LA CONTROCOPERTINA
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DOMENICA 08 MAGGIO
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Il Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria rigetta la misura alternativa alla detenzione. E così Maurilio viene associato al carcere di Reggio Arghillà, per poi essere trasferito ai primi di aprile al carcere di Paola.
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Il caso
Maurilio Pio Morabito (cl. 1970) lo scorso marzo è stato condannato a tre mesi di carcere. Dopo poco tempo litiga con i suoi compagni di cella. Scrive ai familiari di temere per la propria vita. Nella notte del 29 aprile scorso viene ritrovato impiccato.
"Se dovessi morire e volessero farlo passare per un suicidio,non è così: io amo troppo la vita” Dalle informazioni emerse finora Maurilio avrebbe utilizzato una striscia strappata dalla coperta e si sarebbe lasciato andare legandosi alle sbarre.
ntra in carcere ai primi di marzo 2016 per l'esecuzione di una pena detentiva, per reato comune, di pochi mesi (fine pena al 30 giugno 2016). La misura alternativa alla detenzione è stata rigettata dal Tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria. Viene associato al carcere di Reggio Arghillà. Dopo poco tempo litiga con i suoi compagni di cella. Per ragioni di sicurezza viene trasferito ai primi di aprile al carcere di Paola. Scrive e riferisce ai familiari di temere per la propria vita e chiede, pertanto, di essere messo in cella da solo. Il 12 aprile appicca un incendio alla propria cella, riferendo di averlo fatto perché aveva intuito che qualcuno stava per entrare nella sua cella per ucciderlo e quindi, per poter attirare l'attenzione del personale penitenziario, provoca l'incendio in questione. Il 13 aprile 2016 al suo avvocato, Corrado Politi del foro di Reggio Calabria, durante il colloquio riferisce di temere per la sua vita all'interno del carcere. Chiede al suo avvocato di allarmare quanti più possibili fuori dal carcere, in primis i radicali, perché temeva in quanto, a suo dire, percepiva uno stato di “corruzione” all'interno del carcere e il personale penitenziario di Paola, a suo dire, era “corruttibile”. Più volte scrive ai suoi familiari e al suo avvocato di temere per la vita. In uno di questi scritti dichiara che "Se dovesse accadere un mio eventuale decesso, facendo il tentativo di farlo passare per un suicidio, non è così in quanto amo troppo la vita e il mio fine pena è immi-
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nente, 30 giugno. Ovvio che l’agente che fa la notte sa”. L'avv. Politi, dopo il colloquio con il suo assistito, comprendendo la gravità della situazione, parla con l'ispettore di polizia penitenziaria addetto alla sicurezza della sezione, raccomandandogli questo ragazzo in quanto necessita di elevata sorveglianza e tutela. Viene quindi messo in una cella c.d. “liscia” ovvero senza suppellettili e senza materiale che potesse essere utilizzato per provocare atti di autolesionismo. Analogamente, gli vengono tolti tutti i vestiti, lasciato solo in “slip”, su un materasso con una sola coperta per coprirsi. Effettua una prima seduta psichiatrica il 13 aprile e una seconda il 14. L'avv. Politi comunque segnala verbalmente l'inidoneità della struttura di Paola
alla sorveglianza sul suo assistito in quelle condizioni. Meriterebbe, magari, di essere trasferito in un centro clinico e sotto osservazione. Mentre si era in attesa della relazione sanitaria e psichiatrica per avanzare istanza di sospensione pena, giunge la notizia che il Morabito era deceduto per “suicidio”. Solo alle 8.30 del 29 aprile 2016, la sorella viene contattata dal carcere e informata che alle ore 1.30 era avvenuto il “suicidio” Dalle informazioni il Morabito avrebbe utilizzato una striscia strappata dalla coperta e si sarebbe lasciato andare legandosi alle sbarre. Avvertito un sordo rumore, i secondini si sarebbero precipitati nella cella, riscontrando quanto avvenuto e tentando di procedere a una
manovra di rianimazione con un defibrillatore. Purtroppo invano. Il giovane, alla vista dell'avvocato e dei familiari, si presentava su una barella coperto da un lenzuolo bianco. Era nudo e aveva una leggera lesione (come un’abrasione) di circa 8-10 cm sotto il mento lato dx. Secondo le sorelle presentava un lieve segno all'altezza del torace lato sinistro (forse il defibrillatore? Comunque se è un defibrillatore moderno dovrebbe contenere una specie di scatola nera che registra le voci e le operazioni realmente effettuate). Non è stata disposta autopsia perché, a detta del sostituto procuratore, il consulente della Procura avrebbe accertato la morte per suicidio. Non sappiamo se sono state sequestrate (si ritiene allo stato di no) le cartelle sanitarie del carcere ed eventuali relazioni dal personale. A detta del direttore non ci sarebbero video di sorveglianza all'interno delle celle della sezione in cui si trovava la cella c.d. liscia anche perché tali video camere ci sono solo nei corridoi (comunque andrebbe acquisito il filmato). Come mai il Morabito era a Paola se la struttura non era in grado di video sorvegliare mentre in altre carceri (come Reggio S. Pietro) vi sono delle riprese nella sezione c.d. di osservazione psichiatrica per monitorare la sicurezza dei detenuti sotto osservazione? L'avvocato ha chiesto copia della relazione sui fatti, della cartella sanitaria e ha presentato una denuncia dei familiari presso i Carabinieri di Reggio Calabria. Avvocato Giampaolo Catanzariti, penalista del foro di Reggio Calabria
ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
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DOMENICA 08 MAGGIO 4
UNA STORIAVERA RACCONTATA DA UNATESTIMONE
“Infinito”, la‘ndrangheta lombarda e indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, convenzionalmente denominate “Infinito”, processualmente giunte al vaglio della Cassazione che ha sostanzialmente confermato le ipotesi investigative, mostrano che la 'ndrangheta in Lombardia si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni si limitano a riprodurre modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di colonizzazione, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso in Lombardia. Si legge nella sentenza del rito abbreviato: «Qui la 'ndrangheta si è radicata, divenendo col tempo un'associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla "casa madre", con la quale, però, continua a intrattenere rapporti molto stretti. Come già accennato, dalle stesse parole degli imputati ascoltate nelle molteplici intercettazioni ambientali emerge che la struttura 'ndranghetista si presenta organizzata in una Provincia, tre sub strutture operanti in tre precise aree calabresi Jonica, Tirrenica e Città) e nelle locali, composte a loro volta da una o più famiglie (dette 'ndrine), mentre in Lombardia risultano operare le locali denominate Milano, Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Piotello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio e Seregno». Le articolatissime indagini che hanno portato all’esecuzione dell’operazione “Infinito” si sono dipanate senza l'ausilio di alcun collaboratore di giustizia, ma solo grazie ad attività tecniche unite a servizi di osservazione posti in essere da vari reparti dell'Arma dei Carabinieri, e in collegamento con la procura di Reggio Calabria che ha condotto indagini, trasfuse in diversi procedimenti quali “Il Crimine”, il cui processo approderà in Cassazione tra poco meno di un mese. Sul territorio lombardo vi è anche un'autonoma struttura di livello intermedio, denominata Lombardia dagli stessi imputati (come emerge dalle numerose conversazioni intercettate), che è una struttura di coordinamento delle locali lombarde, emersa già nella indagine denominata "Nord - Sud" grazie alle parole di M.S., nonché fin dagli anni '90 dalle indagini “calabresi”: in particolare nell'indagine cosiddetta “Armonia" si dà conto di una lunga conflittualità tra "La Lombardia" e la "casa madre", poiché gli esponenti di vertice delle cosche calabresi si sarebbero rifiutati per lungo tempo di riconoscere identico valore alle doti degli affiliati delle locali originarie rispetto a quelle di cui venivano insigniti gli affiliati lombardi. In definitiva, la Calabria avrebbe per lungo tempo tenuto in soggezione "La Lombardia", come una sorta di "colonia" e la questione avrebbe trovato soluzione all'esito di un importantissimo summit tenutosi in Aspromonte, a Montalto, che, come si desume da una conversazione intercettata il 5 settembre 1998 tra E.P. e tale M.F. a bordo dell'auto di quest'ultimo, avrebbe sancito l'unificazione tra il nord e il sud.
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La“linea lenta”all’ospedale di Siderno sconfitta dai pazienti in fila all’UfficioTicket LO SCORSO
LUNEDÌ NELLA SALA D’ATTESA DELL’UFFICIO TICKET DELL’OSPEDAL E DI SIDERNO È ENTRATO ZOPPICANDO GIUSEPPE GARIBALDI...
on so da quanto tempo fossi lì, probabilmente ero in un anello temporale ciclico, in una cavitazione spaziale, o all’ingresso di un ponte Einstein-Rosen. Era lo scorso lunedì, o forse un lunedì di qualche miliardo di anni fa, in sala d’attesa dell’Ufficio Ticket all’ospedale di Siderno. Come mia abitudine arrivo con congruo anticipo per assolvere alle funzioni burocratiche: in fila c’erano quattro o cinque persone e sebbene mi avessero detto che la linea era lenta, pensavo che un’ora mi sarebbe bastata. Prendo posto in fila, accanto ad un giovanotto con le cuffiette e il piercing al naso. Come tutti ho controllato le notifiche sul cellulare, caricato una foto su Instagram, scritto due o tre inutili tweet, aggiornato lo stato su Facebook, messo qualche like e mandato un paio di WhatsApp. Alzando la testa e riponendo il cellulare in borsa, pensavo di essere già arrivata allo sportello, ma mi accorgo che la mia posizione spaziale era rimasta immutata, come anche quella degli altri pazienti. Oltre lo schermo del vetro divisorio, l’impiegato si muove al rallentatore, come fosse immerso in acqua, e anzi, un paio di volte sembra sollevarsi dal pavimento e nuotare nel vuoto. L’occhio mi cade sull’orologio e con orrore vedo che le lancette girano vorticosamente al contrario. Il signore davanti a me è fermo, immobile, appoggiato sul ripiano di marmo dello sportello, sulla sua schiena erano cresciuti dei funghi: prataioli, porcini, chiodini e amanite. Una ranocchia fa capolino da un orecchio. Mi volto da una parte e dall’altra per osservare le reazioni degli altri pazienti in attesa, ma vedo che uno aveva nel frattempo costruito una casetta di legno fatta con le sedie della sala, e che la donna incinta aveva partorito, e che sua figlia aveva imparato a leggere, scrivere e far di conto. Ad un certo punto sento un orribile rumore alla mia destra, come di cartone schiacciato: una vecchia signora con la stampella e la borsa di tela si era semplicemente rotta in mille pezzi ed era caduta in terra, in un mucchio di cenere. Nel silenzio sbotta una voce furibonda: è la figlia della donna incinta, ormai ventenne, che grida: “Sono stufa, me ne vado”. Appena uscita dalla stanza cala un freddo terribile e tutti i presenti ci raggruppiamo per tenerci caldi. Poco dopo vediamo entrare un signore con un volto un po’ anonimo. Gli chiediamo se è di Siderno, e lui risponde di no, che è francese, e dice di chiamarsi Godot.
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Immediatamente dopo entra Giuseppe Garibaldi, zoppicante, maledicendo l’Aspromonte e chiedendo un cerusico di provata esperienza. Il giovanotto con il piercing risponde: “Vieppiù, signore, disgraziata fu la vostra sorte, poiché nel tristo nosocomio di Siderno non vi è l’officio del cerusico. Per cotale servizio s’ha da recarsi in quel di Locri, se Iddio lo vuole”. A queste parole, Garibaldi fa un fischio che richiama il suo destriero, vi monta in groppa issandosi sull’uomo coperto da funghi, che ormai si sta tramutando in albero, e galoppa via. Contemporaneamente all’uscita di Garibaldi entra un dinosauro. Eccetto il signore ormai divenuto di legno, tutti ci disperdiamo ai quattro angoli della stanza, temendo di essere divorati. “Non vi preoccupate, non vi preoccupate - dice il dinosauro - sono erbivoro!”, e PUM, molla un’enorme caccona verde che appesta la stanza in modo indicibile. Tentiamo di aprire una finestra, ma non ce sono. Lo sbocco d’aria arriva dal soffitto, sfondato da un piccolo disco volante. Ne esce un omino verde che guarda il ragazzo col piercing. Toccandosi il polso col dito dice: “Avevi detto solo 10 anni luce!”. Il ragazzo si stringe nelle spalle, si trasforma in omino verde anche lui, e se ne va. Dal buco nel soffitto ci accorgiamo che siamo sovrastati da enormi alberi primordiali, con le foglie a forma di antenne televisive, e ci cadono in testa cacche di pterodattili. Ad un certo punto vediamo una stromatolite attraversare la sala e uscire dalla stessa porta presa da Garibaldi. Colti da un moto di collera ci avviciniamo al vetro divisorio per insistere con l’impiegato che si sbrigasse, temendo di tornare al periodo del Carbonifero Superiore, quando l’aria non era respirabile. Ma l’impiegato era ritornato bambino, anzi, si era trasformato in una lastra ecografica. A quel punto iniziamo a calare tutte le sacre rappresentanze e devozioni che conosciamo, in coro, tendando di farci ascoltare dall’Altissimo, ma niente. Ci rifugiamo tutti nella casetta fatta di sedie, attendendo che la Terra diventi una palla di ghiaccio con atmosfera di metano, rassegnati a una morte per soffocamento. Ad un certo punto squilla un cellulare: “Salve, sono Marco di Vodafone – dice una voce – Oggi le offriamo una promozione di linea super veloce che… “. Non lo facciamo neanche finire e gridiamo “Sìììììììì” in coro. Sottoscriviamo tutti il contratto e una volta ricevuto l’sms di attivazione, colleghiamo i nostri telefoni e li dirigiamo in modalità torcia verso il vetro divisorio. Tutta la potenza della fibra scatena la linea temporale, facendo scomparire la cacca del dinosauro, il buco nel soffitto, la donna incinta ritorna incinta, il ragazzo col piercing ricompare in forma umana, e il signore tramutato in agrifoglio ritorna in carne e ossa. L’impiegato dietro il vetro esce dall’ecografia e inizia a sbrigare il suo lavoro alacremente, il signore che stava pagando miracolosamente ha una carta da venti, tre da cinque e due monete da due, senza dover cambiare i soldi al bar. Continuando a inondare il vetro di energia super-veloce tramite le torce dei telefoni, con la dannata paura di vedere di nuovo comparire Garibaldi, o peggio, che si scaricassero le batterie, siamo riusciti a far funzionare la linea, in modo da pagare dei soldi per dei servizi già pagati con le tasse, per farci visite di trenta secondi allo scopo di avere impegnative per altre visite o esami. Che tradotto significa ancora lunghe, lunghe, lunghe file. Lidia Zitara
Politica
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Il rapporto di“Osservasalute”dice con chiarezza che i cittadini di Lodi, Imola o Monza vivono di più rispetto ai cittadini di Locri, Siderno, Palizzi o Roccella. Ecosì,mentretemiamodiessere uccisidaldelinquenteodalmafioso,adaccorciarcilavitaè gentechenonportanélalupara,nélacoppola.
Corsiaacannemozze In Calabria tutto viene calamitato ad arte sul tema della 'ndrangheta. Un comodo schermo per non affrontare i problemi veri di questa terra
ILARIO AMMENDOLIA i curi chi può! Muoia chi non può! Si muore negli ospedali e si muore in casa per malasanità. Si soffre e si muore in Calabria e nella Locride molto più che altrove.
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Il grido di allarme è stato lanciato da studiosi insigni nel rapporto 2015 redatto dall’Osservatorio sulla Salute. Qualcuno toglie giorni alla nostra vita. Infatti, noi, cittadini della Locride, viviamo circa un anno in meno rispetto alla media nazionale. Temiamo di essere uccisi dal delinquente o dal mafioso ma ad accorciarci la vita è gente che non porta né la lupara, né la coppola. Il rapporto di “Osservasalute” dice con chiarezza che i cittadini di Lodi, Imola, Monza, Bardonecchia o Sesto vivono di più rispetto ai cittadini di Locri, Siderno, Palizzi o Roccella. Insomma, malgrado l’inquinamento, lo smog, lo stress, le ciminiere che caratterizzano i paesaggi del Nord e delle grandi città si muore di più in Calabria. Si muore a Sud e a morire sono soprattutto i più poveri. Si sta combattendo una guerra territoriale e di classe ma il fronte del Sud è sguarnito e sventola bandiera bianca. Quello che, dopo il “68”, avevamo ottenuto in venti anni di impegno nelle strade e nelle piazze d’Italia sta per essere smantellato: la sanità uguale e gratuita, per tutti i cittadini. Resta l’ASL di Reggio che diventa un bancomat per ceti parassitari e affaristi di vario calibro e natura.
A Locri l’offerta sanitaria è andata a passo di gambero. A volte devastata da un ceto politico-affaristico- mafioso con la grave complicità di pezzi dello Stato mentre, a Siderno, ci hanno pensato i magistrati di assalto che verso l’ospedale di Locri hanno tenuto gli occhi ben bendati. Tuttavia il disastro nella sanità non crea allarme sociale. I dati drammatici pubblicati sulla sanità calabrese non si trasformano in lotta democratica. Il fatto di essere curati male e di morire prima viene rimosso dal dibattito politico, culturale e sociale della Calabria. Tutto viene calamitato ad arte sul tema della 'ndrangheta. Un comodo schermo per non affrontare i problemi veri di questa terra e di cui la 'ndrangheta è solo una parte. Non sono negazionista. Tutt’altro! Qualche superficiale lettura di alcune pagine di storia mi hanno aiutato a capire che in Calabria da due secoli c’è una sostanziale continuità: il disagio sociale crea delinquenza e questa scatena una interessata repressione e una lucida criminalizzazione. Il generale Manhes, la legge Pica, l’operazione Marzano, la leggi sullo scioglimento dei consigli comunali, molte delle cosiddette leggi antimafia si muovono in una sostanziale linea di continuità. E arriviamo al paradosso. Si muore di malasanità ma le carceri sono piene zeppe del prodotto del disagio e dell’emarginazione sociale. Ipnotizzati guardiamo tranquilli in Tv o sui giornali la gente che sfila in manette prima di un giusto processo. Nessuno pensi che sia uno “spettacolo” innocente. È la fabbrica dalla paura che produce mostri per farci vivere nel terrore
senza porci domande scomode (per i Poteri dominanti). Abbiamo paura dei criminali ma, spesso, si soffre e si muore per responsabilità che stanno altrove. I criminali ci sono e devono essere processati, condannati e messi in condizioni di non nuocere. Tuttavia un rapporto delle direzioni delle carceri sostiene che solo l’8% del detenuti sono pericolosi e tutti concordano nel dire che il carcere così com’è non solo è dispendioso ma produce delinquenza, abbrutimento, insensibilità, predisposizione alla violenza. Uno spreco di soldi! Una strage di umanità! Non capisco per esempio come dopo circa sei anni di detenzione preventiva possono restare in carcere Rocco Femia, Sandro Figliomeni, Cosimo Cherubino, Rocco Agrippo,e l’ex sindaco di Melito di cui non ricordo il nome. In carcere senza aver assassinato nessuno. In galera per un reato associativo mentre tutti quelli coinvolti nell’inchiesta “Mose” o Expo sono liberi da anni. Come si possono tenere in carcere persone inabili e non socialmente pericolosi come Franco Cricelli? È tutto così assurdo! Parlo di loro perché conosco i loro volti , perché immagino la sofferenza loro e delle loro famiglie ma, come loro, ce ne sono a migliaia nelle carceri italiani. Liberateli! Non propongo l’abolizione della pena qualora fossero condannati ma comprendo perfettamente che, in casi come questi, il carcere oltre che a essere dispendioso è pericoloso e inumano.
E se fossero assolti come è successo pochi giorni fa nel caso di un assessore di Gioiosa Marina già arrestato e condannato nell’inchiesta “Circolo formato”? Sia chiaro, noi non ci battiamo solo per loro ma per tutti noi! Giorni fa in un paese civilissimo come la Norvegia, Anders Behring Breivik, un lucido assassino di circa cento ragazzi innocenti e condannato a 23 anni di carcere, ha vinto una causa con lo Stato. I giudici hanno stabilito che deve scontare la pena in condizioni umane e non contrari ai diritti dell’uomo e del cittadino. Un ragazzo ferito nella strage ha condiviso il verdetto con queste parole: lo dobbiamo ai nostri compagni morti per mano di questo vile assassino. Noi dobbiamo restare un paese civile, libero, democratico e umano. Un paese giusto anche con gli assassini. Anders Behring Breivik avrebbe vinta la partita se noi ci abbassassimo al suo livello. Le nostre battaglie sono difficili, spesso incomprese anche per nostri limiti. Difficile continuare a impegnarsi in una terra dove manca un tessuto democratico. A denti stretti continueremo a farlo. Così ci siamo posti l’obiettivo di fare di “Riviera” uno strumento di lotta democratica, garantista e meridionalista, lotta che fu di Nicola Zitara e Pasquino Crupi. Solo per questo ho accettato la proposta di assumere nuovamente il ruolo di direttore editoriale, collaborando con la direttrice e con l’intera redazione. Credetemi, sono stanco e ne farei a meno ma in questa situazione ogni disimpegno diventa diserzione. Ci riusciremo? Non dipende solo da noi ma dall’impegno e dal contributo culturale, politico e civile di ognuno di voi.
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Sanità
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DOMENICA 08 MAGGIO 7
Giunto nella Locride, l’Atto Aziendale dell’ASP di Reggio Calabria, stilato dalla Commissione Straordinaria, ha richiesto un urgente incontro tra sindaci e associazioni sindacali affinché i provvedimenti, sommari e lacunosi, lì esposti, venissero immediatamente sospesi. L’incontro ha prodotto una richiesta formale, ma il timore è, ancora una volta, che la mancanza di coesione non faccia giungere la nostra voce a chi di dovere.
Atto Aziendale:anche per l’ASP siamo l’ultima ruota del carro La condizione nella quale versa l’ospedale di Locri, che non rispetta i requisiti minimi per soddisfare le esigenze del territorio, sarebbe dovuta a un mancato rispetto delle linee guida dell’Atto Aziendale
i sono riuniti nel pomeriggio di lunedì, presso la Sala Consiliare del Comune di Locri, i primi cittadini del nostro comprensorio e le organizzazioni sindacali di zona, sentitesi in dovere di chiedere con urgenza la sospensione dell’Atto Aziendale redatto dalla Commissione Straordinaria dell’ASP di Reggio Calabria. La riunione, dal tema Atto Aziendale: cosa cambia per il nostro Ospedale e per la sanità sul territorio?, ha visto anche la partecipazione del direttore del nostro ospedale Schirripa e di alcuni medici. Motivo dell’incontro, ha esordito Giovanni Calabrese (che, assieme a Pietro Fuda se ne è fatto promotore) è stato condurre un’attenta analisi dell’Atto Aziendale così com’è stato trasmesso dai Commissari Straordinari dell’ASP e sottoscritto da Giuseppe Varacalli, presidente della conferenza dei sindaci presso l’Azienda Sanitaria, cercando di avanzare proposte e idee che eliminino le perplessità che molti primi cittadini hanno riscontrato nella lettura del documento. «Nell’ultimo periodo ci siamo trovati dinanzi a carenze - ha chiosato anche il direttore sanitario Schirripa - che dobbiamo cercare di risolvere, passando dalla logica dell’emergenza a quella della programmazione. Questo Atto, pervenuto solo nelle sue linee generali, deve essere partecipato da sindaci, sindacati e cittadini. Abbiamo bisogno di un’assistenza sanitaria qualificata. Ci dobbiamo dare da fare, per nuove assunzioni e nuove tecnologie». La condizione nella quale versa la nostra struttura, che non rispetta i requisiti minimi per soddisfare le esigenze del suo territorio, sarebbe, secondo il sindaco Fuda, emanazione di un mancato rispetto delle linee guida dell’Atto Aziendale, redatto in maniera pessima e senza che Reggio senta l’obbligo di seguirne le direttive. Gli interventi successivi di numerosi sindaci e dell’ex direttore sanitario Antonio Previte, hanno evidenziato come sarebbe opportuno ridefinire completamente l’organigramma ospedaliero, mentre i sindacati, rappresentati da Mimma Pacifici (CGIL), Nuccio Azzarà (UIL/FPL) e Michele Firmo (UIL), hanno invitato a cercare il confronto con il sindaco Falcomatà ricordando che l’ospedale deve essere al servizio del cittadino. A seguito del confronto, i presenti hanno redatto di comune accordo un breve documento sottoscritto da tutti, che ha chiesto con forza la convocazione dei primi cittadini, delle organizzazioni sindacali e delle parti sociali per discutere dei provvedimenti cui si deve necessariamente fare fronte.
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Ancora una volta, insomma, dobbiamo correre ai ripari dinanzi al commissariale menefreghismo delle istituzioni che, adempiendo al volere dello Stato sovrano, sistema frettolosamente le falle di un sistema tarlato da anni senza considerare tutte le variabili in campo. Il tutto, purtroppo, viene condito dalla superficiale collaborazione di chi, invece, dovrebbe essere ambasciatore del territorio presso l’azienda. In condizioni differenti, infatti, ci si sarebbe aspettati che il Varacalli posto a rappresentanza dei sindaci all’ASP protestasse con chi di dovere prima di sventolare la carta da lui sottoscritta dinanzi ai colleghi (poi rivelatisi più oculati di lui). In condizioni differenti, diciamo pure normali, la sanità commissariata avrebbe cercato di guardare con occhio di riguardo non solo l’ospedale del capoluogo, ma tutte le strutture provinciali e se anche a Reggio ci
L’Atto Aziendale va discusso con calma “I sindaci della Locride unitamente alle organizzazioni sindacali riunitesi in data odierna nella sala consiliare del Comune di Locri, su apposita convocazione, per discutere dell’Atto Aziendale adottato dalla gestione commissariale dell’Asp n°5, fatta la disamina (a seguito dei numerosi interventi), stigmatizzano il comportamento dei commissari che, in pochissimi giorni, pretendono di portare a termine una discussione importante su tale Atto che, rappresenta il primo Atto organizzatorio dopo l’unificazione delle tre ex Asp, denunciano la mancanza di una dotazione organica a corredo e ad integrazione dello stesso Atto Aziendale che, non può ridursi a una mera elencazione di strutture semplici e complesse; pertanto, viene chiesto con forza all’Asp, la convocazione come previsto dalle norme di legge, di sindaci, organizzazioni sindacali e parti sociali”.
fosse stato sentore di favoritismo, il suo primo cittadino avrebbe dovuto avere quanto meno il dubbio di che cosa ne pensassero i colleghi dei paesi limitrofi prima che questi producessero il documento di protesta in questione, come invece è accaduto. Ma, ormai lo sappiamo, di normale nel nostro Paese c’è veramente poco e il nostro terrore, adesso, è che questo Atto Aziendale sia una parentesi destinata a chiudersi così come è stata aperta, nel silenzio generale, perché il pestare i piedi di pochi sindaci, nemmeno sostenuti dalla morente associazione di cui fanno parte, giungerà come un ignorabilissimo ronzio alle orecchie di chi ha interessi più grandi che garantire il diritto alla salute anche ai cittadini della Locride. Jacopo Giuca
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DOMENICA 08 MAGGIO
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POLITICA
ELEZIONI AMMINISTRATIVE 5 GIUGNO 2016
SILVESTROTASSONE
GIUSEPPE ALFARANO
ADRIAN PILEGGI
Comunali, ufficializzati i candidati:
siamo in campagna elettorale!
NENSI SPATARI
ILARIA MITTIGA
ROSARIO SERGI
Manca meno di un mese alle elezioni che rinnoveranno i consigli di otto comuni locridei.Tante le mosse preparate dai candidati, ufficializzati nella giornata di ieri, ma osservato speciale resta Platì che, con San Luca (dove nemmeno quest’anno si andrà al voto) ha mancato il primo appello con le elezioni della scorsa estate, in cui non si candidò nessuno. GIUSEPPEVARACALLI
GIUSEPPE STRANGIO ormai alle porte il mese di giugno che, anche ra politica nonostante la possibilità di ricandidarsi a primo citquest’anno, sarà sinonimo di elezioni comunali. tadino. Pronto a raccogliere il testimone del sindaco uscente è Come abbiamo già detto in passato, nella l’attuale vicesindaco Stefano Raschellà, ma gli elettori potranno Provincia (pardon, nell’area della Città scegliere anche la contendente Nensi Spatari, decisa ad ammiMetropolitana) di Reggio Calabria, saranno nistrare i 2.971 abitanti grazie al placet del “maestro” Seby sedici i consigli comunali chiamati al rinnovo, tra Romeo. i quali possiamo contarne ben otto della A Platì, i cui 3.711 residenti avrebbero potuto rinnovare gli Locride: Africo, Camini, Gerace, Mammola, organi amministrativi già la scorsa estate, l’illuminata gestione Platì, San Luca, Sant’Agata del Bianco e Stilo, prefettizia del commissario Luca Rotondi potrà finalmente volcentri abitati con caratteristiche politiche assai differenti tra gere al termine in luogo di una comunque più salutare amminiloro e spesso chiamati a dare una svolta alla propria storia strazione classica. Il delirio di onnipotenza di Anna Rita recente. Leonardi ha infatti sortito il positivo effetto di spingere alla canCome previsto dalla Legge didatura Ilaria Mittiga, che è rima“Delrio” dell’aprile 2014, ai sindasta persino candidata unica dopo il ci dei paesi con meno di 3.000 abiprevedibile forfait della leopoldina tanti giunti alla fine del secondo (ma, a venerdì, si vocifera la candimandato sarà concesso ricandidatura di Rosario Sergi). FRICO AMINI ERACE darsi per una terza volta consecuComunque brava Anna Rita! tiva. I consiglieri comunali potranAnche se da oggi ti inventerai che è AMMOLA LATÌ AN UCA no essere in numero di dieci e gli il clima del paese ad averti ricacciaassessori dovranno essere al masta indietro potrai vantarti di aver ANT GATADEL IANCOE simo due, contrariamente a quanriportato la democrazia a Platì! TILO SONOCENTRIABITATICON to avveniva in precedenza, quanSituazione differente, ahinoi, a San do al sindaco potevano essere Luca. Nel paese in cui lo scorso CARATTERISTICHEPOLITICHE affiancati sei consiglieri comunali. anno il numero dei votanti non perQueste premesse, tuttavia, non mise il raggiungimento del quorum DIFFERENTI SPESSOCHIAMATIA saranno valide per il comune di lasciando ancora una volta senza DAREUNASVOLTAALLAPROPRIA Africo, e non solo perché il centro sindaco i 4.044 abitanti del comune, abitato conta 3.127 abitanti, ma è ormai certo che quest’anno non ci STORIARECENTE perché è certo che la gestione saranno elezioni. Voci di corridoio, commissariale non sarà sostituita tuttavia, sostengono che la scelta da una giunta democraticamente sia stata ponderata con attenzione eletta. dalla cittadinanza, che ha deciso di Discorso differente, invece, per continuare a riporre fiducia nei Camini. I 715 abitanti affacciati sulla vallata dello Stilaro avran- commissari nella speranza che la situazione economica del no la possibilità di scegliere tra ben tre candidati a sindaco: alla paese venga sanata con la stessa velocità con cui accade oggi, di già nota candidatura di Silvestro Tassone, infatti, si sono aggiun- modo da farsi trovare preparati per la prossima tornata elettote quelle di Giuseppe Alfarano e Adrian Pileggi. rale. Anche a Gerace, le liste dalle quali saranno tentati i 2.772 abi- A Sant’Agata del Bianco (679 abitanti) e Stilo (2.687 abitanti), tanti sono tre, rappresentate da altrettanti Giuseppe: parliamo invece, sia Giuseppe Strangio che Giancarlo Miriello hanno alla del sindaco uscente Varacalli, che prepara da tempo la propria fine optato per la ricandidatura così come si vociferava già da ricandidatura, e dei suoi oppositori Cusato e Pezzimenti, inten- tempo. In entrambi i casi, l’opposizione sarà costituita da un zionati, con programmi diversi, a dare vita a un rinnovo socio- solo candidato, che si materializza nella figura di Domenico democratico che svecchi il borgo arroccato sulla rupe che domi- Stranieri a Sant’Agata del Bianco e di Antonio Marrapodi a Stilo. na la Locride. Ora che gli schieramenti sono delineati, non ci resta che aspetA Mammola sono state confermate le voci che davano il sinda- tare per scoprire chi la spunterà. co Antonio Longo intenzionato a concludere la propria carrieJacopo Giuca
È
GIUSEPPE CUSATO
GIANCARLO MIRIELLO
A ,C ,G , M ,P ,S L , S ’A B S , ,
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GIUSEPPE PEZZIMENTI
STEFANO RASCHELLÀ
DOMENICO STRANIERI
ANTONIO MARRAPODI
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IN BREVE
DOMENICA 08 MAGGIO 10
L’OPINIONE
Centrodestra, meglio andare più lontano con qualcuno, che da nessuna parte con tutti
Vittoria della Cultura: inaugurato a Reggio il Palazzo a “Paquino Crupi”
e lodevoli iniziative per riorganizzare il centrodestra reggino vedono impegnati in prima fila per Forza Italia i due consiglieri regionali Cannizzaro e Nicolò, il senatore Caridi e quanti si sono attivati per il partito di Berlusconi in città, nella Locride e nella Tirrenica, amministratori e dirigenti, attivisti, militanti e simpatizzanti, Fratelli d'Italia, che il consigliere comunale di Reggio Ripepi vuole organizzare per arrivare ad una percentuale di consensi apprezzabile, Azione Nazionale di Scopelliti, che ha iniziato una lunga e, per certi versi, coraggiosa traversata nel deserto, l' "embrione"Salviniano con Recupero, Idea Calabria di Raffa, il Presidente della Provincia in affanno per un ruolo, con la conclusione questo mese della sua consiliatura. Da una fase tanto critica a livello nazionale e in particolare al sud, il centrodestra deve uscire costruendo le strategie per migliorare la realtà del sociale e dell'economia, renderla vivibile e scongiurare, per la propria decisiva parte, la brutta riforma costituzionale votata dalle Camere, con il "no" al Referendum di ottobre. Del resto, dice bene Marcello Veneziani, i filoni delle culture politiche sono esausti ormai da tempo e non alimentano alcun progetto di società e politica nè alcuna formazione di leader, Renzi è un caso a sè e un maestro della simulazione... che funziona. Noi abbiamo bisogno di tutti ai fini dei risultati della coalizione e sappiamo bene che molti dei soggetti impegnati - torniamo ai simboli del centrodestra che campeggiavano alla conferenza stampa di Reggio Calabria dell'altro giorno - debbono essere "battezzati" dalla prova elettorale.Oggi potremmo parlare, con un linguaggio sindacale che si usa nelle verifiche della Pubblica Amministrazione, di "graduatoria di posizione", di "posizioni lavorative esistenti", le sigle, cioè, che sono al tavolo, e di " graduatoria di risultato", che viene riconosciuto al raggiungimento degli obiettivi, che per il nostro ragionamento - lo abbiamo già detto - è dato dal radicamento elettorale, oltre che, ovviamente, dalle capacità contenutistiche. Nessuno deve farsi vincere, certamente, da tentazioni di protagonismi (... "Il protagonista è colui che vuole i riflettori su di sè e l'abat-jour per gli altri..." Sbagliato!), ma nessuno deve pensare a fughe in avanti o a rendite di posizione. Altrimenti, come dice Pierre Bourgault "Meglio andare più lontano con qualcuno, che da nessuna parte con tutti". Franco Crinò
L È stato inaugurato ieri a Reggio Calabria il palazzo della cultura "Pasquino Crupi". Tre piani (compreso il museo San Paolo) con circa 400 dipinti di artisti che vanno da De Chirico a Modigliani (quadri confiscati) a Marino, Bava (collezione Calarco) ai più di 200 artisti locali contemporanei in mostra permanente. La proposta di intitolare il Palazzo della Cultura al Professore Pasquino Crupi era stata fatta nel settembre 2015 ed era stata accolta da oltre mille consiglieri provinciali di tutti i partiti, dalla destra, al centro alla sinistra. A conferma di come la Cultura, quella Vera, non abbia colore.
Jonica Holidays: Il turismo della Locride deve adeguarsi alle nuove tecnologie Se gli Operatori turistici della Locride non si adeguano alle nuove tecnologie rischiano di rimanere schiacciati dalla concorrenza. È la sintesi della giornata formativa organizzata dal Consorzio “Jonica Holidays” in collaborazione con Federalberghi. Gli operatori del settore turistico di zona si sono ritrovati presso l’Hotel Kennedy di Roccella per una Full Immersion durante la quale hanno preso atto di quanto la tecnologia sta rivoluzionando lo scenario turistico nazionale ed internazionale.
Alla firma dei Patti per il Sud mancano i sindaci della Locride ma non le ormai ex candidate a sindaco...
C'è chi nella Locride si è lamentato per non essere stato invitato all'appuntamento col Presidente Renzi in occasione della firma dei Patti per la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Reggio si è presentata orfana quando orfana non è - è stato dichiarato. Il mosaico era composto da una sola tessera. E le altre 96, ovvero gli altri 96 comuni che formano la Città Metropolitana? Qualcuno si è offeso, dunque, per non aver potuto presenziare, ma i fumi della stizza si sono dileguati in fretta. Infatti, poco dopo, gli stessi hanno sottoscritto un comunicato in cui si congratulano con il sindaco Giuseppe Falcomatà per "l'importante impegno profuso e il grande spirito di condivisione" che sono stati alla base della stesura del Patto. Approfondendo le indagini avranno appreso che gli inviti all'evento - che tra l'altro è coinciso con l'inaugurazione del Museo Nazionale della Magna Grecia - erano stati invitati dalla segreteria di Renzi, pertanto Reggio non aveva escluso nessuno. Un invito che, però, risulta un po' stonato col resto della platea è quello di Anna Rita Leonardi, oggi ex candidata a sindaco di Platì, (si vocifera, infatti, che quattro candidati abbiano abbandonato la sua barca). È stato papi Renzi a volerla nel suo parterre - dal momento che si è accomodata proprio dietro al premier - o la signorina, vestita da signora, si è imbucata alla festa? M.G.C
Lucano: "Salvini soffre di un disturbo del comportamento" "Salvini ha portato solo odio, prima nei confronti dei meridionali, poi degli immigrati. Fenomeni di questo tipo nascono da un disturbo del comportamento". Questa la dichiarazione da standig ovation di Mimmo Lucano durante l'incontro con il governatore Mario Oliverio dello scorso 1 maggio presso la mediateca di Riace, in occasione del quale è stato consegnato al sindaco del "paese dell'accoglienza" un milione di euro per interventi di qualificazione urbana per fronteggiare fenomeni di dissesto.
GERENZA
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Un Nove maggio in crescendo per la Locride A PALAZZO DELLA CULTURA PROTAGONISTI GIOVANI CON A SCUOLA DI OPEN COESIONE
La festa dell'Europa il Nove maggio celebra la pace e l'unità dell’UE. La data segna la firma della storica dichiarazione Schuman. In occasione di un discorso a Parigi, nel 1950, il ministro degli Esteri francese Robert Schuman ha esposto la sua idea di una nuova forma di cooperazione politica per l'Europa, che avrebbe reso impensabile una guerra tra le nazioni europee. La sua ambizione era creare un'istituzione europea che avrebbe messo in comune e gestito la produzione del carbone e dell'acciaio. Un trattato che dava vita ad una simile istituzione è stato firmato appena un anno dopo. La proposta di Schuman è considerata l'atto di nascita dell'Unione europea. Ed da allora il Nove maggio è una data rilevante e imprescindibile per parlare di Europa di futuro di pace e sviluppo condiviso. Anche quest’anno la Locride vivrà un Nove Maggio in crescendo grazie alle iniziative che per tutto il mese vedrà impegnati con i diversi partner l’Europe Direct Calabria&Europa di Gioiosa Jonica. Si inizia con la giornata dedicata ai giovani e alle scuole del territorio reggino e Locrideo con l’organizzazione a Locri presso la sede di Palazzo della Cultura dell’evento rivolto alle scuole ed alla cittadinanza “Il Nove Maggio insieme a Scuola di Opencoesione”. L’evento si realizzerà a partire dalle ore 9.00 con il patrocinio del comune di Locri e la diretta collaborazione delle scuole e delle associazioni protagoniste del percorso di monitoraggio civico promosso dalle Europe Direct in collaborazione con il Ministero dell’istruzione e il Dipartimento per lo Sviluppo e di Fimmina TV. Sul territorio l’Edic “Calabria&Europa” ha seguito il percorso di giornalismo civico coordinando il lavoro di ben quattro istituti di istruzione Superiore i Licei Mazzini e Zaleuco di Locri, il Liceo La Cava di Bovalino e il Liceo Enaudi di Palmi, per le associazioni hanno collaborato direttamente Monithon Calabria coordinato da Patrizia Forgione e Un Ponte per l’Europa di Palmi. A conclusione del lavoro, durato ben cinque mesi e seguito direttamente dalle scuole e dalle classi selezionate a seguito di bando pubblico da Asoc, l’Edic “Calabria&Europa” ha deciso di dedicare l’evento finale ai giovani giornalisti ormai esperti di open data con un evento che vedrà quest’anno presenti a Locri oltre alla Direzione di Asoc , il Dipartimento di Programmazione della Regione Calabria, che presenterà i bandi rivolti ai giovani appena pubblicati grazie al lancio del nuovo POR 2014 2020, Mons Francesco Oliva, Vescovo di Locri Gerace sempre al fianco dei giovani nei percorsi di cittadinanza attiva e promozione sociale, l’Ufficio Scolastico Regionale e naturalmente i Dirigenti scolastici degli istituti coinvolti dal percorso didattico. Presenti anche i comuni e le associazioni che hanno direttamente collaborato con gli studenti per permettere la realizzazione dei lavori di monitoraggio sui beni cofinanziati con i Fondi Fesr ed Fse dell’Unione Europea. Hanno comunicato la partecipazione tra le istituzioni i Sindaci di Locri Giovani Calabrese, di Gioiosa Jonica Salvatore Fuda, di Antonimina Antonio Condelli, i Commissari del Comune di Bovalino e il Presidente dell’Associazione dei Comuni della Locride Giuseppe Strangio. Protagonisti indiscussi i giovani concorrenti delle scuole che presenteranno durante la fase centrale della mattinata alla cittadinanza i loro elaborati creativi e i loro percorsi di monitoraggio civico. Indiretta sarà comunicato il nome del team vincitore della maratona di monitoraggio civico nazionale, la Locride ambisce, dopo i risultati dello scorso anno con ben due scuole in finale e due invitate al Forum della PA di Roma, a confermare la propria presenza tra i primi classificati e magari anche tra i primi posti in gara per il premio finale. Appuntamento per tutti il Nove Maggio dalle ore nove a Locri per scoprire i vincitori del 2016 per Ascuoladiopencoesione.
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DOMENICA 08 MAGGIO 15
YMCA, palestra di vita per tutti i sidernesi “Non c’è ragazzo che sia passato dall’YMCA senza essersi migliorato, acquisendo una marcia in più”
«Il giorno che arrivarono le baracche noi ragazzi ci arrabbiammo da morire. In quello spazio lì noi giocavamo a “fallo”». Racconta così gli albori dell’YMCA a Siderno, Diego Tamburrini che mi spiega anche che il fallo era una sorta di pallone realizzato con una calza da donna riempita di giornali e stracci. Era il giorno di pasquetta del 1948 quando l’YMCA sbarcò a Siderno per diventarne sin da subito il principale luogo di aggregazione e di crescita. “È qui che avvennero i primi scambi tra generazioni: i vecchi imparavano dai giovani e viceversa. È qui che operai e professionisti si incontrarono e iniziarano a guardarsi con occhi diversi”. I ricordi di Diego si soffermano poi su Guido Graziani, il primo segretario dell’Ymca di Siderno, nonchè padre degli sport americani nel nostro Paese. “Era una persona favolosa. Lo vidi per la prima volta quando, nei giorni successivi all’arrivo delle baracche, con gli altri ragazzi andavamo a sbirciare curiosi. Graziani era stato l’allenatore della squadra maschile di basket in vista del suo debutto olimpico a Berlino nel 1936. In quell’occasione la condusse a un’onorevole 7^ posizione, risultato costruito in soli quaranta giorni di preparazione a Riva del Garda. Sono stato uno dei suoi prediletti perché seguivo alla lettera i suoi consigli. Lo chiamavano “il camminante” perchè era lui che andava a cercare fondi per mettere su le baracche. Noi ragazzi dell’epoca ricordiamo Graziani con grande affetto perchè ci ha portato dei giochi che non conoscevamo: dama cinese, scacchi, ping pong. Ma soprattutto ci ha insegnato a giocare a basket”. Diego Tamburrini non riesce a ricordare un episodio della sua vita che non sia legato all’YMCA, avendovi trascorso moltissimi anni, prima da cadetto, poi da leader, quindi da membro del consiglio direttivo e, infine, da segretario, per ben 36 anni, dal ‘61 al ‘97. Ed è proprio in qualità di segretario dell’YMCA che Diego Tamburrini è stato ricevuto alla Casa Bianca da Leon Panetta, oltre a essere stato tra i 1200 congressisti
dell’YMCA a incontrare la regina Elisabetta. Ma su questo non vuole soffermarsi a discutere perchè i suoi ricordi più belli sono legati a quello che è stata l’YMCA a Siderno. Diego ha assistito a tutte le grandi trasformazioni fisiche dell’associazione (costruzione del chiosco bar e suo ampliamento, pavimentazione dei campi, recinzione delle superfici esterne, creazione delle attività commerciali: bar, pizzeria, ristorante, servizio spiaggia), realizzate grazie agli utili ottenuti dalle attività economiche e, soprattutto, all’immancabile forza lavoro dei giovani associati. “Eravamo una squadra giovanile forte e capace che tanto ha dato affinchè, grazie all’YMCA, Siderno potesse crescere”. Tra i vari programmi dell’YMCA - che, com’è noto, mettono in pratica i principi cristiani e si impegnano a curare lo spirito, la mente e il corpo - erano comprese le lezioni private di pregevoli letterati come Walter Pedullà e Armando La Torre, di rinomati professori universitari come Enzo Gentile, Domenico Alvaro e i fratelli Tutino. “Non c’è ragazzo che sia passato dall’YMCA senza essersi migliorato, acquisendo una marcia in più” - dichiara con grande fermezza e orgoglio Diego. Lui si è sempre dato da fare perchè lo spirito dell’YMCA si conservasse integro, cimentandosi in prima persona nei mestieri più disparati. “Ho imparato a guidare il camion, contenendo così le spese di trasporto del materiale che serviva, ho preso il brevetto da bagnino per risparmiare sul servizio spiaggia, mi sono occupato personalmente della gestione del bar, ho imparato da Enzo Strati a fare il gelato”. Diego aveva molto a cuore l’educazione dei ragazzi e insegnava loro anche a farsi valere. “Raccomandavo a chi era di turno al bar che quando arrivava un cliente e si rivolgeva dandogli del tu, di ricambiare il tu, così immediatamente il tizio in questione sarebbe tornato sui suoi passi e avrebbe dato del lei. Perchè, anche se ti rivolgi a un ragazzo, se vuoi rispetto, devi mostrare rispetto”. Diego ricorda poi quando con i ragazzi si spostavano per le trasferte di basket. “Quando andavamo in giro gli compravo la divisa più costosa che c’era, perchè dovevamo fare bella figura. Una volta siamo andati a giocare a Catanzaro; alla fine della partita ho portato i ragazzi in ristorante. Non c’era uno che sapesse comportarsi a tavola. Promisi loro che non li avrei più riportati se prima non avessero imparato. Si sono allineati tutti!”. Diego è stato un buon maestro per le tante generazioni che sono passate dall’YMCA di Siderno; gli chiedo, quindi, cosa l’esperienza dell’YMCA ha, invece, insegnato a lui. Con due lucciole negli occhi mi risponde: “L’YMCA mi ha insegnato a vivere, rendendomi un uomo migliore”. Oggi Diego vorrebbe tanto mettere insieme i ricordi e le esperienze personali di ciascuno per ricostruire, in base al vissuto, il ruolo dell’YMCA per la comunità sidernese. Il risultato del lavoro sarà inviato alle altre associazioni italiane e, quindi, una volta tradotto in lingua inglese, alle associazioni dei paesi più poveri, dove potrà servire da esempio per la crescita civile delle piccole comunità. Pertanto invita tutti coloro che hanno frequentato l’YMCA a collaborare, scrivendo pensieri, esperienze personali e fornendo eventuale materiale per ricostruire la storia dell’Associazione sidernese a dtamburrini@alice.it Maria Giovanna Cogliandro
LA RIFLESSIONE
RICORDANDO
LA POESIA
Dreams come true
Un piccolo omaggio per Licordari
La Mamma
Per leggere la riflessione di Stefano Muscatello sull’impresa di Claudio Ranieri e del Leicester, fotografa il codice QR con il tuo smartphone e collegati al nostro sito.
La nostra redazione e il mondo del giornalismo tutto piange la scomparsa di Tonio Licordari, un grande collega, un professionista dell’informazione che ha dedicato alla carta stampata tutta la sua vita. Giornalista a tutto tondo, appassionato di sport e musica, vice caporedattore della gazzetta del sud è stato un lavoratore instancabile, un marito devoto, un padre affettuoso, un amico sempre pronto e presente. Nel unirci al dolore della moglie Alba e del figlio Natalino porgiamo l’estremo saluto a una delle migliori penne a cui la Calabria ha dato i natali.
Ti da la vita e in cambio nulla chiede rivestendoti di bene e di attenzione. Ad ogni carenza, esamina e provvede, per te è ogni dottrina ed ogni azione. Rapita dal pensier che manchi niente, all’idea di frazionarsi il tutto. Svagate le tue richieste, lei è presente ad ogni rintocco bello, oppure brutto. Siffatto, povero di farlo mai pesare, accetta che tu quasi non lo veda. Tuttavia sai che puoi contare su di lei, taluna cosa ti succeda.
E mentre sul suo viso ormeggia il gelo, artigliata dal tetro abbraccio della morte. Ch’ella ti scruta dall’alto su dal cielo e mai e poi mai... ti pianta alla tua sorte. Giuseppe Lupis
L’INCHIESTA
La crisi economica del 2008 ha distrutto gran parte delle nostre certezze, facendoci vedere un futuro che, distante anni luce dal sogno americano e dal miracolo economico di fine anni cinquanta, sembra quasi negare la possibilità di progredire, la stessa possibilità di progettare. Per ripartire noi abbiamo bisogno di imprenditori capaci, loro hanno bisogno di banche propositive.
Locride,Impreseebanche:la VINCENZO LAROSA n una terra come la nostra, spesso povera di quegli svaghi mondani tanto praticati e alla moda nelle grandi città d’Italia, o ancor di più nelle grandi metropoli europee e mondiali, ci si ritrova spesso a consegnare l’impiego del nostro tempo libero a quell’associazionismo da bar durante il quale a volte, come i quattro amici di Gino Paoli, ci ritroviamo a discutere della situazione storico-politica nella quale viviamo fantasticando di cambiarla, sognando di reinventarla. Così partendo da una situazione nazionale, man mano, quasi stessimo focheggiando un particolare di una panoramica più ampia, ci ritroviamo a discutere della Calabria, della Locride, del comune nel quale viviamo, saltando senza continuità di causa da “lezioni” di scienze politiche, a “lezioni” di giurisprudenza, esaminando l’operato dei nostri amministratori o disquisendo, vista la particolare latitudine nella quale viviamo, del crimine organizzato e delle sue ingerenze nel nostro quotidiano. Un argomento che spesso rimane in sordina, e che viene quasi esclusivamente trattato dai diretti interessati, è quello delle aziende operanti nel nostro hinterland, del loro potenziale economico in primis e, come diretta conseguenza sociale, della loro organizzazione e dei rapporti che le legano alle strutture statali nazionali. Se parlare di impresa, se riuscire a vedere all’interno di un territorio economicamente depresso come quello locrideo, la forte presenza di piccole e medie aziende, di uomini, che quotidianamente si impegnano per fornirci una serie di servizi e beni di consumo che tendiamo a dare per scontati, risulta difficile, ancor più difficile è per quegli uomini, per quegli imprenditori, parlare del loro quotidiano senza parlare di banche. La forza di un’azienda, la sua capacità di progredire, la possibilità di imporsi sul mercato o di creare un mercato, è infatti necessariamente legata al rapporto che essa istaura con gli istituti di credito, un rapporto che dovrebbe essere di tipo collaborazionistico, che dovrebbe essere un duale scambio di servizi tra due imprese. Dovrebbe…Il punto della questione, la natura e le motivazioni che ci hanno spinto a iniziare a indagare su questo rapporto sono tutte contenute in quel
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condizionale. Quello che ci proponiamo di fare come giornale, come voce libera e indipendente in un territorio in cui la libertà - vuoi per la radicata presenza ‘ndranghetistica, vuoi per quella militarizzazione coatta (giustificabile, ma opprimente) alla quale siamo costretti ad adeguarci - ha quel sapore dolce-amaro delle cose ottenute con estrema fatica, è di fornire un palcoscenico, un pulpito dal quale denunciare le mancanze di quel sistema banca-impresa che “dovrebbe” essere il motore dello sviluppo economico, la forza propulsiva capace di farci uscire dalla recessione nella quale stagniamo da troppo tempo. Per una questione di spazio, e per le ovvie difficoltà che una piccola testata come la nostra incontra nel momento in cui decide di imbarcarsi in un simile progetto, abbiamo deciso di scaglionare la nostra inchiesta in più puntate. Una sorta di telenovela quindi, di cui quest’articolo è il pilota, che vedrà l’imprenditorialità della Locride nel ruolo di Brooke Forrester, fottuta e abbandonata da più parti, ma ancora dannatamente bella e sempre più decisa a rifarsi il trucco con l’aiuto di quei “servizi” bancari che dovrebbero, ancora una volta, essere parte integrante di un sistema, che dalla crisi del 2008 in poi, spesso ha esercitato, né più, né meno, la stessa funzione svolta, all’epoca dei nostri nonni, dall’interno dei loro materassi. Se l’indiscriminata erogazione di credito a privati e aziende, anche senza alcuna garanzia, da parte dei colossi bancari statunitensi, e la successiva
“ “ LA FORZA DI UN’AZIENDA, LA SUA CAPACITÀ DI PROGREDIRE, DI IMPORSI SUL MERCATO È NECESSARIAMENTE LEGATA AL RAPPORTO CHE ESSA ISTAURA CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
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I NOSTRI IMPRENDITORI HANNO IL DIRITTO E IL DOVERE NEI CONFRONTI DEI LORO DIPENDENTI, DEI LORO FIGLI, DEI COMUNI CHE OSPITANO LE LORO AZIENDE, DI LAMENTARE LE CARENZE DEL SISTEMA BANCARIO NEL MOMENTO IN CUI SI VERIFICANO
DOMENICA 08 MAGGIO 17
IL MANCATO SOSTEGNO DELLE BANCHE ALLE AZIENDE, PIÙ CHE LA SOLUZIONE DELLA CRISI, POTREBBE TRASFORMARSI IN UN’ATAVICA CANCRENA CHE COSTRINGE AD AMPUTARE LE PARTI POTENZIALMENTE VITALI DI UN’ECONOMIA GIÀ INFETTA
anostravoce,ilvostrogrido... implosione del loro sistema, ha generato quella crisi mondiale che ancora oggi pervade con le sue metastasi l’economia globale, il mancato sostegno delle banche alle aziende in difficoltà, o addirittura il chiudere la porta a imprese solide che cercano di espandersi, più che la soluzione del problema potrebbe trasformarsi in un’atavica cancrena che costringe ad amputare, sempre più spesso, le parti potenzialmente vitali di un’economia già infetta. Questo ci è sembrato essere, ad un primo generale punto della situazione, il parere della maggior parte degli imprenditori ascoltati. La difficoltà di ottenere fidi bancari proporzionali al fatturato generato dalle imprese, la reticenza a fornire fideiussioni o qualsivoglia altro tipo di garanzia da parte delle banche e il conseguente difficile rapporto interaziendale nella gestione delle reciproche obbligazioni, dai fornitori di materie prime, ai manifatturieri, fino ad arrivare alle catene di distribuzione dei prodotti finiti, ci dicono gli imprenditori della Locride, rendono, non solo difficile l’ampliamento delle loro attività, ma la stessa sopravvivenza delle loro aziende. Questa la punta dell’iceberg di un rapporto difficile, inesistente per alcuni, tra banche e imprese della nostra zona, non solo materiale, ma anche e soprattutto umano. Se infatti ogni azienda ha una sua personale storia, un suo preciso e particolare rapporto con l’istituto di credito di turno, il sostrato comune sembra essere l’inesistenza di un rapporto diretto, alla stregua di quello che manager e operatori bancari addetti e specializzati svolgono all’estero, tra l’impresa investitrice banca e il richiedente aziendale del credito sul quale “dovrebbero” investire. Nessun sopral-
luogo, nessuna precisa valutazione dei mezzi, delle potenzialità o dei rischi delle aziende, svolta attraverso un’indagine che prenda in considerazione le risorse umane e le strutture fisiche da finanziare, ma una semplice valutazione a tavolino della liquidità disponibile, sembra quindi essere l’unico fattore tenuto presente al momento della concessione di fidi e garanzie varie sulle obbligazioni. Poche aziende, non solo a livello italiano ma a livello globale, non hanno attraversato periodi di sofferenza dopo la crisi del 2008, proprio per questo il discrimine non dovrebbe a nostro avviso basarsi sulla mera liquidità, sul solo storico recente di bilancio, ma su una più attenta indagine delle capacità produttive e delle prospettive che l’impresa, di volta in volta richiedente un servizio finanziario, è capace di mettere in campo. Non crediamo, o meglio non vogliamo credere, che questa situazione denunciataci da alcuni soggetti imprenditoriali, sia solo ed esclusivamente localizzabile nella Locride, quasi fosse una sorta di discriminazione che colpisce un territorio ritenuto ad altissimo rischio di investimenti, sia per la possibilità di infiltrazioni mafiose, sia per la relativa povertà, rispetto ad altre zone del territorio italiano, di mercati appetibili nei quali immettere servizi e prodotti generati da aziende di vario tipo. Riteniamo comunque che i nostri imprenditori abbiano il diritto e il dovere nei confronti dei loro dipendenti, dei loro figli, dei comuni che ospitano le loro aziende, di lamentare, naturalmente attraverso documenti verificabili e legalmente attendibili, le carenze del sistema bancario nel momento in cui si verificano, nel momento in cui ostacolano la stessa possibilità di un’esistenza dell’imprenditoria nella Locride, ed è quello che li invitiamo a fare attraverso di noi, trasformando la nostra voce nel loro grido. Mario Draghi ha dichiarato recentemente: “Mi si è rotta la cinghia di distribuzione, ho dato soldi alle banche che non finanziano nessuno”. Non speriamo certo di essere il meccanico capace di riparare quella parte della cinghia che attraversa la Locride, ma ci farebbe piacere essere, anche solo una piccola parte, di quella manovalanza necessaria ad oliarla un po’.
CULTURA
IN BREVE
In tour con Eros, la vincitrice è calabrese
È calabrese e più precisamente di Bovalino Marina, la vincitrice del concorso di Radio Italia dal titolo “In tour con Eros”. Daniela Sgambellone, 33 anni, bancaria residente in Toscana, ha avuto così l’ opportunità di trascorrere 10 giorni fianco a fianco del cantante, in compagnia del suo staff e dei musicisti. Le riprese, finalizzate alla messa in onda di uno speciale in uscita a giugno su Real time, sono state effettuate a Tbilisi, Georgia, Baku, Azerbaijan e Tel Aviv, Israele. Il cantante e la sua corista, Monica Hill, hanno ricordato con affetto Bovalino e la Calabria, patria della mamma di Eros e tappa di un tour della stessa Hill. Ieri sera, sulla pagina facebook dell’artista e sui suoi social la notizia della vittoria dei tre giovani ha avuto in poche ore 18 mila like e quasi seicento condivisioni.
Successo per “Piumo di Cobalto
Presentazione del mio ultimo libro, Piume di cobalto, presso la biblioteca comunale di Marina di Gioiosa Jonica. Ringrazio Sergio Salomone, Vincenzo de Angelis, Francesco Macrì unitamente a tutto il meraviglioso pubblico intervenuto. E' stata una bellissima esperienza, grazie!
LA ROSA DEI VENTI
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Il teatro di Pino Carella...e la semplicità d Davanti ai nostri occhi sfila una galleria incredibile di umanità che Pino sublima in autentiche maschere
ono troppo briose, troppo godibili queste tre commedie dell’amico Pino Carella perché io le offuschi, propinandovi una storia del teatro che non rientra nelle mie corde ed ancor meno nei vostri interessi. Però qualche occhiata al passato di quest’arte vecchia quanto il mondo dobbiamo pur volgerla per capire la sua importanza spesso vitale. E vitale non per modo di dire perché per averne la conferma, basta pensare a “Le nuvole” di Aristofane che contribuirono decisivamente alla condanna a morte di Socrate, che da parte sua se l’era andata cercando. Accantonato Aristofane, lasciamo perdere anche il romanticume ottocentesco, quando le ricche matrone oberate da atavici monili andavano nei palchi riservati alla nobiltà più per farsi palpeggiare che per vedere. E lasciamo perdere anche le sontuose scenografie che spesso servivano a coprire le crepe dei muri e più spesso ancora quelle di alcune opere per fortuna ormai mummificate nel sudario del tempo. E occupiamoci del teatro odierno, nostro. Di quel teatro che sulla scia di Molière, mette in scena e fustiga i costumi degli uomini. Così come avevano fatto Terenzio e Plauto nell’antica Roma, finendo il primo in esilio, mentre il secondo che aveva dalla sua un protettore piuttosto potente, se la scapolò per un soffio. Solo così, presentando una società – più o meno piccola – in tutti i suoi aspetti, il teatro s’eleva a vera arte e non si degrada a elucubrazione mentale di autorelli asserviti a questo o a quel partito. Purtroppo, da qualche tempo a questa parte l’importanza del teatro va scemando. E per rendersene conto basta guardare alla nostra Locride che è povera di tutto, ma non certo di fermenti culturali. Infatti, parecchie persone scrivono romanzi, altre qualche saggio, altre poesie, ma pochissime si dedicano al teatro, diventato, dopo i fasti del passato, il fratello povero del cinema e della televisione. Ed è una grande perdita perché proprio grazie alle sue scene, ai suoi atti, ai suo intrecci e alle sue trame si riesce a capire meglio il periodo in cui si svolgevano i fatti. In pratica intendo dire che Goldoni non sarà stato, e non lo fu, all’altezza di Molière, che aveva dietro di sé
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ben altri retaggi culturali. Ma non si può capire l’agonia della Venezia settecentesca come potenza marinara e imperialista se non si legge Goldoni. Lo stesso discorso vale per la Roccella – che simboleggia un po’ tutta la Calabria – di Pino Carella che con le sue commedie, distribuite in un arco di tempo che va dagli anni ‘70 alla fine o quasi dei ’90, ci conduce per mano nelle case della sua cittadina, mostrandoci modi di vivere e di pensare che fanno parte della nostra interiorità. Quella che Pino Carella ci regala in queste sue tre commedie benissimo riuscite, è proprio la vita della gente comune della sua ridente cittadina, con le sue malizie, le sue ingenuità e le sue, talora discutibili, aspirazioni. E proprio perciò le sue commedie, per quanto un po’ datate, mantengono ancora una sorprendente attualità. Il che ne certifica l’indiscutibile valore artistico. E non
Non vi sono orpelli nei suoi lavori. Anche la scenografia è ridotta al minimo. Scevra da barocche pesantezze, è umile come i protagonisti. poteva essere diversamente perché Pino, oltre che una storia con un inizio, un prosieguo e un lieto fine, ci presenta dei caratteri che proprio perché tali godono dell’immortalità. È un po’ un nostro Moliere di Calabria che invece di lavorare di cesello sui suoi personaggi, preferisce sbozzarli con la mazza. E proprio per questo vengono fuori dei personaggi vivi, spesso buffi e irriflessivi, ma sempre autentici e perciò anche patetici. Dicevamo di un teatro in agonia e non lo si può negare. Per fortuna, ogni tanto sorge un Pino Carella a dirci che il teatro è ancora vivo, palpitante e soprattutto istruttivo. Diceva Eduardo De Filippo: “A Napoli ti affacci al balcone e comincia una commedia”. Roccella, purtroppo, o per fortuna, non è Napoli. Per cui Pino anziché affacciarsi al balcone preferisce stazionare nella “ruga” o addirittura entrare nelle case dei suoi personaggi. Ma vi entra, così come fa uno di essi ne “La casa sutta
Oggi, venti secoli fa, in una città medievale Ore sei del mattino. Al rintocco delle campane strade e mercati si animano. Al piano terra delle case, ampi stanzoni mettono in mostra le mercanzie dei venditori, mercanzie di ogni genere. E poi, fabbri, falegnami, panettieri, macellai, richiamano l'attenzione dei passanti. Come? Fischiettando o addirittura recitando versi. I banchi sono pieni di stoffe per lo più di colore rosso. In un angolo il calzolaio è davanti al proprio deschetto per cucire solette di cuoio direttamente sulle grosse calze. L'acquaiolo offre all'assaggio acqua fresca. Accanto, il pescivendolo è davanti a vasche nelle quali nuotano pesci vivi. Poi, i profumi della campagna: verdura e frutta di giornata, anche perché i frigoriferi non sono stati ancora inventati. Le signore, dopo aver fatto la spesa rientrano a casa e si concedono alle chiacchiere con la vicina di balcone, anche perché le stradine sono molto strette e si può tranquillamente parlare. La biancheria è già stesa alle stanghe che si protendono dalle facciate. All'interno si vive tutti insieme. I più ricchi accanto ai servitori, tanto che questi dormono nella stessa camera da letto dei padroni, ai piedi del letto. I servizi igienici sono su una piccola loggetta all'esterno della casa e poggia su una conca piena di cenere o scarica direttamente su un canale. (continua)
Maria Verdiglione
all’ortu”, a modo suo, senza chiedere permesso, anzi chiedendolo solo dopo esserci entrato. Ma una volta dentro, invisibilmente accomodato nell’angolo che gli offre la migliore prospettiva, non gli sfugge niente. Attento anche ai minimi particolari degli uomini e delle cose, ce li offre così come sono. E noi vediamo sfilare davanti ai nostri occhi una galleria incredibile di umanità che l’arte di Pino sublima in autentiche maschere. È il grande teatro del mondo della semplicità, del quale Pino è maestro. Non vi sono orpelli, inutilità e quant’altro nei suoi lavori. E anche la loro scenografia è ridotta al minimo. Scevra da barocche pesantezze, è umile, semplice, come i protagonisti. Ed ecco, che quasi in silenzio, come un’invisibile fiumara della quale si percepisce il fruscio nella notte, la semplicità diventa arte e, come dicevamo prima, i personaggi s’elevano a maschere degne della Commedia dell’arte. Così la zio d’America diventa “il sornione” per antonomasia: vestito pittorescamente all’americana, e talmente pigro da sembrare immobile, il nostro, che pare sempre sul punto di sborsare ma che in realtà non sborsa niente o quasi, se ne sta fermo in attesa di eventi dei quali non posso più dirvi niente per non rovinarvi la sorpresa finale. Davanti a noi sulla scena sfila anche il postino che può tranquillamente assurgere a maschera dello scroccone. Dedito a un velato accattonaggio, consegna le lettere nei momenti che sembrano a lui più propizi per cui alla fine oltre alla prebenda dello Stato si becca anche quella, spesso più consistente, dei destinatari della posta. Naturalmente nella “ruga” non può mancare il ciabattino che Pino trasforma in un autentico monumento alla stitichezza. E fedeli al loro ruolo, queste maschere lo vivono con una dignità artistica che se da un lato le rende ridicole, dall’altro le rende anche patetiche, e, quindi, care. Adesso tocchiamoci, prima di dire che nelle commedie di Pino non manca mai lei “la iet-
I Calabresi valgono oro al campionato mondiale di arti marziali
Grande trionfo dell’Accademia Arti Marziali, diretta dal professore e maestro Giuseppe Cavallo, cintura nera 9° DAN, alla Coppa del Mondo di Arti Marziali che ha avuto luogo nella Repubblica di San Marino. La compagine calabrese, con la conquista di 13 medaglie d’oro individuali, 16 di argento e 12 di bronzo, ha ottenuto il primato di squadra campione mondiale. L’Accademia del dottor Cavallo ha riconfermato, grazie a questo risultato, di essere una realtà d’eccellenza nel mondo delle arti marziali. L’elenco dei medagliati, nelle varie categorie: Oro: Emanuele Vetrano, Salvatore Iannizzi, Ilaria Maria Serranò, Giovanni Audino, Silvano Mario Tavernese (2 ori), Giuseppina Strati, Antonio Meli, Domenico Nasso, Alessio Dioni, Antonio Cannatà (2 ori), Greta Commisso (Siderno), Alessandro Longo. Argento: Giuseppe Niceforo, Dieni Laurente, Francesca Calipari, Niccolò Dichiera, Matteo Franco, Andrea Francesco Tuccio, Ilaria Piscioneri, Vincenzo Cosentino, Giuseppe Piscioneri, Francesco Morabito, Gioacchino Orlando, Manuel Tropeano, Antonio Calipari. Giuseppe Sorace, Alessandro Longo, Giovanni Audino. Bronzo: Samuele Romengo, Rebecca Mammoliti, Salvatore Gargano, Marco Lombardo, Mario Tassone, Consuelo Vozzo, Alice Cavallo, Pablo Ulisse Scalercio, Cesare Pronestì, Antonio Garelli, Omar Pugliese, Vittorio Saraco. Dal quarto al sesto posto, si sono, inoltre, classificati: Pietro Arcadi, Samuel Cimino e Antonio Varamo.
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LeleNucerae l'isola che non c'è
diventa arte tatrice”, “malanova m’avi”, per dirla con lui. Una iettatrice che è anche una portentosa sfaccendata che non avendo mai qualcosa da fare e tanto meno la voglia di fare qualcosa, spende le sue giornate nelle case altrui regalando iella con un entusiasmo assolutamente fuor di luogo e degno di miglior causa, costringendoci a starcene con le mani in tasca anche quando non vorremmo. Un discorso a parte merita lei, Linuccia, una piccola, impertinente simpaticona che, detto alla nostra maniera, “non teni a serretta i nuglia manera”. Invadente, pronta a ribattere sempre alle accuse discolpandosene nelle maniere più impensate, assume spesso iniziative che nessuno le ha commissionato, ma che, gira e rigira, finiscono sempre col tornare a suo vantaggio. È una furbacchiona, che dietro una finta ingenuità, non perde occasione per mettere alla berlina quanti hanno la debolezza di averci a che fare. È forse, il più fresco personaggio inventato da Pino che con lei ha scritto un inno alla simpatia. Godibilissime, effervescenti, con tempi misurati e senza un attimo di pausa, queste opere di Pino tengono desta l’attenzione dal primo all’ultimo minuto. E proprio perché non esclusivamente tese a strappare una facile ilarità, finiscono per strapparci a volte larghe risate rabelaisiane che ci lasciano nell’anima una perdurante e sana allegria. Però, per favore, non ci perdiamo, alla maniera dei noiosi pedanti ostinati a voler apparire intelligenti ad ogni costo, a trovare “il messaggio” che Pino vuole lanciare con queste sue opere, perché l’unico suo messaggio chiaro è proprio quello di non volerne lanciare nessuno. A lui interessa soltanto presentare il suo mondo allegro, vivace, colorato ricco di trovate, di ingenui espedienti e di personaggi con la faccia da tutti i giorni che, in fondo è poi anche il nostro mondo. Un mondo che forse va sbiadendo, risucchiato nei gorghi del globalismo, ma i cui colori originari resteranno in noi per sempre perché Pino non ha composto delle commedie, ma ha dipinto degli ariosi scorci destinati a durare per sempre perché affrescati non sui muri comuni, ma sui muri dell’anima. E da lì nessuno li potrà mai cancellare. Perciò, grazie Pino. Mario Nirta
Continuano le richieste di lavoro che, nonostante la condizione di restrizione in cui si trova, non cessano di arrivare a Lele Nucera. Il giovane attore sidernese, vincitore del prestigioso Golden Globe, protagonista sia di spot televisivi che di film con Abatantuono, Frassica e Depardieu, ha ricevuto l'ennesima conferma del suo buon operato. Qualche settimana fa la chiamata per partecipare a L'isola dei Famosi, rifiutata poiché il giovane attore sta finendo di scontare la sua pena. Nonostante lo stato di restrizione, Lele gode ancora di ottima fama e la società non ha smesso di ricordarlo e di apprezzarlo per le sue qualità umane e professionali.
Cineforumal Polifunzionale Proseguono le iniziative Alb per la promozione culturale di Siderno Partiranno da venerdì 13 le proiezioni della nuova iniziativa dell’ALB (Associazione Amici del Libro e della Biblioteca). Si tratta di un cineforum amatoriale, al quale sarà possibile iscriversi anche poco prima della proiezione con un contributo libero, anche minimo. I temi trattati saranno cinque: la piaga dell’emigrazione, il piacere della lettura e i libri come strumento di comunicazione, la condizione delle donne e il loro valore nei paesi mediorientali, il viaggio come mezzo di ricerca interiore e di piacere dell’incontro, storie di degrado morale, di violenza e sopraffazione. Ogni tema verrà sviluppato da due film, in ordine: “Mineurs” e “Terraferma” –“Viaggio a Kandahar” e “E ora dove andiamo?” – “Il cammino per Santiago” – “Il capitale umano”, “City of God”, “In questo mondo libero”. L’Alb propone di nuovo una attività sociale inclusiva per consentire libera fruizione di prodotti culturali e scambio di idee. Le proiezioni si terranno tutte al Centro Polifunzione in via F. Macrì a Siderno, alle ore 20:45. La Redazione
Un vescovo al rogo Il ritorno di Perantoni - il Vescovo del dire e del fare GIOVANNI PITTARI Un grande vescovo, uno dei vescovi più colti della sua epoca, attivo nel rivendicare i diritti della Chiesa, ma che finì infelicemente prima per l’invidia e l’indisciplina del clero geracese, poi per le congiure e i complotti locresi. Così Giovanni Glioti, sindaco di Gerace dal 1948 al 1968, ebbe a definire mons. Luigi Maria Pacifico Perantoni. Ed ancora: «Ci sono settori dell’opinione pubblica che sostengono che la presenza della sede vescovile, del seminario, cioè della Chiesa, fosse fonte di ricchezza per Gerace. Perantoni capì subito quale era la grettezza della DC di Gerace.
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Liceo Artistico Statale di Siderno: una realtà da custodire e di cui andare fieri Liceo Artistico Statale di Siderno viene istituito all'inizio degli anni '70, fortemente voluto da alcune figure politiche locali, che avevano il loro referente nell'on. Riccardo Misasi, a quel tempo Ministro della Pubblica Istruzione. Nasce così il Liceo Artistico a Siderno e in contemporanea l'Istituto Statale d'Arte a Locri. In questo ambito magno-greco era doveroso da parte delle Istituzioni creare due importanti scuole, dove i giovani della Locride e non solo, potessero tirar fuori i loro talenti in campo creativo, imparare quanto dovuto e poi proseguire gli studi in altri Istituti di alta cultura. E così è stato, i giovani allievi, sapientemente seguiti in tutte le discipline da insegnanti capaci e preparati, hanno raggiunto nel tempo traguardi e obiettivi di grande rilievo. Architetti, ingegneri, designers, creativi nel campo della moda, dell'oreficeria, e quello che forse più conta nel campo delle varie Arti Figurative in Italia e all'estero. Dopo questa breve premessa, c'è però da dire quanto il personale docente in primis abbia lavorato con passione e grande sacrificio su questi futuri professionisti ancora "in erba". Io personalmente ho sempre pensato che per alcune professioni bisogna avere una specie di vocazione supportata da competenze professionali specifiche, inserendo il tutto in un percorso formativo di sicuro successo. E i risultati ci sono stati! Certamente il Direttore d'orchestra è basilare, ma spesso come avviene in ogni attività umana non sempre è così. Allora si chiamava "Preside", oggi "Dirigente scola-
Il
stico": più avanti le autonomie scolastiche sono state sostituite, penso per motivi economici, dagli "accorpamenti" di più Istituti, che il più delle volte hanno creato qualche problema su cui non voglio soffermarmi. Ritorno quindi al su nominato Liceo Artistico Statale di Siderno, un vero "fiore all'occhiello" di questa ridente città, che tra tutte le sue vicissitudini dal '70 ad oggi, ha visto l'alternarsi di vari Dirigenti scolastici, spesso eterogenei, lasciatemelo dire, per impegno e competenza. Tra costoro, solo due donne meritano a mio avviso di essere menzionate: la Prof.ssa Pina Porchi Provazza e la Prof.ssa Adalgisa D'Ortona, ambedue provenienti dalla città dello Stretto. La prima per la sua determinazione, l'attaccamento alla scuola e il rispetto di
quelle regole basilari senza cui è impensabile ogni crescita umana, sociale e culturale. Ovviamente con il '68 alle spalle è stato un po’ problematico l'avvio di questo Istituto, ma alla fine è prevalso il buon senso e una razionale gestione del tutto, ha fatto decollare nel migliore dei modi questa magnifica scuola che, come un giovane albero, è riuscita a radicare più che bene sul territorio. Più avanti, tra una tempesta e l'altra, l'albero è diventato una grande "quercia", grazie alla tenacia e alla perseveranza della Preside Adalgisa D'Ortona che, tra tutti i suoi impegni istituzionali, è riuscita a far costruire un edificio atto a ospitare una scuola in "progress". Quindi non più sbattuti in affitto da un sito all'altro, ma con una sede autonoma, moderna, costruita ad hoc con tutti gli spazi giusti per le varie specifiche esigenze. Potrei andare avanti, ma qui mi fermo: mi fermo perché negli ultimi tempi, la nostra scuola è stata accorpata ad altri Istituti con conseguenze non sempre felici per la specificità che questa ha nel suo genoma: Arte, Creatività e... Arte ancora! Sul territorio tanti sono stati gli interventi dei giovani allievi seguiti dai loro insegnanti: interventi che hanno toccato momenti di grande interesse culturale e artistico, non solo nell'interland, ma in tutta Italia. Mostre, Premi, Concorsi e tutto ciò che questa magnifica "Officina di Creativi", offriva inseguendo un futuro sempre più ricco e al passo con i tempi. Mi corre l'obbligo di informare i lettori che giorni fa, martedì 26 Aprile 2016, nell'Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, l'Associazione culturale "Ritrovarsi nell'Archetipo"
presieduta dalla prof.ssa Piera Cutri ha conferito il Premio "Una vita per l'Arte" alla succitata prof.ssa Pina Porchi Provazza, Docente, Dirigente e Storico dell'Arte. Alla cerimonia erano presenti il Presidente dell'Accademia di Belle Arti dott. Cosimo Carmelo Caridi, la prof.ssa Francesca Saffioti, docente di Filosofia Estetica, la prof.ssa A.Mamone, docente di Stile, Storia dell'Arte e del Costume, dott. Stefano Iorfida e la prof.ssa Giusy de Marco, che, ognuno per le proprie competenze hanno sottolineato lo spirito innovatore, la professionalità della Preside Porchi e il suo contributo alla promozione della cultura artistica. Il ritratto che ne è uscito è stato quanto di più bello si poteva fare per una donna che veramente è vissuta promuovendo incontri culturali, guidando e contribuendo alla formazione di molti artisti, dando lustro alla città di Reggio e alla Calabria stessa. A conclusione è stato consegnato alla prof.ssa Pina Porchi Provazza il premio "Ritrovarsi nell'Archetipo" realizzato dal Maestro orafo Seraphin Magnoli. Cosa dire di più? Forse niente, ogni storia di un fatto, di un evento o di una realtà che continua per fortuna a sopravvivere va attenzionata, con tutti gli aggiustaggi dovuti in evoluzione con i tempi in continua trasformazione. Ciò che deve invece rimanere integro è l'amore verso tutto ciò che aiuta l'uomo a evolversi, affinché i futuri possano continuare sulle tracce che altri prima di loro sono riusciti a lasciare. Per ogni cosa c'è un ritorno, nel bene e nel male: la scelta è solo nostra. Ciò che avete letto è vero, perché io c'ero in questo magnifico Istituto, ci sono stato dentro per quaranta e più anni, accanto a tanti giovani, che spesso rivedo con un po’ di emozione. Sono cresciuto con loro, accanto a loro e loro con me: l'augurio più bello che oggi posso fare ai colleghi che ho lasciato è quello di "insegnare senza mai smettere di imparare". Io l'ho fatto e mi sono sempre trovato bene... vi pare poco? Giuliano Zucco
CULTURA
AMARCORD
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Era il 10 di maggio del 1987 e, mentre al San Paolo il Napoli di Maradona vinceva il suo primo scudetto, tutto San Luca era a Cosenza, al SanVito, per la partita della vita. Bovalinese – San Luca, un derby al cardiopalma. Chi vince va in Promozione.A due minuti dallo scadere del secondo tempo supplementare succede l’inaspettabile...
San Luca, un sogno giallorosso
ROSARIO ROCCA
Non lo so in quanti eravamo, duemila, duemilaecinque, o forse anche di più. Non c’erano più uomini al paese” – mi racconta il geometra Alvaro – “in molti, moltissimi, partimmo la sera prima. E il giorno dopo, il giorno della partita, addirittura, al paese, ci fu un funerale a cui parteciparono solo donne perché tutti gli uomini del paese erano partiti per Cosenza”. Ci incontriamo al campo sportivo, a San Luca, c’è anche Saverio, Amarildo per tutti. I due, insieme al mitico bassista degli Invece Peppe De Luca, gestiscono una delle due scuole calcio sotto l’osservazione della A.S. Roma, a differenza dell’altra, legata invece alla Fiorentina. Perché anche a San Luca i bambini hanno diritto di sognare. Il sogno, di indossare un giorno, una numero 10 giallorossa, come quella di Francesco Totti, l’ultima bandiera di questo tempo. O l’altra 10, giallorossa anche quella, di Domenico Pipicella, il Maradona sanluchese, fratello del regista di centrocampo Sebastiano, detto il Professore. San Luca, il Brasile della Calabria! Era il 10 di maggio del 1987, tutto il paese era a Cosenza, al San Vito, per la partita della vita. Bovalinese – San Luca, un derby al cardiopalma. Chi vince va in Promozione. A due minuti dalla mezz’ora del primo tempo la tensione morale sugli spalti viene quasi smorzata dalle centinaia di radioline sintonizzate su “Tutto il calcio minuto per minuto” quando la voce dell’indimenticabile Enrico Ameri irrompe per annunciare il gol del vantaggio del Napoli sulla Fiorentina. Ha segnato Carnevale, e l’Italia intera apprende dalla diretta radio del San Paolo in festa, colorato di azzurro e di bandiere tricolori. I partenopei sono matematicamente campioni d’Italia. È il primo scudetto del Napoli di Maradona. Il primo del Sud! Ma al San Vito di Cosenza non c’è ancora nulla da festeggiare, la prima frazione di gioco è una fase di studio interminabile, si conclude a reti inviolate. Il mondo del calcio dilettantistico calabrese e soprattutto della Locride, aspetta col fiato sospeso il verdetto finale del San Vito. Mi piace ricordare la passione autentica e popolare legata ai rettangoli di gioco in terra battuta, non luoghi di gite domenicali per pochi addetti ai lavori, ma centri di aggregazione per numerose tifoserie locali. E la tifoseria giallorossa, quella sanluchese, quel 10 maggio, al San Vito, ripone ogni speranza nei piedi pregiati del suo Maradona, Domenico Pipicella, un ragazzo laureato in
Economia che, in campo, è geniale e imprevedibile. Ma è stata anche la partita di un grande mediano, Peppe Giorgi, detto Chinaglia. Una diga a centrocampo. Come la coppia centrale della difesa composta dallo stopper Murdaca e dal libero Giampaolo, il capitano. L’anima della squadra, mi dicono. Lo storico Dirigente Mammoliti, detto Mammotta, trova ancora la forza di incoraggiare i suoi beniamini, quando il triplice fischio sancisce la fine dei tempi regolamentari. Saverio Giorgi, mi dice che quell’anno, nel 1987, era in Australia, ma con il cuore e con l’anima insieme alla sua squadra, al San Vito. Anche lui, Amarildo, nel 1961, quando fu fondata da Fortunato Nocera la prima squadra del paese, la Folgore, iniziò a tirare i primi calci ad un pallone. Sfogliando vecchie foto mi raccontano il volto più bello di San Luca, di tante generazioni che attraverso il pallone hanno sognato un futuro migliore per tanti ragazzi, come Peppe Pelle, Lollò per tutti, bandiera del San Luca dei record insieme al fratello, il portiere Ciccio Zenga, che nella stagione 1999/2000 portano la squadra allenata da mister Antonio Trimboli in prima categoria, vincendo 23 volte su 24 gare disputate, grazie agli oltre 40 gol del centravanti Domenico Ficara, Micu i Elvis. Una storia di emozioni, vittorie e sconfitte. Oggi i bambini di San Luca sognano una maglia e un pallone. Sognano di giocare ancora una partita importante per i colori del proprio paese. Come quel 10 maggio del 1987, quando, al San Vito di Cosenza, sembrava dovesse decidersi tutto ai calci di rigore. Ma a due minuti dallo scadere del secondo tempo supplementare, succede quello che meno ti aspetti. Domenico Pipicella, Maradona, sempre lui, al limite dell’area avversaria, trova la forza per stoppare e calciare un pallone. Traversa! Lui stesso mi dice “non so che ci faceva là, sulla linea della porta, il nostro terzino sinistro”, Domenico Strangio, detto Micu i Magu. Con una rovesciata manda in rete il pallone. Uno a zero. Il San Luca sale in Promozione. Sulla via del ritorno fu una festa, le macchine che passavano con i clacson spiegati ricevevano applausi ovunque, anche nel corso della sportivissima Bovalino che quella partita l’aveva persa. Ma l’immagine più bella, impressa nella mente dei sanluchesi, è l’entrata del paese in festa. Di balconi e vie colorate, dove donne e bambini attendevano felici l’arrivo dei loro uomini e dei loro beniamini. Mi piace pensare che il sogno dei bambini sanluchesi, che oggi corrono insieme, felici e festosi, al comunale di San Luca, un giorno diventi realtà. Perché San Luca deve tornare a sognare!
RIVIERA
Il Nudibranco Siamo in mezzo allo Stretto di Messina sul versante calabro per fotografare questo meraviglioso esemplare di dondice. È un nudibranco di circa 10 cm, ricercatissimo dai subacquei per la magnifica ed esplosiva colorazione che ne favorisce, quando presente, un’ottima individuazione. Carlo Codispoti
Pedinato Raffaele Sainato viene pizzicato durante un momento di relax in quel di Capri, ma pare che abbia portato con sé un pezzetto di Locride. Quello dietro di lui, infatti, non sarà mica Oreste Romeo?
Chi non beve in compagnia… Il nostro Santino Cardamone si lascia abbracciare dalla front woman degli Skunk Anansie Skin. Avrà finalmente accettato l’invito a bere quel drink che l’artista inglese gli fece in occasione della sua esibizione a X-Factor?
Causa comune Natale Amato e Mimmo Panetta ascoltano compiaciuti una conferenza presso la Sala consiliare del comune di Siderno. La loro lotta per l’ambiente, evidentemente, sta cominciando a dare i propri frutti!
Il diavolo e l’acqua santa Firmo Micheli posa in compagnia del dottore Previti durante un incontro ufficiale presso il Comune di Locri.
Aria di primavera Durante un evento svoltosi lo scoro 1° maggio, la presidente della FIDAPA locale, Patrizia Pelle, corredata da un abito e da un sorriso tutti primaverili, ha voluto posare per noi in compagnia della conduttrice Rai, nonché miss Italia, Manila Nazzaro.
Foto ricordo La professoressa che ha accompagnato gli alunni di Arzignano posa sorridente in compagnia di Amedeo Macrì.
Sweet Home Siderno Enzo Futia posa con spirito rock assume ad alcuni amici dinanzi a questa singolarissima Thunderbird. È evidente che uno squarcio spazio-temporale ha proiettato il lungomare di Siderno negli USA anni ’70!
Target acquisito Ninni Riccio, sindaco di Caulonia, se la ride assieme Domenico a Campisi al termine di un evento istituzionale che deve averli soddisfatti!
Locride in rete Due dei padri della neonata webapp 0964.biz presentano la propria creatura durante l’evento dedicato dello scorso 30 aprile.
Scarpe dai mille colori Durante l’ultimo consiglio comunale, a Siderno, abbiamo notato moltissime scarpe colorate, tra cui questo paio di sportivissime scarpe rosse.
SETTIMANALE
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Seeing red La dirigente scolastico Domenica Cacciatore, con il suo bellissimo cappottino rosso, posa con il cantante Luca Barbarossa. Ma non è lui ad avere la barba rossa, bensì lei ad avere i capelli rossi!
Baciato dal sole Ardian Pileggi, candidato sindaco alle imminenti elezioni di Camini, posa con il padre/compagno Giovanni durante una cerimonia.
DOMENICA08 MAGGIO 23
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Pescatore a Carboncino Ritratto antico di Cumpari Cola mitico personaggio sidernese vissuto nel secolo scorso, ma ricordato da molti per le sue qualità
Allargare gli orizzonti Il sindaco Fuda e Mario Diano posano con il personale docente durante la cerimonia di gemellaggio tra il nostro istituto Marconi e il Commerciale di Arzignano, sito in provincia di Vicenza.
Facciamo la storia Il preside Papaluca è stato uno dei primati dell’iniziativa Civiltà e Lavoro, forse il più illustre: pezzo di storia di Siderno, spesso collabora anche con il nostro giornale.
Toni forti Francesco “Il Barone” Macrì discorre di massimi sistemi con la coloratissima Simona Coluccio, in singolare pendant con i fiori sullo sfondo, e un amico comune.
Civiltà e lavoro, tutti i premiati Il 1° Maggio, al Comune di Siderno, si è svolta la cerimonia di premiazione di Civiltà e lavoro, in questo bellissimo scatto, una foto di gruppo di tutti i premiati.
Convegno classico Alcuni personaggi della vallata dello Stilaro a convegno, il tavolo e l’ambiente potrebbero far pensare ad altra epoca.
Informatissimi Lettori di Riviera al comune di Siderno.
Cittadini moderni Il relatore Paolo Romeo e la giornalista Teresa Munari posano durante una recente conferenza sulla Città Metropolitana svoltasi al comune di Siderno.