Riviera n°16 del 19/04/2015

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CONTROCOPERTINA

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DOMENICA 19 APRILE

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1 - I gioiosani: Sculli, Fazzolari e Agostino. 2 - Destra & Sinistra: Bombino e Oreste Romeo con al centro Pietro Fuda e Virgilio. 3 - Gli agricoltori al pianoforte: Viglianti, Altomonte e Lucà. 4 - Doppia coppia: I “Romeo”Seby e Oreste, i “Reale”Anthony e lo Chef. 5 - Tutte le Donne di De Gaetano: Maria, Barbara, Anna, Ketty e Barbara. 6 - Il selfie: Fragomeni Giuseppe, Giovanni Gagliardi e il Barone Macrì. 7 - I “Bivongi”Antonello Alfarone e Ivan Leotta 8 Pro-Oliverio: Vincenzo Loiero e Demetrio Naccari 9 - La sindaca e il presidente: Caterina Furfaro e Giuseppe Strangio 10 - Cin cin: il parlamento della Locride

Cucina e vini, il trionfo della Locride Enoicamente. Lunedì scorso nella magica cornice de “Il Palazzo” a Moschetta è stato protocollato un passaggio epocale: nei ristoranti della Locride i vini del territorio saranno assoluti protagonisti

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uesto settimanale sta attento a quanto accade nella Locride, spesso con passione e affetto, ben oltre la cronaca nera. Un fatto concreto di una certa entità si è consumato questa settimana in quel di Moschetta. Nella magica cornice de “Il Palazzo” - un luogo dove l’amore per questa terra diventa, in quelli che a questa terra appartengono, orgoglio, suggestione e voglia di restare – l’enogastronomia della Locride ha impressionato per qualità e bellezza i centocinquanta ospiti presenti nel giardino d’inverno, una nave da crociera con la prua a dritta sullo Jonio e vele achee spiegate su un passato dallo strepitoso retrogusto, dal perlage sapido e potente e da tutta la malinconia del mondo. Tra l’odore degli aranci in fiore mischiato a spume di bergamotto, nove ristoranti e due pasticcerie si sono fidanzati con i vini del territorio. Il meeting, finanziato dalla provincia di Reggio Calabria, andando oltre se stesso, è approdato in una serata di sana mondanità (vedi servizio a pagina 12 e 13). Nel Futuro. Sì, futuro. Paradossalmente, infatti, mentre nella Locride l’economia, la società, la politica, l’impre-

sa vivono la più pesante decadenza degli ultimi cinquanta anni, i ristoratori e i vitinivicoltori, in totale controtendenza, mostrano qualcosa di fecondo che fa ben sperare. La Locride come la Maremma, la Brianza, la Val di Chiana, Il Salento. Il meeting di Moschetta ha sancito che la nostra enogastronomia, quel mix tra i prodotti dell’Aspromonte e del mar Jonio non ha nulla da invidiare a quei comprensori che hanno reso la cucina territoriale italiana famosa e unica nel resto del mondo. “Il panorama della gastronomia calabrese è più ampio di quanto si possa immaginare e vanta origini antiche nonché molteplici apporti di popoli diversi. Una notevole inventiva caratterizza una cucina semplice eppure richiedente mediazioni complicate di intingoli o salse; una cucina che offre sapori forti e intensi, una cucina ‘miracolistica’ per i trionfi che celebra talora in assoluta povertà” ha scritto Guido Cavalcanti, docente di Storia delle tradizioni popolari all’Università della Calabria. Lunedì scorso abbiamo avuto, se ce ne fosse ancora bisogno, conferma di tutto questo. Il momento del passaggio epocale e necessario è giunto: nei ristoranti della Locride i vini del territorio saranno protagonisti, addirittura giganti. Fortunato Calabrò


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ATTUALITÀ

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GIUDIZIARIA

Jimmy e gli altri di New Bridge

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i scrive undercover si tratta di un agente sottocopertura dell'Fbi che avrebbe svelato i presunti rapporti tra New York e l'Italia nell'ambito dell'inchiesta antidroga denominata “New Bridge”. Il nome in codice è Jimmy, che è poi lo stesso con il quale si faceva chiamare e veniva conosciuto dai suoi presunti “soci in affari”, quasi tutti di Gioiosa Ionica o con legami con la cittadina della Locride. Jimmy riassume la figura di un personaggio di una delle più famose serie cult degli anni Ottanta: “Miami Vice”. Sarebbe, l'undercover, per intenderci il Don Johnson, con alias di copertura di James “Sonny” Crockett, o il Philip Michael Thomas, con alias Ricardo “Rico” Tubbs, “di noi altri”. Secondo gli investigatori, i cartelli calabresi avevano assunto concrete e avanzate iniziative per la pianificazione e la realizzazione di compravendita di droga lungo l'asse Calabria-New York e destinato al porto di Gioia Tauro. Le indagini, condotte dal Servizio Centrale Operativo e dalla squadra mobile di Reggio Calabria, nonché svolte anche con pianificate e congiunte attività con l'omologa struttura investigativa statunitense, avrebbero svelato le dinamiche di ingenti traffici di cocaina tra il Sud America e la Calabria, con il coinvolgimento di soggetti, ritenuti essere legati a cartelli narcos del centro e del sudamericana. L'inchiesta è il frutto di un lavoro, avviato nell'ambito del protocollo “Phanteon” del ministero dell'Interno e che ha previsto anche lo scambio, fra Italia e gli Stati Uniti d'America, di investigatori esperti nella lotta alla criminalità di tipo mafioso. tra gli investigatori esperti un ruolo di primo piano è stato quello dell'undercover. Ovviamente non si conoscono e forse il pubblico non conoscerà mai il volto dell'undercover Jimmy, che invece sarà rimasto impresso agli indagati dell'operazione “New bridge” che con lui avrebbero avuto a che fare in un presunto tentativo di innescare un traffico di sostanze stupefacenti tra la Calabria e l'America, con addirittura dei contatti con elementi ritenuti vicini alla famiglia “Gambino” di New York. L'indagine della Dda di Reggio Calabria, con in primo luogo il procuratore aggiunto Nicola Gratteri e il sostituto procuratore Paolo Sirleo, ha proseguito con un'inchiesta di qualità superiore attraverso un lavoro investigativo che si è programmato e seguito fianco a fianco con agenti sotto copertura di livello internazionale, giunti in Italia per entrare nelle case e nei locali dei calabresi, che sembrano essere stati presi in “contropiede”. Jimmy sarebbe riuscito a far girare della eroina, scambiata a Reggio Calabria, e si sarebbe messo in contatto con esponenti che sono considerati vicini a famiglie di 'ndrangheta. Altri personaggi dell'inchiesta “New bridge” degni di appartenere alla serie cult dove il “Made in Italy” era palesemente visibile in quasi tutte le scene, vedi la Ferrari che sfrecciava sugli interminabili rettilinei della Florida, sono tale “Jo”, che sarebbe poi una sorta di testimone qualificato, oppure un “informatore”, nonché tale “Sonny”, definito collaboratore di giustizia federale. Soggetti che sarebbero stati in grado anche di registrare conversazioni nel corso delle indagini e che li avrebbero ceduti agli inquirenti americani e, successivamente entrati per rogatoria nel fascicolo del pm in Italia. Di tale “Jo” da alcuni giorni sono venute fuori dichiarazioni importanti, che sembrano appartenere ad uno spezzone del film “Il Padrino”, con questo soggetto italoamericano che svolgeva attività nel campo dell'edilizia e che avrebbe conosciuto un altro soggetto di origini calabresi, tale Frank, a sua volta vicino alla “famiglia Gambino e poi si è distaccato”.

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ATC rinnega sé stesso Provincia cieca e vertici riciclati mettono a rischio caccia e pesca nel nostro territorio JACOPO GIUCA

La denuncia: l'ATC della Locride viola completamente il proprio statuto nel silenzio generale e le direttive della Provincia non aiutano affatto.

Francesco Ferraro ha provato a segnalare le irregolarità in atto, ma pare che qualcuno voglia risparmiare sul ripopolamento, pratica assai conveniente.

Associazione Territoriale Caccia e pesca è un comitato di gestione che, oltre a promuovere le attività venatorie, si premura di salvaguardare l'ambiente attraverso un'azione mirata di reimmissione e ripopolamento della fauna locale. L'ATC lavora al fianco delle istituzioni e la Provincia costituisce parte attiva nella regolamentazione e nella scelta dei candidati alle cariche amministrative dell'associazione in ogni distretto di competenza. Il comitato, regolamentato da una statuto dettagliato, prevede che la gestione sia affidata a quattro persone, tra le quali figurano un presidente, due vicepresidenti e un segretario. Recentemente, tuttavia, ci è stata segnalata la violazione indiscriminata di queste indicazioni e il rischio è che una pessima gestione da parte degli attuali vertici dell'associazione e della Provincia portino al terzo commissariamento dell'ATC che salvguarda il territorio locrideo. «La prima volta era avvenuto nel 2012 - ci conferma Francesco Ferraro, membro dell'ATC e da tempo interessato a raddrizzare quello che considera a tutti gli effetti un grave torto. - Il pagamento della quota annuale che tutti i soci avevano versato alla Regione non aveva avuto il solito ritorno da parte della Provincia. Interrogati i vertici dell'Associazione, ci era stato detto di rivolgerci agli organi competenti, perché il presidente non sapeva come aiutarci. In verità, abbiamo scoperto successivamente grazie a una nota diffusa dall'assessore Gaetano Rao, i due ATC della provincia si erano indebitati per 370.000 euro, ai quali si dovevano sommare gli interessi. «Sapevamo che la situazione sarebbe tornata difficilmente alla normalità, ma certo non potevamo immaginare che saremmo invece andati incontro a un nuovo commissariamento». Quanto ci viene detto ha veramente dell'assurdo. Se il primo commissariamento poteva essere considerato più giustificato, infatti, in questo secondo caso, avvenuto l'anno scorso, la colpa del fermo amministrativo era da attribuirsi direttamente alla Provincia e non all'ATC. «È infatti compito della Provincia - afferma Ferraro - nominare i 20 membri del comitato di gestione.

Ma in quell'occasione ne vennero nominati 21 e, anziché rendersi conto dell'errore e rettificare, si ritenne più semplice commissariare l'associazione che, nel frattempo, restava morosa nei confronti delle amministrazioni, sempre più insistenti nel richiedere che il debito alla Regione venisse pagato». Ma veniamo al presente: una delle clausole più importanti dello statuto prevede che i vertici dell'associazione non possano ricoprire la medesima carica per più di due volte consecutive. «Ebbene è quello che è avvenuto nel caso di tutti i membri appena eletti. La cosa più grave, ancora una volta, è che queste nomine vengono stabilite sempre dalla Provincia, che sa benissimo chi ha ricoperto quale ruolo e dovrebbe prevenire anziché promuovere un comportamento di questo tipo. Inoltre, nell'ultima occasione, è stato nominato nel direttivo senza una qualifica specifica un quinto membro che, come se non bastasse, non rispetta i requisiti di residenza all'interno nel territorio di competenza. «Da febbraio a oggi mi sono impegnato attivamente a far notare le irregolarità non solo all'interno dell'associazione, ma anche agli organi provinciali e regionali, ai quali ho inviato diverse comunicazioni senza mai ricevere risposta. «Il divieto intimatomi di accedere ai libri sociali, diritto di cui dovrebbe godere ogni membro dell'ATC, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. A inizio settimana mi sono recato presso le forze dell'ordine a denunciare queste irregolarità ma, nonostante l'azione tempestiva, la lunghezza delle pratiche burocratiche non impedirà le imminenti riunioni dell'associazione e l'approvazione di decisioni da considerarsi illegali e pericolose per il territorio». La conseguenza più probabile alla denuncia potrebbe essere un nuovo commissariamento dalle conseguenze pesanti per il comitato. Ma Francesco Ferraro sembra preferire questa evenienza al prosieguo di questa pratica: «Considerata la presenza di uno statuto dettagliato è necessario muoversi all'interno dell'ambito della legalità, per questo richiedo con insistenza l'interessamento da parte dell'assessore Rao. Il comitato, eletto illegalmente, ha già preso decisioni che stanno stravolgendo qualunque norma relativa anche all'immissione di eventuale fauna utile al ripopolamento, con conseguenze catastrofiche sia per i suoi soci che, soprattutto, per l'ecosistema».

Non solo risarcimento, ma assunzione a tempo indeterminato

IlTribunale di Locri fa scuola Sappiamo tutti che, da qualche mese a questa parte, i precari della scuola, grazie a una sentenza UE, possono reclamare un risarcimento nei confronti dello Stato italiano. La condizione di migliaia di lavoratori ha permesso a tutti coloro che ritenevano di non aver subito un trattamento equo in anni di onorato servizio potessero finalmente rivalersi dinanzi a una vera e propria ingiustizia legalizzata. Naturalmente sono stati centinaia i lavoratori che hanno deciso di cogliere l'occasione per dare una svolta alla loro storia professionale, ma nessuno ha centrato il jackpot come una lavoratrice 63enne alla quale il Tribunale di Locri ha riconosciuto qualcosa in più del semplice risarcimento con una sentenza destinata a fare scuola. La donna, rappresentata dall'avvocato Domenico

Sergio Ammendolea, ha infatti ottenuto dal Giudice del Lavoro Luciano d'Agostino non solo il riconoscimento di un rapporto di lavoro con il MIUR da settembre 2009 ma, visto il superamento dei 36 mesi di servizio prestati, la decisione che questo rapporto sia da considerarsi a tempo indeterminato. Questa sentenza implica dunque che la donna, una volta resa effettiva la sentenza, verrà definitivamente assunta come lavoratrice a tempo indeterminato e, contestualmente, le verrà riconosciuto il risarcimento degli anni da precaria. Nel frattempo, il clamore di questa decisione sta facendo giungere una pioggia di ricorsi presso il Tribunale di Locri, al quale si sono rivolti moltissimi docenti e impiegati ATA. J. G.



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PRIMO PIANO

Il caso

Francesco Barone, uccidendo la madre, non ha agito solo in nome del codice di 'ndrangheta ma agito, innanzitutto, in nome del figlio che si riappropria di un'identità negata.

Francesca Bellocco

non è vittima di lupara bianca MARIA GIOVANNA COGLIANDRO "Un fatto di una gravità inaudita che dimostra come il tessuto della 'ndrangheta sia al di fuori di qualsiasi sentimento umano da arrivare a un'eliminazione contro natura come questa". Così il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho commenta il "matricidio" che in una calda notte d'agosto ha gelato l'estate di Rosarno. Francesco Barone, 21 anni, uccide la madre per vendicare la relazione extraconiugale con Domenico Cacciola, boss della cosca rivale. Lo ha fatto "in ossequio alle arcaiche regole della 'ndrangheta" o "in nome del codice della 'ndrangheta" - hanno commentato i più. Questo perchè "le regole della 'ndrangheta hanno la meglio sui legami di sangue" - ha scritto qualcun altro. Morire con disonore e senza pietà è il trattamento che la 'ndrangheta riserva ai traditori. Peccherò di presunzione ma non sono del tutto convinta che Francesca Bellocco sia esclusivamente vittima di lupara bianca. L'ira di Francesco Barone non è solo l'ira del figlio del boss: nell'ira di Francesco c'è tanta ira del Figlio. Quell'ira che tanto somiglia a una pennellata rossa improvvisa e audace che guasta e interrompe una modulazione di Cèzanne. Francesco Barone quella notte tra il 17 e il 18 agosto si è sentito un figlio tradito. La madre ha tradito-abbandonato lui e ha tradito il padre che non può vedere perchè è a Padenghe sul Garda, nel bresciano, a scontare la misura della sorveglianza speciale. Per tutti, non solo per i figli dei boss, la madre è il ventre in cui siamo cresciuti prima di cre-

scere nel mondo. E una volta nati continueremo a considerare la madre come colei che nutre e sostiene i nostri passi, fino alla fine. La madre è l'asse più stabile per la nostra sfera emotiva e affettiva. Rimarrà sempre una sorta di contenitore che non solo protegge ma a cui è demandata, in larga parte, la trasmissione della nostra immagine all'esterno. Francesca Bellocco, colta in flagrante a letto con un uomo che non è il padre, cessa di essere per il figlio un

"contenitore" che lo rappresenta. Non lo rappresenta perché le regole di 'ndrangheta che gli sono state trasmesse non glielo consentono, ma non lo rappresenta perché nessun figlio perdonerebbe mai una madre dopo averla trovata a letto con un uomo che non è quello con cui non è stato generato. Il matricidio messo in atto da Francesco Barone è fortemente legato al senso d'identità ovvero al suo disconoscimento. Uccidendo la madre Francesco non ha agito solo in nome del

codice di 'ndrangheta ma agito, innanzitutto, in nome del figlio che si riappropria di un'identità negata. Tra l'altro la madre intratteneva rapporti clandestini con Domenico Cacciola da tempo. I due amanti erano stati già scoperti e le famiglie si erano messe in mezzo per scongiurare il rischio di una vera e propria guerra di mafia. Francesco, perciò, ha covato a lungo una rabbia e un'aggressività che è esplosa non appena c'è stata quella classica "goccia che fa traboccare il vaso" che arma l'irrazionalità. L'ira di Francesco si sarà scatenata come un fiume infuriatissimo che staffilava e si sbriciolava contro i pilastri. Gli occhi di Francesca Bellocco che chiedevano "Pirdunatimi" non saranno stati così diversi dagli occhi di una madre che sa di aver abbandonato il figlio e di averne tradito il padre e cerca di parare quel fuoco freddo che in quel momento le cade addosso da tutte le parti. Il pianto di Francesca era lì disponibile. Ma inutile. I suoi occhi supplicanti ma freddi come perle vive. A pensare a una scena così cruda si avverte una sensazione di lacerazione, di bruciore del cranio, del cuoio capelluto. Ma non è una scena che, a mio modestissimo parere, può essere messa in atto solo se si è parte di un clan di 'ndrangheta. Il figlio del boss, cresciuto nella violenza, abituato alla violenza e a risolvere ogni questione semplicemente premendo un grilletto, ha chiamato tre sicari per uccidere la madre. Per un figlio qualunque la madre che abbandona e tradisce è comunque considerata morta.


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È uscito“Oro Bianco”il nuovo libro di Gratteri, il cavaliere solitario scelto per domare una Calabria storpia, barbara, cattiva e rozza.

ILARIO AMMENDOLIA

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l p.m. Nicola Gratteri, unitamente al dottor Antonio Nicaso, hanno scritto un nuovo libro: Oro bianco! Scrivere un libro è quasi sempre una bella cosa. Lo sarà anche in questo caso purché serva a stimolare una riflessione e un dibattito sulla Calabria. Inoltre non ho alcun dubbio sul valore letterario dell'opera e mi preoccupano i costanti inviti alla prudenza quando si parla, pur con grande rispetto, del dottor Nicola Gratteri quasi sia un “intoccabile”. È una offesa innanzitutto a Lui ma anche uno sfregio alla spirito della Resistenza. Ciò detto non posso che rilevare come i libri di Gratteri, ancor prima di essere stampati, diventano un successo mediatico senza pari. Al pm antimafia viene data la possibilità di passare da una trasmissione all'altra. Inizia con “che tempo fa” di Fazio, continua a “Uno mattina”, si sposta su Sky a quindi va a Mediaset. Un trionfo degno di Dante, del Foscolo o del Manzoni. Un successo da far invidia a Leopardi! Sicuramente i libri di Umberto Eco hanno polarizzato meno di un decimo di attenzione mediatica rispetto a quella riservata al magistrato calabrese. La fama conquistata da Nicola Gratteri come procuratore d'assalto si riverbera sui suoi libri e questi accrescono ancor più la “celebrità” e la “gloria” dell'autore. Mi guarderei bene dal giudicare le opere in questione, tuttavia qualche dubbio credo sia lecito manifestarlo anche nell'attuale clima di oscurantismo e di pensiero unico che regna in Calabria. Non dovrebbe esser reato porsi qualche domanda rispetto all'imponente pubblicità gratuita di cui godono i libri del magistrato calabrese e, sicuramente, lascia perplessi il clamoroso successo mediatico tributato da una stampa spesso genuflessa e subalterna. Gratteri è il più prolifico e il più conosciuto tra gli scrittori calabresi. Si dovrebbe dedurre che sia anche il più bravo ma forse i motivi del suo successo vanno ricercati in campi diversi dalla letteratura. In questo momento storico in Calabria ci sono ottimi scrittori: Mimmo Gangemi, Gioacchino Criaco, Carmine Abate, Santo Gioffrè. Vito Teti. Solo per citarne alcuni! Tutti bravi. Tutti scrittori di razza. La loro apparizione in uno studio televisivo però è molto improbabile!

Infatti, tutti insieme, non hanno avuto la centesima parte dello spazio mediatico concesso a Gratteri. Perché? La prima risposta potrebbe essere data con la consueta subalternità dei media a quanti detengono potere e incutono paura. C'è tuttavia qualcosa di più inquietante in questo predestinato successo dei libri del pm antimafia. La sua personale popolarità è funzionale all'immagine deturpata della Calabria. Egli è stato prescelto a simboleggiare il cavaliere solitario che doma una Calabria storpia, barbara, cattiva e rozza. La sua figura è stata costruita a immagine del “Farinata” di Dante che si alza maestoso e guarda con “gran dispetto” l'inferno calabrese. Il potere nazionale ha condannato la Calabria a esser nana e gobba, con una smorfia crudele dipinta sul viso. Gratteri è l'artista che così la dipinge non perché sia in malafede ma perché il pennello che tiene in mano è stato prodotto con setole di storico antimeridionalismo e la tela su cui fissa i colori cupi è stata filata e tessuta, in tanti anni, da mani lontane e nemiche della Calabria. È vero, la Calabria e diventata “brutta”, forse anche “cattiva” ma il motivo è uno solo, condensato in una espressione di Shakespeare “…se proprio non posso far l'innamorato son risoluto a dimostrarmi scellerato…” Ci fingiamo ciò che non siamo perché non abbiamo la forza di reagire! Ospitare in uno studio un intellettuale calabrese non funzionale al pensiero unico è sconsigliato. Sulla Calabria il dibattito è chiuso nel peggiore dei modi, ormai da molto tempo. Così per non turbare la coscienza di coloro che ci hanno condannato a questo inferno, molto meglio dare spazio a chi parla di ergastoli da comminare, galere da costruire, pene da scontare, diritti da cancellare. Nulla di nuovo rispetto alla nostra storia! Concludo. Se potessi, vorrei augurare sinceramente al dottor Gratteri tutto il bene di questo mondo e alle sue opere i successi che meritano. Contemporaneamente vorrei augurare ai calabresi che si ritrovano nei valori di dignità, libertà e fierezza di liberarsi dal pesante giogo che li rende schiavi e di trovare la forza di non fare il gioco dei propri carnefici.

Gratterisu Calabriagiù “ La popolarità del magistrato è funzionale all'immagine deturpata della Calabria


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STORIA

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E poi una mattina mi sentii dire: "Caro Antonio, sei stato assolto" Lettera aperta di Antonio Dattilo, ex arbitro di serie A rimasto coinvolto nell'inchiesta Calciopoli

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Martedì 24 Marzo 2015 ore 02:16 : fine di una triste storia giudiziaria! È il preciso momento in cui ho ricevuto la telefonata del mio legale Palladino che mi comunicava testualmente: "Caro Antonio, i giudici della III sezione della Cassazione, dopo otto ore di camera di consiglio hanno deciso la tua piena assoluzione del reato di associazione a delinquere ai fini della frode sportiva, scagionandoti definitivamente per non aver commesso il fatto”. Dopo nove anni

"È una sentenza che non mi rende felice, che non mi inorgoglisce, che non ridarà ciò che ingiustamente mi hanno tolto ma che mi fa riprendere la mia piena e pura credibilità di uomo di sport"

di lunga attesa, tra aule giudiziarie, testimonianze, arringhe, sentenze di primo grado e appello, finalmente si è chiusa una “strana” vicenda giudiziaria che mi ha visto coinvolto in prima persona insieme a tanti miei ex colleghi arbitri professionisti. Fine di un lungo incubo, durato tantissimo, che mi ha fatto perdere per sempre il mio lavoro di serio e corretto professionista; nessuno mi potrà mai ripagare di quanto ho subito, soprattutto a livello mediatico. Ho taciuto per ben nove anni, dichiarandomi, con chi mi conosce bene, sempre innocente e alla fine ha trionfato la vera giustizia. È una sentenza che non mi rende felice, che non mi inorgoglisce, che non ridarà ciò che ingiustamente mi hanno tolto ma che mi fa riprendere la mia piena e pura credibilità di uomo di sport. A tal proposito, anche se le motivazioni saranno pubbliche tra novanta giorni, volevo precisare che durante la stagione sportiva 2004/2005, periodo di riferimento dell'inchiesta della Procura di Napoli, il sottoscritto non ha mai diretto la Juventus, né in campionato tantomeno in Coppa Italia. Addirittura dopo la direzione di Udinese - Brescia (settembre 2004) sono stato sospeso dalla commissione AIA per giorni trenta e ho diretto per mesi tre solo gare di serie B. E nonostante potevo, nello scorso marzo 2014, avvalermi della prescrizione, ho avuto il coraggio di rifiutarla per andare fino in fondo,

affinché la giusta, sana e sacrosanta verità venisse a galla. Quanto emesso dalla Cassazione, dimostra che l'arbitro Dattilo della sezione di Locri non ha mai fatto parte di una “Cupola” calcistica, non ha mai preso parte a “inciuci” vari, né tantomeno faceva parte di un'associazione a delinquere ai fini della frode sportiva. Il mio operato sui campi di calcio, sia dilettantistici che professionistici, è stato sempre corretto, leale e privo di qualsiasi sudditanza. Ora a distanza di oltre tremila giorni di attesa per un giudizio finale, chi mi ripagherà dei danni morali subiti? La mia immagine di Arbitro professionista è stata letteralmente calpestata. Chi mi ridarà le decine di migliaia di euro spesi per sostenere le spese processuali, avvocati compresi? Credo che bisogna fare una sana e approfondita riflessione sul Processo “Calciopoli” che, in definitiva, non ha raggiunto nessun obbiettivo se questo era il volere dei PM. Io posso sicuramente affermare che ho raggiunto i massimi livelli di Arbitro di calcio con enormi sacrifici, trascurando anche i miei affetti familiari, affinché la mia professionalità fosse sempre ligia e credibile. Qualcuno non si è reso conto che svolgere indagini giudiziarie è una cosa seria: chi iscrive una persona nel registro degli indagati e la porta a processo ha una grande responsabilità oggettiva. E credetemi non è facile “digerire” migliaia di pagine di carta stampata provenienti

dai tribunali che a distanza di tempo non hanno avuto alcun valore, escludendomi da qualsiasi responsabilità. Ora, dopo nove lunghissimi anni, un Procuratore Generale della Cassazione ha chiesto ai giudici della stessa la mia completa assoluzione. Oggi, a detta dell'opinione pubblica, sono tornato a essere un “uomo pulito“ ma chi mi ha conosciuto e frequentato non ha mai avuto dubbi sulla mia onestà. Ho sempre creduto nella giustizia italiana ma ho seri dubbi su come è stato improntato questo processo che alla fine si è dimostrato un estenuante “calvario” per chi era sotto accusa. Questo meritato “successo”, se così può essere definito, lo dedico ai miei genitori che nel pieno della mia sofferenza mi sono stati sempre vicini e mi hanno insegnato sin da piccolo i veri valori della vita. Ai miei tre bellissimi figli, Roberta, Alessio e Matteo che amo tantissimo, a mio fratello Luca, ai cugini, ai nipoti. Ai parenti più stretti e a tutti i veri amici che in questi anni non mi hanno mai abbandonato. Contestualmente ringrazio anche chi in questo lungo periodo ha “dubitato” della mia presunta colpevolezza: forse è anche merito loro se ho combattuto fino alla fine per uscire indenne da questa triste storia. Permettetemi anche di porgere un sentito ringraziamento al mio legale di fiducia, avvocato Alessio Palladino del foro di Roma, al Dottor Nicola Penta, perito informa-

tico che ha fatto un immenso lavoro, a tutti gli amici di Gioiosa Ionica, a tutte le Società sportive che si sono congratulate per questa assoluzione, a tutti gli ex miei colleghi che hanno insieme a me atteso questo positivo responso, alla società del Roggiano Calcio, di cui sono tesserato e a tutti gli amici roggianesi che in questi anni mi hanno sostenuto soprattutto moralmente. Infine a tutti gli organi di stampa che in un'occasione del genere mi danno la possibilità di far sapere a tutti: “Calciopoli?...ero e sono innocente”. Antonio Dattilo, ex arbitro di serie A

"Dopo nove anni di lunga attesa, tra aule giudiziarie, testimonianze, arringhe, sentenze di primo grado e appello, ha trionfato la vera giustizia, anche se nessuno mi potrà mai ripagare di quanto ho



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LA SETTIMANA

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INTERVISTA IMMAGINARIA AL CITTADINO MEDIO RAZZISTA

Chiedonol’elemosina,mahannoidentid’oro - Salve, mi scusi, ci concede cinque minuti? Stiamo conducendo un'indagine demografica… - Democratica? No, grazie, non m'interessa. Io sto dall'altro lato, mi spiego? - Demografica… stiamo intervistando i cittadini a proposito del razzismo. - Embé, e che vuoi da me? Io non sono razzista. Ah, aspetta, scusa, mi è arrivato un messaggino. Ma che cazzo! Facebook mi ha rimosso un post perché “incitava all'odio verso una razza o un'etnia”! Lo so io chi mi ha segnalato, quei mignottari degli animalisti! Ma poi che cavolata, mo' i napoletani sono un'etnia? Un'Etna, semmai! - Ehm, l'Etna è in Sicilia… - Ah, belli i siciliani, peggio dei marocchini! - Ma aveva detto di non essere razzista! - E che? Questo razzismo è? Qui si

tratta semplicemente di autodifesa! Ma non vedi che fa il governo? Dà le case agli zingari e a noi ci fa pagare l'IMU! - Eh, infatti è noto che gli zingari vivono in appartamenti lussuosi…

- Ecco, vedi che hai centrato il punto? Mandano le femmine a chiedere l'elemosina, e i maschi girano con la BMW! Quelle zoccole ti fanno la faccia da poverelle e intanto hanno i denti d'oro. Ma cosa scrivi?

Cartello per Siderno all'uscita dell'A3: è polemica sulla paternità Anche il nostro giornale online aveva dato la notizia del piccolo successo di Francesco Tarricone, che aveva dichiarato di essere riuscito a far valere la sua richiesta di apporre un'indicazione per Siderno nell'allacciamento tra A3 e Jonio-Tirreno. Eppure, una missiva giunta in redazione qualche giorno dopo da parte dell'assessore provinciale Giuseppe Campisi dava una versione diversa di quanto accaduto dietro le quinte dell'apposi-

- Niente, niente, vada avanti. Che diceva degli zingari? - Che sono ricchi sfondati e fanno finta di vivere come poveracci! - Mi scusi, ma se uno è ricco sfondato, perché mai dovrebbe vivere tutta una vita di accattonaggio? - Ma per fare finta, non hai capito? Prendono in giro tutti, con questo sistema! - Che mi dice degli africani, dei turchi, degli islamici? - I negri vuoi dire? I vucumprà? Io non ci compro niente da loro, mi schifo. Solo dalle donne, insomma, se capita, con qualche decina d'euro ti togli lo sfizio, altrimenti bisogna stuprare una donna bianca. - Capisco. Grazie del suo tempo: come ringraziamento le diamo un pacchetto di preservativi al cioccolato e uno di Ringo. Do you Ringo? - Certo che ringhio, giornalista di m…! (Lidia Zitara)

zione di quel cartello. Stando all'avvocato, la cui lettera integrale è consultabile su larivieraonline.com, quell'ausilio alla viabilità sarebbe il frutto di consultazioni successive con il presidente della provincia e con il consigliere Rispoli di cui sarebbe stato principale autore. E Tarricone? Qual è stato il suo ruolo in questa storia? Assolutamente nessuno. L'assessore provinciale, infatti, ritiene che la richiesta dei commissari sidernesi, sicuramente preparata, sia rimasta nel cassetto delle loro scrivanie, perché non è mai giunta fino all'assessorato…

L’ANGOLO DI PARRELLO

Benito Prochilo tra presente e passato

L'ultimo comizio di Carbonella Antonio Ferreri è intervenuto con un bell'intervento durante l'ultima tappa del tour d'ascolto del candidato a sindaco di Siderno Pietro Fuda. Dinanzi a una folla immensa, il nostro Carbonella ha dichiarato di volersi ritirare dalla vita politica, annunciando dinanzi a mezza città che il 19 aprile, nella stessa Piazza Municipio, ci sarà il suo ultimo comizio. Dopo una (quasi) impressionante carriera politica, un altro uomo d'esperienza e sani principi annuncia il ritiro da un mondo troppo corrotto per continuare a essere riconosciuto.

Bioinformatica con il professore Alfredo Ferro La bioinformatica è una nuova disciplina che si occupa di supportare con strumenti informatici la tradizionale biologia. Attraverso la creazione di modelli di grande complessità, la bioinformatica studia in modo particolare il DNA e l'RNA. Tutti sappiamo che il DNA è quella enorme molecola che vive nel nucleo delle cellule e che ci dà quello che siamo: i tratti somatici ma anche la tendenza a sviluppare alcune malattie. In meno conoscono l'RNA: un “fratello gemello” del DNA, che però ha la capacità di uscire dal nucleo e “tradursi”, creando le proteine. A volte in questo sistema di replica ci sono degli errori: il cinema di fantascienza ne ha fatto interi mondi, ma la verità è che questi errori non creano supereroi ma gente malata. Il professor Alfredo Ferro è una specialità tutta italiana e tutta meridionale. Matematico e informatico, attualmente dirige un istituto di ricerca a Lipari, il “J.T.Schwartz International

School for ScientificResearch” dove si eseguono particolari analisi genetiche attraverso il supporto dell'informatica e grazie all'aiuto di diversi premi Nobel. Sabato 11 aprile il Liceo Scientifico di Locri ha proposto la conferenza “La bioinformatica e la nuova medicina” per il ciclo di incontri “Agorà”, che vogliono essere un modo per interessare gli studenti a temi di attualità e di approfondimento culturale. Promotori dell'iniziativa, sostenuta dal Comune e dall'Assessora Sofia, il Preside Fazzolari e il professore Giarmoleo. Il mondo aperto dal professor Ferro è suggestivo, di grande complessità, interesse e speranza. La bionformatica non è certo una panacea contro ogni male, ma può aiutare la medicina a progredire nelle sue scoperte, con esperimenti più rapidi, meno invasivi e meno costosi, risparmiando certamente molte vite tra gli animali da laboratorio. Per molti un dato non trascurabile. (L.Z.)

I ragazzi dell'Associazione “Devoti alla Madonna dell'Annunziata”di Gioiosa Ionica rispondono, commentano e spiegano RISPONDIAMO AL

La sua canzone - poesia "Il passato l'ha dimenticato" rimarrà sempre nel cuore di tutti coloro che l'hanno conosciuta. Io e Benito, amici di lunga data, poco tempo fa ci siamo incontrati; quasi subito gli ho fatto una domanda: "Benito, cosa ricordi del tuo passato? "- " Ricordo la mia vita da cantante sia in Italia che all'estero; la gente mi vuole bene, perché oltre a cantare sono stato sempre vicino alle persone, specie con i nostri emigranti nelle lontane terre americane." "Ti rimproveri qualcosa per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato?"- "Forse, Franco, avrei meritato più successo nel mondo dello spettacolo, ma ho avuto e ho una famiglia meravigliosa, che ha largamente compensato questa mancanza." - "Il presente come lo vivi?"-"Come sai, specie negli ultimi tempi, non sto molto bene, ma il presente non mi fa piangere, perché io credo sempre in quei valori che insegnano che la vita va vissuta. Comunque. " Franco Parrello

PRESIDENTE STESSO DELL'ASSOCIAZIONE, IL SIGNOR ELIO NAPOLI, A TUTTI COLORO CHE SI CHIEDONO DOV'È LA COLLABORAZIONE E I RISULTATI DEI RAGAZZI, A COLORO CHE LEGGONO E AL SAPER PUBBLICO PIÙ GENERALE.

Innanzitutto tale associazione nasce nel dicembre 2013 per volontà di un gruppo di ragazzi spinti dalla devozione a Maria SS dell'Annunziata e dall'idea di voler organizzare un evento discreto. Ricordiamo che prima di fondare l'associazione c'era un comitato festa anonimo privo di ogni riconoscimento; negli anni, con il ritiro di molti componenti siamo subentrati noi: pieni di idee, motivazioni e voglia di essere utili. Il signor Elio Napoli ha voluto prendersi l'incarico di presidente e noi ragazzi abbiamo acconsentito per una questione di educazione nei confronti di una persona più anziana che ha collaborato nell'organizzazione di questa festa per circa vent'anni. Siamo sicuramente contenti che i festeggiamenti siano ritornati al giorno che era ma per il resto non possiamo dire che tale festa cresca. Molto spesso si ha a che fare con persone che hanno le proprie convinzioni e che non lasciano mettere in atto le idee altrui. Fino a qualche anno fa abbiamo cercato di fare qualcosa di concreto e in parte siamo soddisfatti. Ma vorremmo precisare che dietro questa organizzazione ci siamo noi ragazzi che lavoriamo cercando di reperire fondi, nuovi sponsor e rimboccandoci le maniche per renderci utili. È dove-

roso nominare e ringraziare quelle donne che puliscono e addobbano la chiesa gratuitamente e che vorrebbero fare sempre di più. È, inoltre, doveroso nominare e ringraziare tutta quella parte di popolazione che attivamente partecipa. Detto questo, non vogliamo offendere nessuno ma vogliamo precisare che ognuno di noi ha le proprie responsabilità e i propri compiti all'interno dell'associazione. Non siamo alla ricerca di chissà quale pubblicità, ci teniamo semplicemente a renderci utili per devozione e per cercare nel nostro piccolo di promuovere le tradizioni e il nostro territorio. Sicuramente sarebbe un'enorme soddisfazione poter lavorare nella tranquillità e vedere dei risultati positivi, in quanto crediamo sia giusto esporre le proprie idee e mettere in atto i propri progetti, soprattutto se questi sono sani, utili e volontari. Lavorare e non vedere i risultati è una demotivazione sotto ogni aspetto. Il vice presidente Cosimo La Rosa, il segretario Marco Agostino e gli altri consiglieri: Gabriele Mazzaferro, Giuseppe Ientile, Lucio Mazzaferro, Tommaso Tavarnese, Domenico Zavaglia, Gabriele Loccisano, Pasquale Luca', Vincenzo Tavernese, Marco Mazzaferro.



ENOGASTRONOMIA

Il meeting “ Gaetano Rao, Assessore all’Agricoltura della Provincia di Reggio Calabria

diEnoicamente: le nozzedell’anno


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DOMENICA 19 APRILE

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Da sinistra la giornalista Maria Teresa D'Agostino(1) l'esperto agronomo Rosario Privitera (2), Consigliere Provinciale Vincenzo Loiero (3) direttore staff de Il Palazzo Gennaro Abbruzzese (4) titolare de Il Palazzo di Moschetta Nicola Capogreco (5) Direttrice de Il Palazzo Carmen Iorio (6).

Le 22 aziende che rientrano nel circuito “Enoicamente”

La cantina “Casale Li Monaci” di Anthony Reale (7) in abbinamento al ristorante “Gambero Rosso” di Francesco e Riccardo Sculli (8 e 9). “Cantine Lucà” di Santino Lucà (10) in abbinamento al ristorante “Minuetto” di Enzo Scarfò (11). L'azienda “Barone G.R. Macrì” di Barone G.R. Macrì srl rappresentata da Francesco Macrì (12) in abbinamento al ristorante “Sans Souci” di Mario Migliaccio Spina (13). L'azienda agricola “Maria Baccellieri” di Amalia Baccellieri (14) in abbinamento al ristorante “Cactus” di David Bumbaca (15). “Cantine Lavorata” di Danilo Lavorata (16) in abbinamento al ristorante “La Cascina” di Salvatore Agostino (17). La cantina “Enopolis Bivongi Srl” di Ernesto Riggio (18) in abbinamento con il ristorante “Hotel Federica - Bagetur” di Maurizio e Vincenzo Baggetta (19/20). “Azienda Agricola Viglianti” di Maria Immacolata Vigilianti (21) in abbinamento al ristorante “Lupo Cattivo” di Graneri Domenico Antonio e chef Carmine Cataldo (22) “Azienda Agricola Altomonte” di Antonino Altomonte (23) in abbinamento con il ristorante “Top” di Nicolò Bolognino e Davide Ruso (24/25). Cantine “Il Palazzo” di Nicola Capogreco in abbinamento al ristorante “La Fontanella” di Antonio Simone (26). “Cantine Ceratti” di Umberto Ceratti (27) in abbinamento al “Golosia” di Riccardo e Rocco Fazzolari (28/29). “Azienda Agricola Moscatello” di Caterina Moscatello (30) in abbinamento alla pasticceria “Tesori di Sicilia” di Salvatore Diliberto e Luisa Mancini (31/32) Musica live Giuseppe Platani (33) e Gabriele Albanese (34)

LUNEDÌ 13 APRILE NE “IL PALAZZO”DI MOSCHETTA RISTORATORI EVITIVINICOLTORI CALABRESI SI SONO UNITI IN MATRIMONIO PRONUNCIANDO IL LORO “SÌ, LOVOGLIO”DI FRONTE A OLTRE 150 INVITATI. UNA SERATA MONDANA DI GRAN CLASSE E GRANDE GUSTO!

fresco crepuscolo del lunedì di Moschetta e le mura rustiche de “Il Palazzo” sono state lo scenario perfetto per il Meeting-Evento con cui ha preso il via il progetto "Enoicamente". Realizzato dall'agenzia pubblicitaria "Pigreco Comunication" e finanziato nella comunicazione dall'Assessorato all'Agricoltura della Provincia di Reggio Calabria, il progetto si propone di valorizzare il nostro territorio attraverso i prodotti vitivinicoli. In particolare, l'obiettivo che ci si è prefissi è quello di commercializzare i vini calabresi: in questa prima fase a fare da testimonial del rilancio territoriale sono stati i vini prodotti nella provincia di Reggio Calabria che nella serata di lunedì hanno "celebrato le loro nozze" con i ristoranti della Locride. Oltre 150 sono stati gli invitati al "banchetto di nozze" e insieme hanno trascorso una piacevole serata deliziati con gli irresistibili finger food, piatti fatti per essere mangiati in un solo boccone, proposti da nove ristoranti e due pasticcerie della Locride: Gambero Rosso, Minuetto, Sans Souci, Cactus, La Cascina, Hotel Federica, Il lupo cattivo, Il top, La Fontanella, Golosia e Tesori di Sicilia. Ciascun finger food è stato realizzato per sposarsi perfettamente con un vino della provincia Enoica di cui fanno parte, ad oggi, Casale Li Monaci, Cantine Lucà, Barone G.R. Macrì, Baccellieri, Lavorata, Enopolis Bivongi, Viglianti, Altomonte, cantine Il Palazzo. A presentare di volta in volta i diversi

IL

abbinamenti la giornalista Maria Teresa D'Agostino con l'ausilio dell'esperto agronomo Rosario Privitera. Ad allietare questa serata incantevole la musica jazz di Peppe Platani al basso e Gabriele Albanese al sax e pianoforte. Enorme è stata la soddisfazione delle aziende e di tutti gli invitati entusiasti di assistere a un "Sì, lo voglio" di grande classe ma soprattutto di grande gusto! La comunicazione pubblicitaria del progetto Enoicamente preseguirà sulle pagine del nostro settimanale, oltre che sul nostro sito e sui vari social network, cosicchè i lettori possano essere testimoni di nozze di un matrimonio che sarà “consumato” nei vari ristoranti della Locride e a cui potranno prendere parte in prima persona, dando l'opportunità ai propri palati di lasciarsi stuzzicare da un'accoppiata vincente: vino locale in abbinamento al piatto ideato. Il vino locale potrà essere scelto direttamente dalla carta dei vini del circuito Enoicamente, consegnata ai ristoratori dopo il meeting, insieme all'adesivo che sarà esposto sulla porta dei locali e con cui si attesta l'adesione al progetto. Il progetto Enoicamente è la dimostrazione che la Locride, se vuole, può raggiungere ottimi livelli di qualità, competenza e credibilità. Un matrimonio ben riuscito, dunque, su cui Pigreco Comunication crede fermamente e a cui augura un "Vissero per sempre felici e contenti".


GERENZA

Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14

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Direttore responsabile: MARIA GIOVANNA COGLIANDRO Editorialista: ILARIO AMMENDOLIA COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Stefania Gitto, Cristina Caminiti, Eleonora Aragona, Franco Parrello, Lidia Zitara, Patrizia Pellegrini, Domenico Spanò, Sara Leone, Sara Jacopetta.

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VIVERE DONDOLANDO E VOLARE VIA

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STAMPA: Martano Editrice EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

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Ciao Pietro

In Ricordo di Antonio Ingrati, nell’arte del vivere e per gli amici “U Miccia” Ci sono persone che attraversano la vita quasi dondolandosi, con la lentezza di chi sembra sempre stanco, un pò indifferente e apatico. Persone che vivono in punta di piedi, che preferiscono annuire piuttosto che sprecare parole, che stare in silenzio piuttosto che rumoreggiare. Antonio era così. Ed in punta di piedi, in un mattino di aprile ha presentato alla Vita la sua inaspettata lettera di dimissioni, accendendo la miccia del razzo che in meno di un’ora ha catapultato tutti nello spazio della sua assenza. Anche noi roccellesi, abbiamo ora il nostro primo cosmonauta, il nostro Gagarin, anche noi abbiamo “quell’aprile che si incendiò....e l’ azzurro che si squarciò” per lasciare intravedere le stelle, lentiggini di Dio che restano vicine all’oblò di Antonio volato via. Ma la terra e l’umanità non gli perdoneranno mai quel volo, che non è un sogno di infinito ma è sposarsi con l’eternità ( come cantava Baglioni). “U Miccia”..... un nomignolo, creato per gioco sin da ragazzini, ci accompagna nella vita, segna il nostro destino e non solo il modo affettuoso e intimo con cui tutti ci chiameranno. La passione, l’amore, la vita e la morte si accendono come una miccia di fosforo, zolfo e profumo di niente che esplode in una sorprendente deflagrazione. Ricordo ancora quell’accendersi lento della miccia dell’amore per Isabella, in un’estate di schiuma di birra al “Blu Tango” e di passi ancora più lenti per le stampelle e il gesso.Solo chi lo conosceva bene poteva dialogare con lui, inserirsi tra le sue lunghe pause e la pigrizia delle poche parole. Solo chi lo amava potrà conservare come uno scrigno prezioso il valore dei suoi silenzi e dei suoi sguardi. Io mi terrò il ricordo di un compagno di scuola media che mi rubava la merenda, che saltava impavido sulla sua moto insieme all’altro Antonio, di un ragazzo divenuto un padre dolcissimo, di una persona che porta a passeggio il suo cane, di un uomo paziente con “i grandi” petulanti, ansiosi e autoritari come mio padre e che si divertiva quando cerimoniosamente da “U Miccia” passava ad essere “Don Antoni, u meccanicu”. Con affetto Antonella Sotira

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“La passione, l’amore, la vita e la morte si accendono come una miccia di fosforo, zolfo e profumo di niente che esplode in una sorprendente deflagrazione”.

Pietro è per me non solo il padre del mio ex marito, ma il padre che ho sempre desiderato. Perdere lui in un giorno assai significativo nella mia vita come il martedì è come aver perso una parte di me. Il martedì è stato per la mia famiglia il giorno delle belle notizie… Di martedì con il mio ex marito abbiamo dato alle nostre famiglie la notizia di entrambe le mie gravidanze; di martedì io e Cosimo ci siamo fidanzati. Di martedì, fino a martedì scorso, caro Pietro, hai trascorso delle ore bellissime con le tue adorate nipotine che tanto amavi e per cui vivevi. Alla fine ti sei spento… eh, sì proprio di martedì. Erano passate le 16… quella era l'ora in cui il grande bar "tuo" William, successivamente Bar Tentazioni, chiudeva. Spero che il tuo cuore sia in pace e che finalmente tu possa trovare riposo in un angolo di Paradiso, perché è ciò che tu meriti dopo una vita di tanto lavoro. ADDIO GRANDE UOMO… Continueremo a volerti bene. Sara, Giorgia e Maria

Michele Muià,

un esempio dato in silenzio Michele, il cugino più grande che avevo. Non solo per età. A lui apparteneva il bene, quella virtù che interiormente possedeva e che, con la sua quotidianità solare, riusciva a esprimere in ogni situazione. Michele, sei stato “TU” a portarmi, per la prima volta, all'Università. Quell'Università di Messina che per centinaia di giovani rappresentava l'Eden. Mi hai aiutato a trovare una sistemazione, un piccolo appartamento dove poter vivere quel periodo. Per tutti noi della famiglia eri il nipote, il cugino, la figura ideale da imitare, perché eri l'unico che era riuscito ad andare oltre la maturità. “A studiare”. Mio padre Giuseppe, “u zi Peppino”, come lo chiamavi, si era rivolto a tuo papà Francesco per attingere da te notizie sull'Università. Come al solito hai dato risposte esaustive. Non dimenticherò mai il viaggio in autobus da Siderno a Reggio Calabria. Un continuo ridere, un continuo scherzare con gli altri passeggeri, ma

principalmente con chi era accodato all'autobus. Gesti, sorrisi, ammiccamenti con persone mai viste prima, che finivano tutti nell'allegria generale. Gentilezza, cortesia e razionalità. A TE e alla TUA carissima consorte Franca, la mia famiglia faceva riferimento per scelte sui miei studi, per la giusta risoluzione di problematiche alle quali, si era sicuri, c'era sempre la corretta risposta. Avevi carisma su tutti, perché tutti ti sapevamo capace di un grande futuro. Oggi sono fermamente convinto che lo hai vissuto. Hai realizzato ciò che desideravi, se non totalmente, nella sua stragrande maggioranza. Il mio ricordo non può dimenticare l'esempio che in silenzio hai saputo dare e che in silenzio abbiamo tenuto sempre nascosto nel nostro intimo del cuore. Solo adesso, da lassù, sono convinto, ascolterai non ridendo, ma sorridendo. Ciao Michè! Salutaci tutti. Pasquale Muià - Genova



RIVIERA

ATTUALITÀ

L’intervista Oltre la ‘Ndrangheta

Una delle riviste più prestigiose a livello internazionale, l'European Journal of Criminology,ha pubblicato la ricerca della criminologa Anna Sergi, un'elaborata indagine comparativa su convergenze e divergenzedelle attuali politiche anticrimine in Italia e in Inghilterra, in cui vengono proposti modelli di contrasto in un quadro internazionale.

“È finita l’epoca

PARLA ANNA SERGI, DOCENTE DI CRIMINOLOGIA DI MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

L

a sua ricerca è stata pubblicata su una delle riviste più prestigiose a livello internazionale, l’European Journal of Criminology, la fonte europea primaria di informazioni autorevoli e di analisi sulla criminalità e sulle questioni di giustizia penale. Anna Sergi, professore Associato in Criminologia e Scienze Criminali all’Universita’ di West London ha effettuato un’elaborata indagine comparativa su convergenze e divergenze delle attuali politiche anticrimine in Italia e in Inghilterra, proponendo modelli di contrasto in un quadro internazionale. Anna ha origini calabresi, ha completato una laurea magistrale in giurisprudenza all’Università di Bologna nel 2009, per poi conseguire il master in Diritto e Procedura Penale al King’s College di Londra nel 2010 e il dottorato in Sociologia all’Università di Essex, Inghilterra, nel 2014. I suoi interessi di ricerca si concentrano principalmente sui sistemi di contrasto alla criminalità organizzata tra Inghilterra e Italia, con specifica attenzione ai fenomeni di ‘ndrangheta, migrazione e indagini transnazionali. L’abbiamo intervistata per approfondire insieme il tema della crescente influenza del crimine organizzato, un fenomeno sempre più globalizzato e che Anna Sergi affronta con grande chiarezza, lucidità ed estrema professionalità. Dottoressa Sergi, da noi vanno di moda le maxi inchieste che somigliano tanto alla pesca a “strascico” dove restano impigliati pesci di ogni specie. Questo metodo della maxi inchiesta, secondo Lei, è efficace per contrastare la ‘ndrangheta? Le maxi inchieste, se ben fatte, possono portare a maxi processi. I maxi processi, se ben fatti, portano a risultati simbolicamente e giuridicamente molto rilevanti. Da una parte le maxi inchieste possono, come dice lei, incastrare pesci di ogni sorta in reti che spesso sembrano essere gettate troppo a largo. D’altro canto però, non sarebbe possibile acciuffare i pesci grossi senza osare di gettare le reti a largo. Da una parte, quindi, abbiamo necessarie garanzie giuridiche, dall’altro lato invece abbiamo la necessità di avere risultati tangibili nella lotta alla

criminalità organizzata. Non dimentichiamoci che in Italia crimine organizzato non è solo crimine, ma è spesso rete sociale e come tale pre- o a- criminale. Questo significa che in pratica l’elemento criminale delle mafie, per capirci, non è ben visibile, risulta complesso per le indagini e si inabissa nelle reti sociali, che nascondono volti e nomi dei “pesci grossi”. Sebbene quindi le reti a largo possano rappresentare un cedimento di alcune garanzie, dall’altro lato servono a marcare bene il territorio delle reti sociali che spesso sono la copertura di quelle criminali. La ‘ndrangheta gestisce gli affari più disparati, persino la ristrutturazione di un marciapiede. Le organizzazioni criminali a Londra che affari gestiscono? La situazione della criminalità organizzata a Londra da una parte è più complessa, dall’altra meno complessa che in Calabria o in genere in Italia. Generalmente si crede che non ci siano fenomenologie mafiose nel Regno Unito – dove per fenomenolo-

gie mafiose intendiamo reti criminali nutrite di rapporti sociali, e aventi controllo del territorio tramite rapporti di clientelismo, intimidazione e selezionato uso della violenza. Questo non è necessariamente vero, se si pensa che Londra è stata ed è tutt’oggi scena di forti famiglie criminali che, con più o meno successo, si contrastano per il

“Esiste ancora il boss ma è primus inter pares, è un mediatore, un referente in caso di conflitti ideologici o pratici”

controllo dei mercati criminali locali, che vanno dalla droga, al gioco d’azzardo, all’industria del divertimento notturno, alla prostituzione. In questo contesto, il sistema criminale londinese e in generale inglese, non è fatto di ideologie quali quelle mafiose, prone al conservazionismo di privilegi secolari di classi sociali mai davvero superate, ma è un sistema molto più liberale e molto più fluido, basato su leggi di mercato e strettametne legato a opportunità locali. Mafie italiane a Londra, se e quando vogliono insediarsi, non possono farlo se non obbedendo a queste leggi del mercato criminale locale: flessibilità, denaro, opportunità criminali e soprattutto l’assenza di eredità ideologiche – della serie, morto un boss cambia il gruppo, non si preserva necessariamente come si preservano i gruppi di mafia. Quindi nel Regno Unito manca la figura del “Padrino”? Il Padrino manca anche in Italia in realtà, ma sicuramente in Inghilterra è sempre mancato. Ci sono state delle

figure tipo i fratelli Kray negli anni 60 che si atteggiavano come gangster americani e avevano un notevole traffico di attività illecite su West Est, a Londra. Ma erano quasi caricature di figure cinematografiche americane. Il Padrino con potere, rispetto e timore reverenziale non esiste perchè non esiste il concetto di gruppo sociale come nelle mafie italiane. Nei gruppi inglesi il capo è certo rispettato, ma principalmente diventa capo perchè ha accessi, ha contatti, ha soldi. Perchè sostiene che manchi il Padrino anche in Italia? Perchè la struttura di Cosa Nostra, al momento, resta molto confusa. Sia Provenzano, sia Messina Denaro sono comunque lontani dall’idea di un Riina, per esempio, per il semplice fatto che la gestione di Cosa Nostra come l’ha voluta Riina è stata un fallimento e ha portato alla situazione post 1994 da cui Cosa Nostra è uscita totalmente indebolita. Quindi se pensiamo a una struttura gerarchica sicuramente esistono ancora i boss, ma l’idea del Padrino unico e insuperabile ormai è anacronistica. Ancora più inusuale nella ‘ndrangheta dove la struttura dei clan è molto più orizzontale che verticale. Esiste un boss che però non è il Padrino ma è primus inter pares, è un mediatore, un referente in caso di conflitti ideologici o pratici. La figura di Oppedisano, per capirci - lo abbiamo visto dalle operazioni Crimine - non è affatto la figura del Padrino. I capo-crimine, come appunto Oppedisano o Antonio Nirta, sono scelti temporaneamente e collegialmente. Il potere di altri boss però - penso, ad esempio, ai gruppi di San Luca o ai Pesce o ai Mancuso - supera spesso il potere del Capo-crimine quanto a influenza sui mercati e sulle scelte dei locali di ‘ndrangheta. Quanto influisce la lentezza dei processi sull’attività investigativa? (In Italia perchè penso che l’Inghilterra non soffra queste lungaggini... O si?) In Italia sicuramente tantissimo. Il problema però parte da prima nel sistema giudiziario. Parte da un sistema povero dove alle autorità mancano le risorse materiali per lavorare bene e con consistenza sulle varie piste di indagine. Parlo sia di insufficienze di personale che monetarie. La tanto annunciata riforma della giustizia vorrebbe mirare anche a un riassorbimento delle risorse esistenti per farne uso migliore, ma questo non può accadere


SETTIMANALE

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L'errore che spesso si fa è nel presumere che, siccome le mafie e in genere il crimine organizzatoha portata transnazionale allora ci debba essere anche un modello internazionale di lotta al crimine organizzato. Non solo non è possibile andare oltre linee guida in questo campo ma si dovrebbe evitare di trasportare procedure da un sistema all'altro.

ca del Padrino”

I ORIGINI CALABRESI DELL’UNIVERSITA’DI WEST LONDON a discapito delle garanzie individuali. Il nostro sistema processuale soffre di eccessivo garantismo ma ciò non vuol dire che i cambiamenti debbano negare le esigenze di garanzia giuridica. Tutt’altro, è necessario rendere il sistema più flessibile senza intaccare certe garanzie. In termini di mafie e processi di mafia il discorso è ancora più delicato. Qui si ha un binario diverso per indagini e procedure. Ma i crimini legati ad attività di mafia si muovono su tempi e con criteri più compositi rispetto ad altri crimini. Il quadro è più complesso, si tratta di un quadro giuridicamente plurale e complesso che richiederebbe non solo procedure di indagini speciali e pubblici ministeri speciali quali abbiamo, ma anche corti speciali, come voleva Falcone. Ma questo richiede risorse che ora come ora non ci sono. Si è sempre sostenuto che un antemurale alla ‘ndrangheta sia la cultura. Ma purtroppo oggi la nostra cultura è imbevuta di modi e strategie d’azione tipiche della ‘ndrangheta: esiste, infatti, una fetta di società, che va in giro in giacca e cravatta e borsa in pelle, che conclude affari senza appartenere ad alcun clan, senza essere nel mirino dei ROS o della DDA o della DIA. Come si potrebbe intervenire sulla cultura per restituirle quel ruolo di redenzione cosicchè sia ancora valido il binomio cultura- riscatto sociale? Il riscatto sociale anti-ndrangheta e la cultura sono ancora un binomio. Dipende dalla cultura però, che deve essere neutra e deve essere interessata al territorio. Una cultura generalista e disinteressata al territorio in Calabria ha ben poco da riscattare. Si studia in Calabria, tanto e bene. Ma allo studio serve associare un’educazione all’altro, un’educazione etica e civile che da noi spesso manca. Non può essere normale dover chiamare qualcuno per ottenere l’approvazione di una pratica o per avere lavoro o per intercedere per conto di parenti o amici. Non è un comportamento criminale, certo, ma fa da sostrato a quel clientelismo e nepotismo deviato che rende difficile eccellere senza le famose “Conoscenze”. Capire che prima del crimine di mafia esistono il comportamento preferenziale e quella abitudine al favore personale che fa bene a tutti nell’immediato ma crea incertezze a lungo andare, ecco, questa è cultura. E di questo uno se ne accorge solo quan-

do esce da certe dinamiche, capirlo e cambiarlo dall’interno è la cosa più difficile. Ma la possibilità esiste, oggi si viaggia di più, per lavoro, per studio, per piacere. Si imparano le lingue, si va in Erasmus o si va all’estero per curiosità. La cultura dell’etica sociale attecchirà anche da noi se non viene contrastata a priori. Da noi gli ‘ndranghetisti portano in spalla il quadro della Madonna. A Londra la criminalità ha “rapporti” con la chiesa? Premesso quello che ho detto prima sulla criminalità organizzata nel Regno Unito e a Londra, la questione della religione e della simbologia è una questione di forza sociale nei gruppi criminali. In una società tradizionalmente religiosa dove la messa, la processione, la festa del Santo o della Madonna rappresenta un evento di coesione sociale oltre che religioso, è normale e prevedibile trovare gruppi mafiosi che nel controllo del territorio includono la partecipazione religiosa. Tanto la religione ha funzione di coe-

sione sociale, tanto i gruppi mafiosi devono avvalersi della religione per il controllo di quella coesione sociale. Questo non è usuale in Inghilterra dove appunto il controllo del territorio poggia soprattutto su mercati criminali locali e meno su sostrati locali. Un altro aspetto del rapporto tra criminalità e religione che, però, è pre-

“La struttura di Cosa Nostra, al momento, è molto confusa. Sia Provenzano, sia Messina Denaro sono lontani dall’ idea di un Riina”

sente in entrambe le culture riguarda la simbologia religiosa. Infatti, in Calabria i riti di affiliazione della ‘ndrangheta ancora poggiano con forza e orgoglio su simbologie religiose (la presenza di trinità, di figure di santi, di giuramenti religiosi, di ispirazioni santificate durante l’affiliazione). Questo rappresenta l’appartenenza, cementa la fratellanza, crea il riconoscimento reciproco e narcisistico tra gli affiliati al gruppo criminale. Ecco, questo aspetto lo ritroviamo nei gruppi inglesi autoctoni, anche se è più legato a gang giovanili che a gruppi criminali adulti. Alcune gang e alcuni gruppi fanno uso di una simbologia religiosa e quasi mistica per il riconoscimento post-affiliazione. Questo, anche lì, per cementare la relazione di fratellanza, tra coesione e appartenenza. Nella lotta alla criminalità organizzata può essere elaborato un unico modello con cui si possa intervenire a livello trasnazionale? Assolutamente no. L’errore che spesso

si fa è nel presumere che siccome le mafie e in genere il crimine organizzato ha portata transnazionale (si pensi ai radicamenti di ‘ndrangheta in Australia o Canada) allora ci debba essere anche un modello internazionale di lotta al crimine organizzato. Non solo non è possibile andare oltre linee guida in questo campo ma si dovrebbe evitare di trasportare procedure da un sistema all’altro. La criminalità organizzata, mafiosa o no, è estremamente legata al territorio, è locale prima di essere nazionale o internazionale. Un gruppo criminale forte a livello nazionale o internazionale ha sempre una forte connotazione locale. A livello locale si nutre il potere e si preserva. Quindi il contrasto deve partire dalle condizioni specifiche del luogo di interesse. Altra cosa è la collaborazione internazionale che deve esserci e deve essere rafforzata. Le procedure di indagine devono oggigiorno prevedere almeno una regionalizzazione, per esempio a livello Europeo come con il mandato di cattura europeo. Questo significa preparare gli agenti di polizia nazionali e di Europol ad esempio, a vedere al di là delle specificità del loro stato di appartenenza. Le conoscenze nel campo devono essere ampliate. Al contempo, laddove non è possibile equiparazione del diritto penale, è doveroso unificare le procedure quando i crimini varcano i confini nazionali. Per esempio, non ha senso chiedere a uno stato come l’Inghilterra o la Spagna di criminalizzare il fenomeno mafioso, non lo conoscono sulla loro pelle e non hanno gli strumenti giuridici per accettare un tale reato nel loro sistema penale. Non lo riconoscerebbero in pratica. Questo perché i sistemi giuridici vengono da tradizioni differenti e differenti sono le modalità di lettura della responsabilità penale. Ciò però non significa che non si possa arrivare a procedure di cooperazione internazionale che permettano, da una parte, di capire meglio i fenomeni a livello locale e, dall’altra, di intervenire con più velocità ed efficacia eliminando talune superficialità e difficoltà attuali. Penso, per esempio, alle difficoltà per gli inquirenti italiani nel confiscare proprietà mafiose in Germania o in Europa. Se le mafie sono globalizzate così devono essere i sistemi di indagine ma senza dimenticare le specificità del fenomeno che si cerca di contrastare.


RIVIERA

Il carcere di Paola sarà il set di un film scritto da Lele Nucera

CULTURA E SOCIETA’

L’intervista

Quel piccolo caffè lungo la strada È PASSANDO PER IL CORSO UMBERTO I DI BOVALINO CHE

SI NOTA UNA PICCOLA SALA ILLUMINATA E UNATIMIDA INSEGNA CON SU SCRITTO CAFFÈ LETTERARIO MARIO LA CAVA DOVE, LA SERA, LA CULTURA CALABRESE PRENDEVITA.

M. CRISTINA CAMINITI Magari non la si nota immediatamente quell’insegna su cui campeggia la scritta “Caffè Letterario Mario La Cava” ma un occhio attento può carpire l’importanza di quel minuscolo luogo in cui avvengono dibattiti letterari e riflessioni narrative. È come rivivere i classici caffè letterari tipici dell’Ottocento – sebbene l’edificio non dia la stessa impressione - quando la cultura e la scienza traevano linfa vitale dalla curiosità della gente. A tale proposito ho proposto un’intervista a Domenico Calabria, uno dei fondatori di questa Associazione culturale. Come nasce l’idea di aprire un caffè letterario? E quando? Nasce nel 2010 dall’esigenza di un gruppo di amici che, non trovando dei luoghi d’incontro diversi dai soliti bar, voleva creare un punto di ritrovo dove discutere non solo di narrativa, ma di cultura in generale. Abbiamo scelto di dedicare il caffè letterario a Mario La Cava, perché siamo convinti che sia ancora oggi attuale ed è una risor-

sa che però non viene valorizzata come dovrebbe. La Locride in Italia conosciuta per la ‘ndrangheta, in realtà presenta vari scrittori di notevole spessore: Corrado Alvaro a San Luca, Francesco Perri a

BIANCO AVAMPOSTO DELLA LEGALITÀ

ALL'ISTITUTO COMPRENSIVO “M. D'ORO MACRÌ” C'ERANO MONSIGNOR FRANCESCO OLIVA, MARIA CARMELA LANZETTA IL GIUDICE CRISTINA CARACCIOLO, IL SINDACO ANTONIO SCORDINO, IL CAPITANO DEI CARABINIERI FRANCESCO DONVITO, E IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'ISTITUTO VITO ANTONIO CRINÒ

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media. Al convegno sono stati invitati il vescovo della Diocesi Locri-Gerace Mons. Francesco Oliva, Maria Carmela Lanzetta insieme con il giudice penale Cristina Caracciolo, il sindaco Antonio Scordino, il capitano Francesco Donvito, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Bianco e il Presidente del Consiglio d'Istituto Vito Antonio Crinò. Interessante è stato l'intervento del sindaco Scordino che ha immediatamente posto la questione della “legalità come elemento fondamentale per la fase adolescenziale”. Ha più volte sollecitato, in altri incontri, a una maggiore attenzione per l'educazione civica nelle scuole. Attraverso un breve iter storico ha spiegato con parole semplici e dirette la questione sul rispetto della legge che dovrebbe essere alla base della nostra civiltà, “si cresce non solo imparando, ma pensando”. Queste sono state le parole dello stimatissimo professore, parole che hanno avuto un peso maggiore con l'intervento del giudice Caracciolo la quale ha analizzato le risposte di un questionario sulla legalità svolto dai ragazzi nei giorni precedenti all'incontro, coinvolgendoli così al dibattito. Accanto a quelle del giudice le parole del vescovo. Ha sottolineato l'importanza delle relazioni interpersonali necessarie per gli adolescenti e la problematica scolastica: “La scuola appartiene alle cose belle della vita, aiuta a crescere e a condividere. Create rapporti di amicizia. E che sia la scuola

mentale proprio per le radici culturali della nostra regione che partono già dal mondo greco. Vorrei accennare una nota polemica: per gli eventi organizzati non abbiamo mai avuto un contributo da parte dell’ente pubblico. Addirittura nel 2008, in occasione del centenario della morte di La Cava, il comune di Bovalino era completamente assente. Ma allo stesso tempo, proprio per quell’occasione Claudio Magris in un articolo del Corriere della Sera proponeva il gemellaggio tra il comune di Bovalino e quello di Trieste proprio per la ricorrenza che accomunava Mario La Cava e Giorgio Voghera, autore triestino. Ma nulla è stato fatto. Queste sono cose che avrebbero portato prestigio a Bovalino. Il caffè letterario propone una lettura diversa degli autori anche attraverso il teatro che suscita la curiosità verso i personaggi e la storia ed è proprio in quel momento che si creano i fili conduttori tra riflessione e rappresentazione. Concludo con una nota frase di Mario La Cava che racchiude tutta la sua narrativa: “Spero di aver pure dato una voce ai più umili della mia terra”.

Parole ciottolanti

«Siate padroni del vostro futuro» uesta settimana a l l ' I s t i t u t o Comprensivo “M. d'ORO Macrì” di Bianco è stato organizzato un incontrodibattito sulla legalità per le classi di terza

Careri, Saverio Strati a Sant’Agata del Bianco. Nessun’altro posto ha una fecondità letteraria del genere. È difficile trovare un centro culturale a Bovalino. Questo è il primo e viene frequentato da molta gente adulta che risponde bene all’iniziativa.. È chiaro che la generazione adulta è più sensibile a questo tipo di eventi al contrario dei giovani che invece sono distratti da altro. La nostra iniziativa è quella di creare un laboratorio di cultura e arte che sia un punto di riferimento per tutti, mischiando le varie forme artistiche proprio per richiamare l’attenzione dei giovani. Che rapporto c’è col pubblico? Cerchiamo di azzerare le distanze tra pubblico e relatore. Quando si presentano i libri vi è un coinvolgimento totale del pubblico, perché anche la presentazione di un libro può essere gradevole. Si dialoga con l’autore e si dibatte con lui in modo del tutto amichevole. La cultura in Calabria che ruolo ha? Ha un ruolo assolutamente marginale. La cultura dovrebbe avere un ruolo fonda-

l'ambiente adatto a questo”. Ma anche Maria Carmela Lanzetta ha evidenziato il ruolo degli insegnanti i quali forniscono ai ragazzi i giusti strumenti per perseguire quelle che saranno le loro scelte di vita. Immediatamente il Capitano Donvito ha elogiato il territorio calabrese in quanto pieno di risorse volte a costituire una società civile e ben sviluppata, ma solo se si ha il coraggio di percorrere la via giusta: “siate padroni del vostro futuro”, così conclude il suo intervento. Un'iniziativa lodevole quella avuta dagli insegnanti ed organizzatori dell'incontro. L'impegno dei docenti e del dirigente Sebastiano Natoli conferma la volontà delle istituzioni scolastiche a soffermasi su ciò che è la legalità: non solo il rispetto delle regole, ma il rispetto verso la comunità. Un documento della CEI del 1991 afferma che la legalità è «insieme rispetto e pratica delle leggi». Non si tratta solo di norme imposte dall'alto, ma soprattutto di leggi morali atte a migliorare un paese civile: «la legalità è un'esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune». La legalità è l'anello di una catena che salda la responsabilità individuale alla giustizia sociale. Il tutto deve però partire dalle famiglie e dagli insegnati, in quanto questa “esigenza” coinvolge ogni singolo cittadino. L'educazione alla legalità comprende il coraggio di rapportarsi con il mondo che ci circonda, ciò vuol dire essere educati ai rapporti umani e alla vita di tutti i giorni. Ma vuol dire anche essere consapevoli di far parte di un mondo in cui il rispetto non fa parte della vita, ma è la vita in sè in quanto essenza. M.Cristina Caminiti

Calpestando i ciottoli lungo la via può non sembrar allegria o poesia pensare a quei ciottoli come parole che infrangono qualche cuore. Pensavo io a ciò lungo il selciato mentre il glucosio si era abbassato. Quindi muovevo veloci le gambe lungo la via per raggiungere presto casa mia. Francesca Amodeo

Rabarama? Sì, molto belli, forse un po' scomodi... Nel 2007 sul km più bello d'Italia arrivano i Rabarama dell'artista Paola Epifani che diventano subito un pezzo di Via Marina. Oggi sono protagonisti di selfie documentati sui social oppure vengono usati come panchine. eggio di Calabria è una ridente e soleggiata città metropolitana, piena di vita, non molto industrializzata, con poche opportunità, che fa fatica a decollare. Nessuno vi penserebbe se dovesse scegliere un luogo che sia custode di arte e contemporaneità. Eppure... Corre l'anno 2007 e all'improvviso, sul ''lungomare Falcomatà'', di fronte a quello che D'Annunzio definì ''il km più bello d'Italia'', appaiono tre statue colorate, enormi che ben si amalgamano con il paesaggio. I reggini sono dapprima sorpresi, poi incuriositi, per poi abituarsi a queste presenze come, dopo un po', ci si abitua a un nuovo taglio di capelli. Fatto sta che quelle tre statue, le quali dovevano rimanere poco tempo, per una mostra chiamata ''Rabarama-Identità'' di una certa Paola

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Epifani, artista romana meglio nota come Rabarama, rimangono e diventano un pezzo di Via Marina. La popolazione reggina non ha idea, almeno inizialmente, di cosa rappresentano, ad alcuni, de gustibus, non piacciono, moltissimi tutt'oggi si fanno un sacco di foto, pardon, di selfie, tanti altri le usano come panchine, documentando il tutto sui social network. E pensiamo per assurdo allo stupore di costoro qualora andassero al Museo di Arte Contemporanea di Boca Raton (Miami , USA) e si trovassero davanti la marmorea versione di Labirintite, sulla cui bronzea rappresentazione in verde e bianco ci si sono spesso sdraiati per ristorarsi dopo un'assolata giornata estiva. Ecco, è proprio questo il problema dei Rabarama e, allo stesso tempo, il loro più gran-


istituto di Pena di Paola presto potrebbe diventare il Set cinematografico per le riprese di un film scritto dall’attore sidernese Lele Nucera, vincitore del Globo d’oro nel 2002, in carcere dal 2013. La regia sarà affidata a uno dei maggiori esponenti del cinema italiano, collega di Nucera. Il noto regista individuato - al momento impegnato alla promozione di un altro suo film che ha appena

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terminato di girare - letta la sceneggiatura ha accettato immediatamente, decidendo così di collaborare e lavorare a stretto contatto con chi (…) pur avendo fatto qualche sbaglio di troppo ha voglia e forza di rialzarsi e combattere, senza smettere di sognare. Lo stesso regista ha fatto sapere che al più presto farà un sopralluogo all’interno del carcere per iniziare così a dare vita all’opera cinematografica che, se realizzata, avrà un forte impatto sociale. www.larivieraonline.com

E la saggia Atena offrì in dono gli ulivi In Calabria l’ulivo assume un valore economico, storico, ma anche sociale. Negli anni della prima guerra mondiale, in Calabria, ricco era chi possedeva un terreno con piantagioni di ulivo e da queste poteva ricavare l’olio per poi rivenderlo. Avrebbe ottenuto il predominio sulla città chi dei due avesse fatto il dono più utile all’umanità. Poseidone toccò la terra con il suo tridente e fece apparire una fonte d’acqua salata. Atena, dal canto suo, piantò un ulivo. Ottenne così il sopravvento e la città, in suo onore, prese il nome di Atene. Aveva donato l’ulivo agli esseri umani. Da buoni discendenti dei greci, per noi calabresi, l’ulivo rimane un privilegio, oltre che un fatto culturale e religioso. Il ramoscello d’ulivo portato dalla colomba nell’iconografia cristiana è simbolo di pace. Le sue origini sono, quindi, antichissime. Negli anni della prima guerra mondiale, in Calabria, ricco era chi possedeva un terreno con piantagioni di ulivo e da queste poteva ricavare l’olio per poi rivenderlo. Ed è così che in una terra come la Calabria, fortemente attaccata all’agricoltura, l’ulivo finisce per essere uno dei punti di forza della regione. Assume quindi un valore economico, storico, ma anche sociale. Qualche giorno fa, si è tenuta una gara di potatura di cui hanno parlato anche le emittenti locali, e durante la giornata, un esperto agronomo ha fatto riferimento a un morbo che sta colpendo gli uliveti e che, fortunatamente, in Calabria si è limitato ad apparire solo sul fogliame, mentre in Puglia colpisce direttamente il tronco. Giuseppe Spadaro, noto chef sidernese, componente dell’associazione “L’Aratro”, un gruppo di appassionati “trattoristi”- come amano definirsi - si è mostrato molto entusiasmato dall’iniziativa tenutasi a Gioiosa e coordinata dalla stessa associazione. E nella nostra chiacchierata ha raccontato alcune curiosità sulla produzione dell’olio d’oliva. In passato vi era una forte richiesta di olio da parte della Francia. “Arrivava sino a 20 gradi di acidità e serviva a illuminare le strade: proprio per questo scopo assunse il nome di lampante”. Poi arrivò l’energia elettrica, e così si cominciò a produrre olio da cucina” - ha raccontato. Oggi, dunque, si fa a gara per produrre un olio sempre più pregiato. Per produrre un olio di “nicchia”, come sug-

gerisce lo chef Spadaro. Si cerca di praticare la molitura delle olive in giornata. Si punta all’extra vergine. “E poi oggi vi sono più usi dell’olio. Si ricorre a questo per i cosmetici, per idratare la pelle, per i dolci” - ha continuato. È proprio vero che Atena aveva fatto il regalo più prezioso all’umanità. Negli ultimi anni, le tecniche dei frantoi sono andati sempre più perfezionandosi, abbandonando la vecchia tecnica manuale, e questo ha consentito di avere una qualità sempre maggiore. Ma la cosa che più di tutte mi incuriosisce è che le persone che si dedicano alla campagna, devono avere una forte vocazione al sacrificio e sono sicuramente mossi da grande passione. Essendo cresciuta in campagna conosco tutte le difficoltà connesse alla raccolta delle olive. Freddo, intemperie e grande spirito di adattamento. Eppure negli occhi di Peppe Spadaro, e negli occhi di tutti quelli che amano la terra, il sacrificio è minimizzato, quasi fosse una festa, un momento di aggregazione, la felicità. “Ma insomma cosa ti lega così tanto alla terra e ai suoi frutti?”- chiedo. “Sono cresciuto lì. Felice e spensierato. In una realtà in cui felicità era stare insieme. E

Il problema dei Rabarama e, allo stesso tempo, il loro più grande pregio è l'eccessiva accessibilità. Queste installazioni, il cui valore artistico è riconosciuto all'estero, sono davvero alla portata di chiunque e rischiano di divenire oggetto di atti vandalici de pregio: l'eccessiva accessibilità. Queste installazioni, il cui valore artistico è riconosciuto all'estero, sono davvero alla portata di chiunque. In otto anni, le ho viste carezzate, baciate e chi più ne ha, più ne metta. E se, da una parte, l'idea che l'arte possa essere ''toccata con mano'' e percepita con tutti e cinque i sensi è straordinaria, d'altro canto è legittimo chiedersi cosa accadrebbe se fossero oggetto di atti vandalici un po' più visibili delle dichiarazioni d'amore di vernice sui muri delle nostre scuole. Chi controlla che siano protette a dovere e non facciano la medesima fine? Non si parla di toglierle dal lungomare, lo si poteva fare benissimo all'inizio dell'esposizione, magari allestendo delle aree apposite,

non importava se questo comportasse un sacrificio. Da adulto, il mio vero lavoro è un altro che però, se vogliamo, rimane connesso in un certo senso alla campagna. Cucino e presento le pietanze che la terra ci offre. È sempre una grande sorpresa”. Le sue parole mi fanno un po’ riflettere. Non ho mai amato la campagna forse perché ci sono cresciuta. Ma quando la terra a Primavera è sgargiante di colori, quando i prati sono verdi e gli alberi fioriti, quello sì che è un vero spettacolo. Gli appassionati si augurano che ci siano sempre persone disposte al sacrificio, che la cultura dell’olio e della campagna, possa rimanere sempre viva nella nostra regione, nonostante le mille difficoltà. Del resto, lo diceva molti anni fa anche Leonida Repaci: “Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 km quadrati di argilla verde con riflessi viola. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi. Diede alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo Stretto il pescespada, a Scilla le Sirene [...]”. Sara Leone

facendo pagare un ticket ai visitatori. I turisti ne sarebbero stati entusiasti, come la famiglia polacca che conobbi l'anno scorso, lavorando in un info point turistico. Nel loro inglese elementare mi mostrarono la foto di Co-stellazione, il Rabarama bordeaux, chiedendo a me e alla mia collega dove fosse e, dettaglio la cui rilevanza la comprenderete nel successivo periodo, se c'erano dei bar o dei ristoranti attigui per poter consumare qualcosa. Le statue di Rabarama portano turisti. I turisti portano soldi. I soldi mantengono in vita le attività commerciali. E se, nel mentre, si parla positivamente di Reggio Calabria e non viene ricordata solo perchè è un ottimo posto di passaggio per recarsi in Sicilia, tanto di guadagnato. Pertanto, prima di lasciare queste tre opere al loro (in)fausto destino, ricordiamoci che avere questo piccolo tesoro artistico conosciuto ovunque (la Epifani è stata la prima italiana a esporre a Pechino) non è un diritto, ma un privilegio. Quindi auspico che, fra una spesa e l'altra per mantenere guasto il tapis roulant, chi di dovere si renda conto che solo perchè in quasi una decade nessuno ha reputato opportuno danneggiare una parte della nostra ricchezza, ciò non significa che non possa accadere in un prossimo futuro. Investire su questo non costituisce un inutile spreco di mezzi. Comunque, prima di chiedere loro di passare all'azione, diamogli il tempo di alzarsi dalle statue, ovviamente. Non sia mai! Lidia Caterina Brancia

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PREMIAZIONE UFFICIALE CAMPIONATI STUDENTESCHI PER LA “PASCOLI-ALVARO”DI SIDERNO

Dentro un estate permanente. Il mare circonda la Calabria rendendola prigioniera di un sogno azzurro, come dentro un'Estate permanente, come un diluvio di cielo benefico e tranquillo, con la potenza nascosta custode di storie ancestrali; e noi percorriamo i suoi lembi, rasentandone la magia, e lasciandoci il futuro alle spalle.

Spensieratezza primaverile Riccardo Ritorto si gode una giornata di sincera primavera degustando uno dei prelibati dolci che offrono i bar di corso Garibaldi. Sole e zuccheri sono sufficienti a dimenticare ogni preoccupazione!

a ra a F nic on i Fr domearre, nento el d rre di Sb att loit d l e sba tro a, a ra, Le ’incon Fud Fra Fgli expche d l tro are de an e t e c Pi an lo ma rì! ran Du a con on m on so aco, Mac n d n n i n t e i ole a t r ma potev ltato to a s o Erc n a o i c d as andi cug c

In pole position! Antonio Crinò e Peppe Filippone vogliono risorgere la propria cit vedere talmente tanto ansiosi tà e sono un futuro prospero da di vivere ess pronti ad effettuare un ere già partenza al palo… dellaa luce!

An international Voice Il grande talento di Anthony Voice sta per sbarcare all’Expo, dove la Calabria esporterà verdure, agrumi e artisti di eccellenza. Anthony è già a Milano: lo si capisce dall’impalcatura sullo sfondo…

Librerie romane Sonia Topazio i libri preferisce leggerli mentre siede su una bella Lambretta d’epoca. È evidente che non vuole dimenticare le familiari atmosfere cinematografiche, capitolo importante della sua vita…

Piccoli studenti crescono Una decina di giorni fa è venuta a trovarci in redazione questa bellissima classe elementare di Portigliola. La loro freschezza e curiosità, ci ha permesso di confrontarci con piccoli, grandi studenti!

Imperituri con i baffi? Il presidente dell’Associazione dei sindaci della Locride, Giorgio Imperitura, si gira verso la fotocamera, mostrandoci un meraviglioso paio di baffi. Invece no, un momento… Era solo un gioco di luci!

e ata e in cPir ent ue ve uti a d a i c m d a d ia o a c v le b Brac , nuo ntrarecco, sepront ’alo o ll so a e r c tr ell cen per inata e B verile ata d n i a n i, r mo ld l Pi rim ior nia riba li, i e p la g Tor so Ga andril i il sol l’uno tro! cor chi m oders etare g alli

Cattivi pensieri, volate via! Peppe Futia e Peppe Badia si presentano anch’essi a Sbarre per ascoltare ciò che si sta stabilendo per il futuro di Siderno. Tra una promessa e una garanzia, cattivi pensieri di Futia e Badia, volate via!


Il 17 aprile 2015, presso l'istituto scolastico “PASCOLI - ALVARO” di Siderno, alla presenza della Dirigente Rosita Fiorenza, del Presidente regionale FIPE Gerardo Gemelli, del Responsabile Tecnico Regionale Marco Giovannini, e dei Commissari del Comune di Siderno, si sono svolte le premiazioni per la vittoria ottenuta nella fase regionale dei Campionati Studenteschi organizzati dalla FIPE. Le due squadre, quella femminile formata da Verteramo Maria Pia, Figliomeni Sara, D'Agostino Rosanna, Oppedisano Martina, Macrì Mariangela e quella maschile formata da Figliomeni Vincent, Albanese Giuseppe, Romano Filippo, Correale Paolo, Muià Michele, guidate dal Prof. Maurizio Italiano, dopo aver centrato la vittoria nelle gare svoltesi a Reggio Calabria il 14 marzo 2015, si sono meritati le qualificazioni per accedere alla finale nazionale, dove le scuole prime classificate di ogni regione andranno a competere per vincere il titolo italiano. La vit-

toria ha regalato molte soddisfazioni, infatti i ragazzi hanno gareggiato con i campioni nazionali delle scorse edizioni, ed essendo la loro prima esperienza, l'esito è stato straordinario. Le premiazioni si sono svolte in un'atmosfera festosa e coinvolgente. Tutti i presenti si sono dimostrati partecipi e orgogliosi per il risultato raggiunto. Dopo l'esecuzione dell'inno d'Italia a cura del coro formato dagli alunni, il Presidente della FIPE, insieme alla Dirigente, hanno dato inizio alle premiazioni chiamando uno alla volta ogni componente delle squadre, dando loro una medaglia, incoraggiandoli a continuare in questa impresa, che li ha portati a rappresentare la Calabria nelle finali nazionali che si svolgeranno il 09/05/2015 a Lignano S.D. (UD). Continuando con gli allenamenti e le prove, il Prof. Maurizio Italiano e le due squadre vincitrici sperano di riuscire a fare un buon risultato anche alla fase finale. Quindi... in bocca al lupo e alla prossima!

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SETTIMANALE

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Un sorso a destra, un morso a sinistra Un sorriso per la stampa Il Presidente della Provincia Raffa e il sindaco di Marina di Gioiosa Vestito si incontrano alla Lados, con il presidente Filippo Tedesco, pronti a dedicare tempo a chi ha bisogno. Pensavamo che essere amministratori, in Calabria, bastasse!

Una giunta tutta nuova Un pasto frugale è ciò che meglio sancisce un rapporto di collaborazione. La pensa come noi la nuova giunta di Monasterace, che tra un bicchiere di vino e un piatto di pasta dà il via alle deliberazioni!

La n Augur nost concitt ostra Loi, Lored ana ro p adin red cin Buo quant’a aese, fe a atten ana Cer ! n co nni d steg ta ai avol o mpl ean i qualit gia in q bisogn , amo no Lore ativa sid uesti gi i del altri dana erne orni cons , asp sità. ettiigli!

o el and ta d perso la cone? n c i i o, a p a ic sta omun uro d Locri h o. Vist enend il i h c c o v C il el m di e ona av nd io domun e l’int ciò sta icconao? z i p t i es l C men n cu stia p temp ont de Il fr lazzo pleta ne co lcuno notte Pa com cisio qua uro m pre che

Vincenzo Rocchino, Carmelo Macrì e Giovanni Sfara sono cugini eredi della pasticceria gioiosana dei fratelli Rocchino. Come da tradizione, continuano a essere specializzati in cinesine e latte di mandorla.

Loc ri o L’On L a e la spita G g o del a r e n v à Colt Comu si inc ole Gr Lagan rassi ont assi i da ne à sere l nostr di Locri rano d e Mari ni a o fot dop avan a Gr lla f o u ti al azia o ogr torn tocamafo, sor n conve palzzo are era p rido n gno. a ca sa. rima d o i

risi lla c per le come o, u s ira su na orn gio si agg ando osi att ervare ome a r tta etta gion and oss ac Vitedio Vit rno ra Guard no di pensa o. e i e . e u i c Cla di Sid la cris re a m trina impac fa al ve d’ de r t s a scire don può la sua avarsi u c n nche a

la si so non si giraero ver co , r o a and ian al b ntre nsi ella Vol orrib duto a, me suo peione d ianco C , se zaz rrib o m , il onessand amera rganiz nte Cote. r a C rila toc l’o ine sta rio Ma a solo o la foa versoù imm esta e i s t l s ver vo re p di qu già emp s

sca ele llo our d’a vano l M e t e t e Du nnar nte il on po nze de voi i sVe dura a, n enta co a e pa r e p allo, Fud pres o. Ec , du l’abner Pietro le rap stran nome ne e n e A V lto di ncare rcio non solo torazionto! co ma me a: u a ris me comMelec ioni: l biglia s

eccia vane fr Una gio el sud giod ud è un. Si chias l e d ia a frecc an Bike La nuovtleta di Mount petizione, lo m a o c o o a vanissiman e, dopo un riceve il prim re h t l t n a a e d N m ma eno che aliamo immort mio niente m atanzaro. C i pre d sindaco

Al comune si legg e Rivi Al comune di Sid era pausa caffè, si tira erno, durante la dal primo cassetto fuori furtivamente della scrivania anche l’ultim Tenersi informati o numero di Riviera. è il primo un buon cittadinorequisito di !

o e run ieno to Comome Bo in p gni tanta per a k h colt . O sfer gli h o bac Noce idernoua tra à che ritorn a S la s citt Un ! no Bru entro a dal ere la natali. radito c torn ed o i g riv onat mpre d se



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