Riviera nº 13 del 25/03/2018

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Rredazionale

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A La Cascina 1899 il frutto del paradiso per ricette celestiali

Qualcuno lo ha definito frutto del paradiso. Per la scienza è il frutto della salute. Stiamo parlando del bergamotto, l'agrume più prezioso che da oltre 20 anni occupa un posto d'onore a La Cascina 1899. Qui, infatti, è stato scelto come ingrediente fondamentale per realizzare ricette raffinate e ineguagliabili. Dopo i panettoni e le colombe artigianali farcite con Crema al Bergamotto secondo un'antica ricetta esclusiva, la famiglia "Bergamotto" di casa La Cascina si è allargata con nuovi e irresistibili prodotti: dai torroni alle uova di Pasqua, dai liquori dall'inconfondibile e suadente aroma ai Babà al Bergamotto, dai Bergamaretti ai cioccolatini aromatizzati al bergamotto. Ultimi nati il Bergamolio e le Bergaramelle, le sorelline più piccole delle Bergagum. Si tratta, in ordine, del primo olio realizzato utilizzando l'intero frutto del bergamotto, non solo l'essenza, un olio profumato e delicato ideale per rendere uniche le vostre ricette; le Bergaramelle sono, invece, caramelle ripiene di vero succo di bergamotto di Reggio Calabria, senza zucchero e senza glutine, dal sapore rinfrescante come le Bergagum, le prime gustosissime chewing gum al bergamotto. Tutti prodotti genuini, di alta qualità, realizzati con un ingrediente, il bergamotto, che spicca per i suoi principi benefici per l’organismo e in particolare per la sua capacità di ostacolare il colesterolo cattivo e combattere i radicali liberi. Un agrume altamente vitaminico per essere sempre belli e in forma. Ma al di là delle sue preziose proprietà, il bergamotto ha un gusto unico e inconfondibilmente delicato e rende ogni ricetta de La Cascina semplicemente celestiale: la sublime bontà di questi gioielli di gusto vi farà toccare il cielo con un dito!

Bergaramelle le uniche caramelle ripiene di vero succo di bergamotto di Reggio Calabria, senza zucchero e senza glutine


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IN BREVE Le sigle sindacali hanno proclamato uno stato di agitazione, tanto più che, con lo spostamento degli uffici, 21 dipendenti saranno costretti a scegliere se trasferirsi a Catanzaro lontani da famiglia e amici o perdere il lavoro.

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la vetrina

Possibile che nessuno veda le storture della nostra politica? a quando è finita la campagna elettorale mi sto interrogando su quello che è successo in Italia, convinto di vivere una fase storica importante di cui ricorderemo le date tra qualche anno. Questa settimana sono stato colpito da due notizie, pubblicate dai media di tutto il mondo quasi alla stessa ora. La prima notizia ha colpito l’Europa perbenista, da repubblica.it “Francia, Nicolas Sarkozy indagato: finanziamenti illeciti dalla Libia”. L'inchiesta riguarda presunti fondi neri alla sua campagna elettorale del 2007. La storia della guerra in Libia e il fantasma di Gheddafi continuano a perseguitare Nicolas Sarkozy. L'accusa è “corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici”. La seconda notizia invece viene dagli Stati uniti, “Milioni di utenti Facebook spiati dalla società legata a Trump” il titolo del corriere.it. Carpendo da Facebook i dati di 50 milioni di cittadini Usa qualcuno ha tarato il messaggio politico da sussurrare all’orecchio di ognuno sulla base dei comportamenti temperamentali dedotti dalla loro attività sul web: siamo già a questo. Anche se queste due notizie fanno riferimento a Stati, personaggi e cause incidenti diverse, riguardano entrambe altrettante tornate elettorali e qualcuno che ha giocato sporco pur di vincere. Anzi, la vittoria a tutti i costi di queste due specifiche elezioni in anni diversi e in Paesi diversi, è il vero comune denominatore. Certo, molti potranno dire che già si sapeva, ma avere questo tipo di riscontro dà una scossa all’ipocrisia planetaria. Collegare, oggi, questi fatti alle ultime elezioni Italiane ancora fresche e di difficile comprensione può generare dubbi estremi. Possibile che nessuno Stato abbia pensato di finanziare uno dei candidati premier in Italia? Possibile che nessuno chieda alle forze politiche che hanno vinto chi li ha finanziati, e perché? Possibile che nessuno voglia sapere quali sono i motivi che generano questi finanziamenti-investimenti? Possibile che, invece, in Italia l’utilizzo dei social network sia stato fatto in modo legale? Possibile che se negli Stati Uniti si è arrivati a questo, in Italia il Re del Web Casaleggio, padrone del Movimento che ha vinto, abbia giocato pulito? Possibile che un soggetto che non ha maturato nella sua vita competenze specifiche su nulla, che non ha mai lavorato in una istituzione, che non ha mai avuto incarichi di governo, possa essere candidato alla guida di un Paese di sessanta milioni di abitanti? Veramente più scrivo più i miei dubbi diventano certezze. Ma ora vi voglio sottoporre alcune domande che riguardano la nostra regione. Possibile che in Calabria uno dei più forti gruppi politici degli ultimi decenni viene bloccato dalla magistratura per le comunali e per le regionali e poi si può presentare tranquillamente alle politiche? Possibile che Scopelliti e il suo gruppo facciano campagna elettorale con i propri candidati per la Lega senza che nessuno dica niente? Possibile che la Lega, che nell’aprile 2012 (quando era ancora Lega Nord) era finita al centro di un’inchiesta coordinata dalle Dda di Reggio Calabria, Milano e Napoli che dimostrarono come il Carroccio abbia per anni utilizzato i canali scavati dal clan De Stefano per accumulare all’estero un tesoretto in titoli e diamanti, possa tranquillamente fare campagna elettorale? Possibile che nessuno ricordi che a gestire le casse del Carroccio all’epoca era Francesco Belsito, Vibonese d’origine, salito in corsa sul carro dell’ex tesoriere leghista Maurizio Balocchi? E insieme a lui – dicono i pentiti – si sarebbe convertito in uno dei principali interlocutori finanziari delle ‘ndrine al Nord? Possibile che nessuno ricordi che un ex consigliere comunale della città dello Stretto, Giuseppe Sergi, vicinissimo all’ex governatore Giuseppe Scopelliti, chiamato in causa da diversi pentiti come “candidato di riferimento dei clan”, sia oggi proconsole di Salvini? Qui mi fermo, ma avrei tante altre domande relative alle stranezze che riguardano quest’ultima campagna elettorale e relative a tutte le forze politiche in campo. Ma le lascio per prossime puntate. Rosario Vladimir Condarcuri

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Da Catanzaro in giù, la Calabria non c’è più…

L’ultima riforma delle Pubblica Amministrazione ha convinto il direttore Giovanni Kessler a trasformare la Direzione Interregionale dell’Agenzia delle Dogane CampaniaCalabria nella Direzione Basilicata-Calabria. Oltre a un sospetto declassamento, questa decisione porta con sé il trasferimento degli uffici da Reggio a Catanzaro, isolando i principali porti e aeroporti della Città Metropolitana…

JACOPO GIUCA a Direzione interregionale dell’Agenzia delle Dogane deve essere spostata da Reggio Calabria a Catanzaro. È stata questa, sinteticamente, la sentenza che ha scosso il mondo della politica e dei sindacati reggini nell’ultima settimana. Per cercare di comprendere meglio le implicazioni di questa presa di posizione, è necessario innanzitutto specificare che l’Agenzia delle Dogane italiana è suddivisa in nove differenti dipartimenti che hanno specifica competenza su diverse aree vaste della nostra penisola. Non trattandosi di un ente squisitamente regionale, dunque, l’Agenzia è suddivisa in direzioni interregionali, che coordinano il proprio lavoro al fine di garantire il rapido svolgimento delle attività tecnico-operative necessarie allo smistamento e al controllo delle merci nei principali punti di accesso al nostro Paese. Ad oggi, la direzione interregionale che si occupa degli scali calabresi è condivisa con la Campania e ha le sue direzioni amministrative a Reggio Calabria e Napoli. Tuttavia l’ultima riforma della Pubblica Amministrazione avrebbe convinto il direttore Giovanni Kessler a modificare questo accorpamento, stabilendo che l’Agenzia della nostra regione debba essere accorpata a quella della Basilicata. La decisione non sarebbe affatto opinabile se non fosse che, attraverso questo cambio di assetto, si starebbe cercando anche di trasferire in toto gli uffici di Reggio Calabria in quel di Catanzaro, con la doppia scusante che il Capoluogo è, per l’appunto, punto di riferimento della Regione e che, logisticamente, si trova più vicino all’ente territoriale con cui saremo gemellati. Il tentativo di trasferire l’Agenzia delle Dogane a Catanzaro, in verità, è storia vecchia, che Reggio sperava di aver già archiviato grazie a una sentenza del Consiglio di Stato risalente al 2007, nella quale si poteva leggere che la scelta della sede da parte dell’Agenzia non è vincolata al Capoluogo di Regione e che, sulla base dei motivi di economicità e razionale organizzazione dei servizi, la scelta logica del suo posizionamento doveva essere effettuata in prossimità del maggior numero di scali. Forte di questa sentenza, a partire dal 2009, l’Agenzia

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delle Dogane di Reggio Calabria ha organizzato i propri servizi al fine di svolgere il più efficacemente possibile il proprio servizio, arrivando a contare, oggi, 110 dipendenti e l’iscrizione ai registri di ben 17 spedizionieri che potevano rapidamente raggiungere i Porti di Reggio e Gioia Tauro e gli scali aeroportuali della stessa Città Metropolitana e di Lamezia Terme. Anzi, proprio lo status relativamente recente di Città Metropolitana darebbe a Reggio Calabria un requisito in più per poter legittimamente pretendere che la Direzione interregionale rimanga nel centro, così come a suo favore giocano la presenza di uffici a essa dedicati e l’Aula Multimediale “Antonio Scopelliti” di recente inaugurazione, presso la quale già si stanno organizzando convegni e corsi di formazione. Eppure, secondo Kessler e la Direzione Nazionale dell’Agenzia, Catanzaro, lontana dai più importanti scali, con i suoi 36 dipendenti, sedi ancora da costruire e gravi criticità nei collegamenti, sarebbe pronta ad accogliere questo cambiamento storico, sul quale ancora sperano di poter dire la loro il sindaco Metropolitano Giuseppe Falcomatà e i sindacati, riunitisi nella giornata del 20 marzo proprio presso la sala “Scopelliti” per confrontarsi sulle contromisure da adottare prima che il Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan sottoscriva la proposta presentata da Kessler. «La situazione è estremamente delicata - ci ha spiegato Carmine Morelli, Coordinatore Regionale FLP Agenzie Fiscali - tanto più che siamo convinti possa nascondere una specifica scelta politica dietro le dichiarate esigenze amministrative. Quella del direttore Kessler di accorpare la nostra agenzia a quella della Basilicata è infatti una presa di posizione per la quale non ci è stata fornita alcuna giustificazione, che rende la nostra una regione di “seconda fascia” nonostante la presenza sul territorio di scali di primaria importanza. «Il nostro incontro di martedì - ha proseguito Morelli, ha voluto proprio cercare di coinvolgere le forze politiche territoriali, ma lo stallo di Governo in seguito alle elezioni politiche del 4 marzo, che impedisce ai nostri rappresentanti di presentare interrogazioni parlamentari con le quali potrebbero tenderci più concretamente una mano, ci mette ulteriormente in difficoltà. Per questa ragione, in attesa che si possa agire in maniera più concreta, abbiamo stilato un documento congiunto, sottoscritto dalle sigle CGIL, CISL, UIL, FLP, UNSA/SALFI e RSU, attraverso il quale proclamiamo uno stato di agitazione del personale della provincia di Reggio Calabria, tra cui figurano 21 dipendenti della Direzione Interregionale che, se il progetto di spostamento dovesse andare in porto, saranno costretti a trasferirsi. «La nostra speranza è che le nostre lamentele possano far riflettere Padoan relativamente alle conseguenze di una sua risposta affermativa. Troviamo inoltre assurdo, ed è anche questo elemento a farci supporre che questa scelta scellerata sia frutto della pretesa del politico di turno, che lo spostamento degli uffici venga fatto in virtù di una spending review che, tuttavia, ignora il fatto che a Reggio ci sia già una struttura consolidata, mentre a Catanzaro ci sarebbero ancora da costruire i locali».


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attualità www.larivieraonline.com

RIACE

L'antica torre rischia il crollo, l'allarme dei cittadini L'antica torre di guardia Casamona di Riace rischia di crollare. È l'allarme lanciato da alcuni cittadini e appassionati di beni culturali che segnalano il degrado del monumento e avanzano una richiesta di intervento immediato da parte della Direzione regionale del Mibact e della Soprintendenza per beni culturali e ambientali competente per territorio. La torre, realizzata intorno alla metà del 1500, è costituita da due stanze sovrapposte e in origine anche da un terrazzo merlato che, nel tempo, è stato praticamente cancellato. Attualmente, segnalano i promotori dell'iniziativa che sollecitano interventi di salvaguardia, le pareti della struttura sono crepate e tutto l'edificio rischia di cedere diventando poco più di un semplice rudere. Nell'istanza si sottolinea la necessità di un pronto recupero strutturale e di un immediato restauro storico della torre.

SCILLA

Minniti colpisce ancora, ma lo scioglimento di Scilla fa gridare allo scandalo Zavettieri

ercoledì il Consiglio dei Ministri, su proposta di Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento del Comune di Scilla per presunte infiltrazioni mafiose. L’ennesimo scioglimento da parte del Ministro dell’Interno è stato paragonato a un “ciclone che attira ogni cosa dentro il proprio “occhio” e spazza via tutti a partire da democrazia e libertà” da Pierpaolo Zavettieri, sindaco di Roghudi, che ha difeso a spada tratta l’integrità dell’ex primo cittadino Pasqualino Ciccone affermando che la decisione del Ministro affosserà uno dei borghi più belli d’Italia. Zavettieri continua la sua nota affermando di non riuscire a immaginare che forma possa assumere l’ingerenza criminale “in un comune che vanta buoni amministratori e che per di più contribuisce a lanciare l’immagine della Calabria nel mondo come meta turistica e culturale”, tanto da convincersi “che lo Stato, anziché affiancare le amministrazioni locali in difficoltà, […] si comporta in modo ostile. A tal proposito, il grido d’allarme lanciato qualche mese fa dai 51 sindaci è la dimostrazione di come lo stesso Stato […] ci consideri tutti (o quasi!) presunti soggetti controindicati”, una condizione, conclude Zavettieri, che fa sì che “fiducia e speranza nel futuro di questa Regione vadano via via scemando!”

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REGIONE CALABRIA

Nasce l’AIC: nel direttivo anche tre sindaci della Locride La nuova Autorità Idrica della Calabria sarà delegata a risolvere i problemi legati all’erogazione dell’acqua corrente e alla depurazione nei nostri comuni.

Lo scorso 17 marzo si è svolta l’elezione dei membri dell’Assemblea dell'Autorità Idrica della Calabria, ente pubblico rappresentativo di tutti i comuni calabresi al quale sono state conferite le funzioni di programmazione, organizzazione e controllo sull'attività di gestione del servizio idrico regionale. A questo ente saranno cedute tutte le competenze relative all’erogazione dell’acqua corrente e della depurazione precedentemente suddivise tra Regione e Comuni, una nuova organizzazione burocratica del settore che dovrebbe finalmente permettere di superare la frammentazione del sistema

idrico responsabile, in passato, della gran parte dei disagi subiti dai cittadini. Sempre grazie a questo nuovo organigramma, inoltre, si spera di poter finalmente arginare l’annoso problema della depurazione, particolarmente evidente soprattutto durante la stagione estiva. I Componenti dell’assemblea, è stato comunicato dal Commissario dell'Autorità Idrica della Calabria Domenico Pallaria, saranno quaranta, equamente suddivisi tra le diverse province della nostra regione e selezionati tra i sindaci di altrettanti comuni. L’alta affluenza alle urne da parte dei primi cittadini di tutti i comuni calabresi, gli unici aventi diritto al voto in questa tornata elettorale, è stata accolta con enorme piacere dal governatore Mario Oliverio, che ha letto in questo dato la grande sensibilità degli amministratori locali sul tema. All’esito dello scrutinio, l’area di competenza della Città Metropolitana di Reggio Calabria, che pure è stata quella presso la quale si è fatta registrare la minore affluenza, assestatasi poco al di sotto del 60%, ha potuto vantare dieci rappresentanti, tra i quali figurano i primi cittadini di ben tre comuni della Locride: Monasterace (Cesare De Leo), Roccella Jonica (Giuseppe Certomà) e Siderno (Pietro Fuda).



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IN BREVE

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Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, dopo averlo annunciato nel corso dell’innaugurazione del nuovo teatro comunale, mercoledì scorso ci ha confermato la sua intenzione di ricandidarsi, insieme a tutta la squadra, alla guida della sua città.

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO E JACOPO GIUCA Qualcuno disse che, come succede alla tartaruga, la vita non si muove esattamente in fretta… si fanno dei progressi solo quando si tira fuori la testa. Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, alla città che ha governato in questi 5 anni, la testa gliel’ha fatta tirare fuori più volte. E mercoledì scorso ci ha confermato che ha intenzione di continuare su questa strada che conduce al progresso. Lo scorso 20 gennaio in occasione dell’innaugurazione del teatro di Locri, con grande sorpresa dei presenti, ha annunciato che insieme alla sua amministrazione si ricandiderà alla guida della città. Perchè fare un annuncio del genere proprio il giorno in cui vedeva la luce una grande opera incompiuta della città di Locri. Non è un po’ vincere facile? È stato un annuncio estemporaneo, non era programmato. Mosso dall’euforia di un momento di grande soddisfazione personale e politica ho voluto dire alla mia città che avrei riproposto la mia candidatura per continuare un percorso di rilancio, avviato in questi cinque anni, insieme a chi è rimasto fedele al progetto politicoamministrativo iniziale. Se oggi mi ricandido è perchè sono consapevole che è possibile ottenere dei risultati importanti nella città di Locri, è possibile completare le incompiute, è possibile cambiare. Che cosa non è stato portato a compimento nell’attuale gestione? Insieme alla mia squadra abbiamo fatto tanto, avremmo potuto fare di più, avremmo potuto fare meglio ma è anche vero che abbiamo lavorato in condizioni di particolare disagio, in quanto abbiamo lottato per evitare il dissesto economico-finanziario dell’Ente. Nel contempo abbiamo migliorato la qualità dei servizi di questa città. Ci eravamo prefissati l’obiettivo di dare a Locri la raccolta differenziata porta a porta, obiettivo in parte raggiunto dal momento che siamo riusciti a evitare situazioni di emergenza per quanto riguarda i rifiuti; nell’ultimo consiglio comunale abbiamo approvato il capitolo d’appalto e ritengo che da qui a sei mesi l’obiettivo sarà raggiunto in pieno. La sua squadra le ha rinnovato la fiducia o si sono persi pezzi nel corso di questi 5 anni? Abbiamo perso qualcuno all’inizio, ci sono state di recente delle incomprensioni con l’assessore all’urbanistica ma per il resto tutti hanno già manifestato la volontà di candidarsi, quindi la squadra si ripresenta coesa e compatta. Ci ripresenteremo sotto lo stesso simbolo, lista civica “Tutti per Locri”, proprio per dare continuità al nostro percorso. Una critica che le viene mossa dai suoi oppositori è che nonostante abbia realizzato diversi progetti importanti, non è riuscito a intercettare per il prossimo periodo politico nuovi finanziamenti per la città di Locri. Come risponde a queste accuse? A differenza dei miei detrattori, io faccio politica sempre perchè mi piace, non vado in letargo. Da quando ho avviato il mio percorso politico in questa città, aprendo un circolo di Alleanza Nazionale nel 2003, sono stato sempre sulla scena politica. A Locri c’è gente che esce dal letargo con l’approssimarsi delle elezioni comunali, e parla senza sapere di cosa. Anche in questo caso, ha perso l’occasione di stare zitto, in quanto noi abbiamo una serie di finanziamenti già ottenuti che verrano utilizzati dalla successiva amministrazione. Chi non vorrebbe mai avere come rivale? Per me uno vale l’altro. E c’è un motivo: io non mi presento ai cittadini per la prima volta, io sono il sindaco uscente. Mi presento ai cittadini con una serie di iniziative realizzate in tutti i settori, dall’ambiente ai lavori pubblici, dalla cultura all’aver restituito un’immagine più dignitosa alla città di Locri. Non dovrò dire ai cittadini “votatemi perchè se sarò eletto farò…” dirò, invece “ho fatto questo, se avete gradito il mio impegno h24, 365 giorni l’anno nei confronti di questa città ridatemi fiducia, a me e alla mia squadra”. Ci sono progetti ancora da realizzare che costituiscono l’approdo del nostro operato politico per questa città, vale a dire l’apertura di tutte le incompiute così da continuare a restituire dignità a Locri. E sottolineo continuare. Perchè non dimentichiamoci da dove siamo partiti: chi ci ha preceduto aveva abbandonato la nave, come Schettino. Noi ci siamo trovati di fronte una nave che stava affondando e l’abbiamo salvata. Oggi (l’intervista è stata realizzata mercoledì 21 marzo) è un anno esatto dal corteo di Libera a Locri contro le mafie. 25 mila persone erano accorse. Cos’è cambiato dopo questa colorata manifestazione antimafia? Più che una manifestazione colorata quella è stata una manifestazione importante, un momento di riconosci-

“Chi ci ha preceduto aveva abbandonato la nave, come Schettino. Noi ci siamo trovati di fronte una nave che stava affondando e l’abbiamo salvata”. mento delle tante vittime di mafia del nostro territorio. Non dobbiamo dimenticare quello che è stato il passato di Locri. Quando ero giovane non si poteva vivere tranquillamente in questa città, oggi sono cambiate tante cose, grazie all’impegno dello Stato e delle forze dell’ordine. Una volta c’era una maggiore sudditanza psicologica nei confronti dei clan, oggi fortunatamente non è così. Con questo non voglio dire che la ‘ndrangheta abbia alzato bandiera bianca: continuano a esserci i malavitosi ma dobbiamo far sì che diventino sempre meno, fino ad estinguersi. E invece degli autori delle scritte “meno sbirri, più lavoro” quelli che lei aveva definito “balordi” si è saputo più niente? C’è un’indagine in corso, noi avevamo intercettato delle immagini e consegnate a chi di competenza, le abbiamo anche rese pubbliche e qualcuno ci ha criticato per questo. In ogni caso, anche quel gesto è la dimostrazione che anche solo un deficiente è in grado di fare tantissimi danni. L’edizione del Tg1 di allora si era aperta con questa notizia e una manifestazione importante come quella di Libera è stata oscurata dalla scritta di un deficiente, non di certo della ‘ndrangheta. Se la ‘ndrangheta si riducesse a fare le scritte sui muri saremmo a Topolino. Sarà stato qualche ragazzotto o qualche movimento organizzato che non ha valutato, o probabilmente ha valutato, le conseguenze mediatiche del gesto. Lo scorso 10 marzo il Comune di Locri ha conferito la

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“Mi ricandido p figli e di tutti i f


MUSEO DI LOCRI

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Calabrese lancia il guanto di sfida a Malacrinò: "Ci prenderemo tutto ciò che ci spetta"

vrebbe dovuto essere inaugurato lo scorso 16 febbraio il museo statale di Palazzo Teotino Nieddu del Rio di Locri ma qualcosa è andato storto. Da Locri il motivo del ritardo è addebitato alle pretese "ingiustificate" del direttore del Museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, Carmelo Malacrinò, ma quest'ultimo nei giorni scorsi ha voluto sgomberare il campo da qualsiasi accusa. Il mancato trasferimento a Locri dei preziosi reperti risalenti all’età protostorica nella Locride non è responsabilità del MArRC. Mancherebbe, infatti, secondo Malacrinò, la sottoscrizione dell’accordo di valorizzazione tra Museo reggino e Polo Museale della Calabria. Il ritardo sarebbe da ricondurre anche alla mancata comunicazione al museo reggino dei referenti che si occuperanno del restauro dei reperti che, tra l’altro, risulterebbero ancora non inventariati. A queste giustificazioni di Malacrinò hanno risposto con una nota il Polo Museale della Calabria e il Museo Archeologico Nazionale di Locri. Per quanto riguarda “l’accordo di valorizzazione” tirato fuori da Malacrinò, il Polo Museale della Calabria, viste le indicazioni avute dalla Direzione Generale dei Musei, aveva preso atto delle direttive ricevute e esprimeva, dati i tempi ristretti, “la necessità di lavorare successivamente a tale atto, di natura puramente formale, trattandosi di due amministrazioni dello Stato e dello stesso Ministero che devono, come previsto dalla normativa, collaborare comunque alla valorizzazione dei beni culturali”. Quanto, invece, ai referenti che si sarebbero dovuti occupare del restauro dei reperti, Polo Museale e Museo di Locri

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ribattono: “Sembra opportuno precisare che i colleghi che lavorano nei laboratori di restauro, in specie quelli di Locri appartengono ai ruoli dell'Amministrazione del MIBACT e peraltro hanno già lavorato in occasione del restauro e ricomposizione della Kline bronzea oggi esposta nella sezione degli Italici dello stesso museo e in occasione dell’esposizione temporanea del cavaliere di Marafioti presso il Museo archeologico di Locri. Ciò detto appare, a nostro giudizio, irrispettoso nei confronti dei colleghi che qualcuno possa definirli ignoti". In merito alla mancata catalogazione dei reperti, invece, va fatto rilevare che "i materiali selezionati risultano catalogati con numeri inventariali statali ad eccezione di una minima percentuale costituita da minuti oggetti bronzei molto frammentari". Nei giorni scorsi, il direttore del Museo reggino ha, inoltre, dichiarato che nessuno lo avrebbe informato che la data di inaugurazione del Museo Archeologico di Palazzo Nieddu fosse stata fissata per il 7 aprile. A ciò Polo Museale e Museo di Locri rispondono: “La nuova data è stata fissata solo il giorno prima per rispondere alle pressanti e giuste richieste della comunità locale che ambisce di potersi riconoscere il prima possibile nel nuovo Museo”. Una lotta ad armi impari quella tra Reggio e Locri, che non costituisce affatto una novità. "Quando siamo riusciti a portare il cavaliere di Marafioti a Locri ci riferisce il sindaco Giovanni Calabrese - Malacrinò ha definito l'opera un ospite a Locri, ma l'ospite a Locri era lui: il cavaliere di Marafioti è il padrone di casa, oggi sta nel posto sbagliato! La politica ha consentito questo paradosso. Se noi avessimo avuto a Locri tutti i reperti di Reggio e che a Reggio sono fuori casa, oggi avremmo avuto un'attrazione turistica-culturale di livello. Perchè i Bronzi di Riace sono a Reggio e non a Locri che è il museo competente del territorio?". Ma forse i tentennamenti da Reggio vengono proprio da qui: si teme che se a Locri le si dà il dito, si prende tutto il braccio. "Ci prendiamo tutto, non solo il braccio - tuona Calabrese. - Ci prendiamo tutto ciò che ci spetta. Non possiamo essere a vita i coloni di qualcun altro. Questa storia deve finire. Assisto a convegni in cui la Locride viene descritta come un territorio dalle enormi potenzialità, e poi ci permettiamo di lasciare queste potenzialità agli altri...Vogliamo i nostri reperti che oggi sono fuori casa e non perchè siamo fanatici. Il cavaliere di Marafioti, un'opera conosciuta in tutto il mondo, ha fatto impennare le visite quando è stata a Locri. Il trasferimento, naturalmente, è avvenuto a spese nostre, del comune di Portigliola e del Fai. Anche in quel caso il direttore del museo di Reggio ha cercato di bloccare tutto, insieme alla politica che gli sta dietro. Ma noi non lo abbiamo consentito e non lo consentiremo in futuro. Oggi pretendiamo che vengano portati a Locri quei reperti sconosciuti che ci appartengono, rimasti per decenni negli scantinati del museo reggino, reperti individuati da un progetto scientifico che è stato approvato e finanziato. Ribadisco: ci riprenderemo quello che ci spetta dando fastidio a tutti coloro che non prestano la giusta attenzione a Locri e alla Locride. E il 7 aprile il museo statale di Palazzo Teotino Nieddu del Rio di Locri sarà inaugurato così come stabilito. Non arriveranno i reperti? Sarà inaugurato vuoto".

abrese:

per rispetto dei miei figli di questa città” cittadinanza onorararia a Don Ciotti. L’ultima cittadinanza da lei insignita è stata a Umberto Costamagna, fondatore e president di Call&call, e sappiamo com’è andata a finire. Dobbiamo aspettarci un “tradimento” anche da Don Ciotti? Ritengo che Umberto Costamagna non abbia tradito alcuna cittadinanza onoraria. Costamagna è un imprenditore che ha creduto in un progetto in uno dei momenti più bui della città, ovvero dopo l’omicidio Fortugno. Lui è venuto, ha conosciuto questa realtà, ha portato lavoro, ha assunto circa 500 persone a tempo indeterminato, un percorso che è andato avanti per un decennio. Poi, purtroppo, la crisi, in particolare nel settore dei call center, ha cambiato le cose. È stato obbligato per mancanza di commesse a fare una scelta dolorosa. Ci sono stati errori imprenditoriali, non c’è dubbio, ma non si può dire che non sia stato un benefattore. Ha avuto dei finanziamenti pubblici ma ha distribuito stipendi per 100 volte i finanziamenti ricevuti. Non è stato un prenditore, di quelli che prendono i soldi pubblici e scappano, è stato un imprenditore, lo è ancora perchè non dimentichiamoci che a Locri ha tuttora un’azienda con circa 250 dipendenti a tempo indeterminato. Dispiace che la politica non sia riuscita a salvare gli altri 250. A distanza di 15 giorni dai licenziamenti di Locri un call center a Milano ha licenziato 100 persone. È intervenuto il ministro Calenda, ha bloccato i licenziamenti e dato un incentivo all’azienda. Qui non è successo, qui la politica ha fatto chiacchiere. La stessa politica che ha devastato l’ospeda-

le, che non presta la giusta attenzione alla Statale 106, che non fa decollare il distretto turistico culturale della Locride. Chi sono questi politici? Tutti! Parlo in generale, di destra e di sinistra. Sono arrabbiato con tutti. Durante la chiusura della campagna di Forza Italia al Palazzo della Cultura a Locri, c’erano sul palco sei candidati - tutti eletti tra l’altro - e io ho detto: “Oggi sono qui e sono vostro amico, lunedì mattina sarò la vostra spina nel fianco”. A loro ho chiesto di realizzare le incompiute di questo territorio: l’ospedale, il prolungamento della 106 fino a Bovalino, progetto già avviato, il distretto turistico culturale, iniziato all’indomani dell’omicidio Fortugno, e un progetto che possa portare sviluppo, una sorta di zona franca che potrebbe essere realizzata allungando il perimetro della Zes, includendoci la Locride che diverrebbe così appetitosa per gli imprenditori. Per quanto riguarda, invece, la chiusura del Liceo Artistico di Locri, a seguito dell’indagine Euroscuola, e del Palazzetto dello Sport, che ha comportato il trasferimento dello Sporting Locrians, quali sono le colpe della politica?

Sulla chiusura del Liceo Artistico c’è un’indagine in corso. Quanto al Palazzetto dello Sport, è stato presentato dieci giorni fa il nuovo progetto ai vigili del fuoco e al genio civile: speriamo da qui a un mese di avere un parere perchè vogliamo riaprirlo. Oggi è lì abbandonato e tra qualche anno servirà un milione di euro per sistemarlo. L’ultima volta che l’ho intervistata mi ha confessato che fare il sindaco significhi non trovare il tempo di fare nient’altro, tanto che lei non riusciva a vedere sua moglie se non la sera alle 9. È riuscito nel frattempo a rimediare a questa trascuranza?

mio obiettivo è dare un futuro a loro, costruire un’immagine diversa di Locri. A me farebbe male un giorno che qualcuno dicesse ai miei figli: tuo padre è stato il sindaco di questa città e non ha fatto nulla. Assemblea dei sindaci. Cos’è cambiato sotto la guida di Rocca e Candia? Niente. Ho anche chiesto scusa a Giorgio Imperitura per i miei continui attacchi, ho capito che non era colpa sua. Avevo proposto la mia persona alla guida del comitato come una sorta di provocazione che, infatti, ha avuto il suo seguito: si sono tutti compattati attorno alla figura di Rosario Rocca. In un anno e mezzo, forse, si sono riuniti tre volte. Sono stati trascinati a Roma in quella manifestazione fallimentare e ridicola davanti a Palazzo Chigi, e qualche giorno dopo ho ottenuto io un incontro con la Lorenzin. Pur essendo del PD, ovvero del partito che era allora alla guida del del Paese, mi sembra assurdo che non siano riusciti a ottenere un incontro se non con l’uscere di Palazzo Chigi. Questo dimostra il fallimento del comitato e dell’assemblea dei sindaci. Non so se abbiano motivo di esistere così come sono strutturati. Da anni si parla di rimettere mano allo statuto ma è ancora tutto fermo. Non c’è coesione. È un’assemblea che, vuoi o non vuoi, è condizionata dai partiti di riferimento degli associati, perciò, quando il centrodestra, quando il centrosinistra, influenzano in modo negativo la vita dell’assemblea dei sindaci. L’ospedale è vittima di questo sistema: c’è un accordo tacito, demenziale, tra centrodestra e centrosinistra per affossare l’ospedale di Locri e di conseguenza la Locride. Non tutti hanno avuto il coraggio di prendere le distanze dai propri amici politici, come ho fatto io a cominciare da Scopelliti. La rottura di un rapporto trentennale con lui è dovuta proprio alla mancanza di risposte sul territorio. Come vede Locri tra 5 anni? La vedo come una città che avrà completato un percorso di cambiamento radicale a livello di opere pubbliche, di attrazione e di mentalità. I cittadini piano piano stanno cambiando modo di agire e ci stiamo liberando di vecchi modi fare, di essere e di pensare. Locri è già di fronte a un bivio: o torna indietro e fa un salto che la riconduce a trent’anni fa o sceglie la svolta e in quel caso si presenteranno le condizioni ideali di vita per i nostri figli: si ritroveranno in un posto completamente diverso da ciò che è stato, recuperando quel passato di prestigio che un tempo aveva questa città.

“C’è un accordo tacito e demenziale, tra centrodestra e centrosinistra per affossare l’ospedale di Locri e di conseguenza la Locride” Il problema non è che non riesca a vedere mia moglie, il problema è che non vedo i miei figli. Con mia moglie siamo stati fidanzati 18 anni, e siamo sposati da 15, quindi di tempo insieme ne abbiamo trascorso. Mi preoccupo dei miei figli e anche loro risentono della mia mancanza. Ma sono pronto a rifare questo sacrificio proprio per rispetto dei miei figli, e di tutti i figli di questa città. Il


25 MARZO - 08

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intervista www.larivieraonline.com

LA SETTIMANA

IL LOCRI IN SERIE D

La scorsa settimana il Locri Calcio ha conquistato l’accesso alla Serie D, un successo salutato con grande gioia non solo dal mondo sportivo, ma anche da chi crede che questo risultato possa promuovere il nostro comprensorio.

Non solo calcio, ma un progetto di aggregazione sociale e sviluppo economico

“Non abbiamo il merito esclusivo di questo risultato confessa Antonella Modafferi, - ma ci siamo limitati a capitalizzare quanto fatto da chi ci ha preceduto lavorando con grande oculatezza”.

Dopo 16 anni il Locri Calcio torna finalmente a far sentire prepotentemente la propria presenza nella Serie D, e lo fa non solo al termine di una stagione in cui in pochi sarebbero stati pronti a scommettere sul buon risultato della compagine allenata da Umberto Scorrano, ma al culmine di un campionato quasi perfetto, in cui si è presentata ad ogni appuntamento con una solidità mentale e fisica degna dei grandi club della massima serie. Per cercare di ricostruire la filosofia che si nasconde dietro questo epocale successo, abbiamo posto cinque domande alla presidentessa del Locri Calcio, Antonella Modafferi. Come si diventa presidente del Locri Calcio? Di solito credo ci si arrivi per mettersi in gioco, io l’ho fatto per passione e per “mozione popolare”. Due anni fa, infatti, il Locri si è ritrovato in una situazione difficile, senza nessuno al timone, condizione che ha convinto me e un gruppo di tifosi a rimboccarsi le maniche e risollevare le sorti del nostro Pegaso. La riconquista della Serie D dopo tanti anni nasconde ovviamente una grande preparazione pre stagionale. In cosa è stata differente quella di quest’anno rispetto a quella degli anni passati? Il lavoro che ha portato il Locri a questi risultati è il frutto degli ultimi quattro anni e non solo di quest’ultimo. Anche chi mi ha preceduto, infatti, ha svolto un lavoro ineccepibile, indubbiamente indispensabile a farci raggiungere questo traguardo oggi. Effettuando un passo alla volta, siamo riusciti a far maturare i tempi per il ritorno in Serie D, convincendo al contempo la gente a riavvicinarsi allo stadio e facendo breccia nel cuore di intere famiglie di locresi, che ci hanno seguito per tutta la stagione in casa come in trasferta, trasformando i nostri calciatori in idoli per i loro bambini. La maggior parte degli avversari attribuisce il vostro successo a una campagna acquisti faraonica. Come risponde a queste dicerie? Non è stato fatto proprio nulla di faraonico. Ci siamo semplicemente impegnati a effettuare una programma-

zione oculata, con un preciso piano di spesa, a cui abbiamo potuto far fronte grazie a noi soci ma, soprattutto, grazie ai nostri sponsor e ai nostri splendidi tifosi. È rispettando questa filosofia di lavoro che abbiamo effettuato il ponderato “acquisto” del Direttore Sportivo Fortunato Varrà, che ha saputo utilizzare perfettamente e con grande oculatezza il budget previsto, scegliendo i calciatori da inserire nella rosa come fossero tasselli di un puzzle. E i risultati si sono visti nei cambi, negli infortuni, negli imprevisti che si sono verificati nel corso del campionato. Come cambierà la storia del Locri e di Locri dopo il risultato ottenuto in questa stagione? Il Locri ha progetti futuri che cercheremo di realizzare. Il primo passo è quello di consolidare e confermare una società che in questi due anni si è dimostrata forte e unita. Naturalmente per poter raggiungere questo obiettivo ci serve l’ingresso in compagine di altre persone e, soprattutto, di imprenditori che vogliano investire in qualcosa che non è solo una partita di calcio, ma un progetto di aggregazione sociale e di sviluppo economico. A breve inizieranno anche i lavori di ristrutturazione dello Stadio Comunale di Locri, che diventerà uno dei più belli della regione e sono certa che anche questo progetto servirà a veicolare i nostri piani nella direzione giusta. Una domanda fuori tema. Non abbiamo potuto fare a meno di intercettare voci relative a una sua candidatura a sindaco di Locri durante le prossime elezioni di maggio. Solo dicerie? A dire il vero ho avuto diverse proposte da compagini politiche, ma credo che per poter gestire una cittadina come Locri ci voglia la giusta competenza e un’ottima cultura politica e gestionale, non bastano cuore e passione, anche se sono ingredienti sempre utili e che, nella mia esperienza di presidente del Locri Calcio, hanno contribuito a farmi raggiungere diversi traguardi. Jacopo Giuca

Prende forma la Commissione Pari Opportunità del Comune di Siderno. Lunedì, infatti, Alessia Ferraro, del Centro Democratico, è stata eletta presidentessa della Commissione. Sarà coadiuvata dalla giornalista Alessandra Tuzza e dall’assistente sociale Laura Rullo nel ruolo di vicepresidentesse.

A conteggi chiusi e seggi assegnati la Cassazione rettifica il verbale della scorsa settimana. Fausto Orsomarso e Fratelli d’Italia perdono nuovamente il seggio in favore di Forza Italia e Maria Tripodi. Caso unico della storia che riequilibra gli assetti di potere anche presso il Palazzo della Regione.

A Klaus Davi non è andato giù come la mini serie USA “The Assassination of Gianni Versace” ha trattato la Calabria. Secondo Klaus è assurdo ridurre il rapporto dello stilista con la propria terra a una storia di odio omofobo, una difesa inaspettata che fa anche riflettere su come siamo visti oltre i confini nazionali.

Un ufficio Vaticano avrebbe intimato a Monsignor Bregantini di non frequentare “personaggi calabresi che risultano schedati”. Un’intimidazione inquietante, tanto più che farebbe riferimento al medico Piero Schirripa, che con Bregantini istituì una comunità di recupero prima di finire al centro di un’inchiesta.



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La mia fanciullezza

Proponiamo di seguito la poesia della compianta concittadina Maria Teresa Marzano con cui negli anni '80 vinse la Farfalla d'Argento a un concorso nazionale di prosa e poesia.

La mia fanciullezza Rivivo con indelebile ricordo gli anni più belli, della mia fanciullezza: ero felice e spensierata; quando al crepuscolo di quelle sere d'oro il sole illuminava la collina, io mi arrampicavo su per la stradina dove c'erano mirtilli e le ginestre in fiore. Il profumo di erbe odorose, salvia, rosmarino e le farfalle che si posavano sui fiori e le lucertole che facevano capolino e, al sentir del flebile usignolo la melodia, si rallegrava il cuore, l'anima mia. Io raccoglievo fiori e li mettevo tra i capelli e sul petto, tornavo a casa che era quasi buio, la madre mi aspettava sulla porta prendendomi fra le braccia mi baciava e sorridendo mi diceva: tu porti la primavera a casa. Maria Teresa Marzano

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GIORNATE FAI A BOVALINO

Le navi dimenticate

Annamaria Delfino ripercorre la storia del Castello di Bovalino, al centro del programma odierno delle Giornate FAI di primavera.

A primavera svettano come baluardi e vessilli in festa i nostri castelli, arrampicati e fieri su rupi e colline, fioriti e agghindati di rampicanti e fiori selvatici che li onorano facendo tante volte dimenticare ai più sprovveduti la loro funzione costruttiva, che ne faceva i difensori di un territorio assalto degli “infedeli”. Sono tanti i Castelli di Calabria, ma quelli della nostra terra Jonica li conosciamo tutti, li vediamo ogni giorno e sono lì, fondali dei nostri tramonti e immaginario di noi bambine in cerca del principe. Si sa, per studi e notizie e analisi del territorio che tra loro i castelli fossero collegati.Che tra loro intercorresse un dialogo costante. Soprattutto di notte, nelle buie notti di paura a difesa dei Turchi venuti dal mare, il dialogo avveniva attraverso le piccole feritoie, le guardie si parlavano a distanza di km con le torce e le candele accese. Ne sono testimonianza i segni del fuoco acceso continuamente durante la notte sulle alte e piccole finestrelle del castello di Bovalino Superiore, l’Architetto Domenico Marfia e io, progettisti dell’intero centro storico del piccolo borgo e del castello, analizzando i resti, ormai depredati e smembrati, nel 2003 ci accorgemmo di piccoli dettagli che ci hanno permesso poi di ricostuire quella che era la vita, la linfa vitale che muoveva e animava quel posto dimenticato. Difatti i segni dei fuochi accesi erano per lo più verso la valle in quelle feritoie che guardavano verso il castello di Ardore, di fronte al Borgo di Bovalino. Era una vita frenetica in quei tempi, il castello di Bovalino edificato all’inizio del periodo normanno, intorno all’anno 1000 nel corso dei secoli fu più volte ricostruito e danneggiato. Un grande crollo lo distrusse quasi parzialmente nel 1222, i Turchi nel 1594 lo incendiarono, dopo averlo saccheggiato, portando via ogni tesoro e bene, anche dalle abitazioni dei poveri residenti. Nel corso dei secoli il terremoto lo danneggia in più parti, ma il danno più evidente, che ne deturpa la fisionomia e la vera essenza costruttiva, avviene attorno agli anni 60 quando viene squarciata totalmente una facciata per fare posto ad una strada di accesso al centro storico, si dice che la moglie del politico di turno si lamentasse per il giro troppo lungo per scendere alla marina e quindi? Abbattuto il castello e la signora è presto accontentata. Durante la nostra ricognizione per una buona analisi di restauro, ci salta agli occhi lo scempio effettuato dall’uomo che come sempre e più deleterio della natura stessa, più uragano delle intemperie e più terremoto del sisma peggiore. Ci accorgiamo che sono state tagliate dalla costruzione della strada le cisterne, che le tre torri sono ancora li ma ne manca una mai costruita che quel luogo ci ha incantati e ha per noi ha in serbo un regalo. Una sera in cui la luce del tramonto colpisce le facciate e rende più nitidi i solchi e le fenditure, ci accorgiamo che tra i blocchi di pietra l’intonaco attaccato parzialmente come la sottile cialda sui torroncini natalizi, mostra dei disegni incisi nell’impasto dell’intonaco, all’epoca delle decorazioni così fresco da permettere un tale lavoro. Sono navi, stilizzate, con i remi e le vele spiegate, alte e svettanti come una flotta che ne ha perse parecchie di rovinate e corrose dal tempo. Cosa ci fanno li, chi le ha disegnate e perché. Scopriamo, il collega e io, incuriositi e affascinati, consultando testi e disegni che sono navi anzi Galee, una forma definita durante il 1500, Galeazza veneziana, denominata cosi perché veniva costruita in cantiere navale veneziano che ne forniva le flotte. Cosa ci fanno delle Galeazze veneziane a Bovalino Superiore lo capiamo presto, studiando e ricostruendo l’epoca con l’aiuto anche del sovrintentendente di allora dottor Claudio Sabbione, che ci aiuta anche poi ad organizzare un convegno e una giornata di studio proprio sul Castello e i ritrovamenti da noi effettuati. Il mare Mediterraneo in quell’epoca era uno scena-

Se fosse un romanzo probabilmente sarebbe stato scritto da John Le Carré, l’ex agente segreto dell'MI6 e uno dei più famosi scrittori di romanzi di spionaggio al mondo. Ma forse quello che stiamo per raccontare non è una trama di un romanzo dove la spia venne “semplicemente” dal freddo. Anche se può sembrare un racconto di fantapolitica, si tratterebbe di un retroscena che potrebbe portare fino alla cronaca di oggi, ed esattamente alla morte di ex agente dell'intelligence russa morto ucciso dal gas nervino, che ha, in pratica compro-

tro le porte delle stanze del potere. Il 1924 è una data che non dice niente. Un anno anonimo tra la fine della Prima Guerra Mondiale e la Grande Depressione del 1929 e l’avvento delle dittature che porteranno al secondo grande conflitto mondiale chiuso con la spaventosa immagine dell’atomica. Ma è da quell’anno anonimo che prende il via una storia vera che potrebbe far cambiare, oggi, le sorti di intere Nazioni e sconvolgere l’equilibrio mondiale. Chiuso il conflitto mondiale nel 1918 la

messo i rapporti tra Gran Bretagna e Russia. Tra l’Europa del Patto Atlantico e l’ex Urss. Un Oceano in mezzo alla storia degli Imperi del passato e del presente che lottano per il dominio dell’economia globale. Al centro dell’Europa la Germania. Il territorio dove sono passati i destini di Imperi, attraverso scontri mondiali e distruzioni di massa e di assetti del mondo passati alla storia con tanti nomi, uno su tutti quello di “Guerra Fredda”, dove, a farla da padrona si inserivano gli scontri fra le migliori intelligence e le loro “spie” e il loro controspionaggio. Imperi che nascono e finiscono sotto una guerra a volte sotterranea, quella riservata die-

Germania è a pezzi. Dall’altra parte dell’Oceano gli Stati Uniti diventano sempre più la prima potenza mondiale, che in Europa trovano il contraltare nella Gran Bretagna, quella nazione che farà sempre la prima mossa sullo scacchiere del risiko globale. L’euforia della Borsa porta gli investitori di Wall Street ad investire in obbligazioni. La Germania che rilanciare la propria ripresa lancia una maxi operazione di acquisizione di dollari attraverso obbligazioni sovrane. La Repubblica di Weimar è al centro di una forte speculazione. Molti credono nella ripresa. C’è chi acquista quelle obbligazioni. Ma dopo il crollo della Borsa il mondo cambia e in

Imperi: 1924 – 2018

rio di battaglie e sanguinosi assalti da parte dei Turchi che cercavano di depredare e attaccare i paesi della costa, offendendo e saccheggiando i luoghi di fede e la Religione Cristiana. Viene organizzata lungo le coste calabresi, siamo nel 1571, una flotta di difesa del mare a tutela della Fede, con un centro di raccolta presso Tropea.La flotta effettua parecchie tappe, per rifornirsi e raccogliere uomini. Si unisce ai difensori della fede, anche un Bovalinese, il conte Vincenzo Marullo, zio del Beato Camillo Costanzo, che raccoglie un gruppo di abitanti di Bovalino Superiore e imbastisce una galea, fatta costruire proprio a Venezia, partendo e unendosi alla flotta che il 7 Ottobre del 1571 che durante la Battaglia di Lepanto scaccia dal Mediterraneo la flotta Turca portando alla vittoria la Lega Santa. Le navi disegnate sull’intonaco della torre sono uguali a quelle raffigurate nei dipinti della battaglia di Lepanto, fedelissime ai modellini di quelle imbarcazioni conservati nei musei navali. Ma chi le ha disegnate e perché? Il conte le fa disegnare forse al suo ritorno in ricordo di quell’evento dal quale pensava non fare più ritorno. Per ringraziare la Madonna fa costruire la Chiesa della Zopardo sempre nell’antico borgo. Oppure i disegni, sono opera di un manovale del luogo che volle celebrare la presenza del concittadino illustre in quella battaglia, disegnando la flotta vittoriosa sull’intonaco fresco. Una commemorazione della Fede difesa, come gli antichi Romani che nelle colonne incise da bassorilievi celebrano le vittorie sui popoli nemici. Tante le ipotesi, tanto ancora da studiare, piccole e grandi scoperte che aprono la porta ad uno scenario storico che non deve essere dimenticato e negato. Il Borgo in questi giorni finalmente, sarà meta di visitatori, essendo uno dei luoghi di interesse scelto dal FAI. Troppo tempo dimenticato il Castello di Bovalino superiore e i suoi tesori. Le nostre navi vanno salvate e messe in sicurezza prima che salpino per porti lontani senza ritorno, questa volta in una battaglia senza vittoria dove l’incuria e il degrado avranno vinto ancora una volta. Architetto Annamaria Delfino

Germania le svastiche di Adolf Hitler iniziano a guidare lo stato. Sembra che il Fuhrer abbia dirottato i dollari di quelle obbligazioni per riarmare la Germania. Fatto sta che per molti quei “titoli” sembrano diventare carta straccia con la guerra che si scatenerà e la disfatta del “Terzo Reich”. Sembrano. Dicevamo. Ma il futuro è strano. Quelle obbligazioni riemergono dal passato. Nel 2010 l’Associated Press svela i dettagli della vicenda che mette sul piatto «un “bottino” clamoroso, nell’ordine di grandezza del miliardo di dollari». «I discendenti di un gruppo di investitori americani in possesso di obbligazioni sovrane della repubblica di Weimar vecchie di 86 anni ha intentato una causa contro il governo tedesco per ottenere il rimborso dei bond insolventi». E’ quanto scrive Matteo Cavallito per “Il Fattoquotidiano” circa otto anni fa. Quelle obbligazioni sovrane, secondo la Germania, sarebbero state prese dall’Unione Sovietica che li avrebbe rimesse in circolazione sul mercato. In ogni caso per i tedeschi il denaro deve essere restituito dagli Stati Uniti. Per gli americani, al contrario, sono i tedeschi a dover pagare. Secondo Cavallito: «Il governo tedesco afferma di essere pronto a saldare le obbligazioni che non sono state rimesse illegalmente sul mercato dopo il ’45 – dopo una verifica complessa e, secondo gli americani, incapace di produrre risultati – ma si rifiuta tuttora di rendere pubblica la lista dei bond sottratti da

Mosca a suo tempo. Gli americani, sulla falsariga di quanto già fatto in passato per i bond della Cina pre maoista, minacciano di congelare gli assets tedeschi detenuti negli Usa fino a coprire la cifra del saldo totale». Sono passati otto anni da allora. Che cosa sta succedendo? Qui la storia si complica. Mettiamo che per puro caso chi si trova a detenere, perché ereditate, una o più di quelle obbligazioni sovrane di Weimar, non riesce a farsi riconoscere il corrispettivo in dollari. Ecco che entra in gioco l’Impero Russo di Vladimir Putin che avrebbe interesse a provocare uno scossone finanziario di una portata tale che potrebbe mettere a rischio l’economica americana, quindi quella mondiale. Come ? Basterebbe che i russi si facciano carico del pagamento, anche parziale, ma la cifra sarebbe sempre a nove zeri, del/dei bond ed ecco che sul tavolo delle trattative entrano in gioco non più gli avvocati dei privati possessori dei titoli ma le cancellerie e le diplomazie russe contro quelle dei Paesi occidentali. Chi trova quelle obbligazioni e li distrugge potrebbe ricevere un “premio” da Trump. Si può morire per molto meno nella guerra delle spie. La “scintilla inglese” è una prima mossa nello scacchiere degli Imperi. Tutto questo, forse, è la trama del prossimo romanzo di John Le Carré o la sceneggiatura del prossimo film di James Bond. Tanto per restare “al servizio di Sua Maestà”.



Rredazionale


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25 MARZO- 14

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LO ZIBALDONE

Ipotesi di governo

Proviamo a immaginare la forma di governo possibile a seguito delle consultazioni del Presidente della Repubblica. I primi segnali di probabili e possibili scenari elettorali cominceranno a intravvedersi con il primo atto ufficiale della nuova legislatura ovvero l’elezione dei Presidenti della Camera e del Senato. Già quelle potranno essere delle primissime cartine tornasole in vista del rituale che, dopo aver ricevuto la seconda e la terza carica istituzionale dello Stato e i presidenti emeriti della Repubblica, prevede la processione al Quirinale delle delegazioni dei partiti usciti dalla tornata elettorale del 4 marzo. 1ª Ipotesi: Il CDX promuove una campagna acquisti tra i parlamentari (il classico mercato delle vacche) - con i saltimbanchi Vespasiani, come De Gregorio – passato con disinvoltura dal PSI alla DC, all'Italia dei Valori, a Forza Italia -, Scilipoti, Razzi e via dicendo e in caso di buona riuscita propone al Presidente Mattarella, Salvini come Presidente del Consiglio. 2ª Ipotesi: Salvini rinuncia alla carica d Presidente del Consiglio. CDX & CSX propongono un governo di Salute Pubblica. 3ª Ipotesi: Il Movimento propone un governo di minoranza. I partiti tradizionali, furbescamente, accettano votando una fiducia tecnica, ricattando così di volta in volta il Movimento sulle votazioni alle Camere e ingabbiando in questo modo M5S in una sorta di limbo istituzionale, finendo, poi, con lo staccare la spina dopo un anno di legislatura, addossandone tutte le responsabiltà agli stessi. 4ª ipotesi: Il M5S propone un governo politico e organico con alcune forze politiche affinché se ne assumano oneri ed onori. Elezioni subito? Non penso, considerando che alcune forze politiche non sanno che pesci pigliare e sono atterriti dalla slavina dei loro votanti che hanno cambiato segno politico,oltre al fatto che molti non rinuncerebbero al lauto stipendio di parlamentare. Caro Di Maio, in tutta onestà mi sono sentito colpito dall'acredine con cui ti ha apostrofato l’ex Cavaliere: come può l’Italia finire nelle mani di uno che «non si è mai laureato» e «non ha mai lavorato un giorno in vita sua»? Ad onor del vero sembra che ultimamente voglia aprire la porta non per cacciarti fuori ma per metterti dentro. (Cicero pro domo sua). È vero che non sei laureato; ma neanche Salvini, la Meloni e Gasparri. È vero che hai fatto lo steward al San Paolo "per vederti gratis le partite" (è vero che è più comodo vederle da presidente rossonero nel cuore e giallo nel portafogli) ma non hanno lavorato anche la Meloni (consigliera provinciale da quando aveva 22 anni), Salvini (in politica da quando aveva 20 anni) e Gasparri (parlamentare dal 1992 famoso per la legge sul riordino del sistema televisivo in ossequio, si dice, al padrone Berlusconi). Senza dimenticare che non erano laureati Croce, Quasimodo, Marconi e altri. Anche Steve Jobs non lo è. Nel 1984, tu avevi 8 anni, arriva al Napoli Maradona, considerato il miglior n.10 di tutti i tempi. Nella classifica figura al quarto posto Baggio, il Codino divino. Purtroppo, per lui e per noi, ai mondiali del 1994 sbaglia nella finale contro il Brasile il calcio di rigore ed è per questo che viene ricordato. Nel 2019 si svolgeranno le elezioni per il Parlamento Europeo e, nel contempo, scadrà il mandato di Draghi alla presidenza della BCE. Ecco, permettimi un consiglio. Non ti infilare in un cul de sac perché, credimi, per uscirne ti ci vorrà, poi, un sac de cul. Tonino Carneri

CALABRESE PER CASO

La Calabria e i suoi Messia Non ritenendo più affidabili i politici calabresi di ieri che mediavano come buoni feudatari tra popolo e sovrano, il re politico ha pensato bene di far da sé. E poco importa se costui sia giunto dalle lande del Nord Calabria

on c’ è bisogno di leggere sulle pagine di un giornale nazionale o sui diversi rilanci online che ancora una volta un Salvatore è sbarcato in Calabria. E, altrettanto, non credo che ci possa meravigliare che comitati di cittadini, sia prima che dopo il voto, si affrettino a manifestare il loro pensiero di rivincita alla ricerca di chi, e in quale modo, possa loro o promettere qualcosa o affrancarli da una condizione dichiarata di marginalità. Capisco che siamo sotto Pasqua e che, probabilmente, la Settimana Santa in termini di salvezza sia iniziata con un leggero anticipo, ovvero il 4 di marzo. Tuttavia, ciò che mi colpisce è il come e con quale tempismo vi è chi ha promesso redditi senza lavoro e chi, terminate le consultazioni, è ritornato sui passi del suo Grand Tour per raccogliere il paradosso di vincere in terre contro le quali aveva costruito in passato il proprio successo politico. Insomma, se Pirandello fosse ancora tra di noi avrebbe avuto molto da scrivere e, forse, qualche nuovo personaggio avrebbe di certo trovato spazio nella sua fantasia. Ma Pirandello o meno, tutto questo ha un solo significato che a buona parte dei rispettabilissimi, nobili e passionari neomeridionalisti sembra sfuggire. E, cioè, il nostro modo di essere pronti a servire il liberatore di turno, meglio se forestiero. E, attenzione, ciò non riguarda solo la gente comune, ma anche la classe politica calabrese che sino a qualche elezione fa, ma ancora oggi per non perdere una sana abitudine, si era sempre fatta legitti-

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mare alterum pro domo da quella romana. Oggi però, forse non ritenendo più affidabili i politici calabresi di ieri che mediavano come buoni feudatari tra popolo e sovrano, il re politico ha pensato bene di far da sé. E poco importa se costui sia giunto dalle lande del Nord o sia un nuovo partenopeo cosmopolita postborbonico stellato o un neoproletario di una sinistra chic con il portafogli a destra. Ciò che importa per noi che pendiamo dalle labbra di chi ci conviene, è ancora una volta l’aspettare cosa ci daranno, cosa faranno costoro per evitarci di prendere, e non ri-prendere, in mano il nostro destino. Perché alla fine, ciò che emerge dalle foto e dai discorsi arringati per la circostanza, non è la vittoria di uno o dell’altro, ma l’ennesima consapevolezza di essere passati da buoni vassalli del principe a diretti sudditi del re politico. Una condizione comoda, che delega l’impegno, le idee, queste ultime difficili da mettere in campo e ancor più difficili da difendere e realizzare. Di fronte a tutto questo, le pagine e le foto delle masse che “fannu rota” all’ uomo politico della Provvidenza non dovrebbero meravigliare nessuno e per un motivo che non è di colore politico, ma bensì culturale se si vuole e anche di carattere, purtroppo. Siamo ancora così! Aspettiamo da decenni la nostra Pasqua, ma invece di confezionare il nostro uovo mettendoci dentro la sorpresa che vorremmo, e lavorando per raggiungerla, aspettiamo con comoda apatia che ancora una volta a celebrare la nostra possibile rivincita sull’inedia siano altri. Giuseppe Romeo

I BRIGANTI

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Caos di ruoli genera mostri Questo 2018 sta diventando davvero insostenibile: non passa settimana senza una notizia che abbia come protagonista una donna ammazzata brutalmente da un uomo, quasi sempre molto vicino a lei. Lo chiamano "femminicidio". C'è chi si indigna per l'uso sbagliato del termine, che in realtà non esisterebbe e che bisognerebbe solamente definire "omicidio". Già, perché se usiamo il termine femminicidio vorrebbe dire avvantaggiare la donna in qualche modo, e farla "salire su un piedistallo" che invece l'uomo, almeno in questo caso, non ha. Non si riesce ad ammettere neanche che in questo caso ci sia bisogno di un termine appropriato che sottolinei la volontà di vedere morta una determinata donna, perché questa è diventata una lotta del maschio contro la femmina. L'uomo in questione, però, ha una caratteristica: è un cocco di mamma e papà, è un protetto, cresciuto sotto una campana di vetro e mai messo di fronte a responsabilità che consentono di creare un carattere forte, in grado di sapersela cavare nella vita. Cosa sta succedendo alle madri e ai padri, che non riescono ad avere pugno fermo coi propri figli, i quali crescono ormai delicati e fragili, pronti a rompersi alla prima scossa? Anche le donne vanno perdendo il loro ruolo, perché non riconoscono più nell'uomo il ruolo di conquistatore, di padre che riesce a sfamare una famiglia e che forgerà altri uomini degni di questo nome. Di chi è la colpa se tutto è allo sbando, se tutto è in un grande calderone confusionario, se in questo caos l'uomo ne esce più scottato e barcollante? La società non aiuta, anzi forse è proprio quella a cui si devono imputare le colpe, perché è una società finta, che crea modelli finti, che illude e da' false speranze. L'uomo più delle donne ne esce sconfitto, non sa più dove sbattere la testa. Non sa più chi è. Comunque sia, in questo caos, sempre una femmina sarà a pagarne le conseguenze. Brigantessa Serena Iannopollo


GIUDIZIARIA

Narcotraffico e intercettazioni

CONVERSANDO

“Il vino calabrese, la grande nicchia” al Saracena Wine Festival

Della manifestazione che celebra il suo Moscato Passito non si è svelato mai abbastanza, sia per gli insoliti paesaggi che la compongono, sia per i grandi cambiamenti in rapida ascesa qualitativa nel comparto enoico. Un'occasione per prendere maggiore coscienza di quanto detto è stato sicuramente partecipare all’appuntamento, inserito nel programma ufficiale del Saracena Wine Festival sabato 24 marzo alle ore 17.30 all’Auditorium Orti Mastromarchi, animato da Luciano Pignataro giornalista de “Il Mattino” e direttore del blog “Lucianopignataro.it”. Intenditore dei vini del Sud, acuto osservatore della realtà meridionale vitivinicola, ha coordinato l’incontro su “Il vino calabrese, la grande nicchia ", spazio di confronto con produttori e istituzioni regionali. Guidati da Luciano Pignataro i protagonisti, Luigi Viola, presidente dell’Associazione produttori Moscato di Saracena, Nando Maisano, presidente della rete di produttori delle Vigne del Greco di Bianco, Cataldo Calabretta, portavoce della Federazione vignaioli indipendenti italiani per la Calabria, Demetrio Stancati, presidente del consorzio Vini Terre di Cosenza, Raffaele Librandi, presidente del consorzio vini Cirò e Melissa, Gennaro Convertini, presidente dell’Enoteca regionale Casa dei vini di Calabria, sono stati invitati a tracciare la mappa dell’esistente e lo scenario futuro di un settore in fermento. Ancorata tuttavia ai consolidati portabandiera Gaglioppo e Magliocco, che si sono distinti nella produzione da Sud a Nord della regione, la Calabria sta riportando alla luce un più grande patrimonio viticolo. I suoi antichi vitigni autoctoni, sopiti mai estinti, sono stati riesumati da sagge scelte produttive attente alla tradizione, rispettose del territorio e dell'ambiente attraverso fresche idee sul modo di fare impresa delle nuove leve e un rinnovamento nell’approccio al marketing e alla comunicazione. Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

Ruggine di Brancaleone VITIS VINIFERA L. Agli inizi degli anni ottanta del 900, constatai assieme a Bruno Casile di Cavalli di Bova, che non c’è più dal 1996 e al defunto dirigente scolastico Paolo Dieni di Motticella, che era ritornato da Torino per curare con amore i suoi vecchi genitori, unitamente a sua sorella Orsolina, che la battaglia per salvare le antiche varietà di grano del territorio era ormai persa, grazie all’impegno profuso dalla C.E.E., a favore di alcune varietà di grano modificate, tra cui il Patrizio, il Creso ecc., per cui dava il premio di produzione. Mi dedicai allora al tentativo di salvare il più alto numero possibile di varietà di viti del territorio, cercando di esplorare i vigneti marginali ormai boccheggianti e poi collocando le stesse in uno spazio unico dove potessero essere controllate e difese. Il percorso mi portò in tante aree della provincia di Reggio ed ebbi la fortuna di conoscere tanti meravigliosi custodi delle nostre tradizioni viticole, che ormai non ci sono più nella maggioranza dei casi. A Brancaleone cominciai a identificare le vigne più importanti, secondo il mio punto di vista e cominciai a visitare le ultime due che erano rimaste, legate alla tradizione e di queste cercai di salvare il numero più alto di accessioni. La più a portata di mano fu quella di Gianni Tutino, che coltivava la vigna di famiglia impiantata negli anni sessanta del novecento con l’utilizzazione solo di essenze del territorio, innestate nel campo su barbatelle con tralci raccolte nelle vigne più antiche che ora non esistono più. La vigna non era recintata ed era ubicata nella contrada Fischìa di Brancaleone, dove mi recavo spesso, avendo avuto l’autorizzazione da Gianni stesso a farlo. Egli mi aveva guidato svariate volte per mostrarmi le differenze tra le varietà ed ebbi modo di farmi un’idea delle accessioni presenti che cercai di recuperare anche se ebbi successo solo in parte, non riuscendo nell’intento di salvare tutta la raccolta ivi presente. Notai, studiando la vigna, che le accessioni presenti erano completamente diverse da quelle poi analizzate nell’altra vigna campione di Brancaleone Superiore, appartenente alla famiglia di Lillo Zampaglione, con l’unica accessione comune a tutte e due, costituita dalla Bagnarota. Gianni mi aveva spiegato che le viti della sua vigna erano state ricavate da altre antiche

È di questi giorni la notizia che una donna abbia ottenuto, dopo nove anni (leggasi: nove) il titolo di “Architetta” dall’Ordine degli Architetti. La cosa ha suscitato scalpore perché - ovviamente - l’italico maschio si sente affluire il sangue all’unico organo “pensante” del suo corpo, dito tra le cosce, al suono di una qualsia-

VERA DONOVAN SAYS si parola che finisce in “terra”. Le donne conformate, quelle con la sindrome della kapò o quelle infornate come biscottini industriali dal sistema culturale che le vuole sottoposte e felicemente sottoposte, si ribellano per vari motivi, uno dei quali, ampiamente condiviso dall’organo pensante maschile, è la frase “non si può sen-

prevalentemente presenti nell’area di Fischìa, mentre Lillo Zampaglione affermò che la sua vigna era stata formata prevalentemente con le viti della famiglia Canale, che all’epoca era la più antica di Brancaleone Superiore e che era stata impiantata prima della seconda guerra mondiale o nell’immediato dopoguerra. La differenza tra le due vigne risultò notevolissima con accessioni differenti tra loro, in quanto nella vigna di Gianni risultavano prevalenti le Tundarelle, sia bianche che nere, mentre nella vigna di Lillo Zampaglione erano presenti in prevalenza i Nerelli. Dalle analisi del DNA, eseguite dal Centro Sperimentale di Turi, da parte del ricercatore dott. Angelo Caputo, le Tunderelle bianche apparvero riconducibili alla Malvasia di Candia, mentre della vigna di Brancaleone Superiore di Lillo alcune risultarono dal profilo molecolare unico. Zampaglione con determinazione e con tanti sacrifici mantiene la vigna, mentre il suo campo aveva un valore in più in quanto era dotato di un antico palmento scavato nel tufo, per giunta collocato in un vano coperto trasformato in grotta. Agli inizi degli anni cinquanta del 900, i parenti di Lillo, possedendo un asino vollero preparargli un ricovero al chiuso e pensarono di ricavarlo, distruggendo le vasche che costituivano il palmento dentro una grotta artificiale e fu un vero peccato, in quanto, secondo la professoressa Alessandra Pecci, che insegna all’Università di Barcellona in Spagna , dalle vasche di vinificazione, se non fossero state distrutte, sarebbe stato possibile ricavare i marcatori molecolari ancora presenti e si sarebbe addirittura capito che tipo di uve nel passato erano state calcate nel palmento. Delle viti recuperate nella vigna di Gianni, interessò molto al dott. Caputo, la Ruggine, forse dal profilo molecolare unico, dalle cui uve si potrebbe ricavare un buon rosato; essa produce dei bei grappoli tendenti al rosa e delle foglie, belle, grandi, pentalobate e fortemente pubescenti. Il problema è costituito però dal fatto che la vigna di Fischìa intanto è morta assieme all’unica pianta di Ruggine che era presente, perché erano state piantumate in essa delle piante di ulivo, mentre d’atro canto, nel mio campo di conservazione sopravvivono solo tre viti di Ruggine di Brancaleone. Sono esse sufficienti alla sopravvivenza di essa? Orlando Sculli

tire, è cacofonico, suona male” ecc, declinato nella variabile scala di stupidità che accompagna queste cose. Bene, se così fosse la storia avrebbe dovuto bocciare chi scrisse “sao ko kelle terre” o Mozart, che scrisse alcune opere in tedesco e non in Italiano. E lo stesso italiano non si dovrebbe parlare, poiché dovremmo parlare tutti latino antico, anzi, meglio, greco antico, o forse ancora assiro-babilonese o la lingua gutturale delle popolazioni preistoriche. Dal sito Treccani (Treccani, ripeto, Treccani): “Può essere utile, in un panorama così mosso e in evoluzione, riprendere in sintesi le indicazioni suggerite da Cecilia Robustelli per la formazione dei termini relativi a professioni e cariche istituzionali (in Dizionario del 2012, di G. Adamo e V. Della Valle, in Treccani. Il libro dell'anno 2012, pp. 266-69, p. 269): - Le parole terminanti in -o, -aio/-ario mutano in -a, -aia/-aria: architetta, avvocata, chirurga, commissaria, ministra, prefetta, primaria, sindaca - Le parole terminanti in -sore mutano in -sora: assessora, difensora, evasora, revisora

Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene su una decisione dei giudici dell’appello di Reggio Calabria che, in precedenza, avevano sancito la sussistenza di una associazione dedita al narcotraffico operante tra la Locride e il Centro – Nord Italia. Per la Sesta sezione penale la sentenza impugnata : «ha fatto buon governo del quadro di principii da questa Suprema Corte stabiliti (da ultimo, v. Sez. 2, n. 19712 del 06/02/2015, Alota, Rv. 263544), secondo cui la prova dei reati di traffico e di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti può essere desunta non soltanto dal sequestro o dal rinvenimento delle sostanze, ma anche da elementi ricavati da altre fonti probatorie, come avvenuto nel caso di specie, con l'argomentato e specifico vaglio delibativo del contenuto delle intercettazioni puntualmente riportate in motivazione». Ed ancora i giudici romani ritengono che: «ai fini dell'identificazione degli interlocutori coinvolti nelle conversazioni intercettate, il Giudice non è tenuto necessariamente a disporre una perizia fonica, ma ben può utilizzare le dichiarazioni rese dagli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria che abbiano asserito di aver riconosciuto le voci di taluni imputati, così come qualsiasi altra circostan-

za o elemento idoneo a suffragare tale riconoscimento, incombendo sulla parte che lo contesti l'onere di allegare oggettivi elementi sintomatici di segno contrario (Sez. 6, n. 13085 del 03/10/2013, deo. 2014, Amato, Rv. 259478)». In linea con tale insegnamento, e avuto riguardo alla forma abbreviata del rito prescelto dagli imputati: «la Corte distrettuale ha ampiamente dato conto del riconoscimento vocale effettuato dagli operanti e degli accertamenti circa la verifica dell'intestazione delle utenze coinvolte, nonché degli ulteriori criteri utilizzati dagli organi investigativi per risalire con certezza all'identità degli interlocutori dei colloqui oggetto di captazione, e ciò ha fatto con valutazioni logicamente coerenti ed esaustivamente argomentate, come tali immuni dai vizi logico-giuridici oggetto del sindacato di legittimità in questa Sede propriamente esperibile». Le ragioni giustificative della responsabilità penale venivano desunti : « fra l'altro, dalla specifica divisione di ruoli e mansioni, dal tenore dei continui contatti telefonici fra gli imputati, dalla loro costante frequentazione, dalla circolarità delle informazioni, nonché dalla reiterazione delle attività criminose e dal ripetitivo modus operandi nella loro realizzazione». Del resto la Cassazione censura le difese laddove : «poiché la Corte distrettuale ha ampiamente dato conto, alla luce delle univoche risultanze probatorie offerte dalle attività di intercettazione e dai servizi di supporto investigativo, oltre che dai ripetuti sequestri di cocaina avvenuti all'esito dell'ascolto delle relative conversazioni, degli elementi costitutivi e delle specifiche modalità operative di una articolata struttura organizzativa dedita al narcotraffico ed essenzialmente attiva, attraverso efficaci e plurimi canali di rifornimento e smistamento, tra la Calabria, l'Emilia- Romagna ed il Veneto».

- Le parole terminanti in -iere mutano in -iera: consigliera, portiera, infermiera - Le parole terminanti in -tore mutano in -trice: ambasciatrice, amministratrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice - Le parole terminanti in -e/-a non mutano, ma chiedono l'anteposizione dell'articolo femminile: la custode, la giudice, la parlamentare, la presidente - Come sopra per i composti con il prefisso capo-: la capofamiglia, la caposervizio - Le forme in -essa e altre forme di uso comune vengono conservate: dottoressa, professoressa”. Speriamo che sia chiaro e che queste regolette, intuitive per chi ha logica grammaticale e qualche libro l’ha aperto in vita sua, vengano applicate almeno nei testi scritti, specie sui giornali. Vera Donovan passa e chiude per questa settimana.


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“ LIBRI

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Attualità

tItoLo LIBRo: LIBeRACI dAL nostRo pAne QuotIdIAno

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Le veRItà nAsCoste

Bruno Caccia è annualmente celebrato tra le vittime per mano ndranghetista. Il sicario fu sicuramente un uomo di ndrangheta ma gli ispiratori del delitto andrebbero ricercati nella magistratura.

AutoRI deL LIBRo: RoCCo BeRLoCo CAtegoRIA: sAggIstICA LARuffA edItoRe CIttà deL soLe edIzIonI

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Il leitmotiv dell’opera è l’uomo, l’umanità nel mondo d’oggi, che ha perso la strada ed è ancora vittima dei poteri statuali e occulti dei sistemi sociali, delle tradizioni di popoli in via di sviluppo, ma anche della cultura delle società industriali. e accanto all’accorato appello per la giustizia, la pace e la libertà vi è il racconto della genesi delle patologie sociali. tItoLo LIBRo: e venne IL gAtto AutoRe deL LIBRo: pAoLA sALvAdoR degAneLLo CAtegoRIA: nARRAtIvA CAsA edItRICe: RuBBettIno pRezzo €14,00

La 'ndrangheta, un “manto della Misericordia” per nascondere l’altra metà della luna

oggi come allora si tende a stendere una rete di protezione verso la penetrazione mafiosa tra gli “uomini delle Istituzioni” quasi che i fulmini debbano colpire solo le piante di basilico risparmiando le “querce”

ILARIO AMMENDOLIA Bruno Caccia era il procuratore della Repubblica di Torino quando la sera del 26 giugno del 1983, mentre portava a passeggio il cane, fu ucciso. Una volta a terra, i sicari si accanirono sparando non uno ma ben tre colpi di grazia. Erano tempi i cui lo Stato era impegnato contro le Brigate Rosse. La criminalità organizzata aveva buoni rapporti con parti importanti dello Stato. “Riina” comandava a Palermo, “Cutolo” contava a Napoli, la ndrangheta, molto impegnata nei sequestri di persona, operava quasi indisturbata. Così fu un gioco da ragazzi indirizzare le indagini prima verso le BR e, successivamente, verso i gruppi neofascisti. Alla fine si scoprì che fu un delitto di ndrangheta! Oggi ci sono strade, biblioteche ed edifici pubblici che portano molto opportunamente - il nome di “Bruno Caccia vittima della ndrangheta”. “Libera” lo celebra annualmente tra le vittime per mano ndranghetista. Resta una domanda: perché la ndrangheta avrebbe dovuto uccidere il capo della procura della Repubblica di Torino? Nell’ultimo lavoro di Paolo Mieli “Caos italiano” viene suggerita una chiave di lettura molto credibile citando il libro di Paola Bellone “Tutti i nemici del procuratore”, ed è questo un caso in cui la Storia arriva prima della Giustizia. Secondo l’autrice, Bruno Caccia era visto da molti magistrati collusi come un serio ostacolo alla rete di protezione di cui la ndrangheta godeva anche e soprattutto nella magistratura. Secondo i pentiti era “uno con cui non si poteva parlare”. Fu questo il motivo per cui si decise di toglierlo di mezzo. Se così fosse, avremmo il dovere di chiamare le cose con il loro nome. Il sicario fu sicuramente un uomo di ndrangheta ma gli ispiratori del delitto andrebbero ricercati nella magistratura. In verità anche allora, molti rapporti “ndrangheta-magistrati” furono accertati ma nei confronti di responsabili, gli inquirenti furono estremamente “indulgenti” quasi che si temesse di macchiare il buon nome della magistratura qualora fosse venuta a galla la verità. Sono passati tanti anni, che senso ha parlare di questa vicenda? I protagonisti sono morti oppure sono molto avanti negli anni e non è la verità sul “caso Caccia” che mi può interessare quanto mettere in evidenza come la ndrangheta, molto spesso, venga utilizzata come un “manto della Misericordia” per nascondere l’altra metà della luna. Oggi come allora si tende a stendere una rete di protezione verso la penetrazione mafiosa tra gli “uomini delle Istituzioni” quasi che i fulmini debbano colpire solo le piante di basilico risparmiando le “querce” Solo per esempio, ci sarebbe da riflettere sulle parole del PM Zucca a proposito dei responsabili delle torture nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz: “… fatte le debite proporzioni noi chiediamo all’Egitto di consegnare dei torturatori quando la corte europea dei diritti dell’Uomo, riconosce che non siamo

riusciti a identificare alcun torturatore, cioè le nostre forze di polizia non ci hanno consegnato alcun torturatore e i torturatori, si può dire, sono ai vertici delle forze di polizia...” E se questo pm avesse ragione? Ma, e per ritornare al tema, quanti “casi Caccia” ci sono stati e ci sono in Italia? Quante volte gli ndranghestisti si sono incaricati di minacciare, intimidire, uccidere per proteggere coloro destinati a restare “coperti”? È una domanda che resterà senza risposta. La ndrangheta non è delinquenza comune. La mafia, la camorra o la ndrangheta per essere tali hanno bisogno di stabilire buoni rapporti con le “classi dirigenti” di cui sono parte. Stabiliscono contatti con i politici disponibili e ciò è risaputo ma ciò non può assolutamente bastare perché tutte le mafie hanno bisogno di avere giuste entrature nella “forze dell’ordine”, nella burocrazia, nella magistratura. Il “caso Caccia” , per come viene fuori dalle pagine di Paolo Mieli, dimostra in maniera inconfutabile che mentre la “politica” viene - giustamente - sputtanata appena ci sono gli indizi, gli altri “livelli” di protezione e collusione restano quasi sempre impuniti. A Torino ma anche e di più a Locri e a Reggio o a Palmi. E in ognuno di questi tribunali ci sarebbe qualche caso da indicare a sostegno della nostra tesi. Rimane incompleta la targa “Bruno Caccia vittima della ndrangheta”, bisognerebbe aggiungere “su ordine di mandanti rimasti sconosciuti perché potenti”. Ma una “targa” così concepita non la vedremo mai fino a quando la filosofia mafiosa sarà egemone nelle classi dirigenti e il “partito” dei poteri che contano sarà molto più forte della verità!

È la storia di un giovane ebreo che lascia la sua famiglia a Leopoli in polonia, intorno al 1930, e giunge in Italia, a padova, dove si laurea in ingegneria. Ben presto, a causa delle leggi razziali, vive la tragedia di perdere lavoro e sicurezze, nonché, divenuto apolide, di venire imprigionato in un campo di internamento a ferramonti di tarsia. Questa prigionia, paradossalmente, gli salverà la vita... tItoLo LIBRo: IL fILo dI poRpoRA AutoRe deL LIBRo: vAnessA CRIConIA

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Quando nasciamo veniamo accolti... e chi ci accoglie per primo è l’affetto di una donna. Quella stessa donna che ci ha portato con sé ora si separa da noi e ci rende individui. Ma siamo ancora completamente dipendenti e quella dipendenza ci serve ed è la sola al mondo che ci farà bene nella vita. Cosa succede se non c’è accoglienza? Cosa capita in natura se questo immenso compito materno non viene portato a termine?



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cultura www.larivieraonline.com

All'appuntamento più glamour per gli appassionati della moda, Milena e Immacolata, due imprenditrici sidernesi hanno conquistato modelle, giornalisti, buyers e fashion blogger di tutto il mondo con gioielli estrosi

Da Siderno alla Fashion Week di Parigi: C

“L’unione fa la forza”

ome ogni anno Parigi chiude in bellezza il frenetico ed entusiasmante fashion month. Dopo New York, Londra e Milano, dal 26 febbraio al 6 marzo, la Fashion Week ha fatto tappa nella capitale più chic del mondo con un ricco programma di sfilate ed eventi. Anche quest'anno alla Ville Lumière sono accorsi giornalisti, modelle, buyers e blogger per assistere a show ed eventi organizzati dalle più grandi maison di moda. E in quella girandola di nomi celebri, di brand lussuosi ed estrosi, maison-simboli come Dior, Chanel, Louis Vuitton, Saint Laurent, Valentino, Miu Miu, c'era anche un pezzettino di Siderno. Sono partite insieme Milena Trapasso e Immacolata Giorgini. Per Milena è la seconda volta, quattro anni fa ci era andata solo con la sorella Sonia. Questa volta ha voluto coinvolgere anche un'amica: "Credo che Immacolata sia una delle poche, nel nostro territorio, ad avere tutte le carte in regola per essere definita un'im-

prenditrice a 360° - dichiara Milena. - Alla Fashion Week di Parigi non puoi andarci con chiunque ma solo con chi ha alle spalle un'esperienza forte e consolidata". "Io sono salita a bordo senza farmelo ripetere due volte - le fa eco Immacolata - ed è stata la decisione impulsiva più entusiasmante della mia vita". Grazie a Immacolata Giorgini alla Fashion Week di Parigi è approdato il salame calabrese! "Tante modelle delle case di moda più rinomate si sono fermate ad assaggiare il nostro anello con incastonata una succulenta fetta di salame. Tra queste Patricia Gloria Contreras e Meggy Pyaneeandee, Miss Ile-de-France. Quest'ultima mi ha chiesto persino una scatolina con l'anello da portare al fidanzato!". Anche l'elegante scatolina contenente il gustoso anello è made in Siderno: è stata, infatti, realizzata dall'estro e dalle capacità artistiche della Pigreco Communication, insieme al materiale informativo con cui è stata allestita l'esposizione di Immacolata.

Ai David di Donatello Jonas Carpignano stupisce con “A Ciambra”

Durante la cerimonia di consegna degli “Oscar italiani”, trasmessa in diretta su Rai 1 mercoledì in prima serata, la pellicola del giovane regista italo-americano Jonas Carpignano, “A Ciambra”, che racconta una storia ambientata presso la comunità rom stanziale di Gioia Tauro, si è aggiudicata ben due David. Si tratta di quelli dedicati alla

miglior regia, consegnato allo stesso Carpignano e per il miglior montaggio, andato ad Alfonso Goncalves. Ad aggiudicarsi il premio più ambito, quello per il miglior film, “Ammore e Malavita”, che conquista anche le statuette per la miglior attrice non protagonista andato a un’inedita Claudia Gerini napoletana, per la musica, i costumi e la miglior canzone originale. Bene anche il biopic di Susanna Nicchiarelli su la cantante e modella Christa Päffgen “Nico, 1988”, premiato per la sceneggiatura originale, per il miglior trucco, per le migliori acconciature e per il suono. “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, si aggiudica scenografia e fotografia, e due statuette sono andate anche al napoletanissimo cartoon “Gatta Cenerentola” a cui va il premio al produttore e agli effetti speciali. Miglior attrice protagonista Jasmine Trinca per "Fortunata" di Sergio Castellitto, mentre miglior attore protagonista è Renato Carpentieri per "La tenerezza" di Gianni Amelio. Delusione invece per il coraggioso "The Place" di Paolo Genovese, che non traduce in premio nessuna delle otto candidature.

Venerdì prossimo una giornata dedicata ai nostri legumi e alle nostre birre Venerdì 30 marzo, presso l’Agriturismo Fassi di Guardavalle Marina, si svolgerà il Progetto Legumical, che dedicherà un’intera giornata alla conoscenza e alla degustazione dei legumi del nostro territorio. In seguito al programma della mattinata, riservato ai soci del progetto e incentrato sulla una lezione relativa al riconoscimento delle antiche leguminose da granella calabresi, il programma aperto al pubblico inizierà alle ore 17 con una relazione di Giovanni Gatti relativa alla cooperazione tra piccoli operatori per organizzare i processi di lavoro comune e condividere impianti e risorse al fine di implementare il turismo rurale. Dopo il successivo workshop, alle ore 20 è prevista una cena a base di legumi e birre artigianali della Locride al costo di 15 €a persona. I birrifici ospiti saranno Beer Firm di Locri, Limen di Siderno e J4 di Caulonia.


EVENTI

Grazie a Immacolata Giorgini alla Fashion Week di Parigi è approdato il salame calabrese! Tante modelle delle più grandi maison di moda si sono fermate ad assaggiare l’ anello con incastonata una succulenta fetta di salame Milena ha, invece, proposto la sua linea di gioielli "Milena e Sonia Trapasso", alta gioielleria e gioielli fashion prodotti insieme alla sorella. "A conquistare tutti sono stati i gioielli della linea realizzata con il filo di ginestra. Chiunque si fermava a indossarli e a fotografarli". Tanti i giornalisti che si sono avvicinati incuriositi da queste esposizioni stravaganti e innovative nella meravigliosa Place Vendome, proprio accanto a le Jardin Des Tuileries, l'oasi di pace in cui ci si rifugia tra una sfilata e l'altra. "La stampa mondiale è passata da noi: Vogue America, Vogue

Arabia, Vogue Giappone, Marie Claire, Vanity Fair, Glamour, Grazia, Elle, Tatler, Il Sole 24 Ore... Non abbiamo avuto un attimo di tregua" - ci racconta raggiante Milena. Di fronte a lei Immacolata, con lo sguardo assorto e l'aria un po' nostalgica scacciata subito via dall'ansia di annunciarci il loro progetto: "Abbiamo un sogno, un sogno di una notte di mezza estate: portare un assaggio di Fashion Week nella Locride. Abbiamo preso diversi contatti e contiamo di realizzare un grande evento nel nostro territorio". La location dovrà essere un luogo in cui si respira l'arte e la storia. Noi abbiamo supposto come scena-

rio il borgo di Gerace o il castello di Roccella ma Milena e Immacolata non vogliono anticiparci nulla. Ci dicono solo: "Immaginiamo un grande evento, lo realizzeremo insieme, perchè se c'è una cosa che la Fashion Week di Parigi ci ha insegnato è che da soli non si va da nessuna parte: l'unione fa la forza!". Noi, da parte nostra, non possiamo che essere fieri di due donne così vulcaniche e intraprendenti e, rapiti dalla brezza parigina che ha invaso la redazione, accogliamo così il loro progetto: Ohlalà, c'est une idée très jolie! mgc

I Lions promuovono a Caulonia la conoscenza oltre l’apparenza

Continua il successo del “Festival della Cultura Cinematografica” che si pone come obiettivo la riscoperta di Francesco Misiano. Il programma, iniziato lo scorso venerdì presso la biblioteca “R.Scordo” di Ardore Marina, terminerà questo pomeriggio, domenica 25 marzo, alle ore 16:00, orario in cui è prevista la proiezione e la cerimonia di premiazione dei corti primi classificati e la consegna dei riconoscimenti a tutti i registi partecipanti.

Domani mattina, lunedì 26 marzo, alle ore 10:30, presso la Sala oro della Cittadella Regionale, sita in Viale Europa, Località Germaneto, Catanzaro, si svolgerà la presentazione dell’ultimo libro di Gioacchino Criaco, “La Maligredi”, edito dalla casa editrice Feltrinelli. Paride Leporace, Aldo Varano e Filippo Veltri intavoleranno con l’autore un dialogo in seguito al quale sarà proiettato il filmato storico “Le gelsominaie della Locride”.

In settimana il convegno del Club di Roccella Jonica che, presso la Casa della Cultura di Caulonia, ha illustrato, attraverso l’intervento degli esperti, come la conoscenza delle nostre bellezze artistiche possa permetterci di valorizzare al meglio il nostro territorio.

Presso la Casa della Cultura di Caulonia si è tenuta una partecipata e interessante manifestazione culturale promossa dai Lions Club di Roccella Jonica, con tematica “La conoscenza oltre l’apparenza: quando e come la Cultura diventa volano di sviluppo Turistico”, avente la finalità di evidenziare come attraverso la conoscenza dei monumenti e del patrimonio artistico si possa valorizzare il territorio della Riviera dei Gelsomini, ricco di storia e dalla cultura millenaria. Il Presidente del Lions Club di Roccella Jonica, Orazio Violante, che ha intrapreso un progetto che vede il Club attivo nel portare avanti e valorizzare le peculiarità del nostro territorio come obiettivo di riscatto sociale, culturale, occupazionale e turistico, ha introdotto l’argomento del convegno con una relazione che ha messo in evidenza che le opere d’arte possono celare dei simboli o dei codici con i quali l’artista vuole celare dei messaggi evidenziando ciò con la visione di un filmato laddove emerge che, alcuni ricercatori nell’analizzare la Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci, hanno individuato un messaggio simbolico nascosto. Il presidente del Lions Roccella precisa che, i relatori che interverranno metteranno in evidenza che anche sul nostro territorio sono presenti delle opere d’arte che celano messaggi nascosti e nello specifico si analizzeranno gli aspetti simbolici del Monumento funebre dei Carafa che si trova presso la chiesa Matrice di Caulonia, della Cattolica di Stilo e di alcuni monumenti del borgo di Gerace. Sono dunque intervenuti Armando Rossi, presidente del CO.RE, che ha sottolineato che la Calabria fu sempre, e probabilmente sempre sarà, luogo di sperimentazione sociale, artistica e culturale, l’architetto Marfia, che si è soffermato sul simbolismo urbanistico della città di Gerace che, nella sua forma planimetrica simboleggia la Gerusalemme, e sulla cappella dell’Odigitria che nelle

sue forme può rappresentare il tempio di Gerusalemme e la focalizzazzione dal punto di vista turistico dell’amministratore delegato del Porto delle Grazie Giorgio Sotira, che ha sostenuto come la “risorsa porto” possa rappresentare un attrattore e una porta simbolica sul territorio della Riviera dei Gelsomini. Ha concluso il convegno l’assessore alla cultura del Comune di Caulonia Domenico Campisi, che nel plaudire la notevole iniziativa del Lions Club di Roccella Jonica ha precisato che lo sviluppo e la conoscenza del territorio sono indissolubilmente uniti e non perseguibili singolarmente.

Meridione, una questione sempre aperta Studiosi e intellettuali interverranno nell’ambito della rassegna organizzata dall’Amminis trazione Comunale.

Il Comune di Siderno organizza una rassegna dal tema “Meridione: una questione sempre aperta” per dibattere con studiosi e intellettuali del Sud e delle sue problematiche mai risolte: dal ritardo nello sviluppo alla criminalità organizzata, dalla perenne sospensione tra spinta imprenditoriale e limiti che ne soffocano il successo. Gli incontri, in collaborazione con l’associazione culturale “Amici del Libro e della Biblioteca”, Libreria “Calliope” Mondadori e Libreria “Mag”, vedrà i seguenti appuntamenti: martedì 27 marzo, ore 18, Biblioteca comunale “La Torre”, Francesco Bevilacqua presenta “Lettere Meridiane” (Rubbettino). Giovedì 12 aprile, ore 18, sempre alla biblioteca comunale, Pantaleone Sergi presenta “Liberandisdòmini” (Pellegrini); venerdì 20 aprile, ore 18, Hotel President, Isaia Sales presenta “Storia dell’Italia Mafiosa. Perché le mafie hanno avuto successo” (Rubbettino) e “Le mafie nell’economia globale. Fra la legge dello Stato e le leggi di mercato” (Guida). Infine il 28 aprile, alla biblioteca comunale, ore 18, Simone Oggionni presenta “Le parole rubate”. Seguiranno altri appuntamenti nel mese di maggio.

Martedì 27 marzo, alle ore 18:00, presso la Biblioteca Comunale “A. La Torre”, sita in via Reggio 1, a Siderno, si svolgerà la presentazione del libro di Francesco Bevilacqua “Lettere meridiane Cento libri per conoscere la calabria”, edito dalla casa editrice Rubbettino. Dopo i saluti del sindaco di Siderno Pietro Fuda e del Presidente ALB Cosimo Pellegrino, Maria Teresa D’Agostino intavolerà un dialogo con l’autore.

La direzione di Confindustria invita gli associati a partecipare all'incontro che si terrà il 27 marzo, alle ore 10:30, presso la sede del GAL Terre Locridee Palazzo della Cultura, via Trieste - Locri, per discutere insieme al Presidente Nucera le opportunità offerte dai Contratti di Sviluppo, che rappresentano il principale strumento agevolativo dedicato al sostegno di programmi di investimento produttivi, strategici ed innovativi.



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Casa Surace è una social community nata nel 2015 grazie a un gruppo di amici e coinquilini che, con esilaranti sketch sugli stereotipi del Nord e del Sud, ha conquistato due milioni di fan sul web.

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Casa Surace: "Come combattere la disoccupazione al Sud? Trasformate in lavoro i vostri sogni"

"Casa Surace è un po' come la casa della nonna. Ha la chiave davanti la porta e può entrare chiunque, ma l'importante è che ti pigli 'na caramella!"

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Tutto ha inizio da una mattonella in un appartamento in affitto su cui c’era scritto “Casa Surace”. Non riuscendo a staccarla, un gruppo di amici e coinquilini decide che quello sarebbe diventato il loro marchio di fabbrica. Nasce così Casa Surace, divenuta oggi una social community con due milioni di fan sul web. A Casa Surace trionfano i valori del Sud, la vita dei piccoli paesi, il mangiare sano e... abbondante! Perchè non c’è magia più bella di una nonna che frigge dalle quattro del mattino! Nei loro video, i ragazzi di Casa Surace hanno rivisitato i classici Disney e i film di Hollywood in chiave meridionale, e così la scarpetta di Cenerentola diventa la scarpetta che si fa al Sud, quella col sugo, la Bestia quando si trasforma in un principe diventa un perfettino del Nord, in Shining al posto di Jack Nicholson c’è la mamma a sfondare la porta per far cambiare aria alla stanza, l’inferno scatenato da “Il Galdiatore” scatta al buffet di matrimonio e il musical “La La Land” finisce sulla Salerno-Reggio Calabria. Dissacranti e indomabili, i ragazzi di Casa Surace sono un’autentica forza della natura, in continua espansione. A chi appartiene casa Surace? Chi è oggi il signor Surace? Casa Surace è un po’ come la casa della nonna. Ha la chiave davanti la porta e può entrare chiunque, ma l’importan-

te è che ti pigli ‘na caramella! Quando avete iniziato esattamente cosa volevate fare? Quando abbiamo iniziato volevamo fare esattamente quello che siamo ora. Usciamo video e ci divertiamo. La vostra notorietà è cresciuta dopo aver lanciato “Il pacco da giù”, l’unica cosa in grado di unire Nord e Sud. Cosa c’è dentro? Dentro al pacco da giù sono racchiusi tutti i sentimenti del Sud. La nostalgia di una mamma che per mesi non vede il proprio figlio, il desiderio della famiglia di far sentire il proprio affetto attraverso le conserve e i taralli da giù, l’occasione per il nonno di far assaggiare ai nipoti il vino e l’olio nuovo e la possibilità per la nonna di farci risparmire 5 euro per comprare un gelato. Sempre a prendere di mira il nord e il sud, ma il centro? Quando il centro prenderà una posizione parleremo anche di loro. Nel tour estivo abbiamo già dimostrato che il Molise esiste! Siete riusciti a coinvolgere nei vostri video la nonna di uno di voi. Come l’avete convinta? Nonna Rosetta rappresenta la nonna di tutti. In realtà non l’abbiamo convinta perchè ancora non ha capito che quello che facciamo sono video. Per lei è tutto reale! Trovare lavoro al nord per una mamma del Sud è una tragedia. E avere figli che fanno video da lanciare in rete e che non vogliono essere definiti youtuber? Per una mamma del sud non è importante che lavoro fai ma se... HAI MANGIATO? Un buon seguito sul web permette di pagare l’affitto? Riusciamo a pagare l’affitto e il fine settimana non dobbiamo chiedere i soldi a mamma e papà per uscire con gli amici o la fidanzata. Quando pensate di iniziare a lavorare? Speriamo mai. La verità è che, per adesso, ci divertiamo tantissimo e non ci viene da definire lavoro quello che facciamo. Ogni mattina ci alziamo con il sorriso e con la voglia di dare il massimo. Siamo una bella squadra e dietro ogni video c’è un impegno quotidiano e intenso. Come risolverebbe Casa Surace il problema lavoro in Italia? Trasformate in lavoro i vostri sogni e non abbiate paura di fallire. Se ci siamo riusciti noi, ci può riuscire chiunque! Avete intenzione di uscire dal mondo della rete? Sicuramente sarà uno degli obiettivi futuri, però nonna già ci ha avvertiti: se uscite dalla rete mettetevi la maglia della salute!

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Tonino Carneri, Sonia Cogliandro

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PAPRIKA Ingredienti per 4 persone: 600 g di carote, 200 g di patate, 1l di brodo vegetale, 30 g di burro, una punta di paprika dolce, 1 limone, formaggio grattugiato, sale, pane scuro. Portate a bollore il brodo vegetale (preparato con carote, sedano e cipolla) e versatevi le carote grattugiate, le patate tagliate a cubetti, la paprika, il sale. Cuocete per mezz’ora, poi frullate utilizzando un frullatore a immersione. Unite il burro, il succo del limone filtrato. Cospargete le fette di pane scuro di formaggio grattugiato e ricopritele con la minestra di carote. Servite la vellutata di carote alla paprika completando con un filo di olio extravergine a crudo.

IL COCKTAIL: TOP CORN Ingredienti 40 ml Martini bitter 1972, 20 ml Martini Rubino Riserva, 10 ml liquore espresso Galliano, 5ml Laphroig 10 yo, 5ml sciroppo di pop corn. Mettere tutti gli ingredienti in un mixin glass di vetro, mescolare bene per 30 secondi per ottenere una diluizione del 20% circa. Versare in una coppa e decorare con delle caramelle al caffè e dei marshmallow. Servire con dei pop corn aromatizzati al caffè.

IL DOLCE:

TORTA DI BISCOTTI Ingredienti per una tortiera da 20 cm di diametro: 400 gr di frollini, 180 ml di acqua tiepida, 120 gr di zucchero, 100 gr di burro, 50 gr di cacao amaro in polvere, 40 gr di noci. Sminuzzate i gherigli di noci con un coltello e i biscotti con le mani, mescolate lo zucchero con il cacao e aggiungete l’acqua tiepida in più riprese. Mescolate per amalgamare il tutto. Aggiungete il burro sciolto e il cioccolato ai biscotti continuando a mescolare. Foderate il fondo dello stampo (con apertura a cerniera) e versate il composto, livellando la superficie con un cucchiaio. Coprite con pellicola e riponete in frigorifero per almeno 4-5 ore. Spolverizzate con zucchero a velo.Amalgamate delicatamente gli ingredienti. Servite la vostra mousse oreo nelle coppette decorando con un biscotto in superficie.


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SIDERNO: FIESTA 2018

Mondo Marcio

Poesia musicale paesaggistica Mimmo Cavallaro e Pietro Cirillo, delle Officine Popolari Lucane, dopo la magnifica esperienza del Kaulonia Tarantella Festival 2017, si ritrovano per una poetica sessione di tarantella con vista sulla meraviglia del nostro ineguagliabile Mar Ionio.

rapper di livello per l’attesa Pasquetta Sidernese Dopo Clementino, l’otto Settembre scorso, un altro rapper di livello internazionale approda a Siderno. Giunto al settimo disco, Mondo Marcio, rinomato rapper e freestyler, con milioni di copie vendute, un disco con Mina e le collaborazioni artistiche con Fibra, Bassi Maestro, chiuderà la due giorni sidernese in piazza Portosalvo. Siderno, nel suo concerto di punta, guarda certamente ai teenager, ai tanti giovani creativi appassionati di musica interiore, ma l’evento Fiesta dell’uno e due Aprile 2018, lungo l’intero Corso della Repubblica, prevede spettacoli per tutti i gusti…

Guarda chi si rivede Fa nuovamente capolino Federica Roccisano che, con Valentina Femia, abbraccia una sindaca calabrese intervenuta alla Giornata contro le mafie svoltasi a Vibo Valentia lo scorso 21 marzo.

In replica H24 Tornano alla ribalta i due Domenico di Siderno, protagonisti lo scorso 22 marzo del programma pomeridiano di Rai 1 “Zero e Lode”. Nell’attesa di un loro ritorno sul piccolo schermo vi invitiamo a recuperare le loro gesta su RayPlay!


Il Club per l’UNESCO consegna un premio alla carriera a Gerardo Sacco L’orafo delle dive, autore di pregiatissime creazioni orafe per importantissime opere cinematografiche e teatrali, premiato in tutto il mondo, ha ricevuto l’ennesimo riconoscimento alla sua brillantissima carriera. Il premio, fortemente voluto dal Club per l’UNESCO di Gioiosa Jonica presieduto da Nicodemo Vitetta, è stato consegnato presso le bellissime sale di Palazzo Amaduri in presenza delle figure istituzionali nella serata del 17 Marzo durante la presentazione del libro “Sono nessuno”, scritto a quattro mani con il Francesco Kostner. Ha dialogato con gli autori la Palma Comandè, che ha narrato con estrema professionalità al numerosissimo pubblico in sala la vita e l’infanzia, non certo

facile, dell’illustre personaggio. Dieci bellezze calabresi hanno sfilato con le eccezionali creazioni orafe e gli argenti del maestro ispirati alla tradizione e al patrimonio artistico calabrese, guidate dalla presentatrice della serata, l’elegantissima Luana Parisi. A rendere ancora più suggestiva la serata le magiche note della pianista Lucilla Vozzo e la superlativa voce della soprano Eleonora Pisano. Il maestro Sacco, visibilmente emozionato, ha ricevuto l’opera premio disegnata e realizzata dalla scultrice internazionale Mariella Costa. “I gioielli di Afrodite” il titolo dell’opera, rappresentante il profilo della Dea della bellezza, in ceramica antichizzata, arricchita da un gioiello artigianale in rame.

O P O C S L’ORO

Instradati al successo Marco Leonardi, Salvatore Striano e Lele Nucera si concedono un selfie per stemperare la tensione prima della consegna dei premi del Reggio Calabria FilmFest, la scorsa settimana.

Più lega per tutti L’aspirante premier e leader della Lega Matteo Salvino è stato accolto a Rosarno dalla sidernese Serena Multari che, inaspettatamente, ha effettuato un “outing” prevedibile per pochi.

Sindaco laureato Francesco Bruzzaniti, sindaco di Africo, pochi giorni fa ha conseguito con successo la Laurea presso l’università di Messina. È proprio vero che gli esami non finiscono mai!

Un voto per caso Pubblichiamo questo ritratto di Salvatore Ferraro mentre si cimenta nel suono della chitarra per il suo gruppo “Presi per caso”, in questi giorni finalista del Premio Musical Originale per il quale potete votare in un contest online.

L’erbivoro L’ex sindaco di Gerace Pino Varacalli, recatosi in visita alla Curia di Locri, ha chiesto al vescovo della nostra diocesi il permesso di poter raccoglie una preziosa e misteriosa erba che cresce spontanea nel giardino sul retro.

Davide statistico Davide Ruso viene intervistato dall’adetta ai sondaggi della Rai subito dopo aver espresso la sua preferenza il giorno delle elezioni. E noi che pensavamo che nemmeno avesse intenzione di I consigli dell’esperto votare! In questa foto con l’assessore di Taurianova Luigi Mamone, il nostro collega Pino Albanese fa pubbliche relazioni dando preziosi consiglio di viabilità, economia e convivenza politica!

Il tuo conto in banca forse non ti regalerà la Pasqua più serena degli ultimi anni, ma Giove protegge la tua sfera lavorativa e questa ristrettezza, se affrontata con la giusta riflessione, ti permetterà di cogliere opportunità che per adesso ti spaventano.

Questa settimana più che viverla la subirai e, anche se sul lavoro sarai perfetto, su tutto il resto è inevitabile perdersi pezzi. Per fortuna nel fine settimana Venere ti allieterà con la passione ritrovata e l’intesa recuperata con il partner.

Giove non ti darà neanche un attimo di tregua. Nonostante la fatica e il lavoro ‘no stop’, Mercurio si insedierà con dubbi e debolezze legate al tempo che togli alla famiglia. Weekend decisamente di ripresa di nuove forze, la quiete dopo la tempesta. Venere saprà sorprendere i single. Settimana che porterà con sé novità, imprevisti, opportunità e forse qualche cambiamento repentino. Fai attenzione alla tua forma fisica e attento alle delusioni lavorativa, ma Marte ti supporterà presto nella ripresa. Gioia in te, soddisfazione in chi ti vuole bene, invidia in chi cercherà, fallendo, di metterti i bastoni tra le ruote. Non tutti i buoni propositi andranno in porto, ma certezza importante rimane per te il lavoro. Venere ti regalerà passione. Settimana impegnativa su ogni fronte, soprattutto lavorativo. Urano ti porterà un carico di stanchezza di troppo, ma la tenacia che ti regala Marte non ha eguali. Lavorerai più dell’umanamente possibile ma non perderai il sorriso darai qualità al tempo libero. Ti piacerebbe cambiare e sperimentare nuove situazioni possibili. Se sei single è facile che tu decida di partire e andare molto lontano per metterti alla prova. Avrai il tempo per fare le tue scelte, ma non mancheranno sorprese di amici che non vedi da tempo. Non sarà una settimana felice perchè non sarai in gran forma fisica. Forse solo un crollo dovuto al troppo lavoro e alla troppa stanchezza, forse solo una influenza. Tieni duro, passerà e tornerai più forte di prima. Verso fine settimana ritroverai le energie. Dovrai ricaricare le pile le settimane che verranno. Questa settimana sarà tutto sommato lenta, ma a causa di Marte i nervi potrebbero essere un pò tesi, il che implica una predisposizione allo scontro anche per minuzie. Mantieni la calma e reagisci. Sarà una settimana intensa e complicata. Concentrati sugli affetti, sugli amici di sempre che forse non vedi da un pò, su parenti che non hai molto modo di frequentare. Dedica tempo al partner se c’è. La Luna ti darà tanta forza quanto desiderio di una sosta. Questa settimana ti porterà quella serenità che ti manca da tempo. Giove consiglia un pò di shopping emozionale, ma senza esagerare. Forse riuscirai finalmente a dedicare del tempo a quello che più ti piace fare. Saranno giorni pieni, intensi, ma sereni. Riposati, è l’imperativo della settimana. Quel modo tutto tuo di superare imprevisti, problemi, incognite, ritardi, anche questa volta, ti farà andare avanti a vele spiegate. Mercurio ti darà immensa forza e costanza, Venere la solidità dei sentimenti forti.



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