LA CONTROCOPERTINA
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uesta Pasqua, purtroppo, verrà ricordata più per i fatti di sangue che hanno colpito l’Europa che per il clima di festa che si è respirato per le nostre strade. Alla vicinanza che esprimiamo alla popolazione belga per gli attentati di martedì, si è aggiunto giovedì il cordoglio dell’intero mondo sportivo, costretto a dire addio al “Profeta del Gol” Johan Cruijff (1). Il più grande giocatore olandese di tutti i tempi si è spento all’età di 68 anni sconfitto dal cancro ai polmoni diagnosticatogli cinque mesi fa. Siccome vogliamo bilanciare il karma, alla notizia di un lutto contrapponiamo quella di una nascita: sarebbe infatti incinta Valeria Marini (2), che non si è fatta spaventare dai suoi 48 anni quando ha deciso di diventare mamma. Facciamo un salto nella massmediologia per parlare de L’Eredità (3), che questa settimana ha dedicato spazio ai primati del Regno delle due Sicilie mostrando al Paese che la storia supera la cronaca (e, a proposito di cronaca, la risposta alla domanda è “Primo Giardino Zoologico”). E a Bruxelles, durante il frenetici attimi di terrore di martedì, c’erano anche amministratori della Locride (4) impegnati a discutere in Parlamento Europeo l’erogazione di nuovi fondi. I nostri, grazie al cielo, erano lontani dai luoghi degli attentati e benché ci abbiano inondato di graditissimi messaggi in cui dichiaravano di stare bene, ancora nessuno ci ha detto che cosa hanno concluso con il loro rocambolesco viaggio! Dai rapporti politici internazionali passiamo a quelli regionali, dove con l’hashtag di #primalacalabria è stata annunciata la nomina di Mario Oliverio a membro della cabina di regia del fondo di sviluppo e coesione (5). Speriamo che i lavori siano più concreti di quelli svolti in altri ambiti! Dal serio al faceto, lasciandoci alle spalle cronaca, cultura e politica, in settimana ha tenuto banco sulle copertine dei giornali di Gossip il “mondano” contenzioso su chi abbia indossato per prima (e meglio) lo stesso abito tra la supermodella Irina Shayk e la cantante Selena Gomez (6). Magliette simili, ma con messaggi diversi, hanno invece indossato (nella vignetta di Camarotto) Barack Obama e Fidel Castro (7) che si sono incontrati a Cuba scrivendo finalmente la parola “fine” in calce al capitolo Guerra Fredda. Ancora lutto (ma di tutt’altro genere) è stato quello annunciato dall’Osservatorio Ambientale di Siderno (8) che, disarmato dall’immobilismo amministrativo che ruota attorno alla Diga sul Lordo, si è rassegnato alla sue perdita dedicandole alcuni versi della leopardiana “A Silvia” riadattati per l’occasione. E, a proposito di lungaggini amministrative: dopo 9 anni l’arbitro Antonio Dattilo (9) è stato dichiarato innocente in Cassazione per l’affaire Calciopoli, risultando innocente in merito all’accusa di frode sportiva. E se la bella Nosside (10) che si staglia dinanzi al ceruleo Jonio ci ricorda perché essere orgogliosi della Locride con i suoi bellissimi versi (“Straniero, se navigando ti recherai a Mitilene dai bei cori,/per cogliervi il fior fiore delle grazie di Saffo,/dì che fui cara alle Muse, e la terra Locrese mi generò./Il mio nome, ricordalo, è Nosside. Ora va’!”), Matteo Salvini (11) ci fa vergognare di essere italiani strumentalizzando la strage di Bruxelles in maniera così abietta che il popolo di internet ha pensato di sdrammatizzare inserendolo in opere d’arte e fotogrammi cinematografici per evidenziare meglio da quale colossale faina siamo rappresentati proprio al Parlamento Europeo. Alè. Jacopo Giuca
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UnaPasqua dallemille sfaccettature
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RIVIERA
ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
Le cosche in Lombardia in“platino” Il settore del c.d. “movimento terra” è stato, negli anni, uno dei punti strategici in cui si è inserita con forza la ’ndrangheta calabrese nell’hinterland milanese e, più in generale, in Lombardia. Una recente indagine è scaturita dal giustificato interesse investigativo per il settore del c.d. "movimento terra" nell'hinterland milanese e in territori delle attigue province di Pavia, Lecco e Monza. Infatti, tale settore economico (consistente nella fornitura di terra e ghiaia ai vari cantieri edili e richiedente un modesto know how gestionale) costituisce da tempo (come anche recenti indagini hanno significativamente dimostrato) il settore economico elettivo in cui le famiglie della 'ndrangheta esercitano il loro potere finalizzato al riciclaggio, all'ombra di imprese legali, e al controllo selettivo del territorio. L'interesse per detto settore di attività da parte della criminalità organizzata calabrese è ormai dato acquisito per gli organi investigativi essendo emerso con evidenza in altri procedimenti promossi dalla DDA milanese, alcuni dei quali già passati positivamente al vaglio dibattimentale o comunque del primo grado di giudizio davanti al GUP. Nella fase iniziale dell'inchiesta gli inquirenti si imbattevano nella figura di G. M., originario di Platì, pluripregiudicato per gravi delitti contro la persona e il patrimonio. Questi, infatti, era risultato intestatario di uno dei mezzi monitorati e impegnati nei lavori in corso di esecuzione presso un cantiere in provincia di Pavia. L’interesse investigativo (la tesi degli inquirenti era quella della continua infiltrazione in detto settore economico di imprese legate a vario titolo alla 'ndrangheta) veniva rafforzato dal fatto che il soggetto (pur in mancanza dei requisiti) risultava iscritto all'Albo degli Autotrasportatori di Reggio Calabria. Chiesta e ottenuta l’autorizzazione allo svolgimento di attività di intercettazione sulle utenze in uso a G.M. e ai suoi più stretti e abituali interlocutori, gli inquirenti accertavano l’esistenza di un rapporto di assidua frequentazione del soggetto con un suo compaesano e coetaneo C.A., anche lui originario di Platì. Un’intercettazione ambientale, in particolare, consentiva di acquisire importanti risultati investigativi che venivano poi rafforzati e implementati - come da protocolli investigativi anche mediante contemporanei servizi di osservazione e pedinamento, e in un caso (un omicidio) stante le confidenze rivelatrici fatte da C. a G. circa il movente, la dinamica e l’autore materiale dello stesso. L'attività investigativa dei carabinieri proseguiva sulla scorta dei positivi e pregnanti risultati della descritta attività di intercettazione e consentiva di delineare il contesto associativo di stampo mafioso nel quale tali nuove imprese criminali (commercio di stupefacenti - estorsioni subornazione di testimoni) venivano organizzate e realizzate. Gli organi inquirenti evidenziavano come le molteplici ed eterogenee attività illecite accertate e ricostruite nel corso delle presenti indagini (nell’arco temporale di circa due anni) erano poste in essere in ambito territoriale caratterizzato da radicata e persistente presenza egemonica di una famiglia di Platì e con l'efficace utilizzo da parte di alcuni degli indagati della forza di intimidazione promanante da detto vincolo associativo. Nella citata informativa riepilogativa i carabinieri illustravano in modo analitico e precisavano con meticolosità i rapporti di parentela e le innumerevoli discendenze originate dai capostipiti per annodare con un secolare fil rouge quelli agli odierni rappresentanti della famiglia d’origine platiese. Ciò con la finalità di sottolineare come la fama criminale (accumulata e accresciuta nel tempo in episodi nevralgici di violenza sopraffattrice e intemerata) sia di fatto stata trasmessa alle generazioni successive e consenta ai soggetti riconosciuti come membri di detta famiglia o come vicini a essa il concreto e calibrato utilizzo a fini di intimidazione degli estranei a essa che per qualsiasi ragione o accadimento entrino nel loro raggio di azione.
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DOMENICA 27 MARZO
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Rispetto all’anno passato la nostra regione ha triplicato il numero delle richieste di immobili da parte di acquirenti stranieri
Seconda casa in Calabria: dopo i sovietici, a Scalea arrivano anche gli alleati! rima sono arrivati i russi. Hanno piantato la loro bandiera bianca, blu e rossa negli stabilimenti balneari che sorgono lungo gli otto chilometri di splendida spiaggia intervallata da sinuose scogliere, e non si sono più mossi da lì. Anzi hanno convinto parenti e amici a raggiungerli, perché Scalea con le sue maestose pareti rocciose, le sue grotte naturali, il suo buon cibo e la sua gente li ha inevitabilmente conquistati. Il boom è scoppiato nel 2012 e nel giro di tre anni si sono registrati 200 nuovi allacci alla rete elettrica e a quella idrica. Ovunque sono comparse scritte in cirillico: sui cartelloni dei bar, delle pizzerie, dei negozi. Ma a quanto pare il fascino di Scalea sta mietendo nuove vittime. Secondo i dati elaborati da Gate-away.com, il portale immobiliare italiano dedicato esclusivamente agli stranieri che cercano una seconda casa in Italia, a Scalea è arrivata una nuova onda-
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ta di acquirenti questa volta from USA. Gli americani sono tra i più agguerriti nella caccia alla seconda casa nel bel paese e, se Siracusa conquista il podio delle città più richieste in assoluto, Scalea si aggiudica il secondo posto. Ma è in generale l’intera Calabria a essere scelta come meta prediletta dagli stranieri in cerca di una seconda casa. Rispetto all’anno passato, la nostra regione ha triplicato il numero delle richieste di immobili nel primo bimestre 2016. La top five dei Paesi da cui arrivano più istanze vede gli Stati Uniti al primo posto (27,29%), al secondo posto il Belgio (10,74%), seguito da Germania (10,29%), Regno Unito (9,17%) e Canada (6,71%). Sebbene il valore medio degli immobili valutati dagli americani si attesti attorno ai 338mila euro, il dato arriva a 380mila per la Sicilia e a 130mila per la Calabria. Questo perché in Calabria vengono richiesti più
spesso appartamenti rispetto a case indipendenti, come accade invece in Sicilia, ma soprattutto il borsino immobiliare della Calabria presenta quotazioni diverse, più convenienti. Ma qual è il profilo di chi ricerca una seconda casa in Calabria? Si tratta di persone con un bagaglio culturale medio alto, viaggiatori incalliti, che dimostrano un amore per l’italian lifestyle non solo perché attratti dalla moda e dal cibo, ma anche dalla natura, dalla storia e dalle tradizioni. Fra le probabili motivazioni che spingono gli americani a ricercare una seconda casa in Calabria, e in generale in Italia, c’è quella del desiderio del ritorno alle origini: circa il 30% dei cognomi di coloro che inviano le richieste sono italiani e si può presumere che l’interesse nasca dalla volontà di riscoprire o recuperare le radici della propria famiglia. M.C.
Marco Minniti ha trovato la chiave per combattere il terrorismo Capisco che non sia il caso di farci ironia e cercherò di non farla. Ma ritengo anche che non sia il caso di fare paragoni azzardati e di intrufolare autoincoronate, lanciatesi in caduta libera nel circo politico, quando si sta parlando di problemi di sicurezza internazionale. Si può prendere la parola a un tavolo allestito d'urgenza e al quale sono presenti tutte le "facce" della politica italiana per dichiarare che il livello di radicamento del terrorismo jihadista a Molenbeek è come quello della 'ndrangheta a Platì? A quanto pare si può. E a farlo non è stato Matteo Salvini, impegnato a Bruxelles nel suo "Io c'ero", come d'altronde tutto l'ambaradan della politica calabrese, ma è stato Marco Minniti, di Reggio Calabria, e non sottosegretario all'agricoltura ma sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alla sicurezza. Ma diamo l'assurdo per buono e chiudiamo entrambi gli occhi di fronte ai nemici della Calabria partoriti e cresciuti in Calabria. A questo punto, però, ne conseguirebbe che, se Molenbeek è come Platì e a Platì il problema 'ndrangheta sarà risolto piazzando sul trono Anna Rita Leonardi - come prontamente e orgogliosamente ha ricordato il capogruppo parlamentare Pd Ettore Rosato - i nostri hanno trovato la chiave di volta! Per sradicare il terrorismo jihadista basterà trovare una Leonardi anche per Molenbeek! Maria Giovanna Cogliandro
SALUTE
Il convegno di sabato 19 marzo ha evidenziato che i dati raccolti in merito all’incidenza dei casi di tumore nel nostro territorio sono in linea con quelli del resto del Paese. Se, da un lato possiamo tirare un sospiro di sollievo, tuttavia, dobbiamo ancora aspettare il pieno regime del neonato registro tumori di Reggio per avere dati certi e constatare che l’aumento dei casi, benché mondiale, c’è e deve essere contenuto cambiando lo stile di vita.
Incidenza dei tumo il problema è mon ella Locride si registra un numero di tumori perfettamente in linea con quello del resto del Paese. È questa la conclusione più importante del convegno Problemi ambientali e incidenza dei tumori, tenutosi lo scorso sabato 19 marzo presso la Sala del Consiglio Comunale di Siderno. L’incontro, anticipato dal sindaco Pietro Fuda con l’espressa preoccupazione che in Calabria si celi una seconda Terra dei Fuochi con la consapevolezza e la complicità del governo, ha visto l’esposizione delle relazioni tecniche di illustri dottori provenienti da tutta la regione, dinanzi a una nutrita platea di cittadini sinceramente interessati all’argomento. La prima relazione, a cura dell’ematologo e oncologo Pasquale Iacopino, ha cercato di spiegare le ragioni per le quali intercorre una così marcata differenza tra la percezione dell’incidenza tumorale nei cittadini di una determinata area e gli oggettivi risultati delle indagini scientifiche in merito. Accade molto spesso, infatti, che alle preoccupazioni della cittadinanza non corrispondano dati allarmanti a livello sanitario, una tendenza comprovata dai diversi grafici che il dottor Iacopino ha mostrato durante il suo discorso, che hanno dimostrato come, nella nostra area, pur essendo generalmente aumentati i casi di tumore, gli stessi non abbiano mai superato la media del resto del Paese, facendo rimanere la nostra Regione agli ultimi posti per numero di casi di cancro registrati in Italia. Vista la delicatezza del tema, ha proseguito Iacopino, la percezione dell’incidenza tumorale viene ingigantita da tutta la popolazione mondiale, sempre più consapevole, e conseguentemente preoccupata, di quali elementi possano essere alla base dell’insorgere di queste gravi patologie. Nel prosieguo della sua relazione, Iacopino ha comunque fatto rilevare l’effettiva tendenza dell’intero sud Italia a colmare rapidamente il divario dal settentrione in quanto a incidenza tumorale, sottolineando che, se i dati dovessero rimanere quelli registrati negli ultimi due anni, entro il 2050 l’incidenza sarà maggiore al sud rispetto al nord, con picchi enormi, com’è facile immaginare, in Campania. Considerato l’aumento della speranza di vita, inoltre, Iacopino ha sottolineato, in conclusione, che la perce-
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La percezione dell’incidenza tumorale viene ingigantita dalla popolazione mondiale ma sono le patologie rare o fulminanti che incorrono in soggetti di giovane età a preoccupare la comunità scientifica.
zione della società differisce così tanto da quella della comunità scientifica perché, se la prima si lascia impressionare da ogni caso di cancro, la seconda prende in esame solo quelle patologie rare o fulminanti che incorrono in soggetti di giovane (e spesso giovanissima) età, in merito ai quali i dati, fortunatamente, sono ancora sotto controllo. A completamento di questo primo intervento, la Responsabile del Registro Tumori ASP di Catanzaro Antonella Sutera Sardo, ha illustrato i metodi e le funzioni della registrazione oncologica in Calabria. Già avviata in altre zone della regione, la stessa sta finalmente partendo anche nella nostra provincia, che potrà avere dati completi e attendibili in merito all’insorgere del cancro nella popolazione residente. La dottoressa ha spiegato come il registro raccolga i dati su un campione consistente della popolazione per incrociarli con i registri nazionali e internazionali (come l’Agency for Research on Cancer) rilevando così non solo se vi sono picchi anomali nell’insorgere di determinate patologie, ma anche quali siano le più diffuse. Grazie a un sistema di calcolo che permette di mettere in relazione il numero dei decessi (o dei ricoveri) complessivi con quelli dovuti all’incidenza di una peculiare tipologia di cancro, nel corso della sua relazione la dottoressa Sardo ha rilevato come a un numero di casi nella norma a Locri faccia da contraltare un
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SE I DATI DOVESSERO
O R C N A C E N IO L IG D PA
RIMANERE QUELLI REGISTRATI NEGLI ULTIMI DUE ANNI, ENTRO IL 2050 L’INCIDENZA SARÀ MAGGIORE AL SUD ITALIA RISPETTO AL NORD, CON PICCHI ENORMI, COM’È FACILE IMMAGINARE, IN CAMPANIA.
ori: ndiale eccesso di tumori alla trachea a Palmi, Reggio Calabria e Gioia Tauro (dov’è anomalo anche il dato relativo ai tumori del tessuto linfatico). La successiva relazione del Dermatologo Vincenzo Schirripa ha quindi messo in evidenza come uno dei tumori più sottovalutati eppure più diffusi sia oggi quello delle pelle, derivato nella quasi totalità dei casi da dermatologie ambientali frutto dell’inquinamento (atmosferico o delle falde acquifere) dell’elettrosmog (le radiazioni prodotte da radio e tv, reti cellulari o microonde) e dai raggi ultravioletti prodotti dal sole che, con l’assottigliamento della fascia d’ozono che protegge il nostro pianeta, stanno diventando pericolosi per il nostro derma. Alla relazione del Pediatra Francesco Mammì, che ha illustrato come il cambiamento dello stile di vita abbia influito sul nostro DNA costringendolo ad adattarsi a un nuovo stile di vita che ci rende più forti dinanzi a determinate patologie, ma più esposti ad altre, ha fatto seguito la relazione conclusiva del Direttore del Pronto soccorso di Locri Giuseppe Zampogna, che ha relazionato in merito a una piaga dell’edilizia regionale: l’abuso di amianto. La struttura fibrosa di questo minerale che, adeguatamente lavorato ha permesso per decenni la costruzione di elementi edili di grande resistenza è, infatti, come noto, alla base di gravi patologie polmonari che possono essere trattate con successo ma non senza conseguenze per i pazienti. Il dato che più preoccupa la comunità scientifica, comunque, è relativo ai tempi di incubazione delle suddette patologie, che potrebbero insorgere di qui a decine di anni, facendo temere l’arrivo imminente di una terza ondata di casi oggi impossibile da prevenire. L’aumento dell’incidenza tumorale, insomma, è un fenomeno che interessa l’intero Paese e sul quale possiamo avere solo un minimo controllo, visto il mutare del nostro stile di vita e l’aumentare della sua speranza. Resta il fatto, come annunciato dal sindaco Fuda al termine dell’incontro, che si debbano continuare a svolgere analisi dettagliate e intavolare un discorso con regione e stato per prendere ogni provvedimento necessario a ridurre al minimo i rischi corsi dalla popolazione e invertire la tendenza alla quale faceva riferimento il dottor Iacopino durante il suo intervento. Il nostro destino è dipende da noi… Jacopo Giuca
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La Locride,“sta meglio” di Piana e Reggio città A sancirlo l’importante convegno organizzato a Siderno dall’aministrazione guidata da Pietro Fuda a Locride non è assolutamente un “Padiglione Cancro”, addirittura sta molto meglio di zone prossime a essa che presentano fattori di inquinamento e di rischio più alti. L’importante convegno sui tumori organizzato dall’amministrazione comunale di Siderno ha, paradossalmente, esorcizzato alcuni dogmi, riti e le dottrine fasulle, sicchè c’è ancora una speranza di svilupparsi e crescere, puntando sull’ambiente e sulla natura. Certo i tumori sono in crescita anche dalle nostre parti. Già dall’inizio l’ex primario di ematologia del riunite di Reggio Calabria, professor Pasquale Jacopino, è stato chiaro, in particolare quando ha calato nella sala gremita il termine inglese “cluster di cancro”, ovvero la comparsa anomala di “grappoli” di tumore in un’area geografica molto circoscritta, con una frequenza e una distribuzione inaspettata. Jacopino ha portato l’esempio degli Stati Uniti: allarme Cluster di Cancro, oltre settecento; riscontro oggettivo di causa effetto, dovuto a fattori ambientali anomali, uno. Ancora Pasquale Jacopino. «Un maschio su due viene colpito da tumore; le donne, una su tre». Così va nel mondo, ahinoi: il cancro impera dalla Nuova Zelanda all’Alaska ed è una malattia che spaventa, e la gente ha paura che la causa si trovi nell’ambiente e che possa colpire in modo indiscriminato anche persone indifese come i bambini. Ma la ragione principale è anche una sorta di ignoranza dei numeri. Alcuni tumori sono piuttosto comuni, ma nella percezione della gente sono comunque malattie rare. Basti pensare che, oltre all’oncologo Pasquale Joacopino, anche secondo le stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), una persona su due e mezzo, nei Paesi in via di sviluppo, avrà a che fare col cancro nel corso della propria vita. Questo spiega perché la comparsa casuale di un raggruppamento non è da considerarsi un evento impossibile, anzi.
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Dopo Iacopino, nella sala del consiglio sidernese, c’è stato l’intervento #spazzanubinereradioattive, della dottoressa Antonella Sutera Sardo, responsabile del registro tumori dell’ASP di Catanzaro, considerato attendibile sia a livello nazionale che internazionale. E non è cosa semplice essere attendibili su piattaforme ultra esigenti. Sempre con il metodo e i calcoli utilizzati per il territorio catanzarese, la dottoressa Sutera Sardo ha tentato un primo approccio statistico sulla provincia di Reggio Calabria: «La Locride registra minori casi dell’area reggina e, soprattutto, di quella della Piana di Gioia Tauro». In sintesi: la Locride è “più benigna”, presenta meno rischi ambientali degli altri, poiché è poco esposta all'inquinamento al traffico, sia ad altre interazioni o esposizioni. A pronta conferma di quanto sopra, nel primo pomeriggio mi è arrivato un messaggio di chi si occupa di questo tipo di statistiche tumorali. Lo giro ai lettori di Riviera, mantenendo la riservatezza di chi me l’ha inviato: «Per quanto riguarda l’incidenza tumorale i territori maggiormente da monitorare sono quelli della città capoluogo e della Piana, nella Locride non si registrano segnali particolari, che però non esentano dalla necessità di effettuare studi specifici su aeree intercomunali nelle quali viene rilevato un possibile rischio ambientale». Ecco. Ora il nostro compito è difenderci; è combattere contro la centrale a carbone di Saline, il rigassificatore di Gioia Tauro e votare SI al referundum per dire stop alle trivelle. Bisogna stare attenti anche sull’alimentazione, sicché consiglio una spremuta di limone, con mezzo cucchiaio d’olio extravergine e mezzo di bicarbonato di potassio al giorno, più una passeggiata sui nostri ossigenati lungomari o sentieri. In molti sostengono che sia un mix micidiale, addirittura una chemioterapia preventiva. Fortunato Calabrò
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Sviluppo
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Durante l’incontro tra i sindaci della Locride e i vertici della Regione Calabria è stato trattato un punto al quale, nel numero scorso, abbiamo potuto fare solo un breve riferimento: la possibilità, avanzata da Giovanni Calabrese e Pietro Fuda, che la Locride rinasca grazie alla valorizzazione dei suoi beni culturali. Il progetto c’è già, ed è del 2008. Si tratta solo di rispolverarlo e attuarlo.
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Locride, il territorio con più beni culturali in Italia IL PIANO DI RECUPERO
TERRITORIALE FU UN’IDEA DELL’ALLORA MINISTRO DEI BENI CULTURALI FRANCESCO RUTELLI E FU ACCOLTO DA CIVITA, CHE SPIEGAVA COME VALORIZZARETUTTO CIÒ CHE DI BUONO C’È NEL COMPRENSORIO
a proposta di Giovanni Calabrese di far ripartire il progetto “Distretto Culturale delle Locride” ha colto nel segno. Durante l’incontro tenutosi all’inizio della scorsa settimana a Catanzaro tra i sindaci del nostro comprensorio e i vertici della giunta regionale calabrese, il riferimento che il primo cittadino di Locri aveva fatto alla possibilità di rispolverare il progetto realizzato da Civita nell’ormai lontano 2008 ha catturato l’attenzione del presidente Oliverio. Il piano di recupero territoriale fu un’idea di Francesco Rutelli, allora Ministro dei Beni Culturali, e venne immediatamente accolto dall’associazione nata nel 1987 con il preciso scopo di dare nuova linfa vitale allo sterminato patrimonio ambientale e culturale del nostro Paese. Nelle novantasette pagine presentate ai nostri sindaci, Civita spiegava dettagliatamente come recuperare e valorizzare tutto ciò che di buono c’è nel comprensorio Locrideo, rilevando che il progetto sarebbe stato di facile realizzazione considerato, è pro-
prio il caso di dirlo, il terreno fertile su cui poggiava le proprie basi: un patrimonio paesaggistico mozzafiato e la più alta concentrazione di beni storico/culturali che si registra su vasta area nell’intero territorio Italiano. Come ciclicamente accade dalle nostre parti tuttavia, la bontà del progetto e gli elementi a disposizione non furono purtroppo sufficienti all’avvio dei lavori, che si arenarono per mancanza di buona volontà da parte di chi più di tutti avrebbe avuto interesse a far risorgere il territorio: i nostri amministratori locali. La mancanza di intesa tra i primi cittadini diede un freno al progetto infrangendo il sogno di chi, invece, nella rinascita territoriale a mezzo patrimonio artistico ci credeva davvero, cosicché, a otto anni di distanza, ancora non si è visto nulla di quanto di buono era stata pianificato. Fatta questa doverosa premessa, non deve stupire che la sopravvissuta attualità (e possibilità di attuazione) del progetto di Civita sia stata sapientemente tirata fuori come un coniglio dal cilindro di un prestigiatore in sede di confronto da parte di Giovanni Calabrese con il bene placido di Pietro Fuda. Ascoltate le parole dei sindaci di Locri e Siderno, il gover-
natore Oliverio si è immediatamente reso conto quanto il “vecchio” progetto potesse costituire quell’occasione di riscatto utile a far risollevare la Locride a tempo di record, strappandogli un «Facciamolo!» che ha meritato la standing ovation da parte di tutto l’esecutivo Corsecom di Mario Diano e degli operatori turistici di Jonica Holidays. Sull’argomento, comunque, ci è tornato in settimana anche il capogruppo PD in Consiglio Regionale Seby Romeo che, presente all’incontro di lunedì scorso, ha affermato in una nota stampa che l’incontro “ha restituito una serie di importanti proposte su cui lavorare per lo sviluppo socio-culturale ed economico del comprensorio. “Tra le più importanti e concrete - sottolinea Romeo - vi è stata quella dei sindaci Fuda e Calabrese di riprendere il progetto del Distretto culturale della Locride, idea che insieme al presidente Oliverio abbiamo subito accolto e condiviso”. Adesso, prosegue il capogruppo, non resta che vagliare nel dettaglio il papello di Civita e stabilire se (e dove) fare degli opportuni aggiornamenti, confrontandosi sulle motivazioni per le quali il progetto non venne reso
operativo già otto anni fa (abbiate il coraggio di ammettere il “vostro” campanilismo, cari sindaci) e quali debbano essere le condizioni di recupero e ripartenza dello stesso. Come è stato più volte sottolineato in queste settimane, la vocazione turistico-culturale della Locride è indubbiamente l’asso nella manica da sfoderare per sovvertire le sorti della partita (che, fino ad oggi, abbiamo giocato oggettivamente malino) perché, prosegue sempre Romeo, “dai paesaggi naturali alle prospettive architettoniche, come il Parco d’Aspromonte o la conformazione dei borghi interni, agli insediamenti magnogreci e romani, come l’area archeologica di Locri Epizefiri o la Villa Romana di Casignana, passando per il fascino delle marine, le testimonianze religiose e le ricche tradizioni enogastronomiche e popolari [tutte adeguatamente analizzate e già prese in considerazione nel progetto presentato da Civita, aggiungiamo noi], l’area che va da Palizzi a Monasterce ha un potenziale di sviluppo senza eguali in tutta la Calabria”. Non ci resta che rimboccarci le maniche e realizzare quanto chi amministrava ieri non è stato in grado di fare. Jacopo Giuca
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COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Cristina Caminiti, Eleonora Aragona, Franco Parrello, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta, Katia Candido.
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Ospedale di Locri, alzati e cammina! Nei giorni scorsi una nota a firma del Direttore Dao e del Direttore Sanitario dell'Ospedale di Locri annuncia la chiusura dell'attività di Radiologia dalle ore 20:00 alle ore 8:00 dirottando le urgenze sull'Ospedale Spoke di Polistena, dimenticando che la galleria della Limina è chiusa dalle 22:00 alle 6:00 per lavori di ristrutturazione. Nonostante la Direzione Generale alla fine abbia fatto dietrofront garantendo il servizio, quanto accaduto è l'ennesima riprova che l'Ospedale Spoke di Locri stia per esalare l'ultimo respiro. Pertanto, dopo gli accorati appelli alle istutuzioni da parte dei cittadini, supportati da qualche sporadico politico e dai sindacati, non resta che sperare in un miracolo dell'Altissimo.
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO 'era un ammalato, un certo Spoke di Locri, del villaggio di Giovanni Calabrese e i suoi. I fratelli e le sorelle del villaggio che avevano a cuore Spoke mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è ammalato». Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è per la morte ma è per la gloria di Dio, affinchè per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato». Poi aggiunse: «Il nostro amico Spoke si sta lentamente addormentando, i suoi organi sono malandati: "Ortopedia" sta andando in putrefazione, "Pronto Soccorso" non è in grado di reggere alle emozioni forti, "Radiologia" va in crisi durante le ore di sonno e Spoke rischia apnee notturne. Il cuore ha difficoltà a pompare il sangue perchè diverse arterie sono scoppiate o ostruite. Il suo sistema immunitario al collasso non riconosce la malattia e così la lascia libera di agire e propagarsi. Ma, non temete fratelli, Dio è grande e Spoke si riprenderà». Così disse Gesù, dando ordine ai suoi discepoli di tornare in Giudea per scovare i "Giuda" che avevano permesso che Spoke si ammalasse. Ma per quanto grande fosse la potenza di Gesù, giunto in Giudea, fu impresa assai ardua riconoscere i Giuda e ogniqualvolta ne avesse individuato uno, questi rimandava ad altri dieci, cento Giuda tanto che fu impossibile ricostruirne l'intera stirpe. Alcuni, poi, dissimulavano: avevano piantato il finimondo e adesso lo fissavano con la stessa espressione dei cuccioli quando fanno la popò e poi la guardano meravigliati. Altri provavano a corrompere Gesù offrendogli una mela. Ma Egli, desto e sagace, rispondeva: «Questa storia la conosco già, non mi freghi». Dopo quattro giorni di vana ricerca Gesù fece ritorno a Locri. Non appena la gente del villaggio ebbe udito che Gesù arrivava, gli andò incontro: «Signore, se tu fossi stato qui, Spoke non sarebbe morto». Gesù disse: «Spoke resusciterà». E i fratelli e le sorelle: «Lo sappiamo che resusciterà, nella resurrezione, nell'ultimo giorno». Gesù rispose: «No, resusciterà mo. Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà in eterno». Poi chiese: «Dove l'avete deposto? Andiamo!». Gesù insieme a una folla nutrita si recò da Spoke. Giunse di fronte alla porta automatica con su la scritta "Pronto Soccorso", ma la porta non si aprì. «Annamo bene» bisbigliò scettico Tommaso. Gesù indietreggiò con tutta la folla per poi avanzare di nuovo. «Com'era la formula?» -
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chiese Gesù ai suoi discepoli. «Apriti sesamo» - risposero in coro. E la porta si aprì. Qualcuno avvertendo uno strano odore esclamò: «Signore, Spoke puzza già, perchè siamo al quarto giorno». Gesù rispose: «Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio? Trattieni il respiro e non lagnarti». Detto que-
sto, Gesù grido ad alta voce: «Spoke, alzati e cammina!». Spoke si alzò con i piedi e le mani avvolti da fasce e il viso coperto da un sudario. Allora molti Giuda che erano lì e avevano visto tutto quello che Gesù aveva fatto corsero a rintanarsi perchè sapevano che presto il Signore li avrebbe smascherati uno ad uno.
Siderno: le nuove norme cimiteriali e i chiarimenti su San Leo All’inizio della settimana si è svolta un’importante seduta del Consiglio Comunale, a Siderno, durante la quale, alla presenza dei numerosi cittadini accorsi, si sono discussi diversi punti all’ordine del giorno. Oltre all’approvazione delle sedute precedenti, il consiglio presieduto da Paolo Fragomeni ha reso operativi i nuovi regolamenti in merito al Documento Unico di Programmazione, alla gestione del reclamo e alla mediazione nei procedimenti legali, alla mozione dei trasporti e all’adesione al comitato “NO trivellazioni”. Ma i due argomenti che hanno maggiormente catalizzato l’attenzione dei cittadini e che sono stati affrontati con maggiore cura dall’Amministrazione comunale sono certamente stati quelli relativi alle nuove norme cimiteriali e ai chiarimenti in merito all’operatività dell’impianto di San Leo.
È ormai da tempo nota la saturazione di entrambi i cimiteri di Siderno, realtà che ha spinto l’amministrazione a rivedere alcune norme in merito all’assegnazione dei posti. Ad un abbassamento delle cifre relative alla concessione di cappelle e cripte, farà da contraltare una norma più rigida in merito alla soprelevazione dei loculi, l’istituzione di un’anagrafe cimiteriale e la riduzione dei tempi di concessione per l’erezione delle cappelle, che passa a sei mesi. Qualora non ci fossero riscontri dai parenti prossimi, le ossa sepolte nelle tombe abbandonate verranno spostante nell’ossario comune, una parte del cimitero di Siderno Superiore diverrà monumentale, una sarà dedicata alla sepoltura di persone con credo diverso e verrà eretto un monumento in memoria delle vittime della strada. Sfruttando un finanziamento europeo, ha inoltre aggiunto il sindaco Fuda, si lavorerà alla realizzazione di un
forno per la cremazione delle salme. In quanto a San Leo, invece, come già affermato nelle scorse settimane, la vicesindaco Anna Romeo ha ribadito l’intento dell’Amministrazione di chiudere l’impianto qualora riprenda a fare puzza, pericolo scongiurato la scorsa estate con adeguati provvedimenti di pulizia e che anche quest’anno dovrebbe essere evitato da una razionalizzazione delle funzioni dell’impianto che, con l’avvio della differenziata e una nuova suddivisione delle aree di conferimento su decreto regionale, risulterà completamente riqualificato. Ribadita la realizzazione di un’isola ecologia presso la quale i cittadini potranno conferire rifiuti ingombranti e che non è mai stata presa in considerazione la paventata realizzazione di un termovalorizzatore. J.G.
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Il decadimento morale e civile di Siderno è innegabile, sotto gli occhi di tutti. Maleducazione imperante, arroganza, confusione stradale e una buona dose di pattume sono diventate folklore locale. Consiglio all’Amministrazione: all’ingresso della città affiggere il cartello“lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”.
I sei esemplaridi“sidernoto”incivile IL SIDERNESE È ESTINTO: RIMANGONO SOLO I “SIDERNOTI”, INCIVILI E ARROGANTI. FORSE SITRATTA DI POPOLAZIONI STRANIERE DALLE FATTEZZE SIDERNO-MORFICHE?
LIDIA ZITARA
ella Siderno di cui potevamo andare orgogliosi non è rimasto più nulla. La tranquillità delle contrade, la vita un po’ pigra e legata ai ritmi stagionali, la passeggiata sul lungomare, la gradevolezza del saluto tra passanti, l’aria fresca e corroborante, una certa morbidezza nell’applicazione di leggi e normative, che rendevano le istituzioni più amate, sono ormai un ricordo del passato. Forse che di “sidernesi” in realtà non ce ne sono più? Forse che il “sidernese “ di oggi è in realtà una popolazione alloctona sidernomorfica? Agli studiosi del futuro l’ardua sentenza, ma per oggi non possiamo che constatare quanto l’inciviltà sia ormai tratto distintivo dei sidernesi. Il sidernese che non si sente bene se non insulta qualcuno, se non si comporta con arroganza, quello che non dorme la notte se non è riuscito a fregare venti euro a qualche pensionata, quello che non è contento se non ti scavalca alla fila, se non si siede davanti a te al cinema o che non aspetta altro che trovare un modo per gettar lì un’offesa e che se potesse ti rifilerebbe anche un ceffone. In questo il maschio sidernese, o meglio, “sidernoto”, è nella top ten, ma anche donne e giovani sono ben posizionati. Vediamo quali sono le principali figure tassonomiche di “sidernoto” incivile: 1- L’obiettore di parcheggio: negli ultimi
anni parcheggiare è diventato quanto mai problematico, e con la confusione creata dai sensi unici e - recentemente - dalla pista ciclabile, non si capisce se ci si trovi fermi a un ingorgo o semplicemente al semaforo rosso. L’obiettore di parcheggio ha una propensione a prendere questo lato della vita cittadina in maniera agnostica, nel senso che parcheggia più o meno dove capita, in doppia, terza, quarta fila, sulle strisce, di “traca” in mezzo alla strada, sulla porta del tabacchino o direttamente dentro il supermarket. Questo non vuol dire che l’obiettore di parcheggio non sappia guidare: semplicemente non crede nell’aldilà dei cattivi parcheggiatori; infatti, quando vuole, riesce a parcheggiare chirurgicamente in modo che la tua auto non possa uscire, neanche si fosse mosso col teletrasporto. Un’altra caratteristica dell’obiettore di parcheggio è quella di sapere esattamente quando rientrerai a casa con il cofano pieno di casse d’acqua e bibite, e parcheggiare così accosto al tuo cancello, da non poterti permettere di portare la spesa dentro. 2- Il tiratore scelto di sacchetti di spazzatura: diciamocelo, il “lancio del sacchetto” è tra gli sport preferiti dei sidernesi, insieme alla gara di sputi. In questi ultimi anni tornei, gare e corsi di lancio del sacchetto hanno spopolato per la città, contendendo il primato al Burraco, e vari trofei sono stati attribuiti, sebbene i talent scout siano sempre alla ricerca di giovani leve. Oltre all’ormai superata “modalità tiro dall’auto in corsa”, in cui la cittadinanza si è perfezionata, aggiudicandosi il primo premio nelle spazza-olimpiadi dell’anno scorso, le categorie più recenti e più seguite sono: “lancio del saccone da pat-
tumiera con rovescio a due mani”, come quello di Andre Agassi, che prevede il piegamento sulle ginocchia e un plastico movimento in avanti e in alto, che fa ruotare il saccone con un leggero lift, per farlo cadere nel cassonetto con delicatezza. Ma in assoluto la novità più eclatante è “modalità lancio dal balcone”, che prevede di lanciare i sacchi dal balcone di casa propria dentro al cassonetto in strada. Se il cassonetto è sul lato opposto c’è un bonus per il tiro dovuto all’aumento del coefficiente di difficoltà. Naturalmente si vince se il sacchetto NON entra nel cassonetto. 3- Il pilota racing: genere tassonomico già abbastanza conosciuto a Siderno, specie negli anni Novanta, il pilota racing guida nel traffico con esaltazione: più traffico equivale a maggiore divertimento. Schivare motociclisti, fare il pelo alle auto, sfiorare i passanti e cambiare corsia, da destra a sinistra, è la sua abitudine. Naturalmente con il cellulare e la sigaretta, e in estate una mano fuori dal finestrino. Il pilota racing sostiene di guidare “normalmente” e va sempre di corsa, non importa dove. 4- Il morraiolo: non è l’urlo di un maiale sgozzato, non è un muflone in calore, non è il barrito di un elefante incazzato: è il morraiolo sidernese. Una vestigia dell’antico passato vernacolar-mafioso-agricolo-pastorale, trasfuso ai giovani dall’unica cultura che sempre più spesso sono in grado di apprendere: l’ignoranza. Se venite svegliati la mattina presto da urla agghiaccianti l’unica cosa di cui dovreste esser sorpresi è del fatto che il morraiolo sappia in effetti far di conto, e anche piuttosto in fretta. Purtroppo le sue conoscenze aritmetiche si fermano ai nume-
ri da 1 a 10. 5- La spia della Cia: hanno tutta l’apparenza di bighellonare perché disoccupati, in realtà sono spie della CIA, dell’FBI, o del KGB, a scelta. O sono maniaci sessuali, pedofili a piede libero. Sono professionisti della ficcanasaggine, attenti scrutatori, oculati “sprovatori” durante conversazioni apparentemente comuni. Accumulano informazioni e poi le redistribuiscono, gratuitamente, avendo cura di manipolarle un po’. Data la mole di conoscenze e la rete di sub-informatori, hanno sempre qualcosa da dire su tutto e su tutti. Conoscono ogni cosa di voi, anche quanto avete speso al bar per la colazione. Purtroppo la spia si confonde piuttosto bene con gli altri cittadini e non sempre si riconosce subito. Categoria altamente pericolosa, su cui dovrebbe essere apposta la dicitura “pericolo di mutazione genetica”. 6- Il saggio ammonitore: se c’è una caratteristica che ai sidernesi non manca è la capacità di consigliare, anche quando il consiglio non è richiesto. Il saggio ammonitore in genere ha sbagliato tutto nella sua vita, si ritrova con un pugno di mosche in mano e una terza media scarsa, ma ha sempre un saggio consiglio per te. Parentesi quadra della spia della Cia, ha avuto le sue informazioni e ti spiega come devi vivere la tua vita, come devi pensare e cosa devi fare. In genere questo avviene quando hai una fretta indiavolata e ti verrebbe da dare una sventagliata di schiaffi al saggio ammonitore, che conclude il suo discorso a indice alzato con un: “Se non farai come ti dico, vedrai che succederà questo, questo e questo”. Non c’è riparo dal saggio ammonitore se non quello di tenere le mani nelle tasche facendo corna.
VOCE AI LETTORI
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Giornate FAIa Caulonia, arte e cultura a pieni polmoni La XXIV edizione delle Giornate Fai di primavera, che nella Locride ha avuto come protagonista la splendida Caulonia, è stata una due giorni intensa in cui si sono respirate a pieni polmoni arte e cultura. Il percorso proposto, intitolato "Per le vie di Castelvetere: Kastron bizantino, metropoli dei Carafa, teatro del Caracolo", si è snodato nel cuore dell’antica città, privilegiando una direttrice che ripercorre l’antica strada di mezzo, il cui toponimo bizantino, “mese”, si conserva ancora nella piazza di “susu”: partendo dalla Porta del Salvatore, principale ingresso alla città, e attraverso la Giudecca, tocca i principali poli urbanistici e i più rappresentativi monumenti, fino al Castello feudale, situato in cima alla rocca. Le quattro tappe del percorso si sono concluse ciascuna con la visita a un bene: Chiesa dell’Immacolata, ruderi della Chiesa di S. Zaccaria con l’affresco medievale e Chiesa
Foto di Antonella Caraffa
Rinascere “Beati quelli che ascoltano” L’ANGOLO DI PARRELLO
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Davvero bravi i ragazzi e le ragazze del coro della Chiesa di SS. Maria di Portosalvo di Siderno. Di domenica, vado spesso a Messa alle 09,30 e ascolto con piacere i loro canti liturgici. "Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno" e "Purificami o mio Signore sarò più bianco della neve" sono, per me, tra i più belli; ogni qualvolta li ascolto mi emoziono. Un elogio ed un grazie, dunque, a tutti i componenti del coro, perché queste sono musiche che danno tante soddisfazioni sia all'animo che al corpo. Franco Parrello
del Rosario, Chiesa matrice “La Cattolica” e Monumento funerario Carafa, Castello feudale. Ad arricchire l’itinerario, due stazioni paesaggistico-ambientali, che affacciano rispettivamente sul fiume Allaro e sul fiume Amusa. Forte risalto è stato dato al Caracolo, solenne processione che si ripete soltanto due volte l'anno durante i riti della Pasqua nella spettacolare cornice del centro storico e caratterizzata da un percorso sinusoidale simulante una vera e propria serpentina, che la fa muovere circolarmente su se stessa. Tra le otto pregevoli statue processionali i visitatori hanno potuto ammirare la toccante immagine del Cristo alla Colonna, capolavoro di scultura napoletana realizzato alla fine del XVII secolo. Una due giorni suggestiva che ha richiamato nella vecchia Castelvetere numerosi visitatori, rimasti affascinati da un viaggio che li ha condotti alla scoperta di dieci secoli di storia calabrese.
L’ANNIVERSARIO
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Stavo cercando qualcuno, senza trovarlo, sempre andavo in giro, senza sapere chi desideravo. Non c’è stata la fine, ma un nuovo giorno, la speranza, fondamento del mio credo, mi ha sorretto! Ed ora che l’alba ha portato l’annuncio della tua venuta, tutto si è rigenerato in me! GB
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
A UN ANNO DALLA SCOMPARSA
Michele Muià, l'amico di tutti Sempre nei nostri cuori a un anno dalla scomparsa. Un ricordo e una preghiera giovedì 31 marzo ore 17:00 presso la Chiesa Maria SS. di Portosalvo a Siderno LA POESIA/2
L'infermiera Francesca dopo Nu jornu i ‘stati più di due anni ha avuto giustizia SAVERIO MACRÌ
È stato definito con sentenza emessa in data 14/03/2015 il processo pendente davanti al Tribunale di Locri contro il signor F. B., riconosciuto colpevole di aver selvaggiamente aggredito, fisicamente e verbalmente, senza giustificato motivo, un'infermiera del Pronto Soccorso dell'Ospedale di Locri, signora Francesca Galletta la notte tra il 26 e 27 gennaio 2013. F.B. è stato condannato alla pena di dieci mesi e venti giorni, oltre al pagamento delle spese processuali e il risarcimento dei danni alla parte civile. Il difensore della signora Galletta, avv. Maria Nirta, dichiara: “La costituzione di parte civile nel processo, da parte della signora Galletta rappresenta un atto di coraggio di una donna che ha voluto denunciare chi,
La Guerra al buon gusto combattuta da Castorina e compagni
gratuitamente, le ha usato violenza, malmenandola e coprendola di insulti irripetibili, mentre con dedizione e serietà svolgeva il proprio lavoro. Da quanto asserito dalla mia assistita e dagli stessi medici e paramedici escussi nell'ambito del processo, apprendiamo che simili tristi gesti si registrano con frequenza presso il Pronto soccorso dell'Ospedale di Locri. Pochi, a quanto pare, hanno il coraggio di denunciare affidandosi alla giustizia. Ora, quello che interessa maggiormente alla mia assistita è richiamare l'attenzione di chi è preposto alla tutela del personale medico e paramedico che presta il proprio servizio presso il pronto Soccorso dell'Ospedale di Locri affinché questi episodi non accadano più”.
ebbene fosse ovviamente lecita la comune e generalizzata preoccupazione per quanto appena accaduto nella stessa città in cui stavano alloggiando in occasione di una visita istituzionale a Bruxelles, la reazione successiva di alcuni fra i componenti della delegazione di rappresentanti del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, col passare delle ore, è apparsa oggettivamente fuori luogo. Una dettagliata cronaca minuto per minuto, durata fino al ritorno in riva allo Stretto, che ha assunto i contorni di un resoconto di guerra condotto, però, da chi era ben distante, per fortuna, dai luoghi presi di mira dall'infamia del terrorismo di matrice islamica. Sfruttando in modo compulsivo il palcoscenico di Facebook, hanno scattato foto a ripetizione, pubblicato addirittura un video surreale, in una ininterrotta corsa al trash che ci si augura possa almeno terminare con l'agognato atterraggio all'aeroporto "Tito Minniti". Magari a muoverli potrebbe essere stata anche la noia delle lunghe ore trascorse all'interno dell'albergo dentro cui erano costretti in seguito al doppio attentato, ma in tanti, anche sullo stesso social network, non hanno omesso di evi-
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denziare che Castorina e compagni avevano oltrepassato il segno. Una sovraesposizione che, pur non avendo raggiunto le vette apicali toccate da Matteo Salvini, anch'egli nella Capitale belga e subito lesto a lanciarsi politicamente sui cadaveri ancora caldi, è stata comunque in grado di superare il confine del pudore, obbligatorio in tragedie simili. La sensazione che hanno trasmesso ai più è stata quella di una comitiva compiaciuta per essersi trovata, per un accidente della Storia, al centro del mondo. Sicuri che non fosse questo il loro sentimento, il comportamento adottato, simile a quello di un gruppo di giovanotti in gita premio casualmente imbattutisi in qualcosa di enormemente più grande di loro, sono caduti sullo scivoloso terreno del buon gusto. Piazzarsi al centro della scena in una situazione carica di sangue e orrore non si è rivelato il modo migliore per rendere onore alle vittime di una guerra che l'intero Occidente, e non il drappello di politici reggini che ha voluto vivere il suo quarto d'ora di notorietà, è obbligato, suo malgrado a combattere. Nicola Martino pubblicato su ilredattore.it
Nu jornu i stati, tantu cardu chi facia chi tantu bonu mancu mi sentia. Poi, cchjù stetti e cchjù penzai e a mari mi ndija. Appena a spiaggia arrivai, tuttu attornu guardai, tantu allegru u mari non trovai, e vogghju i sacciu tu, mari, chi è chi ndai? Allura tu non vidi comu mi cumbinai? E ora supra a spiaggia mi ssettai e puru i pedi allongai, ora tu mari quando vidisti a ‘mmia, cchiù stavi e cchiù t’alluntanavi, ecco! Ora si vidia, ca tu mari non volivi beni a mmia. E ora non sacciu chi ndaju a fari, è megghju i mi mentu a pulizzari. Tanti jorna jeu ti pulizzai, finu a quandu non mi stancai, e fici chhjù chi potia, chista era cosa cchjù randi i mia! Ora nattra vota mi ssettai, tuttu quantu, mi sdraiai, e quando u mari vitti a mmia cchjù stava e cchjù s’avvicinava, ora puru l’unda i pedi mi basava! O mari mari! Comu pozzu jeu i mi mentu cu ttia,
tu sì u mari randi randi assai, mentri jeu non sù nenti confrontu a ttia… Comu tu non sì nenti, se tu stai da parti mia… ndi facimu tanta cumpagnia! BOVALINO
Attualità
La Calabria è terra di antica civiltà e può parlare al mondo. Un crocevia dove popoli diversi si sono incontrati nel corso dei secoli. La nostra“centralità”ci rende quasi unici nella nostra tradizione di convivenza tra popoli diversi. Il“forestiero”, da noi non è stato mai un nemico. Ciò ci porterebbe ad esser un lievito di pace in un mondo che altrimenti marcia dritto verso la cata-
Oggi è giorno di festa ma non possiamo festeggiare restando in silenzio e guard
ÈarrivataPasquamala continua,aBruxellesco
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ILARIO AMMENDOLIA
Un nuovo vento di follia sta percorrendo il mondo e già lambisce paurosamente l’Italia e la Calabria.
ggi si festeggia il giorno della Resurrezione. Un tempo le mille campane delle nostre Chiese suonavano all’unisono la Gloria del Signore. Quel grido di campane si diffondeva nelle nostre vallate portando a un popolo curvo, piegato e sottomesso l’attesa di una nuova vita spostata a dopo la morte. Oggi, per chiunque creda, Cristo è risorto, non ha vinto solo la morte ma anche il “potere costituito” che Lo aveva condannato all’estremo supplizio sulla Croce. È arrivata Pasqua ma la passione continua. Continua a Bruxelles, continua a Damasco ad Aleppo. Sui bassipiani etiopici o nelle paludi nigeriane. Continua nei nostri ospedali, tra i giovani emarginati, tra i carcerati, nelle sacche di frustrazioni e di disperazione così diffuse in
Calabria. Non sono cattolico, lo sono stato tanto tempo fa. Se potessi farlo senza ipocrisia, mi inginocchierei per chiedere a Cristo, nel giorno della sua Resurrezione, di sconfiggere quel potere demoniaco che lo ha condannato a morte. Quel potere che, ancora una volta, sta facendo impazzire gli uomini che lo detengono e sta sconvolgendo il mondo. Una umanità, che potrebbe vivere felice come mai nella sua storia, sta imboccando una strada pericolosa lastricata di fanatismo “religioso”, populismo, sopraffazioni, invocazione all’uomo forte in grado di farci sentire più sicuri. Personalmente sono convinto che i fanatici assassini di Bruxelles debbano essere ricercati e puniti con severità. Nello stesso tempo bisogna individuare e sterilizzare, senza pietà, il “ventre” da cui i fanatici nascono e seccare le
“mammelle” da cui succhiano il latte. Attenti però a non commettere errori fatali. I terroristi sono pazzi criminali ma lo sono ancora di più gli “statisti” dei paesi occidentali che da anni stanno tormentando sotto una pioggia di bombe popoli innocenti. Lo sono ancora di più coloro che da secoli stanno spremendo come limoni i deboli della Terra. Quando cadono le bombe sulle città o sulle campagne, nessuno può ignorare che sotto quegli ordigni di morte ci sono bambini innocenti, donne incinta, vecchi decrepiti, giovani che avrebbero avuto tutto il diritto di vivere la loro vita. Sangue invoca sangue, si diceva un tempo! Una volta messa in moto la spirale perversa, i potenziali assassini avranno il sopravvento e spingeranno il mondo verso una guerra che loro non combatteranno ma faranno combattere agli altri. Oggi i legittimi discendenti di
Erode sono coloro che stanno causando una nuova strage di innocenti i cui corpicini senza vita vengono trovati come sacchetti di plastica abbandonati sulle spiagge di mezzo Mediterraneo. Quel sangue innocente fa da fertilizzante al fanatismo, alla disperazione, alla guerra. Non ho la pretesa, né le capacità di analizzare fatti che si svolgono in ambito globale. Ci vorrebbe la penna di Voltaire capace di descrivere la follia delle guerre e gli interessi insani che stanno dietro ogni conflitto. Voltaire a parte, sappiamo per certo che oggi un nuovo vento di follia sta percorrendo il mondo e già lambisce paurosamente l’Italia e la Calabria. Oggi è giorno di festa ma non possiamo festeggiare restando in silenzio e guardando passivi e inermi la catastrofe che si avvicina. La Calabria, in qualche momento storico, ha saputo mandare dei messaggi di valore univer-
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Quando cadono le bombe sulle città o sulle campagne, nessuno può ignorare che sotto quegli ordigni di morte ci sono bambini innocenti, donne incinta, vecchi decrepiti, giovani che avrebbero avuto tutto il diritto di vivere la loro vita.
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apassione omeinCalabria Eppure, nello stesso periodo, papi e re avevano indetto le “crociate” che altro non erano se non crudeli guerre di aggressione promosse da una “nobiltà” europea avida e senza scrupoli e da una “Chiesa” fanatica e ingorda. La Croce, trovata nell’antica Castelvetere, dimostra che in Calabria era maturata una voglia di pace, di tolleranza, di dialogo tra tutti i popoli anche e soprattutto con gli ebrei e gli arabi. Sapremo essere degni della nostra storia e di quella Croce? La Calabria è collocata più o meno a una stessa distanza rispetto a Bruxelles e ad Aleppo. Da Parigi e da Kabul. Un crocevia dove popoli diversi si sono incontrati nel corso dei secoli. Se i governanti costruiranno muri ne saremo sepolti, se i popoli sapranno gettare ponti potremmo diventare centrali in un Mediterraneo di pace. La nostra “centralità” ci rende quasi unici nella
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Personalmente sono convinto che i fanatici assassini di Bruxelles debbano essere ricercati e puniti con severità. Nello stesso tempo bisogna individuare e sterilizzare, senza pietà, il “ventre” da cui i fanatici nascono e seccare le “mammelle” da cui succhiano il latte.
dando passivi e inermi la catastrofe che si avvicina.
sale. Corrado Alvaro sapeva bene che Antonello non sarebbe diventato brigante se non ci fosse stato il potere criminale dei Mezzatesta. Così non ci sarebbero stati i fanatici terroristi di Bruxelles se non ci fossero stati bombardamenti irrazionali e criminali che hanno ridotto in macerie fumanti Paesi e popoli di mezzo mondo. La Calabria è terra di antica civiltà e può parlare al mondo. Qualche anno fa, durante i lavori di scavo in una nostra Chiesa, è stata trovata una antica Croce di rito greco ortodosso. Su quella Croce era stato inciso un messaggio di pace in quattro lingue: latino, ebraico, arabo, greco. I nostri antenati, in pieno Medioevo, avevano un'apertura mentale tale, che pur vivendo in una terra difficilmente raggiungibile, sapevano e volevano rivolgersi a tutti i popoli del mondo allora conosciuto.
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nostra tradizione di convivenza tra popoli diversi. Il “forestiero”, da noi non è stato mai un nemico. Ciò ci porterebbe ad esser un lievito di pace in un mondo che altrimenti marcia dritto verso la catastrofe. Forse mi acceca l’dea alta che ho della Calabria, della sua storia, della sua civiltà. La sintesi di quanto ho detto mi sembra si possa rintracciare nel nostro Tommaso Campanella, intellettuale saggio e lucido in un mondo in cui i “buoni cristiani” bruciavano gli eretici, e i musulmani decapitavano gli “infedeli". Non è un caso che Campanella abbia dovuto fingersi pazzo. Eppure era una delle poche teste pensanti che si contrapponeva a un potere gestito da folli. Concludo: Buona Pasqua a tutti e un augurio di “Resurrezione” del nostro popolo e della nostra Terra.
L’editoriale di Lidia Zitara
La terza guerra mondiale in moviola uardando in tv le scene degli attentati a Bruxelles che si ripetono in un anello di povertà giornalistica, verrebbe da pensare: “Tra un po’ scoppia la Terza Guerra Mondiale”. Occorre una “pillola rossa” per svegliarsi dal sonno mediatico: la Terza Guerra Mondiale è già scoppiata, ma in moviola. E noi la stiamo vivendo. Abbiamo sempre temuto che le immani frizioni tra poli opposti di interessi economici ci sorprendessero con una accecante luce rossa, un fragore assordante, una colonna di fumo e poi un’onda d’urto ci avrebbe spazzati via, come carta bruciata. Per i superstiti sarebbe stato un mondo grigio di cenere, la fame, l’agonia, il cannibalismo. Ma i poteri economici transnazionali, quelli che spesso nei discorsi complottisti vengono definiti “loro”, hanno deciso altrimenti: sono stati saggi e oculati. Un mondo di cenere non era troppo conveniente, né appetibile da vivere e sfruttare. Meglio rallentare. L’obiettivo è sempre lo stesso, annientare il nemico. Ma in questo caso il nemico siamo noi. Non gli islamici o i cinesi. Noi, i poveri, o comunque tutti coloro il cui nome non compare su “Forbes”. Cioè un bel po’ di gente. Molti eventi di questa Terza Guerra Mondiale non li ricorderemo neppure, perché i giornali non ne hanno dato notizia, o perché erano apparentemente isolati, sparpagliati durante gli anni, senza un collegamento immediato e non tutti memorabili –come questo. Lo scenario futuro non cambia poi di molto rispetto alle terribili visioni distopiche: fame, povertà e malattie per la maggior parte delle persone, siano essi bianchi, neri, gialli, marroni o arancioni, e ricchezza e benessere per i pochi ultra-ricchi, chiusi in metropoli blindate. Se ne avete la possibilità costruite un bunker e iniziate a riempirlo con scatolette a lunga scadenza. Chiudetevi dentro e non aprite più la botola.
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RIVIERA
CULTURA LA ROSA DEI VENTI
Battute alveleno diierie dioggi Un giorno un giovane chiacchierone, molto noto nella sua città, chiese al filosofo Isocrate (436 – 338 avanti Cristo) se lo accettasse come allievo. Isocrate rispose: - Sì, però pretendo uno stipendio doppio: uno lo impiegherò per insegnarti a parlare, l'altro per insegnarti a stare zitto. Stesso filosofo, altra battuta. Questa volta al re di Cipro. Nella sala del banchetto dato dal re c'era gran chiacchiericcio fra gli invitati. Isocrate soltanto era silenzioso. Al che il re si incuriosì dell'atteggiamento del filosofo e gliene domandò la ragione. Isocrate rispose: Qui va di moda parlare di ciò che non so e quello che so, qui, non è di moda. Torniamo a tempi più vicini a noi. Nikita Kruscev, un giorno, si incontrò col presidente Kennedy, a Vienna in occasione di una riunione della Commissione degli Affari Esteri. Il Presidente degli Stati Uniti ricordò a Kruscev di essersi già incontrati durante un viaggio. Al che il Capo sovietico, con un bel sorriso, rispose: - Sì, ricordo. Voi siete arrivato in ritardo. Maria Verdiglione
Nasce a Reggio Calabria nel 1882. Nel 1910 firma il Manifesto dei Pittori Futuristi. In quegli anni l’Europa comincia ad espandersi, si allestiscono eserciti, si scopre il sole d’Africa ma anche il ruggito del motore di un’auto, e ha inizio la corsa alla produzione. Il futuro è lì a portata di mano e Boccioni, armato di pennello, cercherà in tutti i modi di acciuffarlo.
Umberto Boccioni, il sole calabrese che scaldò l'arte futurista
Mani Magiche torna in grande stile con Il mondo dell’artigianato Torna a far parlare di sé l’associazione Mani Magiche di Siderno/Caulonia che, lo scorso fine settimana ha organizzato, presso il Polifunzionale di Siderno, l’iniziativa Il mondo dell’artigianato. Come saprà chi conosce l’associazione, la tre giorni è stata l’occasione ideale per esporre i lavori manuali di decine di artigiani provenienti non solo dal nostro comprensorio, ma anche dal resto della regione. Coinvolte, in questo caso, le scuole di zona: da Monasterace a Locri, sono stati invitati a partecipare centinaia di ragazzi proventi dall’Alvaro o dal comprensivo Pedullà di Siderno, dal turismo di Gioiosa Jonica e dall’istituto di Riace-Monasterace. Hanno poi esposto i propri lavori i giovani dell’Istituto professionale di Siderno e degli istituti artistico e alberghiero di Locri, che si sono visti consegnare persino degli attestati di partecipazione. Molto contento di prendere parte a questa iniziativa anche il sindaco Pietro Fuda, che già in passato aveva plaudito all’associazione.
apeva benissimo di essere al cospetto di una società in preda a una repentina quanto eccitante trasformazione e sapeva anche che quel mondo, in delirante e convulso movimento, aveva bisogno di essere tradotto in una nuova arte. Per questo Umberto Boccioni nel febbraio del 1910 firmò a Milano, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Giacomo Balla, il Manifesto dei Pittori Futuristi e il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista. La loro era una ribellione «alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e all’entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo». Questi artisti giudicavano ingiusto, delittuoso, l’abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita. «Bisogna che mi confessi che cerco, cerco, cerco, e non trovo – annotava Boccioni nel suo diario qualche anno prima – Sono nauseato di vecchi muri, di vecchi palazzi, di vecchi motivi di reminiscenze: voglio avere sott’occhio la vita di oggi […] Voglio del nuovo, dell’espressivo, del formidabile! Vorrei cancellare tutti i valori che conoscevo, che conosco e che sto perdendo di vista, per rifare, ricostruire su nuove basi! Tutto il passato, meravigliosamente grande, m’opprime, io voglio del nuovo». Boccioni nasce nel 1882 a Reggio Calabria da genitori romagnoli. Vive in città italiane diverse durante tutta la sua infanzia in quanto il padre, impiegato prefettizio, è costretto a trasferirsi ripetutamente. Questi continui spostamenti gli permettono di crescere con una mentalità priva di localismi che presto si aprirà anche alla cultura internazionale. La sua formazione artistica avviene prevalentemente a Roma, dove inizia un importante sodalizio con Giacomo Balla, il maestro che lo avvia al Divisionismo, e che Boccioni considera l'ostetrico del suo talento. Dopo una visita a Parigi e in Russia, si stabilisce definitivamente a Milano nel 1906, dove entra in contatto con il Divisionismo Simbolista di Previati. L’anima simbolista, che coincide con il lato malinconico di Boccioni, verrà in seguito abbandonata quando, dopo varie fasi, l’artista approderà al futurismo, che coincide con il suo lato sanguigno e che lo renderà protagonista di una nuova arte. È qui che Boccioni esprimerà tutto il suo bisogno di ritmo, che andava creato con un gioco più dinamico delle linee, bandendo ogni staticità. Era necessario liberarsi dalla terribile trappola dell'arte del passato che non poteva stare dietro a quel cambiamento inarrestabile. Sono gli anni in cui tutta l’Europa si espande, in cui si allestiscono eserciti, si scopre il sole d’Africa, il ruggito del motore di un’auto o di un aereo, i polmoni si riempiono del primo smog, inizia la corsa alla produzione e si afferma vittorioso il dominio della macchina e dell’elettricità. Il futuro è lì a portata di mano e Boccioni, armato di pennello, cerca in tutti i modi di acciuffarlo. Il suo primo capolavoro di impronta futurista fu “La città
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che sale”. Qui l’ambiente e le figure si fondono in un insieme inscindibile, traducendo in immagine sia le teorie di Bergson sulla percezione del tempo e dello spazio, sia quanto proclamato nel Manifesto Tecnico della Pittura Futurista a proposito della compenetrazione tra figura e sfondo: «I nostri corpi entrano nei divani e i divani entrano in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le quali a loro volta si scaraventano sul tram e con esse si amalgamano». Sempre nel 1911 dipinge “La strada che entra nella casa”, in cui rappresenta la madre affacciata dal balcone che osserva la strada sottostante. Il brulichio della città viene espresso attraverso la tipica frammentazione delle forme e il continuo mutamento del punto di vista. Tra il 1912 e 1913 realizza “Materia”, un nuovo ritratto della madre al balcone. L’ombra della madre grava su tutta la sua vita. La dipinge in continuazione: mentre lavora all’uncinetto, mentre sorride, quando è a letto e adesso anche attraverso le nuove linee poco aggraziate del Futurismo. E così in “Materia” la figura della madre e lo spazio sia interno che esterno si compenetrano. Tutto ciò in linea con quanto enunciato nel Manifesto Tecnico della Pittura Futurista: «Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono
triangolari». Quanto alla scultura, i suoi esperimenti iniziarono nel 1912. Anche in questo caso la parola d’ordine fu “rinnovamento”. Al bando la statua classica, al bando quell’ideale di bellezza ormai decadente, seguendo il quale si sono costruiti per generazioni niente più che “fantocci” orrendi e noiosi. Bisogna guardare al nuovo, senza paura di uscire dall’arte che esercitiamo. Perché «non v’è pittura, né scultura, né musica, né poesia, non v’è che creazione!». Ogni opera d’arte ha bisogno di un proprio ritmo che non può essere ingabbiato dall’insieme scultoreo. Niente più statue chiuse: «Spalanchiamo la figura e chiudiamo in essa l’ambiente». Diede alla sua prima opera il titolo di Antigrazioso che fu anche una dichiarazione d’intenti. Questa sarebbe stata la sua scultura, come pure la sua pittura: l’universo delle vibrazioni delle luci e delle compenetrazioni dei piani. Quattro anni dopo dall’enunciazione del suo Manifesto della Scultura Futurista, il 17 agosto 1916, Umberto Boccioni termina la sua giovane vita a Sorte in provincia di Verona, cadendo il giorno prima da cavallo, quel cavallo che era stato il simbolo vitale della sua arte. Per celebrare i cento anni dalla sua morte lo scorso 23 marzo è stata allestita a Palazzo Reale a Milano una mostra che rimarrà aperta fino al 20 luglio. La mostra comprende 280 lavori, con numerosi inediti, ed è frutto di una lunga ricerca scientifica: le opere più famose sono accompagnate da schizzi, appunti e documenti di studio. In dieci anni di pittura Boccioni ha realizzato quelle che tempo fa il «Corriere della Sera» ha definito «le più folli orge coloristiche, le più matte stramberie, le fantasie più macabre, tutte le ubriacature possibili e immaginabili». Con la sua morte gli altri futuristi perdono il loro sole tanto da abbandonare il Futurismo o peggio ancora la pittura. Maria Giovanna Cogliandro
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La Pasqua, metafora di una possibilità che non ci si aspettava La rinascita esiste. Ce lo dimostra la natura: la quiete dopo la tempesta, l'arcobaleno che si mostra solo dopo la pioggia
il giorno di Pasqua, è il giorno della rinascita. Una giornata sentita per i cristiani, per quelli sostenuti da una forte fede e anche per quelli che la fede l'hanno un po' persa. Nella Locride, intense sono le varie funzioni che precedono la Pasqua, dall'ultima cena alle Via Crucis per le vie del paese, con la Madonna vestita a lutto e un Cristo morto che percorrono strade e vicoli. Si respira un'aria pesante, addolorata come Maria, nera come il suo velo. Poi, la domenica, succede qualcosa di inaspettato, qualcosa che i vari paesi sono soliti festeggiare con l'Affrontata: forte partecipazione, strade gremite di gente, bambini messi a sedere sulle spalle, la banda che accorda gli strumenti e un figlio che corre incontro a sua madre. Qualcuno le strappa il velo nero e Maria vestita a festa, con lunghi riccioli e vibranti orecchini, riabbraccia suo figlio. È un'immagine meravigliosa che mi porta a vivere la Pasqua in modo diverso dal Natale, poichè il Natale porta un lieto evento annunciato e atteso; la Pasqua, invece, rappresenta la rinascita, la seconda possibilità, quella che non ci si aspettava. Non voglio dare a questo pezzo uno stampo cristiano, non perchè io non lo sia, ma perchè desidero che queste parole siano rivolte a tutti: a chi credeva e adesso non ci crede, perchè un figlio a casa non l'ha visto tornare più, a chi è in bilico se continuare a crederci o mollare, a chi ci crede ancora. La rinascita esiste. Ce lo dimostra la natura: la quiete dopo la tempesta, l'arcobaleno che si mostra solo dopo la pioggia. Ce lo raccontano gli esseri umani: coloro i quali finiscono nei tunnel peggiori delle dipendenze, quelli che hanno visto il buio più totale, il lato più lugubre dell'esistenza dove la luce era solo un falso ricordo, forse un'allucinazione. Ognuno di noi si attacca a qualcosa, con le unghie e con i denti. Ci si afferra a un motivo, a qualcosa che ci permetta di galleggiare nella burrasca: può trattarsi di una persona, di un valore, di un libro. Non mollare mai la
IN BREVE
La Pediatria di Locri qualifica le proprie competenze
SIDERNO
presa: quando la tormenta sarà passata, ti ritroverai vivo, in acque tranquille e ti stupirai della tenacia che hai avuto. È per tale ragione che questo deve essere un pezzo per tutti, per chi crede in Gesù, in Allah o in un altro dio che egli ha fatto proprio. La rinascita non è negata a nessuno. Frivole appariranno queste mie parole a coloro che nella tormenta ci sono appena finiti e non è bello apparire saccenti, gonfiati di tante frasi fatte e luoghi comuni. Ma, rivolgendo lo sguardo intorno a voi, troverete sicuramente qualcuno pronto a raccontarvi della sua rinascita: ascoltate con attenzione le sue parole e magari un giorno, sarete voi stessi a raccontare della vostra rifioritura a qualcuno che, proprio come voi, aveva smarrito la strada. Buona Pasqua ai credenti e non, e buona rinascita a ognuno. Sara Jacopetta
La via Crucis vivente al “Borgo Antico”di Gioiosa Jonica
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La Pediatria dell'Ospedale di Locri, grazie al conseguimento del Master di secondo livello in Diabetologia ed Endocrinologia pediatrica presso l' Università "Magna Grecia" di Catanzaro da parte di tre giovani colleghi (le dott.sse Aloe Monica, Bruzzese Mariella e Lia Rosanna), qualifica ulteriormente le competenze e le attività assistenziali in settori molto specialistici. Francesco Mammì
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ra le stradine notturne dell’antico borgo di Gioiosa Jonica si è ripercorsa, il 22 marzo scorso, la rappresentazione vivente della Passione di Gesù Cristo. Ad organizzare l’evento è stata l’Associazione Amici per il Centro Storico “Borgo Antico” di Gioiosa Jonica. Vi hanno partecipato molti figuranti del loco e moltissimi fedeli colpiti dal totale coinvolgimento emotivo che la rappresentazione è riuscita a emanare. Un evento che ha voluto essere testimone della vera sofferenza e agonia di Gesù Cristo, un itinerario di dolore e sacrificio che ha portato alla sua crocifissione. Questo evento religioso, insieme all'incarnazione e alla successiva risurrezione, forma uno dei due misteri centrali del Cristianesimo. Gioiosa ha dato sfoggio, al chiaror di luna, di intense tinte di passione e devozione, un iter religioso ma allo stesso tempo rappresentativo e culturale del luogo. Le varie fasi, da stazione in stazione, sono state raccontate dalla voce narrante di Rocco e Laura Crimeni; a guidare l’iter religioso è stato Don Rocco Agostino, mentre l’organizzazione rappresentativa e i vari figuranti-attori sono stati guidati da Sasà Alì. Molta enfasi è stata riservata alle scene salienti del percorso di sofferenza di Gesù, le cadute e la crocifissione. Gli spettatori hanno osservato in silenzio ogni gesto dei figuranti, attoniti ed emozionati. Nel complesso un’organizzazione ben coordinata (luogo scenico e figuranti) che ha contribuito in modo determinante alla buona riuscita della Via Crucis, lasciando un segno di forte devozione religiosa in prossimità delle festività pasquali. Domenico Spanò
DOMENICA 27 MARZO
A Aldo De Leo il premio Gelsomino d’Oro 2016 Il Consiglio di Amministrazione della Pro Loco, presieduto da Agostino Santacroce, riunitosi in data 15 marzo, ha deciso all’unanimità di conferire il Premio Gelsomino d’Oro 2016 al Cav. Aldo De Leo, dirigente dell'Ufficio del Lavoro di Siderno, già Presidente della Pro Loco di Siderno, fondatore del Tennis Club di Siderno e del Consorzio di Pro Loco della Riviera dei Gelsomini nonchè Presidente del Premio Letterario "Citta di Siderno". Il Premio “Gelsomino d’Oro” viene conferito quale riconoscimento a personalità, aziende, enti o associazioni che hanno contribuito o contribuiscono alla rinascita economica, culturale o morale della Calabria; e a cittadini calabresi che danno lustro alla loro terra d’origine per il prestigio e la notorietà, raggiunti nella propria attività professionale. La cerimonia di premiazione è programmata per venerdì 06 maggio p.v. in occasione dei festeggiamenti per il 50° anniversario della fondazione della Pro Loco della Città di Siderno.
Gioiosa Marina: Torna come ogni anno la Pasquetta insieme Il Comune di Marina di Gioiosa Jonica, ha organizzato, come di consueto in collaborazione con tutte le associazioni cittadine, per domani, lunedì 28 marzo 2016, la classica Pasquetta Insieme presso il Parco Verde di Marina di Gioiosa Jonica. La giornata inizierà alle ore 11:00 con il classico Picnic nel Parco, che si protrarrà fino alle 17:00 quando, sul palco allestito per l’occasione, si esibiranno gli Alma Folk in concerto, per una serata indimenticabile all’insegna della musica popolare. L’Evento sarà seguito da RadioGioiosaMarina. Per maggiori informazioni, collegatevi al sito istituzionale del comune di Marina di Gioiosa Jonica o seguite la pagine Facebook Comune di Marina di Gioiosa Jonica
CULTURA
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Il cardiologo e medico dello sport Dr. Michele Iannopollo
Cuore e inquinamento atmosferico
TEATRO RENDANO DI COSENZA
La lezione di vita di RobertoVecchioni n amante della letteratura e una struttura neoclassica di Cosenza sono un connubio perfetto, foss’anche solo per associazione semantica.Quando il primo è Roberto Vecchioni e il secondo il Rendano di Cosenza, allora tutto è più chiaro. Un evento suggestivo, carico di fascino ricco e barocco, di velluto rosso e decorazioni dorate, mentre il palco era allestito nel più semplice dei modi, quasi a riprodurre un antico salotto letterario in cui si poteva discutere di Poesia. Roberto Vecchioni, protagonista indiscusso della scena, è stato come un perfetto cantore dell'antica Grecia. Ha saputo raccontare avvincenti episodi della sua vita che si intrecciavano perfettamente con il suo interesse personale alla cultura dell'antico. Vecchioni, prima di essere un cantante italiano che recita e interpreta, è anche e sempre, un professore di Latino e Greco. Ha militato trentotto lunghi anni fra i banchi di scuola e, solo pochi, come lui, sanno toccare i tasti giusti facendo vibrare le corde più profonde dell'animo. L'occasione del suo invito a Cosenza è stata la programmazione di alcuni eventi promossi dal Museo dei Brettii e degli Enotri. E quale miglior testimonianza che quella di un uomo, un professore, un artista, che alla cultura antica ha dedicato tutta la sua vita? Il teatro era invaso da liceali, dai professori dell'Università della Calabria, dagli universitari, e persino dagli anziani del posto, che alla fine sono andati via soddisfatti e felici. Dopo brevi interventi per focalizzare i punti dell'incontro, il Professore ha preso la parola. Anzi è stata la parola ad essersi impossessata del suo corpo. La naturalezza con cui narrava e raccontava, con cui produceva ekphrasis di luoghi e di avvenimenti, di opere d'arte, di letteratura, è stata disarmante. Si muoveva con una tale leggerezza, con pochi ma significativi gesti, e si è guadagnato il silenzio senza mai averlo invocato. Questo l'esordio: "Il linguaggio e la scrittura sono le due più importanti invenzioni dell'Umanità”. E tutto il suo intervento si è basato sul concetto secondo cui: "Chi non conosce l'antico non conosce se stesso". Ha più volte ribadito di aver imparato il greco a undici anni, non costretto o indirizzato, ma mosso semplicemente da curiosità. In questo scenario, in cui si sono intrecciati la personalità del singolo e il suo bagaglio culturale, la cultura che lui stesso ha creato nel nostro immaginario collettivo, è stato naturale tirare in ballo uno dei sentimenti che caratterizza la vita dell'uomo sulla terra: “La felicità non è quella di Epicuro, né quella degli Stoici, la felicità non è assenza di passioni, la felicità è dinamica, è quella voglia di spingersi sempre oltre, e spingersi oltre è un po' il senso dell'Uomo. Vedete... Ulisse dopo aver ucciso i Proci, torna a casa da Penelope che intanto tesseva di giorno e sfilava di notte, poteva stare tranquillo e vivere la vita, e invece no! Prende una nave e si spinge oltre le colonne
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d'Ercole”. Poi ha continuato: "La vita, io, la intendo come un miracolo; il dolore di oggi lo rimpiazzo con una gioia domani." Una concezione che è frutto di anni di studi di e interiorizzazione di concetti antichi desunti dalle testimonianze scritte. Notando stupore e approvazione da parte degli ascoltatori, ha proseguito: "La ricerca della felicità è il centro della vita umana. Alcuni resti di una poesia di un poeta ellenistico, ripresi anche da Leopardi, recitano così: gli uccelli cantano quando finisce la tempesta, gli uomini non sanno essere felici del sole che resta”. Sono stati questi versi a colpire, per l'ennesima volta, il pubblico che non gli ha permesso di continuare ed è esploso in un applauso prematuro. Ripresa la parola, immediato un riferimento alla libertà: "Come diceva Kierkegaard, o si è liberi e infelici, o si hanno delle regole e si vive felicemente". Nella sua prospettiva, felicità e libertà viaggiano sospinti dalla stessa brezza che anima, senza tregua, la vita. È solo questione di scelte. La grandezza del professore è stata, fra le altre, quella di parlare di eroi mitici, calandoli nella realtà moderna. Ha citato Aiace Telamonio che nel V canto dell'Iliade è accerchiato dai nemici, e infine morendo, dice: "Zeus, ora moriremo. Almeno fammi morire nella luce, fammi morire guardando il cielo. Voglio morire con la luce negli occhi". Non importa che Aiace sia un eroe mitico e inventato. Lui, in letteratura, tanti secoli or sono, vuole morire, così come noi, guardando il cielo azzurro o quello notturno trapunto di stelle. Vivere nel dubbio di quello che sarà, morire e vivere nella Luce, è la cosa più dignitosa che ci spetta. Così, dopo un emozionante monologo sulla nobiltà della letteratura antica e moderna, intesa come espressione dell'animo, Vecchioni ha parlato del suo romanzo “Il mercante di luce", edizioni Einaudi 2014, nel quale ha in cui nell’ordito sono intessute le ragioni delle sue certezze nella vita. Ci sono echi di sculture antiche, c'è il rapporto fra generazioni, c'è la voglia di luce e di libertà. Roberto Vecchioni ha anche letto alcuni passaggi fondamentali che gli hanno dato la possibilità di argomentare. "Sbagliate ragazzi! Fate i vostri errori! Che non vi si consideri degli uomini in miniatura. Vi piace ascoltare quella musica? Ascoltatela. Vi piace quel ragazzo? Non fatevi problemi. Avrete tempo di pensare prima di agire". Poi, ha concluso: "Amiamo, ci addoloriamo, ridiamo, ci impegniamo e perdiamo, talvolta vinciamo. Siamo la cosa più grande e straordinaria che ci sia nell'Universo. Noi siamo... Uomini". Ed allora, fra il pubblico, in piedi ed emozionato, si è acceso un lungo applauso. Sara Leone
Anche se l’inverno dal punto di vista stagionale dovrebbe ormai essere passato, quello da poco trascorso, seppur mite, ha lasciato segnali importanti per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, sollevando problemi importanti dal punto di vista della salute e polemiche altrettanto importanti su come affrontarli dal punto di vista sociale. Tutti ricordano i notiziari come: “Milano è costretta al blocco totale delle circolazione dei veicoli, Napoli ne deve seguire l’esempio, a Roma si va avanti da settimane a targhe alterne “ma tutte queste inziative non hanno portato ad alcun risultato efficace. L’inquinamento dell’aria, espresso dalle famigerate polveri sottili, è sembrato infatti infischiarsene di tutte queste manovre non accennando minimamente a ridursi. Tutto questo ha scatenato parecchie polemiche sopite soltanto dalla danza della pioggia che Giove Pluvio ha concesso per stemperare problemi organizzativi e contenere così il fallimento degli uomini, fornendo ai cittadini aria più respirabile. L’ inquinamento dell’aria è un problema di salute pubblica a livello globale, si brontola perchè si deve rinunciare a utilizzare la propria auto e si rabbrividisce alla sola idea di ridurre un po’ il riscaldamento del proprio appartamento. Nel mondo occidentale, in questi ultimi anni, prendendo coscienza di questo grosso problema e cercando di trovare la soluzione migliore possibile, si è avuto un graduale miglioramento della qualità dell’aria e ciò ha contribuito alla sostanziale riduzione della mortalità cardiovascolare a cui si è assistito negli ultimi cinquanta anni. Si stima che il ridotto inquinamento da solo abbia indotto un aumento di circa 6 mesi dell’aspettativa di vita nel mondo occidentale. Numerose altri parti del mondo sono però molto indietro su questo problema. Le megalopoli di Asia, Africa e America Latina destano grande preoccupazione perchè i loro livelli d’inquinamento ambientale sono in costante aumento per effetto della crescita dell’industrializazzione e del numero di veicoli circolanti e questo si traduce in un conseguente aumento della mortalità cardiovascolare. Quando si parla delle ripercussioni sulla salute dell’inquinamento dell’aria, tutti quanti pensano alle conseguenze a carico dell’apparato respiratorio e ciò è sicuramente vero, ma l’inquinamento ha effetti anche a carico dell’apparato cardiocircolatorio, aumentando il rischio d’infarto, aritmie, particolarmente in quelle persone che sono già a rischio per queste patologie. L’inquinamento dell’aria è dovuto a un mix di gas e particelle sottili che originano da fonti naturali o create dall’uomo. La IA ERCHIETTO componente più nociva per l’apparato cardioIDERNO vascolare è rappresentata proprio dalle polveri sottili che originano da fonti naturali o create DIETRO dall’uomo come gli scarichi delle macchine, dei LOSPEDALE camion, delle industrie nonchè dei riscaldamenti domestici. Anche l’ozono, che si forma a SCALA livello del terreno a causa delle reazioni chimiNFO che cui sono soggetti i gas inquinanti in presenza di caldo e luce solare, è in grado di facilitare in persone a rischio la comparsa d’infarto ed ictus. Infine pure gli ambienti chiusi possono risultare inquinanti per l’effetto del fumo di sigaretta o del riscaldamento a legna o con biomasse. Il rischio per un persona sana anche se esposta è per fortuna accettabilmente basso ma per un paziente già cardiopatico sofferente di angina, infarto, scompenso cardiaco, artmie, diabete mellito è molto alto per le gravi complicanze che l’inquinamento atmosferico può comportare in queste persone già fragili. In analoga condizione sono tutti coloro che, pur non avendo avuto ancora un problema cardiovascolare, hanno più di 65 anni o presentano numerosi fattori di rischio, fumatori, soggetti con ipertensione arteriosa, con il colesterolo alto e quelli con familiarità precoce per malattie cardiovascolari. Davanti al problema dell’inquinamento, le potenzialità del singolo soggetto sono limitate mentre fondamentali sono le strategie a livello governativo e internazionale. Quello che però ogni individuo può fare è ridurre da un lato il proprio profilo di rischio cardiovascolare, dall’altro cercare di ridurre la propria esposizione agli elementi inquinanti. Si ribadisce perciò l’importanza di tutti quei consigli più volte riportati dai medici e dai cardiologi in particolare, come smettere di fumare, controllare la pressione arteriosa, mantenere bassi i livelli di colesterolo, calare di peso e incrementare l’attività fisica regolare. Oltre a questo bisogna essere sempre informati e attenti sui livelli d’inquinamento ambientale in quanto a volte la cattiva qualità dell’aria si rende visibile sotto forma di nebbiolina o smog in condizioni estreme ci può essere irritazione alla gola o agli occhi. Molto spesso l’inquinamento non può essere percepito anche quando ha ampiamente superato i livelli di sicurezza ne deriva perciò l’importanza di consultare costantemente i mezzi d’informazione per conoscere lo stato dell’aria. È necessario pertanto cercare di regolare la propria attività sulla base di quando e dove i massimi livelli di inquinamento sono previsti. Nel periodo dell’allergie, bisogna il più possibile ridurre la permanenza all’aperto ed evitare di fare attività fisica nelle ore di punta e nelle zone di maggior traffico, dove è superiore la concentrazione delle sostanze nocive. È sicuramente importante continuare a fare l’attività fisica ma questa deve essere svolta al coperto con le finestre chiuse. Gli irriducibili amanti dell’attività sportiva all’aperto dovrebbero per lo meno ripiegare sul camminare piuttosto che sul fare jogging, in quanto in questa maniera, diminuendo il ritmo del respiro, si riduce la quantità di polveri che viene ispirata. Al momento non vi sono dati certi sull’efficacia di quelle maschere anti-gas che nelle nostre città sono indossate da un numero sempre più alto di persone; in ogni caso è comunque consigliabile usare quelle di qualità, capaci filtrare le polveri sottili. È ovvio che nessuna di queste misure ci mette al sicuro, è ovvio che siamo davanti a un’ennesima prova di come il progresso non sia sempre solo benificio, è ovvio che assistiamo a un’ulteriore prova di come spesso sia l’uomo la causa dei suoi mali. È ovvio che nessuno ha la possibilità di risolvere da solo il problema ma è altrettanto ovvio che ciascuno di noi non si può esimere dal doppio dovere di, da un lato, fare il possibile per ridurre il suo comportamento individuale all’inquinamento del pianeta, dall’altro, di porre in atto tutte quelle misure che possono diminuire gli effetti negativi sulla propria salute dell’inquinamento dell’aria. Come diceva il vecchio adagio: si faccia quel che si deve, accada quel che può!
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Janolus cristatus Costa Jonica, questo bellissimo e raro nudibranco è inconfodibile grazie alla forma dei suoi cerata gialli, arancioni o come in questo caso blu che ricordano vagamente delle lampadine: al loro interno è possibile vedere in trasparenza l’apparato digerente. Carlo Codispoti
Stacanovista de no’artri Dimostrando infinito senso civico, Sasà, l’operaio del Comune cerca di riparare la strada in diligente solitudine, compiendo un lavoro certosino ma, ahinoi, non avallato dai colleghi.
Dal locale all’internazionale Giorgio Metastasio e Antonio Baldari abbracciano non solo i propri corpi, ma una comune passione. Da quei giochi giovani nella Vallata dello Stilaro ne è passata di acqua sotto i ponti prima di divenire colleghi giornalisti.
Maestro Mario Con la velocità di un dattilografo e la cura di massaggiatore, il pizzaiolo Mario si prende cura della pasta prima di condirla adeguatamente e dare giusta soddisfazione ai suoi clienti. Abbiamo già l’acquolina in bocca! Facciamo pace con Cautela La dottoressa Cautela, dopo settimane di rovente scontro professionale, dimostra di aver fatto la pace con i colleghi medici di base e di avere ritrovato un sorriso sincero anche durante gli scambi con loro.
Pasquetta a(l) Manhattan L’invidiabile staff del Manhattan!!! Sempre operativo, vi augura Buona Pasqua e vi invita, oggi e domani, dalle ore 17:00, a un aperitivo tutto nuovo con DJ Set per l’occasione!
Bilanci benestaresi Il pensieroso Rosario Macrì, ex vicesindaco di Benestare, riflette sull’andamento della politica locale contemporanea cercando di capire, con massima onesta, se oggi sia davvero meglio di un tempo.
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Ritorno in grande stile Dopo più di un anno d’assenza per infortunio ritorna finalmente in campo Rocco Raso. Adesso sì che gli avversari possono cominciare a piangere!
Chi si loda… Fabrizio Figliomeni pubblica su Facebook questo parallelismo tra lui e Albert Einstein, constatando di aver emesso il primo vagito esattamente 110 anni dopo l’esimio scienziato. Lui sostiene che la medesima data di nascita è riprova della sua genialità… noi preferiamo lasciare che la storia gli dia conferme!
Come il prezzemolo L’onnipresente Pierpaolo Zavettieri si lascia immortalare insieme ad alcuni sindaci della Vallata dello Stilaro (nello specifico Longo, Fuda, Imperitura e Vumbaca) sentendosi parte di un grande famiglia proprio come ha annunciato durante le sue ultime tre o quattro(mila) passerelle.
Bagno fuori stagione Il tuffo marzolino nello Jonio si è rivelato prematuro per questi due temerari ragazzi che, volendo fare una follia con l’oculatezza di non ammalarsi, si sono provvidenzialmente muniti di ombrello!
Passione verdeoro I fratelli Matteo e Jacopo Lorenti posano sereni dinanzi al Comune di Siderno dimostrando un’invariabilità unità familiare. E come diceva sempre il padre: Forza Brasile!
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Un compleanno tagliente Domenico Panetta e Pietro Fuda siedono rispettivamente alla destra e alla sinistra di Michele Bonavita, questa settimana adeguatamente festeggiato per il compimento di un altro glorioso anno di vita. Auguri!
Non ci vedo più dalla Fame Vincenzo Lizzi non vede l’ora di rifocillarsi adeguatamente dopo il digiuno pasquale e, facendo riferimento alla celebre pubblicità di una nota merendina, indossa degli occhiali proporzionali al suo buco nello stomaco!
Compagni di stanza Settimana anomala per il nostro Rosario Condarcuri, costretto a passare qualche giorno in ospedale. Cercando di cogliere sempre il buono dalle situazione, ne ha approfittato per stringere una sincera amicizia con il suo compagno di stanza Silvano Caristo!