Riviera nº 14 del 1/04/2018

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IN BREVE Tanto si era fatto per presentare la nostra montagna con un volto più verosimile e accattivante per superare i tanti luoghi comuni. Con il docufilm “Lo squadrone- I cacciatori di Calabria” in onda in seconda serata su Rai2 l'Aspromonte viene riportato 20 anni indietro.

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la vetrina

L’EDITORIALE

DEL DIRETTORE

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AZIONE RISARCITORIA NEI CONFRONTI DEL RAPPRESENTANTE LEGALE DI CALABRIA FILM COMMISSION

Il buio lo spegniamo noi terzo giorno, come era stato preannunciato, Gesù fece rotolare la grossa pietra che sigillava il suo sepolcro, e uscì. Non aspettò che gli altri andassero a trovarlo ma andò lui incontro a loro. La salvezza andava condivisa. La vittoria contro il buio andava annunciata. Quella pietra sepolcrale non tratteneva più nessuno. Non sono degna di interpretare le Sacre Scritture, ma questo senso dell'uscita, più della resurrezione in sè, mi ha sempre affascinato. È un messaggio forte: è possibile uscire dal buio in cui si è precipitati, dopo averlo spolpato, masticato, digerito. Dopo aver subito percosse, sputi, torture. Chiodi e spine. Dopo essere stati beffeggiati, traditi, ed essere affogati inesorabilmente nelle tenebre. La domenica di Pasqua Gesù esce e va. Dimostra che l’uscita c’è, il buio lo spegniamo noi confortati dalla fede, e affinchè la luce ritrovata risplenda a lungo, è necessario condividerla con gli altri. Per non vivere in penombra, per non vivere a metà. La domenica di Pasqua arriva per tutti, dopo un venerdì di passione e un sabato che sembra infinito. La domenica di Pasqua Gesù dimostra che l'ingiustizia e la morte non sono l'ultima parola nella storia del mondo. Esiste la salvezza che è ora giustizia, ora condivisione, ora accoglienza, ora amore. Dovremmo ritrovare il desiderio profondo di dialogare per saper incontrare, per uscire fuori da noi stessi, prendendo a calci le comode sicurezze, la pigrizia e l'indifferenza, e affezionarci alla cara e salutare abitudine di considerare gli altri come ricchezza, come redenzione, non come valvola di sfogo per le nostre frustrazioni. Gli altri sono una ventata di freschezza, di novità, sono lo scalpello per incidere e aprire un varco nel buio più solido, e imbarcano felicità senza preavviso. Con gli altri la luce vince e brilla più forte.

Il

Che sia una Pasqua luminosa per tutti voi.

Lo Squadrone fa ripiombare l'Aspromonte in fondo al pozzo Il senatore Gasparri non ha posto veti alla messa in onda di questo programma, come fece con la fiction su Riace, forse perché è funzionale alla Sua politica e a quella dei suoi sgherri che si riaffacciano alla ribalta.

ARTURO ROCCA sottoscritto Arturo Rocca, citta-

Io

dino locrese con diritto di elettorato attivo e passivo rivolgo un appello a tutti i calabresi che frequentano la montagna per lavoro e/o per diletto affinché intentino azione risarcitoria nei confronti del rappresentante legale di Calabria Film Commission per il danno procurato con il sostegno al docufilm “Lo squadrone- I cacciatori di calabria” e per quello d’immagine derivante dalla sua messa in onda. Personalmente frequento la

montagna per escursionismo ma anche per attività a favore dell’ambiente come presidente dell’associazione Osservatorio Ambientale-Diritto per la Vita. Duranti i quasi 40 anni di pratica della montagna, prima con la mia famiglia e poi con gli associati, nonostante l’immagine negativa attribuita con la pratica dei sequestri, non ho mai avuto la sensazione che la realtà fosse quella dipinta dal docufilm trasmesso, in seconda serata, su Rai2 il 21 e il 28 marzo scorsi. Sono previste quattro puntate. Quattro puntate che riportano l’Aspromonte 20 anni indietro. Tanto si era fatto per presentare la nostra montagna con un volto più verosimile e accattivante per superare i tanti luoghi comuni. Siamo ripiombati in fondo al pozzo! Denuncio quotidianamente guasti e abusi perpetrati ai danni dell’ambiente del nostro Aspromonte ma questa è una catastrofe! Non bastavano le migliaia di scatolette delle razioni militari abbandonate con strafottenza tra le splendide eriche negli anni dell’occupazione militare ci hanno dovuto mettere il carico a briscola. Lo squadrone! Ho condotto per anni mia moglie e i miei figli, fin dalla tenera età, a scoprire le bellezze della nostra montagna e mai abbiamo avuto inconvenienti, divieti o malversazioni da parte di chicchessia, solo aiuto se ne abbiamo avuto bisogno ma tanta, tanta gentilezza e cortesia da parte dei pastori. Perché è stata finanziata un’opera che rappresenta l’Aspromonte, e non solo, come covo di latitanti e di coltivatori di canapa indiana? Se vi sono reati è giusto che si perseguano in Aspromonte come nelle paludi finanziarie delle cattedrali che muovono soldi veri, a miliardi di euro, ma perché omologare tutto al malaffare? Era veramente necessario glorificare chi compie il proprio dovere? Claudio Camarca e la Clipper Media producano un’apoteosi di chi resiste indenne alle spinte di marginalizzazione che arrivano maggiormente dal sistema sociale che dalla criminalità. Eroi che spingono la carriola del vivere onestamente con dignità e coraggio. Il senatore (sic!) Gasparri questa volta non ha posto veti alla messa in onda di questo programma forse perché è funzionale alla Sua politica e a quella dei suoi sgherri che si riaffacciano alla ribalta. Riace e Lucano li disturbavano! E poi lo chiamano servizio pubblico ma non diciamo di quale pubblico! Grazie a quanti vorranno sottoscrivere questa azione di risarcimento morale. Arturo Rocca P.S. Hanno distrutto le piante di canapa (Cacciatori 1 – Titi 0 ricorda il carabiniere) ma perché bruciare anche i teli di plastica che ammorbano l’aria?


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attualità www.larivieraonline.com

MONASTERACE

Di nuovo libera la visuale del castello

Il progetto di riqualificazione del borgo storico di Monasterace, lanciato dall’amministrazione guidata da Cesare De Leo fin dal giorno del suo insediamento, ha raggiunto la scorsa settimana il suo obiettivo forse più importante. Facciamo riferimento alla demolizione di una palazzina a due piani che, sorta senza tenere conto del vincolo paesaggistico in mezzo alla piazza del paese, occupava quasi del tutto la visuale della facciata dell’antico Castello, eretto dalla famiglia Caracciolo nell’XI secolo e oggi quasi del tutto fagocitato dall’edilizia moderna.

CORSI E RICORSI STORICI

MARINA DI GIOIOSA IONICA

Vestito: “Vi mostro come 4 mesi di commissariamento hanno ridotto la città”

Si rischia una nuova strage degli Alberti?

Nonostante non ricopra più il ruolo di primo cittadino da ormai diversi mesi, Domenico Vestito continua a essere in prima linea nel trattamento delle storture che affliggono Marina di Gioiosa Ionica. È con questo intento che, nella giornata di mercoledì, ha denunciato attraverso un ricco dossier fotografico le condizioni in cui versa il parco giochi della sua città, presso il quale l’erba

alta e spazzatura di ogni genere la fanno ormai da padrone. “Quattro mesi di Commissione straordinaria e questo è lo stato in cui versa il parco giochi di Marina di Gioiosa Ionica - denuncia Vestito. - Erbacce e sporcizia ovunque. Questa è la cura di beni pubblici da parte di solerti funzionari inviati dal Ministero dell'Interno e dal Prefetto di Reggio Calabria”.

Lo sblocco dello stallo governativo in seguito alle elezioni dello scorso 4 marzo e la nomina dei presidenti di Camera e Senato ha ingenerato una certa ironia tra gli studiosi di storia reggini. Non potendo fare a meno di notare il cognome della nuova presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha scritto in fatti su Facebook Domenico Musolino: “La notizia che la nuova presidente del Senato, di cognome Alberti, possa essere imparentata con gli Alberti di Pentedattilo ha scatenato una rivolta… nella tomba del Barone Bernardino Abenavoli di Montebello Ionico, che la notte della Santa Pasqua del 1686 (giusto 332 anni fa) aveva creduto di aver sterminato (dopo aver rapito Antonietta) tutti gli Alberti del Castello di Pentedattilo… e che quindi non era più possibile ci fossero discendenze! Le diplomazie sono al lavoro per evitare una nostra strage! Così come narrano storia e leggenda e tante pubblicazioni tra i quali il libro scritto da Antonio Costantino l’illustre storico di Anni di Melito di Porto Salvo.”

IP

COOP.AGRI-OPSOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA A RL Sede legale: Gioia Tauro ( RC ) S.S. 111 n. 380 C.F e Partita Iva 02782050807 - REA : RC 190035 Albo Società Cooperative n. A229188

CONVOCAZIONE ASSEMBLEE PARZIALI DEI SOCI , ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA Ai Sigg. Soci Ai Consiglieri di Amministrazione Ai Sindaci Loro Sedi

E’ convocata l’Assemblea Ordinaria dei Soci della Coop.Agri-Op società cooperativa agricola arl presso la sede sociale in Gioia Tauro ( RC ) , alla strada statale 111 n. 380 , per il giorno lunedì 23 aprile 2018 alle ore 08,30 in prima convocazione ed occorrendo per il giorno martedì 24 aprile alle ore 10,00 in seconda convocazione, con all’Odg: 1) adempimenti formali di costituzione dell’assemblea dei delegati dei soci; 2) relazione consuntiva e programmatica sull’attività della cooperativa; 3) approvazione bilancio consuntivo anno 2017 e relativi documenti allegati; 4) situazione previsionale economico-finanziaria e contribuzione associativa anno 2018; 5) iniziative e programmi di investimenti per assistenza tecnica, qualità e valorizzazione delle produzioni; 6) attività di vigilanza / revisione periodica di Confcooperative Calabria ai sensi del DLgs 220/2202; 7) Varie . E’ convocata l’Assemblea Straordinaria dei Soci della Coop.Agri-Op società cooperativa agricola arl presso lo studio notarile dell’Avv. Giuseppina SPATARO in Gioiosa Ionica ( RC ) , Via Lazio n. 43 , per il giorno lunedì 23 aprile 2018 alle ore 16,00 in prima convocazione ed occorrendo per il giorno martedì 24 aprile alle ore 16,00 in seconda convocazione, con all’Odg: Variazione e adeguamento dello Statuto della Coop.Agri-Op società cooperativa agricola arl . Sono altresì convocate le Assemblee zonali parziali dei Soci della Coop.Agri-Op , ai sensi dell’art. 21 dello

Statuto, per l’elezione dei delegati alla Assemblea Ordinaria dei Soci con all’Odg: 1) adempimenti formali di costituzione dell’assemblea parziale dei soci; 2) relazione consuntiva e programmatica sull’attività della cooperativa; 3) approvazione bilancio consuntivo anno 2017 e relativi documenti allegati; 4) situazione previsionale economico-finanziaria e contribuzione associativa anno 2018; 5) iniziative e programmi di investimenti per assistenza tecnica, qualità e valorizzazione delle produzioni; 6) attività di vigilanza / revisione periodica di Confcooperative Calabria ai sensi del DLgs 220/2202; 7) elezione dei delegati all’Assemblea Ordinaria e Straordinaria dei Soci; 8) Varie . Alle assemblee hanno diritto di elettorato attivo e passivo solo i soci in regola con gli obblighi statutari. La elezione dei delegati all’Assemblea Ordinaria e Straordinaria dei Soci avverrà con l’elezione di 1 ( uno ) delegato ogni 250 soci o frazione superiore a 125. Il calendario delle assemblee parziali – avendo ciascun socio facoltà, ove occorresse, di partecipare a una qualsiasi delle assemblee parziali – è il seguente: Comprensorio Area Jonica Reggina, che comprende i Comuni da Reggio Calabria a Monasterace, compresi i Comuni dell’entroterra, che si terrà presso la sede operativa di Locri della cooperativa sita in Via Firenze n. 28, in prima convocazione in data lunedì 16 aprile 2018 alle ore 10,00 ed occorrendo in seconda convocazione, presso la stessa sede, in data martedì 17 aprile 2018 alle ore 16,00; Comprensorio Area Tirrenica Reggina , che comprende i Comuni da Villa San Giovanni a San Pietro di Caridà compresi i Comuni dell’entroterra, che si terrà presso la sede operativa di Laureana di Borrello ( RC ) Via Solferino n. 17, in prima convocazione in data mercoledì 18 aprile 2018 alle ore 10,00 ed occorrendo in seconda convocazione, presso la stessa sede, in data giovedì 19 aprile 2018 alle ore 16,00; Il socio, ai sensi dell’art. 25 dello statuto, può farsi rappresentare nelle assemblee di cui sopra , mediante delega scritta, da altro socio avente diritto al vot

Cordiali saluti. Il Presidente Luigi IEMMA


Rredazionale

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Premiato

Salvatore Agostino: le sue ricette esaltano

il bergamotto

"I profumi e unguenti e strumenti da cucina: dall'antica Magna Graecia ai romani, per finire all'era del bergamotto" ha spiegato l'importanza della valorizzazione dell'agrume nel nostro territorio. Da oltre 20 anni Salvatore Agostino ha scelto di puntare sull'oro verde della Calabria, scegliendolo come ingrediente fondamentale per realizzare, all'interno del suo ristorante, menu raffinati e succulenti, oltre ai prodotti di un delizioso laboratorio artigianale che ha riscoperto e valorizzato questo prezioso agrume dall'inconfondibile e suadente aroma

Un nuovo progetto di riscatto sociale, culturale, occupazionale quello del Polo Turistico del Bergamotto, un luogo di trasmissione dei saperi e delle scienze del bergamotto, che valorizza la filiera di questo prezioso agrume, la rende più innovativa e capace di creare sviluppo e, nel contempo, forma i giovani affinchè diventino le maestranze del domani. Il progetto ha messo insieme 54 operatori della costa calabra produttori di bergamotto, enti pubblici e imprese e si propone un riscatto del territorio dal punto di vista agro-alimentare e turistico. Dal 15 al 17 marzo scorsi, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, l'Accademia internazionale del Bergamotto, partner culturale del Museo, ha promosso una ricca manifestazione per presentare il progetto, alla presenza del direttore del MArRC Carmelo Malacrino; del promotore dell’iniziativa, Vittorio Caminiti, presidente dell'Accademia internazionale del Museo del Bergamotto e di Federalberghi Calabria; della coordinatrice del Polo, Carmela Ciappina; del presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, Giuseppe Bombino; del sindaco della Città di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Nella sessione conclusiva dei lavori sono intervenuti anche: il presidente del Consiglio regionale della Calabria Nicola Irto, il presidente della Giunta regionale calabrese Mario Oliverio, il direttore generale Cultura e Turismo della Regione Calabria Sonia Talarico, la dirigente del Miur Pasqualina Maria Zaccheria. Un ricco programma di sessioni seminariali in cui sono stati presentati i risultati delle attività, e nel corso dei quali diversi sono stati gli interventi da parte di imprenditori del settore. Tra questi Salvatore Agostino, imprenditore gastronomico de "La Cascina", che nel corso del seminario "I profumi e unguenti e strumenti da cucina: dall'antica Magna Graecia ai romani, per finire all'era del bergamotto" ha spiegato l'importanza della valorizzazione dell'agrume nel nostro territorio. Da oltre 20 anni Salvatore Agostino ha scelto di puntare sull'oro verde della Calabria, scegliendolo come ingrediente fondamentale per realizzare, all'interno del suo ristorante, menu raffinati e succulenti, oltre ai prodotti di un delizioso laboratorio artigianale che ha riscoperto e valorizzato questo prezioso agrume dall'inconfondibile e suadente aroma. Per tutto questo Salvatore Agostino è stato uno dei 15 imprenditori calabresi a ricevere il riconoscimento per il contributo dato alla filiera del bergamotto.

Roccella Jonica SS 106 info: 0964.866675

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IN BREVE

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Lunedì scorso l’onorevole Silvio Berlusconi è stato a Reggio Calabria per testimoniare nel processo Breakfast che vede imputato l’ex ministro dell'Interno Scajola. Per l'occasione Berlusconi è stato ricevuto con tutti gli onori nella Prefettura di Reggio.

Il re è pregiudicato!

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ILARIO AMMENDOLIA

unedì scorso l’onerevole Silvio Berlusconi è stato a Reggio Calabria per testimoniare nel processo che vede imputato l’ex ministro Scajola. Lo si vede nitidamente ritratto dinanzi al portone della Prefettura mentre viene accolto dal sindaco metropolitano e dal prefetto di Reggio. Si riesce persino a immaginare la scena: una piccola folla di curiosi che si raduna ai bordi di Piazza Italia, le macchine che arrivano a sirene spiegate, qualche applauso, i poliziotti che scattano sull’attenti dinanzi al più autorevole esponente di “Forza Italia”. Un inchino appena accennato con la testa e una calda stretta di mano da parte delle autorità cittadine: “Benvenuto in Calabria on. Berlusconi”! Se vivessimo in una Repubblica normale non avrei avuto nulla da ridire. Invece ci troviamo nella Città Metropolitana di Reggio Calabria dove una settimana fa hanno sciolto il Comune di Scilla, qualche mese fa hanno mandato a casa il consiglio comunale di Marina di Gioiosa, in questi giorni stanno indagando su Platì e Careri. In casi come questi, una foto con un "pregiudicato" può essere un indizio; un rapporto di parentela è quasi una prova. Con due foto “compromettenti” un sindaco viene mandato a casa mentre un imprenditore per una foto “sospetta” potrebbe esser interdetto per “cattive frequentazioni”. In Calabria abbiamo il culto della fotografia; ne scattiamo in Chiesa, ai funerali, ai matrimoni. Se si scopre che un locale pubblico viene frequentato da "pregiudicati" viene chiuso. Siamo una terra di mafia e di vacche sacre. Una terra in cui la Rai trasmette in seconda serata le immagini di una sanguinosa guerra che si starebbe combattendo in Aspromonte. E sul fronte di guerra, una foto con un “pregiudicato” è un grave indizio di “intelligenza col nemico”. Signor Prefetto, lei ricorderà certamente la favola “ il re è nudo”? Un bambino in tutta la sua innocenza grida la verità in faccia al re, alla regina, ai ministri, ai cardinali. Il bambino svela l’arcano gridando ciò che tutti vedevano ma non avevano il coraggio di dire: il re è nudo!

“Nudo” così come Berlusconi è “pregiudicato”. Berlusconi, al di là della politica e delle sue vicende giudiziarie, a tante persone risulta simpatico e finanche amabile. Potrebbe esserlo anche per me anche se non ho apprezzato il fatto che, durante l’udienza, di Matacena ricordasse appena il nome. Probabilmente del senatore Caridi neanche quello. In clima di Settimana Santa mi sono tornate le parole di Gesù che rivolto a Pietro disse “prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte” e così fu non appena il Maestro venne arrestato. È un classico! Quando si cade in disgrazia dapprima si scompare della rubrica del telefono, poi dal giro degli amici e infine anche dalla memoria Io sono garantista sempre e con chiunque e credo che ognuno dovrebbe scegliere le proprie frequentazioni in basi alle proprie convinzioni più che consultando il cartellino penale. Ma Lei Signor Prefetto… possibile che Ella non sapesse che l’onorevole ha una sentenza di condanna passata in giudicato? Possibile che Le sia sfuggito che i giudici di mezza Italia lo considerano “l’utilizzatore finale” della tela tessuta dall’onorevole Dell’Utri con la mafia siciliana? È la vicenda di Mangano? Un pluriomicida che, secondo Berlusconi, sarebbe stato un eroe? La corruzione di senatori? La nomina di Cesare Previti a ministro della difesa? Tutto rimosso così che ritornano in mente le parole che Gaetano Filangieri ha scritto ben due secoli fa: “Non c’è timore della legge per colui che è abbastanza ricco da pagare la trasgressione”. Siamo arrivati al cuore della questione! L’onorevole Berlusconi è ricco sfondato, è importante, è famoso. Può contare su solide amicizie e un vecchio adagio calabrese un po’ volgare ma sostanzialmente veritiero dice: “cu ndavi sordi e amicizia, vaij nc ... alla giustizia” e mai adagio è stato più calzante. Ed è così che l’onorevole Berlusconi è stato ricevuto con tutti gli onori nella Prefettura di Reggio dove si conserva il "Santo Graal" o meglio il registro dove hanno firmato gli antimafiosi duri e puri. Mi auguro tanto che Berlusconi abbia firmato il famoso registro. Ne ha tutti i titoli! Però, signor Prefetto, non abbia malanimo con noi “irriducibili” che pretendiamo ancora collocarci accanto agli “ultimi”, che continuiamo a

In una terra in cui una foto con un pregiudicato è un grave indizio di “intelligenza col nemico” e può portare allo scioglimento di un comune o alla chiusura di un bar, come bisogna interpretare uno scatto che ritrae il Prefetto con un pregiudicato?

credere nella Costituzione, che pretendiamo che tutti i cittadini vengano considerati “uguali”, che protestiamo contro la giustizia sommaria. Il nostro “difetto” è che lo facciamo con tutti e non solo con l’on. Berlusconi e con la gente del suo rango, invocando una giustizia giusta che si può avere solo in uno Stato giusto. Chiudo porgendo gli auguri di buona Pasqua a tutti partendo da quei pochi lettori che ci seguono. Vorrei non dimenticassero che festeggiamo la Resurrezione di un Uomo innocente arrestato, flagellato, condannato. Lui ha avuto la forza di Risorgere. Noi dovremmo trovare almeno la forza di non piegare la testa... ma è difficile. Auguri!


Sul Corso della Repubblica la decapitazione di un negozio dietro l'altro a causa di affitti esorbitanti sta passando sotto silenzio e basta poco perchè la desertificazione diventi irreversibile.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO li annunci di «cessata attività», le vetrine vuote, le saracinesche abbassate. Un quadro desolante. Negli ultimi mesi sono una decina le realtà commerciali di Corso della Repubblica, a Siderno, che hanno chiuso battenti. Bar, negozi di abbigliamento e accessori, rosticcerie. Ad accomunarli la croce di un affitto mensile dal costo esorbitante, spesso insostenibile. E quando la crisi riduce i consumi e i costi fissi rimangono inesorabilmente alti non può che esserci un'unica soluzione: appendere alle speranze del proprio futuro il cartello «chiuso» o, nella migliore delle ipotesi, cercare fortuna altrove. Nel baratro sono finite attività storiche ma anche negozi di recente apertura. Il contenimento delle spese dell’affitto potrebbe essere fondamentale per permettere ai negozi di sopravvivere ma i proprietari non accennano a diminuire le cifre per andare incontro alle esigenze dei commercianti. Su questi ultimi grava mensilmente una stangata che di media si aggira intorno ai 1600 euro: si tratta di un peso economico spropositato con cui diventa sempre più impossibile far quadrare i bilanci. E pensare che nelle vicine Locri e Marina di Gioiosa Ionica la media degli affitti scende sotto la metà. Una differenza non più giustificata: sono, infatti, lontani gli anni d'oro di Siderno, quando Corso della

G Siderno

Repubblica era meta ambita per gli amanti dello shopping dell'intera Locride e, a tutte le ore del giorno, era un gran brulicare di vita. Oggi, invece, i negozi - per via della crisi, della concorrenza on line e per la presenza di grandi catene che vendono tutto a prezzi più bassi - sono quasi sempre deserti e quello che ancora spinge i commercianti rimasti ad alzare le saracinesche la mattina è semplicemente la voglia di non arrendersi rinunciando a un investimento durato tutta la vita. Ciò che stupisce, inoltre, è l'abbandono anche da parte dei negozi in franchising che un affitto così cospicuo potrebbero permetterselo. Che sta succedendo? Siderno ha perso il suo sex appeal che per anni le ha permesso di essere la capitale commerciale della Locride? Perchè neppure le grandi catene scelgono di fermarsi a Siderno? È un impatto duro e doloroso. La desertificazione sta passando sotto silenzio e basta poco perchè diventi irreversibile. La resa dei negozi è scritta su cartelli tutti uguali: "Affittasi". Possibile che una capitolazione dietro l'altra dei negozi non faccia comprendere ai proprietari che o accettano di ridiscutere il contratto di affitto o il locale rimane vuoto? Che futuro si prospetta per il Corso della Repubblica? Se non si studia un piano per rivitalizzarlo e incentivarne la frequentazione e se, soprattutto, gli affitti rimarranno così sovrastimati rispetto all'andazzo dell'economia, solo imprenditori cinesi potranno permetterseli e questo vorrebbe dire che la più bella selezione di vetrine della Locride rischia di divenire un giorno una mortificante China Town.

strangolata

dal caro affitti


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LA SETTIMANA

intervista www.larivieraonline.com

Dopo la rivolta di Rosarno del 7 gennaio 2010 Ettore Guerriero e Giovanna Tutino per quasi due anni hanno progettato piccoli eventi culturali, fin quando hanno messo in piedi la prima edizione del festival della Rigenerazione urbana: "A di Città"

La Commissione per il conferimento degli incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura ha proposto all'unanimità Giovanni Bombardieri, originario di Riace e attualmente in forze alla Procura di Catanzaro e coordinatore di inchieste sulla sanità, come Procuratore della Repubblica di Reggio.

Intervista ad Angelo Carchidi, portavoce di "A come città"

Rosarno non è solo bidonville di migranti «A di Città è un nome forse difficile: la A sta per architettura, arte, ambiente, autocostruzione, agricoltura. C'è poi la volontà di ribaltare l'approccio: anziché dalla prima lettera, la C, si inizia dall'ultima, dal basso, dalla strada, senza grandi risorse e con un po' di sana incoscienza, con la comunità»

ELEONORA ARAGONA igitate Rosarno su un qualsiasi browser. A parte la sempreverde pagina di Wikipedia con dati meteo e codice fiscale, vi apparirà un articolo del Corriere sul reportage realizzato 8 anni dopo nei luoghi della rivolta dei migranti. Se lo aprite parte un video su come il ghetto dei raccoglitori di arance sia ancora lì con fango e sudore. Si parla di baraccopoli e bidonville, ma nessun riferimento a quali siano state le iniziative nate da quella ribellione che ha fatto gridare le istituzioni a “Mai più Rosarno”. Mai più Rosarno, almeno quella Rosarno, è stato anche ciò che si sono ripromessi i fondatori di A di città. In quei giorni, tra telecamere e disordini, un gruppo di cittadini rosarnesi e di “estranei” si sono riuniti perché volevano dare qualcosa alla città che tutti stavano raccontando ma che pochi si erano fermati a conoscere. Dopo quel 7 gennaio 2010 Ettore Guerriero (di Foligno) e Giovanna Tutino (di Rosarno) per quasi due anni hanno progettato piccoli eventi culturali, fin quando hanno messo in piedi la prima edizione del festival della Rigenerazione urbana: A di Città, appunto. «A di Città è un nome forse difficile, ma che in realtà è stato scelto per comunicare due cose molto semplici. La prima è che agire sullo spazio che ci circonda necessita di un approccio multidisciplinare; la A in questo caso sta per architettura, arte, ambiente, autocostruzione, agricoltura. La seconda è la volontà di ribaltare l’approccio: anziché dalla prima lettera, la C, si inizia dall’ultima, dal basso, dalla strada, senza grandi risorse e con un po’ di sana incoscienza, con la comunità» racconta Angelo Carchidi come portavoce del gruppo. La rivolta è stato il momento che vi ha portato a dire basta? «Per l’8 gennaio avevamo in programma una presentazione/performance di un libro, poi scoppiò la rivolta e annullammo l’evento. L’esplosione della disperazione e il racconto che ne seguì fu un trauma. Rosarno era descritta ovunque come città razzista, l’esposizione mediatica fu tremenda e la narrazione della situazione dei migranti fu dolorosa». Perché? «Una parte dei fondatori collaborava con altre associazioni che si occupavano per lo più di consulenza legale ai migranti. Dal 2010 al 2012 ci siamo interrogati molto su come continuare a impegnarci per il territorio». C’è stato un momento in cui vi siete detti «Non ne valeva la pena»? «Quando abbiamo dovuto annullare la terza edizione del festival». Il motivo? «Non eravamo più una risorsa». L’ironia in questa frase appare chiara e quindi spiegaci meglio. «Nei primi due anni di A di Città abbiamo riqualificato degli spazi pubblici. Abbiamo fatto una scelta di campo, volevamo lavorare solo in zone collettive di Rosarno. I due spazi riqualificati dovevano poi essere risistemati e mantenuti dall’amministrazione pubblica. Uno degli interventi è stato realizzato su un sottoponte del centro cittadino che poi doveva essere messo in sicurezza con l’illuminazione pubblica. L’intervento dell’amministrazione è stato portato a termine dopo tanto tempo, anche a seguito di diverse lamentele di cittadini che si erano messi a disposizione per ripulire il posto e riqualificarlo» E fin qui mi sembrate una risorsa... «Qualche mese prima della realizzazione del nuovo festival nel 2013 l’amministrazione comunale, con cui per altro c’era sempre stata una co-progettazione, ci disse che stavamo diventando un problema più che una risorsa». Perché? «Alcuni cittadini erano andati in comune a lamentarsi per la lentezza degli interventi dell’amministrazione

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pubblica. In quel momento ci interrogammo sul nostro ruolo. Ci siamo chiesti “se non siamo una risorsa come possiamo ripartire?”. Fu allora che lanciammo un secondo step del nostro lavoro che produsse la guida turistica/romanzo corale sulla nostra città, Kiwi. Con Kiwi abbiamo immaginato e sperimentato una grande varietà di “luoghi possibili”, non necessariamente spazi fisici, ma relazioni e confronti. I cittadini di Rosarno hanno scelto di cosa parlare e come raccontare il proprio territorio, rievocando memorie collettive e attingendo a storie private». Non proprio edificante come atteggiamento. Ma c’è una speranza? «Nel 2012 con un collettivo francese avevamo realizzato un sistema di sedute in una sorta di piazza, era una struttura in legno si stava deteriorando nonostante la manutenzione dei cittadini. Le persone del posto quindi l’hanno smontata e hanno disegnato con una bomboletta spray una planimetria del nuovo spazio che avrebbero voluto realizzare. Quando andammo a parlare con questo gruppo di cittadini e loro ci dissero che grazie al lavoro fatto durante i festival, i workshop e le iniziative si erano sentiti per la prima volta parte di un quartiere e non solo di un agglomerato di case». Però Rosarno è brutta? «È estremamente brutta. Da rosarnese forse ho sviluppato un amore nei confronti dei luoghi non belli almeno in modo canonico, sono diventati il mio feticcio. Penso che Rosarno abbia un mosaico di energie che provengono dalla sua storia di immigrazione e emigrazione. Tutto ciò che vedo sul piano urbano è il risultato di tanti sacrifici, tanta povertà e chiaramente di una deregulation. Però ha una potenza. Conosco molte città belle ma morte, Rosarno sia in positivo che in negativo non è una città morta. Se una città riesce a darti il senso di vita forse non è poi così brutta». Qual è il vostro obiettivo? «A di Città nasce dalla volontà di riscatto di un piccolo centro del Sud Italia, interessato negli ultimi anni da fatti di cronaca che hanno lasciato delle ferite profonde nella città, e al centro di politiche economiche errate che hanno sconvolto l’identità del territorio». E ora? «Una parte dei progettisti di A di Città sono parte integrante di FaRo, Fabbrica dei Saperi a Rosarno (progetto vincitore di Culturability2017 per il recupero e la riattivazione degli spazi della mediateca e dell’auditorium della città)». Anche questo è Rosarno, così come lo sono le bidonville di migranti ed è giusto dare una voce anche a chi cerca di spezzare i soliti meccanismi e non accetta un racconto parziale.

Il Consiglio della CISL ha eletto Luigi Sbarra segretario aggiunto della confederazione, per come annunciato direttamente dalla segretaria generale Annamaria Furlan. Sbarra, originario di Benestare, è l’ennesima professionalità della Locride a rivestire ruoli di primaria importanza a livello nazionale.

Anna Laura Orrico, imprenditrice di Cosenza, ha fatto il suo ingresso alla Camera dei Deputati per il M5S citando l’alfieriano “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” e affermando di non volersi risparmiare per il bene dalla sua Calabria. Non le resta che trasformare queste belle parole in realtà!

Anche se non si è verificata nessuna recente inchiesta che ne abbia coinvolto l’amministrazione, la settimana, a Careri, è iniziata con l’ingresso in Comune di una commissione d’accesso che, su ordine del prefetto, almeno per i prossimi tre mesi, scandaglierà l’operato della giunta guidata da Giuseppe Giugno.



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Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti o complimentarti con noi, fare segnalazioni, raccontarci le tue esperienze, potrai inviarci foto degli scorci del tuo paese o video se hai un talento nascosto. Saremo lieti di risponderti pubblicamente, daremo voce al tuo pensiero e ti daremo visibilità sui nostri social. Sii parte integrante di questa realtà

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Salvatore Stilo, persona perbene, un grande amico!

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Sembra quasi che lo Stato adotti una “vendetta trasversale” Gentile Direttore, Sono Sgambelluri Giuseppe, condannato definitivo per il reato di associazione per delinquere. Le scrivo perché volevo porre all’attenzione dei suoi lettori un caso di “responsabilità indiretta”, chiamiamola così, che mi sta affliggendo. Mia moglie Rosanna, per anni, ha gestito un Lido sito sul Lungomare di Siderno e, per la precisione, l’Avana Beach. La prossima estate, purtroppo e per colpa mia, l’Avana Beach non aprirà. Il Prefetto di Reggio Calabria l’ha fatta destinataria di una “interdittiva antimafia”; l’unica sua colpa, appunto, è quella di essere mia moglie. In sostanza non la si accusa di essere una criminale e nemmeno di avere rapporti con la criminalità organizzata, le si dice che c’è il “mero rischio” che il suo Lido possa essere oggetto di “infiltrazioni mafiose” e l’elemento su cui questo rischio si fonda è, appunto, quello di essere mia moglie. Sto finendo di scontare la mia pena. Sono stato condannato a nove anni e quattro mesi di detenzione, dei quali la metà scontati in regime di arresti domiciliari prima e detenzione domiciliare dopo a causa del mio stato di salute. Sette anni nei quali ho tenuto una condotta irreprensibile e ho costantemente espresso un senso di resipiscenza verso alcune condotte tenute in passato. Sono costantemente seguito dagli assistenti sociali, ai quali mi lega un ottimo rapporto. Eppure netta è la sensazione che tutto questo non basti e non basterà a mettere la mia famiglia al riparo da una “legge” che spesso, perdonatemi, mi appare vendicativa. Il mio più grande cruccio è sempre stato quello di non aver potuto essere per mio figlio un padre “normale” e, quando stavo oramai accettando il fatto che anche e soprattutto lui abbia dovuto pagare per i miei errori, ecco che ora anche mia moglie ne subisce le conseguenze. Tutto ciò è frustante.

È, ormai, trascorso un mese dal giorno in cui, senza avvertire alcuno, hai intrapreso il viaggio verso l’Eternità, pur consapevole che avresti lasciato tutti nella più cupa disperazione, come sicuramente stai, da Lassù, osservando! Ci hai lasciato troppo presto, Salvatore, mio compagno di lavoro, mio Grande Amico, mio caro“fratello di vita”! Con te ho realizzato concretamente la vera Amicizia, quell’amicizia reale, sincera, che si esplicita in una simbiosi di pensiero comune e di azione, come, in effetti, accadeva tra di noi. Ero io più anziano, ma quante volte mi appoggiavo a te per un consiglio, un suggerimento, un aiuto, un incoraggiamento! Sei stata “una persona perbene”, “una brava persona”, in una parola “un vero galantuomo”, così come ti ha stimato e valutato sempre la gente comune. Eri un uomo leale, riservato, educato, di una educazione d’altri tempi, ti aprivi con gli amici ai quali davi tutto

Sento parlare spesso di “diritti costituzionalmente garantiti” di “finalità di rieducazione e di risocializzazione delle pena”, parole che fanno pensare che il compito dello Stato sia quello di spendersi per il recupero e il successivo reinserimento nella società dei soggetti che con le loro condotte se ne erano posti al di fuori, ma la realtà sembra essere ben diversa. Ci si sente braccati, inseguiti, additati, irrecuperabili; si sente il pregiudizio che non morirà mai, ci si sente condannati a vita. Ci si sente non come un bene da recuperare ma come un male da isolare, facendo “terra bruciata” intorno a lui e, quel che è più grave, intorno a tutta la sua famiglia, connivente, quasi concorrente nello stesso reato. Non si riesce a comprendere che il mancato rilascio della concessione a mia moglie e la consequenziale mancata apertura del Lido, lungi dal dare l’idea di uno Stato presente e attivo sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, viaggia in direzione completamente opposta. È un prendere atto che non si sia riusciti a “recuperare” il condannato e quindi, per prevenire ulteriori rischi, tra l’altro non meglio specificati, venga posta in essere una sorta di “vendetta trasversale” impedendo alla di lui moglie non solo di lavorare, ma anche di dare lavoro. Quando finirò di scontare la mia pena, fra qualche mese, mi sarà applicata la misura della sorveglianza speciale, e quando finirò di essere sottoposto a questa misura – anch’essa di prevenzione - sarò sottoposto a un’altra misura ancora, come pena accessoria prevista nella mia sentenza di condanna e ciò che brucia di più, perché non dà speranza, è che, in questi anni, lo Stato non sarà al mio fianco a indicarmi la via ma sarà in agguato nella certezza (ecco il pregiudizio) che sbaglierò ancora, perché il suo compito è quello di punire il mio sbaglio, non certo quello di mettermi in condizione di non sbagliare più. Ecco. Volevo dire allo Stato e ai suoi rappresentati che io mi arrendo, ma desidererei che risparmiassero la mia famiglia. Giuseppe Sgambelluri

“La villa Universo farà finalmente parlare di Africo anche per le cose Abito a Milano ma, quando possibile, torno nella mia Siderno anche se la nostalgia di mio zio Carmelo e dei miei nonni, che da tempo non ci sono più, mi assale con un nodo alla gola… Mentre scrivo sono in aereoporto con mio marito in attesa dell'aereo che ci riporta a Milano, dove il lavoro ci richiama all’appello, ma speriamo nella pensione che ci permetterà di restare in Calabria più tempo. Prima di partire siamo passati a salutare Luisa che, a seguito di problemi di salute, è ricoverata presso il Centro Universo di Africo. In queste due settimane che sono rimasta in Calabria sono stata più volte in questa struttura, il cui personale mi ha particolarmente colpita. Operatori sempre con un sorriso per tutti e la titolare, la signora Antonietta, che ha sempre una buona parola e per tutti. Uscendo dalla struttura con mio marito ci siamo detti: finalmente anche il paese di Africo verrà ricordato per cose positive! Grazie, signora Antonietta, e grazie a tutto il personale per quello che fate e farete per i vostri ospiti e per mia cugina Luisa. Rosamaria Galluzzo

Direzione Dogane: la boria e le bugie metropolitane te stesso. Nella tua vita hai avuto tre fari: la famiglia con in testa la tua adorata mamma Lucia (il 13 dicembre,“Santa Lucia”, era anche il tuo giorno di nascita, il tuo compleanno! La mia telefonata di auguri non mancava mai!); i nipoti, tutti i nipoti, con i quali avevi un rapporto viscerale, intenso, continuo, filiale; il lavoro: eri instancabile, una dedizione al lavoro fuori dal normale, dovuta al tuo spiccato senso del dovere, quasi volendo mettere in pratica quel principio di Niccolò Tommaseo che così recitava:“Il dovere non s’adempie se non facendo più del dovere!” E, poi, la tua voglia di essere sempre puntuale e preciso. Lo sanno bene i tuoi compagni di lavoro all’Inps, cui mancherà la tua umanità, la tua competenza, la tua professionalità. Hai tu, Salvatore, saputo servire con amore e onestà la tua Comunità senza avere nulla in cambio se non il rispetto e la stima delle persone. Per questo ci lasci una grande eredità fatta di tutti quei grandi valori morali (famiglia, amicizia, rispetto, generosità, attenzione per il prossimo) che hanno accompagnato e plasmato la tua esistenza terrena, valori oggi, ahimè, in via di estinzione. Grazie per tutto quello che ci hai regalato! Ci mancherai! Mi mancherai, Salvatore! Bruno Palamara

Pubblichiamo la nota stampa del Movimento Civico “Catanzaronelcuore”, che fa seguito alle considerazioni diffuse dall’Amministrazione Metropolitana di Reggio Calabria e al nostro articolo comparso la scorsa settimana a pagina 3 relativo alla possibilità che la Direzione Interregionale Dogane calabrese venga spostata da Reggio Calabria a Catanzaro.

Pare che la scelta razionale di Catanzaro quale sede interregionale per Calabria e Basilicata delle Dogane e dei Monopoli abbia sollevato il solito ottuso vespaio campanilistico sulle rive dello Stretto. Infatti, il giovane sindaco Falcomatà, ma non solo lui, ferito nell’orgoglio metropolitano, afferma che tale scelta sia frutto di “una grave violazione della sentenza del consiglio di Stato”. Dice ancora che “Reggio è oggettivamente deputata ad essere sede della Direzione delle Dogane in quanto sede dell’autorità portuale più grande del Mediterraneo e città con maggiore traffico doganale”. Ma il meglio arriverà subito dopo, quando il giovane sindaco, in un crescendo di auto-esaltante mania ossessiva-compulsiva di grandezza, ricorda all’universo intero che “non può trascurarsi il fatto che esista un nuovo soggetto istituzionale qual è la Città Metropolitana di Reggio”. Insomma, ragazzi, scherziamo su tutto ma non azzardiamoci ad offendere la metropoli! Che poi in tutta Europa ci ridano dietro e di gusto per il fatto che in Italia si affibbi il titolo improbabile di metropoli ad una città di 180.000 abitanti, beh… questo è un altro discorso. Lessico, comiche e geografia a parte, il diritto e la buona amministrazione burocratico- politica ci insegnano qualcosa di completamente diverso dai vaneggiamenti di Falcomatà: in primis che non vi è alcuna violazione di qualsivoglia sentenza giacché la sede interregionale delle Dogane di che trattasi è un presidio totalmente nuovo che niente c’azzecca con la sede attualmente e irrazionalmente presente a Reggio (ufficio, quest’ultimo, scippato a Catanzaro nel 2007). Inoltre definire Reggio come la città “oggettivamente deputata” ad ospitare la sede interregionale Dogane e Monopoli per Calabria e Basilicata è una farneticazione delirante sia perché sono falsi i dati vantati dal sindaco reggino, sia perché

Reggio è semmai la meno adatta fra tutte ad ospitare una simile Direzione; ma soprattutto perché non sono quelli illustrati dal giovane Falcomatà i criteri con cui si stabilisce la sede. Anche i sindacati reggini, sul piede di guerra per questa vicenda, nel tentativo di giustificare le loro rimostranze si inerpicano in considerazioni fuorvianti, dati errati, menzogne e tutto ciò che può tornare utile ad una causa – la loro – che fa acqua da tutte le parti. Le direzioni regionali svolgono infatti funzioni direttive, di coordinamento e di controllo, interagendo quotidianamente con le altre amministrazioni pubbliche quali la Commissione Tributaria Regionale, la Direzione Regionale Agenzia Entrate, la Direzione Regionale Demanio, il Comando regionale Guardia di Finanza, la Corte dei Conti, il TAR: tutti presidi ubicati correttamente a Catanzaro, che non è una metropoli ma è il capoluogo di regione. Sorvoliamo poi, per mera misericordia, sulla barzelletta del “nuovo soggetto istituzionale qual è la città metropolitana”, in ordine al quale Falcomatà, e non solo lui, vorrebbe far credere che qualsiasi atto a lui non gradito configuri il reato di lesa maestà alla sua metropoli. Si rassegni, Falcomatà; e con lui si rassegnino i campanilisti d’ogni risma: se c’è uno status istituzionale da rispettare e giuridicamente da ossequiare, quello è il Capoluogo di Regione. E il capoluogo di regione è la piccola Catanzaro, graziosa e baricentrica cittadina che non supera nemmeno i 100.000 abitanti e che perciò si vanta di non poter essere una metropoli, fiera com’è del suo ruolo e della sua posizione tramandati dalla storia e non certo da un inganno. Movimento Civico “Catanzaronelcuore”


Rredazionale

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Il 18 aprile 2018 a Catanzaro, presso la Cittadella della Regione Calabria, verrà ufficialmente inaugurata PECCO- Piazza Etica Calabria Contadina. Un progetto, promosso dall’azienda Ristorart guidata da Nicola Capogreco, che vuole porre l’attenzione dei consumatori e del sistema produttivo sul cibo di qualità made in Calabria.

18 aprile 2018 a Catanzaro, presso la Cittadella della Regione Calabria, verrà ufficialmente inaugurata PECCO- Piazza Etica Calabria Contadina. Un progetto, promosso dall’azienda Ristorart guidata da Nicola Capogreco, che vuole porre l’attenzione dei consumatori e del sistema produttivo sul cibo di qualità made in Calabria. Un patrimonio eccezionale, non sempre adeguatamente valorizzato, che vede in PECCO un luogo di sintesi, una piazza urbana coperta dove consumare un pasto a “trazione calabrese” e contestualmente acquistare i prodotti gustati. Tutto questo è reso possibile grazie, anche, a collaborazioni con centinai di produttori calabresi e con organizzazioni come Campagna amica e Slow food che certificano le produzioni per tipicità, territorialità e qualità, garantendone la tracciabilità. Nei circa 1600 mq di Pecco si trovano: LA BOTTEGA DEL CAFFÈ – Cornetteria, Bar, Pasticceria; PECCATI DI GRANO - Pane, Panini, Pizze, Prodotti da forno salato; I FRESCHI DI CAMPAGNA – Spremute, Frullati, Gelati, Yogurt, Centrifugati, Insalate; due linee self service SCEGLI E MANGIA Menu Stagionali a KM 0; L’ISOLA DELLE CHICCHE con produzioni tipiche, cucine a vista e show coking - Salumi e Formaggi, Pasta Fresca, Zuppe, Griglieria; una zona GLUTEN FREE - Scegli

e Mangia Senza Glutine. E, ancora, un Ristorante interno con 60 posti a sedere, una Zona destinata al consumo con 400 sedute e tavoli, un’Area modulare riservata a scolaresche ed eventi, un Box per consulenza alimentare e dietetica qualificata dell’utenza, uno Spazio espositivo-vetrina, una piattaforma Book Crossing e CoWorking, numerosi spazi pubblicitari e interattivi per coinvolgere al meglio l’utenza. «Si tratta di un progetto di altissima valenza identitaria e culturale - ha spiegato Nicola Capogreco ideatore di Pecco nel quale creare sinergie, realizzare una rete sana tra i calabresi, mondo produttivo e consumatori. Un’opportunità collettiva per la Calabria che ci crede perché la Calabria che eccelle è la Calabria che fa gola». Il progetto di Pecco, che è anche a ridotto impatto ambientale ed è realizzato con l’impiego totale di artigiani calabresi, mira attraverso l’innovazione a diventare un marchio per la Calabria che produce con serietà, rispetto della legalità e del territorio. Non resta quindi che Peccare insieme dal 18 aprile 2018 quando verrà presentato al pubblico Pecco- Piazza Etica Calabria Contadina.


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IN BREVE

il ricordo

La grande umanità è stata il tratto più saliente di Paolo Nella sua vita di politico e di professore, il sindaco Paolo Lanzafame è stato un uomo, un sidernese meditativo, abituato a interrogarsi sulle pulsioni che animano il mondo, la politica e la formazione degli studenti. Tutti coloro che in vari modi hanno frequentato il suo studio in via Cesare Battisti, hanno avuto modo di ammirare la grande attenzione che il professor Lanzafame dedicava alla politica. Si è sempre battuto contro chi sognava come dichiarò lui stesso in un articolo "un nuovo sbarco dei mille per continuare l'opera predatoria nei confronti del Meridione d’Italia”. Un socialista gentiluomo della generazione di Cosimo Iannapollo, Oscar Bombardieri e Sisinio Zito che non ha disperso, ma ha conservato con rara umiltà, il patrimonio di Peppino Bugnano e Oreste Sorace (etc). Ancora non molto tempo fa lo si poteva incontrare in strada, sul corso, ai margini della piazza, sempre al centro del dibattito; davanti a un caffè, con il giornale sotto il braccio a discutere delle grandi questioni di una città importante. La sua e la nostra Siderno. Negli ultimi tempi, quando il passo non era più spedito, lo sguardo rimaneva vivido e attento e dava l’immagine di un uomo dedito anche in età a occuparsi delle passioni che hanno caratterizzato la sua vita di Commercialista e di Socialista. Ancora oggi, nelle testimonianze di cordoglio pervenute ai suoi famigliari e a suo figlio - il nostro Assessore - si evidenziano tali sentimenti. Ragazzi che un tempo hanno fatto pratica nel suo studio, i suoi studenti, tutte persone ormai più che mature, hanno usato espressioni molto simili per ricordare con gratitudine quanto è stato importante il Sindaco Lanzafame nella loro formazione professionale e umana. Perché il caro Paolo intuiva le difficoltà delle gente, che spesso suscitavano in lui, generosità. La sua grande umanità è forse stato il tratto più saliente: era il suo modo di essere, un dono connaturato e fedelmente tramandato a suo figlio Gianni, come ho avuto modo di registrare in prima persona, grazie al rapporto quotidiano che ho con lui, sia come uomo che come professionista. Un gentiluomo d’altri tempi, questo era suo padre Paolo; un gentiluomo che amava gli amici e la famiglia, la vita riservata e quella insieme agli altri, con una memoria sempre fresca e sorprendente fino agli ultimi giorni e anche prima dell’addio: un modello, un chiaro esempio di come si possano accrescere le qualità naturali - quando ci sono - rendendole più ricche e approfondite grazie alle qualità umane. Pietro Fuda

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Mercoledì mattina è scomparso Paolo Lanzafame, compianto ex sindaco di Siderno che abbiamo voluto ricordare attraverso le parole di tre sidernesi che lo hanno conosciuto.

Paolo non era un professionista della politica, ma le riconosceva lo status di arte opo le due consultazioni elettorali del 1946, in uno dei tipici luoghi d’incontro della nostra società dell’epoca, conobbi Paolo. Subito fra noi si stabilì un afflato che ci amalgamò oltre che nei rapporti di amicizia, anche negli interessi di natura politica, che altro non erano se non gli ideali del socialismo. Ci incontravamo in mezzo a quella rabbiose manifestazioni che vedevano coinvolti disoccupati, artigiani, operai, per lo più il proletariato urbano, ma soprattutto molti giovani, che scandivano in un coro assordante parole d’ordine che al tempo andranno di moda. Ci ritrovavamo la sera dopo cena, ora in piazza Municipio, ora lungo i marciapiedi del corso principale a dare ascolto alla élite del tempo, che discettava sulla Russia, sull’America, sulla caduta del fascismo, su De Gasperi, Nenni, Togliatti, sull’avvenire del comunismo ecc. Si esprimevano giudizi, dissensi, opinioni, ora convergenti, ora divergenti, ma lontani dal nostro recepimento. Paolo era un giovane dalla grigia ed asciutta oratoria senza orpelli, dagli occhi grigi, dal volto sereno e tranquillo. Un giovane socialista non ribelle, ma paziente, refrattario allo scontro frontale, ma anche alla retorica, alla ostentazione e alla demagogia populista al tempo molto in voga; era un buontempone, un Lancio Villa senza rivoluzione. Aveva un suo particolarissimo senso dell’umorismo che spuntava specialmente la sera, quando dopo le solite cenette, si metteva a danzare coinvolgendo tutti i presenti in un noto motivato spagnolo: “Vasco De Game non ti fidar, vieni al pueblo, vieni a ballar”. Portava con sé la convinzione della finitezza delle cose, la cordialità che spingeva alla passione di godere “le cose” e le cose erano la famiglia, gli alunni, gli amici, le scelte, le esperienze e tra queste ultime la politica. Era un buon padre di famiglia che ha saputo iniettare nei figli il senso del dovere, dell’onestà e dello studio, ma è stato anche un educatore sapiente, un maestro decisivo per quesi giovani che frequentando l’Istituto Tecnico Commerciale acquisivano i rudimenti della Ragioneria e della Tecnica. Socialismo profondamente umano il suo, lo stesso socialismo che aveva inventato il mutualismo; cosa che esaltava i valori dell’amicizia, della solidarietà, il

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sostegno ai discenti, la dimestichezza di rapporti che metteva con la gente più umile, e anche con i colleghi docenti ed il gruppo non docente, specialmente nell’anno in cui da Preside diresse l’Istituto Tecnico Commerciale. Paolo era una persona discreta, e allo stesso tempo allegra, sempre col sorriso sulle labbra, una persona curiosa che vuole essere messo a conoscenza di quanto accadeva in paese. Nell’attività che svolse negli anni dopo la laurea., e per tutto il decennio sessanta, nel campo politico e in quello istituzionale, da consigliere comunale, anche se ammirevole nel sopportare e nell’assumersi sempre piena ed intera responsabilità del proprio operato, fu mediocre tempra di uomo politico, non certo per mancanza di perspicacia e predisposizione, ma per insufficienza di quell’ardimento che in politica è sempre necessario. Non è stato parlamentare nazionale, né consigliere regionale o provinciale e per questo non è vissuto da disperato rici-

clato, del resto non ha usato mai la politica come trampolino di lancio. In fondo la politica non gli piaceva, almeno non quanto la professione. Non si considerava un politico di professione, anche se spesso era solito dire che la politica “è la più grande arte della storia moderna e contemporanea”. Anche nel campo istituzionale ha mostrato un carattere e un temperamento un po’ speciali. Sicuramente come consigliere prima e come amministratore dopo, il suo operato è da ritenersi positivo, con il beneficio d’inventario su alcune scelte che furono condizionate più dal momento politico che dalle reali necessità della cittadina. Questo accadde quando si dimise da assessore alle finanze alla fine del 1973, sindaco Giovannino Riccio, in quanto non condivise l’ubicazione della 167. C’erano quelli che lodavano e quello che lo biasimavano, ma egli non se ne curò affatto e gli scontri politici, soprattutto, non hanno mai toccato il rapporto umano. Anche se eravamo spesso su posizioni contrapposte non ci fu mai screzio tra noi. Chi ci conosceva si stupiva che non vi fosse mai stato uno scontro visibile e che l’elaborazione politica, una volta superate le contraddizioni, procedesse unita, come accadde dopo la consultazione elettorale amministrativa dell’8 e 9 giugno 1980 con la formazione di una nuova giunta di sinistra, sindaco Giuseppe Romeo. Eletto assessore titolare alle finanze, dopo le dimissioni del Romeo (secondo), assunse l’incarico di primo cittadino ancora non una giunta di sinistra, che doveva durare una semplice stagione per passare poi il bastoncino della staffetta alla DC per la seconda volta, dopo quasi quarant’anni di gestione dei partiti della sinistra con la formazione di una giunta di centro sinistra, Pomo delle discorsi della giunta di sinistra fu la richiesta di esproprio di un vasto appezzamento di terreno avanzata dalla ditta locale “Rocco Fabbricati”. Il parere che il Sindaco doveva esprimere non era vincolante, né tanto meno dovuto. Del resto nel 1977, Sindaco Giovannino Riccio, per la richiesta di esproprio avanzata dalla Ditta D’Agostino Calce, del parere da inviare al Prefetto, non di si discusse mai, né in giunta, né in consiglio Comunale. Credeva, anticipando il pragmatismo craxiano, di gestire l’Ente Locale usando i democristiani come sgabello, ma non fu così. Il centro sinistra, che durò pochi mesi, lo travolse e, per la prima volta, dopo il commissariamento, i cittadini sidernesi furono chiamati anticipatamente alle urne. Ritiratosi dalla vita politica, cosa che fece senza traumi e senza polemiche, si è rintanato in casa continuando ad espletare la professione di insegnante nell’Istituto Commerciale e contemporaneamente, negli spazi vuoti, anche quella di commercialista. Egli faceva parte della storia e delle esperienze positive e negative della sinistra sidernese. La compattezza della sua personalità, a differenza di altri, la dimostrò dopo tangentopoli. S’adoperò negli anni ‘90, come molti di noi, a schierarsi dalla parte del fronte dei progressisti, convinto che solo le forze autenticamente democratiche possono avviare quei processi reali di rinnovamento e di risanamento per la risoluzione della questione meridionale. Quali che siano state le nostre ragioni di dissenso, a volte molto aspre, con Paolo Lanzafame, c’è tempo e tempo. Ritengo che sia giunto il tempo però di sottolineare la sua storia di sindacalista, uomo politico e amministratore, che appartenente a quella generazione nata tra gli anni venti e trenta, contribuì con le proprie esperienze alla crescita e alla espansione della democrazia. Giuseppe Errigo

Un socialista colto e perbene Da ricordare tra i superstiti del socialismo sidernese della seconda metà del ‘900, Paolo Lanzafame era forse il più convinto che la politica dovesse essere un percorso di crescita culturale prima che una pratica di potere. Paolo Lanzafame fu politico di prim'ordine, sindaco della città dal 15 maggio del 1982 al 8 dicembre 1983, dopo il preside Peppe Romeo e prima del caro Paolo Catalano, entrambi socialisti. Fu sindaco in una fase di esaurimento del potenziale della sinistra locale agitata da contraddizioni e da nuove ambizioni. Esponente di quel socialismo che ebbe come fine ultimo quello di dare un reale contributo per rendere la città di Siderno guida del progetto di rinascita dell'intera fascia jonica,

Lanzafame, da giovane, ha trascorso una lunga esperienza nel Comitato Esecutivo della Federazione del Partito Socialista. Apparteneva a quella generazione di Dirigenti che avevano il socialismo nelle vene e che, con Cosimo Jannopollo, Oscar Bombardieri, Sisinio Zito e tanti altri, rappresentavano il fior fiore della classe dirigente della Locride. Nella storia delle vicende politiche e sociali sidernesi rimarrà il suo ricordo di socialista colto e perbene. La sua generazione si poneva nel mezzo tra i vari Peppino Brugnano e Oreste Sorace, e quella successiva di Luciano Racco e Saverio Zavettieri. Tra gli ultimi esponenti di quella Siderno bella e gentile che amministrarono la città più

grande e sviluppata della Locride dagli anni 50 ai primi anni novanta. Con Paolo, nonostante la differenza di età, si era stabilito un forte rapporto, fatto di stima e apprezzamento reciproco. Una generazione, la sua, che era anzitutto maestra di vita e di sani principi. Paolo Lanzafame era apprezzato per le sue doti umane e professionali, la sua gentilezza e umanità ne costituiva uno dei tratti distintivi. Al figlio Gianni, amico da sempre , ed ai suoi familiari esprimo le mie più sentite condoglianze. Rosario Vladimir Condarcuri



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LO ZIBALDONE

Inciuci sotto Pasqua La settimana scorsa vi è stata l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Fico e Casellati sono il frutto di un accordo tra centrodestra e 5Stelle del tutto legittimo, probabilmente obbligato e responsabile per consentire alle Istituzioni di funzionare. Solo che, in tutta onestà, mette a nudo quanto non del tutto veritiera fosse la martellante propaganda che ha consentito a 5 Stelle e Lega di presentarsi come baluardo contro i compromessi della politica e, per questo, diversi dagli altri “politicanti”. A questo punto che siano diversi, lo devono ancora dimostrare. Mentre, invece, per designare i presidenti delle Camere, hanno fatto esattamente come qualsiasi altro partito: un accordo per spartirseli. Con l’accordo per le presidenze, Di Maio e Salvini hanno cominciato a consumare la grande rendita di posizione della loro presunta diversità. Chiunque, nella prima come nella seconda Repubblica avrebbe fatto, e in effetti fece, come loro. Fino a ieri, sia per Salvini che per Di Maio, questi erano “inciuci”. Penso che i rispettivi elettori a questa diversità crederanno sempre meno. I soliti opinionisti, che ci propinano quotidianamente le loro verità, non erano per nulla preparati a un’accelerazione sulla nomina delle due cariche istituzionali. Avevano da poco subito lo scossone elettorale e stavano immaginando la solita manfrina fatta di accordi tra partiti. Ma la terza repubblica aveva già preso corpo, azzerando i vecchi e noiosi rituali. Salvini e Di Maio con due mosse hanno chiuso la partita, riaffermando con forza la loro vittoria elettorale. Forza Italia ha barcollato sull’orlo di una crisi che rischiava di diventare devastante e definitiva. Il gruppo dirigente con Gasparri ha dimostrato tutta l’inadeguatezza ai tempi mutati. È dovuto intervenire Berlusconi che, comprendendo la brutta aria che tirava, ha fatto un passo indietro per salvare la baracca e le sue aziende. In fondo la Casellati è una sua fedelissima dal 1994. Di Maio piazza l’ortodosso Fico, conquista la Camera e si rafforza. Salvini è ormai il leader indiscusso del centrodestra e ha dimostrato doti da vecchio mestierante della politica. E il PD? Non pervenuto. Nel momento in cui aveva la possibilità di giocarsi la partita è letteralmente svanito. Poca lucidità e prigioniero di veti contrapposti, non avendo ancora compreso la mutazione di un Paese che ha governato per cinque anni. La prima partita si è chiusa così. Ora il prossimo obiettivo è quello di dar vita a un esecutivo credibile e di scegliere un presidente del Consiglio autorevole. Il regista Mattarella, saggiamente silenzioso, è chiamato a un duro lavoro. Lunedi è morto Fabrizio Frizzi. Corale è stata la commozione dei colleghi, degli amici e del popolo. Vero, sincero e senza ipocrisie, è stato il dolore che ha provato Valeria Favorito, una ragazzina, allora, nel 1994, di 9 anni che grazie alla donazione di midollo di Fabrizio ha potuto vivere una vita felice. Purtroppo so cosa significhi questa subdola e stronza malattia. Ma se ci educassimo alla cultura delle donazioni, daremmo un positivo significato alla nostra esistenza. Ricordiamoci che per la Pasqua il nostro dolce non è il lievito nordico che ci viene propinato come panettone o pandoro a Natale e come colomba a Pasqua. È la sguta. Racchiude l'uovo, simbolo di nascita e resurrezione. Felice Pasqua. Tonino Carneri

CALABRESE PER CASO

FAI… da te “Nelle giornate del FAI si è notato un attivismo quasi insolito. Una sensibilità e una capacità di reinterpretare ciò che fa da cornice alla nostra vita”

ivalutare le bellezze storiche e paesaggistiche non è un vezzo, di questi ultimi tempi. Apprezzare ciò che ci circonda non è nemmeno un esercizio di autocompiacimento se quanto osserviamo è ricordo della nostra storia o se rappresenta il perdere lo sguardo sui nostri luoghi. È il giusto modo per sentirsi parte di un mondo che è il nostro… piccolo, certo… ma è il nostro mondo. Così come credere che ricordare o celebrare storie, tradizioni, ambiente siano solo il risultato dell'ammirare dei ruderi, o del soddisfare un palato esigente o del fotografare un ambiente possa assolverci dal nostro disinteresse quotidiano, fa sì che ciò diventi un esercizio di ipocrisia. Ci sono posti e luoghi, infatti, che ogni giorno ci parlano, ci comunicano una storia, presidiano una identità e sono monito di una necessità di cura. Una richiesta di aiuto che è rivolta a ognuno di noi perché nella tutela di tali richiami lasciati andare al tempo, ogni nostro passo diventa privo di significato. Nelle giornate del FAI si è notato un attivismo quasi insolito. Una sensibilità e una capacità di reinterpretare ciò che fa da cornice alla nostra vita e che in passato non avevamo dimostrato e promosso come dovuto per debito di civiltà. Oggi scopriamo che vi è qualcosa di artistico, di bello, di

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Il divario Nord-Sud è tra “I sette peccati capitali” di Carlo Cottarelli Ho ascoltato a Roma Carlo Cottarelli che presentava il suo ultimo libro “I sette peccati capitali”. Cottarelli, da ottobre 2013 a novembre 2014, fu Commissario Straordinario per la revisione della spesa, ma poi ha cambiato lavoro. La sua “spending review” non ebbe grossi risultati, ma alcuni sì. Poca cosa in confronto a ciò che sarebbe servito. Il suo libro tratta i sette maggiori problemi che, a suo parere, assillano maggiormente il nostro Paese. Mi soffermo solo sui uno di essi che maggiormente ha a che fare con la rubrica di questo giornale e che riguarda il nostro Sud. Si tratta del divario tra il Nord e il Meridione d’Italia. Cottarelli ricorda che il divario ha subito nella storia andamenti differenti. Al momento dell’Unità d’Italia il reddito pro-capite del Sud era simile a quello del Nord. È a partire dall’ultimo decennio del XIX secolo che le cose cambiano. Il centro nord accelera ma il Meridione cresce molto meno. E ciò dura sino all’inizio degli anni ’50. Poi inizia il parziale recupero, anche grazie alla migrazione dal Sud verso il Nord e verso altri continenti di migliaia di meridionali. Grazie alle rimesse dei migranti, il reddito pro-capite del Meridione recupera fino a toccare, nel 1971, il 67% del reddito del Nord, contro il 47% degli inizi degli anni ‘50. Il processo di convergenza si interrompe agli inizi degli anni ’70 e alla fine degli anni ’80 tocca il livello del 60% e resta più o meno tale negli anni successivi. Oggi il reddito pro-capite del Sud Italia corrisponde all’incirca al 56/57% di quello del Nord. In sintesi, Cottarelli individua nelle seguenti circostanze le ragioni di tale divario: a) Le diverse “performances” della pubblica amministrazione: Basti pensare ai tempi con cui la pubblica amministrazione paga i fornitori: 13 giorni al Nord e 54 al Sud; ai ritardi nel

completamento delle opere pubbliche: 18 incompiute al Nord contro le 66 del Sud. E la malasanità: dei 570 casi individuati, il 55% si registrano al Sud. Cottarelli non attribuisce la responsabilità di tale divergenza alla mancanza di risorse finanziarie. Basti pensare che i dipendenti delle regioni del Nord sono 49,9 ogni 100.000 abitanti mentre al Sud sono 98,5. E che le auto blu, tema caro a Cottarelli, al Nord nel 2014 erano 3,9 ogni 100.000 abitanti, al Sud 11,8. Pertanto, di risorse finanziarie pubbliche al Meridione vengono destinate in misura maggiore rispetto al Nord. b) Il divario nei saldi dei conti pubblici: La dinamica della finanza pubblica determina, in sostanza, dei massicci trasferimenti di risorse dal Centro-Nord verso il Sud. La questione è stata già affrontata in un precedente articolo, cui pertanto si rinvia. c) Il divario demografico: È un aspetto che vede il Nord e il Sud appaiati, senza che ciò ovviamente determini alcun effetto, né a vantaggio né a svantaggio di nessuna delle due parti del Paese. Ciò ha determinato un profondo cambiamento rispetto al ruolo tradizionalmente svolto dal Sud come serbatoio di manodopera. E le previsioni non sono affatto rosee. La popolazione del Sud scenderà dall’attuale 34,3 della popolazione italiana al 29,2% entro il 2065. E a ciò si aggiungerà un maggiore invecchiamento della popolazione. d) Gli effetti economici: Basti pensare che l’equiparazione del reddito pro capite del Sud a quello del Nord consentirebbe di eguagliare, più o meno, il reddito pro-capite francese. Ed evidenti sono le ripercussioni positive sul reddito pro capite nazionale che produrrebbe un PIL più elevato, e quindi maggiori entrate tributarie e un conseguente abbassamento del debito pubblico. Possibili soluzioni Si è già detto che il divario Nord-Sud non si risolve con ulteriori trasferimenti di risorse finanzia-

rie. Si è pure accennato che il prodotto pro-capite al Sud è di circa il 56/57% di quello del CentroNord, mentre il consumo pro-capite del Sud è di circa il 66/67% di quello del Nord. Si potrebbe cercare a questo punto di migliorare la spesa pubblica al Sud, puntando più sugli investimenti perché più capaci di produrre reddito rispetto a ciò che produrrebbe una minor tassazione. Ma un indirizzo auspicabile sarebbe rendere il Sud più appetibile agli investimenti privati. Se si pensa che tra il maggio 2009 e l’aprile 2017, gli investimenti al Centro-Nord sono stati di 25,3 mld di euro mentre invece al Sud di soli 4,7, si ha un’idea della carenza di attrazione degli investimenti privati nel Meridione. Il Sud non è attraente perché la produttività è minore rispetto a quella del Nord, a parità di salario. E inferiore al Sud è anche il costo della vita. Tale discrasia fu affrontata sino alla fine degli anni sessanta con le “gabbie salariali”, salari cioè correlati al potere d’acquisto. Ma non si vuole ora tornare o auspicare quel sistema ma tendere a una contrattualizzazione regionale, che tenga conto degli indici di produttività. Il secondo punto riguarda la pubblica amministrazione. La già accennata carenza di funzionalità di tale comparto al Sud rispetto al Nord riguarda soprattutto il settore della giustizia, della lotta alla corruzione e alla criminalità. Il terzo punto riguarda il rafforzamento del capitale sociale. Tale carenza viene peraltro individuata come una delle cause della criminalità organizzata e del minor grado di legalità. Eventuali maggiori risorse pubbliche andrebbero destinate verso questa direzione, rafforzando l’istruzione e costruendo una nuova coscienza civile. Ernesto Campiti Dottore commercialista Roma

sconosciuto in un rudere di un castello o all'interno di una Chiesa. Storie di cavalieri lontani e ricordi popolari di comunità perdute. Paesaggi che digradano dalle montagne verso il mare dove le "fiumare" ne disegnano i limiti progressivi di una diversità che supera le monotonie pianeggianti. Scopriamo che ambiente e territorio sono beni da proteggere, da conoscere e approfondire. Una necessità piccola, ma grande nello stesso tempo e utile per trasformarci in eternauti di noi stessi. Di fronte a ciò le giornate del FAI sono state un momento, una occasione per ricordare, valutare e proporre una lettura diversa di un patrimonio che calpestiamo, osserviamo con abitudinaria sufficienza, che abbandoniamo all'incuria di ogni giorno. Ma queste giornate passate come appuntamento dovrebbero ricordarci che i difensori, conoscitori e promotori di quanto è nostro, e non del sindaco o politico di turno, siamo solo e unicamente noi. Perché esiste un modo quotidiano per ricordarsi dell’ambiente che è quello di viverlo conoscendolo e rispettandolo, ristrutturandolo per conservare. Perché ogni rudere lasciato alla sua sventura, mattone dopo mattone è il nostro perdere, giorno per giorno, quei mattoni di dignità con i quali si costruisce la grandezza di una comunità. Giuseppe Romeo

I BRIGANTI

"L'identità di un popolo si trova nelle montagne".

Il giorno 27 marzo, nella biblioteca comunale ha avuto inizio il primo incontro dedicato alla riscoperta del meridione: "Lettere meridiane" di Francesco Bevilacqua, Rubbettino, ha aperto l' evento organizzato dal Comune di Siderno in collaborazione con l'Associazione Amici del Libro e della Biblioteca, libreria "Mag la ladra di libri", libreria "Calliope-Mondadori. Ero curiosa di assistere a questo evento e non sapevo cosa aspettarmi, poiché in questo campo spesso si ascoltano posizioni contrastanti che disorientano molto, ed io non avevo ancora letto il libro. L'autore mi ha piacevolmente sorpreso, attirando su di sé tutta la mia attenzione grazie alla narrazione dei suoi viaggi esplorativi attraverso le montagne dell'Aspromonte, che sono luoghi incantati e sconosciuti soprattutto a chi in questa regione ci vive. Difatti quello che colpisce dal racconto di Bevilacqua è il fatto che questa nostra amata a terra sia più compresa da chi viene da fuori, perché meglio riesce ad apprezzare luoghi, usanze e tradizioni e si interessa, approfondisce la storia e si informa, anche attraverso letture di libri sulla Calabria. All' interno del suo libro l'autore riporta un sunto di moltissimi libri di altri scrittori che narrano di vicende avvenute in Calabria, storie di viaggi che raccolgono scene di vita, emozioni vissute e trascritte per essere tramandate ai posteri. Quello che traspare dagli occhi dell'autore è l'amore spropositato che ha per questi luoghi e per la sua gente, e la sua voglia inesauribile di carpire il segreto che ogni roccia probabilmente nasconde. La storia millenaria di questo magico posto si è tramandato oralmente fino ai giorni nostri, ed è rimasto indelebile nelle usanze e nelle tradizioni. L'autore sostiene infine che noi siamo affetti da "Filoxenia", ovvero l'amore per lo straniero, che si traduce in buona ospitalità: "l'ospitalità vera la troverete nei piccoli paesi, dove la gente crede di non valere nulla, ma vale tanto". Grazie per queste parole confortanti e propositive, che una volta tanto si allontanano dalla perpetua accusa di ciò che noi siamo nell' immaginario di chi poco sa di noi, o di chi sa tanto e volontariamente tace. Brigantessa Serena Iannopollo


GIUDIZIARIA

CONVERSANDO

Mafie e “calcio”

Acqua in vino: il “miracolo” nelle fontane

Poche sono le città italiane che possono vantare “sorgenti” dalle quali sgorga nientemeno che vino. No, non è il miracolo delle nozze di Cana, ma fontane in cui dissetarsi gratuitamente. Il nostro itinerario parte dal paese situato più a Sud di questa ristretta cerchia: Carosino in provincia di Taranto. La straordinaria metamorfosi ha luogo solo durante la Sagra del Vino che si tiene ogni anno a metà settembre per celebrare l’inizio della vendemmia. L’apertura dell'evento avviene proprio con la messa in moto della fonte che distribuirà ai partecipanti i venti quintali di vino Primitivo offerto dall’azienda Marinelli di Carosino. Risalendo lo stivale ci fermiamo a Marino, nell’area dei Castelli Romani, appena fuori Roma. Qui il “miracolo” avviene in diverse fontane, collocate in più punti della cittadina, e i loro rubinetti vengono aperti soltanto durante la tradizionale Sagra dell’Uva, la prima domenica di ottobre di ogni anno. Ci trasferiamo più a Nord, a Villa Caldari, frazione di Ortona in provincia di Chieti. L’idea della fonte nasce dall'esigenza di confortare i pellegrini che ogni anno compiono un sentiero religioso che attraversa proprio questo luogo, il cammino di San Tommaso, il viaggio sulle orme dell’apostolo che attraversa le terre d’Abruzzo conducendo i viaggiatori sino a Roma. Gli autori della fontana, in collaborazione con la Cantina Dora Sarchese, si sono ispirati a quella più famosa situata lungo il Cammino di Santiago, decidendo di replicarla in Italia. Questa è l’unica italiana a essere aperta tutto l’anno e il viandante può ristorarsi con un buon bicchiere di rosso dei vignaioli d'Abruzzo durante il suo tragitto, purché lo faccia con parsimonia, come si recita al suo fianco. Ultima tappa a San Floriano del Collio, in Friuli Venezia Giulia. In questa piccola località goriziana, durante la festa del vino chiamata Likof, evento che si ripropone ogni anno ai primi di giugno, viene fatto sgorgare vino bianco rigorosamente friulano, elargito ai convitati per il brindisi. Oggetto del desiderio quando si è assetati, le fontane svolgono il compito ultracentenario per le quali sono state costruite. Se poi lo compiono erogando nettare divino, meglio ancora! Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATI

Limone dolce di Cetraro CITRUS LIMON (L.) OSBECK

L’area che va d’Amantea fino a Scalea è quella che vanta importantissimi siti storici, tra cui quello di Temesa, riportato da Omero nell’Odissea, quando parla Atena a Telemaco sotto le sembianze di Mente, figlio di Anchialo, re dei Tafi: “navigando sul mare scuro come il vino, verso genti straniere, verso Temesa , in cerca di rame e porto ferro fiammante“ (Omero – Odissea libro I versi 183-184). Nel territorio di Temesa esistevano miniere di rame, che mescolato allo stagno, dava il bronzo, ancora molto importante nel periodo storico evidenziato da Omero nelle sue opere epiche, l’Iliade e l’Odissea, nell’VIII sec.a.C. Successivamente un altro scrittore greco, Strabone, che visse dal 64 a.C. al 24 d.C. nella sua opera Geografia, accenna alle miniere di Rame di Temesa: “Vicino alla città vengono indicate miniere di rame, ora abbandonate” ( libro VI,5). Non si sa con esattezza a cosa possa corrispondere oggigiorno Temesa, ma alcuni la indicano in Amantea e qualcuno in Fiumefreddo Bruzio. Più a nord era situata Laos, la colonia di Sibari sul Tirreno, dove si rifugiarono i superstiti sibariti al massacro dei crotoniati, nel 510 a.C., quando Crotone vinse Sibari e ne decretò la cancellazione, deviando sull’abitato il fiume Crati; i superstiti si rifugiarono, come è stato accennato prima oltre che a Laos, a Scidro e Posidonia ( ora Paestum), le altre colonie sibarite sul Tirreno. Ancora più a nord, nel comune di Papasidero, è rappresentato in una grotta, graffito su una roccia, un bisonte del neolitico, molto interessante e che attira molti turisti. L’antica Laos è stata identificata nel territorio di Santa Maria del Cedro, il comune più importante della Riviera dei Cedri, che si estende per circa 40 km, da Scalea a Diamante. Proprio a Santa Maria, ogni estate arrivano i rabbini di tutto i mondo per cogliere i cedri perfetti per celebrare in ottobre la festa del Sukkot o dei Tabernacoli, dove accanto alla palma, il mirto e il salice c’è l’elemento più importante: il cedro, simbolo della perfezione del popolo ebraico. La tradizione indica che durante la permanenza degli ebrei guidati da Mosè nel

Sinai, dopo la fuga dall’Egitto, fu celebrata la prima festa del Sukkot, con un ramoscello di cedro, portato dall’attuale Calabria da un angelo. Ancora la leggenda indica che i cedri furono piantati a Santa Maria e nella Riviera dei Cedri in genere proprio dagli ebrei. Fatto sta che prima dell’arrivo degli spagnoli, l’ebraismo era molto radicato in Calabria, attestato in provincia di Reggio a Bova Marina, dove è stata scavata un'importantissima sinagoga, prova della diffusa presenza ebraica in Calabria. Tanti comuni calabresi hanno nei toponimi il ricordo della civiltà ebraica, distrutta dagli spagnoli nel corso del XVI secolo, quando decretarono l’espulsione o la conversione forzata. La cacciata degli ebrei determinò anche la decadenza economica della Calabria, ma ancora nelle vene del popolo calabrese, scorre sangue ebraico, testimoniato da cognomi ebraici e per tutti ricordiamo Naim o Naimo che in ebraico significa “perfetto“, "pulito". Sul Tirreno cosentino, a ridosso della Riviera dei Cedri, vengono coltivati piante di agrumi più o meno particolari e a Cetraro, che probabilmente nel nome porta riferimenti chiari della presenza significativa della pianta del cedro in tale comune, vengono coltivati oltre che le preziosissime piante simbolo dell’ebraismo anche limoni particolari, presenti anche fuori della Calabria e specialmente in Sicilia: i limoni dolci che possono essere denominati lime, limette e “lumie” in Sicilia, sono ricordate addirittura da un’opera di Pirandello "Lumie di Sicilia“. I limoni dolci di Cetraro sono dalla pezzatura differente e di forma sferica, quasi perfetta che ricordano piuttosto le arance, anziché i limoni. Il colore stesso della buccia è talvolta leggermente soffuso di arancio, mentre il diametro del frutto può superare addirittura gli otto centimetri. L’albedo, ossia la parte sottostante la buccia che delimita la polpa è spessa di circa tre millimetri, mentre la polpa stessa è molto succosa e dolce e, premendo il frutto, il succo che se ne ricava, può rappresentare una bevanda che non ha bisogno di essere zuccherata. Orlando Sculli

Uno degli aspetti analizzati dalla relazione della “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere” ha riguardato le forme di contaminazione mafiosa del mondo dello sport e in particolare del calcio italiano. Un fenomeno definito “preoccupante” con situazioni che “non possono essere sottovalutate”. Diversi sono i canali in cui si realizza la contaminazione del sistema calcistico da parte delle organizzazioni criminali. «Il primo è rappresentato dalle tifoserie ultras, un mondo in cui è frequente l’osmosi tra la criminalità organizzata, la criminalità comune e le frange violente del tifo organizzato, nelle quali si annida anche il germe dell’estremismo politico. La strategia adoperata per affrontare il fenomeno della violenza ultras tradizionalmente incentrata sulla fase del «controllo» e del «contenimento» ha indubbiamente prodotto efficaci risultati nel mantenimento dell’ordine pubblico, ma non ha impedito ai gruppi ultras di mantenere e rafforzare il proprio potere all’interno di alcuni settori degli stadi». «La forza di intimidazione delle tifoserie ultras all’interno del “territorio-stadio” – si sottolinea - è spesso esercitata con modalità che riproducono il metodo mafioso. Inoltre, la condizione di apparente extra-territorialità delle curve ha consentito ai gruppi di acquisire e rafforzare il proprio potere nei confronti delle società sportive e dei loro dipendenti o tesserati. La situazione è ulteriormente aggravata, dal punto di vista delle società, dalla base sociale delle stesse tifoserie, formate, secondo le stime delle forze di polizia, da una quota non indifferente di pregiudicati, in alcuni casi vicini al 30 per cento del totale». Un ulteriore canale di “infiltrazione mafiosa” non meno preoccupante, riguarda la proprietà delle società di calcio: «che possono diventare un canale di riciclaggio di capitali di provenienza illecita, si veda il recentissimo caso del “F. calcio”, oltre che fonte di ulteriore arricchimento per le attività economiche e finanziarie connesse. Ma investire in una squadra di calcio consente alle organizzazioni mafiose di acquisire anche consenso sociale e prestigio che aprono le porte a importanti relazioni anche con le istituzionali locali». La relazione sottolinea l’assoluta necessità di irrobustire l’attività di prevenzione e di controllo e di trovare gli opportuni strumenti, normativi e organizzativo-amministrativi, per rendere tutti i soggetti del mondo del calcio consapevoli del rischio di infiltrazione mafiosa e attrezzati a fronteggiarlo insieme alle istituzioni. Le proposte di intervento normativo, già avanzate nella relazione tematica, sono riproposte nella relazione finale e vanno dal rafforzamento del DASPO, con la creazione di un DASPO “interno” per le società all’introduzione del reato di bagarinaggio fino all’inasprimento delle sanzioni della giustizia sportiva. Sul piano più generale della governance e dei controlli nell’ambito dello sport, la Commissione auspica un ruolo del CONI più incisivo sul rispetto delle norme sulla trasparenza delle proprietà delle società e della normativa antimafia; il rafforzamento degli organismi di vigilanza e degli organi inquirenti previsti dall’ordinamento sportivo (procura federale, procura antidoping, COVISOC, COVISOD); il reinserimento della disposizione sul controllo preventivo dei capitali esteri (c.d. “emendamento Bindi”); la tracciabilità dei flussi finanziari con riguardo alla costituzione delle società di calcio, alla cessione delle quote, alle transazioni per l’acquisto dei calciatori estendendo i presidi antiriciclaggio anche alle società di calcio. Infine, la commissione sottolinea l’urgenza di regolare in maniera più stringente il sistema delle scommesse legali prevedendo in particolare un divieto assoluto per le partite dei campionati dilettantistici, particolarmente vulnerabili e più esposti al fenomeno del match fixing, senza escludere un allineamento della tassazione delle scommesse ai livelli delle altre operazioni commerciali.

Enrico Vanzina: "Bronzi di Riace battono 'ndrangheta due a zero" Enrico Vanzina, famoso produttore cinematografico, la scorsa settimana è stato a Reggio Calabria in occasione del Filmfest e nell’edizione del Messaggero del 25 marzo ha pubblicato un articolo sulla città dello Stretto. Ne proponiamo uno stralcio.

La cosa sensazionale di Reggio Calabria è naturalmente il Museo Archeologico Nazionale, dove sono conservati i due famosi Bronzi di Riace. Nel Museo c’è molto di più, altre statue, vasellame, monete, reperti dei tempi della Magna Grecia. Ma i Bronzi sono le star assolute. (...) Impossibile trattenere l’emozione di fronte a quelle due figure speciali. Ti vengono le lacrime agli occhi. Del quinto secolo avanti Cristo esistono appena cinque statue in tutto il mondo, e le due più belle sono lì davanti a te. Ti fissano tu le fissi. E senti

dentro di te scorrere il tempo, la storia, il destino degli uomini, la forza dell’arte, la potenza dei segni plastici, l’intelligenza creativa, il gusto, il mistero della vita. I Bronzi sono l’Uomo alla massima potenza. Sono nudi, ma a sentirti nudo sei tu. Piccolo, fragile, mentre loro possiedono la forza della bellezza eterna. Quando si parla della Calabria si pensa subito alla ‘Ndrangheta. Invece bisognerebbe pensare a quelle due statue. Non c’è partita. Sono più forti. Bronzi battono ‘Ndrangheta due a zero.


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“ libRi

01 APRILE - 16

Attualità

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Antonio lAtellA Ha iniziato la carriera giornalistica in cravatta. Poi è passato al papillon. Questa metamorfosi, è diventata una caratteristica che, probabilmente, gli ha dato più visibilità di mille radiocronache e telecronache, di 26 anni di trasmissioni televisive e di quasi un milione di servizi firmati sulle pagine di importanti quotidiani italiani.

Antonio latella,

il giornalismo in papillon

"tante volte ho detto no, compreso a un potentissimo padrino della mafia corleonese, che poi mi concesse un’intervista esclusiva. Questo significa che quando rispetti l’uomo, dal poveraccio al politico, dall’imprenditore al boss, garantendo il diritto di cronaca e mantenendo l’autonomia professionale, non hai nulla da temere".

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Il suo è un giornalismo in via di estinzione: serio, pacato mai aggressivo o drammatico. Papillon di ordinanza, Antonio Latella ha sulle spalle 44 anni di carriera, prima come pubblicista e dal 1986 come professionista. Come è approdato al giornalismo? L’amore per il giornalismo è presente in tutte le generazioni. Ma come per le vocazioni ha bisogno di prove. Grazie al cielo le ho superate: rinunce, pericoli, adattamento. Dalle difficoltà dei primi tabellini delle partite di calcio all’Istituto di Giornalismo a Urbino, dallo status di pubblicista a quello di giornalista professionista. Ma prima di imboccare l’autostrada ho percorso sentieri impervi, vicoli e strade piene di buche. E ancora oggi, nonostante il giornalismo sia cambiato, le difficoltà sono identiche a quelle incontrate all’inizio di questo lavoro. Le doti che si riconosce e che sono indispensabili per svolgere questa professione? La costanza, l’umiltà, la lealtà, la disponibilità senza farmi mai ingabbiare dalla presunzione di essere arrivato o di atteggiarmi a privilegiato. E anche quando venivo considerato un punto di riferimento, in particolare nel settore della comunicazione istituzionale, l’aggiornamento professionale è stato la mia stella polare. Il giornalismo, professione bella e difficile, l’ho sempre considerato un servizio al cittadino e un contributo alla crescita culturale della società. Un suo difetto che, invece, nella professione giornalistica le è costato caro? Impulsività e ingenuità. Faccio un esempio: la trascrizione integrale di qualche mattinale di polizia o atto giudiziario. Casi sporadici come quello di aver scritto la storia di un presunto pedofilo, riportando alcuni stralci del provvedimento restrittivo. Trent’anni dopo quel fatto, mi porto dentro il grande rimpianto di non aver reso giustizia giornalistica a quell’uomo assolto per non aver commesso il fatto. Un giornalista non dovrebbe mai chiedere scusa col senno del poi. La decisione più difficile della sua carriera? Nel giornalismo qualsiasi decisione tu debba prendere è sempre difficile. Le mie decisioni più sofferte le ho assunte, quando qualche mio amico o conoscente è stato protagonista negativo in fatti di cronaca. O quando gruppi di potere politico-economico e anche mafioso facevano pressione per non pubblicare certe notizie. Tante volte ho detto no, compreso a un potentissimo padrino della mafia corleonese, il quale poi, tramite il suo avvocato di fiducia, mi concesse un’intervista esclusiva che venne pubblicata in prima pagina su uno dei tanti quotidiani con cui collaboravo. Questo significa che quando rispetti l’uomo, dal poveraccio al politico, dall’imprenditore al boss, garantendo il diritto di cronaca e mantenendo l’autonomia professionale, non hai nulla da temere. Una curiosità: perché predilige il papillon alla cravatta? Fino a quarant’anni la cravatta ha fatto parte del mio look. E quando per la vita sedentaria, come accade a tutti gli sportivi, ho messo un po’ (troppo!) di pancetta sono stato folgorato dal papillon. In ogni caso la giacca, prima con cravatta poi col cravattino, continua a essere la mia inseparabile compagna, anche in agosto. Questa metamorfosi, per nulla studiata, è diventata una caratteristica che, forse, mi ha dato più visibilità di mille radiocronache e telecronache, di 26 anni di trasmissioni televisive e di quasi un milione di servizi firmati sulle pagine di importanti quotidiani italiani. In cosa si differenzia il suo giornalismo in papillon da quello in cravatta? L’uso della cravatta ha caratterizzato gli anni del giornalismo d’assalto: nello sport, nella cronaca (durante la seconda guerra di mafia con i suoi mille morti ammazzati), nei reportage televisivi con Telespazio Calabria, Antenna Sicilia-Teletna, con le prime radio commerciali. Il papillon, invece, ha contrassegnato gli anni della maturità che mi videro quasi interamente assorbito dal giornalismo istituzionale. In questa stagione, grazie a un gruppo di giovani colleghi, Palazzo San Giorgio (sede del comune di Reggio, n.d.r.) divenne un modello di comunicazione istituzionale (Agenzia di stampa Roto San Giorgio, web tv e radio web, studio televisivo con collegamenti satellitari, mensile a colori con tiratura di 50 mila copie) apprezzato e imitato in Italia e in alcune realtà dell’UE. La cosa che meno sopporta dell’informazione in Calabria? Non sopporto il giornalismo di trascrizione, il linguaggio che alimenta la litigiosità, le narrazioni di fatti legati alle gesta di delinquenti che ostinatamente e pomposamente vengono chiamati boss. Le notizie di apertura dei telegiornali riguardano in prevalenza la

cronaca, anche l’arresto di un semplice pusher. È vero la cronaca fa audience, fa vendere qualche centinaio di copie in più di giornali costretti a inseguire i siti che, senza controllo, di fatto, vengono gestiti da non giornalisti. Il sensazionalismo e la fretta di arrivare primi sulla notizia sono i veri incubatori delle fake news. Pensa che il giornalismo in Calabria sia rappresentato in maggioranza da professionisti o da sciacalli? In Calabria c’è una classe giornalistica brava ma demotivata dalla precarietà. La globalizzazione è in grado di delocalizzare anche la redazione di un giornale o di una televisione con i prodotti editoriali che possono essere confezionati a mille chilometri dalle zone di influenza di questi organi d’informazione. In questa regione manca una scuola di giornalismo e gli egoismi corporativi hanno sempre impedito che questa carenza fosse colmata dall’intervento delle nostre università. Quali imperdonabili colpe riconosce a chi negli ultimi vent’anni ha avuto in mano le redini della politica calabrese? Non ho mai parlato di politica calabrese e non lo farò neanche in questa occasione. Nelle politiche del 2013 l’Italia (la Calabria confermò il trend) si scoprì tripolare. Fu, però, rimandato il confronto con la cosiddetta antipolitica, nel frattempo politicamente operosa e oggi vincitrice. Secondo lei, in Calabria, la vecchia politica riuscirà ad aprirsi a una nuova stagione a 5 stelle? L’antipolitica è il risultato del cambiamento dei paradigmi della società-mondo. È venuto meno il primato della politica diventata subalterna all’economia. L’attuale sistema liberista, con il passaggio dal capitalismo industriale a quello finanziario, è impegnato a smantellare lo stato sociale. Lavoratori “rottamati”, nuove e vecchie povertà continuano a ingrossare le cosiddette “discariche sociali”. La “resa” dei vecchi partiti di sinistra al liberismo non solo fa rimpiangere gli anni della socialdemocrazia europea, ma rappresenta una delle cause del populismo delle destre nazionaliste e del Movimento 5 Stelle. Alla base della nuova stagione politica c’è il malcontento dei cittadini, il disagio delle classi medie, le povertà di larghe fasce di popolazione. Tutto ciò esclude alla vecchia politica, non solo a quella calabrese, di aprirsi ai 5 Stelle. Per concludere, da sociologo, può farci un brevissimo identikit del calabrese medio? I calabresi vivono una condizione di marginalità tipica delle società in ritardo di sviluppo. E la vivono tra rassegnazione e rabbia: sentimenti che caratterizzano una terra la cui classe dirigente non riesce a farsi ascoltare dai governi centrali che, fin dall’Unità d’Italia, hanno condannato la Calabria a essere la palla al piede dello sviluppo del Paese. In questa Regione lo Stato è presente solo quando, giustamente, deve mostrare i muscoli contro i fenomeni degenerativi: figli del sottosviluppo, dell’arretratezza, di vecchie e nuove povertà, dell’assistenzialismo e del clientelismo. La Calabria è al centro della questione meridionale: tema che da sempre rappresenta una boccata d’ossigeno mediatico della politica che chiede consenso in cambio di nuove promesse. Il voto del 4 marzo è un primo atto di ribellione di un popolo composto da cittadini e non da sudditi. Ma la frattura dei calabresi con quel che resta dei vecchi partiti è solo uno scatto d’orgoglio e non già una folgorazione sulla via del populismo e dell’antipolitica.

Corrado salamone ha un pizzetto nero, una moglie bionda e una suocera che gioca a fare la vedova allegra. Ma più di tutto, Corrado ha un lavoro che gli riempie la vita: è Maresciallo dei Carabinieri al Comando di s. Maria C.v. ed è così convinto di essere un professionista dell'anticrimine, che si lascia scivolare addosso, come olio tiepido, le angherie quotidiane e la noia. Corrado si ritrova catapultato in un'indagine dove niente è ciò che sembra e dove la sua ironia e la sua forma mentis non politicamente corretta verrà messa a dura prova, fino al colpo di scena finale. titolo libRo: PAesAggi CultuRAli di CAlAbRiA AutoRe del libRo: MAuRo FRAnCini CAtegoRiA: AntRoPologiA CAsA editRiCe: Rubbettino PRezzo €12,75

il volume dà inizio a una serie di pubblicazioni che documentano le attività del Centro di Ricerche interdipartimentale sulle Culture dell’Abitare (CeRCA) dell’università della Calabria. la tematica affrontata, indaga alcuni tra gli aspetti maggiormente trascurati della realtà calabrese secondo approcci e scale territoriali diversificate fornendo, nello specifico, una riflessione sul paesaggio urbano e rurale. si delinea una varietà di beni materiali e immateriali che rappresentano un’enorme ricchezza, ma anche una forte criticità. il volume ricostruisce un primo quadro di interpretazioni e proposte interdisciplinari relative alla valorizzazione di tali contesti. titolo libRo: CHiudi e vAi. viAggi

CAlAbResi di un CAPotReno esistenziAle AutoRe del libRo:

Antonio CAlAbRò

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un viaggio in treno, tra la costa Jonica e la tirrenica, alla scoperta della Calabria, dei calabresi e dei reali problemi che attanagliano questa terra, tanto bella quanto dannata. un viaggio, tra storie d'amore, di dolore e di follia, che altro non è che una metafora della vita. un diario costellato, non solo di scene di vita quotidiana, ma soprattutto di sapienti e sagaci riflessioni filosofico-esistenziali. Raccontando in forma di diario, fermata dopo fermata, il capotreno esistenziale Antonio Calabrò cerca un senso all'esistenza laddove pare sia possibile soltanto fare esperienza del viaggio e degli altri.



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SIDERNO

01 APRILE- 18

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Piazza Michele Bello si illumina di blu per la “Giornata dell’autismo” L’Amministrazione aderisce con il consueto entusiasmo all’iniziativa, ma i genitori dei ragazzi autistici ricordano che l’impegno non può terminare qui: “Questa è solo una goccia nel mare”

ASD Volley Roccella: un progetto pronto a rilanciare Locride

È “solo” una società composta da pallavolisti amatoriali, ma la compagine del volley maschile, ripartita due anni fa sotto la guida di Vincenzo Lucà, Pino Gugliotta e Vincenzo Carrozza, ha prima disputato il campionato perfetto in Serie D, quindi ha sfiorato la qualificazione per la Serie B nazionale, che conta di centrare il prossimo anno. Nel frattempo, la compagine rappresenterà l’intera fascia ionica reggina alla finale di Coppa Calabria… ASD Volley Roccella 0904 è una di quelle realtà del nostro comprensorio di cui non si parla abbastanza. Dopo una dignitosa stagione in Serie C, infatti, la società condotta dal presidente Vincenzo Lucà e dal dirigente Pino Gugliotta ha scelto di tornare a giocare nella serie minore al fine di contenere i costi e dare spazio ai giovani giocatori del proprio vivaio, ponendosi come obiettivo del successivo triennio una progressiva ma costante scalata verso le divisioni nazionali della pallavolo. Ciò che probabilmente nemmeno la dirigenza e l’allenatore Vincenzo Carrozza si aspettavano, tuttavia, era che la voglia di riscatto dei propri uomini si sarebbe ben presto tramutata in un dominio schiacciante della categoria che, con le 17 vittorie su 18 partite ufficiali disputate per il campionato, avrebbe permesso al Volley Roccella di tornare in Serie C senza nemmeno passare dai Play Off. Ma la cavalcata trionfale della squadra di

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pallavolo maschile non si è arrestata qui. Il Volley Roccella, infatti, ha disputato una prima stagione di C davvero al di sopra delle aspettative, perdendo l’occasione di accedere ai Play Off che avrebbero decretato quali squadre fossero meritevoli della Serie B nazionale soltanto all’ultimo. Ma la vittoria morale di aver sfiorato l’ingresso nella serie cadetta dell’olimpo della massima serie di pallavolo italiana è stato comunque ben ricompensato dalla qualificazione per la finalissima di Coppa Calabria, il più prestigioso trofeo regionale, che fa del Volley Roccella la prima società non solo della Locride, ma dell’intera fascia ionica reggina, ad aver raggiunto un traguardo che già profuma di vittoria. Per questa ragione, Carrozza, Gugliotta e Lucà ci sono venuti a trovare in redazione per raccontarci la storia di una squadra che non vuole limitarsi a essere una realtà sportiva della Locride affascinante quanto fine a sé stessa, ma tenta piuttosto di trasformarsi in un punto di rife-

Le usanze che perforano il cuore Le radici sono difficili da estirpare. Puoi toglierle, tagliarle, bruciarle, ma esse continueranno a tornare. Puoi persino andare in capo al mondo, il più lontano possibile da quei suoni, storie e usanze, cercando il modo di evitarle o semplicemente distaccartene, ma continueranno a tornare. Sono legate indissolubilmente alla tradizione grazie alla memoria. Essa non è soltanto un ricordo legato a un mero momento, un frammento di passato che riecheggia dall’oblio, un viso sbiadito in qualche vecchia cornice. La memoria è tradizione, è vita che beffa la morte. Di tradizioni la nostra terra ne è colma. Alcune sono andate perdute per sempre, altre riadattate, altre ancora conservate gelosamente a tal punto che al di fuori della comunità difficilmente se ne sente parlare. Una di queste, la processione del Venerdì Santo, ha luogo in un comune della Piana di Gioia Tauro, San Giorgio Morgeto. Nel piccolo paese del reggino, il giorno in cui Gesù Cristo venne crocifisso, viene rievocata, secondo le usanze risalenti alla dominazione borbonica, la via Crucis. Sebbene sia un’usanza consolidata anche in altri comuni calabresi, ciò che rende diversa la Passione di San Giorgio Morgeto è la presenza, oltre alle due congreghe l’una rappresentante la chiesa Matrice (congrega del SS. Sacramento) che per l’occasione veste un abito bianco con fascia nera e l’altra la chiesa dell’Annunziata (congrega del SS. Rosario) che indossa un

correnza attraverso la cancellazione di altre società sportive, ma voleva essere il primo passo di una cooperazione che ci permettesse di rappresentare ogni angolo del nostro territorio, dimostrando quali sono le qualità sportive che possiamo esprimere e, soprattutto, evitando di andare a cercare, e pagare, giocatori che poco o nulla hanno a che fare con la nostra realtà sociale». Questa operazione, ci spiega Vincenzo Lucà, è nata sotto la buona stella dell’amministrazione “illuminata” di Roccella Ionica. «La giunta comunale - spiega il presidente, - ha sempre riservato grande attenzione alle attività sociali e sportive, permettendoci di trovare le condizioni ideali per usufruire delle strutture e far crescere i nostri ragazzi nel miglior modo possibile. Questo, tuttavia, non vuol dire che sia tutto oro ciò che luccica: qualora il nostro sogno di approdare in B si realizzasse, infatti, la necessità di rispettare gli standard imposti dalla categoria nazionale richiederebbe una

“La Maligredi” apre un ciclo di incontri sulla letteratura calabrese in Regione

RADICI E TRADIZIONI

Di tradizioni la nostra terra ne è colma. Alcune sono andate perdute per sempre, altre riadattate, altre ancora conservate gelosamente. Una di queste, la processione del Venerdì Santo, ha luogo in un comune della Piana di Gioia Tauro, San Giorgio Morgeto.

rimento sociale che unisca l’intero comprensorio sotto un’unico vessillo. «È la volontà di raggiungere proprio questo obiettivo che ci ha convinto, a malincuore, a militare per un anno nella Serie D - ci spiega l’allenatore Carrozza. - Rimanendo in quel campionato, infatti, abbiamo dato la possibilità di crescere ai ragazzi che giocano in prima divisione, coltivando dei talenti che sono poi stati indispensabili a farci compiere il salto di qualità». «Trovare questo genere di giocatori - interviene il dirigente Gugliotta - ci ha fatto ben presto comprendere quanto fosse importante ricercare talenti non soltanto nella nostra realtà cittadina, ma allargare il respiro del nostro progetto anche alle altre città del comprensorio, volontà che ci ha permesso di avviare una collaborazione estremamente proficua con i ragazzi di Siderno. Questa collaborazione, a sua volta, non aveva la pretesa di assorbire nuovi giocatori al fine di eliminare la con-

abito bianco con cappuccio e fascia nera, di un soggetto, la cui identità deve rimanere celata, che indossando una tunica rossa, camminando a piedi nudi e portando una parrucca che copre il viso con sopra una corona di spine, percorre tutto il tragitto con in spalla una pesante croce di legno. Ogni venerdì santo, sia al mattino che alla sera, le due fazioni, indossando i rispettivi abiti e portando in testa una corona di spine (realizzata con i rami di una pianta acuminata) , trasportano in processione la Madonna (addolorata) e San Giovanni (il messaggero) partendo dalle rispettive chiese sino a giungere al monte del calvario situato ai piedi del castello normanno. Durante la Passione vengono effettuate le fermate della Via Matris per le vie del paese, scandite dalle omelie del parroco, dai canti dei fedeli e dalla banda che intona melodie in segno di lutto. Al corteo, oltre ai “fratelli” così si chiamano i membri delle congreghe, partecipano le figure ecclesiastiche, autorità istituzionali e pubbliche e i fedeli. La celebrazione è attesa ogni anno dalla comunità locale come un momento di fratellanza e unione, una condivisione equiparabile del dolore, un marciare insieme ripercorrendo le orme dei nostri avi. Accorrono da lontano anche coloro che, per vari motivi, hanno dovuto lasciare il paese e trascinare con sè le proprie radici a testimonianza del fatto che esse non scavano nel terreno ma si annidano nel cuore. Gaetano Marando

Ha preso il via questa settimana, presso la Cittadella regionale, una serie di iniziative promosse dalla presidenza della Giunta regionale sul tema della nuova letteratura calabrese. Nel corso del primo incontro, a cui hanno partecipato anche il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio e i giornalisti Paride Leporace, Aldo Varano e Filippo Veltri è stato presentato il nuovo libro dello scrittore Gioacchino Criaco “La Maligredi”, edito da Feltrinelli, che racconta una pagina importante della storia calabrese alla fine degli anni Sessanta: la crescita e la maturazione dei ragazzi di Africo, la lotta delle gelsominaie, il contrasto alla mafia, il ruolo delle donne calabresi.

L’Accademia Bonifaciana offre materiale didattico alla scuola di Benestare Presso il distretto della scuola primaria e dell’infanzia del comune di Benestare la delegazione calabrese dell’Accademia Bonifaciana ha offerto ai bambini del materiale didattico per le attività scolastiche, e dei doni pasquali, nella finalità di condividerne la gioia e la reciprocità di sorrisi. Erano presenti all’evento il delegato regionale Pietro De Luca, il segretario regionale Nicolino Procopio, i delegati lato ionico Filippo Noto e Lucina Careri, il vicario di Crotone Luca Siligato, il delegato provinciale di Vibo Valentia Enzo Tetto e gli accademici onorari dell’Accademia Bonifaciana Gaetano Catalani, di Ardore, ed Emanuele Aloisi, di Tropea, che hanno portato i saluti istituzionali del Presidente Sante De Angelis e del Delegato interregionale Domenico

Lizzi. Presenti anche il sindaco di Benestare Rosario Rocca, il sacerdote Don Rigobert Elangui e i dirigenti scolastici. Protagonisti principali dell’evento sono stati i bambini dell’istituto che, con strofe di canzoni e poesie e l’innocenza del loro grato cuore, hanno ancora una volta dimostrato la semplicità e la grandezza delle piccole cose, il valore di un sorriso nella crescita dello spirito e del suo anelito alla pace. Le parole della preside Anna Delfino hanno ampiamente sintetizzato il senso dell’incontro: il valore della cultura nell’umanesimo del suo profondo significato, quello della formazione, che deve necessariamente iniziare dai giovani, e ancora prima dai bambini, nei luoghi dove spesso già si annidano fenomeni discriminatori come quelli del cyberbullismo. L’evento si è concluso con un rinfresco offerto dalla scuola e i genitori dei bambini, e soprattutto con la costruttiva gioia di nuovi incontri e amicizie, nonché progetti di nuove iniziative socio umanitarie, culturali e cristiane, molto care all’Accademia Bonifaciana.

Siderno non resta indifferente a “Il teatro delle Clarisse” È stato un pubblico foltissimo quello accorso sabato sera alla Libreria “Calliope” Mondadori del Centro Commerciale “La Gru” di Siderno per assistere alla presentazione del “Il teatro delle Clarisse”, ultima fatica poetica di Antonia Capria, edita da Città del Sole. Maria Teresa D’Agostino, nelle vesti di una discreta padrona di casa, si è limitata a introdurre l’autrice e Carlo Beneduci, che hanno intrattenuto il pubblico con una dettagliata e interessante disamina della poetica espressa dalla signora Capria all’interno dell’affascinante raccolta che, per la vastità dei temi trattati, promette di ammaliare allo stesso modo studiosi e neofiti. Lasciando il giusto spazio alla lettura ricca di trasporto di alcune delle poesie raccolte nel volume da parte di Rossella Scherl,


associazione Prometeo Onlus, impegnata in prima linea dal 2001 nella sensibilizzazione e nella trattazione dell’autismo, ha invitato anche quest’anno il Comune di Siderno a partecipare alla “Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo”, che si terrà domani. Sulla linea dell’impegno assunto fin dal suo insediamento, l’Amministrazione Fuda ha già annunciato la propria adesione all’iniziativa globale “Blue day”, istituita dall’ONU per stimolare l’attenzione della società civile sull’inaccettabile discriminazione che ancora oggi subiscono le persone affette da autismo, stabilendo di illuminare di blu la piazza Michele Bello durante la giornata di Pasquetta. La partecipazione dell’Amministrazione Fuda, che dovrebbe dare seguito al proprio impegno con l’istituzione di un centro specifico per la trattazione dell’autismo fino ad oggi ostacolata dalle solite lungaggini burocratiche, viene come sempre apprezzata dai genitori dell’associazione, che non possono tuttavia fare a meno di sottolineare quanto questo genere di iniziative rappresentino ancora una goccia nel mare.

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«Tendiamo a ricordarci di questi ragazzi solo il 2 aprile - affermano i componenti dell’associazione Prometeo, - anche se essi continuano a vivere una condizione ai limiti della dignità tutti i giorni, soprattutto nella nostra terra. Nonostante le scuole abbiano a disposizione tutti gli strumenti per trattare con i ragazzi ed educarli nella maniera corretta, infatti, l’impreparazione degli insegnanti e l’inadeguatezza delle strutture è a dir poco scandalosa, così come il programma di assistenza statale che dovrebbe essere gestito dall’ASL, che continua a lasciare impunemente soli i genitori. Anche se l’associazione Prometeo e i suoi componenti dimostrano quanto poco sia necessario fare per riuscire a integrare questi ragazzi nella nostra società, l’assenza di strutture e di personale preparato distribuito in maniera omogenea su tutto il territorio continua a far passare l’idea che, dopo il 2 aprile, i giovani affetti da autismo siano magicamente guariti, con buona pace delle istituzioni che, anche quest’anno, spenderanno belle parole per la nostra condizione senza riuscire tuttavia a dare un aiuto concreto a tutti noi». JG

EVENTI

A Siderno è tempo di “Fiesta”. Si parte alle 11:30 di oggi con la tradizionale “Svelata”, per continuare nel pomeriggio con lo shopping di corso della Repubblica intrattenuto dagli artisti di strada dalle 19, dal volo della colombella alle 21:30 e dalla band cover anni ’70/’80 alle 22:30 in Piazza Portosalvo. E domani, i giganti calabresi, la sguta sidernese alle ore 18 e i Marvanza e Mondo Marcio, dalle ore 21:30, in Piazza Portosalvo.

totale revisione delle strutture. Resta il fatto che saremmo lieti di dover affrontare questo genere di problema e non soltanto per il prestigio che questa militanza in B porterebbe alla squadra, ma anche per le ricadute positive che un eventualità del genere avrebbe sull’intero comprensorio in termini di indotto e di visibilità. L’aver avviato una così proficua collaborazione con i ragazzi di Siderno dopo diversi tentativi a vuoto mi fa pensare che i tempi siano maturi proprio per fare questo genere di salto qualitativo…» «… tanto più che stiamo ottenendo questi risultati straordinari a costo zero - non può fare a meno di inserirsi nel discorso Carrozza. - A differenza di quanto accade in altre società, infatti, la nostra resta una realtà amatoriale, composta di persone che giocano per passione dopo una giornata di lavoro e non certo da professionisti dello sport. E questo, naturalmente, ci rende ancora più orgogliosi dei risultati che stiamo riuscendo a conseguire». Con il crescere della squadra, la speranza è che sempre più giovani e tifosi si avvicinino a uno sport non sempre

seguitissimo in Italia, anche se, su questo aspetto, Gugliotta afferma come il Volley Roccella non si possa proprio lamentare. «Proprio grazie al coinvolgimento di tanti ragazzi del comprensorio - spiega il dirigente, abbiamo un gran seguito di amici e parenti che seguono ogni nostra partita, anche quelle in trasferta, e che riempiono quasi del tutto il nostro palazzetto ogni fine settimana. Non dobbiamo dimenticare, comunque, che la nostra provincia ha una gloriosa tradizione pallavolista, con squadre importanti ce, negli anni, hanno militato anche in serie nazionali come la B o la A1. Certo, abbiamo ancora qualche difficoltà a intercettare i giovani talenti, più attratti dalla possibilità di praticare sport più blasonati della pallavolo, ma ciò non toglie che siamo una delle pochissime realtà ad aver fatto esordire in prima divisione un bravissimo 12enne quando non si può entrare in questa categoria prima dei tredici anni e che il nostro dispiacere di aver “perso” lo scorso anno in Serie D stia venendo ripagato adesso con l’affinamento di talenti davvero straordinari».

Dopo la vittoria in scioltezza dello scorso anno e la conquista della finale di Coppa Calabria di questo gli obiettivi del prossimo anno si fanno sempre più ambiziosi. «L’obiettivo minimo per il prossimo anno è la serie B - ci spiega Lucà, - e continuare a dare spazio al nostro talentoso settore giovanile. Dopo esserci concentrati sull’organizzazione della prima squadra per assicurarci di raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissati per il triennio, possiamo puntare sul mini volley, continuando a valorizzare il materiale umano che saremo in grado di reperire in tutta la Locride e di condurli dove meritano. Grazie al supporto di tutti i nostri sponsor, che hanno sempre creduto nel nostro progetto, abbiamo già fatto moltissima strada e abbiamo tutte le carte in regola per raggiungere i nostri obiettivi nei tempi prefissati». Non ci resta che fare il tifo per il Volley Roccella e per il nostro comprensorio e augurarci di vedere al più presto riqualificate le nostre strutture sportive per poter ospitare le squadre provenienti da tutta la Nazione. Jacopo Giuca

Le Giornate FAI di Primavera confermano il proprio successo nella Locride e nella Piana La Delegazione del FAI della Locride e della Piana, guidata da Titty Curinga, con il supporto del Gruppo Giovani coordinato da Luca Siciliano, esprime la propria soddisfazione per il lavoro, iniziato ad agosto 2017, che, nella cornice comunicativa fornita dal FAI a livello nazionale, ha permesso nel fine settimana del 24 e 25 marzo di far conoscere a 1.700 visitatori l’antico abitato di Bovalino e, nel comune di Cittanova, il casino Rodinò di Miglione, oggi Villa Niglia, che ospita una rilevante collezione di opere d’arte del maestro Giuseppe Niglia. Le condizioni metereologiche avverse non hanno quindi frustrato l’impegno profuso dai 25 tra Volontari e Delegati che hanno sostenuto gli 80 apprendisti ciceroni, incaricati di illustrare gli aspetti di rilievo storico, artistico e architettonico dei beni aperti a Bovalino superiore (il Castello, la casa natale del beato Camillo Costanzo e la Chiesa Matrice di Santa Maria ad nives con i suoi tesori), e le guide volontarie a Villa Niglia. Questo imponente sforzo organizzativo ha visto, oltre alla collaborazione del Comune di Bovalino, a quella del vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva, e del parroco che hanno accordato lo spostamento delle solenni funzioni religiose in ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme dalla Chiesa Matrice, un imponente sforzo formativo: la delegata per la scuola del FAI della Locride e della Piana, Daniela Circosta, ha

infatti curato la preparazione degli 80 studenti, resa possibile da un gruppo di riconosciuti e titolati studiosi costituito da Marilisa Morrone Naymo (delegata regionale del FAI), Pasquale Blefari, Vincenzo Naymo e Gianfrancesco Solferino. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di Caterina Autelitano, Dirigente dell’IIS “Francesco La Cava” di Bovalino, da cui i ragazzi provenivano, e soprattutto delle docenti Criaco, De Fiores, Minnici e Siciliano, che hanno seguito con la propria costante presenza i ragazzi dall’inizio della formazione fino al termine delle Giornate di Primavera. Altrettanto significativo lo sforzo che ha permesso e accompagnato l’apertura di Villa Niglia agli iscritti del FAI: alla disponibilità di Iole e Leon Giulio Niglia ad aprire la propria casa e a ricordare la propria vita accanto al maestro hanno fatto riscontro il lavoro degli esperti Vincenzo De Nittis e Pino Massara e quello dei volontari Francesca Masseo, Francesca Muscherà, Manuela Panaia e Vincenzo Tavernese. Il successo dell’iniziativa, esplicitamente attestato dall’apprezzamento di moltissimi visitatori, è stato confermato anche dal gradimento espresso dal prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, e da Nuccio Schepis, restauratore dei Bronzi di Riace, che non sono voluti mancare a questo importante appuntamento.

Venerdì 6 aprile, alle ore 17:30, presso la Biblioteca Comunale “Gaudio Incorpora” di Locri, l’Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Spazio Culturale “MAG. La ladra di libri”, organizza la presentazione del romanzo di Attilio Scarcella “L’altro sguardo”. Introduce l’Assessore alla Cultura di Locri Anna Rosa Sofia, dialoga con l’autore, vincitore del premio internazionale “Cinque terre” 2014, il giornalista Gianluca Albanese.

Venerdì 6 aprile, alle ore 18:30, al primo piano della Biblioteca Comunale “Armando la Torre” di Siderno, sarà inaugurata un’associazione politco-culturale di ampio respiro, che vede coinvolti, tra gli altri, raggruppamenti trasversali di Ardore, Bovalino, Caulonia, Locri, Marina di Gioiosa e Siderno. La compagine farà fronte comune nel trattare le questioni programmatiche inerenti al nostro comprensorio e le elezioni regionali del prossimo anno.

La Fondazione Città di Gerace accompagna gli studenti alla scoperta delle nostre radici identitarie

Beneduci si è prodotto in una vera e propria analisi del testo, evidenziando e spiegando al pubblico i motivi più cari all’autrice: dall’indomabile scorrere del tempo che spoglia i sentimenti, allo straniamento da se stessi, dalle contraddizioni della città all’inquietante senso di pace trasmesso dal paesaggio rurale e dal mare, per finire con la poesia di denuncia nei confronti di una società sprofondata in crudele indifferenza, sulla quale è intervenuta in prima persona l’autrice in chiusura di incontro.

La Fondazione Città di Gerace ha ultimato le attività del progetto “Alla scoperta dell’identità calabrese per contaminare il nostro presente e proiettarlo nel nostro futuro”, avviate lo scorso 28 febbraio. Nell’ambito dell’iniziativa, gli allievi dell’IS Oliveti Panetta e dell’IPSIA di Siderno sono stati accompagnati in un percorso di esplorazione delle matrici identitarie da esperti e cultori della storia e dell’identità locale, che hanno trasmesso loro saperi e visioni con l’intento di supportare e promuovere la trasmissione alle nuove generazioni di maestrie e identità culturali del territorio. Di notevole importanza la cooperazione attiva e fattiva degli Istituti coinvolti, che ha permesso di guidare gli attenti e partecipi giovani nello studio degli “antichi mestieri” rendendoli quindi consapevoli delle possibilità di sviluppo professionale ed economico attraverso la valorizzazione della creatività e dell’identità. I giovani hanno avuto modo, inoltre, di sperimentare tecniche e pratiche attraverso attività

laboratoriali affiancati da artisti-artigiani in diversi comparti e filiere: dalla ceramica al tessile, dal vetro al ferro, dal legno all’agroalimentare, esplorando trasversalmente le matrici artistiche e architettoniche. Il progetto, attraverso la realizzazione dei 20 appuntamenti calendarizzati, ha perciò raggiunto l’obiettivo principale: la consapevolizzazione dei giovani coinvolti al fine di ottimizzare la diffusione dei risultati nonché la possibilità di trasformare identità storiche in prospettive future. La

Fondazione Città di Gerace, attraverso la realizzazione di questo progetto, che ha raccolto il favore della Regione Calabria e la preziosa e attiva collaborazione del Comune di Gerace, vuol contribuire in modo tangibile ad attivare un percorso virtuoso per il trasferimento di competenze e conoscenze ai giovani al fine di sostenerli nelle proprie scelte formative e professionali. Il progetto della Fondazione Città di Gerace si inserisce perciò appieno nella nuova visione strategica della cultura come elemento “vivo” e da “rivitalizzare” anche in un’ottica creativa e di utilità socioeconomica in grado di sostenere la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali e no profit nel settore dell'industria culturale e turistica che puntino a valorizzare le risorse culturali del territorio. Il progetto ha permesso, infine, di restituire alla fruizione pubblica una antica “bottega” artigiana nella disponibilità della Fondazione, con esposizione permanente in memoria delle opere e dell’ingegno di Bruno Fassari.

Dopo il rinvio di febbraio e le polemiche della scorsa settimana, sabato 7 aprile, alle ore 10:30, presso il Palazzo Nieddu del Rio, si terrà finalmente l’Inaugurazione del nuovo polo del Museo Archeologico, un progetto perseguito con grande tenacia dall’Amministrazione Comunale di Lori, guidata dal sindaco Giovanni Calabriese, dal Museo Archeologico Nazionale di Locri, presieduto da Rossella Agostino e dal Polo Museale della Calabria guidato da Angela Acordon.



01 APRILE - 21

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ANGOLO FOOD

arte&co

LA RICETTA: TAGLIATELLE AL RAGÙ D’AGNELLO

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MONDO MARCIO

Pseudonimo di Gian Marco Marcello, è un rapper e produttore discografico italiano, divenuto noto per aver vinto il Tecniche Perfette all'età di soli 16 anni, battendosi contro Ensi.

MONDO MARCIO

"Il Rap è un ring, devi metterti su i guantoni e darci dentro” La “Fiesta” organizzata dall’Amministrazione Comunale di Siderno in occasione della Pasqua si chiuderà ancora una volta con l’esibizione di un peso massimo della musica Rap italiana. Dopo lo spettacolo di livello offerto da Clementino lo scorso settembre, questa volta, a calcare il palco di Piazza Portosalvo sarà Mondo Marcio, che si esibirà domani sera, alle ore 23, al termine del concerto dei Marvanza.

ssieme a Fabri Fibra e Marracash, Mondo Marcio ha sicuramente sdoganato il Rap in Italia, permettendogli di raggiungere vette mai toccate prima nel nostro Paese. Nelle sue canzoni, il Rapper di Milano ci ha raccontato tutto di sé attraverso testi autobiografici che ci hanno descritto una Milano diversa, pronta a fagocitare chiunque non sia in grado di tenere duro (per citare uno dei suoi più celebri pezzi). Adesso che Siderno si appresta ad affidare all’artista la chiusura del grande concerto di Pasquetta, che si terrà domani sera, in piazza Portosalvo, dopo l’esibizione dei Marvanza, abbiamo voluto raccontarvi un po’ meglio l’uomo che si nasconde dietro l’artista attraverso le sue stesse parole. Che cosa ha determinato la tua volontà di raccontare te stesso nelle tue canzoni? La mia stessa natura di artista, perché chi si dedica allo spettacolo, in generale, è come una sorta di spugna, nel senso che assorbe tutto ciò che lo circonda. In questi termini la mia storia personale, il quartiere in cui sono cresciuto, ogni singolo volto che vedo la mattina, o dialogo che riesco a “intercettare” mentre prendo il caffè al bar contribuisce a costruire il mondo che poi racconto nelle mie canzoni, che finiscono in maniera naturale con l’essere una sorta di grande documentario della mia vita. Un modo di fare musica che accomuna tanti artisti Rap. Possiamo definirlo un modo di essere del gene-

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Siderno I commercianti abbelliscono corso della Repubblica In occasione delle festività pasquali, i commercianti di Siderno hanno deciso di abbellire il corso della Repubblica e il corso Garibaldi facendo apporre ai lampioni dell’illuminazione pubblica che si trova a bordo strada dei vivacissimi fiocchi gialli, una nota di colore che accompagnerà il programma della “Fiesta” organizzata dal Comune per questo fine settimana.

re musicale? In realtà credo che il Rap non debba essere in nessun modo. Si tratta solo di un mio modo di fare e, anche se non può che farmi piacere che piaccia a così tanta gente rimango dell’idea che la musica non debba avere delle regole, pertanto non mi impongo di continuare a seguire questo schema in eterno. Hai iniziato prestissimo a fare musica, giusto? Esatto, ero ancora nel pieno dell’adolescenza e stavo cercando dei ripieghi alla scuola, che ho lasciato al termine della terza media. La mia dedizione al mondo dell’arte, comunque, è stata evidente fin da subito. Mi ripeto spesso che, se non avessi intrapreso questa strada, probabilmente mi sarei dedicato comunque a qualcosa di analogo, come la pittura. Oggi il Rap è molto sdoganato, ma quando hai cominciato tu, quindici anni fa, non era una sorta di salto nel vuoto? No, era una vera e propria follia. Fare Rap oggi è diventato di moda, quasi come fare il fashion blogger, una strada che si inizia a percorrere perché redditizia e “poco faticosa”. Quando ho cominciato io, invece, me lo sconsigliavano tutti, c’è stata persino gente che mi diceva di lasciar perdere perché non ci sarebbe stata alcuna possibilità di diventare un artista di successo nel nostro Paese cercando di sdoganare questo genere. Eppure le cose sono cambiate e non può che farmi piacere che sia andata così. Come mai ritieni che il terreno italiano sia stato così poco fertile per il tuo genere musicale? Perché da noi non ha mai fatto presa l’hip hop, il soul, l’R&B, insomma, tutta la musica nera. Proprio per questa ragione, anzi, ci sono stati lunghi periodi della mia carriera in cui mi era difficile trovare gli stimoli giusti ad andare avanti, perché la musica italiana che continuava a venire prodotta attorno a me rispettava sempre lo stesso schema molto melodico ma, secondo me, sempre più privo di anima. Nel nostro Paese c’è una vasta diffusione di musica estremamente orecchiabile, ma alla quale manca la sostanza, il cuore… Il tuo cuore ti ha spinto anche a fare autocritica? Certamente. Per quanto io non consideri mai gli errori del passato come errori, ma come passaggi che hanno contribuito a rendermi ci che sono oggi, come dico in una mia canzone, anche io resto “solo un uomo” e questo significa che, per quanto mi sforzi di portare i miei ascoltatori in un posto “magico”, che possa far stare bene loro e me, alla fine della giornata devo fare i conti sempre e solo con il mio più grande avversario: me stesso. E che tipo di avversario sei? Incredibilmente competitivo. Forse, se mi accontentassi un pochino di più mi renderei la vita più facile, ma una parte di me pensa che sia troppo divertente mettermi alla prova.

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Direttore editoriale: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Lidia Zitara, Franco Parrello, Tonino Carneri, Mario Nirta, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli, Nino Sigilli, Tonino Carneri, Sonia Cogliandro

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Ingrediente per 4 persone: 350 gr di tagliatelle; 300 gr di polpa d’agnello; 500 gr di polpa di pomodoro; 80 ml di vino rosso; 2 cucchiai di olio extravergine; 2 spicchi di aglio; 2 rami di rosmarino; 40 gr di pecorino a scaglie; sale e pepe nero q.b. Eliminate dalla polpa d’agnello il grasso e le nervature e tritatela. In una padella mettete l'aglio e i due rametti di rosmarino. Fate dorare e aggiungete la carne d’agnello. Lasciate rosolare per almeno 10 minuti, aggiungete il vino rosso e fate sfumare. Togliete i rametti di rosmarino e aggiungete la polpa di pomodoro, fate cuocere a fuoco basso, unite il sale, l'olio, il pepe e lasciate cuocere fino al quando il sugo non si addensa. Scolate le tagliatelle e mescolatele in padella con il condimento. Infine aggiungete del pecorino sardo a scaglie.

IL COCKTAIL: MIMOSA Ingredienti: 75ml di spumante brut, 75ml di succo d'arancia, una fetta d'arancia per guarnire

Spremete mezza arancia e versatene il succo in un flute. Aggiungete lo spumante Brut ben freddo. Dall’arancia rimanente ricavate una fetta a forma di mezzaluna, incidendo leggermente la fettina in modo da poter applicare la rondella sul bicchiere. Il vostro cocktail Mimosa è pronto per essere sorseggiato.

IL DOLCE:

RIGANELLA CALABRESE Ingredienti: 4 uova; 1 bicchieri di vino liquoroso; 1 bicchiere di zucchero; 1 bustina di lievito per dolci; 200 gr di gherigli di noci; 200 gr di uvetta sultanina; 1 cucchiaio di origano; 1 cucchiaio di olio, farina e sale. Mettete in una ciotola l’uvetta, le noci spezzettate, un filo d’olio e l’origano. Mescolate tutto e mettete da parte. In un’altra ciotola versate il vino, l’olio, le uova, lo zucchero, il lievito, un pizzico di sale e mescolate; aggiungete farina. Staccatene un pezzo, tiratelo a sfoglia e sistematelo su una teglia da forno oleata. Stendete il resto della pasta, tagliatela a strisce di 10 cm, riempite con il composto e formate dei cordoncini. Sistemate i cordoncini nella teglia formando una spirale e facendo attenzione a mettere il lato di chiusura appoggiato alla base in modo che non si apra durante la cottura. Spennellate la riganella con un uovo sbattuto e mettetela a cuocere in forno caldo a 180° fino a quando non sarà dorata.


01 APRILE - 22

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Il conduttore più amato Vogliamo ricordare anche noi il compianto Fabrizio Frizzi, scomparso improvvisamente questa settimana lasciando un vuoto immenso sui nostri schermi e nei nostri cuori. Abbiamo condiviso sulla nostra pagina questa foto scattata a San Luca il 21 aprile dello scorso anno, scoprendo quanto anche nella Locride Fabrizio sia amato.

Buone pratiche locridee Gioacchino Criaco e Mimmo Lucano si uniscono in questo abbraccio fraterno, un unico scatto mette insieme due storie diverse, due storie di sofferenza e amore per il nostro territorio, due volti che tanto ci piacciono della nostra Locride.

Una vita al Festival Gigi Sarroino ci ha inviato questa foto scattata durante il Festival di Sanremo in cui posa con il gruppo rivelazione di questa edizione, “Lo stato sociale”, che hanno concorso con una canzone dal tema che ben si adatta allo stile di vita di Gigi!

L’albero di Giorgini In occasione della Pasqua la Macelleria Giorgini di Siderno ha voluto abbellire il marciapiede antistante alla propria attività con l’istallazione di questo meraviglioso albero di ulivo, un esempio di arredo urbano che migliora la città.

Sacrifici umani Lele Nucera e Bernardo Migliaccio Spina si fanno fotografare al termine delle riprese delle prime scene promozionali della serie TV 9x21 in compagnia di un attore che ha accettato di donare (più o meno letteralmente) la propria vita alla settima arte.

Discendenze sportive Ettore Lacopo, presidente dell’ordine dei commercialisti di Locri e Francesca Cozzupoli, direttrice di Confindustria RC, hanno scoperto a Gerace che i loro figli giocano insieme nella Viola Reggio Calabria.

Scambi culturali Silvia Turello, che ha appena pubblicato il proprio libro con Città del Sole Edizioni, si è recata fino in piazza Garibaldi, a Siderno, per poter scambiare la sua fatica letteraria con quella di un altro neofita della scrittura: Paolo Fragomeni.

Caffeina cercasi Salvatore Panaia, Giuseppe Vumbaca, Pino Canzonieri e Pino Cusato si preparano all’incontro sui contratti di sviluppo organizzato da Confindustria insieme al GAL Terre Locridee, facendo un’adeguata scorta di caffè. Amicizia professionale Il giornalista Bruno Gemelli incontra i due amici Pino Franzè e Michele Drosi in quel della Regione Calabria e ne esce fuori uno scatto che parla di comunicazione di livello e attenzione ai problemi della nostra amata terra, intervallate da una chiacchiera e l’altra!




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