti. O all'inchiesta “Due Mari” del 2015, frutto della cooperazione tra la Guardia di Finanza, la Drug Enforcement Agency americana e la Policía Nacional colombiana, che ha accertato la presenza di una vera e propria holding del narcotraffico internazionale, e ha portato allo smantellamento di un cartello della droga tra Colombia, Italia e Stati

Uniti. L'organizzazione - secondo gli investigatori - aveva come principali promotori tre fratelli, tutti di Platì. Laddove, però, non è possibile l'equiparazione del diritto penale, come è avvenuto in parte negli Stati Uniti, è necessario unificare le procedure nel momento in cui i crimini varcano i confini nazionali. Come si fa a chiedere a uno stato come la Slovacchia che non conosce sulla propria pelle il fenomeno mafioso di criminalizzarlo? "Già da tempo la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva ufficialmente posto all’attenzione degli organi di polizia internazionale e della polizia nazionale slovacca la necessità di monitorare le attività del gruppo dei calabresi arrestati perchè sospettati di essere coinvolti nell’omicidio del giovane giornalista Jan Kuciack e della sua compagna" - ha dichiarato all’Ansa il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Gaetano Paci dopo l'arresto di Antonino Vadalà, del fratello Bruno e del cugino Pietro Catroppa. Ma per la Slovacchia questo è un mondo del tutto sconosciuto, e pertanto non possiede gli strumenti giuridici per far rientrate tale reato nel proprio sistema penale. L’incomprensione del fenomeno porta a non saperlo affrontare giudiziariamente. Le mafie non riconosciute, avvertite come qualcosa di distante dal territorio in cui si insediano, appaiono immediatamente irrilevanti. Le mafie sono fortemente legate al territorio da cui provengono. La 'ndrangheta è locale prima che nazionale o internazionale. Se riesce a varcare i confini e a insediarsi altrove è perchè a livello locale ha radici assai profonde, inestirpabili. Pertanto per contrastarla bisogna indagare sulle condizioni specifiche che ne consentono la persistenza nel luogo di nascita. Questo non significa che non debba esserci un'azione di contrasto trasnazionale. La grande debolezza di questa azione risiede nella pretesa dei governi di risolvere da soli e comunque alle proprie condizioni questioni che solo un'azione congiunta permetterebbe di affrontare con efficacia strategica. Gli Stati sono rallentati da un accavallarsi di procedure contorte e farraginose, da un turbine disordinato e inestricabile di frontiere giuridiche e blocchi geopolitici. E mentre gli Stati sono impegnati - o almeno sostengono di esserlo - a districare la matassa, le strategie delle organizzazioni criminali transnazionali confermano il loro carattere genuinamente globale, favorite da grandi vantaggi competitivi: destrezza nell'accesso e nell'elaborazione di informazioni riservate, prontezza decisionale e attuativa, una rete di collaborazioni internazionale che se ne infischia di schermi nazionalistici, etnici e politici. Serve una strategia nuova. Il sistema di contrasto alla 'ndrangheta che, a livello nazionale, ha partorito una legge sugli scioglimenti dei comuni, che trova applicazione per lo più al sud, e che permette, ad esempio, di mandare all'aria l'operato di un'amministrazione per un caffè al bar con un sospettato 'ndranghetista, non è un grande risultato. Così come non lo è un Piano d'azione nazionale e trasnazionale definito Focus 'ndrangheta, figlio dello stesso sistema, nella cui rete finisce chi ha dimenticato di rinnovare l'assicurazione del proprio motorino. L'omicidio di Kuciak ha scosso la società civile slovacca che non conosce e non vuole conoscere l'asfissia dei metodi mafiosi. Noi li conosciamo e anche bene ma non sappiamo (o non vogliamo?) combatterli.


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LA SETTIMANA

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GOEL festeggia i suoi 15 anni avviando il progetto “Villaggio GOEL”, un polo dedicato al mondo imprenditoriale che trasformerà una struttura simbolo della produttività di Siderno in un modello di impresa che inneschi l’occupazione. Una realtà resa possibile da un investimento sociale del Fondosviluppo.

MIMMO CALOPRESTI

“Dovremmo imparare a soffermarci sulle storie delle comunità più isolate, dando così loro la possibilità di riscattarsi più velocemente”.

“I giovani della Locride possono conquistare il mondo”

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La sezione “Free Calabria” ha portato il Reggio Calabria FilmFest nella Locride, sottolineando l’unitarietà del nostro territorio, mettendo in risalto le professionalità del nostro comprensorio e sensibilizzando il pubblico a migliorarsi per poter rendere ancora più bella la nostra regione. Ambasciatore di questo messaggio è stato il regista di Polistena Mimmo Calopresti.

a sezione “Free Calabria” del Reggio Calabria FilmFest, questa settimana, è approdata con successo nella Locride. Due gli appuntamenti in calendario, il primo mercoledì mattina, presso l’Auditorium Unità d’Italia di Roccella Ionica, il secondo giovedì pomeriggio, al Cinema Nuovo di Siderno. Il doppio appuntamento ha permesso di dare ampio spazio alle criticità del nostro territorio e alla possibilità di superarle attraverso la settima arte, un argomento stimolato soprattutto dalla proiezione del nuovo docufilm di Mimmo Calopresti “Immondezza - La bellezza salverà il mondo”. Mescendo con arguta sapienza Pier Paolo Pasolini e Fëdor Dostoevskij, la produzione di Calopresti ha seguito l’iniziativa “Keep Clean and Run”, progetto di Roberto Cavallo che, lo scorso anno, ha unito la passione per la corsa alla sensibilizzazione al rispetto per l’ambiente, nelle settimane in cui l’iniziativa ha percorso le strade che, dal Golfo di Napoli, giungono allo stretto di Messina attraversando la nostra regione. «Durante le riprese del film - ha spiegato Calopresti al pubblico di Roccella, - mi è venuto naturale partecipare anche io alla raccolta del pattume che si trova ai lati delle nostre strade ed è stato in quel periodo che ho scoperto quanto la pratica di correre e fare al contempo pulizia vada sempre più di moda, soprattutto nei Paesi del nord Europa. Sono dell’idea che questa attività sia il modo migliore di diventare protagonisti, anche se la nostra società ci vorrebbe consumisti. Dobbiamo difendere la nostra vita e farla arrivare al centro del mondo, questo è il cuore pulsante di “Immondezza”. In questi termini, vedere lungo le strade della Calabria tanti bambini che si danno da fare per raccogliere la spazzatura e che sorridono nel compiere questo gesto, mi fa comprendere quanto fare qualcosa di buono possa farci stare bene. Mi piace definire il mio un “film in movimento”, movimento di idee, del corpo, di trasformazione… Correndo con il gruppo di Roberto ho scoperto luoghi che non si vedono in televisione, in cui si scorgono piccole scuole che commuovono proprio perché chi fa informazione non si sofferma a raccontarci le loro belle storie. Dovremmo invece imparare a soffermarci su questa storie, perché se esse cominciano a esistere possiamo dare a queste comunità una possibilità di riscatto in più. Nel mio viaggio ho incontrato molte persone che si occupano dell’ambiente e si preoccupano di migliorare la qualità delle nostre vite, ma il loro lavoro non conta nulla se non c’è la collaborazione delle persone che, a livello individuale, si occupano quotidianamente delle proprie migliorando l’ambiente che li circonda per fare ciò che più gli piace. È questa filosofia che permette di far funzionare questo genere di progetto». E allora niente di meglio del “cinema verità” del regista di Polistena per trasmettere con grande lucidità un mes-

saggio che va oltre la mera retorica ecologista. «“Immondezza” si limita a seguire un’iniziativa dal forte impatto sociale con occhio clinico - spiega Calopresti - evitando di dare un giudizio sullo stile di vita condotto nel nostro territorio e, soprattutto, ignorando la solita cronaca di cui si abusa parlando del nostra regione. Ciò non toglie che il messaggio che mi auguro di essere riuscito a lanciare sia polivalente. L’invito a fare pulizia nei nostri territori, infatti, non fa riferimento esclusivo alla necessità di bonificare la nostra terra da ciò che si può vedere, ma ha un significato più ampio, che abbraccia i problemi sociali, economici e politici che affliggono la Calabria». Il Reggio Calabria FilmFest, ha sottolineato Calopresti, diventa in questi termini il migliore canale attraverso il quale trasmettere il messaggio di una regione che è pronta a cambiare. «Sono molto contento - ha proseguito il regista di Polistena, - che con il Festival abbiamo avuto modo di incontrare diverse realtà fuori dalla Città Metropolitana, perché il territorio non è solo Reggio Calabria ma vive anche al di fuori di esso ed è solo attraverso questo genere di iniziative che possiamo traslare il senso di protagonismo cui facevo riferimento in precedenza. In questi giorni ho avuto la possibilità di incontrare numerosi giovani con tanta voglia di fare e in grado di dimostrare le proprie eccellenti qualità a discapito dei pochissimi mezzi a disposizione, una cosa che mi fa pensare che questi ragazzi abbiano tutte le carte in regola per conquistare il mondo». Inevitabile, per noi, pensare a “9x21”, il progetto di Lele Nucera e Bernardo Migliaccio Spina di cui vi abbiamo parlato la scorsa settimana e che, dopo aver riscosso successo a Reggio Calabria, è stato presentato anche nel pomeriggio di giovedì a Siderno. «Io ho creduto fin dall’inizio in “9x21” - ha spiegato in quella occasione Calopresti, coinvolto direttamente da Nucera con la speranza che la seria possa essere ben accolta dalle case di produzione capitoline, - perché nutro una profonda stima in Lele e nelle capacità del suo gruppo di lavoro. Diciamo che ho deciso di dare una mano “a scatola chiusa”, invitandolo a prepararmi delle chiavette USB che mi premurerò, non appena tornerò a Roma, di distribuire tra i miei conoscenti delle case di produzione. Dove questo nostro sforzo ci porterà non possiamo ancora saperlo, può darsi che il progetto piaccia a tutti come può darsi che nessuno voglia finanziarlo ma, quale che sia l’esito di questo nostro confronto, il mio invito ai ragazzi non può che essere di andare avanti e di continuare a credere nelle possibilità di realizzare quest’opera». Un augurio al quale non possiamo fare a meno di unirci anche noi. Jacopo Giuca

I riconteggi della Corte d’Appello di Catanzaro danno ragione a Fratelli d’Italia e assegnano un secondo parlamentare al partito a discapito di Maria Tripodi di FI. Fausto Orsomarso lascia dunque il suo posto in Regione e va in Parlamento a rappresentare la Calabria, procurando dei grattacapi a Palazzo Campanella.

Un nuovo scandalo ha travolto questa settimana la politica calabrese. Nell’occhio del ciclone, questa volta, Pino Galati che, fruttando la sua posizione politica, ha fatto assumere parenti e amici nella fondazione “Calabresi nel Mondo”, disinteressandosi totalmente delle direttive imposte dallo statuto.

Giovedì il sindaco di Cinquefrondi Michele Conia ha rassegnato le proprie dimissioni. Conia non è sceso nel dettaglio delle motivazioni, che illustrerà oggi alle 18 alla sua cittadinanza, ma pare che non ci fossero più le condizioni per realizzare il progetto di Rinascita lanciato in campagna elettorale.



18 MARZO - 10

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SIGNOR MASTELLO (filastrocca di sensibilizzazione)

Caro tu, signor Mastello, che c'hai invaso la dimora, qui nel nostro paesello, noi non siamo pronti ancora. Dai comprendici, suvvìa, siamo tutti impauriti, tutta questa pulizia, ci fa un po' restar basiti. Un colore per bidone, bianco, verde, grigio, blu, siamo già persone buone, non possiamo far di più. Queste cose che ci dici, le ascoltiamo attentamente, ma son troppi i sacrifici, che tu chiedi a queste gente. Siam sicuri, sbaglieremo, a gestire l'immondizia, in un sacco getteremo, tutta quanta la sporcizia. Dacci pure le istruzioni, gran tesoro ne faremo, pur di fare buone azioni, ogni punto seguiremo. Metteremo cuore e testa, questo sì, lo promettiamo, sarà certo una tempesta, ma nel dubbio l'affrontiamo. E combatteremo il vento, proprio senza aver paura, sosterremo il cambiamento, già da dentro queste mura. Però tu, signor Mastello, su non esser frettoloso, il tuo nome è già un macello, sei un po' troppo premuroso. Sarà dura, ma pazienza, serve pure una sterzata, lo consiglia anche la scienza, di far la differenziata. Vorrà dire che faremo quest'impresa coraggiosa, con orgoglio penseremo, d'aver fatto una gran cosa. Giovanni Ruffo

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19 MARZO 2018

Settantesimo Anniversario dell’arrivo della luce elettrica a San Luca Il giorno 19 marzo 1948, festività di San Giuseppe tanto cara ai sanluchesi, arrivò la luce elettrica a San Luca. Fu una grande festa a cui parteciparono tutti i cittadini del paese

Il 19 marzo 1948 vi fu a San Luca un evento che definire rivoluzionario è poca cosa, rispetto alla situazione sociale, economica e politica dell'epoca: l'arrivo della luce elettrica. Il paese di Alvaro, come la maggior parte dei paesi interni della Locride, era vissuto fino a qualche anno prima, nel totale abbandono, in una situazione economica e sociale semi feudale, privo di qualsiasi servizio, tranne quello scolastico che si svolgeva, tuttavia, in fatiscenti “bassi” semibui o nel pollaio, riadattato alla bisogna, del Medico del paese. La guerra aveva segnato profondamente la già debole economia pastorale del luogo con una carestia durata per più di due anni (1942 .-43). La migliore gioventù partita per le armi, tornava stremata e delusa: circa quaranta “ragazzi” furono vittime del conflitto e non ebbero la fortuna di rivedere i loro cari. Fino al marzo del 1946 il potere amministrativo fu nelle mani dei podestà e, per un breve periodo, in quelli di commissari nominati dai comandi alleati. Il 17 marzo 1946, ancora con la vecchia legge che escludeva le donne dal voto, fu eletto il primo nuovo consiglio comunale dopo il 1926. La nuova Giunta, con Sindaco il giovane “massaro” Francesco Giampaolo,si diede subito da fare per cercare di riportare il paese fuori dal degrado sociale in cui era vissuto per secoli. Una delle iniziative più opportune e moderne fu di portare l'energia elettrica nel paese, i cui abitanti fino ad allora, per muoversi di notte negli stretti vicoli dovevano ricorrere alle torce di teda, (scaglie di resina di pino). Fu approntato subito il relativo progetto, affidato a una ditta di Cosenza. Il costo preventivato fu di Lire 4 milioni e mezzo. Una circostanza che facilitò la realizzazione fu la presenza sul luogo, da poco più di un anno, della ditta di lavorazione del legname dell'ing. Giuseppe Primerano di Bovalino, bisognevole a sua volta di energia per i suoi impianti e segherie, che intanto erano sorti in una contrada all'ingresso del paese. L'ingegnere, quindi, sollecitò a sua volta per la realizzazione del progetto. Il comune, però, doveva trovare i soldi per finanziare l'arrivo della luce nel villaggio aspromontano. Fu necessario ricorrere all'unico patrimonio di proprietà pubblica, quello boschivo. Con la vendita

di un bosco di erica arborea a una ditta che fabbricava bozze per le pipe, e un altro di pini nella contrada Antenne alla stessa ditta Primerano furono racimolati i fondi necessari, e il progetto poté partire. Così il giorno 19 marzo 1948, festività di San Giuseppe tanto cara ai sanluchesi, arrivò la luce elettrica a San Luca. Fu una grande festa a cui parteciparono tutti i cittadini del paese che hanno potuto, compresi noi bambini delle scuole. Ma parteciparono anche tanti cittadini di altri paesi, e poi le “autorità” come il prefetto della provincia Zanetti, il vescovo di Gerace Monsignor Chiappe, l'onorevole Filippo Murdaca membro dell'Assemblea Costituente e candidato al Parlamento, il tenente dei Carabinieri di Locri, le autorità locali, civili, militari e religiose. Tra gli altri lo scrittore Mario La Cava che, per l'occasione, scrisse un bellissimo articolo per il Giornale d'Italia. La giornata celebrativa si concluse con spari di mortaretti, banda musicale e pranzo ufficiale nella casa comunale per gli ospiti e le autorità. Per il popolo furono approntati delle tavolate di fortuna sulla piazza antistante il Comune, vicino a fumanti caldaie contenenti carne di capra. Fortunato Nocera

Politica e povertà

l Nord ci sarà stato un voto a favore della sicurezza e contro gli ostacoli fiscali e burocratici. Per le cose promesse in campagna elettorale, mandare via 600mila immigrati o abbattere drasticamente le tasse, e che non si potranno fare, è già pronta la risposta: “Non abbiamo le stesse identiche vedute nella coalizione e poi… L’Europa…”. Per il sud avranno inteso tutti che vogliamo solo assistenza, se persino un partito nuovo come i 5 Stelle sono arrivati (al traguardo) con l'impensabile reddito di cittadinanza. Con un proporzionale prevalente, ci sono sul campo quattro aree politiche. Per governare bisognerebbe pensare allora a una legge elettorale che favorisca il bipolarismo: i partiti moderati contro i partiti populisti, magari, prevedendo nella stessa area una scissione anche tra ex democristiani ed ex comunisti, come ha scritto di recente Tommaso Labate. Ma non trascuriamo neppure di dire che la sinistra ufficiale è diversa dalla sinistra “arrabbiata”, che oggi non da più i voti neppure a Grasso e Bersani. Certo, la Bonino (lasciamo perdere Tabacci, che si è “pagato” il simbolo con il seggio) un po’ (proprio un po’) il PD lo ha cambiato, facendolo parlare di diritti civili, immigrati, alleanze. Altrimenti era dedicato solo alla vanagloria di Renzi. Ho letto un'analisi che mi ha convinto molto: "Il PD perde perché non aiuta più a superare le povertà (l'ISTAT ci dice di un altro 23% della popolazione a rischio povertà) e le diseguaglianze, si occupa dei ceti medi, istruiti e urbanizzati”. A sinistra il PD resta l'interlocutore più accettabile, sta riflettendo se “accodarsi” per risolvere i problemi del nord o farsi carico con gli altri di risolvere quelli del sud, che richiedono più “sangue e sudore”. In verità, vanno fatte entrambe le cose e, quanto all'assistenza, sia chiaro, facciamo riferimento a quel pezzo che va riqualificato, sostituendo il resto con lo sviluppo. Berlusconi fa quest'altro giro e poi basta, i suoi eletti in Calabria e in provincia di Reggio dovranno lavorare tanto (con le proprie gambe). Francesco Cannizzaro nella Locride ha parlato di un Decreto speciale per il comprensorio e, per rilanciare il partito, di una Scuola di Formazione Politica. Coraggio, non sono due cose impossibili, come il “repulisti” degli immigrati e il reddito di cittadinanza! Franco Crinò

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LA LETTERA Il presidente regionale di Sinistra Italiana invita i Leader nazionali a farsi da parte

Agli eletti di LEU che si sentono richiamati Care compagne e cari compagni, non vi nascondo che ci ho pensato molto prima di prendere questa iniziativa ma poi ha vinto la mia ferma volontà di continuare a dare una mano per la rinascita della vera Sinistra, quella di cui il nostro Paese ha vitale bisogno. Da quando avevo i pantaloncini corti sono sempre stato militante. Oggi, vicino alla soglia dei settanta, la mia coscienza mi spinge a continuare con l’ambizione di un ragazzino, affinché la Sinistra ritorni a essere viva, forte e vivace nel breve e medio periodo, contro l’ascesa del populismo di destra e il declino dei valori. Cari compagni, il vecchio continente è pieno di squali neri che con le loro pinne increspano le nostre città. Dobbiamo navigare contro corrente per impedirgli di saccheggiare

la nostra storia con l’ennesima mezzanotte nera che apre interrogativi inquietanti sul futuro della democrazia e dei diritti umani. Non sarò un disfattista ma un militante rispettoso che vuole dare il suo umile contributo. L’apertura delle urne del 4 marzo s’è abbattuta su di noi come un’epidemia nazionale. Ho sempre fatto le campagne elettorali contribuendo alla conquista del voto, mettendoci la faccia anche questa volta. Ed ogni volta Vi dovevo giustificare, arrampicandomi sugli specchi, perché le cose non andavano per come avevamo raccontato in campagna elettorale. Ho capito che ho spesso sbagliato a farlo, dato che oggi, più che mai, ritengo sia molto più efficace dire ciò che si pensa quando fa bene alla causa comune e necessaria:

costruire una forte Sinistra di governo che sia riferimento credibile del Popolo italiano. Non userò mezzi termini e sarò franco e sincero con Voi, così come bisogna esserlo sempre e comunque. Il tentativo di avviare una fase nuova nel nostro Paese con la lista Liberi e Uguali è stato un flop epocale e pesante. Tutti voi avete raggiunto l’obiettivo della rielezione, ancora senatori e deputati: sono sicuro che lo farete bene, con un’ottima staffetta che approderà al passaggio delle consegne. Il principale obiettivo di LEU non era certo la vostra rielezione, ma avviare una nuova fase che permettesse alla sinistra di fare uno scatto in avanti, trapassando l’egemonia renziana e i suoi disastri. Occorre subito affermare che nella forma-

zione delle liste i territori sono stati sacrificati lasciando ai margini freschezze e intelligenze, gli outsider, gli originali, dei meravigliosi ribelli e perfino i creativi. Tantissimi giovani dovevano e potevano essere i nostri candidati, ma così non è stato. Chi ha fatto campagna elettorale ha avuto modo di constatare come tutti voi siete percepiti come attori non idonei alla sfida rivoluzionaria a cui è obbligata la sinistra per la nascita di un nuovo mondo. La transizione storica ha bisogno di facce nuove. Siete percepiti come corresponsabili dello sfascio e della eliminazione di quel grande patrimonio politico, di valori e di passioni che nel nostro Paese aveva salde radici e diffusa presenza ovunque. Penso, allo stesso tempo e con convinzione,

che ognuno di voi sia sincero nell’affermare che l’obiettivo è rafforzare tra la gente la passione per la sinistra e per le sue radici che hanno sempre garantito una società aperta e solidale. Ma non ci siete riusciti e avete l’obbligo non solo morale, ma anche estetico di prendere atto. Come si poteva pensare di arginare il diluvio che si stava abbattendo sul nostro Paese, quando la disperazione che ammanta le famiglie del Mezzogiorno d’Italia, non è stata calcolata, né affrontata come vostra priorità? Addirittura cestinata da pseudo annunci senza forma e sentimento politico. Spesso con buonismo di facciata. Ma alla fine, nei fatti, siamo rimasti alle solite: Sud uguale serbatoio di voti, dove un


Un protagonista della sinistra meridionale e calabrese

LA SCOMPARSA DI MOMMO TRIPODI

Un punto di riferimento capace di dar volto e voce a tutti i sopprusi

Il PCI Calabrese rende omaggio al Compagno Mommo Tripodi che, per decenni è stato emblema di riscatto sociale per le classi più deboli del Mezzogiorno; trascinatore e guida appassionata per lavoratori e compagni. Le lotte dei contadini, delle gelsominaie, degli operai del consorzio del bergamotto, non avrebbero avuto eco e forza se non ci fosse stato alla loro testa un uomo ricco di una passione straordinaria, inarrestabile. La lotta alla criminalità organizzata nella Piana e non solo ha visto in Mommo un punto di riferimento capace di dar volto e voce a tutti i sopprusi. Sindaco, Deputato e Senatore stimatissimo! È stato in Parlamento per decenni un punto di riferimento per tante battaglie di civiltà. Ed anche per questo gli soni stati affidati ruoli e compiti di grande responsabilità, quale segretario della Commissione Antimafia e poi Questore Anziano del Senato. Storico sindaco di Polistena che grazie a lui da piccolo paese contadino e' diventata una ridente cittadina centro nevralgico economico, culturale e sociale di tutta la Piana. Esempio ineguagliabile di rigore morale e prezioso Dirigente del PCI Calabrese! La morte di Mommo lascia un vuoto incolmabile nel PCI calabrese e nella Calabria tutta. Grazie Mommo

Un grande Compagno, un grande Comunista, un grande combattente Era il 7 maggio 1972, ero appena arrivato a Palmi dopo 19 ore di treno, venivo da Udine dove studiavo all' università. Il tempo di posare le valigie e subito al seggio per votare. Arrivo al seggio, ma non conosco le lista. Lì, però, c'è una grande compagna: Memè Pugliese, Marafioti, la "Comunista"; le chiedo: per chi si vota? E lei: 13-18-25. Ritiro la scheda elettorale, entro in cabina e voto. Esco, mi accosto al manifesto dei candidati esposto dentro il seggio, e leggo i nomi a cui corrispondono i numeri da me appena votati: Longo, Catanzariti, Pennisi, Tripodi. Sì, Mommo Tripodi, il compagno ex dirigente della federbraccianti della Piana e di Reggio Calabria, che già nel 1968 era stato eletto alla Camera dei deputati. Non lo conoscevo ancora personalmente Mommo, ma ne conoscevo la fama di rappresentante "organico" del mondo bracciantile calabrese. Lo conobbi poi quando, ritornato in Calabria, dopo aver conseguito la laurea, venni chiamato a far parte del gruppo dirigente reggino. Avemmo poi una consuetudine quotidiana, e imparai a conoscerne le grandi qualità di dirigente politico e di straordinario amministratore. Gli anni in cui è stato sindaco di Polistena, furono gli anni in cui quella cittadina divenne, grazie alla sua guida, punto di riferimento di "buona amministrazione" per tutti i comuni della provincia di Reggio Calabria. Assieme a Mommo, a Peppino Lavorato, a Mario Tornatora, a Pippo Tropeano, a Emilio Argiroffi e Michele Maduli, a Franco Romeo e Edoardo Macino e a tantissimi altri compagni della Piana di Gioia Tauro e della provincia di Reggio, col contributo decisivo e con la guida determinante del compagno Enzo Fantò, allora segretario della federazione del Pci di Reggio, abbiamo dato vita alla straordinaria stagione di lotta contro la mafia, alla lotta contro la costruzione della mega centrale a carbone nell'area industriale di Gioia Tauro, alla lotta per lo sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno. Mommo fu certamente uno dei pilastri fondamentali di queste lotte. Credo sinceramente che, se alcune di queste lotte le vincemmo, come quella contro la centrale a carbone, lo dobbiamo anche alla tenacia, al rigore, alla correttezza e alla forza politica e all'esempio di compagni come Mommo Tripodi, che erano alla testa di quelle lotte. Oggi che Mommo ci ha lasciati, lo voglio ricordare per quello che Lui è stato nel corso di tutta la sua vita: un grande Compagno, un grande Comunista, un grande combattente. Riposa in pace, compagno Mommo Tripodi. Le mie più sentite condoglianze alla moglie e ai figli. Antonino Sprizzi

popolo generoso vi ha dato fiducia ampia per decenni. Ma la storia insegna: quando la disoccupazione morde, la sanità pubblica è abbandonata, i giovani sono senza prospettive, la scuola senza pilastri, l’ambiente è inquinato, non ci sono annunci che tengano se non vanno incontro a un’idea di cittadinanza dignitosa. Serve riempire il vuoto assoluto di fatti, di sostanza granulare che si sente e si tocca, non di aria fritta. Ricordate il limite Camus: «Fino a un certo punto sì, al di là no». C’è un limite, e il vostro distacco rispetto a un Mezzogiorno abbandonato sul ciglio del punto di non ritorno, l’ha oltrepassato. Nemmeno una fune lanciata per salvare il salvabile. Ed il vuoto della Sinistra è stato riempito strategicamente dai Cinque Stelle. Che umiliazione.

Il telefono che squilla, è un compagno che mi da una triste notizia: Mommo ci ha lasciati. E allora subito nella mia mente incomincia a girare la pellicola di un bellissimo film. Ero un ragazzino quando incominciai ad affacciarmi alla politica. Nella piana di Gioia Tauro si sentiva una voce che si alzava forte il cui eco attraversava i paesi, le contrade, le campagne. Quella voce era di Mommo che si batteva per i più deboli, per il riscatto della classe contadina e operaia e per una società più giusta. Era anche il periodo della lotta contro la costruzione della centrale a carbone. Mommo assieme a Peppino Lavorato e a molti Sindaci del comprensorio era alla testa di un vasto movimento di popolo che chiedeva lavoro e sviluppo sostenibile. È in quella lotta che l'ho conosciuto. Nel libro "Il Riscatto" in cui Marcello Villari narra la sua straordinaria esistenza, Mommo ricorda con affetto il momento del nostro incontro. Da quel giorno ho avuto il privilegio di essere al suo fianco e di fare con lui un lungo percorso umano e politico che ha segnato per sempre la mia esistenza. A Mommo devo semplicemente tutto. Oggi prevale il sentimento della tristezza che supera gli ostacoli dei nostri stupidi orgogli. Lo voglio ricordare per i suoi consigli e anche per i suoi rimproveri ma soprattutto per l'uomo che grazie alle sue straordinarie lotte ha fatto appassionare alla politica tante generazioni,compresa la mia. Alla famiglia, alla Moglie a Michelangelo a Tina e Ivan porgo le mie più sentite condoglianze. Ciao Mommo ti porterò per sempre nel mio cuore Enzo Infantino

A Mommo devo tutto!

“Con Mommo Tripodi scompare una delle figure più intense e rappresentative della politica calabrese”. È quanto afferma Anna Nucera, assessore all’Educazione e Istruzione del Comune di Reggio Calabria. “Non posso che unirmi al dolore ed alla costernazione dei tanti che in Calabria piangono la perdita di un punto di riferimento e di un protagonista della sinistra meridionale e calabrese. Mi uniscono al compagno Mommo tante battaglie, tante iniziative nel Consiglio Comunale di Reggio Calabria, per la difesa dei diritti, per le conquiste sociali, per il miglioramento delle condizioni di vita della nostra gente. E’ stato sempre in prima linea nell’affiancare, promuovere e sostenere le manifestazioni in difesa dei nostri territori; protagonista nella battaglia nella lotta contro la mafia, contro la criminalità e la illegalità, nella quale arrivò persino a testimoniare in Tribunale nell’accusa contro le cosche della ‘ndrangheta che soffocavano il comprensorio di Reggio Calabria, e si deve a lui la costituzione del Comitato dei Sindaci contro la costruzione della Centrale a Carbone di Gioia Tauro. Risultato che vanno annoverati tra le sue vittorie, compiute senza alcun timore, senza nessuna paura, cosciente del ruolo che migliaia di calabresi gli hanno sempre tributato”. “Il suo esempio resterà sempre vivo, come una pietra miliare cui fare riferimento nel cammino dell’impegno politico in cui molti di noi, e dopo di noi, si sono e si stanno misurando. Spero solo – conclude Anna Nucera – che la sua figura, la sua opera, il suo impegno politico ed umano non vengano dimenticati, ma diventino patrimonio comune di questa nostra città, della Calabria, che tante battaglie e rivendicazioni hanno ancora sul loro cammino. Addio Mommo, che la terra ti sia lieve, e che la tua gente ti ricordi come meriti”. Anna Nucera

Insieme nella battaglia degli alluvionati della Locride

Alla Calabria ha dedicato tutto se stesso Mommo Tripodi ci ha lasciati! È morto un amico, un compagno, un comunista, un calabrese. Con lui, è andata via un pezzo di storia della sinistra calabrese. Mommo è stato un grande combattente per questa Terra, portando avanti storiche battaglie per la sua

Eppure tanti di voi hanno avuto ruoli di governo. Ma neanche come proposta politica e programmatica la questione meridionale era presente nei vostri piani e nelle vostre azioni. Il Sud è stato sempre utilizzato come serbatoio di voti e niente più! Un piano straordinario per le energie alternative e rinnovabili avrebbe fatto del Sud il serbatoio energetico dell’Italia se solo aveste avuto voglia di fare questa scelta per liberarci dai fossili con il triplice obiettivo: migliorare la nostra bilancia dei pagamenti abbassando il debito pubblico, creare migliaia di posti di lavori a partire da quelli qualificati e naturalmente migliorare la qualità ambientale e quindi della vita di tutti Noi. Un piano straordinario per la sicurezza dei territori avrebbe fatto risparmiare più di quanto si

Piana, per la Calabria, a cui ha dedicato tutto se stesso. Ci mancherà tanto Mommo. Tutti coloro che interpretano l’impegno politico come una missione sentiranno un grande vuoto intorno. Alla famiglia le mie più sentite condoglianze. Ciao Mommo ti porterò per sempre nel mio cuore. Domenico Mantegna

fosse investito e avrebbe creato milioni di posti di lavoro (veri!) evitando di distruggere altro suolo. Come pensavate di conquistare consensi al Sud se l’uomo del Sud è stato messo fuori da tutto? Potevate mai pensare di conquistare consensi se le prime file venivano associate a quanto di più inviso alla stragrande maggioranza degli italiani? Allo stesso tempo, però, conosco la vostra serietà e il vostro senso di responsabilità. Ora dobbiamo guardare avanti, e tutti voi non dovete intralciare il percorso che occorre costruire e che voi dall’alto scranno che occupate dovete solo supportare, senza pilotarlo. Costruire un Partito è altro rispetto al vostro compito che sarà seguire linee e proposte

Ho appreso con grande commozione la notizia della scomparsa di Mommo Tripodi, grande dirigente sindacale e del Pci, senatore per diverse legislature, la cui storia è legata alle grandi battaglie per la terra, per l’emancipazione sociale, per la democrazia. Mommo, per me, quando ragazzo arrivai a Reggio per ricostruire la federazione giovanile comunista, fu subito un riferimento. Una volta mi disse: “La FGCI non puo essere l’organizzazione solo degli sudenti”. C’era tutto un mondo giovanile precario a cui bisognava mandare un messaggio e così fu. Cercai di organizzare la lega dei giovani raccoglitori di arance, ma l’esperienza più significativa che io vissi con lui fu la battaglia degli alluvionati della Locride. Abbiamo girato in lungo e largo i centri della Locride e in qualche contrada siamo arrivati prima noi che qualsiasi autorità dello Stato. Come lui stesso ricorda nel libro della sua vita di militante e dirigente comunista, la notte di Capodanno del 1971 l’ abbiamo passata con i compagni nella camera del lavoro di San Luca, con gli sfollati di una zona del vecchio paese. Non sempre, in questi anni, siamo stati capaci di trasmettere alle nuove generazioni le storie di emancipazione del nostro territorio e i loro protagonisti. Addio Mommo, sicuramente tu sei stato uno di questi. Aldo Canturi

dei nuovi per la creazione di soggetto politico da proporre al Paese. In giro per l’Italia esistono migliaia di giovani intelligenti e strenui combattenti, che sono però poco valorizzati, addirittura combattuti. Abbiamo tutti quanti bisogno di forza fresca nel nuovo processo aggregativo. Se vi mettete di traverso, questa parte importante, il nuovo fattore umano della sinistra italiana, sarà lasciato indietro, abbandonato al suo destino. Sprecato. Voi dovete costruire ed avviare una fase congressuale con la consapevolezza che il vostro ruolo non può essere quello di dirigerla, ma di supportarla e proteggerla nel suo corso naturale. Tra di voi ci sono pure dei giovani compagni che non hanno avuto grosse responsabilità

nel dilapidare e distruggere la Sinistra e non penso si dimostri serietà a non tenerlo in considerazione. Ma quello che serve oggi, più che mai, è un taglio netto con le solite metodologie che tanti danni hanno provocato. Urge avviare il processo di rinascita se non volete che quel poco che ancora resiste venga definitivamente disperso. Probabilmente corro il rischio dell’ostracismo, ma il senso della mia iniziativa, che ritengo giusta e finalizzata alla causa superiore di costruire una Sinistra credibile, mi convince che valga la pena di correre questo pericolo. Con immensa stima. Mimmo Panetta Presidente Assemblea Regionale di SI della Calabria




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LO ZIBALDONE

Successi a 5stelle e uomini di destra Lunedì si è riunita la direzione nazionale del Partito Democratico. Martina ha assunto il ruolo di reggente. La parola d'ordine, finalmente, è stata collegialità. Non più un padre-padrone. Staremo a vedere. Il successo elettorale del Movimento Cinque Stelle non mi ha colto di sorpresa. Bastava farsi un giro nel Paese reale per rendersi conto che fuori dai palazzi cresceva il malcontento sociale, la richiesta di qualcosa di “nuovo” rispetto alle politiche della Casta, delle cricche e delle larghe intese. Solo qualche stolto poteva pensare che il M5S potesse perdere consensi per i congiuntivi sbagliati dal leader Di Maio o per il supposto scandalo dei rimborsi. Gli italiani hanno votato per cambiare lo status quo. Mi ha colto di sorpresa, invece, l'annoverare nelle fila degli eletti calabresi Matteo Salvini. Da calabrese sono fiero e orgoglioso di essere rappresentato in parlamento da un leghista! In gioventù frequenta il centro sociale Leoncavallo, che influenza fortemente il suo orientamento politico: da lì in poi si schiererà con le correnti di estrema sinistra della Lega, tra cui, in particolare, ricordiamo il fatto di essere stato fondatore e leader dei Comunisti Padani. A proposito di questo, molti hanno criticato Salvini per il suo cambio di orientamento politico, dall'estrema sinistra all'alleanza con Marine Le Pene Geert Wilders all'estrema destra in pochi anni, accusandolo di aver fatto questo cambio radicale solo per meri motivi opportunistici. Ho letto ciò che ha scritto in una lettera aperta Franco Crinò al consigliere regionale Alessandro Nicolò. Da acuto osservatore nonché dotato di quel particolare acume politico che gli riconosco, il Senatore, dopo aver espresso solidarietà per la mancata candidatura, scrive “male secur agit aeger, medicum qui eredem facit”. Mi permetta senatore ma penso che l'essere candidato debba essere un riconoscimento all'attività politica e alla potenzialità verso gli altri per risolvere i problemi e non un semplice attestato di riconoscenza per la fedeltà dimostrata. Pur sforzandomi non mi sovvengono molte proposte di legge significative nel corso di tre legislature. Una la proposta di legge n. 11/10. Il responsabile amministrativo e l'autista del Presidente, dei componenti dell'Ufficio di Presidenza, dei Presidenti delle Commissioni consiliari permanenti, del Presidente del Comitato regionale di controllo contabile può essere scelto tra gli estranei alla pubblica amministrazione (nessun dipendente della regione era abilitato a tali compiti?); l'altra sullo svolgimento dei corsi di orientamento e perfezionamento dei balli popolari e di musica tradizionale. In merito alla mancata candidatura, il Nicolò, pur dicendosi amareggiato per lo “scippo”, dichiara: “Sono pur sempre un uomo di centrodestra” (di centrodestra si badi bene, non di Forza Italia – anche se politicamente è nato come assessore della giunta di Italo Falcomatà). Ora, Senatore Crinò, questo probabile cupio dissolvi si può spiegare anche dal comunicato di un insulso megafono del Nicolò nella zona, a pochi giorni dalle votazioni. Testualmente è stato scritto “la RABBIA” per la mancata candidatura. Delle due, l'una. O nel 2019 assisteremo a una candidatura con la Lega o a una candidatura con Forza Italia alla Presidenza della Regione. Tertium non datur. Diceva Andreotti che pensar male è peccato ma raramente si sbaglia. Tonino Carneri

CALABRESE PER CASO

Caduti sulla spazzatura robabilmente non affronterò un argomento originale e me ne rendo conto. Anzi, mi rendo conto che non solo non è un argomento originale, ma non racchiude neanche i termini necessari per dire che si tratti di una emergenza. Credo che in molti abbiamo visto il servizio di una popolare trasmissione di satira, ma non troppo, che guardava verso lidi a noi noti. E credo che in molti nelle loro menti si siano lasciati andare a commenti e considerazioni di diverso tipo. Probabilmente vi è chi ha gridato allo scandalo e chi si è sentito compiaciuto per condivisione dei contenuti e dei modi anche per sola critica verso amministrazioni non condivise. Tuttavia, al di la dei diversi sentimenti che si sono scatenati nelle menti di ognuno di noi - e andando oltre il dispiacere di vedere come la Calabria e la locride siano sempre fonti di notizie che non ne promuovono le qualità migliori che invece potrebbero e dovrebbero contraddistinguerle – le considerazioni da fare dovrebbero essere due. La prima. Spazzatura o meno dal servizio ne esce fuori un tracciato di società frammentata, di scarsa capacità partecipativa alla risoluzione dei problemi, la poca educazione di chi non rispetta l’ambiente, a prescindere da ogni presunta negligenza delle amministrazioni, e l’ennesima riprova di quanto si cerchi sempre di delegare invece che rimboccarsi le poco sudate maniche. Tutte considerazioni che se fossimo onesti con noi stessi dovremmo fare oggi, subito, con convinzione, abbandonando divisioni di colore politico o di carattere personale che spesso sbarcano nelle spiagge della politica quasi come se fossero affari di famiglia. Il servizio può essere censurabile o si potrebbe anche replicare, e forse ciò dimostrerebbe coraggio. Ma, al di là di questo, esso dimostra come il rivolgersi ad altri alla fine, pur volendo essere un modo per cercare di esautorare un possibile avversario, parlando di spazzatura ci si esautora a nostra volta. Non è certo difficile verificare sulle coste o tra i cespugli posti a dirupo di una scogliera una dispersione di rifiuti che da sola da un significato ben diverso all’osservatore che varca la soglia di un panorama mozzafiato e poi abbassando gli occhi si trova l’interpretazione originale di un salotto fuori porta, e fuori casa, rappresentato ad esempio da un divano collocato quasi come se fosse un’opera in plein air di un nuovo Man Ray. Oppure, l’immancabile scaldabagno o frigorifero che probabilmente racchiudono in sé una sorta di complemento d’arredo con quanto la natura suo malgrado cerca di fare. O, ancora, il credere che

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un’auto dismessa e da rottamare possa essere una innovativa scultura postmoderna posta ad abbellire una discesa di campagna a ridosso di un sentiero, così come le reti – anche queste rigorosamente dismesse - di un letto siano alla fine la migliore soluzione per definire un ingresso artistico in una proprietà tra uliveti e aranceti. La seconda. Mi ripeto. Ci sarà qualcuno che griderà allo scandalo o chi accuserà il giornalista di aver strumentalizzato la portata della denuncia. Francamente non credo che sia l’uno che l’altro modo di pensare possano avere una loro importanza e per un motivo. Perché sulla spazzatura - così come ogni giorno la osserviamo quasi come se fosse ormai abitudinariamente una sorta di cornice ad un quadro sempre più variopinto, e dai diversi odori, che si aggiungono a quanto spiagge e campagne offrono ai nostri occhi - ci cadiamo tutti. Ci cadono anche coloro che ritengono di ricercare nello scoop di una serata una rivincita non si capisce bene verso chi o verso cosa. La verità, come sempre, sta nel mezzo e, in questo caso, è un “mezzo” pesante come un macigno. Ed è il poco rispetto dell’ambiente, il ritenere che pulizia e decoro siano di esclusiva competenza di un amministratore piuttosto che di un altro. Il pensare che ciò che accade al di là dell’estremo confine della cara porta di casa che ci separa dal mondo di fuori non sia più un qualcosa che ci riguardi; che si tratti della raccolta di un pezzo di carta o il riporre dove andrebbe riposto quanto noi scartiamo dalla nostra nobile vita quotidiana. Sicuramente qualcuno chiuderà la lettura di queste improvvide righe con la solita affermazione che è una questione di cultura. Spiegazione ricorrente che conclude da sempre, e ad ogni stagione, molte analisi sul nostro non essere all’altezza di “curare” e rispettare la nostra terra. Io direi che forse l’argomento più utile è la partecipazione mancata, la comoda delega e a prescindere al pubblico come se il privato non avesse obblighi e doveri. Obblighi e doveri verso se stesso e verso gli altri con cui ne condivide la vita di ogni giorno che non finisce sulla soglia di un marciapiede. Obblighi di denunciare, ma anche obblighi e doveri di fare, di guardare al pubblico come una cosa e una casa propria. Obblighi di denunciare, ma anche doveri di sostenere chi amministra mettendo da parte ogni particolarismo e cercando di aprire il nostro cuore ad un sentimento di affetto verso la terra che ogni giorno calpestiamo e che, ogni giorno, ci dimentichiamo ingenerosamente che è la nostra terra. Giuseppe Romeo

I BRIGANTI

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Il 17 marzo si festeggia la morte del cervello pensante Il 17 marzo del 1861 Vittorio Emanuele II proclamava il regno d'itaGlia. E noi festeggiamo. C'è da chiedersi cosa. Cosa si festeggia? L'unità di una penisola che nella pratica non è mai stata unita? In realtà si festeggia l'aggressione a un regno pacifico e millenario come quello napolitano, poi regno delle due Sicilie, unito dal 1130 al 1861. Si festeggia la tanto decantata favola dei mille che da soli sconfissero un esercito di 60 mila soldati. Solo in Sicilia erano schierati 25 mila soldati: come potevano mille uomini sconfiggerli? Ma a scuola continuano senza vergogna a ripetere ai poveri bambini che i mille (delinquenti) sconfissero un intero esercito. "Professori" senza vergogna, inutili, aggiungo, perché non insegnano il ragionamento ma più che altro l'arte dell'abboccare come pesci. "Professori" servi del sistema che continuano a riempire il cervello di ignari e fiduciosi studenti di idiozie, di falsità. "Professori" di storia che non si interrogano neppure su ciò che insegnano, che non fanno ricerche, né tantomeno le fanno fare agli studenti. "Professori" che si sentono tanto itaGliani quanto terroni, orgogliosi di non parlare dialetto ma italiano, e che sgridano gli studenti che parlano nella loro lingua di origine. Questo vorrebbe dire progresso, secondo loro, ma non è altro che insegnamento alla minorità. Uno stato unito dovrebbe tutelare le diversità esistenti e non fare differenze, dovrebbe dare a tutti la stessa opportunità di crescita. Un popolo esiste in questa penisola, ed è quello meridionale: l'unico che può chiamarsi davvero POPOLO. Noi siamo compatti almeno in una cosa, che nessuno mi può smentire: l'emigrazione. Noi, sud d'itaGlia, emigriamo in massa dal 1861, cosa che mai era accaduta prima, e che continua e continuerà, finché non apriremo gli occhi. Brigantessa Serena Iannopollo


CONVERSANDO

Due giornate all'insegna di due tesori calabresi: vino e olio

Nella splendida cornice del Chiostro San Domenico di Lamezia Terme, il 16 e 17 marzo si è tenuta la VI edizione del Lamezia Wine Fest e la I edizione dell’Evo Festival. Doppio appuntamento per conoscere e apprezzare due fra le eccellenze della nostra terra. Ad aprire l'evento, venerdì 16, il meeting promosso dall’Enoteca Regionale “I vini della svolta” in cui sono intervenuti Gennaro Convertini, presidente Enoteca Regionale, Giovanna Villella, responsabile comunicazione Lamezia Summertime, Raffaele Branca, Tenute Ferrocinto, Antonio Statti, Cantine Statti, Paolo Chirillo, Le Moire, Assunta Dell’Aquila, Cantina Dell’Aquila, Raffaele Senatore, Senatore Vini, Francesco Carvelli, Marrelli Wines, Giuseppe Liotti, Cantine Dell’Aera, Francesco Nesci, Azienda Vinicola Nesci. Nella lunga giornata di sabato 17 si è svolto, peraltro, l’incontro tecnico sulla cultivar promosso dal Consorzio Tutela e Promozione Olio Extravergine Lametia Dop e dalla F.I.S. (Federazione Italiana Sommelier). A reggere le fila dell’evento nelle vesti di relatore Paolo Scarnecchia (F.I.S.), con la partecipazione di Salvatore Pace e Giovanni Villella (F.I.S.), Maria Cristina Di Giovanni, Podere D’Ippolito e Antonio Filippone, Tesori del Sole. Gli incontri di sabato hanno ripreso alle 19 con Gennaro Convertini, Giovanna Villella, Danila Lento, Cantine Lento, Francesca Nicotera, Nicotera Severisio, Enzo Tramontana, Cantine Criserà, Enzo Tramontana, Azienda Vinicola Tramontana, Gianni Boi, Cantine Spadafora, Giuseppe Vulcano, Cantine Vulcano, Gianfranco Cimbalo, Juvat Wine. In entrambe le serate è stato anche possibile beneficiare del percorso di degustazione dei vini e dell’olio delle aziende espositrici e del food dei partner del Lamezia Wine Fest con ben 15 cantine selezionate direttamente dalla Federazione Italiana Sommelier. Sonia Cogliandro

GIUDIZIARIA

La “motivazione autonoma” del giudice

FRUTTI DIMENTICATI

Promentina di luglio VITIS VINIFERA L. Ancora una trentina di anni addietro in contrada Carruso del comune di Ferruzzano esistevano una ventina di vigne delle quaranta che erano state impiantate nel 1933 in seguito ad una quotizzazione di terreni comunali dopo la distruzione di una preziosa macchia mediterranea , per cercare di dare nuova terra da coltivare alla popolazione in esubero, dal momento che c’era il divieto di emigrare durante il regime fascista. Esse furono coltivate con amore nel periodo del fascismo, fino alla fine degli anni quaranta del 900 , quando furono aperte le porte dell’emigrazione e la gente cominciò a scappare letteralmente verso gli Stati Uniti, Australia ed Argentina. Il territorio era bellissimo, prospiciente la fiumara La Verde e da cui si potevano godere degli scenari d’incanto, con la vista sul monte Scapparrone, sul Monte Perre e la Punta di Iofri, a forma di un enorme naso. Durante il periodo del fascismo in tali località , cambiando sempre posto, presidiato per giunta da una vedetta, vi andava a pregare di notte la comunità pentacostale o degl i” evangelisti” che era stata fondata alla fine dell’ottocento da un emigrato in America. Il personaggio di punta della persecuzione era stato il parroco, Don Letterio Raschillà di Mammola che il giorno della festa del patrono, San Giuseppe, costringeva i convertiti ad inchinarsi di fronte alla statua del santo portato in processione; essi per evitare di fare questo, dall’alba si nascondevano nelle campagne. Aveva il compito di far genuflettere gli “ gli evangelisti “, la guardia comunale Domenico Callipari, che eseguiva il suo compito con rigore. Egli aveva una vigna, vicino a quella di mio padre ed ambedue avevano trasferito le loro essenze viticole da un’altra vigna che possedevano in altre contrade dello stesso comune ed io ad un certo punto cominciai ad osservare tutte le vigne della zona, per poter salvare le varietà a rischio d’estinzione; mi avevano aiutato in questo le sorelle Siciliano, Peppino Spanò e Domenico Di Bartolo, che non si erano sposati per dedicarsi interamente e con purezza alla fede evangelica. Ogni vigna aveva una particolarità, frutto di tutela amorevole del retaggio degli antenati, per cui in ognuna di esse, trovavo delle viti interessanti. Ad un certo punto il nipote del defunto Domenico Callipari, la guardia comunale, che era stato il braccio secolare di Don Letterio,

sottufficiale di marina ed elicotterista, mi comunicò che nella sua vigna impiantata da suo nonno nel 1933, c’erano due viti interessanti: un Greco nero ed una vite che i suoi chiamavano Promentina, in quanto era molto precoce. Era urgente che prelevassi i tralci in quanto le due viti erano state intrappolate da una siepe di rovi, che s’ingrandiva sempre più ed egli era costretto ad irrorarla d’estate con diserbanti. A gennaio potai le due viti e le innestai in piccolo campo di conservazione che stavo allestendo, dopo aver messo a dimora dei portainnesti; la Promentina di luglio attecchì , mentre per il Greco nero non avvenne l’attecchimento e di conseguenza ad agosto le due piante madri morirono dopo le operazioni di diserbo. Chiesi al mio amico Domenico, che caratteristiche avesse la Promentina ed egli mi rispose che non poteva descriverle con sicurezza in quanto egli ogni anno la osservava con scrupolo fino alla fine di giugno e notava che aveva un grappolo elegante e quasi spargolo, dagli acini leggermente più grandi di quello di un nerello, ma non li aveva mai potuto verificarne il gusto in quanto nei primissimi giorni di luglio, quando egli o suo padre andavano ad osservarla, verificavano che i grappoli non c’erano più in quanto forse gli uccelli, più probabilmente i topi, li avevano divorati; affermò con sicurezza che essa produceva dei grappoli neri, in quanto aveva osservato, alla fine di giugno, che gli acini cominciavano a virare verso il nero. Qualche anno dopo trasferii la vite in un altro campo, dopo che cedetti la mia vigna di contrada Carruso a Domenico, ma non ero stato ancora capace di verificare con sicurezza che uve producesse, perché quando andavo ai primi di luglio, i grappoli erano stati divorati da qualche animaletto. Successivamente trasferii la vite in un altro campo più vicino, dove impiantai tre viti della Promentina ed allora mi misi ad osservare con rigore il comportamento di essa. Già a partire dalla fine di giugno i grappoli, eleganti e quasi spargoli, cominciano a divenire più chiari, però essi restano sempre bianchi e cominciano a maturare a partire dal dieci di luglio, quando il gusto comincia ad essere piacevole, ma il massimo della maturazione lo raggiungono il 14 di luglio e lo ho annotato come riferimento preciso perché mi ricorda il giorno della presa della Bastiglia, durante la rivoluzione francese. Orlando Sculli

A seguito della strage di Latina, nella quale per mano del padre Luigi Capasso hanno perso la vita due bambine di 8 e 13 anni, mentre la madre, Antonietta Gargiulo, è ancora ricoverata in ospedale, il sito “A voice for Men” (una voce per gli uomini, intesi come maschi della specie umana) ha pubblicato un articolo in difesa dell’assassino e di tutti quei papà “i cui diritti umani vengono violati” che decidono di “ribellarsi in maniera folle e violenta”, accusando di violenza contro gli uomini “le avvocate femministe”, “le giornaliste sciacalle” e “i centri anti-violenza di stampo femminista”. Un articolo che definire delirante è poco, un articolo criminale, che dovrebbe condurre autore e sito dietro le sbarre, e comunque fuori da un Ordine dei Giornalisti che serve solo a rubare soldi a chi ancora versa la quota annua. Il giornale “The Saturday Paper”, lo stesso che ha portato alla luce la sconvolgente verità dietro le prostitute di Amsterdam, descrive il movimento come “una cassa di risonanza per rancori personali, misoginia violenta e permanente vittimismo”.

VERA DONOVAN SAYS

«È di per sé irrilevante, ai fini della configurabilità del vizio dedotto, che la sentenza impugnata abbia riprodotto ampi stralci della pronunzia di primo grado ai fini della descrizione del compendio probatorio di riferimento, aderendo altresì ad argomentazioni in ordine alla sua valutazione già dispiegate dal giudice di prime cure, laddove la stessa propone, al contempo e contrariamente a quanto sostenuto nei ricorsi, anche autonome considerazioni in merito alla tenuta del ragionamento probatorio ed alla confutazione delle obiezioni difensive». E’ quanto scrivono i giudici della Cassazione che intervenendo su un ricorso presentato nell’interesse di un soggetto di San Luca, condannato definitivamente per associazione mafiosa, si soffermano su un’eccezione sul difetto di motivazione autonoma proposta dalla difesa nel ricorso contro la decisione dei giudici dell’appello della Corte distrettuale di Reggio Calabria. «Come più volte ricordato da questa Corte – scrivono i giudici della Quinta sezione penale - la motivazione per relationem della sentenza d'appello - sia che si traduca nel mero rinvio a quella della pronunzia di primo grado, sia che invece si manifesti attraverso la sua parziale riproduzione per incorporazione — non è un modo di articolare il discorso giustificativo, ma costituisce semplicemente una tecnica di redazione del testo linguistico in cui lo stesso si estrinseca. Ciò che rileva, dunque, è solo se il giudice del gravame abbia o meno motivato in maniera logica ed esauriente la sua decisione, non tanto a quale tecnica sia stata affidata tale motivazione». «Il problema – prosegue la sentenza - è semmai quello di stabilire fino a che punto l'utilizzo di un particolare espediente redazionale sia effettivamente in grado di rivelare il percorso di elaborazione critica del materiale probatorio svolto dal giudice e di fornire adeguata risposta alle censure sollevate dalla difesa. Ed in tal senso, per l'appunto, la giurisprudenza ha progressivamente individuato le condizioni in presenza delle quali la tecnica adottata non si traduce nella solo apparente motivazione del provvedimento giudiziale, precisando come non sia possibile tradurre, ad esempio, l'obbligo di autonoma valutazione in quello di originale esposizione degli elementi probatori, operazione inutile sul piano della garanzia della funzione assolta dall'onere di motivazione». «Né l'obbligo motivazionale imposto al giudice dell'appello – rilevano i magistrati romani - può essere inteso come obbligo di articolare il ragionamento probatorio in maniera difforme a quella sviluppata in prime cure, poiché ancora una volta la misura del rispetto del suddetto obbligo è data esclusivamente dalla capacità del discorso giustificativo di confutare i rilievi difensivi». In definitiva «ciò che è richiesto al giudice è di manifestare attraverso la motivazione della sentenza - rendendole così controllabili in sede di impugnazione - le ragioni per cui egli ritiene di non poter condividere le critiche avanzate con il gravame di merito nei confronti della pronunzia di primo grado e non già di provvedere altresì ad una originale parafrasi del contenuto degli atti a contenuto probatorio sottoposti alla sua valutazione o del percorso argomentativo sviluppato nel grado precedente cui intenda prestare adesione condividendone la sostanza».

Secondo l’autore, Martin McKenzie-Murray, “È difficile – anzi, impossibile – presentare succintamente la filosofia degli attivisti per i diritti degli uomini, perché non sembra avere un nucleo”; addentrandosi nei meandri dei vari siti dedicati all’attivismo, si è reso conto che “affrontare la misoginia di alcuni loro forum online è difficile. L’odio è sconvolgente. Incontrollato, disinformato, brutto. Le donne sono liquidate come streghe, incallite truffatrici, specializzate nell’incastrare, o peggio – tutte protette dal femminismo”, ed è giunto alla conclusione che leggere i contenuti degli attivisti per i diritti degli uomini equivale a “rilevare una vasta gamma di questioni personali irrisolte irrimediabilmente. Uno viene piantato dalla moglie o dalla fidanzata, e improvvisamente tutte le donne sono vipere traditrici. Una donna rifiuta una proposta, quindi tutta l’umanità è evirata dalla macchinazione femminile. Si sente un gran numero di uomini attizzare rancori privati, trasformandoli in percezioni globali e uno stato permanente di vittimismo. È di volta in volta patetico e pietoso”. Non troppo diversi sono i movimenti italiani dei papà separati, della cui miseria morale si potrebbe fare un racconto kafkiano, e i movimenti a favore di una “malattia” inventata da cima a fondo, la PAS, creata a tavolino per favorire i ricchi mariti nelle cause di divorzio.


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18 MARZO- 16

Attualità

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PREzzo € 15,00 "Il senso di questo libro è mettere assieme l'amore per la cucina, per i luoghi, per le pietanze, per le primizie, per i prodotti della terra. Pensiamo ai pomodori di Belmonte o alle patate della sila o alla cipolla di Tropea o allo spada dello stretto di cui Pinuccio ci racconta prima di una memorabile ricetta - la storia antica, anzi, antichissima. E c'è anche la calabria che rischia di scomparire, che ricordiamo ma che a tratti resiste [...] sarà cucina antica, ma sarebbe un crimine perderla, dice Pinuccio. Ed è questo il senso del libro saporito che andrete a leggere. Anzi, a gustare!". (dalla Prefazione di Filippo veltri)

ANNARosA MAcRì

Giornalista e scrittrice, ha collaborato con firme prestigiose come Enzo Biagi. Insieme al “cronista del Novecento”, ha confezionato programmi targati Rai, come “I dieci comandamenti all’italiana”, “Una storia” e “Il fatto”.

“Fui assunta in una redazione giornalistica a 8 anni!”

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Non ho mai svenduto la mia professione e non ho mai “svenduto” una notizia. Dentro un'azienda editoriale fortemente politicizzata come la Rai, tutto questo può essere un “difetto”. Non stai alle regole del gioco, non fai carriera, sei considerata un po' strana...

affinata e leale firma del giornalismo calabrese, Annarosa Macrì è una cronista di razza che con garbo e rigore racconta i fatti, senza tentennare, senza chinarsi o porsi al di sopra. Una professionista di grande spessore che, nella sua lunga carriera, ha firmato numerosi servizi, inchieste, documentari che le hanno permesso di girare il mondo e di lavorare al fianco di uno dei padri del giornalismo italiano, Enzo Biagi. Da lui ha imparato a scrivere per la gente, quella che fa la coda alla Asl e la spesa al supermercato e che sa bene di quale penna può fidarsi. Com’è approdata al giornalismo? Affari di famiglia, o di cuore, che è lo stesso. Mio padre faceva il giornalista. A Reggio, nel dopoguerra e fino alla fine degli anni sessanta, in un periodo in cui lasciare il posto fisso, come lui fece, per inventare un giornale - si chiamava “Il Cittadino” ed era un periodico politico-satirico - era pura follia. Nessuno ci crederà, ma io a otto (otto!) anni fui assunta nella redazione casalinga del “Cittadino”, per piccoli lavori di manovalanza. Piegavo le copie del giornale, che erano di colore giallo e in formato-lenzuolo, perché fossero spedite agli abbonati e ci attaccavo sopra le etichette con gli indirizzi... le mani mi restavano sporche d’inchiostro e la vita mi restò segnata per sempre... Mio padre morì quando io avevo sedici anni, così feci in tempo a diventare “solo” correttrice di bozze, ma imparai “a bottega” la passione delle idee e il rispetto nei confronti dei lettori... Un aspetto del giornalismo di allora che oggi è andato perduto? Non so cosa voglia dire giornalismo “di allora”. Il giornalismo è, e sarà, finché ci saranno fatti da raccontare. Era “giornalista” Omero e lo era Giulio Cesare... cambiano i modi e le tecniche, naturalmente, e per fortuna. Solo ciò che è vivo, cambia. E il giornalismo, sui new media, oggi, più che sui giornali di carta o in televisione, è vivissimo. Un suo pregio che nella professione giornalistica le è costato caro? I pregi sono sempre, anche, difetti. Non ho mai svenduto la mia professione e non ho mai “svenduto” una notizia, nel senso di ometterla, o di edulcorarla, adattarla, o, viceversa, enfatizzarla... Peccato veniale se lo si fa in buona fede (e io l’avrò fatto mille volte) peccato mortale se lo si fa “in conto terzi”. Ecco, io non ho mai lavorato “in conto terzi”. E dentro un’azienda editoriale fortemente politicizzata come la Rai, tutto questo può essere un “difetto”. Non stai alle regole del gioco, non fai carriera, sei considerata un po’ strana... Le brutte sorprese che il giornalismo può riservare? Quando si comincia questo lavoro, si è armati di sacro furore, si pensa di poter cambiare il mondo e di girarlo in lungo e in largo, il mondo. Spesso non è così. Te ne stai davanti a un computer, ti accorgi che la notizia è, anche, una merce, e che il mondo non lo cambi. Il mio maestro, Enzo Biagi, diceva che è già tanto se, con il tuo lavoro, “aggiungi una virgola alla storia del mondo”... Cosa avvelena l’informazione seria? Nell’ordine: la dipendenza al potere, la superficialità, l’autocensura. Nell’era dei twitter, c’è ancora spazio per un’informazione lenta, ponderata e che abbia degli strascichi? Il twitter non è alternativo all’approfondimento: lo rende indispensabile. Tira più l’informazione o l’opinione? “Tirano” in modo diverso. L’informazione è il pane, l’opinione è il companatico. Ma poi, esiste l’informazione senza opinione? Qualunque racconto, anche il verbale di un incidente stradale vergato da un vigile urbano,

risente del “punto di vista”. Bisogna diffidare sempre da chi dice “la mia è una informazione oggettiva”. L’oggettività non esiste. Oggi quando si esprime la propria opinione su un mezzo di informazione ci si sente più in diritto o in dovere? Il mestiere di giornalista ha perso moltissimi privilegi, economici, di potere e di prestigio. Per sfortuna, naturalmente, perché senza soldi non solo è difficile campare e spesso si è sfruttati, ma perché è quasi impossibile, senza investimenti, fare buon giornalismo. Costano i viaggi e costa il tempo impiegato per gli approfondimenti. Ma tutto questo ha un risvolto positivo: chi si accosta a questo mestiere lo fa per passione, e la passione, se è vera, significa certamente più “dovere” che “diritto”... Il giornalismo in Calabria nasce principalmente da dibattiti in redazione o da chiacchiere al bar? Credo che il giornalismo (in Calabria e dovunque) non possa non nascere, oltre che dai dibattiti in redazione, dalle “chiacchiere al bar”. Se, per “chiacchiere al bar” intendiamo gli umori, i bisogni, le sensazioni, le paure e le emozioni delle persone. Non dico “popolo”, né “gente”, ma “persone”. Come si può prescinderne? Le loro vite e le loro storie sono, o dovrebbero essere, la ragione sociale del mestiere del giornalista. Lei ha pubblicato anche molti libri: “L’ultima lezione di Enzo Biagi”, “Da che parte sta il mare”, “Corpo estraneo”... Sì. La scrittura è aria ed è respiro e tutti i giornalisti sono anche dei letterati. Un buon articolo è, anche, un pezzo di letteratura, e io, dopo aver raccontato migliaia e migliaia di “vite degli altri”, ho sentito l’esigenza, partendo dalla mia, di vita, di raccontare un pezzo di Calabria borghese, urbana, colta. Una “normalità”, insomma, che nessuno ha mai raccontato. Che speranze per la Calabria ci sono state consegnate il 4 marzo scorso? La Calabria, anche dopo il 4 marzo, è un pezzo d’Italia e un pezzo di Sud di uno dei paesi più ricchi del mondo. Non è uno stato (o un antistato) a parte. Quindi il voto calabrese va letto come “voto italiano”. Ora ogni tanto l’Italia, come un’adolescente ingenua e sognatrice, si prende una irresistibile cotta per un giovane (o meno giovane) di apparenti belle speranze e di troppe mirabolanti promesse. Accadde nel ‘94 con Berlusconi ed è accaduto oggi con Di Maio al Sud e con Salvini al Nord (ma qualche calabrese “puzzone”, diceva lui, e masochisti, aggiungo io, se n’è invaghito). Shakespeare diceva che è un disastro quando gli idioti governano i ciechi. E io sono profondamente shakespeariana.

TITolo lIBRo: l'INvENzIoNE

cRIsTIANA DEllA lAIcITà AUToRE DEl lIBRo: DARIo ANTIsE cATEGoRIA: sAGGIsTIcA cAsA EDITRIcE: RUBBETTINo PREzzo €12,00

la Grecia ha passato all'Europa l'idea di razionalità come discussione critica. Ma non fu la Grecia a passare all'Europa i suoi dei. Il Dio delle popolazioni europee è il Dio della Bibbia e del vangelo, è il Dio che relativizza il potere politico e, insieme, desacralizza, "mortifica" la natura rendendola disponibile. la laicità dello stato, laico perché non più assoluto; e la secolarizzazione, con una natura non più sacra e una Terra abitata da uomini fallibili: sono due realtà strettamente connesse al messaggio della Bibbia e del vangelo. Per questo non si può dare torto a Th. s. Eliot quando afferma che "se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. E allora si dovranno attraversare molti secoli di barbarie". TITolo lIBRo: lA sTRADA

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AUToRE DEl lIBRo: FERNANDo MURAcA

cATEGoRIA: sAGGIsTIcA cAsA EDITRIcE: lARUFFA EDIToRE PREzzo €12,00

come un "artigiano creativo" Fernando Muraca ha approfondito la ricerca culturale mettendola a confronto con la prassi del suo lavoro di regista, scrittore, pedagogo. Abbiamo deciso di pubblicare questo breve saggio come un dono ai giovani che, interrogandosi sul loro futuro, cercano di conferire alla personale ricerca artistica una direzione di valore. l'autore ci racconta i segreti del suo metodo e ci fa conoscere i privilegi e le sfide di chi tenta, con tutto il cuore, il cammino verso un'opera d'arte.



18 MARZO - 18

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cultura www.larivieraonline.com

"Solo chi c’è stato, nella pancia del popolo calabrese, può saperlo che ci abbiamo provato a essere migliori" dichiara Nicola, voce narrante del nuovo romanzo di Gioacchino Criaco, "La maligredi", edito da Feltrinelli. Un romanzo sul Sessantotto aspromontano che racconta come gli africoti, i calabresi, hanno provato a fare la rivoluzione.

INTERVISTA A GIOACCHINO CRIACO

La maligredi, la maledizione di chi è nato in faccia allo Ionio “La grande colpa del mondo criminale organizzato è di avere fatto credere ai ragazzi delle rughe che non ci fosse altra via possibile”.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

è per i calabresi una cosa più vasta dello Jonio. È la rivoluzione ma non è da tutti saperci nuotare dentro. È per i tipi come Papula il cui vento impetuoso ha osato sfidare lo Zefiro per poi mettersi contro tutti: padroni, malandrini, preti, politici e carabinieri. Contro chi si dice Stato ma Stato non è. Papula arriva ad Africo per liberarla da calli, sudore e usurpazioni, per salvarla dall’atavica condizione di “posto maledetto dove si sconta il peccato e si va via”. Per insegnare che c’è qualcosa che può fregare lo Stato: il sogno e le favole, due doni grandi che hanno i bambini.

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Papula conosce la storia di un Aspromonte diverso, terra di eroi, non solo di vinti. E in un Aspromonte così la rivoluzione è possibile: Stato contro “uova di gallo”, perchè “l’azione è il fatto più magnifico che c’è”. Papula è il samurai senza padrone del nuovo romanzo di Gioacchino Criaco, “La maligredi”, in cui viene narrato per la prima volta il Sessantotto aspromontano, un tempo in cui i paesi della Locride si spaccarono fra chi chiedeva favori e chi pretendeva diritti. Nicola, Filippo e Antonio dei dritti senza berritta storta... Per colpa di chi? Sono tre ragazzini che iniziano un percorso di criminalità minima, ancora reversibile. La grande colpa del mondo criminale organizzato è di avere instradato i ragazzi delle

EVENTI

Bovalino Superiore apre le sue porte alle Giornate FAI di Primavera Palazzi della politica solitamente inaccessibili, aree archeologiche, borghi che custodiscono antiche tradizioni, colonie marine abbandonate, luoghi dello sport e della produzione, chiese e monumenti che svelano spazi sorprendenti. Le aperture delle Giornate FAI di Primavera, sabato 24 e domenica 25 marzo 2018, raccontano con la loro straordinaria varietà un’Italia che sempre di più si riconosce nella vastità del suo patrimonio culturale e nella ricchezza della sua storia. Un Paese che ritrova la propria identità in un evento festoso e rassicurante che supera gli schieramenti e fa sentire tutti parte di uno stesso grande e meraviglioso Paese, bene comune di ogni italiano. Le emozioni che ci uniscono sono il desiderio e la passione di scoprire le tante facce della bellezza che ci circonda: per questo il FAI invita tutti a partecipare a questa grande festa italiana, vivendo la gioia di sentirsi parte di un popolo con solide radici che in questo modo rafforza il filo che lo lega. Nessun evento collettivo è tanto ricco di entusiasmo e di tolleranza, nulla come le grandi code davanti ai nostri monumenti simboleggiano con più forza questa unione al di là dei propri convincimenti.

C’è un’Italia che invita e un’Italia che partecipa: l’energia dei 50.000 volontari del FAI attraversa la Penisola da nord a sud alle isole e spinge la gente a scoprire, negli oltre 1000 i luoghi aperti al pubblico, i tanti frammenti di una stessa identità. Con il patrocinio della Regione Calabria, del Comune di Bovalino, della Diocesi di LocriGerace e della Parrocchia di Santa Caterina V.M. e con la collaborazione e il supporto di esperti e associazioni locali, la Delegazione FAI della Locride e della Piana ha previsto, per l’edizione 2018, un articolato programma volto a valorizzare due importanti luoghi che ricadono rispettivamente nel territorio della Locride e in quello della Piana: il borgo di Bovalino Superiore e la dimora dei Rodinò di Miglione (oggi Villa Niglia), edificata intorno alla seconda metà del XVIII secolo nel suffeudo di Sant’Antonio, Comune di Cittanova. Il primo sarà visitabile Sabato 24 marzo, dalle 9:00 alle 13:00, e domenica 25 marzo, dalle 10:00 alle 17:00. Per la seconda è richiesta la prenotazione on-line obbligatoria in virtù dei posti limitati, con visite Sabato 24 marzo dalle 10:30 alle 17:00.

Arriva su Rai2 la serie tv sulla guerra ai clan calabresi S'intitola "Lo Squadrone. Dispacci dalla guerra di 'ndrangheta" la serie televisiva in quattro puntate che andrà in onda da mercoledì 21 marzo, in seconda serata, su Rai2. La fiction, ispirata al lavoro dello squadrone eliportato Cacciatori di Calabria dei Carabinieri e prodotta da Clipper Media in collaborazione con la Rai e con il sostegno di Calabria Film Commission, sarà presentata in anteprima domani, 19 marzo, a Vibo Valentia, dove il reparto ha sede, alla presenza tra gli altri del direttore di Rai2 Andrea Fabiano e del presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. Gli episodi, da 50 minuti, scritti e diretti da Claudio Camarca, raccontano uno spaccato reale dell'attività di contrasto alla criminalità organizzata condotta dallo squadrone ma anche sui singoli uomini, sul loro privato e sulle motivazioni più intime che li spingono. Dal 1991, anno di costituzione del reparto, lo squadrone ha eseguito ottomila arresti, catturato 282 latitanti di 'ndrangheta e scovato 400 bunker.

Siderno: i giovani di Ferraro si attivano per riscoprire il passato I ragazzi di contrada Ferraro di Siderno hanno deciso di impegnarsi nel sociale per rivalorizzare e riscoprire le tradizioni che da sempre hanno contraddistinto il nostro territorio. L’idea di base sarebbe quella di costituire un’associazione culturale, utilizzando come base operativa i locali un tempo adibiti ad asilo comunale della popolosa contrada. Per quanto concerne le attività che si vorrebbero svolgere, i ragazzi hanno già coinvolto la generazione dei nonni, ponendoli al centro delle iniziative annuali che verranno svolte: 1) NATURA,EDUCAZIONE AMBIENTALE E CURA DEL VERDE PUBBLICO: in cui formare vari gruppi di azione composti da bambini, ragazzi, genitori e nonni. Ogni squadra adotterà una piccola area verde sia presso il cortile interno del complesso, sia all'interno del

rughe al crimine, di avergli fatto credere che non c’era altra via possibile. A dare una sterzata alle loro vite, il ribelle Papula che ai loro occhi diventa più dritto di tutti gli gnuri e i don. E così alle favole di gnura Cata si mescolano le favole di Papula. Passato e futuro. Che peso hanno le favole nella rivoluzione? Papula arriva a spiegare che c’è una via nuova: si chiama libertà. I cunti delle vecchie narrano di una lotta perenne per la libertà e di una storia antica fatta di unione, di comunità, corse solidali, le sole in grado di rispondere ai bisogni popolari.

territorio comunale, la ripulirà e la curerà. I nipoti insieme ai nonni all'inizio dell’azione adotteranno un seme o una piantina, lo/la faranno germogliare e crescere, una pianta, infine lo/la pianteranno nell'area adottata dal gruppo di riferimento. In questo modo, divertendosi, le giovani generazioni da una parte impareranno a conoscere il ciclo vitale della pianta e si sentiranno responsabili di doverla accudire e dal altra riceveranno degli insegnamenti da parte dei nonni, acquisendo saperi che fanno parte della nostra cultura rurale e contadina e che purtroppo oggi rischiano di cadere nel dimenticatoio; 2) EDUCAZIONE ARTISTICA E ARTE DEL RICICLO: in questa azione si vorrebbero creare dei laboratori artistici con l’intento di recuperare dei materiali che altrimenti finirebbero in discarica per trasformarli in creazioni artistiche da posizionare sia presso la futura sede sia per le strade della contrada e del paese; 3) TEATRO: in particolare nel periodo di carnevale verrà riproposta la tipica farsa di carnevale ed a natale ci saranno varie giornate di poesie e canti tradizionali insegnate dai nonni e reinterpretate dai ragazzi; 4) SPORT: le attività sportive saranno, la riscoperta dei giochi antichi in strada sempre insegnati dai nonni e svolti dai giovani ed il torneo delle contrade che per la prima edizione verrà ospitato dalla contrada Ferraro. I ragazzi per riuscire a reperire i fondi necessari da destinare alle prime attività hanno risposto al bando annuale Aviva community fund di Aviva Assicurazioni, i ragazzi stanno gareggiando nella categoria “Al fianco degli anziani” con una proposta progettuale denominata RISCOPRIAMO IL PASSATO PER COSTRUIRE IL FUTURO, attualmente con circa 3000 voti si sono attestati nelle primissime posizioni, da quest’anno i 7 progetti più votati voleranno in finale, poi ci sarà una giuria interna che assegnerà i premi ai progetti ritenuti più meritevoli per aiutarli basta 1) aprire la pagina https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/3... 2) accedere e registrarsi con una mail o direttamente con un profilo facebook 3) votare. Ogni mail o profilo facebook che si registra ha diritto a 10 voti totali che possono essere dati anche ad un solo progetto. Quindi promuoviamo questi ragazzi con un bel 10 e facciamo crescere il territorio!


EVENTI

Questo pomeriggio, domenica 18 marzo, alle ore 18:00, presso la libreria Mondadori Bookstore di Siderno, sita al primo piano del Centro Commerciale “La Gru”, si svolgerà la presentazione dell’ultimo libro di Gioacchino Criaco, “La Maligredi”, edito dalla casa editrice Feltrinelli. Maria Teresa D’Agostino intavolerà con l’autore un dialogo inframmezzato da Reading a cura di Rossella Scherl. Interverrà anche il regista Bernardo Migliaccio Spina.

Uno come Papula figurerebbe oggi tra gli eroi ufficiali dell’antimafia? Papula è un eroe vero, del popolo calabrese ma come per tutti i rivoluzionari non c’è posto nell’artefazione della retorica antimafiosa dominante. Lui si è opposto sul serio a ogni prevaricazione che fosse mafiosa o padronale. Ma in fondo a molti ha fatto comodo pensarlo come africoto e, in quanto tale, irredimibile. Prima della rivoluzione capeggiata da Papula, Africo aveva conosciuto un altro ribelle Don Santoro Motta. Che differenza c’è tra i due? Africo ha una storia costante di ribellione. Ogni epoca ha avuto la propria lotta, figlia di una cultura endogena ribelle. Tra gli eroi popolari africoti, Papula è il meno compromesso nella sua storia, non c’è stato spazio per alcun accordo col nemico.

Libertà o nulla. È lotta senza resa. Perchè lo Stato non ha voluto che gli africoti diventassero migliori? Lo Stato o non ha capito o se ne è fregato di Africo e del Sud. L’ha lasciato in pasto a un potere locale rapace e spietato. La Maligredi è una maledizione ma anche una brava attrice. Che ruoli sa interpretare? La Maligredi ha interpretato i diversi ruoli di una maledizione che in modo differente ha divorato migliaia di tartarughine nate in faccia allo Ionio. Torna prepotente la figura femminile. In Anime nere le donne sono custodi dell’odio, ne Il Saltozoppo tifano per l’amore. Ne La maligredi? Nella Maligredi ci sono le madri, mamme di gelsomino, che tornano dopo aver lavorato per tutta la notte nei campi e nascon-

dono la fatica dietro il profumo del gelsomino. Fanno le madri e poi sono compagne e in prima fila in ogni lotta che potrebbe salvare i loro figli. Grazie alle madri e a Papula, per Africo è stato un destino da anime meno nere? Africo è stato il luogo di un sogno meraviglioso creato dalle donne e da Papula e chissà che il sogno non torni con le sue bandiere rosse e nere. Mentre scrivevi La Maligredi pensavi a una sua possibile trasposizione cinematografica? E certo, non sarebbe male farci un film per mostrare a tutti quanti che gli africoti, i meridionali hanno provato a essere migliori. E quanto potente fosse ed è l’esercito che hanno avuto e hanno contro.

L’anello di Mozart strega Siderno

L’Osservatorio Ambientale “Diritto per la vita”, in collaborazione con il Comune di Locri, il Comune di Antonimina, le Terme “Acque Sante”, l’Associazione “Boschetto Fiorito” e la “Casa delle Erbe”, in occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua” organizza, per giovedì 22 marzo, una passeggiata lungo la sterrata che costeggia l’alveo della fiumara Gerace, con partenza prevista alle ore 10 dal Piazzale Terme di Antonimina e termine fissato per le ore 12.

Molto partecipato l’incontro organizzato la scorsa settimana dalla FIDAPA con Maria Primerano, autrice de “L’anello stregato di Mozart”, un libro che promette di ammaliarvi grazie alle sue singolari caratteristiche.

La musica come nutrimento dell’anima e il potere benefico delle note di Wolfgang Amadeus Mozart sono state le basi su cui ha poggiato l’incontro, organizzato la scorsa settimana dalle sezioni di Siderno e Locri della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, con Maria Primerano, autrice del libro “L’anello stregato di Mozart”. Alla biblioteca di Siderno, durante l’assolato pomeriggio di sabato 10 marzo, in seguito ai saluti istituzionali della vicesindaco Anna Romeo, le presidentesse delle due sezioni territoriali FIDAPA Lina Milardi e Maria Cristina Caracciolo hanno introdotto al pubblico l’autrice, medico cardiologo presso l’ASP di Catanzaro, pianista classica e curatrice delle pagine culturali de “La Gazzetta del Sud”, che si è cimentata nella stesura di un “divertissment”, una composizione letteraria di carattere giocoso che, nel caso specifico, indaga gli aspetti peculiari e meno conosciuti della personalità del grande compositore austriaco, per distrarsi dal doloroso tran tran quotidiano rappresentato dalla sua professione di medico, svolta tra i corridoi del reparto oncologico. Come dettagliatamente raccontato dalla stessa Primerano, che ha intrattenuto il pubblico con la sua prosa frizzante, un libro nato per gioco si è tuttavia trasformato in un’opera prima sorprendente, non solo per la peculiarità dell’argomento trattato, ma per l’inusuale cifra stilistica utilizzata, in grado di affascinare una critica che ha voluto premiare con numerosi riconoscimenti letterari l’autrice. Nonostante la storia editoriale relativamente breve del volume, pubblicato nel 2013, lo scritto della dottoressa Primerano è infatti oggi presente nelle biblioteche di tutto il mondo e gli è stato dato spazio in numerosi salotti televisivi e radiofonici d’Italia prima di approdare a Siderno, dove la sua presentazione, ha dichiarato Anna Romeo, servirà senz’altro da stimolo a radicare con maggiore slancio l’educazione al gusto per la cultura che ancora deve essere affinata nella nostra città. Fortunatamente, per ragobiettivo, questo giungere

l’Amministrazione Comunale trova un valido alleato nella FIDAPA territoriale, da sempre in prima linea nell’organizzazione di confronti ed eventi che mettano al centro della scena l’educazione al bello e la promozione degli artisti che danno lustro al nostro territorio, in grado di organizzare, anche in questa occasione, un salotto confortevole presso il quale è accorso, come di consueto, un pubblico partecipe e interessato. Non resta che immergersi nella lettura de “L’anello stregato di Mozart” nell’attesa di ospitare nuovamente la Primerano, che ci ha lasciato con la promessa voler tornare a Siderno in occasione della presentazione del suo nuovo libro. Jacopo Giuca

Caulonia: un concorso fotografico diffondere le tradizioni pasquali Il Comune di Caulonia ha indetto un concorso di pittura e fotografia con l’obiettivo di far conoscere e raccontare, attraverso fotografie e dipinti, il borgo e le sue tradizioni religiose. In particolare, il concorso di estemporanea d’arte e fotografia “Il borgo e la sua settimana santa, l’arte che anima il centro storico” nasce con l’intento di dare risalto alla spiritualità dei riti religiosi legati alla Settimana Santa cauloniese e di promuovere maggiormente l'aspetto culturale, religioso e turistico del periodo pasquale. La pittura e la fotografia racconteranno la solennità delle antiche tradizioni del nostro borgo tramandate dalle due Arciconfraternite dell’Immacolata e delle Anime del Purgatorio e del SS Rosario. «Il concorso – spiega il consigliere comunale delegato al turismo religioso Elisa Cannizzaro - viene inserito nell’ambito del turismo religioso, incentivando l’attività turistica fuori stagione. Esso si pone all’interno del progetto avviato dall’amministrazione, che tende a promuovere l’intero borgo e le sue tradizioni, ritraendone i momenti suggestivi legati alla tradizione religiosa in modo creativo e personale. In tal senso verrà valorizzata non solo la Settimana Santa e i suoi momenti salienti, ma tutto il paese con i suoi tesori. L iniziativa si rivolge a artisti pro-

fessionisti e dilettanti». I pittori e i fotografi che parteciperanno al concorso dovranno ritrarre solo soggetti ed opere del paese. I concorrenti dovranno essere muniti (a propria cura) di tutti i mezzi per l’esecuzione dell’opera. Non sono ammesse opere interamente realizzate al computer. Le fotografie ed i quadri dovranno essere inediti e realizzati durante il concorso. Le opere verranno esposte presso il Mercato Vecchio. Tutti i dettagli sul sito istituzionale dell’ente.

Giovedì 22 marzo, alle ore 18:00 presso la libreria Mondadori Bookstore di Siderno, sita al primo piano del Centro Commerciale “La Gru”, si svolgerà la presentazione del libro di Ritanna Armeni, “Una donna può tutto”, edito dalla casa editrice Ponte delle Grazie. Maria Teresa D’Agostino intavolerà con l’autrice un dialogo relativo alle “Streghe della notte”, le aviatrici sovietiche che combatterono contro i nazisti nel 1941, durante la 2ª Guerra Mondiale.

Continua il successo dello “Spring Sound” di Cinquefrondi, un evento di musica che, inaugurato lo scorso 10 marzo, accompagnerà la comunità fino al termine di maggio con una serie di grandi concerti Blues, Folk, Indie, Jazz e Rock che vedrà la partecipazione di grandi nomi del panorama musicale. Questa settimana appuntamento Dr.Feelgood and The Black Billies, una band italiana Bluegrass/Rockabilly/Honky Tonk/Hillbilly che si esibirà sabato 24 marzo.



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ANGOLO FOOD

arte&co

LA RICETTA: RISOTTO ALLO CHAMPAGNE

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Ingredienti per 4 persone: 350 g di riso Carnaroli, 1 bicchiere di Champagne, brodo vegetale, 1/2 cipolla bianco, 70 g di burro, 50 g di parmigiano reggiano grattugiato, pepe In una casseruola fate appassire la cipolla tritata insieme a 20 g di burro. Quando sarà diventata trasparente unite il riso e fatelo tostare. Sfumate con 3/4 dello champagne e fate evaporare. Bagnate il riso con un mestolo di brodo vegetale caldo e portate a cottura unendo altro liquido di tanto in tanto. Quando il risotto è quasi giunto a cottura, unite lo champagne restante e mescolate. Togliete dal fuoco, aggiungete il burro rimasto, il parmigiano reggiano grattugiato e mantecate. Trasferite nei piatti da portata e completate con pepe fresco di mulinello.

Amerigo Marino: “Io e Caterina puntiamo alla fusione del vecchio col nuovo proponendo forme di intrattenimento da lanciare soprattutto all’estero”

UN PONTE TRA LA CALABRIA E IL CANADA

Il tenore Amerigo Marino sarà in tournée a Toronto

Vero talento artistico, Amerigo ha conquistato lo scenario musicale nazionale e internazionale con il suo vasto repertorio legato al canto lirico, alla musica tradizionale napoletana e a quella classica italiana

Partirà a breve la nuova tournèe in Canada di Amerigo Marino. L’affermato tenore, di Catanzaro, è attesissimo dalla vasta comunità di italiani presenti a Toronto, dove si è già esibito nel 2011. Poeta e scrittore, ha ricevuto diversi riconoscimenti in manifestazioni letterarie. Tra gli altri, ricordiamo il primo premio assoluto al concorso “Poesia in Australia”, nel 2008, ricevuto durante il tour che lo ha visto protagonista a Melbourne, Sidney e Perth. Vero talento artistico, ha conquistato lo scenario musicale nazionale e internazionale con il suo vasto repertorio legato al canto lirico, alla musica tradizionale napoletana e a quella classica italiana, fino a ricomprendere performance pop, ottenendo grande successo nei concerti e nelle ospitate in radio e tv. Nell’estate 2016, insieme all’Orchestra Magna Grecia Flute Choir, è stato protagonista di un tour in Inghilterra durante il quale si è esibito in diretta radio alla BBC. Ora un nuovo tour all’estero, in una terra di emigranti. Cosa significa per te? Un nuovo tour perché il canto non può certo fossilizzarsi in terra propria. Nella mia carriera, iniziata nel 2001, ho toccato diversi Paesi quali Australia, Francia, Inghilterra e il Canada. In questa tornata sto portando un nuovo spettacolo che ho realizzato con la bravissima Caterina Oliverio, in arte Katie, che presenterà alla “Chin” Tv di Toronto il suo primo inedito. Lo spettacolo prevede un intreccio di vocalità tra lirico e leggera. Io e Caterina puntiamo alla fusione del vecchio col nuovo ampliando e proponendo nuove forme di intrattenimento da lanciare soprattutto all’estero. Poi non vorrei tralasciare un altro aspetto davvero importante e cioè il Canada quale terra di emigrati italiani non più di emigranti. Ciò significa che le nuove generazioni di origine calabrese, discendenti, non avranno un ricambio e si rischia di perdere l’identità storica, pertanto creare nuovi ponti attraverso la mia capacità di cantante, di scrittore e di storico, lo ritengo auspicabile. Cos’è per te il canto, e in particolare il canto lirico? Il canto appartiene, a mio modo di vedere, ad un miracolo della natura e diventa dono di Dio in quanto la voce parlata si trasforma in canto attraverso un meccanismo davve-

ro articolato e capace di far vibrare le corde dell’anima oltre a quelle fonatorie. Attraverso il canto, poi, si esprime il proprio sentire che si proietta verso l’esterno raggiungendo più facilmente l’orecchio di chi ascolta e diventando così comunicazione. Inoltre il canto lirico è la forma più antica di canto e quindi più culturale, anche se non viene eseguito nel luogo più deputato quale il teatro. Poesia e musica fanno da filo conduttore della tua vita. Come coesistono nella tua ispirazione artistica? Poesia e musica sono intimamente intrecciati, ma ancora di più poesia e canto. La musica è un linguaggio universale che supera ogni barriera linguistica e quando musica e poesia si fondono emergono quei sentimenti indefinibili che difficilmente potrebbero essere carpiti. Martin Heidegger riconosceva solo al poeta la capacità di comunicare con la parola. Io credo che il poeta che canta su una melodia superi il concetto heideggeriano e si collochi al vertice della comunicazione universale; ecco perché amo scrivere e cantare. Non a caso sono autore di molti testi di canzoni che sono state incise. Quali progetti hai per il futuro? Subito dopo il tour a cosa ti dedicherai? Dopo questa trasferta ho intenzione di proporre un tour estivo proprio nei paesi a carattere migrativo. Ancora abbiamo la fortuna di rivedere questi emigrati che ritornano nel proprio paese di origine e l’unico modo di vederli tutti insieme si verifica solo con eventi culturali e manifestazioni canore. Ciò consente a chi ritorna di avere più motivazioni che di riflesso portano a uno scambio in terra di loro residenza. In genere tornano i genitori mentre i figli preferiscono altre mete, ma se abbiamo la capacità di organizzare eventi di spessore si incentiverà anche la presenza dei nati in Canada mantenendo, così, vivo, il legame tra i giovani calabresi e i giovani canadesi. Dobbiamo reinventarci un ponte che consenta a chi ci sta sopra di non rimanere fermo ma di scorrere e di approdare sulle due sponde per rinnovare il vecchio facendolo diventare novità e tutto questo deve coincidere con lo scambio tra calabresi emigrati. Sabrina Santacroce

Direttore responsabile:

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Tonino Carneri, Sonia Cogliandro

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14 EDITORE - No così srl via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

Le COLLABORAZIONI non precedute dalla sottoscrizione di preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I SERVIZI sono coperti da copyright diritto esclusivo per tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle rubriche in cui si esprimono giudizi o riflessioni personali, sono da ritenersi direttamente responsabili.

IL COCKTAIL: MINT JULEP, LONG DRINK

6 cl di Bourbon whisky 4 rametti di menta fresca 1 cucchiaino di zucchero in polvere 2 cucchiaini di acqua In un highball pestare delicatamente la menta, con zucchero e acqua. Riempire il bicchiere con ghiaccio tritato, aggiungere Bourbon e miscelare fino a che il bicchiere non si brini. Guarnire con ramoscelli di menta. n una ciliegina al maraschino. Ideato e realizzato da Nicolò Bolognino

IL DOLCE:

MOUSSE OREO Ingredienti per 4 persone: 400 ml di panna per dolci, 200 g di cioccolato bianco, 14 oreo biscotti. La mousse oreo è una crema super golosa da gustare al cucchiaio oppure da utilizzare nella farcitura di un dolce. Fondete il cioccolato bianco e lasciatelo raffreddare. Montate la panna e aggiungetevi il cioccolato fuso e 10 oreo biscotti frullati. Amalgamate delicatamente gli ingredienti. Servite la vostra mousse oreo nelle coppette decorando con un biscotto in superficie.


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SOCIETÀ

Ultime ore per il salone del Ciclo&Motociclo di Taurianova È ormai in pieno fermento la rassegna fieristica Ciclo & Motociclo che dal 16 al 18 Marzo, nella splendida sede fieristica del Centro Agroalimentare e del Legno messo a disposizione degli organizzatori dall’Amministrazione comunale di Taurianova guidata dal Sindaco Fabio Scionti, sta mostrando al grande pubblico le più interessanti proposte del mondo delle due ruote: a pedale, a motore ed elettriche. L’iniziativa vedrà il meglio delle produzione motociclistica stradale e off road con tantissime proposta di abbigliamento bici e moto stradale e off road.

Poesia musicale paesaggistica Mimmo Cavallaro e Pietro Cirillo, delle Officine Popolari Lucane, dopo la magnifica esperienza del Kaulonia Tarantella Festival 2017, si ritrovano per una poetica sessione di tarantella con vista sulla meraviglia del nostro ineguagliabile Mar Ionio.

Sarà per la prossima volta A tarda notte, al termine delle elezioni, abbiamo immortalato Antonio Cutugno, candidato alla Camera dei deputati con il Partito Valore Umano, che constatava con grande FairPlay la mancata elezione a questa tornata elettorale.

Grazie, Ida! Dopo circa 30 anni di duro lavoro, Ida Serra va in pensione. Ecco il passaggio di consegne all'ufficio protocollo del Comune di Siderno martedì 13 marzo, suo ultimo giorno lavorativo.


O P O C S L’ORO Nei prossimi giorni godrete di una condizione astrologica molto favorevole nella quale vi sarà difficile non sentirvi protagonisti attivi della vostra vita. Approfittatene per smaltire lo stress accumulato e mettete in mostra tutte le qualità che avete.

Senza credere alla kabala Il re dei presidenti di seggio di Siderno, Mimmo Barranca, anche quest’anno è stato in prima linea nello spoglio delle schede elettorali che, come di consueto, ha terminato in tempi record nonostante sia stato spostato alla numero 17!

Progressi pubblicitari Alla fiera della pubblicità di Catania, la nostra Francesca posa accanto a una modella vestita di sola carta. È proprio vero che la stampa e la pubblicità sono in piena evoluzione!

In amore avete bisogno di una persona che sappia confortarvi, ma ricordate che l’entusiasmo e la passione per la vita dipendono da voi. Cercate di non limitare le vostre capacità in base ai giudizi altrui. Siete voi i migliori giudici di voi stessi.

Avrete preoccupazioni determinate da prove importanti, ma dovete credere in ciò che sapete fare. Fortunatamente in amore vi muoverete in acque più serene, ma se siete single cercate di essere meno severi con voi stessi e con gli altri. Nessuno è perfetto. Preparatevi ad affrontare numerosi cambiamenti, ma anche a confrontarvi serenamente con gli altri, specialmente se hanno idee opposte alle vostre. Anche in amore ci saranno importanti novità, specialmente per quelle coppie che vivono in “friend zone”. Mettervi in gioco non vi costerà fatica, ma siate cauti in decisioni che potrebbero comportare difficoltà in altri ambiti della vostra vita. In amore, infatti, sarà necessario un confronto che avete rimandato da troppo tempo. Siate vicini al partner.

Di che colore è questa giunta? Filippo Musitano, assessore al comune di Bovalino, abbraccia Francesco Cannizzaro. Ai tempi dell’insediamento, la giunta Maesano ci era parsa appartenere a un’ideologia di centrosinistra. Oggi abbiamo qualche dubbio in merito.

Girati a sinistra Mimmo Bova giunge finalmente all’ultima tappa del suo viaggio alla spasmodica ricerca della sinistra. In questa foto, al fianco dell’ultimo baluardo del Partito Democratico regionale: il governatore Mario Oliverio, che accusa il colpo delle Politiche, ma continua per la sua strada.

Se avete affrontato un momento di crisi economica vivrete un salto di qualità che inciderà sul vostro benessere, raccogliendo i frutti del duro lavoro. Per contro in amore dovrete vedervela con un momento di stallo in cui si farà sentire una certa distanza. Avrete buone intuizioni che vi faranno sviluppare nuovi progetti con i quali vi renderete molto competitivi. Per contro sarete pervasi da un senso di confusione che tenderà a farvi chiudere un po’ troppo in voi stessi, trascurando i vostri affetti.

Fuga in incognito Emanuele Marando, Antonio Guerrieri e Alberto Brugnano, elementi di spicco del centrosinistra locrese, sono stati beccati dal nostro fotografo sotto le sventolanti bandiere del Comune di Siderno. Che stiano progettando un cambio di residenza in vista delle imminenti amministrative?

Forza, stanche ossa! Ci inviano in redazione questa foto di Enrico Barillaro, ex vicesindaco di Mammola, che posa in compagnia di Pino Longo, uomo che per tradizione famigliare rappresenta tutta Mammola, pronti a scendere in campo a fare gli sportivi nonostante l’età che avanza.

Farete non poca fatica a raggiungere gli obiettivi che avete in mente ma la fatica vi tornerà utile per il futuro. Tra Aprile e Giugno, infatti, vivrete grandi successi in ambito professionale se Pianificherete meticolosamente ogni vostra mossa.

È un periodo in cui vi sentite incompresi. Nessuno vi rema contro, ma forse siete voi a farlo. Nonostante certe difficoltà, verso il fine settimana inizierà una fase di recupero, in cui capirete che per realizzare certi progetti serve solo forza di volontà. Percepirete che siano stati riconosciuti i vostri meriti sul lavoro, ma nutrite ancora dubbi sulla vostra evoluzione professionale. Non abbiate fretta, perché gli impegni saranno sempre ripagati. In amore bellissime emozioni, ma non abusate della libertà.

Nostalgia pescata Angelo Macrì, ormai residente fisso a New York, non può fare a meno di rimpiangere il buon pesce di Fra Fra, ospite la scorsa settimana del nostro Blob. Per questa ragione, in questa splendida foto, posa mostrando una gigantesca aragosta al nostro fotografo.

Settimana molto positiva e fortunata. Godrete di una grande forza di volontà, ma avrete preoccupazioni sul lavoro. Mettetevi alla prova e date il massimo: I vostri sforzi saranno senz’altro ripagati. In amore dovrete vedervela con dei ripensamenti del partner. La stanchezza vi farà sentire agitati e nervosi, ma non sottovalutate iniziative che renderanno importante un progetto a cui state dedicando tempo. Niente decisioni affrettate e, in amore, anche se l’affetto sarà sottotono, vivrete nuove emozioni col partner.



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